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2016-09-16

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Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />

www.corcom.it<br />

3<br />

Roberto Garavaglia*<br />

ilFOCUS<br />

Nel mondo delle crittovalute,<br />

di cui il Bitcoin<br />

rappresenta l’espressione<br />

più famosa, molti sono i luoghi<br />

comuni che tendono a connotarne<br />

l’impiego quale strumento che<br />

offrirebbe opportunità di anonimato<br />

(o pseudo-anonimato);<br />

una caratteristica, questa, su cui,<br />

in realtà, ci si dovrebbe interrogare.<br />

Non è mio interesse, ora,<br />

analizzare quanto sia realmente<br />

“efficace” l’esercizio di questa<br />

proprietà (in vero, molto poco …),<br />

bensì orientare l’attenzione del<br />

lettore su un tema che, a dispetto<br />

del luogo comune, vede l’impiego<br />

della blockchain, la tecnologia<br />

che sottende molte crittovalute,<br />

come strumento potenzialmente<br />

adottabile a supporto di un’accorta<br />

gestione dell’Identità Digitale.<br />

Prima di addentrarsi nella<br />

disamina proposta con questo<br />

articolo, è utile rimarcare alcuni<br />

concetti base, chiarendone i confini<br />

e le modalità di adozione. Con<br />

il termine “crittovaluta” s’intende<br />

generalmente riferire a valute<br />

virtuali digitali (non fiat) emesse<br />

in modo decentralizzato, per le<br />

quali Il “libro mastro” può essere<br />

pubblico e distribuito (“distributed<br />

public ledger”) e nel quale sono<br />

mantenute tutte le transazioni<br />

effettuate.<br />

BLOCKCHAIN<br />

Criptovaluta, validatori<br />

e tutti i vantaggi<br />

dell'identità digitale<br />

“Distributed Contracts” (o “Smart<br />

Contract”). Uno “Smart Contract”<br />

è un metodo di utilizzo delle<br />

crittovalute per formare accordi<br />

attraverso la blockchain, sfruttando<br />

opportunamente il quale, è<br />

possibile raggiungere altri scopi,<br />

che vanno oltre il concetto di valuta<br />

virtuale. Un esempio di applicain<br />

un blocco, non potrà essere più<br />

disconosciuta. La presenza di un<br />

numero elevato di “Validatori” che<br />

ratificano le transazioni, garantisce<br />

che per inserire una transazione<br />

fasulla, sarebbe necessario<br />

mettere d’accordo – almeno - il<br />

50% + 1 dei “Validatori". Il modello<br />

d’incentivazione assicura che que-<br />

Disruption<br />

La blockchain<br />

può essere<br />

impiegata nelle<br />

fasi di<br />

identificazione e<br />

verifica del cliente<br />

E l'industria che<br />

si basa sulla<br />

sharing economy<br />

può trarre<br />

vantaggi<br />

dall'adozione di<br />

una distributed<br />

ledger technology<br />

che gestisce le<br />

identità digitali<br />

dei pagamenti. Se si ipotizza di<br />

scambiare su blockchain “bitcoin”<br />

come “tokens” e non come “valuta”,<br />

ecco ottenersi una sorta di<br />

registro contabile potenzialmente<br />

inviolabile, che tiene traccia di<br />

tutte le transazioni eseguite. Una<br />

distributed ledger tecnology così<br />

intesa, permetterebbe il trasfesharing<br />

economy. Nel primo caso,<br />

la blockchain potrebbe essere<br />

impiegata (ad esempio da banche)<br />

nelle fasi di identificazione e<br />

verifica del cliente, agendo come<br />

database di identità digitali blindate<br />

e crittografate, cui è possibile<br />

accedere in alternativa a database<br />

centralizzati. Ipotizzando uno<br />

scenario di “Permission Ledger”<br />

(accessibile solo da un gruppo di<br />

istituti finanziari, ad esempio), si<br />

potrebbe migliorare l’efficienza<br />

dell’intero processo: digitalizzazione<br />

delle fasi di rilascio e verifica<br />

delle identità digitali, automazione<br />

di alcuni passaggi intermedi<br />

mediante l’adozione di specifici<br />

Uno smart contract è<br />

un metodo di utilizzo<br />

delle criptovalute per<br />

formare accordi<br />

attraverso blockchain<br />

Blockchain contribuisce<br />

alla finalità di garantire<br />

identità e reputazione<br />

di chi partecipa<br />

alla transazione<br />

Blockchain è una tecnologia<br />

che abilita persone diverse e che<br />

non si conoscono, a verificare<br />

il succedersi di transazioni in<br />

crittovaluta memorizzate sul<br />

libro mastro. Il distributed ledger<br />

viene acceduto dai partecipanti<br />

che operano sulla rete (tramite<br />

dei “nodi”) mettendo a disposizione<br />

risorse di calcolo, mediante<br />

cui si ottempera alla validazione<br />

delle transazioni, evitando, così, il<br />

ricorso ad un intermediario terzo<br />

(tali partecipanti assumo il ruolo<br />

di “Validatori”). Durante questo<br />

processo (ciò è in particolare<br />

vero per i cc.dd. “Permissionless<br />

Ledger”), possono essere coniate<br />

nuove unità di crittovaluta come<br />

sistema di remunerazione che<br />

ripaga – almeno in parte – il costo<br />

sostenuto dai “Validatori” (risorse<br />

di calcolo, energetiche, ecc.).<br />

Guardando in maggior dettaglio<br />

le caratteristiche di sicurezza della<br />

blockchain, possiamo dire che la<br />

dispersione del registro delle transazioni<br />

è tale da garantire a tutti e<br />

in modo trasparente, la possibilità<br />

di verificare la validità di una transazione<br />

fin dalle origini e che una<br />

transazione, una volta approvata<br />

sti ultimi vengano remunerati per<br />

il loro lavoro di approvazione, solo<br />

laddove il lavoro sia stato svolto<br />

correttamente (verificato dagli<br />

altri nodi). Sin qui s’è detto che la<br />

blockchain, a supporto delle crittovalute,<br />

garantisce l’unicità delle<br />

transazioni e l’immutabilità delle<br />

stesse, impedendo, nel contempo,<br />

che siano validate transazioni<br />

fittizie che potrebbero aggiungersi<br />

alla catena di blocchi e vanificando,<br />

parimenti, la possibilità di<br />

modificare ciò che è avvenuto in<br />

passato. Gli algoritmi su cui si basa<br />

la blockchain, consentono altresì<br />

l’impiego di tecniche di scripting,<br />

con cui è possibile abilitare i cc.dd.<br />

Roberto Garavaglia<br />

zione dei “Distributed Contracts”<br />

sono i cc.dd. “Colored Coins”,<br />

ossia dei dati aggiuntivi (attributi)<br />

pubblicati e gestiti sul distributed<br />

ledger, che trasformano i “coins” in<br />

“token”, al fine di poter essere impiegati<br />

per rappresentare qualsiasi<br />

cosa (anche non una valuta).<br />

Immaginando, per semplificare,<br />

che la blockchain possa essere<br />

considerata alla stregua di un database<br />

distribuito dove non esiste<br />

un amministratore centrale, in cui<br />

il commitment delle transazioni<br />

avviene basandosi sulle logiche di<br />

consenso distribuito dianzi descritte<br />

e dove sia possibile adottare<br />

tecniche evolute di scripting, non<br />

è difficile prevedere un impiego<br />

di questa tecnologia in campi<br />

anche molto diversi da quello<br />

rimento di proprietà di “gettoni<br />

digitali” a cui possono essere<br />

associati svariati beni e diritti nel<br />

mondo esterno (asset). Assumiamo,<br />

dunque, di poter considerare<br />

come asset, la prova dell’Identità<br />

Digitale di un individuo. A ciascun<br />

soggetto identificato, è possibile<br />

attribuire un “token” che lo autorizza<br />

a compiere azioni “fisiche”<br />

(ossia nel mondo fisco) sfruttando<br />

una tecnologia digitale distribuita<br />

e l’esecuzione di specifici “Smart<br />

Contracts”. A titolo prettamente<br />

esemplificativo, riporterò due possibili<br />

casi d’uso della blockchain<br />

così come presentata, volutamente<br />

(e provocatoriamente) tra loro<br />

molto distanti, ma accumunati<br />

dal medesimo impiego di una<br />

distributed ledger technolgy:<br />

sostengo ai processi di KYC (Know<br />

Your Customer), supporto alla<br />

smart contracts, che controllano (e<br />

garantiscono) la corretta esecuzione<br />

delle regole. Nel secondo caso,<br />

l’industria che si basa sulla sharing<br />

economy può trarre innumerevoli<br />

vantaggi dall’adozione di una<br />

distributed ledger technology, mediante<br />

cui sono gestite le identità<br />

digitali. Se s’immagina di integrare<br />

una simile tecnologia direttamente<br />

all’interno dei motori di ricerca<br />

che iniziano un rapporto fra<br />

persone che non si conoscono, per<br />

poi arrivare a stabilire un accordo<br />

contrattuale fra di essi (l’uso di un<br />

locale in affitto, piuttosto che un<br />

passaggio in auto), è facile intuire<br />

come la blockchain possa contribuire<br />

alla finalità di garantire identità<br />

e reputazione di chi sta partecipando<br />

alla transazione. Anche<br />

in questo caso, l’intero processo<br />

potrebbe chiudersi in modo totalmente<br />

automatizzato, mediante<br />

l’esecuzione di uno specifico smart<br />

contract che sovrintende – anche<br />

– l’incasso contro prestazione,<br />

qui inteso come trasferimento di<br />

fondi (fiat money) dal fruitore del<br />

servizio al beneficiario.<br />

*Strategic advisor<br />

per i digital payments

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