Rivista bimestrale - anno XX - Numero 4/2016 - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma
TERRITORIO CARTOGRAFIA
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CATASTO
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INFORMAZIONE GEOGRAFICA
FOTOGRAMMETRIA
URBANISTICA
GNSS
BIM
RILIEVO TOPOGRAFIA
CAD
REMOTE SENSING SPAZIO
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WEBGIS
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SMART CITY
AMBIENTE
NETWORKS
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BENI CULTURALI
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Lug/Ago 2016 anno XX N°4
La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente
TECHNOLOGY
for ALL 2016:
Obiettivo
raggiunto
Geomatica tra antico
e moderno
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strutture storiche
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TFA2016 obiettivo raggiunto
Una straordinaria partecipazione di studenti, tecnici, ricercatori, professionisti,
amministratori ed aziende alla terza edizione del TECHNOLOGY for ALL (TFA2016),
ha dimostrato un rinnovato interesse per un evento mirato a diffondere e confrontare
informazioni tecnico-scientifiche per gli sviluppi futuri del mondo della geomatica.
La geomatica come base di tutto il mondo del geospatial è presente in molte delle nostre
attività di routine ed è stata assimilata nella nostra vita quotidiana, però quasi senza
consapevolezza della sua esistenza, a causa di una forte carenza nella formazione di base,
che nel tempo si sta perdendo in un trend completamente opposto alle attuali
tendenze europee e mondiali.
Nel nostro paese, invece di fare formazione adeguata aggiornando repentinamente i
programmi di insegnamento, specialmente delle lauree di base, si demanda e frantuma la
conoscenza e l’aggiornamento in migliaia di master spesso completamente inutili, giungendo
poi a far adottare gli avanzamenti tecnologi tramite apposite leggi e non per la loro
convenienza. È questo il caso della recente adozione della obbligatorietà dell’uso del BIM,
introdotto nel mondo delle costruzioni ad aprile scorso dal governo Renzi. In molti paesi
europei, tra cui spicca l’Inghilterra, l’uso del sistema BIM (Building Information Modeling)
nella maggioranza delle costruzioni e degli appalti è evidente a tutti gli operatori ed è spinto
dalle manifeste ricadute economiche e sociali. L’esplosione della soddisfazione di produttori
ed utenti, nel TFA2016, sta dando vita a un obiettivo comune creando un movimento non
solo di convergenze e competitività ma di immediata contestualizzazione. I contenuti si sono
alimentati sia spontaneamente con singoli contributi che dal raffronto di ambiti di specifica
collaborazione. Nella prima circostanza, dal palco dell’Auditorium della Biblioteca Nazionale
Centrale di Roma sono state mostrate esperienze svolte recentemente dai professionisti,
produttori e amministratori; nella seconda, gli stands espositivi delle aziende hanno
espresso il loro ruolo di primo piano nel campo di estensione dell’operatività consueta,
anche presso le pubbliche amministrazioni, non solo con processi di ottimizzazione e
connessione trasversale di banche dati generate da tecnologie d’avanguardia. Partendo dal
workshop ad immersione completa di ogni tecnologia più avanzata testabile, che si è svolto
nell’Area Archeologica di Massenzio (Roma), fino alle analisi velocemente realizzate con
assemblamento dei dati rilevati. Quest’ultimi frutto dei test espositivi, organizzati per essere
messi a disposizione successivamente per studiosi che vorranno utilizzarli per le loro analisi.
Operative, con criteri di rapidità eccezionali, sono state tecnologie come Laser Scanner,
Total Station, Droni, Image processing, Realtà Virtuale, 3D Model, Mobile Mapping,
GNSS, Indagine magnetometrica, Prospezione tomografica elettrica tridimensionale ed
Analisi dinamico-vibrazionale. L’evento è stato reso possibile dalla Biblioteca Nazionale
Centrale di Roma (MIBACT), dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali Capitolina e dai
numerosi sponsor, partner e patrocinanti che, insieme ai moderatori, ai relatori, al pubblico
intervenuto e lo staff logistico hanno reso possibile un evento particolarmente positivo.
Ci auguriamo che manifestazioni come queste non servano solo come esperienza
del momento, ma anche come sviluppo futuro. Innovazione e sviluppo convivono
simbioticamente. Senza innovazione non ci può essere sviluppo, senza sviluppo non ci può
essere memoria dell’innovazione e dialettica tra soluzioni e proposte. La comunicazione
a più ampio raggio non solo divulga tutte le informazioni tecniche (spesso complicate da
apprendere) in modo semplice, ma diventa parte portante di un confronto che lega tanti
operatori di diversi settori e di diversi ambienti in un’unica grande squadra.
Buona lettura,
Renzo Carlucci
In questo
numero...
FOCUS
REPORT
GUEST
Ponti antichi
e moderni: utilizzo di
tecniche geomatiche
per il rilievo, la
rappresentazione
e la modellazione
strutturale
di Serena Artese, Angela Miceli,
Paolo Talarico, Assunta Venneri,
Giuseppe Zagari e Raffaele Zinno
6
LE RUBRICHE
11 20 anni di GEOmedia
26 IMMAGINE ESA
37 ASSOCIAZIONI
48 MERCATO
50 AGENDA
Sullo sfondo una suggestiva
immagine del TECHNOLOGY
forALL presso il complesso archeologico
Villa di Massenzio,
al momento del lancio di un
sistema a pilotaggio remoto.
12
La tecnologia laser
scanning per la
valutazione statica
delle strutture
storiche
di Filiberto Chiabrando,
Elisabetta Donadio , Giulia
Sammartano e Antonia Spanò
18
In copertina uno dei
software da campo per
assistenza al lavoro dei
rilevatori e dei topografi,
mostrato in azione durante
il Forum dell’Innovazione
delle tecnologie geomatiche,
il TECHNOLOGY for
ALL 2016, su piattaforme
per tablet quali Android e
Windows Mobile.
La manutenzione e
riabilitazione delle
dighe ed opere
idrauliche associate
di Francesco Fornari
geomediaonline.it
GEOmedia, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.
Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei
processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,
in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.
In questo settore GEOmedia affronta temi culturali e tecnologici
per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi
geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,
della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e
spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.
INSERZIONISTI
3D TARGET 47
42 L’attività di
ricerca della
SIFIP
di Carlo Monti
e Attilio Selvini
Epsilon 40
Esri 51
Flytop 24
GEOfly 10
GEOCART 48
Aerrobotix 37
ME.S.A 11
Planetek 41
Sinergis 25
Sistemi Territoriali 33
Teorema 50
34
Immagini dal
TECHNOLOGY
for ALL
a cura della Redazione
36
INTERGEO
2016
a cura della
Redazione
Topcon 52
Trimble 2
28
Emergenza
sull’Himalaya
di John Stenmark
38 Geo-graphical
Representation for
Future Challenges
in e.Education
by Agata Lo Tauro
una pubblicazione
Science & Technology Communication
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Rivista fondata da Domenico Santarsiero.
Numero chiuso in redazione il 10 ottobre 2016.
FOCUS
Ponti antichi e moderni: utilizzo di tecniche
geomatiche per il rilievo, la rappresentazione
e la modellazione strutturale
di Serena Artese, Angela Miceli, Paolo Talarico, Assunta Venneri,
Giuseppe Zagari e Raffaele Zinno
Presso il Laboratorio SmartLab dell’Università della Calabria
si svolgono da diverso tempo attività riguardanti il rilievo, il
monitoraggio e la rappresentazione di strutture.
Nell’articolo sono descritte le attività riguardanti due ponti
che presentano caratteristiche molto diverse: gli strumenti,
Fig. 1 – Il laser scanner in stazione (sx alto), l’unione
delle nuvole filtrata (dx alto), il modello (in basso)
le tecniche adoperati per il rilievo e la georeferenziazione, le
operazioni di modellazione, i risultati numerici relativi alle ipotesi
geometriche e gli scostamenti tra modelli ed as built.
Le attività descritte sono
state eseguite nell’ambito
di una campagna di
rilievo e modellazione di ponti
stradali. Gli enti preposti alla
manutenzione dei manufatti
stradali (ANAS, Regioni,
Province, ecc..) devono affrontare
problemi differenti per
strutture recenti o datate. Nel
primo caso si dispone dei progetti
esecutivi e dei disegni di
contabilità, per cui l’obiettivo
dei rilievi è quello di ottenere il
cosiddetto as built, da confrontare
con il progetto, per attività
di collaudo e di contabilizzazione
dei lavori eseguiti, oltre
che per scopi di documentazione
[Fuchs et al., 2004, Zogg
and Ingensand, 2008]. Nel
caso di strutture datate, molto
spesso non è possibile disporre
di elaborati progettuali, per cui
l’attività di rilievo serve anche
per ricostruire le modalità esecutive
e scomporre l’organismo
strutturale negli elementi che
erano stati considerati e dimensionati
nella fase progettuale
[Lubowiecka et al., 2009].
I modelli geometrici ottenuti
sono utilizzati dagli strutturisti
per ottenere la modellazione
agli elementi finiti e modellare
il comportamento strutturale
sotto carichi statici, transito di
carichi mobili e azioni sismiche.
La modellazione strutturale
consente di individuare le
parti critiche delle strutture,
eventualmente da rinforzare.
I rilievi e le rappresentazioni
sono utilizzati, inoltre, per l’individuazione
di zone degradate
o che presentano distacchi di
copriferro, sulle quali bisogna
intervenire con azioni di recupero
e restauro.
Un accurato modello agli elementi
finiti è utilizzato, infine,
per l’identificazione dei modi
di vibrare della struttura indipendenti
da sollecitazioni
esterne, necessari per prevedere
il suo comportamento sotto
carichi dinamici.
Di seguito sono descritti le
operazioni eseguite per il rilievo
e la modellazione di due
ponti posti su due strade gestite
dalla Provincia di Cosenza.
Il primo ponte è un manufatto
di recentissima realizzazione,
con impalcato costituito da
travi prefabbricate in cemento
armato precompresso e fornito
di isolatori sismici.
Il secondo è un ponte ad arco
risalente agli anni ’50 in cemento
armato realizzato in
opera. Il rilievo in questo caso
è finalizzato alla ricostruzione
esatta della geometria, alla ricostruzione
del procedimento
costruttivo, all’individuazione
di cedimenti fondali ed alla
modellazione agli elementi finiti
del comportamento della
struttura.
Strumenti e metodologia
Si è scelto di utilizzare la tecnologia
laser scanner, con fotocamera
integrata, così da acquisire
grandi quantità di dati, sia
geometrici che fotografici, in
tempi contenuti.
La scelta del laser scanner per
eseguire un rilievo in maniera
6 GEOmedia n°4-2016
FOCUS
Fig. 2 – Ponte Caprovidi: Particolare di una nuvola di punti a colori.
soddisfacente, con precisione
adeguata e completezza di
rappresentazione, oltre alle inderogabili
considerazioni circa
la precisione e la portata, deve
tener conto anche di alcune
altre caratteristiche praticooperative.
È fondamentale
la valutazione delle prese
necessarie per una completa
visibilità di tutte le parti
dell’oggetto da rilevare, e delle
condizioni nelle quali si deve
operare per eseguire il rilievo.
E’ stato utilizzato il laser scanner
RIEGL VZ 1000, avente le
seguenti caratteristiche:
4Accuratezza del singolo punto
± 8mm
4Portata da 1m a 1400m
4Frequenza di campionamento
fino a 122.000 punti/sec
4Campo di vista:
100°(Verticale) - 360°
(Orizzontale)
4Compensatore e magnetometro
4Ricevitore GPS
4Fotocamera NikonD610
con obiettivo da 20 mm calibrata
4Acquisizione della forma
d’onda dell’impulso di ritorno
Quest’ultima caratteristica
permette di discriminare il
terreno o un manufatto dalla
vegetazione che lo ricopre.
L’elaborazione dei dati da
laser scanner è stata eseguita
con i software RiscanPro ® e
Geomagic ®.
Bisogna osservare che il ricevitore
GPS di cui è fornito il
laser scanner utilizzato consente
solo un posizionamento
approssimato della stazione
(single point positioning) con
l’utilizzo del codice ed il metodo
delle pseudoranges, per
cui, per ottenere una georeferenziazione
accurata è stato
utilizzato un ricevitore Leica
Viva a doppia frequenza, in
grado di ricevere i segnali
provenienti dalle costellazioni
GPS e GLONASS. Per la restituzione
dei rilievi satellitari
in modalità differenziale, ci si
è avvalsi dei dati acquisiti dalla
stazione permanente GNSS alloggiata
presso il laboratorio di
Geomatica del Dipartimento
di Ingegneria Civile dell’Università
della Calabria, che
acquisisce i dati con frequenza
di un secondo. L’elaborazione
dei dati acquisiti, eseguita con
il software Leica Geo-Office
®, ha fornito le coordinate dei
punti di stazione con approssimazione
centimetrica.
Ponte Arenazza
Il ponte Arenazza, in località
Ceramide del Comune di Cetraro
(CS), è sito al km 0+250
della Strada Provinciale 270. E’
un ponte a due campate, con
impalcato costituito da travi in
c.a.p. affiancate e sovrastante
soletta in c.a.; le travi sono
poggiate sulle due spalle e sulla
pila centrale, fornite di isolatori
sismici. Lo scopo principale
del rilievo era la verifica della
conformità del manufatto realizzato
al progetto. Per questa
ragione non era necessario
eseguire prese dai due lati della
carreggiata, ma bastava ricavare
il dimensionamento degli elementi
costruttivi (spalle, pila,
travi, appoggi). Non ha costituito,
pertanto, un problema
la presenza di una recinzione
metallica che impediva l’accesso
alla zona a nord della
carreggiata. E’ stato sufficiente,
inoltre, un solo punto di stazione,
scelto in modo tale da
poter scansionare la massima
parte del manufatto (Figura 1).
Lo strumento, utilizzato con
compensatore attivato (levelled
instrument), fotocamera esterna
Nikon D610 e ricevitore GPS
montati, è stato configurato
con una risoluzione di 0.08°/
pt e una velocità di scansione di
120.000 punti al secondo.
Alcuni particolari del ponte
(isolatori sismici) sono stati
Fig. 3 – Ponte Caprovidi: Unione delle scansioni.
GEOmedia n°4-2016 7
FOCUS
scansionati con una risoluzione
di 0.007°/pt, per poter
ricostruire in maniera più accurata
la loro geometria.
Per la georeferenziazione sono
state utilizzate le coordinate
della stazione ricavate mediante
GPS, unite alle indicazioni
del magnetometro di cui è dotato
il laser scanner.
Dopo aver sfoltito la nuvola
attraverso le operazioni di filtraggio
del rumore, filtraggio
della ridondanza e decimazione
si è passati alla fase di ricostruzione
di superfici, tramite
mesh [Remondino, 2003].
Imponendo l’esistenza di primitive
geometriche note (piani),
è stato ottenuta la geometria
semplificata del manufatto,
da confrontare con i disegni
di progetto. Dal modello tridimensionale
si sono ricavate
sezioni verticali ed orizzontali.
Le prese dettagliate sono state
utilizzate per la modellazione
degli appoggi.
Ponte Caprovidi
Il ponte Caprovidi, in località
S. Angelo del Comune di Cetraro
(CS), è sito al km 1+900
della Strada Provinciale 26. E’
un ponte ad arco in c.a. gettato
in opera, con due pile a telaio
convergenti nei plinti di appoggio
dell’arco (Figure 2,3).
Fig. 4 – Ponte Caprovidi: Mesh.
Fig. 5 – Ponte Caprovidi: Modello CAD.
Per il rilievo sono state utilizzate
tre scansioni. A causa della
situazione topografica, infatti,
non è stato possibile accedere
alla zona in destra idraulica del
fiume, per cui alcune parti risultavano
non visibili; anche la
folta vegetazione ha costituito
un ostacolo che ha impedito
di scansionare alcune parti
delle spalle del ponte. Infine,
le basi di appoggio dell’arco e
dei telai risultano coperte, oltre
che da vegetazione, da terreno
di riporto. Per ogni scansione
è stata prevista una parziale
sovrapposizione spaziale con
quelle adiacenti.
Sono state eseguite due prese
dai due lati del manufatto; per
la terza acquisizione, eseguita
sotto l’impalcato, lo strumento
è stato posizionato con un’inclinazione
di 90°. Anche in
questo caso, alcuni particolari
del ponte sono stati scansionati
con una definizione maggiore.
Sono stati posizionati targets
cilindrici aventi un diametro di
14 cm, per agevolare l’allineamento
delle scansioni in fase di
post processing. E’ stato adoperato
il sistema di riferimento
della prima una stazione anche
per le successive. I targets,
aventi superfici catarifrangenti,
sono stati posizionati in modo
tale da essere facilmente e chiaramente
visibili nelle scansioni.
Per la georeferenziazione accurata
sono state utilizzate le
acquisizioni eseguite con il
ricevitore GNSS a doppia frequenza,
post-elaborate insieme
ai dati raccolti dalla stazione
fissa permanente.
L’operazione di filtraggio e
sfoltimento delle nuvole di
punti è stato particolarmente
delicato. Pur avendo la possibilità
di discriminare gli impulsi
di ritorno, è stato necessario un
approfondito lavoro dell’operatore,
in quanto le procedure
automatiche erano influenzate
dalla vegetazione e sullo sfondo
dalla geometria dell’opera.
In assenza dei disegni di progetto,
il rilievo è stato finalizzato
alla ricostruzione del manufatto,
ma anche ad ottenere
il progetto iniziale (reverse engineering).
Per questo motivo
sono stati ricavati due modelli:
il primo è ottenuto direttamente
dalla mesh generata dopo le
fasi di registration, filtraggio
e decimazione; il secondo è
il modello geometricamente
regolare, che dovrebbe rappresentare
il progetto dell’opera.
Il primo modello può essere
utilizzato per documentazione,
mentre il secondo viene
8 GEOmedia n°4-2016
FOCUS
Fig. 6 – Scostamenti Punti-Modello.
Fig. 7 – Scostamenti alti
Punti-Modello
in corrispondenza di zone
deteriorate.
adoperato come base per modellazioni
strutturali. Recenti
applicazioni mirano ad ottenere
il modello ad elementi finiti
direttamente dalla nuvola di
punti [Castellazzi et al., 2015].
In figura 4 si osserva la mesh
ottenuta dopo l’eliminazione
della vegetazione. E’ evidente
la mancanza d’informazione,
soprattutto nelle zone delle
fondazioni.
Le indagini in loco e le misure
di dettaglio hanno consentito
di integrare i risultati del
rilievo con laser scanner e di
mettere a punto il modello geometrico
più probabile di progetto,
rappresentato in figura
5 con gli elementi strutturali
principali evidenziati in colori
diversi.
Nelle figure 6 e 7 sono riportati
gli scostamenti tra il modello
geometrico “ideale” e la nuvola
dei punti. Si può osservare
che gli scostamenti sono in
genere di ordine centimetrico,
rientranti nelle tolleranze di lavorazione
per questo genere di
strutture gettate in opera.
Le zone rosse e blu individuano
irregolarità dovute in genere
a distacchi di materiale. I valori
molto alti delle deviazioni massima
e minima sono dovuti alla
presenza di alcuni outliers non
filtrati.
Il modello del progetto è una
rappresentazione analitica del
volume dell’opera. Durante la
vettorializzazione si procede ad
eliminare eventuali interferenze
tra i vari solidi semplici che
formano il volume complessivo.
Il modello così ottenuto, in
questo caso, è stato utilizzato
per l’identificazione dinamica,
procedura molto utile anche
per individuare possibili danneggiamenti
nella struttura. Il
modello iniziale è stato trasformato
in modello ad elementi
finiti (FEM) ed analizzato
tramite il software di analisi
strutturale Abaqus [ABAQUS,
2014], che tramite procedure
automatiche importa il modello
grafico vettorializzato
e lo converte in una mesh di
elementi finiti, in questo caso
elementi tetraedrici a 4 nodi
solidi con solo 3 gradi di libertà
per nodo (Ux, Uy, Uz).
Questa tipologia di elementi
ha consentito di generare mesh
prevalentemente strutturate e
comunque abbastanza regolari,
senza perdere di accuratezza
anche nelle zone a spessore variabile
(Figure 8 e 9).
Gli output dei calcoli strutturali
eseguiti sul modello
agli elementi finiti sono stati
confrontati con quelli ottenuti
tramite misurazioni in situ
eseguite posizionando sull’opera
dei trasduttori di accelerazione
unidirezionali, disposti
in modo adeguato, di tipo
piezo-elettrico con sensibilità
pari a 10 V/g. Tali sensori hanno
consentito di individuare
i modi di vibrare reali della
struttura sottoposta a rumori
ambientali e sollecitazioni non
controllate (FDD) [GRANO,
2015]. I risultati delle analisi
sono in perfetto accordo con le
Fig. 8 – Modello FEM generato automaticamente a partire dal modello CAD.
GEOmedia n°4-2016 9
FOCUS
misurazioni in situ
e non sono state
necessarie particolari
procedure di
updating per identificare
le caratteristiche
meccaniche
della struttura, che
sono risultate in
accordo con i valori
di progetto o
misurati in sito.
Conclusioni e
futuri sviluppi
I risultati ottenuti
hanno mostrato
l’utilità delle tecniche
geomatiche sia
per la documentazione
che per
la modellazione
strutturale di ponti.
Le future attività
riguarderanno
anche manufatti
antichi in muratura
di mattoni e
di pietrame, che
presentano problematiche
particolari
dovute alle irregolarità
geometriche
caratteristiche in
questa tipologia
strutturale.
Fig. 9 – Viste del modello FEM.
BIBLIOGRAFIA
ABAQUS 6.14 Analysis User’s Manual’. Online Documentation Help: Dassault Systèmes.
Castellazzi G., D’Altri A.M., Bitelli G., Selvaggi I. and Lambertini A. (2015), From laser scanning to finite element analysis of complex buildings
by using a semi-automatic procedure, Sensors, 15(8), 18360-18380; doi:10.3390/s150818360.
Fuchs, P.A., Washer, G.A., Chase, S.B., and Moore, M. (2004), Applications of Laser-Based Instrumentation for Highway Bridges, Journal of
Bridge Engineering , ASCE, November/December, pp. 541-549.
Grano, A. (2015). Health monitoring of buildings: methodologies, tools and practical applications. Tesi di Dottorato.
Lubowiecka, I.; Armesto, J.; Arias, P.; Lorenzo, H. (2009) Historic bridge modelling using laser scanning, ground penetrating radar and finite
element methods in the context of structural dynamics. Engineering Structures, 31, 2667-2676.
Remondino, F. (2003). From point cloud to surface: the modeling and visualization problem. International Archives of Photogrammetry,
Remote Sensing and Spatial Information Sciences, 34(5), W10.
Zogg, H.M., and Ingensand, H. (2008), Terrestrial Laser Scanning for Deformation Monitoring –Load Tests on the Felsenau Viaduct (CH), The
International Archives of the Photogrammetry, Remote Sensing and Spatial Information Sciences , Volume XXXVII, Part B5, pp. 555-562.
ABSTRACT
In the last few years, at the SmartLab laboratory of the University of Calabria, there were developed activities in the field of surveying, monitoring and representation of
structures. In the framework of these activities, Geomatics techniques for the surveying of bridges are widely used since 2014. The results of the measurements are used
for documentation and representation purposes, as well as for the reconstruction of the constructive procedures. The finite element modeling of the structures has been
obtained to simulate their behavior in case of earthquake.
The article describes the activities relating to two bridges, that have very different characteristics. The first bridge has been recently built, and it is characterized by a
superstructure realized with precast prestressed concrete girders and provided with seismic isolators. In this case, the activity is mainly aimed to get an "as built", useful
for control and documentation. The second bridge dates back to the 50s of the twentieth century: it is an arch bridge made of reinforced concrete. The surveying in
this case is aimed to the exact reconstruction of geometry, the identification of foundation settlement and the finite element modeling, to simulate the behavior of the
structure in seismic conditions.
The article describes the activities, instruments and techniques used for surveying and modeling operations, along with the deviations between models and "as built".
PAROLE CHIAVE
Laser Scanner; ricostruzione 3D; modelli FEM; identificazione strutturale; Ingegneria inversa
AUTORE
Serena Artese, Serena.artese@unical.it
Angela Miceli, angela.miceli.smartlab@gmail.com
Paolo Talarico, paolo.talarico.smartlab@gmail.com
Assunta Venneri, assunta.venneri.smartlab@gmail.com
Giuseppe Zagari, Giuseppe.zagari@unical.it
Raffaele Zinno, Raffaele.zinno@unical.it
Università della Calabria - DIMES Dipartimento di Ingegneria Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistica
NOTA REDAZIONE
Il presente contributo è cofinanziato con il sostegno della Commissione Europea, Fondo Sociale Europeo e della
Regione Calabria. Inoltre è stato presentato alla 19° Conferenza ASITA 2015 (Lecco). Si ringrazia la segreteria
organizzativa per la cortesia e la disponibilità dimostrata e si augura la migliore riuscita per la 20° Conferenza
ASITA 2016 (Cagliari 8-9-10 novembre 2016).
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4D SMART VISION ASSOCIATION
10 GEOmedia n°4-2016
20 anni
FOCUS
un mondo di bit e di satelliti.
20 anni fa: perchè la newsletter italiana di geomatica?
La proposta editoriale di
GEOmedia nasce dalla constatazione
di un vuoto informativo
che da più parti è sentito
e puntualizzato come aspetto
non secondario sia nella formazione
che nell'adempimento
della professione del topografo,
del cartografo, del tecnico del
survey o del rilevatore di beni
culturali.
Perché la neswletter italiana
di geomatica? Geomatica è
sinonimo di automazione delle
Scienze della Terra, termine
attuale che coniuga aspetti
professionali ed applicativi in
Anche se di recentissimo conio,
l'espressione è già invalsa
nell'uso allargandosi a vasti
settori accanto a neologismi
paralleli che parzialmente ne
colgono o riflettono l'universo
pratico, come technadvance
(technological advance) a sua
volta sinonimo di tecnologie
avanzate. Da qualche
anno operativo in Canada è
il Department of Geomatics
e più recentemente,
”
diversi
Dipartimenti di Geomatica
sono stati attivati nelle
Università Europee.
Così esordiva il numero 0 della “newsletter italiana di geomatica”
a fine 1996, quattro pagine di informazioni che avrebbero
dato vita successivamente a GEOmedia, la rivista italiana di
geomatica, che ancora oggi dopo ben 20 anni porta l'informazione
del settore ponendosi come un ponte tra la ricerca, l'accademia, la
professione e la pubblica amministrazione.
GEOmedia n°4-2016 11
REPORT
La tecnologia laser scanning per la
valutazione statica delle strutture storiche
di Filiberto Chiabrando, Elisabetta Donadio , Giulia Sammartano e Antonia Spanò
Il gruppo di Geomatica del Politecnico di Torino, ha avviato in collaborazione con il gruppo di Ingegneria delle
Strutture, un programma di esperienze condotte su casi studio significativi, per contribuire agli studi che
tendono a delineare buone pratiche per la generazione di modelli relativi a diverse tipologie di strutture storiche.
Questo contributo intende riferire alcuni risultati di queste esperienze: in particolare viene approfondita la
generazione di modelli accurati da nuvole dense e della loro riduzione a modelli dalle geometrie semplificate,
con l’ulteriore finalità di ricercare strategie di automazione del processo di generazione ed editing che conduca
a modelli adeguati per il calcolo strutturale analitico.
La tecnologia laser scanner e
la sua versatilità per le analisi
architettoniche
I metodi aggiornati del rilevamento
close-range, basati su
sistemi a sensore attivo o passivo
che consentono di generare
modelli tridimensionali accurati
e altamente descrittivi degli
oggetti rilevati, sono sempre
più chiamati ad accompagnare
l’intero sviluppo dei progetti di
Conservazione del patrimonio
costruito.
Le finalità principali per le quali
viene richiesto l’intervento di
metodologie in grado di fornire
risultati metrici verificabili e di
qualità predefinite possono essere
variegati e sempre più spesso
non indipendenti fra loro.
L’ introduzione di automatismi
nella raccolta dati, elaborazione,
gestione, produzione e comunicazione
dei risultati consente
di focalizzare l’attenzione sulla
lettura e interpretazione delle
informazioni, sui sistemi di rappresentazione
e comunicazione,
sulla diffusione condivisa e sulla
facilità di fruizione dei risultati.
Il vantaggio pienamente riconosciuto
ormai da un certo tempo
alle tecnologie della fotogrammetria
digitale e del terrestrial
laser scanning (TLS), e soprattutto
alla loro integrazione, è
quello dell’elevata produttività
di acquisizione dei dati, densi
accurati e tridimensionali, che
consentono di costituire un
archivio digitale 3D dal quale
selezionare e declinare le elaborazioni
successive al fine di
derivare prodotti del rilievo,
modelli digitali 2D, 3D e le ortofoto.
(Boehler, Marbs, 2004;
Shan, Toth, 2008)
L’insieme delle nuvole di punti
è a tutti gli effetti un database
tridimensionale, che sicuramente
consente di indagare più
dettagliatamente il manufatto,
tramite anche i prodotti derivati;
l’ortoproiezione e i DEM
hanno avuto infatti un ruolo
fondamentale nello studio e
analisi del variegato mondo dei
Beni Culturali, principalmente
architettonici e archeologici ma
anche tutti gli altri, da quelli
paesaggistici a quelli artistici,
poiché hanno consentito di
Fig. 2 - Modello di punti con proiezione
dei dati RGB, porzioni di edificio
rappresentate tramite modelli mesh,
vettorializzazione della muratura isodoma
tramite ortofoto e restituzione
dal modello 3D.
12 GEOmedia n°4-2016
REPORT
Fig. 1 - Alcuni esempi degli imponenti dissesti delle murature e delle volte delle Terme-chiesa.
finalizzare le indagini di sistemi
costruttivi, elementi architettonici,
materiali, degrado superficiale
e strutturale, nonchè nel
monitoraggio degli stati di conservazione.
(Patias, 2013)
La generazione di modelli
idonei alla valutazione statica
Il campo di studi della valutazione
e del consolidamento
delle strutture architettoniche
caratterizzate da tecniche
costruttive tradizionali, deve
sicuramente affrontare la sfida
di un infinito delinearsi di casi
studio, di scenari diversi dovuti
a sistemi e tecniche costruttive
differenti, materiali diversi,
moltiplicati in declinazioni di
aree geografiche che esprimono
le proprie peculiarità. Con il
crescere della consapevolezza
della fragilità dei beni ed al
contempo del rischio cui sono
sottoposti per le ragioni sia
antropiche che naturali, oltre
ad essere accresciute le capacità
di analisi e di intervento, si è
sviluppata la fiducia nelle sinergie
interdisciplinari. E’ quindi
un’importante conseguenza che
le linee guida dedicate agli interventi
sul patrimonio costruito
tutelato 1 suggeriscano esigenze
ai sistemi di documentazione
e rilievo, ed anzi è rilevante
che i diversi campi di studio si
confrontino e si infittiscano gli
studi in collaborazione in quanto
è sicuramente riconosciuta
preminente la necessità di poter
disporre di quadri conoscitivi
il più possibile dettagliati ed
approfonditi. (Pieraccini et al.,
2013, Castellazzi et al., 2015)
La generazione di modelli
idonei alle valutazioni staticostrutturali
si può considerare
sicuramente una specializzazione
ulteriore della generazione di
modelli architettonici dedicati
in senso più vasto alle variegate
indagini e monitoraggi richiesti
dai progetti di conservazione.
In linea generale la segmentazione
del modello che individua
porzioni omogenee rispondenti
all’organizzazione degli elementi
architettonici e costruttivi della
fabbrica comporta un livello di
organizzazione del modello che
è sicuramente cruciale per poterlo
utilizzare con finalità specializzate
di diverso tipo. Tale
livello di organizzazione deve
essere ulteriormente finalizzato
al riconoscimento del sistema
strutturale per le indagini di
stabilità condotte con il metodo
degli Elementi Finiti, che è una
tecnica numerica che permette
Fig. 3 - A sinistra, applicazione dell’algoritmo
region growing per l’individuazione
di superfici piane sulla mesh dei conci
architettonici. La variazione di tolleranza
della ricerca dei punti complanari consente
l’individuazione dei contorni dei singoli
blocchi murari. A destra l’estrazione dei
contorni dei conci di un arco, applicata alla
nuvola di punti e alla superficie triangolata.
Il riconoscimento a partire dalla nuvola è
molto accurato (sul 70% dei punti lo scarto
dalla nuvola originale è inferiore a 7mm);
leggermente meno accurato è il riconoscimento
a partire della mesh ma la linearità
del profilo e il numero di vertici estratti è
sicuramente più opportuno per gli obiettivi
indicati (sul 40% circa dei punti lo scarto
è inferiore a 3mm,il 40% circa tra 3 e 7
mm e per i restanti si raggiungono anche
i 2cm).
GEOmedia n°4-2016 13
REPORT
di determinare lo stato di sforzo
e di deformazione di una struttura
soggetta a una condizione
di carico, quando la soluzione
per via analitica sia impossibile
da ricavare. (Carpinteri, 1997;
Corradi Dell’Acqua, 2010)
La complessità dell’operazione
risiede anche nel fatto che la caratterizzazione
funzionale deve
essere accompagnata da quella
materica; quest'ultima esula dal
campo d'azione delle tecniche
geomatiche che supportano la
cartterizzazione morfologica
degli elementi costruttivi delle
fabbriche e delle loro alterazioni
2 .
Sul versante dell’introduzione
di processi automatici nella
gestione dei modelli da nuvole
di punti, la segmentazione delle
nuvole ha rivestito un ruolo importante
e gli approcci possono
essere classificati nelle due categorie
delle tecniche region based
e edge based. (Alshawabkeh et.
al., 2006; Crosilla et al., 2009;
Lari et al., 2011)
Esperienze di generazione
di modelli 3D sul patrimonio
antico, storico e moderno -
Murature antiche. Le Terme
extraurbane di Hierapolis di
Frigia (TK)
Il complesso delle Terme-Chiesa
(Mighetto, 2012) per l’entità
dei dissesti e dei crolli che
gli derivano da due disastrosi
eventi sismici (I e nel III sec.;
Hancock, Altunel, 1997), è
stato scelto come l’edificio più
rappresentativo del progetto
di Parco archeo-sismologico
ierapolitano (D’Andria, 2007).
Al proposito di rendere l’intero
edificio oggetto di un articolato
programma di consolidamento
e restauro è legato il rilievo TLS
completo e la conseguente preliminare
indagine condotta con
il metodo degli Elementi Finiti
utilizzando il software iDiana ®3,
che è particolarmente indicato
per lo studio dei fenomeni di
propagazione della frattura che
caratterizzano i modi di collasso
fragili, come pure il comportamento
delle interfacce coesive
e scabre, come quelle che si riscontrano
al contatto tra i blocchi
della muratura di travertino.
(Invernizzi et al., 2014)
Fig. 4 - Rappresentazione
delle anomalie
di forma della volta
tramite isolinee, valutazione
del cedimento
e della rotazione della
muratura d’ambito,
sezione trasversale
e valutazione dello
spessore della volta,
verifica e confronto
delle anomalie lungo
i profili di sezione con
un modello geometrico
ideale ricostruito dagli
studi di De L’Orme.
14 GEOmedia n°4-2016
Fig. 5 REPORT - Fasi della segmentazione
della nuvola laser e della generazione
della mesh dalla quale sono stati
estratti i profili di sezione utili a
ricavare il modello di aste sottoposto
ad analisi FEM. In alto, approssimazione
ad un cilindro di uno degli
elementi orizzontali di una capriata
(tramite software 3D Reshaper)
e individuazione degli assi degli
elementi della capriata dalla nuvola
laser (tramite il software Scan to
BIM).
Nel quadro complessivo degli
imponenti dissesti, l’effetto leggibile
più rilevante è il cedimento
e la rotazione della muratura
isodoma a grandi blocchi, in
particolar modo del fronte est,
che ha determinato la disarticolazione
delle murature dei possenti
pilastri che sostenevano
le volte della struttura termale,
creando l’attuale configurazione
dei conci a cui manca una parte
dell’ammorsatura.
Il rilievo laser scanning e fotogrammetrico
integrati hanno
dimostrato che nelle situazioni
peggiori l’allontanamento tra
i blocchi lungo la sezione trasversale
di volte e murature vale
circa 30 cm, con punti in cui la
distanza tra blocchi, in origine
contigui, è addirittura di 43÷45
cm. Il fuori piombo totale della
muratura orientale supera il
metro sulla sommità (h= 12m
circa).
Per la realizzazione del rilievo
laser scanning sono state eseguite
un totale di 43 scansioni
con passo tra i punti alla distanza
dieci metri pari a 6 mm;
per raggiungere i requisiti di
precisione e di georeferenziazione
sono stati misurati target
distribuiti a partire da una rete
topografica d’inquadramento
dell’edificio. La registrazione
delle nuvole di punti è stata
gestita raggruppando set diversi
di scansioni, suddivise per aree
differenti dell’edificio, sia per
agevolare il calcolo, sia per consentirne
un miglior controllo
(tale impostazione di base del
rilievo TLS caratterizza anche
le esperienze dei prossimi paragrafi).
Sebbene questa ricchezza informativa
sembri a piena disposizione
tramite gli infiniti possibili
profili di sezione generabili
automaticamente, l’isolamento
di un singolo profilo di sezione
dalla sua giacitura e dal modello
che lo genera diviene alquanto
sterile, a meno di casi corrispondenti
a profili di sezione
apportati su giaciture specifiche
di elementi architettonici (imposte,
chiavi, modanature ecc.).
L’estrazione di un modello bidimensionale
della struttura rilevata
inoltre, sezionata o proiettata
su un piano architettonico,
è un’operazione che se gestita
manualmente richiede tempi
onerosi di editing (Fig. 2) e che
può essere quindi efficacemente
supportata da strumenti automatici
(Fig.3).
GEOmedia n°4-2016 15
REPORT
Sistemi lignei di età barocca.
La volta del salone centrale
e la travatura di una porzione
della copertura del Castello
del Valentino
Il castello del Valentino collocato
sulla riva sinistra del Po
ed oggi compreso nel tessuto
urbano, era originariamente un
villino fluviale e fu scelto dalla
famiglia Savoia come residenza
extraurbana; attestato fin dalla
metà del XVI secolo, nel 1620
fu trasformato alla configurazione
grossomodo attuale per
volere di Cristina di Francia e
per opera dell’architetto di corte
Carlo di Castellamonte. Il gusto
francese della sistemazione
prevedeva il pavillon system, con
quattro torri angolari e una corte
centrale.
Le zone oggetto di indagine
integrata tramite rilievo laser
scanning e monitoraggio dello
stato di salute oltre che di analisi
FEM, sono stati l’estesa volta
del salone d’onore e la struttura
lignea di copertura di una delle
torri, unica superstite seicentesca
dopo le sostituzioni occorse
per i restauri.
La volta a padiglione, cosiddetta
“falsa volta” poichè realizzata
tramite il getto di un intonaco
di gesso su incannicciato appeso
a centine lignee, è interamente
affrescata e fu danneggiata da
infiltrazioni d’acqua dovute ai
bombardamenti dell’ultimo
conflitto mondiale.
Il rilievo TLS ha interessato
l’intradosso e l’estradosso, con
il ruolo di determinare anche lo
spessore della volta, che proprio
per il ripristino del manto in
luogo dell’affresco ha reso disomogenea
la distribuzione dei
carichi originari. Gli esiti più
rilevanti dell’indagine (Bertolini
et al., 2013) hanno evidenziato
un cedimento piuttosto significativo,
da imputare oltre al
consolidamento della volta, anche
ad una rotazione e spanciamento
della muratura d’ambito
orientale. (Fig. 4)
Per migliorare la valutazione
dell’entità delle anomalie della
volta, una mirata serie di profili
di sezione del modello laser
sono stati confrontati con un
modello dalla geometria derivata
dall’ipotetico progetto
della volta, dal momento che il
sistema costruttivo ed il tipo di
curvatura lo hanno ricondotto
ai tipi di P. De l’Orme (P. De
l’Orme, Nouvelles inventions
pour bien bastir à petits frais,
Frédéric Morel, Paris, 1561.)
(Fig. 4, sotto)
La struttura lignea delle coperture
ha un’organizzazione
tridimensionale; nelle torri la
sezione trasversale presenta una
serie di grandissime capriate
con legature finali, mentre nella
longitudinale presenta, inferiormente
alla trave di colmo,
5 serie di controventi e 3 ordini
di impalcato con funzione di
irrigidimento; lo spiovente ha
inclinazione molto accentuata
ed al tavolato terminale sono
ancorate le lastre di ardesia.
In seguito al rilievo laser scanning,
una prima strategia per
generare un modello utile alle
analisi FEM, è stata l’estrazione
a passo regolare e ravvicinato di
profili di sezione della complessa
struttura per ricercare l’asse
baricentrico dei singoli elementi
dell’orditura lignea che è stata
in tal modo verificata con metodo
FEM (Bertolini et al., 2015)
(Fig. 5 in alto).
La nuvola laser, benché rumorosa
a causa del colore, ruvi-
16 GEOmedia n°4-2016
Fig. 6 - (in alto)
Il paraboloide di
Casale Monferrato
in uno scorcio
dell’interno e in due
rappresentazioni
architettoniche di
sezione trasversale,
con e senza proiezione
della nuvola; (in
basso) sezioni mirate
del modello laser
per la ricostruzione
organizzata secondo
il ruolo funzionale
dei singoli elementi
strutturali.
REPORT
dezza e per lo spesso strato di polvere che ricopre
l’orditura lignea storica, una volta ottimizzata ben
si presta ad essere riconosciuta e approssimata a
elementi geometrici dalle primitive notevoli come
i cilindri; ciò è oggi raggiungibile tramite software
di modellazione da nuvole, o dedicati alla gestione
e archiviazione come i Building Information
Modeling (BIM). (Barazzetti, 2015)
Le volte sottili in CA resistenti per forma.
Il Paraboloide di Casale Monferrato
Il caso studio del Paraboloide di Casale rappresenta
un caso esemplare delle architetture resistenti
per forma poiché la sua epoca di costruzione,
ipotizzata intorno agli anni ’20 del ‘900, ne fa
un punto cardine nell’evoluzione delle costruzioni
in CA. Il rilievo laser scanning applicato sia
all’intradosso che all’estradosso della membrana
paraboloide, ha consentito di valutare un’estrema
aderenza alla geometria di progetto (direttrici paraboliche
traslate nella direzione dell’asse longitudinale
dell’edificio), non essendo osservabili cedimenti
o deformazioni in alcun punto della grande
superficie paraboloide. Il vantaggio più rilevante
del rilievo TLS è stata la possibilità di ricavare in
modo agevole un modello semplificato di forma,
molto fedele all’originale, ed utile alla verifica statica.
(Bertolini et al., 2014)
La volta è spessa soltanto 8cm (per circa 23 m di
luce) ed è nervata tramite archi parabolici che si
concludono in pilastri principali e secondari e travi
di irrigidimento longitudinali.
In questo caso la complessità e la pesantezza del
modello triangolato, ha suggerito la strategia di
creazione di un modello di superfici NURBS, i
cui singoli elementi sono stati derivati dai profili
di sezione del modello laser, già studiati per la realizzazione
del complesso di disegni architettonici
standard per la rappresentazione bidimensionale
del complesso.
Conclusioni
Più che valutazioni conclusive, si può dire che l’uso
integrato dei modelli derivati dalle tecnologie
range based nel campo della valutazione statica
delle strutture storiche sia in progressivo sviluppo.
Il quadro attuale testimonia quanto strumenti
specialistici di settori diversi fino a poco tempo fa
racchiusi in specifici ambiti disciplinari integrino
strategie e strumenti di calcolo. Le analisi FEM,
si direzionano verso una più completa e integrata
gestione dei dati 3D; i sistemi che gestiscono
NURBS e BIM sono sempre più in grado di controllare
ed elaborare dati provenienti da sistemi a
scansioni laser.
NOTE
1 DPCM 2011, Valutazione e riduzione del rischio sismico…
2 Dedicata ai contributi che la Geomatica può offrire all'analisi e all'interpretazione strutturale di architetture
storiche in muratura, la tesi di dottorato di N. Guardini 2014
3 TNO Diana®, 2007; Url: http://tnodiana.com/
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PAROLE CHIAVE
Geomatica; strutture antiche; modelli 3D;
laser scanner; valutazioni statiche
ABSTRACT
In recent years, laser scanning technique has aroused huge interest in the field of structural analysis of
historical built heritage aimed at the evaluation of different static stress states and the assessment of health
conditions. Nowadays it is possible to generate and manage multi-scale and simplified 3D and 2D structural
models featured by different levels of detail, on which static assessment can be applied. The Geomatics
group of the Politecnico di Torino, in cooperation with the Structural Engineering group, has started a
series of experiences and studies oriented to outline “good practices” for the models generation of different
historical structures, from ancient stone-walls, up to wooden beams, thin vaults and reinforced concrete
structures.
This paper shows some results, issues and considerations of such experiences: an in-depth analysis about
the generation of adequate 3D models from point clouds and their geometrical generalization is carried
out, which comes with the selection of the best strategies and algorithms for the automation of editing.
The selected case studies are quite different regarding the period in which they were built and, therefore,
regarding their building systems. The aim is to highlight tools already available for the automatic and semiautomatic
geometrical entities recognition and features extraction which are necessary to develop geometrical
models useful for Finite Element Method (FEM). The case studies consist in: the large masonry
blocks laid almost dry of the ancient suburban bath of Hierapolis (TK); the thin wooden vault and wooden
timbers roof of the large sloping Baroque roofs, both belonging to the seventeenth century Castle of
Valentino in Turin; the latest is the reinforced concrete vault of the Paraboloid of Casale Monferrato (AL).
AUTORE
Filiberto Chiabrando
Filiberto.chiabrando@polito.it
Elisabetta Donadio
elisabetta.donadio@polito.it
Giulia Sammartana
giulia.sammartano@polito.it
Antonia Spanò
antonia.spano@polito.it
Dipartimento Architettura e Design
Politecnico di Torino
GEOmedia n°4-2016 17
REPORT
La manutenzione e riabilitazione
di Francesco Fornari
ITCOLD Comitato Italiano Grandi Dighe è
un'associazione culturale e scientifica che si
propone di promuovere ed agevolare lo studio
di tutti i problemi connessi con le dighe, la
loro realizzazione ed il loro esercizio.
Due Gruppi di Lavoro hanno prodotto
un’indagine sulle esperienze riabilitative
riguardanti le dighe e le opere idrauliche ad
esse associate dando un quadro generale
dello status del settore. L’Osservatorio
Permanente è finalizzato alla raccolta e
alla diffusione di tutte le ulteriori attività
realizzative messe in atto sul tema, favorendo
il dibattito tecnico e la crescita del know how
nella comunità degli associati.
delle dighe ed opere
idrauliche associate
Fig. 1 – Evoluzione realizzazione dighe.
L’
età media delle dighe
italiane è prossima ai
60 anni e supera anche
i 70 anni se ci si limita alle Alpi
come territorio di riferimento.
La vetustà di queste opere risulta
quindi confrontabile con la vita
utile prevista in sede di progetto
e pertanto la valorizzazione delle
attività di esercizio, manutenzione,
miglioramento o riabilitazione
delle dighe esistenti ha trovato
grande sviluppo, fino a prevalere
sulle attività connesse alle nuove
realizzazioni.
Si pone quindi evidente la necessità
di armonizzare la gestione di
un patrimonio infrastrutturale tra
i più importanti d’Europa – e che
fornisce un supporto fondamentale
allo sviluppo del nostro Paese
soprattutto sul piano energetico
e in termini di disponibilità della
risorsa idrica – con il quadro normativo
di settore.
Le grandi dighe in Italia
Le prime dighe dell’era moderna
in Italia risalgono alla
fine dell’800 , a scopo potabile,
Bunnari (SS-1879), la prima
idroelettrica Trezzo d’Adda (MI-
1906).
L’incremento nella realizzazione
di nuove dighe si è avuto soprattutto
nel periodo tra le due guerre
mondiali, delimitato dalle stasi
nei due periodi bellici, e tra il
1950 e il 1990 (Fig. 1).
Attualmente le 534 dighe presenti
sul territorio italiano risultano
così disaggregate:
4 esercizio normale 402
4esercizio sperimentale 89
4fuori esercizio 25
4costruzione 11
Nella Tab n. 1 il dato numerico
complessivo (534 grandi dighe)
può anche essere disaggregato in
funzione dell’utilizzazione prevalente
del serbatoio e associato
al Volume totale dell’invaso. Per
completezza, si chiarisce che nel
novero dei volumi totali sono
conteggiati anche i circa 3.230
Mm 3 determinati dagli sbarramenti
regolatori dei 6 grandi laghi
prealpini : Garda – Maggiore
– Como – Iseo – Orta – Varese,
nella misura determinata dai sopralzi
delle traverse.
Il mantenimento delle
condizioni di sicurezza
Il mantenimento delle condizioni
di sicurezza delle dighe viene
operato, come per tutte le opere
ingegneristiche, da un lato attraverso
la raccolta di tutti i dati e le
notizie sull’opera e la valutazione
del suo comportamento passato
e presente in confronto agli
obiettivi di progetto e dall’altro
promuovendo, in caso di riscon-
18 GEOmedia n°4-2016
REPORT
Tab. 1 - Dighe in base ad utilizzo.
trate carenze, l’adozione di interventi
manutentivi finalizzati ad
accrescere la capacità di resistenza
delle strutture alle azioni considerate
e quindi alla riabilitazione
dell’opera nei confronti delle
originarie condizioni di progetto.
L’attività del controllo delle condizioni
di sicurezza viene effettuato
dai Concessionari delle dighe,
ma disciplinato dall’Autorità di
controllo; le attività manutentive
e quindi riabilitative vengono
preliminarmente disposte ed approvate
dall’Autorità di controllo,
ma sono programmate ed attuate
dai Concessionari.
Le attività manutentive
e riabilitative
Le attività che i Concessionari,
sotto la vigilanza dell’Autorità di
controllo, eseguono per garantire
l’esercizio in sicurezza delle opere
di sbarramento loro affidate possono
riassumersi in:
- Attività di monitoraggio, per la
verifica della risposta dell’opera
alle sollecitazioni di progetto;
- Attività di manutenzione, per
consentire all’impianto di ritenuta
di continuare a svolgere
efficientemente la funzione
prevista dal progetto approvato
senza innovare lo stato di fatto;
- Attività di riabilitazione, per il
recupero delle caratteristiche di
sicurezza o funzionalità dell’impianto
di ritenuta, previste dal
progetto approvato, ovvero per
il miglioramento delle medesime
caratteristiche ovvero per il
loro adeguamento ai requisiti
prestazionali richiesti per le
nuove costruzioni.
Gli interventi di riabilitazione
L’esame di una diga finalizzato
alla valutazione del suo comportamento
immediato e nel
prosieguo degli anni di esercizio,
deve tenere conto delle precipue
caratteristiche dei diversi fattori
che caratterizzano l’opera ed incidono
sul suo comportamento.
Fra questi ve ne sono alcune che
potremmo considerare praticamente
intangibili ed invariabili,
degli “a priori”, a parte le dovute
eccezioni:
- l’ubicazione
- la tipologia
- le dimensioni
- le scelte progettuali
- le caratteristiche dell’ambiente
coinvolto
- le metodologie costruttive adottate
- la qualità esecutiva conseguita
Altri sono invece da considerarsi
evolutivi:
- le variazioni antropiche del
territorio
- le trasformazioni socio-economiche
- il progresso tecnologico
- lo sviluppo normativo
- le istanze di variazione nell’utilizzo
delle risorse
- le disponibilità economicofinanziarie
- le scelte politiche
Motore di un’attività di riesame
di uno sbarramento sono le anomalie
del comportamento strutturale
o di esercizio, nonché gli
eventuali segnali di non conformità
delle opere e dell’ammasso
roccioso costituente l’imposta ed i
versanti dell’invaso.
Fra questi i principali sono
senz’altro:
- l’effetto indotto da eccezionali
eventi naturali
- il degrado strutturale e/o dei
sistemi operativi
- alterazione dei materiali
- le anomalie segnalate dal sistema
di monitoraggio
- i “segni” di spostamenti anormali,
specie se soggetti a possibile
evoluzione
- eventuali modifiche alle condizioni
di esercizio
- l’incidente da malfunzionamento
o errore umano
- la verifica della risposta dell’opera
a sollecitazioni non oggetto
della progettazione originaria
Le attività dei gruppi
di lavoro ITCOLD
Riabilitazione delle dighe
Il gruppo di lavoro sulla
Riabilitazione delle dighe in Italia
si è formato all’inizio del 2008
con una prima fase di approfondimento
tematico da cui è discesa
la definizione degli obiettivi e
della tempistica. La raccolta delle
informazioni ha richiesto più di
due anni, al termine dei quali si
sono potute tirare le conclusioni
esposte nel corso della Giornata
di studio ITCOLD del 16 maggio
2012. L’attività sta proseguendo
attraverso un Osservatorio
permanente attivato a valle dei
primi positivi riscontri.
Nel corso del censimento si sono
manifestate non poche difficoltà
nella raccolta dei dati relativi
agli interventi soprattutto per
l’estrema frammentazione dei
Concessionari irrigui ed idropotabili.
Nonostante tutto, la consolidata
comunità dei tecnici che si occupano
di queste tematiche, ha
fornito elementi che si ritengono
sufficienti a raffigurare un quadro
ben rappresentativo di questa importante
tematica. Lo screening
Tab. 2 - Classificazione degli interventi
GEOmedia n°4-2016 19
REPORT
dei dati raccolti consente di completare
la seguente tabella in cui
gli interventi sono classificati per
il periodo in cui sono stati eseguiti
e per categorie tipologiche
(Tab. n. 2).
In diversi casi gli interventi su di
un’opera hanno riguardato diversi
aspetti della stessa e quindi si può
dire che le dighe oggetto delle
attività di riabilitazione sono state
166 pari al 41% del totale.
Per quanto riguarda il periodo in
cui sono stati eseguiti, è notevole
l’incremento degli interventi negli
anni più recenti, tanto da non
poter essere giustificato con il
solo analogo incremento dell’età
degli impianti. L’interpretazione
non può non richiamare la già
segnalata maggior attenzione
volta allo sviluppo di attività che
prolunghino la vita utile degli impianti
ma anche ulteriori norme
disponenti maggiori e ulteriori
parametri di sicurezza (Fig. 2).
Ciò ha senz’altro determinato
una significativa evoluzione nel
settore gestionale degli impianti,
e in quello degli Organi di vigilanza.
Molto interessante è anche la
ripartizione delle dighe sul territorio
italiano, rapportata agli
interventi eseguiti. La concentrazione
delle informazioni derivanti
dall’area Nord Ovest ancorché
influenzata da un’età media delle
dighe più elevata e da una maggiore
concentrazione di gestori
idroelettrici, fa presupporre che
esista ampio spazio per ulteriori
segnalazioni di interventi effettuati
e non ancora censiti (Fig. 3).
Pur nella incompletezza delle
Fig. 2 - Evoluzione temporale interventi riabilitativi.
informazioni disponibili si può
anche rilevare che il costo tipico
degli interventi non si discosta
significativamente da una cifra
media intorno al milione di euro,
cioè di un valore raramente superiore
al 5% del valore presumibile
dell’opera al nuovo.
Riguardo alle quattro macrocategorie
in cui sono stati suddivisi
gli interventi, si può sottolineare
la prevalenza di interventi riguardanti
la tenuta del paramento
diga rispetto agli interventi sul
corpo e, soprattutto, sull’ammasso
di imposta. Per valutare la
significativa percentuale (28%)
riferita agli organi di scarico, bisogna
considerare le rivalutazioni
idrologiche che hanno spesso
portato all’incremento delle
onde di piena massime prevedibili,
con l’effetto di spingere i
Concessionari ad intervenire per
incrementare la sicurezza idraulica
degli sbarramenti.
Dal punto di vista delle parti di
infrastruttura oggetto degli interventi,
le quattro categorie individuate
presentano tutte un buon
numero di casi che verranno analizzati
nel seguito (Fig. 4).
Metodo di classificazione
Tutta una serie di problematiche
importanti e delicate riguardanti
varianti anche sostanziali ad un
progetto approvato e legate ad
evidenze emerse in fase realizzativa
o durante gli invasi sperimentali,
non sono oggetto della presente
indagine in quanto risolte
prima del collaudo.
E’ confermato anche da statistiche
internazionali come una
gran parte degli incidenti o dei
grandi interventi correttivi anche
nel campo degli sbarramenti, si
concentri durante gli invasi sperimentali.
In questa sede invece, vengono
presi in esame quei provvedimenti
adottati dai Concessionari
nella fase di maturità di un’opera
e legati quindi alle evidenze che
Fig. 3 - Distribuzione geografica interventi censiti.
emergono nel periodo di vero e
proprio esercizio.
Gli interventi segnalati discendono
dalle criticità riscontrate sullo
sbarramento in esercizio. Tali interventi
si possono organizzare in:
- carenze strutturali
- inadeguatezza delle opere di
scarico
- instabilità del territorio circostante
Carenze strutturali
A questa categoria appartengono
oltre il 60% delle segnalazioni e
sono così ulteriormente articolabili:
- carente assetto statico
- insufficiente tenuta idraulica
del corpo diga e/o dello schermo
in fondazione
- insufficiente sistema di drenaggio
- inadeguata risposta alle azioni
esterne (temperatura) o interne
(trasformazioni chimiche).
a) Carente assetto statico
Si tratta evidentemente del caso
più significativo, in quanto
prefigura un potenziale carente
equilibrio strutturale in determi-
Fig. 4 - Macrocategorie di intervento
20 GEOmedia n°4-2016
REPORT
Fig. 5 - Diga Camposecco (ENEL- VB): paramento in geomembrana (PVC) 1991 - Fig. 6 - Diga Lago Baitone (ENEL - BS): nuovo
paramento in cls 2008 - Fig. 7 - Diga S. Giacomo (A2A – SO): integrazione schermo drenante 2007.
nate situazioni di sollecitazione
in funzione della configurazione
dell’opera.
b) Insufficiente tenuta idraulica
corpo diga e schermo
La tenuta idraulica di uno sbarramento
è contributo essenziale alla
sua funzionalità, ma anche protezione
nei riguardi di indesiderate
ed anche pericolose filtrazioni in
corpo diga o nell’ammasso costituente
la sua imposta.
Si tratta di una caratteristica
difficile da preservare nel tempo,
perché frutto di un complesso di
dispositivi soggetti ad importanti
sollecitazioni da parte dell’ambiente
esterno.
c) Insufficiente sistema di drenaggio
Argomento strettamente legato
a quello precedente è indubbiamente
il corretto dimensionamento
del sistema di drenaggio
in corpo diga ed in fondazione.
Nel corso dell’esercizio dell’opera,
in correlazione all’efficienza del
sistema di impermeabilizzazione,
questo apparato costituisce un
elemento essenziale per l’evacuazione
corretta delle permeazioni
ed il controllo delle sottopressioni
sul piano di fondazione e nell’ammasso
di imposta.
d) Inadeguata risposta alle azioni
esterne o interne
In questa categoria rientrano una
serie di fenomeni quali:
- lesioni o deformazioni anomale
per sollecitazione termica
- rigonfiamento corpo diga
per sviluppo reazione alcaliaggregati
- impoverimento del legante per
progressivo dilavamento
Inadeguatezza
organi di scarico
A questa categoria appartengono
circa il 28% delle segnalazioni e
sono così ulteriormente articolabili:
- insufficiente dimensionamento
- inadeguatezza organi di intercettazione
- inadeguata risposta alle azioni
esterne (materiale flottante o
sedimentato)
A ciò ha certamente contribuito
l’esperienza di esercizio e l’evoluzione
degli studi idrologici con
un livello di oggettività maggiore
rispetto al concetto di piena di
progetto su cui la gran parte delle
dighe era stata dimensionata.
La tendenza generale è oggi di
privilegiare scarichi di superficie
a soglia libera e con luci ampie in
modo da ridurre i rischi di occlusione
da materiale galleggiante.
L’ampia problematica legata ai
copiosi fenomeni di interrimento
che interessano una non trascurabile
percentuale delle dighe non
solo italiane, porterà nel medio
termine a valutare interventi integrativi
miranti ad una migliore
esercibilità dei serbatoi anche
attraverso condivise operazioni
di gestione dei sedimenti disciplinate
dal Progetto di Gestione
dell’invaso.
Una categoria di recente sviluppo
è poi quella degli organi dedicati
al rilascio del Deflusso Minimo
Vitale che in qualche caso si configurano
come vere e proprie opere
accessorie nel corpo diga.
Instabilità del territorio
circostante
Si tratta generalmente di problemi
connessi all’instabilità di aree
più o meno importanti del territorio
circostante lo sbarramento o
l’invaso con esso realizzato.
A modesti fenomeni localizzati,
di facile soluzione, si affiancano
casi in cui le aree e i volumi di
versante soggetti a frana o a deformazioni
gravitative, raggiungono
valori importanti e richiedono
interventi anche drastici.
Il complesso delle segnalazioni in
merito, allo stato censite, interessano
circa il 15% del parco dighe
nazionale.
Opere idrauliche
Fig. 8 - Diga Poglia (EDISON – BS) : taglio di nuovo giunto strutturale 2005. - Fig. 9 - Diga Pian Sapeio (TIRRENO POWER – GE):
riprofilatura sfioratori. 2011- Fig. 10 - Diga Beauregard (CVA – AO): parziale demolizione 2013-2015.
GEOmedia n°4-2016 21
REPORT
associate alle dighe
Il documento, presentato nel
2012, ha voluto rappresentare lo
stato dell’arte relativamente alla
sicurezza delle opere idrauliche
analizzandone gli aspetti relativi a:
- Attività di controllo;
- Scenari d deterioramento;
- Tipologie dei degradi della
opere;
- Interventi di manutenzione e
riabilitazione
Il Gruppo di Lavoro, dopo una
fase di indagine su ampia base di
segnalazioni fornite dai gestori e
dai progettisti, ha proposto una
sintetica rassegna delle opere che
costituiscono un impianto di derivazione
idrica qualunque ne sia
la finalità; irrigua, potabile, idroelettrica
o industriale.
Le opere sono state trattate con
riferimento alla loro funzione e
sono state pertanto suddivise nelle
seguenti categorie:
- Opere di presa
- Opere di derivazione e scarico
(canali , gallerie, ponti canali,
…);
- Elementi di disconnessione
(pozzi piezometrici, vasche di
carico);
- Condotte forzate
Dopo una trattazione analitica
della casistica di degradi emersa
dall’indagine e delle migliori tecnologie
adottate per correggerli,
è stato prescelto un ristretto numero
di case histories che fosse
adeguatamente rappresentativo
della materia:
L’esperienza dei gestori idroelettrici
mette in luce come le opere di
adduzione a valle delle dighe siano
per la loro stessa estensione ed
articolazione, più frequentemente
soggette a criticità dovute a fenomeni
di instabilità del territorio
circostante (fig. 11) e degrado dei
materiali (fig. 12).
Importanza delle riabilitazioni
Il quadro della tematica riabilitativa,
come seppur sinteticamente
enunciato nei capitoli precedenti,
è quanto mai articolato.
La molteplicità delle problematiche
che si pongono durante la
lunga vita delle dighe è ben più
ricca di spunti e sfumature di
quanto non si possa schematizzare
in uno studio come quello
presente; ogni opera di sbarramento
costituisce un unicum
con il territorio che la ospita
senza contare il peso che assume
il contesto climatico.
Altro fattore talvolta determinante
è il contesto in cui chi
gestisce la diga si trova ad analizzare
una anomalia e a progettare
un possibile rimedio. Nel
descrivere il quadro che emerge
da oltre 40 anni di interventi di
riabilitazione emergono evidenti
i fenomeni evolutivi dettati da un
know-how che via via si è affinato
anche in relazione ad una maggiore
esperienza, più approfondite
analisi e maggiore attenzione ai
volumi di spesa.
In generale, laddove le informazioni
sui singoli interventi lo
hanno consentito, è stato espresso
un giudizio positivo sull’efficacia
delle attività messe in campo, ma
tale quadro va preso con la dovuta
prudenza vista la lentezza con
cui si sviluppano i fenomeni di
deterioramento per grandi opere
quali le dighe.
Da notare come, secondo le testimonianze
di chi ha collaborato al
Gruppo di Lavoro, quasi sempre
si sono risolti efficacemente problemi
anche gravi all’origine degli
interventi messi in atto con costi
variabili ma sempre al di sotto
del 5% del valore di ricostruzione
dell’opera.
Tab. 3 - Case Histories interventi su opere idrauliche.
Elementi di riflessione
Il quadro che emerge da questa
seppur incompleta indagine statistica
evidenzia come la materia
presenti una notevole ricchezza di
spunti di approfondimento; alcune
domande possono indirizzare
ulteriori sviluppi di ricerca:
- Gli interventi posti in essere
sono stati risolutivi?
- Le tecnologie a suo tempo
adottate sono ancora attuali?
- Che tempi e quante risorse
sono state investite nella fase di
analisi pre-intervento?
- Si può parlare di best practices?
Quanto sono note alla comunità
tecnica formata dai gestori,
consulenti, autorità tutorie,
atenei?
- L’evoluzione normativa ha
indirizzato positivamente gli
investimenti nell’ambito della
sicurezza dighe?
L’Osservatorio Permanete
Fig. 11 - Cedimento di un canale.
22 GEOmedia n°4-2016
REPORT
Fig. 12 - Danneggiamento e corrosione
su condotta in CAP
Il Gruppo di Lavoro
Riabilitazione Dighe ha prodotto
76 schede di intervento già presentate
nel 2012; ad esse se ne
sono aggiunte nel frattempo altre
42 raccolte nell’ambito dell’Osservatorio
Permanente. Nelle
schede sono riportate descrizioni
sintetiche dei lavori eseguiti per
la riabilitazione di dighe in Italia
( Fig. 13).
Sulla base dei dati raccolti e precedentemente
presentati, risulta
che il numero complessivo degli
interventi riabilitativi, indipendentemente
dalla loro importanza,
è di 210 su 166 dighe cui
corrisponde il 41% delle dighe
italiane in esercizio senza limitazioni.
Oltre la metà di questi
interventi sono stati eseguiti negli
ultimi 10 anni, fatto dovuto sicuramente
non solo all’incremento
di età degli impianti, ma anche
alla maggiore attenzione dedicata
da parte dei soggetti coinvolti al
prolungamento della vita utile
degli stessi.
Si segnala inoltre come gli interventi
di riabilitazione che attengono
a problematiche connesse
all’ammasso di fondazione sono
solo il 5%, in contrasto con la casistica
internazionale in cui queste
criticità sono prevalenti. In Italia
emergono invece come predominanti
gli interventi per il recupero
dell’impermeabilità del corpo
diga, che rappresentano il 33%
del totale di cui circa il 60% con
interventi parziali ed il restante
40% con rifacimenti completi.
Questi interventi riguardano una
frazione significativa dei lavori
di ripristino effettuati sulle 402
grandi dighe italiane in effettivo
esercizio.
L’attività del Gruppo di Lavoro
prosegue con un Osservatorio
permanente che si occupa di
mantenere aggiornata, ed eventualmente
di completare, la documentazione
ad oggi raccolta.
Considerazioni conclusive
Nel concetto di riabilitazione
è implicito uno sviluppo delle
potenzialità di un impianto per
incrementarne la performance ma
anche la sicurezza rispetto all’ambiente
circostante.
E’ un tema di attualità in tutta
Europa dove l’età media degli
sbarramenti ha superato i 60 anni
con un nutrito drappello ultrasecolare.
Nel recente Simposio del
Club Europeo ICOLD tenutosi a
Venezia lo scorso aprile (1), almeno
25 delle memorie presentate
facevano esplicitamente riferimento
a temi riabilitativi.
E’ risultato evidente ai partecipanti
del meeting come l’ormai
diffusa sensibilità
per la
conservazione
dell’ambiente,
l’innalzamento
dei livelli
di sicurezza
richiesti e lo
sforzo di privilegiare
forme
di produzione
energetica
ecocompatibili stia diffusamente
spingendo il nostro continente
ad una nuova giovinezza dello
“stoccaggio delle acque”, ambito
che per lunghi decenni era uscito
dall’attenzione degli investitori e
delle pubbliche autorità.
Altro punto importante riguarda
il problema delle risorse economiche
destinate al mantenimento
del patrimonio infrastrutturale
rappresentato dalle dighe e dalle
opere di derivazione ad esse connesse.
Come detto nell’introduzione le
grandi dighe sono infrastrutture
che nella maggioranza dei casi
modificano in maniera definitiva
l’assetto paesaggistico; superati gli
scogli autorizzativi, le opposizioni
locali, talvolta motivate, spesso
pretestuose, le incertezze della fase
realizzativa e gli invasi sperimentali,
vanno a costituire una risorsa
del territorio cui ben raramente la
popolazione accetta di rinunciare.
Queste vere e proprie miniere a
cielo aperto, soffrono spesso del
fatto che non sono più viste, a
volte nemmeno dai Concessionari,
come un’opera speciale con le
sue peculiari esigenze manutentive
proporzionali al valore di reintegro
del bene, ma come una porzione
di un impianto industriale
la cui vita utile è usualmente ben
più esigua.
Negli anni scorsi si è assistito ad
una proliferazione di provvedimenti
incentivanti lo sviluppo
delle fonti rinnovabili. Tali iniziative,
certamente efficaci, hanno
determinato un boom di investimenti
nel settore eolico, fotovoltaico,
delle biomasse; anche
l’idroelettrico ne ha beneficiato
parzialmente con una accelerazione
nel rinnovo dei macchinari.
L’ambito delle grandi infrastrutture
idrauliche è però stato solo
sfiorato da tali interventi finanziari
mentre ci sarebbe margine
anche per riconoscere l’elevato
valore energetico da preservare in
ambito idroelettrico, senza par-
Fig. 13 - Scheda tipo.
GEOmedia n°4-2016 23
REPORT
lare di quanto siano strategiche
le risorse ai fini idropotabili ed
irrigui.
Un articolo del comitato svedese
evidenzia quanto sta avvenendo
nelle economie mature: le
competenze sono strettamente
correlate con gli investimenti sia
nello sviluppo sia nella gestione e
manutenzione. Ad una ricrescita
di interesse per la riqualificazione
degli impianti corrisponde la
richiesta di una maggiore competenza
tecnica ma la sua disponibilità
sconta i tempi fisiologici della
formazione (fig.14).
Quindi ogni sforzo di preservazione
e sviluppo del “know-how”
disponibile presso le strutture
tecniche del settore va nella direzione
di una valorizzazione di un
bene prezioso.
Azioni formative specifiche per le
nuove generazioni, quali il coinvolgimento
dei giovani ingegneri
nell’attività e nei gruppi di lavoro
dell’ITCOLD, possono certamente
concorrere a raggiungere
questo obiettivo.
BIBLIOGRAFIA
1. ANIDEL – Le dighe di ritenuta degli impianti idroelettrici
italiani
2. F. Arredi – Costruzioni idrauliche
3. F. Contessini – Impianti idroelettrici
4. F. Contessini – Dighe e traverse
5. G. Supino – Reti idrauliche
6. Ass. Idrotercnica Italiana – Cinquanta anni di ingegneria italiana
dell’acqua
7. U. Bellometti – Condotte forzate idroelettriche metalliche, in
calcestruzzo armato e precompresso
8. 9th ICOLD European Club Symposium Venezia 2013 –
Topic 2: Preservation and development of European hydraulic
infrastructural system
9. Carlo Ricciardi, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
– Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Intervento alla
Celebrazione Giornata Mondiale dell’Acqua Torino 20 marzo
2013 “Valorizzazione del patrimonio infrastrutturale delle
dighe”
10. 8th ICOLD European Club Symposium Innsbruck 2010 -
Topic A: Sustainability of Know How
PAROLE CHIAVE
Dighe; manutenzione; riabilitazione
ABSTRACT
ITCOLD Italian Committee on Large Dams is a cultural and scientific
association that proposes him to promote and to facilitate
the study of all the connected problems with the dams, their realization
and their operation. The Italian patrimony in this field is of
everything respect in the international panorama. The structures
operating on our territory are over 500 with a 60 year-old middle
age. The appointment of the technicians of the countries developed
as ours is for the most turned to the maintenance, to the increase of
the safety and the optimization of this typology building that it is
often by now considered integral part of the natural environment in
which is inserted. Two Groups of Job have produced an investigation
on the experiences concerning rehabilitation of the dams and
of the hydraulic works to them associate giving a general picture of
the status of the sector, The Permanent observatory is finalized to
the harvest and the diffusion of the whole further refurbishment
activities applied right now, favoring the technical debate and the
growth of the know how in the community of the associates.
AUTORE
Francesco Fornari
francesco.fornari@enel.com
ENEL S.p.A., Corso Regina Margherita, 267
10143 Torino
Fig. 14 - Trend degli investimenti, dei costi di manutenzione e delle competenze in Svezia.
24 GEOmedia n°4-2016
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GEOmedia n°4-2016 25
Il lago di Poyang
Nell’immagine satellitare di questa settimana
viene mostrato il lago di Poyang, che si trova
nella Cina meridionale e costituisce il più grande bacino
di acqua dolce della nazione. È situato più esattamente nella
provincia di Jiangxi e realizza un habitat molto importante per la
migrazione delle gru siberiane, della quale molti esemplari trascorrono
proprio in quest’area la stagione invernale. Il lago ospita anche la specie in
via di estinzione detta “focena senza pinna”, un mammifero d’acqua dolce noto
per il suo elevato quoziente di intelligenza. Nel timore che potesse raggiungere
presto líestinzione lo scorso anno la focena ha fatto notizia quando il governo cinese
ha deciso di spostare 8 esemplari della specie dal lago di Poyang in due habitat più
sicuri, con l’obiettivo di accrescerne la riproduzione negli anni a venire. Uno studio
condotto su questo tema ha dimostrato che -senza interventi- il decremento della popolazione
porterà alla estinzione entro il 2025. Dal punto di vista della popolazione
umana quella di Poyang è una delle più importanti regioni della Cina dove si produce
riso, sebbene gli abitanti locali debbano fare i conti con consistenti cambiamenti stagionali
nel livello dell’acqua. Scienziati del posto, in collaborazione con ESA attraverso
il programma Dragon, hanno identificato un calo complessivo del livello dell’acqua
nell’ultimo decennio, ma il fenomeno climatico noto come El Nino ha determinato
all,inizio di quest’anno un incremento dei livelli di precipitazione che a loro volta
hanno portato ad una crescita dei livelli idrici del lago. Le immagini radar
di Sentinel-1 sono state utilizzate per monitorare l’evoluzione del lago, come
nel caso dell’immagine che pubblichiamo, immagine ottenuta dalla combinazione
di due scansioni radar eseguite il 7 ed il 19 marzo scorso.
Questa immagine è anche disponibile presso l’Earth from Space
video programme.
Credits: ESA.
Traduzione: Gianluca Pititto
REPORT
Emergenza sull’Himalaya
di John Stenmark
Subito dopo il devastante terremoto
dell’aprile 2015 in Nepal, gli sforzi si sono
concentrati nell’aiuto alle vittime e ai
superstiti. Un piccolo team di scienziati ha
però lavorato dietro le quinte per mettere
in sicurezza alcuni dati utili per investigare
le cause del terremoto ed aiutare la
popolazione a prepararsi ai prossimi
eventuali eventi sismici.
Fig. 1 - Una casa distrutta nei pressi della
stazione GPS KKN4. Il terremoto Gorkha ha
coinvolto migliaia di abitazioni: i danni sono
stati peggiori nelle zone rurali, dove la costruzione
non è regolamentata.
È
una storia vecchia
180 milioni di anni.
L’incessante movimento
delle placche crostali in Asia
meridionale provocò la subduzione
della placca oceanica sotto
il Tibet meridionale, più a nord.
La collisione tra le due placche
corrugò la crosta, spinse verso
l’alto la roccia e creò una delle
più grandi catene montuose del
pianeta, l’Himalaya. Oggi l’Himalaya
domina il nord-ovest
dell’India, il Nepal, il Kashmir,
il Bhutan e il sud-ovest della
Cina, compreso il Tibet.
La collisione, che continua
ancora oggi, è tutt’altro che leggera.
Il subcontinente indiano,
scivolando sulla placca oceanica,
si muove verso nord di circa 4
cm all’anno. Il movimento viene
per metà assorbito dall’Himalaya,
che così accresce le sue
montagne, mentre la restante
energia schiaccia la roccia lungo
i margini delle due placche in
corrispondenza della faglia. Di
tanto in tanto la roccia rilascia
l’energia accumulata e si frantu-
28 GEOmedia n°4-2016
Fig. 2 - Una mappa delle stazioni GPS CORS in Nepal e, in arancione, l’area della frattura provocata dal
terremoto Gorkha. I GPS e i sensori sismici all’interno della zona del terremoto hanno permesso di studiare
dettagliatamente gli effetti del sisma.
REPORT
Fig. 3 - Jeff Genrich (Caltech, a sinistra) e Mike Fend (UNAVCO) posano, assieme a Ritu
Vayda (a destra), di fronte ai pezzi di ricambio all’interno del laboratorio della Toyota
Nepal: Vayda e suo marito Suraj hanno così messo a disposizione un luogo sicuro nei pressi
dell’aeroporto. (Foto: John Galetzka)
”
hanno entrambi prodotto uno
spostamento di 3.5 m.
Per eseguire le loro analisi,
Bilham e gli altri scienziati
si affidano a dei sensori in
grado di raccogliere dati sul
movimento della crosta. Dagli
anni Novanta, una rete di più
di due dozzine di stazioni di
riferimento GPS continue
(CORS) raccoglie informazioni
sui movimenti delle placche in
Nepal. “Tutto ciò che sappiamo
sui terremoti passati è grazie
all’analisi dei danni agli edifici
o all’osservazione delle fratture
formatesi in superficie,” afferma
Bilham. “Oggi, grazie alla tecnologia
GNSS e ad altri sistemi,
siamo in grado di misurare vima,
provocando un terremoto.
Il 25 aprile 2015, nel Nepal
centrale, 15 chilometri sotto
la superficie terrestre e circa
80 chilometri a nord-ovest di
Kathmandu si è verificata una
frattura del genere. Il terremoto
di magnitudo 7.8 che ne è scaturito
ha provocato 9000 vittime,
23000 feriti e ha distrutto
o danneggiato innumerevoli
edifici e case.
Quello dell’aprile 2015 non è
stato il primo terremoto ad aver
scosso il Nepal e, purtroppo,
non sarà l’ultimo. Le caratteristiche
del sisma – e il modo in
cui potrà essere studiato – rappresentano
un’opportunità per
comprendere possibili futuri
eventi sismici nella regione.
comune. Bilham fa notare come
un terremoto di magnitudo 8.4
registrato nel 1934 sembri effettivamente
la ripetizione dell’evento
del 1255: i due eventi sismici
hanno lo stesso epicentro
e hanno prodotto importanti
fratture superficiali oltre a danni
notevoli. Allo stesso modo,
l’evento del 2015 (chiamato
anche Terremoto Gorkha), è
molto simile ad uno verificatosi
nel 1833: quel sisma (stimato di
magnitudo 7.7) e il terremoto
Gorkha (magnitudo 7.8), possiedono
lo stesso epicentro e
“I dati a 5Hz, di
fondamentale
importanza per
comprendere
l’evento sismico,
andavano scaricati
subito dopo il
terremoto, prima
che venissero
sovrascritti”
La misura esatta della faglia
Secondo Roger Bilham, geofisico
all’Università del Colorado, i
terremoti in Nepal non possono
certamente essere previsti ma
di certo non giungono inattesi.
Il terremoto più antico mai
registrato in Nepal avvenne
nel 1255. Da allora, si sono
verificati almeno dieci sismi di
magnitudo 6.3 o maggiore. Gli
scienziati hanno notato che gli
eventi nella regione si verificano
ad intervalli più o meno regolari
e che, oltre agli epicentri, hanno
anche delle caratteristiche in
Fig. 4 - Roger Bilham accanto ad una fessura nel terreno di quasi 1 metro prodotta dal terremoto del 25
aprile. Data l’entità del sisma, Bilham si aspettava danni maggiori. (Foto: John Galetzka).
GEOmedia n°4-2016 29
REPORT
brazioni e movimenti”. I sensori
sismici sono ottimi per rilevare
movimenti leggeri e per individuare
movimenti relativamente
piccoli ad alte frequenze, ma
calcolare gli spostamenti sulla
base dei dati di accelerazione
non può definirsi una scienza
esatta. Inoltre, i sensori sismici
tendono a saturarsi in presenza
di movimenti più ampi, come
durante un grande terremoto.
Sfruttando il GPS per misurare
gli spostamenti nell’ordine dei
centimetri o superiori, i ricercatori
hanno a disposizione sensori
complementari grazie ai quali
ottenere un quadro d’insieme
dei movimenti tettonici e degli
effetti dei terremoti; solitamente,
i sensori sismici e le stazioni
GNSS vengono posizionati
assieme.
Sebbene la presenza di reti
GNSS e di sensori sismici
presso le aree soggette a terremoti
sia una cosa abbastanza
comune, la rete GNSS dispiegata
in Nepal presenta delle
caratteristiche uniche che permettono
di misurare gli effetti
dei terremoti lungo le zone di
subduzione. Bilham fa infatti
notare come, nei recenti terremoti
in Giappone, in Cile e a
Sumatra, le fratture nella faglia
siano avvenute lungo le coste,
dove non era possibile usare la
tecnologia GNSS per misurare
il movimento sui margini della
faglia. Ma in Nepal, dove mare
non ce n’è, i sensori GNSS
disposti sulla placca indiana e
quella asiatica sono invece in
grado di misurare con esattezza
gli spostamenti provocati dai
terremoti.
Al fine di ottenere un quadro
generale degli spostamenti, i
ricevitori GNSS posizionati in
Nepal acquisiscono e immagazzinano
infatti dati a differenti
velocità. Quelli acquisiti ad
intervalli di 15 secondi sono
utili per fornire informazioni
sul normale, lento movimento
della placca nei mesi e negli
anni. Ma i dispositivi in Nepal
sono anche in grado di eseguire
acquisizioni a 5Hz, ovvero 5
volte al secondo, al fine di ottenere
informazioni dettagliate
sul terremoto proprio mentre
questo si verifica. Purtroppo,
però, quando il terremoto
Gorkha ha colpito e si è avuto
urgentemente bisogno dei dati,
le frane e i danneggiamenti da
esso provocati hanno reso il
recupero dei dati praticamente
impossibile. E l’unica persona
in grado di farlo si trovava
dall’altra parte del pianeta.
Un recupero di dati sotto
pressione
Se cercate qualcuno disposto a
viaggiare verso luoghi remoti
per lavorare con dispositivi elettronici
avanzati in condizioni
Fig. 5 - Vista dall’elicottero dei danni subiti dalla stazione GPS francese GUMB. Né il ricevitore
GPS né l’antenna hanno subito danni.
estreme, allora John Galetzka
è l’uomo che fa per voi. Con
alle spalle un addestramento
militare nel corpo dei Rangers
degli Stati Uniti e una laurea
in Scienze della Terra, Galetzka
ha installato reti GNSS in tutto
il mondo. Allo USGS (U.S.
Geological Survey), Galetzka
è stato artefice della creazione
del California Integrated
GPS Network (SCIGN).
Ha collaborato con l’Osservatorio
sulla Tettonica del
Caltech (California Institute of
Technology) lavorando sulle reti
GNSS di Sumatra, del Nepal,
del Cile e del Perù. Nei 10 anni
passati in Nepal, Galetzka ha
installato 28 stazioni GNSS per
il Caltech più una ventinovesima
per un centro di ricerca
francese (all’incirca altre 20
stazioni CORS in Nepal vengono
gestite da altri enti, sempre
sotto l’egida del Dipartimento
di Geologia e delle Miniere nepalese).
Nel 2013 Galetzka, sapendo
che i fondi a disposizione
del Caltech sarebbero presto
terminati, passò un anno ad
installare nuove batterie e a
modernizzare le stazioni GNSS
del Caltech in Nepal (le stazioni
erano equipaggiate con
ricevitori Trimble® NetRS,
NetR8 e NetR9). Col permesso
del governo nepalese, Galetzka
installò dei modem basati su
rete cellulare per inviare i dati
raccolti dai GPS ai server negli
Stati Uniti via FTP. I dati
raccolti con una cadenza di 15
secondi potevano essere age-
”
“Non ci era mai
capitato di avere
a disposizione
dati simili”
30 GEOmedia n°4-2016
REPORT
volmente inviati tramite la rete
cellulare ma il volume dei dati
a 5Hz era troppo grande per la
ridotta banda a disposizione.
Galetzka configurò così una
parte della memoria dei ricevitori
Trimble per archiviare settimane
di dati acquisiti a 5Hz. La
restante memoria fu destinata
all’archiviazione delle acquisizioni
a 15 secondi nel caso che
la rete cellulare fosse andata
giù durante un terremoto. “In
presenza di un evento sismico, i
dati di spostamento acquisiti ogni
15 secondi sarebbero rimasti a
disposizione anche dopo settimane
o mesi,” spiega Galetzka. “Quelli
a 5Hz, di fondamentale importanza
per comprendere l’evento
sismico, avrebbero invece occupato
la memoria molto rapidamente.
Era necessario dunque scaricarli
subito dopo il terremoto, prima
che venissero sovrascritti da dati
più recenti.”
Nel periodo tra l’ultima visita di
Galetzka e il terremoto Gorkha
la connessione alla rete cellulare
di molte stazioni CORS si era
intanto interrotta. Al momento
del terremoto solo nove stazioni
stavano effettivamente inviando
dati, lo stato delle altre era sconosciuto.
Al fine di comprendere
l’esatto comportamento
della faglia, gli scienziati – oltre
a dover recuperare i dati a 5Hz
prima che venissero sovrascritti
– avevano quindi bisogno di
ottenere anche i dati relativi alle
acquisizioni a 15 secondi.
Quando il terremoto Gorkha
colpì, Galetzka si trovava in
Messico per conto del suo
nuovo datore di lavoro, la
UNAVCO, un consorzio nonprofit
che promuove la ricerca
e la formazione in scienze della
Terra attraverso la geodesia.
“Guardai il telefono e notai
una serie di piccoli terremoti
in Nepal,” ricorda Galetzka.
“Continuai a scorrere fino a che
individuai la scossa più grande.
Se ricordo bene, all’inizio l’USGS
lo definì come un evento di
magnitudo 7.9. Svegliai il mio
Fig. 6 - I dati GPS a 5Hz della stazione NAST mostrano un grande spostamento iniziale
ed una conseguente vibrazione. (I dati GPS sono stati forniti da Jianghui Genge, Yehuda
Bock e il gruppo di studio GPS Scripps Institution of Oceanography (progetto finanziato
dalla NASA AIST) sulla base dei dati del Caltech Tectonics Observatory/Nepal National
Seismological Centre GPS stations).
collega, Luis Salazar, ed entrambi
rimanemmo scioccati dalla
forza del terremoto. Mi fermai
per qualche secondo poi dissi a
Luis: ‘Devo andare in Nepal’”.
Quattro giorni dopo Galetzka
sarebbe arrivato a Kathmandu.
Nel frattempo che Galetzka
si organizzava per andare in
Nepal, la macchina degli aiuti
internazionali si era già messa in
moto. I paesi del mondo inviavano
verso la regione colpita dal
terremoto squadre di soccorso,
scorte sanitarie e di cibo e ripari.
Contemporaneamente agli aiuti
umanitari, la comunità scientifica
iniziava ad organizzare il
personale e gli equipaggiamenti
necessari per mettere al sicuro
i dati di natura geofisica. Una
delle risposte più efficaci giungeva
dalla Trimble, che mise a
disposizione i fondi necessari
per permettere che un elicottero
raggiungesse le stazioni GNSS
più remote. L’azienda donò anche
sette stazioni di riferimento
GNSS Trimble NetR9 per rimpiazzare
l’equipaggiamento datato
o rovinato e svolgere così il
monitoraggio post-sismico. Fu
Mike O’Grady della Trimble,
che vanta una grande esperienza
in Asia, a portare a mano i
dispositivi a Kathmandu ed a
partecipare alle operazioni.
Nei giorni immediatamente
successivi al terremoto, le
esigenze umanitarie ebbero la
priorità rispetto a quelle scientifiche.
Elicotteri privati e militari
furono impegnati in moltissime
missioni. Migliaia di persone si
rifugiarono sotto le tende, non
perché le loro case fossero state
distrutte, ma per paura di altre
scosse. La paura aumentò quando,
il 12 maggio, un terremoto
di magnitudo 7.3 con epicentro
a nord-est di Kathmandu, uccise
più di 200 persone e diede il
via a un nuovo sciame sismico.
Galetzka, ormai in Nepal, fu
tempestato di domande di amici
e persone per strada: “Cosa
accadrà oggi? Ci saranno altri
terremoti e altri sciami? La scossa
principale deve ancora arrivare?
Cosa ci dicono i dati GNSS?”
I primi giorni di Galetzka in
Nepal furono molto confusi.
Tipicamente, la giornata cominciava
verso le due o le tre
del mattino. “Ricordo che all’inizio
mi svegliavo a causa del
fuso orario. In seguito accadeva a
causa della tensione. Una scossa
secondaria poteva svegliarti nel
cuore della notte e ti impediva di
riaddormentarti. Pensavi solo al
da farsi.”
Ogni mattina presto Galetzka
e i suoi colleghi andavano
all’aeroporto per verificare la
disponibilità dei velivoli. Se uno
degli elicotteri non era impegnato
in attività umanitarie lo
GEOmedia n°4-2016 31
REPORT
usavano qualche ora per raggiungere
una stazione GNSS e
scaricarne i dati. Se la stazione
non trasmetteva dati la riparavano
e la rimettevano online.
Se non riuscivano a risolvere il
problema la sostituivano con un
nuovo dispositivo e portavano
quello difettoso a Kathmandu
da O’Grady il quale, in un laboratorio
messo a disposizione dal
rivenditore locale della Toyota,
riusciva a recuperare i dati e ad
aggiornare il ricevitore in modo
da renderlo disponibile per la
missione successiva.
Il resto della giornata veniva
impiegato a pianificare il da
farsi per il giorno o la settimana
successiva, si organizzavano missioni
motorizzate per scaricare
i dati delle stazioni più accessibili
oppure si dava una mano
su altri progetti. Ad esempio,
Galetzka era uno dei pochi a
conoscere l’accelerometro per
movimenti forti dello USGS installato
all’American Club e gestito
dall’ambasciata americana.
Fu lui a recuperare i dati dallo
strumento, che si rivelarono poi
fondamentali durante l’analisi
della scossa a Kathmandu. Altri,
compreso Bilham, eseguivano
valutazioni sui danni, cercavano
segni in superficie e aiutavano a
recuperare i dati GNSS.
La vista dagli elicotteri era impressionante.
“Nelle zone rurali,
i danni ai villaggi erano molto
pesanti,” racconta O’Grady.
“Le case di argilla e fango erano
crollate. La maggior parte delle
vittime erano concentrate nei
villaggi montuosi”. Le missioni
in elicottero verso le stazioni
GNSS comprendevano anche
la consegna di provviste, scorte
sanitarie e tende. “Il pilota conosceva
la zona e atterrava dove
credeva ci fosse bisogno d’aiuto.
Lì scaricavamo i beni di prima
necessità e poi proseguivamo verso
i punti GNSS”.
Quando le squadre raggiungevano
una postazione GNSS, c’erano
danni vari, ma in generale
l’integrità dei dati era buona. “I
ricevitori avevano ricevuto qualche
colpo ma nessuno di essi era
stato messo offline dal terremoto”,
afferma Galetzka. “Niente fa
pensare che sia stato il sisma ad
aver messo fuori uso un ricevitore
o che ne abbia danneggiato l’antenna.
I piccoli monumenti che
avevamo usato erano molto solidi
e hanno funzionato bene fornendo
misure accurate dei movimenti del
terreno. Abbiamo ottenuto degli
ottimi risultati. Questo anche
perché alcune delle stazioni si trovavano
proprio sul margine della
faglia. Non ci era mai capitato di
avere a disposizione dati simili”.
Subito dopo il recupero i dati
venivano preparati per una prima
analisi. Bilham stabilì così
che il terremoto iniziò a nord
dove, molto in profondità la
faglia subì uno spostamento di
5-6 metri. Quando la roccia rilasciò
l’energia accumulata si scatenò
il sisma. Quando raggiunse
Kathmandu, lo spostamento
era dell’ordine di qualche centimetro.
Galetzka sfruttò queste
informazioni per affinare la sua
strategia di recupero dei dati
GNSS. Visto che il terremoto
provocò movimenti minimi
nel Nepal dell’ovest, diede alla
stazioni GNSS lì dislocate una
priorità minore.
Risultati inaspettati
I dati GNSS e quelli ottenuti
grazie ai sensori sismici sono stati
usati per esaminare il comportamento
del terremoto e i suoi
effetti. Allo USGS, Gavin Hayes
ha sfruttato l’accelerometro per
grandi movimenti e i dati GNSS
a 5Hz per determinare che, in
meno di 5 secondi, la valle di
Kathmandu si è sollevata di 60
cm e si è mossa verso sud-ovest
di 1,5 m con velocità che hanno
toccato i 50 cm/s. Nei successivi
60 secondi i sedimenti della
valle hanno oscillato lateralmente
con periodi di 4 secondi e
un’ampiezza tra i 20 e i 50 cm.
La scossa ha creato delle fratture
nel terreno in prossimità dell’aereoporto.
Alcuni video girati durante il
terremoto hanno mostrato persone
in difficoltà nel rimanere
in piedi. Le analisi di Hayes
hanno rivelato come le superfici
che prima della scossa erano
disposte orizzontalmente dopo
si fossero inclinate verso sudovest,
anche se per meno di un
grado. La pista dell’aeroporto di
Kathmandu, ha notato Bilham,
si è alzata di circa 50 cm e inclinata
di 12 cm.
C’è un aspetto del terremoto
Gorkha che ha sorpreso gli
scienziati. Secondo il Dott. Ken
Hudnut, geofisico allo USGS,
la scossa a Kathmandu non è
stata così violenta e devastante
se si considera la tensione rilasciata
durante la rottura della
faglia. Data l’energia coinvolta
e le modalità di costruzione in
uso nella zona, la maggior parte
degli edifici ha subito danni
sorprendentemente ridotti. Per
Hudnut c’è ancora bisogno di
lavoro al fine di comprendere il
movimento superficiale collegato
al sisma e come il movimento
dei sistemi di faglie sul piano
possa tradursi in spostamenti
superficiali. È inoltre importante
comprendere se il terremoto
Gorkha abbia aggiunto ulteriori
stress alle altre faglie presenti in
zona, cosa che potrebbe contribuire
al verificarsi di futuri
terremoti.
Gli sforzi di Galetzka e degli
altri serviranno per ottenere le
informazioni di cui ha bisogno
Hudnut. Dal momento che la
maggior parte dei dispositivi
GNSS precedentemente installati
era in buono stato, le squadre
hanno sfruttato i ricevitori
GNSS donati dalla Trimble per
stabilire dei nuovi punti di monitoraggio
in luoghi altrimenti
inaccessibili al solo segnale GPS.
“Non potendo arrivare in cima
alle montagne, prima eravamo
costretti ad installare le stazioni
in vallate molto profonde. Le funzionalità
GNSS dei nuovi ricevitori
ci hanno permesso di acquisire,
oltre al GPS, anche segnali
32 GEOmedia n°4-2016
REPORT
GLONASS, Galileo e Beidou,”
ha spiegato Galetzka. “Avere
sempre a disposizione un numero
sufficiente di satelliti ha aumentato
la precisione dei dati acquisiti”.
Un team dell’Università
di Cambridge è al momento al
lavoro per installare dei sensori
sismici in corrispondenza delle
stazioni CORS.
Le stazioni GPS e GNSS si
stanno rivelando anche un
vantaggio per gli ingegneri e i
topografi nepalesi. Prima del
terremoto, la rete geodetica nazionale
era costituita da punti
di controllo basati su rilievi
tradizionali. Gli spostamenti
superficiali provocati dal sisma
hanno però reso inutilizzabili
tutti i precedenti punti di riferimento.
I topografi potranno ora
impiegare i dati delle stazioni
CORS per misurare nuovamente
i punti e stabilire nuove
coordinate legate ad un sistema
di riferimento globale.
La rete GPS del Nepal continua
a monitorare i movimenti tettonici.
I dati GPS permettono
ai ricercatori di creare modelli
relativi all’accumulo di energia
lungo i margini della faglia
al fine di stimare la forza dei
prossimi terremoti. Bilham,
sottolineando l’impossibilità di
prevedere futuri sismi, lavora
basandosi sulle informazioni relative
alle modalità di accumulo
dell’energia durante il terremoto
Gorkha. “Si è trattato di un
banco di prova in previsione di
eventi futuri,” afferma Bilham.
“Gorkha ha coinvolto una piccola
parte dell’Himalaya e ha portato
all’attenzione la necessità di
rinforzare case ed edifici. Non si
è trattato del peggior evento che
può accadere ma sicuramente
del peggiore che si verificherà nei
prossimi venti anni”. I geofisici
potranno sfruttare le informazioni
ricavate dal terremoto
Gorkha per spingere le autorità
locali ad adottare delle buone
pratiche costruttive al fine di
mitigare i danni e le vittime.
Galetzka è d’accordo. “Si tratta
sicuramente di una tragedia,
ma ho ragione di credere che
Kathmandu stavolta abbia schivato
il colpo,” dice. “La gente
lo sa. C’è un sacco di energia
tettonica ancora accumulata in
quella parte di Nepal e che non
è stata rilasciata durante il terremoto
Gorkha. Per questo per me è
importante comprendere cosa sia
veramente successo e cosa questo
significhi per la futura gestione
del rischio terremoti in Nepal”.
PAROLE CHIAVE
Terremoto; GNSS; GPS; gestione del
rischio; geofisica;
ABSTRACT
Following April 2015's major earthquake in
Nepal, massive efforts focused on providing
aid to victims and survivors. Working
behind the scenes, a small team of scientists
scrambled to secure perishable data that
could both explain how the quake occurred
and help people prepare for the next one.
AUTORE
John stenmark
john@stenmark.us
GEOmedia n°4-2016 33
REPORT TFA2016
Con il TECHNOLOGY for ALL 2016, la mediaGEO,
società cooperativa specializzata nella divulgazione tecnico-scientifica
delle tecnologie geomatiche, ha raggiunto l’importante obiettivo di ampliare
e consolidare il ciclo della propria comunicazione, ponendosi al centro delle
richieste emergenti di un grande movimento formato da studenti, tecnici,
ricercatori, professionisti, amministratori pubblici ed aziende.
Partendo dal workshop ad immersione completa, realizzato con ogni tecnologia più avanzata testabile, nell’Area
Archeologica di Massenzio messa a disposizione dalla Sovrintendenza Capitolina, fino alla Conferenza ed alla illustrazione
dei risultati dei test effettuati nell’Auditorium, offerto dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, il
TECHNOLOGYforALL, 34 GEOmedia n°4-2016 il Forum dell’innovazione, si è svolto con successo attirando un gran numero di visitatori.
REPORT TFA2016
TECHNOLOGY for ALL 2016 si è sviluppato in 3 giornate con ben 14 attività operative
in campo, circa 10 sessioni, più di 70 relazioni presentate, e 15 corsi di formazione e
approfondimenti tecnici, oltre allo spazio espositivo per 28 aziende sponsor.
Vogliamo ringraziare quanti hanno reso possibile la riuscita dell'intervento: la Sovrintendenza
Capitolina, la Biblioteca Nazionale Centrale, i Relatori, I Moderatori, lo staff
dell'organizzazione e naturalmente coloro che materialmente hanno reso possibile l’evento,
gli sponsor.
Arrivederci alla prossima edizione del 2017.
GEOmedia n°4-2016 35
REPORT
INTERGEO 2016
a cura della Redazione
Fulvio Bernardini di GEOmedia
e Ted Lamboo di Bentley
IN TERGEO
quest'anno si è
svolto ad Amburgo
dall'11 al 13 ottobre.
Durante la cerimonia
di apertura dell'evento,
il professor Hansjörg
Kutturer, presidente
della DVW, che ha
patrocinato l'edizione
2016 di Intergeo,
ha sottolineato l'importanza
della digitalizzazione
nel settore
geospaziale e in quello
delle smart city. Nigel
Clifford di Ordnance
Survey ha portato l'esperienza
di una delle
principali agenzie cartografiche
del mondo.
Un'esperienza che deve
fare i conti, al giorno
d'oggi, con uno scenario
costellato da applicazioni
e bisogni
diversi. Se, prima, la
fortuna di un'agenzia
come l'OS era data dal
mero possesso dei dati,
oggi la differenza è data
dal tipo di accesso che
si garantisce ai dati stessi.
Le sfide da affrontare
sono molteplici ma
OS sta sapendo reagire
in maniera adeguata.
Oltre ad essersi attestata
come agenzia effettivamente
proficua per
il governo britannico,
OS sta oggi portando
avanti una serie di progetti
paralleli in diversi
ambiti, al fine di identificare
delle linee guida
per il settore geospaziale
del futuro.
Ron Bisio di Trimble
ha puntato l'attenzione
sui diversi aspetti
che fanno una città
smart. Passando in carrellata
le diverse esperienze
dell'azienda in
vari contesti urbani a
livello globale, Bisio
ha mostrato come la
tecnologia può aiutare
a risolvere piccoli grandi
problemi utili alla
gestione di città più o
meno complesse. Si è
parlato anche di Italia
relativamente al censimento
dell'illuminazione
pubblica in quel
di Padova (GEOmedia
ha dedicato un articolo
a questa esperienza nel
numero 4-2014 della
rivista). INTERGEO è
la principale fiera internazionale
del settore geospaziale
ed ogni anno
viene ospitata in una
città tedesca diversa.
L'evento ha confermato
la sua centralità sia dal
punto di vista commerciale
(531 espositori da
33 paesi, 17.000 visitatori
provenienti da 100
paesi) che da quello dei
contenuti. Il messaggio
che esce forte fa riferimento
al concetto di
digitalizzazione e ai suoi
processi di acquisizione
e sfruttamento dei dati.
Sotto questo concettoombrello
ricadono quelli
di Geospatial/Industry
4.0, Smart City e BIM.
La presenza di una rappresentanza
italiana ha
visto Italdron, che ha
confermato l'intenzione
di partecipare anche
il prossimo anno,
anche se il mercato dei
droni rimane ancora di
difficile lettura; la voce
delle piccole-medie imprese
produttrici è sicuramente
importante ma
le azioni delle grandi
aziende possono altresì
dare delle indicazioni
importanti: Trimble
ha annunciato di aver
venduto a DelairTech
la sua controllata
Gatewing, l'azienda
che produce il sistema
ad ala fissa di Trimble,
l'UX-5. Accordi tra
Trimble e DelairTech
fanno comunque in
modo che l'UX-5 rimanga
nel portfolio
di strumenti proposti
dall'azienda americana.
Il team Trimble conferma:
"Abbiamo ceduto
Gatewing per soffermarci
su quello che ci
viene meglio e su quello
che crediamo possa
rappresentare il futuro
del settore dei droni,
ovvero la gestione del
processo. Trimble punta
oggi ad integrare i
migliori software e le
migliori strumentazioni
sul mercato al fine
di garantire all'utente
finale un prodotto efficiente
al 100%". Sugli
scudi la nuovissima - e
unica - applicazione per
il riconoscimento delle
condizioni dell'asfalto
sviluppata da SITECO
e gli aggiornamenti al
software di elaborazione
dei dati acquisiti
da APR di Menci
Software, sempre tra gli
italiani presenti troviamo
IDS, 3d Target, 3d
flow, Euromed mapping,
Gexcel, Helica,
Sierrasoft, Scan&go,
Aeronike e Analist
Group.
Intergeo 2017 si svolgerà
dal 26 al 28 settembre
presso la fiera
di Berlino.
36 GEOmedia n°4-2016
ASSOCIAZIONI
Aperto il
Concorso
Barbara
Petchenik
2017
Il Concorso Barbara Petchenik 2017
indetto dall’International Cartographic
Association è finalizzato a promuovere
la cartografia e a stimolare la rappresentazione
creativa del mondo nei bambini
delle scuole primarie. Come in ogni concorso,
le scuole interessate – attraverso
le insegnanti che dimostrano maggiore
sensibilità verso la cultura cartografica
– devono partecipare al bando, allegato
alla presente comunicazione o scaricabile
direttamente dal sito dell’ICA, inviando
i disegni prodotti dalle classi che saranno
esposti nella sede della Conferenza dove i
migliori saranno premiati.
Non è la prima volta che l’Italia risulta
vincitore: nel 2007 ha vinto una scuola
fiorentina.
Maggiori informazioni sul sito dell’Associazione
Italiana di Cartografia.
http://www.aic-cartografia.it/
(Fonte: aic)
Elezione del consiglio
direttivo AMFM
– Triennio 2017-
2019
Il Consiglio Direttivo
nella seduta dello scorso
8 Luglio ha deciso di anticipare
l’elezione delle
cariche per il triennio
2017-2019 al prossimo
mese di Dicembre. Le ragioni
per un tale anticipo
sono varie. Tra le altre, il
desiderio di un ampliamento
della partecipazione
dei soci con l’auspicato
ingresso di nuovi membri
nel C.D., che si troverebbe
in tal modo ad essere
operativo già da Gennaio
2017. Inoltre, l’auspicato
avvicendamento nel C.D.
è atteso anche in vista dei
nuovi programmi in via di
definizione che vedono tra
l’altro l’attenzione al coinvolgimento
delle istituzioni
e società del Sud Italia.
Questa accelerazione di
attività dell’associazione
quindi, e le opportunità
che ne possono derivare
hanno indotto a convocare
l’assemblea elettiva con
circa sei mesi di anticipo.
Il cronoprogramma:
– 20 ottobre 2016: data di
inizio per la presentazione
della candidatura
– 20 novembre 2016: data
di chiusura per la presentazione
della candidatura
– 1 dicembre 2016: assemblea
per l’elezione dei
consiglieri. L’assemblea si
svolgerà a Roma presso
la Facoltà di Architettura
in Piazza Borghese 9
PRESUMIBILMENTE a
partire dalle ore 13,00.
Per sottomettere la propria
candidatura compilare il
form al link:
http://www.amfm.it/formcandidatura-rinnovo-consiglio-direttivo/
(Fonte: AMFM)
• Rilievi batimetrici automatizzati
• Fotogrammetria delle sponde
• Acquisizione dati e immagini
• Mappatura parametri ambientali
• Attività di ricerca
Vendita – Noleggio - Servizi chiavi in mano, anche con strumentazione cliente
GUEST PAPER
Geo-graphical Representation for
Future Challenges in e.Education
This article is an opportunity to discuss how well investments in the
development of surveying and mapping, through programmes such
as GMES, may translate into operational, useful and relevant tools
for environment professionals in the territory.
by Agata
Lo Tauro
The Wealth of new geomatic
applications has
been developed over
the last years using data from
several instruments (e.g. the
4-tonne Japanese Advanced
Land Observing Satellite –
ALOS, etc.). Under the terms
of a cooperative agreement,
International Research Institutions
has been delivering data
to users across Europe and Africa.
In particular, some leaders
in geomatic applications, have
made significant contributions
to the Earth Observation
mission employing innovative
algorithms for estimation of soil
moisture from L-Band telemetry.
Furthermore Member States
have recently approved the new
principles for the Sentinel Data
Policy, which establishes full
and open access to data acquired
by the
upcoming
Sentinel satellite
missions. The Sentinels
comprise five new missions
being developed by ESA specifically
for the operational needs
of the Global Monitoring for
Environment and Security programme
(GMES). GMES is an
EC-led initiative to ensure the
provision of Earth observation
(EO) services that are tailored
to the needs of users, both public
policymakers and citizens,
on a sustainable basis. As part
of the ESA-led GMES Space
Component, which guarantees
access to a variety of EO data
and the EC worked together
to define the principles and
implementation scheme of the
Sentinel Data Policy.
Land Use Sampling and
Analysis
The analysis includes thematic
mapping, a flexible data base
editor, formula editing, statistics,
charting, matrix manipulation,
network generation, models
and algorithms, and hooks
to external procedures. Novel
“Open” Land cover analysis
with temporal evolution of
NDVI provides an example of
thematic mapping in order to
understand patterns and changes
in “risk zones”.
The implementation of algorithms
for innovative classification
methods, after choosing
training sets describing environmental
stress, water pollution
and brownfields are the
main task of the methodology:
subdivision in cluster with an
unsupervised algorithm or new
implementations and identification
of cluster typologies with a
collection of spectral firms.
This analysis has proven to be
one of the most effective solution
for the remote and accurate
mapping of pesticides and monitoring
their displacements.
Despite the advances of the
GIS based project, the processes
involved in data fusion are still
currently under development.
The data fusion method will focus
on enhancing the appearance
of a hybrid high-resolution
image to facilitate visual image
exploitation.
Cloud platform and open data
Lowest costs, flexible scaling,
increased reliability, and the
decoupling of management at
the operating system and application
levels are just a few of
the main benefits that Cloud
Technology provide us. Single
points of failure are eliminated
with Cloud Web from not
38 GEOmedia n°4-2015
GUEST PAPER
only the software, but hardware
levels as well. We can deploy,
scale, or migrate entire servers
in just a few moments, which is
much faster than a traditional
Web Hosting environment. No
longer are Web Hosting “servers”
tied to a physical machine.
When you have an account with
Cloud Web, your account is
instantly, and constantly replicated
across multiple machines
and multiple storage locations.
If your website is running on a
physical server that crashes, it is
instantly restarted on one that
is available. You may have read
about massive cloud failures
with other companies, however
many of those were due to a
single point of failure on the
underlying engine. Each one of
our private clouds run off of an
underlying engine, or distribution
server which manages the
applications running on each
cloud and physical server.
In Cloud Web, we replicate
this engine in real time across
multiple physical machines so
in the event of a failure, the
backup engine is automatically
and instantly restarted on another
server. Our custom implementation
provides the benefits
a cloud provides, but environments
are also separated into
smaller, scalable applications
similar to that of a traditional
Shared Web Hosting provider.
At Google I/O, it is possible to
introduce new set of products
to Google Cloud Platform that
help developers get value from
Big Data, build great mobile
applications and monitor the
performance of their cloud applications.
It is possible to add tooling
to Android Studio, which simplifies
the process of adding an
App Engine backend to mobile
app. In particular, Android
Studio now has three built-in
App Engine backend module
templates, including Java
Servlet, Java Endpoints and
an App Engine backend with
Google Cloud Messaging. Since
this functionality is powered by
the open-source App Engine
plug-in for Gradle, It is possible
to use the same build configuration
for both app and and
Continuous Integration environments.
Free and open source softwares
on a smartphone (e.g. Android is
a Google product) are designed
and built from the ground up
to integrate with Google services
and be a cloud-powered
OS. A lot of Android is open
source. With some work, it’s
possible to turn a modern
Android smartphone into a
Google-less, completely open
device.
Results and Conclusions
The framework presented here
represents an important contribution
to the future prospects of
novel RS automated approach,
in situ analysis and GIS integration
for the management of natural
resources. The experiment
results demonstrated automated
approach is an effective method
in remote sensing image classification
and its average performance
is better than traditional
classification methodologies.
The localization of areas of values
will help to ensure improved
environmental management
through the timely detection
of areas requiring protection
and improved environmental
supervision. Development of a
growth management strategy
and valorization of cultural
resources involves a balanced
combination of planned growth
and environmental integrity.
The integrated framework presented
in this research has the
potential to provide for each of
these items. Different types of
hyperspectral and RS data could
be take into consideration,
together with the estimation of
several spectral-derived indexes
that turn out to be fundamental
for a preliminary detection of
possible sites of interest. New
policies must be implemented
to ensure planned growth as
opposed to existing random development
patterns.
GEOmedia n°4-2015 39
GUEST PAPER
However, these policies cannot be devised without
adequate information related to the location
and form of new development, and this
is where the integrated framework can make a
substantial contribution to planning and policy
formation with the support of “open data” and
Cloud Web in e.Education and Research (e.g.
core curriculum DL n. 297 del 16/4/1994).
Novel technologies enable better decisionmaking
and increase knowledge of how citizens
may be impacted by those decisions. Multimedia
tools and innovative methodologies for
developing professor competence under novel
educational frameworks and “autonomous
CLIL and Inclusion in education are planning
through the European Union and International
Programmes.
Today’s educators need to have an understanding
of all the ways in which communication
and innovative technologies can drive institutional
success. From tools to technique, this
research will focus on how higher and marketers
can position themselves – and empower their
community – to help their institutions thrive in
this era of convergence.
In particular the project asks the user to respond
to a set of questions on teaching through a foreign
language in relation to community, communication,
culture, cognition and innovative
e.Education solutions.
REFERENCES
Lo Tauro, A. (2009). Georeferencing of Cultural Heritage and Risk Chart: research of novel applications,
in EVA 2009 Florence, Proceedings, pp. 151-156.
Lo Tauro, A. (2010): “Uso della Geomatica per analizzare i Piani Paesaggistici Regionali, in Proceedings
of the 12th ASITA Conference, Italy 2010, pp. 1355-1360
Lo Tauro, A. (2012): Geospatial Analysis and Data Integration for Cultural Resources Evaluation:
A collection of articles on analytical geomatics and their applications. BAR International Series
2313 , 2011 pp. 90 - http://www.archaeopress.com.
Lo Tauro, A. (2015): Geomatics for cultural and natural heritage conservation and valorisation,
BAR International Series, http://www.archaeopress.com.
ACKNOWLEDGEMENTS
Thanks to DS, students and friends.
KEYWORDS
Geomatics; land use; cloud platform; open data; GMES
ABSTRACT
This research is an opportunity to discuss how well investments in the development of surveying
and mapping, through programmes such as GMES, may translate into operational, useful and relevant
tools for environment professionals in the territory. Environmental analysis will be given the
floor to provide the feedback on the experience with geomatic applications, and their needs under
a pluri-disciplinary approach. The suitability of existing applications will be analyzed, as well as the
efficiency of current support mechanisms for regions wishing to take up innovative applications and
open data for sustainable management, heritage conservation and e.Education.
The interdisciplinary research will analyze the following topics: territorial planning, environmental
impact assessment, cultural heritage conservation, etc. from regional, national, European and
International Strategies. This is a work in progress.
AUTHOR
Agata Lo Tauro
agata.lotauro@istruzione.it
MIUR, http://www.miur.it, Italy
40 GEOmedia n°4-2015
REPORT
GEOmedia n°4-2016 41
REPORT
L’attività di ricerca della SIFIP
di Carlo Monti e Attilio Selvini
Esattamente quindici anni fa, il secondo
dei presenti autori pubblicava, sul
“Bollettino della SIFET”
un breve articolo intitolato “Dalla SIFIP
alla SIFET” (1). Vi veniva rievocata fra
l’altro l’attività della “Società Italiana di
Fotogrammetria Ignazio Porro”, di cui
la SIFET fu l’erede. Qui viene ripreso
l’esame delle pubblicazioni di quella
Società scientifica, numerate da 1 a
21, raccolte in un fascicolo che venne
fortunosamente salvato dalla distruzione
di molto materiale già della Filotecnica
Salmoiraghi, allorché la grande azienda
fondata da Ignazio Porro venne inglobata
in uno dei tanti carrozzoni (peraltro di
breve durata) che andavano in vigore
nella seconda metà del secolo ventesimo.
Questo lavoro ha lo scopo
di illustrare l’attività di
ricerca in epoca preinformatica,
sottolineando poi il
fatto che gli ordinari di topografia
nelle università italiane erano
allora quattro (diverranno tre
dopo la improvvisa e immatura
scomparsa di Giovanni Boaga nel
1961) e quelli di geodesia erano
solo due, uno a Trieste e uno a
Bologna. Gli incaricati (ben pochi
di loro arriveranno poi alla
cattedra) erano una dozzina, ben
diversi dagli attuali cosiddetti
“professori a contratto” sia per
formazione che per attività. Ma a
totale differenza dei tempi nostri,
vi erano anche alcuni professori
di Istituti Tecnici che si dedicavano
all’attività di ricerca e con
ottimi risultati. Di tutto questo
parleremo qui avanti.
Poche parole sulla SIFIP; si
Fig. 1 - Orientamento esterno grafico.
era costituita
poco prima del
convegno a Roma
della “International
Society of Photogrammetry”
(1938) per volere di Gino
Cassinis, che della compagine
internazionale era allora il primo
presidente italiano. Esisteva allora
da noi soltanto il “Gruppo
Fotogrammetrico Italiano”
(G.F.I) che di fatto era solo una
sezione autonoma della ben nota
“Associazoine Ottica Italiana”
con sede a Firenze. Alla SIFIP
aderirono subito le quattro storiche
società di rilevamento fotogrammetrico
aereo e terrestre,
oltre alle tre aziende di produzione
strumentale: Salmoiraghi,
O.M.I. e Officine Galileo. Ma
ne furono soci anche studiosi,
operatori, ingegneri, geometri,
che parteciparono in massa al
convegno di Roma appena citato,
onorando il lavoro e la ricerca
italiana nell’ampio settore della
topografia e della fotogrammetria:
il nostro Paese era allora fra
i primi del mondo (forse addirittura
il primo!) nella produzione
cartografica, come aveva già
dimostrato la S.A.R.A., associata
alla O.M.I., con la produzione
della carte urbane di Saõ Paulo
in Brasile all’inizio degli anni
Trenta.
Già verso la fine del millennio
la produzione di articoli relativi
a quella che ormai si chiamava
ovunque “geomatica” era diventata
nell’intero mondo intensa e
diffusa; purtroppo spesso si tratta
di cose minime o di argomenti
nati col classico metodo “taglia e
cuci” (oggi meglio detto “copia
e incolla”). Non così nel passato;
anche se le riviste del settore
non avevano gli attuali “referee”,
ovvero i responsabili incaricati
di valutare se un testo meriti o
no di essere pubblicato, i loro
direttori insieme ai comitati di
redazione stavano ben attenti alla
bontà e all’originalità dei testi a
loro sottoposti.Vediamo quindi
di “chiosare” alcuni dei lavori
contenuti nel fascicolo in nostro
possesso. Oggi, in piena epoca digitale,
possono forse far sorridere
42 GEOmedia n°4-2016
REPORT
alcuni (o forse anche tutti) i temi
che sono contenuti nel materiale
da noi esaminato; in realtà la
fatica, l’intuizione, l’indagine, il
tempo stesso impiegato per quelle
ricerche che ci sembrano oggi
elementari, non erano allora cosa
da poco. Per esempio, le ricerche
di Margherita Piazzolla- Beloch
(2) sulle soluzioni grafiche di
parecchi problemi fotogrammetrici
richiedevano una profonda
conoscenza della geometria descrittiva
e proiettiva, compresi i
rapporti omografici. Nell’articolo
citato in (3), che ricorda analoga
ricerca di Finsterwalder (4), si
danno le indicazioni per la rapida
(e rigorosa, entro i limiti del
graficismo) restituzione di terreni
pianeggianti di cui si abbiano le
prese aeree in adatta scala media.
Fra i non pochi suoi lavori, i
tentativi di soluzione grafica dei
problemi di orientamento esterno
dei fotogrammi, dei quali la Fig.
1 fornisce una idea.La insigne
studiosa, ordinaria di geometria
nell’Università di Ferrara, si era
interessata, in modo rigoroso,
della Roentgenfotogrammetria
in modo particolare, addirittura
progettandone strumenti. Uno
di questi è descritto brevemente
nella citata raccolta, costituito
della parte di presa e di quella di
restituzione, basata sulla intersezione
in avanti, così come oltre
quarant’anni più tardi verrà fatto
dalla Carl Zeiss. Dice lo scritto
che ne accompagna la descrizione:
“La matematica è confinata,
per così dire, dentro gli apparecchi
stessi, i quali vengono dunque a sostituire
ogni operazione matematica
che altrimenti sarebbe necessaria
per giungere al risultato”- Era il
trionfo dell’analogia, esattamente
l’opposto di quanto avverrà con
l’avvento del calcolo elettronico!
Luigi Solaini era allora assistente
ordinario del professor Cassinis;
aveva trovato anche il tempo per
una seconda laurea, in matematica.
La OMI aveva lasciato in comodato
il grande Fotocartografo
modello “Aeronormale”, detto
amichevolmente dagli operatori
“frantoio”, date le sue
dimensioni e il peso, all’Istituto
milanese del Politecnico. La
cartografia aerofotogrammetrica
aveva all’incirca un decennio di
vita applicativa; in particolare
la SARA, associata alla OMI,
aveva rilevato e prodotto oltre
alla carta urbana di Saõ Paulo in
Brasile già sopra ricordata, anche
le carte catastali di carattere sperimentale
per la nostra Direzione
Generale del Catasto e dei SS.TT.
EE., per cui sembrava necessario
studiare lo strumento onde accertare
se fosse veramente adatto alla
formazione di cartografia a scala
grande e grandissima. Fu proprio
Gino Cassinis a darne l’incarico
al suo prediletto assistente: va
sottolineato che molte misure
e operazioni accessorie vennero
condotte da due assistenti incaricati,
Antonio Dragonetti e Guido
Golinelli, così come precisa l’autore
nel suo lungo articolo (oltre
centodieci pagine!) citato in (5).
I due, praticamente coetanei di
Solaini, erano al tempo insegnanti
di Istituti Tecnici per geometri:
come non notare la considerevole
differenza fra quei tempi e oggi?
Ma veniamo alla sostanza del
lavoro, valutato e presentato da
Cassinis che ne dice fra l’altro
quanto segue: “La ricerca del
Solaini conduce quindi a risultati
di grande interesse per l’impiego del
Fotocartografo e anche per lo sviluppo
della fotogrammetria aerea
a grandi scale, che ha grandissima
importanza in un paese civile come
l’Italia e in pieno rigoglio di opere,
dove i problemi tecnici da risolvere
sono numerosissimi e quindi è assai
sentita la necessità di carte dettagliate,
fedeli e precise, quali solo la
fotogrammetria è capace di dare.”
Lo strumento era complesso, ben
diverso da quelli (anche dello
stesso Nistri) che verranno pochi
anni dopo: inoltre sia la visione
Fig. 2 - L’imponente struttura del Fotocartografo Nistri.
del cosiddetto “modello ottico”,
sia le operazioni di orientamento
erano del tutto particolari.
Poche parole su questi due punti.
L’orientamento era “esterno”
globale e non diviso in relativo e
assoluto, anche se già Otto von
Gruber aveva pubblicato il suo
lavoro “Doppelpunkteinschaltung
im Raume”. Ciò richiedeva una
tecnica lunga e complessa, con
posizionamento di adatti schermetti
corrispondenti ai punti
noti d’orientamento assoluto.
La visione dei punti omologhi
(non dell’intero “modello ottico”)
avveniva attraverso il metodo
del “brillamento”. E’ necessario
spendere qui due parole: questo
metodo è basato sulla persistenza
Fig. 3 - Il Fototeodolite Galileo-Santoni.
GEOmedia n°4-2016 43
REPORT
delle immagini sulla retina; esso
consiste nel proiettare su di uno
schermo una porzione delle due
immagini fotografiche, per cui, a
orientamento interno ed esterno
avvenuto, solo i punti omologhi
risultano fissi agli occhi dell’osservatore,
mentre il loro intorno
è mobile e si contorce. Il metodo
era noto sin dall’Ottocento, ed
era stato usato da Max Gasser
in un brevetto del 1915 rimasto
poi bloccato per ragioni militari:
sembra che Nistri non ne avesse
mai avuto notizia. In Fig. 2 una
visione generale dello strumento.
Lo studio di Solaini fu lungo e
complesso e consta di ben 112
pagine a stampa; iniziato nei primi
giorni del 1936, poi interrotto
per varie ragioni, venne ultimato
nell’agosto del 1938. Molte furono
le operazioni eseguite per
lo studio del grosso restitutore;
mancando allora nell’Istituto un
fototeodolite, vennero riprese
immagini delle pareti esterne circostanti
il giardinetto rettangolare
prospiciente lo stesso Istituto,
usando le stese camere di proiezione
del restitutore opportunamente
adattate e munite di adatta
base di sostegno con le solite tre
viti calanti. La “memoria”, come
si chiamavano allora le ricerche
stampate, è divisa in tre parti:
generalità, descrizione e rettifica
dello strumento, esame delle
sue caratteristiche meccaniche e
ottiche, studio della precisione
della restituzione. Molte difficoltà
vennero superate per bene, fra
queste il controllo della linearità
e della perpendicolarità fra loro
degli assi del coordinatometro.
Vennero usati due teodoliti di
alta precisione, un Wild T3 e
uno Zeiss T II; per determinarne
la posizione rispetto a un sistema
legato agli assi del restitutore, essi
vennero collimati reciprocamente
risolvendo poi per osservazioni
condizionate un doppio problema
di Hansen. Oggi la cosa sembra
banale, ma solo per i calcoli,
con le tavole del Bruhns a sette
decimali occorsero giorni!
Ci limitiamo qui a ricordare i
dati finali del ponderoso lavoro,
nel quale si è giunti con minuzia
sino al controllo del passo delle
viti di comando dei movimenti
dei portalastre e degli altri organi
mobili; stabilito che il tempo
occorrente per l’orientamento
completo di una coppia di fotogrammi
andava da un’ora e
mezzo a due (!) si sono trovati
per gli errori totali di restituzione
i valori:
M” x
= ± 0,17 mm
M” y
= ± 0,19 mm
M” z
= ± 0,27 mm
M = ± 0,37 mm
Restando a Solaini, va citato
anche l’altra considerevole indagine,
appena di qualche anno
più tarda, pubblicata in tedesco
(lingua che il professore conosceva
bene) su “Photogrammetria”,
rivista ufficiale della Società
Internazionale, dal titolo “Der
Photomultiplo Nistri”, con riassunto
in inglese e italiano. Di
particolare interesse il fatto che in
quel tempo le operazioni di triangolazione
aerea avvenivano per
gran parte con multiproiettori,
costruiti dalle maggiori aziende
europee, in Italia per l’appunto
dalla OMI di Roma. La cosa
richiedeva la riduzione preventiva
delle lastre fotografiche, che
avveniva con adatto riduttore
allegato al restitutore. Un paio di
decenni più avanti, nasceranno
la triangolazione semianalitica
e poi quella digitale, e i vari
“multiplex” resteranno solo nei
ricordi dei vecchi fotogrammetri:
ma allora l’impiego di questi
strumenti era orgoglio di molti
costruttori, e di quelli di Zeiss e
della OMI ne vennero acquistati
a decine negli USA. Tutti erano
basati sulla visione stereoscopica
per anaglife, metodo semplice e a
buon mercato.
Continuando nell’esame dei
lavori dei soci della SIFIP, ci
sembra giusto citarne due di
Guido Golinelli, allora come già
accennato assistente incaricato
al Politecnico e insegnante negli
Istituti Tecnici per Geometri.
Il primo lavoro, anche qui di
tipo sperimentale, lungo e per
nulla semplice, riguarda lo studio
delle possibilità operative
del Fototeodolite Santoni (7),
mentre il secondo (8) è dedicato
al problema allora rilevante, del
“vertice di piramide”, al quale si
erano già dedicati molti ricercatori
sia da noi che nel resto del
mondo fotogrammetrico. Il fototeodolite
costruito da Santoni era
diverso dagli altri noti, che avevano
il cannocchiale parallelo a
lato, oppure sopra alla camera da
presa. Qui invece i due elementi
sono disposti ortogonalmente,
con un colpo di genio tipico del
suo ideatore (Fig. 3).
Entrambi i lavori oggi si vedono
con un certo sorriso; l’incertezza
della determinazione del centro
della macchina da presa è determinabile
per via NNSS entro
meno del decimetro, mentre l’assetto
via INU lo è entro il centesimo
di grado (9). I fototeodoliti
sono da decenni scomparsi; per le
44 GEOmedia n°4-2016
Fig. 4 - Revisione stato
colturale agricolo.
REPORT
prese “terrestri” basta una qualsiasi
camera digitale: orientamenti
interni ed esterni così come
eliminazione della distorsione
dell’obbiettivo sono facilmente
ottenibili via software. Ma allora
quelle ricerche erano essenziali
per stabilire le incertezze delle
osservazioni e per definire i criteri
di affidabilità delle procedure.
Un personaggio di spicco, a
metà fra l’attività nel Catasto e
quella nell’insegnamento, è Gino
Pratelli, classe 1909 (coetaneo di
Solaini, del quale fu sincero amico).
La sua carriera, catasto a parte,
è simile a quella di Clemente
Bonfigli; anche lui, ottenuta la
cattedra di topografia nell’Istituto
Tecnico Statale di Bologna,
ebbe poi la libera docenza in
Topografia e Costruzioni Rurali.
Fu degno rappresentante italiano
nella Commission International
du Génie Rural ; vinta la cattedra
della sua disciplina a Sassari,
venne poi chiamato dall’ ”Alma
Mater” a dirigere l’Istituto di
Edilizia Zootecnica dell’università
bolognese. Può oggi sembrare
incredibile, ma Pratelli fu uno dei
primi studiosi della triangolazione
aerea, alla quale dedicò diversi
studi (10), (11) dei quali uno di
un centinaio di pagine, esaustivo
e profondo. Un altro venne
presentato alla Reale Accademia
delle Scienze di Torino dal socio
ordinario Gino Cassinis, altro
amico di Pratelli al quale diede
sempre suggerimenti e appoggio.
Oggi, in tempi di specializzazione
spinta, può sembrare strano
il connubio fra discipline così
diverse fra di loro come la topografia
e la fotogrammetria da un
lato, e le costruzioni rurali dall’altro:
va notato però che qualche
esempio analogo si è verificato
anche nei decenni appena trascorsi
(Lombardini all’Università
della Tuscia, Chiabrando a quella
di Torino). Ricorderemo che una
delle caratteristiche invidiate per
decenni dall’estero alle università
italiane, era la profondità e la
vastità della formazione da loro
offerta soprattutto nell’ambito
dell’ingegneria: per cui un ingegnere
italiano poteva ben passare
da una delle discipline formative
all’altra o alle altre vicine, senza
difficoltà e soprattutto senza incidenti
di percorso. Ricorderemo
che sino all’inizio degli anni
Sessanta del ventesimo secolo, la
topografia veniva insegnata a tutti
gli studenti di ingegneria senza
distinzione di indirizzo.
Pur sempre nell’ambito della
SIFIP, i dirigenti delle massime
istituzioni cartografiche statali
del tempo, Catasto, Istituto
Geografico Militare e Istituto
Idrografico della Marina parteciparono
con loro pregevoli
lavori ai convegni internazionali.
L’ingegner Placido Belfiore, della
Direzione Generale del Catasto,
partecipò al congresso della
International Society of Geodesy
and Geophisic a Washington,
DC, del settembre 1939 (purtroppo
anno terribile, per lo
scoppio della seconda guerra
mondiale; USA e Italia erano al
momento ancora neutrali!). Il
suo saggio (12) ebbe successo,
soprattutto in un ambiente come
quello statunitense ove la fotogrammetria
era generalmente
limitata alla cartografia a piccola
e media scala.
Nella stessa manifestazione il
Direttore Generale Michele Tucci
Fig. 6 - Il bassorilievo restituito a curve di livello
Fig. 5 - Le coste rilevate, con indicazione
delle prese aerofotogrammetriche.
presentò un altro lavoro di valore,
relativo all’aggiornamento,
per via di fotointerpretazione,
della destinazione colturale dei
terreni censiti in Italia (13). La
“memoria” riguardava un esperimento
eseguito nel Comune di
Ravenna e coronato da successo.
Ci sia permesso di rammentare
che molti decenni più tardi,
l’argomento venne ripreso dalla
GEOmedia n°4-2016 45
REPORT
Direzione Generale del Catasto
con l’appoggio del Politecnico
di Milano, con una vasta sperimentazione
alla quale partecipò
fra l’altro il primo dei presenti
autori. La Fig. 4 mostra una
delle immagine presentate a
Washington, ripresa da ben 2700
metri di quota, con camera a
lastre Santoni Mod. I; non è chi
non veda la nettezza dei particolari,
pensando anche all’epoca e
ai progressi successivi dell’ottica e
della fotografia.
Il comandante dell’Istituto
Idrografico della Marina, tenne
una lunga conferenza al
Politecnico milanese, illustrando
le molte e complesse operazioni
per la definizione della forma e
dei fondali della costa somala,
poi pubblicata dallo stesso Ente
(14). Il lavoro illustrato, condotto
con l’impiego fra l’altro delle
Regie Navi Idrografiche Cherso e
Magnaghi, era fondamentale per
la sicurezza della navigazione lungo
i 2400 chilometri della costa,
i cui unici rilievi esistenti erano
stati condotti dalla marina inglese
un secolo prima, quindi con
mezzi e approssimazioni del tutto
inadeguati. La figura 5 fornisce
solo un riassunto sintetico del
lavoro italiano, indicando anche
le parti riprese con aerofotogrammetria.
Lo stesso professor Gino Cassinis
operò attivamente nell’ambito
della SIFIP; fra quanto si trova
nelle pubblicazioni che abbiamo
esaminato, vale la pena di ricordare
un lavoro di fotogrammetria
terrestre che verrà anch’esso ripreso
molto tempo dopo da Giorgio
Bezoari; si tratta del rilevamento
e della riproduzione di un bassorilievo
sito sulla facciata della
Chiesa di San Michele a Pavia
(15).
La cosa oggi fa sorridere: ma
allora si trattava di una assoluta
novità. Pensate che in assenza
di una bicamera (ve ne erano
già allora di Zeiss) si usò il fototeodolite
Santoni del quale si è
detto più sopra; a impiegarlo fu
proprio Guido Golinelli, insieme
a Luigi Solaini, che svolsero gran
parte del lavoro, compresa la determinazione
dei cinque punti di
appoggio eseguita per intersezione
in avanti con i due teodoliti
Zeiss T II e Wild T3 dell’Istituto,
opportunamente muniti di
due puntìne metalliche centrate
sull’asse di rotazione principale,
come riferimento per la misura
degli angoli alla base. La distanza
dal bassorilievo venne fissata in
circa 13 metri; le misure angolari
vennero eseguite in due strati ottenendo
un e.q.m di ± 1”.
Per la restituzione si ricorse anche
qui al fotocartografo Nistri, con
procedura di restituzione aerea!
Non si aveva allora a disposizione
altro restitutore universale, fra
i diversi già peraltro esistenti;
ma Cassinis voleva fermamente
dimostrare al professor
Chierici, Regio Sovrintendente
ai Monumenti della Regione
Lombardia, come la fotogrammetria
fosse versatile e capace di
passare dalla cartografia al rilevamento
delle opere d’arte: ci riuscì
perfettamente; in Fig. 6 una vista
del bassorilievo, che con una operazione
minuziosa eseguita dallo
stesso Golinelli venne restituito a
curve di livello con equidistanza
di 2 millimetri, trasformando un
“piano quotato” di oltre duemila
punti. Si noti che l’e.q.m. della
differenza fra le ascisse di due
punti venne trovato pari a ± 0,13
mm!
E ci fermiamo qui. Ci sembra di
avere dimostrato con quale perizia,
quale acume, quale dedizione
al lavoro venivano condotte le
ricerche nei tempi felici in cui
l’Italia primeggiava nel mondo di
allora nell’ambito della fotogrammetria.
Esisteva una intesa solida
e solidale fra le (poche) università
di allora che si occupavano di
geodesia, topografia e fotogrammetria,
i tre organi ufficiali dello
Stato, a ciò predisposti, la Regia
Commissione Geodetica, e le
aziende produttrici di strumenti
certamente allo stesso livello di
quelle d’Oltralpe. Oggi tutto è
cambiato, così del resto come
sono cambiate le stesse discipline
scientifiche.
BIBLIOGRAFIA
1) Selvini, Attilio. Dalla SIFIP alla SIFET. Boll. SIFET,
1/2001.
2) Selvini, Attilio. Appunti per una storia della topografia
nel XX secolo. Maggioli ed., 2013-
3) Piazzolla Beloch, Margherita Metodi grafici aerofotogrammetrici
per rilievi topografici di terreni pianeggianti.
Atti della SIFIP, 1935.
4) Finsterwalder, Sebastian. Die geometriche
Grundlagen der Photogrammetrie. Jahresbericht
DMV, Leipzig, 1899.
5) Solaini, Luigi. Studio sperimentale del Fotocartografo
Nistri. Tip. M Ponzio, Pavia, settembre 1938-XVI.
6) Solaini, Luigi. Der Photomultiplo Nistri.
Photogrammetria, Vol. IV, issue I, 1941.
7) Golinelli, Guido. Studio del Fototeodolite “Santoni”.
Rivista Del Catasto e dei SS.TT.EE., Roma, n°
3/1942-XX.
8) Golinelli, Guido. Sulla risoluzione numerica del
semplice vertici di piramide. Ibidem, Roma, n°
4/1940 –XVIII.
9) Monti, Carlo, Selvini, Attilio. Topografia, fotogrammetria
e rappresentazione all’inizio del ventunesimo
secolo. Maggioli ed., 2014.
10) Pratelli, Gino La compensazione degli errori nella
triangolazione aerea radiale. Tip. M. Ponzio, Pavia.
1939-XVII.
11) Pratelli, Gino. Sull’errore di inclinazione del fotogramma
nella triangolazione radiale con immagini dell’orizzonte.
Tip. V. Bona Torino, 1943-XXI
12) Belfiore, Placido. Air photogrammetric large scale survey
of towns and surrondings. Off. Galileo, Florence,
1939-XVII.
13) Tucci, Michele. Standars for the general revisiono
of agricoltural cultivations as resulting from the new
italian survey by methods of air photogrammetry. Ist.
Poligrafico dello Stato, Roma, 1939- XVII.
14) Bonetti, Mario. L’idrografia della costa somale e la
fotogrammetria. Tip. IIM, Genova, 1940-XVIII.
15) Cassinis, Gino. Riproduzione di un bassorilievo con
procedimenti fotogrammetrici. Rivista “Palladio”,
Roma, 1942.
PAROLE CHIAVE
SIFIP; fotogrammetria; topografia; ricerca
ABSTRACT
Exactly fifteen years ago, the second of the present
authors published on "Bulletin of SIFET" a short
article entitled "Dalla SIFIP alla SIFET" (1). There
was evoked the activities of the "Società Italiana di
Fotogrammetria Ignazio Porro", whose SIFET was
the heir. This article resumed the examination of the
publications of that Scientific Society, numbered 1 to
21, gathered in a file that was fortunately saved from
the destruction of much of the material of the Filotecnica
Salmoiraghi, when the big company founded by
Ignazio Porro was incorporated in one of many carriages
(however brief) that was in auge in the second
half of the twentieth century.
AUTORE
Attilio Selvini, attilio.selvini@polimi.it
Carlo Monti, carlo.monti@polimi.it
46 GEOmedia n°4-2016
REPORT
GEOmedia n°4-2016 47
MERCATO
POSIZIONAMENTO
ASSOLUTO: l’accuratezza
della traiettoria può essere
migliorata con dati RINEX
di proprie stazioni base o da
reti terze.
READY2GO: vola con ogni
drone con il peso inferiore a
1.5 kg. Semplicemente alimentalo
con 12V.
3DTARGET presenta
SCANFLY: payload
lidar da drone e non
solo
SCANFLY è il nuovo prodotto
sviluppato integralmente
da 3D TARGET: Azienda
italiana attiva nel settore dello
sviluppo e commercializzazione
di strumenti di misura.
SCANFLY è la soluzione chiavi
in mano per la mappatura
lidar 3D, specificatamente sviluppata
per l’utilizzo da drone.
Ultra-compatta e dal peso
ridotto ad oggi è la soluzione
con il miglior rapporto qualità
– prezzo presente sul mercato.
Il design permette l’installazione
su qualsiasi veicolo (aereo,
terrestre o marino).
L’aggiunta di una camera
panoramica consente la documentazione
fotografica
dell’ambiente circostante.
Nei mesi successivi al lancio
sarà disponibile l’opzione
SCANFLY-Backpack per l’installazione
indossabile.
Gli algoritmi SLAM affiancano
la piattaforma inerziale
integrata (INS+GNNS) per
garantire la massima accuratezza
anche in aree senza
copertura GPS. La nuvola di
punti generata è esportabile
nei formati più comuni o
per il software proprietario
SMART PROCESSING.
La parola chiave del prodotto
è EASY2USE: estrema facilità
di montaggio, utilizzo e configurazione.
Le specifiche tecniche
di SCANFLY sono chiare,
semplici e uniche. L’utente
deve solo preoccuparsi di accenderlo
e misurare.
VALORE
ALL’INVESTIMENTO:
lo stesso sistema può essere
installato ovunque: su drone,
veicolo terrestre o marino.
ESTREMA
COMPATIBILITA’: in
funzione delle informazioni
necessarie, i dati esportati
possono essere gestiti con
qualsiasi applicazione di terze
parti.
Funzioni base del sistema:
Scanner Velodyne VLP-16
Lite
IMU (INS+GNNS) accurata
Doppia antenna – doppio
ricevitore RTK GPS/Glonass
Board integrata per controllare,
acquisire e sincronizzare i
vari strumenti
Software: Smart Processing
Lidar per la fusione dei Lidar/
GPS/IMU
Valigia di trasporto
Interfaccia di montaggio personalizzabile
Possibili opzioni possono
essere:
Camere 5 MP global shutter
Fotocamera panoramica ad
alta risoluzione
3D TARGET, sviluppatore e
integratore di sistemi, presenterà
SCANFLY l’11 Ottobre
2016 durante INTERGEO
2016, la fiera mondiale di
riferimento nel settore della
geomatica. Sarà possibile
visionare in anteprima il prodotto
presso lo stand 3D
TARGET a Dronitaly 2016,
The Pro&Fun Drone Show,
il 30 Settembre-1 Ottobre
2016 presso Modena Fiera.
Per maggiori dettagli è possibile
consultare il sito internet
dedicato on-line dal giorno
del lancio ufficiale.
Per maggiori informazioni
scrivere mail a 3DTARGET o
telefonare a +39 02 00614452.
www.3dtarget.it
(Fonte: 3DTARGET)
48 GEOmedia n°4-2016
MERCATO
BREXIT e Galileo,
una perdita temibile
Il voto BREXIT ha provocato
grandi preoccupazioni
all'interno dell'industria
spaziale britannica, secondo
quanto riporta un articolo del
Financial Times. UKspace,
la camera di commercio del
settore, ha scritto al ministro
della scienza del Regno
Unito mettendo in guardia
sul temuto blocco di forniture
nel programma Galileo
dell'Unione Europea. Oltre
alle offerte esistenti per un
importo di 3 miliardi di euro,
per completare la costellazione
dei satelliti, l'industria britannica
stima che il mercato
potenziale per le applicazioni
dei servizi legati a Galileo potrebbero
ammontare a 6 miliardi
di euro entro il 2025.
Le aziende britanniche del
settore spaziale temono che
la Brexit minerà gli offerenti
nel Regno Unito
per i nuovi contratti,
perché molti di questi si
estenderanno ben oltre il
giorno di effettiva uscita
dall'UE. I concorrenti europei
come Thales Alenia
Space, società franco-italiana,
stanno già sollevando
domande sopra il coinvolgimento
delle parti con sede
in Gran Bretagna per Galileo
e per altri progetti, dicono i
dirigenti del settore e funzionari
di governo.
Inoltre non vogliono rinunciare
ad accedere a miliardi
di sterline di forniture di tecnologie
e allo sfruttamento
di Galileo, che ha affrontato
la feroce opposizione degli
Stati Uniti e le gravi difficoltà
finanziarie, per entrare in servizio
entro la fine di questo
anno.
Si sa che il progetto Galileo è
la risposta europea al Global
Positioning System sviluppato
e controllato dagli Stati
Uniti, utilizzato da milioni di
dispositivi consumer in tutto
il mondo in un mercato multimiliardario
di navigatori satellitari.
E questo porterebbe
il Regno Unito fuori da questa
logica.
Uno degli obiettivi della UE
nel lancio del progetto nel
2003 era di garantire l'indipendenza
dagli Stati Uniti,
che può bloccare l'accesso al
sistema di navigazione GPS
in tempo di conflitto. Infatti
i servizi di base di Galileo saranno
aperti a tutti, e le capacità
di guida, molto richieste
e fortemente criptate, progettate
per il settore pubblico,
sono attualmente riservate
per gli Stati membri dell'UE.
E' questo servizio pubblico
regolamentato (Public
Regulated Service) ultra
sicuro, focus dell’industria
britannica, che detiene la
navigazione a prova di frode
sfruttabile per il mercato
commerciale, anche se solo le
agenzie governative possono
accedere direttamente ai dati.
Ma la presenza britannica nel
programma Galileo è di vitale
importanza. L’Esa ha molti
fornitori importanti nel
Regno Unito e quest’uscita
da Galileo sarebbe una perdita
da evitare assolutamente.
(Fonte: Redazionale)
Geomax presenta il nuovo ZOOM 3D
GeoMax offre un portfolio completo di soluzioni
integrate sviluppando, producendo e distribuendo
strumentazione e software con la massima
qualità per la topografia e le costruzioni. GeoMax
presenta un prodotto nuovo nel suo genere, lo
ZOOM3D!
Questo strumento autolivellante e motorizzato è
l'ideale per applicazioni quali: tetti in legno; cartongesso;
piccoli cantieri; rilievo d'interni; rilievo
di facciate e molto altro..
Lo Zoom3D è un ottimo compagno nei lavori
interni, grazie alla sua semplicità sarà in grado
di velocizzare il vostro compito. All'esterno lo
Zoom3D è in grado di seguire il target presente
nel pacchetto, così da poter lavorare in autonomia
e senza interruzioni. Grazie al suo software semplice
ed intuitivo, disponibile per PC e Tablet con
Windows, è possibile importare dei progetti dal
mondo cad per poi ritrovarli in sito e viceversa.
Il software XPad è anche molto facile da imparare
e può essere usato da tutti!!!
Grazie all'interfaccia che mostra la telecamera
interna ed al puntatore laser visibile ad occhio
nudo, si può in ogni momento controllare e gestire
al meglio il lavoro.
www.geomax-positioning.it/
(Fonte: Geomax)
Stazioni Totali Leica:
Teorema presenta le
novità
Teorema srl Milano, distributore
per Lombardia e Piacenza degli
Strumenti Topografici Leica presenta
le novità Leica Viva TS16,
la stazione totale ad autoapprendimento,
ed i software Leica
Captive e Leica Infinity.
Stazione Totale Leica Viva TS16,
autoapprendimento in ogni applicazione
Presentiamo la prima Stazione
Totale dotata di autoapprendimento
al mondo. Adattandosi
automaticamente ad ogni condizione
ambientale, Leica Viva
TS16 aggancia il vostro, e solo il
vostro target. Indipendentemente
da come affrontiate un'attività o
dal numero di superfici riflettenti
in campo, questa Stazione Totale
supererà le vostre aspettative.
Coprite tutti i campi di applicazione,
questa Stazione Totale
vedrà esattamente ciò che vedrete
voi. Nota per la sua funzionalità
Imaging, Leica Viva TS16 riuscirà
a catturare ed apprendere con
esattezza le reali condizioni del
sito.
Software coinvolgente
La Stazione Totale Leica Viva
TS16 è caratterizzata dal rivoluzionario
software Leica Captivate,
in grado di trasformare dati complessi
in realistici e pratici modelli
3D. Con applicazioni facili da
utilizzare e l’intuitiva tecnologia
touch, qualsiasi tipo di misura
e di dati del progetto può essere
visto in ogni dimensione.
Leica Captivate gestisce tutti i
campi di applicazione con poco
più di un semplice tocco, indipendentemente
che lavoriate con
il GNSS o con le Stazioni Totali
o entrambi.
Crea un ponte tra campo e ufficio
Mentre Leica Captivate cattura
e modella i dati sul campo, Leica
Infinity elabora le informazioni
una volta tornati in ufficio. Un
trasferimento di dati efficiente
assicura che il lavoro sia corretto.
Leica Captivate e Leica Infinity
lavorano insieme per collegare
dati di rilievo precedenti e modificare
progetti più velocemente ed
in modo più efficiente
Il Customer Care a
un solo click di distanza
Grazie ad Active Customer Care
(ACC), la rete globale di professionisti
è a solo un click di distanza
per aiutarvi a risolvere qualsiasi
problema. Eliminate i ritardi con
un efficiente servizio di supporto
tecnico, terminate i lavori più velocemente
con un eccellente servizio
di consulenza. Ottimizzate
i tempi grazie al servizio di ricezione
ed invio dati dal campo.
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vostre esigenze, assicurandovi copertura
sempre e comunque.
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prisma - il vostro
ARTplus, nato da cinque
ottimizzazioni consecutive,
porta ad un
livello superiore la caratteristica
di automazione
già nota ed affidabile.
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la capacità della Stazione
Totale di rimanere agganciata al
vostro prisma,escludendo altre
superfici riflettenti sul campo.
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(Fonte: Teorema srl)
GEOmedia n°4-2016 49
AGENDA
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partner tecnologico IBM
Ravenna
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7 - 9 ottobre 2016
ArcheoFOSS 2016
Cagliari
www.geoforall.it/k9dp3
11-13 ottobre
INTERGEO 2016
Hamburg (Germania)
www.geoforall.it/kaxhh
12-14 ottobre 2016
Open Source Geospatial
Research Education
Symposium #OGRS2016
Perugia
www.geoforall.it/kauka
17-18 Ottobre Lainate
Smart Mobility World
Milano
www.geoforall.it/k9u4q
19-21 ottobre 2016
GEOMETOC Workshop:
Geospatial, Hydrometerological
and GNSS
Prague, Czech Republic
www.geoforall.it/kaxhc
20-21 ottobre 2016
5th International FIG 3D
Cadastre Workshop
Atene (Grecia)
www.geoforall.it/kaxq9
20-21 ottobre 2016
11th 3D Geoinfo Conference
Atene (Grecia)
www.geoforall.it/kaxqw
26-30 Ottobre 2016
TOPCART 2016 XI Congreso
Internacional de Geomática y
Ciencias de La Tierra
Toledo (Spagna)
www.geoforall.it/k3ydc
31 ottobre - 4 novembre 2016
OSTST Altimetry
Rochelle (France)
www.geoforall.it/kxxpw
8-10 novembre 2016
XX° Conferenza ASITA
Cagliari
www.geoforall.it/k9h4a
27-28 aprile 2017
GISTAM 2017 3rd
International Conference on
Geographical Information
Systems Theory, Applications
and Management
Porto (Portugal)
www.geoforall.it/kx9wx
29 maggio - 2 giugno
FIG Working week 2017
Helsinki (Finlandia)
www.geoforall.it/kaxhr
25 giugno-1 luglio 2017
XXX International Geodetic
Student Meeting
Zagreb (Croatia)
www.geoforall.it/kxpff
14-15 ottobre 2016
Age of Drones Expo Postponed
Hamburg (Germany)
www.geoforall.it/kxkw6
25-26 ottobre 2016
Satellite Masters Conference
Madrid (Spain)
www.geoforall.it/k9u4h
16-17 novembre 2016
ITSNT 2016 International
Technical Symposium on
Navigation and Timing
Toulose (France)
TEOREMA SRL
MILANO:
Dal 1986 Teorema srl lavora
a fianco dei professionisti
fornendo la tecnologia topografica
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formazione tecnica,
ed una accurata assistenza
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dettagliata di una facciata, una planimetria in 2D o dati in 3D,
per l’integrazione della modellazione BIM.
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di imaging HDR, una velocità di scansione pari a 1 milione di punti
al secondo e distanze sino a 270 m. L’ottima precisione angolare, abbinata ad
un rumore ridotto, la compensazione biassiale e le funzioni topografiche incorporate,
garantiscono nuvole di punti a colori, precise, ricche di dettagli e
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