agenda 6-2010.pub - Azione Cattolica Bologna
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agendabimestrale dell’Azione Cattolica di Bologna62010Anno LI | n. 6 | Novembre-Dicembre 2010Sped. Abb. Post. Art. 1 Comma 2 D.L. 353/03 conv. in L. 46/04 DCB BOFare della vitaun dono d’amoren. 6 | novembre – dicembre 2010 | agenda | p. 1
EditorialeUna luce per la diocesiL’esperienza dei campi di Azione Cattolica per l’educazione umana e cristiana dei più giovani“La comunità cristiana si rivolge ai giovani consperanza: li cerca, li conosce e li stima; propone loroun cammino di crescita significativo. I loro educatoridevono essere ricchi di umanità, maestri e testimonie compagni di strada” (da Educare alla vitabuona del Vangelo).Sono parole semplici e immediate, contenute negli“Orientamenti pastorali” dell’episcopato italianoper il prossimo decennio, che per noi, gente di AC chevive e ama la parrocchia, che si dedica alla curaeducativa dei più piccoli, penetrano come una spadaaffilata dentro la proposta associativa facendocipercepire un immediato sentimento d’impotenza difronte alla grande missione contenuta in queste pocherighe.E così, per non lasciarci invadere dallo sconfortodi fronte a un invito più grande di noi e per nonsfuggire alla complessità che ci attende, proviamo acondividere la bellezza e la fatica delle proposte edelle esperienze che i ragazzi, i giovani, gli adulti e lefamiglie di AC ogni anno intraprendono.ADESIONE: accendi l’ACL’8 dicembre, festa dell’Immacolata, viviamo in tutta Italia la Giornata dell’adesione!Scegliere e rinnovare l’ADESIONEall’AC della diocesi di BolognaUNA LUCE CHE BRILLA OGGI• per laici responsabili impegnati nelle realtà secolari con una “solida soggettivitàcristiana”;• una scelta personale per un impegno di vita cristiana fondata sul Vangelo;• una scelta pubblica davanti alla comunità e per la comunità;• una responsabilità economica per sostenere la propria associazione e avere mezzi adeguatiper investire su progetti e attività educative e culturali;• insieme nell’associazione con persone di tutte le età: gli adulti che si prendono cura deigiovani e dei più piccoli; educatori e sacerdoti assistenti che si mettono a disposizione dei sociloro affidati; i responsabili parrocchiali, diocesani e nazionali con dedizione a servizio di tutti.L’Azione Cattolica al voto: una festa di responsabilità!In molte parrocchie della nostra diocesi sono state convocate le giornate assembleari, il cui scopoprincipale è rinnovare i consigli parrocchiali e insieme fare festa. Un ritrovarsi per sostenersinella fede e nell’appartenenza cristiana, per condividere le fatiche del camminare insieme nellacomunità giorno dopo giorno e per verificare lo stato di salute della propria associazione.La conclusione è sempre una bella tavolata imbandita, in cui ragazzi, giovani e adulti s’incontrano.Tortellini, buon vino e tanta ironia sono ingredienti fondamentali per il popolo dell’AC.E poi si riparte, per un nuovo triennio, avendo rinnovato non solo la tessera, ma soprattuttole ragioni della nostra vocazione di laici appassionati e disponibili. “Caro don”, noi ci siamo!p. 2 | agenda | novembre – dicembre 2010 | n. 6
EditorialeEcco l’estate della nostra Azione Cattolica diocesana,ecco alcuni dati: 44 campi, 1.947 partecipanti,41 responsabili, 287 educatori, 47 preti,8 seminaristi, 71 parrocchie coinvolte.Desideriamo consegnare questi dati, raccolti dallasegreteria diocesana, alle parrocchie della diocesie a tutti coloro che hanno partecipato e contribuitoalla realizzazione dei campi estivi insieme ad alcuneriflessioni, domande, prospettive di sviluppo.Molti sanno che la scelta d’investire su questa propostaformativa ed estenderla a tutta la diocesi èpeculiare della nostra associazione e oggi la Presidenzadiocesana e il Consiglio, dopo verifiche e confronti,hanno ribadito la validità di continuare apercorrere questa strada. Perché? Quali le motivazioni?Con quali risorse?Siamo consapevoli che i campi di AC dentro unpiù ampio percorso formativo costituiscono una tappapreziosa per il cammino educativo e cristiano difanciulli, ragazzi, giovani, adulti e famiglie.I campi sono per i ragazzi e i giovani un’opportunità,spesso l’unica, d’incontro con il Signore Gesù edi vivere un’esperienza di Chiesa. Le energie impiegateattualmente dall’AC su questo fronte sono notevoli.Tuttavia sappiamo che non esiste un altro tipodi cammino simile in diocesi, e che questo rimaneun servizio fondamentale. La fatica fatta porta frutto.Chi sono i protagonisti?Il valore e le potenzialità offerti da un’esperienzaeducativa come i campi scuola sono importanti, mamolto dipende dalla collaborazione di tutti nel proporreuno stile vocazionale ed educativo attento allavita quotidiana nel campo. Oltre alla presenza deglieducatori, i campi di AC sono caratterizzati dal preziososervizio di alcune persone: il responsabile cheimposta gli obiettivi del campo, “tiene le fila” e guidagli educatori; l’assistente, il sacerdote che accompagnatutta l’esperienza del campo, è guida spiritualeper i partecipanti, mantiene il legame ecclesialecon le parrocchie e la diocesi; il tutor, un adultoo un giovane adulto che, alla luce della propriaesperienza educativa in Azione Cattolica, si mette aservizio del responsabile, degli educatori e dell’assistenteper accompagnarli nella fase di preparazionedel campo.È un servizio per la Chiesa nel territorio poiché inostri campi si caratterizzano per la doppia dimensioneparrocchiale e diocesana; si partecipa ai campicon il proprio gruppo parrocchiale (che è il luogoordinario di formazione in AC), ma si condividel’esperienza con altri gruppi parrocchiali.Le nostre risorse sono le comunità parrocchialiche, condividendo il valore di questa proposta, costruisconoinsieme campi di Azione Cattolica e noncampi organizzati dall’AC!Questo gioco di parole esprime un passaggio concettualeprezioso per cogliere il valore della propostaed entrare nel cuore dell’esperienza associativa.Come s’inseriscono i campi nel percorso formativodell’anno? Si vive la progressione educativa e spiritualeofferta nella proposta e negli itinerari? Lostile dei campi aiuta a comunicare la bellezza dellavita cristiana? Abbiamo il coraggio di comunicare ilvalore e il senso dell’appartenenza associativa rimotivandoil significato di un’adesione che è responsabilità?Il tema sicurezza è preliminare per i campi. Lestrutture di accoglienza devono rispondere a requisitidi sicurezza e questo può essere causa di costi piùelevati rispetto alle case in autogestione utilizzateper esperienze parrocchiali o zonali. È importantedare un segnale alle famiglie nel senso di un contenimentodei costi, ma occorre anche promuovere ilvalore di questa proposta che viene offerta alla Chiesadi Bologna, dove ovviamente nessuno ci guadagnanulla. Per cui può essere utile suggerire modalitàdiverse per presentare i campi alle famiglie deiragazzi, proporre autofinanziamenti e, quando èpossibile, chiedere alle parrocchie di venire incontroai ragazzi per dare un sostegno economico.Educare alla vita buona del Vangelo significa“investire” sul tema educazione cristiana, prioritàche poco compare nelle voci dei nostri bilanci parrocchiali.I campi scuola di AC sono un osservatorio privilegiatoper comprendere i bisogni educativi dellanostra diocesi e le caratteristiche della nostra umanità,individuare le criticità, riaggiustare il tiro epoi ripartire sempre fiduciosi che “insieme si puòfare di più”.Anna Lisa Zandonellan. 6 | novembre – dicembre 2010 | agenda | p. 3
“C’è di più”Aspirate a mete grandiCentomila ragazzi e giovanissimi, con i loro educatori, all’incontro del 30 ottobre a Roma conBenedetto XVI; tra di essi più di 400 bolognesiAll’inizio di questo decennio che la Chiesaitaliana dedica all’educazione, l’Azione Cattolicaribadisce con convinzione il suo impegno per ilfuturo: il futuro delle generazioni più giovani edelle nostre comunità. Il 30 ottobre scorso lo hafatto radunando in piazza San Pietro più di centomilaragazzi e giovanissimi da tutta Italia, perun incontro affettuoso con Benedetto XVI. “Unafigura bianca che rimanda al Cielo”, come lo hadefinito il card. Angelo Bagnasco, presidentedella Conferenza episcopale italiana, nel salutoportato ai tanti ragazzi presenti, che lui stesso hadefinito “il futuro promettente e allegro di questaamata associazione”.La piazza ha accolto fin dalle prime luci dell’albal’ondata colorata e gioiosa di acierrini,giovanissimi, educatori e genitori giunti dallevarie diocesi del Paese.Sono stati più di 400 i bolognesi che hannoaccolto l’invito del centro nazionale. Partiti su 7pullman da diversi punti della diocesi, da Budrioal quartiere Barca, passando per le parrocchiedel centro, direzione Roma, con curiosità e vogliadi esserci.La preparazione e l’organizzazione delle ultimesettimane, tra il centro diocesano e le parrocchie,e l’idea che “Bologna c’è” avevano seminatonel cuore di noi tutti un senso di trepidazioneper questa giornata romana. Un’occasionedavvero preziosa per i ragazzi dei nostriAlcuni momenti dell’incontro con Benedetto XVIp. 4 | agenda | novembre – dicembre 2010 | n. 6
“C’è di più”gruppi, che hanno potuto toccare con manol’appartenenza dell’Azione Cattolica alla Chiesauniversale e la vicinanza del papa, che ha avutoparole di stima e affetto per la nostra associazione.L’animazione musicale in piazza San Pietroha preceduto il primo momento di preghieraguidato da mons. Domenico Sigalini, assistentegenerale dell’AC. Poi le parole di saluto del presidentenazionale Franco Miano, che ha condivisofin dalle prime battute “la gioia di un incontroche si rinnova”, hanno riportato allamente i ricordi del più recente momento vissutodall’associazione insieme al papa. “Due anni fa,il 4 maggio – ha detto Miano – eravamo qui conil Santo Padre per festeggiare i 140 anni di storiadell’AC e per accogliere la sua parola che c’incoraggiavaa fare della nostra vita ‘una testimonianzadi comunione con il Signore’, tale da trasformarsi,ci diceva, in ‘un autentico capolavorodi santità’. Con la nostra presenza qui, oggi, diciamoche vogliamo ancora rispondere a questoinvito e che è possibile iniziare un cammino disantità fin da bambini, fin da adolescenti, impegnandocia crescere nella fede e in umanità, insiemecon Gesù e con ogni uomo, impegnandocia vivere in pienezza la nostra esistenza”.Il desiderio di crescere nella fede e in umanitàsi è presto tradotto nell’idea di questa giornatanazionale: ‘C’è di più, diventiamo grandi insieme’.Sulle tracce di questo slancio che ha il gustodella gioventù il pontefice, arrivato a metà mattinaaccolto dall’entusiasmo della piazza, si è messoin dialogo con i presenti. Prima di tutto confrontandosicon un interrogativo portato da unragazzo della diocesi di Nuoro, alla cui domanda“Cosa significa diventare grandi? Cosa devo fareper crescere seguendo Gesù?”, Benedetto XVI harisposto sottolineando che “l’ACR è proprio partedi quel ‘di più’, perché non siete soli a voler benea Gesù – siete in tanti, lo vediamo anche questamattina! – ma vi aiutate gli uni gli altri; perchénon volete lasciare che nessun amico sia solo, maa tutti volete dire forte che è bello avere Gesù comeamico ed è bello essere amici di Gesù; ed èbello esserlo insieme, aiutati dai vostri genitori,sacerdoti, animatori! Così diventate grandi davvero,non solo perché la vostra altezza aumenta,ma perché il vostro cuore si apre alla gioia e all’amoreche Gesù vi dona. E così si apre alla veragrandezza, stare nel grande amore di Dio, che èanche sempre amore degli amici”.Il filo conduttore del dialogo con papa Ratzingerè proseguito fino a toccare punti importanti,come il significato dell’amore vero e dell’amarefino in fondo, che lo ha visto interpellato da unagiovanissima della diocesi di Carpi.“Nell’adolescenza ci si ferma davanti allo specchioe ci si accorge che si sta cambiando”, ha dettoBenedetto XVI rivolgendosi alla piazza. “Mafino a quando si continua a guardare se stessi,non si diventa mai grandi! Diventate grandiquando non permettete più allo specchio di esserel’unica verità di voi stessi, ma quando la lasciatedire a quelli che vi sono amici. Diventaten. 6 | novembre – dicembre 2010 | agenda | p. 5
“C’è di più”grandi se siete capaci di fare della vostra vita undono agli altri, non di cercare se stessi, ma di darese stessi agli altri: questa è la scuola dell’amore.È proprio vero: voi non potete e non doveteadattarvi a un amore ridotto a merce di scambio,da consumare senza rispetto per sé e per gli altri,incapace di castità e di purezza. Questa non è libertà”.E ha continuato citando gli “slanci veridel cuore, quella forza insopprimibile che è l’amoree che trova in Gesù la sua massima espressionee nello Spirito Santo la forza e il fuoco cheincendia le vostre vite, i vostri pensieri, i vostriaffetti”. Il pontefice ha poi consegnato una parolapreziosa anche per i tantissimi educatori presenti,ai quali si è fatto vicino sottolineando che“essere educatori significa avere una gioia nelcuore e comunicarla a tutti per rendere bella ebuona la vita; significa offrire ragioni e traguardiper il cammino della vita, offrire la bellezza dellapersona di Gesù e far innamorare di Lui, del suostile di vita, della sua libertà, del suo grande a-more pieno di fiducia in Dio Padre”.Tenendo nel cuore le parole di BenedettoXVI, i ragazzi dell’ACR hanno concluso la giornatain piazza di Siena, con giochi e attività pensatia loro misura, mentre i giovanissimi hannovissuto un pomeriggio di festa in piazza del Popolo,dove dal palco alcuni ospiti hanno raccontatoil ‘di più’ della loro vita: il commissario tecnicodella nazionale di calcio Cesare Prandelli,l’attore Luca Zingaretti, la ballerina Simona A-tzori, il fondatore di ‘Libera’ don Luigi Ciotti, ilcantautore Roberto Vecchioni e Pietro Napolanodei Pquadro.Così al calare del sole acierrini e giovanissimihanno salutato la capitale, con i polmoni pieni diun’aria nazionale che raramente si respira cosìintensamente. Anche “i nostri” si sono rimessiin marcia, accompagnati virtualmente dal pensierodel presidente Miano: “Aspirate a metegrandi, perché Dio ve ne dà la forza. Il ‘di più’ èessere ragazzi e giovanissimi che decidono diamare come Gesù, di essere protagonisti dellapropria vita, protagonisti nella Chiesa, testimonidella fede tra i vostri coetanei”.Isabella Corniap. 6 | agenda | novembre – dicembre 2010 | n. 6
Finestra sulla Parola“Voi siete...”“Voi siete la luce del mondo”: la Parola rivela il cammino di realizzazionedi ciò che siamo in virtù del nostro battesimo“Voi siete la luce delmondo”. È gradevoleincontrare qualcunoche mi dice chi sono:prima di tutto perchéda solo non riuscireimai a capirlo del tutto;poi perché questoqualcuno è Gesù; infinemi dice che sonoutile e bello, come bellaè la luce e come indispensabileè il sale.Non è facile oggiessere apprezzati cosìgratuitamente. “Voi siete il sale della terra… voisiete la luce del mondo...”.Lo dice a me anzitutto, ma non solo a me:“Voi siete...” lo dice ai discepoli, e sono tanti.Tutti i discepoli sono stimati dal Maestro, nessunoescluso. Escludere è uno sport diffuso tragli uomini, Dio invece spera di poter abbracciareogni figlio, anche quello più lontano e riottoso.Io sono pensato e amato in un ‘voi’ che è lacomunità dei discepoli, la Chiesa stessa; i mieiocchi sono invitati a non guardarsi sempre allospecchio e la mente a non presumere troppo labontà delle proprie ragioni.L’editoriale di Avvenire di domenica 31 ottobresull’incontro nazionale dei ragazzi dell’ACRe dei giovanissimi con Benedetto XVI portava lafirma di Davide Rondoni: è bello – diceva – apprezzarsial di là delle sensibilità e dei cammini!L’Eucaristia ci esorta a costruire e a vivere fattivamentela Comunione. Ma quante volte il“Voi” pronunciato da Gesù è un peso insopportabile,quante volte l’indole universale e cattolicadella Chiesa impaurisce, quante volte parlaredi diocesanità significa parlare solo di alcuni enon di altri. Il Signore pazientemente insiste, econtinua a dirci ‘voi’, perché la sindrome daprimi della classe non prevalga.La Lettera ai cercatori di Dio ha sottolineatol’indole di ogni uomoe di ogni credente:cercare e lasciarsi cercare.Un invito allaricerca che deve perciòmuovere ogni passodel discepolo, manon fino al punto datrasformarlo in unramingo, senza alcunaappartenenza. Noi siamoalla ricerca di Dio,ma sappiamo anche diaverlo già trovato nellaChiesa, nella sua Parola,nei Sacramenti. Sappiamo di dover continuamentecrescere, ma abbiamo vivo il sensodella nostra identità e dignità di battezzati. Nonabbiamo la comprensione di tutta la verità, mail Signore si è rivelato, e alcune parole chiare leha lasciate.Per questo non ci dice: “Vedete voi cosa poteteessere, vivete in uno stato confusionale”,ma: “Voi siete”. Siete già sale e luce. Non per levostre capacità, ma per la potenza del mio Spiritoche vive in voi.Lasciatelo vivere, lo Spirito. Lasciatelo parlare.Avete già tutto. Ascoltate. A partire da questaverità (ancora prima di Nietzsche e Odifreddi) ipadri della Chiesa come Ireneo di Lione e Agostinodicevano ai cristiani “diventa ciò che sei”.Tu sei sale, tu sei luce. Cresci nella comprensionedi ciò che ti è già stato donato.Concludo rilanciando un passaggio della riflessionedi Paola Bignardi al convegno MCL didomenica 7 novembre: i laici sono chiamati acrescere nella consapevolezza credente. Diventaree vivere ciò che si è per il battesimo ricevutoè la strada che tutti, soprattutto gli adulti, sonochiamati a percorrere.don Roberto Macciantelliassistente generaleAzione Cattolica diocesanan. 6 | novembre – dicembre 2010 | agenda | p. 7
Settimana socialeQuale futuro?Dopo la declinazione dell’”agenda di speranza”,le prospettive per un reale impegno dei cattoliciUn appuntamento dallemolte sfaccettature: da unaparte “congresso” alla presenzadei 1.200 delegati di diocesi,associazioni e movimenti, dall’altraevento di popolo fruttodi una lunga mobilitazionedelle “forze vive” che sono allabase del cattolicesimo italiano;da una parte le relazioni degli“esperti” per dare un quadro diriferimento generale, dall’altrala voce dei delegati su questionispecifiche e ineludibili; dauna parte la voglia espressa dalComitato organizzatore di a-prirsi a tutti, con tutti interloquiree rendere pubblico ognipasso, dall’altra una certa difficoltànel trasmettere all’esternoi contenuti, con i principalimedia nazionali chehanno pressoché ignorato legiornate clou, ma anche strategiecomunicative della Chiesaitaliana che forse andrebberoripensate. Così si presenta la14 ottobre: Mons. Arrigo Miglio introduce i lavori46ª Settimana sociale dei cattoliciitaliani, che si è tenuta aReggio Calabria dal 14 al 17 ottobre2010. All’indomani dellasua chiusura, è un altro il binomiodove i termini dovrebberointegrarsi – e non escludersi –l’un l’altro: parole e fatti. Passaredalle parole – chiare, e-spresse a Reggio con vigore edeterminazione – a comportamenticonseguenti.“Cattolici nell’Italia di oggi.Un’agenda di speranza per ilfuturo del Paese” è stato il temache ha fatto da contornoall’assise reggina. I punti dell’agendasono stati declinatinel Documento preparatoriopresentato a maggio dal Comitatoscientifico e organizzatoree trovano origine nel camminodi discernimento, durato oltreun anno, che ha coinvolto diocesi,aggregazioni ecclesiali,realtà accademiche, politiche esindacali. Cinque le prioritàposte dai cattolici all’attenzionedella società italiana comeimprescindibili: “intraprenderenel lavoro e nell’impresa”,“educare per crescere”,“slegare la mobilità sociale”,“includere le nuove presenze”,“completare la transizione i-stituzionale”.“Alla vigilia del 150° anniversariodell’Unità nazionale,da Reggio Calabria possa emergereun comune sentire, fruttodi un’interpretazione credentedella situazione del Paese; unasaggezza propositiva, che sia ilrisultato di un discernimentoculturale ed etico, condizionecostitutiva delle scelte politicheed economiche. Da ciò dipendeil rilancio del dinamismo civile,per un futuro che sia – pertutti – all’insegna del bene comune”:questo l’auspicio diBenedetto XVI nel messaggioinviato per la Settimana socialeal presidente della Conferenzaepiscopale italiana, card. AngeloBagnasco, il quale, da partesua, nella “prolusione” harichiamato i “valori non negoziabili”come “terreno dell’unitàpolitica dei cattolici”. Peril presidente del Comitato organizzatore,mons. Arrigo Miglio,impegno della Settimanasociale è “educare e formareuna nuova generazione di laicicattolici chiamati al servizioper il nostro Paese”. Mentre ilvicepresidente, il sociologoLuca Diotallevi, a conclusionedell’assise ha ricordato come sip. 8 | agenda | novembre – dicembre 2010 | n. 6
Settimana socialeIl teatro Cilea, sede della Settimana;in alto: delegati in assembleasia “sperimentato un modonuovo di essere Chiesa, facendoi conti con le cose così comesono”.Ma torniamo ai cinque temichiave, sui quali si è giocata lapartecipazione dei delegati aReggio Calabria e, ancor più, sigioca il futuro della Settimana,se ci sarà, appunto, il passaggiodalle parole ai fatti (e in taledirezione vanno i contributipubblicati nelle pagine che seguono,frutto dell’impegno deidelegati bolognesi). Parlandodi “intraprendere” dai delegatiè venuta “una chiara condannadel fenomeno dell’evasionefiscale” – “macigno che pesasulla crescita e condiziona ilcammino dello sviluppo dell’interasocietà” – e “la richiestaall’intera Chiesa di un interventopiù incisivo su questamateria”. Poi le difficoltà dellavoro, la “precarietà” in cui sitrovano soprattutto i giovani,ma pure la presenza di “buoneprassi” come, al Sud, le realtàche fanno capo al Progetto Policoro.Gli educatori, si è detto nellarelativa area tematica, siano“persone solide, credibili, autorevoli,significative”. Daipartecipanti al gruppo è stataauspicata la presenza di percorsidi “sostegno alla genitorialità”per padri e madri ed èstata ribadita “l’importanzadella funzione pubblica dellascuola, sia statale sia paritaria”.Poi “creare occasioni diincontri” tra le associazioniecclesiali, “rilanciare” le scuoledi formazione alla politica,dare più importanza ai mediacome “luogo educativo informaleche permea la nostra società,sia per la fascia giovanilesia per la fascia adulta”.Riguardo all’integrazionedegli stranieri è stata ribaditaancora una volta la necessità di“cambiare la legge sulla cittadinanzacon particolare riferimentoagli oltre 600 mila minorinati in Italia e figli di stranieri”,riducendo “i tempi, ladiscrezionalità e l’eccessiva epericolosa burocrazia”. Inoltre,si avverte “la necessità dipredisporre specifici percorsiper l’inclusione e l’eserciziodella cittadinanza: diritto divoto almeno alle elezioni amministrative,servizio civile,coinvolgimento nelle associazioniecclesiali e nelle aggregazionigiovanili”.Ancora, elaborare “un modellodi sviluppo in cui coniugarecrescita e solidarietà” per“slegare la mobilità sociale”. Ipartecipanti hanno esortato a“prendersi cura dell’universitàitaliana per sostenere con forzail suo contributo alla crescitadel Paese, anche attraverso unadiversa interazione con il territorio”.Di qui la necessità di“ripensare all’idea stessa diuniversità a partire dal sistemaPaese”, potenziando “il legametra scuola e università” e lavorandodi più “perché diminuiscala distanza tra scuola e lavoro”.Infine, “completare la transizionepolitico-istituzionalecon tutti, senza lasciare ‘al diqua’ nessuno, senza lasciareindietro i poveri, i giovani, inon qualificati”. Dai delegati èvenuta la “richiesta di unamaggiore democrazia nei partiti,che mostrano potenti respingentiverso chi vi si affaccia”,nonché una “revisionedella legge elettorale con lamodifica delle modalità dellascelta a tutti i livelli dei candidati”,affinché “si torni a dareall’elettore un reale potere discelta di indirizzo e di controllosull’eletto, come cuore dellademocrazia”.Francesco Rossin. 6 | novembre – dicembre 2010 | agenda | p. 9
Settimana socialeIntraprenderenel lavoro e nell’impresaPrecariato, emersione dellavoro nero, leva fiscale a sostegnodelle famiglie e delleimprese. Da questi temi èpartito, all’interno della Settimanasociale di Reggio Calabria,il gruppo di lavoro dedicatoa impresa e lavoroTra gli interventi, tantihanno posto l’accento sul fattoche la recente crisi ha evidenziatoi gravi limiti del nostrosistema economicofinanziario,che aveva dato amolti l’illusione di poter guadagnaresenza impresa e senzalavoro, semplicemente investendoe speculando. Moltihanno ricordato come le questioniriguardanti il lavoro, lasua mancanza, la perdita disperanza che attraversa il paesetocchino l’intera societàma trovino ben poco spazionelle nostre comunità parrocchiali,anche se non mancanonel territorio opportunità,segni positivi, buoneprassi, fra cui la bella esperienzadel progetto Policoro,nato per intuizione e volontàdi don Mario Operti.Il gruppo tematico ha condivisol’esigenza di porremaggiore attenzione al temadell’ambiente, che, oltre acoinvolgere gli Stati, ancorpiù deve coinvolgere la Chiesae noi credenti chiamati a esserecustodi della Creazione.Il bello dei lavori è stato iltentativo – a volte perseguitoAbbattere il “sommerso” e riformare il sistema fiscalein modo un po’ dispersivo,ma sempre appassionato – dipassare dall’analisi all’impegnoconcreto, individuandole priorità su cui intervenire.Fra le proposte: abbatteredrasticamente il lavoro sommerso,misurabile in milionidi persone, aumentando icontrolli e attivando la levafiscale sul lavoro anche conincentivi all’impresa che assumecon contratti regolari;portare a termine, finalmente,alcune riforme indilazionabili,quali quelle degli ammortizzatorisociali.Ha ottenuto forte consensol’esigenza di un’immediatariforma che riguardi l’interosistema fiscale: per la famigliamolti interventi, e in particolarela proposta del Forumdelle associazioni familiari,hanno sostenuto la validitàdi un sistema che rapportiil carico fiscale al numerodei componenti. Si èdetto che la riforma deve mirareanche a una riduzionefiscale sul lavoro e sugli investimenti,recuperando risorseattraverso lo spostamentodella tassazione dai redditi alloro utilizzo (rendite finanziarie).Molti interventi sonostati di chiara condanna dell’evasionefiscale arrivata alivelli insostenibili. Si è richiestoall’intera Chiesa unintervento più incisivo suquesta materia. Infine moltihanno ricordato che uscitadalla crisi è innanzitutto ripresadella crescita economicadel Paese, e che questo richiedeun’impresa che rafforzila capacità competitiva,ritrovi il percorso della produttività,attui forme di responsabilitàsociale e di partecipazione.È stata condivisauna forte preoccupazione perle tensioni che attraversano ilmondo sindacale, ed è statosottolineato che per la crescitad’impresa è decisivo ancheil contesto sociale, culturalee, soprattutto, il rispettocomplessivo della legalità.Giuseppe Bacchi ReggianiPastorale del lavorop. 10 | agenda | novembre – dicembre 2010 | n. 6
Settimana socialeEducareper crescereFar avere ai bambini e ai giovani uno sguardo positivo sul mondoUna sessione tematica,“Educare per crescere”, perrispondere a tre specifiche domandepresentate nel Documentopreparatorio: come darepiù strumenti a scuola e famigliaper premiare l’eserciziodella funzione docente e incentivarnel’assunzione di responsabilità;come sostenerel’esercizio dell’autorità genitorialein famiglia; come sostenerel’azione educativa dell’associazionismoe delle comunitàelettive. È uno dei contributidella 46ª Settimana sociale.Per quanto riguarda il rapportoscuola-famiglia si è dettoche tale relazione dovrebbe esserepiù stretta in termini dipartecipazione dei genitori allavita della scuola, anche per nonlasciare soli i docenti nell’educazionedei ragazzi, delegandoalla scuola un tipo di presenzache è peculiare della condizionefamiliare. Altro aspetto è l’importanzaattribuita all’adulto –che deve essere credibile, unpunto di riferimento per i figli– nell’azione educativa, comepure il ruolo delle associazioni edelle comunità elettive: uncompito insostituibile che consistenell’allargare lo spaziod’azione del giovane facendoglicomprendere il suo essere nonun individuo-monade distaccatodalla società in cui vive, bensìun soggetto in relazione con glialtri e responsabile di ciò cheavviene, parte di una storia cheè cominciata prima di lui e chenon si fermerà con lui.Ancora, la visione dell’educazionecome chiave di voltadella crescita del Paese. Educazionenon solo dei genitori neiconfronti dei figli, ma anchedegli insegnanti nei confrontidegli studenti e delle associazioninei confronti dei cittadini;un’educazione non solo deigrandi verso i piccoli, ma anchedegli adulti fra di loro. Educaresignifica tirare fuori dalle personei talenti che hanno ricevutoe insegnare loro a condividerli,cosicché diventino patrimoniodi tutti e si orientino allarealizzazione del bene comune.Educare i bambini e i giovania uno sguardo positivo sul mondo,questa è un’altra conclusioneuscita dalla sessione tematica:educare ad avere fiducia neglialtri, a pensare che oggi nonsia impossibile fare del bene,desiderare di avere dei figli nonostantei pochi sostegni allefamiglie, insomma, “sperarecontro ogni speranza”.Come Associazioni cristianedei lavoratori italiani (ACLI) iltema dell’educazione non ci èestraneo, perché le personeprima di essere il lavoro chefanno sono uomini e donne chehanno intrapreso un progettoinsieme: fare una famiglia. Tutelareil lavoratore, attraversoservizi e formazione umana ecristiana, significa anche pensarea sua moglie, che deve potercondurre una gravidanzaserena, ai suoi figli, che hannodiritto di sperare in un lavorostabile, e a sua madre che magarinon è più autosufficiente eha bisogno di un’assistente familiare,una badante.Il lavoro è “il fondamento sucui si forma la vita familiare, laquale è un diritto naturale euna vocazione dell’uomo”, affermavaGiovanni Paolo II nell’enciclicaLaborem exercens.All’interno di questa sensibilitàs’inserisce la creazione dei“Punto Famiglia”, centri dovevengono svolti servizi specificia tale realtà.Per le ACLI l’educazionedelle giovani generazioni è unadimensione essenziale. Non sitratta solo di educazione allaresponsabilità civile, sociale epolitica, ma anche di un’educazionevolta a far ricordare ailavoratori cosa significhi esserefigli di Dio e vivere di conseguenza,seguendo la Dottrinasociale della Chiesa e il riccomagistero sociale che dal 1891con Leone XIII arriva oggi alcontributo di Benedetto XVInella Caritas in Veritate.Beatrice FiacchiAssociazioni cristianelavoratori italiani (ACLI)n. 6 | novembre – dicembre 2010 | agenda | p. 11
Settimana socialeIncluderele nuove presenzeDare la cittadinanza a chi nasce in Italia da genitori stranieriAlla 46ª Settimana socialedei cattolici italiani molto interessanteè stato il dibattitosull’immigrazione. Posto infattiche il mondo cattolico –come il resto del Paese – hasensibilità politiche piuttostovariegate, non era scontato chesi arrivasse a un orientamentocomune. Invece ciò è avvenutoe si è espresso in una propostaoperativa e saggia: dare la cittadinanzaitaliana a chi nascein Italia anche se figlio di immigrati.Il quadro sociale offerto damons. Giancarlo Perego, direttoredella Fondazione Migrantes,relatore al gruppo di lavoro“Includere le nuove presenze”,ha sollecitato i delegati a divenirepiù consapevoli di comesta cambiando l’Italia a seguitodella crescente presenza degliimmigrati. Anticipando il recenteDossier statistico 2010,poi presentato dalla FondazioneMigrantes e dalla Caritas(29 ottobre), gli immigrati inItalia oggi sarebbero quasi cinquemilioni e proverrebbero daoltre 100 popoli diversi. È saggioquindi favorirne l’inclusionenella nostra società evitandoil più possibile discriminazionied ingiustizie.Gli immigrati hanno contribuitoe contribuiscono a renderepiù giovane il nostro Paese.Un sesto dei nuovi nati in Italiaha almeno un genitore stranieroe i giovani d’origine stranieraincidono per un decimo sullapopolazione fino a 39 anni. Seil tasso di fecondità nel nostroPaese ha ricominciato a crescere– anche se in misura ancorainsufficiente: solo 1,4 figli perdonna, ce ne vorrebbero almeno2 – lo si deve proprio agliimmigrati. Il 70% dei piccolicomuni, con meno di 5.000abitanti, non attrae più nuoviabitanti e ben circa 3.000 diquesti centri sarebbero condannatia breve a scomparire,se non fossero arrivati gli immigratia ripopolarli. Al Nord,al Centro e al Sud.Tenendo presente il forteapporto di nuovi nati con entrambii genitori stranieri –oltre 77 mila nel solo 2009, dicui ben 21 mila in Lombardia –si comprende la serietà dellaproposta di concedere la cittadinanzaa chi è nato in Italia inderoga ai 10 anni previsti dallalegge Bossi-Fini, però subordinandoil godimento dei dirittiall’iscrizione alla scuola elementare(ciò per evitare“gravidanze ad hoc” o “evasioni”dall’obbligo scolastico).Appare una proposta equa (nonsi discrimina tra le culle in o-spedale!) e, in prospettiva, unaproposta che schiude l’avvenire:non solo agli immigrati (inuovi nati e i loro genitori), maa tutti gli italiani, perché senzagiustizia né solidarietà questoPaese non avrà futuro.Stefano MartelliMovimento cristianolavoratori (MCL)p. 12 | agenda | novembre – dicembre 2010 | n. 6
Settimana socialeSlegarela mobilità socialePer una società e un mercato flessibili e aperti a riconoscere il meritoCirca 150 persone coinvoltetra giovani, amministratori ereligiosi per un totale di 74 interventiin due giorni. Questi inumeri dell’assemblea tematicasu “Slegare la mobilità sociale”.La discussione ha fatto e-mergere l’idea che i cattolicioggi in Italia sono indubbiamentefavorevoli a una societàpiù flessibile e aperta a miglioripercorsi di ascesa sociale, apatto però che queste nuoveforme di dinamismo salvaguardinol’attenzione ai poverie promuovano un rinnovatomodello di sviluppo, in cuicrescita e solidarietà vadano dipari passo.Molte voci hanno espresso ildesiderio di “ri-legare” la nostrasocietà, valorizzando i legamibuoni e significativi comeil senso d’appartenenza, i vincolifamiliari e l’associazionismo,di cui il tessuto italiano èricco.Se la vera crescita “ha a chefare con il desiderio di vita diciascuno, ed è bene collettivoquando apre la possibilità atutti di realizzare le proprieaspirazioni”, tre sono le pisteconcrete d’azione indicate:slegare le capacità, il mercato ela vita. Mettere le persone nellacondizione di avere una possibilitàdi riuscita, valorizzandodi più il merito e promuovendoun senso di legalità e giustiziasociale. Moltiplicare le opportunitàeconomiche, pensandoforme di accesso privilegiato alcredito per i giovani e forme disostegno per le famiglie. Crearele condizioni perché ciascunopossa scegliere come orientarela propria esistenza nellesue diverse stagioni.Due le risorse specificheche anche la Chiesa è statachiamata a mettere in campo:capacità di curare le vite personalie capacità di offrire luoghie momenti di discernimentoalla luce della Parola di Dio,con percorsi di accompagnamentomorale e spirituale.L’assemblea ha riaffermatocon forza che l’esperienza universitariaè decisiva per unamobilità sociale buona. Occorreprendersene cura sul medio-lungotermine, valorizzandola ricerca, l’offerta formativainternazionale e quella professionalepiù vicina al mondodel lavoro. Altrettanto importanteè interrogarsi sull’autonomiauniversitaria, il finanziamentoagli atenei, il valorelegale del titolo di studio, ilmerito e la valutazione. Temiche spesso non hanno trovato idelegati concordi nella concretezzadelle scelte.Rispetto al mondo delleprofessioni l’assemblea ha sottolineatoche, se i giovani faticanoa inserirsi negli ordiniprofessionali per alcune dinamichecorporative, spesso glistessi ordini però richiamanocon forza alla responsabilità,alla qualità e alla deontologia.Quale ‘agenda’ nasce per lanostra diocesi da questo gruppotematico? Ecco alcune proposteprioritarie e realisticheche si possono avanzare.1) Rivitalizzare i luoghi dellarappresentanza giovanile legataal mondo della scuola e a unAteneo importante come quellodi Bologna, dando spazio aireferenti MSAC e al collegamentocon la FUCI.2) Dare corso al Movimentolavoratori di AC nella diocesi efar sì che alcuni adulti partecipinocon continuità alla Consultaregionale per la pastoraledel lavoro.3) Aprire il percorso di accompagnamentospiritualecentrato sulla lectio divina delSettore giovani anche ai ragazziche arrivano in città da fuorisede o per motivi di lavoro.4) Far nascere un laboratoriocittadino permanente conlo scopo di praticare il“metodo” della responsabilità,affinché giovani e adulti possanosostenersi a vicenda nellacostruzione del bene comune.Alice SartoriAzione Cattolican. 6 | novembre – dicembre 2010 | agenda | p. 13
Settimana socialeCompletarela transizione istituzionaleDemocrazia nei partiti, nuova legge elettorale, federalismo sussidiario e solidaleUn laboratorio dove cittadini,funzionari, parlamentari,amministratori, assieme anchea parroci e vescovi, non hannoavuto paura del confronto pertrovare soluzioni e assumereinsieme degli impegni. Algruppo sulle riforme istituzionali,all’interno della Settimanasociale, tanti giovani, presenti,vivi, capaci, si sonoschierati in modo chiaro contro“lo stare fermi per paura”,hanno detto che l’impegno politicoè direttamente collegatocon la scelta della fede.Detto del metodo, ecco gliargomenti toccati e gli orientamenticondivisi.C’è una transizione in attonel Paese verso un nuovo assettoistituzionale, che bisognacompletare. Questo l’assuntodi partenza, sul quale la primaaffermazione è stata: occorrecompletare la transizione contutti, senza lasciare al di quanessuno, né i poveri, né i giovanio i non qualificati.Sulla scorta di questo fondamentosi sono individuati trepunti sui quali impegnarci.1) Una decisa spinta versouna maggior democrazia neipartiti. È uscita una proposta,già di don Sturzo (radice ditanto del nostro impegno dicattolici): farne delle associazionidi diritto pubblico, completandola dizione dell’art. 49della Costituzione, con unalegge sui partiti che preveda unbilancio pubblico e regole certedi democrazia interna.2) Un’altrettanto decisaspinta è venuta per la revisionedella legge elettorale. Modificarela modalità di scelta deicandidati, tornare cioè a dareall’elettore un reale potere discelta per esercitare il propriodiritto d’indirizzo e di controllosull’eletto. Disciplinandoanche il numero dei mandati,l’ineleggibilità di chi ha problemicon la giustizia.3) Sul federalismo, si è constatatoche non possiamo piùchiederci se accettarlo o meno:c’è! Dal 2001 è una realtà avviatanel nostro Paese. Non sivuole però passare da un centralismostatale a uno nuovoregionale, creando le premessedi una nuova frattura ancorapiù insanabile tra Nord e Sud.Come fare? Occorre un federalismosussidiario e solidale,con corpi intermedi forti checontrollino e collaborino. Nontogliendo risorse ai Comuniperché sono le realtà più rispondentie vicine alla dimensionesociale della persona e aisuoi bisogni.Forte è stato l’invito alle nostreChiese diocesane a un impegnochiaro e diffuso, dai parrocialle famiglie, all’associazionismo,alla formazione peruna reale corresponsabilità,per una presa di coscienza chel’appartenere a una comunitàcivile è un impegno imprescindibile,pena un peccato di o-missione. Sono stati anche individuatialcuni luoghi di formazionespecifica, fra i qualiscuole-laboratorio: non palestreasettiche dove si fa soloteoria, ma luoghi dove si fannoesperienze che parlano alla testae al cuore delle persone efanno crescere una capacità difare sintesi, di scegliere e diesporsi di persona. Infine c’èstato un impegno chiaro, all’unanimità:quello della lotta allamafia, alla ’ndrangheta, allacamorra, alla sacra corona unitacon due declinazioni: l’educazionealla legalità e la richiestadi dare certezza di giustizia,per esempio stanziando risorseadeguate per i tribunali difrontiera. A cominciare daquello di Reggio Calabria.Fabrizio PassariniAzione Cattolicap. 14 | agenda | novembre – dicembre 2010 | n. 6
EducazioneA partireda un “grazie”Colloquio con mons. Giancarlo BregantiniRingraziare, qualificare, intrecciare. Tresuggestioni per parlare del valore del lavoro. Leha proposte mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovodi Campobasso-Bojano e presidentedella Commissione episcopale per i problemisociali e il lavoro, la giustizia e la pace, intervenutoil 13 novembre a Bologna al seminario “Ilmondo agricolo-rurale si misura con la sfidaeducativa”, organizzato dall’Ufficio per i problemisociali e il lavoro della Conferenza episcopaleitaliana in occasione della Giornata nazionaledel ringraziamento. Agenda lo ha incontratoa margine dell’incontro.Eccellenza, da alcuni anni la Chiesa italianacelebra la Giornata nazionale del ringraziamento,mentre da poco sono stati resi notigli “Orientamenti pastorali” per il decenniodedicati all’educazione: vi è un collegamento?“Nel cammino educativo della Chiesa italianaper questi dieci anni gli ‘Orientamenti pastorali’rappresentano una preziosità meravigliosa. E questegiornate danno al documento – che potremmodefinire ‘il sogno’ – la concretezza del segno”.Lei ha utilizzato tre parole: partiamo dallaprima, ringraziare.“Il vertice dell’educare è il ringraziare: in questosenso la Giornata del ringraziamento è strettamentecollegata agli ‘Orientamenti pastorali’ eallo stile del decennio. Ringraziare è il primo degliatteggiamenti, perché dice che tutto è dono: ilsole e la pioggia, il bambino e l’anziano, il pane.Si esce dalla logica del possesso e si aprono lemani per accogliere ciò che viene donato. Questoci permette di capire che noi siamo custodi, comeagricoltori e imprenditori, e non solo produttoridi beni. Siamo custodi del giardino, dove il fruttodella terra – che è il pane – ci lega al pane quotidiano,ma anche all’eucarestia”.Il mondo agricolo, soprattutto per chi vivein città, sembra solo un ricordo lontano. Eppurealla base del cibo, e quindi della vita, c’èsempre la terra e la sua coltivazione…“Non bisogna dimenticare un mondo ruraleche andrebbe difeso, mentre spesso viene mortificato:si chiudono le scuole di montagna, le poste,gli ospedali. Ma il criterio può essere soloquantitativo – il numero decide – o ci si ricordache c’è un mondo rurale che difende un territorio?Se una collina non è difesa da una comunitàrurale perché questa è andata via via scomparendo,ad esempio, vi saranno tanti e tali disastri naturaliche lo Stato, in fin dei conti, pagherà più diquanto sarebbero costati la scuola o l’ospedale”.Comprare prodotti di qualità non è forseappannaggio di pochi, in grado di non badareal costo?“Da parte dell’agricoltore vi dev’essere lapreoccupazione di fare un prodotto di qualità.Qualità non significa prezzi alti, ma certezza diaver un prodotto buono al giusto prezzo. È importantesaper creare un legame tra ciò che iovendo e ciò che tu compri”.S’innesta qui il terzo cardine della riflessione:intrecciare, creare cooperative…“Le cooperative sono un obiettivo fortissimoa livello pedagogico. In cooperativa s’imparaun’arte, ma non da soli, insieme, e questo è unmomento educativo per l’intero Paese. Cooperazionenon significa che si va sempre d’accordo,ma che s’impara a lavorare insieme, anchegestendo inevitabili tensioni e problemi. Educare– insistono gli Orientamenti pastorali –vuol dire proporre mete alte, ma possibili. Lemete solo alte sono utopia, solo possibili banalità.Bisogna mettere insieme i due aggettivi”.a cura di Francesco Rossin. 6 | novembre – dicembre 2010 | agenda | p. 15
Adulti di ACLe riflessioni di Venturi (MCL) e don Masiero (assistente adulti AC e MLAC)al convegno diocesanoIl lavoro al centro. Il convegno adulti dell’AzioneCattolica diocesana, che si è svolto domenica25 ottobre nella parrocchia di Sant’AndreaApostolo alla Barca, ha aperto un’importanteriflessione sul tema del lavoro, secondo diverseprospettive. Il lavoro come vocazione, il rapportotra lavoro e vita cristiana; il lavoro chemanca, ma che è sempre e comunque un diritto.Partiamo dalla concezione del lavoro come unadelle dimensioni fondamentali nelle quali l’uomoesprime se stesso, la sua dignità, il suo progettodi vita.Giampaolo Venturi, docente e rappresentantedel Movimento cristiano lavoratori (MCL), haaperto il suo intervento citando l’enciclica Laboremexercens: ogni attività umana è un lavoro,e il cristiano dovrebbe vivere il lavoro primadi tutto come servizio al prossimo e per il prossimo.Da questo presupposto la riflessione si èpoi spostata sulla responsabilità dello Stato,istituzione che dovrebbe organizzare il lavoro amisura dell’uomo realizzando le risposte in scalaumana e non sociale: un obiettivo che è ancorautopia nella nostra società, nella quale il profittoindividuale ha facilmente la precedenza.Se è vero che l’uomo si realizza facendo quelloper cui si sente portato, l’obiettivo di unoStato coerente dovrebbe essere quello di mette-Da sinistra, don Giuseppe Masiero, Leonello Solinie Giampaolo Venturi al convegno adultip. 16 | agenda | novembre – dicembre 2010 | n. 6
Adulti di ACre tutti i cittadini in condizione di poterlo fare.Il senso del lavoro lo si impara già a scuola, inostri giovani rimangono “parcheggiati” all’università,proseguono con i master, rimandanol’assunzione di responsabilità sposandosi semprepiù tardi proprio perché noi adulti non abbiamointenzione di lasciare loro il nostro postodi lavoro. Quello descritto da Venturi è uno scenarionegativo e che mostra pochi spiragli diapertura se non s’inverte la tendenza di considerareil lavoro come dimensione suddivisa incategorie sociali: consideriamo quella del medicouna professione socialmente utile e digrande valore, mentre lo spazzino è facilmenteetichettato come un’attività di serie inferiorenella nostra scala del prestigio sociale. Cosìsempre di più i giovani snobbano i lavori consideratidi “serie B” e s’innesca un circolo vizioso:le famiglie di origine continuano a supportareeconomicamente i figli creando paradossitipici della nostra realtà, anche bolognese, incui la facoltà di Medicina è sovraffollata, e c’ècarenza di personale infermieristico.Don Giuseppe Masiero, assistente nazionaledegli adulti di AC e del Movimento lavoratori(MLAC), ci ha riportato alla realtà quotidianadel lavoro citando l’esempio della vicenda deiminatori del Cile: occasione in cui la solidarietàumana ha portato alla salvezza dei protagonisti,tenendo saldo il legame con le famiglie e con lacomunità, utilizzando saggiamente le tecnologie,gli strumenti della moderna comunicazione.Sono questi gli scenari in cui spesso ci sichiede “dov’è Dio?”. Sottoterra con i minatori,ma soprattutto una volta che i riflettori dellacronaca si spengono, quando si tratterebbe dirimanere a fianco di tutti i lavoratori e delle lorofamiglie. Sono notizie di tutti i giorni le situazioniestreme in cui i lavoratori, per difendereil loro posto, si espongono rischiando lapropria vita e partecipando a manifestazioniche richiamino l’attenzione dei mass media. Èdavvero questa una via percorribile per tutti ilavoratori?I cristiani devono aprirsi alle problematichedel mondo del lavoro, in cui la solidarietàe l’aiuto reciproco sono l’unica risposta al problemadel lavoro come schiavitù e sfruttamento.Parliamo di lavoro maltrattato, indifeso,lavoro a misura della dignità umana; parliamodi una professione sognata, inventata, condivisa,incerta, erosa nella sua componente economica.Anche i nostri politici dovranno prestoconfrontarsi sul tema del lavoro, ricordandoche l’articolo 1 della nostra Costituzionepone il lavoro al primo posto.Giovanni Magagnin. 6 | novembre – dicembre 2010 | agenda | p. 17
Azione CattolicaTra parrocchiae associazioneIl nuovo assistente diocesano giovanidon Tommaso Rausa“È compito di ogni uomo conoscere bene versoquale cammino lo attrae il proprio cuore e poiscegliere quello con tutte le forze”. Questo pensierotratto da Il Cammino dell’uomo di MartinBuber esprime bene come don Tommaso nellasua vita abbia capito quale fosse il proprio camminoe come lo abbia scelto e abbracciato contutto se stesso: prima negli anni in seminario,poi nel servizio di diaconato prestato presso laparrocchia di Chiesanuova, infine durante i treanni da cappellano a Castelfranco Emilia. Oracontinuerà il suo incarico nella parrocchia diSanta Maria Assunta a Borgo Panigale, divenendoanche assistente diocesano del settore giovanidell’AC.Don Tommaso Rausa è magro, ha gli occhiscuri e una folta barba che gli conferisce un a-spetto quasi austero; il colore della pelle varia aseconda delle stagioni: d’estate ha un’abbronzaturada ciclista, d’inverno da sciatore.Don Tommaso lo si trova in parrocchia, ingiro per le benedizioni pasquali, agli incontricon i ragazzi o al gruppo scout; ma il posto dovepreferisce trascorre il suo pochissimo tempolibero è certamente la montagna. Non in cimama alle pendici, perché la fatica della salita nonlo spaventa, lo stimola!Questa è la carica che lui riserva in tutto ciòche fa.Giovane prete, radicato nella fede e instancabile,tanto che un’estate è riuscito a fare cinquecampi-scuola e una volta anche due contemporaneamenterimbalzando tutti i giorni da unavalle all’altra.Noi giovani lo definiamo “prete supereroe”.La sua organizzazione impeccabile gli impone divestire Quechua: abbigliamento comodo, tattico,traspirante e dai colori semaforici che lo rendonoben visibile anche da lontano.Gli incontri con lui scorrono veloci: si saquando s’inizia e anche quando si finisce. Hatante idee, è preciso e profondo in tutte le attivitàche lo coinvolgono.Grande ascoltatore, quando si ha bisogno luic’è e ha sempre una parola che parla alla nostravita.Don Tommy è uno scalatore nel cuore. Ha unpasso veloce e deciso che punta dritto alla meta,ma è capace di accompagnare anche chi fa piùfatica lungo il cammino. Il suo zaino è leggero,ma contiene tutto l’occorrente per affrontare lesfide del giorno: essenzialità, praticità e spiritod’iniziativa. Tutte caratteristiche che lo agevolerannonella nuova sfida propostagli dal Vescovo.Ma dovendo far fronte a due incarichi, uno inparrocchia e uno in AC, un dono particolare dovràessere in grado di far fruttare: l’ubiquità, giàsperimentata durante i campi estivi e le duegiorni… (ad esempio, un anno in Avvento realizzòdue ritiri per ragazzi, uno a Fanano e uno aSamone, presentandosi nel primo in carne edossa e per il secondo utilizzando lo stratagemmadella video-conferenza).Gli auguriamo di scalare ancora tante montagne,anche quelle spirituali più alte che gli sipresenteranno. E ricordiamoci che in questeultime dovremmo aiutarlo con la preghiera.Claudia Mazzolap. 18 | agenda | novembre – dicembre 2010 | n. 6
SolidarietàLa preghiera e l’impegnoDal ricordo di Rita Santandrea è nato a Medicina il progetto EireneIl gruppo di amici di Rita;in alto: Rita SantandreaEra trascorso un anno dallamorte di Rita Santandreaquando alcuni amici della parrocchiadi Medicina hanno cominciatoa coltivare il desideriodi ricordare in modo tangibilelei e il suo pensiero, che halasciato il segno in chi l’ha conosciuta.La celebrazione mensiledell’Eucarestia che fin dai primimesi ha visto radunarsi inpreghiera amici e parenti diRita, tra Medicina e PoggioPiccolo, ha posto un seme prezioso.Da questo seme è nato ilprogetto Eirene, tra le muradella parrocchia di San Mamante.Il filo conduttore sonotre atteggiamenti di cui Rita siè fatta indimenticabile testimone:educativo, concreto,spirituale. In queste tre paroletentiamo di riassumere i trattidi una donna che da sempre haavuto a cuore prima di tutto ilrapporto con i giovani: unapassione tradotta in una profondacura educativa, a partiredalla sua comunità.La riflessione in ambito educativoha ispirato la lettura dellibro La buona reciprocità –famiglia, educazione e scuola diRoberto Mancini (Cittadellaeditrice). “Abbiamo condivisola lettura del libro negli aspettiche ciascuno ha trovato più significativi”,racconta TommasoCaprara, amico di Rita e dellasua famiglia. “È stato il primomodo per tenere presenti lecose che Rita aveva a cuore”.Proprio lei, che in parrocchia èstata educatrice di tre generazionidi ragazzi, e che come presidenteparrocchiale di AC hasempre promosso la formazioneassociativa nel suo territorio.Una lettura stimolante e arricchente,a tratti complessa, cheha avuto seguito in un incontrocon l’autore l’8 dicembre.Sul piano concreto, Eirenevuole dare continuità a un progettod’ospitalità per personein difficoltà: un esperimentogià avviato con ‘l’appartamentosociale’ all’Oasi del Quadrone aBuda di Medicina, e che oggicontinua “per offrire ospitalitàe un’opportunità di reinserimentoabitativo e sociale, inquesto periodo in particolare adue persone con problemi dialcolismo”, precisa Tommaso.L’attenzione spirituale rimanepoi al centro degli intentidi chi anima il progetto Eirene:il ricordo di Rita è più chemai vivo nelle iniziative di preghieradei suoi amici che, sostenutidal marito Enrico, partecipanoogni sesto giorno delmese a una messa in suffragiodi Rita. “Un’altro importantemomento di spiritualità – prosegueTommaso – è stata unaveglia di preghiera, nel mese dinovembre, in cui abbiamo pregatosecondo lo stile di Taizè,caro a Rita”.Il 6 dicembre scorso è ricorsoil secondo anniversariodella morte. Rita ha lasciato unvuoto attorno a sé, ma nel cuoredelle persone care continuaa farsi presente, e il progettoEirene ne è traccia e testimonianzapreziosa.Isabella Cornian. 6 | novembre – dicembre 2010 | agenda | p. 19
Chiesa e arteLa basilica della “Sagrada Familia” a Barcellona, consacrata da Benedetto XVI il 7 novembreLa “Sagrada Familia”; nella pagina a fianco:alcuni dettagli degli interniNon lascia indifferenti una visita alla“Sagrada Familia”, a Barcellona. Innanzitutto labasilica non è terminata: i lavori, iniziati nell’-Ottocento, sono ancora in corso e si prevede chepossano concludersi nel 2030. L’aspetto interessanteè che questo ‘ritardo’ non è dovuto auna serie di imprevisti, ma è stato pensato eprogrammato da Antoni Gaudí, il padre del capolavoro,che ha saputo immaginare un’operache andasse oltre la sua vita e oltre le idee che loavevano guidato.Gaudí muore in un incidente nel 1926, quandosono completate l’abside e la facciata dellanatività con una sola torre, ma è sempre statoconsapevole che l’opera sarà portata a terminesecondo il volere di Dio da altri architetti che lacompleteranno: non è mai stato geloso autoredella sua opera, piuttosto può essere definitoservitore.La cattedrale di Gaudí, a Barcellona, è un verovangelo scritto nella pietra. Lui stesso ama descriverlacome “un’omelia”: ogni materiale, o-gni dettaglio, ogni scelta costruttiva e distributivanascono da un riferimento alla scrittura e rimandanoa un significato spirituale.Ad esempio è costruita con pezzi di recuperoche lo stesso progettista raccoglieva dai cantierilimitrofi (ad indicare che la pietra scartata daicostruttori è divenuta testata d’angolo).Immaginate un genio dell’architettura, per dipiù certamente molto pignolo ed esigente, che sipone l’obiettivo di trasmettere la Fede attraversola costruzione di una basilica, che decide di dedicareogni giorno della sua vita a questa causa.Ad esempio, Gaudí vuole trasmettere l’ideadella Chiesa come corpo di Cristo crocifisso:disegna una pianta a croce latina con 5 navate“Il genio di Antoni Gaudí, ispirato dall’ardore della sua fede cristiana, riuscì a trasformare questachiesa in una lode a Dio fatta di pietra. Una lode a Dio che, così come avvenne nella nascitadi Cristo, avesse come protagoniste le persone più umili e semplici. In effetti, Gaudí, con la suaopera, voleva portare il Vangelo a tutto il popolo. Per questo concepì i tre portici all’esternocome una catechesi su Gesù Cristo, come un grande rosario, che è la preghiera dei semplici,dove si possono contemplare i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi di Nostro Signore”. CosìBenedetto XVI ha parlato della “Sagrada Familia” nella visita apostolica a Barcellona, il 7 novembre,in occasione della quale ha consacrato la basilica.p. 20 | agenda | novembre – dicembre 2010 | n. 6
Chiesa e arteindicanti le 5 piaghe del Cristo, con l’altare alcentro dove sgorga il Suo sangue. Si intuisce comepartecipare all’Eucarestia nella “Sagrada Familia”,camminando verso l’altare, aiuti a comprendereche si entra nel mistero della morte erisurrezione di Cristo, diventando membra delsuo corpo.Infine la Gerusalemme celeste è rappresentatanell’Apocalisse come un quadrato: AntoniGaudí iscrive la cattedrale con la pianta a crocein un chiostro di forma quadrata. In essa convergonola terra (rappresentata da una riccasimbologia: i 4 elementi - terra, aria, acqua,fuoco; le 4 stagioni; i 4 punti cardinali; i 4 angolidella terra; i 4 venti ecc.) e il tempio che discendedal cielo (la forma delle torri è l’unione fra laluce e la gravità, dice l’autore stesso). Infatti laluce, tema particolarmente caro a Gaudí, richiamala Gerusalemme celeste, descritta nell’Apocalissedi san Giovanni apostolo: la scelta deicolori, l’intensità della luce filtrata, tutto ha unriferimento alla scrittura ed è uno spettacolo chegià adesso, ancora incompleto, lascia davverosenza parole.Dalla tradizione cristiana Gaudí riprende edelabora l’idea di chiostro come giardino dellaNuova Creazione che colloca non davanti all’ingresso,ma tutt’attorno alla chiesa: la “SagradaFamilia” è il giardino dell’intimità con Dio nelmezzo del deserto che, per Gaudí, è Barcellonastessa. All’interno la chiesa è come un giardinopieno di alberi, i cui frutti deliziosi sono rappresentatiall’esterno nei pinnacoli.Infine vale la pena ricordare che la “SagradaFamilia” avrà 3 facciate. Al momento sono conclusela facciata della natività ad Oriente e la facciatadella passione ad Occidente (la facciatadella gloria è in costruzione).La facciata della natività è stata curata da Gaudístesso: è densa di elementi decorativi che sifondono con l’edificio stesso e raccontano la storiadi Gesù. Si sviluppa intorno alle tre ported’ingresso, riferite alle tre virtù teologali: a destrala fede, a sinistra la speranza e al centro l’amore.La porta della speranza ha tre icone di sofferenza.Con questi tre gruppi scultorei Gaudí cidice che la speranza è la capacità del credente divedere che Dio passa proprio là dove sembra regnareil vuoto. La porta della fede vede al centroGesù dodicenne che insegna nel tempio, accantoa un’immagine di Gesù al lavoro (rappresentache il Maestro non ha abbandonato il lavoro quotidiano)e sulla sinistra la visita di Maria alla cuginaElisabetta. La porta dell’amore con al centrola natività e ai lati i magi e i pastori.La facciata della natività si contrappone inmaniera fortissima a quella della passione. Igruppi scultorei seguono le varie fasi della passionedel Cristo. Alcuni dettagli: il Crocifisso hail volto chino sull’immagine sottostante e centraledel gruppo della Veronica (senza volto adindicare il volto di ogni uomo). Il panno con impressoil volto di Cristo, in cui convergono tuttele linee della facciata, è il vero volto che guardalo spettatore ed è un’immagine cava, quasi uninvito ad entrare, a superare la barriera dellamorte che Cristo ha sconfitto. Molto profonda einteressante è la contrapposizione fra il vuotodel volto di Cristo e il pieno della Veronica, adindicare che il volto di Dio “si riempie”, prendecorpo e forma, si manifesta e si rende visibilecon le azioni e la vita dell’uomo.Elena e Beppe Pellegrinon. 6 | novembre – dicembre 2010 | agenda | p. 21
RicordoTarcisio Dall’Olio: un uomo mite, ma con una fede forte e robustaCon Tarcisio e Marta, sua moglie, ci siamoconosciuti nei primi anni settanta agli incontriper giovani sposi che si facevano a Castel SanPietro e le nostre famiglie si sono subito“piaciute”. Era un agricoltore moderno, entusiastadel suo lavoro: aveva frequentato unascuola professionale di agraria e parlava concompetenza su insetti e malattie delle piante.Amava molto la vigna e aveva fatto sperimentazionicon l’Università sulla viticultura.Ma la “sua vigna” amata non era solo quellache annualmente potava, anzi il suo servizio allaChiesa e la suatestimonianzacristiana sonoesemplari.Ha sempreamato l’AC,alla quale eraiscritto fin daglianni ’50 fragli “aspiranti “(attuale ACR).Mi ha raccontatocon orgoglioe soddi-Tarcisio Dall’Oliosfazione dicome era riuscitoa difendereil distintivodi AC che alcuni coetanei volevano strappargli(erano anni caldi, quelli!): “Sono uscitoammaccato, ma con il mio distintivo in pugno”.Seguiva interessato e fedele gli impegniassociativi e le iniziative sia vicariali sia diocesane,pur non prendendo pubblicamente laparola.Ha amato la Chiesa e, sebbene a volte alcuneincongruenze della gerarchia ecclesiastica lorattristassero, non veniva mai meno alla suaserenità perché era un uomo di pace. Amorenon teorico, ma fattivo: catechista, “quasi sacrestano”,da anni con sua moglie Marta animavaun gruppetto di lettura del Vangelo nellaloro casa. La collaborazione c’è stata anche perla missione di Usokami e per il seminario diocesano.Dunque una sensibilità operativa vasta.Nell’ultimo anno, ormai prossimo pensionato,aveva dato la disponibilità di una mattinaalla settimana affinché il Santuario della Madonnadi Poggio Piccolo potesse restare apertoe quindi fruibile a quanti volessero pregaredavanti alla sacra immagine. Ci parlò con soddisfazionedella possibilità offertagli d’incontrarepersone, di pregare in silenzio e di faremeditazioneper un paiod’ore. E cosìpensava ditrascorrerealtro tempo alservizio delprossimo. Mai programmidi chi decidesulla nostravita erano altri.La malattiasi è presentataconuna rapiditàinaspettata,proprio l’oppostodel suo carattere calmo e riflessivo. Precedentementenon gli erano mancate traversiee sofferenze e davanti alla nuova situazionediceva: “Pensavo di avere già dato”; ma silenziosamenteha accettato anche l’ultima dolorosaprova: non un lamento nella sofferenza, finoalla fine. Niente lasciava presagire un epilogonel giro di poche ore e il suo ultimo gestocon la mano è stato la richiesta di chiamare itre figli attorno al letto e morire fra le bracciadella moglie.Ciao Tarci, un abbraccio.Luisa e Pierpaolo Ridolfip. 22 | agenda | novembre – dicembre 2010 | n. 6
FilmUOMINIDI DIORegia: Xavier BeauvoisSceneggiatura: Etienne Comar, Xavier BeauvoisAttori: Lambert Wilson, Michael Lonsdale,Olivier Rabourdin, Sabrina Ouazani, PhilippeLaudenbach, Jacques Herlin, Xavier Maly, Jean-Marie Frin, Abdelhafid Metalsi, Olivier Perrier,Adel BencherifFotografia: Caroline ChampetierProduzione: Francia 2010Genere: DrammaticoDurata: 120 min.“Uomini di Dio”, film francese del regista XavierBeauvois premiato all’ultimo festival di Cannescon il prestigioso “Premio Grand Prix”, è arrivatonelle nostre sale il 22 ottobre, senza il sostegnopubblicitario garantito dalla proiezionenelle multisale.La pellicola racconta la drammatica vicenda dialcuni monaci di una comunità trappista assassinatinel 1996 a Tibhirine, sulle montagne dell’-Atlante algerino.Emerge fin dai primi minuti l’attenzione a fornireun quadro particolareggiato e fedele della realtàdel monastero, sia dal punto di vista sociale siapaesaggistico. L’uno e l’altro risultano ugualmentesorprendenti, a partire dalle splendide montagnealgerine, lontane dall’immaginario stereotipatodel Sahara, fino all’intensa collaborazione che legai monaci e i poveri - ma dignitosi - abitanti dellazona. Una collaborazione fatta di servizio, dialogoe rispetto. Centrale nella narrazione risulta anchela vita comune della trappa: i ritmi, il ruolo delpriore, le regole, in particolare quelle che riguardanoil modo di prendere le decisioni.In questo quadro, esempio tangibile di dialogoe di convivenza fra cristiani e musulmani, irrompeall’improvviso la minaccia del terrorismo.La ricostruzione degli episodi e dei responsabilidella strage è tutt’ora oggetto d’indagine. Ilfilm non entra però in questo dibattito, concentrandosipiuttosto sulla reazione della comunitàdi fronte alla possibilità concreta di essere perseguitatie uccisi.Quando nel 1994 il GIA (Gruppo islamico armato)ordinò a tutti gli stranieri di abbandonarel’Algeria i monaci, sostenuti dal governo francese,ebbero la possibilità di tornare in patria. Madecisero di restare al fianco di chi aveva bisognodi loro, convinti di non poterne tradire la fede ela fiducia.Il punto di forza del film sta proprio nella presentazionedi questa decisione come frutto di unpercorso fatto di paure e incertezze dei singoliprotagonisti, tratteggiati nelle loro fragilità diuomini che camminano sul sentiero della fede.La scrittura essenziale e la fotografia realisticaintroducono progressivamente lo spettatore nellepieghe dell’animo della comunità di monaci,declinandola sapientemente al plurale.Merita una nota anche la colonna sonora delfilm, costituita soprattutto dai canti liturgici dellacomunità. Le voci spoglie trasportano nel climaemotivo adeguato alla scena, diventando il simbolodella comunità unita nella prova, per indicareche dalle singole volontà delle persone nascela forza della testimonianza comune.La vicenda del martirio non si lascia mai contaminareda uno stile agiografico idealizzato. E-merge piuttosto una fede profondamente umana,fragile e allo stesso tempo coerente, frutto dellospessore umano e cristiano fuori dal comune deimartiri trappisti.Giovanni Dall’Olion. 6 | novembre – dicembre 2010 | agenda | p. 23
UNITARIORIFLETTORI SUL MONDOSVELARE L’IMPERO: RESPONSABILITÀ 3.0Giovedì 20 gennaio 2011SalvamiResponsabilità e mondoa cura del LaboratorioGiovedì 27 gennaio 20011Consumo dunque sonoResponsabilità e consumoa cura del Laboratorio, intervento di Sandra StanzaniGiovedì 3 febbraio 2011La parola è la chiave della porta del cuoreResponsabilità e comunicazioneStella MorraGiovedì 24 febbraio 2011L’indifferenza è il più grave peccato mortaleResponsabilità e territorioMatteo MarabiniMercoledì 9 marzo 2011Chirurgia etica: rifacciamoci il sennoResponsabilità e pensieroa cura del Laboratorio, con l’aiuto di don Federico BadialiVenerdì 18 marzo 2011“...del mondo”?Prospettive sulla responsabilitàLuigi AliciTutti gli incontri si svolgeranno nel salone parrocchialedella parrocchia del Corpus Domini, via Enriques 56, Bologna,e avranno inizio alle ore 21Iscrizione telefonica o via mail presso la segreteria diocesanadell’Azione Cattolica, via del Monte 5, Bologna, tel.051239832, e-mail segreteria.aci.bo@gmail.comAll’inizio del percorso verrà chiesto un contributo di €10a persona.ESERCIZI SPIRITUALI13-16 gennaio a Borgonuovo, per adulti e giovani“Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14)Predicatori: don Roberto Macciantelli e don Ruggero Nuvolirivolti particolarmente a coloro che hanno responsabilitàassociative11-13 marzo a Villa Imelda (Idice), per adulti e famiglie“Dio ci consola”Predicatore: don Giorgio Dalla Gasperina1-3 aprile, tre giorni di spiritualità per i giovanip. 24 | agenda | novembre – dicembre 2010 | n. 6sommarioEditoriale - Una luce per la diocesiAnna Lisa Zandonella ..............................................................2“C’è di più” - Aspirate a mete grandiIsabella Cornia ........................................................................4Finestra sulla Parola - “Voi siete...”Don Roberto Macciantelli ....................................................... 7Settimana sociale - Quale futuro?Francesco Rossi ......................................................................8Settimana sociale - Intraprendere nel lavoro e nell’impresaGiuseppe Bacchi Reggiani ......................................................10Settimana sociale - Educare per crescereBeatrice Fiacchi ......................................................................11Settimana sociale - Includere le nuove presenzeStefano Martelli .....................................................................12Settimana sociale - Slegare la mobilità socialeAlice Sartori ...........................................................................13Settimana sociale - Completare la transizione istituzionaleFabrizio Passarini ..................................................................14Educazione - A partire da un “grazie”Francesco Rossi .....................................................................15Adulti di AC - L’uomo e il lavoroGiovanni Magagni ...................................................................16Azione Cattolica - Tra parrocchia e associazioneClaudia Mazzola .....................................................................18Solidarietà - La preghiera e l’impegnoIsabella Cornia .......................................................................19Chiesa e arte - Omelia in pietraElena e Beppe Pellegrino ......................................................20Ricordo - Nella vigna del SignoreLuisa e Pierpaolo Ridolfi .......................................................22Film - Uomini di DioGiovanni Dall’Olio ..................................................................23DIRETTORE RESPONSABILE: Anna Lisa ZandonellaCOORDINATORE: Francesco RossiREDAZIONE: Isabella Cornia (segretaria di redazione), Margherita Lenzi,Giovanni MagagniHANNO COLLABORATO: Giuseppe Bacchi Reggiani, Giovanni Dall’Olio,Beatrice Fiacchi, Don Roberto Macciantelli, Stefano Martelli, ClaudiaMazzola, Fabrizio Passarini, Elena e Beppe Pellegrino, Luisa e PierpaoloRidolfi, Alice SartoriEDITORE: Azione Cattolica ItalianaPresidenza Diocesana di Bolognavia del Monte, 5 | 40126 Bolognatelefono e fax 051.239832www.azionecattolicabo.it | segreteria.aci.bo@gmail.comAnno LI | Bimestralen. 6 |Novembre-Dicembre 2010Reg. Tribunale di Bologna n. 3000/1962Sped. Abb. Post. Art. 1 Comma 2 D.L. 353/03 conv. in L. 46/04 DCB BolognaChiuso in tipografia il 10 dicembre 2010PROGETTO GRAFICO: Giancarlo GamberiniIMPAGINAZIONE: Margherita LenziSTAMPA: Tipolitografia FD S.r.l.via San Felice, 18/A | 40122 Bolognatelefono 051.227879 | fax 051.220418