31.07.2015 Views

Agenda 2-2004.pub - Azione Cattolica Bologna

Agenda 2-2004.pub - Azione Cattolica Bologna

Agenda 2-2004.pub - Azione Cattolica Bologna

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

agendabimestrale dell’Azione Cattolica di Bologna22004Anno XXXXV | n. 2 | Marzo-Aprile 2004Sped. Abb. Post. Art. 2 Comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Bolognan. 2 | marzo - aprile 2004 | agenda | p. 1


EditorialePasqua? È il rischiatuttoNei racconti evangelici degli eventi pasquali compaiono diversi personaggi,alcuni dei quali rischiano, altri no. E noi? Sappiamo rischiare?Il sociologo inglese A. Giddens,nel suo libro dal titolo Il mondoche cambia. Come la globalizzazioneridisegna la nostra vita,ci parla del rischio in modo insolito:“Non è davvero il caso diassumere un atteggiamento negativonei confronti del rischio:esso ha certo bisogno di esseredisciplinato, ma un’attiva assunzionedel rischio sta al centrodi un’economia dinamica edi una società innovativa. Viverein un’era globale significavenire a patti con tutta una tipologiadi nuove situazioni di rischio.Il più delle volte sarebbemeglio mostrare coraggio anzichécautela nel sostenerel’innovazione scientifica e altreforme di cambiamento. Dopotutto,nella sua accezione originalerischiare significa osare”.Mi chiederete: che relazione hatutto questo con la Pasqua? Giddensvuole far capire la straordinariaavventura del mondo degliadolescenti che sentono esploderela vita dentro di loro el’affascinante complessità di unmondo globale che sta ridisegnandotutti i suoi equilibri. Macos’è la Pasqua se non la rinascitadell’umanità, l’esplosione ditutta la sua vitalità, la creazionedell’umanità nuova, basata sullalogica del Signore Gesù? Vi propongouna piccola intuizione: nonsi può entrare nella Pasqua senzaentrare nella parola rischio. Il verodiscepolo rischia: la paraboladei talenti è severissima sul servoche non rischia neppure di portarela somma affidatagli alla banca.Guardiamo alcuni personaggidella passione, morte e resurrezione.Innanzitutto Gesù: ha rischiatoqualcosa? Tutto; era davveroun uomo davanti al suo annullamento;non nascondiamol’umanità di Gesù dietro al fattoche “sapeva” che il Padre lo a-vrebbe strappato dalla morte.Pietro non riesce a dichiararsianche lui discepolo del Signore elo rinnega; un rischio troppogrande, sarebbe stato catturatoanche lui. Erode non aveva neppurerischiato di dire di no ad unaragazzina; aveva così ucciso GiovanniBattista; adesso ha davantiGesù nella passione, non si mettein gioco, non accetta di cambiareopinione sul Signore. Voleva vederemiracoli; non rischia di prenderele difese di Gesù davanti aisacerdoti e agli scribi. Pilato sembraterrorizzato dalla folla. Nontrova nulla in lui che meriti lamorte, ma si può andare control’opinione di una folla inferocita?Chi non rischia è fuori, noncomprende ciò che sta avvenendo.Ma chi accetta una qualche formadi scommessa qualche passo lo fa.Simone di Cirene; sì, è statocostretto, ma ha pure lui rischiatotrovandosi sulla strada del Signore.Si sarebbero accaniti anchecontro di lui i soldati? Ha messoin pratica il Vangelo alla lettera,Perugino, Risurrezione di Cristo, 1499-1500Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticanaha portato la croce di Gesù.Il buon ladrone: è vero, avevapoco da rischiare, qualche soffiodi vita, ma li ha spesi chiedendodi essere ricordato da Gesù nelsuo Regno; quest’uomo è il primoad entrare in paradiso.Il centurione glorifica Dio eafferma: “Veramente quest’uomoera Figlio di Dio”; si è quantomeno esposto alla derisione deisuoi commilitoni, che schernivanoil Signore. È il primo a fare laprofessione piena nella divinitàdi quell’uomo.Maria di Magdala ha rischiatotutta la sua vita in questo rapporto;alla morte del Signore eratutto buio per lei; era dispostaperfino ad andare a prender dasola il cadavere. Ma il Signore dalei, per prima, si fa riconoscere.Ecco una rapida carrellata di testimonianzedi persone che hannocolto qualcosa della Pasquaperché hanno rischiato.A me piace dire che, in una garad’automobilismo, preferirei, allimite, uscire di strada piuttostoche aver passato tutta la corsaincollato al pedale del freno. Leassicurazioni su tutto ci hannorovinato: pensiamo che ogni formadi rischio sia eliminabile, pagandola giusta quota all’agenziaspecializzata. E non siamo piùabituati a rischiare. Ma Gesù nonera assicurato: era solo abbandonatonelle braccia del Padre dalprimo all’ultimo minuto.Solo rischiando l’unica esistenzache abbiamo possiamo capire lavita felice del figlio di Maria. Se ilchicco di grano caduto in terranon muore rimane solo (ed anchetriste), se invece muore (cioè rischiala sua unica vita) producemolto frutto: e sarà molto felice!Vuoi essere felice? Rischia tutto!don Matteo Prodip. 2 | agenda | marzo - aprile 2004 | n. 2


TerrorismoMadrid, 11 marzoLa risposta dell’Europa all’attentato di Al Qaeda in Spagnanon può che essere un rinnovato impegno unitario per la pace11 marzo 2004: ancora una datasimbolo di morte, terrore, e disperazione,per tutti.La notizia delle esplosioni simultaneesu quattro treni carichidi pendolari nell’affollata Atocha,stazione centrale di Madrid, hainvestito un’Europa oggi ferita alsuo interno, che non può più attardarsinell’impegno unanimeverso una cultura di pace.Quale pace è possibile a fronte dioltre 200 persone inermi uccise, piùdi 1.400 feriti, centinaia di vite spezzate,storie recise, famiglie distrutte?Questa domanda ci coinvolgetutti, perché queste non sono solole cifre del nuovo attacco terroristico,ma sono parte della storiareale dei nostri giorni.La storia intanto ha già decretatoalcuni dei suoi effetti, scelte politichecompiute da un popolo colpitoche ha voluto fieramente reagireall’attacco del terrore. Il popolospagnolo ha marciato in corteolungo le strade all’indomanidella strage dell’11 marzo, ha partecipatomassicciamente alle elezionipolitiche tenutesi appena tregiorni dopo, ha espresso una preferenzaper una parte politica (ilpartito socialista spagnolo) giàcontraria alla scelta bellica perl’Iraq e che ora ha annunciato ilritiro delle truppe spagnoledall’Iraq se non ci sarà un interventoONU.Dalle urne è uscita un’inversionedi rotta determinata da piùfattori: le scelte di politica esterafino ad oggi seguite dal governospagnolo sono state ricusate daglielettori; a ciò si è aggiunta la cattivagestione della situazione dopogli attentati da parte del governopopolare di Aznar. Sulla sconfittadel governo uscente ha inciso pesantementela sua stessa bugia ufficiale,secondo la quale gli attentatisarebbero stati da attribuireIl Consiglio nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, ha scrittoagli amici dell’AC spagnola: “I fatti dolorosi e tremendi di questiultimi giorni interpellano ogni coscienza. Come cristiani, oggipiù che mai, fissiamo lo sguardo su Gesù, speranza del Signoredella vita e della pace. […] Entrambi i nostri popoli vengono dauna tradizione democratica, che vede nel rispetto del diritto edella dignità umana i pilastri della convivenza civile: ci sentiamodi richiamare con fermezza questi valori, soprattutto in questafase della storia dell’umanità. Affidiamo al Padre che tutti amadi amore infinito coloro che hanno concepito ed eseguito questogesto efferato di violenza. Come Azione Cattolica di paesi europeici impegniamo a realizzare, a partire dai nostri cuori, unaconvivenza più giusta e solidale. Sorretti dallo Spirito di Cristorisorto e dalla testimonianza di chi ora gli è più unito nella beatitudineeterna, invochiamo la pace per l’umanità intera, la misericordiae il perdono per chi ha commesso questo crimine, laserena consolazione per i familiari delle vittime”.Gli spagnoli in piazza dopo la strageall’ETA, con una volontà caparbiae sbrigativa di escludere altre pistericonducibili ad Al Qaeda, poi rivelatesifondate.Il ritrovamento di un bagagliocon detonatori e fogli coranici, lerivendicazioni degli uomini di BinLaden, le smentite dell’ETA hanno,infatti, reso ancora più acutaquella sensazione di vulnerabilitàalla violenza, che ormai non puòpiù risparmiare il vecchio continente.Oltre alle ragioni politiche,ricondurre la strage all’ETA avrebbeavuto un effetto meno traumatico,una lotta contro un nemico “dicasa”, micidiale ma conosciuto. Alcontrario le rivendicazioni di AlQaeda (che parlano dell’attentatocome di una “incursione nelleprofondità dell’Europa crociata”, edi un colpo doloroso inflitto allaSpagna, definita uno dei “pilastridell’alleanza crociata”) sono ilsimbolo di un odio lontano, profondoe radicato, capace di colpireindistintamente tutti con ciecaviolenza.Delineato il quadro con serietàe accettata la dolorosa realtà deifatti, una delle auspicate rispostealle bombe dell’11 marzo potrebbeessere la spinta del processo dieuropeizzazione dell’impegno aBagdad, con l’intento di ricondurrel’intervento militare in Iraqsotto l’egida dell’ONU.Monica Ferrettin. 2 | marzo - aprile 2004 | agenda | p. 3


Assemblea diocesanaMissionari nel quotidianoP. Ottavio Raimondo, missionario comboniano, Ernesto Diaco, responsabileAC per l ’area formazione, e l’assistente diocesano don Giovanni Silvagni sisono confrontati all’assemblea diocesana, a partire dal Vangelo di LucaQuando ero molto giovane,era in auge una canzone diDonna Summer (No mountainhigh enough) nella quale unaragazza, rivolgendosi al suo a-mato, gli dice pressappoco così:“Se tu mi chiamerai, non importadove tu sia, né quantolontano; né il vento, né la pioggia,né il freddo dell’invernopotranno impedirmi di raggiungerti”.Beh, devo dire chel’Assemblea diocesana dell’AzioneCattolica del 7 marzo èstata una dimostrazione diquanto l’associazione sia amatadai suoi aderenti. Nemmenouna tormenta di neve ha infattiimpedito ai prodi aderenti diaffrontare l’irta salita al seminarioarcivescovile per partecipare.I lavori della mattinata,dopo la Santa Messa e la consegnaai partecipanti del nuovoStatuto con tanto di fiocco ros-I relatori della mattinata: p. Ottavio Raimondo,Ernesto Diaco e don Giovanni SilvagniUN’ASSEMBLEA…FAMILIARESe dovessi descrivere l’ultimaAssemblea diocesana di AzioneCattolica in una parola sola,quella che mi verrebbe piùspontanea sarebbe la parola“famiglia”.Sono diversi i motivi per iquali descriverei l’Assembleacon questa parola: uno su tutti,il fatto che la neve abbiaimpedito a molti di venire eche i numeri fossero inferiori aquelli delle altre assemblee halasciato certamente dispiaciutigli organizzatori, ma ha concessouna grande familiaritàtra i partecipanti.Non solo: la neve che scendevacandida dalle finestre alle spalledei relatori della mattinata,dava certamente un’idea dicasa, diciamo che mancavagiusto il falò, una sedia a dondoloe una pipa e il gioco erafatto.Ancora: il fatto che nel pomeriggioil nostro nuovo Vescovosia stato accolto da personeche non hanno avuto timoredi presentarsi in maniera divertentee divertita e forse ancheun po’ insolita attraversoballetti e canti, ha di certoimbarazzato qualcuno, ma ciha concesso da subito una certafamiliarità.Non ultimo: il fatto che mons.Caffarra abbia sottolineato piùvolte la parola famiglia, sullaquale ha investito molto nelsuo passato e ci sembra di intuireinvestirà ancora moltonel suo futuro, e che abbia volutocondividere con noil’attenzione per essa, è unodegli altri motivi per cui misento di ribadire come questaparola abbia caratterizzato lanostra Assemblea.Credo sinceramente che un’Assembleaper certi aspetti cosìcalda (anche se sommersi dallaneve fredda!!!) e affettuosa, ciabbia aiutato a respirare, ancoraprima di tante altre cose, labellezza del sentirsi in famiglia.Mi sembra che questa considerazioneci porti a fare una riflessioneper il futuro: un’Associazioneche per tanti aspetti,voluti o non voluti, è diventa-p. 4 | agenda | marzo - aprile 2004 | n. 2


Assemblea diocesanaDa sinistra: Liviana Sgarzi, Marcello Magliozzie Maria Miselliso, erano incentrati su tre relazioni,tenute da padre OttavioRaimondo, Ernesto Diaco edon Giovanni Silvagni, a partiredal capitolo 14 dell’evangelistaLuca, che dava il titolo atutta l’assemblea: “C’è ancoraposto... spingili ad entrare, affinchéla mia casa si riempia”.Obiettivo dei relatori: rifletteresu Gesù che ci prende per mano,ci assegna un posto al suobanchetto, ci manda a chiamarechi è ancora fuori. Non è miaintenzione fare un riassuntodei tre interventi, che sarebbesicuramente incompleto e certamentetedioso: mi limiterò araccontarvi qualche frammentodelle belle riflessioni che sonostate fatte a partire dalla paroladi Dio, citata con grande abbondanzada tutti i relatori (equesto sicuramente depone aloro favore!).Guidati da Gesù“Un sabato (Gesù) era entratoin casa di uno dei capi dei fariseiper pranzare e la gente stavaad osservarlo. Davanti a luistava un idropico. Rivolgendosiai dottori della legge e ai farisei,Gesù disse: «È lecito o no curaredi sabato?». Ma essi tacquero.Egli lo prese per mano, loguarì e lo congedò” (Lc 14,1-4).L’idropisia è una malattia penosa,che gonfia di acqua tutti itessuti e perciò rende faticosissimii movimenti... Anche noisiamo oppressi e frenati damolti ostacoli nella nostra vitamateriale e spirituale e spessosentiamo la fatica che ogni giornataporta con sé, ma Gesù ciprende per mano, ci solleva e ciguarisce, cammina insieme anoi, porta con noi i nostri pesi,si rattrista per le nostre infelicità,gioisce con noi quando ilnostro cuore è lieto. Questapresenza che abita le nostregiornate ci cambia la vita e nonpuò essere “goduta” solo pernoi stessi. “Mostri il Signore lasua gloria e voi fateci vedere lavostra gioia!” (Is 66,5).“Adorate il Signore, Cristo, neivostri cuori, pronti sempre ata una realtà sempre più ristretta,deve puntare assolutamentesulla positività che stadietro a questo aspetto apparentementenegativo.Così come la Parrocchia è definita“famiglia di famiglie”, e inquesto l’AC sentitamente crede,anche l’Associazione, a partireda quella parrocchiale, deve esseresempre più in grado di esserela versione ridotta di questoessere “famiglia di famiglie”.Solo così saremo davvero ingrado di costruire una Chiesa eun’Associazione fatta più a misuradi tutti.Del resto anche il temadell’Assemblea stessa parlavadi casa, no??? Una casa che ilPadrone desidera si riempia!!!L’AC, secondo me, è un aiutoimportante che la Chiesa ha,per rendere la casa più bellaaffinché successivamente siriempia, ma prima ancora dellosforzo di spingere ad entraregli invitati, bisogna che la casasia abitata da persone capacidi essere famiglia, capaci di accogliere,di condividere, di crearelegami tra le persone, cosìche i commensali possano sentirsia casa propria, siano semprepiù numerosi e non vadanopiù via.Ringraziamo allora il Signoreperché ci ha dato la possibilitàdi ascoltare spunti di riflessionein questa direzione, ma soprattuttoci ha concesso di vivereuna giornata in una casaforse meno affollata del solito,ma certamente molto familiare.Marcello MagliozziPanorama dal seminarion. 2 | marzo - aprile 2004 | agenda | p. 5


Assemblea diocesanarispondere a chiunque vi domandiragione della speranzache è in voi” (1Pt 3,15).“Gesù disse loro: «Andatein tutto il mondo e predicate ilvangelo ad ogni creatura»”(Mc 16,15).“Lo Spirito del Signore è sopradi me; per questo mi ha consacratocon l’unzione, e mi hamandato per annunziare ai poveriun lieto messaggio” (Lc 4,18).I nostri più grandi peccatisono spesso peccati di omissione:non andiamo, non annunciamo,non predichiamo,non testimoniamo, non evangelizziamo.Dio ha messo nellenostre mani il futuro del mondoe il futuro di ogni persona equesto esige che sappiamo rinunciarea noi stessi.“Un uomo diede una grandecena e fece molti inviti. All’oradella cena, mandò il suo servo adire agli invitati: «Venite, èpronto». Ma tutti, all’unanimità,cominciarono a scusarsi.Il primo disse: «Ho compratoun campo e devo andare a vederlo[…]». Un altro disse:«Ho comprato cinque paia dibuoi e vado a provarli […]».Un altro disse: «Ho preso mogliee perciò non posso venire»”(Lc 14,16-20).Missionari “a tempo pieno”Il cuore della Chiesa è lamissione, ma non si può esseremissionari senza cambiare lapropria scala di valori: la missionenon può essere “finchéposso”, “finché non lavoro”,“finché non mi sposo”, “finchénon ho figli”…“Al suo ritorno il servo riferìtutto questo al padrone. Allorail padrone di casa, irritato, disseal servo: «Esci subito per lepiazze e per le vie della città econduci qui poveri, storpi, ciechie zoppi». Il servo disse:«Signore, è stato fatto come haiordinato, ma c’è ancora posto».Il padrone allora disse al servo:«Esci per le strade e lungo lesiepi, spingili a entrare, perchéla mia casa si riempia»”(Lc 14,21-23).La missione è quella di andarelungo le siepi, ai confinidelle città, delle società. È rivoltasoprattutto a chi è lontanoda noi, materialmente o culturalmente,a chi non viene inChiesa, a chi ha smarrito la fede,a chi professa altre religioni,a chi è straniero...“Quando entrerete in unacittà e vi accoglieranno, mangiatequello che vi sarà messodinanzi, curate i malati che visi trovano, e dite loro: si è avvicinatoa voi il regno di Dio”(Lc 10,8-9).Il tuo prossimo non è chi èvicino a te, ma è colui al qualetu ti avvicini...L’evangelizzazione richiedeche si accetti di mangiare cibiche non sono quelli di cui solitamenteci cibiamo, di saperincarnare il nostro annuncionelle realtà che ci troviamo davanti;l’evangelizzazione nonpuò prescindere dal prendersicura di coloro ai quali è destinatoil lieto messaggio, soccorrendole loro necessità, curandole loro infermità, condividendole loro situazioni di vitaaffinché tutti possano assaporarela presenza del Regno diDio qui e ora.La missione non è compitosolo di qualcuno particolarmentedotato o ricco di tempolibero, la missione è di tutta laChiesa e nel tempo odierno èsicuramente imprescindibilep. 6 | agenda | marzo - aprile 2004 | n. 2


Assemblea diocesanal’impegno dei cristiani laici. Avolte può sembrare che la nostravita sia già tanto complicatache dedicare tempo ed energieper rendere ragione della nostrasperanza e della nostragioia sia un lusso che non possiamopermetterci. Eppure,proprio quest’anno, sarà proclamatobeato Alberto Marvelli,un giovane riminese di AC, chenon ha fatto nulla di straordinariose non vivere in pienezzaquello che ci sentiamo ripeterein continuazione: aspirare allasantità attraverso una vita assolutamenteordinaria nel suomanifestarsi quotidiano, mastraordinaria nella sostanza,perché nutrita di generosità,d’impegno, di fedeltà alla preghiera,di apostolato instancabile,di passione per la gente.Una santitàalla portata di tuttiVorrei chiudere con alcunefrasi della mai abbastanza citataPaola Bignardi, presidente nazionaledell’AC, a proposito diquesto nuovo candidato allabeatificazione: “Con questa beatificazioneè come se la Chiesaoggi ci ripetesse la convinzioneche tutti i laici cristiani possonovivere da santi conducendoun’esistenza normale nella famiglia,nella professione, nellapolitica. Ed è anche l’implicitoriconoscimento dell’AzioneCattolica come scuola e palestradi santità laicale. [...] Questanotizia conferma l’AC nellaconvinzione che il suo idealepuò continuare a generare cristianiadulti nella fede. Marvellici trasmette un modello disantità alla portata di tuttequelle persone che conduconoun’esistenza ordinaria, fatta dicose comuni: ci dice che standodentro di esse si può costruireil capolavoro che Dio ha pensatoper ciascuno di noi”. Ed èattraverso ognuno di noi, attraversole nostre parole, i nostrigesti, i nostri sorrisi, le nostreazioni che ogni uomo, donna,bambino possono vedere, toccare,conoscere, incontrarequel Figlio di Dio che si è fattouomo e ha scelto di abitare inmezzo a noi.Donatella Broccoli Conti“Sei tu la dimora di Dio”Pellegrinaggio nazionale a LoretoUdite udite!!!! Sono aperte fino al 20 luglio in Centro Diocesano leiscrizioni al pellegrinaggio. La quota è di 18 euro e comprende ilviaggio di andata e ritorno in pullman.Adulti: domenica 5 settembre (ore 10 celebrazione liturgica presiedutadal Santo Padre)Giovani: sabato 4 e domenica 5 settembre (festa il sabato e veglianotturna con visita alla santa casa)acr: sabato 4 settembre (pomeriggio di festa allo stadio di Ancona)n. 2 | marzo - aprile 2004 | agenda | p. 7


Assemblea diocesanaImpegnati per la formazioneNel suo primo incontro con l’associazione, mons. Caffarra ha ricordatoil particolare rapporto dell’AC con la Chiesa locale, a partire dalla parrocchia.Riportiamo ampi stralci della sua relazioneLa possibilità di incontrarvi in occasione dellavostra Assemblea diocesana è un dono che il Signoremi fa, a meno di un mese dall’inizio delmio ministero pastorale nella Chiesa di Bologna.La vostra Associazione infatti, nel pluriformepatrimonio ecclesiale dell’associazionismo laicale,possiede una particolare preziosità per la lungastoria che ha già vissuto, per la particolare attenzioneche i Sommi Pontefici le hanno mostrato,per i molti servizi che essa ha reso alla Chiesa.Prendendo in larga misura spunto di riflessionedallo Statuto recentemente approvato, vorreifermare la mia attenzione su due punti: l’identitàecclesiale della vostra associazione; le prioritànella “realizzazione del fine generale apostolicodella Chiesa”, alla quale voi vi impegnate (cf. art.1 dello Statuto).1. L’identità dell’associazione[…] Mi sembra che alla definizione della vostraidentità convergano una dimensione genericaed una dimensione specifica. La dimensionegenerica è costituita dalla vostra condizione ecclesialedi “christifideles laici/fedeli laici”. […]È la vostra indole secolare la modalità “propria epeculiare” con cui voi partecipate alla dimensionesecolare della Chiesa […]. La dimensione checostituisce in modo specifico la vostra identitàassociativa merita più attenta considerazione,Mons. Carlo Caffarra con i ragazzi dell’ACR;a destra: al tavolo della presidenzaalla luce del nuovo Statuto […].La dedicazione diretta ed organica alla Chiesalocale costituisce la dimensione specifica dellavostra associazione. Questo legame con la propriaChiesa è visto, nella Premessa allo Statuto, comel’interpretazione più profonda della vostra vitaassociativa, “che vuole realizzarsi non facendoquesta o quella cosa, assumendo questo o quelprogetto ma piuttosto attraverso una disponibilitàaperta e totale, creativa e responsabile alla propriaChiesa e al suo cammino”. […]Questa partecipazione trova la sua prima e necessariaespressione nella vita e nella missionedella Chiesa particolare, nella diocesi, nella quale“è veramente presente ed agisce la Chiesa di Cristo,una santa, cattolica e apostolica” (decr. ChristusDominum 11; EV 1/593).Da questa “diocesanità” dell’AC derivano molteconseguenze importanti. Mi limito ad accennarnetre.a) Essa caratterizza l’AC come associazione difedeli non avente una spiritualità propria. Mentrealtre associazioni, come i movimenti, fanno riferimentoad un fondatore come portatore di un carismapreciso, l’AC non si trova in questa condizione.Essa s’inserisce nella missione della Chiesalocale, che ha nel Vescovo il suo principio visibiledi unità. […] La missione o il fine generale apostolicodella Chiesa di cui parla lo Statuto non èqualcosa di generico, e quindi astratto ed evasivodalla vita quotidiana di ogni uomo e di ogni donna.Fine della Chiesa è che la vita di ogni uomo e diogni donna trovi in Cristo la pienezza del suo significato.E la vita sono gli affetti ed il lavoro: sonole gioie e le sofferenze; sono le speranze e le delusioni.Sono gli avvenimenti che costituiscono ilcontenuto della propria biografia quotidiana. […]b) Da ciò deriva una seconda conseguenza. Ilprimo impegno dei laici che aderiscono all’AC èla formazione. […] Prendiamo il termine“formazione” nel suo significato letterale. È lagenerazione dell’uomo in Cristo; è la progressivacon-formazione dell’uomo a Cristo. È Cristo chein-forma la propria persona così che la vita è vissutain riferimento a Cristo.p. 8 | agenda | marzo - aprile 2004 | n. 2


Assemblea diocesanac) Una terza ed ultima ma non meno importanteconseguenza derivante dall’identitàdell’AC. “La comunione ecclesiale, pur avendouna dimensione universale, trova la sua espressionepiù immediata e visibile nella parrocchia;essa è l’ultima localizzazione della Chiesa, è in uncerto senso la Chiesa stessa che vive in mezzo allecase dei suoi figli e figlie” (es. ap. Christifideleslaici 26,1; EV 11/1709). Pertanto la presenzadell’AC nella parrocchia è un’esigenza prioritariadell’Associazione come tale.2. Alcune prioritàOra mi preme maggiormente dirvi quali sonole priorità all’interno di quel fine generale apostolicodi cui ho parlato varie volte.a) La prima in un certo senso riassume tutte lealtre. Esiste una consistente tradizione patristicache denota l’annuncio evangelico con il termine“paideia”, “educazione” cioè. La fede genera unprogetto educativo: una dottrina ed un metodoeducativo. Se così non fosse, non dimoreremmonella missione della Chiesa […]. Da ciò derivache la “passione educativa” è essenziale alla e-sperienza cristiana, e pertanto l’attenzione a chiha più bisogno di essere educato nella sua umanitàè un’attenzione privilegiata. Sono i bambini,gli adolescenti, i giovani.L’impegno vostro nei loro confronti deve esserecostante, in una collaborazione responsabilee fattiva con la diocesi nel suo servizioall’educazione, cioè col Servizio diocesano per lapastorale giovanile. Da questa priorità deriva chel’Associazione deve prendersi una cura specialeper i luoghi dove soprattutto avviene l’educazionedella persona. Essi sono la famiglia e la scuola.Mi limito per oggi alla prima.Poiché la famiglia si fonda sul e trae la sua originedal matrimonio, prendersi cura di essa significain primo luogo prendersi cura del matrimonio.Non a caso, ad essi il nuovo Statuto dedicaun’attenzione speciale ed esplicita (cf. art. 9). Néper motivi puramente congiunturali.La “formazione dell’umano” in Cristo prendeinizio dal rapporto uomo-donna. […] Il matrimonioè il luogo in cui Dio compie il suo atto creativodella persona umana: il luogo in cui la personaè generata-educata nella sua umanità.È per questo che vi chiedo di avere una curaspeciale del matrimonio e della famiglia in strettacollaborazione con l’Ufficio e la Commissionediocesana della famiglia.b) La seconda priorità si riferisce aquell’impegno fondamentale che il vostro Statutoformula con molta precisione nel modo seguente:“s’impegnano ... ad informare allo spirito cristianole scelte da loro compiute con propria personaleresponsabilità, nell’ambito delle realtàtemporali” (art. 3, c). […]Il “prendersi cura” di cui sto parlando si realizzain scelte concrete: sono scelte compiute con propriapersonale responsabilità. Su questo punto deveesserci una grande correttezza nel non coinvolgerein nessuna maniera l’Associazione come tale.Ma questo non è tutto. Queste scelte devono essereinformate allo spirito cristiano. Che cosa significa?Significa che esistono valori tali che nessuna circostanzagiustificherà scelte contrarie ad essi. Sequesti valori, pur essendo riconoscibili dalla rettaragione, sono però di fatto affermati solo dai cristiani,questa circostanza non ne cambia l’intimanatura etica. E pertanto la scelta coerente di affermarlinella società non è una scelta confessionale.Quali poi siano questi valori è stato recentementeindicato dal documento della Congregazione per ladottrina della fede dedicato a questo argomento.ConclusioneLa vostra Associazione, nella fedeltà alla suaidentità propria, è un grande dono fatto allaChiesa. […]Il Papa parla di “splendida avventura”, dicendoche essa consiste nel “far incontrare il Vangelo conla vita”. Non sembra il chiamare questo incontroun’“avventura” qualcosa di retorico e di poco rispettoso?In realtà, “avventura” richiama “avventoadventus”.Di chi? Di Cristo figlio di Dio fattosi uomo:l’adventus del Dio-uomo in mezzo agli uomini.Di colui che facendosi uomo ha rivelato all’uomo lasua dignità intera, la misura intera della sua dignità,pronto a pagare, perché l’uomo sia reintegratoin questa dignità, il prezzo del suo sangue. […]Siete chiamati a percorrere tutte le strade delmondo: perché l’uomo incontri Cristo, e fioriscanel suo cuore l’adorazione del Dio ricco di misericordiae lo stupore di fronte alla dignità dellapropria persona.mons. Carlo Caffarran. 2 | marzo - aprile 2004 | agenda | p. 9


ACRTutta un’altra musicaFlash dalla giornata di spiritualità per i fanciulli dell’ACRDomenica 14 marzo i fanciullidell’ACR si sono ritrovatiper la loro giornata di spiritualitàdi Quaresima, appuntamentoormai entrato a pienotitolo nella sia pur breve tradizionedei più piccoli della nostraassociazione.I presagi non erano dei migliori:alcune parrocchie avevanogià programmato altre i-niziative e non sarebbero intervenute,nelle due domenicheprecedenti le nevicate abbondantiavevano di fatto rallentatoanche il tam-tam informativoalle famiglie deibimbi e molti avevano dato“forfait”, le previsioni del tempo,poi, davano poche speranzeanche per quella domenica.E infatti alle 9.30 (ora previstaper l’accoglienza) nellachiesa di San Benedettoc’erano solo due fanciulli sparutie intimoriti. Il panico sistava facendo strada nei cuoridell’équipe ACR presente…Ma alle 10, ora in cui donGabriele ha iniziato la Messa, ibimbi erano diventati quasiuna quarantina provenienti datre diverse parrocchie (se ne èpoi aggiunta una quarta versol’ora di pranzo).Un martello…La parrocchia di San Benedetto,abituata ai volti segnatidal tempo dei “soliti” vecchiparrocchiani, ha accolto concuriosità e simpatia questi piccoli,così composti e attenti, e iloro educatori.E ha pure accolto con curiositàe simpatia l’omelia di donGabriele, che ha saputo tenerdesta l’attenzione di bimbi egrandi con domande, esempi e,soprattutto, con un martello…un vero e proprio martello dafalegname che il “don” ha mostratodall’ambone. “Cosa succedese sbagliamo a colpire ilchiodo?”. “Che ci schiacciamoun dito!”. “E cosa diciamo se cidiamo una martellata su un dito?”… “Ahi!” (ogni altra e-spressione che potreste immaginareè stata elegantementetralasciata…). E su questo“Ahi” si è sviluppata una bellariflessione sulla misericordia diDio che è poi servita anche nelsuccessivo momento del ritiro.Lo “svizzero” feliceCi siamo poi spostati al teatrotenda della Montagnola dovesiamo stati accolti da Fabio, unodei responsabili dell’AssociazioneAGIO (Associazionegiovani per l'oratorio), che gestiscetale struttura. Con la suasimpatia effervescente ed i-strionica ha coinvolto bimbi ededucatori in uno dei suoi bansdi battaglia: “l’austriaco felice”in cui è riuscito a far vedere suimonti un pescecane, un maialecon l’afta epizotica e, perfino,una foca monaca, interpretatacon qualche impaccio da unasuora di San Ruffillo. E visto ilsoprannome di “svizzero” concui è universalmente noto Fabio,forse quello felice era unaustriaco emigrato in Svizzera…Il Padre misericordiosoPoi ci siamo inoltrati neltempo del ritiro e del silenzio.Il brano che ha fatto da tracciaMomenti della giornata di spiritualitàp. 10 | agenda | marzo - aprile 2004 | n. 2


ACRalla giornata è stato quello dellaparabola del figlio prodigo edel Padre misericordioso (Lc15,11-32). Don Gabriele lo habrevemente presentato, poi,con l’aiuto di un sussidiettopreparato per l’occasione, ibimbi lo hanno approfondito emeditato in una mezz’oretta disilenzio rotto solo da qualchesussurro di aiuto degli educatoriai bimbi più piccoli. Chipensa che i piccoli non possanofare silenzio e meditare laParola è stato smentito clamorosamente.Al termine, aiutati dal“don”, i bimbi hanno condivisole loro meditazioni e infine,tutti insieme, abbiamo fattodiventare preghiera il nostroascolto e il nostro ritiro.Un vassoio di pasteLa fame però stava già urlandonelle pance di fanciulli ededucatori e quindi, conclusa lapreghiera, ci siamo tuffati tuttinei nostri panini alla mortadellae al salame… Tutti fuorchéuna bimba minuta e molto carinache, con grande eleganza hatirato fuori dallo zaino un cartoccioben confezionato, lo hasistemato sulle ginocchia apparecchiatecon un candido tovagliolinoe lo ha pian piano aperto.Era un vassoio di pizzette epaste da far invidia ai buffet piùraffinati… Ho colto in più diuno qualche attimo di sconforto,ma poi la fame ha prevalso eciascuno ha continuato a divorarei propri panini, mentre labimba provvedeva con generositàa distribuire qualche pizzettae qualche pasta alle sueamiche più vicine.…“tutta un’altra musica”!E come in tutte le giornateACR che si rispettino, al terminedell’indispensabile rifocillamento,è partita la musica,quella degli inni dell’ACR cantatie ballati dalle meravigliosedonne dell’équipe e subito imparatianche dai bimbi (gli educatori,soprattutto quelli attempaticome me, avevano qualcheproblema di “abbiocco” digestivoe hanno preferito sonnecchiareseduti in disparte…).E nell’entusiasmo dei giochie dei canti abbiamo portato aconclusione la giornata, chi ritornandoverso casa e chi rimanendonel tendone della Montagnolaper uno spettacolo teatraleofferto dai giovani di AGIO.Ho riaccompagnato poi a casaalcuni dei bimbi che mi eranostati affidati e ho chiesto lorocome era andata. Mi è sembratoche fossero particolarmenteentusiasti e che avessero saputocogliere il significato della giornatadi spiritualità tanto neltempo del silenzio e del ritiroquanto in quello della condivisionegiocosa e del canto.Insomma mi pare che i nostrifanciulli siano proprio“tutta un’altra musica”!Efrem Guaraldin. 2 | marzo - aprile 2004 | agenda | p. 11


Settore giovaniI “Lego” per la gioiaI nuovi campi dei giovanissimiCarpe diem! Cogli l’attimoper iscriverti ai campi giovanissimiche da quest’anno avrannouna veste nuova. La nuova vesteserve per cercare di imitare unnostro mito, una vera star, JesusChrist Superstar, uno che viveaccanto a noi e come noi vede letante sofferenze che ci sono nelmondo, ma continua ad essereconvinto che la vita è bella e ancoradi più è convinto che se noilo seguiamo e offriamo tutto ciòche abbiamo, insieme possiamocostruire la città della gioia.Provo a raccontarvi il viaggioche, in anticipo, ho fattoall’interno di questi campi, vivendol’incontro con Gesù e conalcuni personaggi significativiche quest’estate saranno ospitiai vari campi giovanissimi...Diventando grande, inizio asentire dentro di me una grandespinta e voglia di fare per le cose acui tengo, e molta meno per quelleche devo fare “per forza”. Nonè qualcosa di razionale, ma è ilcuore che mi guida ed è sempre ilcuore che mi dà le energie perfarle. Ogni tanto penso che sarebbebello se fossero collegatetra loro, come dei “Lego” che, ordinatisecondo un progetto, possonoformare una costruzionemagnifica. Ma questa costruzionenon può rimanere isolata dallamia vita, da ciò che vivo, dalla miafamiglia, dai miei amici, dal mioandare in palestra…E ancora di più questa costruzionedeve avere un senso quandomi confronto con le cose brutte,con le canne, l’alcol, i suicidi…Se la costruzione continua adaver senso, penso possa donarmilibertà, quella libertà che mi consentedi continuare a seguire ilmio cuore; ma questa volta non loseguo come tanti “Lego” separati,ma da costruzione di “Lego”!E ho scoperto che c’è qualcunoche ha seguito le passioni delproprio cuore e si è saputo costruiresecondo un ordine perfetto,e adesso appare propriobello: si chiama Gesù. Anche seè un po’ “perfettino”, è davverosimpatico e poi è gentile e mi haproposto di aiutarmi a migliorarela mia (già bella) costruzione.E poi mi ha raccontato alcuniepisodi in cui l’ha fatto: una voltaha lavato i piedi a tutti e unavolta ha esagerato, si è fattomettere in croce…Comunque mi ha detto chemi dà una mano per fare comelui, mi ha detto che mi dà tutta laforza di cui ho bisogno ognigiorno attraverso se stesso Eucaristia;non so ancora cosa significhi,ma capirò!Oltre a Gesù ho conosciutoanche un suo amico, GiuseppeFanin, anche lui ha fatto unabella costruzione e soprattuttoha sfruttato quella forza di cuiparlavo prima per andare nelmondo, ma è stato ucciso. Sì,perché nel mondo c’è il male, etanto male, l’ho visto anche aMonte Sole; lì ho incontratodelle persone che hanno rispostoal male con il bene, cioè offrendola propria vita. Gesù eramolto contento di questa lororeazione (forse perché similealla sua di andare in croce!) e hadetto qualcosa anche a me aquesto proposito: di offrire lavita con l’impegno civile, politicoe sociale, e poi mi ha spiegatocosa significa “offrire la vita”parlandomi di un buon pastorecon le sue pecore.Gesù ha tanti amici e me neha fatto conoscere un altro, sichiama Paolo: un tipo molto calorosoche conosce bene il malee che ha cambiato vita da quandoGesù lo ha incontrato. Da quelgiorno offre la sua vita amando ifratelli che si trova accanto, soprattuttoquelli che hanno piùbisogno. Anche lui mi ha dettoche prende la forza da Gesù Eucaristia,e dall’amicizia e dallechiacchiere con lui; mi ha raccontatoche questo amare costruiscecomunione e comunità.Quando mi ha portato a vederequeste comunità, ho capito perchéfatica tanto per realizzarle,ho capito perché ne vale davverola pena: queste comunità sonobelle e gioiose e capaci di contagiareme e tutto il mondo che lecirconda.Ho troppa voglia di diventareamica ancora più intima di Gesùper migliorare la mia costruzione,essere in grado di “offrire lamia vita” e diventare costruttricedi gioia!Ilaria Bartolomeip. 12 | agenda | marzo - aprile 2004 | n. 2


Settore adultiPreghiera, carità e campiLe iniziative per gli adulti di AC fino alla prossima estateNei prossimi mesi, l’attenzione degli adultiruoterà attorno a tre momenti centrali. Proviamo ariepilogarli.Pomeriggio di preghiera e festain apertura del mese marianoTutto il settore adulti è invitato domenica 9maggio alle ore 16, presso la basilica dei Ss. Bartolomeoe Gaetano (Strada Maggiore 4 - Bologna)per recitare i misteri della Luce accompagnati dall’ascoltodi alcuni brani del Vangelo di Luca e dallacontemplazione dell’immagine della Beata Verginedel Suffragio, venerata nella basilica stessa. Concluderemoil pomeriggio con un momento di fraternitànei locali della parrocchia.Attenzione caritativaA livello di associazione vorremmo, in modounitario, come gesto di sobrietà e solidarietà, sostenereeconomicamente il “Villaggio senza barriere”di Tolè, raccogliendo l’offerta che ciascunovorrà donare in occasione dell’incontro per lachiusura del “Percorso Parola” che si terrà domenica3O maggio.Campi estiviAnche quest’anno abbiamo pensato ad una seriedi campi in cui stare insieme con lo stile di AC, performarci alla scuola del Vangelo e… riposarci un po’.Dai 25 anni in su- “Chiedimi se sono felice”: dove troviamo lapienezza della nostra vita in un mondo così complicato?Ci poniamo in ascolto di Gesù che ci indicala via delle beatitudini, la via di una vita felice. Duegiorni in autogestione il 12-13 giugno nella casa diTrasasso (BO).- “Tutti insieme appassionatamente”: viviamoil Vangelo per gustare la felicità che viene daGesù, attraverso una settimana di condivisione dellavita quotidiana. Campo in autogestione nel periodo28 giugno-4 luglio a Guzzano di Pianoro (BO).- “Io non ho paura”: davanti ad una terra checerca di ricostruirsi proviamo a collaborare senzapaura con le persone dei luoghi che visiteremo peredificare una comunità secondo il cuore di Gesù.Campo in autogestione ad inizio agosto in Calabria.Adulti“Narrare speranza: centro della missione”.Siamo capaci di leggere segni di speranza? Siamoin grado di amplificarli? Sappiamo costruire luoghidove condividere la speranza?Proponiamo due campi:- nel periodo 25 luglio-1 agosto a Pochi di Salorno(Bolzano);- nel periodo 31 luglio-7 agosto a Gressoney – VillaBelvedere (Aosta).Vorremmo interrogarci sulle origini e sulla spiritualitàdella nostra speranza. Cercheremo poi divedere in concreto come essere sempre più personeche sanno sperare anche contro ogni speranza,con un’attenzione particolare alla nostra realtà cittadinachiedendoci “come si dice speranza in bolognese”(riprendendo il titolo di un campo di qualcheanno fa). Un altro aspetto del rapporto speranza/missionesu cui vorremmo soffermarci a riflettereriguarda l’annuncio che ciascuno di noi èchiamato a portare ad ogni uomo, rendendo i luoghiin cui quotidianamente viviamo (famiglia, lavoro,comunità parrocchiale ecc.) luoghi di speranza.Ci sta particolarmente a cuore il temadell’educazione in quanto sono evidenti le difficoltàeducative che gli adulti hanno nei confronti dellegenerazioni in crescita; spesso ciò che gli adultivivono e trasmettono sono sentimenti di insoddisfazione,ansia, pesantezza di vita, creando giovaniorfani di persone che possano essere per loro riferimentiautorevoli.Alcuni testimoni e testi potrebbero guidarci inquesto cammino di riflessione:- Alberto Marvelli e Pina Suriano: laici esemplariche verranno beatificati in occasione del pellegrinaggio-festadi tutta l’Azione Cattolica italiana, chesi terrà a Loreto nel periodo 1-5 settembre 2004;- Don Giuseppe Dossetti;- Don Mario Campidori;- C. Nanni, “La speranza educata”, in Dialoghin°3/2001;- L. Caimi, “Sperare contro ogni speranza”, inDialoghi n°3/2001;- “Crescere in un tempo redento”, intervista apadre D. Mongillo, in Dialoghi n°3/2001;- G. Betori, “Annunciare la gioia e la speranza aogni uomo”, in Dialoghi n°3/2001;- T. Radcliffe, “La missione in un mondo in fuga”,in Il Regno-documenti n°9/2001;- Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia,orientamenti pastorali dell’Episcopato italianoper il primo decennio del 2000 (29/06/2001).Riccardo Degli Espostin. 2 | marzo - aprile 2004 | agenda | p. 13


FormazioneAttenzione: le strategieassociative stanno cambiando!Talora anche uninvito a cena può nascondereinsidie, di quelleche ti portano, per e-sempio, a riflettere su checosa vuol dire educareUn giorno la segretaria della presidenza chiamame e altri 9 ingenui a cena dalla presidenteper far 4 chiacchiere… poi ci ubriacano e ilgiorno dopo scopriamo di far parte di un gruppodi lavoro denominato “Commissione educazione”…che già la dice lunga… che si dovrà occuparedella formazione degli educatori…Al che… cosa vuoi fare… li bidoni?!? Ma nodai… mica gliela diamo su… anche se ogni tantoqualcuno ci prova e scompare, decidiamo di rimanerenella grande impresa e da vittime diquesto incastro siamo diventati carnefici dellevite degli educatori (va beh… si fa per dire!).Da quella serata, infatti, sono partite le idee,con vivaci confronti e dibattiti su cosa ci sarebbepiaciuto fare proprio con quelle persone così coraggioseda avventurarsi con i più piccoli; su cosaci sembrava prioritario in vista di un’estatecosì imminente e su cosa poteva essere utile, divertentee appassionante allo stesso tempo…Un’operazione decisamente ambiziosa… chealla fine ci ha portato a incontrare gli educatoriper 4 serate, ma su queste non mi dilungo perchéci sono i volantini in giro dettagliati… e soprattuttoperché vi aspettiamo numerosi!Ci interessa invece fermare la vostra attenzionesu tre cose che crediamo assiomi“fondamentali”, e che non possono mancare anessuno di coloro che hanno scelto questa strada.Essere educatori è una vocazione, e come taleva vissuta: non è legata al fatto di avere una maggioredisponibilità di tempo, né strettamentevincolata all’essere studenti o lavoratori, single osposati, perché quand’anche le stagioni della vitachiedano di cambiare la modalità di risposta,rimane vero che la fedeltà alla chiamata resta.Essere educatori non è un’attività tappabuchi, atempo determinato o caratterizzata dall’improvvisazione.I motivi che spingono ciascuno ad essereeducatore possono essere tanti, ma uno soloè quello autentico, l’elemento vocazionale. Èimportante che ciascuno rafforzi la riflessionesu di esso… anche fino al punto di capire di nonessere al proprio posto: potrebbe non essere lascelta educativa ciò che mi è chiesto.Essere educatori chiede di portare con sé lavirtù della speranza, che fa stare al proprio postoanche quando le cose sembrano andare per ilverso sbagliato, che aiuta a trasmettere la gioiadello stare con il Signore anche se si sperimental’insuccesso; che sa contagiare di serenità, senzaper questo essere tiepidi, perché si è sostenutida una “missione”; e questo significa anche lavorareper risultati che forse non si vedranno eper frutti che non si coglieranno… perché lasalvezza dei ragazzi non è nelle mani degli educatori…ringraziando il cielo!Essere educatori richiede una fedeltà(imprescindibile dalla speranza) che pur nellafatica fa restare lì dove si è con fiducia… anchequando il vento gira contro e i ragazzi“imperturbabili” continuano a domandare e adavere sete di quei pilastri e di quei punti fermi esicuri a cui potersi riferire, che consentono dimettere in opera i propri comportamenti.Con tutto questo… e anche di più… vi aspettiamonumerosi… perché questi incontri possanodiventare fonte di uno scambio ricco e fecondoper ciascuno di noi!A presto!Annalisa Bondìp. 14 | agenda | marzo - aprile 2004 | n. 2


Voci dai vicariatiINCONTRARSI PER CRESCERE INSIEMEIl vicariato San Lazzaro-Castenaso parte dalla pianuraper inerpicarsi su per le valli deitorrenti Idice, Zena e Savena.Nel vicariato l’Azione Cattolica èpresente con associazioni completein cinque parrocchie: SanLazzaro, San Francesco di SanLazzaro, Castenaso, Villanova diCastenaso e Pianoro Nuovo; visono inoltre realtà significativein fase di evoluzione nelle parrocchiedi Ponticella di San Lazzaroe di San Luca di San Lazzaro.A livello vicariale, due o tre volteall’anno i vari responsabili parrocchialis’incontrano, assiemeal sottoscritto (responsabile vicariale,ndr) ed al Vicario (donPaolo, che ci sostiene sempre a360 gradi) dando vita a una sortadi segreteria vicariale, dovel’elemento primario è dato daltrovarsi, che dà la possibilità diinstaurare o rafforzare le relazionitra le persone, confrontarsisu quello che bolle in pentolanelle varie parrocchie e anchecercare di riflettere un po’ sullelinee che provengono dal centrodiocesano e nazionale.Ci sembra che l’incontro tra lepersone (anche se sporadico comefacciamo noi) sia imprescindibileper un’ associazione che, proprioperché tale, scommette sull’efficaciadell’incontro e del lavorofatto assieme. Questi momenticostituiscono un’occasione di arricchimentoper tutti, in quanto,liberi da incombenze concrete acui dover far fronte, ci si lasciaandare anche a sogni che, a volte,sono il primo passo verso un’evoluzione,una novità.Incontrarsi fa venire vogliaanche di fare qualcosa assieme: cisi rende subito conto che, per formarsiuna consapevolezza ed unaDal locale al globale: vita di associazioniraccolte nella sfida della nuova evangelizzazionecompetenza pastorale, bisognafare un cammino che da soli si fafatica ad iniziare (da soli, difficilmenteci si ritagliano dei momentiper leggere ed approfondire, adesempio, i documenti della Chiesaitaliana e dell’associazione). Inparticolare, in questi ultimi dueanni, il cammino verso il nuovoStatuto dell’associazione ha suggeritomolti stimoli di riflessionecirca il nostro essere Azione Cattolicanelle comunità.Quest’anno, per approfondirele linee guida che hanno ispirato ilnuovo Statuto, e quindi per capiremeglio qual è il ruolo dei laici inuna Chiesa che sta anch’essa cercandodi rimodellarsi per risponderesulle istanze avanzate dallanuova evangelizzazione, abbiamodeciso di dedicare un paio di sere,con incontri aperti a tutti coloroche desideravano parteciparvi, ariflettere sull’AC e sulla parrocchiaoggi, in relazione alla missione,seguendo il pensiero espressoda Paola Bignardi all’Assembleastraordinaria di settembre 2003 eal Convegno assistenti di febbraio2003. Patrizia Farinelli e donMatteo Prodi ci hanno aiutato ariflettere sulla situazione che laChiesa italiana si trova ad affrontare:la necessità cioè di portareavanti la sua missione dovendoperò fare i conti con una carenzasempre più marcata di sacerdoti(che potrebbe anche richiedereuna ridefinizione della parrocchia)e con un’evidente scristianizzazionedella nostra cultura.Oggi più che mai c’è quindibisogno di laici che s’impegninocon convinzione perché la Chiesapossa arrivare ad ogni uomo;ma anche laici che non offranoun impegno generico, bensì personecapaci di discernimento,illuminati da una forte interiorità,che li aiuti a distinguere ciòche è buono da ciò che non lo è,ciò che è sostanziale da ciò che èaccessorio e, sorretti dalla buonavolontà, sappiano scegliere diconseguenza. L’attenzione dimostratadurante gli interventi,la vivacità del dibattito anchedopo la chiusura ufficiale degliincontri, i continui riferimentialle realtà di provenienza, stannoforse a dimostrare che la formuladel ritrovarsi per riflettere insiemesu qualcosa che sta veramentea cuore, probabilmente èancora assai attuale… e con essa,anche l’Azione Cattolica.Alberto Rizzolin. 2 | marzo - aprile 2004 | agenda | p. 15


CaritasI poveri li avrete sempre con voiSono in aumento i poveri tra i bolognesi:i dati emergono dal rapporto della Caritas sulla povertà a BolognaOggi, a Bologna, è più faciletrovare dei poveri. O meglio,continuiamo a far fatica a renderceneconto, ma questa è larealtà. Il Rapporto Caritas 2003sulla povertà a Bologna, pubblicatosull’ultimo numero del trimestraledella Caritas “La Porta”,è esplicito e forte in tal senso.Più poveri tra i bolognesiNel 2003 il Centro d’ascoltoper italiani ha incontrato 606persone, 150 in più dell’annoprecedente, facendo quasi tremilacolloqui, con un incrementodi 582 incontri rispettoal 2002.Ma il dato che più colpisce èche 149 di questi uomini e donneche si sono rivolti alla Caritasnel 2003 per una richiestad’aiuto siano cittadini bolognesi.Inoltre, quasi la metà di questiha fatto ricorso al Centrod’ascolto per la prima volta.Emerge, quindi, un quadronuovo e preoccupante dei nuovipoveri – e stiamo considerandosolo gli italiani –, che vaben al di là del senzatetto presentenell’immaginario collettivo,che chiede l’elemosina edorme in giacigli di fortuna.Senza lavoro, né pensioneNon è difficile diventare poveri:a volte basta venire licenziatia 50-60 anni. Si è troppogiovani per andare in pensione,ma troppo vecchi per trovareun nuovo lavoro. Così, ci sitrova improvvisamente costrettiad affrontare un lungoperiodo di stenti, in cui saràun’impresa insormontabilepersino pagare le bollette el’affitto di casa. Con il rischiodi trovarsi, prima o poi, inmezzo a una strada.Secondo don Giovanni Nicolini,direttore della Caritasdiocesana, “per le famiglie, chesono la nuova povertà più impressionante,bisogna fare unasola cosa: aiutarle finanziariamente.Non si può dire che cisia qualche cosa che manca; ilproblema è che, in un mondoche diventa sempre più ricco,tutto è sempre più caro e lorosono sempre più povere”.La difficoltà economica deinuovi poveri bolognesi è aggravatadal costo degli affitti e dallaprecarietà del lavoro, chenon consente di progettare unfuturo. La loro “è la povertà deipoveri in una società ricca”,continua don Giovanni. Si trattapoi anche di una “povertà delconfronto: di chi non ha coseche tutti gli altri hanno. È lapovertà generata dall’opulenza,dove l’allungamento della vitagenera poi anche solitudine”.In una società del benessereanche non poter mandare i figliin vacanza può rappresentareun segno di disagio.A fronte di questa situazione,tre sono le priorità che sipone la Caritas per l’immediatofuturo: lavorare, mangiare elavarsi. Sul primo punto, spieganel dossier Maura Fabbri, responsabiledel Centro d’ascoltoper italiani, “vogliamo potenziarel’aspetto della ricerca dellavoro attivando uno ‘SportelloLavoro Caritas’ con servizio dicompilazione del curriculum,selezione delle offerte di lavoro,sostegno e verifica nel percorsodi ricerca”; sul cibo invece“occorre attivare risorse nonbarattabili” dato che “i buonipasto del Comune vengono ormaiabitualmente venduti”. Infineil problema igienico: “seuna persona è a stomaco vuotonon lo vedi. Se invece puzza tene accorgi subito e subito la e-tichetti. Fare la doccia è dunquefondamentale per chi vivein strada. Attualmente solo lap. 16 | agenda | marzo - aprile 2004 | n. 2


CaritasCaritas offre questo serviziopresso il Centro San Petronio.Anche in quest’ambito occorronoulteriori collaborazioni erisorse”.Immigrati:cittadini senza dirittiA fianco del Centro d’ascoltoper italiani opera quello perimmigrati, che nel 2003 ha incontrato844 persone, di cuiquasi la metà (45,7%) senzapermesso di soggiorno. Qui ilcompito principale, secondo laresponsabile del Centro, PaolaVitiello, è quello di “accompagnaree sostenere chi è in particolaredifficoltà”.Se da una parte si nota comeoggi il gruppo più nutrito diimmigrati, fra quanti si sonorivolti alla Caritas, sia quellodei rumeni, che secondol’ultimo dossier statistico nazionaleregistra un incrementodel 27% nella nostra regione,dall’altra non si può ignorarecome la legge Bossi-Fini, anzichéandare verso un pieno riconoscimentodel fenomenomigratorio facendolo usciredalle politiche dell’emergenza,abbia dato nuova forza allamarginalità sociale. Il rischiodi venire intercettati, accompagnatial CPT (Centro di permanenzatemporanea) e poiespulsi accompagna ogni giornoi clandestini, il più dellevolte lavoratori in nero. E lalegge dà forza anche a sfruttatorisenza scrupoli, che in piùdi un caso “assumono” immigrati– ovviamente senza contratto– e al momento di pagareil salario li denunciano, facendolifinire al CPT senza possibilitàdi difendersi, né di farvalere i propri diritti e farsi riconoscereil lavoro svolto.Condannati dalla burocraziaLa legge opera sempre, inuno sciagurato binomio, con laburocrazia: emblematica è lastoria di Maria, una ragazza u-craina con regolare lavoro epermesso di soggiorno. Maria(il nome è di fantasia) abita inuna casa in affitto e da tre annilavora in una fabbrica a Bologna.Il suo permesso di soggiornoscade a marzo e, in questicasi, la legge prevede chel’immigrato ne chieda il rinnovoalla questura con due mesid’anticipo. A gennaio, quindi,la ragazza si mette in contattocon l’ufficio stranieri per fissareun appuntamento – gliimmigrati che devono rinnovareil permesso di soggiornovengono ricevuti solo dietroappuntamento telefonico –;dopo alcuni giorni trascorsi neltentativo di prendere la linea –il telefono era sempre occupato–, le rispondono che è presto,l’ufficio è invaso dalle richiestee lei avrebbe dovuto richiamarea febbraio. Maria a-spetta un altro mese: a febbraiorichiama, nuova trafila telefonica,e le danno appuntamentoper fine aprile. Prova a spiegareche il suo permesso scade amarzo, ma niente da fare, ifunzionari non hanno tempoprima. Maria è quindi costrettaa vivere un mese da clandestina.E così nasce anche il problemadel lavoro: l’azienda le fasapere che a marzo, non avendorinnovato il permesso disoggiorno, verrà licenziata: unclandestino non può lavorarein regola. Maria ora ha una casa,un lavoro e un permesso disoggiorno. Ma diventerà clandestina,senza casa né lavoro.Sono paradossi frequentiquando si ha a che fare con ipiù deboli, con chi non ha possibilitàe risorse per difendersi,con gli ultimi. Di cui Bolognaè sempre più ricca.Francesco RossiIn ricordo di Anna Maria BallettiIl 26 marzo, dopo una lunga sofferenza, è stata chiamata alla Gerusalemme celesteAnna Maria Balletti. Ricordiamo il suo amore per la Chiesa e il suo generoso e competenteservizio in parrocchia, in diocesi e in Azione Cattolica e il suo impegno educativonella scuola e nell’attenzione alle persone: chiunque ha avuto la gioia di conoscerlaè stato aiutato dalle sue riflessioni e dai suoi consigli illuminanti. Nell’ultimo periododella sua esistenza ha fatto della sua vita e della sua sofferenza una continua offerta alPadre per le necessità più urgenti della Chiesa e dell’umanità. La sua testimonianzadi fede e di vita sia un esempio da seguire.n. 2 | marzo - aprile 2004 | agenda | p. 17


Unione europeaL’Europa tra passato e futuroIl 2004 non è solo l’anno delle elezioni del Parlamento europeo,ma segna anche l’ingresso nell’Unione di dieci nuovi Stati membriL’appuntamento elettoraleche chiama quest’anno milionidi cittadini, di lingue e nazionidiverse, a rinnovare il Parlamentoeuropeo cade in un momentoparticolarmente delicato.Lo scenario mondiale è segnatodalle difficoltà dell’ONU, dopolo scacco della guerra angloamericanain Iraq, a promuovereun’efficace politica di pace ead accreditarsi come unica istituzionesovranazionale legittimataall’esercizio della forzanella regolazione dei conflitti tragli Stati. L’insuccesso dellaConferenza dell’Organizzazionemondiale del commercio, tenutasia Cancun, getta altre ombresulla possibilità di un dialogoefficace e costruttivo, in presenzadi un divario scandaloso e intollerabiletra Paesi ricchi e Paesipoveri.In tale contesto, l’assenza diun’Europa come soggetto politicosaggio e autorevole, capacedi immettere benefici fermentidi equilibrato multilateralismoBruxelles, il Parlamento europeonella scena internazionale, èdavanti agli occhi di tutti. È vero,molti nodi sono stati scioltinel cammino verso una pienaintegrazione comunitaria: lastagione dei due conflitti mondialisembra appartenere ad unpassato ormai irreversibile; lascelta della moneta unica non èsolo un fatto contabile; il processodi allargamento ha assuntodimensioni notevoli.Molta strada, però, resta ancorada fare, e l’insuccesso dellaconferenza intergovernativache doveva recepire il Progettodi Trattato per una Costituzioneeuropea è sicuramente unabattuta d’arresto, che appareancor più preoccupante in prospettivaimmediata: il 2004,infatti, non è solo anno di elezionieuropee, ma anche di ratificadel Trattato di adesionedi ben dieci nuovi Stati membri.E non dobbiamo dimenticare,come ha ben ricordatoRenato Balduzzi, che “l’aumentodel numero di Paesimembri si è sempre accompagnatoa un rafforzamento dell’integrazionee al raggiungimentodi un più alto livello diunione e di cooperazione”(Coscienza n°5-6/ 2003,p.11).A tutto questo si deve aggiungereche il clima politicoitaliano sembra guardareall’appuntamento elettorale,ancora una volta, soprattuttocome un test per misurare nonsolo il rapporto di forze tra governoe opposizione, ma anchegli stessi equilibri interni aidue schieramenti e, in particolare,per verificare il peso dellecomponenti che si richiamanoin modo esplicito all’ispirazionecristiana. Un paradosso,questo, che merita di esseresottolineato: in un momento incui il mondo cattolico continuaad essere corteggiato con continue(e sospette) dichiarazionidi considerazione, le forze cheappaiono come espressione piùdiretta di quel mondo sembranoessere guardate con fastidiocrescente all’interno delle rispettivealleanze in cui hannoscelto di collocarsi.Il paradosso, del resto, siripropone a livello comunitarionella stessa, imbarazzata reticenzacon cui si è glissato sullamenzione delle radici cristianedell’Europa, finendo poi peraccomunare lo status delleChiese a quello di “organizzazionifilosofiche e non confessionali”,formula che MarcoOlivetti giudica “di neppurtroppo vago sapore massoni-p. 18 | agenda | marzo - aprile 2004 | n. 2


Unione europeaBruxelles, palazzo Justus Lipsius,sede del Consiglio europeoco”. L’appello insistente delPapa a riconoscere il patrimonioreligioso – e specialmentecristiano – dell’Europa è statoaccolto con ossequiosa noncuranza,come un patetico e inutileatto dovuto. Nel miglioredei casi, si è fatto notare chetale patrimonio si è comunqueespresso attraverso una forteispirazione personalista, ormaiben sedimentata nella cultura enel costume, risultata peraltrodecisiva nella spinta all’integrazioneimpressa dai “padrifondatori”; che cosa vi aggiungerebbeuna menzione esplicita,se non un discutibile dirittodi primogenitura? L’argomento,a ben guardare, assomigliamolto a un autogol: se il riconoscimentodi queste radici(ovviamente intrecciate in modofecondo con altre ereditàculturali e filosofiche) è obiettivamenteinnegabile, perchémai dovrebbe essere così problematicoprenderne atto?Perché sarebbe difficile affermarequel che non è difficilericonoscere? Come ha osservatoCharles Taylor a propositodel nostro rapporto conl’eredità moderna, “principielevati richiedono fonti forti”,e l’appello a tali principi, senzala capacità di articolarne lefonti morali che li hanno generati,è fragile e sospetto. Effettivamentela nostra società nonsembra più in grado di vivereall’altezza di un orizzonte ideale,nel quale pure dichiara verbalmentedi riconoscersi. Nonsi può viaggiare troppo a lungoin prima classe, senza volermai mostrare il biglietto.Il Papa richiama prima ditutto alla correttezza di un giudiziostorico, quando ricordache questo Continente è statoplasmato “grazie alla forza unificantedel cristianesimo, ilquale ha saputo integrare traloro popoli e culture diverse edè intimamente legato all’interacultura europea” (Ecclesia inEuropa, 108). Nello stesso tempo,egli invita l’Europa a riappropriarsidi un’autentica dimensionespirituale e religiosa,se vuole essere un continenteaperto e accogliente, capace difarsi “parte attiva nel promuoveree realizzare una globalizzazione‘nella’ solidarietà” (Ivi,112). Se è legittimo chiedere ilLa firma del Trattato di Nizzarispetto della verità storica, èaltrettanto legittimo attendersiche vengano esplicitati conchiarezza progetti, obiettivi, valorinel gettare le basidell’architettura costituzionalee istituzionale dell’Unione. Unastrana sorte, invece, accomunala reticenza sul passatodell’Europa e sul suo futuro.La testimonianza di alcunidei padri fondatori deve ricordarci,soprattutto oggi, che nellastoria dell’Europa può esserecustodito anche il segreto delsuo avvenire. Di questo, soprattutto,si dovrebbe parlare in occasionedel prossimo appuntamentoelettorale. Il “siamo tuttieuropeisti” assomiglia troppo al“siamo tutti cristiani”.L’unanimismo retorico èl’ultima cosa di cui l’Europa habisogno, se non vogliamo ridurreil processo d’integrazionefra gli Stati, come mise in guardiaprofeticamente Denis deRougemont, ad una deludente“associazione di misantropi”.Luigi AliciIl presente contributo ètratto da Dialoghi n°1/2004,rivista trimestrale dell’AzioneCattolica Italiana di approfondimentointerdisciplinare sutematiche culturali, sociali epastorali.n. 2 | marzo - aprile 2004 | agenda | p. 19


Cuore a SudFrammenti dalKosovoDomenica, missionaria del VIS, ci regala le sue e-mail scritte dallapiccola e travagliata regione dei balcaniNel territorio dei Balcani si sono susseguitinumerosi dominatori: romani, barbari, bizantini,ottomani, veneti, austro-ungarici, serbi e infinetedeschi, contro i quali si attivò la resistenzaguidata da Tito, futura guida della Yugoslavia comunista.La Confederazione yugoslava comprendevanel 1945 le repubbliche di Slovenia,Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedoniae Serbia (nei cui confini erano le provinceautonome del Kosovo e della Vojvodina).Negli anni ’80, qualche anno dopo la morte diTito, il partito comunista yugoslavo rinuncia alpotere, mentre le repubbliche federate comincianodal 1991 a dichiarare la loro indipendenza.Ma dentro a Stati con confini tracciati più o menoarbitrariamente dopo la seconda guerramondiale, si trovano disperse etnie anche moltodifferenti, con forte desiderio di essere una nazioneunita. E così la Croazia dichiara guerra allaCuore a SudRubrica di informazione sul mondoa cura del “laboratorio missione”di Azione CattolicaIl laboratorio missione, uno dei quattrolaboratori diocesani proposti ai giovanidi AC, si ritrova per condividere esperienzedi missione, sia all’estero che nel quotidiano,e per confrontarsi. Ha ritenutoimportante creare una piccola redazione,che si occupa stabilmente di questa rubrica:l’obiettivo di Cuore a sud è quellodi “accendere i riflettori” su paesi, problemie conflitti pressoché dimenticatidal nostro sistema d’informazione. Essereinformati è il primo passo verso la comprensionee la solidarietà.Serbia per vedersi indipendente, scacciandomolta della minoranza serba dal suo territorio.Nella Bosnia-Erzegovina puntualmente si scontranobosniaci, croati e serbi, che là risiedevanoal momento della dichiarazione d’indipendenza,e si rende necessario un intervento della NATO(1994) per dividere lo Stato in due entità tuttorapoco armonizzate tra loro. La Macedonia riescetutt’oggi a sedare i malumori tra albanesi e macedoni,e la Slovenia, piuttosto omogenea, se l’ècavata anche meglio. Al contrario il Kosovo, regionea maggioranza albanese ma compresa nellostato serbo, subiva già negli anni ’80 forti repressionida parte del governo, alle quali l’UCK(formazione armata di ribelli albanesi) rispondecon forza nel 1998; segue poi l’intervento NATOa bombardare la Serbia (o meglio la Repubblicafederale di Yugoslavia, comprendente Serbia eMontenegro) per ottenere la resa di Milosevic.Oggi il Kosovo rimane parte integrante dellaSerbia, è amministrato dall’UNMIK (United NationsMission in Kosovo, la missione civiledell’ONU) assieme al governo locale, e vede alp. 20 | agenda | marzo - aprile 2004 | n. 2


Cuore a Sudsuo interno minoranze serbe, zingare e bosniachemal tollerate dalla comunità albanese.Del Kosovo ci parlano anche le lettere di Domenica,detta Mimma, una volontaria romanadel VIS (Volontariato internazionale per lo sviluppo)partita per due anni di missione. Proponendoviframmenti di queste, speriamo di nonaverne stravolto i significati e di averne conservatola preziosità.“Cara (Francesca), qui oggi è una giornata particolare,sono scoppiate rivolte tra serbi e albanesi[...] puoi benissimo usare le mie mail, le scrivo percondividere la mia esperienza con gli amici e contutti coloro che hanno voglia di mettersi in gioco, dinon uniformarsi alle regole che la società impone[...] a chi sa o vorrebbe parlare con il cuore!”.“La grande sfida a cui si è chiamati qui èl’integrazione. La società kosovara è piena di conflitti.Il Kosovo è un paese complesso, difficile dacomprendere. Quante identità in uno stesso paese!Lo Stato attuale non è il Kosovo, ma UNMIK. Lostatus finale della regione, ufficialmente parte dellaSerbia secondo la risoluzione del Consiglio di Sicurezzache pose fine al conflitto nel 1999, è ancoracosì lontano, ed in ogni caso non potrà essere decisoné dagli albanesi né dai serbi. Indipendenza assoluta– dicono i primi – , sostanziale autonomia – isecondi. Chissà come andrà a finire”.“Finalmente tra la gente, ho visto uno dei quartieridi Prishtina: povero, tante parabole, giovaniper strada forti e vivaci, anziani tesi, scavati dalprofondo da qualcosa che non sarà facile dimenticare[...]. Finalmente ho capito che qui c’è solo ungrande desiderio di normalità, occorrerà che passiancora molto tempo, ora si cerca di sopravviverecon soli 200 euro al mese. Qui la quiete è solo apparente.Lo Stato è ancora utopia, l’economia instabile,si dice che tutto è in mano alla mafia”.“I ragazzi qui sono molto attratti dal mondo occidentale,moderno. Il desiderio di tutti è andarevia dal Kosovo. Nessuna idea di cosa sia un centrogiovanile, parrocchie, missioni, opere di promozioneper ragazzi di strada, disadattati ed emarginati.Tutto è da costruire. In Kosovo coesistono tre religioni:musulmani (albanesi), protestanti (serbi) ecattolici (solo il 5% albanesi). È un paese dalle fortitradizioni. Prima del 1999 i serbi erano al potere,dominavano con le loro tradizioni (molto più vicineProfughi kosovaria quelle del resto dell’Europa). Ora, il Kosovo è tornatoal popolo albanese. I serbi sono reclusi nei lorovillaggi. [...] Gli albanesi, popolo dalle mille tradizioni,famiglie numerose, allargate, matrimonicombinati ma, dalle mie prime impressioni, nonaggressivo (come si racconta spesso!), anzi accogliente.Sicuramente poco flessibile, poco organizzatoe molto, molto maschilista!!!”.“A Prishtina seguono tutti lo stereotipo europeoo americano, si vestono all’ultima moda, locali pieni,belle macchine, si vive di terziario. Nessun investimento,nessun’industria, solo commercio rivoltoagli internazionali, soprattutto a quelli delleNazioni Unite che guadagnano una barca di soldi,riempiono bar e ristoranti e s’integrano poco con lacultura del posto. In provincia di Prishtina la genteè ancora povera e coltiva la terra con mezzi primitivi.Quello che si produce si vende nei mercati, unpo’alla buona. Famiglie intere si muovono con itrattori. Tantissima disoccupazione. Il Kosovo è ancorapieno zeppo di armi. […] I kosovari sono inparte rassegnati, in attesa. Aspettano una situazionepolitica stabile, l’indipendenza. Aspettano i soldiinviati da chi lavora all’estero. Sperano di ottenereil visto, prendere il primo volo e andare via”.“Un rappresentante delle Nazioni Unite durantela sua intervista ha detto che non ci potrà mai essereintegrazione tra serbi e albanesi, solo integrazionedi gente albanofona, per il resto nessuna speranza.Sarà un’utopia per molti, ma il mio senso cristianoed il mio sì al volontariato mi fanno crederenell’utopia, ed il mio impegno sarà realizzarla”.Francesca Cervi, Simone Persiani,Giacomo Rossi, Giuseppe Sapuppon. 2 | marzo - aprile 2004 | agenda | p. 21


Finestra sul mondoUn ponte fra Bologna e SarajevoL’associazione “Amici della Bosnia”, sostiene i progetti di due suore di Sarajevoche ogni giorno si scontrano con la povertà di questa terraTutto comincia nel settembre1998 da un viaggio in BosniaErzegovina di don PierpaoloBrandanti, parroco a Bondanellodi Castel Maggiore, edall’incontro con una grandepovertà, acuita dalle terribili edevastanti conseguenze dellaguerra. Malattie, invalidi, orfani,case distrutte e famiglieche vivevano in abitazioni invivibili,ma anche la conoscenzadelle suore “Ancelle delBambino Gesù”, che con pazienzatessono i fili della solidarietàe annunciano il Vangeloin questa terra devastatadalla contrapposizione fra etniedi diverse fedi religiose.Facciamo parlare don Pierpaolo,che dopo quel primoviaggio è tornato in Bosnia piùvolte, con gruppi di famiglie ealtri preti: “Sono entrato incontatto con queste suore, checercano ogni giorno di dareuna risposta alle diverse situazionidi povertà in Bosnia. Leloro numerose iniziative hannoconvinto alcune famigliedella mia parrocchia a sostenerle:dapprima attraverso leadozioni a distanza, con particolareattenzione al loro orfanotrofio‘Egipat’ a Sarajevo, eora con la nascita dell’associazioneonlus ‘Amici della Bosnia’,di cui è stato nominatopresidente Pietro Scardamaglio.Servirà a promuovere lacultura della pace e ad istituireforme stabili e strutturate disolidarietà e collaborazione traItalia e Bosnia”. Già, perché lenostre suore di Bosnia hannoproprio bisogno di aiuto perportare avanti i loro diversiprogetti, tra i quali vi è anche la“Casa di San Giuseppe” di Vitezper l’accoglienza degli anzianipoveri e la “Casa di formazione”di Gromiljak perl’attivazione di un progetto dipastorale vocazionale per lacrescita di giovani ed adultinella fede. L’associazione aBologna raccoglie persone didiverse parrocchie: ha il cuorea Bondanello, ma poi don FabrizioMandrioli con un gruppodi ragazzi degli Angeli Custodiha partecipato nel 2003 aun campo estivo a Vitez. Anchenoi con alcune famiglie abbiamofatto una spedizione a Sarajevocon don Pierpaolo el’incontro con questa terra e laChiesa di Bosnia, facilitatodall’accoglienza delle suore, èstato particolarmente importanteper la testimonianza cheabbiamo ricevuto e le personeche abbiamo incontrato. Lesuore sono venute a trovarcianche a Bologna in novembre ela festa è stata grande: se lecontendevano un po’ tutti, mauna sera la nostra presidenzadiocesana l’ha spuntata e haconosciuto suor Annamaria esuor Genoveffa. Il tema dellamissione, a cui l’Azione Cattolicasta dando attenzione crescente,a contatto con la Chiesadi Bosnia si declina in manieramolto concreta: la comunitàcattolica di Sarajevo annunciaquotidianamente il Vangelo inmodo esplicito, semplice egioioso, vivendo in un contestomultireligioso dove è minoranza,e fa i conti quotidianamentecon la necessità di accoglierele persone in stato di bisognonel rispetto della lorodiversità culturale. È l’unicadelle tre comunità (cattolica,ortodossa, musulmana) chepunta decisamente al superamentodella separazione etnicae che apre le proprie attività diassistenza a tutti.Per questi motivi, e perl’irresistibile simpatia e accoglienzadi Suor Annamaria,Suor Genoveffa e tutte le altre,vi consigliamo caldamente diprendere in considerazionel’idea di far parte dell’associazione“Amici della Bosnia” cheha sede a Bondanello.Quest’estate partiranno uncampo giovani a luglio e uncampo famiglie a fine agosto:se volete informazioni, il numerodi telefono è 051.711192.Annalisa e Giuseppe Bacchip. 22 | agenda | marzo - aprile 2004 | n. 2


Rubrica filmCATERINA VA IN CITTÀdi Paolo Virzì – Commedia, Italia, 2003Qualcuno ha detto: per capire questo filmbisogna avere 14 anni e vivere a Roma. Forse.Tuttavia, “Caterina va in città”, che è indubbiamenteun film fastidioso, offre per tutti interessantispunti di dibattito e di riflessione. Inun certo senso, il film potrebbe avere il sottotitolo“l’educazione di una giovane”, poiché è lastoria di un’adolescente che si affaccia alla vita eviene a contatto con delusioni e disillusioni.Caterina, catapultata da una realtà provincialea quella di una grande metropoli che classifica eincasella tutto e tutti, rappresenta un po’ una generazionedi ragazzi cresciuti senza redini, allostato brado, che giocano a fare i grandi – paradossalmenteimitando i propri genitori – senzaaver prima raggiunto la consapevolezza e maturitànecessarie per capire in che direzione stannomuovendo i loro passi. Ragazzi che quindi mostranouna maturità inizialmente sconcertantenell’affrontare i problemi degli adulti, ma che poirivelano una fragilità interiore che suscita tenerezza.E così, nella classe di Caterina, da una partetroviamo una piccola vamp, sempre dietro al cellularee ai ragazzi, dall’altra invece la piccola idealistaribelle, politicamente impegnata, entrambesempre “vittime” di genitori troppo “impegnati”e presi dai propri problemi per accorgersi del disagiodei figli. Nel limbo troviamo Caterina, sensibile,sincera, vera, tenera e confusa.Elisabetta CovaDon Paolo Serra Zanetti è tornato al PadreL’avevo conosciuto, come tanti, all’Università, e,come tanti, anche di Azione Cattolica, mi ero laureatacon lui. Come tutti, ricordo che davanti al suo studio aFilologia classica si formavano sempre due file, unadegli studenti e una dei questuanti. Lui li riceveva quasiscusandosi di farlo, come giustificandosi di fronte achi, invece, oltre alla scienza da lui apprendeva la carità.Non c’è bisogno di ricordare la sua cultura, così profonda,il suo amore per la classicità e per i testi sacri.Voglio invece ricordare la sua umiltà, che anche fisicamenteincarnava, con quel suo portamento un po’ curvo,quasi a voler farsi sempre più piccolo, meno ingombrante;quella sua umiltà che lo portava ad usare cosìspesso l’aggettivo “piccolo” per qualificare tutto quelloche faceva, fosse una pubblicazione filologica o un aiutodato a qualcuno. Pensando a lui ho sempre rievocatol’evangelico “beati i miti”: chi più di lui è stato mite,chi più di lui ha dimenticato se stesso per il suo Dio,incarnato nel povero, presente nell’Eucaristia, vivonella Parola?Ma ciò che più mi stupiva era che, nonostante questosuo fisico impalpabile, questo suo consumarsi tral’amore per il fratello e l’incontro con Dio, riusciva adessere un uomo del nostro tempo, informato, attento,che con arguzia e ironia seguiva l’evolversi delle vicendepolitiche e sociali del nostro mondo. Ora non è piùtra noi, ma siamo sicuri di avere un santo in Paradiso.Grazie, Signore, per averci dato la fortuna di conoscerequesto piccolo, grande uomo di Dio!Francesca Accorsin. 2 | marzo - aprile 2004 | agenda | p. 23


ACRSabato 8 maggio 2004Giornate intervicarialiNelle settimane precedenti gli educatori dei vicariati s’incontrerannoper l’organizzazione.Domenica 6 giugno 2004presso il villaggio “Pastor Angelicus” a Ca’ Bortolani (Tolè)Giornata ACR al Villaggio senza barriereAndiamo a far festa al Villaggio portando tutta l’allegria e la simpatiadei ragazzi dell’ACR!SETTORE GIOVANIGiovedì 6 maggio 2004 ore 21.00in Centro Diocesano (Via del Monte, 5)“Quale politica per la famiglia”incontro promosso dal Laboratorio politica per non arrivare impreparatialle elezioni amministrativeCi aiuteranno nella riflessione:Vittorio Prodi (Presidente della Provincia di Bologna)Giovanni Salizzoni (Vicesindaco del Comune di Bologna)sommarioEditoriale - Pasqua? È il rischiatuttodon Matteo Prodi .....................................................................2Terrorismo - Madrid, 11 marzoMonica Ferretti ........................................................................3Assemblea diocesana - Missionari nel quotidianoDonatella Broccoli Conti ..........................................................4Assemblea diocesana - Impegnati per la formazionemons. Carlo Caffarra ................................................................8ACR - Tutta un’altra musicaEfrem Guaraldi ........................................................................10Settore giovani - I “Lego” per la gioiaIlaria Bartolomei .....................................................................12Settore adulti - Preghiera, carità e campiRiccardo Degli Esposti ............................................................13Formazione - Una cena… educativaAnnalisa Bondì ........................................................................14Voci dai vicariati - Incontrarsi per crescere insiemeAlberto Rizzoli ........................................................................15Caritas - I poveri li avrete sempre con voiFrancesco Rossi ......................................................................16Unione Europea - L’Europa tra passato e futuroLuigi Alici ................................................................................18Cuore a Sud - Frammenti dal KosovoF. Cervi, S. Persiani, G. Rossi, G. Sapuppo .............................20Finestra sul mondo - Un ponte fra Bologna e SarajevoAnnalisa e Giuseppe Bacchi ...................................................22Rubrica film - Caterina va in cittàElisabetta Cova ......................................................................23Venerdì 11 giugno 2004 ore 19.00presso la parrocchia di Santa Lucia di Casalecchio di RenoFesta dei Giovani e GiovanissimiDIRETTORE RESPONSABILE: Liviana SgarziSETTORE ADULTIDomenica 9 maggio 2004presso la basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano(Strada Maggiore, 4 - Bologna)Pomeriggio di preghiera e festain apertura del mese marianoRecita dei misteri della Luce accompagnata dall’ascolto di alcuni branidel Vangelo di Luca e dalla contemplazione della Beata Verginedel Suffragio venerata nella basilica; concludiamo il pomeriggio conun momento di fraternità nei locali della parrocchiaAPPUNTAMENTO UNITARIODomenica 30 maggio 2004 ore 21.00presso il parco della MontagnolaConclusione del Percorso ParolaMomento di festa a conclusione del Percorso con proiezione di foto,diapositive e lettura di brani del Vangelo di Lucap. 24 | agenda | marzo - aprile 2004 | n. 2REDAZIONE: Francesca Accorsi, Donatella Broccoli, Anna MariaCremonini, Patrizia Farinelli, Margherita Lenzi, Simone Marchesini,Valentina Marchesini, Manuela Panieri, Giuliana Pilati, Antonio Prodi,Francesco Rossi, Stefano Scagliarini, Marta Serra, Stefano VischiHANNO COLLABORATO: Luigi Alici, Annalisa e Giuseppe Bacchi, IlariaBartolomei, Annalisa Bondì, mons. Carlo Caffarra, Francesca Cervi,Elisabetta Cova, Riccardo Degli Esposti, Monica Ferretti, Efrem Guaraldi,Marcello Magliozzi, Simone Persiani, don Matteo Prodi, Alberto Rizzoli,Giacomo Rossi, Giuseppe SapuppoEDITORE: Azione Cattolica ItalianaPresidenza Diocesana di Bolognavia del Monte, 5 | 40126 Bolognatelefono e fax 051.239832www.azionecattolicabo.it | aci.bo@tin.itAnno XXXXV | Bimestralen. 2 | Marzo-Aprile 2004Reg. Tribunale di Bologna n. 3000/1962Sped. Abb. Post. Art. 2 Comma 20/C Legge 662/96 Filiale di BolognaPROGETTO GRAFICO: Giancarlo GamberiniCOPERTINA: Stefano VischiIMPAGINAZIONE: Simone Marchesini, Marco Palazzi, Manuela Panieri,Daniele Romani, Francesco Rossi, Stefano ScagliariniSTAMPA: Tipolitografia FD S.r.l.via San Felice, 18/A | 40122 Bolognatelefono 051.227879 | fax 051.220418

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!