06.12.2012 Views

Le origini della camorra - (anno 2010) - Osservatorio per la legalità ...

Le origini della camorra - (anno 2010) - Osservatorio per la legalità ...

Le origini della camorra - (anno 2010) - Osservatorio per la legalità ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Sarà un funzionario di polizia, Eugenio De Cosa, nel 1908, a tracciare un intrigante profilo di questi<br />

criminali aggiornati ai tempi nuovi:<br />

Il camorrista moderno conosce anticipatamente a chi verrà aggiudicato l’appalto di questa o di<br />

quel<strong>la</strong> amministrazione, rego<strong>la</strong> <strong>la</strong> vendita dell’asta pubblica, ne svia le maggiori offerte, concerta e<br />

mena a termine questue e feste di beneficenza da cui detrae <strong>la</strong>uta sua spettanza. Egli inizia e<br />

“protegge” case da gioco e di prostituzione prestandosi a fornire i capitali che gli vengono poi resi<br />

quintuplicati, dispone <strong>del<strong>la</strong></strong> servitù di tutto il quartiere, ed in caso di elezioni, <strong>per</strong> logica<br />

conseguenza, di 100 o 200 voti, secondo <strong>la</strong> sua importanza e secondo gli anni <strong>del<strong>la</strong></strong> sua carriera. Il<br />

camorrista moderno conosce ed è conosciuto da tutte le Autorità locali; qualche volta è nominato<br />

“notabile” municipale del quartiere, e mercé le sue raccomandazioni, gli abitanti del rione<br />

ottengono dei favori delle concessioni.<br />

A questi delinquenti che, abbandonate le vecchie frequentazioni, si appropriavano delle abitudini<br />

borghesi ed aristocratiche, fu imposto il termine di guappi di sciammeria (ch’era una specie di<br />

abito).<br />

Veniamo ora al . Lo raccontiamo <strong>per</strong>ché rappresenta <strong>la</strong> fine <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>camorra</strong><br />

elegante, non sopravviverà al proditorio assalto dei Reali Carabinieri.<br />

Gennaro Cuocolo era un rinomato basista di furti di appartamenti, pur discendendo da commercianti<br />

di pel<strong>la</strong>mi; sua moglie veniva dal<strong>la</strong> prostituzione. Lui fu ammazzato sul<strong>la</strong> spiaggia di Torre del<br />

Greco; lei, poche ore dopo, nel<strong>la</strong> nuova casa sita tra via Toledo e i Quartieri spagnoli. Era quasi<br />

certamente, una storia di sgarro. Il basista si era appropriato <strong>del<strong>la</strong></strong> parte spettante ai <strong>la</strong>dri finiti in<br />

carcere, che poi si erano vendicati.<br />

La vicenda fu resa più torbida dal fatto che sul<strong>la</strong> stessa spiaggia in una trattoria si intrattenevano<br />

famosi camorristi. C’era il caposocietà di Vicaria e aspirante capintesta Enrico Alfano, detto<br />

Erricone, arricchitosi nei traffici di cavalli: C’era poi il professore Giovanni Rapi, molto attivo in<br />

un Circolo del Mezzogiorno, ben frequentato da nobili e borghesi, che in sostanza era una bisca. Era<br />

presente anche un prete, don Ciro Vittozzi, cappel<strong>la</strong>no del cimitero di Poggioreale, molto legato ai<br />

camorristi.<br />

Sul duplice omicidio si era affermata l’ipotesi di un chiarimento – tra <strong>la</strong>dri, basista e capi<strong>camorra</strong> –<br />

finito tragicamente che aveva conseguentemente imposto l’eliminazione <strong>del<strong>la</strong></strong> donna in quanto<br />

testimone. Il capitano dei Reali Carabinieri, Carlo Fabroni, <strong>per</strong>ò, impresse una inaspettata svolta:<br />

accusò <strong>la</strong> Questura di aver fatto scarcerare i camorristi, <strong>per</strong> vecchie e nuove connivenze, <strong>per</strong>tanto<br />

sollecitò nuove indagini, affidate già al<strong>la</strong> magistratura, <strong>per</strong>altro spaccata al suo interno e sballottata<br />

da molteplici pressioni. L’ufficiale prezzolò un col<strong>la</strong>boratore, Gennaro Abbatemaggio, che<br />

vent’anni dopo avrebbe ritrattato tutto. Intanto forniva false dichiarazioni e prove artefatte che<br />

partivano da una fantasiosa sentenza di un presunto Tribunale <strong>del<strong>la</strong></strong> <strong>camorra</strong>, riunito in una trattoria<br />

di Bagnoli<br />

I delitti erano accol<strong>la</strong>ti a un ristretto gruppo di camorristi eccellenti. Con l’invenzione, poi, di<br />

riunioni, tribunali e sentenze si al<strong>la</strong>rgava l’applicazione del reato di associazione a delinquere. Così<br />

si potevano colpire e togliere dal<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione alcuni soggetti di quel gruppo di guappi di<br />

sciammeria che con i delitti non aveva colpe, ma che aveva avuto <strong>la</strong> spudoratezza di spartire (o<br />

anche mil<strong>la</strong>ntare) con <strong>la</strong> crema <strong>del<strong>la</strong></strong> società napoletana, angustamente rappresentata da Sua Altezza<br />

Reale Emanuele Filiberto di Savoia, duca d’Aosta, residente nel pa<strong>la</strong>zzo reale di Capodimonte.<br />

Protagonista di questa storia presumibilmente fu un certo Gennaro De Marinis, detto il mandriere,<br />

camorrista che esercitava l’attività di usuraio e ricettatore nell’elegante quartiere San Ferdinando e<br />

Chiaia, tra corse di cavalli e puntate nei casini da gioco.<br />

Tuttavia <strong>la</strong> guerra scatenata dai carabinieri contro <strong>la</strong> <strong>camorra</strong>, pare <strong>per</strong> impulso del cugino del duca,<br />

il re Vittorio Emanuele III, era condivisa dalle parti più diverse.<br />

15

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!