31.07.2015 Views

Prof. Natalino Valentini - diocesi.rimini.it

Prof. Natalino Valentini - diocesi.rimini.it

Prof. Natalino Valentini - diocesi.rimini.it

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

FONDAMENTI DELLA SPIRITUALITÀ SLAVO-ORTODOSSA<strong>Prof</strong>. <strong>Natalino</strong> <strong>Valentini</strong>Direttore dell’Ist<strong>it</strong>uto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli”, RiminiPremesse- Nonostante la rilevante e sempre più crescente presenza dell’immigrazioneslava registrata nell’ultimo decenni, per contro, la conoscenza in Italia dellaslavia ortodossa, vale a dire, dei tratti antropologici e culturali, teologici espir<strong>it</strong>uali, ma soprattutto etici e pastorali dell’Ortodossia dell’Europa orientale,resta ancora piuttosto lim<strong>it</strong>ata.- Queste vistose carenze conosc<strong>it</strong>ive comprendono purtroppo le diverse formedella cultura slava (linguistica, letteraria, filosofica, teologica, spir<strong>it</strong>uale, ecc. ),a partire dai fondamenti storici, sia riguardo alle origini e allo sviluppo delleculture e delle chiese slave, sia anche rispetto alla storia contemporanea,rispetto alla quale persino il dramma del total<strong>it</strong>arismo sovietico, con il suoimponente scialo di distruzione e di morte, risulta ancora in gran parteignorato.- L’attenzione e la considerazione che la cultura <strong>it</strong>aliana ha riservato al pensierorusso e all’ortodossia slava nel corso del XX secolo risulta complessivamentemodesta, episodica e frammentaria, sia pure con qualche significativaeccezione. Ciò vale anche per la cultura cattolica, sebbene con una significativaripresa negli ultimi 20 anni. In ogni caso, a prevalere è stato soprattutto ungrave malinteso interpretativo e una colpevole reciproca negligenza .Alla luce di queste premesse, questo breve contributo si lim<strong>it</strong>a a proporre unconfronto su tre aspetti che ci paiono di particolare rilevanza nella prospettivaindicata:1. Richiamare sommariamente alcune delle motivazioni culturali che sono allabase dell’incomprensione e della scarsa conoscenza dell’Ortodossia slava.2. Rintracciare i tratti fondamentali e peculiari della spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à slavo-ortodossa,anche al fine di riscoprire il comune patrimonio della Chiesa indivisa del IMillennio.3. Esplorare la rilevanza ecumenica del “principio di complementarietà” ecogliere la concreta potenzial<strong>it</strong>à ecumenica presente nella riflessione teologicaortodossa russa dell’inizio del secolo scorso.


1. L’errore della reciproca negligenzaCi lim<strong>it</strong>iamo qui ad osservare che l’incomprensione e la scarsa conoscenza dellacultura teologica slavo-russa, da parte cattolica, tranne poche eccezioni, giunge finoalle soglie del decreto del Concilio Vaticano II sull’ecumenismo, Un<strong>it</strong>atisRedintegratio (1964). Per la prima volta, dopo quasi un millennio caratterizzato dacontroversie dogmatiche, reciproche scomuniche e negligenze, la Chiesa cattolica harichiamato il valore dottrinale del “principio di complementarietà” tra Chiesad’Oriente e d’Occidente 1 . Da quel momento non sono mancate all’interno dellacultura teologica cattolica esperienze significative di riscoperta del patrimoniosapienziale e spir<strong>it</strong>uale della “Chiesa indivisa” del primo millennio.Contemporaneamente prendevano avvio rare ma significative esperienze di vera epropria scoperta e prima conoscenza di alcune “pietre miliari” dell’ortodossia slava edel pensiero religioso russo, seppure riservando una privilegiata attenzione alversante artistico, spir<strong>it</strong>uale ed ecclesiale, meno a quello teologico e ancor meno aquello filosofico 2 .Sulla cultura slava ortodossa in generale, e sul pensiero religioso russo, in particolare,hanno gravato molto a lungo persistenti pregiudizi e malintesi reciproci. Nonostantele lucide intuizioni di Vjačeslav Ivanov che per primo aveva sollec<strong>it</strong>ato la coscienzacristian<strong>it</strong>à a tornare a «respirare con i due polmoni», (metafora recuperata con vigoresoprattutto dal magistero di papa Giovanni Paolo II), il cammino da compiere inquesta direzione è ancora agli inizi, non privo certo di vecchi e nuovi ostacoli ereciproci pregiudizi. Di fatto, fino ad una ventina di anni fa, la conoscenza dellacultura religiosa slava in Italia è stata coltivata soprattutto da ristette cerchie di1 Precisa infatti il Decreto conciliare: «Nell’indagare la ver<strong>it</strong>à rivelata in Oriente e in Occidentefurono usati metodi e prospettive diversi per giungere alla conoscenza e alla confessione delle realtàdivine. Non fa quindi meraviglia che alcuni aspetti del mistero rivelato siano talvolta percep<strong>it</strong>i inmodo più adatto e posti in miglior luce dall’uno che non dall’altro, cosicché si può dire allora chequelle varie formule teologiche non di rado si completino, piuttosto che opporsi», ConcilioVaticano II, Un<strong>it</strong>atis Redintegratio, § 17.2 Accanto al perseverante e qualificato servizio formativo e accademico svolto da lungo tempo dalPontificio Ist<strong>it</strong>uto Orientale di Roma, va ricordata l’azione pionieristica intrapresa da alcuni teologi<strong>it</strong>aliani, penso in particolare all’opera di padre Divo Barsotti (il suo primo scr<strong>it</strong>to sull’argomento:Cristianesimo Russo è del 1948). Un mer<strong>it</strong>o speciale va inoltre riconosciuto all’Associazione«Russia Cristiana», che diede v<strong>it</strong>a all’omonima rivista, poi diventata «L’Altra Europa» e da alcunianni «La Nuova Europa»; collegata all’ed<strong>it</strong>rice “La Casa di Matriona”; tra le prime realtà culturaliin Italia a proporre la traduzione di documenti, saggi e opere di primaria importanza sull’ortodossiae la spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à russa. Di segu<strong>it</strong>o, altre significative esperienze ecumeniche sono state intrapresedalla Comun<strong>it</strong>à Monastica di Bose (anche con la loro casa ed<strong>it</strong>rice “Qiqajon” che osp<strong>it</strong>a unaspecifica collana dedicata alla “spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à ortodossa”) che ha dato avvio a un’intensa opera diincontro, confronto e conoscenza reciproca. Inoltre, alcune case ed<strong>it</strong>rici <strong>it</strong>aliane hanno scelto diproporre nel loro catalogo soprattutto testi riguardanti la cultura teologica e spir<strong>it</strong>uale ortodossarussa (si pensi in particolare alle Edizioni Lipa del “Centro Aletti” di Roma, ma anche a collanespeciale delle Edizioni Paoline, EDB, ecc.). tra gli ultimi contributi che offrono una sintesi di questoprogressivo avvicinamento della cattolic<strong>it</strong>à <strong>it</strong>aliana alla cultura ortodossa si veda A. Cazzago, IlCristianesimo orientale e Noi. La cultura ortodossa in Italia dopo il 1945, Jaca Book, Milano 2007.


specialistici appartenente in gran parte agli studi di slavistica, di linguistica o disemiotica, centri di ricerca sulle avanguardie russe, oltre ovviamente al versante piùtradizionale e consolidato della letteratura russa, del pensiero pol<strong>it</strong>ico e della storiasovietica.La carenza conosc<strong>it</strong>iva che ha caratterizzato gran parte della cultura <strong>it</strong>aliana (adifferenza di quella francese o tedesca, …) è certamente da ricondurre a molteplicifattori culturali, a cominciare da quelli linguistici, ma anche ad una differentesensibil<strong>it</strong>à e concezione del rapporto tra cultura, pensiero e v<strong>it</strong>a. A queste sicongiungono poi motivazioni ancor più radicate nel tempo, che forse andrebberoricondotte all’antico pregiudizio della coscienza occidentale verso la “culturabizantina” a lungo identificata con quella di una “cristian<strong>it</strong>à scismatica”, ligia allatradizione e incline alla controversia.Qualche lieve cenno di mutamento si può intravedere soltanto verso la fine degli anniQuaranta con le prime traduzioni in <strong>it</strong>aliano di sparute opere appartenenti a queipensatori russi emigrati negli anni Venti in Francia, i quali avviarono gradualmenteun costruttivo confronto con le diverse correnti filosofiche francesi 3 : il marxismo el’esistenzialismo, ma soprattutto con le principali figure di riferimento delpersonalismo di matrice cristiana. Si pensi in particolare alle prime traduzioni dalfrancese (e in alcuni casi direttamente dal russo) di importanti opere di NikolajBerdjaev, L. Šestov e Pavel Evdokimov, poi a partire dagli anni Settanta anche di V.Solov’ëv, Vl. Losskij, Sergej Bulgakov, Pavel Florenskij, Semën Frank.Finalmente, forse per la prima volta, grazie soprattutto alla lenta ma crescenteattenzione della cultura cattolica, si iniziava a rendersi conto della particolarerilevanza teoretica e spir<strong>it</strong>uale del pensiero teologico ortodosso russo.Ma la difficoltà da parte della cultura <strong>it</strong>aliana anche cattolica nell’avvicinarsi alpensiero religioso russo e all’ortodossia slava è stata (e continua ad essere) in primoluogo di carattere teoretico e antropologico: una forma mentis non disposta più d<strong>it</strong>anto a mettere in gioco le proprie “certezze” ideali e le proprie categorie concettualie lasciarsi pro-vocare dal punto di vista cristiano orientale (slavo-russo) sulla realtà.Queste distanze concettuali non sembrano ancora riducibili, forse anche perché, comeebbe a sottolineare il grande poeta Fëdor I. Tjutčev: «La Russia non si comprendecon il ragionamento (con la mente), non la si misura con il metro comune, poiché lasua è una statura particolare. Nella Russia si può soltanto credere».2. Tratti fondamentali della spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à ortodossa russaVenendo ai tratti fondamentali che meglio delineano l’ident<strong>it</strong>à spir<strong>it</strong>uale della slaviaortodossa, uno snodo decisivo della recezione cattolica va ricercato nel ConcilioVaticano II. La Chiesa d’Oriente e d’Occidente, è rimasta un<strong>it</strong>a per dieci secoli, manel corso di questo primo millennio di Chiesa indivisa essa attingevaabbondantemente, già da tempo, a due distinte tradizioni, e apparteneva a due3 Si vedano a questo propos<strong>it</strong>o L. Gancikov, Orientamenti dello spir<strong>it</strong>o russo, Torino 1958; V.V.Zenkovskij, Histoire de la philosophie russe, YCMA Press, Paris 1954; N.O. Loskky, Histoire dela philosophie russe des origines à 1950, YMCA Press, Paris 1954.


differenti civiltà. Tuttavia queste divers<strong>it</strong>à, vissute nell’un<strong>it</strong>à comunionale, sonosempre state recep<strong>it</strong>e come una preziosa fonte di ricchezza per la Chiesa universale.A questo propos<strong>it</strong>o il Concilio Vaticano II parla di “leg<strong>it</strong>tima divers<strong>it</strong>à” tra Oriente eOccidente, non solo nel culto e nella disciplina, ma anche nella formulazioneteologica delle dottrine. Con straordinario intu<strong>it</strong>o ecclesiologico e lucid<strong>it</strong>à spir<strong>it</strong>ualeil c<strong>it</strong>ato decreto conciliare (Un<strong>it</strong>atis Redintegratio), riguardo alle «autentichetradizioni teologiche degli orientali», così afferma:«Bisogna riconoscere che esse sono eccellentemente radicate nella Sacra scr<strong>it</strong>tura;sono coltivate ed espresse dalla v<strong>it</strong>a l<strong>it</strong>urgica; sono nutr<strong>it</strong>e dalla viva tradizioneapostolica, dagli scr<strong>it</strong>ti dei Padri e degli scr<strong>it</strong>tori ascetici orientali; e tendono ad unaretta impostazione della v<strong>it</strong>a, anzi alla piena contemplazione della ver<strong>it</strong>à» (UR, 17).In estrema sintesi, sono qui raccolti i tratti cost<strong>it</strong>utivi e originari dell’Ortodossia. Lav<strong>it</strong>a ecclesiale dell’ortodossia si fonda infatti sulla spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à biblica, l<strong>it</strong>urgica,patristica e ascetica; ma tutto questo (sacra Scr<strong>it</strong>tura e Tradizione viva della Chiesa)si traduce in una concreta esperienza di fede e di orientamento ontologico ed etico(“retta impostazione della v<strong>it</strong>a”), in vista della perfetta conoscenza della ver<strong>it</strong>à (la“piena contemplazione della ver<strong>it</strong>à”).Attorno a questi nuclei fondamentali prende forma la peculiar<strong>it</strong>à della dogmaticaortodossa, intesa e praticata come realizzazione della v<strong>it</strong>a nuova in Cristo,Difficilmente si potrà prescindere da questo dato: la peculiar<strong>it</strong>à della dogmaticaortodossa, lungi da ogni forma di erudizione o speculazione astratta, è intesa epraticata anz<strong>it</strong>utto come una realizzazione della v<strong>it</strong>a, mediante la quale è possibileaccedere in pienezza e senza separazioni al compimento della v<strong>it</strong>a nuova in Cristo,poggiando sulle due colonne portanti della sua tradizione: la Divinizzazione e laTrasfigurazione.La teologia per l’esperienza di fede ortodossa, non è tanto un discorso su Dio, ma inprimo luogo l’attuazione della presenza divina nell’uomo, la deificazione (theosis)della creatura, un cammino ascetico di perfezione interiore verso la divino-uman<strong>it</strong>à(bogočelovečestvo). Si tratta di una contemplazione intelligente, un vero chàrismadell’adorazione luminosa. “La Parola si è fatta carne” e “noi abbiamo veduto la SuaGloria” (Gv 1,14). La contemplazione stessa di questa gloria, cost<strong>it</strong>uisce l’essenzastessa dell’Ortodossia. Ci si apre verso una professione di fede che fa propriol’atteggiamento dell’umile preghiera, fino ad approdare alla libera dossologiadell’amore divino e alla rivelazione della sua bellezza (filocalia).Le fonti di questa prospettiva teologica, l’ortodossia non le ricerca in nessun testonormativo di professione di fede, ma le attinge direttamente dall’economia divina,così come è stata conosciuta, sperimentata, vissuta e celebrata nell’esperienza biblicae nella tradizione viva della Chiesa (Parola e Tradizione).Soltanto tenendo presenti questi aspetti teologici fondamentali, a partire dallarivelazione biblica, vivificata dalla tradizione ecclesiale (attraverso le definizionidogmatiche dei sette concili ecumenici, la forma l<strong>it</strong>urgica, gli scr<strong>it</strong>ti dei patristici, icanoni ecclesiastici), sarà possibile scorgere l’essenza stessa di un’esperienzareligiosa viva nella quale la fede e la v<strong>it</strong>a, il dogma e l’ethos sono organicamente eindissolubilmente collegati. Per l’Ortodossia è fuorviante e moralistico qualsiasi


tentativo di separazione di questa pericoresi. Non esiste una specifica e autonomatrattazione teologica dogmatica o morale, presa a se stante. Qualsiasi riflessioneteologica presuppone infatti il suo naturale sfondo ascetico-spir<strong>it</strong>uale e ha come suoobiettivo “l’ontologia della salvezza”.L’esperienza di fede ortodossa è animata da questi tratti cost<strong>it</strong>utivi della suaspir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à ed ha trovato la sua migliore sintesi espressiva nella l<strong>it</strong>urgia, tratti che sisono tradotti nel tempo nelle diverse forme della sua teologia: teologiadell’esperienza ecclesiale e l<strong>it</strong>urgica, teologia dossologica e simbolica, apofatica emistica, estetica ed estatica, pneumatologica e trin<strong>it</strong>aria, esicasta e filocalica.Questi dunque i tratti essenziali che cost<strong>it</strong>uiscono l’orizzonte di comprensione dellaforma teologica ortodossa, irriducibile a forma normativa e poco traducibili inconcetti; una forma che persegue la via dell’accentuazione prolettica ed escatologicaed in forza di esse quanto è dato, avvenuto, è solo incoativamente tale, sarà operadello Spir<strong>it</strong>o Santo portarlo al suo pleroma.Proprio questa consapevolezza porterà sia l’Ortodossia slava, sia quella greca aconcepire se stessa anz<strong>it</strong>utto a partire da questa precomprensione pneumatologica.Come ebbe ad affermare il teologo greco-ortotosso Nikos Nissiotis (riprendendo unaprecedente definizione di Sergej Bulgakov): «La Teologia ortodossa è innanz<strong>it</strong>uttouna risposta all’azione continua dello Spir<strong>it</strong>o Santo. È per opera sua che la grazia delDio uno e trino si rivela ininterrottamente nella Chiesa e si effonde sul Mondo…».Il cammino ascetico verso la divinizzazione e la trasfigurazione si avvale di tuttequeste diverse vie tracciate dalla Tradizione viva della Chiesa.a.) La via apofatica e mistica 4- Conoscenza apofatica; Ver<strong>it</strong>à antinomia; Mistica del cuore; ….b). La via filocalica della Bellezza (l<strong>it</strong>urgica e iconografica)Che cos’è l’ortodossia? «È una v<strong>it</strong>a nuova, la v<strong>it</strong>a nello Spir<strong>it</strong>o. Qual è il cr<strong>it</strong>erio cheleg<strong>it</strong>tima questa v<strong>it</strong>a? La bellezza. Perché esiste una particolare bellezza spir<strong>it</strong>uale,inafferrabile con le formule logiche, ma, allo stesso tempo, unico metodo giusto perdefinire che cosa è ortodosso e che cosa non lo è. Gli specialisti di questa bellezzasono gli starcy spir<strong>it</strong>uali: i maestri dell’“arte delle arti” che è l’ascetica, secondo leparole dei santi Padri » 5 .Il confronto con la tradizione cristiana slavo-ortodossa disvela, infatti, il sensooriginario ed oggettivo di questa bellezza, che già traspare dallo stesso terminepravoslavie, il cui significato rimanda anz<strong>it</strong>utto alla “vera gloria”, al “giusto culto”,prima ancora che alla “retta dottrina”. Si tratta, dunque, di una realtà che nella suaessenza simbolica interpella e illumina l’esistenza, fino a far risplendere la luce dellaver<strong>it</strong>à e il pieno compimento dell’amore.4 Cfr. V. LOSSKIJ, La teologia mistica della chiesa d’oriente, EDB, Bologna 1985; DIONIGIAREOPAGITA, Tutte le opere, (tr. di P. Scazzoso), Rusconi, Milano 1983.5 P.A. Florenskij, La Colonna e il fondamento della Ver<strong>it</strong>à, a cura di N. <strong>Valentini</strong>, San Paolo,Cinisello Balsamo 2010.


Per la coscienza ortodossa, la l<strong>it</strong>urgia rappresenta nel suo senso più profondo l’animastessa della «forma culturale». Il culto l<strong>it</strong>urgico è luogo santo nel quale l’essereumano è orientato alla sua piena realizzazione spir<strong>it</strong>uale e ascetica, alla scoperta dellasua integr<strong>it</strong>à 12 .Nel r<strong>it</strong>o l<strong>it</strong>urgico ortodosso viene portata al suo compimento concreto la vivapercezione ontologica dell’interezza (celostnost’), nella quale la creativ<strong>it</strong>à diventaascesi, partecipando di una total<strong>it</strong>à artistica teurgica. Secondo padre Florenskij, nelr<strong>it</strong>o ortodosso, nel tempio in cui si celebra, «tutto partecipa di tutto» 13 e si congiungecon le più alte aspirazioni umane in una suprema «sintesi delle arti». Comenell’icona, anche nel r<strong>it</strong>o, ogni minimo dettaglio è in relazione al “tutto”, ogni piccoloparticolare evoca il mondo celeste, cosicché, avvicinandosi gradualmente allacelebrazione l<strong>it</strong>urgica, si avverte la percezione di essere in vis<strong>it</strong>a presso Dio e comeall’improvviso «dalla massa inerte e pesante sorge una bellezza tutta cesellata epalp<strong>it</strong>ante di v<strong>it</strong>a (…) a contatto con lo Spir<strong>it</strong>o la materia diventa arrendevole» 14 .Il culto non solo non è estraneo al mondo, ma esiste grazie alle cose del mondo intutta la sua concretezza materiale, santifica il mondo e l’essere umano che è nelmondo, luogo della pienezza della gloria di Dio come si canta nella l<strong>it</strong>urgiaeucaristica: «I cieli e la terra sono piene della Tua gloria». Non è certo casuale ilfatto che proprio dalla l<strong>it</strong>urgia traggano alimento le più autentiche esperienze disant<strong>it</strong>à maturate dalla cristian<strong>it</strong>à russa, tutte attraversate dalla luce trasfigurante dellabellezza interiore, quale loro tratto distintivo 15 . L’esistenza di questi santi è diventatauna vivente l<strong>it</strong>urgia, una concreta testimonianza della luce taborica del Cristo risortoche inab<strong>it</strong>a i loro cuori. Molto significativamente, anche le ultime pagine delleMed<strong>it</strong>azioni sulla Divina L<strong>it</strong>urgia 16 di Nikolaj Gogol, mostrano gli influssi dellatrasfigurazione sui fedeli che hanno partecipato con autentico timore, fede e amorealla divina l<strong>it</strong>urgia, gli incommensurabili doni di grazia ricevuti dopo aver portato ilgiogo di Cristo, divenuto ora dolce e leggero.12 Cfr. in particolare P.A. FLORENSKIJ, Il timore di Dio, in Id., Il cuore cherubico. Scr<strong>it</strong>ti teologici emistici, (a cura di N. <strong>Valentini</strong> e L. Žak), Piemme, Casale Monferrato 1999. Cfr. inoltre R.F. TAFT,Oltre l’oriente e l’occidente. Per una tradizione l<strong>it</strong>urgica viva, Lipa, Roma 1999.13 P.A. FLORENSKIJ, Il r<strong>it</strong>o come sintesi delle arti, in Id., Bellezza e L<strong>it</strong>urgia, c<strong>it</strong>.14 P.N. EVDOKIMOV, L’Ortodossia, EDB, Bologna 1981, p. 347. Sull’attual<strong>it</strong>à della bellezza comeparte integrante della l<strong>it</strong>urgia ortodossa si vedano le intense riflessioni di ALESSIO II, Conversazionicon Alessio II Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, a cura di A. Carpifave, Mondadori, Milano2003, pp. 337-359.15 Infatti, sempre secondo Florenskij, «l’ascetica crea non l’uomo “buono” (dobryj), ma l’uomobello (prekrasnyj) e il tratto distintivo dei santi non è affatto la “bontà” (dobrota), che può esserepresente anche in persone carnali e molto peccatrici, bensì la bellezza spir<strong>it</strong>uale, la bellezzaaccecante della persona luminosa e luciferente, assolutamente inaccessibile all’uomo grossolano ecarnale», P.A. FLORENSKIJ, La colonna e il fondamento della ver<strong>it</strong>à, p. . Cfr. inoltre G.P. FEDOTOV,I santi dell’antica Russia, a cura di M.P. Pagani, Aquilegia ed., Milano 2000.16 Cfr. N. V. GOGOL, Med<strong>it</strong>azioni sulla Divina L<strong>it</strong>urgia, a cura di S. Rapetti, con Prefazione di N.<strong>Valentini</strong>, Nova Millennium Romae, Roma 2007.


3. La potenzial<strong>it</strong>à ecumenica presente nella riflessione teologica ortodossa russadell’inizio del secolo scorsoA partire da questi presupposti, in un momento così carico di tensione tragica per ildestino dell’uomo, Florenskij nel saggio del 1923 Cristianesimo e cultura si soffermasu alcune questioni cruciali di smarrimento e disagio della cultura contemporanea,mostrando come l’origine di queste problematiche vada ricercata nella crisi profondadella cultura, qui intesa come la capac<strong>it</strong>à di dare un senso un<strong>it</strong>ario alle cose,abbattendo il muro di separazione «tra sé e la Fonte della v<strong>it</strong>a eterna» 17 .Scrutando profondamente con lo sguardo della fede nelle forme concrete della v<strong>it</strong>a dicomunione della Chiesa universale, che ha posto come fondamento della propriacoscienza il Cristo, si scoprirà come queste forme, proprio in quanto «manifestazionidello Spir<strong>it</strong>o e della Ver<strong>it</strong>à», siano irriducibili a mere norme di carattere giuridico elegislativo.Anticipando di molti anni i principali pronunciamenti ufficiali delle Chiese e lestoriche dichiarazioni sull’ecumenismo delle diverse confessioni cristiane, Florenskijnon es<strong>it</strong>a a pronunciarsi risolutamente a sostegno delle ard<strong>it</strong>e Tesi di Lev M. Lopatin,sull’un<strong>it</strong>à e la perfetta comunione in Cristo di tutte le Chiese cristiane. Se in annipassati, nelle precedenti opere dedicate alla Chiesa 18 come pure ne La colonna, laquestione relativa all’un<strong>it</strong>à dei cristiani affiorava in modo problematico econtroverso, ora, all’inizio degli anni Venti, con gli scr<strong>it</strong>ti Nota sull’Ortodossia, esoprattutto Cristianesimo e cultura, egli avverte la necess<strong>it</strong>à di un profondorivolgimento. Portando ai suoi es<strong>it</strong>i più maturi l’ecclesiologia ecumenica del vescovoFilerete Drozdov, come pure le accorate intuizioni di Vl. Solov’ëv e del suo amatostarec Isidoro, sia pure senza c<strong>it</strong>arli apertamente, padre Florenskij compie una svoltadecisiva all’interno dell’Ortodossia russa.Ma le avvers<strong>it</strong>à già in atto contro la Chiesa da parte del regime sovietico, e pocodopo, apertamente contro di lui, non consentirono un fecondo attecchimento di questisemi di autentica sapienza ecumenica, sia nella Chiesa russa, sia nelle altre Chiesecristiane. Ciò nonostante, l’accorato messaggio rivolto allora da Florenskij a tutti icristiani, per un concreto superamento della reciproca diffidenza e ostil<strong>it</strong>à, mantieneintatta la sua attual<strong>it</strong>à. Ancora fondamentale resta inoltre, per i cristiani, l’esigenzadella reciproca conoscenza e comprensione, della ricerca insonne dell’un<strong>it</strong>à nellaver<strong>it</strong>à e nell’amore, ma soprattutto l’orientamento della propria coscienza versoCristo; tutte condizioni imprescindibili di un autentico dialogo ecumenismo, fruttodel reciproco scambio di doni e dell’amore vicendevole che custodisce tutta la suaforza profetica dalla quale oggi ripartire per un rinnovato incontro di Comunione inCristo.17 P.A. FLORENSKIJ, Cristianesimo e cultura, c<strong>it</strong>. p. ?18 Cfr. P.A. FLORENSKIJ, Il concetto di Chiesa nella Sacra Scr<strong>it</strong>tura, (a cura di N. <strong>Valentini</strong> e L.Žák, tr. <strong>it</strong>. di C. Zonghetti), Cinisello Balsamo, (Mi) San Paolo, Milano 2008.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!