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La Toscana supplemento

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GIANCARLO PERTICI<br />

Un sanminiatese che racconta San Miniato<br />

di Andrea Mancini<br />

Giancarlo Pertici, nato nel 1947, ha vissuto in San<br />

Miniato fino al completamento degli studi nel 1967.<br />

In quell’anno si diploma ragioniere, dopo aver trascorso<br />

un lungo periodo nel Seminario Diocesano<br />

(58/63). Sposato da oltre quaranta anni, ha due figli: Cristiano 32<br />

anni e Tiziana 30. Con la nascita di Tiziana, bambina down, Giancarlo<br />

si fa notare per l’impegno profuso a favore dei più deboli,<br />

soprattutto dei disabili. Da quest’impegno nascono i primi servizi<br />

sul territorio, la Ludoteca e la Casa Famiglia Caritas.<br />

Non si è mai cimentato in opere letterarie, anche se il suo ‘talento’<br />

nello scrivere lo ha tradotto, nel corso degli anni, nel suo<br />

campo specifico, elaborando progetti e consulenze per l’accesso<br />

a finanziamenti e contributi, nazionali, regionali e comunitari.<br />

Dal 2007 è in pensione, si prende cura di un grande orto, ma<br />

soprattutto della figlia disabile e della moglie, recentemente<br />

scomparsa.<br />

Il suo primo libro: “I racconti dell’Orto” (<strong>La</strong> conchiglia di Santiago,<br />

2014), ha avuto un grande successo. Pertici si è infatti guadagnato<br />

una vasta rete di fan, che lo hanno incoraggiato a scrivere, a<br />

pubblicare, e poi a continuare ancora a scrivere, fino a quello che<br />

per ora è il suo secondo libro, “Pian delle Fornaci”. Grande il suo<br />

successo, sia tra i lettori che per i moltissimi premi che continua<br />

ad aggiudicarsi, fino al premio Rocca di San Miniato, appena ricevuto.<br />

Ha iniziato a scrivere il primo maggio 2014 e da allora<br />

non ha più smesso.<br />

I suoi racconti hanno viaggiato sulla sua pagina di Facebook e sul<br />

blog Smartarc di Francesco Fiumalbi. <strong>La</strong> conchiglia di Santiago<br />

li ha notati in rete e ha deciso di pubblicarli nei due libri citati.<br />

Giancarlo Pertici è uno scrittore giovanissimo, nonostante l’età.<br />

Ha cominciato a scrivere da poco più di due anni.<br />

Cosa ha fatto scattare in questo uomo di grande umanità e anche<br />

modestia, il desiderio di scrivere? Certo una memoria fervida,<br />

che lo fa diventare un importante testimone<br />

dei fatti narrati, ma anche<br />

la sua capacità fantastica, l’inventiva.<br />

Giancarlo lavora indifferentemente<br />

a partire dai suoi ricordi, ma<br />

può scrivere storie verosimili usando<br />

i ricordi di altri. Nei due libri, “I<br />

racconti dell’orto” e “Pian delle Fornaci”,<br />

se ne trovano molti esempi,<br />

in una storia che non è quella delle<br />

grandi lettere, dei grandi personaggi,<br />

la storia, appunto con la “S”<br />

maiuscola, ma è una storia minuta,<br />

importante soprattutto per capire<br />

cosa stava dietro agli ormai anonimi<br />

muri che costituiscono l’intera Giancarlo Pertici<br />

nostra nazione.<br />

Quando Patrick Modiano, premio Nobel del 2014, scrive le storie di persone<br />

anonime, di poveri piccoli ebrei destinati all’oblio, fa appunto questo<br />

e questo fa anche Bob Dylan, premio Nobel di quest’anno. Le loro<br />

storie sono inutili, sono quelle del Cimitero di Spoon River, dove Edgar<br />

Lee Masters lavora, raccontando vicende umane che sembrano non interessare<br />

a nessuno, ma che invece diventano universali.<br />

I personaggi di Giancarlo Pertici hanno la forza di quelli che abbiamo<br />

appena citato, il suo Musolino spazzino comunale, il suo Nonno Nuti,<br />

assomigliano più di quanto si possa immaginare al giudice Selah Lively,<br />

alto 1 metro e 58 o al Violinista Jones, ambedue straordinari personaggi<br />

anche nelle canzoni di Fabrizio De André, di un indimenticato “Non al<br />

denaro, non all’amore né al cielo”.<br />

Giancarlo Pertici<br />

giancarlopertici@yahoo.it<br />

Giancarlo Pertici<br />

I RACCONTI DELL’ORTO<br />

Prefazione di Cecilia Alessi<br />

<strong>La</strong> Conchiglia di Santiago, 2014<br />

Ne I racconti dell’Orto si incontrano pagine che<br />

hanno un interesse antropologico. Descrivono un<br />

mondo che non esiste più ma che - fino a non molti<br />

anni fa - sembrava marchiare in eterno quei luoghi<br />

e quegli spazi. È insomma una specie di aiuto<br />

postumo che lo scrittore offre ai turisti, ma anche<br />

ai nuovi abitanti di San Miniato, descrivendo<br />

qualcosa, nei fondi dei negozi, nei segni sui muri,<br />

negli archi sotto le case e negli spazi aperti e chiusi,<br />

di cui si può ancora sentire il respiro. Al punto<br />

che chi non conosce un luogo, che per molti scrittori<br />

di Sette-Ottocento era una specie di paradiso<br />

terrestre, può trarre grande sollievo, dalla semplice<br />

conoscenza di questo mondo, poverissimo, ma<br />

pieno di grande dignità, di umanità, di spessore.<br />

Giancarlo Pertici<br />

PIAN DELLE FORNACI<br />

Fotografie Francesco Gallerini<br />

<strong>La</strong> Conchiglia di Santiago, 2015<br />

Pian delle Fornaci localizza ancora di più i suoi<br />

racconti, anche se non ha un carattere provinciale,<br />

ed è invece assoluto. Abbiamo bisogno<br />

di libri come questo, che possono assomigliare<br />

a quelli di un premio Nobel, come Jean Patrick<br />

Modiano o di uno scrittore straordinario come<br />

Luigi Meneghello, ricerche nella propria memoria,<br />

o subito fuori, che diventano pagine<br />

memorabili. Il libro nato sulla scia del primo,<br />

ad esso è strettamente legato, sia nella forma<br />

che nel tema. Un percorso che attraversando<br />

tutti gli anni Cinquanta, va a soffermarsi almeno<br />

alla fine dei Sessanta, quando il miracolo<br />

economico sembrava rendere possibile qualsiasi<br />

sogno.<br />

Giancarlo Pertici<br />

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