n. xxx
Editoriale
di Paolo Corciulo
Tendenze estreme
Potrebbe partire proprio dal 2016 il rilancio del settore della riproduzione sonora; a patto che si
tenga conto di quegli eventi che possono rappresentare gli elementi di vera propulsione e rilancio.
Alcune tendenze che hanno preso corpo nella storia recente
sembrano davvero potersi concretizzare in prossime certezze, a
cominciare da quella che possiamo definire una radicalizzazione
dei consumi: una tendenza generale ma ancor più evidente nel campo
musicale, dove si fronteggiano da un parte il consumo immateriale e
dall’altra quello più tradizionale, che si sta trasformando in ancor più
tradizionale generando un fenomeno mai verificatosi prima e che va
ben oltre le dinamiche vintage con cui a volte “recuperiamo” il passato…
Appare innanzitutto sempre più evidente la difficoltà nel tradurre in
ampio e stabile profitto il consumo immateriale (d’altronde è quasi una
contraddizione in termini!), fatto che rende ancora più chiaro come chi
vende musica e ne vuole fare un business deve decidere di indirizzarsi
verso una precisa platea e, a maggior ragione se non dispone di risorse
e capacità dinamiche dei pochi grandi contender, deve invertire la rotta
rispetto al mainstream attraversato
da tipologie di consumatori
di ogni tipo. In parole più chiare,
ci si deve rivolgere a noi, ai consumatori
specializzati (gli audiofili),
e per farlo occorre proporre
a questa platea un mezzo in grado
di evocare quella qualità, quella
esclusività e quei valori emozionali
di cui questo pubblico è alla ricerca!
Come obbedendo a una sorta
di contrappasso non scritto (che
ne spiega la stupefacente capacità
di rinascita), proprio il vinile può
rappresentare il mezzo elettivo per
una fetta di una domanda universale
di musica le cui dimensioni
sono oggi senza precedenti nella storia della riproduzione sonora. È così
che si spiega il rilancio del disco nero, un case study applicato al campo
delle tecnologie (quando si è vista, prima d’ora, una soluzione al riparo
dalle intemperie del tempo, in grado di resistere e risorgere dopo oltre
100 anni di vita?) senza precedenti, le cui dimensioni attuali e quelle che
già possiamo ipotizzare avrebbero altrimenti del miracoloso.
Alla radice del rilancio una declinazione del concetto di qualità (sembra
ovvio dirlo ma non lo è, pur essendo cosa nota a noi di SUONO, che la
promuoviamo con forza da diversi anni), quella qualità che rappresenta il
trait d’union in grado di catalizzare oggi sull’universo che vi ruota attorno
(definiamolo genericamente “il mondo della riproduzione sonora”), una
platea estremamente ampia e mutata rispetto al passato: non è focalizzata
unicamente sui “soliti noti” (sfruttati e stra-sfruttati, costretti a
ripetuti upgrading tanto della musica che degli strumenti per riprodurla,
alla ricerca del Godot delle performance assolute). Tocca invece molti
Il plurale di vinile è... ?*
altri segmenti, abbastanza variegati da rappresentare un palcoscenico
“interessante” per il business: da quello dei nuovi utenti, giovani dai
bisogni più raffinati, a quello dei consumatori di musica evergreen che
hanno continuato ad amarla a discapito di modalità di consumo che
hanno dirazzato e assunto accelerazioni specialistiche radicali e spesso
eccessive. Infine “anche” gli appassionati dello strumento oltre che (o
più che) della musica, che nel ritorno al vinile possono trovare tutti gli
elementi di competenza e ritualità che fanno dell’alta fedeltà il bellissimo
hobby che è sempre stato e può tornare ad essere. Proprio eventuali
grette considerazione “mercantili” come queste pongono le basi affinché
il rilancio del vinile sia ancor più solido della sua conclamata matericità.
Di quel che dico sono convintissimo; quel che meno mi rassicura è la
tenuta di una classe di professionisti “alla frutta” per longevità ed energia
imprenditoriale, trasformatasi ormai in una “setta” chiusa e autoreferenziale,
dalla visione miope e
spesso distorta.
Poiché sono il frutto di una oligarchia
(sebbene il loro intento,
il mantenimento della specie, si
sia rivelato una missione suicida
- muoia Sansone e tutti i filistei),
hanno decretato la morte del rinnovamento
e del ricambio generazionale,
condizione che non è
il miglior viatico per affrontare
un panorama in evoluzione dove
l’esperienza del passato, la cognizione
del presente e le ipotesi
del futuro vanno rielaborati al
meglio per affrontare una domanda
di cui non si conoscono
più (o ancora?) termini ed esigenze.
Ma questo è l’anno, questo il momento: forse si potrà traccheggiare ancora,
forse un altro treno passerà ma mai come quest’anno la congiuntura di
elementi favorevoli (si, avete letto bene, F A V O R E V O L I!) consente
quella evoluzione di settore troppo a lungo procrastinata.
Occorre in sostanza uno sforzo creativo da parte di tutti (e che dunque non
escluda anche il modo di comunicare); lo abbiamo detto in questi anni
e SUONO si è mosso con determinazione ma anche con qualche timore
nell’affrontare nuove forme di linguaggio e di strumenti per comunicare,
barcamenandosi tra una riflessione che deve giustamente tenere conto
della tradizione e la necessità di prendere atto delle mutate condizioni
sociologiche che ci si trova ad affrontare. Ora è il momento di proporre
con ancor maggior determinazione nuovi punti di vista, auspicando
che proprio come accade con il vinile anche la nostra sorte sia quella di
reinventarci, varcando in salute nuovi, inebrianti traguardi.
*petizione in rete (su change.org) per abolire il plurale di vinile...
SUONO aprile 2016 3
Sommario
n. xxx
editoriale di Paolo Corciulo .............................................................3
ANTENNA ...............................................................................6
inside dentro la musica
E SE DOMANI... Speculazioni sulla rinascita del vinile di Paolo Corciulo .........................20
ABBEY ROAD Le storie dietro la cover più famosa di sempre di Francesco Bonerba ................22
N. 505
aprile 2016
QUELLA VOLTA CHE... Viaggio negli Studi dei Fab Four e di George Martin di Paolo Corciulo ......25
7 note in tv Le nuove strade della musica di Francesco Bonerba ..............................30
la musica, la mia vita Luca Aquino di Antonio Gaudino ..................................34
QUANDO LA MUSICA GIRA BENE Marco Fior di Daniele Camerlengo .........................38
UN PONTE TRA DUE MONDI USB e Vinile di Agostino Bistarelli ..............................40
selector tutto il meglio in arrivo sul mercato
SPECIALE VINILE
TUTTI PAZZI PER IL DISCO NERO di Paolo Corciulo .....................................44
VINYL RULES di Agostino Bistarelli .....................................................48
FACCIAMOLO PER GIOCO Giocando tra i solchi di Agostino Bistarelli .......................52
QUANDO LA RADIO È AMICA DEL VINILE John Peel di Agostino Bistarelli .................54
RESURREZIONE IN SALSA ORIENTALE Technics SL 1200 di Paolo Corciulo ................56
anatomia del fonorilevatore a cura della redazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .60
LA LETTURA ANALOGICA ALTERNATIVA di Paolo Corciulo e Carlo D’Ottavi ...............66
SETUP IN 6 MOSSE a cura della redazione ...............................................70
GIRADISCHI Music Hall Ikura a cura della redazione .........................................74
FONORILEVATORE Kiseki Heart NOS vs NS a cura della redazione ............................78
FONORILEVATORE Ikeda 9TS a cura della redazione ........................................84
AMPLIFICATORE INTEGRATO Accuphase E-370 a cura della redazione .......................88
S(U)ONORA La guida all’acquisto di SUONO a cura della redazione .............................93
SECONDO NOI LA CLASSICA a cura di Tito Gray de Cristoforis .............................114
ESPERIENZE IN JAZZ a cura di Daniele Camerlengo .......................................116
OLTRE IL ROCK a cura di Guido Bellachioma ...............................................120
PICCOLA GUIDA MUSICALE VOL. 2 di Antonio Gaudino ...................................124
forma e colore Raccolte, Box, Cofanetti di Agostino Bistarelli .............................130
DIRECTOR’S CUT Le recensioni della redazione .............................................132
cut ‘n’ mix Concerti | Cinema | Libri | Società | Arte ....................... 140
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Giocando si impara
Charisma Audio nasce come gruppo di appassionati audio canadesi che,
con l’aumentare degli ascolti e delle conoscenze, è cresciuto trasformandosi
da passione ad attività commerciale specializzata nell’importazione
di marchi di alto livello nordamericani ed europei. Il passo successivo
è stato quello di sviluppare, con lo stesso nome, una propria di linea
di prodotti analogici, in particolare quattro fonorilevatori (divisi in
due linee) e un pre phono. I fonorilevatori sono tutti a bobina mobile
a bassa uscita. I prodotti si differenziano per la natura del corpo,
in alluminio per le economiche MC-1 e MC-2, con rivestimento in
legno (rispettivamente in radica di ambonya e bocote, legni esotici
noti per la loro rigidezza ma anche difficoltà di lavorazione) per i
modelli più costosi Reference One e Two. Le MC-1 e 2 pesano oltre
12 grammi mentre le Reference One e Two solo 7. A dispetto di
questa differenza di peso, il costruttore consiglia l’abbinamento
con bracci di massa media per tutti e quattro i modelli. In comune
anche l’impostazione di base: stesso stilo, un diamante a profilo
Super Fine Line, bobine su supporto a croce in ferro di purezza crescente con i modelli costosi e alcune caratteristiche geometriche
ed elettriche: l’angolo verticale di tracciamento ottimale, ad esempio, è di 20 gradi, l’impedenza di carico consigliata è tra i 100 e
i 1.000 Ohm. Tra le principali differenze notiamo il materiale con cui è fatto il cantilever (titanio nella MC-1, zaffiro nella MC-2,
rubino per entrambi modelli Reference) e la purezza del rame impiegato per gli avvolgimenti delle bobine che passa dal tipo 6N
OCC a quello di purezza superiore in singoli cristalli. La tensione d’uscita si attesta mediamente intorno ai 0,4 mV e richiede uno
stadio phono di qualità e dotato di un guadagno sufficientemente alto per ben elevare il segnale. Non a caso Charisma Audio ha
realizzato anche un pre phono, il Musiko, con impedenza e guadagno regolabili proprio per meglio adattarsi a un’ampia gamma di
fonorilevatori, non necessariamente dello stesso marchio.
Carlo D’Ottavi
Distributore: Audiogamma - www.audiogamma.it
I fonorivelatori
Modello: MC-1 MC-2 Reference One Reference Two
Tipo: MC MC MC MC
Tensione di uscita (mV): 0,4 0,42 0,42 0,38
Cedevolezza (cm/dyne): 10 x 10-6 10 x 10-6 10 x 10-6 15 x 10-6
Risp. in freq. (Hz)+/- dB: 20 - 20.000 +/- 1 20 - 25.000 +/- 1 20 - 25.000 +/- 1 20 - 25.000 +/- 1
Forza di appoggio (g): 2,0 +/- 0,1 2,0 +/- 0,1 2,0 +/- 0,1 2,0 +/- 0,1
Separazione canali (dB): >30 >30 >30 >30
Stilo:
Super Fine Line Contact Nude Diamond
Cantilever: titanio zaffiro rubino rubino
Impedenza di carico (Ohm): 100-1.000 100-1.000 100-1.000 100-1.000
Bilanciamento tra i canali (dB): > 0,5 > 0,5 > 0,5 > 0,5
Prezzo €: 1.250,00 1.750,00 2.300,00 3.150,00
Unità phono Charisma Audio Musiko
Prezzo: € 1.750,00
Dimensioni: 7,5 x 2,9 x 17,1 cm (lxaxp)
Tipo: MM/MC Tecnologia: stato solido Risp. in freq. (Hz): 50 - 20.000
+/- 1 dB Impedenza MM (kOhm): 47 Impedenza MC (Ohm): regolabile
117 - 1.000 S/N (dB): 86 Note: guadagno regolabile: 42 / 58 / 61 e 64 dB.
6 SUONO aprile 2016
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Il TT3 si rifà il look
Nuova versione per il TT3, giradischi di
punta della Audio Note. Dotato di una linea
più moderna e semplice, il lettore è sempre
basato su un triplo motore disposto a stella
intorno al piatto così da distribuire le sollecitazioni
al sistema perno/cuscinetto in
modo uniforme per tutti i 360°, a vantaggio
della regolarità di rotazione e una minore
usura della meccanica. Prima uscita in anteprima
al recente Show di Bristol, prezzo
a partire dalle 5.000 sterline, in arrivo sul
mercato europeo.
Carlo D’Ottavi
Distributore: High Fidelity Italia -
www.h-fidelity.com
Sempre più Epos
Lo storico produttore
di diffusori inglese
Epos, fresco di nuova
distribuzione in Italia,
ha completamente rinnovato
il suo catalogo
che, al momento, si
concentra sulla serie K,
costituita da tre modelli,
K1, K2 e K3, dei quali
il primo da piedistallo
e gli altri da pavimento.
Fedele alla filosofia
che ha ispirato sin dalle
origini il suo progettista Robin Marshall, i diffusori
Epos si sono sempre distinti per essere
estremamente musicali e raffinati al prezzo più
contenuto possibile. La serie K non si discosta
da questi obiettivi impiegando altoparlanti di
suo disegno, classici quanto aggiornati, e un
circuito di crossover minimalista, il tutto racchiuso
in mobili con apertura bass reflex di
nuovo disegno, studiati per ottenere i migliori
risultati in fatto rigidità e semplicità costruttiva.
Informazioni su www.hifight.it.
Carlo D’Ottavi
Distributore: Hifight - www.hifight.it
SUONO aprile 2016 7
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Smartphone e Hi-Fi, la parola a LG
Ricordate il Sony Ericsson T68i e la sua vistosa Communicam, che veniva
applicata sotto il cellulare e consentiva di realizzare foto attraverso un dispositivo
mobile? Bene: a distanza di oltre un decennio – secoli fa, in termini di
innovazione tecnologica – da quei primi goffi tentativi, LG torna a cimentarsi
con la difficoltosa strada dei moduli d’espansione schivando, per ora, la ben
più interessante sfida degli smartphone “modulari” (Project Ara, Fairphone,
Puzzle Phone, Phonebloks), che promette di cambiare per sempre un mercato
a corto di idee e consumatori. L’azienda coreana ha infatti deciso, con innegabile
audacia, di implementare sul suo G5, nuovo top di gamma presentato allo
scorso MWC 2016, un “magic slot” rimovibile. Posto alla base dello smartphone
e perfettamente integrato ad esso, il componente permette la sostituzione della
batteria e l’aggiunta di due moduli: il vistoso Cam Plus, che trasforma il dispositivo in una fotocamera con tanto di impugnatura, o l’Hi-Fi
Plus, un DAC con amplificatore sviluppato da Bang & Olufsen. Si tratta di un piccolo modulo (7,4 x 4,3 x 0,7 cm) rivestito di policarbonato
gommato che sostituisce la base del G5 (la cui scocca è, invece, in alluminio), aumentandone la lunghezza di mezzo centimetro.
In grado di riprodurre audio a 24-bit / 384 kHz, l’Hi-Fi Plus è dotato di una propria, indispensabile uscita cuffie da 3,5 mm: il segnale
convertito, infatti, non viene indirizzato all’uscita tradizionalmente posta sopra lo smartphone, che continuerà a funzionare utilizzando
il DAC LG, ma resta entro i confini del modulo, fruibile solo dall’uscita inferiore. Un limite? Probabilmente si, bilanciato tuttavia da due
punti a favore dell’Hi -Fi Plus: verrà venduto (a una cifra ancora non comunicata) in abbinamento alle cuffie Play H3 della B&O e sarà
potenzialmente utilizzabile a sé stante con qualsiasi dispositivo mobile dotato di porta USB-C. È ancora presto per prevedere se questo
modulo avrà successo o meno; la scelta da parte di LG di scendere in campo con uno smartphone che integra in modo così profondo un
DAC Hi-Fi, firmato da un’azienda da sempre associata alla qualità audio, è tuttavia una novità che apre scenari di immenso interesse per
l’alta fedeltà in movimento.
Francesco Bonerba
Evolvere senza stravolgere
ProAc mette mano al suo monitor compatto Response D1 e ne realizza una nuova versione dalla sigla
DB1, che va ad espandere le doti dinamiche del progetto di base senza stravolgerne i caratteri sonori
principali. In ProAc hanno lavorato in modo specifico sull’estensione in gamma bassa e sulla possibilità
che il nuovo Response DB1 ha di sonorizzare ambienti anche non proprio piccoli. Le informazioni
tecniche ufficiali di ProAc attribuiscono al nuovo monitor compatto una risposta in frequenza che fa
segnare i 35 Hz a -3 dB (i dati forniti da Stewart Tyler sono sempre stati molto aderenti alla realtà). Per
arrivare a questo risultato rispetto alla precedente versione è stato cambiato il midwoofer e con esso
sono state apportate modifiche al cabinet. Il mobile acquista qualche centimetro in più in tutte le sue
dimensioni, senza che questo abbia stravolto la tipologia di monitor compatto (siamo, ad esempio,
a 32 cm di altezza e solo 18 di larghezza) ma, soprattutto, è stato reso ancora più inerte e solido: i
progettisti hanno aggiunto ulteriore e nuovo materiale smorzante bituminoso ai pannelli di MDF ad
alta densità. Questi pannelli, inoltre, sono stati utilizzati con spessori diversi così da offrire densità
variabili ai possibili inneschi di vibrazioni e risonanze. Il midwoofer, con carico reflex sul pannello
posteriore, misura 13 cm di diametro, cono in mikapulp (un mix specifico di ProAc di polpa di cellulosa
ed elementi minerali) con trattamento superficiale e plug in acrilico. Per il tweeter la scelta è andata
sullo stesso componente (da 2,5 cm con cupola morbida in seta trattata) che è già utilizzato in Response
D2. Cablaggio con conduttori in rame OFC, doppi connettori per bi-wiring / amping.
Agostino Bistarelli
Distributore: Audio Reference - www.audioreference.it
Prezzo: € 3.275,00
Dimensioni: 18,2 x 32 x 28 cm (lxaxp)
Peso: 8,8 kg
Tipo: da supporto Caricamento: bass reflex N. vie: 2 Potenza (W): 20-100 Impedenza (Ohm): 8 Frequenze di crossover (Hz): 2.900 Risp.
in freq (Hz): 35-30.000 Sensibilità (dB): 87,5 Altoparlanti: Tw 2,5 mm cupola in seta; MidW 13 cm in mikapulp Rifinitura: Ciliegio Frassino
nero Mogano Acero Bianco Ebano Palissandro Griglia: in crimplene acusticamente trasparente Note: cablaggio in rame OFC; possibilità di
bi-wiring. Mobile con costruzione inerte pesante con materiali speciali di smorzamento.
8 SUONO aprile 2016
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Music Hall rinnova
Presentata a Las Vegas la terza versione del giradischi mmf-7.3.
Il braccio utilizzato è in fibra di carbonio da 9 pollici e assomiglia
molto all’ultima versione, la EVO del 9CC; il motore, fisicamente
separato dalla base del giradischi e posto in un cilindro metallico, è quello
utilizzato dal costruttore austriaco. Anche il clamp appare di analoga derivazione. Trovare
delle differenze, almeno a livello estetico, fra il modello 7.3 e il precedente appare alquanto difficile, ad eccezione del braccio EVO,
che da solo costa circa 200 euro in più rispetto alla versione base. Il motore ha il cambio di velocità 33 / 45 giri elettrico con una
nuova levetta a led verde. Per il resto il giradischi mantiene la principale caratteristica dei modelli migliori di Music Hall, cioè il telaio
costituito da due basi rigide in MDF accoppiate tra loro tramite uno strato in sorbothane. Tre punte coniche regolabili in altezza
effettuano lo scarico del giradischi sul piano d’appoggio. La trasmissione a cinghia trasferisce il movimento a un piatto in composito
di acrilico, mat morbido e clamp, con cuscinetto in acciaio inossidabile rivestito in teflon. Posteriormente ci sono le doppie prese
RCA dorate per il cavo di segnale. Il giradischi sarà disponibile senza fonorilevatore di serie ma è previsto su richiesta il montaggio
in fabbrica di una versione con Ortofon 2M Bronze. Prezzo previsto negli USA per la versione base di circa 1.600 dollari.
Carlo D’Ottavi
Giradischi Music Hall mmf-7.3
Prezzo: € 1.600
Dimensioni: 46,35 x 14 x 33,65 cm (lxaxp)
Peso: 10,9 kg
Distributore: Tecnofuturo S.r.l.
Via Rodi, 6 - 25124 Brescia (BS) Tel. 030.2452475 - Fax 030.2475606
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Continua l’avventura
in Italia di Benz Micro
Fondata nel 1980 da Ernst Benz, la Benz Micro è passata di mano
nel 1994 quando Albert Lukaschek, già collaboratore di Benz, ha
rilevato l’azienda spostandola di sede, sempre in Svizzera, concentrato
la produzione su un numero più ristretto di fonorilevatori
e introdotto il pre-phono PP-1, un apparecchio che dopo tanti anni
è ancora apprezzatissimo e in produzione. Dopo i fonorilevatori
di maggior successo (LP-S MR, Ruby Z, Gullwing SRL), a partire
dallo scorso anno per completare il rilancio del marchio (tutti i
prodotti sono realizzati a mano) sono stati reintrodotti i modelli
S, con corpo in legno e in tre diverse versioni (alta, media e bassa
uscita) con stilo Micro Ridge.
Carlo D’Ottavi
Distributore: Il Tempio Esoterico - www.iltempioesoterico.it
Tipo: con braccio Telaio: semirigido con doppio strato in MDF
e strato intermedio in sorbotane Trasmissione: a cinghia Piatto:
acrilico con tappetino morbido e clamp Velocità (RPM): 33
e 45 con cambio elettronico Braccio: dritto con shell integrato, in
fibra di carbonio da 9 pollici Wow & Flutter (%): +/- 0,1 Rumble
(dB): > 73 Note: Possibilità di versione con testina Ortofon 2M
Bronze pre-montata.
A tutto campo
“Fattore di forma”:
ecco la parola chiave
per comprendere
le recenti scelte
della canadese
Bryston che dopo
aver introdotto una
serie di prodotti destinati al digitale e
realizzati in cabinet a mezzo formato, ora si appresta a fare altrettanto
per gli amanti del vinile. Tre i prodotti destinati a quest’area:
il phono BP-2, fornito in versione MM o MM/MC e lo step up TF-2.
Le due versioni della prima macchina necessitano di alimentazione
esterna (PS-3) a meno che non si utilizzi il pre BP-26 che è
dotato di una sua unità di alimentazione in
grado di fornire energia anche allo stadio
fono. Il TF-2 è invece autonomo…
La versione MM del pre fono
consente la regolazione
del cartico da 100 a
400 pF mentre lo step
up può essere ordinato
con guadagno a 20 db
(per testine da meno di
45 Ohm) 31 db per testine da
meno di 5 Ohm.
Distributore: Audio Reference - www.audioreference.it
10 SUONO aprile 2016
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SUONO aprile 2016 11
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Non solo top
Prime si colloca in posizione intermedia nel catalogo della
VPI, tra i prodotti d’ingresso e quelli più dichiaratamente
Hi-end nel settore dei giradischi e, per certi versi, ripercorre i canoni classici della storia della
casa americana affidandosi a un telaio rigido, costituito da una base da 25 mm in MDF accoppiata
a una lastra inferiore in
acciaio disaccoppiata con silicone. Tale plinto appoggia su quattro piedini costituiti da parti in Derlin:
quella superiore, con un anello
in gomma che si accoppia alla base, termina inferiormente a cono, con la punta che va a finire nell’invito del pezzo inferiore, sempre in
Derlin, e con tre microsfere quali cuscinetti che scaricano tutto il peso del giradischi sul piano d’appoggio. Il motore è ospitato in un cilindro metallico,
fisicamente staccato dalla base, da 300 RPM, con puleggia superiore a doppio diametro e cambio manuale. La cinghia di trascinamento aziona un
piatto in alluminio lavorato da 50 mm di altezza e ben 10 kg d’altezza, che lavora su un cuscinetto di tipo invertito. Il cuscinetto è costituito da un
cilindro in acciaio inox terminato con una sfera cromata, il tutto ospitato in una boccola di bronzo e fosforo, agente su un disco di spinta. Il braccio è
un 10 pollici di recente introduzione, realizzato con stampante 3D, in un pezzo unico dallo shell alla canna, fino alla parte che sostiene il contrappeso.
L’articolazione è unipivot, internamente è schermato in rame. Il tutto poggia su una basetta con specifica torretta per la regolazione, anche durante
l’ascolto, del VTA. Naturalmente non mancano tutte le altre regolazioni azimuth, antisktaing, ecc. Il Prime può essere fornito con una serie di optional
tra i quali, in particolare, l’unità SDS per il controllo elettronico della velocità, il clamp HRX e quello periferico da fissare al bordo del disco.
Carlo D’Ottavi
Distributore: Audiogamma - www.audiogamma.it
Giradischi VPI Prime
Prezzo: € 6.300,00
Dimensioni: 53 x 25 x 40 cm (lxaxp)
Tipo: con braccio Telaio: rigido in MDF con lamina in acciaio disaccoppiata in silicone, su
quattro piedini in delrin Trasmissione: a cinghia, motore da 300 rpm AC a 24 poli Piatto:
in alluminio lavorato da 50 mm e 10 kg su cuscinetto invertito Velocità (RPM): 33 e
45, motore AC 24 poli 300RPM Braccio: JMW 10 pollici unipivot 3D Alzabraccio: idraulico
Wow & Flutter (%): >0,1 Rumble (dB): >85 Note: unità motore separata.
Pro-Ject è sempre stato un sostenitore della bontà della riproduzione analogica e il suo catalogo
si è progressivamente arricchito fino a comprendere una serie quasi infinita anche di accessori,
tra i quali una macchina lava dischi manuale, probabilmente la più economica in circolazione.
Per circa cento euro la Spin Clean offriva una buona qualità di pulizia ma il suo essere completamente
manuale, asciugatura compresa, la rendeva poco pratica. Ora la casa lancia la sfida
alle macchine semi automatiche con la Vinyl Cleaner VC-S. Molto simile all’Okki Nokki, anche
nel prezzo, promette un funzionamento super veloce e una pulizia altrettanto efficace. Per la pulizia
di una facciata dovrebbero essere sufficienti una o due rotazioni, in entrambi i versi, alla velocità di due
secondi a giro grazie all’adozione di un potente motore. Un clamp pressore protegge l’etichetta dal liquido detergente. Un braccio metallico si
occupa di distribuire il liquido e poi di aspirarlo, riducendo anche il fenomeno della presenza di cariche statiche sul disco. Non manca, inoltre,
un corredo di accessori, alcuni di serie altri acquistabili a parte, per la manutenzione della macchina.
Carlo D’Ottavi
Prezzo: € 499,00
Dimensioni: 43,5 x 33,5 x 28 cm (lxaxp)
Peso: 10,5 kg
Lavarli a poco
Distributore: Audiogamma - www.audiogamma.it
Tipo: macchina lava dischi a 33 e 78 giri semiautomatica Note: Pulizia e asciugatura
del disco in 2 secondi. Clamp che preserva l’etichetta del disco dal lavaggio. Spargimento
del liquido sulla superficie del disco manuale. Braccio di pulizia e asciugatura
automatico. Coperchio anti polvere opzionale.
(Anche) David Guetta ama i vinili
“Amo il progresso tecnologico nell’arte dei DJ ma la cultura dei club non sarebbe andata da nessuna parte senza
lo scratch dei vinili. #backtomyroots” : così David Guetta, tra i Dj più popolari al mondo, ha commentato sulla sua
pagina Facebook il servizio giornalistico di FOX 7 Austin, emittente televisiva texana, intitolato “Return of Vinyl”.
Nel brevissimo video vengono menzionati i nove milioni di album su disco nero venduti all’inizio del 2015 negli
States e il fatto che sempre più artisti scelgano di distribuire i propri lavori anche in questo formato; a seguire, due
opinioni: un ragazzo parla della bellezza di toccare con mano la propria musica anziché osservarla sul monitor di un
computer e il proprietario di un negozio racconta di come ci sia una nuova generazione di ascoltatori che fruisce la
musica solo in formato digitale o su vinile. Che David Guetta sposi la causa degli LP appare quasi scontato, in virtù della sua appartenenza a una
categoria che da sempre li adopera con immutato piacere per se stessa e per il pubblico; è invece meno banale scoprire, giorno dopo giorno, come
dietro al ritorno al disco nero si nasconda una fortissima componente emozionale che ha radici ben più profonde di una semplice moda passeggera.
Francesco Bonerba
12 SUONO aprile 2016
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Diva 262
THE NEW BOOKSHELF
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SUONO aprile 2016 13
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De gustibus…
Kickstarter, la nota piattaforma online di crowdfunding, si conferma ancora una volta un prezioso incubatore di idee che, oltre a fornire a
produttori emergenti un budget in grado di mostrare la bontà del loro progetto, offre a chi fa informazione dei feedback precisi sui gusti dei
consumatori. Per quale dispositivo non ancora costruito sareste disposti a investire dei soldi correndo il rischio che il risultato non soddisfi
appieno le vostre aspettative? Una delle ultime risposte a questa domanda si chiama Prizm, piccola piramide (12 cm di lato e 9
di altezza) prodotta da una startup francese grazie ai circa centocinquantamila dollari investiti, a scatola chiusa, da oltre mille
persone. Prizm è un “cervello musicale” portatile che, una volta collegato a uno speaker qualsiasi, riproduce la musica preferita
dall’ascoltatore selezionandola in autonomia. Attraverso uno smartphone o un dispositivo wearable dotato di connettività
Bluetooth o Wi-Fi, infatti, l’apparecchio riconosce gli utenti che entrano nel suo raggio d’azione e mette automaticamente
in play una tracklist basata sui gusti della singola persona o di un gruppo di persone, in quest’ultimo caso mediando tra
le loro preferenze. Sulla base delle scelte che l’utente compie giornalmente Prizm crea un profilo “ad personam” che
tiene conto anche della tipologia del luogo in cui ci si trova e dell’orario. Si tratta, dunque, di un dispositivo che
automatizza la “Digital curation” (di cui abbiamo recentemente parlato su SUONO 501 – novembre 2015), quel
processo di selezione musicale solitamente affidato, ad esempio, agli speaker delle emittenti radiofoniche.
Se tornando dal lavoro, la sera, siete soliti ascoltare jazz, Prizm vi accoglierà a casa sottoponendo al vostro
giudizio un brano jazz sempre nuovo, pescato dagli sconfinati database di Deezer, Spotify e SoundCloud; sia
che la canzone vi piaccia o meno, il vostro “assistente musicale” imparerà qualcosa sui vostri gusti e voi, se
gradirete le sue scelte, potrete salvarle in una playlist dedicata, memorizzata sui vari servizi musicali sopracitati. Stessa facilità d’uso
e immediatezza si ritrova anche nell’app di controllo remoto del dispositivo, che è comunque provvisto di alcuni eleganti e intuitivi tasti fisici
retroilluminati. Dotato di un sistema operativo Linux OS montato su processore ARM Cortex A8 di 1 Ghz e con 256 Mb di RAM, Prizm possiede
tre connessioni – da 3,5 mm, TOSLink e mini USB, un sensore acustico per la regolazione del volume e una spia al led che ne segnala l’attività.
Il dispositivo, lanciato su Kickstarter alla cifra di 99 dollari, è attualmente ordinabile su invito dal sito meetprizm.com, al costo di 149 euro.
Francesco Bonerba
Anche la base vuole il suo Clearaudio
I numerosi giradischi del costruttore tedesco Clearaudio si possono racchiudere in
tre differenti tipologie: quelli con base tradizionale rettangolare, quelli con chassis
triangolare e quelli estremi (Master Innovation e Statement). La serie Innovation è
alla base dei modelli con telaio a stella, costituito da un composto ad elevata densità
realizzato in un sandwich di alluminio, poliossimetilene (POM) e alluminio. Il Basic
Wood è l’ultimo arrivato e completa in basso questa linea che comprende i modelli
Innovation Compact Wood e Innovation Wood, rispettivamente 6.500 e 9.600 euro.
Il Basic Wood condivide molte delle tecnologie dei suoi fratelli maggiori e le differenze principali riguardano la riduzione nelle dimensioni degli elementi
base: telaio e piatto. Anche in questo modello ritroviamo i piedini a cono, in alluminio e regolabili in altezza, posti ai tre vertici della struttura.
Il piatto passa da 70 a 38 mm di spessore mentre rimangono invariati i materiali impiegati e il cuscinetto a levitazione magnetica. Il piatto levita magneticamente
su un cuscinetto invertito grazie a una tecnologia brevettata (CMB, acronimo di cuscinetti magnetici in ceramica). Il motore a corrente
continua e coppia elevata è dotato di controllo
e cambio elettronico della velocità OSC.
Il giradischi può montare fino a due bracci.
Carlo D’Ottavi
Giradischi Clearaudio Innovation Basic Wood
Tipo: senza braccio Telaio: rigido in composito alluminio / POM / alluminio Trasmissione:
a cinghia Piatto: dinamicamente bilanciato in POM spesso 38 mm Velocità (RPM): 33 1/3, 45
e 78 con cambio elettronico Note: piedini in alluminio regolabili in altezza.
Phono facile
Distributore: High Fidelity Italia - www.h-fidelity.com
CP2 e CP1 sono le sigle dei due nuovi stadi fono, rispettivamente MM/MC e MM, di Cambridge Audio; per entrambi un prezzo piccolo piccolo
(135 e 219 euro) che non potrà che attirare i new-vinylers o chi è alla ricerca di un pre-phono in grado di combinare un costo contenuto
e una buona versatilità di utilizzo. L’interno di questo pre-phono ci mostra la presenza di
una struttura a discreti per tutti gli stadi di ingresso; condensatori multi-paralleli; stadio di
guadagno in single-ended con equalizzazione passiva della RIAA... Il risparmio sui costi è
maggiormente riscontrabile sulla tipologia di connettori e selettori.
Agostino Bistarelli
Distributore: Hi-Fi United - www.hifiunited.it
14 SUONO aprile 2016
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EXCLUSIVE HI-END & VIDEO
Il Centro Della Musica
Via Bologna 11 - Legnano (MI)
Tel./Fax 0331.453884
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SUONO aprile 2016 15
antenna
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Vendicatore (non) solitario
La serie Avenger, due modelli dei quali il superiore Reference costituisce un pesante upgrade di quello base, rappresenta il segmento alto
dei giradischi della casa americana. Nella tradizione della casa americana il telaio è rigido e composito in acrilico / alluminio / acrilico con
i vari strati separati da materiale smorzante, di forma approssimativamente triangolare. I vertici sono occupati da tre montanti in acciaio
che stringono i tre strati del telaio. Sotto di essi ci sono tre grossi piedini derivati dal modello HR-X non più in produzione. In corrispondenza
di uno dei montanti è inserita la basetta per il braccio da 10 pollici della casa, il 10-3D, ma nulla vieta di scegliere un altro modello,
richiedendo una basetta specifica. La basetta prevista per il braccio di serie 10-3D include la torretta per la regolazione continua del VTA, il
sistema antiskating a contrappeso e la scatola dei contatti per il cavo phono esterno. Il motore da 300 RPM è inserito in un grosso cilindro
in acciaio separato dal giradischi. Il piatto ha caratteristiche simili a quelle del Prime, con numerosi optional e la possibilità di montare fino
a tre bracci. Il modello superiore Avenger Reference monta di serie un braccio, sempre della serie 3D ma da 12 pollici. Il piatto è costituito
da due elementi: uno guida e l’altro slave. L’altezza complessiva è di 60 mm per un peso totale di ben 15 kg. Il cuscinetto è costituito da
un albero da 16 mm di diametro che attraversa entrambi gli elementi e agisce in un bagno d’olio sul cuscinetto inferiore che sopporta il
peso complessivo del piatto. L’elemento superiore agisce su un cuscinetto invertito lubrificato in PTFE. I due elementi sono disaccoppiati
magneticamente. Il motore, separato in un contenitore metallico, trasmette il moto al piatto tramite tre cinghie. I coni d’accoppiamento al
piano d’appoggio sono maggiorati e con grosse ghiere per la regolazione in altezza. Anche in questo caso c’è la possibilità di diversi optional
compresi l’unità SDS per il controllo elettronico della velocità, il clamp periferico e la possibilità di montare fino a tre bracci.
Agostino Bistarelli
Distributore: Audiogamma S.p.A.- Via Pietro Calvi, 16 - 20129 Milano (MI)- Tel. 02.55.181.610 - Fax 02.55.181.961 - www.audiogamma.it
Giradischi VPI Avenger
Prezzo: € 13.500,00
Tipo: con braccio Telaio: semirigido, sandwich alluminio / acrilico / alluminio
Trasmissione: a cinghia Piatto: alluminio 50 mm Velocità (RPM): 33 e
45 Braccio: JMW 10-3D Alzabraccio: idraulico Note: Piedini di derivazione
HR-X. Possibilità di montare fino a tre bracci. Clamp di serie HR-X.
Giradischi VPI Avenger Reference
Prezzo: € 29.000,00
Tipo: con braccio Telaio: semi rigido, sandwich alluminio / acrilico / alluminio Trasmissione:
tripla cinghia Piatto: in due pezzi in alluminio lavorato da 60 mm, 15 kg con
disaccopiamento magnetico Velocità (RPM): 33 e 45 Braccio: JWM 12-3D premontato
Note: Piedini d’appoggio Avenger, possibilità di montare fino a tre bracci. Motore
300 RPM, HR-X clamp e Periphery Ring Clamp.
Il ritorno di Etsuro
Mel Audio ha acquisito la distribuzione del marchio di fonorilevatori “Etsuro” prodotti dalla Excel Sound
Ltd. Si tratta di fatto di un ritorno nel nostro paese del marchio di cui Mel Audio è stato distributore
negli anni ’90. Il modello che segna il ritorno del costruttore giapponese sulle scene internazionali
è l’Urushi, un MC top di gamma (720.000 yen in Giappone) e sarà seguito da una linea completa
di alto livello realizzata sulla base di una esperienza artigianale accumulata nel corso degli anni
da Excel Sound. Secondo Mr. Kishaba san, responsabile della produzione, si tratta di un progetto
che “segnerà una svolta nel mondo dei fonorivelatori”. Che riesca ad esserlo o meno, Etsuro Urushi
sarà disponibile sul mercato italiano e svizzero a partire dalla primavera.
Paolo Corciulo
Distributore: www.melaudio.it
Tipo: MC Tensione di uscita (mV): 0,25/1KHz Risp. in freq. (Hz): 15 - 50.000 Forza di
appoggio (g): 2 Separazione canali (dB): 33 Stilo: diamante da 80 micron Impedenza
di carico (Ohm): 3/1kHz Bilanciamento tra i canali (dB): 0,5
16 SUONO aprile 2016
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TUTTO DIVENTERÀ CHIARO
Scoprite la forza rivelatrice della purezza del platino
SUONO aprile 2016 17
antenna
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Durand Tonearms in Italia
Il compositore francese Joel Francois Durand è anche un appassionato
di Hi-Fi, al punto da avere una propria azienda produttrice di
bracci per giradischi di altissimo livello, la Durand Tonearms. Ora
sono disponibili in Italia i bracci Kairos e Telos (nella foto), il clamp
Weight e due tipi di cavi phono dedicati al modello Kairos. Entrambi i
bracci hanno articolazione unipivot, il Kairos ha lunghezza effettiva da
10,35 pollici mentre il Telos è un 12 pollici. Per ambedue si fa ampio
uso di materiali in composito per irrigidire le strutture e smorzarne le
vibrazioni; il più costoso Telos fa ricorso a materiali decisamente più
particolari anche per via della maggiore lunghezza della canna: due le
versioni, che divergono per il tipo di materiale utilizzato per la canna,
una delle quali in legno. Da notare la ricca documentazione di messa
a punto scaricabile dal sito www.durand-tonearms.com/Welcome/
welcome.html.
Carlo D’Ottavi
Distributore: Audiogamma - www.audiogamma.it
Braccio Durand Tonearms Telos
Prezzo: € 35.000,00
Tipo: dritto massa media Articolazione: unipivot cuscinetto in
zaffiro su punta in acciaio inossidabile amagnetico Lunghezza
(mm): 305 Regolazioni: VTA, azimuth Antiskating: si Overhang
(mm):13,73 Note: canna in composito o in legno.
Braccio Durand Tonearms Kairos
Prezzo: € 9.500,00
Tipo: dritto massa media Articolazione: unipivot cuscinetto in
zaffiro su punta in acciaio inossidabile amagnetico Lunghezza
(mm): 263 Peso massimo ammesso (g): 15 Regolazioni: VTA,
Azimuth Antiskating: si Overhang (mm): 15,66 Optional: tre
tipi di contrappeso Note: accetta cavo di segnale con connettore
pentapolare.
18 SUONO aprile 2016
inside dentro la musica
di Paolo Corciulo
E se domani… ?
Il salto di qualità nella rinascita del vinile è caratterizzato da due
elementi interconnessi: l’eventuale prospettiva di guadagno e il
rinnovamento della filiera produttiva. Sorprendentemente stanno
prendendo corpo entrambi…
Da qualche anno in questo periodo, in concomitanza con i dati
di mercato relativi, SUONO dedica un numero quasi monografico
al vinile, oggetto di una fenomenale ripresa che esula
dalle regole del marketing e che si sta rivelando senza precedenti, perlomeno
nel settore tecnologico, per capacità di rinascita che viaggia ben
oltre gli interessi collezionistici e si avvia a rappresentare il più radicale
“ripescaggio” nel settore degli standard tecnologici, evento che non ha
precedenti nel settore. La concretezza di questo recupero, al di là delle
effimere mode passeggere, è basata su due elementi fondanti, uno di
natura economica (che tratteremo nelle pagine dello speciale dedicato
in questo numero al vinile) e uno, ben più problematico, collegato alle
potenzialità della filiera produttiva: antiquata e limitata, per ciò stesso
“riduttiva”, questa filiera è già al limite; se non si torna a investire nello
sviluppo delle apparecchiature per la produzione analogica non sarà in
grado di far fronte a un eventuale ulteriore aumento della richiesta…
D’altronde un piano di sviluppo che prevede di investire denaro e know
how non solo per rigenerare quanto attualmente disponibile ma per
creare il “nuovo analogico” (nuove procedure, nuove macchine, nuovi
processi di stampa) sta a significare che si intravedono prospettive future
ben al di là della pura gestione di un fenomeno vintage! Quel che
sta accadendo sembra confermare che queste prospettive sono state
intraviste da qualcuno…
Si era cominciato rigenerando linee di produzione abbandonate nel
momento più buio del consumo analogico; oggi appaiono soggetti che
non si limitano a questo. La tedesca Newbilt Machinery (vedi più avanti
nelle pagine di questo giornale), ad esempio, ha messo in commercio
un sistema per la stampa in vinile semi-tradizionale che si avvale di una
pressa con sezione elettronica di controllo e di un’alimentazione idraulica
innovativi, in modo da garantire una produzione superiore per velocità e
qualità. Un’azienda Canadese, la Viryl (Si! Viryl...) Technologies si spinge
ancora più in là: forte di un finanziamento da un milione di dollari, sta
per introdurre una stazione di stampa completamente automatica entro
la fine dell’anno! Chad Brown, fondatore nel 1998 di Ultrasound Recordings
e ora Chief Executive Officer della società, interrogato in merito
alle nostre paure riguardo la possibilità che un processo automatico non
tenga conto di tutta quella cultura orale e artigianale su cui si fonda la
produzione analogica, ha così risposto: “Siamo andati a raccogliere tutte
queste informazioni “oscure” relative alla produzione analogica, mai
state raccolte prima: pressione degli ugelli, temperatura... tutti dati
necessari alla realizzazione di un vinile perfetto; negli anni Cinquanta
e Sessanta non avevano questa tecnologia e non era possibile fare altrettanto”.
In attesa che alla fine dell’anno veda la luce il primo esemplare
per la stampa automatica (un bel risparmio in termini economici e di
tempo), dal costo di 160.000 dollari, ci siamo riproposti di approfondire
20 SUONO aprile 2016
l’industria guarda al vinile
La macchina automatica della Viryl Technologies per la stampa dei dischi in vinile
A colloquio con Günter Loibl
Abbiamo raggiunto il CEO di Rebeat per un approfondimento sull’HD Vinyl
e lui ha gentilmente risposto alle nostre domande.
Rebeat è fondamentalmente un distributore di musica su più formati:
come vi è venuta l’idea di sviluppare nuove procedure per la realizzazione
del processo di stamper?
Siamo un distributore digitale che utilizza un’innovativa soluzione software
per gestire la filiera di vendita, dall’artista al consumatore. L’innovazione è nel
nostro DNA. Ho avuto l’idea dell’HD vinile quando abbiamo verificato che
sempre più persone stavano consumando musica attraverso lo streaming.
Ma lo streaming è come fumare una sigaretta mentre l’ascolto del vinile equivale
a un buon sigaro. È necessario prendersi il proprio tempo per ascoltare
e godere veramente la musica. E un sacco di nostri clienti si lamentavano
per il ritardo nella produzione di vinili. Così ho fatto mente locale su come
si potesse migliorare il processo di produzione analogico. Il risultato è stato
l’idea del taglio laser diretto, dove abbiamo potuto risolvere tutti gli aspetti
più problematici del vinile tradizionale con un unico processo.
E come avete sviluppato il know how necessario? Internamente o appoggiandovi
a centri di ricerca o università?
Abbiamo collaborato con il Joanneum di Graz, un centro di ricerca e sviluppo
specializzato in trattamento delle superfici con tecnologia laser. E, naturalmente,
un sacco di conoscenze sono cresciute internamente: siamo nel music
business da quasi 15 anni!
l’argomento con Chad: rimanete sintonizzati...
Ci vorrà invece più tempo (dai due ai tre anni) perché diventi realtà l’HD
Vinyl sviluppato dalla società austriaca Rebeat; quando questo avverrà,
saremo di fronte a una vera e propria rivoluzione che riguarda la fase
più delicata della produzione analogica, quella della realizzazione dello
stamper. Il processo manuale che porta alla realizzazione dello stamper
nell’HD vinyl viene sostituito da una procedura di mapping fotografico
in un modello 3D che equivale alla “madre” nel processo tradizionale.
Questo modello viene ottimizzato calcolando la distanza tra i solchi,
l’errore radiale e tangenziale, il contenuto di frequenze presenti sul master…
il modo con cui allocarle. Per realizzare la matrice viene utilizzato
un Femto-laser ad alta energia direttamente pilotato da un computer
che ha pre-processato il materiale audio, regolando automaticamente la
distanza necessaria tra i solchi e la profondità. A causa del fatto che il laser
opera da un angolo di 90 gradi, non dovrebbero generarsi le distorsioni
indesiderate. In questo modo si può ottenere una maggiore risoluzione
(traducibile in una più estesa risposta in frequenza, un maggiore livello
del segnale o entrambi), pari a un incremento della capacità del supporto
in vinile del 30%. Inoltre, per la realizzazione dello stamper è possibile
utilizzare nuovi materiali come vetro, oro e altre sostanze plastiche con
Schema a blocchi del sistema HD Vinyl
nuove caratteristiche. Anche in questo caso tempi (circa 20 minuti per
le due facce di un disco) e costi di produzione dovrebbero calare drasticamente
(Rebeat arrischia valutazioni secondo cui i costi di stampa
diminuirebbero del 50%, e il tempo per produrre un nuovo disco in vinile
si abbasserebbe del 60%). I dischi così prodotti sarebbero totalmente
compatibili con l’attuale catena di riproduzione anche se la possibilità
di ottenere segnali con uno spettro di frequenza molto esteso potrebbe
indurre i costruttori di fonorilevatori a sviluppare nuovi modelli (nel
documento tecnico di Rebeat si fa cenno a Ortofon e Audio Technica,
non sappiamo se già impegnati in merito). Il progetto prevede un investimento
di 1,5 milioni di euro, in parte garantiti da partner, in parte dalla
possibilità di fornire in outsourcing il sistema. Il primo prototipo del laser
dovrebbe essere pronto entro un anno, ulteriori 12 mesi occorrerebbero
per realizzare il sistema di stampa e altri 12 servirebbero infine a sviluppare
sistemi di stampa su supporti non convenzionali.
SUONO aprile 2016 21
inside
Il mito di Abbey Road
di Francesco Bonerba
I sei scatti fotografici realizzati dal fotografo Iain Macmillan nel 1969 per la cover di Abbey Road.
I retroscena e le storie legate alla (misteriosa?) cover dell’ultimo album in studio dei Beatles sono
talmente tanti e dettagliati da poter riempire una biblioteca. Ci siamo lasciati suggestionare da
quelli più curiosi e abbiamo scoperto dettagli che ignoravamo...
Luglio 1969: nonostante l’ingombrante presenza di vicissitudini
e progetti personali che li avrebbe presto portati a intraprendere
percorsi differenti, i Beatles hanno ancora energie e
talento sufficienti per superarsi e produrre alcune gemme della storia
della musica. Riescono, così, a ritrovarsi nuovamente in studio per la
registrazione dei brani di un altro album, coadiuvati dal produttore
George Martin. A lavoro concluso, dopo l’incisione di capolavori come
Come together, Here comes the sun e The end, manca ancora il titolo:
vengono prese in considerazione varie possibilità tra cui Four in the
Bar, All Good Children Go to Heaven e, soprattutto, Everest, dal nome
della marca di sigarette fumate dal tecnico del suono dei Beatles, Geoff
Emerick. In merito a quest’ultima possibilità, si paventa addirittura
l’ipotesi di noleggiare un aereo privato, raggiungere il monte più alto
del mondo e scattare una foto per la copertina: un’idea di grande
impatto ma a dir poco dispendiosa in termini di tempo. Fu proprio in
contrapposizione a questo elaborato progetto che a Paul McCartney
venne in mente una soluzione dalla semplicità disarmante: uscire
dagli EMI Studios (poi Abbey Road Studios, dal 1970), dove stavano
registrando, e scattare lì una foto che li ritraesse insieme, dando
all’album il nome della strada. Era nata la copertina di Abbey Road.
Attorno alle 11:30 della mattina dell’8 agosto il fotografo Iain Macmillan,
dopo aver bloccato il traffico con l’ausilio di un poliziotto,
sale in cima a una scala in prossimità delle celebri strisce pedonali
e, armato di una Hasselblad professionale, in dieci minuti realizza
sei scatti dei quattro artisti (tutti vestiti, ad eccezione di George
Harrison, con abiti firmati dallo stilista inglese Tommy Nutter).
“Qualche giorno prima dello shooting”, racconterà Macmillan,
“Paul McCartney aveva disegnato un bozzetto di come immaginava
la copertina, che è stato praticamente seguito alla lettera.
Realizzai un paio di scatti dei Beatles che attraversavano Abbey
Road in una direzione; poi lasciammo che il traffico scorresse e
subito dopo scattai di nuovo con loro che si muovevano nell’altro
senso. Delle sei foto realizzate scelsi la quinta, l’unica nella quale
le loro gambe erano in una perfetta formazione a “V”, che era ciò
che volevo da un punto di vista stilistico”. Col senno di poi, l’orientamento
della camminata dei Beatles, da sinistra (dove si trovano
gli Studios) verso destra, rappresentò una potente metafora del loro
addio alle registrazioni in studio e, più in generale, dell’imminente
scioglimento, che sarebbe avvenuto circa sei mesi dopo. Evocativa
in tal senso fu anche l’assenza dalla cover del nome del gruppo
22 SUONO aprile 2016
Icona assoluta
I Beatles sulle scale degli Abbey Road il giorno degli scatti per la cover dell’album.
L’immagine “sbagliata” scelta come retro dell’album.
e dell’album, unico caso nella produzione inglese dei Beatles; la
decisione fu presa da John Kosh, art director dell’Apple Records,
che volle allinearsi alla semplicità del progetto: “Pensai”, affermò
in seguito, “è la più grande band al mondo, non ne ha bisogno”.
Altrettanto improvvisata fu la creazione dell’immagine per il retro
dell’album: Macmillan sceglie l’incrocio tra Abbey Road e Alexandra
Road per fotografare il nome della via su cui campeggia quello della
band ma, mentre sta scattando, all’ultimo una ragazza con un vestito
blu gli invade il campo; nonostante l’errore, alla fine si decide
di tenere lo scatto così com’è. Una piccola curiosità sulla copertina.
L’uomo che si osserva in piedi sul marciapiede destro, tra Ringo
Starr e John Lennon, si chiamava Paul Cole, turista americano quei
giorni in visita a Londra con la moglie. “Avevo visto abbastanza
musei”, racconterà anni dopo ai giornalisti, riconosciutosi nell’immagine,
“Volevo solo fare un giro. Amo parlare con le persone.
Camminai un po’ e trovai un poliziotto seduto in un’auto. Iniziai
a chiacchierare con lui. E poi vidi questi ragazzi attraversare la
strada, allineati come dei paperi. Un gruppo di pazzi, così li definii,
visto che avevano un look abbastanza stravagante per il tempo.
Non si cammina per Londra a piedi scalzi”.
Paul Cole non è l’unico ad
aver improvvisamente guadagnato
fama dopo l’uscita
dell’album. Sorte analoga
è toccata, ovviamente, ad
Abbey Road, che da strada
anonima in prossimità dello
stadio di cricket Lord’s è
diventata tra le vie più famose
di Londra e del mondo,
tanto da essere riconosciuta,
nel 2010, monumento della
capitale inglese, assieme a
Bozzetto di Paul McCartney per la copertina. edifici come il Centre Point,
l’Arsenal Stadium e la BT Tower. La folla che giornalmente si
accalca in prossimità del passaggio pedonale è tale che le strisce
bianche attraversate oltre 45 anni fa dai Beatles vengono ridipinte
ogni tre mesi! Avete poi presente la Volkswagen Beetle bianca che
nella copertina è parcheggiata sul lato sinistro della strada? Anche
quest’auto, appartenente a uno degli abitanti della zona, è diventata
una “celebrità”: dopo aver subìto numerosi furti della targa,
finì in uno showroom dove ne venne dimenticata l’identità fino a
quando, nel 1986, Pete Gent, proprietario di un negozio di musica
dell’Hertfordshire, la riconobbe e l’acquistò per 2.530 sterline.
Dall’estate del 1999 è esibita al Volkswagen museum a Wolfsburg,
Germania. Infine, le foto. Nel 2004 Macmillan realizzò 25 set completi
di stampe autografate che vendette per lo più singolarmente a
circa 2.100 sterline l’una. Salvo episodiche comparizioni di singoli
scatti, venduti presso le case d’asta a cifre molto alte, per dieci anni
se ne è persa traccia. Poi, nel 2014, sette foto (le sei con i Beatles
più quella usata per il retro della cover) compaiono in un unico
lotto da Bloomsbury, a un costo stimato tra le 50.000 e le 70.000
sterline. Il 21 novembre un compratore se le aggiudica per più del
doppio, circa 230.000 euro; non male per pochi scatti realizzati in
una manciata di minuti!
L’enorme risonanza mediatica che la copertina di Abbey Road ha
riscosso negli anni, copiata e rivisitata praticamente da chiunque,
dai Red Hot Chili Peppers ai Simpson, è stata soprattutto aizzata,
come oramai chiunque sa, dalla leggenda secondo cui Paul McCartney
sia morto nel 1966 in un incidente d’auto; occultata la notizia
ai media, la band, con la complicità del manager Brian Epstein,
avrebbe segretamente rimpiazzato Paul con un sosia. Da allora, un
perfetto mister x identificabile in William Stuart Campbell, attore
di origini scozzesi, o William Sheppard, ex poliziotto canadese, si è
impossessato dell’identità di Paul e ha proseguito la sua luminosa
carriera nel mondo della musica. Su questa teoria, meno credibile di
un “travaso alieno” come quello del celebre racconto di fantascienza
di Don Siegel, L’invasione degli ultracorpi, sono stati versati fiumi
e fiumi d’inchiostro, realizzati documentari, scritti articoli e libri
tanto da essere diventata parte dell’immaginario collettivo al pari
di altre meravigliose leggende metropolitane del tempo come “Elvis
è ancora vivo” e “L’uomo non è mai sbarcato sulla luna”. Solo per
SUONO aprile 2016 23
inside
avere un’idea di quanto, già all’epoca, questa teoria si diffuse a macchia
d’olio suggestionando la fervida immaginazione delle persone,
la copertina di “Life” del novembre 1969 ritraeva Paul McCartney
con la famiglia e titolava: “Paul is still with us”. Lo stesso artista,
ancora oggi perseguitato da questa storia, nel 1993 realizzerà un
album dal titolo emblematico Paul Is Live, la cui copertina riprende
pedissequamente quella di Abbey Road con al centro della scena,
stavolta, solo lui che, trascinato da un cane, attraversa le celebri
strisce pedonali.
La cover dell’ultimo album in studio dei Beatles è, in effetti, tra le
più “saccheggiate” dai fautori della leggenda, che hanno identificato
in praticamente ogni dettaglio della foto un riferimento alla morte
di Paul. Qualche esempio? La processione dei quattro simboleggerebbe
il suo funerale, con John Lennon, vestito in bianco, sacerdote,
Ringo Starr, in nero, impresario delle onoranze funebri, e George
Harrison, in jeans, facente funzione di becchino. Paul, l’unico scalzo
(nei primi due scatti aveva degli infradito, poi tolti semplicemente
per il troppo caldo emanato dall’asfalto!), è ovviamente la salma,
dal momento che nel Regno Unito i morti vengono sepolti scalzi.
Altre “evidenze” che confermerebbero la presenza del sosia sono la
sigaretta tenuta nella mano sbagliata (Paul era mancino) e il passo
non allineato con quello degli altri. E poi la targa, la targa dell’incolpevole
Volkswagen parcheggiata, che indicherebbe l’età che avrebbe
avuto Paul (28 anni) se (IF) non fosse morto; in realtà McCartney
nel ’69 aveva 27 anni ma il fatto che la band fosse seguace del guru
indiano Maharishi Mahesh Yogi fu sufficiente ai fautori della teoria
a giustificare il fatto prendendo come riferimento il conteggio
indiano dell’età, che parte dal momento della nascita. Diverse fonti
riportano almeno altri venti possibili “indizi” disseminati nella cover
e nel retro del solo album Abbey Road, stratificatisi in decenni
di congetture; una quantità paradossale ripensando alla semplicità
che c’è dietro la sua nascita e il cui concepimento e messa in atto
avrebbe probabilmente richiesto alla band più tempo di quanto ne
sarebbe necessario per arrivare sull’Everest e tornare…
In realtà il mito dei Beatles è penetrato a tal punto in profondità
nelle menti di milioni di fan da aver alimentato nel corso del tempo
risposte emotive di tutti i tipi tra cui, purtroppo, anche alcune dal
tragico epilogo: tali furono la strage di Bel Air, avvenuta la notte
dell’8 agosto 1969 (stesso giorno in cui erano state scattate le foto
per Abbey Road), in cui assieme ad altre persone l’attrice Sharon
Tate, moglie ventiseienne del regista Roman Polanski, all’ottavo
mese di gravidanza, venne massacrata dai seguaci della setta di
Charles Manson, che ammise di essersi ispirato alle canzone dei
Beatles e in particolare ad Helter Skelter (White Album); o l’assassino
di John Lennon, l’8 dicembre 1980, avvenuto per mano di un
suo stesso fan, Mark David Chapman. Più in generale, però, lontano
da disturbi psichiatrici e fantasiose teorie, il lascito dei Beatles è
costituito ovviamente dalla grandezza irripetibile della loro musica,
fiorita da personalità uniche e in un momento storico irripetibile:
elementi magnificamente immortalati in fretta e furia da un fotografo
trentunenne, in quella calda giornata d’estate, vicino allo studio
dove sono nati alcuni dei più grandi capolavori di tutti i tempi. Per
questo la cover di Abbey Road si è meritatamente guadagnata un
posto speciale nel cuore dei fan e nella storia della musica.
I Simpson citano Abbey Road su una delle tre copertine “variant” del numero di novembre 2002 di “Rolling Stone” (nelle altre due omaggivano i Nirvana e Bruce Springsteen).
24 SUONO aprile 2016
emastered da SUONO 400 – gennaio 2007
Icona assoluta
Quella volta che…
gli Abbey Road
di Paolo Corciulo
Visita agli studi che hanno scritto alcune tra le pagine più belle
della musica moderna: sale di registrazione enormi, una mole di
apparecchiature favolose e un sodalizio che ha reso il tutto “iconico”…
Gli Abbey Road Studios?
È come andare in pellegrinaggio
alla basilica di San Pietro…
Amos Lee
“Non troverai
scritte”,
mi comunicò senza
particolare enfasi il
mio accompagnatore.
“Vengono cancellate
con frequenza quasi quotidiana”, continuò mentre attraversavamo
una sorta di Little Venice (che fa torto alla nostra Venezia
ma è il quartiere che precede Abbey
Road). Non avrei trovato, dunque, traccia
di quella sorta di lucida follia di cui
avete già letto nelle pagine precedenti e
che testimonia la popolarità di un trittico
di elementi di eccellenza: una foto
ispirata (di cui avete scoperto, spero, nuovi inediti particolari);
un disco, l’ultimo e il più innovativo se non il più bello (e certamente
il più venduto), del gruppo pop più famoso della storia
della musica, di cui dovreste sapere già tutto; e i più famosi e
forse più antichi studi di registrazione del mondo (per questo ma
anche per aver battezzato, ancora un binomio Beatles & Abbey
Road Studios, le moderne tecniche di registrazione), che pochi
hanno avuto la fortuna di visitare. A me è capitato nella felice
concomitanza che qualche anno fa ha visto SUONO festeggiare
il suo quattrocentesimo numero in edicola e gli Abbey Studios i
loro 75 anni di attività!
Sebbene qui sia stata scritta la parola
fine della collaborazione dei Fab
Four (con quell’ultimo album che porta
il nome di questa via e che ha lasciato
di sé l’indimenticabile immagine con le
strisce pedonali più famose del mondo)
e la maggior parte di noi ricorderà per sempre gli Abbey Road per
queste ragioni, la storia di questi studi è ricca di altri importanti
SUONO aprile 2016 25
inside
La maledizione di essere
“il quinto”
Essere il quinto in un quartetto è quasi un ossimoro se non
una maledizione; Sir George Martin (3 gennaio 1924 – 8 marzo
2016), una delle grandi perdite di questo inizio d’anno, è
stato però ben altro che un “terzo incomodo” nell’economia
del quartetto di Liverpool, nonostante l’aver accomunato
la sua carriera artistica a quella dei Beatles ne abbia da un
lato esaltato le indubbie capacità di produttore e dall’altro
offuscato le pur eccellenti doti artistiche. Cosa ci potrebbe
aspettare, d’altronde, al cospetto del fenomeno pop planetario
degli scarafaggi?
Contrariamente ad altri produttori famosi che hanno saputo riversare
anche in opere proprie la loro sapienza artistica (mi vengono in
mente Quincy Jones e Daniel Lanois, solo per fare qualche nome), Sir
George Martin ha tracciato la sua carriera dietro le quinte (pardon:
dietro un banco di regia) rinunciando alle luci dirette della ribalta.
E sebbene la vulgata o l’estrema concisione di twitter traccerà un
confine lì dove l’intuizione ne fece “l’uomo che aprì le porte della
sala di registrazione ai Beatles” (che erano appena stati rifiutati dalla
Decca), i suoi meriti si estendono assai oltre e toccano lidi molto cari
anche agli appassionati di tecnologia come si suppone siano i lettori
di questa rivista: è merito suo se, alla lista degli strumenti musicali
utilizzati per realizzare un disco, se ne aggiunse uno ulteriore: la sala
di registrazione stessa. In questi termini vedo una sorte parallela tra
Martin e Les Paul (9 giugno 1915 – 12 agosto 2009): quasi contemporanei,
entrambi cambiarono la sorte della musica pop, il secondo
rendendo possibile la registrazione multicanale, il primo utilizzandola
in tutte le sue venature artistiche più estreme per allontanarla dalla
pedissequa rappresentazione dell’evento tout court. Oltre il reale,
manipolando, tagliando e montando sonorità che hanno contribuito
(se non ne rappresentano la cifra stilistica caratterizzante) all’unicità
della musica dei Beatles. Dalla visione caleidoscopica e affastellata
di strati e strati musicali di A Day in the Life a un lavoro di mix down
impensabile ai tempi, realizzato per Strawberry Fields Forever che da
canzonetta si trasforma in un inno psichedelico grazie alla trovata di
cucire insieme due versioni realizzate con velocità e tonalità differenti.
Dall’imperioso incedere di Tomorrow Never Know, dove la voce di
Lennon viene raddoppiata e filtrata attraverso il Leslie (a proposito:
26 SUONO aprile 2016
Visita agli Abbey Road Studios
George Martin e i Beatles nella sala di registrazione dello Studio 2.
l’ho visto durante la mia visita agli studios ed è stato emozionante!)
grazie a una macchina giunta apposta agli Abbey Road, alla miriade
di loop, effetti, trovate... Sopra a tutte la commistione con certe sonorità
classiche che hanno elevato Yesterday, For No one e tanti altri
brani oltre il dozzinale, verso il sublime. Suoi, ancora, gli arrangiamenti
per la chitarra in Eleanor Rigby e le parti orchestrali di A Hard
Day’s Night, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, Magical Mystery
Tour e Yellow Submarine. Risulta arduo confutare il fatto che se tali
dischi sono diventati pietre miliari della musica il merito sia anche
se non soprattutto suo!
C’è un Martin oltre i Beatles, quello che ha firmato l’indimenticabile
esordio solista di Jeff Beck (Blow by Blow – 1975), quello delle collaborazioni
con Ultravox, Kenny Rogers, Dire Straits e Aerosmith;
quello di indimenticabili hit come la colonna sonora bondiana Live
and Let Die (Vivi e lascia morire) o Candle in the Wind nella versione
che Elton John ha inciso in onore della principessa Diana (la prima
versione della canzone era invece dedicata a Marilyn Monroe) e che
(chapeau!) è ancora uno dei singoli musicali più venduti della storia.
Il tutto in punta di piedi, con eleganza e ordine (se n’è andato appena
compiuti i 90 anni), tanto da far dire a George Harrison, in seguito
alla sua domanda se vi fosse qualche cosa che non andava: “Beh, per
cominciare, non mi piace la tua cravatta!”.
Paolo Corciulo
eventi e aneddoti; a cominciare dal momento in cui la EMI (nel
1929) decise di acquistare il complesso residenziale vittoriano
(nove stanze da letto, cinque saloni, due stanze della servitù,
una cella per il vino e un giardino di 1.600 mq) situato al n. 3 di
Abbey Road per trasformarlo nel primo studio di registrazione al
mondo costruito appositamente per questo uso. Tre anni più tardi
(1931), il 12 novembre, Sir Edward Elgar inaugurava gli Studios
suonando con la London Symphony Orchestra nello studio 1,
una delle tre sale di registrazione ricavate utilizzando una parte
del giardino. Per capire di cosa stiamo parlando, considerando
anche il fatto che lo studio 1, lo studio 2 e lo studio 3 sono ancora
attivi, dopo essere scampati ai bombardamenti durante la guerra
(quando ospitarono le famose trasmissioni della BBC), occorrerebbe
calcare con i propri piedi questi studi.
Avendone avuta occasione, vi assicuro che si è trattato di un’esperienza
indimenticabile: dietro al confortevole ingresso su Abbey
Road si nasconde, nelle sue viscere, una sorta di mostro. La
più grande delle sale di registrazione forse non è un hangar in
grado di ospitare un aereo di linea (grande come la sala prove
dell’Auditorium di Roma, dove ho visto registrare Palestrina)
ma certamente qui ci si potrebbe agevolmente giocare una partita
a calciotto (calcio a 7): può contenere orchestre di ben 120
elementi orchestrali!
Subito dopo la seconda guerra mondiale gli Studios fioriscono
in tutto il loro splendore: nel team di ingegneri del suono che
visitano Berlino per studiare gli sviluppi della registrazione magnetica
(che aveva preso piede in Germania proprio durante la
guerra) ci sono anche i tecnici di Abbey Road e le informazioni
ricavate risultano fondamentali per la realizzazione dei nastri
e dei registratori EMI della serie BTR, che rimarranno in uso
negli studi per oltre 25 anni! Poco dopo (1948) l’arrivo del Long
Playing, sviluppato dalla Goldmark (una società del gruppo CBS),
completa la rivoluzione: 33 giri e 1/3 per 23 minuti di musica per
lato. Nel 1950 arriva la registrazione su quattro tracce, sviluppata
sempre dai tecnici EMI. I Beatles ci arrivano nel 1962: è la sera
del 6 giugno quando quattro ragazzotti di Liverpool vengono
accolti per un’audizione; è un favore fatto al loro futuro produttore
e “quinto Beatles” George Martin, già un habitué degli studio.
Studio 1.456 metri quadri di spazio per ospitare orchestre a pieno organico.
SUONO aprile 2016 27
inside
In alto: Lo studio di registrazione più famoso del mondo: lo Studio 2, preferito dagli artisti
per la naturalezza del suo sound. In sala regia la consolle vintage EMI Mk II TG 12345 a 24
canali su 4, con a bordo il compressore che originalmente i tecnici EMI avevano “ispirato”
al Fairchild 660/670 e che nella versione realizzata nel 2001 da Chandler ne riprende le
speciali caratteristiche.
In basso: Dotazione analogica: Studer A80 (24 & 16 tracce da 2 pollici, 8 & 4 tracce da 1
pollice, 4 tracce da 1/2 pollice, 2 tracce da 1/4 e 1/2 pollice) - Studer A810 (2 tracce con
timecode o mono con sync pulse) - Studer A820 (24 tracce da 2 pollici, testina 16 tracce
da 2 pollici, 2 tracce in 1/2 pollice) - Ampex ATR 100 (4 tracce da 1/2 pollice, 3 tracce da
1/2 pollice solo playback).
Tre mesi più tardi John Lennon, Paul McCartney, George Harrison
e Ringo Starr tornano ad Abbey Road per registrare il loro
primo singolo Love Me Do e per i seguenti sette anni il 90%
delle loro registrazioni sarà legato al sound di Abbey Road e, in
particolare, allo studio 2, lo studio dei Beatles, l’unico tutt’ora
orgogliosamente stereo only, dove ancora fa bella mostra di sé
la consolle EMI TG 12345 Mk1 che nel 1968 sostituì (qui e poi
negli altri studi) i mixer a valvole. Era il primo mixer a transistor,
accettava 24 ingressi microfonici ognuno dotato di un limitatore/
compressore (TG 12413) interno e, soprattutto, disponeva di 8
tracce (nel 2004 delle repliche assolutamente fedeli di questo
mixer vennero introdotte negli studio). Con questa “stazione” i
Beatles registrarono nel 1969 il loro ultimo LP, appunto Abbey
Road, e poco più tardi (3 gennaio 1970) il loro ultimo singolo, I
Me Mine, lasciandoci in dono il mito dello studio 2 e del suo
sound.
Sempre sotto la spinta delle necessità del gruppo, il 1968 aveva
già segnato importanti cambiamenti tecnologici negli Studios: il
visionario Sergeant Pepper aveva richiesto di superare le limitazioni
della registrazione a 4 tracce e per l’occasione un sistema
composto dall’unione di due sistemi EMI a 4 tracce (trasformato
in un 8 tracce, venne studiato e poi rapidamente evoluto a 16 e
249) era stato sperimentato, diventando poi il riferimento della
registrazione multitraccia negli Abbey Road.
Se la storia degli Sudios e dei Beatles si intreccia in maniera fitta,
naturalmente esiste anche una storia del “dopo”: nel novembre
1981 un disco registrato qui diventa l’album che avrebbe battuto
tutti i record di permanenza nelle chart di “Billboard”. È un certo
Dark Side Of The Moon, registrato agli Abbey Road nel 1973 da
un gruppo chiamato Pink Floyd: mai sentiti nominare?
Nell’ultimo decennio del secolo appena trascorso avviene il passaggio
al digitale (chissà se, oggi, con qualche rimpianto), testimoniato
dalla lunga fila di “cadaveri analogici” che ho avuto
modo di vedere nei corridoi degli studio e che oggi, forse, sono
stati ricondizionati o venduti a peso d’oro... Sebbene tutte le
sale e anche il mastering siano tuttora attrezzati con Studer e
Ampex, oggi sono nomi come Prism, Genesi, dCS, Genex e Sony
a farla da padrone. “Soprattutto per le colonne sonore, dove
la moltitudine di strumenti ed effetti richiedono preset molto
accurati, usiamo consolle digitali” mi arringa la mia guida “noi
offriamo ogni genere di formato, ogni genere di effetti, sulla
base della richiesta della committenza” prosegue, e quando gli
chiedo quanti e quali microfoni vengano utilizzati risponde con
un laconico “hundreds”, centinaia…
La realizzazione delle colonne sonore per lungo tempo ha rappresentato
il business principale della prima decade del terzo
millennio: inutile dire che gli Abbey Road ne furono dei precursori
a partire dal 1980 quando, grazie a George Lucas (le colonne
sonore di Star Wars ma anche di Superman vennero effettuate in
Inghilterra), avvenne il rilancio della musica per cinema. Molte
delle colonne sonore più famose sono state registrate a Abbey
Road che, grazie al suo studio 1, può accogliere senza fatica grandi
produzioni: I predatori dell’Arca perduta, Batman, Il Signore
degli Anelli, Tomb Raider, Harry Potter…
Abbey Road rimane comunque musica e accanto alle pile di Fairchild,
Urei e BSS di analogica memoria è facile immaginare la
silouette della coppia che cavalcò nei pascoli celesti, di Ringo e
del baronetto e di tutta la lista degli “altri” che hanno registrato
agli Abbey, mica di poco conto: Michael Nyman, Glenn Miller,
Elvis Presley, Cliff Richard, The Drifters, The Shadows, Shirley
Bassey, Queen, Kate Bush, Sting, Ennio Morricone, Trevor Jones
e molti molti altri ancora…
28 SUONO aprile 2016
NON AVEVI
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I TUOI FILM E LA TUA
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della serie Reference Premiere,
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un suono di straordinaria
potenza.
inside
7 note
in TV
di Francesco Bonerba
Mentre il cinema, inseguito dalla minaccia dello streaming, perde quota e si ripara presso i lidi
sicuri delle “idee rifugio” (sequel, prequel e reboot di vecchi kolossal, da Star Wars a Ghostbusters),
il “piccolo schermo” spicca il volo con una vivace iniezione di storie e stili imprevedibili, sorvolando
a più riprese e con sempre maggior interesse il variopinto continente musicale.
Fino a una quindicina di anni fa, prima dell’avvento di
Lost, difficilmente si sarebbe creduto possibile che dalla
televisione potessero arrivare prodotti tanto brillanti da
uguagliare o addirittura superare in qualità e creatività costose
produzioni cinematografiche. E ancora più assurdo sarebbe stato
pensare che blasonati nomi dello star system come – solo per fare
qualche esempio – i registi Martin Scorsese e Steven Soderbergh
o gli attori Sean Bean, John Malkovich, Paul Giamatti, Steve
Buscemi, Colin Farrell e Kevin Bacon potessero “migrare” con
entusiasmo dal grande al piccolo schermo.
Oggi questo scenario è una realtà consolidata le cui fondamenta
risiedono nella rivoluzione tecnologica che ha trasformato
radicalmente i device su cui fruiamo i prodotti audiovisivi: il
binomio TV – cinema si è infatti frammentato in una moltitudine
sempre più ramificata di schermi minori, dallo smartphone al
tablet passando per il computer, ognuno con un suo specifico
pubblico di riferimento e delle proprie peculiarità sulle quali
basare format ad hoc. Se in un primo tempo questa pluralità di
audience e dispositivi era stata ignorata, in forza di vecchi modi
di pensare e una diffusione tecnologica a macchia di leopardo,
adesso non ci sono più scuse e la rivoluzione procede a velocità
spedita, capeggiata da chi ha saputo per primo immaginare
un modello di business vincente. Il riferimento è ovviamente a
Netflix, servizio di streaming on-demand che nel 2013 sconvolse
il mercato producendo la sua prima, rivoluzionaria serie TV,
House of Cards. Rivoluzionaria per almeno tre motivi: prima ad
essere costruita a tavolino analizzando il comportamento e l’indice
di gradimento dei suoi spettatori, prima a uscire “in blocco”
(tutti i 13 episodi sono stati resi disponibili contemporaneamente,
cancellando la consueta uscita a cadenza settimanale in voga sulle
altri emittenti via cavo) e prima a unire due nomi così importanti
come l’attore premio Oscar Kevin Spacey e il regista vincitore del
30 SUONO aprile 2016
Le nuove strade della musica
Mozart in the Jungle
Lanciata nel 2014, si è rivelata la sorpresa delle scorse stagioni
televisive, tanto da conquistare nel 2015 il Golden Globe per la
miglior serie TV Comedy. Il suo “curriculum”, a ben vedere, è di
tutto rispetto: una solida base di partenza – il libro Mozart in the
Jungle: Sex, Drugs, and Classical Music (2005), memorie dell’oboista
Blair Tindall e della sua carriera nella New York Philharmonic; un
terzetto di navigati sceneggiatori – Roman Coppola (The Darjeeling
Limited, Fantastic Mr. Fox), l’attore Jason Schwartzman e il
regista e scrittore di Broadway Alex Timbers; un regista guida
affermato – Paul Weitz (American Pie, American Dreamz, Vi presento
i nostri); un ottimo cast capeggiato dall’attore messicano
Gael García Bernal (I diari della motocicletta, Babel), che veste i
panni del giovane direttore d’orchestra Rodrigo De Souza, interpretazione
liberamente ispirata al direttore della Los Angeles
Philharmonic, il venezuelano Gustavo Dudamel, e già valsa a
García Bernal due Golden Globe consecutivi (nel 2014 e nel 2015).
Mozart in the Jungle, la cui prima stagione è stata trasmessa in
Italia dal 14 luglio 2015 sul canale satellitare Sky Atlantic e in
seconda serata su Sky Arte HD, è un pot-pourri gradevolissimo
e frizzante di musica e soap opera che in trenta minuti affresca
la caotica quotidianità della giovane oboista Hailey Rutledge
(interpretata dall’attrice Lola Kirke) e degli eccentrici musicisti
che le ruotano intorno. Il punto di forza della serie, infatti, sono
proprio i suoi personaggi: oltre a essere tratteggiati con attenzione
e realismo, specie quelli femminili, essi conducono lo spettatore
nel dietro le quinte di una grande orchestra, mostrando
un mondo che sotto meravigliose esibizioni di musica classica
nasconde problemi di bilancio, campagne di comunicazione,
Golden Globe David Fincher (Fight Club, The Social Network,
Gone Girl). L’ardita mossa di Netflix è stata seguita a ruota da
un altro gigante, Amazon, che ha scelto un percorso differente
ma non meno significativo: dal 2013, attraverso la sua divisione
Amazon Studios, ha cominciato a co-produrre film e serie televisive
da distribuire attraverso il suo servizio Amazon Instant
Video. Questo il processo: dopo una rigida selezione operata tra
sceneggiature inviate sul web e altre proposte da professionisti
del settore, l’azienda sceglie, a seconda dello stato di avanzamento
del progetto, se finanziare lo sceneggiatore con 10.000
dollari per lo sviluppo o se investire 55.000 dollari (200.000 per
i film) nella produzione, offrendo ai realizzatori una percentuale
massima del 5% sui ricavi. Si tratta di cifre senz’altro lontane
dai quattro milioni di dollari investiti da Netlix per House of
Cards ma in linea con una strategia volta a minimizzare i rischi
e finalizzare le risorse su progetti piccoli e originali.
Il grande successo di pubblico e critica che la serie Mozart in
the Jungle ha riscosso e quello che prevediamo riscuoterà Vinyl
(vedi box), si iscrive all’interno di uno scenario molto più ampio
nel quale il mondo della musica, ricchissimo contenitore di storie
finora poco o mal utilizzato dal piccolo schermo, viene finalmente
valorizzato appieno dall’ubiquo e poliedrico format seriale 2.0.
A differenza del cinema, infatti, la cui esistenza è subordinata a
dissidi tra orchestrali, difficoltà personali e sregolatezze varie.
Con leggerezza e molto humour Mozart in the Jungle avvicina un
pubblico generalista alla vita dei musicisti e alla loro arte, proponendo
una soundtrack ricchissima di autori classici (da Beethoven
a Mahler passando per Telemann, Bizet, Bellini, Mendelssohn,
Haydn e tanti altri) e contemporanei. Questo incontro / scontro
tra “passato” e “presente”, che fa da fil rouge all’intera serie e alle
vicende dei suoi protagonisti, è incarnato alla perfezione anche
dal brano che introduce ogni episodio, Lisztomania, adattamento
realizzato dal compositore Roger Neill sulla base dell’omonima
canzone dei Phoenix.
F.B.
investimenti produttivi e distributivi ingenti e, di conseguenza,
alla necessità di un ritorno economico che può condizionarne i
contenuti, le serie TV odierne possono permettersi il lusso di osare
e perfino fallire, di sperimentare piste nuove andando incontro
alle esigenze delle nicchie, ora più raggiungibili; quando questi
esperimenti hanno successo, si pensi ai casi di Game of Thrones
o The Big Bang Theory, le nicchie possono trasformarsi in masse.
Non è affatto escluso, anzi è sempre più probabile, che questo
processo coinvolga a breve anche i prodotti a tema musicale. Lo
dimostra l’insistenza con cui negli ultimi quattro anni alcuni tra
i più importanti network televisivi americani hanno percorso
questa strada, proponendo al pubblico serie TV di alta qualità.
Eccone alcune: Nashville (ABC, 2012), storia di rivalità tra due
cantanti di musica country, la quarantenne Rayna Jaymes (Connie
Britton) e l’adolescente Juliette Barnes (Hayden Panettiere);
Foo Fighters: Sonic Highways (HBO, 2014), documentario
miniserie di otto episodi diretti dal musicista Dave Grohl (ex
Nirvana, ora frontman dei Foo Fighters) nei quali il gruppo,
contemporaneamente al lavoro sull’album Sonic Highways (RCA
Records, 2014), esplora la musica americana dal punto di vista
di otto differenti città, lasciandosi influenzare dalle leggende
locali e dai racconti della gente; Empire (Fox, 2015), creata dal
regista Lee Louis Daniels (Precious, The Butler) e dall’attore e
SUONO aprile 2016 31
inside
I protagonisti di Roadies
Una scena da The Get Down
sceneggiatore Danny Strong, incentrata sulle vicende di Lucious
Lyon (Terrence Howard), fondatore di una grande etichetta di
hip-hop, e della sua famiglia, destinata a subentrargli alla guida
dell’azienda a causa di una malattia; Vinyl (HBO, 2016 - vedi
box); Roadies (Showtime, 2016), sguardo insolito sul team addetto
all’organizzazione dei concerti di una famosa rock band
creato dall’affermato regista cinematografico Cameron Crowe
(Jerry Maguire, Quasi famosi, Vanilla Sky, Elizabethtown); e,
per concludere in bellezza, The Get Down (Netflix, 2016), musical
drama in cui la nascita dell’hip-hop, del punk e della disco
vengono esplorate attraverso le vite di un gruppo di adolescenti
che vivono nel Bronx; dirige il regista Baz Luhrmann (Romeo
+ Juliet, Moulin Rouge!, Australia e Il grande Gatsby), che al
concept di questa serie ha lavorato per ben dieci anni.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Abbandonati gli schemi classici
e trascinato giocoforza in nuove modalità di fruizione, il piccolo
schermo scommette sul suo “Rodrigo De Souza”, la musica, con la
promessa implicita di coinvolgere un pubblico di vecchi e soprattutto
nuovi appassionati. Che lo spettacolo, dunque, prosegua.
Musica, Maestro!
32 SUONO aprile 2016
Le nuove strade della musica
I protagonisti di Vinyl
Vinyl
Duro, come può essere duro un lavoro di Scorsese, come sono stati duri
gli anni Settanta, com’è dura e diretta e la realtà che la serie TV Vinyl ci
presenta nelle sue dieci puntate in onda dal 10 febbraio su Sky Atlantic
HD. Negli Stati Uniti la serie viene trasmessa da HBO e già questo ci mette
sull’avviso di temi forti e stile deciso. Un lavoro a tre mani: Martin Scorsese,
che cura l’aspetto cinematografico (sempre molto elevato), Mick Jagger,
perfetto consulente musicale (chi più di lui!), e Terence Winter, ideatore
e produttore esecutivo della serie, già autore de I Soprano e creatore di
Boardwalk Empire.
New York, anni ’70: il culmine di quella
generazione di sex, drugs and rock ‘n’
roll, quella che ha visto nascere dei veri
e propri fiori di rara bellezza per quanto
riguarda la musica ma, allo stesso tempo
e per gli stessi motivi, ha portato al limite
il lato oscuro della musica. Vinyl racconta
quegli anni da “dentro”, con gli occhi di
musicisti e di chi ha lavorato in quel settore;
racconta, senza nascondere troppo
Martin Scorsese e Mick Jagger
i riferimenti reali, la vita delle star di quel
momento (Led Zeppelin e Wharol su tutti), quasi in formato docu-film. La
realtà dei fatti e il genio di Scorsese mettono in mostra un mondo duro
dove musica e malavita si incontrano e nel quale la droga è un elemento
sempre presente e spesso determinante. La storia su cui tutto si innesta
è quella di Richie Finestra (interpretato da Bobby Cannavale, già visto
in Will & Grace e Boardwalk Empire), produttore discografico che cerca
di rilanciare la propria etichetta discografica grazie alla band Nasty Bits,
quella in cui suona realmente James Jagger, figlio di Mick.
La storia descrive il cambiamento della società e del mondo musicale
attraverso le vicende di Richie Finestra, facendoci riscoprire la nascita del
punk, gli anni della disco-music e l’arrivo dell’hip-hop. Una serie così focalizzata
sulla musica non poteva che avere una colonna sonora adeguata,
un viaggio altrettanto radicale all’interno del mondo delle sette note, dei
vari generi musicali toccati e approfonditi nel corso delle dieci puntate
della serie. Atlantic Records e Warner Bros Records hanno realizzato la
soundtrack di Vinyl in modo per certi versi anomalo, seguendo la programmazione
televisiva. Prima della messa in onda è stato pubblicato (in
CD, download digitale e naturalmente in vinile) Vinyl: music from the HBO
Original Series – Volume 1. Qui troviamo, tra le altre,
anche la canzone originale Rotten Apple, composta
da James Jagger con il padre Mick, Luis Felber
e James Dunson ed eseguita dai Nasty Bits. Tra i
brani inediti di questa uscita anche No Good dei
Kaleo (la traccia che si ascolta nel trailer della serie)
e Sugar Daddy, il tema principale della serie composto
ed eseguito da Sturgill Simpson, nominato
ai Grammy Awards. Completano la lista tanti altri
classici del periodo. Ogni venerdì viene pubblicato
un EP digitale con la musica della puntata in onda
il lunedì successivo; queste uscite contengono sia
brani originali (scritti per la serie) che classici di catalogo legati al periodo
preso in esame dalla serie. Tra gli artisti che hanno contribuito alle registrazioni
Charlie Wilson, Iggy Pop, Chris Cornell, Julian Casablancas, Charli
XCX, Jesse J, Nate Ruess, Royal Blood, Jess Glynne, Trey Songz, The Arcs,
DJ Cassidy, Alex Newell e molti altri. Venerdì 15 aprile sarà rilasciato Vinyl:
music from the HBO Original Series – Finale, disponibile sia su supporto che
in download digitale e in tutti i servizi streaming, in concomitanza con
l’ultimo episodio della stagione in onda lunedì 18 aprile.
V.M.
SUONO aprile 2016 33
inside
di Antonio Gaudino
La musica,
la mia vita
In attesa del suo (quasi) segretissimo progetto previsto per il 2017, il trombettista Luca Aquino
fa un bilancio della sua carriera lampo, iniziata a vent’anni, da autodidatta, dopo aver seguito
dei seminari di Paolo Fresu…
Luca Aquino sta per cimentarsi in un’impresa musicale che
coinvolge anche lo sport e, più precisamente, la bicicletta:
sulle due ruote, armato di tromba, percorrendo chilometri
con altri musicisti a sorpresa, viaggerà da Benevento fino all’estremo
Capo Nord. Prima che tutto ciò accada,proviamo a tracciare
per sommi capi il percorso di questo musicista che sfugge a una
precisa catalogazione. Partiamo, naturalmente, dall’inizio: nato a
Benevento, classe ’74, laureato in economia, di mestiere trombettista;
questo in sintesi. Dopo due album per la Universal, Sopra le
nuvole (2008) e Lunaria (2009), con cui vince il Winner Of The
Top Jazz Award 2009 come miglior trombettista e flicornista, e la
parentesi di Amam, registrato nell’antico bagno turco di Skopje in
Macedonia, per Aquino arriva l’ermetica e geniale opera Icaro solo
(2010). In seguito approda a Chiaro, che lo porta all’attenzione
del grande pubblico parigino, chiudendo il primo tempo della
sua carriera con il geniale e inatteso OverDoors, un omaggio alla
musica dei Doors e a Jim Morrison, vecchi miti giovanili mai dimenticati.
Gli ultimi lavori sono prodotti dall’etichetta Tùk Music
di Paolo Fresu, suo maestro nei seminari di Nuoro e Benevento.
La sensazione che si ha ascoltando i suoi album è che
rifuggano tutte le definizioni di genere – jazz, fusion,
world, etnico – rientrando solo in quella che potrebbe
definirsi… “Aquino music”. Come spiega questa esigenza
di non legarsi mai a qualcosa di definito ma di esplorare
sempre qualcosa di nuovo?
Lusingato. Dopo l’album in solo tromba ho compreso appieno
l’importanza del suono, attraverso cui esplorare i vari territori
34 SUONO aprile 2016
INTERVISTA LUCA AQUINO
musicali, qualunque essi siano. Provo sempre a evitare i pattern
e abitudini, m’incanta la natura.
Che rapporto ha con Paolo Fresu? Come lo vedeva prima
di conoscerlo e iniziare a collaborare con lui?
Ho incontrato Paolo durante un seminario nella mia città, Benevento,
per poi seguire le sue note durante i suoi concerti e i
seminari nuoresi. È un trombettista che narra storie e una persona
seria e sensibile. Poi è diventato mio amico e produttore,
che fortuna eh?!
Bella fortuna, non c’è dubbio. Le ha dato consigli per gli
album realizzati per la Tŭk o le ha lasciato carta bianca?
Tela bianca, indicandomi qualche colore, rilevatosi poi vincente.
Quali sono i musicisti italiani che preferisce e ammira?
Oltre Paolo, tra i trombettisti adoro Enrico Rava per la sua urgenza
espressiva. Poi seguo tanto la musica visionaria di Gianluca
Petrella, il sax di Bearzatti e Michele Rabbia e Giovanni Guidi,
con i quali ho un nuovo trio. Ci sono tanti altri musicisti validi e
qualcuno con idee interessanti.
Quando ha iniziato a suonare e quando ha compreso che
la musica sarebbe stata la sua vita?
Ho cominciato a soffiare a vent’anni e, dopo un po’, ho capito di
dovermi impegnare e far della mia passione il mio lavoro. E la
mia vita.
Il disco che ama di più?
Amo molto It’s Mostly Residual di Cuong Vu, pubblicato in Italia
dall’Auand di Marco Valente. Ma di sicuro Fascinoma di Jon Hassell
è il mio preferito, senza riserve.
Quale trombettista preferisce di più in assoluto?
Oggi Arve Henriksen. Ieri, mi sembra, Jon Hassell. L’altro ieri, di
mattina Distante e di sera Stańko. Ci sono tanti trombettisti bravi.
Erik Truffaz dal vivo ha un suono commovente.
Molti concordano nel ritenere che il jazz sia, sin dalla sua
nascita, in un’evoluzione costante che mai si arresterà. Lei
come definirebbe Icaro Solo, terza delle sue sette opere?
Icaro solo è il sogno che molti hanno lasciato nel cassetto. Sono stato
fortunato ad aver osato perché ho avuto in seguito la possibilità di
comprendere i miei limiti e affezionarmici.
Ci parli di Chiaro e, soprattutto, della collaborazione con
Lucio Dalla che canta Le Mer di Trenet. Com’è nato questo
incontro e che ricordo ne custodisce a distanza di tempo?
Lucio era un’artista completo, in grado di suonare sia jazz tradizionale
che avanguardia. In Chiaro ha cantato in francese, per la prima
volta nella sua vita, e non dimenticherò mai la sua adrenalina nel
collaborare con un giovincello come me.
Che rapporto ha con l’Arte in genere: pittura, cinema,
fotografia?
SUONO aprile 2016 35
inside
foto Antonio Armentano
Da qualche anno mi sono avvicinato al mondo dell’arte contemporanea
e le esperienze alla biennale di Venezia sono state
formative e avvincenti. È fondamentale non concentrarsi solo
sulla musica per crescere e cambiare. Amo gli esploratori come
Umberto Nobile, Amundsen, Walter Bonatti. Hai mai visto i suoi
scatti fotografici?
Che cosa significa per lei suonare la tromba? Come definirebbe
questo gesto quotidiano?
L’importante è toglierla dalla custodia appena entri in casa. Da
un anno studio lo strumento come prima, ascolto tanta musica
e m’informo sulle nuove sonorità scandinave. Le mie preferite.
Con quali musicisti le piacerebbe collaborare in futuro?
Radiohead.
Un giorno John McLaughlin, in un’intervista pubblicata
su SUONO, mi disse: “Non esistono generi nella musica,
i generi sono qualcosa che hanno inventato i discografici;
ciò che si suona è ciò che si sente
in quel momento e non ha un nome”.
Lei cosa ne pensa?
“Quel che si suona in quel momento” necessita
di un packaging, altrimenti ammuffisce.
È per questo che esistono i discografici,
intelligenti e non.
quali Unesco, il Petra Development and Tourism Authority e Talal-
Abu Ghazaleh, che sostiene l’orchestra nazionale giordana con
amore e forza. Le mie musiche sono state arrangiate, per l’occasione,
dal flautista Sergio Casale. Sergio spazia dalla musica classica
al jazz e conosce bene il mondo dell’elettronica. L’ensemble
ha come ospite il fisarmonicista Carmine Ioanna ed è composto
dall’oboeista Laurentiu Baciu, dal contrabbassista Basem Aljaber,
dal violista Vartan Petrosyan, dal percussionista di New Orleans
Brad Broomfield e dalla violinista Anna Matuszczak. L’oboeista
è un personaggio da fumetto, un poeta visionario che racconta
barzellette in perfetto italiano.
Ha inciso con la label di Paolo Fresu, anche suo produttore,
e da anni è presente all’Expo Jazz di Cagliari e ai seminari
organizzati a Nuoro, sempre in compagnia di Fresu.
Sembra avere un rapporto speciale con la Sardegna: cosa
le piace di questa terra e cosa la porta a essere spesso lì?
Il mio primo seminario, il primo album, il mio primo concerto
importante. Tutto in Sardegna. È un’isola che amo, dal Poetto
alla Maddalena. Il popolo sardo è cordiale ma di
carattere simile a quello dei sanniti.
Qual è la peculiarità del suo festival Riverberi
a Benevento?
I luoghi destinati ai concerti, sempre caratterizzati da riverberi
naturali.
Un progetto futuro che pensa e spera di realizzare.
Ho appena realizzato un sogno, registrando un nuovo album nel
sito archeologico di Petra, in Giordania, sposando una causa importante,
promossa dalla campagna dell’Unesco #UNITE4HERI-
TAGE, iniziativa di sensibilizzazione internazionale per la salvaguardia
del patrimonio culturale dai crimini di tipo terroristico.
Fondamentale, per la registrazione, la collaborazione con partner
36 SUONO aprile 2016
inside
di Daniele Camerlengo
Quando la musica
gira bene
Una personalità artistica che vive della seduzione della sua curiosità musicale, quella di Marco Fior.
Un sogno coltivato fin dall’adolescenza, stimolato dal fascino per i suoi eroi musicali e realizzato grazie
all’incontro di anime aperte al suo linguaggio forte.
Il trombettista, compositore e direttore d’orchestra racconta della
sua musica, delle sue esperienze e divagazioni mondane ma, soprattutto,
della prorompente esperienza dell’Avant Orchestra e
dell’ultimo lavoro discografico dedicato a chi spende la propria vita per
un ideale condiviso di libertà e giustizia.
Come ti sei avvicinato al meraviglioso mondo delle orchestre
di jazz?
Ho iniziato a suonare nelle big band fin da adolescente, ed è un mondo
che mi ha sempre affascinato. In quel contesto ho imparato a leggere,
a improvvisare e soprattutto a imparare, ascoltando e confrontandomi
con quelli più esperti di me: penso che la big band sia, da questo punto
di vista, un importantissimo laboratorio di esperienze formative. Non a
caso ci sono passati o arrivano da lì tutti i più grandi della musica jazz:
Miles, Dizzy, Bird...
Quali sono gli ascolti che hanno affascinato la tua giovinezza?
Uno dei primi ascolti che mi ha stregato è stato il Miles elettrico; in
seguito sono andato a ritroso fino a Birth of the cool. Mi sono sempre
piaciuti molto i nostri trombettisti: Boltro, Rava, Fresu, che ho seguito
tantissimo dal vivo; e poi, senz’altro, in un ambito diverso, mi hanno
influenzato moltissimo anche gli Earth, Wind & Fire e Prince.
Cosa reputi fondamentale per la crescita accademica di un
musicista e cosa obsoleto?
Passione, perseveranza, personalità e orecchie sempre aperte a tutto ciò
che ci succede intorno: cercare sempre di apprendere dai colleghi, non
smettere mai di ascoltare, essere continuamente curiosi, sperimentare.
E lo studio, certo, che dev’essere costante. Come in qualsiasi altro campo
trovo insopportabile, sia nella preparazione che nella resa, il nozionismo
fine a sé stesso.
Qual è il tuo eroe musicale preferito?
Eroi musicali tantissimi! Dovendo indicarne uno in particolare mi piace
sempre citare, anche nelle lezioni che tengo di arrangiamento e composizione,
il grandissimo Quincy Jones, trombettista di prim’ordine (con
Lionel Hampton, insieme a Clifford Brown), arrangiatore, compositore,
produttore (ricordo il trittico di Jackson, Thriller, Off the wall e Bad),
intellettuale a tutto tondo.
Come nascono i tuoi arrangiamenti?
Dalle esperienze che ho vissuto, sia come musicista che come direttore
d’orchestra e ascoltatore... parto da un’idea forte e ci sviluppo attorno
ciò che serve. Può essere un ritmo, una melodia, una serie di accordi,
una sonorità.
38 SUONO aprile 2016
xxx xxx
Let Ring è la tua ultima esperienza discografica realizzata
assieme alla Avant Orchestra. Come nasce questo collettivo
e quali anime della storia del jazz hai voluto far “risuonare”?
La Avant Orchestra è nata circa 10 anni fa da un gruppo di musicisti
dell’area milanese che, dopo aver maturato molteplici esperienze in
varie big band, ha sentito la necessità di formarne una propria. Non ho
pensato a quali anime far risuonare. Ho pensato di mettere a frutto le
mie idee in maniera personale, grazie anche agli importanti musicisti
dell’orchestra, e sicuramente quelle anime sono saltate fuori... non rimane
che ascoltarlo!
Dal punto di vista della musica, della cultura e delle arti, l’Italia
ha intrapreso la giusta strada per una nuova rinascita?
Non penso proprio… a livello istituzionale l’Italia è uno tra i Paesi che
destinano meno alla cultura, le società (senza far nomi) che dovrebbero
aiutare le iniziative musicali la mortificano ogni giorno; il capitale intellettuale,
e mi riferisco in generale anche alle imprese, non è assolutamente
valorizzato. Ci salva per fortuna una parte di pubblico che ha bisogno di
sentire e ascoltare le novità che ci sono in giro.
Qual è l’insegnamento più importante che trasmetti ai
tuoi allievi?
Studiare seriamente, approfondire, ascoltare e analizzare la musica e
cercare di entrare nella testa del compositore o musicista, chiedersi cosa
abbia voluto esprimere e come sia riuscito a farlo. Fiducia in se stessi e
possibilmente divertirsi suonando.
In una tua playlist quali brani o compositori non mancherebbero
mai?
Molto difficile fare una scelta… Donald Byrd per il magnifico suono di
tromba, qualsiasi cosa di Duke, Stravinsky, qualsiasi melodia cantata
da Maurice White degli Earth, Wind & Fire (recentemente scomparso).
Qual è il tuo pensiero riguardo la musica liquida?
Può essere un’opportunità, senza ombra di dubbio, ma con un’offerta
così ampia e “facile” c’è il rischio di una dispersione delle proposte e di
un approccio superficiale all’opera di un artista.
C’è un aneddoto della tua carriera che ricordi con molto
piacere?
Non ne ho uno in particolare, nel senso che ce ne sono moltissimi: tutte
le volte che la musica gira bene, che l’interplay funziona, che si sviluppa
un bel clima tra i musicisti, e poi i tantissimi momenti extramusicali, di
condivisione, di viaggi, di grandi mangiate e bevute.
Hai dedicato Let Ring al comandante Giovanni Pesce e a tutti
i patrioti che spendono vite e sogni per la loro patria. Oggi chi
sono i veri patrioti del nostro Paese?
In tempi e in condizioni molto diverse, i patrioti per me son sempre gli
stessi: quelli che si spendono per il bene collettivo e perseguono un’ideale
di giustizia condivisa e allargata. Penso ai ragazzi di Libera, che
ci ricordano quotidianamente cosa significhi il coraggio, o ai pescatori
di Lampedusa, che forniscono al Paese una grande lezione di umanità
e solidarietà.
Come nascono le tue composizioni?
In parte penso di avere già risposto sopra; aggiungo anche dai molteplici
ascolti che mi capita di avere, da una semplice idea che scrivo e sviluppo
nel tempo.
Sei l’ideatore del Tastin’Jazz Festival, primo festival jazz-bio
della Lombardia. Raccontaci questa esperienza.
Il Tastin’ Jazz Festival è nato con l’idea di coniugare la buona musica con
il buon cibo: al Tastin’ tutto è rigorosamente bio: cibo, vini, birra, torte e
musicisti. Esperienza entusiasmante, l’anno scorso (per la prima volta a
Milano, all’interno della Fonderia Livellara) abbiamo avuto un riscontro
di pubblico notevole. Ora stiamo lavorando con grande impegno alla
quarta edizione, cercando di mantenere alto il livello qualitativo.
Cosa vuol dire dirigere?
Per me vuol dire trasmettere la mia idea musicale e allo stesso tempo
raccogliere le impressioni dei grandi musicisti che mi trovo a dirigere.
Nella tua collezione di vinili quali custodisci gelosamente?
Sarò ripetitivo: quelli di Duke, Miles e degli Earth, Wind & Fire.
Descrivici il tuo rapporto con le arti.
Direi ottimo! E non potrebbe essere altrimenti, visto che ho sposato
un’insegnante di lettere! Adoro leggere, soprattutto autori italiani: Fenoglio,
Calvino, Pavese, Chiara. Ho amato parecchio anche Dostoevskij
e tra i contemporanei mi piace molto Coe. Un’altra grande passione è
la fotografia (al Tastin’, e non è un caso, ospito mostre fotografiche di
artisti emergenti: credo molto nella contaminazione delle arti). Infine,
adoro la pittura, a breve andrò a vedere la mostra dei Dadaisti a Zurigo.
Le prossime performances della Avant Orchestra?
Un po’ di concerti già fissati in estate; d’inverno la nostra attività si ferma,
a Milano le occasioni non sono tante e i locali non garantiscono dei
trattamenti dignitosi, così ne approfittiamo per portare avanti le nostre
attività solistiche. Per quanto mi riguarda a breve uscirà il primo disco di
Tito Mangialajo Rantzer a cui ho collaborato; un grande artista che stimo
moltissimo e anche il primo disco della big band di Angiolo Tarocchi,
bravissimo compositore e arrangiatore di Milano.
SUONO aprile 2016 39
inside remastered da SUONO 473 – FEBBRAIO 2013
di Agostino Bistarelli
Un ponte
tra due mondi
Analogico e digitale, anche se distanti anni luce uno dall’altro, fanno parte, al netto di inutili e
spesso sterili diatribe, di uno stesso universo che offre oggi un’inaspettata commistione fra i
due, aperta a interessanti prospettive...
Tra USB e vinile pochi sono i punti in comune, o almeno lo erano
fino a quando, poco tempo fa, abbiamo visto una porta USB sul
pannello posteriore di un giradischi, messa lì a mo’ di ponte
tra due mondi prima separati fin oltre il ragionevole. Una porta che
significa una sola cosa, per semplificare al massimo: traferire il segnale
del giradischi in un computer. In un momento come questo, nel quale
stiamo vivendo l’incredibile nuova di giovinezza del mondo del vinile in
genere (di dimensioni così straordinarie da far parlare di vera e propria
ri-nascita), questo mix USB-analogico rappresenta la massima sintesi
pratica, magari accettata da pochi ma in grado di aprire una “porta di
comunicazione” importante tra vecchi e nuovi utenti, tra la sacralità di
vecchie abitudine e la straordinaria comodità di quelle attuali. Il significato
tecnico della USB sul giradischi è facilmente intuibile: il segnale
viene convertito internamente al giradischi e quindi reso disponibile in
forma digitale per il trasferimento al computer. In questo caso prima
della conversione è necessaria la fase di innalzamento del segnale a livello
linea, ovvero oltre al DAC (anzi all’ADC) l’elettronica integrata presenta
anche un pre-phono. Facile intuire che, avendo a che fare nella maggior
parte dei casi con giradischi da poche centinaia di euro, tutta questa
sezione elettronica integrata non possa che subire questo contenimento
dei costi e, quindi, delle poche risorse a disposizione. Diverse, infatti,
sono le limitazioni a cui si va incontro, le più rilevanti delle quali sono
l’impossibilità di intervenire sul carico, sull’ottimizzazione della testina e
sulla fase di conversione A/D (generalmente fissa a 16 bit / 44-48 kHz in
uscita). Ma allora che senso ha il giradischi con porta USB? Tecnicamente
il livello attuale è, inutile nasconderlo, ancora basso, così come lo sono i
Teac TN-300
L’aspetto quasi lussuoso
del Teac TN-300 richiama,
per finitura della base
(in MDF), essenze di legno
pregiate (sono previste versioni
anche con colori piatti
laccati), mentre alcuni elementi
a vista in alluminio pieno utilizzato per il
piatto e per i due selettori per l’accensione/spegnimento
e la scelta della velocità (33/45) confermano l’alta qualità del dispositivo. Il
perno è in acciaio con sede in bronzo, la trazione a cinghia. Il braccio è da 8,8 pollici
con una Audio-Tecnica AT95E in dotazione (peso della testina tra 3,6 e 6,6 grammi)
e porta testina in alluminio removibile. Dai connettori RCA posteriori possiamo
attingere il segnale già in formato linea (120 mV) o phono (4.5 mV) per utilizzare
un pre-phono esterno. L’altra connessione disponibile è la USB con segnale digitale
PCM a 16 bit / 48 kHz che utilizza una sezione di conversione BurrBrown.
Giradischi Teac TN-300
Prezzo: € 399,00
Dimensioni: 42x11,9x34,1cm (lxaxp)
Peso: 4,8 kg
Distributore: Exhibo S.p.A.
Via Leonardo da Vinci, 6
20854 Vedano al Lambro (MB)
Tel. 039 4984.1
www.exhibo.it
Tipo: completo di testina Telaio: rigido in MDF su piedini morbidi in alluminio
e gomma Trasmissione: a cinghia Piatto: alluminio pressofuso a elevata inerzia
e tappetino in gomma Velocità (RPM): 33 e 1/3, 45 Braccio: dritto, bilanciato
dinamicamente, shell rimovibile, contrappeso in alluminio e antiskating Alzabraccio:
manuale Wow & Flutter (%): 0,2 Rumble (dB): 60 Note: finitura nera,
rossa, ciliegio o bianca. Fonorilevatore montato di serie MM Audio Technica AT95E.
Scheda Phono MM e convertitore A/D 48 kHz / 16 bit interni. Uscite analogiche
linea e Phono MM, digitale USB. Coperchio incluso.
40 SUONO aprile 2016
USB e vINILE
Audio Technica AT-LP5
Impostazione tecnica ed
estetica di tipo pro per l’AT-
LP di Audio-Technica che riflette
quelli che sono gli elementi
più tipici dell’azienda
in riferimento al mondo delle
discoteche e dell’uso heavy dei suoi prodotti. Quindi trazione diretta, base in
metallo a elevata massa con braccio a J. È presente il selettore per la velocità 33/45
giri e i quattro grandi piedi sono regolabili singolarmente. In dotazione quello che
è un classico, per questo tipo di giradischi, della stessa Audio-Technica: la testina
MM AT95EX. Il piatto è in alluminio pressofuso con tappetino in gomma da 5
mm di spessore. Tripletta di uscite: linea a 150 mV; phono a 4 mV e USB a 16 bit
selezionabile tra 44.1 e 48 kHz.
Giradischi Audio-Technica AT-LP5
Prezzo: € 520,00
Dimensioni: 45 x 15 x 35cm (lxaxp)
Peso: 10,5 kg
Distributore: MPI
Via De Amicis, 10/12
20010 Cornaredo (MI)
Tel. 02.936.11.01 – Fax 02.93.56.23.36
www.mpielectronic.com
Tipo: completo di testina Telaio: rigido Trasmissione: diretta Piatto: alluminio
pressofuso Velocità (RPM): 33/45 Braccio: a J Wow & Flutter (%): 0,2 Rumble
(dB): 50 Note: Testina MM AT95EX in dotazione; pre-phono integrato; uscita USB;
software Audacity incluso. In dotazione: contrappeso regolabile, adattatore per
45 rpm, strumenti per allineare la testina e regolare l’overhang, cavo di alimentazione,
rca e USB.
costi degli apparecchi coinvolti. Va segnalato, però, che già si affaccia una
generazione nuova di prodotti 2.0: Sony, con il suo PS-HX500, giradischi
solo annunciato e ancora non ufficialmente in commercio, sembra in
grado di portare il livello della conversione A/D a livelli HD (WAV a 24
bit / 192 kHz e, soprattutto, in DSD nativo a 5,5 MHz).
Apparecchi di questo tipo, inoltre, potrebbero essere il punto di partenza
per sviluppare un settore o per dar vita a un’ulteriore nicchia all’interno
del mondo audio, quella del riversamento in digitale home-made. Magari
a qualcuno capiterà di cominciare con uno di questi giradischi da 200
euro e poi prenderci gusto: comincia a tirare su una catena che parte da
un giradischi di fascia alta, gli affianca una sezione di conversione A/D
e in un attimo si diventa, almeno in via teorica, “tecnici del suono”… del
fine-settimana! Comunque sia, questa soluzione va considerata soprattutto
come una “palestra” per i nuovi appassionati (e uno stimolo per i
“vecchi”), che vogliono provare a mettere mano alla discoteca del padre
per portare sul proprio computer / tablet / smartphone qualche classico.
Anche nel caso dei giradischi con uscita USB, ancora prima del loro livello
tecnico in assoluto, è stimolante l’aspetto delle diverse funzioni riunite
in un solo telaio. Una bella scelta per chi, per diverse esigenze, non vuole
avere troppi “cosi” in giro per casa ma allo stesso tempo non vuole fare
a meno della propria musica.
Le domande chiave di fronte al concetto di registrazione personale di un
disco o meglio di “copia” personale di un contenuto musicale sono, in
generale, molte e di natura estremamente diversa una dall’altra; quasi
in tutti i contesti, però, una prevale su tutte: la qualità! Qualità non
intesa in senso audiofilo ma messa in relazione all’effettivo utilizzo che
si vuol fare della “copia” personale. Questo in passato ha rappresentato
un cosmo di soluzioni, ottimizzazioni e risultati che dipendevano dalla
catena e dalla mano di chi si cimentava in un’esperienza del genere. Una
miriade di leggende metropolitane ha preso vita dai risultati “altalenanti”
e del tutto imprevedibili e irripetibili (oltre che di scarsissima qualità) a
seguito di riversamenti effettuati da vinile a nastro magnetico. In alcuni
casi (ancora oggi alcuni sostengono tesi strampalate ma che celano fondi
di verità, costituendo un’ottima occasione di approfondimento) la copia
poteva rivelarsi migliore dell’originale; si tratta di casi, però, sempre
smentiti dai fatti per la più comune delle ragioni: non è la copia a essere
migliore ma la sinergia della catena che “riproduce” la copia stessa! Prima
della rivoluzione digitale una copia poteva essere inferiore o al massimo
molto, molto simile all’originale; oggi, nonostante l’incalzante crescita di
luoghi comuni riguardo il digitale (grazie al film Matrix si è più portati
a credere che un folletto abiti nei meandri di un computer invece che
dentro i solchi di un vinile: povero folletto in ambo i casi!), si è accettato
almeno un fatto inopinabile: Il contenuto digitale ha scardinato
nel profondo il concetto di copia.
Anche dopo un trasferimento si tratta quasi sempre di uno “sdoppiamento”
dell’originale! Eppure sono sempre più frequenti gli esempi
che affiorano dalle convinzioni di un tempo in cui la “copia” si rivelava
migliore all’originale. La cosa più sensata da affermare è che ci troviamo
di fronte a un nuovo e più inquietante interrogativo che fa traballare il
concetto stesso di originale e, all’atto pratico, si traduce in metodi e procedure
che consentono oggi di utilizzare al meglio tantissimi strumenti
che in passato neanche eravamo in grado di sognare: d’altronde, non è
così anche per “l’originale” stesso che ci consente oggi di trovarci in una
condizione molto simile a quella di chi ha effettuato il master in sala di
registrazione?
Torniamo quindi sul concetto di copia personale per tentare un altro tipo
di approccio: quali sono i motivi più “elevati” per farsi una copia? Tralasciando
ogni aspetto che leda questioni etiche e legali (non vogliamo in
alcun modo nemmeno sfiorare questo argomento che esula dal contesto
generale di qualità, anzi, se proprio dobbiamo esprimere un giudizio in
merito, ogni azione per la difesa, sacrosanta, del diritto d’autore, fino ad
Elipson Alpha 100
Giradischi essenziale nella
forma e negli elementi che
lo compongono, l’Alpha
100 di Elipson è destinato
a un pubblico che desidera
prodotti subito funzionanti,
senza troppe complicazioni,
belli da vedere e facili da abbinare
al resto della propria collezione di musica. Oltre alla versione base, l’Alpha
100 è disponibile anche con pre-phono integrato, per avere direttamente un’uscita
linea sul retro, e in versione con porta USB e trasmettitore Bluetooth. Una soluzione
che lo traghetta dalla sua essenza tipicamente analogica al dialogo con il resto
dei prodotti digitali di una casa moderna. In evidenza la sospensione elastica del
motore, per abbattere le possibili vibrazioni trasmesse al resto del telaio; l’antiskating
è realizzato con sistema a torsione regolato da una ghiera manuale, il
perno in bronzo con scanalature su tutto il corpo.
Giradischi Elipson Alpha 100
Prezzo: € 329,00
Dimensioni: 45 x 15 x 35cm (lxaxp)
Peso: 1 kg
Distributore: Hifight S.r.l.
Via Enrico Fermi, 20/2
35030 Rubano (PD)
Tel. 049.7450108 – Fax 049.7450109
www.hifight.it
Tipo: completo di testina Telaio: rigido Trasmissione: cinghia Piatto: acciaio
pressato con Low Resonance Treatment Velocità (RPM): 33 - 45 Braccio: dritto
Note: Controllo elettronico velocità. Cappa inclusa. Tappetino in feltro. Cavi
RCA inclusi. Finitura Nero Opaco. Testina integrata: Ortofon OM10. Disponibile con
pre-phono integrato a 449 euro. Disponibile in con USB e Bluetooth a 559 euro.
SUONO aprile 2016 41
inside
A to D: il breviario
Il piatto, il giradischi, la tipologia di trazione (cinghia o diretta), il tipo di isolamento
della base, il braccio e le testine abbinabili sono tutti parametri che si possono
valutare con i “sacri” criteri audiofili: problematiche di tracciamento, rumore,
isolamento dalle vibrazioni del piano d’appoggio e delle parti in movimento hanno
un notevole impatto sulla qualità del segnale in uscita. C’è da considerare, però, un
fattore “collaterale” che ha un impatto maggiore sui costi di produzione e minore
sulla qualità del segnale: durante un ascolto domestico ad alto volume oppure
durante un dj-set l’isolamento dalle vibrazioni è un fattore determinante. Durante
la copia di un disco diventa quasi del tutto ininfluente o, perlomeno, il sistema non
è soggetto a sollecitazioni dovute al suono riprodotto o a quelle meccaniche di
un rave! Potrebbe essere poco oculato investire su un prodotto “insensibile” a tali
sollecitazioni se si vuole solo registrare un vinile in digitale!
Il pre phono
In questo stadio si gioca una partita molto importante legata alle caratteristiche
di accoppiamento fra la testina e lo stadio d’ingresso dello stadio phono,
dell’equalizzatore RIAA e dello stadio di uscita, anche se il risultato dipende anche
dalle peculiarità della sezione di ingresso dello stadio di conversione A/D. In ambito
domestico i giradischi sono generalmente privi dello stadio phono, “storicamente”
presente nell’amplificatore oppure fornito a parte, in quanto l’utente, scegliendo la
testina, provvederà a scegliere anche il pre phono adeguato. Nel settore professionale
la destinazione d’uso privilegia caratteristiche come l’affidabilità e robustezza
nonché l’accoppiamento ottimizzato delle componenti al posto di altre “più nobili”.
Pertanto la quasi totalità dei giradischi dedicati al pro sono equipaggiati con pre
phono e uscita linea adatta a qualsiasi ingresso in mixer, consolle o ingresso linea
generico. Molti di questi sono dotati anche di uscita indipendente per consentire
la scelta di un pre phono alternativo. Alcuni prodotti audiofili dotati di pre phono
integrato non consentono l’abbinamento ad altri pre esterni!
Optional
La regolazione della velocità, il controllo automatico con PLL della rotazione e la
facilità d’uso, tipo la selezione velocità fra 33/45 giri in modo semplice e veloce,
sono tutte opportunità indispensabili per il settore pro e molto meno determinanti
per quello domestico. Ne consegue che, spesso, per cambiare la velocità di un
giradischi a cinghia bisogna rimuovere mat e piatto, togliere a mano la cinghia e
spostarla in un’altra “gola” della puleggia del motore. Ciò è inaccettabile nel pro
che, anche nel caso di giradischi con trazione a cinghia, offre sistemi più rapidi ed
efficaci. Tuttavia se si verificasse il caso (non del tutto ipotetico) che un giradischi
a trazione diretta, robusto, con tante “poco utili” feature di tipo pro, abbia un costo
minore di un altro più smaccatamente audiofilo ma più farraginoso e spartano,
i criteri di valutazione dovranno per forza di cose riallinearsi: non sempre alcune
soluzioni hanno poi un impatto negativo sul risultato finale!
Sistema di conversione A/D
In genere tutti i sistemi integrati che equipaggiano giradischi di fascia bassa si
basano su un sistema di conversione analogico / digitale integrato al circuito che
si occupa anche della trasmissione USB e si basa sullo standard più comune a 16
bit e 48 kHz o 44.1 kHz. Nel settore consumer è motivo di vanto esibire “prestazioni
a qualità CD”, soprattutto se rapportate ai formati compressi a perdita tipo mp3. In
commercio esistono dispositivi specifici di acquisizione indipendente, ovvero schede
audio con un amplificatore di ingresso in grado di accettare bassi livelli di segnale;
in questo caso, tuttavia, si perde la comodità di avere tutto in un apparecchio in
favore di un hardware dedicato e con funzionalità software evolute. Alcuni prodotti
molto interessanti si collocano all’interno di una fascia intorno ai 100 euro come
la Terratec Phono PreAmp iVinyl, che supporta ingressi linea phono e un formato
in registrazione a 24 bit / 96 kHz.
SoftWAre
Questo capitolo è il più vasto ed eterogeneo. Le problematiche della registrazione
digitale, una volta effettuata la “presa”, mettono in evidenza tutti gli aspetti più
squisitamente legati alle possibilità offerte da un computer per il post editing, la
classificazione del contenuto e la sua archiviazione. Si apre un universo di possibilità
che, però, al momento non sono eccessivamente sviluppate e pensate per l’utente
finale più comune. Anzi, esiste un approccio a compartimenti stagni che spesso
colloca chi fa hardware e chi fa software in due mondi opposti. Per questo molto
spesso, soprattutto nel segmento audiofilo, il costruttore non fornisce software
di registrazione ed editing ma delega all’utente la scelta del prodotto più adatto
alle sue esigenze. Nei casi più “estremi” si limita a consigliare soluzioni open source
rimandando al manuale di istruzioni del software o al sito per tutto quello che
riguarda consigli e trucchi. Altri, invece, nonostante consiglino l’utilizzo magari dello
stesso software, forniscono tutorial o guide molto complete dotate anche di settaggi
particolari. Per quanto riguarda il settore più consumer assistiamo a pacchetti
completi e molto efficienti che curano l’intero processo, dalla presa all’allestimento
addirittura di vari output, compresa la gestione di titoli e copertine prelevate in
rete, editabili a piacere dall’utente. Il paradosso, quindi, è che esistono software
di “editing” in bundle ma anche a basso costo forniti con prodotti pro o semi pro,
mentre in quelli “audiofili” spesso non si sfiora nemmeno il problema. Il lato ironico,
poi, si coglie quando si affronta l’argomento dell’archiviazione della collezione dei
brani e dei dischi: immediata per software forniti in bundle coadiuvati anche da
tutorial o azioni guidate, talvolta assenti in prodotti consigliati da aziende audiofile!
I programmi per registrare
Audacity è un software libero di registrazione e di editing rilasciato con licenza GNU
(General Public License) disponibile per Linux, Windows e Mac OS X. Si tratta di uno
fra i progetti più significativi almeno per quanto riguarda l’audio, in contrapposizione
a moltissimi altri software proprietari, chiusi e specifici solo per una piattaforma. Le
funzioni e l’intuitività dell’utilizzo, sebbene si richieda una competenza di un certo
livello, sono molto approfondite e consentono di raggiungere risultati simili a quelli
ottenuti con prodotti commerciali anche di costo elevato. Grazie a una comunità
molto attiva è semplice trovare in rete consigli e plug-in anche per esigenze molto
specifiche. Come in tutti i progetti open source o meglio “software libero” si richiede
42 SUONO aprile 2016
USB e vINILE
però all’utente una competenza e una disinvoltura che non tutti hanno
con computer e “rete”. Nota: software libero non vuol dire “gratis tout
court” o di dominio pubblico, anzi, è soggetto a una licenza d’uso anche
abbastanza rigorosa che in sostanza rende libero l’utente di distribuire
e migliorare il prodotto a beneficio della comunità e non permette di
“chiudere” il codice utilizzato anche parzialmente.
EZ Vinyl Tape Converter è fornito in bundle con alcuni prodotti di fascia
commerciale. Fornisce dei tool semplificati per la registrazione e si interfaccia a
iTunes per la gestione delle informazioni sui brani e delle copertine.
Pyro Audio Creator della Cakewalk by Roland è un’alternativa offerta in bundle
con prodotti di fascia meno economica che offre molte facility per quanto riguarda
la registrazione, la pulizia del segnale e la suddivisione in tracce della registrazione.
Anche l’interfaccia di gestione, seppur articolata e complessa, è molto intuitiva e
utile e si avvale della ricerca in rete di dati e informazioni aggiuntive. È disponibile
una versione a pagamento al di fuori della fornitura in bundle, venduta a 39.99
euro (attualmente in promozione a 19,99).
Trans Music Manager: il Denon viene fornito con questo software che, installato
su PC, offre molte scelte guidate per la creazione di un disco o di una compilation
arricchiti dei metadati. Considerando anche il fatto che i giradischi è dotato di presa
USB sul pannello frontale in cui è possibile copiare “al volo” i contenuti su memoria
di massa USB in formato mp3, tutto il software è pensato per utilizzare formati
compressi in cui archiviare anche i metadati. Abbastanza complesso e articolato,
sembra però trattare solo formati compressi.
ProJect Elemental Phono USB
Alla base del proprio catalogo di
giradischi Pro-Ject colloca la serie
Elemental, quella che spinge
il rapporto prezzo / prestazioni
su livelli molto elevati, con
macchine tanto essenziali nella
struttura quanto efficaci nell’uso e
nelle funzionalità. Con un plus di 50
euro rispetto al modello base l’Elemental
presenta la versione Phono USB che integra
sia un pre-phono che una sezione di conversione
A/D a 16 bit / 44.1 kHz. Braccio dritto a bassa massa da 8.6 pollici con testina OM5
premontata; trazione a cinghia; piatto in MDF; motore in DC con alimentatore
separato; velocità selezionabile 33/45 giri; punto di massa gravitazionale centrale
con perno in acciaio / bronzo con base in teflon; piatto in acrilico con mat in feltro.
Disponibile in tre diverse colorazioni.
Giradischi Pro-Ject Elemental
Prezzo: € 219,00
Dimensioni: 43 x 9 x 30 cm (lxaxp)
Peso: 2,7 kg
Distributore: Audiogamma S.p.A.
Via Pietro Calvi, 16
20129 Milano (MI)
Tel. 02.55.181.610 – Fax 02.55.181.961
www.audiogamma.it
Tipo: completo di testina Telaio: rigido in MDF con basamento in pietra Trasmissione:
a cinghia Piatto: in MDF 30 mm di spessore Velocità (RPM): 33/45 cambio
manuale Braccio: canna metallica, 8,6 pollici Wow & Flutter (%): 0,13 Note: fonorilevatore
Ortofon OM5 montato di serie. Cavo di segnale RCA incluso. Versione
Phono USB con stadio phono e convertitore A/D e uscita USB incluso a 269 euro.
oggi ha danneggiato il contenuto e peggiorato la qualità dell’originale,
leggi DRM e simili... ) una copia è necessaria per la fruizione in vari
contesti molto differenti fra loro, per preservare l’originale da usura e
per poter disporre di cose rarissime e non più in vendita.
Il supporto in vinile, a conti fatti, è oggi la memoria storica
di gran parte della musica registrata nell’ultimo secolo.
Master originali e altre fonti più vicine all’origine della registrazione
spesso si sono perse ma permane ancora la copia in vinile regolarmente
venduta al tempo. Quali sono, dunque, gli strumenti oggi disponibili
per “farsi” una copia personale da un supporto analogico? Nonostante
il livello medio si sia alzato notevolmente rispetto al passato sia per
quanto riguarda l’offerta hardware che software, ce n’è per tutti i gusti
e per tutte le tasche.
Cominciamo l’analisi di “cosa sia necessario per farlo”. Partendo dall’origine
del contenuto avremo bisogno di un front end analogico di “ricezione”
del segnale analogico, un convertitore analogico digitale, un
computer opportunamente collegato al convertitore analogico digitale
e un software di registrazione “digitale”. Poche cose ma soggette a diverse
variabili molto più che in passato, in conseguenza delle possibilità
offerte dall’universo “digitale”. Al tempo la catena per la riproduzione di
un vinile era costituita esclusivamente dal fonorilevatore, il pre phono
ad alto guadagno (comprensivo di equalizzazione RIAA) e lo stadio di
amplificazione linea di uscita. Oggi le strade, considerato che si dovrà
inserire un convertitore analogico digitale, si biforcano, con pro e contro
tutti da valutare caso per caso, in quanto l’equalizzazione RIAA si potrà
applicare sia nel dominio analogico che in quello digitale. Questo cambia
radicalmente l’architettura del sistema e di acquisizione, sia a livello
hardware che software: nel caso di equalizzazione RIAA “digitale” ci sarà
bisogno solo di un amplificatore phono ad alto guadagno e basso rumore
e di un software adeguato che poi equalizzerà il segnale nel dominio digitale;
per il caso più semplice e tradizionale, invece, si demanderà tutto
il processo nel dominio analogico e solo alla fine del processo il segnale
verrà tramutato in digitale.
Un accenno, infine, a quello che offre attualmente il mercato, un panorama
fortemente condizionato dagli eventi passati per cui nel periodo di
minimo assoluto della diffusione del supporto in vinile la preservazione
dalla sua estinzione è avvenuta grazie al settore DJ e in quell’ambito
hanno contato, più che le tediose disamine tecniche, le scelte funzionali
di chi, saltando tutta l’infrastruttura psicologica attorno al prodotto,
va al cuore della faccenda, alle ragioni per utilizzare o meno una certa
soluzione. Proprio da questo settore emergono le offerte più articolate e
interessanti, anche dal punto di vista del rapporto qualità prezzo, inerenti
la problematica vinile-USB, con soluzioni stand-alone pronte all’uso per
ascoltare, trasferire e utilizzare nei modi più disparati una “sorgente”
analogica “pura” nel dominio digitale. Come spesso accade gli specialisti
Hi-Fi si sono svegliati per ultimi, anche dopo il professionale tout court
che offre soluzioni magari anonime ma robuste e performanti, spesso
“prestate” all’Hi-Fi (Antelope, Apogee…), mentre i prodotti più specificatamente
Hi-end, per ragioni e motivazioni aziendali anche molto
differenti fra loro, offrono soluzioni sicuramente mature ed efficaci ma
non altrettanto pratiche e a buon mercato: Weiss e nel prossimo futuro
Playback Design. Insomma: l’offerta, rispetto al passato, si amplia notevolmente,
a tutto guadagno del consumatore che potrà scegliere il modo
più idoneo alle sue esigenze e aspettative.
SUONO aprile 2016 43
SELECTOR SPECIALE VINILE
di Paolo xxxxxx Corciulo xxxxxx
Tutti pazzi per il disco nero!
Ecco perché da valore residuale la rinascita del vinile è diventata una concreta opportunità che può
aprire le porte a un rilancio dell’alta fedeltà in generale.
Bisogna sottolinearlo: quel che sta
accadendo con il vinile ha dello
straordinario, e non solo per il fatto
che il vecchio disco nero sia l’unico caso
di uno standard la cui longevità è in parte
dovuta alla sua stessa rinascita. Un evento,
quest’ultimo, che pochissimi avrebbero
pronosticato nel 1993 quando il CD, che
quell’anno festeggiava i primi dieci anni
di vita e una maturità sfociata nella consacrazione
palese quale standard elettivo
per ascoltare musica, sembrava oscurare
definitivamente il disco in vinile. Quell’anno
rappresenta il momento più basso nel “credito”
del vinili che, però, toccato il fondo
sono “rimbalzati”, fatto mai accaduto dopo
il superamento di uno standard; è successo,
tutt’al più, che la china verso il declino sia
stata ammortizzata grazie a uno zoccolo
Vinile: 15 anni di continua crescita.
duro di nostalgici, sempre presenti nelle
logiche legate al vintage e, in questo caso
specifico, legittimati dall’eterna diatriba sulle
qualità superiori del vinile rispetto ai CD.
Dopo gli anni Novanta il disco nero “fluttua”
tra piccoli incrementi costanti (fino al 2000)
e ricadute (nel 2006 il punto più basso del
primo decennio del nuovo secolo) per poi
imboccare un trend positivo che si consolida
negli anni successivi con incrementi percentuali
notevoli, mitigati solo dall’esiguità
delle cifre assolute: pur avendo doppiato la
boa raggiunta negli anni duemila, l’impatto
complessivo del vinile sul mercato della
musica è ancora nell’ordine di poche unità
percentuali (2-3% del mercato globale)!
Gli ultimi cinque anni sono una sorta di
apoteosi, con incrementi superiori al 20%
annuo e in crescita (nel 2014 +38%!): il
44 SUONO aprile 2016
numeri e fatti le ragioni della rinascita
Vinile vs. Streaming
I fatturati nella prima metà del 2015 in
USA del vinile a confronto con la somma
dei proventi di YouTube Music, Vevo,
SoundCloud e Spotify.
moltiplicatore rimane
piccolo ma… un
po’ meno piccolo!
Nell’anno che si è
appena concluso
prendono invece
corpo due fattori
decisivi per la valutazione
del possibile
futuro del vinile.
Il primo riguarda il
giro di affari e va interpretato
anche in
funzione di quel contraltare
nel modo di
fruire la musica costituito
dalla musica
liquida: in termini di
fatturato nel 2014 le
due modalità (fisica /
liquida) si sono equivalse
mentre l’anno appena trascorso ha sancito la supremazia
dell’ascolto liquido su quello tradizionale in termini di quantità. Il
progressivo passaggio dal download allo streaming (o, se si preferisce,
dall’acquisto di un file al pagamento di un servizio / abbonamento)
sta inoltre determinando in maniera netta il futuro di questa
modalità di ascoltare musica. In questo senso diviene allora ancor più
significativo il dato relativo ai fatturati maturati nella prima metà del
2015 e relativi agli acquisti di vinile e di servizi di streaming: 221,8
milioni di dollari per il vinile contro 162,7, solo negli Stati Uniti!
Ora: più del cuore, della mente e della ragione, nel commercio conta
il portafoglio e, dunque, non sarà passato inosservato alle aziende
coinvolte il fatto che si possa fatturare di più vendendo vinile che
servizi come Deezer, Spotify e Tidal! Fermo restando che un conto
è fatturare e un conto guadagnare (i costi per produrre un vinile
Filologicamente imperfetto?
Persino Bernie Grundman, uno dei più autorevoli rigeneratori di titoli
su vinile, utilizza il computer per realizzare i suoi master.
sono certamente maggiori
di quelli per la gestione
dello stesso contenuto in
streaming) e che questi
servizi sono solo agli albori,
è evidente che in
puri termini di business
il vinile segna un punto a
suo favore!
Un riflesso o un elemento
coadiuvante di
quanto finora descritto
costituisce il secondo
punto fondante di una
possibile vera, solida e
duratura rinascita del
vinile. Avevamo infatti
argomentato in passato,
proprio sulle pagine di
questo giornale, come le
pur sorprendenti performance
del vinile fossero
contingentate in primo
luogo da quell’imbuto
costituito dalle potenzialità
produttive globali
in merito: le fabbriche
di vinile erano diventate
negli anni passati poche
decine, caratterizzate
da attrezzature vetuste,
certamente non ottimizzabili
ulteriormente e
dunque passibili di una
rapida saturazione…
La risposta al problema è
stata in un primo tempo
il reperimento e la rimessa
in esercizio di alcune
delle poche attrezzature
per la stampa del vinile
che erano cadute in disuso
in passato; l’elemento
decisivo in merito, tuttavia,
si è concretizzato
proprio nell’anno appena
terminato: alcuni produttori
hanno ricominciato a
produrre attrezzature per
la stampa del vinile! È un
evento epocale o, se preferite,
il decisivo giro di
boa che, associato a un’effervescente
produzione di
Conta il moltiplicatore
I ricavi, piuttosto modesti in termini di
singolo stream, e il modo in cui sono
suddivisi per Spotify e Pandora.
SUONO aprile 2016 45
SELECTOR SPECIALE VINILE
Alla ricerca del “rito”
Il caso più eclatante è di una nota marca di prodotti per la rasatura che
ha giocato la sua campagna pubblicitaria andando a scovare in giro per il
mondo i negozi da barbiere che evocassero quanto più possibile antichi
riti e abitudini secondo cui “andare dal barbiere” rappresenta qualcosa
di più che un semplice taglio dei peli superflui, alla faccia dei rasoi usa
e getta! Allo stesso modo l’usanza dei calciatori di emulare il gesto del
lustrascarpe per omaggiare un compagno per una giocata da fuoriclasse
si riallaccia a un’usanza (tutt’ora in auge in America) che va ben al di
là della semplice pulitura delle scarpe e sfocia in un culto: si tratta dello
“shoeaholic”, che l’Urban Dictionary definisce “persona che possiede più
di 60 paia di scarpe” e che in Forrest Gump viene raccontato così: “Mamma
dice sempre che ci sono un sacco di cose che si possono dire di una persona
dalle loro scarpe. Dove stanno andando. Dove sono stati”.
Altri riti sono lo specchio dell’interesse e del successo di un settore, quasi
sempre contrapposti al “logorio della vita moderna”, come chiosava
un’antica pubblicità di un liquore digestivo, pur convivendo con forme
più rapide di consumo della stessa materia. Tipico esempio la preparazione
della Moka in contrapposizione alle cialde della Nespresso, sebbene il
successo di quest’ultima persino nella italica patria del caffè dia da pensare
e trovi il suo risvolto paradossale nella splendida pubblicità con George
Clooney che fa leva su tutti gli aspetti e le debolezze propri “del rito”. O,
ancora, la scelta “lenta” del fumatore che rinuncia al rapido e passeggero
piacere della sigaretta in favore della raffinata procedura di caricamento
della pipa e della scelta del tabacco più consono...
apparecchi per la sua riproduzione (come testimoniato dall’elemento
più significativo dell’appena trascorso CES 2016), assicurano non
solo un’ancor più lunga vita al vinile ma anche la dinamica e le
opportunità di scelte di un mercato vivo e non “di risulta”. Ci si
potrà semmai interrogare su che cosa si intenda per “vinile” oggi.
Certamente un disco da 30 cm in PVC, che gira a 33 e 1/3 rpm,
sebbene i puristi abbiano di che storcere la bocca in quanto quello
che verrà, salvo stravolgimenti futuri, è un vinile filologicamente
imperfetto. Superati alcuni, permangono infatti altri limiti nella
produzione determinati dal contingentamento delle risorse in termini
di apparecchiature per la registrazione, per il mixing e per
l’incisione: non ci risulta, ad esempio, che nessuno si sia rimesso a
produrre testine per i registratori professionali!
Così come un vinile da 180 g non necessariamente significa un buon
vinile, anche il fatto che quasi l’intera produzione “moderna” venga
realizzata partendo da un master digitale e non da uno analogico
non pregiudica il risultato finale. Bernie Grundman, una vera autorità
in materia, ha ad esempio utilizzato questa soluzione per i
remastered realizzati per Classic Records. Semmai a preoccupare è
quella delicatissima fase costituita dall’incisione al tornio della lacca,
dove la qualità e la precisione delle apparecchiature meccaniche è
determinante (e si tratta di apparecchiature d’epoca) e la valenza
dell’esperienza umana (purtroppo “congelata” per un lungo periodo)
è decisiva. Come verrà tramandato un bagaglio del genere, che si
basa su fonti orali e sulla pratica, in un mondo in cui non esiste più
l’apprendistato né il “lavoro di bottega”? Ma al di là di questi doverosi
e legittimi dubbi, un ulteriore elemento di ottimismo è costituito
Contingentati
Le testine, tre per ogni apparecchio (registrazione, ascolto, delay) dei
registratori a nastro sono tra gli elementi a maggior deperimento
e ridotta possibilità di sostituzione nella catena analogica. Anche i
nastri sono contingentati…
46 SUONO aprile 2016
numeri e fatti le ragioni della rinascita
Oggi quasi nessuno può permettersi un master apposito per la
realizzazione della versione in vinile. Così queste apparecchiature
sono quasi inutilizzate… (foto dei Metropolis Studio)
Più che lo strumento poté…
I torni sono merce rara ma ancor più lo sono i tecnici in grado di
svolgere la difficile operazione di incisione della lacca master.
dal fatto che, in un’ipotetica contrapposizione tra fruizione veloce e
lenta (che ha sostituito il dualismo facile / di qualità), ora è di fatto
ripristinato un equilibrio, sia pur basato su presupposti differenti
che in passato, del dualismo disco / cassetta che ha caratterizzato il
periodo di maggiore splendore della riproduzione audio. La musica
liquida ottempera indubbiamente tutti i requisiti della fruizione
veloce; per contro, l’essere umano ha bisogno dei propri rituali e,
dal punto di vista della “fruizione lenta”, nulla come il vinile, con il
suo bagaglio di competenze e procedure, è in grado di soddisfarli
Di questi rituali abbiamo voluto identificarne alcuni: a voi il gusto
di segnalarcene altri in linea con lo spirito della trattazione, che costituiscono
da sempre elementi sociali di equilibrio e bilanciamento
quando si concretizzano le condizioni di un mainstream forte come,
nel caso della musica, l’ascolto immateriale. Anche questo è un
ulteriore elemento di ottimismo sul futuro del vinile che presenta
aspetti iconici rassicuranti per chi lo conosce già e sorprendenti per
chi vi approderà a breve…
La pressa della Newbilt Machinery
Ci pensa Jack
La tedesca Newbilt Machinery ha messo in commercio un nuovo sistema
per la stampa in vinile che, pur ispirandosi ai modelli tradizionali, si avvale
di una pressa con sezione elettronica di controllo e di un’alimentazione
idraulica innovativi che dovrebbero garantire una produzione superiore
per velocità e qualità. L’impianto della Newbilt si basa su un complesso di
sei macchine che per estrusione, pressa e successivi trattamenti producono
i dischi in vinile. Tra i primi a dotarsi di questo sistema la Third Man
Records, l’etichetta musicale di Detroit co-fondata da Jack White, chitarrista
e cantante americano prima con i White Stripes e poi autore solista.
White è sempre stato particolarmente sensibile al fascino del vinile tanto
che uno degli album in vinile più venduti degli ultimi due anni è proprio
il suo Lazaretto. Sulla scia di questo successo la Third Man Records ha deciso
di rinnovare il proprio impianto di stampa di dischi in vinile utilizzando,
e qui sta la sorpresa, i macchinari di nuova produzione della Newbilt.
Considerando il non trascurabile costo dell’impianto (circa 100.000 euro)
si presume che per ammortizzarne l’acquisto White e gli altri artisti della
sua etichetta dovranno sfornare molti nuovi dischi!
Carlo D’Ottavi
SUONO aprile 2016 47
SELECTOR SPECIALE VINILE
di Agostino Bistarelli
Due facce dello
stesso disco
Due belle realtà, una volta tanto italiane, che
rappresentano ognuna a modo proprio cosa
significhi un settore in attivo, quando i numeri
sono buoni e l’economia (seppure di nicchia)
cresce insieme a loro.
Due realtà che hanno in comune il disco nero ma che intorno a
esso lavorano in modo diverso, da un punto di vista appena
divergente; due realtà che rendono bene l’idea di che cosa
stia succedendo intorno al mondo del disco in vinile.
Da una parte abbiamo la lombarda Phono Press, una delle rare (rarissime)
strutture che producono dischi, nel senso che provvedono alla
trasformazione della materia prima e dell’incisione dopo; dall’altra i
bolognesi di Vinilificio, piccolo laboratorio che si occupa di trasferire
su vinile in piccole tirature (anche piccolissime) file audio.
La struttura di Phono Press conta tre titolari che sono, allo stesso
tempo, anche i tre che seguono direttamente i lavori di stampa e
incisione: Cristian Urzino, Filippo De Fassi e Fabio Lupica. Loro
sono l’attuale team di Phono Press, anche se l’azienda esiste da circa
trent’anni; è solo durante la scorsa estate, tuttavia, che la struttura
realizza un cambiamento importante, quello che sta segnando la sua
storia attuale e il prossimo futuro: il trasloco (a Settala, non lontano
da Milano) in un ambiente più ampio e meglio organizzato che ha
permesso di far salire la produzione per arrivare agli attuali 5.000
pezzi massimi al giorno. Un parco macchine che conta cinque presse
automatiche Alpha-Toolex, tornio Neumann e tutti gli ulteriori strumenti
utili alla realizzazione di un disco in vinile fatto e finito. Una
catena produttiva completa e versatile, che permette di seguire sia una
produzione importante che le piccole tirature richieste da etichette
indipendenti o, addirittura, da privati. Cristian Urzino ci conferma
che tecnicamente è possibile stampare anche solo 100 pezzi di un
disco sebbene la tiratura minima ideale sia di 200/300 pezzi per via
del costo del master, unico a prescindere da quante copie si decida di
produrre. Da Phono Press è stato recentemente ristampato il singolo
Yassassin, la cover di David Bowie che negli anni ’80 ha aiutato gli
allora giovani Litfiba a farsi notare. Un singolo che nel corso degli
anni, nella sua versione originale, è passato di mano tra i collezionisti
a prezzi importanti. La stessa Phono Press ha stampato recentemente
i dischi in vinile di Vasco Rossi e Ligabue. Dopo aver parlato di numeri
e tecnica con Cristian siamo velocemente (e piacevolmente) passati
a chiacchierare di vinile in senso più ampio, con un confronto veloce
sul diverso approccio al vinile di due generazioni (cinquantenni vs.
trentenni). Abbiamo cercato di capire se quello che stiamo vivendo
sia solo un momento di moda, se il vinile sia solo figo e verrà presto
dimenticato insieme alle barbe lunghe e ai capelli corti di lato o se sia
vivo e vegeto e destinato a restare con noi ancora a lungo. Sul tema
noi di SUONO non abbiamo dubbi: non lo abbiamo riscoperto adesso
e non lo abbandoneremo tra due settimane, non lo consideriamo un
fenomeno passeggero né, allo stesso modo, lo veneriamo come unica
e suprema fonte sonora. L’idea di Cristian è che stiamo vivendo
“una fase rinascimentale” (sono le sue parole) dove in tanti stanno
48 SUONO aprile 2016
Vinyl Rules di tutto un po’
Nella fabbrica della Phono Press International la testina di un Neumann VMS70
incide i solchi di un acetato.
riscoprendo il piacere di ascoltare la musica in quanto tale, come mezzo
per entrare in contatto con nuovi gruppi e nuove forme di espressione.
Ancora, secondo Cristian, questa nuova giovinezza del vinile arriva
come risposta diretta al mondo dello streaming: prima si ascolta un
pezzo o un artista e poi si cerca il medium più idoneo (secondo i propri
parametri) per continuare ad ascoltarlo con la massima qualità.
Il vinile risponde anche all’esigenza di avere tra le mani un prodotto
che aggiunga fisicità al piacere della musica. Il mercato attuale degli
acquirenti del vinile, sempre secondo il Cristian-pensiero, è sdoppiato
in due grandi gruppi: quello dell’audiofilo classico (che acquista
diverse edizioni della stessa opera) e quello del nuovo ascoltatore,
spesso molto giovane, che scopre nuove etichette indipendenti e con
esse nuovi gruppi che hanno deciso di seguire (anche) la strada del
vinile per i propri lavori. Etichette di piccole dimensioni che utilizzano
strutture altrettanto snelle ed efficaci, come Phono Press, in grado di
stampare anche solo poche centinaia di pezzi.
Addentrandoci ancor più in profondità con il nostro affabile interlocutore,
siamo arrivati al piano personale: “Ma tu, come e quando
hai cominciato la tua esperienza diretta con il vinile?” La risposta di
Cristian è stata incredibilmente “intima” e affascinante. Ci ha raccontato
di quando, ancora bambino, aveva avuto in regalo da una zia una
vecchia collezione di 45 giri; era talmente piccolo che riusciva solo a
mettere il disco sul giradischi senza saper accendere l’amplificatore.
Nei suoi ricordi ci sono le vibrazioni del disco che passano dalla testina
al braccio e producono un’appena percettibile forma di suono,
primo approccio verso il mondo del disco, quello stesso mondo che
a distanza di un quarto di secolo lo vedrà protagonista in prima fila.
Dimensione produttiva diversa quella di Vinilificio, anche se il tema
del vinile rimane come perno centrale della storia. Un altro Cristian
(Adamo) ci racconta la storia di una realtà nata nel 2005 e diventata
in questi anni un piccolo riferimento nella sua fetta di mercato. Fetta
inizialmente rappresentata dal mondo dei dj, da coloro che volevano
riversare su vinile musica e loop, affezionati a un supporto che proprio
nel settore delle discoteche ha subìto in maniera minore la fase calante
che il supporto nero ha avuto invece in ambito consumer. Negli ultimi
anni ai dj, secondo l’esperienza di Cristian Adamo, si sono affiancate
altre realtà, magari piccole e frammentate ma sufficienti e tenere
attiva una struttura comunque anch’essa piccola e di nicchia. Piccole,
piccolissime tirature che trovano proprio in Vinilificio l’interfaccia
giusta, chi si occupa di trasferire in copia singola (si, anche singola)
una propria demo, la copia di un disco prezioso e raro che non si vuole
rischiare di danneggiare o semplicemente usurare, una piccola tiratura
di riferimento e/o di prova per produzioni future. Una curiosità che lo
stesso Adamo ci ha raccontato: una volta sono stati contattati da una
ragazza che voleva regalare una copia su vinile delle tracce demo del
suo ragazzo musicista. Per questo tipo di trasferimento, da numeri
contenuti, Vinilificio utilizza un proprio sistema di trasferimento master
che è una forte customizzazione interna di un prodotto industriale. In
realtà Vinilificio si occupa anche di tirature medie ed elevate: in questo
caso, però, la parte produttiva vera e propria viene girata di tedeschi
di R.A.N.D. Muzik mentre in laboratorio ci si occupa direttamente
della lavorazione di copertine e del materiale a corredo.
Anche a Cristian Adamo abbiamo chiesto un parere personale, oltre
che imprenditoriale, su quella che è l’attuale fase positiva del vinile. E
anche lui ci ha risposto in maniera simile a Cristian Urzino di Phono
Press, ovvero che il disco nero è la risposta diretta all’esigenza delle
nuove generazioni di “toccare” la propria musica, di avere tra le mani
l’oggetto che contiene fisicamente la propria musica. La musica solida
come “amica” della musica liquida. A volte gli opposti non solo si
toccano ma vanno anche molto d’accordo.
Phono Press
International S.r.l.
20090 Settala (MI)
Via Cesare Battisti, 1
Tel. 02 95 77 07 52
Mail info@phonopress.it
Sito www.phonopress.it
Vinilificio
Tel. 051 4690174
Mail info@vinilificio.com
Sito www.vinilificio.com
SUONO aprile 2016 49
SELECTOR SPECIALE VINILE
Si fa presto
a dire vinile
Cloruro di polivinile, quello che chiamiamo comunemente
vinile e che è passato a indicare direttamente il disco, l’LP
nero. Questa sostanza (a volte definita polivinilcloruro o più
facilmente PVC) è il polimero del cloruro di vinile e viene adoperato
in tantissime situazioni, risultando tra i più utilizzati al mondo
assieme al polietilene e al polipropilene. In forma pura è rigido ma,
miscelato con diversi materiali, può assumere varie strutture anche
flessibili o addirittura liquide per applicazioni e stampaggio a caldo;
per questo motivo il campo di azione e utilizzo è molto diversificato.
A temperatura ambiente è un materiale stabile e non pericoloso; a
temperature elevate o se bruciato libera componenti estremamente
pericolosi come l’acido cloridrico e la diossina. Se da qualche decennio
il vinile viene riconosciuto come il supporto ideale per la realizzazione
dei dischi, prima della sua scoperta e utilizzo questi venivano realizzati
con diversi elementi tra cui l’alluminio, il supporto naturale della
macchina Sentinel Chromatron, uno dei primi incisori della storia
dell’audio. Come è facile immaginare in quest’ultimo caso non si
può parlare di Hi-Fi, dal momento che la registrazione veniva fatta
su un solo lato di questo strato di alluminio, letto da una rudimentale
“testina” in fibre naturali. Diverse tecniche e materiali si susseguono
negli anni ’20 e ’30 fino ai primi esperimenti su un materiale che diede
subito dimostrazione di maggiore affidabilità, facilità di produzione
e, soprattutto, qualità in fase di ascolto: la gommalacca, quella che a
tutti gli effetti è la madre del vinile che conosciamo adesso. Non tanto
per continuità tecnologica (la prima è di origine naturale, il secondo
è una produzione chimica) ma per forma e modo di utilizzo. La
gommalacca è una resina naturale e la sua origine è spesso ignorata:
deriva dalle secrezioni di un insetto (la Tachardia) che fa parte della
famiglia delle Cocciniglie e vive nell’ampia zona del subcontinente
indiano. L’insetto in questione secerne una sostanza resinosa che
utilizza come vera e propria protezione, una sorta di scudo naturale.
Questo materiale viene raccolto e lavorato, insieme ad altri elementi
naturali, per realizzare la gommalacca, ancora oggi utilizzata per
la finitura di legno e mobili. C’è una storia (leggenda?) che circola
intorno alla gommalacca: sembra che la sostanza colorante che la
costituisce, insieme al rosso della cocciniglia, sia l’origine del colore
rosso dell’uniforme inglese della fine del 18° secolo. Tra gli utilizzi
certi della gommalacca c’è stato quello dei primi 78 giri, per i quali
si utilizzava una miscela di gommalacca e nerofumo che serviva a
conferirgli il colore. Da qui al passaggio al vinile il passo non è stato
proprio velocissimo ma la strada, anzi il solco, era ormai tracciato…
Sarà disponibile per
Universal Music in
tutto il mondo il 15
aprile la ristretta tiratura di
sei titoli che sono stati rielaborati
da Miles Showell,
il Mastering Engineer degli
Abbey Road Studios. Sei classici riversati su vinile 180 grammi masterizzati
con la tecnica dell’Half-Speed Mastering, quella che dimezza la
velocità (16 2/3 RPM) di sorgente e incisione per una registrazione più
accurata: secondo Miles Showell in questo modo si hanno netti vantaggi
sulla gamma alta e sull’immagine stereo. Con una velocità dimezzata la
testina di incisione riesce a incidere in modo più approfondito e preciso
la lacca master. Showell ha lavorato sui nastri master originali da 1/4 di
pollice, ha digitalizzato queste informazioni a 24 bit / 96 kHz, dopodiché
il lavoro di restauro e di leggera equalizzazione sono stati realizzati in
Half-Speed Mastering
da Abbey Road Studios
dominio digitale. Showell sottolinea come non siano stati applicati limitatori
di dinamica, seguendo le buone pratiche scaturite dalla loudness
war. La gestione in digitale di tutto il percorso del file audio ha permesso,
sempre secondo quanto afferma il Mastering Engineer, di minimizzare
le problematiche intorno ai 30 Hz tipiche di alcune registrazioni in
analogico. Prezzi compresi tra i 34 e i 44.99 euro. La grafica di queste
sei uscite riflette quella degli originali, con la sola aggiunta della strip
removibile che segnala la tecnica Half-Speed Mastering.
I sei titoli disponibili
The Rolling Stones Exile on Main Street (doppio LP)
Cream Disraeli Gears
Free Fire And Water
John Martyn Solid Air
Simple Minds New Gold Dream
The Police Ghost In The Machine
50 SUONO aprile 2016
Vinyl Rules di tutto un po’
Un vinile è per
sempre?
Si può essere seri e divertenti su qualsiasi argomento ma
quando si parla di morte solitamente tendiamo a spostarci
in automatico sulla modalità “massima attenzione”, con
atteggiamenti che oscillano tra il sacro e il profano a seconda
della propria posizione religiosa e sociale. C’è chi prova ciclicamente
a fare del marketing sull’argomento, magari cercando
di alleggerire la tensione con idee più o meno brillanti. Morte e
vinile è un tema che torna spesso al centro dell’attenzione quando
si parla di generi musicali che hanno in qualche modo a che fare
con l’occulto e l’aldilà. In questo caso puntiamo l’attenzione
su chi sta cercando di unire, nel senso più fisico possibile, i
due “mondi”.
Arriva dall’Inghilterra il sito andvinyly.com che si occupa
di trasferire NEL vinile il concetto di morte, anzi, il vero e
proprio defunto: eh si, nel vinile
le vostre/nostre ceneri!
Il loro è un servizio
dall’aspetto altamente
professionale,
con tanto di
procedure ben delineate
e un listino prezzi dettagliato
e preciso in ogni sua
parte, con un costo dell’operazione
semplice e diverse
possibilità di far crescere e diversificare
il pacchetto iniziale.
Una linea guida con dieci punti è
il primo elemento che il possibile
cliente deve conoscere e accettare.
Ci sono dei punti, per così dire,
burocratici, per cui bisogna fornire un
indirizzo riconosciuto e un membro della
famiglia che faccia da riferimento dopo...
l’estremo saluto. Tra questi dieci punti c’è il
numero 6 che è fondamentale per il compimento
di tutta la pratica: die. Eh si, bisogna
proprio morire per far parte dell’evento ma
questo è implicito nel momento dell’accettazione
del contratto. A questo punto (dopo
il punto 6… ) si può accedere al pacchetto
base, quello che prevede la stampa
di 30 dischi che integrano
le ceneri del... cliente, una
cover con fotografia e anche
la possibilità di far incidere sul
disco stesso un messaggio audio o una
traccia musicale scelta specificatamente,
per un totale di 12 minuti per facciata. Il tutto per 3.000 sterline.
È possibile richiedere la copertina personalizzata, specificatamente
realizzata da James Hague (una firma del National Portrait
Gallery), che provvederà a realizzare un disegno
del futuro defunto (ripreso quando ancora in vita,
sottolinea il sito) per ulteriori 3.500 sterline. Si
può inoltre aggiungere una base musicale a scelta
che accompagna il testo vocale inciso: ogni base
di 3 minuti ha un costo di 250 sterline. Per chi
ha necessità specifiche è possibile richiedere
testo e musica realizzati su misura da scrittori
e musicisti: ogni traccia così personalizzata
parte da 500 sterline. L’organizzazione è
talmente strutturata che la consegna del
disco personalizzato può avvenire anche
nei normali negozi di dischi.
Inevitabile, a questo punto, chiedersi
chi e perché dovrebbe acquistare un
prodotto del genere, ma forse è meglio
lasciare la risposta nel limbo delle
cose strane della vita. Una nota delle
condizioni generali sottolinea come
possano essere utilizzate ceneri sia
del corpo intero che solo di una parte
di esso; addirittura è possibile
utilizzare anche le ceneri di un animale.
In un’altra nota, che conferisce
ulteriore senso di macabro al
tutto, l’organizzazione chiede che
gli vengano spedite solo le ceneri
e non il corpo ancora da cremare.
Troppo facile fare riferimento al
fatto che, se è vero che la musica è
immortale, così lo è anche il suo supporto
per eccellenza, quel disco nero che adesso
assume un senso leggermente sinistro in
relazione al suo colore. Per concludere,
sappiate che alcune informazioni su questo
servizio sono arrivate in redazione direttamente
dal gestore del servizio, quel
simpaticone che firma le sue email
“il becchino Jason Leach”.
SUONO aprile 2016 51
SELECTOR SPECIALE VINILE
di Agostino Bistarelli
Facciamolo per gioco
Tre prodotti hanno recentemente attirato la nostra attenzione; tre prodotti che difficilmente potremmo
definire Hi-Fi, tre curiosità e, se vogliamo, tre modi di intendere il vinile in modo evidentemente ludico,
senza nessuna velleità di essere presi sul serio. Anche se, in fondo in fondo, ognuno di essi ha il suo
motivo di esistere, possiede una piccola scintilla potenzialmente in grado di catturare ognuno di noi.
La speranza è che questi tre “giochini” riescano a coinvolgere l’utilizzatore, a portarlo dalla fase ludica
a una propedeutica, facendolo innamorare del vinile.
52 SUONO aprile 2016
disco nero convertiamoli da piccoli!
Crosley CR8005A-DS
L’azienda americana ha inventato il low-cost
cento anni fa, ancor prima della scoperta delle
fabbriche cinesi, quelle a cui molte aziende
attuali fanno ricorso per il contenimento dei
costi! Nel 1920 Crosley ha lanciato negli USA
l’apparecchio radio popolare, l’Harko, con un
prezzo di appena 7 dollari, contro i 100 della
media dei suoi concorrenti diretti. Negli anni
’80 Crosley ha inserito nel suo catalogo una
sezione (sempre più corposa) di prodotti dallo
stile vintage, molti dei quali con particolare
attenzione al vinile. Una sezione che ancora
oggi conta diversi prodotti dal prezzo contenuto
e dallo stile, se vogliamo, un po’ forte, di quelli
che compri e metti in casa d’impulso. Tra i
più recenti e curiosi il giradischi CR8005A-
DS, realizzato in collaborazione con Disney,
presentato in anteprima al CES 2016 e in commercio
a partire dal prossimo Record Store
Day del 16 aprile. Un giradischi destinato ai
bambini, con colori accattivanti e le sagome
in evidenza di Topolino e Pluto. Un giradischi
simile a quelli degli anni ’60, contenuto in una
valigetta, amplificatore e altoparlanti compresi,
con tre velocità (33,45 e 78 giri), con l’uscita per
la cuffia e l’ingresso per un’ulteriore sorgente
esterna. Destinato ai più piccoli, gli stessi che
immaginiamo alle prese con tablet e simili, offre
l’occasione per confrontarsi con la tecnologia
“antica” ma non meno evocativa della puntina
e del disco in vinile. L’augurio è che, anche
grazie a questo grazioso oggetto, colorato e
con una discreta dotazione di features, cresca
una nuova generazione di utenti del disco nero,
quelli che a 12 anni utilizzeranno i loro primi
soldi (esiste ancora la paghetta?) per acquistare
il loro primo vinile.
Gramovox Floating Record
Start-up nata circa tre anni fa a Chicago, Gramovox
ha puntato subito l’attenzione verso
prodotti destinati al cosiddetto lifestyle, per
l’uso quotidiano ma con forte attenzione al
design. Il Floating Record è un affascinante
giradischi a sviluppo verticale composto da
diversi elementi che risultano meno “giocattolini
belli a vedersi” di quanto non si potrebbe
immaginare. La base del Floating Record è
rifinita in noce o a scelta in acero. Dal pannello
posteriore si alza la staffa in acrilico, quella che
sostiene il disco sul retro, mentre davanti va
applicato un clamp specifico che lo blocca. Il
braccio utilizzato è in carbonio: un elemento
che ci appare decisamente positivo, una piccola
attenzione progettuale che denota cura alle
prestazioni meccaniche e quindi sonore del
prodotto. Allo stesso modo anche la presenza
di serie della testina Audiotechnica AT95E va
segnalato come un plus. Ai quattro angoli della
base troviamo altrettanti piedi di grandi dimensioni,
realizzati parzialmente in gomma così da
offrire una semplice barriera alle vibrazioni. La
trazione è a cinghia: basta spostare la cinghia
stessa sulle due posizioni della puleggia per
avere i 33 o i 45 giri. Sul pannello posteriore la
zona connessioni: ingresso alimentatore, tasto
mute, uscita cuffia e i due RCA per il segnale.
Da qui quello che otteniamo è un segnale già
ad alto livello che presuppone l’esistenza di un
pre-phono integrato (ma non accessibile). Sul
sito ufficiale diversi video mostrano in modo
chiaro e semplice come assemblare, utilizzare
e anche pulire il giradischi e le sue parti. Se il
mondo giradischi 2.0 deve passare da oggetti
popolari e “belli” come, tra gli altri, anche il
Floating Record, ben venga così!
Ion Audio Air LP
Giradischi, pre-phono, convertitore A/D, amplificatore,
sezione Bluetooth… Un sistema che
porta il segnale del vinile a un paio di diffusori
attivi dovrebbe compiere un bel giro lungo,
ancora più complicato e contorto (e costoso!)
se volessimo mantenere alta la qualità di tutto
il processo. Se, invece, l’obiettivo è low-profile,
rimanendo nell’area del “gioco” e del “facciamolo
semplice”, a poco più di cento euro Ion
Audio ci propone il suo Air LP. Giradischi,
anche se sarebbe più corretto definirlo come
sistema completo vero e proprio, che provvede
autonomamente a suonare il disco, convertirlo
in digitale, trasformare il segnale in wireless
Bluetooth e inviarlo a qualsiasi dispositivo in
grado di gestire un flusso del genere, che sia il
computer, il tablet o soprattutto una cuffia o
una coppia di diffusori attivi. Il supporto informatico
che Ion Audio ha scelto per i propri
prodotti (sono anche altri i modelli in listino
ad eseguire la conversione A/D a bordo) è
quello del software EZ Vinyl / Tape Converter
compreso nel prodotto: di facile utilizzo e con
diverse funzionalità molto comode per chi si
avvicina alla conversione da vinile a file digitale.
L’Air LP dispone di una porta mini-jack alla
quale collegare un’altra sorgente analogica;
una coppia di uscite RCA per poter collegare il
giradischi a un componente/sistema esterno;
regolazione della velocità per 33 / 45 / 78 giri.
Un sistema semplice ed essenziale, che magari
non piacerà al purista ma che, invece, solletica
e cattura l’attenzione dei “nuovi utenti”, quelli
che desiderano cose semplici e dirette; e magari
c’è tempo per far crescere e ottimizzare le loro
necessità, partendo proprio da un prodotto così
basic e Lo-Fi come l’Air Play.
110 dollari
www.crosleyradio.com
400 dollari
www.gramovox.com
120 euro
www.ionaudio.com
SUONO aprile 2016 53
SELECTOR SPECIALE VINILE
di Agostino Bistarelli
John Peel
Si può a buon diritto affermare che John Peel abbia indirizzato e favorito lo sviluppo di quell’immenso
patrimonio della musica contemporanea caratterizzata dalle nuove tendenze. Le tracce lasciate da
questo dj illuminato sono un patrimonio immenso, ora consultabile grazie alla migliore commistione
tra passato e futuro.
Immaginatevi il dj che lavora per la maggior emittente radio britannica.
Immaginate che la sua passione sia quella di tracciare
nuove vie mettendo in evidenza le nuove tendenze del pop...
Alla domanda “Chi era John Peel?” si può rispondere “Era tutto
questo e molto di più”, ed è quel “di più” che ne ha fatto un’icona
celebrata tutt’oggi, a oltre dieci anni dalla morte…
L’occasione che si presentò al giovane John Peel nel 1967, dopo
essere passato attraverso le radio pirata del tempo, era di quelle
davvero ghiotte: approdare alla neonata BBC Radio One e poter
contribuire, in grande libertà, a una serie di programmi fuori dagli
54 SUONO aprile 2016
quando la radio è amica del vinile
schemi che prevedevano esibizioni live. Molti artisti consideravano
l’apparizione nella trasmissione di Peel come un punto di svolta nella
loro carriera e molte di quelle apparizioni sono state poi pubblicate
nelle John Peel Session... è così che Peel diventa una delle voci storiche
dell’emittente inglese e, soprattutto, uno dei maggiori promoter
delle nuove tendenze della musica contemporanea che trova subito
una filiera adatta a raggiungere il consumatore: ci sono le radio
pirata, poi Radio 1 sulla BBC, poi i negozi di musica; ci sono le case
discografiche e gli editori musicali (“Non era male quel che il Dio
nel corso di ogni settimana una selezione di dischi a volte davvero
folle – anche se il suo pubblico sapeva che cosa lo attendeva – dimostrando
di essere veramente impegnato nel suo lavoro, pur non
essendo un musicista; Peel, piuttosto, era un buon ascoltatore, un
mecenate delle arti, un dj radiofonico senza, quasi, né censura né
agenda, caratteristiche che ha conservato fino alla morte nel 2004
per infarto del miocardio.
Recentemente la sua sterminata collezione di dischi in vinile (riuscite
a immaginare quanti titoli può aver ricevuto il conduttore
della musica pop aveva creato per noi, no?” – Pete Townshend).
Stando ai ricordi dell’epoca, la possibilità di trasmettere attraverso
la radio pubblica rappresentava un plus non indifferente se pur
tardivo (“La BBC ci ha dato Radio Pop 1 solo negli anni ’60, cinque
anni dopo che le radio pirata avevano dimostrato che esisteva
questo tipo di pubblico. Purtroppo, a differenza dei pirati, loro
non accettavano bustarelle!”), che venne valorizzato grazie alla
passione immensa di questo conduttore radiofonico, che preferiva
passare il weekend alla radio a rovistare ogni vassoio, ogni stipetto
alla ricerca di nuova musica, piuttosto che godersi il meritato
riposo. Un approccio privo di preconcetti visto che Peel ascoltava
di tutto e suonava dischi che nessun altro avrebbe mai trasmesso
(“John Peel suonava dischi così brutti che ho pensato che a volte
mi stesse prendendo per il culo” – Pete Townshend) e che non sarebbero
stati trasmessi in radio mai più. Ha ascoltato e ha suonato
radiofonico della principale emittente pubblica inglese?) è stata
digitalizzata e resa consultabile online sul sito johnpeelarchive.com,
dove è possibile ascoltare anche alcune delle incredibili Peel Sessions
con cui ha animato la sua carriera di “guastatore musicale”. Sono
inoltre disponibili gli appunti di Peel, video-interviste con gli artisti
e notizie sugli oltre 25.000 LP e 40.000 singoli che caratterizzano
la straordinaria collezione di un music lover così definito, sempre
da Pete Townshend: “Ha suonato solo quello che pensava meritasse
di essere suonato. Non credo che a lui piacesse sempre ciò che
trasmetteva. In Cina, ai tempi del presidente Mao, lo avrebbero
mandato in prigione se non altro per il fatto di essere stato il primo
a trasmettere i The Jesus and Mary Chain, gli Undertones o
i Proclaimers: tutti politicamente impegnati ma anche radicali e
schietti. Quando ho sentito questi gruppi per la prima volta nello
show di John, ho pensato che fossero un po’ pericolosi!”.
SUONO aprile 2016 55
SELECTOR SPECIALE VINILE
di Paolo Corciulo
Resurrezione in salsa orientale
È proprio vero: il vinile fa miracoli! Riuscire a invertire l’ordine costituito, quando si parla di aziende
giapponesi, è difficilissimo, generalmente impossibile. La rinascita del giradischi a trazione diretta
più famoso del mondo è una di queste rare eccezioni…
Ve lo immaginate un manager giapponese, abituato (negli
anni d’oro) a programmare il radicale rinnovamento della
gamma prodotti due volte l’anno, a fare i conti da un lato
con la genetica necessità di innovare (ricordiamo che la endemica
mancanza di materia prima ha indotto negli anni passati il Giappone
a specializzarsi nella trasformazione della materia e dunque
a sviluppare, prima dell’avvento cinese, una capacità produttiva
che a lungo è sembrata sfidare il buon senso e la capacità del
mercato di espandersi) e dall’altro con una sorta di sollevazione
popolare in concomitanza con un “irragionevole” rilancio di una
tecnologia superata come quella analogica? Che cosa avranno
pensato “in seguito” i manager che nel 2010 presero la decisione
di sospendere la produzione del più longevo giradischi al mondo,
salvo venire poi inondati da migliaia di firme di una petizione volta
alla reintroduzione del Technics SL-1200? Non lo sapremo probabilmente
mai così come non sapremo mai se a spingere l’azienda
a “tornare sui suoi passi” sia stata davvero la volontà popolare o
semplicemente le nuove opportunità dettate dal marketing e dalle
condizioni del mercato.
Certo erano altre le considerazioni che animavano lo Special Products
Group, il gruppo di ingegneri deputato da Matsushita quasi
50 anni fa per sviluppare (assolutamente controcorrente allora,
quado i giradischi erano principalmente a cinghia) il motore a
trazione diretta che avrebbe poi caratterizzato i giradischi Technics!
Talento, tecnologie e risorse oggi impensabili (si era nel pieno
boom dell’alta fedeltà), tanto che nessuno ora potrebbe progettare
qualcosa di simile. Inizialmente pensato per alimentare il sistema
professionale di incisione SP-01 (alcuni esemplari sono ancora in
funzione!), quel motore divenne poi, è proprio il caso di dirlo, il
“cuore” dell’SP10 prima e dell’SL-1200 poi, apparecchi che presentavano
alcune innovazioni sostanziali come, nel caso del 1200, lo
chassis in metallo pressofuso e, naturalmente, la trazione diretta.
56 SUONO aprile 2016
Technics SL 1200 icona dell’analogico
Evoluzione della specie
1972: SL-1200
Evoluzione dell’SL-1100 (S per streo e L per player), è il primo con motore Direct
Drive: veniva proposto al tempo in due versioni, una con e una senza braccio (in
questo caso la scelta ricadeva tipicamente sullo SME). Per la prima volta al mondo
veniva proposto un giradischi con chassis in metallo. Due differenti manopole per
il pitch control agivano per i 33 rpm e per i 45.
1979: SL-1200/1210 MK2
Viene introdotto il controllo al quarzo e un pitch control unico per entrambe le
velocità di rotazione. Vari miglioramenti riguardano il motore e la massa, viene
introdotta la regolazione in altezza del braccio e l’illuminazione sullo stilo per poterlo
posizionare in condizioni di luce precaria. Anche i piedini vengono migliorati.
1989: SL-1200 Mark 3
Quasi una versione fantasma con leggerissime modifiche rispetto all’MKII: inizialmente
pensato solo per il mercato asiatico, alcuni esemplari furono “clandestinamente”
distribuiti anche negli States. Cambia il pulsante di accensione e
compaiono i contatti dorati e il comando start / stop che garantisce partenza e
arresto veloce del giradischi. Quest’ultima funzione veniva tradizionalmente
effettuata a mano! Scompare il “passo” allo 0% del pitch control, in modo da
assicurare una maggiore precisione della rotazione, caratteristica indispensabile
per la corretta trasposizione dei brani da vinile a CD assai in voga in quel periodo.
1996 (o 1997?): SL-1200 Mark 4
Disponibile solo sul mercato asiatico, l’apparecchio disponeva di velocità 78 rpm, di
braccio in titanio, del pulsante start / stop e di accensione tramite potenziometro
rotante.
La storia ci racconta che il successo del giradischi, lanciato nel 1969,
venne avallata con cifre di vendita a 6 zeri (ne verranno venduti 3,5
milioni di esemplari, passando per otto versioni), tanto da elevarne
a icona l’immagine: al London Science Museum è esposto con la
dicitura “Una coppia di SL-1200 e un mixer divennero lo standard
per l’hip-hop e la club DJs tra il 1980 e il 1990”. “The Middle Class
Player System”, secondo l’opinione corrente, ma anche “wheels of
steel” (ruote d’acciaio), “Tech 12s,” “1200s” e “the 1’s and 2’s” per
i DJ di radio e discoteche, che ne fecero lo strumento d’elezione,
indicato per le loro evoluzioni sul palco grazie allo spunto immediato
e alla presenza del pitch control (o vari speed) sia per i 45 che
i 33. Il giradischi, inoltre, era molto solido rispetto ai concorrenti e
scarsamente sensibile alle vibrazioni. Questa commistione fece di un
giradischi “normale” un fuoriclasse e ne assicurò un successo che, una
volta nebulizzato il clamore legato ai supposti vantaggi della trazione
diretta rispetto a quella a cinghia (e comparsi sul mercato giradischi
Hi-Fi ben più specifici e performanti), si è comunque perpetrato
negli anni in abito professionale dove tuttora l’apparecchio viene a
ragione considerato un riferimento.
Il 20 ottobre 2010, però, un comunicato ufficiale al “The Tokyo
Reporter” gela la comunità che ruota attorno al giradischi: “A causa
del declino di questi prodotti analogici e della crescente difficoltà
nel reperimento dei componenti chiave analogici che ne sostengono
la produzione, Panasonic abbandona la produzione del giradischi
Technics SL-1200MK6, del mixer SH-EX1200 e delle cuffie RP-
DH1200 e RP-DJ1200”. Poco prima del folgorante rilancio del vinile
le statistiche per l’analogico non erano certo confortanti: l’unica
fabbrica di dischi in vinile giapponese (Toyo Kasei, con sede a Yokohama)
aveva ridotto la produzione a 400.000 unità, ben lontano dai
70 milioni di pezzi che rappresentavano il picco massimo ottenuto
40 anni prima! La stessa Panasonic valutava al 5% rispetto 10 anni
prima l’incidenza dei prodotti analogici…
Quasi immediatamente, però, monta la protesta propagatasi, paradossalmente,
proprio in quel mondo immateriale e digitale che ne
aveva decretato la fine: una petizione su Facebook “martella” i vertici
dell’azienda, che si lascia scappare una promessa: se il numero di
firmatari supererà i 30.000 si riprenderà in considerazione la cosa.
L’obiettivo viene raggiunto di slancio e già dallo scorso anno in
Panasonic ci si comincia a pensare…
1997: SL-1200 LE
Limited Edition che festeggia il 25° anniversario del prodotto. Ne furono realizzati
solo 10.000, venduti in tutto il mondo. Appare un tasto reset che sostituisce il click
del cursore per la regolazione del pitch. Il braccio era placcato in oro e la finitura
del tipo piano black.
1999 (o 2000?): 1200 Mark 3D
Leggere modifiche rispetto all’SL-1200 MK II, soprattutto riguardo lo chassis e il
pitch control. Uscirà di produzione nel 2003.
2002: SL-1200 MK5
Ancora piccole migliorie: la regolazione del pitch può essere selezionata tra +/- 8
e +/-16 %, viene migliorata la sospensione e alcune regolazioni del braccio (tra
cui la possibilità di selezionare l’antiskating ad una forza di 6 gr) e l’illuminatore
dello stilo diventa a LED.
2008: SL-1200 MK6
Migliorano connessioni, pitch control, lo smorzamento e la qualità del LED.
SUONO aprile 2016 57
SELECTOR SPECIALE VINILE
Vecchio e nuovo
Gira che ti rigira...
Il motore del nuovo Pl-1200 esibisce un layout completamente ridisegnato
con una disposizione dei magneti permanenti rotanti e delle bobine
sullo statore che riducono sensibilmente le sollecitazioni trasversali che
si innescano nei motori brushless. Il nuovo disegno consente di ottenere
una coppia torcente più elevata e rapida nell’applicazione senza gravare
sull’asse di rotazione che, per questo motivo, è portato a introdurre il
minimo del rumore volvente. L’architettura delle espansioni polari e
degli organi di rilevamento della velocità è abbinata a un sistema di
controllo e correzione della velocità che agisce anche su un sistema che
permette uno spunto elevato: una volta raggiunta la rotazione voluta,
una trazione di mantenimento opera a bassa energia per evitare rumorosità
che potrebbero essere conseguenza di inutili sollecitazioni. Tale
soluzione consente anche di “frenare” il piatto in modo molto repentino
e preciso considerando che, ancor oggi, il prodotto è pensato per essere
inserito in un contesto “pro” in cui è essenziale conseguire certi risultati
operativi nel minor tempo possibile. Certamente soluzioni così mirate e
sofisticate sembrano eccessive nel contesto domestico, in cui la velocità
di rotazione, una volta raggiunta quella nominale, deve solo rimanere
costante; è anche vero, d’altra parte, che oggi il sistema reagisce in modo
eccellente anche nei casi meno “concitati” di un DJ set. I risultati ottenuti
in termini di rumore e fluttuazioni sono motivo di vanto per Technics in
quanto, raggiunte le condizioni a regime, il nuovo sistema di controllo
della velocità e la riduzione progressiva della coppia di rotazione del piatto
abbatte di un ordine di grandezza i risultati rispetto a sistemi analoghi!
Sta di fatto che, caso raro, rarissimo, l’annuncio (in concomitanza
con il CES 2016) infine arriva: il modello di punta tra i giradischi
del marchio Technics torna sul mercato, anzi… raddoppia, visto che
ne verranno proposti due: una versione celebrativa in un numero di
esemplari limitato (1.200, in commercio da metà anno a un prezzo di
oltre 4.000 euro) e una “comune”, disponibile da fine anno!
“Comune” fino a un certo punto perché a parte l’estetica, pedissequamente
conforme all’idea originale, c’è ben poco in comune
con il giradischi di un tempo. Il telaio ora è notevolmente appesantito,
in triplo strato per la versione base, in quadruplo con
l’aggiunta di un quarto superiore in alluminio pieno per quella
celebrativa, con un peso salito a 18 kg totali, quasi il doppio
dell’originale. Il telaio si accoppia al piano d’appoggio tramite
quattro piedini smorzanti in gomma. Il motore, naturalmente a
trazione diretta, utilizza un doppio rotore superiore e, assieme
al telaio multistrato appesantito, dovrebbe permettere una riduzione
significativa della trasmissione delle vibrazioni del motore
al piatto. L’elettronica preposta al cambio e controllo della velocità
(33 e 1/3, 45 e 78 giri) consente anche la regolazione del
pitch control, +/- 8% e +/- 16% per le due più consuete velocità.
Il piatto, anch’esso tre volte più pesante di quello originale, è in
alluminio con tacche intorno per il controllo ottico / elettronico
della velocità ed è rivestito superiormente da uno strato in ottone,
realizzando così un elemento composito pesante e smorzato.
Il braccio ha il classico andamento “a esse” della canna in alluminio
nella versione standard e magnesio in quella GAE. L’articolazione
rimane quella cardanica a cuscinetti.
Ed è questa la ragione, o almeno questa è stata la spiegazione data
da Tetsuya Itani, Chief Technology Office della rediviva Technics
(già prima dell’SL-1200 era tornato in vita l’intero glorioso marchio,
anch’esso soppresso nel 2010) per giustificare il prezzo del nuovo
SL-1200 che difficilmente potrà essere considerato “The Middle
Class Player System”. I costi, racconta Itani, sono stati condizionati
dalla riprogettazione di tutti i tool e gli strumenti per produrre
l’apparecchio; unica concessione, il coperchio para polvere, filologicamente
uguale al passato! Il risvolto interessante di questo
aggravio di costi consiste nella possibilità offerta alla Panasonic
di ripensare completamente l’idea del giradischi a trazione diretta,
58 SUONO aprile 2016
Technics SL 1200 icona dell’analogico
È largo 32 bottoni e 24 borchie e per realizzarlo occorrono 854 mattoncini Lego. Se
invece che di mattoncini fosse reale, sarebbe in grado di suonare dischi da 7”. Per farlo
il suo creatore ha dovuto vincere la sfida su come realizzare il braccio, la cui forma
molto specifica era difficile da ricreare con i “pezzi” della casa danese.
La lettera che annunciava la dismissione dell’SL-1200.
partendo da una robusta base e senza le notevoli limitazioni (di
budget e di componenti) che ne hanno sostanzialmente limitato
lo sviluppo in chiave Hi-end nel recente passato.
La trazione diretta e il servocontrollo che regola la velocità sono
stati i “capisaldi” della scelta radicale adottata dai costruttori giapponesi
(a cavallo degli anni ’80) nel campo della lettura analogica
del segnale musicale. La “brutta” reputazione che tale soluzione si
guadagnò sul campo (perpetrata, come accade spesso in Hi-Fi, nel
tempo anche ben oltre la soluzione dei problemi a cui essa era legata)
fu principalmente il frutto di un’ostinata ottimizzazione dei costi
di produzione, troppo orientata al ribasso che, come in tantissimi
altri ambiti consumer, ha depauperato una tecnologia che invece
risolveva e risolve tutt’ora e brillantemente le problematiche legate
alla soluzione alternativa, quella della trazione a cinghia.
L’opportunità offerta ai tecnici della casa giapponese, che hanno a
disposizione risorse e conoscenze precluse nell’ultimo ventennio
a quanti si sono cimentati nella realizzazione di un giradischi, è
enorme e potrebbe ridisegnare gli standard del settore. Quel che
sembra, però, dalle prime informazioni (dunque da prendere con il
beneficio del dubbio), è che si sia optato, in funzione di un punto di
vista ancora una volta “parziale”, verso una soluzione che tenga in
gran parte conto delle esigenze del mondo dei DJ più che di quello
della corretta riproduzione musicale. Il motore attuale, infatti,
pur essendo differente da quello utilizzato al tempo, è più simile
ai concorrenti dell’epoca che alle soluzioni sviluppate da piccoli
Il grafico e web designer australiano Arran Hearn ha creato un set Lego che riunisce
il Tecnhics SL1200, la drum machine Roland TR-808 e l’Akai MPC. Lo si può vedere
all’opera visitando www.youtube.com/watch?v=m_F_TIYcEx0.
costruttori negli ultimi tempi per ottenere risultati più “mirati”
nell’ambito specifico. Nel caso, saremmo di fronte a un’occasione
parzialmente sprecata.
La decisione di sospendere la produzione del giradischi Technics
SL-1200, apparsa sciagurata fin dall’inizio, ora viene comunque
“sanata” e i rumour, anche se ogni speculazione in merito rimane
al momento tale, vogliono la Technics già impegnata nello studio
di un modello di fascia minore. Sia come sia, è proprio il caso di
dirlo, se sono rose…
SUONO aprile 2016 59
SELECTOR SPECIALE VINILE
a cura della redazione
Anatomia del fonorilevatore
Al fonorilevatore (definito anche pick up, fonorivelatore o testina) è affidato il compito di raccogliere
l’informazione del disco, o meglio dal solco del disco, e di inviarla in maniera adeguata all’amplificatore,
affinché questo la fornisca ai diffusori. Un compito difficile e delicato, esattamente come quello che
viene effettuato all’altro estremo della catena Hi-Fi e per le stesse ragioni.
Analogamente alla funzione espletata dagli altoparlanti il
fonorilevatore deve effettuare una trasduzione, deve cioè
trasformare la natura del segnale: all’altro estremo della
catena, infatti, avviene l’operazione contraria, la trasduzione del
segnale da elettrico in acustico (quello inviato dal finale di potenza
e destinato ai diffusori); passaggio ovviamente necessario per
permette l’ascolto della musica, infine codificata in spostamenti
dell’aria “compatibili” con il linguaggio percepito dall’orecchio
umano. La necessità di trasformare l’informazione meccanica
presente sui solchi del disco è dettata dalla relativa semplicità
nell’amplificare segnali elettrici anziché meccanici. Si può dunque
già chiaramente intuire l’enorme importanza del pick-up e
le reali difficoltà inerenti la sua progettazione. Il segnale che la
testina riceve è, infatti, un segnale costituito dal movimento dello
stilo in funzione della serie di ondulazioni impresse sul disco, il
cui susseguirsi rappresenta quell’unico solco che, avvolgendosi
60 SUONO aprile 2016
La testina come è fatta
a spirale con spire via via più strette, dà al disco il suo aspetto
finemente rigato e a tratti più o meno lucido. D’altra parte il segnale
che “esce” dal fonorivelatore è un segnale di natura elettrica,
con una differenza di potenziale più o meno elevata, espressa in
millivolt, destinato poi a essere amplificato: la delicatezza del
compito è legata (oltre che, in generale, alle problematiche del
trattamento di segnali deboli) al fatto che lo stilo deve essere in
grado di seguire tutte le tortuosità del solco con una certa facilità
e con il minor peso possibile, in modo da poter rilevare tutte le
informazioni meccaniche in esso contenute e “averne in cambio”
un numero elevato da trasformare in elettriche, ottenendo così
un segnale il più completo possibile da traferire all’amplificatore,
senza tuttavia deteriorare il solco. Da quanto è stato detto finora
possiamo ricavare un concetto essenziale per ciò che concerne la
costituzione del fonorilevatore:
Il fonorilevatore è costituito da due elementi: una parte
mobile, incaricata di seguire nel miglior modo possibile
le tortuosità del solco, rappresentata dalla puntina e
dal complesso che la sostiene, e una parte elettrica o
elettromagnetica, incaricata della traduzione di questa
“energia di movimento” in energia elettrica.
Per quanto riguarda il dispositivo mobile va da sé che aumentando
la pressione della puntina sul solco questa seguirà in modo
migliore le sue tortuosità; d’altra parte una pressione elevata
deteriora facilmente il disco e la puntina stessa. Di qui il bisogno
di avere una massima cedevolezza e una minima massa
dell’equipaggio mobile. Massima cedevolezza affinché alle
frequenze basse la puntina possa avere ampie escursioni senza
essere frenata dal sistema di sospensione; minima massa cosicché
alle frequenze medie e alte le forze agenti sulla puntina diano
accelerazioni sufficientemente elevate per farla vibrare velocemente
e quindi seguire perfettamente la modulazione dei solchi
(per questo motivo, tra l’altro, quando un pick up è adoperato a
un peso insufficiente, si ha distorsione nei suoni acuti: le forze
agenti sulla puntina non bastano a imprimere alla sua massa le
accelerazioni volute, F = ma, e a frequenze elevate la puntina non
ce la fa a seguire le ondulazioni del solco).
Questo primo elemento, quello che “preleva” il segnale meccanico,
è formato da una microscopica punta (puntina) in materiale duro,
principalmente diamante (anche il modo in cui viene tagliato è
determinate: se si rispettano gli assi di cristallizazione si ottiene
un sistema più resistente all’usura), ancorata a un’astina in genere
metallica (cantilever): la puntina segue le ondulazioni del solco
e trasmette il movimento attraverso il cantilever al sistema di
trasduzione. In teoria il complesso puntina-cantilever dovrebbe
essere completamente passivo ma, nella realtà, presenta non
pochi problemi come, ad esempio, per quanto riguarda il contatto
solco-puntina, la risonanza del cantilever e la cedevolezza
della sospensione. Inoltre, sebbene la puntina ideale dovrebbe
presentare un profilo identico a quello del bulino incisore, uno
stilo così realizzato (a sezione triangolare) rovinerebbe in breve
il solco stesso! Per questa ragione sono stati sviluppati nel tempo
Stilo & solco
Lo stilo incisore dei dischi è a sezione triangolare; durante l’incisione
di un’onda sinusoidale di frequenza elevata esso scava un solco che ha
larghezza massima in corrispondenza della massima escursione dello
stilo e minima quando questo taglia il centro dell’oscillazione. Ciò
è dovuto al fatto che lo stilo vibra sempre in senso radiale rispetto al
disco che gira (a). Quindi il solco inciso non ha larghezza costante ma
massima verso gli estremi e minima verso il centro della oscillazione.
La puntina di lettura conica (b) prende appoggio sul solco in due punti
(p-p) diametralmente opposti e posti perpendicolarmente alle pareti di
quest’ultimo; i punti di tangenza variano quindi contemporaneamente
e non coincidono con quelli dello stilo incisore. La puntina ellittica (c),
invece, riesce a leggere il solco così come è stato inciso.
tipi di puntine con differenti tagli che tentano di raggiungere il
miglior compromesso fra un buon contatto solco-puntina e una
moderata usura dei dischi stessi e altrettanti tipi di materiali
impiegati nella realizzazione del cantilever e delle sospensioni
dello stesso. Due i “tagli” principali, conico ed ellittico, anche
se le differenze tra i vari tipi si traducono in qualche micron in
più o in meno delle caratteristiche geometriche della curvatura.
La differenza tra i due tipi consiste, in sostanza, nella diversa
quantità di superficie della puntina che prende contatto con il
solco, elemento che assume una certa rilevanza in funzione di
come è stato generato il solco presente sul disco: in sostanza lo
stilo “ellittico” si ottiene molando la faccia anteriore e quella posteriore
del cono effettuando un’ulteriore smussatura degli angoli.
Il solco inciso, infatti, non ha larghezza costante ma massima verso
gli estremi e minima verso il centro dell’oscillazione. Quando una
puntina conica segue un solco di larghezza variabile, accade che
nei tratti in cui questo è più largo la puntina penetra maggiormente,
mentre dove il solco si restringe il cono della puntina è
costretto a risalire. Si ha allora un movimento verticale indesiderato
(pinch effect) dello stilo, che talora non riesce a seguire
la traccia e salta le oscillazioni incise a frequenze alte causando
distorsione e fruscio (shock noise). Una puntina ellittica la cui
sezione disposta con l’asse maggiore in senso trasversale rispetto
al solco si insinua meglio tra le tortuosità di esso, mantenendo
così un movimento verticale molto ridotto rispetto a quello di
SUONO aprile 2016 61
SELECTOR SPECIALE VINILE
I tipi di fonorilevatori
Piezoelettrica
La puntina trasmette le vibrazioni causate dalle asperità del solco a due barrette
di cristallo o di ceramica, che hanno la proprietà di generare corrente
proporzionale alle deformazioni impresse dalle vibrazioni ricevute. Sulle
due facce di ciascuna delle due barrette è applicato un filo; i due fili di ciascuna
barretta ricevono, quindi, il segnale elettrico generato dalla barretta
stessa e lo inviano così all’amplificatore. La tensione del segnale in uscita è
generalmente alta per questo tipo di testine ed è dell’ordine di 200-300 mV
e, a volte, anche di 500 mV.
A condensatore
I movimenti impressi attraverso la puntina al cantilever fanno variare la distanza
fra le piastre mobili e le piastre fisse. Esse sono caricate elettrostaticamente
(con alimentatore a parte o a electret) e un apposito circuito esterno
trasforma l’informazione in segnali elettrici.
A semiconduttori
Il sistema di trasduzione è realizzato con elementi in materiale semiconduttore
la cui resistenza elettrica varia in funzione delle vibrazioni trasmesse
dalla puntina. Un apposito circuito elettronico esterno provvede a trasformare
tali variazioni in segnali elettrici.
A riluttanza variabile
L’equipaggio puntina / cantilever è fissato in maniera solidale a due nuclei
di ferro dolce, inseriti ciascuno nel traferro di un magnete ad anello, sul
quale sono state avvolte numerose spire di filo. Le vibrazioni della puntina
provocano delle variazioni di intensità del campo magnetico generato dal
magnete. L’avvolgimento raccoglie poi queste variazioni e le trasforma in
segnale elettrico che viene inviato all’amplificatore.
A magnete indotto
La puntina, attraverso il cantilever, è collegata a delle barrette in ferro
dolce che vengono magnetizzate da un magnete permanente, fisso. Le
barrette così magnetizzate si muovono all’interno di due bobine provocando
variazioni di flusso magnetico trasformate poi dalle bobine
stesse in segnali elettrici.
Fotoelettronica
Le vibrazioni del cantilever, collegato a un apposito schermo, modulano la
quantità di luce trasmessa ai fotodiodi. Un circuito elettronico esterno provvede
a trasformare le informazioni determinate dalla variazione del flusso
62 SUONO aprile 2016
La testina come è fatta
luminoso presenti ai capi dei fotodiodi in segnali elettrici. Fu una delle prime
soluzioni adottate e poi abbandonate ma gli stessi principi sono stati applicati
su una versione odierna di questa soluzione tecnologica.
A magnete mobile (magnetodinamiche – MM)
Il cantilever è collegato solidarmente con una coppia di magneti che si muovono
all’interno di due anelli in ferro dolce. Le variazioni di flusso vengono
recepite dalle bobina e trasformate in segnali elettrici.
A bobina mobile (elettrodinamiche - MC)
La puntina è legata solidamente a due bobine, ciascuna delle quali è immersa
in un campo magnetico generato da un magnete ad anello (per questa
ragione l’eventuale sostituzione dello stilo non è possibile facilmente). L’elemento
mobile è quindi la bobina stessa che, muovendosi grazie alle vibrazioni
impressegli dalla puntina all’interno del campo magnetico, genera
segnali elettrici.
una conica, con conseguente riduzione di distorsione. Per contro
la diminuzione della superficie di contatto con le pareti laterali
del solco, a parità di peso di lettura, comporta un aumento della
pressione a cui è sottoposta la puntina. Nel tempo è stato svolto
un affinamento di questo tipo di taglio che consentisse di ridurre
ulteriormente il raggio di curvatura longitudinale aumentando
al tempo stesso l’area di contatto, in modo tale da contenere
un’eccessiva usura del solco. Sono nati così profili particolari
fino al caso estremo costituito dal taglio elaborato da Van Den
Hul, che ha proposto un profilo che si avvicina molto a quello
del bulino incisore (il raggio di curvatura è vicinissimo agli 85
micron sulla linea di contatto, mentre quello in longitudinale
è di pochissimi micron). In questo modo si ottiene un’ampia
area di contatto e un’usura del solco presumibilmente ridotta;
per contro un fonorivelatore realizzato con questa geometria
di taglio richiede una regolazione maggiormente accurata sia
dell’azimuth che del VTA.
In assoluto più il raggio della puntina è piccolo più facilmente
questa si insinua fra le tortuosità del solco, nelle zone larghe
di esso. Una puntina troppo piccola, però, sprofonda e non ha
più un appoggio regolare sui fianchi; uno stilo di dimensioni
ridotte, inoltre, è più delicato e non sopporta un peso eccessivo.
Per le puntine coniche vi sono due misure standard del raggio
di curvatura: 0,5 millesimi di pollice pari a circa 13 µ (1 micron
= 1/1000 di millimetro) e 0,7 mil., pari a circa 18 µ. La più piccola
è adatta per pressioni d’appoggio inferiori ai 2 g e la più
grande per quelle superiori. Le migliori testine equipaggiate
con puntine biradiali (ellittiche) usufruiscono di un raggio di
curvatura massimo disposto trasversalmente al solco. Come
abbiamo anticipato questa forma permette allo stilo di seguire
in modo migliore l’incisione (i raggi di curvatura più adoperati
sono di 0,7 x 0,2 mil., pari a 18 x 5 micron).
Per quanto riguarda invece l’altra sezione del pick-up (il trasduttore),
la conversione del segnale da meccanico in elettrico è realizzata
in vari modi, ciascuno dei quali si basa su un diverso principio di
funzionamento. Proprio su questa diversità nel modo di trasformare
il segnale è basata la distinzione del tipo di testina. Tralasciando le
prime realizzazioni appartenenti ormai alla storia della riproduzione
sonora, ne esistono diversi tipi (nel box i relativi schemi di
realizzazione) che, sostanzialmente, si riallacciano a due soluzioni
base, quella piezoelettrica, la cui qualità di riproduzione non è
mai stata molto elevata (anche il costo era molto basso) e ne ha
sostanzialmente decretato una rapida obsolescenza di fronte alle
esigenze Hi-Fi, e quella delle testine basate sul fenomeno dell’induzione
elettromagnetica (testine magnetiche). Di queste ultime
ne esistono vari tipi ma le più in voga al momento sono a magnete
mobile (MM) e a bobina mobile (MC); differiscono tra loro non per
il principio di funzionamento ma per il modo con cui ciascuna di
esse realizza la variazione del campo magnetico.
A causa della presenza di magneti e avvolgimenti, il problema
fondamentale nella progettazione di questo tipo di testina consiste
nella riduzione del peso. Il sistema di trasduzione magnetica ha,
inoltre, un rendimento basso e il bisogno di riduzione del peso degli
avvolgimenti e del magnete peggiora ancora di più la sensibilità
di questi pick up (0,5-5mV/cm sec).
SUONO aprile 2016 63
SELECTOR SPECIALE VINILE
15°
Le dimensioni di un magnete: si possono immaginare le problematiche
relative alle tolleranze (devono essere minime) che imppongono ai
costruttori di accoppiare i magneti, dopo averli misurati, per caratteristiche
simili al massimo.
Occorre, dunque, un’amplificazione di maggior potenza e, quindi,
una maggior attenzione al problema del rapporto segnale/rumore
nella sezione di preamplificatore. Oltre la bassa sensibilità le cartucce
magnetiche pongono un altro problema, quello del rumore
che viene captato dagli avvolgimenti dal campo elettromagnetico
generato dal motore e dalle parti in movimento del giradischi.
Le moderne testine hanno efficienti schermature ma sarà bene
assicurarsi che anche il giradischi sia di buona qualità. Alcune
caratteristiche importanti di cui si deve tener conto al momento
della scelta costituiscono i dati di targa di ciascun modello; ecco
le principali.
Il livello d’uscita (sensibilità) indica la tensione d’uscita (in millesimi
di volt = mV) in funzione della velocità di modulazione (in
cm/sec). Esistono pick up con livelli d’uscita nell’ordine di 4 mV
per cm/sec e altri con livelli d’uscita molto minori. Questi ultimi
sono generalmente di miglior qualità (diminuendo la massa del
sistema mobile si abbassa la sensibilità) ed esigono una maggiore
attenzione nell’interfacciamento, influenzato anche dall’impedenza
e dalla capacità di carico del fonorivelatore: l’amplificatore
al quale un pick up viene collegato deve avere un’impedenza
d’ingresso pari a quella richiesta per ottenere risultati migliori
nella risposta di frequenza e distorsione. Sul valore influiscono
anche i fili di collegamento al preamplificatore…
L’angolo di incidenza
È quell’angolo che forma l’asse della puntina con la perpendicolare
al piano d’appoggio (vedi figura). L’angolo di incidenza deve avere
un’ampiezza di 15°, pari cioè a quella dello stilo all’atto dell’incisione
del disco. Sull’angolo d’incidenza influiscono montaggio della testina
e la geometria del braccio del giradischi.
soggetta alla forza di 1 dyn, lo spostamento è molto inferiore al
centimetro (nell’ordine dei milionesimi di cm), perciò l’indice di
cedevolezza si rappresenta con un numero moltiplicato per 10-6
(milionesimi) di cm/dyn. Si tratta di un valore che non rappresenta
un indice della qualità di riproduzione di una testina ma
risulta strettamente legato al peso stabilito per riprodurre dischi.
I migliori fonorilevatori tracciano a pesi bassi (1-1,5 grammi) e
quindi devono avere un indice di elasticità elevato.
La capacità di tracciamento, strettamente legata alla precedente,
indica invece l’abilità della puntina nello stabilire il
L’equipaggio mobile (puntina, cantilever bobine) di una testina MC
Clearaudio. Come si può intuire nel caso delle MC la sostituzione della
sola puntina è assai problematico!
La cedevolezza è lo spostamento compiuto dalla puntina quando
viene sottoposta all’azione di una forza. Esistono la cedevolezza
orizzontale e verticale, a seconda della direzione della forza applicata.
Si misura in centimetri per dyn; quando una puntina è
64 SUONO aprile 2016
La testina come è fatta
Come va collegato il fonorilevatore
Una norma internazionale ha codificato nel tempo il collegamento
dei fonorilevatori allo shell di un braccio così come segue.
Fonorilevatori a 3 fili canale destro filo rosso 2
canale sinistro filo bianco 1
massa comune filo nero 5
Fonorilevatori a 4 fili canale destro filo rosso 2
canale sinistro filo bianco 1
massa destra filo verde 4
massa sinistra filo blu 3
Fonorilevatori a 5 fili canale destro filo rosso 2
canale sinistro filo bianco 1
massa destra filo verde 4
massa sinistra filo blu 3
massa comune filo nero 5
corretto contatto con il solco a tutte le frequenze, anche quando
la modulazione è molto elevata.
Ulteriore parametro da considerare nella scelta della testina è
la risposta in frequenza che non va confusa con la banda di
frequenza: quest’ultima indica soltanto una gamma di frequenze
passante (per es. 20 – 20.000 Hz) e non fornisce indicazioni sulla
linearità della gamma stessa, cioè non indica se questa gamma ha
delle deviazioni né indica l’entità delle deviazioni (caratteristica
espressa in ± dB). Un dato di risposta in frequenza, dunque, per
essere tale deve contenere indicazioni sulla banda di frequenza
passante e sui decibel entro i quali la risposta devia dalla linearità.
Per realizzare le piccolissime bobine che equipaggeranno le testine,
le spire (20 micron di diametro) sono in materiale nobile, al fine di prevenire
gli effetti dell’umidità e della corrosione. Nella foto, una tradizionale
macchina avvolgitrice è stata in parte modificata da Clearaudio per riuscire
ad arrotolare le bobine con spire di dimensione così ridotta!
Giova comunque ricordare che una corretta risposta in frequenza
(una “risposta piatta”) non è di per sé inevitabilmente indice della
qualità del fonorilevatore visto che, se pur in maniera tutt’ora
non categorizzata, a volte una “risposta tormentata” è indice di
una buona musicalità del componente!
Un altro valore di cui tenere conto è la separazione fra i canali
che indica la silenziosità di un canale quando sull’altro è presente
un segnale. È un dato espresso in dB e quanto più il suo valore
è alto tanto più la separazione sarà accentuata e il canale non
inciso sarà “silenzioso”.
Il bilanciamento tra i canali fornisce il rapporto (in dB) fra il
livello d’uscita di un canale e quello dell’altro quando entrambi
sono pilotati da segnali di uguale intensità. È bene che questo
rapporto sia il più possibile vicino all’unita (pari a 0 dB) per non
avere sbilanciamento tra i canali. È tollerabile un bilanciamento
migliore di 3 db, cioè un rapporto di tensioni minore di 1,41.
In base a quanto esposto si può ben affermare che all’interno della
catena analogica la scelta del fonorivelatore rivesta una grande
importanza rispetto al risultato finale ottenuto e non stupirà, in
ragione della complessità del compito svolto, che pur tenendo in
debito conto i dati tecnici, solo in parte questi sono in grado di
legittimare la qualità del componente che, ai fini di una scelta che
in seguito risulti priva di rimpianti, andrebbe scelto dopo molte
prove d’ascolto in base alla sensibilità musicale e all’“orecchio”
dell’utente; test effettuati in condizioni il più possibile simili
a quelle del futuro esercizio. Una chimera, una possibilità o
un’opzione che dovrebbe caratterizzare il corretto rapporto tra
venditore e acquirente?
SUONO aprile 2016 65
SELECTOR SPECIALE VINILE
di Paolo Corciulo e Carlo D’Ottavi
La lettura analogica
alternativa
Sin dai primordi e poi nell’arco del tempo gli sviluppatori hanno cercato soluzioni alternative a quelle dei
fonorilevatori tradizionali e la ricerca, magari lentamente, ha continuato a progredire fino ai giorni nostri…
con il messaggio analogico attraverso la
luce, minimizzando i tradizionali errori e limiti
“Giocare”
nella lettura del solco nero… Un obiettivo, un sogno
o un’utopia? L’idea di leggere i solchi di un disco in vinile
tramite fasci di luce non è certo una novità visto che già mezzo
secolo fa alcuni tecnici giapponesi si tuffarono in questa impresa.
I primi esperimenti si perdono nella notte dell’alta fedeltà, anzi
nell’era… mono!
La testina Philco “Beam of Light” prodotta nel 1941 e nel 1942
serviva a leggere il 78 RPM e utilizzava un equipaggio costituito
da un piccolo specchio attaccato allo stilo e un fascio di luce focalizzato
sullo specchio che colpiva una cella solare in grado di
produrre un segnale audio. Si trattava di un sistema inaffidabile
e difficile da mettere a punto, presto abbandonato da chi si occupava
della riproduzione sonora. L’avvento della riproduzione
stereo ripropose questo tipo di soluzione (testina fotoelettronica
66 SUONO aprile 2016
UN FASCIO DI LUCE PER L’aNALOGICO
DS Audio DS W-1
Prezzo: €8.900,00
Distributore:
Audiogamma - www.audiogamma.it
Tensione di uscita (mV): 500
Forza di appoggio (g): 1,3 - 1,7
Separazione canali (dB): >20
Stilo: diamante taglio Shibata su cantilever
in boro
Note: sistema di lettura ottico, corpo in
alluminio. Stadio di equalizzazione e
alimentazione dedicata a parte.
Schema del funzionamento del fonorilevatore fotoelettronico.
Risposta in frequenza (HZ): 20 – 40.000
Tensione di uscita (mV): 150 at 1 kHz
Forza di appoggio (g): 1.5 (+-0.5)
Fonorilevatore Toshiba C-100P
Bilanciamento canali: +-1dB
Stilo: 0.3 x 0.8 mil (ellittico)
Peso: 15 g
– vedi in altra parte di questo speciale) da parte di Trio (poi divenuta
Kenwood) con il modello Supreme 20, che utilizzava una
soluzione basata su un rilevatore costituito da una fonte emittente
luce e una maschera mobile applicata sulla fotocellula sul cantilever.
Anche Toshiba tramite il suo marchio audio Aurex ottenne
un discreto successo con la C-100P che utilizzava una soluzione
simile: utilizzava però feritoie e foto transistor. In ambito vintage
questo tipo di prodotti è difficilmente reperibile perché già in
esercizio il successo fu molto modesto in ragione delle grandi
difficoltà di messa a punto (molto lineare in ampiezza, questo tipo
di testina era particolarmente sensibile allo spostamento dello
stilo e necessitava di un sistema di equalizzazione differente da
quello che ottempera lo standard RIAA / IEC).
Uno dei passi in avanti più significativi nel rapporto tra la luce e
l’analogico è avvenuto invece quando è stata introdotta la vera e
propria lettura dei solchi analogici dei dischi tramite un raggio
laser. Il sistema, che non prevedeva il contatto meccanico tra
solco e lettore, prometteva di realizzare il grande sogno di ogni
appassionato: non usurare i dischi o il lettore.
Sanju Chiba, fondatore e presidente di ELP Japan, nel 1989 viene
a conoscenza di questo sistema e se ne innamora. Purtroppo è
il periodo di massima espansione del CD e pochi guardano ancora
al vinile, tanto più in una forma “ibrida”! Il sistema Laser
Turntable Technolgy (LT) vivacchia dunque fino a che Chiba non
decide di operare in prima persona rilevando il brevetto e dando
vita a una sua azienda per lo sviluppo del sistema che, comunque,
non avrà poi vita facile: un problema difficilmente risolvibile era
rappresentato dalla polvere, visto che il lettore ELP non poteva
distinguere tra il profilo del solco e quello contenente sporcizia.
A dire il vero questo accade anche con i tradizionali fonorilevatori
ma fino a un certo limite: lo stilo sposta in avanti, come una sorta
di vanga, la sporcizia, riducendo gli inconvenienti. Il lettore laser
del giradischi ELP non faceva invece distinzioni, non essendoci
contatto tra solco e rilevatore...
Poiché la possibilità di disporre di un sistema che non utilizza
la lettura a contatto (e dunque non consuma né genera attriti di
qualche tipo) è estremamente interessante, Chiba non demorde
e, dopo anni di balbettamenti, il sistema è oggi comunque una
realtà, declinata in due modelli (LT basic e LT master) dal succeso,
però, modesto, forse a causa del prezzo elevato, superiore
ai 10.000 dollari.
Altra storia quella di DS Audio, marchio recentemente apparso
anche nel nostro paese e considerato all’avanguardia nella ricerca
foto-ottica (tra l’altro ha contribuito allo sviluppo, con Microsoft,
del mouse ottico). Alla sua guida Tetsuaki Aoyagi, un analogista
convinto che, forte del know how familiare, ha risvegliato l’interesse
per la tecnologia fotoelettronica e reingegnerizzato la soluzione
SUONO aprile 2016 67
SELECTOR SPECIALE VINILE
2 x 4 cm l’ingombro (con un peso di 4 grammi) dell’adattatore A/D per fonorilevatori
MM della Behond che opera la conversione del segnale analogico nel dominio
digitale a 768 kHz .
proposta da Toshiba. Il fonorilevatore DS W-1 sfrutta entrambe
le tecnologie di lettura, meccanica ed ottica. Lo stilo di lettura è
un diamante a profilo Shibata ed è montato su un cantilever in
boro. Pur aggiungendo la massa dei fasci laser il peso complessivo
è modesto, 6,5 grammi, e anche il peso di lettura, intorno a 1,5
grammi, è nella norma: il corpo in alluminio del fonorivelatore non
Sanju Chiba, e il suo lettore analogico al laser ELP.
contiene infatti pesanti bobine o magneti. Il DS W-1 utilizza invece
una sorgente di luce, un LED miniaturizzato che è alimentato
da un equalizzatore / alimentatore incluso (che sostituisce il
tradizionale stadio fono) tramite i cavi del braccio e il cablaggio
interno al braccio. I solchi del disco trasmettono vibrazioni al
sistema stilo / cantilever al quale è collegato un micro specchio
illuminato dal LED che modula queste variazioni luminose, poi
prelevate da un sensore foto elettrico. Questo fotodiodo converte
la luce in un segnale elettrico, inviandolo indietro attraverso
il cablaggio braccio all’unità dell’equalizzatore / alimentatore,
che amplifica il segnale in uscita equalizzato RIAA a livello di
quelli di linea.
Tutto avviene in analogico, senza conversioni AD o DA di alcun
tipo. Secondo il costruttore i sistemi tradizionali, MM o MC che
siano, sono basati su un sistema proporzionale alla velocità con
cui si muove lo stilo: maggiore la velocità dello stilo, maggiore
è il livello del segnale in uscita. Nel W-1 si sfrutta l’ampiezza
proporzionale e l’intensità del segnale è legata a quanto si muove
lo stilo. Secondo DS questo permette di semplificare lo stadio
pre-phono, la risposta in frequenza è lineare da 1 Hz in su e
non è necessario compensarla, con la famosa curva RIAA. Perché
“riesumare” un sistema che, già al tempo, non aveva avuto
particolare successo? Perché tempi e tecnologie sono cambiati,
ovvio, ma soprattutto perché, almeno in via teorica, la soluzione
fotoelettrica prospettava la possibilità di ottenere una risposta
più ampia e che, soprattutto, si estendesse molto nella porzione
delle basse frequenze (fino a 1 Hz!). Il sistema è ora disponibile
in molti paesi trai quali l’Italia e sarà dunque a breve possibile
verificare la validità di questa soluzione.
Un approccio totalmente digitale, invece, è quello di Behond che
con un certo clamore, peraltro nebulizzato nel corso del recente
passato, quattro anni fa presentò al Monaco Hi-end un sistema
di conversione A/D miniaturizzato da posizionare direttamente
sullo shell del braccio, il più vicino possibile ai cavi del segnale
provenienti dal fonorilevatore (entro i 30 mm), soluzione considerata
dalla casa tedesca per minimizzare le perdite di qualità
lungo il percorso del segnale analogico. In questo modo il segnale
viene preamplificato e convertito da due separati A/D, uno per
canale, e l’applicazione della RIAA avviene nel dominio digitale; è
possibile scegliere tra le curve più opportune secondo il bagaglio
di pro e di contro connaturati a questa modalità di manipolazione
del segnale analogico.
Al posto del tradizionale stadio fono il sistema a lettura ottico DS W-1 prevede un
apposito alimentatore/equalizzatore che consente il collegamento diretto ad un
ingresso linea dell’amplificatore.
68 SUONO aprile 2016
Un grande passato è propedeutico
per un gioioso futuro.
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SELECTOR SPECIALE VINILE
A cura della redazione
Setup in 6 mosse
La messa a punto del fonorilevatore
rappresenta indiscutibilmente uno dei
banchi di prova di maggior difficoltà
per l’appassionato (tanto che in
tempi recenti sono apparsi i primi
giradischi con testina premontata);
quest’operazione, infatti, richiede
conoscenze sia di elettronica che di
meccanica da applicare, almeno in
parte, già a priori, quindi ancor prima
di accingersi al montaggio del pick up,
nella fase di scelta e nella difficile arte
che porta a ipotizzare se e come gli
elementi della catena Hi-Fi potranno
convivere.
Partiamo allora proprio da qui, dall’interfacciamento, visto
che quando montiamo la testina sullo shell e applichiamo
i pin-jack dei cavi di collegamento all’ingresso phono
dell’amplificatore operiamo un “interfacciamento” della testina
all’ampli, ovvero offriamo alla testina un particolare carico le
cui caratteristiche dipendono esclusivamente dalla capacità dei
cavi e dalla resistenza e capacità del pre ampli RIAA. In queste
condizioni il pick up esibirà una ben determinata risposta in
frequenza. Come abbiamo già sottolineato, nella sua rappresentazione
più elementare un fonorivelatore è costituito da due
sezioni ben distinte: una addetta a leggere informazioni incise
sul solco e trasmetterle all’interno del pick up (la puntina e il
cantilever), l’altra che trasforma tali vibrazioni in variazioni di
flusso magnetico (il magnete ad anello e il nucleo in ferro dolce
nei sistemi a riluttanza variabile, il magnete mobile e l’anello in
ferro dolce in quelli a magnete mobile). Le variazioni di flusso
sono captate da una bobina, che è finalmente connessa ai cavi.
È importante osservare che al fine di garantire un adeguato
livello di tensione in uscita le spire di questa bobina devono
necessariamente essere migliaia, e in rame (o altro conduttore)
finissimo. Da un punto di vista elettrico, il pick-up non è affatto
assimilabile a un generatore ideale di tensione (argomento e
modulo dell’impedenza prossimi allo zero), bensì a un’induttanza
con una resistenza in serie. Questo circuito altro non è
che un filtro passa-basso, la cui presenza è in grado di modificare
considerevolmente la risposta complessiva del pick up.
In genere (e fatti salvi altri fattori, quali ad esempio la necessità
di ottimizzare altre prestazioni, quella di contenere i costi, le
tolleranze di produzione e via dicendo) i costruttori dimensionano
questo passabasso in modo che la risposta meccanica del gruppo
puntina – cantilever – sospensione, sempre caratterizzata da un
picco sulle alte dovuto alla risonanza meccanica dello stesso, sia
adeguatamente riequilibrata. Affinché ciò si verifichi occorre che
l’impedenza (resistenza e capacità in parallelo) “vista” dal pickup
assuma caratteristiche ben determinate. È possibile in una
certa misura modificare in questa impedenza sia la parte resistiva
(determinata dal pre ampli RIAA) che quella capacitiva (determinata
dalla lunghezza e costituzione dei cavi di collegamento,
oltre che da eventuali condensatori interni al pre), nel tentativo
di ottenere il miglior interfacciamento possibile che sarà il frutto
di un’ottimizzazione della capacità e della resistenza del sistema
testina – cavi – ingresso fono.
70 SUONO aprile 2016
udimenti di messa a punto
Come ottimizzare la capacità di carico
Ai fini della linearizzazione della risposta complessiva, l’operazione
più importante è quasi sempre costituita dall’ottimizzazione
della capacità di carico dato che variazioni dell’ordine di poche
decine di pF determinano modificazioni della risposta delle alte
frequenze (generalmente oltre i 7 - 8 kHz), ampie anche alcuni
dB. Alla entità di questo valore contribuiscono sia i cavetti di
collegamento con il giradischi che il preampli RIAA (cablaggi
interni, condensatori in parallelo), e di questi fattori bisogna
tener conto nell’interfacciamento. Supponiamo di utilizzare un
giradischi con capacità dei cavi pari a 170 pF, e un pick up che
richiede 430 pF per fornire le migliori prestazioni. Se collegassimo
semplicemente giradischi e ampli, la testina “sentirebbe”
solo 170 pF, insufficienti a garantire l’adeguata linearità alle note
più alte dello spettro. Occorrerà conseguentemente selezionare
sul pre fono (ove questo sia possibile) il valore di carico pari a
260 pF. Naturalmente i valori di carico disponibili sul pre sono
limitati ma è utile sapere che variazioni della capacità di carico
minori di 50-60 pF non introducono sensibili modificazioni del
timbro e possiamo dunque considerare questo il nostro range di
tolleranza. Ben più difficile è invece operare una riduzione della
capacità di carico quando quella offerta dai cavi e dal pre ecceda
già l’ottimale. Se, infatti, in qualche caso è possibile accorciare
i cavi, rimane sempre il problema della determinazione della
capacità raggiunta. L’unico rimedio realmente efficace è molto
probabilmente quello di sostituire il giradischi e/o il pick up.
Come ottimizzare la resistenza di carico
Una manovra maggiormente critica e limitativa della precedente
è quella che consente l’ottimizzazione della resistenza di carico,
anche perché spesso va effettuata all’interno del pre fono. Concettualmente
l’operazione consiste nel mettere in parallelo alla
resistenza di ingresso dell’ampli un’altra resistenza di valore
adeguato e disaccoppiarle tramite un condensatore, onde evitare
lo spostamento delle polarizzazioni che potrebbe verificarsi.
Alcuni preamplificatori consentono di alloggiare direttamente
sugli stampati, mediante connettori “plug-in”, le resistenze
aggiuntive, altri dispongono di valori presettati. Se nessuna di
queste soluzioni si rivela quella adatta e non si vuole cambiare
il pre fono, è possibile agire in maniera molto più “casareccia”,
montando la resistenza e il condensatore (operazione che va
effettuata su ogni singolo canale) il più possibile vicino al vero e
proprio stadio di preamplificazione, minimizzando all’estremo i
cablaggi. Probabilmente occorrerà qualche prova per cercare la
migliore dislocazione dei componenti ai fini del ronzio indotto ma
si tratta di una soluzione che, a causa delle conseguenze indotte,
va affrontata unicamente con grande conoscenza della materia...
Quanto finora affermato è valido per le testine a magnete mobile
mentre quelle a bobina mobile, essendo le loro bobine costituite
da poche decine di spire, sono caratterizzate da valori altrettanto
bassi di resistenza e induttanza. Le caratteristiche del carico sono
pertanto praticamente ininfluenti ai fini della risposta complessiva.
Attenzione, tuttavia, perché questo vale solo nel caso di un
accoppiamento diretto (o, al limite, tramite un “pre-pre”) del
pick up all’ampli. Se viceversa tale accoppiamento è realizzato
tramite un trasformatore si può ricadere nei problemi di interfacciamento
tipici delle testine “convenzionali”. Spesso, tuttavia,
neanche l’interposizione del trasformatore rende particolarmente
sensibile la risposta dal tipo del carico.
Setup meccanico
Una volta scelti gli elementi del sistema analogico (testina –
braccio – giradischi – pre fono) sulla base di una compatibilità
elettrica occorre effettuare il setup meccanico che si basa su
antiche quanto salde “regolette” che proveremo a riassumere per
sommi capi, partendo innanzitutto da come e dove sistemare il
giradischi. Ecco i punti fondamentali:
1) Trovare un luogo estremamente stabile ove collocare l’apparecchio,
che deve essere poggiato su una base di sostegno costruita
con materiale il più inerte possibile (attenzione, quindi, ai vani
interni dei mobili!).
2) Disporre l’apparecchio perfettamente in orizzontale (esistono
apposite “livelle a bolla” adatte allo scopo), sia mentre si
effettuano le varie regolazioni sia nell’installazione definitiva,
evitando assolutamente ogni collocazione provvisoria o che non
offra sufficienti garanzie di stabilità.
3) Non porre il giradischi in un luogo direttamente investito dal
suono proveniente dai diffusori (e assolutamente non sistemarlo
sopra uno di essi!).
4) Migliorare l’isolamento meccanico dell’apparecchio, utilizzando
sospensioni elastiche aggiuntive e basi di materiale inerte.
5) Tenere lontano il giradischi da eventuali superfici rivestite in
moquette: quest’ultima, con il tempo, può caricarsi elettricamente
e, di conseguenza, “caricare” anche il disco posto sul piatto.
Da un punto di vista elettrico, il pick-up è assimilabile a un’induttanza con una resistenza
in serie. È questo il motivo per cui la risposta in frequenza complessiva del trasduttore
(elettrica più meccanica) può essere pesantemente influenzata dalle caratteristiche del
carico, che è schematizzabile con una resistenza e una capacità in parallelo.
SUONO aprile 2016 71
SELECTOR SPECIALE VINILE
6) Cercare di non sistemare il giradischi nei pressi di un altro
apparecchio elettronico (amplificatore, sintonizzatore, ecc.) o,
peggio, sopra di esso; questo sia per evitare la “captazione” di
ronzii e disturbi vari da parte del fonorivelatore e dei suoi fili
di collegamento sia per un migliore isolamento dalle eventuali
vibrazioni meccaniche provocate dall’azionamento di interruttori
e controlli vari sugli apparecchi in questione.
7) Non dimenticare che la distanza giradischi / amplificatore è
in primo luogo condizionata dalla lunghezza dei cavetti di collegamento
in dotazione.
Una volta risolta la “logistica”, si passa alle operazioni di setup
vere e proprie.
A) Regolazione dell’Overhang: affinché l’errore di tangenza
sia il più contenuto possibile, occorre che il valore consigliato dal
costruttore sia rispettato con esattezza; questa condizione può
essere verificata con un righello dotato di scala millimetrica, basta
controllare che la distanza tra puntina e asse del perno (asse, non
bordo!) sia quella consigliata (solitamente 15 - 16 mm). Talvolta il
braccio del giradischi non può essere portato nella posizione opportuna,
in altri casi il costruttore non indica il valore di overhang
consigliato; in queste circostanze, se nemmeno il corpo dello shell
presenta tacche o puntini di riferimento, per l’esatto posizionamento
della puntina si potrà utilizzare un’apposita dima, che permette
di regolare l’overhang in modo tale che l’errore di tangenza si annulli
a una distanza di 6 cm dal centro del disco. Una volta infilato
l’apposito foro della dima sul perno del piatto si dovrà portare la
puntina su un punto di riferimento della dima stessa; se il valore
di overhang è quello giusto, i bordi della testina dovranno risultare
paralleli alle linee tracciate sullo strumento. Se ciò non avviene,
vuol dire che il posizionamento del fonorivelatore non è corretto
e deve esser modificato per tentativi (spostando la testina lungo
lo shell; per far ciò torna utile il fatto di non aver stretto le viti
di fissaggio in maniera definitiva), finché non siano verificate le
condizioni ottimali.
La funzione del trasformatore nelle Moving Coil
Le testine a bobina mobile, essendo costituite da un numero di spire assai
ridotto rispetto a quelle a magnete mobile o riluttanza variabile, non risentono
praticamente della capacità con cui vengono caricate da parte dei cavi
e del pre ampli. Intervenire sulla risposta è però talvolta ancora possibile se
l’accoppiamento al pre è realizzato mediante un trasformatore.
La regolazione del VTA consiste nel posizionare l’intero braccio all’altezza voluta, operazione
che avviene in genere tramite una vite (A) che consente di alzarlo o abbassarlo
fino a che il braccio alzato (2) si trovi in una posizione di circa 6 - 8 mm rispetto al disco.
B) Regolazione del Vertical Tracking Angle (VTA): inserito
lo shell nel braccio bisogna accertarsi che lo stilo, una volta
sollevato tramite l’alza braccio, disti 6-8 mm dalla superficie del
disco. Se ciò non avviene occorre agire sulla vite che consente
di alzare o abbassare l’intero corpo del braccio fino a trovare il
giusto valore; con il comando in posizione elevata il braccio deve
essere totalmente svincolato e libero di muoversi. Se è possibile
anche la regolazione in altezza del fermo del braccio, sarà bene
adattare anch’esso.
C) Regolazione del peso di lettura: prima di tutto occorre
procedere al bilanciamento verticale del braccio. Quest’operazione
è semplicissima: si tratta di spostare il contrappeso posto dietro
al fulcro del braccio sino a che quest’ultimo non sia in perfetto
equilibrio, con il dispositivo di pressione sul disco e l’antiskating
posti entrambi sullo zero. Per far ciò, in alcuni giradischi occorre
ruotare la ghiera graduata posta vicino al contrappeso del braccio
(attenzione: solo la ghiera!) fino a far corrispondere alla tacca di
riferimento incisa sul braccio lo zero della scala dei pesi leggibile
sulla ghiera medesima. Si ruota infine il contrappeso solidalmente
alla ghiera, sino a che non si arriva in corrispondenza del valore di
peso desiderato. In altri apparecchi è invece sufficiente agire sulla
apposita manopola di regolazione del peso di lettura.
D) Regolazione dell’antiskating: una volta scelto e regolato il
peso di lettura, si può regolare anche questo valore. Se, per esempio,
72 SUONO aprile 2016
Clavimania
rudimenti di messa a punto
Regolazione del peso di lettura: spostando il contrappeso in avanti e indietro si trova
il punto di equilibrio del sistema braccio-testina (A); effettuando unicamente la rotazione
della ghiera presente sul contrappeso (B) si imposta il peso di lettura richiesto.
Uno strumento unico
(uno dei pochi claviorgani al mondo)
Un ensemble unico
(Massimiliano Muzzi of Strichen &
Orchestra da camera del Maggio Musicale Fiorentino)
Un programma unico
(per la prima volta i brani per claviorgano eseguiti con un
claviorgano e registrati)
Un’occasione unica
(Villa Rondinelli a Fiesole)
Una registrazione allo stato dell’arte
(realizzato in DXD con la supervisione di SUONO)
Per compensare la maggiore pressione esercitata dalla forza centripeta sulla puntina
di lettura sul lato interno del solco è sufficiente impostare il corretto valore sul
dispositivo di antiskating.
il pick-up lavora con peso di 1 grammo, l’antiskating andrà regolato
per tale valore letto sulla apposita scala corrispondente al tipo di
puntina impiegato (conica, ellittica, Shibata, ecc.), sempre che ci
sia questa distinzione.
SUONOrecords
Per info: http://www.suono.it/E-Shop/
SUONOrecords/Claviorganum-n-SR012
SUONO aprile 2016 73
selector
a cura della redazione
GIRADISCHI
Music Hall Ikura
In meccanica le soluzioni
semplici sono quasi sempre
le più efficaci! Quando
poi queste si rivelano anche
eleganti, sia dal punto
di vista estetico che funzionale,
allora le cose si fanno
decisamente interessanti
soprattutto nei tempi che
corrono in cui si percepisce
una certa stagnazione
dilagante. Da qui a gridare
al miracolo ce ne vuole,
ma si tratta di un inizio che
dovrebbe essere da stimolo
un po’ per tutte le persone
coinvolte, appassionati e
addetti ai lavori. C’è sempre
più bisogno di cose
semplici che funzionano!
Roy Hall è un “maledetto
scozzese”, o almeno
così lo definirebbe
Sam Telling (noto giornalista
di Stereophile - ndr); le diatribe
tra i due, vere o ideate ad arte,
sono note dalla notte dei tempi
dell’Hi-Fi. Testardo e volitivo,
a un certo punto della sua vita
Hall è diventato ambasciatore
della formula value for moneynegli
States (1985), dove si
reca per cercare fortuna con la
distribuzione dei prodotti hi-fi
made in England. Caso vuole che
tra marchi e prodotti non ci sia
un giradischi... E allora Roy, che
conosce tutti nel piccolo e autoreferenziale
enclave del settore,
cosa fa? Ne crea uno tutto nuovo
(1998) che porta il suo nome,
confidando nel successo di una
fascia economica e medio-economica
che negli States quasi
non esiste. Proprio per questa
ragione per ottenere quello che
vuole, un giradischi economico,
deve rivolgersi a chi è in grado
di farli, ovvero alla cara vecchia
Europa... Così la strada di Hall
si incontra con quella di Heinz
Lichtenegger (proprietario di
Pro-Ject) e il crocevia è costituito
dalla LV Litovel, con i suoi
100.000 pezzi l’anno, la più
grande fabbrica produttrice di
giradischi europea (quasi 200
dipendenti). La Litovel è una
vecchia azienda con oltre 50
anni di storia: è stata la sede
Tesla in Cecoslovacchia,
poi controllata
dagli
“invasori” russi, infine società
privata legata principalmente
al marchio Pro-Ject visto che il
90% della produzione è destinata
al mercato dell’analogico. Il
marchio Music Hall nasce così
con il “peccato originale” (per
alcuni) di rappresentare un clone
di Pro-Ject e con il vantaggio
(per altri) di poter offrire, per la
stessa ragione, prodotti ben industrializzati
e a costo contenuto
senza pagare pegno al noviziato
in materia. Peraltro Roy Hall
(che oltre a essere un maledetto
scozzese è anche un cittadino
apolide del pianeta Hi-Fi) non fa
mistero di viaggiare nel mondo
alla ricerca di soluzioni adatte a
ciò che ha in mente di fare (un
accordo simile è quello che lo
lega alla Shanling
per la produzione
di alcune elettroniche
Music Hall)
Prezzo: € 1.299,00
Dimensioni: 46,4 x 14 x 33,7 cm (lxaxp)
Peso: 9,07 kg
Distributore: Tecnofuturo S.r.l.
Via Rodi, 6 - 25124 Brescia (BS)
Tel. 030.2452475 - Fax 030.2475606
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GIRADISCHI Music Hall Ikura
Tipo: completo di testina Telaio: semirigido Piatto: MDF Velocità
(RPM): 33/45 con cambio manuale Braccio: Pro-ject 9 in alluminio
Wow & Flutter (%):+/-0,15 Rumble (dB): 70 Note: fonorilevatore
di serie Ortofon 2M Blue.
74 SUONO aprile 2016
test
Le connessioni sono sul
retro, fissate a un contenitore
metallico schermato, e collegate
direttamente alla sottile filatura
che passa nel braccio e nel
giunto.
e, soprattutto, a come le vuole
realizzare. Così i giradischi Music
Hall da semplici e anonime
tavole evolvono rapidamente in
qualcosa di magari non originale
ma certamente più specifico: un
doppio telaio che prende spunto,
parole di Roy, dai giradischi
Revolver, marchio inglese che
ebbe una certa fortuna negli
anni ’80 (e che Roy Hall ha importato
negli States in passato).
Questa soluzione, declinata con
un certo grado di originalità da
Hall, viene ora utilizzata su cinque
dei sei modelli della casa,
escluso il più economico entry
level. Con l’Ikura, il modello in
prova, assistiamo a un ulteriore
passo da parte del costruttore: la
necessità di personalizzare, dare
anima, ai suoi prodotti. Per la
prima volta, infatti, la creazione
del design viene affidata a un
soggetto esterno: si tratta dello
studio Doing & Done in Illinois
di James Kyroudis. Il risultato è
senz’altro originale per quanto
possa esserlo una tavola (anzi:
due) con dei piedini, tanto da
risultare, dal punto di vista
estetico, quasi un corpo estraneo
nell’attuale catalogo della casa!
Assoluta continuità in termini
di soluzioni costruttive sussiste,
invece, in tutti i modelli, incluso
quello di fascia bassa, che si traduce
nell’adozione di soluzioni
semplici come il telaio, di tipo
rigido, costituito da una tavola
in MDF, fibra di legno di media
densità. Nei modelli intermedi
mmf-5.1 e 7.1 la base è costituita
da due tavole accoppiate tramite
spessori in gomma; l’mmf-9.1,
il modello di punta fino a qualche
tempo fa, è costituito da tre
parti accoppiate tramite spessori
in sorbothane; recentemente è
arrivato un modello che sposta
ancora più in alto, mantenendo
il costo finale sempre entro livelli
più che ragionevoli, il livello
tecnico dei giradischi della casa:
l’mmf-11.1 adotta ben quattro tavole
in MDF, sempre separate
da spessori in sorbothane, con
piedini a levitazione magnetica.
Infine l’Ikura, il cui telaio è costituito
da due pezzi: quello superiore
è la tradizionale tavola
in MDF laccata che accoglie il
cuscinetto del piatto e la base
del braccio mentre il motore è
solidale a quello inferiore dalla
forma di una C. Quest’ultimo
è in contatto con quello superiore
solamente attraverso tre
punti corrispondenti ai vertici
di altrettanti coni in gomma
(nel Revolver le due metà erano
isolate l’una dall’altra da gomma
spugnosa). In corrispondenza di
questi tre coni abbiamo anche
quelli inferiori, regolabili in
altezza, per l’accoppiamento al
piano d’appoggio. Il piatto è realizzato
in spesso MDF bilanciato
dinamicamente mentre il perno
è in acciaio inox e lavora in una
sede rivestita in teflon contenente
un fluido che riduce gli
attriti. Il braccio di derivazione
Pro-Ject da nove pollici termina
con connettori placcati oro RCA.
Di serie, il giradischi monta un
fonorilevatore MM Ortofon 2 M
Blue. Nella realtà le similitudini
con il modello mmf-7.1, oltre
allo stesso prezzo, sono notevoli:
a parte la differente forma del
sub chassis dell’Ikura, il concetto
dei due telai separati tra loro
da elementi smorzanti è lo stesso,
i bracci di chiara derivazione
Pro-Ject 9 sono evidenti. Nell’mmf-7.1
il braccio ha la canna
in fibra di carbonio e porta shell
non rimovibile mentre nell’Ikura
è in un sol pezzo in alluminio.
Il castelletto e la basetta del
braccio sono identici. L’Ikura ha
inoltre, come detto, montata di
serie la Ortofon mentre il modello
mmf-7.1 ne è sprovvista ma,
su richiesta e con un sovrapprezzo
di 200 euro, può arrivare con
un fonorilevatore Goldring Eroica
MC premontato.
Le dimensioni più larghe dell’abituale
consigliano l’installazione
su un ripiano ad hoc più
che su una mensola di quelle
pensate su misura per concorrenti
come i Rega o i piccoli di
casa Pro-Ject; l’assemblaggio,
invece, sebbene si tratti di un
giradischi a doppio telaio, anche
se un po’ sui generis, non porta
via più di qualche minuto: basta
poggiare il telaio superiore
su quello inferiore centrando
gli appositi incavi con le punte
rovesciate del sub chassis e il
gioco è fatto. Un’apposita apertura
in corrispondenza dell’albero
motore consente di porre
la cinghia rettangolare che trasmette
il moto al contro piatto
in plastica con raggi di rinforzo
(ricorda alcuni Rega Planar ed
è comunque installata anche su
gran parte dei Pro-Ject di fascia
economica). Una volta posto il
piatto sul perno di rotazione tutto
il meccanismo viene nascosto
a vantaggio dell’estetica ma non
della praticità: ogni volta che si
vuole ascoltare un 45 giri bisognerà
togliere il piatto per far
passare la cinghia nella puleggia
per questa velocità e poi procedere
nell’operazione inversa se
si desidera tornare ad ascoltare
un 33 giri, come consuetudine
di molti giradischi che tendono
a massimizzare “l’essenza” in
luogo della praticità anche per
contenere i costi. Non proprio il
massimo, anche se i dischi a 45
giri non sono poi così frequenti,
sebbene ottime registrazioni si
hanno proprio nel formato LP
a 45 giri. Per chi vuole incominciare
senza farsi venire i pruriti
da upgrade compulsivo si può
benissimo dare il via all’ascolto
con la Ortofon 2M Blue di serie
già montata. Naturalmente
va regolato il contrappeso in
modo da ottenere il valore di
lettura desiderato e altrettanto
va fatto per l’antiskating a filo.
Gli altri valori, VTA, Azimuth
e Overhang, sono già regolati
in fabbrica. È doveroso ricordare
che l’Ortofon 2M Blue
è un fonorilevatore magneto
mobile da 200 euro di listino e
decisamente superiore a quelli
della serie OM, spesso montati
su giradischi più economici,
da sostituire al più presto con
qualcosa di musicalmente più
dignitoso. In questo caso siamo
su livelli assai superiori e si può
tranquillamente convivere con
un 2M Blue senza grosse rinunce
prima di farsi venire il tarlo
del desiderio di miglioramento,
che l’Ikura può comunque sostenere
e meritare. L’ascolto in
configurazione standard, come
detto, ha mostrato un livello già
ottimo a cominciare dalle voci.
La voce di Cassandra Wilson è
ricca soprattutto in gamma bassa
con un timbro tutto suo, molto
caldo che, nel famoso New
Moon Daughter, duetta spesso
SUONO aprile 2016 75
selector
La cinta scorre
sulla puleggia in
alluminio del
motore (con due
gole, una per il 33
giri e l’altra per il
45) e sul contropiatto
in plastica
fissato sul perno di
rotazione.
Al lato sinistro della base di appoggio è posto il
pulsante di accensione del motore che prende
l’alimentazione a 15VDC da un connettore collocato sul
lato posteriore della base.
I tre coni in gomma si
innestano nelle relative sedi
ricavate nell’MDF, anche se il
foro della sede non ha forma
conica ma si tratta di un foro
realizzato con una punta da
trapano a scalino. La punta
del piede in gomma sembra
risentire della sede non
conica.
commistione interessante
La struttura del giradischi è estremamente semplice ma al tempo stesso
efficace per quanto riguarda l’isolamento dal piano di appoggio e dalle
vibrazioni indotte dal motore. La base, su cui è installato rigidamente il
motore Pro-Ject M500 e lo stabilizzatore di alimentazione, poggia a terra
mentre il pannello su cui sono fissati il braccio e l’asse del piatto è in contatto
con la base tramite tre coni in gomma molto cedevole. L’altro elemento
di contatto fra i due sistemi è la cinta di trascinamento fra la puleggia e
il contro-piatto. Tutti gli elementi “meccanici” sono realizzati da Pro-Ject,
mentre gli altri tre componenti che completano il sistema sono realizzati in
MDF laccato brillante, con lavorazioni meccaniche molto precise anche se
con livelli di finitura non sempre inappuntabili (posti comunque in posizioni
non accessibili). La finitura all’interno non risulta altrettanto brillante e i
bordi delle forature sull’MDF presentano molte irregolarità.
con la chitarra e il basso acustici.
Il medio appare dettagliato,
ben arioso e aperto e la voce di
Cassandra, certamente protagonista,
non si inspessisce e non
tende mai a essere grossolana.
Passando alla classica il violino
di Accardo è ugualmente potente
e deciso, come pure delicato e
sottile alla bisogna. Non ci sono
indurimenti o aggressività sia da
parte dello strumento solista che
del basso continuo, che l’accompagna
giustamente arretrato. In
effetti a sorprendere è l’ariosità e
la dimensione vasta, soprattutto
in ampiezza, della scena. Lo è
meno l’estensione in frequenza,
dove risulta evidente un certo
calo sia in alto che a bassa frequenza,
non tale tuttavia da far
suonare il giradischi con un suono
troppo chiuso o senza energia.
La grande orchestra, infatti,
sa suonare forte e drammatica,
aggressiva dove deve, mantenendo
un notevole dettaglio di
fraseggio e ariosità. L’organo riesce
a scendere nella insidiosa
zona della pedaliera senza che ci
sia perdita di controllo evidente.
Per un sistema di questo livel-
76 SUONO aprile 2016
test Music Hall Ikura
Il piatto è in MDF ad alto spessore tornito equilibrato e laccato. Al centro è
incassata una sede in bronzo in cui si innesta il perno con ottima precisione
meccanica: nonostante l’utilizzo di MDF la rotazione del piatto è molto precisa e
presente solo impercettibili oscillazioni durante il movimento.
lo sono risultati notevoli e per
niente scontati. Con il jazz non
ci sono difficoltà a distinguere e
seguire i vari strumenti, anche
quando suonano insieme, per
via di una valida ricostruzione
timbrica di ognuno di essi. Anche
in tema di velocità negli attacchi
e nei transienti il sistema
Ikura - Ortofon se la cava più che
bene rispondendo con prontezza
e una certa agilità anche sul finire
dei momenti più concitati. Il
sistema non sembra avere grosse
preferenze tra il riprodurre
un fortissimo o un pianissimo,
cosa che vale un po’ con tutti i
generi. Nel complesso il suono
appare piuttosto rilassato, facile
da ascoltare e naturalmente
scorrevole. Con il rock più nervoso
ed elettrico, magari, si desidererebbe
un po’ più di verve
e si nota un certo snaturamento,
leggi compressione, dovuto forse
alla forte pressione del suono.
In effetti basta ridurre un poco il
volume per ritrovare quel comportamento
piacevolmente più
uniforme in tutte le situazioni
che si era notato fino ad ora. In
sostanza l’Ikura è un giradischi
che si fa ascoltare e il cui suono
non diventa mai monocorde o
privo di anima.
Doti che abbiamo imparato ad
apprezzare nei prodotti della
casa, a riprova del fatto che
Roy Hall oltre a essere un buon
commerciante è anche in grado
di individuare le necessità
del mercato e il modo per ottemperarle.
Necessità che, evidentemente,
vista la cesura tra
questo Ikura e gli altri prodotti
della gamma, stanno cambiando
e Hall, da buon “tessitore”, se
n’è accorto. Qui, però, si entra
in un tema ricco di elementi di
indeterminatezza, a cominciare
dal fatto che quella sorta di
patto di non belligeranza tra
Music Hall e Pro-Ject, dove i
due cataloghi si compenetrano
e completano più che entrare in
conflitto, potrebbe interrompersi
e imporre a Hall la ricerca di
un altro fornitore. Inoltre, proprio
in merito ai bisogni del
mercato, non possiamo non
rilevare che uno dei pregi del
“maledetto scozzese” sia stato
fino ad oggi quello di riuscire a
trovare la quadra tra la necessità
di contenere i prezzi e scelte
che minimizzino i compromessi
in grado di condizionare le
prestazioni. Proprio da questo
punto di vista la ragionevolezza
esercitata tra quelle che sono le
soluzioni migliori e quelle più
gradite ha precluso a Music Hall
un intervento radicale su alcune
problematiche (installazione
del motore e vibrazioni indotte
alla struttura) meglio affrontate
da altri, tra cui Pro-Ject (dopo
la forma “ardita” tabeless degli
RPM la casa austriaca è tornata
indietro reintroducendo una
serie di giradischi con forma
“tradizionale” con piatto e copertura).
Gli esami non finiscono mai Mr.
Hall, e siamo davvero curiosi
di vedere se alle innovazioni
cosmetiche ne seguiranno altre
sostanziali... Tutto questo,
naturalmente, è poco più che
una speculazione intellettuale,
legata soprattutto alle possibili
evoluzioni di un mercato, quello
analogico, che sta assumendo
un’accelerazione imprevedibile;
perché, tornando sulla terra e
in un mercato fortemente condizionato
da preconcetti che
rendono tutti gli attori vittime
e carnefici allo stesso tempo (e
dove le soluzioni più efficaci a
volte non si utilizzano “perché
non piacciono”), l’Ikura si inserisce
in maniera assolutamente
competitiva. Il confronto che
viene in mente più facilmente è
con giradischi Rega come l’RP6
o con il Pro-Ject 2Xpierence SB
DC. Il Rega, leggermente più
costoso, appare un po’ più raffinato,
delicato e sottile, specie in
alto, risultando invece perdente
rispetto all’Ikura in termini
di fermezza, dinamica e forza
in basso. Il Pro-Ject, anch’esso
dotato di Ortofon 2M, si pone in
una posizione mediana tra Rega
e Music Hall Ikura.
Insomma, scegliere tra uno dei
tre modelli, tutti riferimenti per
la loro classe, diventa più che
altro una questione di gusti e
preferenze.
suonogramma
1 Capacità di analisi del dettaglio.................... 2
2 Messa a fuoco e corposità................................ 2
3 ricostruzione scenica altezza......................... 1
4 ricostruzione scenica larghezza................... 2
5 ricostruzione scenica profondità.................. 0
6 Escursioni micro-dinamiche............................ 2
7 Escursioni macro-dinamiche........................... 2
8 risposta ai transienti........................................ 1
9 Velocità................................................................ 1
10 frequenze medie e voci...................................... 2
11 frequenze alte.................................................... 1
12 frequenze medio-basse..................................... 2
13 frequenze basse.................................................. 1
14 timbrica................................................................ 2
15 Coerenza............................................................... 1
16 Contenuto di armoniche................................... 1
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed
esprime la congruità della prestazione con prodotti
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.
il voto della redazione
Costruzione ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■
I componenti meccanici sono di qualità superiore
alla fascia di appartenenza; le soluzioni
funzionali molto efficaci innalzano il valore
del prodotto.
Versatilità ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■
Ottime risposte durante l’utilizzo, sia con il fonorilevatore
in dotazione sia con altri anche di fascia
superiore. Non risente in modo particolare
della collocazione anche su basi non sismiche.
Risulta poco user friendly soprattutto cambiando
la velocità.
Ascolto
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■
Risultati lievemente penalizzati dal fonorilevatore
che si comporta molto bene ma determina
l’allineamento verso il basso delle prestazioni.
Miglioramenti facilmente ottenibili anche se il
risultato è comunque soddisfacente.
fatt. concretezza ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■
La semplicità del sistema unita alla concretezza
della componentistica è un’ottima garanzia.
qualità/prezzo ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■
Molti concorrenti ma al momento il prodotto
esibisce un equilibrio molto favorevole in quanto
a prestazioni e concretezza.
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del
prodotto, del marchio e del distributore.
SUONO aprile 2016 77
selector
a cura della redazione
FONORIlEvATORE
KISEKI HEART NOS vs NS
Il mito dell’araba fenice
ben si addice alla tormentata
storia, con tanto di rinascita,
del marchio Kiseki.
Il nome fa pensare subito al
tipico marchio artigianale
di fonorilevatori dell’estremo
oriente, mentre colui che
ha provocato questa piccola
e complicata storia è olandese,
tale Herman van den
Dungen, ovviamente appassionato
negli anni settanta
di Hi-Fi e importatore europeo
di Koetsu, ovvero uno
dei marchi da sempre più
desiderati dagli appassionati
dell’analogico.
I
problemi di van den Dungen
cominciano in seguito
a una certa difficoltà di approvvigionamento
con ritardi
nelle consegne e conseguenti
lamentele della clientela; non è
detto, però, che da una disgrazia
non possa nascere qualcosa di
buono… ! La rete di amicizie tra
ingegneri, appassionati e commercianti
spinge infatti van den
Dungen a realizzare un suo sogno:
costrui
r e
fonorilevatori in
grado di suonare
bene o meglio delle
Koetsu, costando possibilmente
meno. Progettato
su suo disegno, che non
poteva non avere
forti parentele
con
il primo amore, il prototipo
viene realizzato in tre esemplari
dai suoi amici giapponesi. Il
nuovo modello, una volta definitivamente
deliberato, poteva
competere con il piccolo di casa
Koetsu, il Black. Nome: Kiseki
Blue, ovvero Miracolo Blu. Successo
sorprendente e distribuzione
anche negli USA tramite
Dan D’Agostino di Krell. Insomma:
il nome Kiseki, che nel
frattempo si arricchisce di altri
modelli, entra nella ristretta
cerchia dell’Hi-end più apprezzata
e considerata. Ma gli anni,
nel totale delirio digitale, non
sono quelli giusti per una nuova
avventura in
campo analogico: neanche il
Miracolo Kiseki sfugge all’onda
digitale. Nonostante le richieste
di appassionati che si esprimono
sulla rete o sfruttano ogni
fondo di magazzino, Herman
resiste alla tentazione di rimettere
mano alla produzione: è
un commerciante, oltre che un
audiofilo, e ritiene che non ci siano
le condizioni di mercato per
ritentare l’avventura. Verso la
fine del primo decennio
del nuovo secolo
qualcosa però
cambia: il
Prezzo Kiseki Purpleheart N.S.: € 2.990,00
Distributore: Audio Reference S.r.l.
Via Giuseppe Abamonti, 4 - 20129 Milano (MI)
Tel. 02.29.404.989 - Fax 02.29.404.311
www.audioreference.it
Fonorilevatore KISEKI PURPLE HEART NOS
Tipo: MC Tensione di uscita (mV): 0,4 Cedevolezza (cm/
dyne): 15x10-6 Forza di appoggio (g): 1,5 - 2,0 Impedenza di carico
(Ohm): 100 a 47.000 Note: impedenza interna 12 Ohm
Fonorilevatore KISEKI PURPLE HEART NS
Tipo: MC Tensione di uscita (mV): 0,48 Cedevolezza (cm/dyne):
16x10-6 Risp. in freq. (Hz): 20-30.000 +/- 1 dB Forza di appoggio
(g): 2,6 Separazione canali (dB): 35 Stilo: nude line contact 4 x
120 micron Bilanciamento tra i canali (dB): 0,2 Note: capacità di
tracciamento: 80 micron. Impedenza interna: 42 Ohm. Cantilever in
boro 0,3 mm di diametro. Bobine in rame avvolte su un elemento
in ferro puro. Corpo in legno.
78 SUONO aprile 2016
test
vinile stava tornando a vivere
una piccola quanto ormai duratura
e sorprendente rinascita. Lo
spazio per la rinascita di Kiseki
si allarga improvvisamente...
Con quanto restava della produzione
originale e sostituendo
alcuni elementi con altri originali
provenienti dal Giappone,
ecco così rinascere il modello
Blue N.O.S. Centocinque modelli
andati praticamente a ruba.
Ed è tempo anche per una nuova
serie Blue N.S., che sta per New
Style. Non si tratta semplicemente
di riedizioni ma di un
progetto migliorato, a partire da
un corpo metallico leggermente
più piccolo nelle dimensioni per
renderlo più facile da montare
in un comune braccio di massa
media/alta.
Il rilancio del marchio Kiseki
porta a ripresentare, in versione
riveduta e (poco) corretta,
anche un altro suo classico: il
fonorilevatore Purpleheart N.S.
Il nome fa riferimento al tipo di
rivestimento del corpo, in questo
caso ligneo, rispetto a quello
in alluminio del modello Blue
N.S. Il purple heart, amaranto
in italiano (peltogyne il nome
scientifico), è un legno molto rigido
appartenente a una specie
di alberi che crescono in Brasile
e Messico. Viene utilizzato con
successo specialmente nella costruzione
di manici laminati per
le chitarre basso. Caratterizzato
da una grana molto uniforme, è
particolarmente durevole e resistente,
specie nella sua parte
più interna. Essendo leggero e
rigido è quindi ideale per rivestire
la meccanica di un fonorilevatore.
Non è un caso che il
modello Purpleheart N.S. pesi 7
grammi contro i 10 della Blue
N.S. La realizzazione di una tale
carrozzeria è estremamente delicata
e critica, certo molto più
di quella in alluminio, e questo
spiega anche la differenza di
prezzo, circa un terzo di più per
il Purpleheart. Per il resto le diversità
meccaniche ed elettriche
sono davvero minime. Entrambe
montano un cantilever in boro
e uno stilo in diamante lucidato
a specchio dal profilo nude line
contact. Il taglio ellittico di entrambi
vede quello del Purpleheart
lievemente più stretto: 4 x
120 contro i 5 x 120 micron del
Blue. Le prestazioni dichiarate
sono quasi del tutto sovrapponibili,
con un leggero incremento
della tensione d’uscita per il Purpleheart:
0,48 mV contro i 0,44
mV del Blue. La differenza di
peso può essere invece decisiva
per il miglior abbinamento con
il braccio del giradischi che si ha
e questo è forse il parametro che
più può influenzare la resa sonora
di un sistema analogico con
questo modello rispetto all’altro.
A complicare la genealogia
di casa Kiseki ci si mette la versione
N.O.S. (New Old Stock),
definizione presa in prestito dal
settore dei tubi termoionici che
contraddistingue, nel caso dei
fonorilevatori Kiseki, una testina
realizzata nel 2010 - 2011 da un
mix di pezzi originali delle Kiseki
prodotte da tra il 1981-1990
e pezzi attualmente disponibili:
dove possibile si scelgono i pezzi
originali (se migliori di quelli
attuali) altrimenti si opta per
quanto attualmente disponibile.
Aggiunge van den Dungen: “Una
volta che le versioni N.O.S. se ne
saranno andate, saranno andate
per sempre...”. Il sito americano,
ad esempio, non fa alcuna menzione
alle versioni N.O.S.
Ha un senso questa difesa a
oltranza del passato o si tratta
semplicemente di un approccio
vintage alla materia? Il tema è
tutto fuorché ozioso alla luce di
alcuni elementi: poco si è fatto
(o si è ricominciato a fare) negli
ultimi anni nel settore analogico
e, in generale, non sempre gli
allievi hanno superato i maestri,
intendendo con essi i padri nobili
del settore. Alla luce anche
del rinnovato interesse per il
vinile (che come potete leggere
proprio in questo numero
di SUONO sta portando a una
riconsiderazione degli investimenti
nella ricerca) e anche alla
luce di una certa confusione che
certa stampa ha diffuso sulle due
versioni, ci è sembrato interessante
predisporre un confronto
tra versione N.O.S. e N.S di una
Kiseki, complice la disponibilità
da parte dell’importatore della
PurpleHeart in entrambe le versioni.
Che il modello N.S. non sia una
fotocopia del precedente N.O.S.
ovverosia Old Style lo si nota già
a prima vista: la parte superiore
con i fori di fissaggio allo shell
del braccio è ugualmente in al-
SUONO aprile 2016 79
selector
Le differenze fra le due versioni sono evidenti anche riguardo le dimensioni e la
geometria nella disposizione del generatore interno e del cantilever. La versione
N.S. in sostanza è leggermente più piccola, più leggera e con lo stilo “più in vista”
che in precedenza. Il corpo presenta comunque analoghi livelli di costruzione con
un grado di finitura eccellente in entrambi i casi e forse con un tasso di qualità
oggi maggiore rispetto al passato anche se si è forse un po’ perso in termini di
cura artigianale, comunque a tutto vantaggio di un prodotto ottimizzato nella
produzione e apparentemente anche più semplice da realizzare.
Nella versione N.O.S. le bobine sono
visibili e poggiano direttamente
sull’elemento in materiale smorzante.
Il cantilever è immerso nel campo
magnetico modellato dal concentratore
in metallo che fuoriesce dal corpo della
testina. È fatto in boro molto sottile e
con l’estremità molata per accettare la
puntina in diamante.
fratelli non gemelli
La nuova produzione ha determinato,
di fatto, una notevole similitudine
fra le due versioni del prodotto
anche se man mano che si procede
con il giochino di “aguzza la vista” le
differenze, se si osservano i due prodotti
uno vicino all’altro, cominciano
a prender corpo, fino a che quelle
che venivano considerate inizialmente
minime differenze diventano
differenze sostanziali, quasi da ogni
punti di vista. In ogni caso siamo
di fronte letteralmente ad un altro
trasduttore, completamente differente
dal precedente che al limite
condivide il cantilever e la puntina,
anche se, sembra ma non è certo, che
alcune differenze risiedano pure su
quel versante!
D’altronde, le materie prime delle
precedenti versioni non sono più
disponibili e sembra veramente
controproducente farsi realizzare
prodotti ancorati ad un modello
abbastanza antico di produzione
quando, proprio nella geometria dei
magneti e nelle miniaturizzzione
degli avvolgimenti, si son fatti passi
da gigante anche se in un segmento
completamente estraneo al mondo
dell’hi fi (leggi gli hard disk per
l’immagazzinamento dei dati nel
settore informatico). Proprio nella
parte dedicata ai magneti e al generatore
sono stati fatti i cambia-
80 SUONO aprile 2016
test KISEKI HEART NOS vs NS
La placca di sostengo nella versione N.S
è semplificata rispetto a quella N.O.S.
anche se è presente una asola verso la
parte anteriore dove si incastona il corpo
in legno. La parte a contatto con lo shell è
perfettamente in piano e mancano le viti di
fissaggio che riducono la massa complessiva
della nuova versione del pick up.
Nella versione N.S. il cantilever è sempre
realizzato in boro ma con un diametro
leggermente inferiore alla versione N.O.S.
ma lavorato nelle stesso modo anche
per il sistema di fissaggio della puntina.
Il gruppo magnetico e le bobine sono
collocate molto più in profondità e non
sono visibili, ma cambia radicalmente la
geometria del concentratore di campo.
menti più significativi in quanto, le
differenze sono evidenti oltre che
ad un esame visivo anche per quello
che riguarda alcuni comportamenti
durante l’utilizzo.
Ad esempio è abbastanza frequente
che il campo magnetico disperso
intorno al cantilever interagisca
con gli oggetti esterni o si percepisca
avvicinando utensili metallici
ferromagnetici: nel caso della Purpleheart
versione N.O.S. il campo è
molto intenso e ampio (in certi casi
interagisce anche con il piattello
della bilancina elettronica durante
le fasi di taratura del peso) mentre
per quanto riguarda la versione N.S.
il campo esterno è impercettibile e
non si rileva quasi nessuna interazione
se non andandola a cercare con
opportuni stratagemmi. Ciò non vuol
dire che la versione nuova abbia un
campo magnetico meno forte, anzi:
vuol dire quasi in senso generale che
lo ha più intenso e concentrato nel
posto in cui serve. Di fatto la tensione
di uscita è maggiore anche se di
poco rispetto al passato e migliora
anche altri parametri elettrici che
hanno impatto sull’accoppiamento e
sulla messa in esercizio. Considerato
che si tratta del modus operandi del
patron di Kiseki, la scelta di prendere
il meglio da quello che offre il mercato
sembra ancora la soluzione più
valida e virtuosa.
SUONO aprile 2016 81
selector
suonogramma NOS
1 Capacità di analisi del dettaglio.................... 1
2 Messa a fuoco e corposità................................ 2
3 ricostruzione scenica altezza......................... 2
4 ricostruzione scenica larghezza................... 2
5 ricostruzione scenica profondità.................. 3
6 Escursioni micro-dinamiche............................ 2
7 Escursioni macro-dinamiche........................... 2
8 risposta ai transienti........................................ 1
9 Velocità................................................................ 1
10 frequenze medie e voci...................................... 3
11 frequenze alte.................................................... 1
12 frequenze medio-basse..................................... 2
13 frequenze basse.................................................. 1
14 timbrica................................................................ 1
15 Coerenza............................................................... 2
16 Contenuto di armoniche................................... 2
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed
esprime la congruità della prestazione con prodotti
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.
luminio anodizzato oro ma presenta
una discontinuità centrale
dove viene incastonato il corpo
in legno del fonorilevatore. Un
minuscolo coperchio nero copre
le bobine (a vista nella versione
N.O.S), il cantilever in boro
emerge molto di più rispetto a
prima (meno male!), oltre ad altre
piccole modifiche estetiche. Il
cantilever più sporgente facilita
le operazioni di messa a punto
dato che prima era quasi invisibile.
I valori meccanici ed elettrici
cambiano, sia pure non di
molto, ma tra New e Old Style le
differenze ci sono! Il corpo in legno
rimane insolitamente allungato
per cui è meglio fissare prima
le quattro pagliuzze del cavo
phono e poi avvitare allo shell
il fonorilevatore tramite le due
viti. Abbiamo montato il Purple
Heart N.S. al braccio SME 312
da dodici pollici sul nostro SME
20. Nonostante la sua lunghezza
lo si può considerare ancora un
braccio di massa media, ottimo
per abbinamento meccanico
(vedi la frequenza di risonanza
ben al di sotto dell’udibile) e da
un punto di vista geometrico per
le numerose e precise regolazioni
che si possono effettuare in
poco tempo. Visto di profilo il
corpo del Purple Heart è perfettamente
rettangolare; ottenere il
giusto VTA e il parallelismo del
sistema braccio/fonorilevatore
al piatto risulta dunque facile
così come, osservando il fonorilevatore
frontalmente, regolare
l’angolo di azimuth, cioè la perfetta
perpendicolarità del cantilever
e della puntina rispetto
al piatto. Il peso di lettura consigliato
è tra i 2 e i 2,6 grammi,
rispetto agli 1,5 - 2 del modello
N.O.S. che è anche più duro,
meno cedevole. L’impedenza di
carico ideale non è dichiarata e
questo lascia l’ascoltare libero
di provare a seconda del prephono
che si ha a disposizione.
Non crediamo che ci siano regole
fisse e valori assoluti come
alcuni sostengono (abbiamo
letto di atteggiamenti
khomeinisti in
merito!),
per non parlare dell’uso o
meno dello step-up al posto di
un pre attivo, visto come la peste...
Certamente a questi livelli
si deve prevedere di investire sul
pre fono per elevare la tensione
in modo adeguato, con valori
elettrici e qualità musicali da
offrire al preamplificatore vero
e proprio (la problematica viene
trattata nello speciale di questo
82 SUONO aprile 2016
test KISEKI HEART NOS vs NS
mese). Noi i risultati migliori
li abbiamo ottenuti con un carico
di 1 kHz e guadagno perfettamente
in linea con quanto
richiesto da Kiseki; ci siamo
trovati bene anche con “l’economico”
ma l’eccellente pre phono
Synthesis Roma 79 DC, provato
con ottimi esiti su SUONO 501
(novembre 2015).
Il suono è certamente tendente
al caldo e tipicamente valvolare,
con velocità non da record
ma sonorità piacevolissime;
salendo di valore con altri prephono
a stato solido (il piccolo
ma gradevolissimo e trasparente
Nagra BPS, il Lehmann Silver o
l’eccezionale Van den Hul Grail
ad adattamento automatico
d’impedenza) si ottengono valori
di trasparenza, prontezza
e ricchezza timbrica migliori.
Anche il sistema più economico
si è inoltre dimostrato sufficientemente
valido per dimostrare
le significative differenze tra i
modelli N.O.S. e N.S. Il confronto,
un po’ con tutti i generi, ha
evidenziato come il modello più
nuovo sia decisamente più aperto,
trasparente ed esteso agli
estremi senza perdere controllo
e pulizia in basso o risultare
sgradevolmente acido in alto.
Semmai è l’equilibrio tra tutte
le porzioni della risposta in frequenza,
la pienezza e larghezza
dell’immagine e la naturalezza
di fondo ad assicurare lunghi e
piacevoli ascolti anche a volumi
sostenuti. Nessun imbarazzo
nella lettura dei passaggi più
complicati e dinamici, con una
L’altra differenza rispetto al passato è il contenitore in legno del fonorilevatore:
è sempre realizzato da un blocco pieno di legno tornito e scavato ma la finitura
superficiale e la qualità dell’essenza lignea “antica” è preferibile sia al tatto
che all’olfatto! Tuttavia nel nuovo modello è presente una incisione pirografica
che indica il nome e il marchio al posto di una scritta a matita. Continuiamo
comunque a preferire la vecchia scatola!
riproposizione assai precisa
anche nelle proporzioni ricreate,
ad esempio, tra i solisti e
gli accompagnatori o tra i vari
piani orchestrali. Il confronto
denota nel modello N.O.S.
una minore ricchezza d’informazioni,
un suono un poco
più lento, una certa perdita di
definizione, specie in basso, e
un acuto più spento. Sebbene
il livello qualitativo rimanga
comunque molto elevato, non
sembrano proprio sottili sfumature
ma differenze chiaramente
rilevabili. Un altro confronto
interessante è stato quello effettuato
tra un disco in vinile
Stockfish e la corrispondente
versione in SACD. Utilizzando
uno dei migliori lettori digitali
esistenti, il dCS Puccini, la lotta
si è fatta serrata con pareri
spesso discordanti nella nostra
redazione, tra chi preferisce la
versione in digitale e chi è più
attratto dal suono del disco
nero. Crediamo sia un bel complimento
per entrambi i sistemi
di lettura oltre che una conferma
della bravura dei tecnici
della piccola casa discografica
tedesca. In termini più generali,
invece, abbiamo verificato
come l’evolvere del tempo abbia
comportato nella versione N.S.
una realizzazione che appare
meno artigianale che in precedenza,
mantenendo però tutti i
dettami del prodotto realizzato
in prevalenza a mano, anche se
con una elevata standardizzazione
di produzione. Fatto che,
insieme alle performance sonore,
ci fa preferire, a prescindere
del valore filologico, la versione
più recente e rappresenta un
interessante anelito per il settore:
la stata tracciata in passato,
segnatamente nel settore
analogico, può essere ripresa
ed migliorata, nel rispetto del
buon suono, a tutto vantaggio
del consumatore...
suonogramma NS
1 Capacità di analisi del dettaglio..................... 2
2 Messa a fuoco e corposità................................ 2
3 ricostruzione scenica altezza......................... 2
4 ricostruzione scenica larghezza................... 3
5 ricostruzione scenica profondità.................. 3
6 Escursioni micro-dinamiche............................ 3
7 Escursioni macro-dinamiche........................... 2
8 risposta ai transienti........................................ 2
9 Velocità................................................................ 2
10 frequenze medie e voci...................................... 3
11 frequenze alte.................................................... 2
12 frequenze medio-basse..................................... 2
13 frequenze basse.................................................. 2
14 timbrica................................................................ 2
15 Coerenza............................................................... 3
16 Contenuto di armoniche................................... 3
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed
esprime la congruità della prestazione con prodotti
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.
il voto della redazione
Costruzione ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■
Un eccellente equilibrio fra soluzioni tradizionali
e nuove tendenze che non intaccano minimamente
le ragioni che hanno determinato uno
dei miti nell’hi-fi.
Versatilità ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■
Eccellenti risultati anche con carichi molto alti;
e alla compatibilità elettrica si somma quella
musicale: adatta a tutti i generi!
Ascolto
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■
L’impostazione, anche se cambiata in modo
evidente, aggiunge un panorama rinnovato
nel paesaggio sonoro riprodotto anche se non
viene alterato il senso di interpretazione delle
precedenti versioni. Un piccolo miracolo!
fatt. concretezza ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■
In divenire ma la “volontà” del costruttore sembra
ferrea e ben intenzionata.
qualità/prezzo ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■
Anche se con una cifra importante, ci portiamo
a casa un pezzetto di storia dell’hi fi che ha
beneficiato di un rinnovamento importante e
significativo.
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del
prodotto, del marchio e del distributore.
SUONO aprile 2016 83
selector
a cura della redazione
FONORIlEvATORE
Ikeda Sound Lab 9 TS
Poter parlare di un
mostro sacro è sempre
stimolante e nel caso di
Ikeda San ripercorrere
i passaggi chiave di
quella che è stata l’epoca
d’oro dell’alta fedeltà
è anche corroborante!
Così la storia di questo
artigiano che ha raggiunto
nella sua carriera
consensi notevoli diventa
un po’ la parabola di
una certa Hi-Fi che forse
sta sparendo nella sua
dimensione artigianale.
E poi gli oggetti, belli per
se stessi e ancor di più
quando vengono utilizzati;
belli e possibili come la
9 TS che, in questo caso,
beneficia dell’accresciuto
livello di industrializzazione.
Altrimenti per i
più, come le altre creature
di Isamu Ikeda, rimarrebbe
irraggiungibile...
Nell’empireo della
più tradizionale
produzione Hi-end
giapponese al marchio Ikeda
è riservato un posto d’onore
e non solo per il fascino che
la produzione artigianale del
Sol levante ha sempre suscitato,
specialmente nel settore
analogico. Isama Ikeda è stato
il protagonista di avventure
associate a marchi che sono
entrati nel DNA del settore e fa
parte, a buon diritto, per generazione
e vissuto, di quella
schiera di cosiddetti “padri
fondatori” del settore.
Ikeda nasce nel 1929 a Tokyo
nel distretto di Koto e comincia
a occuparsi di
alta fedeltà
fin da giovane età interrompendosi
solo nel periodo
della seconda Guerra Mondiale,
quando viene precettato
in marina. Come per altri
progettisti la motivazione che
lo porterà nella Storia è la
medesima: insoddisfatto dei
prodotti allora sul mercato
(inclusi quelli dell’azienda per
cui lavorava!) Ikeda decide di
dar vita a un’azienda
sua dove realizzare
quanto gli frulla
in testa.
È il 1964
quando
fonda
Fidelity Research, marchio
destinato a entrare nell’olimpo
analogico accanto a nomi come
Micro Seiki e SAEC. Le condizioni
di mercato favorevoli - è
il momento del boom dell’Hi-
Fi - consentono all’azienda di
crescere notevolmente fino al
1978, fino al punto di diventare
uno dei grossi player del
Tokyo Stock Market. Poi l’affievolirsi
del fenomeno Hi-Fi
e l’arrivo del CD, che relega
inizialmente l’analogico in
un angolo, risultano fattori
decisivi per le sorti dell’azienda
che chiude nel 1985, non
senza aver regalato alla storia
alcune pietre miliari tra cui il
fonorivelatore FR-1 o il braccio
FR-64, ancora considerati
oggetti del desiderio degli appassionati
del vintage (sembra
che tra i fan del marchio
vadano annoverati
anche i membri
della
famiglia
impe-
Prezzo: € 1.958,00
Distributore: DNAUDIO
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Fonorilevatore IKEDA SOUND LAB 9TS
Tipo: MC Tensione di uscita (mV): 0.35 Cedevolezza (cm/
dyne): 7x10-6 Risp. in freq. (Hz): 10 - 45.000 Forza di appoggio
(g): 2.0 +/- 0.2 Separazione canali (dB): 27 Stilo: Diamante puro, di
forma ovale Impedenza di carico (Ohm): interna 6 Bilanciamento
tra i canali (dB): 1 Peso: 10 (g) Note: cantilever in tubolare in duralluminio
a doppio strato
84 SUONO aprile 2016
test
riale di allora... ).
Dopo la chiusura di Fidelity
Research Ikeda non si perde
d’animo e dà immediatamente
vita a una piccola realtà (se
paragonata alla precedente)
chiamata Ikeda Sound Laboratories
Company con cui comincia
a realizzare i fonorivelatori
che ancora oggi vengono
commercializzati. Nell’arco
degli anni a questo costruttore
va il merito di essere stato
un pioniere: un antesignano
per aver utilizzato i cavi di argento,
le puntine leggerissime
e i magneti ad alta efficienza
in modo da poter realizzare
bobine con un minor numero
di spire nonché il fautore
della diffusione delle testine
MC fuori del Giappone, proponendo
anche la prima di
queste senza cantilever (Ikeda
9MUSA U). Molti di quelli
che poi diventarono acclamati
costruttori hanno svolto
l’apprendistato
con lui...
Nel 2014, ormai quasi novantenne,
affida infine la distribuzione
dei suoi prodotti alla IT
industry co. pur continuando
a supervisionarne la produzione
che, stando a quanto
affermato, viene ancora effettuata
a mano e in Giappone.
L’attuale catalogo è costituito
da due bracci, uno stadio fono,
tre versioni di fonorivelatori
della linea 9 più i modelli SAI
e KAI; quest’ultimo, lanciato
nel 2012, è in assoluto il top
di gamma.
Il fonorilevatore MC 9TS è
il modello entry level della
casa, l’ultimo nato in ordine
di tempo, e garantisce valori
elettrici e meccanici che ne
consentono un facile interfacciamento,
anche se mantiene un
alto ren- dimento e una capacità
acustica non troppo
distante dai
modelli superiori
della
serie Ikeda 9 di cui eredita
la ricaduta tecnologica. Lo stilo
ha la forma di un disegno ovale,
simile a quelli impiegati sui
altri modelli Ikeda successivamente
prodotti, e il cantilever
è fatto da un doppio strato in
duralluminio, schiacciato all’estremità
dove è fissato lo stilo.
Il costruttore dichiara che il telaio
e il gruppo magnetico del
9TS hanno la stessa architettura
dei modelli superiori (9TT e 9
Musa U).
Non moltissimi i dati dichiarati
ma il peso di 10 grammi del sistema
consiglia comunque l’impiego
in bracci di massa media;
la cedevolezza è piuttosto bassa
ma da quanto notato all’ascolto
con un peso di lettura di 2
grammi o poco più, tipico della
produzione di MC attuale non
solo Ikeda, si ottengono ottimi
valori di tracciabilità.
Il miglior compromesso in termini
di interfacciamento elettrico
lo abbiamo trovato con valori
di 400 Ohm ma, vista l’entità
delle variazioni nel carattere
sonoro utilizzando altri valori
d’impedenza anche più bassi,
con altre elettroniche d’interfaccia
nulla vieta di provare e decidere
a proprio gusto. I risultati
ottenuti con i nostri abbinamenti
mettono in rilievo un suono
che, su una ideale tavolozza sonora,
appare più chiaro rispetto
a, per esempio, un Kiseki Purple
Heart NS, apprezzabilmente
meno ridondante e più asciutto.
Tale aspetto fa sembrare il suono
meno ricco e delicato rispetto
a modelli come Lyra (Audio
Technica), a cui l’Ikeda si avvicina
timbricamente. La lettura
è più analitica e meno accondiscendente
di quanto tendano
a fare le Benz-Micro ma non
siamo a livelli talmente spietati
da diventare radiografanti.
In questo caso l’abbinamento
con un pre-fono parzialmente
valvolare potrebbe rassicurare
chi vede questa caratteristica in
maniera negativa. La dinamica
è davvero ottima, con punte di
eccellenza con la musica classica,
segnatamente con la grande
orchestra moderna (Bolero nella
versione oreloB della Tacet,
per esempio) e nei brani veloci
con grandi e piccoli cambiamenti
dinamici: qui proprio
non si riesce a mettere in crisi
il fonorilevatore verde. Quello
che eventualmente si potrebbe
gradire è un timbro più delicato
e ricco armonicamente nella
porzione alta della gamma, in
modo da addolcire un po’ i violini
e i piatti delle percussioni,
rendendoli più sottili e raffinati,
sebbene questa “richiesta” appartenga
più alla personale interpretazione
che a un’oggettiva
rappresentazione di correttezza
sonora. Va anche tenuto conto
SUONO aprile 2016 85
selector
Il guscio esterno assolve principalmente alla funzione di protezione e copertura
della parte interna. È realizzato in pressofusione di alluminio e si fissa alla placca
superiore che funge da sostegno generale dell’intera struttura. Da un foro
fuoriesce parte del gruppo magnetico (con le bobine preservate da una guaina
termorestringente che fa da barriera con l’esterno) e il cantilever, abbastanza
lungo, sul quale è fissata la puntina nella parte terminale schiacciata.
La placca superiore in lega di alluminio
sostiene il gruppo interno del generatore
e delle espansioni polari. La struttura
presenta una ampia superficie di appoggio
allo shell che, nel caso di quelli forniti da
Ikeda segue perfettamente il profilo curvo
del frontale come se fosse un elemento
unico e solidale al fonorilevatore.
il nuovo avanza
L’impostazione dell’ultimo nato in casa
Kiseki tende a sovvertire l’impostazione
anticonformista adottata dal
costruttore sia per quanto riguarda la
geometria degli equipaggi mobili sia
per il tipo di sospensione della puntina
(in diamante). In altri termini, siamo di
fronte ad un sistema decisamente più
tradizionale degli anticonvenzionali
cantileverless che hanno dato vita letteralmente
ad un mito nell’ambito hi fi.
Tuttavia, un certo senso di ricaduta
tecnologia è ben evidente se si considera
l’attuale flagship del costruttore,
rappresentato dal modello KAI dal
quale il T9 TS eredita l’aspetto estetico,
le forme e le proporzioni, mentre
la scelta dei materiali strategici determina
un contenimento dei costi
considerato che la differenza fra i due
modelli è di oltre 5000 Euro! Il cantilever
della KAI è in boro, mentre sugli
altri prodotti è installato uno in tubo di
alluminio rinforzato superficialmente
e schiacciato in punta, su cui è fissato
il diamante.
Anche il corpo presenta delle differenza
in quanto la placca superiore
è in alluminio al posto del più impegnativo
titanio. Per il resto le analogie
sono molto più evidenti con il flagship
della nuova era rispetto ai sistemi che
hanno reso famoso il produttore ma
che, per sua stessa ammissione, sono
stati superati dal “nuovo”.
86 SUONO aprile 2016
del fatto che in questo ipotetico
confronto stiamo paragonando
il TS9 con fonorilevatori ben
più costosi (2.900 per Kiseki,
2.390 Lyra Helicon, ora fuori
produzione, 1.900 per l’Ikeda
9TS). Riportando il sistema
all’interno della sua categoria
di appartenenza gli aspetti più
positivi rilevati riguardano l’agilità
e la sicurezza nella lettura
anche nei passaggi più complicati,
con un’eccellente ricostruzione
dettagliata dell’immagine
sonora che viene mantenuta priva
di distorsioni o compressioni
udibili anche nelle situazioni
più critiche. Il timbro chiaro è
certamente piacevole come pure
la regolarità e l’estensione della
risposta in frequenza. Qualcuno
potrebbe desiderare un suono
più ricco armonicamente e delicato
e con maggiore finezza di
grana ma le considerazioni economiche
e la fascia di mercato di
appartenenza ci riportano con i
piedi per terra per scoprire che
forse siamo stati precedentemente
viziati dall’ascolto di modelli
più costosi; il solo fatto di
aver paragonato ad essi l’Ikeda
costituisce un merito all’interno
di quell’eterno gioco al miglioramento
che è l’alta fedeltà ma che
viene innescato solo dai prodotti
che, a differente livello, sanno
fornire alta qualità!
In termini di interfaccia elettrica
è obbligatorio un pre phono
MC o un trasformatore vista
la tensione d’uscita bassina, il
tutto unito da una buona versatilità
per poter interfacciare
al meglio il carico d’impedenza.
Meccanicamente un buon
braccio di massa almeno media,
meglio se lungo più dei canonici
9 pollici, è sufficiente. Così
non con poco ma nemmeno con
molto (almeno da un punto di
vista degli investimenti), si può
godere con gusto della simpatica
testina verde...
suonogramma
1 Capacità di analisi del dettaglio.................... 1
2 Messa a fuoco e corposità................................ 2
3 ricostruzione scenica altezza......................... 2
4 ricostruzione scenica larghezza................... 2
5 ricostruzione scenica profondità.................. 2
6 Escursioni micro-dinamiche............................ 2
7 Escursioni macro-dinamiche........................... 3
8 risposta ai transienti........................................ 2
9 Velocità................................................................ 2
10 frequenze medie e voci...................................... 2
11 frequenze alte.................................................... 2
12 frequenze medio-basse..................................... 2
13 frequenze basse.................................................. 2
14 timbrica................................................................ 2
15 Coerenza............................................................... 2
16 Contenuto di armoniche................................... 1
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed
esprime la congruità della prestazione con prodotti
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.
il voto della redazione
Costruzione ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■
Si nota una certa semplificazione rispetto a
certe soluzioni della serie di punta ma considerando
la significativa differenza del prezzo
al pubblico, si tratta di un passaggio obbligato.
Versatilità ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■
La tensione di uscita non sia fra le più alte ma
il fonorilevatore si è interfacciato abbastanza
bene sia in termini elettrici che di resa, a patto
di scegliere l’impedenza di carico adeguata.
Ascolto
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■
La fascia in cui si colloca ha molti concorrenti.
L’interpretazione del messaggio riprodotto da
un lato offre il family sound ma dall’altro potrebbe
privilegiare alcuni generi in luogo di altri.
fatt. concretezza ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■
La storia non è acqua anche se le molteplici
traversie intercorse e soprattuto l’età del progettista
lasciano aperte molte strade future...
qualità/prezzo ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■
Si sta scegliendo di mettersi in casa un pezzetto
di storia dell’hi fi e della sua evoluzione, anche
se attraverso il segmento entry level (per Ikeda!)
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del
prodotto, del marchio e del distributore.
La “preghiera” del mattino
Pausa pranzo...
Un po’ di tempo da ritagliarsi per sé
per domande, riflessioni
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noi! Gli argomenti cominciano
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selector
a cura della redazione
complemento
Accuphase AD 30
La tradizione e la stabilità
del costruttore artigianale
e la capacità di guardare
alle esigenze anche in
chiave futura si coniugano
nella soluzione scelta dalla
casa giapponese per rendere
ancor più duraturi i
suoi prodotto. La parola
chiave è “modularità”, declinata
da un costruttore
non di grandi dimensioni
ma nei cui natali scorre
un alto tasso di conoscenta
tecnica.
Aspettando Godot: il
teatrino dell’assurdo
che anima il settore
Hi-Fi trova la sua massima
espressione nella permanente
condizione esistenziale dell’appassionato,
declinata in misura
simile a quella del noto dramma
beckettiano. O, a nostro parere,
l’audiofilo tipo (ammesso che ne
esista uno e uno solo ad assoluta
rappresentanza della categoria)
ricorda fortemente da vicino
uno dei membri di quella famiglia
che animava il commercial
“Gli incontentabili” (dal 1972 al
1976 per Ignis con un Adolfo Celi
talmente in parte da meritare in
seguito il ruolo del cattivo Emilio
Largo nel quarto capitolo della
saga bondiana). La costante ricerca
tra quel che c’è ma sta per
essere superato e quel che manca,
che non è ancora arrivato, paralizza
sovente le ambizioni del
consumatore anche in misura
dello sfasamento, inevitabile, tra
ciò che viene infine finalizzato e
quello che è soltanto annunciato
dall’industria elettronica.
Eppure nel settore della riproduzione
musicale non ha preso
piede, o lo ha fatto solo in misura
marginale e senza i benefit che
ne derivano, la logica della costruzione
modulare che, invece,
ha almeno parzialmente risolto
le ansie dei consumatori nel
settore informatico (a ritmi di
obsolescenza e mutamenti ben
più veloci) consentendogli di
configurare come meglio credono
(in base alle esigenze?) il
prodotto e garantendo, con la
sostituzione dei “moduli”, anche
un adeguamento a nuovi
standard e performance per un
tempo più lungo della vita media
di un sistema stand alone...
Ai pochi che lo hanno fatto in
Hi-Fi va dato merito e giacché
SUONO risulta, corum populi,
piuttosto parca in materia di
elogi, perché perdere una buona
occasione? Tanto più se a beneficiarne
è un costruttore che da
sempre ci ha incuriosito e quasi
sempre soddisfatto. Stiamo parlando
di Accuphase, quella che
in genere viene definita, con
una mezza verità, “la McIntosh
giapponese”, sottolineandone
così il valore iconico del marchio
(vero) e una supposta vocazione
tradizionalista (vero in parte) riscontrabile
solo nel fatto che il
marchio sforni nuovi prodotti
con una certa riluttanza... L’altra
faccia della medaglia è che
questo avviene perché i prodotti
Distributore: High Fidelity Italia S.r.l.
Via Collodi - 20010 Cornaredo (MI)
Tel. 02-93611024 - Fax 02-93647770
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/ 300 / 47 kOhm) e filtro subsonico. Guadagno 40 / 66 dB.
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Tipo: scheda convertitore DA fino a 24 / 192 Ingressi: USB,
ottico, coassiale Note: Doppio convertitore MDS++; non è utilizzabile
sui modelli: C-265 - E-407, E-406V, E-306V, E-212 E E-211.
Ingressi coassiale e USB a 24 / 192, ottico a 24 / 96.
88 SUONO aprile 2016
test
La scheda fono offerta come optional è stata una strada percorsa da
Accuphase per lungo tempo; solo alle soglie del 1998 viene pensata
come un add-on installabile direttamente dall’utente senza l’intervento
del centro assistenza autorizzato dalla casa costruttrice, come accadeva
in precedenza. Successivamente Accuphase ha optato per l’adozione
del vano accessibile dall’esterno in modo da semplificare e rendere alla
portata di tutti le operazioni di installazione degli add-on. A partire
dal 1998, ad esempio, anno di lancio dell’integrato E 211, è possibile
sfruttare il vano posteriore che, a distanza di 18 anni, accetta addirittura
l’ultima versione della scheda phono, giunta alla sua quinta revisione
(AD 30) considerando la AD-210 antesignana della soluzione modulare
nei prodotti di fascia bassa nel catalogo Accuphase.
del marchio sono in grado di
reggere a lungo la concorrenza,
allontanando lo spettro dell’obsolescenza.
Affinché questo si
verifichi non serve una formula
magica ma la convergenza di
svariati elementi. Il primo, determinante,
va ricercato nell’humus
aziendale, declinato fin dalle
ragioni che ne determinarono
la nascita. Si narra, infatti, che
Accuphase sia nata da una costola
dell’azienda Trio durante la
sua trasformazione in Kenwood,
marchio contraddistinto da un
maggiore vocazione popolare
rispetto al passato. Due dei fondatori
(Jiro e Nakaichi Kasuga)
più un manipolo di ingegneri
danno vita nel garage dei Kasuga
a un’avventura che ha già chiara
la mission aziendale fin dalla
scelta del nome. Se Kenwood è il
frutto di una crasi tra Ken, nome
assai diffuso sia in Giappone
che negli USA (nell’immediato
dopoguerra le aziende giapponesi
tendevano a ingraziarsi i
“conquistatori” - anche Sony è
il risultato della parole Sound e
Sonny) e wood (legno: per dare
una impressione di solidità), Accuphase
è la sintesi di Accurate
e Phase. Chiaro no?
Quel che è meno evidente, o è
stato tenuto sotto traccia, è che
l’aspetto tecnologico ha rappresentato
sempre una cifra stilistica
primaria dei prodotti Accuphase
e non solo in termini di
un’interpretazione muscolare del
concetto, anche quando il rischio
è di andare controcorrente. Solo
riferendosi al recente passato
possiamo annoverare alcune intuizioni
notevoli. Tale è stata, ad
esempio, la scelta di promuovere
la biamplificazione (opzione consentita
da tutti gli integrati della
casa e ampiamente descritta
nei manuali d’uso) o quella di
dotare i lettori CD di ingresso
digitale coassiale ad alta risoluzione:
sembra lapalissiano ma
Accuphase l’ha fatto prima di
tutti anche se, inizialmente, non
lo aveva pensato come un ingresso
digitale ma come un’entrata di
servizio per l’inserimento di un
correttore acustico ambientale!
A proposito di chiaroveggenza e
lungimiranza: a distanza di decine
di anni dalla proposta di sistemi
di equalizzazione ambientale
nel dominio digitale, assolutamente
ignorati se non addirittura
bistrattati dall’audiofilo duro e
puro, oggi assistiamo a una crescita
esponenziale di apparecchi
di questo tipo. Sarà che anche in
questo ambito Accuphase è stata
antesignana e innovativa? È presto
per dirlo ma un dato è certo:
l’azienda lo fa da molto tempo,
in barba a teorie e tendenze, sebbene
in Italia nessuno sembra
accorgersene.
Infine, e arriviamo al punto, l’impegno
a rendere modulari alcune
funzioni “accessorie”! Possiamo
definire tali la presenza di uno
stadio fono e, agli antipodi, di un
convertitore D/A a bordo di un
amplificatore integrato? Sicuramente
è una scelta saggia nell’ottica
dell’infinita transumanza,
non priva di battute d’arresto o
ripensamenti, quale si sta prefigurando
la lunga mutazione delle
modalità di ascolto della musica
(non a caso questo numero di
SUONO ha per argomento centrale
l’ultra centenario sistema
analogico): mentre ancora ci si
interroga sulla classificazione di
apparecchi che sono un coacervo
di funzioni (un amplificatore
a bassa potenza con volume,
convertitore D/A e uscita cuffia,
è primariamente un pre, un ampli
cuffia o un convertitore?), la
proposta di Accuphase sembra
sorvolare su tali diatribe accontentando
tutti in misura delle
proprie esigenze, purché all’utente
tali esigenze siano chiare.
Perché, chiariamolo subito, la logica
modulare e la possibilità di
variare la morfologia dei propri
apparecchi si pagano!
Per contro anche i vantaggi sono
chiari: nessun problema di compatibilità
elettrica, possibilità di
allungare la vita al proprio amplificatore
(tra l’altro la casa giapponese
supporta la logica modulare
aggiornando quando necessario
i sui moduli: il fono è cambiato
poco ma il DAC è già alla sua
terza edizione in poco tempo...),
possibilità di configurare per gradi,
diluendo la spesa, il proprio
sistema, soprattutto in funzione
delle proprie esigenze. Una via
semplice a cui si contrappone
quella più complicata (e a volte
più esaltante) del fai da te che
può dare, in funzione dell’abilità
di chi la pratica, frutti anche
migliori. Ma allora, verrebbe da
SUONO aprile 2016 89
selector
Le schede scorrono fra due guide in
materiale plastico con basso attrito
e, inoltre, il bordo perimetrale del
PCB in vetronite delle schede che
guarda in basso è lucidato a specchio
per agevolare lo scorrimento e
l’innesto delle schede. L’operazione
è molto semplice e con un’ottima
sensazione “meccanica” anche in
considerazione al fatto che alcune
regolazioni si possono effettuare
solo a bordo della AD 30.
Nonostante la quantità di contatti e
l’elevata superficie di contatto dei terminali,
l’innesto è semplice e restituisce una buona
sensazione di solidità e concretezza.
La scelte del carico per le testine MC e per il filtro subsonico avvengono tramite piccoli
selettori di tipo DIP Switch collocati direttamente sulla scheda. Gli OTAX serie K consentono
un’ottima accessibilità alle levette di azionamento e una pressione fra i contatti molto alta, a
differenza di molti altri sistemi a slitta più scomodi, inaccessibili e poco stabili.
una lunga tradizione
Nella parte posteriore di gran parte
degli integrati e dei preamplificatori
Accuphase sono presenti uno o due
alloggiamenti per schede aggiuntive
che si collegano all’apparecchio tramite
un connettore multipolare a pettine, un
Omron XC5A-3222 del tipo DIN a 32
poli a bassa forza di innesto per consentire
un ottimo contatto elettrico
unita a una semplicità di installazione
alla portata di chiunque. Il corpo in
resina rinforzata con fibra di vetro e i
contatti in bronzo dorato garantiscono
eccellenti e durature caratteristiche
elettriche e meccaniche. Il connettore è
attraversato sia dai segnali che dalle alimentazioni,
con un’architettura di tipo
bus in modo che più schede possano
essere scambiate e installate. Questo
dipende anche dalle caratteristiche del
modello di amplificatore e dal periodo
in cui è stato realizzato, in quanto la
logica di controllo, in alcuni integrati,
non consente alcune regolazioni; per
gli integrati che hanno sul pannello
frontale le opzioni di scelta fra MM e
MC, ad esempio, la selezione avviene
con i pulsanti mentre per tutti gli altri
il guadagno deve essere regolato
attraverso il DIP switch interno alla
scheda. Per la scelta del valore di carico
per i fonorilevatori MC (30, 100 e 300
Ohm) e l’inserimento o meno del filtro
subsonico, invece, bisogna comunque
intervenire sui DIP.
90 SUONO aprile 2016
test ACCUPHASE e-370
suonogramma
dire, forse
è meglio in
assoluto non rivolgersi
ad Accuphase e protrarre
il gioco cambiando,
anche quando si è soddisfatti (e
questo ci ha sempre lasciato interdetti
confrontando le avventure
degli appassionati), all’infinito!
Partendo dalla disponibilità in
redazione dell’E370, l’ultimo integrato
rilasciato dalla casa (vedi
SUONO 504 - febbraio 2016),
abbiamo deciso di non lasciare
lettera morta la doppia feritoia
presente nella parte posteriore
dell’apparecchio; in omaggio
all’argomento principe di questo
numero di SUONO abbiamo utilizzato
il doppio slot con la scheda
fono AD 30 e il convertitore DAC
40, trasformando l’apparecchio
in una sorta di ponte ideale tra un
passato che è ritornato prepotentemente
d’attualità e un presente
che è il viatico per il futuro. Se ci
riflettete, così facendo abbiamo
creato un prodotto quasi unico:
alcuni integrati dispongono di
uno stadio fono interno, altri di
un DAC, e difficilmente entrambi
con il “medesimo” livello qualitativo
e costruttivo, in quanto
oggi si tende a dare spazio più a
uno o all’altro aspetto e mai ad
entrambi.
La parola “versatilità” è importante
e va circostanziata, soprattutto
in funzione della possibile
obiezione sul fatto che scegliere
autonomamente uno stadio fono
o un DAC esterno (opzione che
peraltro non è preclusa) ne garantirebbe
un grado maggiore.
Si può contro
obiettare
quanto segue. Innanzitutto
della versatilità
fa parte anche
il fatto di poter disporre di un
sistema il meno invasivo possibile,
e la soluzione all in one lo è
certamente; in secondo luogo la
scelta di Accuphase può rivelarsi
un limite in misura degli eventuali
limiti indotti dalle schede sulle
funzioni di competenza. Lo stadio
fono dispone di tutti i settaggi
necessari a poter interfacciare i
principali tipi di fonorilevatori
che vi potrebbero venire in testa
di montare (e stante una certa
stabilità delle soluzioni adottate
in genere per questo tipo di apparecchio,
garantisce una bassa
obsolescenza e per questo è stato
moderatamente aggiornato con
due versioni, AD 20 e 30, in cinque
anni). Per quello che riguarda
il DAC il discorso è differente: qui
si opera in un settore in costante
evoluzione... La risposta di
Accuphase è stata quella di rilasciare
tre versioni (DA 20, 30 e
40) nello spazio di quattro anni
partendo da un DAC 10 che risale
al 2000. Comunque sia lo spettro
di vincoli e lacciuoli della soluzione
chiusa sembrano allontanarsi;
semmai, riprendendo un tema accennato
in precedenza, il costo di
questi add on non è indifferente
e, soprattutto, va comparato con
le performance offerte. Probabilmente
tra gli stadi fono stand
La
nuova
versione
della
scheda DAC
40 si differenzia
principalmente
dalla precedente per la
connessione USB che accetta
ora segnali fino a 192 kHz grazie
all’utilizzo del Tenor 8802L.
alone nella stessa fascia di prezzo
(nel nostro database ce ne sono
una ventina) qualcuno garantisce
performance pari o superiori
all’AD 30 pur non potendo vantare
la stessa concretezza aziendale
(vedi la sintesi delle nostre
valutazioni d’ascolto nel suonogramma
qui pubblicato) mentre
lo stesso discorso non vale nel
settore dei DAC, dove la pattuglia
è ancor più sparuta e ancor meno
referenziata ma i costruttori più
specializzati nell’ambito del digitale
offrono soluzioni decisamente
al passo con i tempi e con una
vison che da certi punti di vista
manca invece ad Accuphase.
Indubbiamente per il settore digitale
il ricambio è molto rapido
e bisogna fare i conti con i vari
avvicendamenti che, sommati fra
loro, rischiano di innalzare il costo
complessivo molto al di sopra
del modulo DAC interno. Tuttavia
l’obsolescenza del digitale è
imparagonabile a quella dell’analogico
e bisogna valutare anche
le situazioni di retro compatibilità.
A fronte di qualcosa che
nella massima ottimizzazione si
rischia di perdere, l’utente dovrà
valutare sua sponte il peso sull’altro
piatto della bilancia dei pregi
che derivano comunque da un’installazione
all in one al riparo da
ulteriori cablaggi di segnale e di
alimentazione, doppi telecomandi
e altre scatole che sono sempre
meno “tollerate” nell’ambiente in
cui si vive...
1 Capacità di analisi del dettaglio.................... 1
2 Messa a fuoco e corposità................................ 1
3 ricostruzione scenica altezza......................... 1
4 ricostruzione scenica larghezza................... 1
5 ricostruzione scenica profondità.................. 1
6 Escursioni micro-dinamiche............................ 1
7 Escursioni macro-dinamiche........................... 1
8 risposta ai transienti........................................ 1
9 Velocità................................................................ 1
10 frequenze medie e voci...................................... 2
11 frequenze alte.................................................... 1
12 frequenze medio-basse..................................... 1
13 frequenze basse.................................................. 1
14 timbrica................................................................ 2
15 Coerenza............................................................... 1
16 Contenuto di armoniche................................... 1
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed
esprime la congruità della prestazione con prodotti
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.
il voto della redazione
Costruzione ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■
Eccellente realizzazione del circuito stampato e
della selezione dei componenti anche se nella
fascia di prezzo di appartenenza esistono alternative
che offrono soluzioni più “esoteriche”
e mirate sia per il fono che per la sezione DAC.
Versatilità ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■
Ottime le possibilità di interfacciamento con
fonorilevatori MC, anche se si deve intervenire
all’interno della scheda rimuovendola
dalla sede.
Ascolto
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■
Appagante e in piena linea con i canoni di riproduzione
Accuphase.
fatt. concretezza ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■
Lo stadio fono si può considerare al suo apice
con poche variazioni su tema, rendendo il DA 30
un prodotto fuori dal tempo e utilizzabile anche
in altri integrati di quasi vent’anni fa.
qualità/prezzo ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■
Prodotti molto specifici offrono alternative
concorrenziali per alcuni parametri, spesso meramente
soggettivi; considerando anche il plus
in abbinamento all’integrato, l’opzione si rivela
una validissima scelta.
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del
prodotto, del marchio e del distributore.
SUONO aprile 2016 91
uno o bino?
entrambi
a 12 euro!
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a cura della redazione
analogico for dummies
S(U)ONORA ACCESSORI
Torna a brillare l’universo
analogico e con esso
tutti quei prodotti utili,
indispensabili o meno (pochi
si spera) che caratterizzano la
cura degli “strumenti” che lo
accarezzano.
S(U)ONORA è la guida all’acquisto
di prodotti consigliati
sulla base dell’esperienza e
della libera scelta dello staff
di SUONO; guida parziale perché
dell’universo sterminato di
prodotti esistenti ne consiglia
solo alcuni e principalmente
quelli presenti sul mercato
italiano, anche se i moderni
mezzi di comunicazione mettono
l’utente in condizione di
acquistare, con un moderato
margine di rischio, nell’intero
globo terracqueo.
Giova segnalare che S(u)onora
non contiene tutti i migliori
prodotti presenti sul mercato,
anche se tutti quelli che ne fanno
parte sono... migliori!
Migliori della media, migliori
di altri prodotti che non riescono
a farci sognare, ad accarezzare
le nostre orecchie
indipendentemente dal prezzo
e dalla classe di appartenenza,
criterio comunque di
riferimento nel considerare
un prodotto al di sopra o al di
sotto di una certa soglia. Sicuramente
esistono prodotti non
inclusi nei nostri elenchi assolutamente
degni della vostra
attenzione; per cui, se proprio
su di essi vi siete orientati, non
lasciatevi corrodere da dubbi
generati dal considerare vincolante
questa guida ma effettuate,
come comunque dovrebbe
accadere, le vostre ricerche
e i vostri test. Per contro, se
dovete orientarvi nel mare
magnum (difficile per il professionista,
immaginarsi per il
semplice appassionato), non è
sufficiente la pura scheda tecnica
di un apparecchio, che ci
dice oggi assai poco sulle reali
performance di quel prodotto.
Affidabilità dell’apparecchio,
assistenza post vendita, garanzia
e sua applicazione, rapidità
nelle riparazioni, tempestività
nel mettere a disposizione
aggiornamenti per lo stesso…
Proprio l’esame critico di questi
elementi non solo è il frutto
più completo del nostro know
how ma stabilisce il primo
criterio con cui abbiamo effettuato
la selezione dei prodotti.
Reale disponibilità, affidabilità,
almeno sulla carta, del distributore,
una storia dietro
al prodotto, la conoscenza di
un corretto comportamento
da parte di chi opera con quel
marchio: pregi magari non evidenti
(o non apprezzati) a prima
vista dal consumatore ma
che diventano spartiacque potenti
nel lungo periodo, come
nel caso in cui si scopre il valore
nel tempo di un prodotto,
sancito dal mercato dell’usato.
S(u)onora, in sostanza, non
è una guida “contro” ma una
guida “pro”, e proprio nei suoi
riduttivi e realistici obiettivi
sta il valore delle pagine che
state per sfogliare.
SUONO aprile 2016 93
selector
Complementi & accessori
Acoustic Revive
Giappone
Singleadapter
Prezzo € 40,00
Aesthetix Audio
USA
RL-30 III
Prezzo € 2.360,00
ABCD - 1
Prezzo € 290,00
Tipo: adattatore per singoli a 45 giri
Tipo: Smagnetizzatore per LP, CD, cavi e connettori
Note: equipaggiato con un "generatore di ioni
negativi (minus ion)" che migliora il suono e lo
rende più reale e naturale. Alimentazione: 230V.
Peso (kg): 9,4
Acoustic Solid
Germania
Solid Balance MK II
Prezzo € 97,00
Tipo: smagnetizzatore testine Benz MC Note:
alimentazione a batterie, separata e interruttori di
cicli, auto alla fine del ciclo
Art du SON
Germania
ART du SON LP
Prezzo € 38,00
per il corretto allineamento del fonorilevatore
in funzione del diametro del disco letto, da sette,
dodici o sedici pollici.
Spazzola antistatica
Prezzo € 10,90
Adjustment Tool
Prezzo € 430,00
Tipo: bilancina per misurazione peso di lettura
del fonorilevatore Note: elettronica per pesi da
0,1 a 120g
Solid Weight
Prezzo € 160,00
Tipo: Spazzola antistatica Note: spazzola antistatica
con due strati di fibre di carbonio, utilizzare a
secco prima e dopo ogni ascolto
Stroboscopio
Prezzo € 2,80
Tipo: Set di strumenti di regolazione per giradischi
Note: Completo set di strumenti compresi strobo
elettronico con disco in alluminio, bilancina elettronica,
dima universale.
Dima Universale
Prezzo € 260,00
Note: Liquido concentrato per 5 litri di prodotto
finito. E' utilizzato per il lavaggio di qualsiasi tipo
di supporto, dal cilindro in cera, al 78 giri, al 33 giri.
Non contiene alcool
Tipo: dima universale per set-up fonorilevatori
Note: regolabile per bracci di diversa lunghezza
effettiva.
Plexiglass Cover
Prezzo € 54,00
Tipo: pressore dischi Note: di tipo universale,
adatto per qualsiasi giradischi, basa il suo principio
di funzionamento sul peso con il quale spianare il
disco e accoppiarlo al piatto del giradischi. Peso
(kg): 500
Stroboscope
Prezzo € 30,00
Audio Azimuth
Italia
BraCCio pulizia vinile
Prezzo € 21,90
Tipo: test velocità giradischi Note: stroboscopio
Playstereo per il controllo della corretta e regolare
rotazione del piatto, distinto per le diverse velocità
ammesse: 16, 33 e 1/3, 45, 78 giri per minuto
@ 50 Hz
Stylus Brush
Prezzo € 9,80
Tipo: Braccio per la pulizia del vinile Note: canna
in metallo, con spazzola in fibra di carbonio inclusa
spazzola extra. Rimuove la polvere dai solchi
mentre il disco suona, riduce la carica elettrostatica,
prolunga la vita del disco e dello stilo.
Tipo: tappetino per piatto giradischi in plexiglass
Note: spessore 3mm, versione da 5mm euro 65.
versione in cuoio in diversi colori euro 60
Tipo: disco strobo in alluminio Note: disponibile
versione con controllo elettronico a euro 120
Dima
Prezzo € 2,80
Tipo: Cartridge Alignment Protractor Note: dima
Tipo: Spazzolina per lo stilo Note: Spazzolina
a setole corte, specifica per la pulizia dello stilo
dalla polvere e anche come applicatore per il
fluido di pulizia.
94 SUONO aprile 2016
s(u)onora guida all’acquisto COMPLEMENTI & ACCESSORI
Super Exstatic
Prezzo € 19,50
trasmessa dal giradischi alla testina Dimensioni
(l x a x p) cm: diam 29,7, spessore 1 Peso (kg): 1
CH 7
Prezzo € 470,00
Antistat
Prezzo € 3,50
Tipo: Panno antistatico per LP Note: Cattura la
polvere e toglie le cariche elettrostatiche. Il panno
contiene sostanze antistatiche che non lasciano
alcun residuo nei solchi. Per la pulizia dei dischi
in alternativa o in aggiunta alla spazzola in fibra
di carbonio
EHIGH
Prezzo € 11,00
Tipo: Custodia esterna per LP Note: per dischi high
quality ad alto spessore, ideale per dischi singoli
180 gr e doppi. Ha uno spessore di oltre 6 micron
circa 3 volte quello di una busta normale. Permette
di proteggere dischi anche doppi o con copertina
richiudibile: confezione da 20
Tipo: Spazzola antistatica Note: spazzola per la
pulizia a secco del vinile che unisce due file di fibre
di carbonio a una testina di velluto
Audio Physic
Germania
Bolla
Prezzo € 9,00
Tipo: Shell portatestiene Note: in puro Carbon
Block attacco standar EIA cavi interni in litz di
rame da 180 e set di viti universali Peso (kg): 0,18
ltp 11
Prezzo € 500,00
Carbon Clean
Prezzo € 9,00
Tipo: Spazzola in fibra di carbonio Note: Antistatica
a doppia setola autopulente per la pulizia
a secco dell'lp
Cork matt
Prezzo € 32,00
INT12
Prezzo € 11,00
Tipo: Custodia interna per LP in carta bianca kraft
antitaglio Note: confezione da 50 pz
INTF12
Prezzo € 10,00
Tipo: Custodia interna in carta di riso foderata.
Note: Viene utilizzata dai produttori americani di
vinile 180 e 200 grammi. Confezione da 20 pezzi
Jacket
Prezzo € 9,00
Tipo: custodia esterna in cartoncino gloss per LP
Note: disponibile nella colorazione nera: confezione
da 5 pz.
Note: Bolla ad alta precisione, formato portachiavi
Audio Reference
Italia
Stylus Force Gauge
Prezzo € 70,00
Tipo: pressore per giradischi Note: in puro carbon
block Dimensioni (l x a x p) cm: diametro 18
Peso (kg): 0,250
Audiodesksysteme Gläss
Germania
VinylCleaner
Prezzo € 2.300,00
Tipo: tappetino per giradischi in sughero Note:
spessore 1,5mm ottimo accoppiamento sul piatto
e smorzatore delle vibrazioni
AudioNautes
Italia
HDG Clamp 300
Prezzo € 175,00
Dima
Prezzo € 5,00
Tipo: bilancina per regolazione peso testine Note:
elettronica, precisione al millesimo di grammo,
display a led. Unità di misura del peso in grammi
e once, pesetto per la tara e cacciavite per la
sostituzione della pila. Dimensioni (l x a x p)
cm: 12,5 x 5,2 x 2,7
Provato su SUONO 426 - 03/2009
Tipo: pressore per dischi Note: grafite ad alta
densità; per giradischi a controtelaio flottante;
stroboscopio incorporato Peso (kg): 0,300
HDG Clamp 620
Prezzo € 225,00
Audio Tekne
Giappone
CH 10
Prezzo € 1.250,00
Tipo: matt per giradischi Note: matt per giradischi
in puro carbon block, elimina ogni vibrazione
Tipo: macchina lavadischi a ultrasuoni Note: Lavaggio
completamente automatico di entrambe le
facciate (lato A e B del disco); lavaggio per immersione
in liquido di pulizia; lavaggio con sistema ad
ultrasuoni e rulli rotanti in microfibra. Dimensioni
(l x a x p) cm: 33 x 27 x 20 Peso (kg): 4,5
Audiomarketing
Repubblica di San Marino
12INTF
Prezzo € 10,00
Tipo: Custodia interna antistatica per LP Note: in
carta di riso foderata: confezione da 20 pz
Tipo: dima per giradischi Note: per il corretto posizionamento
della testina, in cartoncino plastificato
lucido, fornita di astuccio
ECRY
Prezzo € 17,00
Tipo: custodia esterna trasparente per LP crystal
calibrata Note: La misura calibrata evita che la
copertina possa uscire facilmente quando il disco
viene riposto sullo scaffale. Confezione da 100
pz. Disponibile in version con confezione da 200
pezzi 30,00 euro
EFL
Prezzo € 8,00
Tipo: Custodia esterna alta trasparenza con flangia
richiudibile. Note: Permette di sigillare l'lp dalla
polvere. Confezione da 20 pz.
Tipo: pressore per dischi Note: grafite ad alta
densità; per giradischi a telaio rigido; stroboscopio
incorporato Peso (kg): 0,620
SUONO aprile 2016 95
selector
HDG Mat
Prezzo € 345,00
Tipo: tappetino in materiale smorzante per giradischi
Note: in grafite ad alta densità Dimensioni
(l x a x p) cm: diametro 300mm, altezza 10mm
Peso (kg): 0,9
Level 45
Prezzo € 79,00
Clamp
Prezzo € 480,00
Audioquest
USA
Record Brush
Prezzo € 15,00
Sconsigliato per l'uso con giradischi dotati di
sospensioni morbide Dimensioni (l x a x p) cm:
diametro 8 cm, altezza 3,6 cm Peso (kg): 0,600
at-6180
Prezzo € 50,00
Tipo: livella Note: In acciaio inossidabile, composta
da due parti, è possibile utilizzarla anche
come adattatore per 45 giri separatamente o in
combinazione alla livella. Peso (kg): 0,180
Basis Audio
USA
Tipo: pressore per giradischi Note: opzionale per
Balance, Lagrange, Oasis e Bardo
Dima Protractor
Prezzo € 330,00
Basis Reflex Clamp
Prezzo € 475,00
Tipo: spazzola pulisci dischi Note: doppia spatola
in fibra di carbonio
Audio-Technica
Giappone
AT 607
Prezzo € 17,00
Tipo: Disco stroboscopico Note: frequenze 50/60
Hz, velocità 33-45-78 giri
Auditorium 23
Germania
Hommage Mat
Prezzo € 150,00
Tipo: clamp premidisco universale Note: finitura
nera o silver
Magic Potion
Prezzo € 26,00
Tipo: Dima per allineamento braccio e fonorilevatore
Note: completamente in metallo, universale
e regolabile a seconda della lunghezza del braccio,
con goniometro con due punti di riferimento a
errore tangenziale nullo secondo norme IEC.
Ront II
Prezzo € 3.910,00
Tipo: alimentatore a valvole per giradischi Balance,
La Grange, Oasis, Bardo e Spyder
Note: base in granito Dimensioni (l x a x p) cm:
18 x 6,5 x 16 Peso (kg): 12
Tipo: liquido pulisci stilo Note: indicato per la
protezione dello stilo del fonorilevatore e dei dischi.
La formula di pulizia speciale scioglie la polvere e
lo sporco che ostacolano il corretto tracciamento.
Tipo: tappetino per giradischi
Record Mat
Prezzo € 90,00
Clearaudio
Germania
Accu Drive Black
Prezzo € 2.400,00
at-615
Prezzo € 65,00
Tipo: liquido di pulizia Note: liquido per la pulizia
delle parti acriliche dei giradischi Basis
Tipo: Bolla di precisione per la regolazione orizzontale
del giradischi Note: corpo in alluminio
Tipo: tappetino antistatico per giradischi Note:
miscela di cotone e gomma
Avid
Regno Unito
Dima Universale
Prezzo € 53,00
Olio
Prezzo € 53,00
Tipo: fluido per piedini Annihilator dei giradischi
Basis
Brinkmann
Germania
Base dedicata Bardo
Prezzo € 500,00
Note: Alimentatore filtrato e stabilizzato per giradischi,
consigliato per serie Innovation, Ovation, e
Performance; Doppia batteria di disaccoppiamento
con carica costante; Tensione di uscita 24 V Dimensioni
(l x a x p) cm: 21 x 12,5 x 30,5 Peso (kg): 8,4
Azimuth Optimizer
Prezzo € 4.100,00
at-618
Prezzo € 96,00
Tipo: Clamp per giradischi Note: L'AT618 mantiene
il disco fermo sul piatto e ne stabilizza le vibrazioni.
Raccomandato per l'uso con giradischi dotati
di motore a buona coppia e sospensioni rigide.
Tipo: dima per l'allineamento del fonorilevatore
Note: superficie a specchio
Tipo: basetta dedicata a bracci da 10 pollici Note:
versione per braccio 12 pollici euro 800
Tipo: vedi note Note: strumento per la misu-
96 SUONO aprile 2016
s(u)onora guida all’acquisto COMPLEMENTI & ACCESSORI
razione e regolazione dell'angolo di azimuth;
incorpora un un pre phono e una uscita cuffia per
il monitoraggio dei segnali
Bearing Oil
Prezzo € 41,00
Double Matrix Professional
Prezzo € 4.900,00
OFC ad alta purezza, connettori amagnetici, lunghezza
50 mm
Lever Gauge
Prezzo € 20,00
Pure Groove Microfibre Brush
Prezzo € 22,00
Tipo: olio sintetico a basso attrito Note: progettato
specificamente per l'utilizzo con cuscinetti a
CMB di Clearaudio, ma riduce l'attrito nella maggior
parte dei pozzetti dei cuscinetti dei perni dei piatti.
Tipo: macchina lavadischi Note: lavaggio di entrambi
i lati de disco in un passaggio con braccio di
pulizia, spazzole per lo scarico dell'elettricità statica,
assorbente di 20 mm; finitura trasparente Dimensioni
(l x a x p) cm: 40,5 x 18 x 38 Peso (kg): 16,5
Dustcover
Prezzo € 200,00
Tipo: bolla ad alta precisione per la messa in piano
Note: versione base, per regolare l'orizzontalità
di giradischi o basi d'appoggio; versione corpo in
acciaio euro 54; versione deluxe acciaio placcata
in oro euro 67
LP Drill
Prezzo € 45,00
Tipo: spazzola per dischi in microfibra antistatica
Note: può essere usata per pulire i dischi dalla
polvere o per applicare il fluido di lavaggio
Quadro Clamp
Prezzo € 180,00
Clear Contact
Prezzo € 37,00
Tipo: coperchio antipolvere per giradischi in acrilico
Note: per Concept, per Champion e Magnum
euro 600, per Solution, Master e Maximum Solution,
Anniversary e Innovation Comp. euro 750, per
Reference euro 510, per Performance euro 290, per
Avantgarde euro 410, per Emotion euro 235
Note: Punta per correggere eventuali imperfezioni
dei fori dello spindle, diametro 7,3 mm
Matrix Microfibre strip-set
Prezzo € 29,00
Tipo: set strisce adesive in microfibra Note: per
tutte le macchine lavadischi Matrix
Tipo: record clamp in acciaio inox Note: per
giradischi a massa elevata, adatto a giradischi a
telaio rigido
Record Cleaning Brush
Prezzo € 28,00
Elixir Of Sound
Prezzo € 22,00
Tipo: pulitore contatti elettrico Note: flacone
da 5 ml
Matrix Seal Record Clamp
Prezzo € 150,00
Clever Clamp
Prezzo € 29,00
Tipo: record clamp in plastica Note: sfrutta il
perno centrale per appiattire il disco; adatto per
qualsiasi giradischi
Tipo: liquido di pulizia per stili Note: flacone da
10 ml. Se ne consiglia l'uso anche con i dischi nuovi
prima del primo ascolto per la rimozione dei residui
di pressatura del vinile.
Headshell Cable Set
Prezzo € 80,00
Tipo: per la protezione dell'etichetta dei dischi
Note: da utilizzare durante la fase di lavaggio,
bloccaggio meccanico, ideale per tutte le macchine
lava dischi ClearAudio
Outer Limit
Prezzo € 1.250,00
Tipo: spazzolino pulizia dischi in fibra carbonio
Note: indicato per la pulizia accurata dei dischi con
2 file contenenti oltre 1 milione di setole in fibra di
carbonio anti-statiche.
Record Cleaning Fluid 25/50/100
Prezzo € 44,00
Tipo: liquido per la pulizia dischi Note: flacone da
50 cl euro 44; flacone da 100 cl euro 70
Silent Belt
Prezzo € 47,00
Tipo: cinghia di ricambio per giradischi Emotion
Note: versioni per altri giradischi diametro 1 e 2
mm, stesso prezzo Dimensioni (l x a x p) cm:
diametro 2mm
Diamond Cleaner Brush
Prezzo € 20,00
Smart Matrix microfibre strip set
Prezzo € 14,00
Tipo: set di 2 strisce adesive in microfibra Note:
per macchina lavadischi Smart Matrix. versione per
Double Smart Matrix euro 27, versione con due strisce
a 16 euro; Anche per macchine in versione Pro.
Tipo: spazzola pulizia a secco delle puntine
Tipo: set di quattro cavi per testine Note: rame
Tipo: stabilizzatore per dischi ondulati Note: per
tutti i giradischi Clearaudio e altri, comprende
Centre Spider o Locator
SUONO aprile 2016 97
selector
Smart Matrix Professional
Prezzo € 1.300,00
Turboweight
Prezzo € 138,00
Crusade Audio
Paesi Bassi
Light Weight Ceramic Puck
Prezzo € 62,50
ricambio, adatta ai dischi LP 33 giri.
Miracle Record Cleaner
Prezzo € 33,50
Tipo: macchina lavadischi Note: rotazione in
senso orario e antiorario Dimensioni (l x a x p)
cm: 34,5 x 20,5 x 34,5 Peso (kg): 12
Smart Seal Record Clamp
Prezzo € 120,00
Tipo: per la protezione dell'etichetta dei dischi
Note: da utilizzare durante la fase di lavaggio,
bloccaggio magnetico, specifico per Smar Matrix e
macchine lava dischi con piatto magnetico.
Tipo: contrappeso per bracci Rega Note: peso
calibrato e foro eccentrico per migliorare le doti
meccaniche del braccio, in acciaio Inox
Turntable Carekit Starter
Prezzo € 43,00
Tipo: kit per la manutenzione e pulizia giradischi
Note: pasta tipo polish, grasso per perno e liquido
pulizia parti acriliche e panno per la pulizia; versione
Professional spazzola Pure Groove e scatola
in legno euro 160
tWister Clamp
Prezzo € 130,00
Tipo: clamp per giradischi Note: Il CA Ceramic LP
Light Weight Puck è clamp per giradischi realizzato
in ceramica in grado di smorzare efficacemente le
vibrazioni indesiderate del disco. La versione Light
Weight è perfetta anche per i giradischi con un
sub-telaio (sospeso su molle).
Disc Doctor's
USA
Miracle Record Brush
Prezzo € 26,50
Tipo: Spazzola singola LP a secco Note: Set composto
da 1 spazzola Disc Doctor's più un ricambio,
specifica per la pulizia a secco, da effettuarsi prima
e dopo ogni ascolto, dei dischi LP.
Disponibile versione con 2 spazzole, anche per
dischi Shellac, gli acetati e i dischi Edison Diamond
Tipo: fluido lavadischi Note: confezione da 473
ml permette di pulire circa 300 dischi. Disponibile
anche nel formato da 946ml (Euro 48,84) e da
1,89l (Euro 77,50)
Docet
Italia
Demag-WEB
Prezzo € 300,00
Smart Stylus Gauge
Prezzo € 24,00
Tipo: clamp pressa dischi con sistema di assorbimento
delle risonanze
Miracle Record Brushes
Prezzo € 59,20
Note: con ghiera in acciaio; leggero e adatto anche
per giradischi a telaio flottante
Vinyl Harmonicer
Prezzo € 85,00
Tipo: demagnetizzatore per testine MM e MC
Ingressi: 1 Note: permette di demagnetizzare la
componente elettromagnetica ripulendo completamente
le bobine
Tipo: bilancina per regolare il peso di lettura delle
testine Note: fornisce in modo semplice il peso di
lettura del fonorilevatore una volta appoggiato lo
stilo sulla sua parte superiore. Con graduazione da
1,5 a 3,5 grammi.
Stroboscope Test Record
Prezzo € 220,00
Tipo: tappetino universale per giradischi Note: per
ottimizzazione contatto disco LP e piatto
Weight Watcher
Prezzo € 230,00
Tipo: Spazzole a liquido Note: Per LP, disponibili
in formato diverso specifici per 45 giri, 78 giri e dei
33 giri da 7", dei 78 giri da 10" e dei dischi Edison
Diamond, dei 78 giri da 12" etichetta piccola
Miracle Record Brushes 1
Prezzo € 31,70
Dr. Feickert Analogue
Germania
The Protactor NG
Prezzo € 199,00
Tipo: disco traccia stroboscopica Note: per regolazione
fine velocità giradischi;
Tipo: bilancina digitale Note: precisione 0,01 gr;
per leggere il peso di lettura delle testine; calibrazione
automatica, protezione batteria
Tipo: 1 spazzola LP x lavadischi Note: Set composto
da 1 spazzola Disc Doctor's più una testina di
Tipo: dima universale per montaggio di bracci
Note: specifico per il set-up delle testine, dimatura
e regolazione del Vta
98 SUONO aprile 2016
s(u)onora guida all’acquisto COMPLEMENTI & ACCESSORI
EMT
Germania
Shell
Prezzo € 295,00
zabile anche su connettori, cappe per giradischi,
cavi. Funziona con 4 batterie AA.
DF-2 Flattener
Prezzo € 3.600,00
Guizu
Cina
WCL-box (LP)
Prezzo € 479,00
RC-20
Prezzo € 1.000,00
Tipo: macchina lavadischi Dimensioni (l x a x p)
cm: 37 x 38 x 27 Peso (kg): 11,8
Tipo: shell porta testina standard EIA
fo.Q
Giappone
Tipo: apparato per restauro dischi Note: sistema
per appiattire dischi lp ondulati tranne quelli di
peso inferiore a 110 grammi e quelli stampati tra il
1973 e 1974 - la procedura prevede riscaldamento
e raffreddamento a pressione costante
Harmonix
Giappone
TU 800 EX Imp
Prezzo € 250,00
Record Stabilizer RS-33
Prezzo € 209,00
Tipo: Clamp per giradischi Dimensioni (l x a x p)
cm: diametro 6,8, spessore 0,48 Peso (kg): 0,036
Turntable components RS-912
Prezzo € 159,00
SKII
Prezzo € 170,00
Tipo: Pennello elettrostatico Note: Per la pulizia di
CD, DVD, LP, Lenti di proiettori e schermi piatti; Formato
da pelo di capra rinforzato da fibre acriliche
ricoperte di sulfide di rame: permette di rimuovere
le cariche elettrostatiche
Gold Note
Italia
Gel Mat
Prezzo € 50,00
Tipo: Carrellino porta LP Note: in legno massello
Walnut progettato per accogliere circa 80 LP. In dotazione
4 mini rotelle (già montate). Dimensioni
(l x a x p) cm: 34 x 64 x 45 Peso (kg): 15
WPS-35353 - LP Cube Rack
Prezzo € 151,00
Tipo: tappetino per giradischi accordato Note: Efficace
su bilanciamento tonale, chiarezza, profondità,
dinamica.Nuova versione più leggera, adatto a
qualsiasi giradischi. Dimensioni (l x a x p) cm:
29,3 / 0.3 Peso (kg): 0,210
tu 812 MK2
Prezzo € 900,00
Tipo: Mat giradischi e accessori Note: si compone
di 2 tappetini per giradischi, semirigidi, di differente
spessore (1 mm. e 2 mm.), con superficie liscia
ottenuta attraverso le più avanzate tecnologie di
modellazione.
Furutech
Giappone
Destat Mk II
Prezzo € 640,00
Tipo: tappetino in Techno Gel per giradischi Note:
spessore 2 mm
Kymyas
Prezzo € 50,00
Tipo: Raccoglitore modulare per 100 LP Note:
Gli LP Cube Rack di Guizu sono ora disponibili
esclusivamente in legno Walnut (scuro). Spessore
di tutte le pareti 7.5mm, con incastri a coda di
rondine. Dimensioni (l x a x p) cm: 36 x 35 x 34,3
Hanss Acoustics
Cina
PG-10
Prezzo € 65,00
Tipo: clamp stabilizzatore per dischi accordato
Note: Accorda la risonanza del sistema giradischidisco
su frequenze al di fuori della banda audio
nella quale aumenta chiarezza, profondità e dettaglio.
Dimensioni (l x a x p) cm: 85-37 /47 mm
Peso (kg): 0,235
TU 812Million
Prezzo € 2.800,00
Tipo: sistema di annullamento delle cariche elettrostatiche
Note: specifico per LP, CD e DVD, utiliz-
Tipo: trattamento di pulizia degli LP Note: set con
due liquidi composto da uno di pulizia a base ammoniacale
e uno di trattamento per ridurre i graffi
Tipo: Bilancina digitale elettronica Note: per la
taratura del peso della testina.
Tipo: Clamp per giradischi Note: Come TU 812mk2
SUONO aprile 2016 99
selector
con prestazioni ancora superiori. Peso (kg): 0,331
J.A. Michell
Regno Unito
comprende viti, dadi e brugola
Record Clamp
Prezzo € 53,00
lavaggio antifungicida e per dischi particolarmente
sporchi. Bottiglia da mezzo litro
discOvery One
Prezzo € 2.200,00
Bearing Oil
Prezzo € 7,00
plexiglass trasparente
JR Transrotor
Germania
Tipo: pressore Note: per aderenza disco/piatto,
finitura nera; versione specifica per giradischi
Rega, stesso prezzo
Konstant Studio
Prezzo € 610,00
Tipo: olio per il perno piatto
Cartridge tags
Prezzo € 21,00
Secure Cover
Prezzo € 445,00
Tipo: alimentatore esterno Note: con commutatore
33/45 giri; versione M1 euro 1020; versione
M2 Reference euro 1430, M3 Reference euro 1750,
versione FMD euro 2075
Tipo: macchina lava dischi automatica Note: motore
elettrico particolarmente silenzioso, sistema di
aspirazione di precisione proprietario. Modello base
con lavaggio manuale e coperchio. Versione Classic
con braccio per lavaggio Keith Monks, pompa per il
liquido e coperchio a 2600 euro
Lehmann Audio
Germania
Tipo: terminazioni per pagliuzze cavo phono
Note: Set di 4 pezzi, placcati argento
Tipo: coperchio in plexiglass per giradischi Gyro
SE e Orbe SE
Tecnoweight
Prezzo € 155,00
Keith Monks RCM
Regno Unito
Discovery 33/45
Prezzo € 60,00
PWX II
Prezzo € 550,00
HR PSU
Prezzo € 835,00
Tipo: alimentatore opzionale per Black Cube,
Black Cube Decade e Silver Cube. Note: 30VA
trasformatore toroidale ad alta corrente con bobina
di protezione, diodi rettificatori a recupero ultra veloce,
stadio della regolazione della tensione basato
su regolatore a doppia tensione, contenitore in
alluminio Dimensioni (l x a x p) cm: 9 x 4,4 x 23
Tipo: alimentatore per motori in continua Note:
fornisce alimentazione elettronica a basso rumore
per i motori a corrente continua come sui giradischi
Tecnodec, GyroDec e Gyro SE, rendendo più stabile
il loro funzionamento
Tipo: kit di contrappesi per Rega RB 250/300/600
Tender Feet S
Prezzo € 12,00
Tipo: Liquido per la pulizia del vinile Note: flacone
da 1000 ml. Versione specifica per dischi shellac a
78 giri stesso prezzo.
Discovery Break The Mold
Prezzo € 60,00
Millennium Audio
Germania
Lp Carbon Mat
Prezzo € 149,00
Kit testine
Prezzo € 11,00
Tipo: kit per il montaggio delle testine Note:
Tipo: piedini conici per elettroniche in alluminio
anodizzato
Note: modello L di maggiore altezza euro 16
Uni Cover
Prezzo € 82,00
Tipo: coperchio universale per giradischi Note: in
Tipo: liquido prelevaggio dischi vinile Note: Pre-
Tipo: tappetino per giradischi Note: fibra di carbonio,
spessore 0.3 mm; comprende puck 4010 in
acciaio e carbonio per trattamento delle vibrazioni
sul perno e sul vinile.
LP Cork Mat
Prezzo € 35,00
Tipo: Tappetino per giradischi Note: In sughero
100 SUONO aprile 2016
s(u)onora guida all’acquisto COMPLEMENTI & ACCESSORI
acciaio e fibra di carbonio, camere interne con
sabbia di quarzo.
Miyajima lab.
Giappone
METAL WASHER
Prezzo € 25,00
CL 116
Prezzo € 23,50
HS-5000
Prezzo € 30,00
alta densità, 2.5 mm, con disco di centraggio.
LP Felt mat
Prezzo € 40,00
Tipo: Spazzolina per LP in velluto Note: Con
contenitore e pulitore per la spazzola integrati
Dimensioni (l x a x p) cm: 13.5 x 4.5 x 4 Peso
(kg): 50
Note: Headshell rimovibile per Bracci con attacco
sme. Magnesio e lega di alluminio, massima
rigidità.
No 102
Prezzo € 28,00
Tipo: Tappetino per giradischi Note: In feltro alta
densità, migliora le prestazioni dei tappetini in
feltro, spessore 3 mm.
LP Puck 4010
Prezzo € 40,00
Tipo: spaziatore per testine con attacco DIN
WOODEN BELT
Prezzo € 60,00
CL-1000 LP ROLLING CLEANER
Prezzo € 120,00
Tipo: Buste Interne Note: Buste antistatiche
antigraffio per LP. 50 per confezione.
No 108
Prezzo € 7,50
Tipo: accordatore da porre sopra elettroniche o
LP Note: in acciaio speciale e fibra di carbonio.
Può essere usato sopra le elettroniche o sul perno
del giradischi.
Protractor
Prezzo € 159,00
Tipo: accordatore per testina phono Dimensioni
(l x a x p) cm: 0,12 x 0,23 Peso (kg): 0,0035
Nagaoka
Giappone
AD653
Prezzo € 20,00
Note: Pulizia del vinile, evoluzione del CL152. Il
rullo è realizzato in elastomero di silicone che, con
una leggera pressione, riesce a entrare nei solchi
e catturare la polvere grazie alla sua superficie
appiccicosa
CL-20/3
Prezzo € 29,00
Tipo: panno per la pulizia di CD, edischi
Note: in fibre sintetiche, estremamente morbido,
per LP, CD, elettroniche.
CL30K
Prezzo € 30,00
Tipo: set per la messa a punto dei sistemi analogici
Note: completo di bolla, lente, blocco perspex per
Vta, dima con curve di Loefgren, di Baerwald e
misura Overhang.
Silentor
Prezzo € 148,00
Tipo: Buste Esterne Note: Buste esterne per LP
(amche doppi) in naylon antistatico, alto spessore,
molto robusta.
Nessie Vinylmaster
Germania
Nessie Vinylmaster
Prezzo € 2.100,00
Tipo: pressore dischi Note: a massa media, in
Tipo: adattatore per 45 giri Note: estrusione in
alluminio
Tipo: kit pulizia CD Note: contenente liquido e
tampone
Tipo: Macchina lavadischi Note: Lavadischi completa
di clamp, panno, liquido e manuale. Il liquidi
contenuto nel serbatoio integrato permette un
SUONO aprile 2016 101
selector
Model 1.0/2.0
Prezzo € 652,00
Record Cleaning Brush nylon
Prezzo € 22,90
minimo di 100 cicli di pulizia Dimensioni (l x a x
p) cm: 40 x 33 x 17 Peso (kg): 9
Nitty Gritty
USA
Tipo: macchina lavadischi manuale Note: ad
aspirazione con applicazione del fluido e rotazione
disco manuali, costruzione in legno, finitura vinile
nero, versione 2.0 finitura in quercia euro 722
Dimensioni (l x a x p) cm: 37,5 x 21 x 21,5
Tipo: spazzola morbida in nylon Note: setole
in nylon nero da 13mm, anche per il lavaggio
bidirezionale sulle macchine Nitty Gritty, per tutte
le stampe a 33/45/78 giri.
Record Master 1/2
Prezzo € 650,00
rimpiazzare un perno deteriorato o danneggiato su
lavadischi Nitty Gritty
2.5Fi-XP
Prezzo € 1.225,00
Model 1.5/2.5
Prezzo € 1.015,00
Ricambio Kit spazzola
Prezzo € 22,90
Tipo: Macchina Lavadischi Note: Il fluido sulla
spazzola aspirante viene applicato mediante una
pompa a pressione e la macchina fa il resto, ruotando
il disco e spazzolandolo automaticamente
Dimensioni (l x a x p) cm: 43,5 x 21 x 21,5
Basic
Prezzo € 419,00
Tipo: macchina lavadischi a rotazione automatica
Note: Ad aspirazione con applicazione del fluido,
costruzione in legno e finitura nera; versione con
finitura in quercia euro 1085 euro. Per poter lavare
anche i 45 giri è necessario acquistare separatamente
l'adattatore 45 giri Dimensioni (l x a x p)
cm: 37,5 x 21 x 21,5
Tipo: macchina lavadischi manuale per
LP/33/45/78 Note: ad aspirazione con applicazione
del fluido e rotazione disco manuali,
costruzione in legno e finitura nera; versione con
finitura in quercia euro 710,00 Dimensioni (l x a
x p) cm: 37,5 x 21 x 21,5
Ricambio adattatore 45 giri
Prezzo € 42,00
Tipo: per modelli Fi / con pompa d'acqua Note:
comprende: 4 Vac-Sweeps, 8 Strisce adesive, 1
utensile per la installazione e 1 spazzolina di pulizia
Nottingham Analogue
Regno Unito
Dust Cover
Prezzo € 31,00
Model 1.5Fi/2.5Fi
Prezzo € 1.225,00
Tipo: Macchina lavadischi manuale per LP Note:
L'applicazione del fluido sulla spazzola aspirante e
la rotazione del disco sono manuali. La macchina
possiede una spazzola di aspirazione adatta ai
dischi LP e una bottiglia di fluido di pulizia da 120
ml. La finitura è in vinile di colore nero.
Mini Pro1/Mini-Pro 2
Prezzo € 1.750,00
Tipo: macchina lavadischi semiautomatica per
LP Note: ad aspirazione con applicazione del
fluido e rotazione disco automatici, costruzione
in legno e finitura nera; versione con finitura in
quercia euro 1305 euro Dimensioni (l x a x p)
cm: 43,5 x 21 x 21,5
Tipo: per lavadischi LP Note: per tutte le macchine
Nitty Gritty di tipo semi-manuale e semi-automatico,
a rotazione automatica del disco (1.5 / 2.5, 1.5Fi
/ 2.5Fi, eccetto le Mini-Pro).
Ricambio Kit Capstan
Prezzo € 24,90
Tipo: disco copertura piatto e taratura antiskating
Mat
Prezzo € 35,00
Record Cleaning Brush
Prezzo € 18,95
Tipo: tappetino per piatto giradischi Notthingham
Tipo: macchina lavadischi automatica per LP
Note: ad aspirazione con applicazione del fluido e
rotazione disco automatici su entrambe le facciate,
costruzione in legno e finitura nera; versione con
finitura in noce 1830 euro Dimensioni (l x a x p)
cm: 43,5 x 23 x 21,5
Tipo: spazzola per lavaggio LP Note: Testina in
morbido velluto.
Tipo: set di 4 Capstan inclusi Note: kit per la sostituzione
del vecchio capstan e riporta la lavadischi
al massimo delle prestazioni, questo perno è adatto
ad essere installato su tutte le macchine Nitty Gritty
con rotazione automatica del disco
Ricambio Kit perno
Prezzo € 19,00
Tipo: kit di ricambio perno per le lavadischi Nitty
Gritty Note: comprende 2 perni di ricambio, una
punta da trapano ed un collante per acrilico, per
Record Brushes
Prezzo € 25,00
Tipo: spazzola in carbonio per la pulizia degli LP
102 SUONO aprile 2016
s(u)onora guida all’acquisto COMPLEMENTI & ACCESSORI
Stylus Gauge
Prezzo € 31,00
Tipo: Dima a disco per la regolazione della testina
e del braccio
RCS
Prezzo € 8,00
Tipo: set di due strisce Note: in velluto, per tubo
aspirazione macchina lavadischi
DS-1 Digital Scale
Prezzo € 145,00
LH 9000
Prezzo € 179,00
Okki Nokki
Paesi Bassi
RCT
Prezzo € 40,00
Okki Nokki Record Cleaning Machine
Prezzo € 500,00
Tipo: Bilancia digitale con display LCD misura
pressione stilo
lh 10000
Prezzo € 469,00
Tipo: Shell portatestina standard in magnesio e
fibra di carbonio Peso (kg): 16,8
SB-1
Prezzo € 179,00
Tipo: macchina lavadischi motorizzata Note:
include spazzola e due flaconi di fluido; due sensi
di marcia, spegnimento automatico. Pulisce un
disco in pochi minuti e senza sforzo. Finitura
nera o bianca.
Provato su SUONO 430 - 07/2009
RCB
Prezzo € 12,00
Tipo: tubo di aspirazione per macchina lavadischi
Note: 12 pollici in alluminio, versione 7 pollici e 10
pollici stesso prezzo, nuove versioni RCTN in plastica
euro 56 per tutte le lunghezze
Ortofon
Danimarca
Alignment Tool
Prezzo € 6,00
Tipo: shell porta testina Note: Realizzato in
alluminio e zinco con al centro un elastomero in
agglomerato plastico proprietario. Adatto tra le
altre alla MC 90, MC Windfield e alla serie Cadenza.
Peso (kg): 14,5
Tipo: stroboscopio
lh 2000
Prezzo € 65,00
SB-2
Prezzo € 249,00
Tipo: spazzola in legno Note: versione WG con
setole in pelo di capra euro 23, versione G con setole
in pelo di capra euro 17
RCC
Prezzo € 28,00
Tipo: shell porta testina Note: standard
lh 6000
Prezzo € 99,00
Tipo: record clamp per macchina lavadischi Note:
legno ebano, versione in ebano euro 335
RCD
Prezzo € 67,00
Tipo: Dima per l'allineamento della testina
Bubble Level
Prezzo € 36,00
Tipo: shell portatestina Note: per Windfeld, Jubilee,
Kontrapunkt
lh 8000
Prezzo € 125,00
Tipo: Stroboscopio con contenitore in alluminio.
Alimentazione a batterie 2 x 1,5V Note: Diametro
del disco: 100 mm; Materiale dei disco: acciaio
inossidabile; Box in alluminio; Funziona a batterie
2x1,5 V; Precisione del circuito di oscillazione: 1/100
Hz (0,1%) Dimensioni (l x a x p) cm: 6,7 x 2,2 6,8
Peso (kg): 0,130
Stylus Brush
Prezzo € 3,00
Tipo: coperchio parapolver per macchina lavadischi
Note: in perspex
RCF
Prezzo € 12,00
Tipo: liquido pulizia dischi concentrato Note: permette
di ottenere una soluzione pulente da un litro
Tipo: Livella in alluminio/vetro per la messa in
piano del giradischi
Tipo: shell porta testina Note: in legno
Tipo: spazzolino pulisci stilo
SUONO aprile 2016 103
selector
Stylus Brush CF
Prezzo € 12,00
Cork Mat
Prezzo € 19,00
Grease IT
Prezzo € 15,00
Tipo: Spazzolino pulisci stilo in fibra di carbonio
Stylus Gauge
Prezzo € 9,00
2 inserti per diversi cuscinetti, completamente in
metallo, alluminio e ottone.
Align IT
Prezzo € 119,00
Tipo: tappetino in sughero per tutti i giradischi
Pro-Ject
Cover IT 1
Prezzo € 249,00
Tipo: Bilancina manuale misura pressione stilo
Oyaide
Giappone
HS-TF
Prezzo € 235,00
Tipo: set di strumenti per l'allineamento e la
regolazione della testina Note: regolabile per le
diverse lunghezze dei bracci da 8 a 12 pollici di
lunghezza effettiva. Idoneo per qualsiasi modello
anche non Pro-ject.
Tipo: olio di lubrificazione per giradischi Note:
grasso lubrificante hi-tech per il perno del piatto
di rotazione del giradischi per renderne uniforme
la rotazione.
Leather IT
Prezzo € 49,00
Tipo: Shell in carbonio porta testina Note: con Set
4 conduttori HSR-ag
Palmer Audio
Regno Unito
Alignment Protractor Dima
Prezzo € 54,00
Tipo: dima universale Note: per allineamento
testina Palmer Alignment Protractor.
Tappetino per giradischi
Prezzo € 40,00
Note: montato sul Palmer 2.5; morbido, sottile e
resistente, universale, spessore 1mm
Pro-Ject
Austria
Brush IT
Prezzo € 10,00
Tipo: spazzola per la pulizia dei dischi Note:
setole in carbonio per la rimozione della polvere
per mezzo del caricamento elettrostatico della
superficie generato dal loro sfregamento sul disco.
Clamp IT
Prezzo € 79,00
Tipo: coperchio antipolvere universale Note:
versione IT1, dimensioni 52,5 x 29 x 52,5 euro 235
Dimensioni (l x a x p) cm: 52 x 29 x 52,5
Cover IT 2
Prezzo € 209,00
Tipo: coperchio antipolvere universale Dimensioni
(l x a x p) cm: 45 x 25 x 35,5
Felt Mat
Prezzo € 10,00
Tipo: tappetino per piatto giradischi in pelle Note:
il mat in pelle presenta i vantaggi di smorzamento
delle risonanze del sistema piatto-disco, maggiori
rispetto a uno in feltro, con una inferiore capacità
di trattenere polvere e cariche statiche.
Level IT
Prezzo € 25,00
Tipo: bolla in legno per la messa in piano del
giradischi Note: bolla in ampolla con spirito e
supporto in legno, indicata per la perfetta messa
in piano del giradischi, sia della base che del piatto.
Acryl IT
Prezzo € 109,00
Tipo: piatto in acrilico trasparente Note: per
giradischi serie Debut III e Xpression
Tipo: adattatore 45gg
Adapt IT
Prezzo € 19,00
Adjust IT
Prezzo € 25,00
Tipo: set di strumenti per la regolazione e taratura
del braccio Note: adatto a tutti i bracci Pro-Ject,
consente la regolazione fine dei cuscinetti. Include
Tipo: pressore per dischi in alluminio Note: sistema
brevettato, per tutti i giradischi, riduce le
risonanze durante la riproduzione, montaggio
semplice e veloce, regolazione fine della pressione
sul disco, completamente in metallo, con fondo
in pelle.
Clean IT
Prezzo € 10,00
Tipo: spazzolina per la pulizia della puntina
Tipo: tappetino in feltro per piatto Note: per tutti i
giradischi Pro-Ject; disponibile nei colori blu, verde,
verde chiaro, giallo, arancio, rosso, rosso scuro,
grigio antracite e nero
Meausure IT
Prezzo € 89,00
Tipo: bilancina elettronica lettura forza d'appoggio
testine
104 SUONO aprile 2016
s(u)onora guida all’acquisto COMPLEMENTI & ACCESSORI
Record Clamp
Prezzo € 25,00
tomatica Note: Pulizia e asciugatura del disco
in 2 secondi. Clamp che preserva l'etichetta del
disco dal lavaggio. Spargimento del liquido sulla
superficie del disco manuale. Braccio di pulizia e
asciugatura automatico. Coperchio antipolvere
opzionale. Dimensioni (l x a x p) cm: 43,5 x 33,5
x 28 Peso (kg): 10,5
livella a liquido integrata, chassis in alluminio;
disponibile in nero o alluminio lucido Peso (kg):
0,800
Stroboscope disc
Prezzo € 33,00
Punto Musica
Italia
Tipo: pressore per dischi filettato Note: specifico
per giradischi Pro-Ject dotati di perno del piatto
filettato per consentire l'avvitamento del pressore.
Facilita il migliore accoppiamento del disco con
il piatto.
Record Puck
Prezzo € 69,00
Tokamak 1000
Prezzo € 350,00
Tipo: filtro di rete Note: adattatore di impedenza,
24 db in banda audio, corrente max 1,5 Kw Dimensioni
(l x a x p) cm: 12 x 5 x 5
Tokamak 2000
Prezzo € 550,00
Tipo: filtro di rete Note: adattatore di impedenza,
24 db in banda audio, corrente max 40 A Dimensioni
(l x a x p) cm: 25 x 15 x 15
Pure Sound
Regno Unito
vendo i residui più profondi senza danneggiarli.
Può essere utilizzato con lavadischi manuali o con
aspirazione. Flacone da 1050cc
RECORD LABORATORY PICK-UP CLEANER
Prezzo € 19,50
Tipo: disco stroboscopico per controllo velocità rotazione
giradischi Note: In alluminio, colorazione
bianca. Specifico per i 50 Hz, disponibile anche in
versione per 60 Hz
Shun Mook
USA
EBONY HEADSHELL
Prezzo € 390,00
Rubato Mat
Prezzo € 425,00
Tipo: Porta testina in ebano accordato Note:
Porta testina in Ebano antico Mpingo lavorato ed
accordato a mano.
Attacco SME.
LP RECORD CLAMP
Prezzo € 2.900,00
Tipo: pressore per dischi
Spin Clean MkII
Prezzo € 109,00
Tipo: tappetino per giradischi Note: in rame
Quadraspire
Regno Unito
Tipo: macchina lava dischi completamente
manuale Note: fluido per il lavaggio da 4 oz in
dotazione
VC-S
Prezzo € 449,00
LP QUBE
Prezzo € 249,00
Tipo: Raccoglitore modulare per LP Note: Ogni Qube
può contenere fino a 150 LP, e include divisori in
vetro e sportelli in vetro opzionali per tenere fuori
la polvere. Dimensioni (l x a x p) cm: 52 x 36x 36
Tipo: Liquido per la pulizia dello stilo Note:
elimina completamente le incrostazioni che si
depositano sulla puntina e migliora la capacità
di tracciamento. Non lascia residui. Bottiglietta in
vetro (20ml)con pennello dosatore.
Scheu Analog
Germania
Disc-Weight
Prezzo € 150,00
Tipo: Accordatore per giradischi Note: Accordatore
di risonanza in Ebano antico per l'accordatura
dell'LP in vinile.
SUPER DIAMOND RESONATORS
Prezzo € 800,00
Record Laboratory
USA
Tipo: macchina lavadischi a 33 e 78 giri semiau-
LIQUIDO PER LA PULIZIA DISCHI IN VINILE
Prezzo € 18,00
Tipo: liquido antistatico per la pulizia del vinile
Note: pulisce a fondo i solchi dei dischi rimuo
Tipo: Clamp per dischi Note: a pressione con
Tipo: Piedino per accordatura Note: Come orginal
Diamond Resonator ma con diamante di maggiore
caratura e maggior peso. Dimensioni (l x a x p)
cm: Diam. 7,6 cm.
SUONO aprile 2016 105
selector
ULTRA DIAMOND RESONATORS
Prezzo € 1.300,00
Sublima
Italia
Mat Chakra
Prezzo € 180,00
UNIQUE
Prezzo € 300,00
del braccio.
Tipo: Piedino per accordatura Note: Come orginal
Diamond Resonator ma con diamante di maggiore
caratura e maggior peso. Dimensioni (l x a x p)
cm: Diam. 10 cm.
SME
Regno Unito
Disco strobo
Prezzo € 81,00
Tipo: disco stroboscopico per controllo velocità
del giradischi
Record Clamp
Prezzo € 335,00
Sota
USA
I-Clamp
Prezzo € 90,00
Tipo: clamp pressa dischi
Reflex Clamp
Prezzo € 250,00
Tipo: Mat per giradischi Note: lavora ad interazione
elettromagnetica. Disco sottile di polimero
spruzzato a varie stratificazioni di pigmenti attivati
secondo un processo proprietario. La resa sonora è
una migliore lettura del disco con minore usura
Sutherland
USA
The Timeline
Prezzo € 550,00
Tipo: Piedino accordatore/disaccoppiatore Note:
Disegno no compromise by Lumen White. Utilizza
vari legni speciali con proprietà di accordatura
eccellenti. Solo materiali naturali, lavorati a mano.
E' anche utilizzato come accordatore su diffusori ed
elettroniche. Confezione da 3.
UNIQUE PLUS
Prezzo € 400,00
Tipo: Piedino accordatore/disaccoppiatore Note:
Come Unique ma dimensioni maggiorate.
TechDAS
Giappone
Disc Stabilizer
Prezzo € 850,00
Tipo: clamp pressa dischi
Wood
Prezzo € 70,00
Tipo: basetta per bracci liscia Note: versione
forata euro 140; modello Composite liscia euro
150, forata euro 230; modello Cosmos liscia euro
260, forata euro 330
Tipo: clamp pressa dischi
Thales
Svizzera
Stein Music
Germania
Levi-Base
Prezzo € 2.500,00
Tipo: pressore dischi Note: specifico per giradischi
modello M-10; versione per l'M-20 euro 390
Shell 1252
Prezzo € 215,00
Tipo: portatestina per braccio M2 Note: versioni
per modello da 9/10 e 12 pollici
Shell 1252/IV D
Prezzo € 245,00
Tipo: portatestina per braccio modello IV D Note:
versione V-D per braccio modello V D, versione
M-10 per braccio modello M-10 stesso prezzo
Achat 1
Prezzo € 60,00
Tipo: Dima per il corretto allineamento della
testina
DE-3 LP Conditioner
Prezzo € 2.060,00
Tipo: clamp e stroboscopio Note: blocca disco
di massa elevata con controllo incorporato della
velocità di rotazione del piatto via laser
Swiss Cable
Svizzera
HANDY
Prezzo € 150,00
Tipo: Base di isolamento per giradischi o elettroniche
Note: con sistema di disaccoppiamento
regolabile ad aria
The Cartridge Man
Regno Unito
Cartridge Isolator
Prezzo € 145,00
Shell 3009 S2R
Prezzo € 225,00
Tipo: portatestina per il braccio 3009 S2 IMP e
M2 12R
Shell 3951
Prezzo € 245,00
Tipo: portatestina per i bracci 309/310/312 Note:
completa delle pagliuzze con codice colore per
i contatti del fonorilevatore e il cavo di segnale
Tipo: demagnetizzatore per LP Note:
Demagnetizza,e imita carica elettrostatica e stress
del materiale.
Peso (kg): 3
Tipo: Accordatore/Disaccoppiatore per cavi Note:
Disegno no compromise by Lumen White. Utilizza
vari legni speciali con proprietà di accordatura
eccellenti. Solo materiali naturali, lavorati a mano.
Confezione da 3.
Tipo: isolatore antivibrazioni per testine Note:
basetta da frapporre tra shell braccio e testina
106 SUONO aprile 2016
s(u)onora guida all’acquisto COMPLEMENTI & ACCESSORI
Digital stylus force gauge
Prezzo € 395,00
The Music Mat
Prezzo € 155,00
Thorens
Svizzera
Stabilizer
Prezzo € 160,00
Tipo: misuratore forza d'appoggio testina Note:
display a 3 cifre, campo di misura da 0,2 a 4 grammi,
accuratezza migliore di 0.05, 30 minuti di durata
con carica carica (ricaricabile), zona di applicazione
della forza e cantilever nonmagnetici, contenitore
in plastica con piedini antiscivolo Peso (kg): 0,150
Tipo: mat per giradischi Note: in polimero
The Funk Firm
Regno Unito
Achromat
Prezzo € 105,00
Tipo: clamp Note: stabilizzatore smorzato per
piatti Thorens
Tonearm Gauge
Prezzo € 18,00
legno nero
Provato su SUONO 427 - 04/2009
MW-1 Cyclone
Prezzo € 1.900,00
Digital turntable level
Prezzo € 395,00
Tipo: tappetino universale per giradischi Note: in
materiale antirisonante, disponibile da 3 e 5 mm
di spessore disponibile verso per SL1200 130 euro
BO!NG
Prezzo € 160,00
Tipo: bilancina di precisione per rilevare peso
di lettura Note: per la regolazione del peso di
lettura del fonorilevatore con una scala graduata
da 1 a 3 grammi.
Tipo: macchina lavadischi automatica Note:
spazzola per l'applicazione del liquido in dotazione,
motore reversibile, asciugatura automatica, chassis
in alluminio,finitura in legno. Peso (kg): 12,7
Van Den Hul
Paesi Bassi
RCM Fluid
Prezzo € 35,00
The Solution Clinic Fluid
Prezzo € 37,00
Tipo: Livella elettronica per giradischi Note:
display 2 x 3, campo di misura da +35° a -35°,
accuratezza migliore di 0.1°, costruzione nonmagnetica
e anti-statica
Tipo: Piedino accordatore/disaccoppiatore Note:
Sistema di sospensione a molle. Versioni specifiche
per giradischi Rega i Technics 1200SL.
Test Record
Prezzo € 44,00
Thender
Italia
DSC-438
Prezzo € 73,20
Tipo: liquido protettivo per contatti e connettori
Note: bottiglietta da 20 cc
VPI
USA
Tipo: flacone di liquido pulisci dischi
SDS motor drive
Prezzo € 1.450,00
Tipo: disco test per il settaggio completo del
giradischi Note: allegata anche una dima per
allineamento testina e del braccio
Tipo: stabilizzatore per dischi a pressione
HW-16.5
Prezzo € 1.190,00
Tipo: macchina lavadischi semi automatica Note:
spazzola per l'applicazione del liquido in dotazione;
asciugatura automatica; peso 12,7 kg; finitura
Tipo: dispositivo per l'eliminazione dei disturbi
e la stabilizzazione della tensione di rete Note:
consente la regolazione fine della velocità di tutti i
giradischi con motore sincrono in AC; indicati per i
modelli HW-19, Aries e TNT
SUONO aprile 2016 107
selector
Cavi
AMG
Germania
cavo base
Prezzo € 305,00
Tipo: segnale analogico Note: cavo phono Cardas
con attacco DIN/SME e connettori RCA
cavo reference
Prezzo € 1.570,00
Tipo: segnale analogico Note: cavo phono Cardas
con attacco DIN/SME e connettori RCA
di cristallo puro OFC Schermatura: 100% Caratteristiche:
tecnologia brevettata -Hollow Oval
Design- Geometria Ovale Note: per segnale phono,
coppia da 1 metro, terminata RCA; da 1,5 m euro
730; altre lunghezze disponibili.
Audio Tekne
Giappone
ARA 500 1,0M P
Prezzo € 700,00
cavo di massa da abbinare ai cavi phono che ne
sono sprovvisti. Terminato con forcelle placcate
argento. Diverse lunghezze disponibili a partire
da 60 cm. Versione con cnduttore in argento PSS
a partire da 139.
LeoPard
Prezzo € 849,00
schermature e smorzatore di vibrazioni Capacità
(pF): 70 pf Caratteristiche: Per braccio giradischi
Note: Circuito accordatore di campo elettromagnetico
per minimizzare gli effetti mutui interni
proprietario. Lunghezza: 1,25 m
Cardas Audio
USA
Clear phono
Prezzo € 1.038,00
cavo standard
Prezzo € 620,00
Tipo: segnale analogico Note: cavo phono Cardas
con attacco DIN/SME e connettori RCA
Analysis Plus
USA
Tipo: segnale analogico Conduttore: argento
solido PSS Isolante: tubi aria/polietilene Caratteristiche:
con DBS 72V Note: cavo phono da 1,2
m, connettore pentapolare lato braccio, RCA o XLR
completi di massa lato pre
Low Mass Phono
Prezzo € 415,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: argento
con strand di rame puro OFC Schermatura: 100%
Caratteristiche: tecnologia brevettata -Hollow
Oval Design- Geometria Ovale Note: per segnale
Phono, coppia da 1 metro terminata RCA; da 1,5 m
euro 480; altre lunghezze disponibili.
Tipo: segnale analogico Conduttore: litz di rame
Schermatura: rame Note: cavo phono con connettore
pentapolare/RCA da 1 mt, 1,5 m euro 810
Audiomica Laboratory
Polonia
Hemat Gold
Prezzo € 335,50
Wildcat Tonearm
Prezzo € 99,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: rame solido
PSC Note: 1,5 mt, per segnale phono, terminato
con connettore pentapolare tipo JIS lato braccio e
connettori RCA con calza lato pre
Cammino
Italia
PH 1.0s
Prezzo € 870,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: core in
kevlar accoppiato con rame OFC Isolante: PTFE
Note: coppia da 50 cm terminata Standard (S-DIN/
RCA) O (RCA/RCA); altre lunghezze disponibili.
Cross Phono
Prezzo € 354,00
Silver Oval Phono Cable
Prezzo € 895,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: argento
con strand di rame puro OFC Schermatura: 100%
Caratteristiche: Tecnologia brevettata -Hollow
Oval Design- Geometria Ovale Note: per segnale
Phono, coppia da 1 metro terminata RCA; da 1,5 m
euro 1.140; altre lunghezze disponibili.
Tipo: segnale analogico Conduttore: rame OFC
Caratteristiche: cavo phono con terra Note:
Filtro DFSS, lunghezze disponibili 1 m e 2 m
Audioquest
USA
GroundGoody
Prezzo € 30,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: Pure copper
OFC Schermatura: Due schermi Caratteristiche:
Per giradischi DIN 5P - RCA Lungh. 1,25 mt Note:
Sistema multi conduttore Finely Stranded a bassa
capacità con smorzatore di vibrazioni
ph 1.2 ref
Prezzo € 2.400,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: Litz rame
OFC Schermatura: Star Quad Isolante: PFA
Note: finitura RCA, spinotto pentapolare dritto
50 cm, con spinotto 90 gradi euro 60
Microtwin Phono
Prezzo € 192,00
Solo Crystal Oval Phono Cable
Prezzo € 595,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: solo rame
Tipo: vedi note Conduttore: rame PSC plus
Isolante: tubo in polimero al fluoro e aria Note:
Tipo: segnale analogico Conduttore: multifilare
in rame ad alta purezza Schermatura: Quattro
Tipo: vedi note Conduttore: Litz rame OFC Schermatura:
Star Quad Isolante: PTFE Note: coppia
da 50 cm terminata Standard (S-DIN/RCA) O (RCA/
RCA); altre lunghezze disponibili.
108 SUONO aprile 2016
s(u)onora guida all’acquisto CAVI
Crystal Cable
USA
Absolute Dream Phono
Prezzo € 13.400,00
Tipo: segnale analogico Note: versione base
da 1 mt, 1,5 mt euro 18.100; ogni mt aggiuntivo
euro 9.450
Micro Phono
Prezzo € 730,00
Domaudio
Italia
FONO2
Prezzo € 280,00
giradischi terminato DIN/RCA, disponibile anche
RCA/RCA a 600 euro e con DIN a "L" euro 680
La Source 102
Prezzo € 270,00
e RCA, messa a terra; altre lunghezze disponbili
fino a 3 metri
Tipo: segnale analogico Conduttore: unifilare
argentato Schermatura: doppia calza argentata
Isolante: teflon Caratteristiche: Provvisto di
connettori FP-101 G della FURUTECH Note: prezzo
per coppia di 60cm, per lunghezze superiori
aggiungere 10 € ogni decimetro in più.
Tipo: segnale analogico Conduttore: sette in
rame argentato Alpha da 0,6mmq Isolante: teflon
Note: set di 4 per collegamento fonorilevatoreshell,
terminato in fosforo/bronzo con trattamento
Alpha e rodiati
KS 1230-DinAg
Prezzo € 1.690,00
Tipo: segnale analogico Note: coppia terminata
RCA da 1 mt, anche 1,5 mt euro 1.300, ogni mt
aggiuntivo euro600; mod. taC-5/RCA da 1/1,5
mt euro 830/1430, ogni metro aggiuntivo euro
600 la coppia
Piccolo Phono
Prezzo € 540,00
Echole
USA
Obsession Signature Phono
Prezzo € 3.550,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: Argento,
Oro, Palladio Caratteristiche: lunghezza 3 feet.
Note: per lunghezze maggiori aggiungere €
770 ogni feet
Silver Arrows 12
Prezzo € 2.200,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: 4 in argento
iper puro Isolante: V-teflon Note: per segnale
phono: 0,5 metri, connettori DIN, su richiesta SME,
e RCA, messa a terra; altre lunghezze disponbili
fino a 3 metri
Tipo: segnale analogico Conduttore: argento/
oro Schermatura: calza in argento Isolante: due
strati sottili in kapton Note: un metro terminato
RCA, anche 1,5 mt euro 740, ogni metro aggiuntivo
euro 400
Fono Acustica
Spagna
Armonico Phono cables
Prezzo € 7.750,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: oro/argento
Isolante: teflon/aria Caratteristiche: 1 mt Note:
cavo phono realizzato con conduttori di alto pregio
termicamente trattati e saldati con argento 100%
puro. Geometria particolare, sistema di smorzamento
anti vibrazione, e antirisonante con legno
africano. Connettori Oyaide RCA-RCA o RCA-DIN
Furutech
Giappone
Tipo: segnale analogico Conduttore: argento con
trattamento Alpha Isolante: triplo in polietilene
Note: segnale phono, terminato DIN dritto lato
braccio, RCA lato pre. Terminazioni in acciaio amagnetico
e carbonio con conduttori rodiati
HiDiamond
Italia
Phono 0
Prezzo € 295,00
KS 1236-DinAg
Prezzo € 2.005,00
Reference Phono
Prezzo € 2.170,00
AG-12
Prezzo € 600,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: grafite/
rame (4VRC) Schermatura: grafite Isolante:
XLPE Capacità (pF): 120 al km Note: cavo phono
con filo di massa. Tecnologia proprietaria 4VRC©.
lunghezza 1 mt.
Kimber Kable
USA
Tipo: segnale analogico Conduttore: 6 in argento
iper puro Isolante: V-teflon Note: per segnale
phono: 0,5 metri, connettori DIN, su richiesta SME,
e RCA, messa a terra; altre lunghezze disponbili
fino a 3 metri
taK-Ag
Prezzo € 935,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: argento
Isolante: teflon Note: con terminazione RCA e
connettore DIN a 5 poli, da 50 cm; altre lunghezze
disponibili 1/1,5/2 metri
Tipo: segnale analogico Note: 1 mt terminato RCA,
anche da 1,5 m euro 2.880; mod. TCA-5/RCA da 1
e 1,5 m euro 2.170 e 2.880, ogni metro aggiuntivo
euro 1400 la coppia
Tipo: segnale analogico Conduttore: 4 OFC argentati
bilanciati PCOCC con trattamento criogenico
Alpha Schermatura: quadrupla Note: cavo per
KS 1216-Din
Prezzo € 900,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: rame
iperpuro Isolante: V-teflon Note: per segnale
phono: 0,5 metri, connettori DIN, su richiesta SME,
taK-Cu
Prezzo € 380,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: rame, geometria
OGO/2 Varistrand Note: con terminazione
RCA e connettore DIN a 5 poli, da 50 cm, per
SUONO aprile 2016 109
selector
te: FEP Capacità (pF): 45/ft Note: per segnale
phono, terminato DIN>2 RCA, lunghezza 1,25
mt; disponibile 1,75 mt a 442 euro, 2,25 mt a 509
euro, 2,75 mt a 577 euro, ogni 0,5 mt in più 69 euro
Valhalla 2 tonearm
Prezzo € 4.466,00
Frey 2 Tonearm
Prezzo € 783,00
testina. Terminali in rodio.
tsW 6000 Silver
Prezzo € 575,00
giradischi; altre lunghezze disponibili 1/1,5/2 m
taK-HB
Prezzo € 575,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: argento e
rame Isolante: teflon Note: con terminazione
RCA e connettore DIN a 5 poli, da 50 cm; altre
lunghezze disponibili 1/1,5/2 metri
Linn
Regno Unito
T-Kable
Prezzo € 370,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: silver Note:
per bracci Linn, lunghezza 1,1 m; versione lunghezza
1,7 m euro 430,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: 5 in rame
OFC 99,99999% argentati Isolante: FEP Capacità
(pF): 25/ft Caratteristiche: costruzione Micro
Mono Filament Note: cavo per bracci terminato,
lunghezza 1,25 mt terminato DIN>2 RCA. Disponibile
1,75 m a 978 euro, 2,25 mt a 1174 euro, 2,75
mt a 1369 euro, aggiunta di 0,5 mt a 197 euro
Heimdall 2 tonearm
Prezzo € 615,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: 4 argentati
22 AWG Capacità (pF): 17 Caratteristiche: Dual
Mono Filament Note: Cavo per bracci terminato;
Lunghezza 1,25 mt; Disponibile 1,75 m a 5026 euro,
2,25 mt a 5583 euro, 2,75 mt a 6142 euro, aggiunta
di 0,5 mt a 560 euro
Ortofon
Danimarca
6nx TSW 1010
Prezzo € 235,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: argento
Schermatura: doppia Note: segnale phono per
bracci con connettore a 5 pin dritto/RCA pin dorati
con centrale in rodio, da 1,2 metri
Pro-Ject
Austria
Connect IT 5P-C
Prezzo € 65,00
MIT
USA
Oracle MA_X Phono
Prezzo € 10.199,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: rame ad
alta purezza OFC Capacità (pF): 85 Note: per
bracci con connessione a 5 pin, diametro esterno
10 mm, connettore 5 pin 2 RCA placcati oro; 1,2
mt; versione R terminato 2RCA/2RCA stesso prezzo;
versione con connettore a 5 pin a L e 2 RCA euro 259
LW 6 N
Prezzo € 44,00
Tipo: segnale analogico Note: segnale phono,
coppia da 1 m terminata RCA; altre lunghezze disponibili.
E' possibile selezionare il carico 47k ohm,
1000 ohm, o 100 ohm nella parte attiva del cavo
Nordost
USA
Blue Heaven Tonearm
Prezzo € 374,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: 4 argentati
24 AWG Isolante: FEP Capacità (pF): 25 Caratteristiche:
Micro Mono Filament Note: Cavo per
bracci terminato; lunghezza 1,25 mt; disponibile
1,75 mt a 714 euro, 2,25 mt a 811 euro,2,75 mt a
908 euro, aggiunta di 0,5 mt a 99 euro
Odin 2 tonearm
Prezzo € 11.896,00
Tipo: vedi note Conduttore: in rame 6N OFC
Note: Set di 4 cavetti per il collegamento braccio/
testina. Terminali dorati.
LW 7 N
Prezzo € 55,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: rame OFC
Note: connettore DIN 5 poli e RCA, da 0,82 m;
altre lunghezze disponibili 1,23 e 1,85 m a euro
75 e 90; versione CC stesse lunghezze rispettivamente
euro 90/105/125; terminato anche RCA da
entrambi i lati
Connect IT 5P-CC
Prezzo € 90,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: 4 in rame
solid core OFC 99,9999% placcato argento Isolan-
Tipo: segnale analogico Conduttore: 4 argentati
23 AWG Capacità (pF): 18,5 Caratteristiche:
Dual Mono Filament Note: Cavo per bracci terminato;
Lunghezza 1,25 mt; Disponibile 2 mt a
14870 euro, 3 mt a 18836 euro, aggiunta di 1 mt
a 3966 euro
Tipo: vedi note Conduttore: in rame 7N/6N OFC
Note: Set di 4 cavetti per il collegamento braccio/
testina. Terminali in rodio.
LW 800 S
Prezzo € 99,00
Tipo: vedi note Conduttore: in argento 4N OFC
Note: Set di 4 cavetti per il collegamento braccio/
Tipo: segnale analogico Conduttore: rame OFC
e carbonio Note: per collegamento giradischiamplificatore,
lunghezza 0,82m terminato DIN 5
poli/RCA. Altre lunghezze disponibili
110 SUONO aprile 2016
s(u)onora guida all’acquisto CAVI
Connect IT 5P-SI
Prezzo € 329,00
da 0,82m terminato RCA/RCA con cavo di massa
terminato a forcella. Altre lunghezza disponibili.
Purist Audio Design
USA
Genesis Phono
Prezzo € 754,00
talmente schermato per EMI-RFI Isolante: Teflon
- Aria Caratteristiche: Phono sdoppiati, lunghezza
1 mt Note: Terminazioni: Eichmann Bullet Plug
in argento puro (Cryogenically Treated). Schermi
proprietari, progetto sdoppiato, cavi a capacità
molto bassa (altre misure 0,70m,1m,1,5m, 2mt).
25Th Anniversary Phono
Prezzo € 12.805,00
Analogic Sound èlite
Prezzo € 6.000,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: argento
puro Note: terminato connettore a 5 poli lato
braccio, coppia RCA lato pre e cavetto di massa con
forcella. Lunghezza 82cm. Altre lunghezze disponibili
1,23/1,85 m rispettivamente euro 449 e 599.
Versione terminata RCA-RCA stesse misure e prezzi.
Connect IT Phono RCA-C
Prezzo € 65,00
Tipo: vedi note Conduttore: argento SCS Schermatura:
100% in treccia Isolante: PTFE Resistenza
(mOhm): 0,072 a metro Capacità (pF): 20
ogni 33 cm Note: specifico per collegamenti phono
giradischi-pre, da 1,2 metri, terminato RCA-RCA,
Xlr-Xlr, DIN-RCA, DIN-Xlr trattati triplo Criomag.
Ogni 50cm in più euro 669,50.
Tipo: vedi note Conduttore: rame OFC Schermatura:
al 98% a treccia Isolante: santoprene Resistenza
(mOhm): 0,0842 a metro Capacità (pF):
45 ogni 33 cm Note: specifico per collegamenti
phono giradischi-pre, da 1,2 metri, terminato
RCA-RCA, XLR-XLR, DIN-RCA, DIN-XLR trattati triplo
Criomag. Ogni 50cm in più euro 71,50.
Venustas Phono
Prezzo € 2.138,50
Tipo: segnale analogico Conduttore: Argento
puro solido UP- OCC 99,99999 7N (trattato su
specifiche Revelational Cables). Schermatura: Totalmente
schermato per EMI-RFI Isolante: teflon
- aria Caratteristiche: Phono sdoppiati, lunghezza:
1mt Note: Terminazioni: Eichmann Bullet Plug
in argento puro (Cryogenically Treated). Schermi
proprietari, progetto sdoppiato, cavi a capacità
molto bassa (altre misure 0,70m,1m,1,5m, 2mt).
Tipo: segnale analogico Conduttore: rame OFC
Note: per collegamento giradischi-amplificare,
da 0,82m terminato RCA/RCA con cavo di massa
terminato a forcella. Altre lunghezza disponibili.
Connect IT Phono RCA-CC
Prezzo € 90,00
Aqueous Aureus Phono
Prezzo € 1.527,50
Tipo: segnale analogico Conduttore: multiconduttore
in lega rame, argento e oro Schermatura:
poliestere, rame argentato con copertura a treccia
al 100% Isolante: teflon Resistenza (mOhm):
0,053 a metro Capacità (pF): 40 ogni piede Note:
specifico per collegamenti phono giradischi-pre,
da 1,2 metri, terminato RCA-RCA, XLR-XLR, DIN-
RCA, DIN-XLR trattati triplo Criomag. Ogni 50cm
in più euro 182
Shark
Taiwan
SL0582GB
Prezzo € 89,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: rame OFC
e carbonio Note: per collegamento giradischiamplificare,
da 0,82m terminato RCA/RCA con
cavo di massa terminato a forcella. Altre lunghezza
disponibili.
Connect IT Phono RCA-SI
Prezzo € 329,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: argento puro
Note: per collegamento giradischi-amplificare,
Tipo: vedi note Conduttore: in lega di argento,
rame e oro Schermatura: al 100% a treccia Isolante:
teflon Resistenza (mOhm): 0,134 a metro
Capacità (pF): 25 ogni 33 cm Note: specifico per
collegamenti phono giradischi-pre, da 1,2 metri,
terminato RCA-RCA, XLR-XLR, DIN-RCA, DIN-XLR
trattati triplo Criomag. Ogni 50 cm in più euro 195.
Corvus Phono
Prezzo € 2.743,00
Tipo: vedi note Conduttore: rame SCC Schermatura:
100% in lamina Isolante: polipropilene Resistenza
(mOhm): 0,053 a metro Capacità (pF):
28 ogni 33 cm Note: specifico per collegamenti
phono giradischi-pre, da 1,2 metri, terminato
RCA-RCA, XLR-XLR, DIN-RCA, DIN-XLR trattati triplo
Criomag. Ogni 50 cm in più euro 188,50.
Revelational Cables
Italia
Analogic Sound
Prezzo € 1.750,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: argento
solido puro 99,999 5N (trattato su specifiche Revelational
Cables). Schermatura: Schermato
per EMI-RFI Isolante: teflon Caratteristiche:
Phono, lunghezza: 1mt Note: Terminazioni: RCA
Eichmann Bullet Plug in rame, disponibile anche
in versione DIN/RCA con connettore (Cardas) 5
Pin DIN (2000€ 1 mt). Schermi proprietari, cavi a
capacità bassa (altre misure 0,70m,1m,1,5m,2 mt).
Analogic Sound Absolute
Prezzo € 9.000,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: Argento
puro solido UP-OCC 99,99999 7 N (trattato su
specifiche Revelational Cables) Schermatura: To-
Tipo: segnale analogico Conduttore: argento
puro Schermatura: doppia Isolante: PE Note:
prezzo al m; diametro esterno 8 mm; cavo a
bassissima capacità, adatto per phono, linea e
digitale (75ohm)Può essere cablato con connettori
T29SA-T26CX-P18SA-GRB31
Tara Labs
USA
Pr.Zero GX Phono Cable-5Pin
Prezzo € 4.636,00
Tipo: segnale analogico Note: per ogni metro
aggiuntivo €735,00; disponibile RCA/XLR. Ogni
canale utilizza due conduttori Rectangular Solid
Core con otto tubi in teflon. Il cavo permette di
SUONO aprile 2016 111
selector
avere un basso valore di capacità, ideale per testine
con uscita media e alta
Silver Eclipse 7 Phono
Prezzo € 576,00
Thales
Svizzera
Thales Phono
Prezzo € 1.400,00
Tipo: vedi note Note: Cavo Phono di interconnessione
1,5m. con connettore Din angolato o
rettilineo, con presa RCA o presa femmina XLR. Per
braccio giradischi Thales o altri, disponibile con DIN
angolato 90° o rettilineo.
phono, coppia da 1 metro terminata RCA. Disponibile
anche terminato pin a L per collegamento
a bracci predisposti. Altre lunghezze disponibili
tra 280 e 460 euro
Opus phono
Prezzo € 15.800,00
disponibili tra 1000 e 1270 euro
Ultra Phono
Prezzo € 1.820,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: DUE Schermatura:
doppia, 112 conduttori a struttura Litz, 1
foglio alluminio Isolante: in teflon Resistenza
(mOhm): 0,011 Capacità (pF): 180 Caratteristiche:
terminato Note: coppia terminata RCA da 1
m. Altre lunghezze disponibili tra 1930 e 2260 euro
XLphono
Prezzo € 7.260,00
Tipo: segnale analogico Caratteristiche: cavo
fono, finitura Femmina DIN a RCA o XLR; da 1mt
Note: disponibile anche da 1.5 mt. e 2 mt, rispettivamente
da 691,00/806,00€ mono al mt. € 115.00
+ terminazione 346,00 €
Solstice Phono
Prezzo € 276,00
Tipo: segnale analogico Caratteristiche: cavo
fono, finitura Femmina DIN a RCA o XLR; da 1mt
Note: disponibile anche da 1,5 e 2 mt (rispettivamente
299,00 e 322,00 €) e sfuso 21 euro/mt +
terminazione 230€
XLO
USA
The Chord Company
Regno Unito
Sarum Tonearm
Prezzo € 2.800,00
Tipo: segnale analogico Note: Coppia terminata
RCA, disponibili altre terminazioni; disponibili altre
lunghezze tra 16500 e 18630 euro
Reference 3 R3-3
Prezzo € 815,00
Tipo: segnale analogico Caratteristiche: 4 conduttori,
tecnologia Tuned Aray Note: Per bracci
giradischi da 1.2m. Metro aggiuntivo €1.400,00
Sarum Tonearm Slim
Prezzo € 2.000,00
Plus Phono
Prezzo € 460,00
Tipo: segnale analogico Note: per segnale phono,
coppia da 1m. Altre lunghezze disponibili tra 460
e 1430 euro
Reference Phono
Prezzo € 3.630,00
Note: Coppia da 1 mt terminata RCA, disponibili
altre terminazioni; disponibili diverse lunghezze
tra 7600 e 8670 euro
Wireworld
USA
Eclipse 7 Phono
Prezzo € 462,00
Tipo: segnale analogico Conduttore: 48 fili in
rame OCC Isolante: Composilex 2 Caratteristiche:
cavo fono, finitura Femmina DIN a RCA o XLR;
da 1mt Note: disponibile anche da 1.5 mt. e 2 mt;
rispettivamente da 520,00 / 578,00€. A richiesta
DIN A 90° e altre lunghezze
Platinum Eclipse 7 Phono
Prezzo € 1.589,00
Tipo: segnale analogico Caratteristiche: Cavo
Phono Lunghezza 1 mt Note: Finiture opzionali:
DIN a RCA - RCA a XLR - DIN A XLR; altre lunghezze
disponibili 1,5/2/3 mt rispettivamente
euro 960,00/1.100,00/1.385,00. Stereo al mt in
aggiunta 285,00 euro
Signature 3 S2-3
Prezzo € 1.360,00
Tipo: segnale analogico Caratteristiche: Cavo
Phono Lunghezza 1 mt Note: Terminazioni
opzionali: dritta - angolo retto - DIN SME; altre
lunghezze disponibili 1,5/2/3 mt rispettivamente
euro 1.785,00/2.210,00/3.060,00. Stereo al mt in
aggiunta 285,00 euro
Tipo: segnale analogico Caratteristiche: 2 conduttori,
tecnologia Tuned Aray Note: Per bracci
giradischi da 1.2 m. Metro aggiuntivo €550,00
Transparent Cable
USA
MusicLink Phono
Prezzo € 230,00
Tipo: segnale analogico Note: per collegamenti
Tipo: segnale analogico Conduttore: rame litz
Schermatura: triplo in Mylar di alluminio Isolante:
teflon Resistenza (mOhm): 0,011 Capacità
(pF): 8,7 / ft Caratteristiche: coppia terminata
RCA Note: coppia terminata RCA da 1 m; altre
lunghezze disponibili tra 3780 e 4220 euro
Super Phono
Prezzo € 910,00
Tipo: segnale analogico Note: per segmale phono,
coppia da 1m terminata RCA. Altre lunghezze
Tipo: segnale analogico Caratteristiche: cavo
phono, finitura Femmina DIN a RCA o XRL, da 1
mt Note: disponibile anche da 1,5mt e da 2,0mt
rispettivamente a 2.096,00/2.603,00 €
Mono al mt. 507,00 € + terminazione 575,00 €
Platinum Eclipse 7 Segnale
Prezzo € 1.952,00
Tipo: segnale analogico Note: RCA-RCA o Phono
con Din 5 Pin metratura a partire da 0.5 mt.in
versione anche Bilanciato stessi prezzi; prezzo al
mt. 1.492,00 euro + terminazione 460,00 euro
UltraPLUS UP3A
Prezzo € 430,00
Tipo: segnale analogico Caratteristiche: Cavo
Phono Lunghezza 1 mt Note: Finiture opzionali:
DIN a RCA - RCA a XLR - DIN A XLR; altre lunghezze
disponibili 1,5/2/3 mt rispettivamente euro
495,00/560,00/690,00. Stereo al mt in aggiunta
130,00 euro
112 SUONO aprile 2016
ROKSAN K3 SERIES
UN NUOVO RIFERIMENTO.
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selector
a cura di Tito Gray de Cristoforis
Sofia Coppola
Una musica per Roma
Carlo Fuortes, sovrintendente del
Teatro dell’Opera di Roma, ha annunciato
una nuova produzione
della Traviata, in scena dal 24
maggio al 30 giugno. Nulla di nuovo,
verrebbe da dire, di traviate ce
n’è fin troppe nei teatri italiani. Ciò
che rende davvero speciale questo
allestimento è la singolare scelta di
affidare la regia a Sofia Coppola
(nella foto), alla sua prima prova
come regista in un’opera lirica. La
celebre regista (Lost in Translation,
Somewhere) si avvarrà della
collaborazione di un eccezionale
gruppo di artisti tra cui Nathan
Crowley, che firma le scenografie,
e Valentino, a cui invece sono stati
commissionati i costumi.
La nuova produzione nasce proprio
da un’idea originale del celebre
stilista che, dopo la visione
del film Marie Antoinette, in cui
la giovane regista ha dimostrato
una particolare sensibilità estetica
e musicale, l’ha fortemente voluta
per questo progetto al Teatro
Costanzi. La direzione musicale
sarà affidata a Jader Bignamini,
direttore associato dell’orchestra
Verdi di Milano, unito da un solido
legame al Festival Verdi di
Parma ed esperto interprete verdiano;
le voci in scena saranno
quelle di Francesca Dotto e Maria
Grazia Schiavo, che si alternano
nel ruolo di Violetta, insieme ad
Antonio Poli e Arturo Chacón-
Cruz, interpreti di Alfredo. Mentre
i costumi di Violetta disegnati da
Valentino saranno realizzati negli
atelier di Casa Valentino. Maria
Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli,
direttori creativi della maison,
creeranno i costumi di Flora e del
Coro, che verranno realizzati in
collaborazione con la sartoria del
Teatro dell’Opera. Insomma: una
grande produzione che unisce la
tecnica di una splendida regista
d’oltreoceano con l’eccezionale
eleganza della moda nostrana nella
più italiana delle cornici, quella
dell’opera e dei mestieri del teatro.
I laboratori del Teatro dell’Opera
di Roma, che saranno lo scenario
di preparazione di questa come
di tante altre produzioni, stanno
per diventare il nodo nevralgico
di un nuovo, ambizioso progetto
del Costanzi: Fabbrica - Young
Artist Program, un progetto
dedicato ai giovani talenti per
l’Opera di domani. Lo ha annunciato
a febbraio sempre Fuortes: il
progetto coinvolge diciassette allievi
che, dopo aver superato una
lunga selezione, approfondiranno
i mestieri di palcoscenico guidati
dalle maestranze del teatro.
Il corso, assicura Fuortes, è rivolto
agli studenti diplomati e non ha
intenzione di costituire un’accademia
romana; una precisazione
tutt’altro che superflua visto che
in Italia la formazione in ambito
lirico è più che sufficientemente
svolta dall’Accademia del Teatro
alla Scala. Fabbrica è qualcosa di
diverso. I diciassette allievi, tutti
diplomati in Italia o all’estero,
verranno avviati al lavoro vero e
proprio: compositori, librettisti,
registi, cantanti, maestri collaboratori,
scenografi, costumisti, lighting
designer, tutti percepiranno
una borsa di studio per il tirocinio,
che si concluderà nel 2017.
L’Opera di Roma, che neanche negli
anni migliori ha mai reso completamente
giustizia alla città più
grande d’Italia, sembra insomma
risvegliarsi e scrollarsi di dosso la
polvere accumulata in tanti anni
di attività pigra e tradizionalista. ..
Teatrino Grassi
Un teatrino carino, carino
Venezia, Punta della Dogana.
Uno degli angoli più suggestivi
della città lagunare, la sottile lingua
di terra che divide e unisce
il Canal Grande e il Canale della
Giudecca, l’ultimo lembo di città
davanti al Bacino di San Marco e
al tramonto. Il complesso di Palazzo
Grassi, che occupa una gran
parte della Dogana da Mar, è sorto
nel secondo Settecento davanti al
tramonto del patriziato veneziano
e dell’indipendenza culturale della
città; l’estinzione della famiglia
Grassi e la firma del Trattato di
Campoformio – con cui la Serenissima
perdeva definitivamente
la sua indipendenza in favore della
Casa d’Austria – hanno segnato
per molto tempo le sorti del palazzo.
Nel 2005, tuttavia, Palazzo
Grassi è stato acquistato dall’imprenditore
François Pinault, che
ne ha affidato la ristrutturazione
all’architetto giapponese Tadao
Ando, autore di un progetto che
ne rivoluziona gli spazi interni seguendo
un concept ad alto contenuto
tecnologico. La realizzazione
del Teatrino Grassi, ultimata nel
2013, con la sua perfetta acustica
e la sua raccolta platea di soli 250
posti, è uno dei punti di forza del
lavoro di Ando, che si pone oggi
come uno dei più ambiziosi progetti
culturali a Venezia.
La programmazione del Teatrino
di Palazzo Grassi non è meno all’avanguardia
della sua struttura: in
un’ottica di dialogo culturale con
la città la Fondation Pinault ha
dato vita a un programma dal profilo
internazionale e aperto su più
fronti, in modo da comprendere
il più possibile gli stili e le istanze
musicali più diverse.
A marzo il Teatrino di Palazzo
Grassi ha ospitato il Salon Idéal,
un appuntamento musicale che
riunisce artisti di primo piano
provenienti da differenti ambiti
musicali, nato a Parigi nel gennaio
del 2015 da un’idea della giornalista
Arièle Butaux. A Palazzo
Grassi, I concerti del Salon Idéal
sono momenti intimi, in cui i musicisti
e il pubblico si incontrano
in un’atmosfera calda e rilassata,
lontani dall’ambiente formale
delle sale concerto. In questo
“salotto ideale” gli artisti possono
sperimentare liberamente, senza
114 SUONO aprile 2016
Secondo noi la classica
foto Gianluca Liverani
frontiere, lasciando spazio al confronto
e alla contaminazione tra
generi. Il progetto, sperimentale
senza essere un esperimento, si
è già affermato come una solida
realtà in Francia, dove è diventato
uno degli appuntamenti più in vista
sulla scena parigina. Classica,
jazz e musical si incontrano quindi
con nuovi arrangiamenti sorprendenti
e personali all’interno di un
programma inedito, concepito per
essere inclusivo e non elitario.
Sentieri selvaggi
L’ensemble milanese che dal
1997 è sempre all’avanguardia
nello studio e nella diffusione
del repertorio contemporaneo
rinnova la sua residenza al
Teatro Elfo Puccini di Milano
dal 22 febbraio all’8 giugno
2016 con la nuova stagione di
concerti dal titolo Primi Piani.
L’ensemble “fotografa” la scena
musicale contemporanea in
sei concerti/ritratti dedicati ai
compositori più interessanti
del nostro tempo in cui Sentieri
selvaggi esplora la scrittura di
autori quali Louis Andriessen,
il candidato all’Oscar David
Lang e la nuova generazione
americana composta da Nico
Muhly, Missy Mazzoli, Christopher
Cerrone, Sean Shepherd,
David T. Little e Armando Bayolo.
All’interno della stagione
uno spazio intitolato “Ritratti
Italiani” è dedicato a figure
particolarmente significative
della musica contemporanea
del nostro Paese: a vent’anni
dalla scomparsa di Niccolò
Castiglioni, Sentieri selvaggi gli
rende omaggio. La trasparenza
e la luminosità delle partiture
di Castiglioni, sempre ricche di
ironia e di stupefacente precisione
sonora, vengono messe in
luce attraverso brani per voce e
pianoforte, violino e pianoforte,
clarinetto solista e persino
con un curiosissimo pezzo per
Ottavio Dantone / Accademia BizanTIna
Haydn sinfonie n. 78, 79, 80 e 81
Decca – 2016
Con oltre 20 dischi pubblicati nel corso di una carriera trentennale
l’Accademia Bizantina di Ravenna è certamente uno
dei più importanti gruppi strumentali italiani per quanto riguarda
l’esecuzione su strumenti storici. L’ensemble, nato nel
1983, è uno dei più autorevoli gruppi di musicisti specializzati
voce femminile e contrabbasso.
Da diciannove anni, inoltre,
Sentieri selvaggi segue con attenzione
la scena statunitense:
American Close-up è il titolo
di un concerto che affronta
la scrittura di Missy Mazzoli, il
minimalismo astratto di Christopher
Cerrone, la complessità
progettuale di Sean Shepherd,
il postmodernismo di Nico
Muhly, il sarcasmo di David T.
Little e l’irresistibile carica ritmica
di Armando Bayolo. David
Lang è un altro autore ben
conosciuto: l’ensemble, a cui il
compositore americano ha dedicato
molte partiture, presenta
uno dei suoi cavalli di battaglia,
Sweet Air, oltre a These
Broken Wings per sestetto e
lavori solistici come Killer per
violino elettrico e Cut per pianoforte.
La stagione si conclude
con l’ultimo appuntamento
della serie “Ritratti Italiani”, un
ritratto del compositore bolognese
Fabio Vacchi: il programma
di Canti d’ombre spazia dal
severo lirismo di Dai calanchi
nell’esecuzione storicamente informata
del repertorio strumentale fra il XVII
e il XVIII secolo, e sotto la guida musicale
di Ottavio Dantone ha intrapreso nel
tempo diversi progetti discografici di
importanza sempre crescente. L’ultimo
sforzo di Dantone con l’Accademia Bizantina
si è tradotto nella realizzazione
di un album recentemente uscito per la Decca e contenente
quattro sinfonie di Haydn, le n. 78, 79, 80 e 81.
La n. 78 è l’ultima di una raccolta di tre sinfonie scritte da
Haydn nel 1782: si tratta del primo set di sinfonie che il compositore
scrive in vista di un viaggio a Londra, dove si reca
per una serie di concerti. Più tardi, fra il 1791 e il 1795, scriverà
sempre per Londra le più notevoli delle sue sinfonie, note
appunto col nome di Sinfonie Londinesi. Le tre sinfonie tra la
79 e l’81, invece, furono scritte da Haydn a Vienna ma – ed
è un particolare piuttosto raro per la produzione di questo
compositore, che è una delle più regolarmente documentate
– non si conosce la destinazione esatta della raccolta.
Stilisticamente queste tra sinfonie si discostano dai modelli
precedenti (che si rifacevano principalmente allo Sturm und
Drang) senza condurre allo stile delle sei sinfonie successive,
che seguono uno schema formale piuttosto codificato: le
tre sinfonie rappresentano per Haydn un laboratorio compositivo
di una certa importanza, e il compositore si prende
l’agio di sperimentare ritmi, timbri, combinazioni polifoniche
e soluzioni formali con grande libertà. L’Accademia Bizantina
propone una nuova interpretazione di questa parte del
repertorio haydniano importantissima ma adombrata dalla
vicinanza ai capolavori delle sinfonie londinesi, e lo fa in un’esecuzione
dall’impeccabile rigore storico e dall’innegabile
gusto musicale.
foto Marco Pieri
di Sabbiuno alle sonorità incantate
del trio Orna buio ciel,
fino a Luoghi immaginari, il
più importante ciclo cameristico
scritto da Vacchi nonché
una delle partiture cardine della
musica italiana degli ultimi
decenni, divisa in formazioni
che vanno dal trio all’ottetto.
Non mancheranno, all’interno
dei concerti, i momenti di
conversazione: Luca Francesconi,
David Lang e Fabio
Vacchi saranno intervistati sul
palco da Carlo Boccadoro, direttore
musicale e artistico di
Sentieri selvaggi, mentre nel
corso degli altri concerti l’inquadratura
si sposta sui solisti,
protagonisti della nuova rubrica
Domande selvagge a cura di
Angelo Miotto.
SUONO aprile 2016 115
selector
a cura di Daniele Camerlengo
Attrazioni viniliche
Esercizio vinilico mensile: distraetevi
dai bambocci e dalle
fissioni pubblicitarie e cercate di
ascoltare quel piccolo richiamo
intermittente che vi segnala il
bisogno di ascoltare musica di
qualità. Un richiamo che c’è!
Non nascondetelo a voi stessi,
siate sinceri, predisponetevi
a ospitare un bel vinile nelle
vostre abitazioni e vedrete
che la vostra vita migliorerà.
Eccomi, povera vittima della
resina nera. Lo ammetto, ho
esagerato, ma questo mese festeggio
il mio compleanno e non
ho potuto fare a meno di queste
attrazioni.
Daniele Camerlengo
Avishai Cohen
Into The Silence
ECM
Avishai Cohen
Rivivere nel silenzio
Un piano dissonante e la voce
pura di un sentimento profondo
che attraverso la bellezza
delle melodie fa riaffiorare il
ricordo di un padre da poco
scomparso. La numerosa e
inattesa presenza di sentimenti
vissuti in musica e nel peculiare
visivo di un musicista
che descrive l’immaginario di
una vita trascorsa e presente
nel suo intimo. Il trombettista
Avishai Cohen con l’album
Into The Silence firma il suo
esordio nella ECM Records e
lo fa con una band che annovera
il pianista e amico fraterno
Yonathan Avishai (con
il quale ha condiviso l’esperienza
dei Third World Love),
il batterista Nasheet Waits, il
bassista Eric Revis e il sassofonista
Bill McHenry. Il suono e
le intenzioni musicali sembrano
legare i musicisti da tempo,
una coesione umana e armonica
straordinaria che grazie alla
lentezza e lucentezza del percorso
emersivo tratteggiano
le storie e le sensazioni di un
padre che aveva uno smisurato
amore per la musica.
Blind Willie Johnson
God Don’t Never Change
Alligator Records
God Spel!
Una chitarra ricavata da una
scatola di sigari e un mondo
Blind Willie Johnson
spirituale che lo attendeva. Il
precoce richiamo a evangelizzare
il Texas con la voce resa
roca da anni di whisky, il dettato
sofferente della sua anima,
segnata da un’improvvisa
cecità arrecata da una matrigna
senza senno, che portava
a nuova luce la ricca tradizione
del blues, scrivendone nuove e
importanti pagine. Il cantante
e chitarrista slide Blind Willie
Johnson ha lasciato ai posteri
un grande patrimonio artistico
e, grazie al prezioso lavoro
del produttore Jeffrey Gaskill
e dell’etichetta discografica Alligator
Records, durato quasi
un decennio, è stato possibile
realizzare l’album tributo
God Don’t Never Change:
The Songs Of Blind Willie
Johnson. Tom Waits, Lucinda
Williams, Derek Trucks e Susan
Tedeschi, Cowboy Junkies,
The Blind Boys of Alabama,
Sinéad O’Connor, Luther Dickinson,
Maria McKee e Rickie
Lee Jones hanno saputo interpretare
il carisma, l’umanità e
la densità espressiva delle inquietanti
grida di dentro che
caratterizzano la musica di
Johnson, intrisa di blues e gospel.
Le undici tracce sono il
songs
Daniele Camerlengo
1 Emily’s D+Evolution
Esperanza Spalding
2016
2 Iron Path
Last Exit
2016
3 Family Dinner Vol. 2
Snarky Puppy
2016
4 Left Exit
Mr. K Featuring
Michael Duch & Klaus
Holm
2016
5 Careless Love
Madeleine Peyroux
2016
6 Live at the Village
Vanguard
Christian Trio
McBride
2016
7 WorldÿGalaxy
Alice Coltrane
2016
8 Gain
Illtet
2016
9 Knights of Fantasy
Deodato
2016
10 Message: Live at Kargart
Konstrukt & Peter
Brotzmann
2016
11 Never Ending January
Espen Eriksen
2016
12 The Myth Of the Golden
Ratio
United Vibrations
2016
13 Melt
Chippendale
2016
14 Nipples
Peter Brotzmann
2016
15 Some Jellyfis Live Forever
Rob Mazurek
2016
frutto di un’attenta selezione
fatta evidenziando i capisaldi
del suo repertorio composto
tra il 1927 e il 1945 ed è uno
stimolo ad approfondire la conoscenza
sull’uomo e sulle sue
leggendarie gesta.
116 SUONO aprile 2016
Esperienze in jazz
suo strumento e il drumming
meditativo di Vespestad sono
le componenti che rendono
questo album un’esperienza
devozionale aperta. Il jazz e
l’improvvisazione sono un
continuo equilibrio tra il solo e
l’ensemble nella sua interezza,
il suono che incontra l’infinito
cromatismo delle parole e dei
loro significati che anche grazie
alle commistioni elettroniche
raggiungono estasianti
picchi subliminali.
Tord Gustavsen
Din Rumi, Kenneth Rexroth…)
che hanno camminato nei secoli
e legato tra loro le profonde
sensibilità dei propri testi
rivelatori. Il gioco di suoni della
voce suadente di Tander, il
pianismo melodico e minimale
di Gustavsen artefatto dall’essenziale
contributo dell’elettronica
non previsto ma che
permette al pianista di Oslo
di riconsiderare i confini del
MicroJam.
Saper osservare oltre ciò che
circonda le nostre menti,
evitare la scarna profilassi
accademica e tentare di ibridare
generi, groove e piccole
esistenze intervallari può far
nascere “terzi camminamenti”
dove condurre la composizione
e la perfomance di
matrice jazzistica. Il compositore,
chitarrista ed educato-
David Fiuczynski
Tord Gustavsen
What was said
ECM
Verso / Voce / Suono
Incontri e coincidenze inaspettate
che danno vita a nuove interazioni
tra culture, tradizioni
e vibrazioni pensate ma mai
esperite. La felicità, la saggezza,
il cuore che portano con sé
il candore devozionale della
poesia Sufi unito all’attrazione
per le sonorità della lingua
pashto hanno spinto Tord Gustavsen
a esplorare la musica
sacra norvegese insieme al batterista
Jarle Vespestad e alla
vocalist tedesco-afghana Simin
Tander. In What was said,
lavoro discografico licenziato
dalla ECM di Manfred Eicher,
prende forma un interscambio
dialogico di parole creative,
versi e inni di poeti (Jalal al-
SUONO aprile 2016 117
selector
saggezza musicale di Giulio Cesare
Ricci, il patron della fonè, che
ha l’ambizione di ridare unicità e
irripetibilità alle registrazioni
discografiche. Il risultato è stato
una proficua e morbida conversazione
tra suoni di corde, generose
e feconde.
David Fiuczynski
flam! Blam! Pan-Asian MicroJam
RareNoise Records
re David Fiuczynski ha dedicato
dieci anni di studio a un metodo
che unisce le armonie micro tonali
ai groove occidentali da lui
coniato MicroJam, realizzando
FLAM! BLAM! Pan-Asian
MicroJam (“hommage à JDilla
et Olivier Messiaen”), secondo
documento discografico, dopo
Planet MicroJam del 2012,
entrambi licenziati dalla Rare-
Noise Records. Le sette tracce
che compongono il disco, come
fessure dimensionali, uniscono
al canto d’attitudine microtonale
degli uccelli esotici (lo scricciolo
sudamericano, l’Uirapuru, la
cinica della Carolina del Sud, la
strolaga, comune, l’usignolo) la
musica del compositore francese
d’avanguardia Olivier Messiaen
e i flam beats di JDilla oltre
ai diversi stilemi della musica
orientale. Con lui suonano: Helen
Sherrah-Davies al violino,
YazhiGuo all’oboe e alle percussioni,
UtarArtun e Jake Sherman
alle tastiere micro tonali, Justin
Schornstein al basso elettrico e
Alex Bailey alla batteria, quasi
tutti studenti berkeleiani di
Fiuczynski. Ospite il sassofonista
Rudresh Mahanthappa.
Peo Alfonsi e Salvatore Maiore
Alma
fonè jazz
semplice esibizione acustica. Un
fascino e un calore diverso che
accoglie l’ascoltatore in una maniera
insolita, onesta e sincera,
valorizzando l’arte e la condivisione
empatica del momento assoluto.
In Alma, titolo dell’ultimo
LP realizzato da Peo Alfonsi alla
chitarra e Salvatore Maiore al
contrabbasso, pubblicato dalla
fonè jazz, è racchiusa l’essenza
eterea dell’intensa esperienza
d’anime vissuta dai musicisti nei
due giorni trascorsi assieme nel
meraviglioso Palazzo di Scoto di
Semofonte, situato nel Borgo di
Certaldo Alto. La cantina di questa
dimora ha ospitato le attrezzature
per la ripresa fedele e la
Utopia musicale
Per quei pochi amici romani che ancora
non lo conoscono e per gli altri
amanti della buona musica di tutto
il resto d’Italia: visitate e sostenete
Blutopia, un negozio di dischi ma
anche molto altro; un luogo d’incontro,
di didattica, di sana condivisione
e di fervente attività a favore
della diffusione musicale, con concerti
e showcase quasi settimanali.
Vinili, naturalmente, ma anche bar
caffè, uno spazio di ascolto e di lettura
(al piano di sopra) dove si alternano
concerti, seminari, proiezioni
e anche esposizioni. Perfetto no?
Geneinterazioni
I moti creativi che sottendono
una sublime e spigolosa impronta
mentale e spirituale da
parte dei loro fautori hanno,
nel corso dei passaggi temporali,
sedimentato un reticolo
di possibilità esplorative e di
ricerca che il più delle volte si
sono rivelate ricchezza musicale
organica, modelli d’imprese sonore
da seguire e liberare nelle
scene dove l’improvvisazione è
pane quotidiano. In questa fulminante
occasione discografica
resa possibile dalla collaborazione
tra il trombonista e icona
free-jazz Roswell Rudd, il
pianista Jamie Saft, il bassista
Trevor Dunn e il batterista Balazs
Pandi, attraverso un istintivo
dialogo sonoro si è riusciti
ad accostare la generazione dei
Rudd, Saft, Dunn e Pandi
StrenGTh & Power
RareNoise Records
musicisti contemporanei con la
vecchia scuola rappresentata
dall’immenso Rudd. Strength
& Power, questo il titolo dell’album,
è frutto di una libera sessione
di improvvisazione scevra
da riferimenti, segnali, annotazioni
varie, solo fiducia nell’intuizione
e nell’ascolto comune.
Groove poderosi e ritmiche che
nell’instabilità trovano colore e
respiro carichi della positività
della nuova adesione, il piano
che provoca fumose e repentine
evoluzioni d’ambiente, illuminate
dall’umanità, dalla storia e
dal soffio del trombone nel quale
riecheggiano i rimandi alla passata
magia di New Orleans.
Cantina e fedeltà
Ci sono delle case discografiche
distanti dal mondo musicale liquido
e dall’eccessiva intromissione
umana sulla veridicità del
suono e dell’intenzione reale scaturiti
dall’intima bellezza di una
Per info:
Blutopia - Via del Pigneto 116 – 00176
Roma. 06.69309379
www.blutopia.it
118 SUONO aprile 2016
SUONO luglio 2015 3
PER ACQUISTI: max@outsiderock.com
selector
a cura di Guido Bellachioma
Un Roger Dean
è per sempre!
www.rogerdean.com
Il pittore inglese negli ultimi anni
sta tornando ad essere quel punto
di riferimento indiscusso per
la grafica musicale che era negli
anni ’70. Nel 2015 ha infatti realizzato
due ottimi lavori: le copertine
di Condemned To Hope, secondo
album dei Black Moth,
nuovo e ottimo gruppo hard &
heavy di Leeds, e di X degli storici
Focus, band rock olandese
con numerosi dischi all’attivo
sin dai primi anni ’70. Racconta
Thijs Van Leer dei Focus: “Nel
2012 abbiamo pubblicato X, il
nostro decimo album in studio.
Non avrei mai pensato di avere
la possibilità di avere Roger come
disegnatore per una nostra copertina,
invece è successo e sono
davvero felice che sia accaduto.
Non posso che ringraziarlo per
aver accettato e realizzato una
così splendida copertina. L’orologio
al centro della cover è ispirato
Roger Dean
a quello presente in una famosa
piazza di Praga mentre le torri
ricordano La Sagrada Familia
di Barcellona. Così ci sono tutti
gli elementi per ispirare mistero
e misticismo. Lui ha voluto ascoltare
le nostre nuove composizioni
per tirar fuori l’idea più adatta.
Tutto il gruppo è stato d’accordo
nel definirla “geniale”.
Il ritorno degli Agorà
La band marchigiana, che negli
anni ’70 pubblicò due eccellenti
album di jazz-rock, giusto tra
Perigeo e Weather Report, torna
in pista con Boombook, un disco
edito in vinile e CD per la Cramps
/ Sony con il supporto di SUO-
NO e “Progressivamente”. Lo abbiamo,
ovviamente, ascoltato in
anteprima e il risultato ci è parso
eccellente sia a livello audio che
artistico. Da segnalare la presenza
di Patrizio Fariselli degli Area.
Omaggio a Di Giacomo
Dal 18 marzo è online su YouTube
un video inedito di 10 minuti che
riporta un’intervista a Francesco
Di Giacomo, scomparso il 24 febbraio
2014, e a Vittorio Nocenzi,
con spezzoni live del Banco del
Mutuo Soccorso, anche con i sottotitoli
in inglese per gli appassionati
internazionali. Ovviamente
gratuito, il mini-documentario è
opera del filmaker romano Alessandro
Giordani (www.alessandrogiordani.eu),
appassionato di
musica a 360 gradi. Basta digitare
“intervista a Francesco Di Giacomo
e Vittorio Nocenzi”…
Rodolfo Maltese e Francesco Di Giacomo
Van Morrison
LA PLAYLIST DEL MESE
Prosegue la guida all’ascolto con le playlist
di SUONO. Come sempre pillole di
artisti in canzoni, album o stili che hanno
contribuito ad arricchire il pentagramma
contemporaneo. Questo mese tocca
a due personaggi davvero poco affabili,
entrambi decisamente “ringhiosi” col
pubblico, uno nordirlandese, l’altro inglese…
uno leggenda sin dagli anni ’60,
l’altro icona del pop degli anni ’80 e poi
capace d’inaspettate visioni post rock,
molto in anticipo coi tempi. Stiamo parlando
di Van Morrison, il leone di Belfast
(di cui abbiamo selezionato solo brani
solisti degli anni ’60 e ‘70, tralasciando
le cose antecedenti coi Them, tra cui le
straordinarie Gloria e Baby Please Don’t
Go), e di Mark Hollis coi suoi Talk Talk,
capace di ritirarsi con dignità quando
poteva replicare se stesso fino all’infinito
grazie alla sua immensa classe.
Rock, blues
e 100 altre storie
I Rides di Stephen Stills, Barry
Goldberg e Kenny Wayne
Shepherd il 6 maggio pubblicheranno
Pierced Arrow, loro secondo
album dopo Can’t Get Enough
del 2013. Un tour, per ora solo
negli Stati Uniti, è previsto per
foto Claudio Petrucci
songs
Van Morrison
1 Moondance
Moondance 1970
2 Astral Weeks
Madame George 1968
3 Saint Dominic Preview
Jakie Wilson Said 1972
4 Moondance
Crazy Love 1970
5 Astral Weeks
Beside You 1968
6 Moondance
Caravan 1970
7 It’s Too Late To Stop Now
Bring It On Home To
Me 1974
8 His Band And The Streets
Choir
Domino 1970
9 Blowin’ Your Mind
Brown Eyes Girl 1967
10 Moondance
Into The Mystic 1970
11 Astral Weeks
Astral Weeks 1968
12 Tupelo Honey
Tupelo Honey 1971
13 Astral Weeks
Ctprus Avenue 1968
14 Saint Dominic Preview
Listen To The Lion 1972
15 Hard Nose The Highway
Hard Nose The
Highway 1973
giugno, ma si dovrebbero aggiungere
molte altre date, nonostante
gli impegni dei componenti, tutti
artisti popolarissimi. Goldberg ha
affermato: “Amo il primo album
ma questo è ancora meglio perché
riflette la nostra trasformazione
in una vera band. Quando
abbiamo registrato il primo album
non potevamo prevedere se
sarebbe rimasto un progetto per
un solo disco e qualche concerto
o se si sarebbe evoluto in qualcosa
di più duraturo. Solo dopo
abbiamo compreso quanto ci trovavamo
bene a suonare la nostra
musica, cose che puoi capire solo
quando sei in tour e vivi a stretto
contatto per così tante ore al
giorno. Percorrere nuove strade,
anche per tre artisti esperti come
120 SUONO aprile 2016
Oltre il rock
Rides Kenny Wayne Shepherd
foto Francesco Desmaele
noi, è sempre eccitante. A ogni
concerto abbiamo scoperto che
la band stava davvero amalgamandosi,
andando oltre le nostre
rispettive identità. Ora siamo un
vero gruppo”. Ribadisce Stills:
“Questo album è proprio come
una… “Pierced Arrow”: una
freccia con un buco nelle piume.
Non c’è modo di sapere che traiettoria
avrà: potrebbe parlare
di un guerriero fiero che sta per
scoccare una freccia rovinata, che
potrebbe anche tornare indietro e
colpirlo. È un po’ quello che sento
quando penso allo stato generale
delle cose. A volte un messaggio
lanciato in buona fede va completamente
fuori dai binari”.
Muro del Canto
fIore de niente
Goodfellas
La scena musicale folk rock italiana sta
percorrendo strade che fino a poco
tempo fa sarebbero parse abbastanza
indefinibili: il punk si mischia al combat
folk, i suoni dark alla canzone d’autore
e miscelando queste stravaganze sonore
escono allo scoperto eccellenti
gruppi come i romani Il muro del canto.
Tre album all’attivo e concerti sempre
più pieni, anche fuori, ormai, dal circuito
alternativo a loro abituale. Certo le
loro canzoni, cantate in dialetto romanesco
non sempre puro, possiedono
Un disco che “spaCCa”
www.relapse.com
Rebirth è l’album, edito in CD e
vinile dall’americana Relapse Records,
dei Goblin Rebirth. La formazione
guarda al futuro partendo
dal suono classico dei leggendari
Goblin; non ha ancora esaurito
la voglia di proporre musica
di qualità e il nuovo, straordinario