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Orizzonte Magazine N°6 Giugno 2016 anno 3

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in provincia di Asti, il cui abitato<br />

si estende, su di un’altura, sul lato<br />

destro del torrente Belbo.<br />

è un chiaro esempio di turismo<br />

culturale, dove la storia s’intreccia<br />

con i luoghi e i monumenti,<br />

dove il racconto storico si sposa<br />

con la narrazione del territorio,<br />

proprio come spiega Roberto<br />

Maestri, presidente del Circolo<br />

Culturale, nella sua prefazione:<br />

“Ci è sembrato il modo corretto di<br />

far rivivere la storia e di divulgarla,<br />

unendo in un racconto il documento<br />

e il monumento, il primo da leggere,<br />

l’altro da vedere”.<br />

La storia di Camilla e Ferdinando,<br />

raccontata da Cinzia Montagna in<br />

tre libri (“Nec ferro nec signe – Nel<br />

segno di Camilla”, “È tornato il cane<br />

nero – Gli enigmi di Camilla Faà” e<br />

“Caterina, l’altra donna”), la riassumiamo<br />

sinteticamente, giusto per<br />

non togliere al lettore la voglia<br />

di scoprirla attraverso la lettura<br />

dell’opuscolo.<br />

Nel febbraio 1616 Ferdinando<br />

Gonzaga, duca di Mantova e del<br />

Monferrato, sposa, in quello che<br />

si prospetta come un matrimonio<br />

simulato (gli storici dibattono ancora<br />

se fosse valido o meno), la<br />

contessina Camilla Faà di Bruno<br />

in seguito a un innamoramento<br />

folgorante ma contrastato. Dalla<br />

relazione nasce un figlio, Giacinto<br />

Teodoro, ma a distanza di un<br />

<strong>anno</strong> dal “finto matrimonio” Ferdinando<br />

sposa Caterina de’ Medici,<br />

per cui Camilla e suo figlio diventano<br />

presenze ingombranti.<br />

La vicenda si conclude con Camilla<br />

costretta a farsi suora di<br />

clausura nel convento del Corpus<br />

Domini a Ferrara, dove muore<br />

nel 1662 e dove è sepolta accanto<br />

alla tomba di Lucrezia Borgia.<br />

Giacinto è invece accolto a corte<br />

ma non viene riconosciuto come<br />

successore del padre essendo nato<br />

da un matrimonio non regolare.<br />

Muore nel 1630, ufficialmente<br />

di peste ma, a detta di molti, avvelenato.<br />

Questa in breve la storia. Andiamo<br />

ora a scoprire cosa c’è da<br />

vedere nei luoghi interessati da<br />

questa vicenda.<br />

Bruno (AT)<br />

È un paese dell’alto Monferrato,<br />

Il Castello<br />

È proprietà privata della Famiglia<br />

Faà da più di quattrocento anni<br />

e s’inquadra nella struttura “ibrida”<br />

tipica dei castelli del Monferrato:<br />

più che edificio fortificato, è<br />

una residenza signorile di stampo<br />

nobiliare, forse sorta sui resti di<br />

una precedente area fortificata.<br />

La struttura architettonica del<br />

Castello è una commistione di<br />

elementi tipici del palazzo signorile-nobiliare<br />

e caratteristiche<br />

castellari, in quanto non solo risponde<br />

ad esigenze difensive ma<br />

si pone anche come simbolo dello<br />

stato sociale del suo proprietario.<br />

Sulla facciata occidentale si apre<br />

l’elegante ingresso, preceduto da<br />

una scala a due bracci con affaccio<br />

su un giardino d’inverno; il primo<br />

piano, realizzato con mattoni a vista,<br />

mostra decorazioni a denti di<br />

sega nella parte sottostante il tetto<br />

e due torrette pensili laterali.<br />

Di notevole interesse la facciata<br />

meridionale, soprattutto nella<br />

evoluzione delle finestre, che<br />

passano da aperture severe, caratteristiche<br />

da fortificazione, a<br />

quelle costruite successivamente,<br />

più ampie e maggiormente adatte<br />

ad un uso abitativo.<br />

All’interno le sale sono affrescate<br />

con pitture e stucchi di pregio; fra<br />

tutte, di particolare interesse è la<br />

“Sala delle Feste”, finemente affrescata<br />

con colori vivaci e toni intensi,<br />

che celebrano il trionfo del profano<br />

16 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>

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