l’amor che move il sole e l’altre stelle 1 . La bellissima preghiera che,nell’ultimo canto del Paradiso, san Bernardo rivolge alla VergineMadre, figlia del tuo figlio 2 , non è altro che una supplica, con il confortoamoroso di Beatrice e di tutti gli altri beati, a vantaggio di unessere vivente peregrinante, affinché ottenga da Dio, dopo aver attraversatotutti e tre i regni dell’“altra” vita, la grazia specifica dellavisione beatifica. Essa potenzierà i poveri occhi umani dell’uomo inviaggio, fino a farlo guardare più in alto, là dove c’è l’ultima salute 3ed ottenere, così, il dispiegamento del sommo piacer 4 .In questa nostra diocesi, così innamorata della Vergine, ben sappiamoquanto sia importante la preghiera d’intercessione elevataalla Madre di Dio, tant’è vero che noi la eleviamo incessantementealla nostra Madonna delle Grazie, la cui statua (del 1595, provenientedall’antico convento delle Clarisse), veneriamo nella cattedraledi Catanzaro, anche oggi, grazie all’intervento di TommasoMontani. Lo sguardo della Madre di Dio (theotókos), già abilitatodalla grazia divina a contemplare, qui in terra, il mistero nascostoin Dio, può ottenere, anche per il poeta pellegrino, la grazia invocatanella supplica da san Bernardo. Così come Dante poté compiereun’esperienza sovrumana, svolta non più facendo esperienzadi Dio nell’enigma e come in uno specchio (1Cor 13,12), anche noipossiamo oggi ottenere, per intercessione della Vergine Madre, lagrazia di cogliere, attraverso i segni escatologici del servizio e dell’amore,una scintilla di paradiso.Ma qual è l’essenza di Dio, contemplata da Dante, ovvero chi èDio, cui tutti ieri, oggi e sempre aneliamo e invochiamo ancoranella preghiera d’intercessione rivolta alla Madre di Dio? Meditandoil medesimo canto del Paradiso dantesco qualche anno fa,1 Dante Alighieri, La Divina Commedia, Paradiso, XXXIII, p. 145.2 Ivi, p. 1.3 Ivi, p. 27.4 Ivi, p. 33.5
papa Benedetto XVI sintetizzò così questo nostro anelito e il suopossibile approdo: «L’escursione cosmica, in cui Dante nella sua“Divina Commedia” vuole coinvolgere il lettore, finisce davanti allaLuce perenne che è Dio stesso, davanti a quella Luce che al contempoè “l’amor che move il sole e l’altre stelle”. Luce e amore sonouna sola cosa, sono la primordiale potenza creatrice che muove l’universo.Se queste parole del Paradiso di Dante lasciano trasparireil pensiero di Aristotele, che vedeva nell’eros la potenza che muoveil mondo, lo sguardo di Dante tuttavia scorge una cosa totalmentenuova ed inimmaginabile per il filosofo greco» 5 . Bello questocollegamento, in continuità e discontinuità, tra visione amorosa diDio e antiche concezioni classiche dell’amore! Ci ritorneremo nelcorso di questa riflessione.A volte, a questo legittimo anelito umano a contemplare l’essenzadi Dio, rispondiamo con le nostre riduttive, anche se precise, “definizioni”.Per esempio alla domanda: chi è Dio?, rispondiamo: Dio èl’Altissimo, l’Onnipotente, Creatore e Signore del cielo e della terra...La risposta è catechisticamente esatta; ma, a ben vedere, Dio èdavvero tutto questo perché, in ultima istanza, egli è amore, essenzialmenteamore di padre e di madre, di sposo e di sposa, di figlio/averso chi l’ha generato; amore totale e radicale, amore personale,amore di dedizione gratuita, amore senza tornaconti, amore smisurato,grazia misericordiosa abbondantissima. Uno dei più grandicantori di Maria Immacolata, il teologo e filosofo beato GiovanniDuns Scoto (ca. 1265-1308), insiste molto sulla configurazione delDio cristiano come essenzialmente amore 6 . Deus caritas est.E il nostro santo “taumaturgo” – u santu nuostu -, patrono ausiliariodella nostra diocesi di Catanzaro-Squillace, Francesco di Paola5 Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio Corunum (23.1.2006): AAS 98(2006), pp.130-132.6 Cf. E. Gilson, Giovanni Duns Scoto, con un saggio introduttivo di Costante Marabelli, JakaBook, Milano 2008, p. 605.6
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