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#SONODONNAE<br />
Dalla fantascienza alla scienza:<br />
Il vero volto<br />
di Frankenstein<br />
Quando pensiamo alla fantascienza<br />
immaginiamo robot, armi laser, astronavi<br />
e lo spazio profondo. Immaginiamo<br />
Asimov, Bradbury, Philip K. Dick. Siamo<br />
certi che questo genere sia nato da un<br />
padre. La fantascienza ebbe, invece, una<br />
madre.<br />
Mary Shelley visse nell’Inghilterra<br />
vittoriana degli incubi e del fermento<br />
intellettuale. Figlia di genitori ben<br />
poco convenzionali – l’uno precursore<br />
dell’anarchismo, l’altra del femminismo<br />
inglese – non conobbe mai la madre<br />
e perse l’amore del padre quando<br />
quest’ultimo si risposò. Privata dell’affetto<br />
#3D 12<br />
che le spettava di diritto, s’innamorò<br />
del poeta Percy Shelley, con cui scappò<br />
dando inizio a una tormentata relazione<br />
che la vide più e più volte tradita e ferita.<br />
Partorì quattro bambini e ne vide morire<br />
tre. Innocenti fenici che risorgono dalla<br />
cenere, furono queste morti a dare la vita<br />
a Frankenstein, primo romanzo<br />
di un genere tutto nuovo che con<br />
Mary Shelley vide la luce.<br />
Leggenda vuole che fosse una notte buia<br />
e tempestosa, quella del 16 giugno 1816.<br />
La scrittrice, Percy Shelley, Lord Byron e<br />
Polidori, s’intrattenevano leggendo storie<br />
di fantasmi. Ben presto leggere di orrori<br />
non fu più stimolante per i letterati che<br />
decisero quindi di sfidarsi: ciascuno di<br />
loro avrebbe dovuto scrivere una storia<br />
spaventosa. Fu pochi giorni dopo che<br />
la scrittrice ebbe il famoso “sogno ad<br />
occhi aperti”: «Vidi il pallido studioso d’arti<br />
perverse chino di fronte alla cosa che aveva<br />
assemblato. Vidi l’orrendo cadavere di un uomo<br />
disteso, che, sotto l’azione di un qualche potente<br />
motore, mostrò segni di vita e si risvegliò con un<br />
movimento faticoso, semianimato».<br />
Ma come aveva potuto una donna<br />
concepire una simile idea? Se lo<br />
chiesero anche i critici del tempo: i<br />
più gentili conclusero che il romanzo