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Rivista bimestrale - anno XX - Numero 4/<strong>2016</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />
TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />
GIS<br />
CATASTO<br />
3D<br />
INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />
FOTOGRAMMETRIA<br />
URBANISTICA<br />
GNSS<br />
BIM<br />
RILIEVO TOPOGRAFIA<br />
CAD<br />
REMOTE SENSING SPAZIO<br />
EDILIZIA<br />
WEBGIS<br />
UAV<br />
SMART CITY<br />
AMBIENTE<br />
NETWORKS<br />
LiDAR<br />
BENI CULTURALI<br />
LBS<br />
Lug/Ago <strong>2016</strong> anno XX N°4<br />
La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />
TECHNOLOGY<br />
for ALL <strong>2016</strong>:<br />
Obiettivo<br />
raggiunto<br />
Geomatica tra antico<br />
e moderno<br />
Valutazione statica di<br />
strutture storiche<br />
Emergenza sull'Himalaya
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CI STANNO A CUORE.<br />
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*Promozione valida fino al 31/10/<strong>2016</strong>
TFA<strong>2016</strong> obiettivo raggiunto<br />
Una straordinaria partecipazione di studenti, tecnici, ricercatori, professionisti,<br />
amministratori ed aziende alla terza edizione del TECHNOLOGY for ALL (TFA<strong>2016</strong>),<br />
ha dimostrato un rinnovato interesse per un evento mirato a diffondere e confrontare<br />
informazioni tecnico-scientifiche per gli sviluppi futuri del mondo della geomatica.<br />
La geomatica come base di tutto il mondo del geospatial è presente in molte delle nostre<br />
attività di routine ed è stata assimilata nella nostra vita quotidiana, però quasi senza<br />
consapevolezza della sua esistenza, a causa di una forte carenza nella formazione di base,<br />
che nel tempo si sta perdendo in un trend completamente opposto alle attuali<br />
tendenze europee e mondiali.<br />
Nel nostro paese, invece di fare formazione adeguata aggiornando repentinamente i<br />
programmi di insegnamento, specialmente delle lauree di base, si demanda e frantuma la<br />
conoscenza e l’aggiornamento in migliaia di master spesso completamente inutili, giungendo<br />
poi a far adottare gli avanzamenti tecnologi tramite apposite leggi e non per la loro<br />
convenienza. È questo il caso della recente adozione della obbligatorietà dell’uso del BIM,<br />
introdotto nel mondo delle costruzioni ad aprile scorso dal governo Renzi. In molti paesi<br />
europei, tra cui spicca l’Inghilterra, l’uso del sistema BIM (Building Information Modeling)<br />
nella maggioranza delle costruzioni e degli appalti è evidente a tutti gli operatori ed è spinto<br />
dalle manifeste ricadute economiche e sociali. L’esplosione della soddisfazione di produttori<br />
ed utenti, nel TFA<strong>2016</strong>, sta dando vita a un obiettivo comune creando un movimento non<br />
solo di convergenze e competitività ma di immediata contestualizzazione. I contenuti si sono<br />
alimentati sia spontaneamente con singoli contributi che dal raffronto di ambiti di specifica<br />
collaborazione. Nella prima circostanza, dal palco dell’Auditorium della Biblioteca Nazionale<br />
Centrale di Roma sono state mostrate esperienze svolte recentemente dai professionisti,<br />
produttori e amministratori; nella seconda, gli stands espositivi delle aziende hanno<br />
espresso il loro ruolo di primo piano nel campo di estensione dell’operatività consueta,<br />
anche presso le pubbliche amministrazioni, non solo con processi di ottimizzazione e<br />
connessione trasversale di banche dati generate da tecnologie d’avanguardia. Partendo dal<br />
workshop ad immersione completa di ogni tecnologia più avanzata testabile, che si è svolto<br />
nell’Area Archeologica di Massenzio (Roma), fino alle analisi velocemente realizzate con<br />
assemblamento dei dati rilevati. Quest’ultimi frutto dei test espositivi, organizzati per essere<br />
messi a disposizione successivamente per studiosi che vorranno utilizzarli per le loro analisi.<br />
Operative, con criteri di rapidità eccezionali, sono state tecnologie come Laser Scanner,<br />
Total Station, Droni, Image processing, Realtà Virtuale, 3D Model, Mobile Mapping,<br />
GNSS, Indagine magnetometrica, Prospezione tomografica elettrica tridimensionale ed<br />
Analisi dinamico-vibrazionale. L’evento è stato reso possibile dalla Biblioteca Nazionale<br />
Centrale di Roma (MIBACT), dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali Capitolina e dai<br />
numerosi sponsor, partner e patrocinanti che, insieme ai moderatori, ai relatori, al pubblico<br />
intervenuto e lo staff logistico hanno reso possibile un evento particolarmente positivo.<br />
Ci auguriamo che manifestazioni come queste non servano solo come esperienza<br />
del momento, ma anche come sviluppo futuro. Innovazione e sviluppo convivono<br />
simbioticamente. Senza innovazione non ci può essere sviluppo, senza sviluppo non ci può<br />
essere memoria dell’innovazione e dialettica tra soluzioni e proposte. La comunicazione<br />
a più ampio raggio non solo divulga tutte le informazioni tecniche (spesso complicate da<br />
apprendere) in modo semplice, ma diventa parte portante di un confronto che lega tanti<br />
operatori di diversi settori e di diversi ambienti in un’unica grande squadra.<br />
Buona lettura,<br />
Renzo Carlucci
In questo<br />
numero...<br />
FOCUS<br />
REPORT<br />
GUEST<br />
Ponti antichi<br />
e moderni: utilizzo di<br />
tecniche geomatiche<br />
per il rilievo, la<br />
rappresentazione<br />
e la modellazione<br />
strutturale<br />
di Serena Artese, Angela Miceli,<br />
Paolo Talarico, Assunta Venneri,<br />
Giuseppe Zagari e Raffaele Zinno<br />
6<br />
LE RUBRICHE<br />
11 20 anni di <strong>GEOmedia</strong><br />
26 IMMAGINE ESA<br />
37 ASSOCIAZIONI<br />
48 MERCATO<br />
50 AGENDA<br />
Sullo sfondo una suggestiva<br />
immagine del TECHNOLOGY<br />
forALL presso il complesso archeologico<br />
Villa di Massenzio,<br />
al momento del lancio di un<br />
sistema a pilotaggio remoto.<br />
12<br />
La tecnologia laser<br />
scanning per la<br />
valutazione statica<br />
delle strutture<br />
storiche<br />
di Filiberto Chiabrando,<br />
Elisabetta Donadio , Giulia<br />
Sammartano e Antonia Spanò<br />
18<br />
In copertina uno dei<br />
software da campo per<br />
assistenza al lavoro dei<br />
rilevatori e dei topografi,<br />
mostrato in azione durante<br />
il Forum dell’Innovazione<br />
delle tecnologie geomatiche,<br />
il TECHNOLOGY for<br />
ALL <strong>2016</strong>, su piattaforme<br />
per tablet quali Android e<br />
Windows Mobile.<br />
La manutenzione e<br />
riabilitazione delle<br />
dighe ed opere<br />
idrauliche associate<br />
di Francesco Fornari<br />
geomediaonline.it<br />
<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />
Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />
processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />
in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />
In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />
per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />
geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />
della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />
spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.
INSERZIONISTI<br />
3D TARGET 47<br />
42 L’attività di<br />
ricerca della<br />
SIFIP<br />
di Carlo Monti<br />
e Attilio Selvini<br />
Epsilon 40<br />
Esri 51<br />
Flytop 24<br />
GEOfly 10<br />
GEOCART 48<br />
Aerrobotix 37<br />
ME.S.A 11<br />
Planetek 41<br />
Sinergis 25<br />
Sistemi Territoriali 33<br />
Teorema 50<br />
34<br />
Immagini dal<br />
TECHNOLOGY<br />
for ALL<br />
a cura della Redazione<br />
36<br />
INTERGEO<br />
<strong>2016</strong><br />
a cura della<br />
Redazione<br />
Topcon 52<br />
Trimble 2<br />
28<br />
Emergenza<br />
sull’Himalaya<br />
di John Stenmark<br />
38 Geo-graphical<br />
Representation for<br />
Future Challenges<br />
in e.Education<br />
by Agata Lo Tauro<br />
una pubblicazione<br />
Science & Technology Communication<br />
Direttore<br />
RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />
Comitato editoriale<br />
Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale, Luigi<br />
Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio, Michele Dussi, Michele<br />
Fasolo, Flavio Lupia, Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro<br />
Salvemini, Domenico Santarsiero, Attilio Selvini, Donato Tufillaro<br />
Direttore Responsabile<br />
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Redazione<br />
VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />
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Comunicazione e marketing<br />
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MediaGEO soc. coop.<br />
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Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />
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Editore: mediaGEO soc. coop.<br />
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Science<br />
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Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la<br />
riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in<br />
qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i<br />
sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />
Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />
Numero chiuso in redazione il 10 ottobre <strong>2016</strong>.
FOCUS<br />
Ponti antichi e moderni: utilizzo di tecniche<br />
geomatiche per il rilievo, la rappresentazione<br />
e la modellazione strutturale<br />
di Serena Artese, Angela Miceli, Paolo Talarico, Assunta Venneri,<br />
Giuseppe Zagari e Raffaele Zinno<br />
Presso il Laboratorio SmartLab dell’Università della Calabria<br />
si svolgono da diverso tempo attività riguardanti il rilievo, il<br />
monitoraggio e la rappresentazione di strutture.<br />
Nell’articolo sono descritte le attività riguardanti due ponti<br />
che presentano caratteristiche molto diverse: gli strumenti,<br />
Fig. 1 – Il laser scanner in stazione (sx alto), l’unione<br />
delle nuvole filtrata (dx alto), il modello (in basso)<br />
le tecniche adoperati per il rilievo e la georeferenziazione, le<br />
operazioni di modellazione, i risultati numerici relativi alle ipotesi<br />
geometriche e gli scostamenti tra modelli ed as built.<br />
Le attività descritte sono<br />
state eseguite nell’ambito<br />
di una campagna di<br />
rilievo e modellazione di ponti<br />
stradali. Gli enti preposti alla<br />
manutenzione dei manufatti<br />
stradali (ANAS, Regioni,<br />
Province, ecc..) devono affrontare<br />
problemi differenti per<br />
strutture recenti o datate. Nel<br />
primo caso si dispone dei progetti<br />
esecutivi e dei disegni di<br />
contabilità, per cui l’obiettivo<br />
dei rilievi è quello di ottenere il<br />
cosiddetto as built, da confrontare<br />
con il progetto, per attività<br />
di collaudo e di contabilizzazione<br />
dei lavori eseguiti, oltre<br />
che per scopi di documentazione<br />
[Fuchs et al., 2004, Zogg<br />
and Ingensand, 2008]. Nel<br />
caso di strutture datate, molto<br />
spesso non è possibile disporre<br />
di elaborati progettuali, per cui<br />
l’attività di rilievo serve anche<br />
per ricostruire le modalità esecutive<br />
e scomporre l’organismo<br />
strutturale negli elementi che<br />
erano stati considerati e dimensionati<br />
nella fase progettuale<br />
[Lubowiecka et al., 2009].<br />
I modelli geometrici ottenuti<br />
sono utilizzati dagli strutturisti<br />
per ottenere la modellazione<br />
agli elementi finiti e modellare<br />
il comportamento strutturale<br />
sotto carichi statici, transito di<br />
carichi mobili e azioni sismiche.<br />
La modellazione strutturale<br />
consente di individuare le<br />
parti critiche delle strutture,<br />
eventualmente da rinforzare.<br />
I rilievi e le rappresentazioni<br />
sono utilizzati, inoltre, per l’individuazione<br />
di zone degradate<br />
o che presentano distacchi di<br />
copriferro, sulle quali bisogna<br />
intervenire con azioni di recupero<br />
e restauro.<br />
Un accurato modello agli elementi<br />
finiti è utilizzato, infine,<br />
per l’identificazione dei modi<br />
di vibrare della struttura indipendenti<br />
da sollecitazioni<br />
esterne, necessari per prevedere<br />
il suo comportamento sotto<br />
carichi dinamici.<br />
Di seguito sono descritti le<br />
operazioni eseguite per il rilievo<br />
e la modellazione di due<br />
ponti posti su due strade gestite<br />
dalla Provincia di Cosenza.<br />
Il primo ponte è un manufatto<br />
di recentissima realizzazione,<br />
con impalcato costituito da<br />
travi prefabbricate in cemento<br />
armato precompresso e fornito<br />
di isolatori sismici.<br />
Il secondo è un ponte ad arco<br />
risalente agli anni ’50 in cemento<br />
armato realizzato in<br />
opera. Il rilievo in questo caso<br />
è finalizzato alla ricostruzione<br />
esatta della geometria, alla ricostruzione<br />
del procedimento<br />
costruttivo, all’individuazione<br />
di cedimenti fondali ed alla<br />
modellazione agli elementi finiti<br />
del comportamento della<br />
struttura.<br />
Strumenti e metodologia<br />
Si è scelto di utilizzare la tecnologia<br />
laser scanner, con fotocamera<br />
integrata, così da acquisire<br />
grandi quantità di dati, sia<br />
geometrici che fotografici, in<br />
tempi contenuti.<br />
La scelta del laser scanner per<br />
eseguire un rilievo in maniera<br />
6 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
Fig. 2 – Ponte Caprovidi: Particolare di una nuvola di punti a colori.<br />
soddisfacente, con precisione<br />
adeguata e completezza di<br />
rappresentazione, oltre alle inderogabili<br />
considerazioni circa<br />
la precisione e la portata, deve<br />
tener conto anche di alcune<br />
altre caratteristiche praticooperative.<br />
È fondamentale<br />
la valutazione delle prese<br />
necessarie per una completa<br />
visibilità di tutte le parti<br />
dell’oggetto da rilevare, e delle<br />
condizioni nelle quali si deve<br />
operare per eseguire il rilievo.<br />
E’ stato utilizzato il laser scanner<br />
RIEGL VZ 1000, avente le<br />
seguenti caratteristiche:<br />
4Accuratezza del singolo punto<br />
± 8mm<br />
4Portata da 1m a 1400m<br />
4Frequenza di campionamento<br />
fino a 122.000 punti/sec<br />
4Campo di vista:<br />
100°(Verticale) - 360°<br />
(Orizzontale)<br />
4Compensatore e magnetometro<br />
4Ricevitore GPS<br />
4Fotocamera NikonD610<br />
con obiettivo da 20 mm calibrata<br />
4Acquisizione della forma<br />
d’onda dell’impulso di ritorno<br />
Quest’ultima caratteristica<br />
permette di discriminare il<br />
terreno o un manufatto dalla<br />
vegetazione che lo ricopre.<br />
L’elaborazione dei dati da<br />
laser scanner è stata eseguita<br />
con i software RiscanPro ® e<br />
Geomagic ®.<br />
Bisogna osservare che il ricevitore<br />
GPS di cui è fornito il<br />
laser scanner utilizzato consente<br />
solo un posizionamento<br />
approssimato della stazione<br />
(single point positioning) con<br />
l’utilizzo del codice ed il metodo<br />
delle pseudoranges, per<br />
cui, per ottenere una georeferenziazione<br />
accurata è stato<br />
utilizzato un ricevitore Leica<br />
Viva a doppia frequenza, in<br />
grado di ricevere i segnali<br />
provenienti dalle costellazioni<br />
GPS e GLONASS. Per la restituzione<br />
dei rilievi satellitari<br />
in modalità differenziale, ci si<br />
è avvalsi dei dati acquisiti dalla<br />
stazione permanente GNSS alloggiata<br />
presso il laboratorio di<br />
Geomatica del Dipartimento<br />
di Ingegneria Civile dell’Università<br />
della Calabria, che<br />
acquisisce i dati con frequenza<br />
di un secondo. L’elaborazione<br />
dei dati acquisiti, eseguita con<br />
il software Leica Geo-Office<br />
®, ha fornito le coordinate dei<br />
punti di stazione con approssimazione<br />
centimetrica.<br />
Ponte Arenazza<br />
Il ponte Arenazza, in località<br />
Ceramide del Comune di Cetraro<br />
(CS), è sito al km 0+250<br />
della Strada Provinciale 270. E’<br />
un ponte a due campate, con<br />
impalcato costituito da travi in<br />
c.a.p. affiancate e sovrastante<br />
soletta in c.a.; le travi sono<br />
poggiate sulle due spalle e sulla<br />
pila centrale, fornite di isolatori<br />
sismici. Lo scopo principale<br />
del rilievo era la verifica della<br />
conformità del manufatto realizzato<br />
al progetto. Per questa<br />
ragione non era necessario<br />
eseguire prese dai due lati della<br />
carreggiata, ma bastava ricavare<br />
il dimensionamento degli elementi<br />
costruttivi (spalle, pila,<br />
travi, appoggi). Non ha costituito,<br />
pertanto, un problema<br />
la presenza di una recinzione<br />
metallica che impediva l’accesso<br />
alla zona a nord della<br />
carreggiata. E’ stato sufficiente,<br />
inoltre, un solo punto di stazione,<br />
scelto in modo tale da<br />
poter scansionare la massima<br />
parte del manufatto (Figura 1).<br />
Lo strumento, utilizzato con<br />
compensatore attivato (levelled<br />
instrument), fotocamera esterna<br />
Nikon D610 e ricevitore GPS<br />
montati, è stato configurato<br />
con una risoluzione di 0.08°/<br />
pt e una velocità di scansione di<br />
120.000 punti al secondo.<br />
Alcuni particolari del ponte<br />
(isolatori sismici) sono stati<br />
Fig. 3 – Ponte Caprovidi: Unione delle scansioni.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 7
FOCUS<br />
scansionati con una risoluzione<br />
di 0.007°/pt, per poter<br />
ricostruire in maniera più accurata<br />
la loro geometria.<br />
Per la georeferenziazione sono<br />
state utilizzate le coordinate<br />
della stazione ricavate mediante<br />
GPS, unite alle indicazioni<br />
del magnetometro di cui è dotato<br />
il laser scanner.<br />
Dopo aver sfoltito la nuvola<br />
attraverso le operazioni di filtraggio<br />
del rumore, filtraggio<br />
della ridondanza e decimazione<br />
si è passati alla fase di ricostruzione<br />
di superfici, tramite<br />
mesh [Remondino, 2003].<br />
Imponendo l’esistenza di primitive<br />
geometriche note (piani),<br />
è stato ottenuta la geometria<br />
semplificata del manufatto,<br />
da confrontare con i disegni<br />
di progetto. Dal modello tridimensionale<br />
si sono ricavate<br />
sezioni verticali ed orizzontali.<br />
Le prese dettagliate sono state<br />
utilizzate per la modellazione<br />
degli appoggi.<br />
Ponte Caprovidi<br />
Il ponte Caprovidi, in località<br />
S. Angelo del Comune di Cetraro<br />
(CS), è sito al km 1+900<br />
della Strada Provinciale 26. E’<br />
un ponte ad arco in c.a. gettato<br />
in opera, con due pile a telaio<br />
convergenti nei plinti di appoggio<br />
dell’arco (Figure 2,3).<br />
Fig. 4 – Ponte Caprovidi: Mesh.<br />
Fig. 5 – Ponte Caprovidi: Modello CAD.<br />
Per il rilievo sono state utilizzate<br />
tre scansioni. A causa della<br />
situazione topografica, infatti,<br />
non è stato possibile accedere<br />
alla zona in destra idraulica del<br />
fiume, per cui alcune parti risultavano<br />
non visibili; anche la<br />
folta vegetazione ha costituito<br />
un ostacolo che ha impedito<br />
di scansionare alcune parti<br />
delle spalle del ponte. Infine,<br />
le basi di appoggio dell’arco e<br />
dei telai risultano coperte, oltre<br />
che da vegetazione, da terreno<br />
di riporto. Per ogni scansione<br />
è stata prevista una parziale<br />
sovrapposizione spaziale con<br />
quelle adiacenti.<br />
Sono state eseguite due prese<br />
dai due lati del manufatto; per<br />
la terza acquisizione, eseguita<br />
sotto l’impalcato, lo strumento<br />
è stato posizionato con un’inclinazione<br />
di 90°. Anche in<br />
questo caso, alcuni particolari<br />
del ponte sono stati scansionati<br />
con una definizione maggiore.<br />
Sono stati posizionati targets<br />
cilindrici aventi un diametro di<br />
14 cm, per agevolare l’allineamento<br />
delle scansioni in fase di<br />
post processing. E’ stato adoperato<br />
il sistema di riferimento<br />
della prima una stazione anche<br />
per le successive. I targets,<br />
aventi superfici catarifrangenti,<br />
sono stati posizionati in modo<br />
tale da essere facilmente e chiaramente<br />
visibili nelle scansioni.<br />
Per la georeferenziazione accurata<br />
sono state utilizzate le<br />
acquisizioni eseguite con il<br />
ricevitore GNSS a doppia frequenza,<br />
post-elaborate insieme<br />
ai dati raccolti dalla stazione<br />
fissa permanente.<br />
L’operazione di filtraggio e<br />
sfoltimento delle nuvole di<br />
punti è stato particolarmente<br />
delicato. Pur avendo la possibilità<br />
di discriminare gli impulsi<br />
di ritorno, è stato necessario un<br />
approfondito lavoro dell’operatore,<br />
in quanto le procedure<br />
automatiche erano influenzate<br />
dalla vegetazione e sullo sfondo<br />
dalla geometria dell’opera.<br />
In assenza dei disegni di progetto,<br />
il rilievo è stato finalizzato<br />
alla ricostruzione del manufatto,<br />
ma anche ad ottenere<br />
il progetto iniziale (reverse engineering).<br />
Per questo motivo<br />
sono stati ricavati due modelli:<br />
il primo è ottenuto direttamente<br />
dalla mesh generata dopo le<br />
fasi di registration, filtraggio<br />
e decimazione; il secondo è<br />
il modello geometricamente<br />
regolare, che dovrebbe rappresentare<br />
il progetto dell’opera.<br />
Il primo modello può essere<br />
utilizzato per documentazione,<br />
mentre il secondo viene<br />
8 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
Fig. 6 – Scostamenti Punti-Modello.<br />
Fig. 7 – Scostamenti alti<br />
Punti-Modello<br />
in corrispondenza di zone<br />
deteriorate.<br />
adoperato come base per modellazioni<br />
strutturali. Recenti<br />
applicazioni mirano ad ottenere<br />
il modello ad elementi finiti<br />
direttamente dalla nuvola di<br />
punti [Castellazzi et al., 2015].<br />
In figura 4 si osserva la mesh<br />
ottenuta dopo l’eliminazione<br />
della vegetazione. E’ evidente<br />
la mancanza d’informazione,<br />
soprattutto nelle zone delle<br />
fondazioni.<br />
Le indagini in loco e le misure<br />
di dettaglio hanno consentito<br />
di integrare i risultati del<br />
rilievo con laser scanner e di<br />
mettere a punto il modello geometrico<br />
più probabile di progetto,<br />
rappresentato in figura<br />
5 con gli elementi strutturali<br />
principali evidenziati in colori<br />
diversi.<br />
Nelle figure 6 e 7 sono riportati<br />
gli scostamenti tra il modello<br />
geometrico “ideale” e la nuvola<br />
dei punti. Si può osservare<br />
che gli scostamenti sono in<br />
genere di ordine centimetrico,<br />
rientranti nelle tolleranze di lavorazione<br />
per questo genere di<br />
strutture gettate in opera.<br />
Le zone rosse e blu individuano<br />
irregolarità dovute in genere<br />
a distacchi di materiale. I valori<br />
molto alti delle deviazioni massima<br />
e minima sono dovuti alla<br />
presenza di alcuni outliers non<br />
filtrati.<br />
Il modello del progetto è una<br />
rappresentazione analitica del<br />
volume dell’opera. Durante la<br />
vettorializzazione si procede ad<br />
eliminare eventuali interferenze<br />
tra i vari solidi semplici che<br />
formano il volume complessivo.<br />
Il modello così ottenuto, in<br />
questo caso, è stato utilizzato<br />
per l’identificazione dinamica,<br />
procedura molto utile anche<br />
per individuare possibili danneggiamenti<br />
nella struttura. Il<br />
modello iniziale è stato trasformato<br />
in modello ad elementi<br />
finiti (FEM) ed analizzato<br />
tramite il software di analisi<br />
strutturale Abaqus [ABAQUS,<br />
2014], che tramite procedure<br />
automatiche importa il modello<br />
grafico vettorializzato<br />
e lo converte in una mesh di<br />
elementi finiti, in questo caso<br />
elementi tetraedrici a 4 nodi<br />
solidi con solo 3 gradi di libertà<br />
per nodo (Ux, Uy, Uz).<br />
Questa tipologia di elementi<br />
ha consentito di generare mesh<br />
prevalentemente strutturate e<br />
comunque abbastanza regolari,<br />
senza perdere di accuratezza<br />
anche nelle zone a spessore variabile<br />
(Figure 8 e 9).<br />
Gli output dei calcoli strutturali<br />
eseguiti sul modello<br />
agli elementi finiti sono stati<br />
confrontati con quelli ottenuti<br />
tramite misurazioni in situ<br />
eseguite posizionando sull’opera<br />
dei trasduttori di accelerazione<br />
unidirezionali, disposti<br />
in modo adeguato, di tipo<br />
piezo-elettrico con sensibilità<br />
pari a 10 V/g. Tali sensori hanno<br />
consentito di individuare<br />
i modi di vibrare reali della<br />
struttura sottoposta a rumori<br />
ambientali e sollecitazioni non<br />
controllate (FDD) [GRANO,<br />
2015]. I risultati delle analisi<br />
sono in perfetto accordo con le<br />
Fig. 8 – Modello FEM generato automaticamente a partire dal modello CAD.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 9
FOCUS<br />
misurazioni in situ<br />
e non sono state<br />
necessarie particolari<br />
procedure di<br />
updating per identificare<br />
le caratteristiche<br />
meccaniche<br />
della struttura, che<br />
sono risultate in<br />
accordo con i valori<br />
di progetto o<br />
misurati in sito.<br />
Conclusioni e<br />
futuri sviluppi<br />
I risultati ottenuti<br />
hanno mostrato<br />
l’utilità delle tecniche<br />
geomatiche sia<br />
per la documentazione<br />
che per<br />
la modellazione<br />
strutturale di ponti.<br />
Le future attività<br />
riguarderanno<br />
anche manufatti<br />
antichi in muratura<br />
di mattoni e<br />
di pietrame, che<br />
presentano problematiche<br />
particolari<br />
dovute alle irregolarità<br />
geometriche<br />
caratteristiche in<br />
questa tipologia<br />
strutturale.<br />
Fig. 9 – Viste del modello FEM.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
ABAQUS 6.14 Analysis User’s Manual’. Online Documentation Help: Dassault Systèmes.<br />
Castellazzi G., D’Altri A.M., Bitelli G., Selvaggi I. and Lambertini A. (2015), From laser scanning to finite element analysis of complex buildings<br />
by using a semi-automatic procedure, Sensors, 15(8), 18360-18380; doi:10.3390/s150818360.<br />
Fuchs, P.A., Washer, G.A., Chase, S.B., and Moore, M. (2004), Applications of Laser-Based Instrumentation for Highway Bridges, Journal of<br />
Bridge Engineering , ASCE, November/December, pp. 541-549.<br />
Grano, A. (2015). Health monitoring of buildings: methodologies, tools and practical applications. Tesi di Dottorato.<br />
Lubowiecka, I.; Armesto, J.; Arias, P.; Lorenzo, H. (2009) Historic bridge modelling using laser scanning, ground penetrating radar and finite<br />
element methods in the context of structural dynamics. Engineering Structures, 31, 2667-2676.<br />
Remondino, F. (2003). From point cloud to surface: the modeling and visualization problem. International Archives of Photogrammetry,<br />
Remote Sensing and Spatial Information Sciences, 34(5), W10.<br />
Zogg, H.M., and Ingensand, H. (2008), Terrestrial Laser Scanning for Deformation Monitoring –Load Tests on the Felsenau Viaduct (CH), The<br />
International Archives of the Photogrammetry, Remote Sensing and Spatial Information Sciences , Volume XXXVII, Part B5, pp. 555-562.<br />
ABSTRACT<br />
In the last few years, at the SmartLab laboratory of the University of Calabria, there were developed activities in the field of surveying, monitoring and representation of<br />
structures. In the framework of these activities, Geomatics techniques for the surveying of bridges are widely used since 2014. The results of the measurements are used<br />
for documentation and representation purposes, as well as for the reconstruction of the constructive procedures. The finite element modeling of the structures has been<br />
obtained to simulate their behavior in case of earthquake.<br />
The article describes the activities relating to two bridges, that have very different characteristics. The first bridge has been recently built, and it is characterized by a<br />
superstructure realized with precast prestressed concrete girders and provided with seismic isolators. In this case, the activity is mainly aimed to get an "as built", useful<br />
for control and documentation. The second bridge dates back to the 50s of the twentieth century: it is an arch bridge made of reinforced concrete. The surveying in<br />
this case is aimed to the exact reconstruction of geometry, the identification of foundation settlement and the finite element modeling, to simulate the behavior of the<br />
structure in seismic conditions.<br />
The article describes the activities, instruments and techniques used for surveying and modeling operations, along with the deviations between models and "as built".<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Laser Scanner; ricostruzione 3D; modelli FEM; identificazione strutturale; Ingegneria inversa<br />
AUTORE<br />
Serena Artese, Serena.artese@unical.it<br />
Angela Miceli, angela.miceli.smartlab@gmail.com<br />
Paolo Talarico, paolo.talarico.smartlab@gmail.com<br />
Assunta Venneri, assunta.venneri.smartlab@gmail.com<br />
Giuseppe Zagari, Giuseppe.zagari@unical.it<br />
Raffaele Zinno, Raffaele.zinno@unical.it<br />
Università della Calabria - DIMES Dipartimento di Ingegneria Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistica<br />
NOTA REDAZIONE<br />
Il presente contributo è cofinanziato con il sostegno della Commissione Europea, Fondo Sociale Europeo e della<br />
Regione Calabria. Inoltre è stato presentato alla 19° Conferenza ASITA 2015 (Lecco). Si ringrazia la segreteria<br />
organizzativa per la cortesia e la disponibilità dimostrata e si augura la migliore riuscita per la 20° Conferenza<br />
ASITA <strong>2016</strong> (Cagliari 8-9-10 novembre <strong>2016</strong>).<br />
Vola solo chi osa farlo<br />
(anonimo)<br />
Vola sicuro con l'autorizzazione ENAC.<br />
Vola responsabile con l'addestramento e laconoscenza delle norme.<br />
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4D SMART VISION ASSOCIATION<br />
10 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
20 anni<br />
FOCUS<br />
un mondo di bit e di satelliti.<br />
20 anni fa: perchè la newsletter italiana di geomatica?<br />
La proposta editoriale di<br />
<strong>GEOmedia</strong> nasce dalla constatazione<br />
di un vuoto informativo<br />
che da più parti è sentito<br />
e puntualizzato come aspetto<br />
non secondario sia nella formazione<br />
che nell'adempimento<br />
della professione del topografo,<br />
del cartografo, del tecnico del<br />
survey o del rilevatore di beni<br />
culturali.<br />
Perché la neswletter italiana<br />
di geomatica? Geomatica è<br />
sinonimo di automazione delle<br />
Scienze della Terra, termine<br />
attuale che coniuga aspetti<br />
professionali ed applicativi in<br />
Anche se di recentissimo conio,<br />
l'espressione è già invalsa<br />
nell'uso allargandosi a vasti<br />
settori accanto a neologismi<br />
paralleli che parzialmente ne<br />
colgono o riflettono l'universo<br />
pratico, come technadvance<br />
(technological advance) a sua<br />
volta sinonimo di tecnologie<br />
avanzate. Da qualche<br />
anno operativo in Canada è<br />
il Department of Geomatics<br />
e più recentemente,<br />
”<br />
diversi<br />
Dipartimenti di Geomatica<br />
sono stati attivati nelle<br />
Università Europee.<br />
Così esordiva il numero 0 della “newsletter italiana di geomatica”<br />
a fine 1996, quattro pagine di informazioni che avrebbero<br />
dato vita successivamente a <strong>GEOmedia</strong>, la rivista italiana di<br />
geomatica, che ancora oggi dopo ben 20 anni porta l'informazione<br />
del settore ponendosi come un ponte tra la ricerca, l'accademia, la<br />
professione e la pubblica amministrazione.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 11
REPORT<br />
La tecnologia laser scanning per la<br />
valutazione statica delle strutture storiche<br />
di Filiberto Chiabrando, Elisabetta Donadio , Giulia Sammartano e Antonia Spanò<br />
Il gruppo di Geomatica del Politecnico di Torino, ha avviato in collaborazione con il gruppo di Ingegneria delle<br />
Strutture, un programma di esperienze condotte su casi studio significativi, per contribuire agli studi che<br />
tendono a delineare buone pratiche per la generazione di modelli relativi a diverse tipologie di strutture storiche.<br />
Questo contributo intende riferire alcuni risultati di queste esperienze: in particolare viene approfondita la<br />
generazione di modelli accurati da nuvole dense e della loro riduzione a modelli dalle geometrie semplificate,<br />
con l’ulteriore finalità di ricercare strategie di automazione del processo di generazione ed editing che conduca<br />
a modelli adeguati per il calcolo strutturale analitico.<br />
La tecnologia laser scanner e<br />
la sua versatilità per le analisi<br />
architettoniche<br />
I metodi aggiornati del rilevamento<br />
close-range, basati su<br />
sistemi a sensore attivo o passivo<br />
che consentono di generare<br />
modelli tridimensionali accurati<br />
e altamente descrittivi degli<br />
oggetti rilevati, sono sempre<br />
più chiamati ad accompagnare<br />
l’intero sviluppo dei progetti di<br />
Conservazione del patrimonio<br />
costruito.<br />
Le finalità principali per le quali<br />
viene richiesto l’intervento di<br />
metodologie in grado di fornire<br />
risultati metrici verificabili e di<br />
qualità predefinite possono essere<br />
variegati e sempre più spesso<br />
non indipendenti fra loro.<br />
L’ introduzione di automatismi<br />
nella raccolta dati, elaborazione,<br />
gestione, produzione e comunicazione<br />
dei risultati consente<br />
di focalizzare l’attenzione sulla<br />
lettura e interpretazione delle<br />
informazioni, sui sistemi di rappresentazione<br />
e comunicazione,<br />
sulla diffusione condivisa e sulla<br />
facilità di fruizione dei risultati.<br />
Il vantaggio pienamente riconosciuto<br />
ormai da un certo tempo<br />
alle tecnologie della fotogrammetria<br />
digitale e del terrestrial<br />
laser scanning (TLS), e soprattutto<br />
alla loro integrazione, è<br />
quello dell’elevata produttività<br />
di acquisizione dei dati, densi<br />
accurati e tridimensionali, che<br />
consentono di costituire un<br />
archivio digitale 3D dal quale<br />
selezionare e declinare le elaborazioni<br />
successive al fine di<br />
derivare prodotti del rilievo,<br />
modelli digitali 2D, 3D e le ortofoto.<br />
(Boehler, Marbs, 2004;<br />
Shan, Toth, 2008)<br />
L’insieme delle nuvole di punti<br />
è a tutti gli effetti un database<br />
tridimensionale, che sicuramente<br />
consente di indagare più<br />
dettagliatamente il manufatto,<br />
tramite anche i prodotti derivati;<br />
l’ortoproiezione e i DEM<br />
hanno avuto infatti un ruolo<br />
fondamentale nello studio e<br />
analisi del variegato mondo dei<br />
Beni Culturali, principalmente<br />
architettonici e archeologici ma<br />
anche tutti gli altri, da quelli<br />
paesaggistici a quelli artistici,<br />
poiché hanno consentito di<br />
Fig. 2 - Modello di punti con proiezione<br />
dei dati RGB, porzioni di edificio<br />
rappresentate tramite modelli mesh,<br />
vettorializzazione della muratura isodoma<br />
tramite ortofoto e restituzione<br />
dal modello 3D.<br />
12 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
Fig. 1 - Alcuni esempi degli imponenti dissesti delle murature e delle volte delle Terme-chiesa.<br />
finalizzare le indagini di sistemi<br />
costruttivi, elementi architettonici,<br />
materiali, degrado superficiale<br />
e strutturale, nonchè nel<br />
monitoraggio degli stati di conservazione.<br />
(Patias, 2013)<br />
La generazione di modelli<br />
idonei alla valutazione statica<br />
Il campo di studi della valutazione<br />
e del consolidamento<br />
delle strutture architettoniche<br />
caratterizzate da tecniche<br />
costruttive tradizionali, deve<br />
sicuramente affrontare la sfida<br />
di un infinito delinearsi di casi<br />
studio, di scenari diversi dovuti<br />
a sistemi e tecniche costruttive<br />
differenti, materiali diversi,<br />
moltiplicati in declinazioni di<br />
aree geografiche che esprimono<br />
le proprie peculiarità. Con il<br />
crescere della consapevolezza<br />
della fragilità dei beni ed al<br />
contempo del rischio cui sono<br />
sottoposti per le ragioni sia<br />
antropiche che naturali, oltre<br />
ad essere accresciute le capacità<br />
di analisi e di intervento, si è<br />
sviluppata la fiducia nelle sinergie<br />
interdisciplinari. E’ quindi<br />
un’importante conseguenza che<br />
le linee guida dedicate agli interventi<br />
sul patrimonio costruito<br />
tutelato 1 suggeriscano esigenze<br />
ai sistemi di documentazione<br />
e rilievo, ed anzi è rilevante<br />
che i diversi campi di studio si<br />
confrontino e si infittiscano gli<br />
studi in collaborazione in quanto<br />
è sicuramente riconosciuta<br />
preminente la necessità di poter<br />
disporre di quadri conoscitivi<br />
il più possibile dettagliati ed<br />
approfonditi. (Pieraccini et al.,<br />
2013, Castellazzi et al., 2015)<br />
La generazione di modelli<br />
idonei alle valutazioni staticostrutturali<br />
si può considerare<br />
sicuramente una specializzazione<br />
ulteriore della generazione di<br />
modelli architettonici dedicati<br />
in senso più vasto alle variegate<br />
indagini e monitoraggi richiesti<br />
dai progetti di conservazione.<br />
In linea generale la segmentazione<br />
del modello che individua<br />
porzioni omogenee rispondenti<br />
all’organizzazione degli elementi<br />
architettonici e costruttivi della<br />
fabbrica comporta un livello di<br />
organizzazione del modello che<br />
è sicuramente cruciale per poterlo<br />
utilizzare con finalità specializzate<br />
di diverso tipo. Tale<br />
livello di organizzazione deve<br />
essere ulteriormente finalizzato<br />
al riconoscimento del sistema<br />
strutturale per le indagini di<br />
stabilità condotte con il metodo<br />
degli Elementi Finiti, che è una<br />
tecnica numerica che permette<br />
Fig. 3 - A sinistra, applicazione dell’algoritmo<br />
region growing per l’individuazione<br />
di superfici piane sulla mesh dei conci<br />
architettonici. La variazione di tolleranza<br />
della ricerca dei punti complanari consente<br />
l’individuazione dei contorni dei singoli<br />
blocchi murari. A destra l’estrazione dei<br />
contorni dei conci di un arco, applicata alla<br />
nuvola di punti e alla superficie triangolata.<br />
Il riconoscimento a partire dalla nuvola è<br />
molto accurato (sul 70% dei punti lo scarto<br />
dalla nuvola originale è inferiore a 7mm);<br />
leggermente meno accurato è il riconoscimento<br />
a partire della mesh ma la linearità<br />
del profilo e il numero di vertici estratti è<br />
sicuramente più opportuno per gli obiettivi<br />
indicati (sul 40% circa dei punti lo scarto<br />
è inferiore a 3mm,il 40% circa tra 3 e 7<br />
mm e per i restanti si raggiungono anche<br />
i 2cm).<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 13
REPORT<br />
di determinare lo stato di sforzo<br />
e di deformazione di una struttura<br />
soggetta a una condizione<br />
di carico, quando la soluzione<br />
per via analitica sia impossibile<br />
da ricavare. (Carpinteri, 1997;<br />
Corradi Dell’Acqua, 2010)<br />
La complessità dell’operazione<br />
risiede anche nel fatto che la caratterizzazione<br />
funzionale deve<br />
essere accompagnata da quella<br />
materica; quest'ultima esula dal<br />
campo d'azione delle tecniche<br />
geomatiche che supportano la<br />
cartterizzazione morfologica<br />
degli elementi costruttivi delle<br />
fabbriche e delle loro alterazioni<br />
2 .<br />
Sul versante dell’introduzione<br />
di processi automatici nella<br />
gestione dei modelli da nuvole<br />
di punti, la segmentazione delle<br />
nuvole ha rivestito un ruolo importante<br />
e gli approcci possono<br />
essere classificati nelle due categorie<br />
delle tecniche region based<br />
e edge based. (Alshawabkeh et.<br />
al., 2006; Crosilla et al., 2009;<br />
Lari et al., 2011)<br />
Esperienze di generazione<br />
di modelli 3D sul patrimonio<br />
antico, storico e moderno -<br />
Murature antiche. Le Terme<br />
extraurbane di Hierapolis di<br />
Frigia (TK)<br />
Il complesso delle Terme-Chiesa<br />
(Mighetto, 2012) per l’entità<br />
dei dissesti e dei crolli che<br />
gli derivano da due disastrosi<br />
eventi sismici (I e nel III sec.;<br />
Hancock, Altunel, 1997), è<br />
stato scelto come l’edificio più<br />
rappresentativo del progetto<br />
di Parco archeo-sismologico<br />
ierapolitano (D’Andria, 2007).<br />
Al proposito di rendere l’intero<br />
edificio oggetto di un articolato<br />
programma di consolidamento<br />
e restauro è legato il rilievo TLS<br />
completo e la conseguente preliminare<br />
indagine condotta con<br />
il metodo degli Elementi Finiti<br />
utilizzando il software iDiana ®3,<br />
che è particolarmente indicato<br />
per lo studio dei fenomeni di<br />
propagazione della frattura che<br />
caratterizzano i modi di collasso<br />
fragili, come pure il comportamento<br />
delle interfacce coesive<br />
e scabre, come quelle che si riscontrano<br />
al contatto tra i blocchi<br />
della muratura di travertino.<br />
(Invernizzi et al., 2014)<br />
Fig. 4 - Rappresentazione<br />
delle anomalie<br />
di forma della volta<br />
tramite isolinee, valutazione<br />
del cedimento<br />
e della rotazione della<br />
muratura d’ambito,<br />
sezione trasversale<br />
e valutazione dello<br />
spessore della volta,<br />
verifica e confronto<br />
delle anomalie lungo<br />
i profili di sezione con<br />
un modello geometrico<br />
ideale ricostruito dagli<br />
studi di De L’Orme.<br />
14 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
Fig. 5 REPORT - Fasi della segmentazione<br />
della nuvola laser e della generazione<br />
della mesh dalla quale sono stati<br />
estratti i profili di sezione utili a<br />
ricavare il modello di aste sottoposto<br />
ad analisi FEM. In alto, approssimazione<br />
ad un cilindro di uno degli<br />
elementi orizzontali di una capriata<br />
(tramite software 3D Reshaper)<br />
e individuazione degli assi degli<br />
elementi della capriata dalla nuvola<br />
laser (tramite il software Scan to<br />
BIM).<br />
Nel quadro complessivo degli<br />
imponenti dissesti, l’effetto leggibile<br />
più rilevante è il cedimento<br />
e la rotazione della muratura<br />
isodoma a grandi blocchi, in<br />
particolar modo del fronte est,<br />
che ha determinato la disarticolazione<br />
delle murature dei possenti<br />
pilastri che sostenevano<br />
le volte della struttura termale,<br />
creando l’attuale configurazione<br />
dei conci a cui manca una parte<br />
dell’ammorsatura.<br />
Il rilievo laser scanning e fotogrammetrico<br />
integrati hanno<br />
dimostrato che nelle situazioni<br />
peggiori l’allontanamento tra<br />
i blocchi lungo la sezione trasversale<br />
di volte e murature vale<br />
circa 30 cm, con punti in cui la<br />
distanza tra blocchi, in origine<br />
contigui, è addirittura di 43÷45<br />
cm. Il fuori piombo totale della<br />
muratura orientale supera il<br />
metro sulla sommità (h= 12m<br />
circa).<br />
Per la realizzazione del rilievo<br />
laser scanning sono state eseguite<br />
un totale di 43 scansioni<br />
con passo tra i punti alla distanza<br />
dieci metri pari a 6 mm;<br />
per raggiungere i requisiti di<br />
precisione e di georeferenziazione<br />
sono stati misurati target<br />
distribuiti a partire da una rete<br />
topografica d’inquadramento<br />
dell’edificio. La registrazione<br />
delle nuvole di punti è stata<br />
gestita raggruppando set diversi<br />
di scansioni, suddivise per aree<br />
differenti dell’edificio, sia per<br />
agevolare il calcolo, sia per consentirne<br />
un miglior controllo<br />
(tale impostazione di base del<br />
rilievo TLS caratterizza anche<br />
le esperienze dei prossimi paragrafi).<br />
Sebbene questa ricchezza informativa<br />
sembri a piena disposizione<br />
tramite gli infiniti possibili<br />
profili di sezione generabili<br />
automaticamente, l’isolamento<br />
di un singolo profilo di sezione<br />
dalla sua giacitura e dal modello<br />
che lo genera diviene alquanto<br />
sterile, a meno di casi corrispondenti<br />
a profili di sezione<br />
apportati su giaciture specifiche<br />
di elementi architettonici (imposte,<br />
chiavi, modanature ecc.).<br />
L’estrazione di un modello bidimensionale<br />
della struttura rilevata<br />
inoltre, sezionata o proiettata<br />
su un piano architettonico,<br />
è un’operazione che se gestita<br />
manualmente richiede tempi<br />
onerosi di editing (Fig. 2) e che<br />
può essere quindi efficacemente<br />
supportata da strumenti automatici<br />
(Fig.3).<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 15
REPORT<br />
Sistemi lignei di età barocca.<br />
La volta del salone centrale<br />
e la travatura di una porzione<br />
della copertura del Castello<br />
del Valentino<br />
Il castello del Valentino collocato<br />
sulla riva sinistra del Po<br />
ed oggi compreso nel tessuto<br />
urbano, era originariamente un<br />
villino fluviale e fu scelto dalla<br />
famiglia Savoia come residenza<br />
extraurbana; attestato fin dalla<br />
metà del XVI secolo, nel 1620<br />
fu trasformato alla configurazione<br />
grossomodo attuale per<br />
volere di Cristina di Francia e<br />
per opera dell’architetto di corte<br />
Carlo di Castellamonte. Il gusto<br />
francese della sistemazione<br />
prevedeva il pavillon system, con<br />
quattro torri angolari e una corte<br />
centrale.<br />
Le zone oggetto di indagine<br />
integrata tramite rilievo laser<br />
scanning e monitoraggio dello<br />
stato di salute oltre che di analisi<br />
FEM, sono stati l’estesa volta<br />
del salone d’onore e la struttura<br />
lignea di copertura di una delle<br />
torri, unica superstite seicentesca<br />
dopo le sostituzioni occorse<br />
per i restauri.<br />
La volta a padiglione, cosiddetta<br />
“falsa volta” poichè realizzata<br />
tramite il getto di un intonaco<br />
di gesso su incannicciato appeso<br />
a centine lignee, è interamente<br />
affrescata e fu danneggiata da<br />
infiltrazioni d’acqua dovute ai<br />
bombardamenti dell’ultimo<br />
conflitto mondiale.<br />
Il rilievo TLS ha interessato<br />
l’intradosso e l’estradosso, con<br />
il ruolo di determinare anche lo<br />
spessore della volta, che proprio<br />
per il ripristino del manto in<br />
luogo dell’affresco ha reso disomogenea<br />
la distribuzione dei<br />
carichi originari. Gli esiti più<br />
rilevanti dell’indagine (Bertolini<br />
et al., 2013) hanno evidenziato<br />
un cedimento piuttosto significativo,<br />
da imputare oltre al<br />
consolidamento della volta, anche<br />
ad una rotazione e spanciamento<br />
della muratura d’ambito<br />
orientale. (Fig. 4)<br />
Per migliorare la valutazione<br />
dell’entità delle anomalie della<br />
volta, una mirata serie di profili<br />
di sezione del modello laser<br />
sono stati confrontati con un<br />
modello dalla geometria derivata<br />
dall’ipotetico progetto<br />
della volta, dal momento che il<br />
sistema costruttivo ed il tipo di<br />
curvatura lo hanno ricondotto<br />
ai tipi di P. De l’Orme (P. De<br />
l’Orme, Nouvelles inventions<br />
pour bien bastir à petits frais,<br />
Frédéric Morel, Paris, 1561.)<br />
(Fig. 4, sotto)<br />
La struttura lignea delle coperture<br />
ha un’organizzazione<br />
tridimensionale; nelle torri la<br />
sezione trasversale presenta una<br />
serie di grandissime capriate<br />
con legature finali, mentre nella<br />
longitudinale presenta, inferiormente<br />
alla trave di colmo,<br />
5 serie di controventi e 3 ordini<br />
di impalcato con funzione di<br />
irrigidimento; lo spiovente ha<br />
inclinazione molto accentuata<br />
ed al tavolato terminale sono<br />
ancorate le lastre di ardesia.<br />
In seguito al rilievo laser scanning,<br />
una prima strategia per<br />
generare un modello utile alle<br />
analisi FEM, è stata l’estrazione<br />
a passo regolare e ravvicinato di<br />
profili di sezione della complessa<br />
struttura per ricercare l’asse<br />
baricentrico dei singoli elementi<br />
dell’orditura lignea che è stata<br />
in tal modo verificata con metodo<br />
FEM (Bertolini et al., 2015)<br />
(Fig. 5 in alto).<br />
La nuvola laser, benché rumorosa<br />
a causa del colore, ruvi-<br />
16 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong><br />
Fig. 6 - (in alto)<br />
Il paraboloide di<br />
Casale Monferrato<br />
in uno scorcio<br />
dell’interno e in due<br />
rappresentazioni<br />
architettoniche di<br />
sezione trasversale,<br />
con e senza proiezione<br />
della nuvola; (in<br />
basso) sezioni mirate<br />
del modello laser<br />
per la ricostruzione<br />
organizzata secondo<br />
il ruolo funzionale<br />
dei singoli elementi<br />
strutturali.
REPORT<br />
dezza e per lo spesso strato di polvere che ricopre<br />
l’orditura lignea storica, una volta ottimizzata ben<br />
si presta ad essere riconosciuta e approssimata a<br />
elementi geometrici dalle primitive notevoli come<br />
i cilindri; ciò è oggi raggiungibile tramite software<br />
di modellazione da nuvole, o dedicati alla gestione<br />
e archiviazione come i Building Information<br />
Modeling (BIM). (Barazzetti, 2015)<br />
Le volte sottili in CA resistenti per forma.<br />
Il Paraboloide di Casale Monferrato<br />
Il caso studio del Paraboloide di Casale rappresenta<br />
un caso esemplare delle architetture resistenti<br />
per forma poiché la sua epoca di costruzione,<br />
ipotizzata intorno agli anni ’20 del ‘900, ne fa<br />
un punto cardine nell’evoluzione delle costruzioni<br />
in CA. Il rilievo laser scanning applicato sia<br />
all’intradosso che all’estradosso della membrana<br />
paraboloide, ha consentito di valutare un’estrema<br />
aderenza alla geometria di progetto (direttrici paraboliche<br />
traslate nella direzione dell’asse longitudinale<br />
dell’edificio), non essendo osservabili cedimenti<br />
o deformazioni in alcun punto della grande<br />
superficie paraboloide. Il vantaggio più rilevante<br />
del rilievo TLS è stata la possibilità di ricavare in<br />
modo agevole un modello semplificato di forma,<br />
molto fedele all’originale, ed utile alla verifica statica.<br />
(Bertolini et al., 2014)<br />
La volta è spessa soltanto 8cm (per circa 23 m di<br />
luce) ed è nervata tramite archi parabolici che si<br />
concludono in pilastri principali e secondari e travi<br />
di irrigidimento longitudinali.<br />
In questo caso la complessità e la pesantezza del<br />
modello triangolato, ha suggerito la strategia di<br />
creazione di un modello di superfici NURBS, i<br />
cui singoli elementi sono stati derivati dai profili<br />
di sezione del modello laser, già studiati per la realizzazione<br />
del complesso di disegni architettonici<br />
standard per la rappresentazione bidimensionale<br />
del complesso.<br />
Conclusioni<br />
Più che valutazioni conclusive, si può dire che l’uso<br />
integrato dei modelli derivati dalle tecnologie<br />
range based nel campo della valutazione statica<br />
delle strutture storiche sia in progressivo sviluppo.<br />
Il quadro attuale testimonia quanto strumenti<br />
specialistici di settori diversi fino a poco tempo fa<br />
racchiusi in specifici ambiti disciplinari integrino<br />
strategie e strumenti di calcolo. Le analisi FEM,<br />
si direzionano verso una più completa e integrata<br />
gestione dei dati 3D; i sistemi che gestiscono<br />
NURBS e BIM sono sempre più in grado di controllare<br />
ed elaborare dati provenienti da sistemi a<br />
scansioni laser.<br />
NOTE<br />
1 DPCM 2011, Valutazione e riduzione del rischio sismico…<br />
2 Dedicata ai contributi che la Geomatica può offrire all'analisi e all'interpretazione strutturale di architetture<br />
storiche in muratura, la tesi di dottorato di N. Guardini 2014<br />
3 TNO Diana®, 2007; Url: http://tnodiana.com/<br />
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Valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento alle Norme Tecniche per le<br />
Costruzioni di cui al Decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 14 gennaio 2008, Direttiva<br />
del Presidente del Consiglio dei Ministri, in Gazz. Uff. n.47 del 26 febb. 2011 – Suppl. ord. n. 54.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Geomatica; strutture antiche; modelli 3D;<br />
laser scanner; valutazioni statiche<br />
ABSTRACT<br />
In recent years, laser scanning technique has aroused huge interest in the field of structural analysis of<br />
historical built heritage aimed at the evaluation of different static stress states and the assessment of health<br />
conditions. Nowadays it is possible to generate and manage multi-scale and simplified 3D and 2D structural<br />
models featured by different levels of detail, on which static assessment can be applied. The Geomatics<br />
group of the Politecnico di Torino, in cooperation with the Structural Engineering group, has started a<br />
series of experiences and studies oriented to outline “good practices” for the models generation of different<br />
historical structures, from ancient stone-walls, up to wooden beams, thin vaults and reinforced concrete<br />
structures.<br />
This paper shows some results, issues and considerations of such experiences: an in-depth analysis about<br />
the generation of adequate 3D models from point clouds and their geometrical generalization is carried<br />
out, which comes with the selection of the best strategies and algorithms for the automation of editing.<br />
The selected case studies are quite different regarding the period in which they were built and, therefore,<br />
regarding their building systems. The aim is to highlight tools already available for the automatic and semiautomatic<br />
geometrical entities recognition and features extraction which are necessary to develop geometrical<br />
models useful for Finite Element Method (FEM). The case studies consist in: the large masonry<br />
blocks laid almost dry of the ancient suburban bath of Hierapolis (TK); the thin wooden vault and wooden<br />
timbers roof of the large sloping Baroque roofs, both belonging to the seventeenth century Castle of<br />
Valentino in Turin; the latest is the reinforced concrete vault of the Paraboloid of Casale Monferrato (AL).<br />
AUTORE<br />
Filiberto Chiabrando<br />
Filiberto.chiabrando@polito.it<br />
Elisabetta Donadio<br />
elisabetta.donadio@polito.it<br />
Giulia Sammartana<br />
giulia.sammartano@polito.it<br />
Antonia Spanò<br />
antonia.spano@polito.it<br />
Dipartimento Architettura e Design<br />
Politecnico di Torino<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 17
REPORT<br />
La manutenzione e riabilitazione<br />
di Francesco Fornari<br />
ITCOLD Comitato Italiano Grandi Dighe è<br />
un'associazione culturale e scientifica che si<br />
propone di promuovere ed agevolare lo studio<br />
di tutti i problemi connessi con le dighe, la<br />
loro realizzazione ed il loro esercizio.<br />
Due Gruppi di Lavoro hanno prodotto<br />
un’indagine sulle esperienze riabilitative<br />
riguardanti le dighe e le opere idrauliche ad<br />
esse associate dando un quadro generale<br />
dello status del settore. L’Osservatorio<br />
Permanente è finalizzato alla raccolta e<br />
alla diffusione di tutte le ulteriori attività<br />
realizzative messe in atto sul tema, favorendo<br />
il dibattito tecnico e la crescita del know how<br />
nella comunità degli associati.<br />
delle dighe ed opere<br />
idrauliche associate<br />
Fig. 1 – Evoluzione realizzazione dighe.<br />
L’<br />
età media delle dighe<br />
italiane è prossima ai<br />
60 anni e supera anche<br />
i 70 anni se ci si limita alle Alpi<br />
come territorio di riferimento.<br />
La vetustà di queste opere risulta<br />
quindi confrontabile con la vita<br />
utile prevista in sede di progetto<br />
e pertanto la valorizzazione delle<br />
attività di esercizio, manutenzione,<br />
miglioramento o riabilitazione<br />
delle dighe esistenti ha trovato<br />
grande sviluppo, fino a prevalere<br />
sulle attività connesse alle nuove<br />
realizzazioni.<br />
Si pone quindi evidente la necessità<br />
di armonizzare la gestione di<br />
un patrimonio infrastrutturale tra<br />
i più importanti d’Europa – e che<br />
fornisce un supporto fondamentale<br />
allo sviluppo del nostro Paese<br />
soprattutto sul piano energetico<br />
e in termini di disponibilità della<br />
risorsa idrica – con il quadro normativo<br />
di settore.<br />
Le grandi dighe in Italia<br />
Le prime dighe dell’era moderna<br />
in Italia risalgono alla<br />
fine dell’800 , a scopo potabile,<br />
Bunnari (SS-1879), la prima<br />
idroelettrica Trezzo d’Adda (MI-<br />
1906).<br />
L’incremento nella realizzazione<br />
di nuove dighe si è avuto soprattutto<br />
nel periodo tra le due guerre<br />
mondiali, delimitato dalle stasi<br />
nei due periodi bellici, e tra il<br />
1950 e il 1990 (Fig. 1).<br />
Attualmente le 534 dighe presenti<br />
sul territorio italiano risultano<br />
così disaggregate:<br />
4 esercizio normale 402<br />
4esercizio sperimentale 89<br />
4fuori esercizio 25<br />
4costruzione 11<br />
Nella Tab n. 1 il dato numerico<br />
complessivo (534 grandi dighe)<br />
può anche essere disaggregato in<br />
funzione dell’utilizzazione prevalente<br />
del serbatoio e associato<br />
al Volume totale dell’invaso. Per<br />
completezza, si chiarisce che nel<br />
novero dei volumi totali sono<br />
conteggiati anche i circa 3.230<br />
Mm 3 determinati dagli sbarramenti<br />
regolatori dei 6 grandi laghi<br />
prealpini : Garda – Maggiore<br />
– Como – Iseo – Orta – Varese,<br />
nella misura determinata dai sopralzi<br />
delle traverse.<br />
Il mantenimento delle<br />
condizioni di sicurezza<br />
Il mantenimento delle condizioni<br />
di sicurezza delle dighe viene<br />
operato, come per tutte le opere<br />
ingegneristiche, da un lato attraverso<br />
la raccolta di tutti i dati e le<br />
notizie sull’opera e la valutazione<br />
del suo comportamento passato<br />
e presente in confronto agli<br />
obiettivi di progetto e dall’altro<br />
promuovendo, in caso di riscon-<br />
18 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
Tab. 1 - Dighe in base ad utilizzo.<br />
trate carenze, l’adozione di interventi<br />
manutentivi finalizzati ad<br />
accrescere la capacità di resistenza<br />
delle strutture alle azioni considerate<br />
e quindi alla riabilitazione<br />
dell’opera nei confronti delle<br />
originarie condizioni di progetto.<br />
L’attività del controllo delle condizioni<br />
di sicurezza viene effettuato<br />
dai Concessionari delle dighe,<br />
ma disciplinato dall’Autorità di<br />
controllo; le attività manutentive<br />
e quindi riabilitative vengono<br />
preliminarmente disposte ed approvate<br />
dall’Autorità di controllo,<br />
ma sono programmate ed attuate<br />
dai Concessionari.<br />
Le attività manutentive<br />
e riabilitative<br />
Le attività che i Concessionari,<br />
sotto la vigilanza dell’Autorità di<br />
controllo, eseguono per garantire<br />
l’esercizio in sicurezza delle opere<br />
di sbarramento loro affidate possono<br />
riassumersi in:<br />
- Attività di monitoraggio, per la<br />
verifica della risposta dell’opera<br />
alle sollecitazioni di progetto;<br />
- Attività di manutenzione, per<br />
consentire all’impianto di ritenuta<br />
di continuare a svolgere<br />
efficientemente la funzione<br />
prevista dal progetto approvato<br />
senza innovare lo stato di fatto;<br />
- Attività di riabilitazione, per il<br />
recupero delle caratteristiche di<br />
sicurezza o funzionalità dell’impianto<br />
di ritenuta, previste dal<br />
progetto approvato, ovvero per<br />
il miglioramento delle medesime<br />
caratteristiche ovvero per il<br />
loro adeguamento ai requisiti<br />
prestazionali richiesti per le<br />
nuove costruzioni.<br />
Gli interventi di riabilitazione<br />
L’esame di una diga finalizzato<br />
alla valutazione del suo comportamento<br />
immediato e nel<br />
prosieguo degli anni di esercizio,<br />
deve tenere conto delle precipue<br />
caratteristiche dei diversi fattori<br />
che caratterizzano l’opera ed incidono<br />
sul suo comportamento.<br />
Fra questi ve ne sono alcune che<br />
potremmo considerare praticamente<br />
intangibili ed invariabili,<br />
degli “a priori”, a parte le dovute<br />
eccezioni:<br />
- l’ubicazione<br />
- la tipologia<br />
- le dimensioni<br />
- le scelte progettuali<br />
- le caratteristiche dell’ambiente<br />
coinvolto<br />
- le metodologie costruttive adottate<br />
- la qualità esecutiva conseguita<br />
Altri sono invece da considerarsi<br />
evolutivi:<br />
- le variazioni antropiche del<br />
territorio<br />
- le trasformazioni socio-economiche<br />
- il progresso tecnologico<br />
- lo sviluppo normativo<br />
- le istanze di variazione nell’utilizzo<br />
delle risorse<br />
- le disponibilità economicofinanziarie<br />
- le scelte politiche<br />
Motore di un’attività di riesame<br />
di uno sbarramento sono le anomalie<br />
del comportamento strutturale<br />
o di esercizio, nonché gli<br />
eventuali segnali di non conformità<br />
delle opere e dell’ammasso<br />
roccioso costituente l’imposta ed i<br />
versanti dell’invaso.<br />
Fra questi i principali sono<br />
senz’altro:<br />
- l’effetto indotto da eccezionali<br />
eventi naturali<br />
- il degrado strutturale e/o dei<br />
sistemi operativi<br />
- alterazione dei materiali<br />
- le anomalie segnalate dal sistema<br />
di monitoraggio<br />
- i “segni” di spostamenti anormali,<br />
specie se soggetti a possibile<br />
evoluzione<br />
- eventuali modifiche alle condizioni<br />
di esercizio<br />
- l’incidente da malfunzionamento<br />
o errore umano<br />
- la verifica della risposta dell’opera<br />
a sollecitazioni non oggetto<br />
della progettazione originaria<br />
Le attività dei gruppi<br />
di lavoro ITCOLD<br />
Riabilitazione delle dighe<br />
Il gruppo di lavoro sulla<br />
Riabilitazione delle dighe in Italia<br />
si è formato all’inizio del 2008<br />
con una prima fase di approfondimento<br />
tematico da cui è discesa<br />
la definizione degli obiettivi e<br />
della tempistica. La raccolta delle<br />
informazioni ha richiesto più di<br />
due anni, al termine dei quali si<br />
sono potute tirare le conclusioni<br />
esposte nel corso della Giornata<br />
di studio ITCOLD del 16 maggio<br />
2012. L’attività sta proseguendo<br />
attraverso un Osservatorio<br />
permanente attivato a valle dei<br />
primi positivi riscontri.<br />
Nel corso del censimento si sono<br />
manifestate non poche difficoltà<br />
nella raccolta dei dati relativi<br />
agli interventi soprattutto per<br />
l’estrema frammentazione dei<br />
Concessionari irrigui ed idropotabili.<br />
Nonostante tutto, la consolidata<br />
comunità dei tecnici che si occupano<br />
di queste tematiche, ha<br />
fornito elementi che si ritengono<br />
sufficienti a raffigurare un quadro<br />
ben rappresentativo di questa importante<br />
tematica. Lo screening<br />
Tab. 2 - Classificazione degli interventi<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 19
REPORT<br />
dei dati raccolti consente di completare<br />
la seguente tabella in cui<br />
gli interventi sono classificati per<br />
il periodo in cui sono stati eseguiti<br />
e per categorie tipologiche<br />
(Tab. n. 2).<br />
In diversi casi gli interventi su di<br />
un’opera hanno riguardato diversi<br />
aspetti della stessa e quindi si può<br />
dire che le dighe oggetto delle<br />
attività di riabilitazione sono state<br />
166 pari al 41% del totale.<br />
Per quanto riguarda il periodo in<br />
cui sono stati eseguiti, è notevole<br />
l’incremento degli interventi negli<br />
anni più recenti, tanto da non<br />
poter essere giustificato con il<br />
solo analogo incremento dell’età<br />
degli impianti. L’interpretazione<br />
non può non richiamare la già<br />
segnalata maggior attenzione<br />
volta allo sviluppo di attività che<br />
prolunghino la vita utile degli impianti<br />
ma anche ulteriori norme<br />
disponenti maggiori e ulteriori<br />
parametri di sicurezza (Fig. 2).<br />
Ciò ha senz’altro determinato<br />
una significativa evoluzione nel<br />
settore gestionale degli impianti,<br />
e in quello degli Organi di vigilanza.<br />
Molto interessante è anche la<br />
ripartizione delle dighe sul territorio<br />
italiano, rapportata agli<br />
interventi eseguiti. La concentrazione<br />
delle informazioni derivanti<br />
dall’area Nord Ovest ancorché<br />
influenzata da un’età media delle<br />
dighe più elevata e da una maggiore<br />
concentrazione di gestori<br />
idroelettrici, fa presupporre che<br />
esista ampio spazio per ulteriori<br />
segnalazioni di interventi effettuati<br />
e non ancora censiti (Fig. 3).<br />
Pur nella incompletezza delle<br />
Fig. 2 - Evoluzione temporale interventi riabilitativi.<br />
informazioni disponibili si può<br />
anche rilevare che il costo tipico<br />
degli interventi non si discosta<br />
significativamente da una cifra<br />
media intorno al milione di euro,<br />
cioè di un valore raramente superiore<br />
al 5% del valore presumibile<br />
dell’opera al nuovo.<br />
Riguardo alle quattro macrocategorie<br />
in cui sono stati suddivisi<br />
gli interventi, si può sottolineare<br />
la prevalenza di interventi riguardanti<br />
la tenuta del paramento<br />
diga rispetto agli interventi sul<br />
corpo e, soprattutto, sull’ammasso<br />
di imposta. Per valutare la<br />
significativa percentuale (28%)<br />
riferita agli organi di scarico, bisogna<br />
considerare le rivalutazioni<br />
idrologiche che hanno spesso<br />
portato all’incremento delle<br />
onde di piena massime prevedibili,<br />
con l’effetto di spingere i<br />
Concessionari ad intervenire per<br />
incrementare la sicurezza idraulica<br />
degli sbarramenti.<br />
Dal punto di vista delle parti di<br />
infrastruttura oggetto degli interventi,<br />
le quattro categorie individuate<br />
presentano tutte un buon<br />
numero di casi che verranno analizzati<br />
nel seguito (Fig. 4).<br />
Metodo di classificazione<br />
Tutta una serie di problematiche<br />
importanti e delicate riguardanti<br />
varianti anche sostanziali ad un<br />
progetto approvato e legate ad<br />
evidenze emerse in fase realizzativa<br />
o durante gli invasi sperimentali,<br />
non sono oggetto della presente<br />
indagine in quanto risolte<br />
prima del collaudo.<br />
E’ confermato anche da statistiche<br />
internazionali come una<br />
gran parte degli incidenti o dei<br />
grandi interventi correttivi anche<br />
nel campo degli sbarramenti, si<br />
concentri durante gli invasi sperimentali.<br />
In questa sede invece, vengono<br />
presi in esame quei provvedimenti<br />
adottati dai Concessionari<br />
nella fase di maturità di un’opera<br />
e legati quindi alle evidenze che<br />
Fig. 3 - Distribuzione geografica interventi censiti.<br />
emergono nel periodo di vero e<br />
proprio esercizio.<br />
Gli interventi segnalati discendono<br />
dalle criticità riscontrate sullo<br />
sbarramento in esercizio. Tali interventi<br />
si possono organizzare in:<br />
- carenze strutturali<br />
- inadeguatezza delle opere di<br />
scarico<br />
- instabilità del territorio circostante<br />
Carenze strutturali<br />
A questa categoria appartengono<br />
oltre il 60% delle segnalazioni e<br />
sono così ulteriormente articolabili:<br />
- carente assetto statico<br />
- insufficiente tenuta idraulica<br />
del corpo diga e/o dello schermo<br />
in fondazione<br />
- insufficiente sistema di drenaggio<br />
- inadeguata risposta alle azioni<br />
esterne (temperatura) o interne<br />
(trasformazioni chimiche).<br />
a) Carente assetto statico<br />
Si tratta evidentemente del caso<br />
più significativo, in quanto<br />
prefigura un potenziale carente<br />
equilibrio strutturale in determi-<br />
Fig. 4 - Macrocategorie di intervento<br />
20 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
Fig. 5 - Diga Camposecco (ENEL- VB): paramento in geomembrana (PVC) 1991 - Fig. 6 - Diga Lago Baitone (ENEL - BS): nuovo<br />
paramento in cls 2008 - Fig. 7 - Diga S. Giacomo (A2A – SO): integrazione schermo drenante 2007.<br />
nate situazioni di sollecitazione<br />
in funzione della configurazione<br />
dell’opera.<br />
b) Insufficiente tenuta idraulica<br />
corpo diga e schermo<br />
La tenuta idraulica di uno sbarramento<br />
è contributo essenziale alla<br />
sua funzionalità, ma anche protezione<br />
nei riguardi di indesiderate<br />
ed anche pericolose filtrazioni in<br />
corpo diga o nell’ammasso costituente<br />
la sua imposta.<br />
Si tratta di una caratteristica<br />
difficile da preservare nel tempo,<br />
perché frutto di un complesso di<br />
dispositivi soggetti ad importanti<br />
sollecitazioni da parte dell’ambiente<br />
esterno.<br />
c) Insufficiente sistema di drenaggio<br />
Argomento strettamente legato<br />
a quello precedente è indubbiamente<br />
il corretto dimensionamento<br />
del sistema di drenaggio<br />
in corpo diga ed in fondazione.<br />
Nel corso dell’esercizio dell’opera,<br />
in correlazione all’efficienza del<br />
sistema di impermeabilizzazione,<br />
questo apparato costituisce un<br />
elemento essenziale per l’evacuazione<br />
corretta delle permeazioni<br />
ed il controllo delle sottopressioni<br />
sul piano di fondazione e nell’ammasso<br />
di imposta.<br />
d) Inadeguata risposta alle azioni<br />
esterne o interne<br />
In questa categoria rientrano una<br />
serie di fenomeni quali:<br />
- lesioni o deformazioni anomale<br />
per sollecitazione termica<br />
- rigonfiamento corpo diga<br />
per sviluppo reazione alcaliaggregati<br />
- impoverimento del legante per<br />
progressivo dilavamento<br />
Inadeguatezza<br />
organi di scarico<br />
A questa categoria appartengono<br />
circa il 28% delle segnalazioni e<br />
sono così ulteriormente articolabili:<br />
- insufficiente dimensionamento<br />
- inadeguatezza organi di intercettazione<br />
- inadeguata risposta alle azioni<br />
esterne (materiale flottante o<br />
sedimentato)<br />
A ciò ha certamente contribuito<br />
l’esperienza di esercizio e l’evoluzione<br />
degli studi idrologici con<br />
un livello di oggettività maggiore<br />
rispetto al concetto di piena di<br />
progetto su cui la gran parte delle<br />
dighe era stata dimensionata.<br />
La tendenza generale è oggi di<br />
privilegiare scarichi di superficie<br />
a soglia libera e con luci ampie in<br />
modo da ridurre i rischi di occlusione<br />
da materiale galleggiante.<br />
L’ampia problematica legata ai<br />
copiosi fenomeni di interrimento<br />
che interessano una non trascurabile<br />
percentuale delle dighe non<br />
solo italiane, porterà nel medio<br />
termine a valutare interventi integrativi<br />
miranti ad una migliore<br />
esercibilità dei serbatoi anche<br />
attraverso condivise operazioni<br />
di gestione dei sedimenti disciplinate<br />
dal Progetto di Gestione<br />
dell’invaso.<br />
Una categoria di recente sviluppo<br />
è poi quella degli organi dedicati<br />
al rilascio del Deflusso Minimo<br />
Vitale che in qualche caso si configurano<br />
come vere e proprie opere<br />
accessorie nel corpo diga.<br />
Instabilità del territorio<br />
circostante<br />
Si tratta generalmente di problemi<br />
connessi all’instabilità di aree<br />
più o meno importanti del territorio<br />
circostante lo sbarramento o<br />
l’invaso con esso realizzato.<br />
A modesti fenomeni localizzati,<br />
di facile soluzione, si affiancano<br />
casi in cui le aree e i volumi di<br />
versante soggetti a frana o a deformazioni<br />
gravitative, raggiungono<br />
valori importanti e richiedono<br />
interventi anche drastici.<br />
Il complesso delle segnalazioni in<br />
merito, allo stato censite, interessano<br />
circa il 15% del parco dighe<br />
nazionale.<br />
Opere idrauliche<br />
Fig. 8 - Diga Poglia (EDISON – BS) : taglio di nuovo giunto strutturale 2005. - Fig. 9 - Diga Pian Sapeio (TIRRENO POWER – GE):<br />
riprofilatura sfioratori. 2011- Fig. 10 - Diga Beauregard (CVA – AO): parziale demolizione 2013-2015.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 21
REPORT<br />
associate alle dighe<br />
Il documento, presentato nel<br />
2012, ha voluto rappresentare lo<br />
stato dell’arte relativamente alla<br />
sicurezza delle opere idrauliche<br />
analizzandone gli aspetti relativi a:<br />
- Attività di controllo;<br />
- Scenari d deterioramento;<br />
- Tipologie dei degradi della<br />
opere;<br />
- Interventi di manutenzione e<br />
riabilitazione<br />
Il Gruppo di Lavoro, dopo una<br />
fase di indagine su ampia base di<br />
segnalazioni fornite dai gestori e<br />
dai progettisti, ha proposto una<br />
sintetica rassegna delle opere che<br />
costituiscono un impianto di derivazione<br />
idrica qualunque ne sia<br />
la finalità; irrigua, potabile, idroelettrica<br />
o industriale.<br />
Le opere sono state trattate con<br />
riferimento alla loro funzione e<br />
sono state pertanto suddivise nelle<br />
seguenti categorie:<br />
- Opere di presa<br />
- Opere di derivazione e scarico<br />
(canali , gallerie, ponti canali,<br />
…);<br />
- Elementi di disconnessione<br />
(pozzi piezometrici, vasche di<br />
carico);<br />
- Condotte forzate<br />
Dopo una trattazione analitica<br />
della casistica di degradi emersa<br />
dall’indagine e delle migliori tecnologie<br />
adottate per correggerli,<br />
è stato prescelto un ristretto numero<br />
di case histories che fosse<br />
adeguatamente rappresentativo<br />
della materia:<br />
L’esperienza dei gestori idroelettrici<br />
mette in luce come le opere di<br />
adduzione a valle delle dighe siano<br />
per la loro stessa estensione ed<br />
articolazione, più frequentemente<br />
soggette a criticità dovute a fenomeni<br />
di instabilità del territorio<br />
circostante (fig. 11) e degrado dei<br />
materiali (fig. 12).<br />
Importanza delle riabilitazioni<br />
Il quadro della tematica riabilitativa,<br />
come seppur sinteticamente<br />
enunciato nei capitoli precedenti,<br />
è quanto mai articolato.<br />
La molteplicità delle problematiche<br />
che si pongono durante la<br />
lunga vita delle dighe è ben più<br />
ricca di spunti e sfumature di<br />
quanto non si possa schematizzare<br />
in uno studio come quello<br />
presente; ogni opera di sbarramento<br />
costituisce un unicum<br />
con il territorio che la ospita<br />
senza contare il peso che assume<br />
il contesto climatico.<br />
Altro fattore talvolta determinante<br />
è il contesto in cui chi<br />
gestisce la diga si trova ad analizzare<br />
una anomalia e a progettare<br />
un possibile rimedio. Nel<br />
descrivere il quadro che emerge<br />
da oltre 40 anni di interventi di<br />
riabilitazione emergono evidenti<br />
i fenomeni evolutivi dettati da un<br />
know-how che via via si è affinato<br />
anche in relazione ad una maggiore<br />
esperienza, più approfondite<br />
analisi e maggiore attenzione ai<br />
volumi di spesa.<br />
In generale, laddove le informazioni<br />
sui singoli interventi lo<br />
hanno consentito, è stato espresso<br />
un giudizio positivo sull’efficacia<br />
delle attività messe in campo, ma<br />
tale quadro va preso con la dovuta<br />
prudenza vista la lentezza con<br />
cui si sviluppano i fenomeni di<br />
deterioramento per grandi opere<br />
quali le dighe.<br />
Da notare come, secondo le testimonianze<br />
di chi ha collaborato al<br />
Gruppo di Lavoro, quasi sempre<br />
si sono risolti efficacemente problemi<br />
anche gravi all’origine degli<br />
interventi messi in atto con costi<br />
variabili ma sempre al di sotto<br />
del 5% del valore di ricostruzione<br />
dell’opera.<br />
Tab. 3 - Case Histories interventi su opere idrauliche.<br />
Elementi di riflessione<br />
Il quadro che emerge da questa<br />
seppur incompleta indagine statistica<br />
evidenzia come la materia<br />
presenti una notevole ricchezza di<br />
spunti di approfondimento; alcune<br />
domande possono indirizzare<br />
ulteriori sviluppi di ricerca:<br />
- Gli interventi posti in essere<br />
sono stati risolutivi?<br />
- Le tecnologie a suo tempo<br />
adottate sono ancora attuali?<br />
- Che tempi e quante risorse<br />
sono state investite nella fase di<br />
analisi pre-intervento?<br />
- Si può parlare di best practices?<br />
Quanto sono note alla comunità<br />
tecnica formata dai gestori,<br />
consulenti, autorità tutorie,<br />
atenei?<br />
- L’evoluzione normativa ha<br />
indirizzato positivamente gli<br />
investimenti nell’ambito della<br />
sicurezza dighe?<br />
L’Osservatorio Permanete<br />
Fig. 11 - Cedimento di un canale.<br />
22 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
Fig. 12 - Danneggiamento e corrosione<br />
su condotta in CAP<br />
Il Gruppo di Lavoro<br />
Riabilitazione Dighe ha prodotto<br />
76 schede di intervento già presentate<br />
nel 2012; ad esse se ne<br />
sono aggiunte nel frattempo altre<br />
42 raccolte nell’ambito dell’Osservatorio<br />
Permanente. Nelle<br />
schede sono riportate descrizioni<br />
sintetiche dei lavori eseguiti per<br />
la riabilitazione di dighe in Italia<br />
( Fig. 13).<br />
Sulla base dei dati raccolti e precedentemente<br />
presentati, risulta<br />
che il numero complessivo degli<br />
interventi riabilitativi, indipendentemente<br />
dalla loro importanza,<br />
è di 210 su 166 dighe cui<br />
corrisponde il 41% delle dighe<br />
italiane in esercizio senza limitazioni.<br />
Oltre la metà di questi<br />
interventi sono stati eseguiti negli<br />
ultimi 10 anni, fatto dovuto sicuramente<br />
non solo all’incremento<br />
di età degli impianti, ma anche<br />
alla maggiore attenzione dedicata<br />
da parte dei soggetti coinvolti al<br />
prolungamento della vita utile<br />
degli stessi.<br />
Si segnala inoltre come gli interventi<br />
di riabilitazione che attengono<br />
a problematiche connesse<br />
all’ammasso di fondazione sono<br />
solo il 5%, in contrasto con la casistica<br />
internazionale in cui queste<br />
criticità sono prevalenti. In Italia<br />
emergono invece come predominanti<br />
gli interventi per il recupero<br />
dell’impermeabilità del corpo<br />
diga, che rappresentano il 33%<br />
del totale di cui circa il 60% con<br />
interventi parziali ed il restante<br />
40% con rifacimenti completi.<br />
Questi interventi riguardano una<br />
frazione significativa dei lavori<br />
di ripristino effettuati sulle 402<br />
grandi dighe italiane in effettivo<br />
esercizio.<br />
L’attività del Gruppo di Lavoro<br />
prosegue con un Osservatorio<br />
permanente che si occupa di<br />
mantenere aggiornata, ed eventualmente<br />
di completare, la documentazione<br />
ad oggi raccolta.<br />
Considerazioni conclusive<br />
Nel concetto di riabilitazione<br />
è implicito uno sviluppo delle<br />
potenzialità di un impianto per<br />
incrementarne la performance ma<br />
anche la sicurezza rispetto all’ambiente<br />
circostante.<br />
E’ un tema di attualità in tutta<br />
Europa dove l’età media degli<br />
sbarramenti ha superato i 60 anni<br />
con un nutrito drappello ultrasecolare.<br />
Nel recente Simposio del<br />
Club Europeo ICOLD tenutosi a<br />
Venezia lo scorso aprile (1), almeno<br />
25 delle memorie presentate<br />
facevano esplicitamente riferimento<br />
a temi riabilitativi.<br />
E’ risultato evidente ai partecipanti<br />
del meeting come l’ormai<br />
diffusa sensibilità<br />
per la<br />
conservazione<br />
dell’ambiente,<br />
l’innalzamento<br />
dei livelli<br />
di sicurezza<br />
richiesti e lo<br />
sforzo di privilegiare<br />
forme<br />
di produzione<br />
energetica<br />
ecocompatibili stia diffusamente<br />
spingendo il nostro continente<br />
ad una nuova giovinezza dello<br />
“stoccaggio delle acque”, ambito<br />
che per lunghi decenni era uscito<br />
dall’attenzione degli investitori e<br />
delle pubbliche autorità.<br />
Altro punto importante riguarda<br />
il problema delle risorse economiche<br />
destinate al mantenimento<br />
del patrimonio infrastrutturale<br />
rappresentato dalle dighe e dalle<br />
opere di derivazione ad esse connesse.<br />
Come detto nell’introduzione le<br />
grandi dighe sono infrastrutture<br />
che nella maggioranza dei casi<br />
modificano in maniera definitiva<br />
l’assetto paesaggistico; superati gli<br />
scogli autorizzativi, le opposizioni<br />
locali, talvolta motivate, spesso<br />
pretestuose, le incertezze della fase<br />
realizzativa e gli invasi sperimentali,<br />
vanno a costituire una risorsa<br />
del territorio cui ben raramente la<br />
popolazione accetta di rinunciare.<br />
Queste vere e proprie miniere a<br />
cielo aperto, soffrono spesso del<br />
fatto che non sono più viste, a<br />
volte nemmeno dai Concessionari,<br />
come un’opera speciale con le<br />
sue peculiari esigenze manutentive<br />
proporzionali al valore di reintegro<br />
del bene, ma come una porzione<br />
di un impianto industriale<br />
la cui vita utile è usualmente ben<br />
più esigua.<br />
Negli anni scorsi si è assistito ad<br />
una proliferazione di provvedimenti<br />
incentivanti lo sviluppo<br />
delle fonti rinnovabili. Tali iniziative,<br />
certamente efficaci, hanno<br />
determinato un boom di investimenti<br />
nel settore eolico, fotovoltaico,<br />
delle biomasse; anche<br />
l’idroelettrico ne ha beneficiato<br />
parzialmente con una accelerazione<br />
nel rinnovo dei macchinari.<br />
L’ambito delle grandi infrastrutture<br />
idrauliche è però stato solo<br />
sfiorato da tali interventi finanziari<br />
mentre ci sarebbe margine<br />
anche per riconoscere l’elevato<br />
valore energetico da preservare in<br />
ambito idroelettrico, senza par-<br />
Fig. 13 - Scheda tipo.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 23
REPORT<br />
lare di quanto siano strategiche<br />
le risorse ai fini idropotabili ed<br />
irrigui.<br />
Un articolo del comitato svedese<br />
evidenzia quanto sta avvenendo<br />
nelle economie mature: le<br />
competenze sono strettamente<br />
correlate con gli investimenti sia<br />
nello sviluppo sia nella gestione e<br />
manutenzione. Ad una ricrescita<br />
di interesse per la riqualificazione<br />
degli impianti corrisponde la<br />
richiesta di una maggiore competenza<br />
tecnica ma la sua disponibilità<br />
sconta i tempi fisiologici della<br />
formazione (fig.14).<br />
Quindi ogni sforzo di preservazione<br />
e sviluppo del “know-how”<br />
disponibile presso le strutture<br />
tecniche del settore va nella direzione<br />
di una valorizzazione di un<br />
bene prezioso.<br />
Azioni formative specifiche per le<br />
nuove generazioni, quali il coinvolgimento<br />
dei giovani ingegneri<br />
nell’attività e nei gruppi di lavoro<br />
dell’ITCOLD, possono certamente<br />
concorrere a raggiungere<br />
questo obiettivo.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. ANIDEL – Le dighe di ritenuta degli impianti idroelettrici<br />
italiani<br />
2. F. Arredi – Costruzioni idrauliche<br />
3. F. Contessini – Impianti idroelettrici<br />
4. F. Contessini – Dighe e traverse<br />
5. G. Supino – Reti idrauliche<br />
6. Ass. Idrotercnica Italiana – Cinquanta anni di ingegneria italiana<br />
dell’acqua<br />
7. U. Bellometti – Condotte forzate idroelettriche metalliche, in<br />
calcestruzzo armato e precompresso<br />
8. 9th ICOLD European Club Symposium Venezia 2013 –<br />
Topic 2: Preservation and development of European hydraulic<br />
infrastructural system<br />
9. Carlo Ricciardi, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti<br />
– Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Intervento alla<br />
Celebrazione Giornata Mondiale dell’Acqua Torino 20 marzo<br />
2013 “Valorizzazione del patrimonio infrastrutturale delle<br />
dighe”<br />
10. 8th ICOLD European Club Symposium Innsbruck 2010 -<br />
Topic A: Sustainability of Know How<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Dighe; manutenzione; riabilitazione<br />
ABSTRACT<br />
ITCOLD Italian Committee on Large Dams is a cultural and scientific<br />
association that proposes him to promote and to facilitate<br />
the study of all the connected problems with the dams, their realization<br />
and their operation. The Italian patrimony in this field is of<br />
everything respect in the international panorama. The structures<br />
operating on our territory are over 500 with a 60 year-old middle<br />
age. The appointment of the technicians of the countries developed<br />
as ours is for the most turned to the maintenance, to the increase of<br />
the safety and the optimization of this typology building that it is<br />
often by now considered integral part of the natural environment in<br />
which is inserted. Two Groups of Job have produced an investigation<br />
on the experiences concerning rehabilitation of the dams and<br />
of the hydraulic works to them associate giving a general picture of<br />
the status of the sector, The Permanent observatory is finalized to<br />
the harvest and the diffusion of the whole further refurbishment<br />
activities applied right now, favoring the technical debate and the<br />
growth of the know how in the community of the associates.<br />
AUTORE<br />
Francesco Fornari<br />
francesco.fornari@enel.com<br />
ENEL S.p.A., Corso Regina Margherita, 267<br />
10143 Torino<br />
Fig. 14 - Trend degli investimenti, dei costi di manutenzione e delle competenze in Svezia.<br />
24 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
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<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 25
Il lago di Poyang<br />
Nell’immagine satellitare di questa settimana<br />
viene mostrato il lago di Poyang, che si trova<br />
nella Cina meridionale e costituisce il più grande bacino<br />
di acqua dolce della nazione. È situato più esattamente nella<br />
provincia di Jiangxi e realizza un habitat molto importante per la<br />
migrazione delle gru siberiane, della quale molti esemplari trascorrono<br />
proprio in quest’area la stagione invernale. Il lago ospita anche la specie in<br />
via di estinzione detta “focena senza pinna”, un mammifero d’acqua dolce noto<br />
per il suo elevato quoziente di intelligenza. Nel timore che potesse raggiungere<br />
presto líestinzione lo scorso anno la focena ha fatto notizia quando il governo cinese<br />
ha deciso di spostare 8 esemplari della specie dal lago di Poyang in due habitat più<br />
sicuri, con l’obiettivo di accrescerne la riproduzione negli anni a venire. Uno studio<br />
condotto su questo tema ha dimostrato che -senza interventi- il decremento della popolazione<br />
porterà alla estinzione entro il 2025. Dal punto di vista della popolazione<br />
umana quella di Poyang è una delle più importanti regioni della Cina dove si produce<br />
riso, sebbene gli abitanti locali debbano fare i conti con consistenti cambiamenti stagionali<br />
nel livello dell’acqua. Scienziati del posto, in collaborazione con ESA attraverso<br />
il programma Dragon, hanno identificato un calo complessivo del livello dell’acqua<br />
nell’ultimo decennio, ma il fenomeno climatico noto come El Nino ha determinato<br />
all,inizio di quest’anno un incremento dei livelli di precipitazione che a loro volta<br />
hanno portato ad una crescita dei livelli idrici del lago. Le immagini radar<br />
di Sentinel-1 sono state utilizzate per monitorare l’evoluzione del lago, come<br />
nel caso dell’immagine che pubblichiamo, immagine ottenuta dalla combinazione<br />
di due scansioni radar eseguite il 7 ed il 19 marzo scorso.<br />
Questa immagine è anche disponibile presso l’Earth from Space<br />
video programme.<br />
Credits: ESA.<br />
Traduzione: Gianluca Pititto
REPORT<br />
Emergenza sull’Himalaya<br />
di John Stenmark<br />
Subito dopo il devastante terremoto<br />
dell’aprile 2015 in Nepal, gli sforzi si sono<br />
concentrati nell’aiuto alle vittime e ai<br />
superstiti. Un piccolo team di scienziati ha<br />
però lavorato dietro le quinte per mettere<br />
in sicurezza alcuni dati utili per investigare<br />
le cause del terremoto ed aiutare la<br />
popolazione a prepararsi ai prossimi<br />
eventuali eventi sismici.<br />
Fig. 1 - Una casa distrutta nei pressi della<br />
stazione GPS KKN4. Il terremoto Gorkha ha<br />
coinvolto migliaia di abitazioni: i danni sono<br />
stati peggiori nelle zone rurali, dove la costruzione<br />
non è regolamentata.<br />
È<br />
una storia vecchia<br />
180 milioni di anni.<br />
L’incessante movimento<br />
delle placche crostali in Asia<br />
meridionale provocò la subduzione<br />
della placca oceanica sotto<br />
il Tibet meridionale, più a nord.<br />
La collisione tra le due placche<br />
corrugò la crosta, spinse verso<br />
l’alto la roccia e creò una delle<br />
più grandi catene montuose del<br />
pianeta, l’Himalaya. Oggi l’Himalaya<br />
domina il nord-ovest<br />
dell’India, il Nepal, il Kashmir,<br />
il Bhutan e il sud-ovest della<br />
Cina, compreso il Tibet.<br />
La collisione, che continua<br />
ancora oggi, è tutt’altro che leggera.<br />
Il subcontinente indiano,<br />
scivolando sulla placca oceanica,<br />
si muove verso nord di circa 4<br />
cm all’anno. Il movimento viene<br />
per metà assorbito dall’Himalaya,<br />
che così accresce le sue<br />
montagne, mentre la restante<br />
energia schiaccia la roccia lungo<br />
i margini delle due placche in<br />
corrispondenza della faglia. Di<br />
tanto in tanto la roccia rilascia<br />
l’energia accumulata e si frantu-<br />
28 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong><br />
Fig. 2 - Una mappa delle stazioni GPS CORS in Nepal e, in arancione, l’area della frattura provocata dal<br />
terremoto Gorkha. I GPS e i sensori sismici all’interno della zona del terremoto hanno permesso di studiare<br />
dettagliatamente gli effetti del sisma.
REPORT<br />
Fig. 3 - Jeff Genrich (Caltech, a sinistra) e Mike Fend (UNAVCO) posano, assieme a Ritu<br />
Vayda (a destra), di fronte ai pezzi di ricambio all’interno del laboratorio della Toyota<br />
Nepal: Vayda e suo marito Suraj hanno così messo a disposizione un luogo sicuro nei pressi<br />
dell’aeroporto. (Foto: John Galetzka)<br />
”<br />
hanno entrambi prodotto uno<br />
spostamento di 3.5 m.<br />
Per eseguire le loro analisi,<br />
Bilham e gli altri scienziati<br />
si affidano a dei sensori in<br />
grado di raccogliere dati sul<br />
movimento della crosta. Dagli<br />
anni Novanta, una rete di più<br />
di due dozzine di stazioni di<br />
riferimento GPS continue<br />
(CORS) raccoglie informazioni<br />
sui movimenti delle placche in<br />
Nepal. “Tutto ciò che sappiamo<br />
sui terremoti passati è grazie<br />
all’analisi dei danni agli edifici<br />
o all’osservazione delle fratture<br />
formatesi in superficie,” afferma<br />
Bilham. “Oggi, grazie alla tecnologia<br />
GNSS e ad altri sistemi,<br />
siamo in grado di misurare vima,<br />
provocando un terremoto.<br />
Il 25 aprile 2015, nel Nepal<br />
centrale, 15 chilometri sotto<br />
la superficie terrestre e circa<br />
80 chilometri a nord-ovest di<br />
Kathmandu si è verificata una<br />
frattura del genere. Il terremoto<br />
di magnitudo 7.8 che ne è scaturito<br />
ha provocato 9000 vittime,<br />
23000 feriti e ha distrutto<br />
o danneggiato innumerevoli<br />
edifici e case.<br />
Quello dell’aprile 2015 non è<br />
stato il primo terremoto ad aver<br />
scosso il Nepal e, purtroppo,<br />
non sarà l’ultimo. Le caratteristiche<br />
del sisma – e il modo in<br />
cui potrà essere studiato – rappresentano<br />
un’opportunità per<br />
comprendere possibili futuri<br />
eventi sismici nella regione.<br />
comune. Bilham fa notare come<br />
un terremoto di magnitudo 8.4<br />
registrato nel 1934 sembri effettivamente<br />
la ripetizione dell’evento<br />
del 1255: i due eventi sismici<br />
hanno lo stesso epicentro<br />
e hanno prodotto importanti<br />
fratture superficiali oltre a danni<br />
notevoli. Allo stesso modo,<br />
l’evento del 2015 (chiamato<br />
anche Terremoto Gorkha), è<br />
molto simile ad uno verificatosi<br />
nel 1833: quel sisma (stimato di<br />
magnitudo 7.7) e il terremoto<br />
Gorkha (magnitudo 7.8), possiedono<br />
lo stesso epicentro e<br />
“I dati a 5Hz, di<br />
fondamentale<br />
importanza per<br />
comprendere<br />
l’evento sismico,<br />
andavano scaricati<br />
subito dopo il<br />
terremoto, prima<br />
che venissero<br />
sovrascritti”<br />
La misura esatta della faglia<br />
Secondo Roger Bilham, geofisico<br />
all’Università del Colorado, i<br />
terremoti in Nepal non possono<br />
certamente essere previsti ma<br />
di certo non giungono inattesi.<br />
Il terremoto più antico mai<br />
registrato in Nepal avvenne<br />
nel 1255. Da allora, si sono<br />
verificati almeno dieci sismi di<br />
magnitudo 6.3 o maggiore. Gli<br />
scienziati hanno notato che gli<br />
eventi nella regione si verificano<br />
ad intervalli più o meno regolari<br />
e che, oltre agli epicentri, hanno<br />
anche delle caratteristiche in<br />
Fig. 4 - Roger Bilham accanto ad una fessura nel terreno di quasi 1 metro prodotta dal terremoto del 25<br />
aprile. Data l’entità del sisma, Bilham si aspettava danni maggiori. (Foto: John Galetzka).<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 29
REPORT<br />
brazioni e movimenti”. I sensori<br />
sismici sono ottimi per rilevare<br />
movimenti leggeri e per individuare<br />
movimenti relativamente<br />
piccoli ad alte frequenze, ma<br />
calcolare gli spostamenti sulla<br />
base dei dati di accelerazione<br />
non può definirsi una scienza<br />
esatta. Inoltre, i sensori sismici<br />
tendono a saturarsi in presenza<br />
di movimenti più ampi, come<br />
durante un grande terremoto.<br />
Sfruttando il GPS per misurare<br />
gli spostamenti nell’ordine dei<br />
centimetri o superiori, i ricercatori<br />
hanno a disposizione sensori<br />
complementari grazie ai quali<br />
ottenere un quadro d’insieme<br />
dei movimenti tettonici e degli<br />
effetti dei terremoti; solitamente,<br />
i sensori sismici e le stazioni<br />
GNSS vengono posizionati<br />
assieme.<br />
Sebbene la presenza di reti<br />
GNSS e di sensori sismici<br />
presso le aree soggette a terremoti<br />
sia una cosa abbastanza<br />
comune, la rete GNSS dispiegata<br />
in Nepal presenta delle<br />
caratteristiche uniche che permettono<br />
di misurare gli effetti<br />
dei terremoti lungo le zone di<br />
subduzione. Bilham fa infatti<br />
notare come, nei recenti terremoti<br />
in Giappone, in Cile e a<br />
Sumatra, le fratture nella faglia<br />
siano avvenute lungo le coste,<br />
dove non era possibile usare la<br />
tecnologia GNSS per misurare<br />
il movimento sui margini della<br />
faglia. Ma in Nepal, dove mare<br />
non ce n’è, i sensori GNSS<br />
disposti sulla placca indiana e<br />
quella asiatica sono invece in<br />
grado di misurare con esattezza<br />
gli spostamenti provocati dai<br />
terremoti.<br />
Al fine di ottenere un quadro<br />
generale degli spostamenti, i<br />
ricevitori GNSS posizionati in<br />
Nepal acquisiscono e immagazzinano<br />
infatti dati a differenti<br />
velocità. Quelli acquisiti ad<br />
intervalli di 15 secondi sono<br />
utili per fornire informazioni<br />
sul normale, lento movimento<br />
della placca nei mesi e negli<br />
anni. Ma i dispositivi in Nepal<br />
sono anche in grado di eseguire<br />
acquisizioni a 5Hz, ovvero 5<br />
volte al secondo, al fine di ottenere<br />
informazioni dettagliate<br />
sul terremoto proprio mentre<br />
questo si verifica. Purtroppo,<br />
però, quando il terremoto<br />
Gorkha ha colpito e si è avuto<br />
urgentemente bisogno dei dati,<br />
le frane e i danneggiamenti da<br />
esso provocati hanno reso il<br />
recupero dei dati praticamente<br />
impossibile. E l’unica persona<br />
in grado di farlo si trovava<br />
dall’altra parte del pianeta.<br />
Un recupero di dati sotto<br />
pressione<br />
Se cercate qualcuno disposto a<br />
viaggiare verso luoghi remoti<br />
per lavorare con dispositivi elettronici<br />
avanzati in condizioni<br />
Fig. 5 - Vista dall’elicottero dei danni subiti dalla stazione GPS francese GUMB. Né il ricevitore<br />
GPS né l’antenna hanno subito danni.<br />
estreme, allora John Galetzka<br />
è l’uomo che fa per voi. Con<br />
alle spalle un addestramento<br />
militare nel corpo dei Rangers<br />
degli Stati Uniti e una laurea<br />
in Scienze della Terra, Galetzka<br />
ha installato reti GNSS in tutto<br />
il mondo. Allo USGS (U.S.<br />
Geological Survey), Galetzka<br />
è stato artefice della creazione<br />
del California Integrated<br />
GPS Network (SCIGN).<br />
Ha collaborato con l’Osservatorio<br />
sulla Tettonica del<br />
Caltech (California Institute of<br />
Technology) lavorando sulle reti<br />
GNSS di Sumatra, del Nepal,<br />
del Cile e del Perù. Nei 10 anni<br />
passati in Nepal, Galetzka ha<br />
installato 28 stazioni GNSS per<br />
il Caltech più una ventinovesima<br />
per un centro di ricerca<br />
francese (all’incirca altre 20<br />
stazioni CORS in Nepal vengono<br />
gestite da altri enti, sempre<br />
sotto l’egida del Dipartimento<br />
di Geologia e delle Miniere nepalese).<br />
Nel 2013 Galetzka, sapendo<br />
che i fondi a disposizione<br />
del Caltech sarebbero presto<br />
terminati, passò un anno ad<br />
installare nuove batterie e a<br />
modernizzare le stazioni GNSS<br />
del Caltech in Nepal (le stazioni<br />
erano equipaggiate con<br />
ricevitori Trimble® NetRS,<br />
NetR8 e NetR9). Col permesso<br />
del governo nepalese, Galetzka<br />
installò dei modem basati su<br />
rete cellulare per inviare i dati<br />
raccolti dai GPS ai server negli<br />
Stati Uniti via FTP. I dati<br />
raccolti con una cadenza di 15<br />
secondi potevano essere age-<br />
”<br />
“Non ci era mai<br />
capitato di avere<br />
a disposizione<br />
dati simili”<br />
30 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
volmente inviati tramite la rete<br />
cellulare ma il volume dei dati<br />
a 5Hz era troppo grande per la<br />
ridotta banda a disposizione.<br />
Galetzka configurò così una<br />
parte della memoria dei ricevitori<br />
Trimble per archiviare settimane<br />
di dati acquisiti a 5Hz. La<br />
restante memoria fu destinata<br />
all’archiviazione delle acquisizioni<br />
a 15 secondi nel caso che<br />
la rete cellulare fosse andata<br />
giù durante un terremoto. “In<br />
presenza di un evento sismico, i<br />
dati di spostamento acquisiti ogni<br />
15 secondi sarebbero rimasti a<br />
disposizione anche dopo settimane<br />
o mesi,” spiega Galetzka. “Quelli<br />
a 5Hz, di fondamentale importanza<br />
per comprendere l’evento<br />
sismico, avrebbero invece occupato<br />
la memoria molto rapidamente.<br />
Era necessario dunque scaricarli<br />
subito dopo il terremoto, prima<br />
che venissero sovrascritti da dati<br />
più recenti.”<br />
Nel periodo tra l’ultima visita di<br />
Galetzka e il terremoto Gorkha<br />
la connessione alla rete cellulare<br />
di molte stazioni CORS si era<br />
intanto interrotta. Al momento<br />
del terremoto solo nove stazioni<br />
stavano effettivamente inviando<br />
dati, lo stato delle altre era sconosciuto.<br />
Al fine di comprendere<br />
l’esatto comportamento<br />
della faglia, gli scienziati – oltre<br />
a dover recuperare i dati a 5Hz<br />
prima che venissero sovrascritti<br />
– avevano quindi bisogno di<br />
ottenere anche i dati relativi alle<br />
acquisizioni a 15 secondi.<br />
Quando il terremoto Gorkha<br />
colpì, Galetzka si trovava in<br />
Messico per conto del suo<br />
nuovo datore di lavoro, la<br />
UNAVCO, un consorzio nonprofit<br />
che promuove la ricerca<br />
e la formazione in scienze della<br />
Terra attraverso la geodesia.<br />
“Guardai il telefono e notai<br />
una serie di piccoli terremoti<br />
in Nepal,” ricorda Galetzka.<br />
“Continuai a scorrere fino a che<br />
individuai la scossa più grande.<br />
Se ricordo bene, all’inizio l’USGS<br />
lo definì come un evento di<br />
magnitudo 7.9. Svegliai il mio<br />
Fig. 6 - I dati GPS a 5Hz della stazione NAST mostrano un grande spostamento iniziale<br />
ed una conseguente vibrazione. (I dati GPS sono stati forniti da Jianghui Genge, Yehuda<br />
Bock e il gruppo di studio GPS Scripps Institution of Oceanography (progetto finanziato<br />
dalla NASA AIST) sulla base dei dati del Caltech Tectonics Observatory/Nepal National<br />
Seismological Centre GPS stations).<br />
collega, Luis Salazar, ed entrambi<br />
rimanemmo scioccati dalla<br />
forza del terremoto. Mi fermai<br />
per qualche secondo poi dissi a<br />
Luis: ‘Devo andare in Nepal’”.<br />
Quattro giorni dopo Galetzka<br />
sarebbe arrivato a Kathmandu.<br />
Nel frattempo che Galetzka<br />
si organizzava per andare in<br />
Nepal, la macchina degli aiuti<br />
internazionali si era già messa in<br />
moto. I paesi del mondo inviavano<br />
verso la regione colpita dal<br />
terremoto squadre di soccorso,<br />
scorte sanitarie e di cibo e ripari.<br />
Contemporaneamente agli aiuti<br />
umanitari, la comunità scientifica<br />
iniziava ad organizzare il<br />
personale e gli equipaggiamenti<br />
necessari per mettere al sicuro<br />
i dati di natura geofisica. Una<br />
delle risposte più efficaci giungeva<br />
dalla Trimble, che mise a<br />
disposizione i fondi necessari<br />
per permettere che un elicottero<br />
raggiungesse le stazioni GNSS<br />
più remote. L’azienda donò anche<br />
sette stazioni di riferimento<br />
GNSS Trimble NetR9 per rimpiazzare<br />
l’equipaggiamento datato<br />
o rovinato e svolgere così il<br />
monitoraggio post-sismico. Fu<br />
Mike O’Grady della Trimble,<br />
che vanta una grande esperienza<br />
in Asia, a portare a mano i<br />
dispositivi a Kathmandu ed a<br />
partecipare alle operazioni.<br />
Nei giorni immediatamente<br />
successivi al terremoto, le<br />
esigenze umanitarie ebbero la<br />
priorità rispetto a quelle scientifiche.<br />
Elicotteri privati e militari<br />
furono impegnati in moltissime<br />
missioni. Migliaia di persone si<br />
rifugiarono sotto le tende, non<br />
perché le loro case fossero state<br />
distrutte, ma per paura di altre<br />
scosse. La paura aumentò quando,<br />
il 12 maggio, un terremoto<br />
di magnitudo 7.3 con epicentro<br />
a nord-est di Kathmandu, uccise<br />
più di 200 persone e diede il<br />
via a un nuovo sciame sismico.<br />
Galetzka, ormai in Nepal, fu<br />
tempestato di domande di amici<br />
e persone per strada: “Cosa<br />
accadrà oggi? Ci saranno altri<br />
terremoti e altri sciami? La scossa<br />
principale deve ancora arrivare?<br />
Cosa ci dicono i dati GNSS?”<br />
I primi giorni di Galetzka in<br />
Nepal furono molto confusi.<br />
Tipicamente, la giornata cominciava<br />
verso le due o le tre<br />
del mattino. “Ricordo che all’inizio<br />
mi svegliavo a causa del<br />
fuso orario. In seguito accadeva a<br />
causa della tensione. Una scossa<br />
secondaria poteva svegliarti nel<br />
cuore della notte e ti impediva di<br />
riaddormentarti. Pensavi solo al<br />
da farsi.”<br />
Ogni mattina presto Galetzka<br />
e i suoi colleghi andavano<br />
all’aeroporto per verificare la<br />
disponibilità dei velivoli. Se uno<br />
degli elicotteri non era impegnato<br />
in attività umanitarie lo<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 31
REPORT<br />
usavano qualche ora per raggiungere<br />
una stazione GNSS e<br />
scaricarne i dati. Se la stazione<br />
non trasmetteva dati la riparavano<br />
e la rimettevano online.<br />
Se non riuscivano a risolvere il<br />
problema la sostituivano con un<br />
nuovo dispositivo e portavano<br />
quello difettoso a Kathmandu<br />
da O’Grady il quale, in un laboratorio<br />
messo a disposizione dal<br />
rivenditore locale della Toyota,<br />
riusciva a recuperare i dati e ad<br />
aggiornare il ricevitore in modo<br />
da renderlo disponibile per la<br />
missione successiva.<br />
Il resto della giornata veniva<br />
impiegato a pianificare il da<br />
farsi per il giorno o la settimana<br />
successiva, si organizzavano missioni<br />
motorizzate per scaricare<br />
i dati delle stazioni più accessibili<br />
oppure si dava una mano<br />
su altri progetti. Ad esempio,<br />
Galetzka era uno dei pochi a<br />
conoscere l’accelerometro per<br />
movimenti forti dello USGS installato<br />
all’American Club e gestito<br />
dall’ambasciata americana.<br />
Fu lui a recuperare i dati dallo<br />
strumento, che si rivelarono poi<br />
fondamentali durante l’analisi<br />
della scossa a Kathmandu. Altri,<br />
compreso Bilham, eseguivano<br />
valutazioni sui danni, cercavano<br />
segni in superficie e aiutavano a<br />
recuperare i dati GNSS.<br />
La vista dagli elicotteri era impressionante.<br />
“Nelle zone rurali,<br />
i danni ai villaggi erano molto<br />
pesanti,” racconta O’Grady.<br />
“Le case di argilla e fango erano<br />
crollate. La maggior parte delle<br />
vittime erano concentrate nei<br />
villaggi montuosi”. Le missioni<br />
in elicottero verso le stazioni<br />
GNSS comprendevano anche<br />
la consegna di provviste, scorte<br />
sanitarie e tende. “Il pilota conosceva<br />
la zona e atterrava dove<br />
credeva ci fosse bisogno d’aiuto.<br />
Lì scaricavamo i beni di prima<br />
necessità e poi proseguivamo verso<br />
i punti GNSS”.<br />
Quando le squadre raggiungevano<br />
una postazione GNSS, c’erano<br />
danni vari, ma in generale<br />
l’integrità dei dati era buona. “I<br />
ricevitori avevano ricevuto qualche<br />
colpo ma nessuno di essi era<br />
stato messo offline dal terremoto”,<br />
afferma Galetzka. “Niente fa<br />
pensare che sia stato il sisma ad<br />
aver messo fuori uso un ricevitore<br />
o che ne abbia danneggiato l’antenna.<br />
I piccoli monumenti che<br />
avevamo usato erano molto solidi<br />
e hanno funzionato bene fornendo<br />
misure accurate dei movimenti del<br />
terreno. Abbiamo ottenuto degli<br />
ottimi risultati. Questo anche<br />
perché alcune delle stazioni si trovavano<br />
proprio sul margine della<br />
faglia. Non ci era mai capitato di<br />
avere a disposizione dati simili”.<br />
Subito dopo il recupero i dati<br />
venivano preparati per una prima<br />
analisi. Bilham stabilì così<br />
che il terremoto iniziò a nord<br />
dove, molto in profondità la<br />
faglia subì uno spostamento di<br />
5-6 metri. Quando la roccia rilasciò<br />
l’energia accumulata si scatenò<br />
il sisma. Quando raggiunse<br />
Kathmandu, lo spostamento<br />
era dell’ordine di qualche centimetro.<br />
Galetzka sfruttò queste<br />
informazioni per affinare la sua<br />
strategia di recupero dei dati<br />
GNSS. Visto che il terremoto<br />
provocò movimenti minimi<br />
nel Nepal dell’ovest, diede alla<br />
stazioni GNSS lì dislocate una<br />
priorità minore.<br />
Risultati inaspettati<br />
I dati GNSS e quelli ottenuti<br />
grazie ai sensori sismici sono stati<br />
usati per esaminare il comportamento<br />
del terremoto e i suoi<br />
effetti. Allo USGS, Gavin Hayes<br />
ha sfruttato l’accelerometro per<br />
grandi movimenti e i dati GNSS<br />
a 5Hz per determinare che, in<br />
meno di 5 secondi, la valle di<br />
Kathmandu si è sollevata di 60<br />
cm e si è mossa verso sud-ovest<br />
di 1,5 m con velocità che hanno<br />
toccato i 50 cm/s. Nei successivi<br />
60 secondi i sedimenti della<br />
valle hanno oscillato lateralmente<br />
con periodi di 4 secondi e<br />
un’ampiezza tra i 20 e i 50 cm.<br />
La scossa ha creato delle fratture<br />
nel terreno in prossimità dell’aereoporto.<br />
Alcuni video girati durante il<br />
terremoto hanno mostrato persone<br />
in difficoltà nel rimanere<br />
in piedi. Le analisi di Hayes<br />
hanno rivelato come le superfici<br />
che prima della scossa erano<br />
disposte orizzontalmente dopo<br />
si fossero inclinate verso sudovest,<br />
anche se per meno di un<br />
grado. La pista dell’aeroporto di<br />
Kathmandu, ha notato Bilham,<br />
si è alzata di circa 50 cm e inclinata<br />
di 12 cm.<br />
C’è un aspetto del terremoto<br />
Gorkha che ha sorpreso gli<br />
scienziati. Secondo il Dott. Ken<br />
Hudnut, geofisico allo USGS,<br />
la scossa a Kathmandu non è<br />
stata così violenta e devastante<br />
se si considera la tensione rilasciata<br />
durante la rottura della<br />
faglia. Data l’energia coinvolta<br />
e le modalità di costruzione in<br />
uso nella zona, la maggior parte<br />
degli edifici ha subito danni<br />
sorprendentemente ridotti. Per<br />
Hudnut c’è ancora bisogno di<br />
lavoro al fine di comprendere il<br />
movimento superficiale collegato<br />
al sisma e come il movimento<br />
dei sistemi di faglie sul piano<br />
possa tradursi in spostamenti<br />
superficiali. È inoltre importante<br />
comprendere se il terremoto<br />
Gorkha abbia aggiunto ulteriori<br />
stress alle altre faglie presenti in<br />
zona, cosa che potrebbe contribuire<br />
al verificarsi di futuri<br />
terremoti.<br />
Gli sforzi di Galetzka e degli<br />
altri serviranno per ottenere le<br />
informazioni di cui ha bisogno<br />
Hudnut. Dal momento che la<br />
maggior parte dei dispositivi<br />
GNSS precedentemente installati<br />
era in buono stato, le squadre<br />
hanno sfruttato i ricevitori<br />
GNSS donati dalla Trimble per<br />
stabilire dei nuovi punti di monitoraggio<br />
in luoghi altrimenti<br />
inaccessibili al solo segnale GPS.<br />
“Non potendo arrivare in cima<br />
alle montagne, prima eravamo<br />
costretti ad installare le stazioni<br />
in vallate molto profonde. Le funzionalità<br />
GNSS dei nuovi ricevitori<br />
ci hanno permesso di acquisire,<br />
oltre al GPS, anche segnali<br />
32 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
GLONASS, Galileo e Beidou,”<br />
ha spiegato Galetzka. “Avere<br />
sempre a disposizione un numero<br />
sufficiente di satelliti ha aumentato<br />
la precisione dei dati acquisiti”.<br />
Un team dell’Università<br />
di Cambridge è al momento al<br />
lavoro per installare dei sensori<br />
sismici in corrispondenza delle<br />
stazioni CORS.<br />
Le stazioni GPS e GNSS si<br />
stanno rivelando anche un<br />
vantaggio per gli ingegneri e i<br />
topografi nepalesi. Prima del<br />
terremoto, la rete geodetica nazionale<br />
era costituita da punti<br />
di controllo basati su rilievi<br />
tradizionali. Gli spostamenti<br />
superficiali provocati dal sisma<br />
hanno però reso inutilizzabili<br />
tutti i precedenti punti di riferimento.<br />
I topografi potranno ora<br />
impiegare i dati delle stazioni<br />
CORS per misurare nuovamente<br />
i punti e stabilire nuove<br />
coordinate legate ad un sistema<br />
di riferimento globale.<br />
La rete GPS del Nepal continua<br />
a monitorare i movimenti tettonici.<br />
I dati GPS permettono<br />
ai ricercatori di creare modelli<br />
relativi all’accumulo di energia<br />
lungo i margini della faglia<br />
al fine di stimare la forza dei<br />
prossimi terremoti. Bilham,<br />
sottolineando l’impossibilità di<br />
prevedere futuri sismi, lavora<br />
basandosi sulle informazioni relative<br />
alle modalità di accumulo<br />
dell’energia durante il terremoto<br />
Gorkha. “Si è trattato di un<br />
banco di prova in previsione di<br />
eventi futuri,” afferma Bilham.<br />
“Gorkha ha coinvolto una piccola<br />
parte dell’Himalaya e ha portato<br />
all’attenzione la necessità di<br />
rinforzare case ed edifici. Non si<br />
è trattato del peggior evento che<br />
può accadere ma sicuramente<br />
del peggiore che si verificherà nei<br />
prossimi venti anni”. I geofisici<br />
potranno sfruttare le informazioni<br />
ricavate dal terremoto<br />
Gorkha per spingere le autorità<br />
locali ad adottare delle buone<br />
pratiche costruttive al fine di<br />
mitigare i danni e le vittime.<br />
Galetzka è d’accordo. “Si tratta<br />
sicuramente di una tragedia,<br />
ma ho ragione di credere che<br />
Kathmandu stavolta abbia schivato<br />
il colpo,” dice. “La gente<br />
lo sa. C’è un sacco di energia<br />
tettonica ancora accumulata in<br />
quella parte di Nepal e che non<br />
è stata rilasciata durante il terremoto<br />
Gorkha. Per questo per me è<br />
importante comprendere cosa sia<br />
veramente successo e cosa questo<br />
significhi per la futura gestione<br />
del rischio terremoti in Nepal”.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Terremoto; GNSS; GPS; gestione del<br />
rischio; geofisica;<br />
ABSTRACT<br />
Following April 2015's major earthquake in<br />
Nepal, massive efforts focused on providing<br />
aid to victims and survivors. Working<br />
behind the scenes, a small team of scientists<br />
scrambled to secure perishable data that<br />
could both explain how the quake occurred<br />
and help people prepare for the next one.<br />
AUTORE<br />
John stenmark<br />
john@stenmark.us<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 33
REPORT TFA<strong>2016</strong><br />
Con il TECHNOLOGY for ALL <strong>2016</strong>, la mediaGEO,<br />
società cooperativa specializzata nella divulgazione tecnico-scientifica<br />
delle tecnologie geomatiche, ha raggiunto l’importante obiettivo di ampliare<br />
e consolidare il ciclo della propria comunicazione, ponendosi al centro delle<br />
richieste emergenti di un grande movimento formato da studenti, tecnici,<br />
ricercatori, professionisti, amministratori pubblici ed aziende.<br />
Partendo dal workshop ad immersione completa, realizzato con ogni tecnologia più avanzata testabile, nell’Area<br />
Archeologica di Massenzio messa a disposizione dalla Sovrintendenza Capitolina, fino alla Conferenza ed alla illustrazione<br />
dei risultati dei test effettuati nell’Auditorium, offerto dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, il<br />
TECHNOLOGYforALL, 34 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> il Forum dell’innovazione, si è svolto con successo attirando un gran numero di visitatori.
REPORT TFA<strong>2016</strong><br />
TECHNOLOGY for ALL <strong>2016</strong> si è sviluppato in 3 giornate con ben 14 attività operative<br />
in campo, circa 10 sessioni, più di 70 relazioni presentate, e 15 corsi di formazione e<br />
approfondimenti tecnici, oltre allo spazio espositivo per 28 aziende sponsor.<br />
Vogliamo ringraziare quanti hanno reso possibile la riuscita dell'intervento: la Sovrintendenza<br />
Capitolina, la Biblioteca Nazionale Centrale, i Relatori, I Moderatori, lo staff<br />
dell'organizzazione e naturalmente coloro che materialmente hanno reso possibile l’evento,<br />
gli sponsor.<br />
Arrivederci alla prossima edizione del 2017.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 35
REPORT<br />
INTERGEO <strong>2016</strong><br />
a cura della Redazione<br />
Fulvio Bernardini di <strong>GEOmedia</strong><br />
e Ted Lamboo di Bentley<br />
IN TERGEO<br />
quest'anno si è<br />
svolto ad Amburgo<br />
dall'11 al 13 ottobre.<br />
Durante la cerimonia<br />
di apertura dell'evento,<br />
il professor Hansjörg<br />
Kutturer, presidente<br />
della DVW, che ha<br />
patrocinato l'edizione<br />
<strong>2016</strong> di Intergeo,<br />
ha sottolineato l'importanza<br />
della digitalizzazione<br />
nel settore<br />
geospaziale e in quello<br />
delle smart city. Nigel<br />
Clifford di Ordnance<br />
Survey ha portato l'esperienza<br />
di una delle<br />
principali agenzie cartografiche<br />
del mondo.<br />
Un'esperienza che deve<br />
fare i conti, al giorno<br />
d'oggi, con uno scenario<br />
costellato da applicazioni<br />
e bisogni<br />
diversi. Se, prima, la<br />
fortuna di un'agenzia<br />
come l'OS era data dal<br />
mero possesso dei dati,<br />
oggi la differenza è data<br />
dal tipo di accesso che<br />
si garantisce ai dati stessi.<br />
Le sfide da affrontare<br />
sono molteplici ma<br />
OS sta sapendo reagire<br />
in maniera adeguata.<br />
Oltre ad essersi attestata<br />
come agenzia effettivamente<br />
proficua per<br />
il governo britannico,<br />
OS sta oggi portando<br />
avanti una serie di progetti<br />
paralleli in diversi<br />
ambiti, al fine di identificare<br />
delle linee guida<br />
per il settore geospaziale<br />
del futuro.<br />
Ron Bisio di Trimble<br />
ha puntato l'attenzione<br />
sui diversi aspetti<br />
che fanno una città<br />
smart. Passando in carrellata<br />
le diverse esperienze<br />
dell'azienda in<br />
vari contesti urbani a<br />
livello globale, Bisio<br />
ha mostrato come la<br />
tecnologia può aiutare<br />
a risolvere piccoli grandi<br />
problemi utili alla<br />
gestione di città più o<br />
meno complesse. Si è<br />
parlato anche di Italia<br />
relativamente al censimento<br />
dell'illuminazione<br />
pubblica in quel<br />
di Padova (<strong>GEOmedia</strong><br />
ha dedicato un articolo<br />
a questa esperienza nel<br />
numero 4-2014 della<br />
rivista). INTERGEO è<br />
la principale fiera internazionale<br />
del settore geospaziale<br />
ed ogni anno<br />
viene ospitata in una<br />
città tedesca diversa.<br />
L'evento ha confermato<br />
la sua centralità sia dal<br />
punto di vista commerciale<br />
(531 espositori da<br />
33 paesi, 17.000 visitatori<br />
provenienti da 100<br />
paesi) che da quello dei<br />
contenuti. Il messaggio<br />
che esce forte fa riferimento<br />
al concetto di<br />
digitalizzazione e ai suoi<br />
processi di acquisizione<br />
e sfruttamento dei dati.<br />
Sotto questo concettoombrello<br />
ricadono quelli<br />
di Geospatial/Industry<br />
4.0, Smart City e BIM.<br />
La presenza di una rappresentanza<br />
italiana ha<br />
visto Italdron, che ha<br />
confermato l'intenzione<br />
di partecipare anche<br />
il prossimo anno,<br />
anche se il mercato dei<br />
droni rimane ancora di<br />
difficile lettura; la voce<br />
delle piccole-medie imprese<br />
produttrici è sicuramente<br />
importante ma<br />
le azioni delle grandi<br />
aziende possono altresì<br />
dare delle indicazioni<br />
importanti: Trimble<br />
ha annunciato di aver<br />
venduto a DelairTech<br />
la sua controllata<br />
Gatewing, l'azienda<br />
che produce il sistema<br />
ad ala fissa di Trimble,<br />
l'UX-5. Accordi tra<br />
Trimble e DelairTech<br />
fanno comunque in<br />
modo che l'UX-5 rimanga<br />
nel portfolio<br />
di strumenti proposti<br />
dall'azienda americana.<br />
Il team Trimble conferma:<br />
"Abbiamo ceduto<br />
Gatewing per soffermarci<br />
su quello che ci<br />
viene meglio e su quello<br />
che crediamo possa<br />
rappresentare il futuro<br />
del settore dei droni,<br />
ovvero la gestione del<br />
processo. Trimble punta<br />
oggi ad integrare i<br />
migliori software e le<br />
migliori strumentazioni<br />
sul mercato al fine<br />
di garantire all'utente<br />
finale un prodotto efficiente<br />
al 100%". Sugli<br />
scudi la nuovissima - e<br />
unica - applicazione per<br />
il riconoscimento delle<br />
condizioni dell'asfalto<br />
sviluppata da SITECO<br />
e gli aggiornamenti al<br />
software di elaborazione<br />
dei dati acquisiti<br />
da APR di Menci<br />
Software, sempre tra gli<br />
italiani presenti troviamo<br />
IDS, 3d Target, 3d<br />
flow, Euromed mapping,<br />
Gexcel, Helica,<br />
Sierrasoft, Scan&go,<br />
Aeronike e Analist<br />
Group.<br />
Intergeo 2017 si svolgerà<br />
dal 26 al 28 settembre<br />
presso la fiera<br />
di Berlino.<br />
36 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
ASSOCIAZIONI<br />
Aperto il<br />
Concorso<br />
Barbara<br />
Petchenik<br />
2017<br />
Il Concorso Barbara Petchenik 2017<br />
indetto dall’International Cartographic<br />
Association è finalizzato a promuovere<br />
la cartografia e a stimolare la rappresentazione<br />
creativa del mondo nei bambini<br />
delle scuole primarie. Come in ogni concorso,<br />
le scuole interessate – attraverso<br />
le insegnanti che dimostrano maggiore<br />
sensibilità verso la cultura cartografica<br />
– devono partecipare al bando, allegato<br />
alla presente comunicazione o scaricabile<br />
direttamente dal sito dell’ICA, inviando<br />
i disegni prodotti dalle classi che saranno<br />
esposti nella sede della Conferenza dove i<br />
migliori saranno premiati.<br />
Non è la prima volta che l’Italia risulta<br />
vincitore: nel 2007 ha vinto una scuola<br />
fiorentina.<br />
Maggiori informazioni sul sito dell’Associazione<br />
Italiana di Cartografia.<br />
http://www.aic-cartografia.it/<br />
(Fonte: aic)<br />
Elezione del consiglio<br />
direttivo AMFM<br />
– Triennio 2017-<br />
2019<br />
Il Consiglio Direttivo<br />
nella seduta dello scorso<br />
8 Luglio ha deciso di anticipare<br />
l’elezione delle<br />
cariche per il triennio<br />
2017-2019 al prossimo<br />
mese di Dicembre. Le ragioni<br />
per un tale anticipo<br />
sono varie. Tra le altre, il<br />
desiderio di un ampliamento<br />
della partecipazione<br />
dei soci con l’auspicato<br />
ingresso di nuovi membri<br />
nel C.D., che si troverebbe<br />
in tal modo ad essere<br />
operativo già da Gennaio<br />
2017. Inoltre, l’auspicato<br />
avvicendamento nel C.D.<br />
è atteso anche in vista dei<br />
nuovi programmi in via di<br />
definizione che vedono tra<br />
l’altro l’attenzione al coinvolgimento<br />
delle istituzioni<br />
e società del Sud Italia.<br />
Questa accelerazione di<br />
attività dell’associazione<br />
quindi, e le opportunità<br />
che ne possono derivare<br />
hanno indotto a convocare<br />
l’assemblea elettiva con<br />
circa sei mesi di anticipo.<br />
Il cronoprogramma:<br />
– 20 ottobre <strong>2016</strong>: data di<br />
inizio per la presentazione<br />
della candidatura<br />
– 20 novembre <strong>2016</strong>: data<br />
di chiusura per la presentazione<br />
della candidatura<br />
– 1 dicembre <strong>2016</strong>: assemblea<br />
per l’elezione dei<br />
consiglieri. L’assemblea si<br />
svolgerà a Roma presso<br />
la Facoltà di Architettura<br />
in Piazza Borghese 9<br />
PRESUMIBILMENTE a<br />
partire dalle ore 13,00.<br />
Per sottomettere la propria<br />
candidatura compilare il<br />
form al link:<br />
http://www.amfm.it/formcandidatura-rinnovo-consiglio-direttivo/<br />
(Fonte: AMFM)<br />
• Rilievi batimetrici automatizzati<br />
• Fotogrammetria delle sponde<br />
• Acquisizione dati e immagini<br />
• Mappatura parametri ambientali<br />
• Attività di ricerca<br />
Vendita – Noleggio - Servizi chiavi in mano, anche con strumentazione cliente
GUEST PAPER<br />
Geo-graphical Representation for<br />
Future Challenges in e.Education<br />
This article is an opportunity to discuss how well investments in the<br />
development of surveying and mapping, through programmes such<br />
as GMES, may translate into operational, useful and relevant tools<br />
for environment professionals in the territory.<br />
by Agata<br />
Lo Tauro<br />
The Wealth of new geomatic<br />
applications has<br />
been developed over<br />
the last years using data from<br />
several instruments (e.g. the<br />
4-tonne Japanese Advanced<br />
Land Observing Satellite –<br />
ALOS, etc.). Under the terms<br />
of a cooperative agreement,<br />
International Research Institutions<br />
has been delivering data<br />
to users across Europe and Africa.<br />
In particular, some leaders<br />
in geomatic applications, have<br />
made significant contributions<br />
to the Earth Observation<br />
mission employing innovative<br />
algorithms for estimation of soil<br />
moisture from L-Band telemetry.<br />
Furthermore Member States<br />
have recently approved the new<br />
principles for the Sentinel Data<br />
Policy, which establishes full<br />
and open access to data acquired<br />
by the<br />
upcoming<br />
Sentinel satellite<br />
missions. The Sentinels<br />
comprise five new missions<br />
being developed by ESA specifically<br />
for the operational needs<br />
of the Global Monitoring for<br />
Environment and Security programme<br />
(GMES). GMES is an<br />
EC-led initiative to ensure the<br />
provision of Earth observation<br />
(EO) services that are tailored<br />
to the needs of users, both public<br />
policymakers and citizens,<br />
on a sustainable basis. As part<br />
of the ESA-led GMES Space<br />
Component, which guarantees<br />
access to a variety of EO data<br />
and the EC worked together<br />
to define the principles and<br />
implementation scheme of the<br />
Sentinel Data Policy.<br />
Land Use Sampling and<br />
Analysis<br />
The analysis includes thematic<br />
mapping, a flexible data base<br />
editor, formula editing, statistics,<br />
charting, matrix manipulation,<br />
network generation, models<br />
and algorithms, and hooks<br />
to external procedures. Novel<br />
“Open” Land cover analysis<br />
with temporal evolution of<br />
NDVI provides an example of<br />
thematic mapping in order to<br />
understand patterns and changes<br />
in “risk zones”.<br />
The implementation of algorithms<br />
for innovative classification<br />
methods, after choosing<br />
training sets describing environmental<br />
stress, water pollution<br />
and brownfields are the<br />
main task of the methodology:<br />
subdivision in cluster with an<br />
unsupervised algorithm or new<br />
implementations and identification<br />
of cluster typologies with a<br />
collection of spectral firms.<br />
This analysis has proven to be<br />
one of the most effective solution<br />
for the remote and accurate<br />
mapping of pesticides and monitoring<br />
their displacements.<br />
Despite the advances of the<br />
GIS based project, the processes<br />
involved in data fusion are still<br />
currently under development.<br />
The data fusion method will focus<br />
on enhancing the appearance<br />
of a hybrid high-resolution<br />
image to facilitate visual image<br />
exploitation.<br />
Cloud platform and open data<br />
Lowest costs, flexible scaling,<br />
increased reliability, and the<br />
decoupling of management at<br />
the operating system and application<br />
levels are just a few of<br />
the main benefits that Cloud<br />
Technology provide us. Single<br />
points of failure are eliminated<br />
with Cloud Web from not<br />
38 <strong>GEOmedia</strong> n°4-2015
GUEST PAPER<br />
only the software, but hardware<br />
levels as well. We can deploy,<br />
scale, or migrate entire servers<br />
in just a few moments, which is<br />
much faster than a traditional<br />
Web Hosting environment. No<br />
longer are Web Hosting “servers”<br />
tied to a physical machine.<br />
When you have an account with<br />
Cloud Web, your account is<br />
instantly, and constantly replicated<br />
across multiple machines<br />
and multiple storage locations.<br />
If your website is running on a<br />
physical server that crashes, it is<br />
instantly restarted on one that<br />
is available. You may have read<br />
about massive cloud failures<br />
with other companies, however<br />
many of those were due to a<br />
single point of failure on the<br />
underlying engine. Each one of<br />
our private clouds run off of an<br />
underlying engine, or distribution<br />
server which manages the<br />
applications running on each<br />
cloud and physical server.<br />
In Cloud Web, we replicate<br />
this engine in real time across<br />
multiple physical machines so<br />
in the event of a failure, the<br />
backup engine is automatically<br />
and instantly restarted on another<br />
server. Our custom implementation<br />
provides the benefits<br />
a cloud provides, but environments<br />
are also separated into<br />
smaller, scalable applications<br />
similar to that of a traditional<br />
Shared Web Hosting provider.<br />
At Google I/O, it is possible to<br />
introduce new set of products<br />
to Google Cloud Platform that<br />
help developers get value from<br />
Big Data, build great mobile<br />
applications and monitor the<br />
performance of their cloud applications.<br />
It is possible to add tooling<br />
to Android Studio, which simplifies<br />
the process of adding an<br />
App Engine backend to mobile<br />
app. In particular, Android<br />
Studio now has three built-in<br />
App Engine backend module<br />
templates, including Java<br />
Servlet, Java Endpoints and<br />
an App Engine backend with<br />
Google Cloud Messaging. Since<br />
this functionality is powered by<br />
the open-source App Engine<br />
plug-in for Gradle, It is possible<br />
to use the same build configuration<br />
for both app and and<br />
Continuous Integration environments.<br />
Free and open source softwares<br />
on a smartphone (e.g. Android is<br />
a Google product) are designed<br />
and built from the ground up<br />
to integrate with Google services<br />
and be a cloud-powered<br />
OS. A lot of Android is open<br />
source. With some work, it’s<br />
possible to turn a modern<br />
Android smartphone into a<br />
Google-less, completely open<br />
device.<br />
Results and Conclusions<br />
The framework presented here<br />
represents an important contribution<br />
to the future prospects of<br />
novel RS automated approach,<br />
in situ analysis and GIS integration<br />
for the management of natural<br />
resources. The experiment<br />
results demonstrated automated<br />
approach is an effective method<br />
in remote sensing image classification<br />
and its average performance<br />
is better than traditional<br />
classification methodologies.<br />
The localization of areas of values<br />
will help to ensure improved<br />
environmental management<br />
through the timely detection<br />
of areas requiring protection<br />
and improved environmental<br />
supervision. Development of a<br />
growth management strategy<br />
and valorization of cultural<br />
resources involves a balanced<br />
combination of planned growth<br />
and environmental integrity.<br />
The integrated framework presented<br />
in this research has the<br />
potential to provide for each of<br />
these items. Different types of<br />
hyperspectral and RS data could<br />
be take into consideration,<br />
together with the estimation of<br />
several spectral-derived indexes<br />
that turn out to be fundamental<br />
for a preliminary detection of<br />
possible sites of interest. New<br />
policies must be implemented<br />
to ensure planned growth as<br />
opposed to existing random development<br />
patterns.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-2015 39
GUEST PAPER<br />
However, these policies cannot be devised without<br />
adequate information related to the location<br />
and form of new development, and this<br />
is where the integrated framework can make a<br />
substantial contribution to planning and policy<br />
formation with the support of “open data” and<br />
Cloud Web in e.Education and Research (e.g.<br />
core curriculum DL n. 297 del 16/4/1994).<br />
Novel technologies enable better decisionmaking<br />
and increase knowledge of how citizens<br />
may be impacted by those decisions. Multimedia<br />
tools and innovative methodologies for<br />
developing professor competence under novel<br />
educational frameworks and “autonomous<br />
CLIL and Inclusion in education are planning<br />
through the European Union and International<br />
Programmes.<br />
Today’s educators need to have an understanding<br />
of all the ways in which communication<br />
and innovative technologies can drive institutional<br />
success. From tools to technique, this<br />
research will focus on how higher and marketers<br />
can position themselves – and empower their<br />
community – to help their institutions thrive in<br />
this era of convergence.<br />
In particular the project asks the user to respond<br />
to a set of questions on teaching through a foreign<br />
language in relation to community, communication,<br />
culture, cognition and innovative<br />
e.Education solutions.<br />
REFERENCES<br />
Lo Tauro, A. (2009). Georeferencing of Cultural Heritage and Risk Chart: research of novel applications,<br />
in EVA 2009 Florence, Proceedings, pp. 151-156.<br />
Lo Tauro, A. (2010): “Uso della Geomatica per analizzare i Piani Paesaggistici Regionali, in Proceedings<br />
of the 12th ASITA Conference, Italy 2010, pp. 1355-1360<br />
Lo Tauro, A. (2012): Geospatial Analysis and Data Integration for Cultural Resources Evaluation:<br />
A collection of articles on analytical geomatics and their applications. BAR International Series<br />
2313 , 2011 pp. 90 - http://www.archaeopress.com.<br />
Lo Tauro, A. (2015): Geomatics for cultural and natural heritage conservation and valorisation,<br />
BAR International Series, http://www.archaeopress.com.<br />
ACKNOWLEDGEMENTS<br />
Thanks to DS, students and friends.<br />
KEYWORDS<br />
Geomatics; land use; cloud platform; open data; GMES<br />
ABSTRACT<br />
This research is an opportunity to discuss how well investments in the development of surveying<br />
and mapping, through programmes such as GMES, may translate into operational, useful and relevant<br />
tools for environment professionals in the territory. Environmental analysis will be given the<br />
floor to provide the feedback on the experience with geomatic applications, and their needs under<br />
a pluri-disciplinary approach. The suitability of existing applications will be analyzed, as well as the<br />
efficiency of current support mechanisms for regions wishing to take up innovative applications and<br />
open data for sustainable management, heritage conservation and e.Education.<br />
The interdisciplinary research will analyze the following topics: territorial planning, environmental<br />
impact assessment, cultural heritage conservation, etc. from regional, national, European and<br />
International Strategies. This is a work in progress.<br />
AUTHOR<br />
Agata Lo Tauro<br />
agata.lotauro@istruzione.it<br />
MIUR, http://www.miur.it, Italy<br />
40 <strong>GEOmedia</strong> n°4-2015
REPORT<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 41
REPORT<br />
L’attività di ricerca della SIFIP<br />
di Carlo Monti e Attilio Selvini<br />
Esattamente quindici anni fa, il secondo<br />
dei presenti autori pubblicava, sul<br />
“Bollettino della SIFET”<br />
un breve articolo intitolato “Dalla SIFIP<br />
alla SIFET” (1). Vi veniva rievocata fra<br />
l’altro l’attività della “Società Italiana di<br />
Fotogrammetria Ignazio Porro”, di cui<br />
la SIFET fu l’erede. Qui viene ripreso<br />
l’esame delle pubblicazioni di quella<br />
Società scientifica, numerate da 1 a<br />
21, raccolte in un fascicolo che venne<br />
fortunosamente salvato dalla distruzione<br />
di molto materiale già della Filotecnica<br />
Salmoiraghi, allorché la grande azienda<br />
fondata da Ignazio Porro venne inglobata<br />
in uno dei tanti carrozzoni (peraltro di<br />
breve durata) che andavano in vigore<br />
nella seconda metà del secolo ventesimo.<br />
Questo lavoro ha lo scopo<br />
di illustrare l’attività di<br />
ricerca in epoca preinformatica,<br />
sottolineando poi il<br />
fatto che gli ordinari di topografia<br />
nelle università italiane erano<br />
allora quattro (diverranno tre<br />
dopo la improvvisa e immatura<br />
scomparsa di Giovanni Boaga nel<br />
1961) e quelli di geodesia erano<br />
solo due, uno a Trieste e uno a<br />
Bologna. Gli incaricati (ben pochi<br />
di loro arriveranno poi alla<br />
cattedra) erano una dozzina, ben<br />
diversi dagli attuali cosiddetti<br />
“professori a contratto” sia per<br />
formazione che per attività. Ma a<br />
totale differenza dei tempi nostri,<br />
vi erano anche alcuni professori<br />
di Istituti Tecnici che si dedicavano<br />
all’attività di ricerca e con<br />
ottimi risultati. Di tutto questo<br />
parleremo qui avanti.<br />
Poche parole sulla SIFIP; si<br />
Fig. 1 - Orientamento esterno grafico.<br />
era costituita<br />
poco prima del<br />
convegno a Roma<br />
della “International<br />
Society of Photogrammetry”<br />
(1938) per volere di Gino<br />
Cassinis, che della compagine<br />
internazionale era allora il primo<br />
presidente italiano. Esisteva allora<br />
da noi soltanto il “Gruppo<br />
Fotogrammetrico Italiano”<br />
(G.F.I) che di fatto era solo una<br />
sezione autonoma della ben nota<br />
“Associazoine Ottica Italiana”<br />
con sede a Firenze. Alla SIFIP<br />
aderirono subito le quattro storiche<br />
società di rilevamento fotogrammetrico<br />
aereo e terrestre,<br />
oltre alle tre aziende di produzione<br />
strumentale: Salmoiraghi,<br />
O.M.I. e Officine Galileo. Ma<br />
ne furono soci anche studiosi,<br />
operatori, ingegneri, geometri,<br />
che parteciparono in massa al<br />
convegno di Roma appena citato,<br />
onorando il lavoro e la ricerca<br />
italiana nell’ampio settore della<br />
topografia e della fotogrammetria:<br />
il nostro Paese era allora fra<br />
i primi del mondo (forse addirittura<br />
il primo!) nella produzione<br />
cartografica, come aveva già<br />
dimostrato la S.A.R.A., associata<br />
alla O.M.I., con la produzione<br />
della carte urbane di Saõ Paulo<br />
in Brasile all’inizio degli anni<br />
Trenta.<br />
Già verso la fine del millennio<br />
la produzione di articoli relativi<br />
a quella che ormai si chiamava<br />
ovunque “geomatica” era diventata<br />
nell’intero mondo intensa e<br />
diffusa; purtroppo spesso si tratta<br />
di cose minime o di argomenti<br />
nati col classico metodo “taglia e<br />
cuci” (oggi meglio detto “copia<br />
e incolla”). Non così nel passato;<br />
anche se le riviste del settore<br />
non avevano gli attuali “referee”,<br />
ovvero i responsabili incaricati<br />
di valutare se un testo meriti o<br />
no di essere pubblicato, i loro<br />
direttori insieme ai comitati di<br />
redazione stavano ben attenti alla<br />
bontà e all’originalità dei testi a<br />
loro sottoposti.Vediamo quindi<br />
di “chiosare” alcuni dei lavori<br />
contenuti nel fascicolo in nostro<br />
possesso. Oggi, in piena epoca digitale,<br />
possono forse far sorridere<br />
42 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
alcuni (o forse anche tutti) i temi<br />
che sono contenuti nel materiale<br />
da noi esaminato; in realtà la<br />
fatica, l’intuizione, l’indagine, il<br />
tempo stesso impiegato per quelle<br />
ricerche che ci sembrano oggi<br />
elementari, non erano allora cosa<br />
da poco. Per esempio, le ricerche<br />
di Margherita Piazzolla- Beloch<br />
(2) sulle soluzioni grafiche di<br />
parecchi problemi fotogrammetrici<br />
richiedevano una profonda<br />
conoscenza della geometria descrittiva<br />
e proiettiva, compresi i<br />
rapporti omografici. Nell’articolo<br />
citato in (3), che ricorda analoga<br />
ricerca di Finsterwalder (4), si<br />
danno le indicazioni per la rapida<br />
(e rigorosa, entro i limiti del<br />
graficismo) restituzione di terreni<br />
pianeggianti di cui si abbiano le<br />
prese aeree in adatta scala media.<br />
Fra i non pochi suoi lavori, i<br />
tentativi di soluzione grafica dei<br />
problemi di orientamento esterno<br />
dei fotogrammi, dei quali la Fig.<br />
1 fornisce una idea.La insigne<br />
studiosa, ordinaria di geometria<br />
nell’Università di Ferrara, si era<br />
interessata, in modo rigoroso,<br />
della Roentgenfotogrammetria<br />
in modo particolare, addirittura<br />
progettandone strumenti. Uno<br />
di questi è descritto brevemente<br />
nella citata raccolta, costituito<br />
della parte di presa e di quella di<br />
restituzione, basata sulla intersezione<br />
in avanti, così come oltre<br />
quarant’anni più tardi verrà fatto<br />
dalla Carl Zeiss. Dice lo scritto<br />
che ne accompagna la descrizione:<br />
“La matematica è confinata,<br />
per così dire, dentro gli apparecchi<br />
stessi, i quali vengono dunque a sostituire<br />
ogni operazione matematica<br />
che altrimenti sarebbe necessaria<br />
per giungere al risultato”- Era il<br />
trionfo dell’analogia, esattamente<br />
l’opposto di quanto avverrà con<br />
l’avvento del calcolo elettronico!<br />
Luigi Solaini era allora assistente<br />
ordinario del professor Cassinis;<br />
aveva trovato anche il tempo per<br />
una seconda laurea, in matematica.<br />
La OMI aveva lasciato in comodato<br />
il grande Fotocartografo<br />
modello “Aeronormale”, detto<br />
amichevolmente dagli operatori<br />
“frantoio”, date le sue<br />
dimensioni e il peso, all’Istituto<br />
milanese del Politecnico. La<br />
cartografia aerofotogrammetrica<br />
aveva all’incirca un decennio di<br />
vita applicativa; in particolare<br />
la SARA, associata alla OMI,<br />
aveva rilevato e prodotto oltre<br />
alla carta urbana di Saõ Paulo in<br />
Brasile già sopra ricordata, anche<br />
le carte catastali di carattere sperimentale<br />
per la nostra Direzione<br />
Generale del Catasto e dei SS.TT.<br />
EE., per cui sembrava necessario<br />
studiare lo strumento onde accertare<br />
se fosse veramente adatto alla<br />
formazione di cartografia a scala<br />
grande e grandissima. Fu proprio<br />
Gino Cassinis a darne l’incarico<br />
al suo prediletto assistente: va<br />
sottolineato che molte misure<br />
e operazioni accessorie vennero<br />
condotte da due assistenti incaricati,<br />
Antonio Dragonetti e Guido<br />
Golinelli, così come precisa l’autore<br />
nel suo lungo articolo (oltre<br />
centodieci pagine!) citato in (5).<br />
I due, praticamente coetanei di<br />
Solaini, erano al tempo insegnanti<br />
di Istituti Tecnici per geometri:<br />
come non notare la considerevole<br />
differenza fra quei tempi e oggi?<br />
Ma veniamo alla sostanza del<br />
lavoro, valutato e presentato da<br />
Cassinis che ne dice fra l’altro<br />
quanto segue: “La ricerca del<br />
Solaini conduce quindi a risultati<br />
di grande interesse per l’impiego del<br />
Fotocartografo e anche per lo sviluppo<br />
della fotogrammetria aerea<br />
a grandi scale, che ha grandissima<br />
importanza in un paese civile come<br />
l’Italia e in pieno rigoglio di opere,<br />
dove i problemi tecnici da risolvere<br />
sono numerosissimi e quindi è assai<br />
sentita la necessità di carte dettagliate,<br />
fedeli e precise, quali solo la<br />
fotogrammetria è capace di dare.”<br />
Lo strumento era complesso, ben<br />
diverso da quelli (anche dello<br />
stesso Nistri) che verranno pochi<br />
anni dopo: inoltre sia la visione<br />
Fig. 2 - L’imponente struttura del Fotocartografo Nistri.<br />
del cosiddetto “modello ottico”,<br />
sia le operazioni di orientamento<br />
erano del tutto particolari.<br />
Poche parole su questi due punti.<br />
L’orientamento era “esterno”<br />
globale e non diviso in relativo e<br />
assoluto, anche se già Otto von<br />
Gruber aveva pubblicato il suo<br />
lavoro “Doppelpunkteinschaltung<br />
im Raume”. Ciò richiedeva una<br />
tecnica lunga e complessa, con<br />
posizionamento di adatti schermetti<br />
corrispondenti ai punti<br />
noti d’orientamento assoluto.<br />
La visione dei punti omologhi<br />
(non dell’intero “modello ottico”)<br />
avveniva attraverso il metodo<br />
del “brillamento”. E’ necessario<br />
spendere qui due parole: questo<br />
metodo è basato sulla persistenza<br />
Fig. 3 - Il Fototeodolite Galileo-Santoni.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 43
REPORT<br />
delle immagini sulla retina; esso<br />
consiste nel proiettare su di uno<br />
schermo una porzione delle due<br />
immagini fotografiche, per cui, a<br />
orientamento interno ed esterno<br />
avvenuto, solo i punti omologhi<br />
risultano fissi agli occhi dell’osservatore,<br />
mentre il loro intorno<br />
è mobile e si contorce. Il metodo<br />
era noto sin dall’Ottocento, ed<br />
era stato usato da Max Gasser<br />
in un brevetto del 1915 rimasto<br />
poi bloccato per ragioni militari:<br />
sembra che Nistri non ne avesse<br />
mai avuto notizia. In Fig. 2 una<br />
visione generale dello strumento.<br />
Lo studio di Solaini fu lungo e<br />
complesso e consta di ben 112<br />
pagine a stampa; iniziato nei primi<br />
giorni del 1936, poi interrotto<br />
per varie ragioni, venne ultimato<br />
nell’agosto del 1938. Molte furono<br />
le operazioni eseguite per<br />
lo studio del grosso restitutore;<br />
mancando allora nell’Istituto un<br />
fototeodolite, vennero riprese<br />
immagini delle pareti esterne circostanti<br />
il giardinetto rettangolare<br />
prospiciente lo stesso Istituto,<br />
usando le stese camere di proiezione<br />
del restitutore opportunamente<br />
adattate e munite di adatta<br />
base di sostegno con le solite tre<br />
viti calanti. La “memoria”, come<br />
si chiamavano allora le ricerche<br />
stampate, è divisa in tre parti:<br />
generalità, descrizione e rettifica<br />
dello strumento, esame delle<br />
sue caratteristiche meccaniche e<br />
ottiche, studio della precisione<br />
della restituzione. Molte difficoltà<br />
vennero superate per bene, fra<br />
queste il controllo della linearità<br />
e della perpendicolarità fra loro<br />
degli assi del coordinatometro.<br />
Vennero usati due teodoliti di<br />
alta precisione, un Wild T3 e<br />
uno Zeiss T II; per determinarne<br />
la posizione rispetto a un sistema<br />
legato agli assi del restitutore, essi<br />
vennero collimati reciprocamente<br />
risolvendo poi per osservazioni<br />
condizionate un doppio problema<br />
di Hansen. Oggi la cosa sembra<br />
banale, ma solo per i calcoli,<br />
con le tavole del Bruhns a sette<br />
decimali occorsero giorni!<br />
Ci limitiamo qui a ricordare i<br />
dati finali del ponderoso lavoro,<br />
nel quale si è giunti con minuzia<br />
sino al controllo del passo delle<br />
viti di comando dei movimenti<br />
dei portalastre e degli altri organi<br />
mobili; stabilito che il tempo<br />
occorrente per l’orientamento<br />
completo di una coppia di fotogrammi<br />
andava da un’ora e<br />
mezzo a due (!) si sono trovati<br />
per gli errori totali di restituzione<br />
i valori:<br />
M” x<br />
= ± 0,17 mm<br />
M” y<br />
= ± 0,19 mm<br />
M” z<br />
= ± 0,27 mm<br />
M = ± 0,37 mm<br />
Restando a Solaini, va citato<br />
anche l’altra considerevole indagine,<br />
appena di qualche anno<br />
più tarda, pubblicata in tedesco<br />
(lingua che il professore conosceva<br />
bene) su “Photogrammetria”,<br />
rivista ufficiale della Società<br />
Internazionale, dal titolo “Der<br />
Photomultiplo Nistri”, con riassunto<br />
in inglese e italiano. Di<br />
particolare interesse il fatto che in<br />
quel tempo le operazioni di triangolazione<br />
aerea avvenivano per<br />
gran parte con multiproiettori,<br />
costruiti dalle maggiori aziende<br />
europee, in Italia per l’appunto<br />
dalla OMI di Roma. La cosa<br />
richiedeva la riduzione preventiva<br />
delle lastre fotografiche, che<br />
avveniva con adatto riduttore<br />
allegato al restitutore. Un paio di<br />
decenni più avanti, nasceranno<br />
la triangolazione semianalitica<br />
e poi quella digitale, e i vari<br />
“multiplex” resteranno solo nei<br />
ricordi dei vecchi fotogrammetri:<br />
ma allora l’impiego di questi<br />
strumenti era orgoglio di molti<br />
costruttori, e di quelli di Zeiss e<br />
della OMI ne vennero acquistati<br />
a decine negli USA. Tutti erano<br />
basati sulla visione stereoscopica<br />
per anaglife, metodo semplice e a<br />
buon mercato.<br />
Continuando nell’esame dei<br />
lavori dei soci della SIFIP, ci<br />
sembra giusto citarne due di<br />
Guido Golinelli, allora come già<br />
accennato assistente incaricato<br />
al Politecnico e insegnante negli<br />
Istituti Tecnici per Geometri.<br />
Il primo lavoro, anche qui di<br />
tipo sperimentale, lungo e per<br />
nulla semplice, riguarda lo studio<br />
delle possibilità operative<br />
del Fototeodolite Santoni (7),<br />
mentre il secondo (8) è dedicato<br />
al problema allora rilevante, del<br />
“vertice di piramide”, al quale si<br />
erano già dedicati molti ricercatori<br />
sia da noi che nel resto del<br />
mondo fotogrammetrico. Il fototeodolite<br />
costruito da Santoni era<br />
diverso dagli altri noti, che avevano<br />
il cannocchiale parallelo a<br />
lato, oppure sopra alla camera da<br />
presa. Qui invece i due elementi<br />
sono disposti ortogonalmente,<br />
con un colpo di genio tipico del<br />
suo ideatore (Fig. 3).<br />
Entrambi i lavori oggi si vedono<br />
con un certo sorriso; l’incertezza<br />
della determinazione del centro<br />
della macchina da presa è determinabile<br />
per via NNSS entro<br />
meno del decimetro, mentre l’assetto<br />
via INU lo è entro il centesimo<br />
di grado (9). I fototeodoliti<br />
sono da decenni scomparsi; per le<br />
44 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong><br />
Fig. 4 - Revisione stato<br />
colturale agricolo.
REPORT<br />
prese “terrestri” basta una qualsiasi<br />
camera digitale: orientamenti<br />
interni ed esterni così come<br />
eliminazione della distorsione<br />
dell’obbiettivo sono facilmente<br />
ottenibili via software. Ma allora<br />
quelle ricerche erano essenziali<br />
per stabilire le incertezze delle<br />
osservazioni e per definire i criteri<br />
di affidabilità delle procedure.<br />
Un personaggio di spicco, a<br />
metà fra l’attività nel Catasto e<br />
quella nell’insegnamento, è Gino<br />
Pratelli, classe 1909 (coetaneo di<br />
Solaini, del quale fu sincero amico).<br />
La sua carriera, catasto a parte,<br />
è simile a quella di Clemente<br />
Bonfigli; anche lui, ottenuta la<br />
cattedra di topografia nell’Istituto<br />
Tecnico Statale di Bologna,<br />
ebbe poi la libera docenza in<br />
Topografia e Costruzioni Rurali.<br />
Fu degno rappresentante italiano<br />
nella Commission International<br />
du Génie Rural ; vinta la cattedra<br />
della sua disciplina a Sassari,<br />
venne poi chiamato dall’ ”Alma<br />
Mater” a dirigere l’Istituto di<br />
Edilizia Zootecnica dell’università<br />
bolognese. Può oggi sembrare<br />
incredibile, ma Pratelli fu uno dei<br />
primi studiosi della triangolazione<br />
aerea, alla quale dedicò diversi<br />
studi (10), (11) dei quali uno di<br />
un centinaio di pagine, esaustivo<br />
e profondo. Un altro venne<br />
presentato alla Reale Accademia<br />
delle Scienze di Torino dal socio<br />
ordinario Gino Cassinis, altro<br />
amico di Pratelli al quale diede<br />
sempre suggerimenti e appoggio.<br />
Oggi, in tempi di specializzazione<br />
spinta, può sembrare strano<br />
il connubio fra discipline così<br />
diverse fra di loro come la topografia<br />
e la fotogrammetria da un<br />
lato, e le costruzioni rurali dall’altro:<br />
va notato però che qualche<br />
esempio analogo si è verificato<br />
anche nei decenni appena trascorsi<br />
(Lombardini all’Università<br />
della Tuscia, Chiabrando a quella<br />
di Torino). Ricorderemo che una<br />
delle caratteristiche invidiate per<br />
decenni dall’estero alle università<br />
italiane, era la profondità e la<br />
vastità della formazione da loro<br />
offerta soprattutto nell’ambito<br />
dell’ingegneria: per cui un ingegnere<br />
italiano poteva ben passare<br />
da una delle discipline formative<br />
all’altra o alle altre vicine, senza<br />
difficoltà e soprattutto senza incidenti<br />
di percorso. Ricorderemo<br />
che sino all’inizio degli anni<br />
Sessanta del ventesimo secolo, la<br />
topografia veniva insegnata a tutti<br />
gli studenti di ingegneria senza<br />
distinzione di indirizzo.<br />
Pur sempre nell’ambito della<br />
SIFIP, i dirigenti delle massime<br />
istituzioni cartografiche statali<br />
del tempo, Catasto, Istituto<br />
Geografico Militare e Istituto<br />
Idrografico della Marina parteciparono<br />
con loro pregevoli<br />
lavori ai convegni internazionali.<br />
L’ingegner Placido Belfiore, della<br />
Direzione Generale del Catasto,<br />
partecipò al congresso della<br />
International Society of Geodesy<br />
and Geophisic a Washington,<br />
DC, del settembre 1939 (purtroppo<br />
anno terribile, per lo<br />
scoppio della seconda guerra<br />
mondiale; USA e Italia erano al<br />
momento ancora neutrali!). Il<br />
suo saggio (12) ebbe successo,<br />
soprattutto in un ambiente come<br />
quello statunitense ove la fotogrammetria<br />
era generalmente<br />
limitata alla cartografia a piccola<br />
e media scala.<br />
Nella stessa manifestazione il<br />
Direttore Generale Michele Tucci<br />
Fig. 6 - Il bassorilievo restituito a curve di livello<br />
Fig. 5 - Le coste rilevate, con indicazione<br />
delle prese aerofotogrammetriche.<br />
presentò un altro lavoro di valore,<br />
relativo all’aggiornamento,<br />
per via di fotointerpretazione,<br />
della destinazione colturale dei<br />
terreni censiti in Italia (13). La<br />
“memoria” riguardava un esperimento<br />
eseguito nel Comune di<br />
Ravenna e coronato da successo.<br />
Ci sia permesso di rammentare<br />
che molti decenni più tardi,<br />
l’argomento venne ripreso dalla<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 45
REPORT<br />
Direzione Generale del Catasto<br />
con l’appoggio del Politecnico<br />
di Milano, con una vasta sperimentazione<br />
alla quale partecipò<br />
fra l’altro il primo dei presenti<br />
autori. La Fig. 4 mostra una<br />
delle immagine presentate a<br />
Washington, ripresa da ben 2700<br />
metri di quota, con camera a<br />
lastre Santoni Mod. I; non è chi<br />
non veda la nettezza dei particolari,<br />
pensando anche all’epoca e<br />
ai progressi successivi dell’ottica e<br />
della fotografia.<br />
Il comandante dell’Istituto<br />
Idrografico della Marina, tenne<br />
una lunga conferenza al<br />
Politecnico milanese, illustrando<br />
le molte e complesse operazioni<br />
per la definizione della forma e<br />
dei fondali della costa somala,<br />
poi pubblicata dallo stesso Ente<br />
(14). Il lavoro illustrato, condotto<br />
con l’impiego fra l’altro delle<br />
Regie Navi Idrografiche Cherso e<br />
Magnaghi, era fondamentale per<br />
la sicurezza della navigazione lungo<br />
i 2400 chilometri della costa,<br />
i cui unici rilievi esistenti erano<br />
stati condotti dalla marina inglese<br />
un secolo prima, quindi con<br />
mezzi e approssimazioni del tutto<br />
inadeguati. La figura 5 fornisce<br />
solo un riassunto sintetico del<br />
lavoro italiano, indicando anche<br />
le parti riprese con aerofotogrammetria.<br />
Lo stesso professor Gino Cassinis<br />
operò attivamente nell’ambito<br />
della SIFIP; fra quanto si trova<br />
nelle pubblicazioni che abbiamo<br />
esaminato, vale la pena di ricordare<br />
un lavoro di fotogrammetria<br />
terrestre che verrà anch’esso ripreso<br />
molto tempo dopo da Giorgio<br />
Bezoari; si tratta del rilevamento<br />
e della riproduzione di un bassorilievo<br />
sito sulla facciata della<br />
Chiesa di San Michele a Pavia<br />
(15).<br />
La cosa oggi fa sorridere: ma<br />
allora si trattava di una assoluta<br />
novità. Pensate che in assenza<br />
di una bicamera (ve ne erano<br />
già allora di Zeiss) si usò il fototeodolite<br />
Santoni del quale si è<br />
detto più sopra; a impiegarlo fu<br />
proprio Guido Golinelli, insieme<br />
a Luigi Solaini, che svolsero gran<br />
parte del lavoro, compresa la determinazione<br />
dei cinque punti di<br />
appoggio eseguita per intersezione<br />
in avanti con i due teodoliti<br />
Zeiss T II e Wild T3 dell’Istituto,<br />
opportunamente muniti di<br />
due puntìne metalliche centrate<br />
sull’asse di rotazione principale,<br />
come riferimento per la misura<br />
degli angoli alla base. La distanza<br />
dal bassorilievo venne fissata in<br />
circa 13 metri; le misure angolari<br />
vennero eseguite in due strati ottenendo<br />
un e.q.m di ± 1”.<br />
Per la restituzione si ricorse anche<br />
qui al fotocartografo Nistri, con<br />
procedura di restituzione aerea!<br />
Non si aveva allora a disposizione<br />
altro restitutore universale, fra<br />
i diversi già peraltro esistenti;<br />
ma Cassinis voleva fermamente<br />
dimostrare al professor<br />
Chierici, Regio Sovrintendente<br />
ai Monumenti della Regione<br />
Lombardia, come la fotogrammetria<br />
fosse versatile e capace di<br />
passare dalla cartografia al rilevamento<br />
delle opere d’arte: ci riuscì<br />
perfettamente; in Fig. 6 una vista<br />
del bassorilievo, che con una operazione<br />
minuziosa eseguita dallo<br />
stesso Golinelli venne restituito a<br />
curve di livello con equidistanza<br />
di 2 millimetri, trasformando un<br />
“piano quotato” di oltre duemila<br />
punti. Si noti che l’e.q.m. della<br />
differenza fra le ascisse di due<br />
punti venne trovato pari a ± 0,13<br />
mm!<br />
E ci fermiamo qui. Ci sembra di<br />
avere dimostrato con quale perizia,<br />
quale acume, quale dedizione<br />
al lavoro venivano condotte le<br />
ricerche nei tempi felici in cui<br />
l’Italia primeggiava nel mondo di<br />
allora nell’ambito della fotogrammetria.<br />
Esisteva una intesa solida<br />
e solidale fra le (poche) università<br />
di allora che si occupavano di<br />
geodesia, topografia e fotogrammetria,<br />
i tre organi ufficiali dello<br />
Stato, a ciò predisposti, la Regia<br />
Commissione Geodetica, e le<br />
aziende produttrici di strumenti<br />
certamente allo stesso livello di<br />
quelle d’Oltralpe. Oggi tutto è<br />
cambiato, così del resto come<br />
sono cambiate le stesse discipline<br />
scientifiche.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1) Selvini, Attilio. Dalla SIFIP alla SIFET. Boll. SIFET,<br />
1/2001.<br />
2) Selvini, Attilio. Appunti per una storia della topografia<br />
nel XX secolo. Maggioli ed., 2013-<br />
3) Piazzolla Beloch, Margherita Metodi grafici aerofotogrammetrici<br />
per rilievi topografici di terreni pianeggianti.<br />
Atti della SIFIP, 1935.<br />
4) Finsterwalder, Sebastian. Die geometriche<br />
Grundlagen der Photogrammetrie. Jahresbericht<br />
DMV, Leipzig, 1899.<br />
5) Solaini, Luigi. Studio sperimentale del Fotocartografo<br />
Nistri. Tip. M Ponzio, Pavia, settembre 1938-XVI.<br />
6) Solaini, Luigi. Der Photomultiplo Nistri.<br />
Photogrammetria, Vol. IV, issue I, 1941.<br />
7) Golinelli, Guido. Studio del Fototeodolite “Santoni”.<br />
Rivista Del Catasto e dei SS.TT.EE., Roma, n°<br />
3/1942-XX.<br />
8) Golinelli, Guido. Sulla risoluzione numerica del<br />
semplice vertici di piramide. Ibidem, Roma, n°<br />
4/1940 –XVIII.<br />
9) Monti, Carlo, Selvini, Attilio. Topografia, fotogrammetria<br />
e rappresentazione all’inizio del ventunesimo<br />
secolo. Maggioli ed., 2014.<br />
10) Pratelli, Gino La compensazione degli errori nella<br />
triangolazione aerea radiale. Tip. M. Ponzio, Pavia.<br />
1939-XVII.<br />
11) Pratelli, Gino. Sull’errore di inclinazione del fotogramma<br />
nella triangolazione radiale con immagini dell’orizzonte.<br />
Tip. V. Bona Torino, 1943-XXI<br />
12) Belfiore, Placido. Air photogrammetric large scale survey<br />
of towns and surrondings. Off. Galileo, Florence,<br />
1939-XVII.<br />
13) Tucci, Michele. Standars for the general revisiono<br />
of agricoltural cultivations as resulting from the new<br />
italian survey by methods of air photogrammetry. Ist.<br />
Poligrafico dello Stato, Roma, 1939- XVII.<br />
14) Bonetti, Mario. L’idrografia della costa somale e la<br />
fotogrammetria. Tip. IIM, Genova, 1940-XVIII.<br />
15) Cassinis, Gino. Riproduzione di un bassorilievo con<br />
procedimenti fotogrammetrici. Rivista “Palladio”,<br />
Roma, 1942.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
SIFIP; fotogrammetria; topografia; ricerca<br />
ABSTRACT<br />
Exactly fifteen years ago, the second of the present<br />
authors published on "Bulletin of SIFET" a short<br />
article entitled "Dalla SIFIP alla SIFET" (1). There<br />
was evoked the activities of the "Società Italiana di<br />
Fotogrammetria Ignazio Porro", whose SIFET was<br />
the heir. This article resumed the examination of the<br />
publications of that Scientific Society, numbered 1 to<br />
21, gathered in a file that was fortunately saved from<br />
the destruction of much of the material of the Filotecnica<br />
Salmoiraghi, when the big company founded by<br />
Ignazio Porro was incorporated in one of many carriages<br />
(however brief) that was in auge in the second<br />
half of the twentieth century.<br />
AUTORE<br />
Attilio Selvini, attilio.selvini@polimi.it<br />
Carlo Monti, carlo.monti@polimi.it<br />
46 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 47
MERCATO<br />
POSIZIONAMENTO<br />
ASSOLUTO: l’accuratezza<br />
della traiettoria può essere<br />
migliorata con dati RINEX<br />
di proprie stazioni base o da<br />
reti terze.<br />
READY2GO: vola con ogni<br />
drone con il peso inferiore a<br />
1.5 kg. Semplicemente alimentalo<br />
con 12V.<br />
3DTARGET presenta<br />
SCANFLY: payload<br />
lidar da drone e non<br />
solo<br />
SCANFLY è il nuovo prodotto<br />
sviluppato integralmente<br />
da 3D TARGET: Azienda<br />
italiana attiva nel settore dello<br />
sviluppo e commercializzazione<br />
di strumenti di misura.<br />
SCANFLY è la soluzione chiavi<br />
in mano per la mappatura<br />
lidar 3D, specificatamente sviluppata<br />
per l’utilizzo da drone.<br />
Ultra-compatta e dal peso<br />
ridotto ad oggi è la soluzione<br />
con il miglior rapporto qualità<br />
– prezzo presente sul mercato.<br />
Il design permette l’installazione<br />
su qualsiasi veicolo (aereo,<br />
terrestre o marino).<br />
L’aggiunta di una camera<br />
panoramica consente la documentazione<br />
fotografica<br />
dell’ambiente circostante.<br />
Nei mesi successivi al lancio<br />
sarà disponibile l’opzione<br />
SCANFLY-Backpack per l’installazione<br />
indossabile.<br />
Gli algoritmi SLAM affiancano<br />
la piattaforma inerziale<br />
integrata (INS+GNNS) per<br />
garantire la massima accuratezza<br />
anche in aree senza<br />
copertura GPS. La nuvola di<br />
punti generata è esportabile<br />
nei formati più comuni o<br />
per il software proprietario<br />
SMART PROCESSING.<br />
La parola chiave del prodotto<br />
è EASY2USE: estrema facilità<br />
di montaggio, utilizzo e configurazione.<br />
Le specifiche tecniche<br />
di SCANFLY sono chiare,<br />
semplici e uniche. L’utente<br />
deve solo preoccuparsi di accenderlo<br />
e misurare.<br />
VALORE<br />
ALL’INVESTIMENTO:<br />
lo stesso sistema può essere<br />
installato ovunque: su drone,<br />
veicolo terrestre o marino.<br />
ESTREMA<br />
COMPATIBILITA’: in<br />
funzione delle informazioni<br />
necessarie, i dati esportati<br />
possono essere gestiti con<br />
qualsiasi applicazione di terze<br />
parti.<br />
Funzioni base del sistema:<br />
Scanner Velodyne VLP-16<br />
Lite<br />
IMU (INS+GNNS) accurata<br />
Doppia antenna – doppio<br />
ricevitore RTK GPS/Glonass<br />
Board integrata per controllare,<br />
acquisire e sincronizzare i<br />
vari strumenti<br />
Software: Smart Processing<br />
Lidar per la fusione dei Lidar/<br />
GPS/IMU<br />
Valigia di trasporto<br />
Interfaccia di montaggio personalizzabile<br />
Possibili opzioni possono<br />
essere:<br />
Camere 5 MP global shutter<br />
Fotocamera panoramica ad<br />
alta risoluzione<br />
3D TARGET, sviluppatore e<br />
integratore di sistemi, presenterà<br />
SCANFLY l’11 Ottobre<br />
<strong>2016</strong> durante INTERGEO<br />
<strong>2016</strong>, la fiera mondiale di<br />
riferimento nel settore della<br />
geomatica. Sarà possibile<br />
visionare in anteprima il prodotto<br />
presso lo stand 3D<br />
TARGET a Dronitaly <strong>2016</strong>,<br />
The Pro&Fun Drone Show,<br />
il 30 Settembre-1 Ottobre<br />
<strong>2016</strong> presso Modena Fiera.<br />
Per maggiori dettagli è possibile<br />
consultare il sito internet<br />
dedicato on-line dal giorno<br />
del lancio ufficiale.<br />
Per maggiori informazioni<br />
scrivere mail a 3DTARGET o<br />
telefonare a +39 02 00614452.<br />
www.3dtarget.it<br />
(Fonte: 3DTARGET)<br />
48 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong>
MERCATO<br />
BREXIT e Galileo,<br />
una perdita temibile<br />
Il voto BREXIT ha provocato<br />
grandi preoccupazioni<br />
all'interno dell'industria<br />
spaziale britannica, secondo<br />
quanto riporta un articolo del<br />
Financial Times. UKspace,<br />
la camera di commercio del<br />
settore, ha scritto al ministro<br />
della scienza del Regno<br />
Unito mettendo in guardia<br />
sul temuto blocco di forniture<br />
nel programma Galileo<br />
dell'Unione Europea. Oltre<br />
alle offerte esistenti per un<br />
importo di 3 miliardi di euro,<br />
per completare la costellazione<br />
dei satelliti, l'industria britannica<br />
stima che il mercato<br />
potenziale per le applicazioni<br />
dei servizi legati a Galileo potrebbero<br />
ammontare a 6 miliardi<br />
di euro entro il 2025.<br />
Le aziende britanniche del<br />
settore spaziale temono che<br />
la Brexit minerà gli offerenti<br />
nel Regno Unito<br />
per i nuovi contratti,<br />
perché molti di questi si<br />
estenderanno ben oltre il<br />
giorno di effettiva uscita<br />
dall'UE. I concorrenti europei<br />
come Thales Alenia<br />
Space, società franco-italiana,<br />
stanno già sollevando<br />
domande sopra il coinvolgimento<br />
delle parti con sede<br />
in Gran Bretagna per Galileo<br />
e per altri progetti, dicono i<br />
dirigenti del settore e funzionari<br />
di governo.<br />
Inoltre non vogliono rinunciare<br />
ad accedere a miliardi<br />
di sterline di forniture di tecnologie<br />
e allo sfruttamento<br />
di Galileo, che ha affrontato<br />
la feroce opposizione degli<br />
Stati Uniti e le gravi difficoltà<br />
finanziarie, per entrare in servizio<br />
entro la fine di questo<br />
anno.<br />
Si sa che il progetto Galileo è<br />
la risposta europea al Global<br />
Positioning System sviluppato<br />
e controllato dagli Stati<br />
Uniti, utilizzato da milioni di<br />
dispositivi consumer in tutto<br />
il mondo in un mercato multimiliardario<br />
di navigatori satellitari.<br />
E questo porterebbe<br />
il Regno Unito fuori da questa<br />
logica.<br />
Uno degli obiettivi della UE<br />
nel lancio del progetto nel<br />
2003 era di garantire l'indipendenza<br />
dagli Stati Uniti,<br />
che può bloccare l'accesso al<br />
sistema di navigazione GPS<br />
in tempo di conflitto. Infatti<br />
i servizi di base di Galileo saranno<br />
aperti a tutti, e le capacità<br />
di guida, molto richieste<br />
e fortemente criptate, progettate<br />
per il settore pubblico,<br />
sono attualmente riservate<br />
per gli Stati membri dell'UE.<br />
E' questo servizio pubblico<br />
regolamentato (Public<br />
Regulated Service) ultra<br />
sicuro, focus dell’industria<br />
britannica, che detiene la<br />
navigazione a prova di frode<br />
sfruttabile per il mercato<br />
commerciale, anche se solo le<br />
agenzie governative possono<br />
accedere direttamente ai dati.<br />
Ma la presenza britannica nel<br />
programma Galileo è di vitale<br />
importanza. L’Esa ha molti<br />
fornitori importanti nel<br />
Regno Unito e quest’uscita<br />
da Galileo sarebbe una perdita<br />
da evitare assolutamente.<br />
(Fonte: Redazionale)<br />
Geomax presenta il nuovo ZOOM 3D<br />
GeoMax offre un portfolio completo di soluzioni<br />
integrate sviluppando, producendo e distribuendo<br />
strumentazione e software con la massima<br />
qualità per la topografia e le costruzioni. GeoMax<br />
presenta un prodotto nuovo nel suo genere, lo<br />
ZOOM3D!<br />
Questo strumento autolivellante e motorizzato è<br />
l'ideale per applicazioni quali: tetti in legno; cartongesso;<br />
piccoli cantieri; rilievo d'interni; rilievo<br />
di facciate e molto altro..<br />
Lo Zoom3D è un ottimo compagno nei lavori<br />
interni, grazie alla sua semplicità sarà in grado<br />
di velocizzare il vostro compito. All'esterno lo<br />
Zoom3D è in grado di seguire il target presente<br />
nel pacchetto, così da poter lavorare in autonomia<br />
e senza interruzioni. Grazie al suo software semplice<br />
ed intuitivo, disponibile per PC e Tablet con<br />
Windows, è possibile importare dei progetti dal<br />
mondo cad per poi ritrovarli in sito e viceversa.<br />
Il software XPad è anche molto facile da imparare<br />
e può essere usato da tutti!!!<br />
Grazie all'interfaccia che mostra la telecamera<br />
interna ed al puntatore laser visibile ad occhio<br />
nudo, si può in ogni momento controllare e gestire<br />
al meglio il lavoro.<br />
www.geomax-positioning.it/<br />
(Fonte: Geomax)<br />
Stazioni Totali Leica:<br />
Teorema presenta le<br />
novità<br />
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ed i software Leica<br />
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autoapprendimento in ogni applicazione<br />
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Totale dotata di autoapprendimento<br />
al mondo. Adattandosi<br />
automaticamente ad ogni condizione<br />
ambientale, Leica Viva<br />
TS16 aggancia il vostro, e solo il<br />
vostro target. Indipendentemente<br />
da come affrontiate un'attività o<br />
dal numero di superfici riflettenti<br />
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supererà le vostre aspettative.<br />
Coprite tutti i campi di applicazione,<br />
questa Stazione Totale<br />
vedrà esattamente ciò che vedrete<br />
voi. Nota per la sua funzionalità<br />
Imaging, Leica Viva TS16 riuscirà<br />
a catturare ed apprendere con<br />
esattezza le reali condizioni del<br />
sito.<br />
Software coinvolgente<br />
La Stazione Totale Leica Viva<br />
TS16 è caratterizzata dal rivoluzionario<br />
software Leica Captivate,<br />
in grado di trasformare dati complessi<br />
in realistici e pratici modelli<br />
3D. Con applicazioni facili da<br />
utilizzare e l’intuitiva tecnologia<br />
touch, qualsiasi tipo di misura<br />
e di dati del progetto può essere<br />
visto in ogni dimensione.<br />
Leica Captivate gestisce tutti i<br />
campi di applicazione con poco<br />
più di un semplice tocco, indipendentemente<br />
che lavoriate con<br />
il GNSS o con le Stazioni Totali<br />
o entrambi.<br />
Crea un ponte tra campo e ufficio<br />
Mentre Leica Captivate cattura<br />
e modella i dati sul campo, Leica<br />
Infinity elabora le informazioni<br />
una volta tornati in ufficio. Un<br />
trasferimento di dati efficiente<br />
assicura che il lavoro sia corretto.<br />
Leica Captivate e Leica Infinity<br />
lavorano insieme per collegare<br />
dati di rilievo precedenti e modificare<br />
progetti più velocemente ed<br />
in modo più efficiente<br />
Il Customer Care a<br />
un solo click di distanza<br />
Grazie ad Active Customer Care<br />
(ACC), la rete globale di professionisti<br />
è a solo un click di distanza<br />
per aiutarvi a risolvere qualsiasi<br />
problema. Eliminate i ritardi con<br />
un efficiente servizio di supporto<br />
tecnico, terminate i lavori più velocemente<br />
con un eccellente servizio<br />
di consulenza. Ottimizzate<br />
i tempi grazie al servizio di ricezione<br />
ed invio dati dal campo.<br />
Scegliete il CCP più adatto alle<br />
vostre esigenze, assicurandovi copertura<br />
sempre e comunque.<br />
Con ATRplus c'è solo un<br />
prisma - il vostro<br />
ARTplus, nato da cinque<br />
ottimizzazioni consecutive,<br />
porta ad un<br />
livello superiore la caratteristica<br />
di automazione<br />
già nota ed affidabile.<br />
Questa tecnologia massimizza<br />
la capacità della Stazione<br />
Totale di rimanere agganciata al<br />
vostro prisma,escludendo altre<br />
superfici riflettenti sul campo.<br />
Leica Nova TS16 apprende l'ambiente,<br />
fornisce posizioni più precise<br />
anche in condizioni difficili,<br />
e offre il più veloce riaggancio in<br />
caso di interruzione della collimazione.<br />
Per informazioni contattare:<br />
Teorema srl Via Romilli<br />
20/8 20139 MILANO Tel<br />
02/5398739 www.geomatica.it<br />
http://www.geomatica.it/<br />
(Fonte: Teorema srl)<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2016</strong> 49
AGENDA<br />
7-9 ottobre <strong>2016</strong><br />
Hackathon Open Data con<br />
partner tecnologico IBM<br />
Ravenna<br />
www.geoforall.it/k9hk8<br />
7 - 9 ottobre <strong>2016</strong><br />
ArcheoFOSS <strong>2016</strong><br />
Cagliari<br />
www.geoforall.it/k9dp3<br />
11-13 ottobre<br />
INTERGEO <strong>2016</strong><br />
Hamburg (Germania)<br />
www.geoforall.it/kaxhh<br />
12-14 ottobre <strong>2016</strong><br />
Open Source Geospatial<br />
Research Education<br />
Symposium #OGRS<strong>2016</strong><br />
Perugia<br />
www.geoforall.it/kauka<br />
17-18 Ottobre Lainate<br />
Smart Mobility World<br />
Milano<br />
www.geoforall.it/k9u4q<br />
19-21 ottobre <strong>2016</strong><br />
GEOMETOC Workshop:<br />
Geospatial, Hydrometerological<br />
and GNSS<br />
Prague, Czech Republic<br />
www.geoforall.it/kaxhc<br />
20-21 ottobre <strong>2016</strong><br />
5th International FIG 3D<br />
Cadastre Workshop<br />
Atene (Grecia)<br />
www.geoforall.it/kaxq9<br />
20-21 ottobre <strong>2016</strong><br />
11th 3D Geoinfo Conference<br />
Atene (Grecia)<br />
www.geoforall.it/kaxqw<br />
26-30 Ottobre <strong>2016</strong><br />
TOPCART <strong>2016</strong> XI Congreso<br />
Internacional de Geomática y<br />
Ciencias de La Tierra<br />
Toledo (Spagna)<br />
www.geoforall.it/k3ydc<br />
31 ottobre - 4 novembre <strong>2016</strong><br />
OSTST Altimetry<br />
Rochelle (France)<br />
www.geoforall.it/kxxpw<br />
8-10 novembre <strong>2016</strong><br />
XX° Conferenza ASITA<br />
Cagliari<br />
www.geoforall.it/k9h4a<br />
27-28 aprile 2017<br />
GISTAM 2017 3rd<br />
International Conference on<br />
Geographical Information<br />
Systems Theory, Applications<br />
and Management<br />
Porto (Portugal)<br />
www.geoforall.it/kx9wx<br />
29 maggio - 2 giugno<br />
FIG Working week 2017<br />
Helsinki (Finlandia)<br />
www.geoforall.it/kaxhr<br />
25 giugno-1 luglio 2017<br />
XXX International Geodetic<br />
Student Meeting<br />
Zagreb (Croatia)<br />
www.geoforall.it/kxpff<br />
14-15 ottobre <strong>2016</strong><br />
Age of Drones Expo Postponed<br />
Hamburg (Germany)<br />
www.geoforall.it/kxkw6<br />
25-26 ottobre <strong>2016</strong><br />
Satellite Masters Conference<br />
Madrid (Spain)<br />
www.geoforall.it/k9u4h<br />
16-17 novembre <strong>2016</strong><br />
ITSNT <strong>2016</strong> International<br />
Technical Symposium on<br />
Navigation and Timing<br />
Toulose (France)<br />
TEOREMA SRL<br />
MILANO:<br />
Dal 1986 Teorema srl lavora<br />
a fianco dei professionisti<br />
fornendo la tecnologia topografica<br />
più avanzata, la migliore<br />
formazione tecnica,<br />
ed una accurata assistenza<br />
post-vendita, per rendere affidabile<br />
e produttivo il vostro lavoro.<br />
LASER SCANNER LEICA HDS P16 P30 P40<br />
La scelta giusta<br />
I nuovi laser scanner Leica, sono la scelta giusta, sia che vi occorra una rappresentazione<br />
dettagliata di una facciata, una planimetria in 2D o dati in 3D,<br />
per l’integrazione della modellazione BIM.<br />
Performance elevate<br />
I sistemi Leica ScanStation, offrono dati 3D della massima qualità, con funzionalità<br />
di imaging HDR, una velocità di scansione pari a 1 milione di punti<br />
al secondo e distanze sino a 270 m. L’ottima precisione angolare, abbinata ad<br />
un rumore ridotto, la compensazione biassiale e le funzioni topografiche incorporate,<br />
garantiscono nuvole di punti a colori, precise, ricche di dettagli e<br />
mappate realisticamente.<br />
Riduzione dei tempi di inattività<br />
Grazie alla sua struttura resistente ed alla classificazione IP54, potrete operare<br />
con affidabilità e produttività nelle condizioni ambientali più difficili.<br />
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Via A. Romilli, 20/8 • 20139 Milano • Tel. 02 5398739 • teorema@geomatica.it
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© <strong>2016</strong> Topcon Positioning Group