Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
agendabimestrale dell’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong> di <strong>Bologna</strong>Vedere il mondocon il cuore52005Anno XXXXVI | n. 5 | Settembre-Ottobre 2005Sped. Abb. Post. Art. 1 Comma 2 D.L. 353/03 conv. in L. 46/04 DCB BOn. 5 | settembre - ottobre 2005 | agenda | p. 1
EditorialeNoi siamo questa ChiesaL’AC in preparazione al Congresso eucaristico diocesano del 2007Fin dal 1927, ogni 10 anni, lanostra Chiesa di <strong>Bologna</strong> è convocatain Congresso eucaristico.Questa tappa costringe tutti –personalmente e insieme – a ricentrarela propria vita sul donodell’Eucaristia: è il dono senza ilquale non ci sarebbe la Chiesa,dono che il Concilio Vaticano II ciha insegnato a riconoscere come“fonte e culmine”, “centro e forma”di tutta la vita ecclesiale.Per aiutare la partecipazioneattiva dei fedeli all’Eucaristia,cinquant’anni fa il card. Lercaro,allora arcivescovo di <strong>Bologna</strong>,dava alla nostra Chiesa un Direttoriodal titolo: A Messa, figlioli!Questo invito ricorda anche a noiche a Messa sempre si è invitati esempre si ritorna: la Messa “nonsta mai fatta”! Da essa ci allontaniamoperché finisce e siamomandati in pace a esprimernela forza nella vita quotidiana.Da Messa ci allontaniamoanche perché ne e-sauriamo il frutto, spendendoloe – a volte – sprecandolo.Ma poi a Messa torniamoperché un Padre buono cichiama, una Madre ci accoglie,come quando dall’internodella casa una vocegrida: “A tavola, è pronto!”.E allora tutti si corre, in proporzionealla fame e allagioia di ritrovarsi come famiglia.Il Congresso eucaristicovuole ravvivare in tuttala nostra Chiesa questa famee questa gioia.Il nostro arcivescovo Carloha dettato il tema del prossimoCongresso, che sarà nel2007: “Se uno è in Cristo èuna nuova creatura”. Troviamoquesta frase nella Seconda letteraai Corinti (5,17). Qui San Paolonon sta parlando dell’Eucaristia;tuttavia, coniugata con l’Eucaristia,questa frase getta una luceformidabile sul mistero dellaMessa, perché lo coglie nel suorapporto essenziale con Cristo etutta la creazione. La Messa èCristo in noi, inizio di una creazionenuova, perché incessantementerinnovata dall’incontrocon lui.Su questo spunto dell’arcivescovo,la nostra Chiesa sta preparandoil prossimo Congresso eucaristico.Il 4 ottobre, nella Messadi S. Petronio, mons. Caffarra haconsegnato alla diocesi, insiemealla sua nuova Nota pastorale,un documento dottrinalepastoraleper la preparazione alCongresso. Il testo contiene contributidi autori diversi che sviluppanoil tema in cinque prospettive:biblica, antropologica,liturgica, ecclesiologica e missionaria.Nell’appendice troviamoapprofondimenti e una serie didomande per una verifica comunitaria.Così, dal seme piantato dall’arcivescovo,ha già iniziato agermogliare un giardino, conpiante e frutti belli da vedere ebuoni da mangiare. A noi il compitodi cominciare ad assaggiarequesta benedizione che ci vieneofferta, individuando ciò che puòessere buono e utile per noi e lenostre comunità. Negli scorsiCongressi l’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong> diocesanaha dato il suo apporto pieno,cordiale, intelligente e creativo.Ci apprestiamo a vivere il prossimoappuntamento con lostesso spirito. Conosciamo latriste tentazione del far le cosetanto per farle e della stanchezzache prende il sopravventosulle motivazioni profonde,fino ad annebbiare lagioia di spendersi per qualcosadi grande. Stiamo attenti anoi stessi e vigiliamo perchénon sia così. Nel Congressoeucaristico la nostra Chiesa sispende e si manifesta, con lesue luci e le sue ombre, le suerisorse e le sue povertà, le suefatiche e i suoi slanci. Valeproprio la pena che a questoappuntamento tutti ci sentiamoconvocati e coinvolti,nella consapevolezza che questaChiesa siamo anche noi.don Giovanni Silvagnip. 2 | agenda | settembre - ottobre 2005 | n. 5
Campi estiviIncontrare Gesù e gli altri43 campi, 1.556 iscritti, 36 sacerdoti, 43 responsabili,280 educatori e 72 parrocchie. A voltei numeri hanno un senso. Nel nostro caso hanno ilsenso di un’estate in cui in tanti hanno scelto didedicarsi al Signore partecipando ai numerosicampi estivi proposti dai vari settori dell’<strong>Azione</strong><strong>Cattolica</strong>Cerco l’estate tutto l’anno, aspetto il campoestivo.Tre parole, opinabili e soggettive, per riassumerneil significato profondo: incontro (con Dioe con gli altri), preghiera e formazione.La dimensione del campo come luogo d’incontropuò sembrare banale… ma non se la siguarda dal punto di vista delle relazioni. “La fraternitàsi esprime in una cura attenta e sensibilealle relazioni tra le persone. Accoglienza e attenzionesono alcune delle forme che dicono il riconoscimentodella realtà dell’altro e il suo esseredono di Dio” (dal Progetto formativo, p.53). Mi avvicino a te perché riconosco in te unfratello, perché sei un dono che Dio mi ha fatto,perché non è un caso se siamo qui insieme. Perquesto è molto importante che Giulia (11 anni) cidica che “è stato bello giocare insieme, con ragazzisimpatici, e divertirsi così tanto” al suocampo cresima alla scoperta del dono dello Spirito,pronti per cominciare l’avventura dell’ACR.Parlando poi di ‘Incontri’ con la I maiuscola,penso allo slogan del campo 16: ‘La vita è bella!’.“Quale può essere la risposta di un cristiano allediverse manifestazioni del male, oggi come nelpassato?” si chiede e ci chiede Francesco, educatore.Nelle scelte d’amore, di dono totale dellavita, possiamo costruire la storia e il mondo incui viviamo concretizzando il nostro essere cristiani!Ecco la scoperta che hanno fatto tanti giovanissimi.Tra una tappa e l’altra di questo camposemi-itinerante, (San Giovanni in Persiceto,Montesole, Veggio, San Benedetto Val di Sambrole tappe più importanti) i ragazzi si sono confrontatisu argomenti come l’‘impegno politico’nella loro esperienza scolastica (il ruolo di rappresentantidi classe e di istituto). “Quello chepiù mi ha fatto riflettere – ha detto Luca – è statocapire che in tante situazioni il nostro agire onon agire, come il fatto di non schierarsi, puòfare la differenza. Penso all’esempio di GiuseppeFanin, che abbiamo conosciuto grazie alla testimonianzadella signora Forni Vanelli, sua amicadi infanzia. Lui davvero ha lottato per quello incui credeva, nonostante tutte le avversità”.Se è proprio vero che il campo è luogo privilegiatod’incontro, capiamo che l’‘Incontro’ chepiù ci soddisfa è quello con Gesù Cristo. O meglio…conJesus Christ superstar per coloroche, con tutta la carica e l’entusiasmo dei loro 15anni, hanno vissuto i nove giorni del campo conl’unica, vera superstar del nostro mondo: Gesù.“Abbiamo guardato alla vita di Gesù nell’incontrocon le altre persone, come la samaritana e ilcieco nato. Come lo avremmo accolto al loro posto?Abbiamo conosciuto il Gesù che anche oggisi avvicina a noi e ci siamo interrogati su comesentiamo la sua presenza nella nostra vita. È luiche si propone, “si vuole sposare con noi comealle nozze di Cana”. Così Silvia e Francesca, educatricidoc, ricordano questa esperienza che halasciato tanto nel cuore dei ragazzi. Anche nelcuore di Rebecca, 15 anni: “Abbiamo parlaton. 5 | settembre - ottobre 2005 | agenda | p. 3
Campi estividelle nostre paure nell’accogliere Gesù, pensandoa quando e perché non lo accogliamo nellanostra vita. Ci siamo anche confrontati sul discorsocredere-non credere, sul nostro rapportocon Gesù in generale. È stato utile e costruttivo”.Poi cominci ad avere 19 anni e ti trovi alle presecon le prime grandi scelte di vita. E fai tesorodi incontri importanti che un campo come il vocazionaleti offre. Quest’anno c’era anche Valentina,che si è messa in ascolto: “Il campo si chiamava‘Scelta d’amore’… è stato fondamentaleessere affiancati da persone che la loro scelta d’amorel’hanno già fatta, in diverse direzioni: unprete, un seminarista, una giovane coppia di sposi,una coppia di fidanzati. Abbiamo fatto lunghechiacchierate, in gruppo o singolarmente riflettendosui grandi temi di libertà, scelta e verità,con cui si è cercato di ‘rileggere’ il film Matrix”.Alla maturità di tutti questi giovani che si affaccianoalla vita adulta si affiancano lo stupore e iltimore di chi comincia a scoprire di essere abitatoda tante passioni e domande: con il campo‘L’attimo fuggente’ non ci lasciamo sfuggire l’occasionedi crescere e costruire la vita. Ho 14 anni,e voglio cogliere l’attimo! “I ragazzi – raccontaChiara, responsabile – hanno cominciato a pensarealla loro vita come ad una vita straordinaria.Sull’esempio di Gesù risorto, vogliamo vivere inpienezza, tirando fuori i nostri sogni e affrontandole fatiche e gli ostacoli che ci impediscono direalizzarli”. Durante questo campo, trampolino dilancio per il cammino dei giovanissimi, i ragazzi simettono seriamente davanti ai loro desideri, cominciandoa sognare una vita straordinaria per illoro quotidiano. “Abbiamo ragionato su cose concretee vicine a noi in quelli che chiamavamo glispazi d’azione, cioè momenti di incontro in cuiabbiamo parlato di famiglia, scuola, corporeità”,spiega Michele, 14 anni.Formazione, scelte, comportamenti, atteggiamenti,stile di vita… ma io che persona voglioessere? Che senso ha per un ragazzo di 18 anni,appena patentato e con mille grilli per la testa,mettersi sulle orme di san Benedetto e san Francesco?Il campo itinerante Norcia-Assisi ha ilpotere di far scendere un diciottenne appenapatentato dalla macchina e di farlo mettere incammino. Tante tappe, gocce di sudore, tantichili sulle spalle, una sola meta: Assisi. Qual è lameta verso cui vado? Come raggiungerla? Unsuggerimento viene da san Francesco: la rispostaè povertà, è castità, è obbedienza.“Indimenticabile l’incontro con fra Massimoa San Damiano. Il rapporto tra uomo e donna, ilvero amore fraterno tra Chiara e Francesco”.Dalle parole di Elena, 18 anni, emerge quella cheè stata la “chiave di lettura” di questo campo: lapreziosità del tempo e delle cose. Approfittaredelle ore di cammino per parlare e conoscersi,finché il fiato lo permetteva. Mai sprecare i momentiinsieme! Lo zaino in spalla, le cose superfluea casa, una notte all’aperto... La semplicità el’essenzialità vi sono davvero state compagne!p. 4 | agenda | settembre - ottobre 2005 | n. 5
Campi estiviOgni campo è un’esperienza spirituale fortese si fonda realmente sulla preghiera e sulla comunionecon gli altri. L’abbiamo detto, è preghieraed è comunione. La Messa quotidiana, laliturgia delle ore, le veglie, i ritiri… se chiedetea Matteo (13 anni), veterano di campi ACR e fanciulli,cosa gli è piaciuto del suo campo 12/13,risponderà, come ogni ragazzo di quell’età che sirispetti, “il gioco e stare in camera la sera con imiei amici”. Ma anche “la veglia”… come ogniragazzo di quell’età che sa vedere nel campo ancheun momento eccezionale di preghiera e dicomunione con il Signore. Pure il campo ACR,dove fanciulli ed educatori sono diventati per 9lunghi giorni indiani di una tribù lontana, non èstato da meno! Ci accorgiamo che una tribù indianafa vita di chiesa. C’è un capo tribù veneratoe rispettato, ciascuno ha il suo compito, si condividetutto, si partecipa a strani riti d’iniziazione.Allora mi interessa… e passo dopo passoimparo a conoscere la Chiesa.Allo stesso modo, al campo 12/13 con HarryPotter e con la compagnia della scuola di Hogwartsscopriamo che cosa vuol dire essereChiesa, una comunità che condivide tutto, pregae cammina insieme. Secondo Paolo, educatoreACR, “si è fatta vera esperienza di comunità apartire dai temi affrontati e nella vita quotidianainsieme. Ai campi c’è una magia particolare, sisente forte il senso di comunità”.Ma… si può essere in un certo senso comunitàin una comunità? Si può e si deve, al Villaggiosenza barriere di Tolè. Martina, 17 anni, ricordacon nostalgia questa esperienza vissuta insiemeagli amici del Villaggio, tra momenti gioiosi edifficoltà: “Non è stato subito facile ambientarsi,capire come andava gestita la giornata, comerapportarsi agli ospiti”. E ora si ricorda bene del‘suo’ Antonino, l’ospite con cui ha passato granparte delle mattinate. Non può lasciare indifferenti,soprattutto, la gratuità totale dell’amoredelle mamme dei ragazzi disabili nei confrontidei loro figli. Si stava insieme, in simpatia e a-micizia, dedicando ogni giorno un po’ di tempoper la riflessione tra i ragazzi attraverso l’esempiodi vita di persone come don Mario Campidorie Claudio Imprudente.“Mi sei diventato caro” è diventato lo slogan diquesto campo con il quale è risultato presto chiaroa tutti che bisogna sporcarsi le mani per costruireuna vera vità di comunità: la Città della gioia.Non è vero che tutte le cose belle finiscono!Ora, tornati invece nella nostra città, ci rimettiamosubito in moto. La strada è ancora lunga, vecchie nuovi compagni di viaggio. Chissà dove porterà?Verso una nuova meta, la prossima estate.Isabella Cornian. 5 | settembre - ottobre 2005 | agenda | p. 5
Campi estiviNel mondo per andare al centro della fedeNon si è maiabbastanza grandiper smettere dicrescere. Ecco cosarisponderei achi mi chiedesseragione del perchépartecipare ad uncampo giovani,quando troppospesso il campoitinerante o il vocazionalerappresentanoun traguardopiù che unpunto di partenza.Vale la penacompiere un altrogiro di boa e arrivaread un nuovotraguardo. Gerusalemme,per esempio. “Il pellegrinaggio in Palestinadi quest’estate è stato un cammino al centrodella nostra fede, è stato compiere un viaggio nelmistero dell’incarnazione”. Con queste parole diNovella, 22 anni, cominciamo ad immergerci inquello che è stato il senso del pellegrinaggio inTerra Santa. “Non un semplice viaggio – continuaNovella – ma un vero e proprio stile di vita euna dimensione fondamentale della vita cristiana”.Ben tre sacerdoti (don Maurizio Marcheselli,don Angelo Baldassarri e don Matteo Prodi)hanno camminato insieme ai giovani di AC versoGerusalemme, dove i nostri pellegrini hanno fattoincontri preziosi: un politico israeliano, unsacerdote della comunità ecumenica di Bose, unsacerdote melchita, la piccola famiglia dell’Annunziatadi Dossetti, il frate francescano custodedei luoghi della Terra Santa. Queste testimonianzeli hanno avvicinati alla realtà e alla situazionepolitica di un territorio lacerato dalle divisioni edall’odio. “Sono stati incontri arricchenti che cifanno tornare a casa con la consapevolezza che ilpellegrinaggio è un andare per essere mandati –aggiunge Novella –. Ciò che abbiamo visto e toccatova annunciato, non può rimanere solo un’esperienzaspirituale forte”.C’è quindi chi ha attraversato mari, fiumi eNon solo fanciulli, ragazzi e giovanissimi: anche pergiovani e adulti ci sono state proposte irrinunciabili.Perché non si smettere mai di crescere...nazioni… ma anchechi si è affacciatoalla finestra eha capito che parlaredi campo“Mission” nonsarà mai fuori luogo,nei luoghi dicasa nostra. Sono igiovani che hannovissuto insiemeagli ospiti dellacomunità dell’Operadi Padre Marella,“una delletante realtà di sostegnodi personein difficoltà, madri,figli, che sitrovano nel territoriobolognese eche spesso vengono messe in secondo piano” cidice Veronica, la responsabile del campo.“Quello che abbiamo cercato di fare – continuaVeronica – è stato aiutare gli educatori dellacomunità e le persone stesse che la compongononello svolgimento delle normali faccende di casa.Soprattutto, abbiamo cercato di passare piùtempo possibile con i bambini, proponendo lorosemplici attività e gite divertenti!”. Fare comunitàè stato il filo conduttore di questo campo ‘dimissione’ in una realtà a noi tanto vicina.Ma in questo ‘tempo estivo eccezionale’ al-In questa pagina: i giovani a GerusalemmeA fianco: campo adulti a S. Stefano Pusteriap. 6 | agenda | settembre - ottobre 2005 | n. 5
Campi estivil’insegna dell’under 30, anche un nutrito gruppodi adulti, come ogni anno, si è messo veramentein gioco.A Caderzone di Pinzolo don Marco Cristoforiha guidato un gruppo di volenterosi nell’analisidel conflitto israelo-palestinese sulla base di riferimentibiblici fondamentali per spiegare ecomprendere il concetto di conflitto (l’AnticoTestamento e il libro della Genesi in particolare).Alla mattina “pillole di storia”, ovvero la ripresa elo studio della nascita e dello svolgersi della contesastorica tra israeliani e palestinesi. Parallelamente,la considerazione dell’aspetto più strettamentesociale e culturale d’intolleranza e nonaccettazione che alimenta la tragedia in MedioOriente. A questo punto la riflessione ci riportadalla cartina geografica alla nostra vita bolognese.“Come si crea il conflitto nel nostro quotidiano?Da cosa nasce e di cosa si alimenta? Il conflittonelle nostre famiglie, nelle nostre parrocchie, sulposto di lavoro…”. Questi alcuni tra gli interrogativipiù importanti che ci riporta Elisabetta, laresponsabile. “Domande sulle quali abbiamo riflettutoe discusso in modo molto proficuo negliincontri di gruppo del pomeriggio”. Ecco quindiun riferimento necessario e prezioso alla vitaconcreta in questo campo che ha visto all’operaanche i piccoli, protagonisti di una sorta di‘campo parallelo’. “Anche per i bambini – continuala responsabile – erano stati pensati momentidi gioco e riflessione a loro misura sul temadel conflitto, a partire da storie della Bibbiacome quelle della creazione e dell’arca di Noè”.Perché partecipare ad un campo adulti? Elisabettarisponde senza esitazione: “Quando si diventaadulti e si costruisce una famiglia diventasempre più difficile portare avanti un camminodi formazione. Ilcampo diventaallora una risorsapreziosa, unmomento nell’-anno per fermarsia riflettere,per la propriaformazione”.Da Pinzoloarriviamo aSanto StefanoPusteria, dove sifesteggia un anniversarioinpiena regola. Questo campo, da sempre guidatoda mons. Stagni, quest’anno ha compiuto 20 anni!Per un’esperienza così ben collaudata, unoslogan che apre un orizzonte infinito di riflessioneche in tanti si sono decisi ad indagare:“Prendete il largo… vicino a casa!”.Uno il testo di particolare riferimento: il documentodella CEI “Comunicare il Vangelo in unmondo che cambia” (cf. qui a p.10). Tre i puntichiave: vedere, confrontarsi, agire. Sono le paroledi Menella a darvi senso pieno: “Vedere hasignificato riflettere sulla possibilità e sulla necessitàper tutti di essere missionari nella vita diogni giorno. Confrontarsi poi su come effettivamentecomunicare il Vangelo oggi. Agire ha significatoprima di tutto mettersi in ascolto delleesperienze di impegno e missionarietà di alcuniadulti presenti al campo (tra gli altri, un responsabiledel Centro missionario di San Giovanni inPersiceto). Uno degli obiettivi di questo campo èda sempre quello di importare la catechesi degliadulti nelle parrocchie”.Tanti numeri, tanti campi, tante esperienze,tante parole.Concludo pensando ad una frase di Menellache, tra le altre, per un attimo mi ha scaldato ilcuore: “La missionarietà dei nonni nei confrontidei nipotini”. Tema (curioso? particolare?) affrontatoin questo campo adulti così ricco di potenzialità.Chi meglio di un nonno? I nostrinonni sono capaci di un vero protagonismo apostolico.Finché ci saranno nonni e nonne tra ifamosi 1.556 partecipanti ai campi estivi, la nostraChiesa locale e le nostre parrocchie sentirannodavvero pulsare in sé i valori della saggezzae della speranza, insieme all’attesa dell’incontrocon il Signore.Isabella Cornian. 5 | settembre - ottobre 2005 | agenda | p. 7
CEI: Convegno ecclesialeL’AC verso‘VERONA 2006’In preparazione al convegno ecclesiale del 2006, i presidenti diocesanidi AC s’interrogano a Loreto su come testimoniare il Signore oggiSi terrà nell’ottobre del 2006, a Verona, unimportante convegno ecclesiale, dal tema“Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo”,che si colloca dopo quelli di Roma (1976), Loreto(1985) e Palermo (1995). Gli argomenti trattati inquesti incontri: l’evangelizzazione e la promozioneumana, la comunione e la testimonianza.Questo appuntamento sarà un primo momentodi verifica nel cammino della Chiesa italiana,delineato dagli Orientamenti pastorali peril primo decennio del Duemila Comunicare ilVangelo in un mondo che cambia.Nella presentazione del documento preparatoriosi legge che l’incontro “ribadisce con forzala scelta già fatta nei precedenti convegni ecclesiali:(…) dedicare tali eventi alla considerazionedel ruolo dei cristiani nel contesto della realtàstorica in cui vivono ed operano”.Come presidenti diocesani di AC siamo staticonvocati a livello nazionale a Loreto, nei primigiorni di settembre, per dare inizio ad una riflessionein preparazione all’appuntamento diVerona. In quella occasione abbiamo cercato dirispondere alla domanda: “Che cosa significaper tutti gli aderenti essere ‘testimoni di Gesùrisorto speranza del mondo”’?Ecco alcune sottolineature emerse.La nostra speranza non è un’illusione o unafacile soluzione ai problemi della vita: è una persona,la persona di Gesù risorto! Essere suoi testimonisignifica allora fare del Risorto, che vivein mezzo a noi e rigenera la nostra vita nella speranza,la sorgente della testimonianza.Le radici di questa testimonianza sono il Battesimo,che ci unisce alla persona di Gesù, e l’azionedello Spirito, che ci rende conformi a Lui.La fede che opera per mezzo della carità è lafigura adulta della testimonianza, la formazionedel testimone è la cura della qualità della coscienzacristiana e il racconto della testimonianzaè il testimone narratore di speranza nella storia.L’esercizio della testimonianza passa attraversoun cammino di assimilazione, santità ediscernimento.Il programma triennale dell’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong>Italiana vuole far camminare i laici in questa direzione:partendo dalla contemplazione del Cristorisorto, speranza del mondo, si apre allacondivisione di questa speranza nella comunione,per concludersi con l’invito forte a rilanciarela missione, forma della testimonianza cristiana.Il documento preparatorio ci dice, a tal proposito:“È opportuno che l’esercizio della testimonianza(...) presti attenzione ad alcune grandiaree dell’esperienza personale e sociale. (…)Questi ambiti hanno una valenza antropologicache interpella ogni cristiano e ogni comunitàecclesiale” (Testimoni di Gesù risorto speranzadel mondo, n. 15).Sono ambiti come la vita affettiva, il lavoro eConvegno ecclesiale di Loreto (1985)p. 8 | agenda | settembre - ottobre 2005 | n. 5
CEI: Convegno ecclesialeConvegno presidenti di AC (Loreto, settembre 2005)la festa, la fragilità umana, la tradizione e la trasmissionedella fede, la cittadinanza.A Loreto abbiamo provato a fare un laboratorioper trovare alcuni spunti utili al camminodella nostra associazione, e precisamente ci siamoposti queste domande.• La validità della proposta formativa e d’impegnodell’AC passa prima di tutto attraverso laqualità delle relazioni che è in grado di creare edi far crescere. Come educare e far sperimentarenella vita associativa e in quella della comunitàecclesiale una relazionalità che sappia vivereintensamente gli affetti, i rapporti interpersonali,aprendoli ad una progettualità in grado didare ad essi solidità e spessore? Come aiutare ariscoprire l’importanza dei legami, la responsabilitàper l’altro e per la vita comune? Qual è ilruolo della famiglia in tal senso e quale attenzionealla famiglia l’associazione è chiamata oggi adesercitare? Come riproporre e valorizzare la dimensionefamiliare quale forma portante dell’esperienzaassociativa (incontro tra generazioni,realtà di condivisione a partire da età e condizionidi vita differenti ecc.)?• Il mondo del lavoro (trasformazioni materialie culturali, disoccupazione e nuove forme dioccupazione) e l’orizzonte della festa (il rapportotra il tempo libero e il tempo del riposo, il significatodella domenica...)stanno radicalmentemutando. Comeadeguare la propostadegli adulti di AC (siaaderenti all’associazione,sia legati ai movimentid’ambiente) affinchésia all’altezza deiradicali mutamenti inatto? Come far conosceremaggiormente ladottrina sociale dellaChiesa?• Come aiutare a viverela fragilità, l’esperienzadel limite senzafuggirne la fatica, maanche senza esserne schiacciati? Quale contributopuò dare l’AC a una vita spirituale che cirenda capaci di abbandono fiducioso nelle manidi Dio, di accoglienza e sostegno reciproco?Quale attenzione alla vita nella pluralità delle suedimensioni?• Educazione alla fede e alla testimonianzacristiana e comunicazione rappresentano duepilastri fondamentali dell’impegno attuale edella storia dell’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong>. Oggi comevanno riproposti, conservando quel patrimoniodi dialogo tra le generazioni che le appartiene?• L’educazione alla cittadinanza e all’impegnosocio-politico ha sempre caratterizzato la propostaformativa di AC assieme dell’educazionealla fede. Come rimotivare e incentivare un’attenzioneviva alle problematiche del territorio intutte le forme che si vanno oggi assumendo (ilnuovo ruolo della società civile, il senso di unacittadinanza locale e di una cittadinanza mondialeecc.)?Vi offro questo materiale come spunto peruna riflessione nelle parrocchie e nei gruppi, alfine di prepararci a vivere con consapevolezza ilconvegno che la Chiesa celebrerà il prossimoanno.Liviana Sgarzi Bullinin. 5 | settembre - ottobre 2005 | agenda | p. 9
CEI: LaiciEssere corresponsabilinella vita della ChiesaLa riflessione di mons. Stagni al convegno adulti sulla missionarietàdei laici, chiamati a vivere l’ufficio sacerdotale, profetico e regaleLa corresponsabilità dei laici nella vita dellaChiesa è un dato che acquista una particolarerilevanza, in vista del convegno ecclesiale di Verona,alla luce del rinnovato invito in tal sensoche ci viene dalla Lettera ai fedeli laici pubblicatadalla CEI la scorsa Pasqua.L’impegno missionario al quale i laici sonochiamati riposa peraltro sul proprio radicamentospirituale, cioè sul fatto che questo impegno sifonda su una oggettiva condizione del fedele chegli viene dai sacramenti, piuttosto che su unasorta di “dovere”. La stessa autenticità dell’identitàlaicale comporta inevitabilmente l’esseremissionari, testimoni del Risorto.Mons. Claudio Stagni, nel corso del campoadulti di luglio, prendendo spunto proprio dallalettera ai fedeli laici ha svolto un approfondimentosu questo tema, a partire dalla vocazioneuniversale dei fedeli alla santità, possibilità offertaa tutti e radice del rinnovamento del mondo.La santità vissuta è già, in se stessa, missione:questo significa che non viene mai meno l’efficaciamissionaria della propria vita, anche quandonon si può fare più nulla di attivo, ma si riescesolo a pregare e soffrire; e significa anche che inogni momento della corresponsabilità nellaChiesa prima vienela santità personale,poi l’impegno comunitario.Nella sua riflessione,mons. Stagnisottolinea come lamissionarietà coinvolgatutto l’esseredel cristiano, nei tre“munera” (doni) chelo configurano a Cristo.Anche il fedelelaico, infatti, aderendoa Cristo sacerdote,profeta e re,partecipa a modo suo di queste prerogative, chelo qualificano poi anche nel suo impegno laicale.Il fedele laico non è corresponsabile nella Chiesasolo per quanto riguarda la sua presenza nelmondo, ma anche per quanto attiene la vita dellaChiesa, dalla liturgia all’annuncio, all’unità visibile.Tale corresponsabilità, che è di tutti, potràpoi assumere una connotazione particolare nell’-<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong>, in forza del singolare rapportocon la gerarchia liberamente scelto.Il laico è innanzitutto corresponsabile nell’ufficiosacerdotale: questo rapporto vitale conGesù sacerdote, egli lo vive a due livelli.Dapprima unendosi a Lui e al suo sacrificionell’Eucaristia, per offrire se stesso e le sue attività.A questo riguardo molto efficace è quantodice la Lumen Gentium al n. 34: “Tutte le loroopere, le preghiere e le iniziative apostoliche, lavita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero,il sollievo spirituale e corporale, se sono compiutenello Spirito, e persino le molestie dellavita se sono sopportate con pazienza, diventanospirituali sacrifici graditi a Dio per Gesù Cristo(cf. 1Pt 2,5), i quali nella celebrazione dell’Eucaristiasono piissimamente offerti al Padre insiemeall’oblazione del Corpo del Signore. Così anchei laici, operandosantamente dappertuttocome adoratori,consacrano a Dio ilmondo stesso”.In secondo luogo,facendo qualcosa(forse ancora tutta dainventare!) perché lacelebrazione eucaristicadomenicale diventiil momento piùforte per far crescerela missionarietà nellacomunità cristiana.Dicono i vescovi:p. 10 | agenda | settembre - ottobre 2005 | n. 5
CEI: Laici“La celebrazione eucaristica domenicale dovràessere condotta a far crescere i fedeli, mediantel’ascolto della Parola e la comunione al Corpo diCristo, così che possano poi uscire dalle muradella Chiesa con animo apostolico, aperto allacondivisione e pronto a rendere ragione dellasperanza che abita i credenti (cfr. 1Pt 3,15). In talmodo la celebrazione eucaristica risulterà luogoveramente significativo dell’educazione missionariadella comunità cristiana” (Comunicare ilVangelo in un mondo che cambia, n. 48).I laici sono poi corresponsabili nell’ufficioprofetico: di fronte alla Parola di Dio i fedeli sonoimpegnati ad accoglierla nella fede e a testimoniarlacon le parole e con le opere. La responsabilitàquindi comincia prima dell’annuncio,cioè nell’ascolto. Se un tempo si poteva respirareuna mentalità cristiana dalla famiglia edal contesto sociale, oggi non è più così. La conoscenzadella Parola di Dio, l’adesione all’insegnamentodel Vangelo così come la Chiesa locustodisce e lo propone sono premessa indispensabileper l’annuncio missionario cristiano.Purtroppo sono sempre più frequenti i casi dipersone che affermano di essere cattolici, e poipronunciano giudizi esattamente contrari aquelli del magistero!Mons. Stagni indica tre prospettive di questacorresponsabilità nell’ufficio profetico:- i fedeli laici sono resi partecipi del senso difede soprannaturale della Chiesa, che non puòsbagliarsi nel credere, quando dai vescovi a tuttii laici c’è l’universale consenso in cose di fede edi morale (cf. Lumen Gentium, n.12);- l’annuncio diretto dellaParola di Dio mediante l’insegnamentodel catechismo, latestimonianza della fede cristiananelle vicende fondamentalidella vita;- collaborare alla formazione di comunità ecclesialimature, che sappiano rivolgersi per una“nuova evangelizzazione ad intere fasce di popolazionenelle loro varie situazioni, ambienti eculture” (cf. Christifideles laici, n. 34).Infine, i laici sono corresponsabili nell’ufficioregale, infatti “per la loro appartenenza a CristoSignore e Re dell’universo i fedeli laici partecipanoal suo ufficio regale e sono da Lui chiamati alservizio del Regno di Dio e alla sua diffusionenella storia. Essi vivono la regalità cristiana anzituttomediante il combattimento spirituale pervincere in sé stessi il regno del peccato, e poi medianteil donodi sé per servire,nella caritàe nella giustizia,Gesù stessopresente intutti i suoi fratelli,soprattuttonei più piccoli”(Christifideleslaici,n.14).In questaseconda dimensione,l’impegno di“cercare il regnodi Dio trattando le cose temporali e orientarlesecondo Dio” (Lumen Gentium, n.31), cheè proprio dei laici, si realizza nella duplice direzionedel servizio alla persona umana e dell’animazionecristiana della società (che per i singolilaici comprende anche l’impegno nella politica).In conclusione, è chiaro che il primo effettodella corresponsabilità è far vedere che i diversiministeri e carismi possono operare insiemenella Chiesa per lo stesso fine, la diffusione delRegno. Si può forse dire che, a prescindere daquello che si fa insieme, è già importante farloinsieme, dando una testimonianza di comunioneche è fondamento della missione.Sì, perché la comunione è all’origine dellamissione: “Come tu, Padre, sei in me e io in te,siano anch’essi in noi una cosa sola, perché ilmondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21).Ed è anche alla fine della missione, perché ne èil punto d’arrivo: “La Chiesa è in Cristo come unsacramento o segno e strumento dell’intima u-nione con Dio e dell’unità di tutto il genere u-mano” (Lumen gentium, n.1).La prima impressione che lasciarono attorno asé i cristiani di Gerusalemme non fu “guardaquante cose fanno”, ma “guarda come si amano”.Leonello SoliniIl testo integrale della riflessione di mons.Stagni può essere scaricato dal sito dell’AC bolognese,all’indirizzo:www.azionecattolicabo.itn. 5 | settembre - ottobre 2005 | agenda | p. 11
Assistenti diocesaniUn giorno nebbiosoa <strong>Bologna</strong>, circa nel 2025Vuotare l’archivio era la cosapiù noiosa: libri, scatoloni, soprattuttopolvere, spesso unicatestimone di perduti ricordi. Ilfacchino W15 cominciò. E trasportòdi tutto. D’un trattogiunse ad alcune scatole scure,apparentemente molto pesanti;finì per trovarle così leggere datrasportarne fino a cinque pervolta. Ma ad un certo punto necadde una; l’etichetta ventennaleera sbiadita: don Matteo -ACR 1999-2001; Giovani 2001-2005. Si era tutto rovesciato.Non c’erano fogli ma solo oggetti.No, non si misero a parlare:non è una favola, questa! Èuna storia seria! Ma W15 fu comeilluminato; vedendo quellecose, era come se avesse dasempre conosciuto il loro proprietario.Sì, un tipo strano, masempre in movimento, semprein ricerca, come teso sempreverso nuove sfide. Così raccontavalo zaino, un po’ sporco,molto vissuto, che quasi covavagelosamente un petardo; comea dire che quel prete amava laconfusione ben fatta, i botti:insomma, l’esplosività contagiosa,coinvolgente. E il petardostava come rannicchiato dietroun portafotografie: un pretesorridente nell’atto di andareincontro a qualcuno. Nella fotoquesto qualcuno non c’era: segnoche don Matteo avrebbevoluto che ognuno, nell’incontrarlo,si sentisse accolto, desiderato.E, infatti, lì c’era ancheun’agenda, non piena d’impegnima di nomi, di volti. Infine,una pagina del Vangelo un po’stropicciata, come se fosse stataletta mille volte; a dir la veritàcome se fosse stata bagnatamille volte: Donna, perchépiangi? Ah, già! L’incontro traGesù e la Maddalena. Allora ciòche ha bagnato la pagina sonolacrime. W15 si disse che quelprete piangeva perché l’amoredi Gesù è troppo grande; piangevaperché capiva che non riuscivaad amare davvero i fratelli.Forse piangeva e basta! Eratardi; W15 tornò a lavorare, comesempre da solo. Ma le suelacrime, quella sera, trovaronoantiche e inattese sorelle.don Matteo ProdiAd inizio ottobre don Matteo Prodi e don Lorenzo Gaianihanno terminato il loro incarico di viceassistenti diocesani: alsettore giovani è arrivato don Stefano Bendazzoli, mentre gliadulti sono stati affidati alla cura pastorale di don GabrieleDavalli, che mantiene anche l’incarico di viceassistente perl’ACR. Salutiamo con affetto don Matteo, novello parroco aPonte Ronca, e don Lorenzo, e diamo un caloroso benvenutoa don Stefano. Ma anche loro ci hanno voluto salutare, così…In AC, fin dall'inizio, sono statoaccompagnato da alcune personeche mi hanno guidato nellaconoscenza dell'associazione eGrazieper le relazioni...accolto con grande fraternità nelle loro case, nelle loro vite, offrendomi una concretatestimonianza di umanità e di fede. Ripensandoci, le relazioni, le persone, prima diessere un tema di riflessione, sono state l'ingrediente primario di questi quattro anni.È impossibile fare un bilancio, mi sembra di essere veramente in debito di tantocon tante persone. È stata una esperienza ritmata dalla riflessione sulle tematiche, dagli appuntamenti(con i miei ritardi e i miei buchi di partecipazione), dalla loro preparazione; e animata dalla conoscenzadi uomini e donne molto diversi fra loro, disponibili a mettersi in discussione e affezionati alla Chiesa di<strong>Bologna</strong> e alla Chiesa universale. Molti momenti mi sono rimasti nel cuore, ne cito tre: la “lunga marcia”verso il campo adulti Falzarego 2002, verso Palermo 2003 e verso lo Statuto, sempre nel 2003. Mi pareche la presidenza sia stata il punto focale di questo cammino di comunione on line. È stata una forte occasionedi ascolto, di pazienza, di confronto, di scontro, di festa.don Lorenzo Gaianip. 12 | agenda | settembre - ottobre 2005 | n. 5
Percorso ParolaAnche quest’anno verrà propostala lettura continuativa del Vangelo.Ed è la volta di Marco“Quello seminato tra le spineè colui che ascolta la parola,ma le preoccupazioni e l’ingannodella ricchezza soffocanola parola ed essa non dafrutto” (Mt 13, 22).Questa frase l’ho appiccicatain terza pagina nel piccolo “ivangeli”, il libretto con i quattroVangeli regalatomi da don Massimo.Ho portato a casa il fogliettinodelle letture, a fine messa, el’ho ritagliata. A volte le paroledel Vangelo parlano di te. Quelpiccolo “i vangeli” aveva presol’abitudine di seguirmi spesso,nascosto nella borsa dell’università,a volte nella capiente tascadella giacchetta impermeabile.L’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong> aveva propostoil Percorso Parola. Credendolouna bella proposta per iragazzi del mio gruppo, decisi inprima persona d’impegnarmicon costanza nella lettura ognigiorno di un brano dal Vangelodi Matteo. Altrimenti come potevopretenderlo da loro? Imbottiiallora il piccolo “i vangeli”del fogliettino-calendario, gialloe ben ripiegato, e presi ad aprirloogni giorno, entrando in unachiesa in centro, seduto in camera,sulla panchina di un parco,seduto in autobus. Ho anchevoluto impararmi a memoria lasequenza d’invocazione allo Spirito.Mi sembrava importante.La ripetevo sottovoce prima dileggere il brano. Cercavo di nonleggere in fretta, di trovare almenouna parola che parlassealla mia vita. Ma non era semprefacile. Non sempre il Vangelosembra bello e consolante. Nonsempre mi sembrava di poterecapire. C’erano giorni in cui trovavoparole che mi turbavano omi mettevano tristezza. Se leggitutto il Vangelo, leggi anche lecose che ti disturbano, che sonoscomode per te e per l’immaginedi Dio come tu vorresti che fosse.Sì, questo è per me, naturalmente.“Non sono venuto a portarepace, ma una spada”.“Sarete odiati da tutti a causa delmio nome”. “Ma la bestemmiacontro lo Spirito non gli saràperdonata né in questo secolo,né in quello futuro”. “E se il tuoocchio ti è occasione di scandalo,cavalo e gettalo via da te”.Eppure fu una piccola rivoluzione,perché il Vangelo cominciòa far parte della vita.Ogni giorno sapevo che mi cisarei scontrato, che avrei lasciatoche mi parlasse. Che a-vrei cominciato a lavorare e adinterrogarmi sulle cose scomode,e su quelle difficili. Che misarei lasciato scaldare il cuoredalla parole di perdono, di a-more e di vita, che avevano ilgusto genuino della verità.E poi certamente potevo leggerei commenti al Vangelo inmailing list (anche quest’anno cisaranno), potevo parlare conqualcuno delle parole che miavevano turbato o colpito. Ma lepreoccupazioni e l’inganno dellaricchezza soffocano la parola…Aspetto il 27 novembre.Quest’anno è la volta del Vangelodi Marco. All’inizio misembrava uno sforzo, poi unfrutto della mia buona volontà edella fedeltà. Seduto in qualchechiesa pensavo che non tutti,non in tutto il mondo, possonoprocurarsi un piccolo “i vangeli”,possono fermarsi a leggerloin pace e senza aver fame, possonotrovare tanto amore nellavita e persone che hanno mostratoloro come quel Vangelopossa rendere felici. Che hannomostrato loro Gesù. E allora misento che tutto è un dono. Poipassa. E così a volte sarebbebene che rileggessi la frase appiccicatain terza pagina.Simone Persianin. 5 | settembre - ottobre 2005 | agenda | p. 13
Cenacolo EuropaIl cristiano deve prendere consapevolezza del suo ruolonella società, evitando che altri facciano un usoopportunistico e strumentale dei valori della fede“Ai laici tocca… come cittadini,cooperare con gli altri cittadinisecondo la specifica competenzae sotto la propria responsabilità”(Apostolicam actuositatem,n. 7). Il dibattito nella societàcivile attorno al tema dellalaicità è molto ricco e vivace negliultimi mesi. Anche nella Chiesaè necessario un confronto seriosu questi temi.Non è così scontato chiedercise noi laici siamo consapevolidella nostra responsabilitàsu quel “vasto campo” cheattiene alla vita pubblica, politica,amministrativa; non èscontato chiedersi chi deve e-laborare in concreto i programmid’azione, ispirare lescelte politiche, indicare lepersone chiamate ad esercitarequesto o quel compito nellavita pubblica. “Non sempre èpronta la soluzione per ognisingola questione”, come diceil testo citato del Concilio.Nuove frontiere della scienza,questioni spinose e oggettivamentecomplesse interpellanola coscienza di ogni cittadino.Una corrente di pensiero, e-stranea alla genuina tradizionecattolica e lontana anche dauna corretta lettura della Costituzione,vorrebbe mettere atacere la comunità cristiana,affermando non l’autonomianecessaria delle realtà temporali,ma il loro definitivo svincoloda ogni indirizzo che provengadalla Chiesa: questa derivalaicista non solo mortificail diritto della Chiesa di esprimersi,ma impoverisce la comunitàcivile di un riferimentoautorevole e necessario.D’altra parte la Populorumprogressio riafferma chiaramenteche c’è una responsabilitàpersonale dei laici che nonè delegabile: “i laici devono assumerecome loro compito specificoil rinnovamento dell’ordinetemporale. Se l’ufficiodella gerarchia è quello d’insegnaree d’interpretare in modoautentico i principi morali daseguire in questo campo, spettaa loro, attraverso la loro liberainiziativa e senza attendere passivamenteconsegne o direttive,di penetrare di spirito cristianola mentalità e i costumi, la leggee le strutture della loro comunitàdi vita” (cf. Populorumprogressio, n. 42). Conciliaresviluppo economico, mercato estato sociale è possibile, marichiede una classe politica incui persone capaci assumanocon coraggio la complessità diquesto tempo e cerchino undialogo sincero e costruttivocon le tanti componenti ancoravitali della società civile.Per questi compiti è necessarioche anche come <strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong>non ci stanchiamo di formarepersone e laici maturi econsapevoli. La dolorosa alternativasarebbe lasciare campolibero ai nuovi arrembanti “ateidevoti”, che usano strumentalmentei valori propri della fedeper trasfonderli senza mediazioneculturale nella vita pubblica,il più delle volte per opportunismoe insipienza culturale.Saverio MelegaLA LAICITÀ NELL’ORIZZONTE EUROPEOIl 22 novembre 2005 alle 20.30, nel teatro della parrocchiadi S. Andrea apostolo alla Barca, mons. FrancescoLambiasi, assistente nazionale dell’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong>Italiana, parlerà de “La luce del magistero e laresponsabilità della coscienza: il percorso del discernimentoda parte della comunità cristiana”.Seguirà un momento di dibattito.p. 14 | agenda | settembre - ottobre 2005 | n. 5
Cuore a SudDESTINAZIONE TANZANIAL’estate è anche occasione per fare esperienza di missione.E magari scoprire, in un Paese africano, il vero senso della vitaQuest’estate, grazie all’associazioneAlbero di Cirene(cf. Agenda 3/2005), siamopartite “alla ricerca del leoneaddormentato”. DestinazioneTanzania.Due ragazze, dottoresse, sisono fermate a Ifakara, e hannolavorato nell’ospedale locale,mentre le altre quattro ragazzesono andate a Chita e a Merera, per condividerequalche settimana con la gente del posto.Merera, villaggio di 4.000 anime su una collinettain mezzo alla savana, dista da Chita 3 ore dicammino per un sentiero sterrato e che durantela stagione delle piogge è allagato, rendendolaraggiungibile solo con la canoa. La realtà è moltodura, in un Paese dove regna un’enorme povertà,che impedisce anche la cura delle malattie:tifo, ameba, malaria e AIDS. Quest’ultimo mietemolte vittime, lasciando uno stuolo di orfani chele classiche famiglie allargate africane non sonopiù in grado di assorbire. Un maestro elementarelocale ci ha spiegato che una malattia è consideratatale se impedisce di lavorare, altrimenti èparte naturale della vita, come l’invecchiamento.L’unico ospedale della zona è a Ifakara. Chita,grazie ai suoi 12.000 abitanti e alla stazione ferroviaria,ha un medico e qualche medicinale (dapagare, cosa che non tutti possono permettersi).A Merera, invece, la situazione è più complicata:c’è solo una farmacista e il dispensario disponedi poche medicine e di nessun ausilio tecnico;l’ospedale è molto lontano, soprattutto se siconsidera che il trasporto è complicato(macchine rarissime e tempi di percorrenzalunghi). E l’acqua del fiume, che è l’unica disponibileperché gratuita, porta malattie ma, allostesso tempo, dona vita, perché permette la coltivazionedel riso e la crescita di molti frutti.Come può mancare Merera? Le difficoltà nonpesavano, grazie all’accoglienza calorosa riservatecida tutti. L’importante è che ci fossimo,non quello che facevamo o davamo loro. Abbiamovissuto giorni basati non suciò che si ha, o si fa, o si dà, masolo sull’essere: l’importanzadella persona indipendentementedal resto e il piacere delcontatto, del confronto, dellacompagnia. Spesso ci siamosentiti ringraziare perché eravamopresenti: qualcuno si ricordadi loro e li va a visitare. Equanti regali ci sono arrivati perché lì l’ospitalitàè ancora sacra. Ci manca anche l’asciugare ipiatti cantando e ballando insieme alle suore e iltrasporto che si sente nei canti della Messa.La ricerca del “leone addormentato” si è conclusapositivamente con il suo ritrovamento: lanostra umanità, la persona e il suo essere, verosenso della vita, mentre il resto non conta. Questoleone spesso si addormenta nei nostri cuoriinduriti, stancato dalla fretta e dallo stress e dimenticato,ma in Tanzania viene risvegliato eruggisce forte!Annamaria Bortolotti,Sofia Persiani, Benedetta Rossi,Valentina Rossi, Anna StignaniL’AC ha finanziato l’acquisto degli oggettivenduti al mercatino durante lafesta del 25 settembre: il ricavatoandrà all’Albero di Cirene.“Grazie perché sappiamo che siete quiper noi. Tutto quello che fate, lo fateper noi” (Sista Onorina)“A cosa pensi, Baba?”“Ai bianchi e ai neri e alle differenzeche ci sono”“Be’, l’importante non sono le differenze,ma la vera essenza della naturaumana”n. 5 | settembre - ottobre 2005 | agenda | p. 15
Cuore a SudPensieri dasotto l’equatoreUna delle ragazze di AC che hannopreso parte all’esperienza in Tanzaniadurante il soggiorno si è ammalataed è stata curata nell’ospedale diIfakara. Nei giorni della convalescenzaha scritto una mail agli amici rimastiin Italia: una riflessione cruda,ma al contempo appassionata sullarealtà del “Terzo mondo” e sulla nostradifficoltà a relazionarci con quellarealtà, incapaci di “riconoscere lapovertà perché non è come te l’hasempre fatta vedere la televisione”Ifakara (Tanzania), 25 agosto 2005Jambo gente, vi scrivo in diretta dall’Afrika!!!Non ve lo aspettavate vero????Neanche io di poter mandare una mail da uncomputer, quando fino a due giorni fa ero senzaluce!!Oggi sono a Ifakara, una cittadona, dove esceacqua dai rubinetti, c’è la luce, si può tirare l’acquadel bagno, c’è la doccia, l’acqua fresca di frigo,carne di mucca, un grosso ospedale e tantialtri piccoli comfort (almeno avere la malariacomporta qualche piccolo privilegio… se seibianco!!!).Una capanna tradizionaleMa vi dirò che Merera, il villaggetto sperdutosu una collinetta in mezzo alla savana, e tutta lasua gente, già mancano, nonostante le mille difficoltàe scomodità: pollo, riso e brodetto tutti igiorni, andare a fare acqua alla fontana, usare lelampade a petrolio, lavare i piatti nell’acqua colorruggine, non lavare i vestiti e non lavarsi perchénon c’è abbastanza acqua, condividere la salada pranzo con topi e pipistrelli e via dicendo.Tutte cose che dette a un europeo e scritte adessosu un computer sembrano assurde, ma che quisono la cosa più normale di questo mondo!Pensate solo che giusto la settimana scorsaandavamo in visita per la terza volta al villaggiodei Wasukuma (tribù seminomade tipo i Masai)dove il capo, nonché lo stregone del villaggio,dal nome altisonante, Kalenga Kelo, in quantoospiti (e si sa, in Africa l’ospite è sacro) ci ha regalatola terza capretta per fare un piccolo allevamentoa Merera, in modo da avere il latte e poimagari anche qualche bel capretto arrosto perNatale. E poi delle patate essiccate sui tetti dellecapanne di paglia, in mezzo a miliardi di moschee animali. Cose che a pensarci leggeresti solo suuno di quei libri di storie un po’ fantastiche e unpo’ inverosimili, che parlano di stregoni gentiliche al chiaro di luna preparano intrugli e pozionimagiche al suono dei tamburi lontani.Eppure qui è tutto vero, vero come la povertàdelle persone che vanno a comprare lo zuccheroa cucchiaini e l’olio per le lampade in bustine,vero come la loro dignità, la loro disarmante e-nergia e voglia di vivere nonostante le difficoltà,senza mai lamentarsi e sempre condividendotutto, anche quel poco che hanno, che porta i piùtra noi a pensare che qui stiano bene e non abbianobisogno di niente perché sono felici.È sempre doloroso doversi scontrare con ladurezza della realtà, non tanto quella che si vedequi, come il fatto di non poter curare tutti in manieraadeguata perché non c’è la possibilità difare uno stupido esame o uno stupido vetrino, oche i primi tre che arrivano trovano le medicinee gli altri se ne devono invece tornare a casa perchésono finite, o, che ne so, il fatto che spessomolti tornino perché non hanno capito comeusare le medicine che gli hai dato o come fareper darle da mangiare o bere ai più piccini. Nonsono tanto le facce piene di speranza delle personeche pensano che tu li possa curare e guariresolo perché sei bianco e hai i soldi per qualsiasirimedio, come se la salute si potesse comprare ele malattie sconfiggere con banconote di europ. 16 | agenda | settembre - ottobre 2005 | n. 5
Cuore a SudIl dispensario(anche se qui è vero che quei 3 euro in più – costodel biglietto del treno per l’ospedale di Ifakara– fanno la differenza tra potersi curare eno), non sono tanto gli sguardi impotenti e allostesso tempo disarmanti delle mamme che srotolanocon amore quei fagotti imbacuccati dentrocui ci sono i bimbetti cotti dai febbroni controcui anche tutto l’amore di una mamma nonpuò nulla; o la pazienza con cui queste personeaffrontano ore di fila e ore di cammino a piedi,anche a 95 anni, solo per vedere un medicobianco che ha sicuramente le medicine migliori,e la loro remissione e pazienza nel tornare ilgiorno dopo perché ormai è troppo buio per vederciqualcosa e ovviamente non c’è la luce; ildolore sta nel vedere e constatare la durezza delnostro cuore.Siamo così sicuri delle nostre certezze, delnostro modo di vivere, di sapere come funzionanole cose anche a latitudini diverse, e inveceche guardare, cercare di capire, bussare e chiederepermesso, dopo manco due giorni che siamoqui sappiamo già di cosa queste personehanno bisogno, qual è il problema e come risolverlo,senza accorgerci che invece rimaniamosolo degli “stupidi colonialisti”.È triste quando ti accorgi che non sai riconoscerela povertà perché non è come te l’ha semprefatta vedere la televisione; solo perché ibimbi non sono scheletrici e non hanno le moschenegli occhi, sorridono anche se hanno soloun vestito sporco e bucato e si costruiscono lemacchinine con le ciabatte rotte e i copertonidelle biciclette, allora vuol dire che non sonopoveri e che non stanno male?È triste vedere come il nostro mondo pieno diogni ben di Dio e di ogni lusso ci abbia resi incapacidi “vedere con il cuore”, come direbbe il PiccoloPrincipe, di riconoscere le cose e chiamarle con illoro nome, riempiendoci la testa di inutilità espazzatura che annebbia le nostre menti.È triste quando non si sanno riconoscere lepersone e la loro umanità ferita perché troppopresi sempre e comunque solo da noi stessi edalle nostre certezze.Ora devo andare, il mio tempo a disposizioneè scaduto, vi giuro che dopo un mese che nonscrivo più è stato difficile… o è colpa della malaria?Tutaonana mapema (ci vediamo presto).Un abbraccio a tutti,ValeLa Tanzania è uno dei Paesi più poveri del mondo. Il redditoannuo pro capite è di circa 220 dollari; 6 persone su 10 vivonocon meno di 2 dollari al giorno. Il 60% della popolazione è privodell’elettricità e il 40% dell’acqua potabile.L’economia dipende in gran parte dall’agricoltura, ma le condizionigeografiche e climatiche limitano i campi coltivati al 4% delterritorio. L’industria è prevalentemente dedita alla trasformazionedei prodotti agricoli. Le grandi risorse naturali – giacimentid’oro e parchi nazionali – non sono sfruttate appieno e generanopoco reddito. Il bilancio dello Stato è gravato da un onerosissimodebito pubblico, che limita la possibilità di attuare riformestrutturali.Ogni gruppo etnico ha la propria lingua, ma quella nazionale èlo Swahili, una lingua di origine Bantu con forti influenze arabe.Come gran parte dei Paesi africani, anche la Tanzania è afflittadall’epidemia dell’AIDS, che colpisce in prevalenza i giovani tra i20 e i 34 anni.n. 5 | settembre - ottobre 2005 | agenda | p. 17
Pastorale familiareFratelli separati e divorziati...Ha preso il via nella parrocchia di San Silverio di Chiesanuovauna proposta rivolta a quanti vivono “situazioni difficili”Esiste un crescente numero di persone che,dopo aver investito la loro vita in un progetto dicondivisione con un’altra persona, si trovanosole, confuse, e spesso vivono con difficoltà anchela loro fede, in una comunità che può dareloro la sensazione di emarginarli.È urgente, come comunità ecclesiale, prendersia cuore la sofferenza di costoro e mandareun messaggio chiaro di condivisione, fraternità,progetto di cammino comune.È inoltre necessario dare risposta alle domandepiù ricorrenti: i separati, i divorziati, i divorziatirisposati sono fuori o dentro la Chiesa? Chipuò fare la comunione? Chi ne è escluso?Don Massimo Cassani, nel suo intervento alconvegno sulla pastorale familiare dello scorso 9ottobre, ha risposto, secondo la dottrina del magistero,ridefinendo però i termini del discorsoall’interno delle categorie di accoglienza, camminocomune e unità della Chiesa alla quale tuttii battezzati, in qualunque condizione siano, sonochiamati.“Le ‘situazioni difficili’, nell’accezione concui il magistero usa questa espressione, sonoquelle in cui una persona è separata, eventualmenteanche legalmente divorziata con regolaresentenza civile, ma vive ‘sola’, (…) Qui, non cisono ostacoli di principio alla ricezione dei sacramenti,tuttavia non per caso sono denominate“situazioni difficili”: perché è effettivamentedifficile e doloroso, sempre, ma ancor più in uncontesto socio-culturale come l’attuale, mantenersifedeli al coniuge che ti ha lasciato. (…)La solitudine di cui si è parlato, e che può esserescelta, non deve però essere sinonimo ocausa di isolamento. Qui entra in gioco la responsabilitàdelle nostre comunità cristiane che,di fronte al dramma dell’abbandono e della separazione,non devono lasciar solo, o peggio,guardare con sospetto ed isolare chi vive talidrammi.Una parola ulteriore e chiarificatrice credomeriti la situazione delle persone divorziate, manon risposate. (…) Appare, pertanto, conformealla dottrina cattolica affermare che, in linea dimassima, e contrariamente a quanto solitamentesi crede, il solo fatto di essere divorziato nonmodifica la posizione di un battezzato in relazionealla pratica dei sacramenti. (…)Veniamo ora alle situazioni dette ‘irregolari’.È la questione più dibattuta, il ‘caso serio’ diquesto argomento, reso tale dal fatto, ben noto econtroverso, dell’esclusione dai sacramenti, inparticolare dalla comunione eucaristica e dall’-assoluzione. Tre, in concreto, le categorie dibattezzati che rientrano in questa fattispecie: idivorziati risposati, i conviventi e gli sposati soloin civile.L’esclusione dai sacramenti, specie dalla comunione,è sentita da molti, non solo fra i direttiinteressati, come una punizione ingiusta e discriminatoria...In una lettera del febbraio 2000,quando ancora era arcivescovo di Ferrara, mons.Caffarra dava ai preti di quella diocesi degli‘orientamenti pastorali per le situazioni matrimonialiirregolari, in particolare per i fedeli divorziatirisposati’. Vi si legge che ‘la condizionep. 18 | agenda | settembre - ottobre 2005 | n. 5
Pastorale familiaredei fedeli divorziatirisposati èirregolare non acausa della violazionedi una leggemorale, in primoluogo. Lo è a causadel fatto che il sacramentodel matrimoniopone inessere una correlazionedi reciprocaappartenenzache rimane persempre’. (…)Il fatto di nonpoter accostarsialla comunioneeucaristica, né ricevere l’assoluzione, non significaperò esser tagliati fuori dalla vita di grazia.Non è così. (…) La questione ‘comunione sì/comunione no’ è certamente importante e delicata,giacché investe persone concrete. Ma rischiadi monopolizzare completamente l’attenzioneed il dibattito, quasi fosse l’unico problemasul tappeto nella pastorale delle situazioni‘irregolari’. Mentre ci sono altri importanti a-spetti che è bene considerare.Il primo, ribadito in tutti i documenti magisteriali,è che i fedeli divorziati risposati, per ilsolo e semplice fatto d’essere tali, non sono fuoridella comunione ecclesiale. È gravemente erratal’affermazione, che talora si sente, che i divorziatirisposati o i conviventi siano scomunicati.(…) Se divorziati risposati e conviventi sonodentro la comunione ecclesiale, la Chiesa cheè ‘istituita per condurre a salvezza tutti gli uominie soprattutto i battezzati’, non può disinteressarsidi loro o abbandonarli a sé stessi”.È nata dal convegno una proposta rivolta atutte quelle perone che si trovano nelle situazionisopra descritte: un incontro mensile di preghieranella parrocchia di san Silverio di Chiesanuova,guidato da un sacerdote e da un separato.Le modalità sono quelle che Ernesto Emanuele,presidente dell’Associazione famiglie separatecristiane ci ha proposto, e che indichiamoin breve:- far sentire ai separati che non si è fuori dellaChiesa, che non si è emarginati, che non si ègiudicati;- presentare una forma di preghiera accettabileda tutti, anche da persone da anni “lontane”dalla pratica religiosa;- portare all’ interno della Chiesa la voce, leproblematiche, soprattutto la sofferenza dellefamiglie separate;- far crescere nell’interno delle comunità lavera accoglienza verso queste persone sofferenti.Più in dettaglio, la proposta che facciamoprevede:- rincominciare a pregare insieme;- trovare mediante la preghiera un nuovorapporto con Dio;- ascoltare insieme la Parola di Dio, farla nostra;- sostenerci a vicenda e scambiare le nostreesperienze;- iniziare o ravvivare un cammino di perdonoe di preghiera per il coniuge;- “guariti” e rinfrancati, poter ritornare allenostre comunità ad aiutare altre persone e magariad aiutare altri separati.Questi appuntamenti, secondo Emanuele,danno “un senso di sollievo come quando finalmentesi riesce a condividere con altri il peso diun dolore profondo; un senso di fraternità forte,che apre alla condivisione; il desiderio di lanciarsiin nuovi progetti, ma anche il timore e laprudenza che ci dicono di agire con delicatezza eattenzione, perché molte sono le ferite aperte; laconsapevolezza della necessità di rendere sensibilela comunità intera ad un’accoglienza chenon sia giudizio ma condivisione”.Paola Taddian. 5 | settembre - ottobre 2005 | agenda | p. 19
Profili: card. Antonio PomaQuando il Conciliomuoveva i primi passiRicorre quest’anno il ventennale della scomparsa del card. Poma,che guidò la Chiesa bolognese dal 1968 al 1983. Un ricordodell’impegno dell’AC di quegli anni, in sintonia con il vescovo.“al servizio delle finalità generali della Chiesa”Facevo parte della presidenza dell’AC diocesanacome responsabile ACR in un tempo ormailontano, ma decisamente indimenticabile e indimenticato.Il Concilio ci aveva insegnato – enoi avevamo fortemente interiorizzato – il sensod’appartenenza alla Chiesa nella duplice accezionedi Popolo di Dio e Corpo di Cristo. In questacornice avevamo imparato a considerare lafigura del vescovo come successore degli Apostolie ad ascoltarne, con l’attesa e il rispetto deifigli, la parola autorevole.La Chiesa bolognese stava affrontando le primeprove dell’applicazione del Concilio Vaticano II.L’ACR si mise al servizio di una riforma moltosignificativa, quella che portò l’anno della Cresimaal termine della scuola elementare o all’iniziodelle medie. Si capì subito il grande compitoche l’attendeva, forte dell’esperienza ormaiconsolidata dei campi estivi. Nacquero così icampi del dopo Cresima. Il card. Poma nonmancò mai di incoraggiarci su quella che era unavera linea di servizio coerente con le finalità formativeche l’AC si era data con l’allora nuovoStatuto.“L’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong> Italiana da parte sua èuna associazione di laici che liberamente si riunisconoper fini formativi, di studio e di azioneAntonio Poma nacque a Villanterio (Pv) il 12 giugno 1910. Fu ordinato sacerdote nell’aprile del1933 e divenne prima segretario del vescovo di Pavia e poi rettore del Seminario diocesano. Nominatonel 1951 ausiliare del vescovo di Mantova, gli succedette l’anno seguente. Il 16 luglio 1967 Paolo VI lonominò coadiutore con diritto di successione dell’arcivescovo di <strong>Bologna</strong>, card. Giacomo Lercaro, acui subentrò il 12 febbraio 1968. Cardinale dal 1969, nello stesso anno divenne presidente della Conferenzaepiscopale italiana, incarico che mantenne fino al 1979. L’ultimo grande impegno pastorale delcard. Poma fu la storica visita a <strong>Bologna</strong> di Giovanni Paolo II, il 18 aprile 1982. Pochi giorni dopo questoavvenimento il cardinale fu colto da “grave disturbo cardiaco” e si dimise l’11 febbraio 1983. Morìil 24 settembre 1985.p. 20 | agenda | settembre - ottobre 2005 | n. 5
Profili: card. Antonio Pomapastorale”. Uno Statuto coerente con le indicazionidel decreto conciliare sull’apostolato deilaici. “Quanto all’apostolato per l’evangelizzazionee la santificazione degli uomini, i laicidebbono essere particolarmente formati a stabilireil dialogo con gli altri, credenti o non credenti,per annunziare a tutti il messaggio diCristo”.La lieve protrazione del tempo in cui conferireil sacramento della Confermazione offrivaproprio una formidabile occasione formativa.Chi, meglio dell’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong>, avrebbe potutorispondere ad una esigenza nuova che richiedevamolta esperienza nella formazione dei ragazzi?Il card. Poma non ebbe esitazioni. Si dimostròsubito entusiasta dell’iniziativa e nonpassava estate senza che si facesse vivo a Dobbiacoe al Falzarego, o dovunque si tenessero icampi, che non erano più per i soli ragazzi aderentiall’associazione, ma impegnavano l’AC nelsuo compito proprio di essere al servizio dellefinalità generali della Chiesa. Si avviò così unatradizione che poi fece scuola in altre diocesi efu decisiva per incrementare la formazione deiragazzi prima e dei giovani poi, creando anche lecondizioni per una continuità formativa moltopiù generale e diffusa.Questa – che il cardinale accolse con moltoentusiasmo – fu una delle opere che trovaronoattuazione durante il suo episcopato. Mi pareancora di vederla, la sua figura alta e ispirata,lungo il gran viale davanti al Grand Hotel o neicorridoi all’interno, quando – accompagnato daSilvana – visitava la struttura ogni anno un po’più funzionale e passava a salutare in cucina, oincontrava i catechisti a lungo, ascoltando attentamente,senza mai tradire impazienza, o ancorasi fermava a dialogare con i ragazzi che facevanocrocchio intorno a lui dopo la messa.Nell’estate dell’82 non venne a trovare ilcampo giovanissimi. Ci era mancato, ma ciscrisse: “Ho offerto al Signore anche il sacrificiodella mia forzata assenza, perché Egli volessemoltiplicare tanti doni spirituali, per gli adolescentie i giovani della nostra diocesi”.L’accento – si sente – cadeva spontaneamentesull’Eucaristia che era sempre al centro delle sueconversazioni, e si concretizzava immancabilmentenella Carità.A <strong>Bologna</strong> ci sono – non dobbiamo dimenticarlo– le case da lui volute nelle quali essa vienequotidianamente esercitata a favore dei poveri edegli ultimi.Vincenzo ZacchiroliRICCARDO NICOLETTIDomenica 16 ottobre scorso,all’età di 94 anni compiuti,è morto Riccardo Nicoletti.Era stato presidente diocesanodell’Unione uomini di <strong>Azione</strong><strong>Cattolica</strong> dal 1952 al 1960,quando l’AC era impegnata inun vasto ambito della pastoralee l’Unione uomini si occupava,oltre che della formazionee della cultura religiosadei propri aderenti, anchedella moralità, della famiglia,dell’apostolato attraverso lastampa, dell’educazione all’ascoltoradiofonico e poi televisivo,dei giovani militari dileva. Proprio per questi giovaniNicoletti aveva organizzatoun ritrovo al piano terrenodella propria abitazione, invia Cesare Battisti.Nel 1953, raccogliendo lasollecitazione ad “un mondomigliore” lanciata da Pio XII,Nicoletti, assieme ad una ventinadi amici, diede vita all’associazione“Quod superest”che il card. Lercaro benedìcome “Banca della Carità”.Riccardo Nicoletti, che lasciasette figli, fu uno stimato imprenditorenel campo dell’abbigliamentoe un cultore deldialetto bolognese: negli ultimianni aveva pubblicato latraduzione in bolognese delVangelo di Luca (1995) e degliAtti degli Apostoli (2002).Piergiorgio Maiardin. 5 | settembre - ottobre 2005 | agenda | p. 21
LibriMeriterebbero di essere acquistatianche solo per le copertine:colori sgargianti, graficaaccattivante. Sono i primidue volumetti della collana“Nuovi amici” delle Edizionidehoniane: Salam aleikum Yasmin.L’Islam raccontato aibambini e Mio cugino ha lakippà. L’Ebraismo raccontatoai bambini.Ne abbiamo parlato con LuciaBonfiglioli, una delle autrici.“Il piano dell’opera prevededi trattare alcune grandi tradizionie religioni: l’islamismo,l’ebraismo, il buddhismo, ilconfucianesimo e il taoismo,l’induismo, lo shintoismo. Perora sono già in libreria i librisu islam ed ebraismo, mentre è‘in lavorazione’ quello sul buddhismo”.Come è nata questa collana?All’origine c’è l’idea di affrontarel’importante tema deldialogo con le altre religioni,grazie ad uno strumento fruibiledirettamente da parte deibambini tra gli 8 e i 12 anni. Èuna proposta innovativa: i singolilibri possono essere presiin mano direttamente dai fanciulli,senza la mediazione degliadulti.Una proposta per i piccoli,protagonisti di un mondosempre più interreligiosoNel team dei curatori c’èanche don Stefano Ottani…La presenza, nel gruppo dilavoro, di don Stefano serve agarantire la correttezza deicontenuti per quanto riguardale posizioni del cristianesimo,nonché è proprio lui a portareavanti in prima persona il dialogocon i referenti delle altrereligioni.Quali sono gli scopi dell’opera?La collana è rivolta a bambiniitaliani, che si presuppongonoinseriti nella tradizione cristiana:ciò significa una costanteattenzione alla nostra identità,che anzi può trovare importantiapprofondimenti proprioin queste pagine; basti pensareal confronto fra risurrezione ereincarnazione quando si parleràdel buddhismo, o, nell’islam,alla riflessione sul velo,che ricorda la presenza e il significatodel velo anche nellanostra tradizione (dalle nonnedi una volta quando andavanoin chiesa alle spose). Vengonopoi forniti contenuti essenzialisulle altre religioni con lo scopodi allontanare il sospetto e lapaura del diverso e fornirestrumenti per il dialogo e l’amicizia.La partecipazione dibambini cristiani a feste di altrereligioni diviene spesso lospunto narrativo per avviare unconfronto tra le diverse tradizioni;il nostro auspicio è cheanche nella realtà la festa divengaun’occasione di reciprocoincontro, conoscenza e amicizia.Per quest’attenzione alsuperamento del pregiudizio,nel costruire correttamentedialoghi significativi con chi ciabita accanto ma ha radici lontane,la collana ha anche il patrociniodella Prefettura.Come avete lavorato?A parte la suddivisione percompetenze, la cosa più belladel lavoro “dietro le quinte” èl’incontro con i rispettivi rappresentantidelle varie religioni.Quella che era nata comeun’esigenza di oggettività è subitodiventata una preziosissimaoccasione d’incontro con lepersone e perfino di amicizia.a cura di Francesca Accorsip. 22 | agenda | settembre - ottobre 2005 | n. 5
Filmfilm drammatico, Italia 2005, 117’,regia di Ferzan OzpetekIrene è una giovane e rampante donna d’affari,in procinto di ricevere il prestigioso premiocome “migliore imprenditrice dell’anno”. Unavita fatta di grandi successi lavorativi, di un immensopatrimonio ereditato, di continue conquisteeconomiche, come il vecchio padre le a-veva insegnato e la zia, a suo fianco negli affari,continua a sostenere.Entrata in possesso dell’antico palazzo di famiglia,la sua prossima impresa sarà quella ditrasformarlo in tanti miniappartamenti. La visitaalla stanza che fu di sua madre, tuttavia, ingenereràin lei un percorso di riflessione e di ravvedimentoche la porterà a rivedere molte sueconvinzioni. Questa stanza, segreta, in cui vivevasegregata la madre, piena di geroglifici indecifrabilisulle colorate pareti, porterà Irene a volerconoscere meglio la vita di questa donna, mortain giovane età e sulla quale la figlia non si eramai posta molti dubbi e domande.Appena fuori dal palazzo Irene conoscerà ancheuna giovane ragazzina, Benny: un perfettomix di santità e sregolatezza. Una giovane ladruncola,facile ai furti improvvisati, ma ancheimpegnata ad aiutare i poveri e gli emarginati delquartiere, a cui tutte le sere fornisce alimentiper la loro sopravvivenza. Benny aprirà gli occhidi Irene, mostrandole un mondo tanto vicinoquanto lontano dagli apici della sua carriera edagli abiti firmati indossati quotidianamente. Equesto, anchecon l’aiuto diPadre Carrasche le daràuna mano inquesta nuovamissione,aiutandola acapire la durarealtà di tantipoveri disadattati.Cuore Sacro è un film contro la dilagantementalità dell’accumulo di beni materiali, a favoredella riscoperta dell’amore verso il prossimo:un amore che è molto vicino a noi e che solocon gli occhi di un “cuore sacro” è possibilescorgere in quanto ci circonda. Un film estremamentepoetico, che non manca di scuotere ilprofondo dell’animo umano. Ma anche immensamentereligioso, che esalta la punta più altadella fede: i geroglifici nell’oscura stanza segreta,viene detto, sono simboli di tutte le religionidi questo mondo. Ogni religione è una specie divascello che, a modo suo, ti riporta verso la stessameta comune a tutti. Purtroppo, ogni tanto, cisi dimentica della meta finale concentrandositroppo, e solo, sullo strumento veicolare. Il“cuore sacro” di Irene, ormai, è riuscito ad andareoltre: ha raggiunto il senso più pieno di unavita di fede, ha abbattuto le possibili diversità divedute, si è riempito della gioia piena del donarsigratuitamente agli altri.Veronica Nellasn. 5 | settembre - ottobre 2005 | agenda | p. 23
18ENNI ON THE WINDProssimi appuntamenti21 novembre5 dicembre19 dicembrealle ore 18 in Centro DiocesanoSETTORE GIOVANIDomenica 11 dicembrePrima scuola di preghiera: La promessaUNITARIODomenica 27 novembre dalle 15,30 alle 18,15presso il Santuario di S.LucaAvvio del Percorso ParolaPrima parte: in criptaore 15.30: introduzione (canto, invocazione allo Spirito, lettura diMc 1,1-13, preghiera di colletta)ore 15.45: presentazione di Mc 1,14-8,30 nella prospettiva del convegnodella Chiesa italiana a Verona nell'ottobre 2006 ("Il Dio di Gesùsperanza dell'uomo"), a cura di don Maurizio MarchesellisommarioEditoriale - Noi siamo questa Chiesadon Giovanni Silvagni...............................................................2Campi estivi - Incontrare Gesù e gli altriIsabella Cornia .........................................................................3Campi estivi - Nel mondo per andare al centro della fedeIsabella Cornia .........................................................................6CEI: Convegno ecclesiale - L’AC verso ‘Verona 2006’Liviana Sgarzi Bullini................................................................8CEI: Laici - Essere corresponsabili nella vita della ChiesaLeonello Solini ........................................................................10Assistenti diocesanidon Matteo Prodi, don Lorenzo Gaiani ...................................12Percorso Parola - Il Vangelo, ogni giornoSimone Persiani ......................................................................13Cenacolo Europa - Laici maturi, non ‘atei devoti’Saverio Melega .......................................................................14Cuore a Sud - Destinazione TanzaniaA. Bortolotti, S. Persiani, B. Rossi, V. Rossi, A. Stignani........15Cuore a Sud - Pensieri da sotto l’equatoreValentina Rossi .......................................................................16Pastorale familiare - Fratelli separati e divorziati...Paola Taddia............................................................................18Profili: card. Poma - Quando il Concilio muoveva i primi passiVincenzo Zacchiroli................................................................20Libri - Nuovi amici cercansi!a cura di Francesca Accorsi...................................................22Film - Cuore sacroVeronica Nellas......................................................................23Seconda parte: in basilicaore 16.45: introduzione alla lectio divina, per un approccio orantealla Scrittura: Giulia Lezzi, presidente dell'associazione Alfa-Omegaore 17.15: proclamazione dei primi 8 capitoli di Marco per parti,intervallati da canoni e cantiore 18.15: conclusioneLa presentazione della seconda parte del Vangelosecondo Marco sarà domenica 19 febbraio 2006al pomeriggioMercoledì 14 dicembre ore 19.00nella cripta di San PietroMessa di NatalePresiede la liturgia l’arcivescovo mons. Carlo CaffarraAl termine scambio degli auguriVi ricordiamo che sono aperte le iscrizioniper gli esercizi spirituali. Vi aspettiamo!DIRETTORE RESPONSABILE: Liviana SgarziREDAZIONE: Francesca Accorsi, Donatella Broccoli, Isabella Cornia, AnnaMaria Cremonini, Patrizia Farinelli, Margherita Lenzi, Simone Marchesini,Manuela Panieri, Simone Persiani, Francesco Rossi, Stefano Scagliarini,Benedetta Simon, Stefano VischiHANNO COLLABORATO: Annamaria Bortolotti, don Lorenzo Gaiani,Piergiorgio Maiardi, Saverio Melega, Veronica Nellas, Sofia Persiani, donMatteo Prodi, Benedetta Rossi, Valentina Rossi, don Giovanni Silvagni,Leonello Solini, Anna Stignani, Paola Taddia, Vincenzo ZacchiroliEDITORE: <strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong> ItalianaPresidenza Diocesana di <strong>Bologna</strong>via del Monte, 5 | 40126 <strong>Bologna</strong>telefono e fax 051.239832www.azionecattolicabo.it | aci.bo@tin.itAnno XXXXVI | Bimestralen. 5 | Settembre-Ottobre 2005Reg. Tribunale di <strong>Bologna</strong> n. 3000/1962Sped. Abb. Post. Art. 1 Comma 2 D.L. 353/03 conv. in L. 46/04 DCB <strong>Bologna</strong>Chiuso in tipografia il 7 novembre 2005PROGETTO GRAFICO: Giancarlo GamberiniIMPAGINAZIONE: Simone Marchesini, Marco Palazzi, Manuela Panieri,Daniele Romani, Francesco Rossi, Stefano ScagliariniIn copertina:p. 24 | agenda | settembre - ottobre 2005 | n. 5Un bambino di Merera (Tanzania)STAMPA: Tipolitografia FD S.r.l.via San Felice, 18/A | 40122 <strong>Bologna</strong>telefono 051.227879 | fax 051.220418