GEOmedia_5_2016
La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente
La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente
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Rivista bimestrale - anno XX - Numero 5/<strong>2016</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />
TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />
GIS<br />
CATASTO<br />
3D<br />
INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />
FOTOGRAMMETRIA<br />
URBANISTICA<br />
GNSS<br />
BIM<br />
RILIEVO TOPOGRAFIA<br />
CAD<br />
REMOTE SENSING SPAZIO<br />
EDILIZIA<br />
WEBGIS<br />
UAV<br />
SMART CITY<br />
AMBIENTE<br />
NETWORKS<br />
LiDAR<br />
BENI CULTURALI<br />
LBS<br />
Set/Ott <strong>2016</strong> anno XX N°5<br />
La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />
SPECIALE<br />
CARTOGRAFIA PER<br />
LE EMERGENZE<br />
VVF, POLITO, FBK, PCN<br />
POLIMI, CNR, OSM, CATASTO<br />
e-GEOS, ISTAT, RNDT
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L’attività dei Vigili del fuoco sul campo in caso di sisma<br />
L’azione di soccorso tecnico urgente che i Vigili del fuoco svolgono in caso di emergenza si rivolge prioritariamente alla popolazione<br />
e nel caso di sisma si articola inizialmente nelle fasi della ricerca e del salvataggio delle persone coinvolte dal crollo degli edifici per<br />
poi proseguire con la messa in sicurezza degli edifici e degli accessi.<br />
Contemporaneamente – ciò è meno noto - i soccorritori dei Vigili del fuoco provvedono alla prima valutazione tecnica definita<br />
tecnicamente “Ricognizione Esperta per la Caratterizzazione Strategica”, di cui il triage speditivo dei fabbricati nelle zone colpite<br />
dal sisma costituisce una delle componenti caratterizzanti. Tale processo è necessario per accertare lo stato dell’edificato ai fini della<br />
sicurezza pubblica e della viabilità e, quindi, costituisce non solo un indispensabile strumento per il coordinamento delle operazioni<br />
di soccorso già in atto ma anche il primo imprescindibile riferimento per la definizione delle cosiddette zone rosse del cratere del<br />
sisma. Queste tuttavia non sono le uniche funzioni della ricognizione speditiva.<br />
La mappatura del dissesto dell’edificato costituisce un utile strumento per la pianificazione di ulteriori attività quali la verifica<br />
dell’agibilità delle abitazioni nelle zone danneggiate in misura minore al fine di riportare nel più breve tempo possibile, almeno<br />
parte della popolazione, in condizioni di vita normali.<br />
Il rilievo speditivo dei fabbricati nelle aree colpite viene effettuato con valutazione a vista, senza strumentazione e senza accedere<br />
all’interno degli edifici: per ciascun manufatto viene espresso un giudizio sintetico inerente le pericolosità proprie e indotte sulle<br />
strutture circostanti. Il giudizio si esplicita con l’assegnazione di un codice di criticità associato a un colore (verde per un edificio<br />
sostanzialmente indenne, verde/giallo per criticità prontamente eliminabili con azioni di bonifica ordinarie, giallo per edifici con<br />
dissesti significativi richiedenti interventi più impegnativi, rosso associato a situazioni di danno critiche e nero a crolli<br />
generalizzati).<br />
Altre informazioni speditive che vengono rilevate con il triage sono la pericolosità indotta sulla viabilità pubblica o su altri edifici e<br />
la rilevanza dell’edificio: si associa infatti l’attributo Speciale “S” se l’edificio è storico, monumentale o strategico. Le costruzioni cui<br />
è stato attribuito il codice verde possono essere prioritariamente sottoposte ad analisi di secondo livello, da eseguirsi anche<br />
all’interno dei locali, volte a escludere eventuali condizioni di non fruibilità da parte degli occupanti; le costruzioni cui è stato<br />
attribuito il codice giallo/verde sono quelle che, a seguito di interventi di rapida e semplice attuazione quali, ad esempio, bonifiche<br />
di elementi non strutturali pericolanti, potranno essere riclassificate in codice verde, mentre le costruzioni cui sono stati attribuiti i<br />
codici colore giallo, rosso e nero non risultano fruibili a causa dell’evidente stato di danneggiamento e richiedono più impegnativi<br />
interventi di demolizione o di realizzazione di opere provvisionali per la messa in sicurezza. Pertanto, l’attribuzione di tali codici<br />
potrà essere tenuta in considerazione per la perimetrazione delle “zone rosse” interdette al pubblico. In aggiunta, l’indicatore “P”<br />
evidenzia la presenza di condizioni di pericolo indotto quali, ad esempio, campanili pericolanti insistenti su aggregati privi di danno<br />
o sulla viabilità ed è quindi un ulteriore elemento utile alla individuazione delle zone da rendere inaccessibili.<br />
I giudizi dell’esame a vista sono riportati sul modulo di rilievo triage speditivo cartaceo e sono direttamente inseriti su piattaforma<br />
web. Gli edifici da verificare sono individuati su una ortofoto sulla base della quale l’operatore effettua il sopralluogo. I dati raccolti<br />
possono essere visualizzati e consultati su qualunque postazione ad esempio attraverso Google Earth, poiché salvati con estensione<br />
*.kmz. Gli stessi dati vengono resi disponibili su un portale, fruibile on-line, che raccoglie le informazioni relative alle attività svolte<br />
dal personale del CNVVF nell’area colpita dall’emergenza.<br />
In realtà in base all’estensione del danno e dell’area che si intende mappare è possibile scegliere per il triage uno strumento di analisi<br />
più o meno approfondito. Nei casi in cui i danni riguardino un numero limitato di edifici o aree non troppo estese è possibile<br />
predisporre il triage compilando una scheda di maggior dettaglio per ciascun unità immobile o per ogni aggregato di immobili<br />
anziché limitarsi alla sola individuazione del giudizio sintetico sull’edificio. Le risultanze del monitoraggio svolto dalle squadre<br />
che effettuano il triage speditivo mediante comunicazione standard sono messe a disposizione delle strutture di coordinamento<br />
dell’emergenza per il tramite delle quali sono poi diramate ai Sindaci ed alle strutture di protezione civile, quale strumento a<br />
supporto delle decisioni secondo gli obiettivi precedentemente descritti.<br />
Biancamaria Cristini<br />
“Questo numero speciale di <strong>GEOmedia</strong> è dedicato al gravoso problema della cartografia per l’emergenza così come si è presentato<br />
ancora in occasione del terremoto del Centro Italia del 24 Agosto <strong>2016</strong>. Tutti gli interventi hanno il fine di contribuire a migliorare la<br />
situazione della cartografia facendo tesoro delle esperienze passate.<br />
Un particolare ringraziamento va pertanto a tutti gli autori che hanno contribuito:<br />
Biancamaria Cristini, Renzo Carlucci, Michele Fasolo, Gabriele Garnero, Isabella Toschi, Fabio Remondino, Flavio Lupia, Marco<br />
Minghini, Maurizio Napolitano, Alessandro Palmas, Alessandro Sarretta, Flavio Celestino Ferrante, Maurizio Ambrosiano, Erica<br />
Nocerino, Pier Francesco Cardillo, Domenico Grandoni, Anna Laura Di Federico, Stefano Mugnoli, Damiano Abbatini, Raffaella<br />
Chiocchini, Fabio Lipizzi, Gabriele Ciasullo, Antonio Rotundo, Alberto Conte, Maria Paola Bonofiglio, Laura Petriglia<br />
agli sponsor che rendono possibile tutto ciò<br />
3D TARGET, Aerrobotix, Epsilon, Esri, Flytop, Aeropix, GEOCART, ME.S.A, Planetek, Sinergis, Sistemi Territoriali, Teorema,<br />
Topcon, Trimble<br />
e in ultimo alla Redazione di <strong>GEOmedia</strong> e alla mediaGEO che hanno contribuito a questa edizione in tempi record, nella speranza<br />
che possa essere di ausilio a tutte le amministrazioni, enti e in particolare ai Sindaci coinvolti dalle emergenze”<br />
Buona lettura,<br />
Renzo Carlucci
IN QUESTO<br />
NUMERO...<br />
FOCUS<br />
REPORT<br />
CARTOGRAFIA PER<br />
LE EMERGENZE<br />
DI RENZO CARLUCCI,<br />
BIANCAMARIA CRISTINI<br />
E MICHELE FASOLO<br />
6<br />
LE RUBRICHE<br />
32 VADEMECUM<br />
47 MERCATO<br />
16<br />
RIPRESE AEREE<br />
INNOVATIVE PER LE<br />
EMERGENZE<br />
DI GABRIELE GARNERO<br />
AGENDA<br />
In copertina una porzione di mappa<br />
di classificazione elaborata nell’ambito<br />
del Copernicus Emergency<br />
Management System nell’area di<br />
Arquata derivata dal confronto di<br />
immagine aerofotogrammetrica<br />
pre-evento, ortofoto 20 cm di<br />
risoluzione elaborata dal consorzio<br />
TeA (e-GEOS, CGR, Aerodata Italia)<br />
e immagine satellitare post evento<br />
Pleiades 1-A CNES acquisita il<br />
30/10/<strong>2016</strong> 09:59 UTC nell’ambito<br />
del progetto COPERNICUS<br />
dall’Unione Europea e ESA. I colori<br />
attribuiti agli edifici definiscono<br />
il grado di danneggiamento come<br />
indicato nella seguente legenda.<br />
PIATTAFORME,<br />
SENSORI E SOLUZIONI<br />
PER IL RAPID<br />
MAPPING DI ISABELLA<br />
20<br />
TOSCHI E FABIO REMONDINO<br />
IL SUPPORTO<br />
44<br />
SATELLITARE<br />
DELL’EUROPA PER LE<br />
EMERGENZE<br />
A CURA DI PIER FRANCESCO<br />
CARDILLO, DOMENICO<br />
GRANDONI E ANNALAURA DI<br />
FEDERICO, E-GEOS<br />
geomediaonline.it<br />
<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />
Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />
processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />
in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />
In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />
per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />
geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />
della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />
spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.
26<br />
VGI ED EMERGENZE<br />
DI FLAVIO LUPIA, MARCO<br />
MINGHINI, MAURIZIO<br />
NAPOLITANO, ALESSANDRO<br />
PALMAS E ALESSANDRO<br />
SARRETTA<br />
INSERZIONISTI<br />
3D TARGET 15<br />
Aeropix 61<br />
AerRobotix 42<br />
Epsilon 56<br />
Esri 33<br />
Flytop 48<br />
34 L’IMPORTANTE<br />
RUOLO DEGLI<br />
OPEN DATA NELLE<br />
EMERGENZE<br />
DI MAURIZIO<br />
NAPOLITANO<br />
36<br />
IL SISTEMA CARTOGRAFICO<br />
DEL CATASTO QUALE<br />
STRUMENTO DI SUPPORTO<br />
ALLA GESTIONE DELLE<br />
EMERGENZE<br />
DI FLAVIO CELESTINO FERRANTE<br />
E MAURIZIO AMBROSIANO<br />
40<br />
USO CONSAPEVOLE DI<br />
SOFTWARE SPEDITIVO PER<br />
LE RICOSTRUZIONI 3D<br />
DI ERICA NOCERINO E FABIO<br />
REMONDINO<br />
54<br />
GEOCART 49<br />
Leica 64<br />
ME.S.A 47<br />
Planetek 43<br />
Sinergis 63<br />
Sistemi Territoriali 32<br />
Teorema 62<br />
Topcon 57<br />
Trimble 2<br />
UN POSSIBILE RUOLO<br />
DEL RNDT PER<br />
L’ACCESSO E L’UTILIZZO<br />
DEI DATI TERRITORIALI<br />
NELLA GESTIONE DELLE<br />
EMERGENZE<br />
DI GABRIELE CIASULLO E<br />
LA CARTOGRAFIA<br />
ANTONIO ROTUNDO<br />
50<br />
ISTAT COME<br />
SUPPORTO PER<br />
LE EMERGENZE<br />
TERRITORIALI<br />
DI STEFANO MUGNOLI,<br />
DAMIANO ABBATINI, RAFFAELLA<br />
CHIOCCHINI E FABIO LIPIZZI<br />
IL GEOPORTALENAZIONALE:<br />
UN’INFRASTRUTTURA A<br />
SUPPORTO DELLE EMERGENZE<br />
DI ALBERTO CONTE, MARIA PAOLA<br />
BONOFOGLIO E LAURA PETRIGLIA<br />
58<br />
una pubblicazione<br />
Science & Technology Communication<br />
Direttore<br />
RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />
Comitato editoriale<br />
Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale,<br />
Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio, Michele<br />
Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio Lupia,<br />
Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro Salvemini,<br />
Domenico Santarsiero, Attilio Selvini, Donato Tufillaro<br />
Direttore Responsabile<br />
FULVIO BERNARDINI, fbernardini@rivistageomedia.it<br />
Redazione<br />
VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />
redazione@rivistageomedia.it<br />
Diffusione e Amministrazione<br />
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DANIELE CARLUCCI, dcarlucci@rivistageomedia.it<br />
MediaGEO soc. coop.<br />
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ISSN 1128-8132<br />
Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />
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riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in<br />
qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i<br />
sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />
Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />
Numero chiuso in redazione il 12 dicembre <strong>2016</strong>.
FOCUS<br />
Cartografia per le emergenze<br />
di Renzo Carlucci, Biancamaria<br />
Cristini e Michele Fasolo<br />
La cartografia durante le emergenze<br />
assume un valore incredibilmente<br />
strategico e di fondamentale importanza<br />
per salvare vite umane, per essere poi<br />
nell'ordinarietà dimenticata senza attuare<br />
quello che è classicamente definito<br />
giovarsi del tempo di pace per essere<br />
pronti nei tempi di guerra. Le riflessioni<br />
che seguono derivano dalla lettura di<br />
alcune esperienze accumulate sul campo<br />
nel soccorso tecnico urgente in eventi<br />
emergenziali che hanno permesso di<br />
evidenziare l'importante ruolo che gioca la<br />
Centro Operativo Nazionale dei Vigili del fuoco dal quale vengono gestite tutte le emergenze,<br />
compreso il terremoto che ha colpito il Centro Italia a fine agosto <strong>2016</strong>.<br />
geomatica in tali situazioni.<br />
Almeno quattro fattori preminenti<br />
meritano un’attenzione<br />
particolare.<br />
Primo tra tutti la fondamentale<br />
importanza di disporre di una<br />
cartografia a grande scala, di<br />
elevata precisione, vettoriale<br />
(fondamentale caratteristica<br />
per permettere analisi spaziali<br />
quali il routing, il geocoding, il<br />
fleet management), aggiornata,<br />
con valenza legale, in formato e<br />
riferimento standard per essere<br />
integrata con altri archivi digitali<br />
per produrre analisi e carte tematiche<br />
in funzione dell'utilizzo<br />
che se ne intende fare. Secondo<br />
elemento importante ai fini del<br />
soccorso è l'integrazione di questo<br />
tipo di cartografia con le variabili<br />
censuarie Istat contenenti<br />
i dati relativi a popolazione,<br />
edifici e attività produttive; tale<br />
integrazione rende disponibili<br />
informazioni che si rivelano decisive<br />
nella fase dei soccorsi.<br />
Il terzo elemento, che esce consolidato<br />
ed affermato dalle recenti<br />
esperienze, ma non ancora<br />
esaurito in tutte le sue potenzialità,<br />
è il rilievo da Drone (UAV)<br />
che si affianca validamente,<br />
soprattutto per la tempestività<br />
rispetto al telerilevamento da<br />
satellite, mettendo a disposizione<br />
dati che possono essere elaborati<br />
facilmente e in maniera automatica<br />
per derivare cartografie e<br />
rappresentazioni della situazione<br />
post evento.<br />
Il quarto elemento è quello<br />
della georeferenziazione (GPS,<br />
GNSS) sulla quale, a fronte di<br />
una sua diffusione potente è<br />
disponibile oggi in realtà, nei<br />
comuni dispositivi portatili, un<br />
posizionamento carente della<br />
precisione adeguata agli scenari<br />
emergenziali, tale da rendere<br />
spesso preferibile l'individuazione<br />
dei punti relativi alle operazioni<br />
a mano su carta.<br />
Accanto a questi, emergono poi<br />
altri vulnus. Manca l'integrazione<br />
delle informazioni frutto della<br />
cooperazione nei momenti di<br />
crisi degli utenti, che utilizzano<br />
la diffusione di applicazioni web<br />
come Google Maps e altre piattaforme.<br />
Un tipo di applicazioni<br />
open o proprietarie che sono<br />
peraltro utilizzate sempre di più<br />
dai soccorritori istituzionali per<br />
mappature speditive.<br />
Alcune annotazioni vanno infine<br />
fatte sul deficit di qualità<br />
di molti dati e applicazioni che<br />
entrano in gioco, sull'insufficiente<br />
condivisione e messa a<br />
disposizione, nonostante le normative<br />
che la impongono, senza<br />
peraltro prevedere sanzioni per<br />
le inadempienze, da parte delle<br />
amministrazioni pubbliche che<br />
li hanno approntati, sul coordinamento<br />
della babele di formati<br />
e di sistemi di riferimento che<br />
si scontrano con la semplicità e<br />
omogeneità oggi possibili.<br />
A fronte di questi temi, quelle<br />
che seguono sono delle indica-<br />
6 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
zioni che potrebbero contribuire<br />
a rendere più fluido il processo<br />
nella gestione di un’emergenza.<br />
Avvio della piattaforma<br />
geografica e individuazione<br />
dell’area colpita<br />
Acquisite e valutate, alla notizia<br />
del verificarsi dell'evento<br />
catastrofico (frane, alluvioni,<br />
terremoti, eruzioni vulcaniche,<br />
etc.), le prime informazioni<br />
indispensabili alla definizione<br />
della zona interessata dall'evento,<br />
una piattaforma dedicata<br />
all’emergenza serve a rappresentarne<br />
a piccola e media<br />
scala in prima approssimazione<br />
e in continuo aggiornamento<br />
la localizzazione, l'estensione,<br />
il numero di persone, di infrastrutture<br />
ed edifici coinvolti, le<br />
strutture operative più vicine e<br />
idonee a intervenire e le infrastrutture<br />
viarie, le loro condizioni<br />
di viabilità, le capacità, e<br />
le possibili alternative per raggiungere<br />
le aree interessate.<br />
Flusso delle informazioni<br />
e loro rappresentazione<br />
dinamica in cartografia<br />
Le informazioni a disposizione<br />
di una sala operativa<br />
in emergenza provengono da<br />
varie fonti: dalle chiamate di<br />
soccorso, da altre istituzioni,<br />
dal personale in sito, dalle<br />
strutture di protezione civile<br />
attivatesi spontaneamente,<br />
nel caso dei terremoti o eventi<br />
vulcanici in Italia, dall’Ingv, da<br />
sorgenti open, dall’Informazione<br />
Geografica Volontaria, di<br />
rilevanza ormai consolidata e<br />
che dovrebbe auspicabilmente<br />
generare nelle istituzioni<br />
l’attivazione di meccanismi di<br />
ascolto e di partecipazione a<br />
supporto dei propri processi<br />
decisionali.<br />
In quest’attività va considerata<br />
comunque la necessità di separare<br />
le informazioni Voluntereed<br />
da quelle operative e ufficiali,<br />
con un riutilizzo sempre<br />
prudente, al fine di impedire<br />
una diffusione incontrollata<br />
di contenuti cartografici dalla<br />
correttezza non validata, che<br />
potrebbero portare più danno<br />
che beneficio.<br />
Prima stima delle risorse<br />
umane, logistiche e<br />
strumentali presenti ed<br />
impiegabili nell’immediatezza<br />
sul territorio nell’area colpita<br />
Per ciascuna componente di<br />
protezione civile dovrebbero<br />
essere sempre disponibili basi<br />
di dati con le posizioni delle<br />
sedi operative e delle risorse<br />
umane, logistiche e strumentali<br />
presenti nelle stesse, informazioni<br />
di primaria importanza<br />
per le strutture di supporto<br />
e coordinamento operativo<br />
istituite e organizzate in piena<br />
fase gestionale dell'emergenza,<br />
a seguito di eventi catastrofici,<br />
ovvero nelle sale operative dei<br />
vari livelli, come quella della<br />
Direzione di Comando e Controllo<br />
(DI.COMA.C.), a seguito<br />
di grandi eventi, il Centro<br />
Coordinamento dei Soccorsi<br />
(CCS), il Centro Operativo<br />
Comunale (COC) ed il Centro<br />
Operativo Misto (COM), in<br />
modo tale da favorire in tempo<br />
reale l'avvio dei processi decisionali<br />
collaborativi.<br />
Localizzazione areale e dimensione<br />
dell’evento procedura<br />
e fonte dei dati<br />
L'attenzione sarà rivolta in<br />
particolare all'identificazione<br />
dei principali centri abitati<br />
destinazione dei soccorsi, di<br />
quelli esterni, ma prossimi<br />
all'area colpita e non interessati<br />
direttamente dall'evento, che<br />
possono essere utilizzati come<br />
base o postazione avanzata e<br />
sicura dei soccorsi e del ricovero<br />
della popolazione, delle<br />
infrastrutture di trasporto utilizzabili<br />
sia per i soccorsi che<br />
Humanitarian OpenStreetMap Team<br />
Tra le più recenti esperienze quella post terremoto<br />
in Nepal, che ha visto gruppi tra cui la<br />
ONG Hot (Humanitarian OpenStreetMap<br />
Team) organizzarsi sui social network per<br />
approntare mappe aggiornate e dettagliate<br />
con adesioni in Italia di strutture come<br />
il Politecnico di Milano e l’Università di<br />
Udine con i VVF. In occasione del recente<br />
sisma del 24 agosto <strong>2016</strong> numerosi membri<br />
della comunità di OpenStreetMap Italia e<br />
diversi attivisti, riuniti intorno al gruppo<br />
non profit “Terremoto Centro Italia”, hanno<br />
realizzato cartografie aggiornate.<br />
per l'evacuazione della popolazione<br />
coinvolta.<br />
Nelle fasi iniziali, anche da<br />
remoto, è utile per una visione<br />
d'insieme, utilizzare le Basi<br />
Territoriali Istat (regioni, province,<br />
comuni, località, aree<br />
sub-comunali, aree di censimento<br />
e sezioni di censimento)<br />
in formato shape.<br />
La configurazione cartografica dinamica del dispositivo<br />
di soccorso (monitoraggio mediante droni e<br />
localizzazione radio check).<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 7
FOCUS<br />
Porre l'attenzione a indicatori<br />
come il numero di residenti, di<br />
edifici abitati, di edifici strategici<br />
è indispensabile per la<br />
stima dei danni e per la valutazione<br />
e la pianificazione delle<br />
operazioni nella prima emergenza,<br />
nonché delle possibili<br />
criticità che possono insorgere<br />
nei vari scenari. La localizzazione<br />
corretta dei campi<br />
base richiede informazioni<br />
aggiornate sulle condizioni di<br />
viabilità, le distanze, la geomorfologia,<br />
i possibili servizi<br />
disponibili.<br />
Il grafo stradale è un problema<br />
da non sottovalutare<br />
Il processo decisionale di<br />
risposta iniziale in queste<br />
prime fasi si lega in maniera<br />
evidente alla disponibilità di<br />
dati affidabili sulle infrastrutture<br />
viarie e sul loro stato di<br />
percorribilità, per identificare<br />
itinerari più o meno sicuri e<br />
probabilmente non danneggiati<br />
dall'evento, che diano<br />
possibilità di accesso alle aree<br />
colpite e alle strutture sanitarie<br />
e di soccorso, anche ai mezzi<br />
pesanti delle colonne mobili in<br />
emergenza.<br />
Proprio per dar risposta al<br />
problema dell’accessibilità apposite<br />
squadre in emergenza<br />
intraprendono le prime azioni<br />
di ricognizione e di controllo<br />
a supporto delle decisioni<br />
del comando delle operazioni<br />
di soccorso con specialisti<br />
che provvedono alla verifica<br />
speditiva delle criticità sulla<br />
viabilità, nonché all'individuazione<br />
delle aree maggiormente<br />
colpite, mediante protocolli di<br />
prospezione che consentono<br />
di accertare la praticabilità dei<br />
percorsi, le loro reali capacità<br />
di poter essere utilizzati e le<br />
cause di interruzione. Sulla<br />
base di tale monitoraggio si<br />
dispongono le chiusure delle<br />
strade o le limitazioni di<br />
Le EMERMAPPE<br />
percorrenza, o, nel caso, l'individuazione<br />
di percorsi alternativi<br />
dove dirottare i flussi di<br />
traffico, eventualmente anche<br />
separando percorsi riservati ai<br />
soccorsi da percorsi per la popolazione.<br />
Queste operazioni<br />
devono essere utilizzate per un<br />
efficace aggiornamento del grafo<br />
stradale.<br />
Le EMERMAPPE<br />
I Vigili del fuoco italiani agiscono<br />
con un apposito nucleo<br />
che immediatamente avvia<br />
le procedure di check perlustrativo<br />
mediante apparati<br />
radio, dotati di modulo GPS,<br />
che sfruttano la rete radio<br />
analogica nazionale VVF con<br />
l’obiettivo della redazione<br />
delle c.d. EMERMAPPE. Le<br />
informazioni vengono processate<br />
con lavoro di 'back office',<br />
in remoto e in continuo, con<br />
una mappatura aggiornata visualizzabile<br />
anche su Google<br />
Maps. L'attività dalla verifica<br />
della rete stradale si estende già<br />
““L'ultimo evento<br />
sismico occorso ha<br />
messo in luce la<br />
criticità della non<br />
omogeneità della<br />
cartografia sul<br />
territorio nazionale,<br />
infatti il sisma si è<br />
verificato in una zona<br />
al confine di quattro<br />
“<br />
regioni, alcune delle<br />
quali molto carenti<br />
sotto il profilo della<br />
dotazione cartografica.<br />
8 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
nelle primissime ore alla prima<br />
verifica dei danni per produrre<br />
una mappatura, continuamente<br />
aggiornata, dello scenario<br />
utilizzando il geotagging.<br />
E' chiaro che queste informazioni<br />
dovrebbero integrarsi<br />
in un sistema cartografico di<br />
precisione adeguato almeno a<br />
quelle dei sistemi di rilevamento<br />
GPS utilizzati, date le note<br />
limitazioni della copertura<br />
aerea e satellitare di Google<br />
che soffre di imprecisione indefinita<br />
e incontrollabile con<br />
semplici sistemi.<br />
Il problema è che in realtà in<br />
Italia non è disponibile un<br />
grafo ufficiale che riporti tutte<br />
le informazioni richieste in<br />
alcune situazioni critiche, e<br />
che è tra le conseguenze della<br />
frammentazione del patrimonio<br />
stradale tra miriadi di<br />
gestori dislocati a più livelli<br />
istituzionali e della riluttanza<br />
generalizzata e ideologica a un<br />
ritorno a un accentramento<br />
di competenze statali a scala<br />
nazionale che nella cartografia,<br />
come in altri campi riguardanti<br />
il territorio, sarebbe invece necessario.<br />
messa in sicurezza dello scenario<br />
mediante l'approntamento<br />
di opere provvisionali. E ai fini<br />
del soccorso risulta rilevante<br />
poter disporre anche del riferimento<br />
dei numeri civici degli<br />
edifici.<br />
Uno stradario nazionale<br />
Lo strato informativo della rete<br />
stradale alla risoluzione scala<br />
1:10.000 disponibile sul Geoportale<br />
Nazionale del Ministero<br />
dell’ambiente e della tutela<br />
del territorio e del mare (GN)<br />
è stato ricavato, con aggiornamenti,<br />
modifiche e aggiunta<br />
di toponomastica, da quello<br />
incluso tra gli strati cartografici<br />
prioritari definiti DBPrior10K<br />
del CISIS e risalente al 2003.<br />
Rimane ancora lontano il<br />
traguardo del Repertorio dei<br />
Le ortofoto AGEA<br />
Nel contesto delle informazioni spaziali<br />
disponibili in tutto il paese,<br />
ci sono poi le immagini dei rilievi<br />
aerofotogrammetrici prodotti in modalità<br />
ortorestituita ma anche oblique<br />
dall'Agea (Agenzia per le Erogazioni in<br />
Agricoltura).<br />
Si tratta di ortofoto digitali multispettrali<br />
con un pixel di risoluzione oggi<br />
di 20 cm. Quanto all'aspetto dell'aggiornamento<br />
va sottolineato come le<br />
ortofoto Agea offrano, rispetto ad altre<br />
fonti, una rappresentazione delle condizioni<br />
di fatto aggiornata, al massimo<br />
risalente a tre anni prima, dell'intero<br />
territorio nazionale. Purtroppo riguardo<br />
alla disponibilità vanno richiamati<br />
i problemi relativi alla proprietà e alla<br />
licenza d'uso dei prodotti delle ultime<br />
campagne di telerilevamento.<br />
Quali caratteristiche deve<br />
avere il grafo stradale?<br />
I requisiti contemplano oltre<br />
la basilare possibilità di distinguere<br />
gli archi del grafo per<br />
capacità di convogliare i flussi<br />
di traffico, tipologia, caratteristiche<br />
geometriche, planimetriche<br />
e funzionali della strada, la<br />
toponomastica, dati sullo stato<br />
di conservazione e manutenzione<br />
delle strutture.<br />
Vanno certamente escluse<br />
semplificazioni eccessive nella<br />
schematizzazione della rete,<br />
specialmente per la viabilità<br />
minore, soprattutto quando si<br />
lavora a una scala di maggior<br />
dettaglio per la gestione del<br />
soccorso e per la pianificazione<br />
degli interventi necessari alla<br />
Amatrice. Sovrapposizione cartografia catastale su immagine satellitare di emergenza<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 9
FOCUS<br />
numeri civici, ovvero la possibilità<br />
di riportare su un grafo<br />
la localizzazione puntuale dei<br />
numeri civici delle vie. Con il<br />
DPCM del 12 maggio <strong>2016</strong><br />
relativo a "Censimento della<br />
popolazione e archivio nazionale<br />
dei numeri civici e delle<br />
strade urbane" (GU Serie Generale<br />
n.167 del 19-7-<strong>2016</strong>) è<br />
stato istituito l'Archivio nazionale<br />
dei numeri civici e delle<br />
strade urbane (Anncsu). Nelle<br />
intenzioni si tratta di un registro<br />
unico, digitale e aggiornato<br />
in tempo reale, contenente<br />
informazioni, su strade e indirizzi,<br />
con codificazione omogenea,<br />
che permetta alle varie<br />
banche dati, statistiche fiscali<br />
e comunali di interoperare.<br />
Purtroppo il geo- riferimento<br />
dei numeri civici pare limitarsi<br />
ancora all'indicazione della sezione<br />
di censimento e comunque<br />
il contesto è limitato alle<br />
strade urbane. D’altronde in<br />
molti comuni mancano i numeri<br />
civici, sostituiti dall’acronimo<br />
snc, e la toponomastica è<br />
molto carente.<br />
Eppure una fonte considerevole<br />
e ricca di informazioni sulle<br />
strade esiste già. E' il Catasto<br />
delle Strade italiano, detto anche<br />
Catasto Strade o Catasto<br />
Stradale, istituito con il Nuovo<br />
Codice della Strada - N.C.S.<br />
Ripresa da Drone su Amatrice<br />
(d.lgs. n. 285, 30 aprile1992).<br />
All'art.13 comma 6 si prescrive<br />
che ogni Ente proprietario di<br />
strade dovrà istituire e mantenere<br />
aggiornato il proprio Catasto<br />
in modo autonomo, ma<br />
con modalità univocamente<br />
determinate a livello centrale.<br />
A questo provvede il Decreto<br />
del Ministero dei Lavori Pubblici<br />
del 1/6/2001 che definisce<br />
e descrive le caratteristiche<br />
del Catasto delle Strade, con<br />
un grafo stradale organizzato<br />
secondo lo standard europeo<br />
GDF. Purtroppo gli inadempimenti<br />
e le imprecisioni sono a<br />
questo riguardo diffusissimi.<br />
OpenStreetMap<br />
In mancanza di una sorgente<br />
di dati sufficientemente dettagliata<br />
appare opportuno e vantaggioso<br />
il ricorso alla base dati<br />
di OpenStreetMap che ha il<br />
pregio di contemplare anche la<br />
rete declassificata, la viabilità<br />
minore e rurale, i sentieri.<br />
E’ un’ottima alternativa, ma<br />
non dobbiamo dimenticare<br />
che stiamo parlando di emergenze<br />
in cui l’affidabilità,<br />
per la salvaguardia delle vite<br />
umane, deve essere alta, coinvolgendo<br />
argomenti quali la<br />
portata delle infrastrutture viarie<br />
che normalmente non sono<br />
rilevabili da utenti comuni.<br />
La programmazione di<br />
percorsi con la modellistica<br />
dei grafi stradali<br />
Collegata alla questione del<br />
grafo è quella della Network<br />
Analysis. Per quello che necessita<br />
ai fini della gestione di<br />
una emergenza è conveniente<br />
optare per una valutazione<br />
prestazionale semplificata del<br />
deflusso sugli archi della rete<br />
rinunciando a formule funzionali<br />
complesse e raffinate.<br />
Questa può efficacemente<br />
basarsi sul tempo di percorrenza<br />
medio, valutato sulla base<br />
di una realistica stima della<br />
velocità sostenibile dai mezzi<br />
di soccorso, nelle condizioni<br />
imposte dall’emergenza, in<br />
funzione della tipologia della<br />
strada.<br />
La cartografia a grande scala<br />
Nelle operazioni di soccorso<br />
tecnico urgente si ha bisogno<br />
di una conoscenza precisa,<br />
completa, aggiornata e qualificata<br />
del territorio che permetta<br />
di valutare in tempo reale gli<br />
scenari emergenziali in cui si<br />
dispiegano gli interventi di<br />
soccorso.<br />
Oltre che sul versante prettamente<br />
operativo del soccorso,<br />
questa necessità si manifesta<br />
altrettanto evidente nella<br />
gestione di altre tipologie di<br />
attività, quali quelle di polizia<br />
giudiziaria e tutte le altre attività<br />
che possono essere facilmente<br />
coordinate e controllate<br />
mediante mappatura, come ad<br />
esempio quelle connesse con<br />
la rimozione delle macerie e<br />
con la presenza di materiali o<br />
sostanze pericolose.<br />
La base cartografica a grande<br />
scala potrebbe essere costituita<br />
dalle CTR regionali e dai DB<br />
topografici 10k, riferimenti<br />
essenziali per finalità operative<br />
e gestionali.<br />
Le carte tecniche, in quanto<br />
caratterizzate, a differenza della<br />
cartografia IGM a media/<br />
10 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
piccola scala, da una rappresentazione<br />
a grande scala di<br />
tutti gli elementi in proiezione<br />
piana, non simbolica, che le<br />
rende pienamente adeguate per<br />
rilevarvi misure, svolgere attività<br />
di pianificazione, gestione<br />
e progettazione sul territorio<br />
e quindi anche per la pianificazione<br />
e la rappresentazione<br />
delle attività di soccorso. I DB<br />
Topografici in quanto soluzione<br />
più moderna e aggiornabile<br />
in continuo.<br />
Altre cartografie di base<br />
Possono essere di ausilio quelle<br />
globali realizzate come "basemap"<br />
per i sistemi webgis<br />
mondiali, ma di certo mancano<br />
di informazioni fondamentali<br />
che solo le carte IGM o<br />
aerofotogrammetricamente restituite<br />
possiedono, utilizzando<br />
la simbologia grafica, da anni<br />
sperimentata e consolidata<br />
dapprima come segno grafico e<br />
successivamente come elemento<br />
informatico digitale, come<br />
l’opportuna rappresentazione,<br />
standardizzata, di tutti gli elementi<br />
espressivi della natura<br />
del territorio. Sulle mappe dei<br />
webgis online non troveremo<br />
l'indicazione delle doline o<br />
della scarpate improvvise dei<br />
terreni, segnalate come solo i<br />
cartografi aerofotogrammetrici<br />
attualmente fanno.<br />
Purtroppo la maggior parte<br />
delle rappresentazioni cartografiche<br />
a livello regionale e<br />
locale, pur essendo in grado di<br />
rappresentare il posizionamento<br />
degli edifici, non ha caratteristiche<br />
omogenee.<br />
La cartografia catastale<br />
La disponibilità del Catasto<br />
vettoriale, oggi per tutta Italia,<br />
e la sua sovrapposizione<br />
alla cartografia elaborata per<br />
l'evento calamitoso, si rivela<br />
di grande, imprescindibile<br />
supporto all’efficacia e alla<br />
tempestività d’intervento delle<br />
amministrazioni pubbliche durante<br />
l'emergenza, permettendo<br />
alle squadre di soccorritori<br />
sul terreno l'effettuazione adeguata<br />
di misure, localizzazioni,<br />
identificazioni di proprietà, e<br />
la verifica dello stato dei luoghi<br />
ante evento calamitoso.<br />
Gli oggetti principali individuabili<br />
nelle mappe catastali,<br />
sono la particella e il foglio di<br />
mappa con i loro numeri identificativi,<br />
ma anche gli altri<br />
oggetti esistenti sul territorio<br />
quali corsi d'acqua, strade,<br />
ferrovie, abitazioni e i confini<br />
amministrativi, e poi i vertici<br />
trigonometrici IGM, e i punti<br />
fiduciali catastali. Di sicuro<br />
interesse è il grandissimo patrimonio<br />
toponomastico purtroppo<br />
parzialmente sopravvissuto<br />
nella migrazione dalla<br />
carta al vettoriale.<br />
Un raffronto tra Catasto e<br />
CTR, quali strati informativi<br />
utili per le operazioni di soccorso,<br />
ci porta immediatamente<br />
a verificare che nel Catasto<br />
manca l’altimetria. E le indicazioni<br />
immediate sulla tipologia<br />
di edificio (edifici ad uso abitativo<br />
e edifici civili) che però<br />
possono essere appositamente<br />
elaborate tramite l’uso delle<br />
banche dati alfanumeriche collegate.<br />
Nel confronto con le ortofoto<br />
a volte emerge l'assenza di<br />
molti edifici pur in presenza<br />
dell'elemento vettoriale particella,<br />
e questo per il fenomeno<br />
dell'abusivismo edilizio e<br />
dell'evasione fiscale, nonostante<br />
l'operazione di recupero degli<br />
ultimi anni che ha portato<br />
all'individuazione di milioni di<br />
fabbricati fantasma. Gli edifici<br />
pubblici spesso mancano perché<br />
gli enti pubblici titolari,<br />
pur obbligati alla presentazione<br />
dei relativi atti di aggiornamento<br />
al catasto, spesso non<br />
ottemperano a tali obblighi.<br />
Operatività degli attuali Droni<br />
Le operazioni di volo consentono piattaforme<br />
ad ala fissa in un tempo medio<br />
inferiore a 20 minuti di coprire, volando<br />
ad un'altezza di 150 metri, una zona<br />
ampia qualche km 2 . La disponibilità di<br />
batterie e piattaforme ridondanti elimina<br />
il tempo di inattività tra un volo e l'altro.<br />
Il trattamento e il processamento dei dati,<br />
eseguibile sul campo con potenze di calcolo<br />
comuni, con generazione di vari prodotti<br />
(ortofoto fotomosaici, DSM) da mettere a<br />
disposizione degli utenti spesso distanti richiede<br />
circa 2 ore per km 2 . Il caricamento<br />
e la messa a punto dei servizi richiede un<br />
minimo di 10 minuti e si correla strettamente<br />
correlato alle dimensioni dei file di<br />
dati e della banda in upload disponibile.<br />
A queste carenze si può sopperire<br />
in parte con operazioni di<br />
classificazione automatica delle<br />
immagini pre evento e con la<br />
vettorializzazione delle classi<br />
relative all’edificato ottenute.<br />
E’ soprattutto da tener presente<br />
la capacità che solo il sistema<br />
di informazioni catastali<br />
permette di identificare una<br />
proprietà, in tutto il territorio<br />
nazionale, in modo semplice e<br />
non ambiguo.<br />
Dati statistici<br />
Il dato della popolazione residente<br />
è un dato fondamentale<br />
già nelle prime fasi di ricerca<br />
dispersi, infatti incrociare i<br />
dati relativi alle particelle catastali<br />
con quelli relativi alla<br />
popolazione residente consente<br />
di orientare correttamente i<br />
soccorsi e di mappare efficacemente<br />
le attività svolte, anche<br />
nelle prime fasi di ricerca e<br />
salvataggio dei dispersi e di<br />
recupero delle vittime, che si<br />
effettua in condizioni estremamente<br />
disagiate, con ritmi<br />
concitati, e periodi di lavoro<br />
incessante.<br />
Spesso nel caso dei dati statistici<br />
ci si trova di fronte a<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 11
FOCUS<br />
dataset composti da milioni di<br />
record che è molto complicato<br />
riuscire a trasferire da un portale<br />
web a un pc.<br />
La necessità di una stretta<br />
collaborazione tra l'Istat e le<br />
istituzioni che, nel corso delle<br />
loro attività devono far ricorso<br />
ai suoi dati, non scaturisce<br />
certamente però da queste<br />
difficoltà di accessi semplici e<br />
veloci a repository complesse o<br />
dalla necessità di scandagliare<br />
in maniera molto rapida ed efficace<br />
il labirintico complesso<br />
di informazioni statistiche alla<br />
ricerca di indicatori da estrarre,<br />
a motivarla è piuttosto la<br />
possibilità di accedere ai dati<br />
elementari, non distribuiti<br />
online, sia per le norme a tutela<br />
del segreto statistico e del<br />
rispetto della privacy sia perché<br />
statisticamente non validati. E'<br />
questo il caso dei dati relativi<br />
al censimento delle abitazioni e<br />
degli edifici.<br />
La conoscenza dell'identificativo<br />
degli edifici e la loro<br />
ubicazione a una risoluzione<br />
puntuale in modo da integrare<br />
queste informazioni alla<br />
cartografia catastale e ai dati<br />
della popolazione che vi risiede<br />
rimane un problema aperto. Al<br />
momento purtroppo manca,<br />
come si è detto, l'individuazione<br />
del numero civico con coordinate<br />
geografiche che le leghi<br />
al singolo edificio e non all'intera<br />
sezione di censimento.<br />
Il censimento degli edifici, è<br />
relativamente “giovane” per<br />
l’Istat ed è stato condotto solo<br />
per la seconda volta. Vengono<br />
censiti tutti gli edifici nei<br />
comuni, la loro tipologia ed il<br />
loro utilizzo. Per gli edifici ad<br />
uso abitativo vengono richieste<br />
anche ulteriori informazioni<br />
sull'epoca di costruzione, lo<br />
stato di manutenzione e altre<br />
caratteristiche.<br />
Tuttavia accordi e stretta collaborazione<br />
tra istituzioni di soccorso<br />
e Istat possono rendere<br />
possibile la disponibilità delle<br />
schede dei rilevatori comunali<br />
che riportano oltre all'identificativo<br />
dell'edificio (non<br />
coincidente con l'identificativo<br />
purtroppo del Catasto) l'indirizzo.<br />
Questo tipo di informazione,<br />
integrato alla cartografia<br />
catastale e alla disponibilità<br />
delle planimetrie detenute dal<br />
catasto per conto dei privati,<br />
può agevolare le operazioni di<br />
soccorso nel caso di assenza di<br />
indicazioni da parte di sopravvissuti.<br />
Rende inoltre possibile<br />
la valutazione puntuale dello<br />
scenario dei danneggiamenti<br />
con incroci in ottica di studio<br />
e di ricerca, utilizzabili ai fini<br />
dell’attività di prevenzione,<br />
di alcune caratteristiche degli<br />
edifici.<br />
Uso dei Droni<br />
La fotogrammetria aerea che<br />
vede l'impiego degli UAV<br />
unito a quello dei software di<br />
rapida restituzione e realizzazione<br />
di modelli 3D, di tipo<br />
Structure from Motion, si è confermata<br />
nel recente sisma una<br />
tecnica assai efficace, dettagliata<br />
e rapida, nel contesto della<br />
prima risposta alle emergenze,<br />
consentendo di approntare<br />
tempestivamente, specialmente<br />
ove si integrino i dati catastali,<br />
strati geo-informativi e analisi<br />
spaziali di grande supporto<br />
alle operazioni di soccorso<br />
tecnico urgente, caratterizzate<br />
nella fase iniziale da una corsa<br />
contro il tempo per tentare di<br />
salvare il più elevato numero di<br />
vite umane.<br />
L'accuratezza dei risultati ottenuti<br />
(nuvole di punti, modelli<br />
per superfici e ortofoto) non<br />
è sicuramente paragonabile a<br />
quella ottenuta attraverso altri<br />
sistemi. Tuttavia è sufficiente<br />
all'impiego fruttuoso nell'attività<br />
di soccorso. E comunque<br />
sono sempre conseguibili accuratezze<br />
di pochissimi centimetri,<br />
se vengono utilizzati e<br />
curati alcuni accorgimenti.<br />
Il drone come piattaforma<br />
sensoriale è a tutt’oggi una<br />
possibilità non ancora convenientemente<br />
esplorata dato che<br />
la tecnologia sensoriale in uso<br />
è costituita prevalentemente<br />
dai sensori di immagini nello<br />
spettro del viisbile.<br />
Di grande interesse sarebbe<br />
invece dotare questi veicoli di<br />
sensori con spettro diverso dal<br />
visibile e soprattutto chimici<br />
per la scansione della emissione<br />
di composti volatili in<br />
grandi aree. Tra le varie applicazioni<br />
sono sicuramente da<br />
menzionare quelle rivolte alla<br />
ricerca di persone, magari sepolte<br />
da macerie. Svariati studi<br />
dimostrano come gli esseri<br />
umani rilascino in atmosfera<br />
composti volatili caratteristici<br />
che possono essere usati per la<br />
loro identificazione.<br />
Sono da risolvere a tale riguardo<br />
ancora problemi non banali<br />
dovuti ad esempio alla perturbazione<br />
della distribuzione delle<br />
molecole dovuta alle eliche<br />
del velivolo.<br />
I possibili futuri sviluppi<br />
dell'impiego degli UAV in scenari<br />
post catastrofe riguardano<br />
poi l'identificazione di materiali<br />
nocivi come l'amianto<br />
con un'attività di ricerca da<br />
condurre in parallelo con un'analisi<br />
spettrale di ortofoto precedenti<br />
l'evento catastrofico.<br />
Le immagini ad alta risoluzione<br />
acquisite da piattaforma<br />
UAV consentono infine in<br />
scenari di distruzione l'osservazione<br />
di danneggiamenti in<br />
parti inaccessibili degli edifici,<br />
utilizzando nel post processamento<br />
dei dati procedure di<br />
analisi delle murature lesionate<br />
imperniati su processi di classificazione<br />
delle immagini object<br />
oriented.<br />
12 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
Pur nella consapevolezza dei<br />
loro limiti le immagini aeree<br />
acquisite da piattaforme UAV<br />
si sono dimostrate per tempi<br />
e semplicità di procedure una<br />
valida fonte da utilizzare per<br />
l'analisi post-evento che si<br />
aggiunge alla vasta gamma di<br />
sensori satellitari ottici e SAR<br />
che in alcune circostanze potrebbero<br />
non essere in grado di<br />
fornire immagini adeguate per<br />
diversi motivi.<br />
Uso di Google Street View<br />
Assai utile risulta il servizio di<br />
Google Street View, ora esteso<br />
alla maggior parte delle strade<br />
principali e strade urbane di<br />
molti grandi e piccoli centri<br />
(per la copertura http://www.<br />
google.com/help/maps/streetview/learn/where-is-streetview.html).<br />
E' possibile infatti tramite<br />
applicazioni combinare dinamicamente<br />
planimetrie, a<br />
esempio quelle catastali, con lo<br />
scorrere a schermo dei fronti<br />
stradali.<br />
Nelle operazioni di soccorso<br />
può essere adottato quale strumento<br />
immediato per la visualizzazione<br />
di un edificio ante<br />
evento, soprattutto in caso di<br />
eventi fortemente distruttivi<br />
quali i crolli, per la comprensione,<br />
da parte dei soccorritori<br />
che non conoscono lo scenario,<br />
della tipologia di prospetto,<br />
della localizzazione degli accessi<br />
delle aperture e per l'individuazione<br />
della distribuzione<br />
dei volumi, ai fini del corretto<br />
orientamento nella ricerca dei<br />
dispersi.<br />
Sistemi di posizionamento<br />
GPS portatili<br />
I sistemi di posizionamento<br />
nella risposta alle emergenze<br />
richiedono soluzioni di precisione<br />
adeguata alla risoluzione<br />
del sistema cartografico in cui<br />
si prevede di utilizzare i dati<br />
rilevati. Anche pensando a<br />
successivi utilizzi, di maggior<br />
accuratezza, che possano in un<br />
secondo tempo essere attivati<br />
al fine di successive determinazioni<br />
maggiormente approssimate,<br />
è importante usare una<br />
sistema che nell’ambito del<br />
sistema di riferimento globale<br />
sia di livello submetrico e cosa<br />
ancora più importante, che la<br />
accuratezza della rilevazione sia<br />
memorizzata. I sistemi di posizionamento<br />
satellitare GNSS,<br />
attivi anche negli smartphone<br />
di ultima generazione, consentono<br />
di ottenere le coordinate<br />
dell'utente con accuratezze<br />
metriche (nell'ipotesi di satelliti<br />
non oscurati) che però<br />
possono diminuire drasticamente<br />
in presenza di ostacoli,<br />
quali quelli che si configurano<br />
spesso in scenari emergenziali,<br />
che limitano la visibilità dei<br />
satelliti o di degradazione intenzionale<br />
del segnale.<br />
Per raggiungere un posizionamento<br />
di precisione, affidabile<br />
in qualsiasi contesto, a basso<br />
costo, necessitano altre soluzioni<br />
quali ad esempio quelle<br />
di integrare il sistema GNSS<br />
con un sensore inerziale INS<br />
(Inertial Navigation System),<br />
o IMU (Inertial Measurement<br />
Unit).<br />
Integrazione e<br />
trasmissione dei dati<br />
L'utilizzo efficiente delle informazioni<br />
derivanti dalla cartografia<br />
in caso di emergenza<br />
dovuta a terremoto su vaste<br />
aree richiede l'elaborazione<br />
congiunta e la comparazione<br />
di dati ricavati da diversi strumenti<br />
(mappe riferite allo stato<br />
pre-evento che l'operatore che<br />
si reca in loco, in genere con<br />
limitati strumenti di calcolo e<br />
buona capacità di memoria,<br />
porta con sé, informazioni<br />
ricavate da strumenti che funzionano<br />
sempre in loco per<br />
la rilevazione di dati su aree<br />
molto limitate). In taluni casi<br />
la capacità di elaborazione e le<br />
condizioni di lavoro che l'operatore<br />
può permettersi nelle<br />
condizioni di disastro è molto<br />
limitata, come per i dati che<br />
vengono rilevati dai satelliti<br />
per osservazione della Terra<br />
che si riferiscono a aree molto<br />
estese e richiedono notevole<br />
potenza di calcolo per essere<br />
elaborati.<br />
La comunicazione tra il drone<br />
e l'operatore in loco non<br />
è critica, mentre può esserlo<br />
soddisfare l'esigenza di comunicazione<br />
tra l'operatore sul<br />
campo e un sito remoto dove<br />
sono residenti le nuove immagini<br />
raccolte dai satelliti e dove<br />
è disponibile una notevole<br />
potenza di calcolo. L'esigenza<br />
è bidirezionale e quindi per<br />
potere ottenere le migliori prestazioni<br />
in termini di capacità<br />
trasmissiva e di qualità del<br />
servizio occorrerà prevedere la<br />
realizzazione di collegamenti<br />
basati su tecnologie eterogenee<br />
ovvero che utilizzino<br />
sia sistemi terrestri (WiFi,<br />
UMTS, LTE, futuro 5G, ecc.)<br />
che satellitari (DVBS2-RCS o<br />
standard proprietari). Inoltre, i<br />
paradigmi Cloud Computing e<br />
Software Defined Networking<br />
(SDN) sono un riferimento su<br />
cui costruire il sistema dinamico<br />
di distribuzione dati.<br />
Conclusioni<br />
Far fronte e rispondere a eventi<br />
improvvisi e catastrofici, come<br />
il recente sisma del 24 agosto,<br />
comporta, tra le varie azioni,<br />
certamente la rapida produzione<br />
di cartografie e la loro<br />
gestione in ambienti condivisi<br />
immediatamente dopo o addirittura<br />
nel corso dell'evento. E'<br />
inutile sottolineare come ancor<br />
più decisiva è la raccolta organica<br />
preventiva di un affidabile<br />
set di dati di natura geospazia-<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 13
FOCUS<br />
le e di strumenti per gestirli.<br />
Cosa naturalmente possibile<br />
se c'è a monte nelle istituzioni<br />
consapevolezza e coscienza di<br />
quanto la componente geo<br />
spaziale sia importante e influisca<br />
nella vita di tutti i giorni,<br />
specificatamente del valore<br />
strategico dell'informazione<br />
geografica nell'ambito di attività<br />
di protezione e di difesa<br />
civile, di soccorso pubblico<br />
urgente superando gli attardamenti<br />
e il geo-unaware diffuso<br />
anche a livelli dirigenziali.<br />
Consapevolezza che dia vita a<br />
un approccio caratterizzato da<br />
una visione d'insieme e interdisciplinare.<br />
La cartografia in<br />
emergenza non è certamente<br />
una cartografia dell'ultimo miglio<br />
né un fatto iconografico<br />
ma uno strumento di analisi.<br />
E se la cartografia ha l’importanza<br />
strategica quando è omogenea<br />
a livello nazionale, occorre<br />
lavorare per le necessarie<br />
sinergie e collaborazioni interistituzionali<br />
da regolamentare<br />
attraverso accordi formali.<br />
A riguardo è necessaria la<br />
messa a disposizione e condivisione<br />
di quanto le varie<br />
amministrazioni pubbliche<br />
(le norme esistono ma non le<br />
sanzioni per chi si sottrae o<br />
non risponde) producono a<br />
livello di informazione geografica,<br />
le informazioni open, le<br />
planimetrie delle abitazioni nel<br />
caso del Catasto, le ortofoto<br />
in tutta profondità di spettro e<br />
di risoluzione, senza compressioni,<br />
nel caso dell'Agea, i dati<br />
statistici elementari per l'Istat,<br />
i dati sulle infrastrutture stradali<br />
da parte del Ministero lavori<br />
pubblici e dell’Anas. Il 27<br />
u.s. settembre a sisma ancora<br />
in scuotimento Catasto e Protezione<br />
civile hanno firmato<br />
un accordo quadro, un buon<br />
inizio ed esempio da seguire.<br />
Entrambe le istituzioni si sono<br />
accorte di quanto la collaborazione<br />
sia stata importante negli<br />
ultimi tragici eventi di agosto<br />
<strong>2016</strong> per far fronte alla fragilità<br />
di un territorio e di un edificato<br />
di un Paese come l’Italia,<br />
veramente carente di cultura<br />
della prevenzione con milioni<br />
di abitanti ai piedi di vulcani<br />
esplosivi e in zone inondabili.<br />
E' di fondamentale importanza<br />
per ciascun ente deputato<br />
al soccorso, oltre alla disponibilità<br />
inhouse di un archivio<br />
di base con le informazioni<br />
immediatamente utili almeno<br />
all'identificazione dell'area<br />
colpita e della viabilità fruibile,<br />
e successivamente degli edifici<br />
coinvolti e della popolazione<br />
interessata, la conoscenza di<br />
tutte le fonti di dati disponibili<br />
e l'aver già valutato e approfondito<br />
le possibilità di applicazione<br />
e i limiti di tali fonti,<br />
nonché avere stabilito canali di<br />
condivisione e collaborazione<br />
con altre istituzioni e organizzazioni<br />
per poter, nei tempi<br />
necessari e con l’indispensabile<br />
flessibilità, accedere a informazioni<br />
più approfondite e<br />
adeguate allo scenario emergenziale<br />
che di volta in volta si<br />
presenta.<br />
Per esigenze istituzionali, ogni<br />
Ente è depositario del proprio<br />
lavoro che viene fatto rispondendo<br />
alle specifiche esigenze<br />
e dunque le informazioni sono<br />
"naturalmente" non integrate<br />
con quelle di enti diversi. Tuttavia<br />
è necessario, ancor più<br />
nella fase emergenziale, integrare<br />
le diverse informazioni<br />
geografiche per rispondere non<br />
solo alle nuove sfide che il Paese<br />
pone sul piano dell'informazione<br />
georeferenziata ma anche<br />
alle emergenze naturali.<br />
Ma questo può essere realizzato<br />
solo con un’azione preventiva<br />
che eviti qualsiasi problema in<br />
fase emergenziale ed è proprio<br />
questo l’oggetto di un’Infrastruttura<br />
di Dati Territoriale<br />
nazionale che deve essere portata<br />
a compimento sotto il coordinamento<br />
di un unico organismo<br />
e nel più breve tempo possibile.<br />
Tutta l’informazione deve essere<br />
pensata in termini geografici,<br />
spaziali e univocamente posizionata.<br />
Un ritorno a quella scuola di<br />
Mileto in cui geografia e storia<br />
non erano separate che è la<br />
radice potente della nostra cultura<br />
scientifica.<br />
GLOSSARIO<br />
UAV= Unmanned Aerial Vehicle<br />
GPS= Global Positioning System (USA)<br />
GNSS= Global Navigation Satellite System<br />
(mondiale)<br />
VGI = Volunteered Geographic Information<br />
GDF= Geographic Data Files<br />
WEBGRAFIA<br />
(http://www.rivistageomedia.<br />
it/<strong>2016</strong>09019792/dati-geografici/mappeopen-data-e-applicazioni-le-esperienzedi-cartografi-attivisti-e-sviluppatori-perricostruire-la-conoscenza-del-territorio-apartire-dalla-solidarieta)<br />
http://dati-censimentopopolazione.istat.it<br />
Si ringraziano per utili suggerimenti i Prof.<br />
Corrado Di Natale e Michele Luglio (Dipart.<br />
Ingegneria Univ. Roma Tor Vergata) e l’Ing.<br />
Paolo Accetola.<br />
ABSTRACT<br />
Cartography during emergencies takes an incredibly<br />
strategic value of fundamental importance<br />
for saving lives. But after is then forgotten without<br />
implement what is classically defined benefit in<br />
peacetime to be ready in time of war. The reflections<br />
in this paper are derived from some of the<br />
experiences accumulated in the field in urgent<br />
technical rescue in emergency events that have<br />
allowed us to highlight the important role that<br />
geomatics plays in such situations.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
emergenza; cartografia<br />
AUTORE<br />
Renzo Carlucci<br />
<strong>GEOmedia</strong><br />
r.carlucci@mediageo.it<br />
Biancamaria Cristini<br />
Ing. Funzionario tecnico del Corpo<br />
Nazionale dei Vigili del fuoco<br />
biancamaria.cristini@vigilfuoco.it<br />
Michele Fasolo<br />
Dottore di Ricerca<br />
michele.fasolo@gmail.com<br />
14 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 15
FOCUS<br />
Riprese aeree innovative<br />
per le emergenze<br />
di Gabriele Garnero<br />
Il rilevante diffondersi delle tecnologie,<br />
che hanno nei droni i vettori che<br />
consentono di portare in quota sensori<br />
fotogrammetrici per l’acquisizione delle<br />
informazioni territoriali, nell’ambito della<br />
cartografia per le situazioni di emergenza<br />
conferma una proficua applicazione in<br />
ragione delle peculiarità connesse con il<br />
loro utilizzo, quali economicità, rapidità e<br />
flessibilità d‘uso.<br />
La memoria qui proposta si pone non tanto<br />
lo scopo di analizzare le novità tecniche<br />
del settore, le innovazioni consentite dai<br />
Il piano di volo di un drone operato sul comune di Amatrice all’indomani del sisma del 24 agosto <strong>2016</strong><br />
nuovi e sempre più performanti aeromobili,<br />
dai nuovi sensori, dai software sempre<br />
più efficienti, le limitazioni più o meno<br />
restrittive imposte dalle normative, tutte<br />
attività e regole in rapida e, per certi<br />
versi, tumultuosa innovazione; lo scopo<br />
è unicamente quello di presentare una<br />
riflessione sulle effettive possibilità<br />
di utilizzo degli UAV nelle situazioni di<br />
emergenza che in questi giorni stanno<br />
segnando il nostro territorio: non solo i<br />
sismi dell‘Italia centrale ma, anche, le<br />
alluvioni, le trombe d’aria, gli incendi, ….<br />
Applicazioni nei contesti<br />
legati all’emergenza<br />
Un primo utilizzo dei droni in<br />
situazioni di emergenza è senz’altro<br />
quello di portare in quota un<br />
sensore di acquisizione immagini<br />
senza alcun scopo di carattere<br />
metrico: l’utilizzo dei droni,<br />
già peraltro consolidato nelle<br />
applicazioni militari, è di ormai<br />
immediato impiego in tutte le<br />
missioni “dull, dirty and dangerous”,<br />
spesso con costi minori<br />
rispetto ai velivoli tradizionali o<br />
ad ispezioni da terra.<br />
Il semplice vantaggio di elevare il<br />
punto di vista per consentire prese<br />
fotografiche o filmati consente<br />
agli operatori di disporre di viste<br />
significative e che oggi, grazie<br />
alle tecnologie ICT, possono immediatamente<br />
essere trasmesse in<br />
remoto per consentire diagnosi<br />
condivise presso le sale operative.<br />
Il disporre di un mezzo manovrabile<br />
direttamente dal sito di<br />
intervento, maneggevole e flessibile<br />
tale da potersi avvicinare<br />
all’oggetto e, non ultimo, il fatto<br />
di poter decidere la prosecuzione<br />
della missione sulla base delle<br />
stesse immagini che stanno arrivando,<br />
seguendo situazioni locali<br />
di dettaglio, ne fa un mezzo<br />
estremamente utile.<br />
Non ultimo, anche la possibilità<br />
di estendere il campo del visibile<br />
con altre informazioni (immagini<br />
nel termico, prese multispettrali,<br />
…) possono costituire un<br />
valido aiuto in situazioni particolari<br />
(ricerche di dispersi, ricerche<br />
di materiali inquinanti, controlli<br />
anti-sciacallaggio, …).<br />
Ma immediatamente dopo aver<br />
“visto” è necessario valutare,<br />
pianificare, decidere, predisporre<br />
interventi e dislocare risorse,<br />
controllare l’evolversi delle situazioni<br />
anche in contesti che non<br />
possono che essere concitati.<br />
E’ quindi necessario passare dalle<br />
immagini alle informazioni<br />
cartografiche e ai sistemi informativi<br />
dedicati, operanti presso<br />
le centrali operative, attraverso<br />
piattaforme mobili (smartphone<br />
e tablet) che, in disponibilità ai<br />
vari operatori, consentono da<br />
un lato di avere sul campo informazioni<br />
complete e sempre<br />
aggiornate e dall’altro di operare<br />
la raccolta dati direttamente sul<br />
sito, evitando errori, confusioni,<br />
perdite di tempo e ritardi.<br />
È appena il caso di puntualizzare<br />
16 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
che la rapida diffusione delle<br />
tecnologie fotogrammetriche<br />
connesse con gli UAV e la progressiva<br />
introduzione delle stesse<br />
all’interno degli studi professionali<br />
(Il ritorno della fotogrammetria<br />
– Back to the future, come<br />
sagacemente titolava questa<br />
stessa Rivista nella copertina del<br />
numero 2/2014) è concesso non<br />
solo dai velivoli e sensori, ma in<br />
modo determinante anche dai<br />
software che eseguono con elevatissima<br />
automazione l’intero<br />
processo fotogrammetrico di<br />
orientamento, di generazione<br />
delle nuvole di punti dense e<br />
delle mesh, lasciando all’operatore<br />
le uniche fasi di collimazione<br />
manuale dei Ground Control<br />
Point/Check Point e di controllo<br />
sul funzionamento dell’intera<br />
filiera.<br />
L’aggiornamento delle basi<br />
cartografiche<br />
Benché il mondo dei droni<br />
comprenda sia oggetti “quasi<br />
giocattolo” sia velivoli di derivazione<br />
militare in grado di compiere<br />
missioni anche notevoli<br />
per distanza e durata, si ritiene<br />
al momento che l’utilizzo degli<br />
UAV sia destinato ad integrare<br />
informazioni di dettaglio di basi<br />
acquisite in maniera differente<br />
(riprese fotogrammetriche classiche,<br />
riprese da piattaforma satellitare,<br />
…).<br />
In questo contesto, l’utilizzo cartografico<br />
dei droni per la predisposizione<br />
delle basi informative<br />
legate all’emergenza non è molto<br />
differente da una qualunque acquisizione<br />
con finalità cartografiche.<br />
Gli studi sperimentali sulle<br />
modalità di impiego e sulle accuratezze<br />
conseguibili sono vari<br />
e facilmente reperibili; si ritiene<br />
di fornire alcune indicazioni di<br />
massima, frutto delle sperimentazioni<br />
condotte:<br />
di buone precisioni l’utilizzo<br />
di ricoprimenti dell’ordine<br />
del 75-80%, sia in senso<br />
longitudinale che trasversale:<br />
mentre il primo può non<br />
essere così penalizzante in<br />
quanto gli scatti avvengono<br />
sulla traiettoria che compie il<br />
vettore e quindi non vi sono<br />
ripercussioni operative se<br />
non il numero di fotogrammi<br />
da trattare, il secondo ha<br />
invece un notevole peso per<br />
quanto attiene il tempo di<br />
volo, in quanto determina<br />
il numero delle strisciate da<br />
compiere per ricoprire l’area<br />
e risulta quindi direttamente<br />
connesso con l’economicità<br />
del rilievo, con il numero<br />
delle sessioni necessarie, con<br />
le batterie disponibili e quindi<br />
con i parametri operativi<br />
del rilievo;<br />
anche il numero di punti di<br />
appoggio (GCP) utilizzati<br />
per la corretta definizione<br />
dei parametri di orientamento<br />
di ogni fotogramma<br />
influenza in modo significativo<br />
l’operatività dei lavori,<br />
in quanto le operazioni di<br />
misura devono spesso essere<br />
condotte in contemporanea<br />
con la ripresa in quanto<br />
generalmente si ricorre, per<br />
migliorare la collimabilità<br />
degli stessi, alla segnalizzazione<br />
mediante cartelloni<br />
fissati temporaneamente al<br />
suolo, la cui posizione viene<br />
rilevata con tecniche GNSS<br />
nel medesimo momento<br />
dell’esecuzione delle prese<br />
fotografiche. Questo fatto<br />
può quindi rappresentare<br />
una complicazione operativa<br />
soprattutto nelle condizioni<br />
emergenziali, ed anche qui<br />
criteri di economicità spingono<br />
per la riduzione della<br />
numerosità dei GCP che<br />
hanno però un significativo<br />
effetto sulla riduzione degli<br />
errori in genere e, soprattutto,<br />
sulla riduzione in modulo<br />
dello scarto massimo;<br />
in altri termini, l’aumento<br />
dei punti di controllo a terra<br />
porta alla riduzione dell’errore<br />
massimo;<br />
anche se le sperimentazioni<br />
condotte portano ad una<br />
maggiore significatività dei<br />
risultati, si ritiene qui opportuno<br />
riportare quanto<br />
generalmente viene condiviso<br />
in termini di precisioni<br />
ottenibili in questo genere di<br />
attività, che possono quindi<br />
essere considerate come del<br />
tutto cautelative:<br />
s H @ 1.5-2 pixels<br />
s V @ 4-5 pixels, all’incirca 1/1000<br />
della quota di volo relativa<br />
Limitando il discorso alla<br />
sola planimetria, si noti<br />
come anche risoluzioni<br />
dell’ordine dei 4-5 cm possono<br />
cautelativamente e<br />
proficuamente essere adot-<br />
è generalmente molto positivo<br />
per il raggiungimento<br />
Presa semplice (a) e presa incrociata (b) in un’elaborazione sperimentale.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 17
FOCUS<br />
tate cercando accuratezze<br />
dell’ordine dei 20-30 cm,<br />
ragionevoli in questo genere<br />
di servizi;<br />
nel caso le limitazioni in termine<br />
di tempo non fossero<br />
stringenti e si potesse operare,<br />
al posto che con una presa<br />
semplice, con uno schema<br />
di ripresa incrociato, si otterrebbe<br />
il duplice vantaggio<br />
di migliorare l’acquisizione<br />
fotografica delle facciate<br />
degli edifici, migliorando<br />
quindi in tal modo la nuvola<br />
di punti e quindi i particolari<br />
di dettaglio che vengono<br />
prodotti in automatico dalle<br />
tecniche di autocorrelazione,<br />
ma anche l’accuratezza generale<br />
con riduzioni degli scarti<br />
dell’ordine del 40-50%;<br />
le elaborazioni fotogrammetriche<br />
si chiudono generalmente<br />
con la predisposizione<br />
di una ortofoto a scala<br />
opportuna, da utilizzarsi<br />
come base per le successive<br />
elaborazioni: come molti<br />
operatori sanno, l’anello<br />
debole, ovvero il punto sul<br />
quale occorre porre la massima<br />
attenzione, significativo<br />
per quanto concerne la precisone<br />
conseguita da tutto il<br />
lavoro, risiede nella corretta<br />
elaborazione del DTM, ottenuto<br />
in genere per autocorrelazione<br />
fotogrammetrica.<br />
Se, nelle ordinarie operazioni<br />
di realizzazione delle ortoimmagini,<br />
i lavori predisposti<br />
nell’ambito dei gruppo di<br />
lavoro di IntesaGIS, ora confluiti<br />
nelle attività del CISIS<br />
(Centro Interregionale per i<br />
Sistemi Informatici, geografici<br />
e Statistici) hanno definito<br />
le caratteristiche in termini<br />
di risoluzione e accuratezza<br />
che devono essere possedute<br />
dai DTM per poter essere<br />
correttamente impiegati per<br />
la predisposizione di ortofoto<br />
ad una data scala, nelle<br />
attività eseguite attraverso<br />
le filiere predisposte con<br />
immagini fotogrammetriche<br />
provenienti da droni non si<br />
hanno specifiche così dettagliate<br />
e quindi, semmai,<br />
si verifica il prodotto finale,<br />
ma difficilmente gli operatori<br />
vanno a verificare il prodotto<br />
intermedio del DTM.<br />
Si ritiene invece che tale<br />
prassi debba essere non solo<br />
consigliata, ma anche prevista<br />
e resa obbligatoria nel<br />
caso in cui le elaborazioni<br />
debbano essere impiegate<br />
in restituzioni con qualche<br />
carattere di ufficialità; in<br />
altri termini, è opportuno<br />
che siano previste operazioni<br />
di controllo di qualità sul<br />
modello digitale prodotto,<br />
attraverso esami visivi che<br />
consentano, in primis, l’individuazione<br />
delle zone nelle<br />
quali la correlazione fotogrammetrica<br />
può non aver<br />
<br />
<br />
funzionato correttamente, e<br />
quindi attivare un sistema di<br />
controllo basato su un sufficiente<br />
numero di punti di<br />
controllo determinati a terra<br />
o, almeno, con l’osservazione<br />
stereoscopica di un certo<br />
numero di punti determinati<br />
da un operatore esperto che<br />
verifichi, con l’uso di apparati<br />
stereo, l’esito della correlazione<br />
automatica.<br />
Alcune considerazioni<br />
sulle Prescrizioni ENAC<br />
Le problematiche connesse con<br />
l’applicazione della Circolare<br />
ENAC in merito alle possibilità<br />
di utilizzo dei droni sono, costituiscono<br />
in tutte le applicazioni<br />
un aspetto cui porre particolare<br />
attenzione.<br />
Anche negli ambiti in oggetto, le<br />
necessità e le urgenze non possono<br />
necessariamente superare<br />
quanto prescritto per tutelare la<br />
sicurezza, seppure la particolarità<br />
delle situazioni comporta spesso<br />
circostanze non ordinarie:<br />
è usuale, in condizioni ovviamente<br />
gravi, che i perimetri<br />
di sorvolo siano all’interno<br />
delle cosiddette “zone<br />
rosse”, per le quali è già di<br />
per sé garantita l’assenza di<br />
popolazione e i tecnici addetti<br />
alla sicurezza, sono già<br />
in qualche misura in contatto<br />
con le sale operative;<br />
diventa pertanto facilmente<br />
riscontrabile la situazione<br />
prescritta dall’art. 27 del regolamento<br />
che richiede che<br />
le persone in area di sorvolo<br />
siano sotto il diretto controllo<br />
dell’operatore SAPR;<br />
sulle aree colpite da emergenza<br />
viene solitamente<br />
dichiarata, attraverso un<br />
NOTAM, una no fly zone<br />
che preclude tutte le autorizzazioni<br />
eventualmente in<br />
corso, lasciando quindi alle<br />
determinazioni conseguenti<br />
18 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
FOCUS<br />
il nuovo stato dei luoghi le<br />
indicazioni in merito ai permessi<br />
di sorvolo;<br />
per i mezzi di proprietà dei<br />
Vigili del Fuoco e delle forze<br />
di Polizia viene ordinariamente<br />
applicata la normativa<br />
prescritta dall’art. 744<br />
comma 4 del Codice della<br />
Navigazione, che consente<br />
maggiori flessibilità di utilizzo<br />
per gli Aeromobili di<br />
Stato. In tali evenienze, nel<br />
caso in cui il pilota di questi<br />
mezzi dovesse essere un<br />
tecnico non appartenente<br />
all’Amministrazione, verrebbe<br />
rilasciata una qualifica di<br />
Ausiliario di PG/PS, con la<br />
conseguente possibilità di<br />
operare;<br />
le disposizioni contenute<br />
nella normativa ENAC alla<br />
sezione II, art. 10 comma<br />
6, che prescrivono che, per<br />
l’utilizzo sui centri abitati, si<br />
debba forzatamente utilizzare<br />
un mezzo con un sistema<br />
di controllo e software<br />
conforme a EUROCAE<br />
ED-12 almeno al livello<br />
di affidabilità progettuale<br />
D o standard alternativi<br />
eventualmente accettati da<br />
ENAC, sono giustamente<br />
restrittive per garantire<br />
l’incolumità delle persone a<br />
terra, evitando qualsiasi tipo<br />
di incidente, anche casuale e<br />
non dovuto all’imperizia del<br />
pilota. Questo in quanto lo<br />
standard attuale delle Flight<br />
Control non è di livello aeronautico<br />
e non garantisce<br />
un minimo standard di sicurezza.<br />
È pensabile che in futuro<br />
vi sia la possibilità di uno<br />
sviluppo degli strumenti<br />
tecnologici necessari per<br />
il soddisfacimento di tali<br />
requisiti, in quanto tale<br />
disposizione non è rivolta<br />
ai singoli produttori di<br />
droni, oggi generalmente<br />
rappresentati da aziende<br />
spesso di natura quasi<br />
artigianale di limitate<br />
dimensioni, ma piuttosto<br />
alle aziende produttrici di<br />
Flight Control, con l’intento<br />
di elevare lo standard<br />
produttivo per garantire la<br />
sicurezza in volo. E’ pertanto<br />
pensabile che, nel breve<br />
futuro, vi sia la possibilità di<br />
uno sviluppo degli strumenti<br />
tecnologici necessari per<br />
il soddisfacimento di tali<br />
requisiti.<br />
La determinazione dei<br />
centri di presa in<br />
fotogrammetria diretta<br />
Si stanno al momento diffondendo<br />
dispositivi in grado di elaborare<br />
in modo differenziale le<br />
osservazioni GNSS per migliorare<br />
il posizionamento dei centri di<br />
presa. Ai fini delle applicazioni<br />
cartografiche non è tanto necessario<br />
un sistema RTK che, connesso<br />
con l’autopilota a bordo,<br />
consenta di determinare la posizione<br />
del centro di presa durante<br />
la fase di ripresa stessa, ma è<br />
sufficiente un sistema che, archiviando<br />
le osservazioni satellitari,<br />
consenta elaborazioni differenziali<br />
in post-processing, migliorando<br />
in tal modo le precisioni<br />
generali e riducendo quindi le<br />
necessità dei punti di appoggio<br />
a terra. Dai test condotti, con<br />
operazioni DGPS è possibile affermare<br />
che, con tali dispositivi,<br />
si rimane ordinariamente al di<br />
sotto dei 10 cm, aprendo quindi<br />
la strada anche in questo ambito<br />
alla cosiddetta fotogrammetria<br />
diretta, con pochi, o al limite<br />
senza, punti a terra.<br />
Camere oblique in vettori<br />
fotogrammetrici tradizionali<br />
Nell’ambito della fotogrammetria<br />
tradizionale (da aeromobile<br />
manned) sono da qualche anno<br />
comparse particolari camere che<br />
integrano nel corpo macchina<br />
almeno 4-5 obiettivi, uno disposto<br />
nadiralmente e gli altri<br />
inclinati di 40-50° nelle varie<br />
direzioni. Tali dispositivi consentono<br />
di migliorare l’osservazione<br />
delle facciate degli edifici, e sono<br />
quindi particolarmente utili in<br />
contesti urbani.<br />
Anche nell’ambito delle aree<br />
soggette a situazioni di emergenza,<br />
la possibilità di acquisire in<br />
tempi rapidi la maggior quantità<br />
possibile di informazioni<br />
è un aspetto fondamentale, ed<br />
è quindi auspicabile che la notevole<br />
capacità di acquisizione<br />
di queste camere venga messa<br />
a disposizione, per riprese sulle<br />
intere aree colpite dai fenomeni,<br />
in modo da fornire agli operatori<br />
il massimo della tecnologia oggi<br />
disponibile.<br />
Con tali camere migliora in<br />
modo consistente la generazione<br />
delle nuvole di punti dense,<br />
con un evidente miglioramento<br />
nelle modellazione delle facciate,<br />
ma anche senza procedere<br />
alla generazione della nuvola è<br />
possibile utilizzare strumenti di<br />
navigazione non convenzionali,<br />
che consentono di osservare le<br />
5 viste, passando agevolmente<br />
da una all’altra, in modo da osservare<br />
sulle foto metricamente<br />
concatenate i particolari di interesse<br />
ed eseguire collimazioni e<br />
misurazioni a partire dai particolari<br />
fotografici rappresentati.<br />
ABSTRACT<br />
The significant spread of technologies, like those to bring the<br />
photogrammetric sensors carried by drones, for the acquisition<br />
of spatial information in cartography during emergency<br />
situations, confirmed the successful application considering<br />
peculiarities reason, such as cost, speed and flexibility of use.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Droni; aggiornamento cartografico; UAV;<br />
Fotogrammetria<br />
AUTORE<br />
Gabriele Garnero<br />
gabriele.garnero@unito.it<br />
DIST - Università degli Studi e Politecnico di<br />
Torino<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 19
REPORT<br />
PIATTAFORME, SENSORI E SOLUZIONI<br />
di Isabella Toschi e Fabio Remondino<br />
per il Rapid Mapping<br />
In caso di disastri naturali (terremoti,<br />
frane, alluvioni, inondazioni, incendi,<br />
ecc.) un intervento rapido ed efficace<br />
risulta fondamentale. In particolare, una<br />
tempestiva localizzazione delle aree<br />
danneggiate permette di coordinare<br />
in modo efficiente le attività di ricerca<br />
e soccorso. A tale scopo, vengono<br />
normalmente adottate piattaforme,<br />
sensori e tecniche geomatiche, che<br />
possono fornire una preziosa fonte di<br />
informazioni su vasta scala. Di seguito<br />
vengono descritte le principali soluzioni<br />
geomatiche e le loro potenzialità<br />
nell’ambito del Rapid Mapping.<br />
La gestione delle situazioni<br />
di emergenza richiede<br />
un’efficace pianificazione<br />
che può essere strutturata all’interno<br />
di un modello ciclico,<br />
ovvero il ciclo di gestione delle<br />
catastrofi naturali (Fig. 1). Esso<br />
si articola in cinque fasi principali<br />
(Tabella 1), a ciascuna delle<br />
quali possono essere fornite<br />
preziose fonti di informazioni su<br />
vasta scala mediante l’impiego di<br />
piattaforme, sensori e tecniche<br />
geomatiche. I dati telerilevati da<br />
satellite, aereo e drone possono<br />
in particolare sostenere il lavoro<br />
di ricercatori, squadre di intervento<br />
e autorità coinvolte nella<br />
fase di Rapid Mapping (Response<br />
Phase, Tabella 1): i prodotti normalmente<br />
forniti sono mappe<br />
e dati geo-spaziali, con accuratezze<br />
che variano a seconda dei<br />
tempi di consegna e delle necessità.<br />
La sfida maggiore rimane<br />
l’imprevedibilità e varietà (anche<br />
Fig. 1 - Il ciclo di gestione delle catastrofi naturali (in alto - Fonte: UN-SPIDER, UNEP<br />
2012) e le principali categorie di disastro naturale (in basso).<br />
Early warning<br />
Early impact<br />
(Response – Rapid mapping)<br />
Recovery<br />
Mitigation<br />
Preparedness<br />
spaziale) degli eventi naturali<br />
che non consentono di adottare<br />
un’unica soluzione onnicomprensiva.<br />
Inoltre esiste una molteplicità<br />
di differenti piattaforme<br />
e sensori di telerilevamento<br />
che potrebbero essere utilizzati<br />
per l’acquisizione dati. Pertanto<br />
la scelta del sensore e della tecnica<br />
di rilievo rimane spesso la<br />
decisione più critica.<br />
Allo scopo di supportare tale<br />
processo di selezione e scelta in<br />
caso di disastri naturali, questo<br />
lavoro riassume le principali soluzioni<br />
offerte dalla Geomatica<br />
e ne discute criticamente le potenzialità<br />
e limitazioni in caso<br />
Gestione delle situazioni di emergenza<br />
La previsione e il riconoscimento tempestivo<br />
dei rischi imminenti, per allertare le persone e<br />
permettere loro di mettersi in salvo.<br />
La dotazione di servizi di emergenza e assistenza<br />
pubblica durante o immediatamente dopo un<br />
disastro, al fine di salvare vite umane, ridurre<br />
l’impatto sulla salute, garantire la sicurezza pubblica<br />
e soddisfare le esigenze di sussistenza delle persone<br />
colpite.<br />
La ricostruzione e il miglioramento, se necessario,<br />
di strutture, mezzi di sostentamento e condizioni<br />
di vita delle comunità colpite dal disastro, compresi<br />
gli sforzi per ridurre i fattori di rischio del disastro<br />
stesso.<br />
La riduzione degli impatti negativi e disastri<br />
correlati.<br />
Le conoscenze e le capacità sviluppate dalle autorità,<br />
dalle organizzazioni di recupero, dalle comunità e<br />
dai singoli individui per anticipare efficacemente<br />
l’impatto, rispondere allo stesso e, successivamente,<br />
recuperare in caso di eventi di pericolo probabili,<br />
imminenti o in corso.<br />
Tab. 1 – Le fasi del ciclo di gestione dei disastri naturali (Fonte: UN-SPIDER, UNEP 2012).<br />
20 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
Dati e informazioni rilevanti da raccogliere<br />
Dimensione dell’area impattata<br />
Intensità dei danni<br />
Zonizzazione (intensità di danno diverse all’interno della<br />
medesima area impattata)<br />
Localizzazione delle vittime<br />
Presenza di altre aree potenzialmente a rischio<br />
Requisiti e criteri<br />
I dati raccolti sono neutri: particolare sforzo deve essere rivolto alla<br />
fase di elaborazione, al fine di assicurare i livelli di accuratezza e<br />
precisione richiesti.<br />
Dai dati elaborati devono essere estratte informazioni a valore<br />
aggiunto: ciò permette agli utenti finali di analizzare criticamente,<br />
rielaborare e approfondire tali dati.<br />
I dati e le informazioni a valore aggiunto da essi estratte devono<br />
essere trasmessi in un formato standardizzato.<br />
Tab. 2 – I dati rilevanti da raccogliere e i requisiti generali applicabili a tutti i tipi di disastro naturale.<br />
di impiego nell’ambito di Rapid<br />
Mapping. In particolare, l’attenzione<br />
è focalizzata sui metodi<br />
di rilievo da remoto (a scala variabile)<br />
in quanto, al contrario<br />
del rilievo effettuato da terra,<br />
essi permettono generalmente<br />
di coprire aree vaste in un breve<br />
intervallo temporale e anche<br />
in presenza di condizioni critiche<br />
di accesso al sito. Verranno<br />
quindi discusse le principali tipologie<br />
di dati utili per ciascuna<br />
categoria di disastro naturale<br />
(Fig. 1, in basso), le piattaforme<br />
e sensori più adatti per la produzione<br />
degli stessi e, infine,<br />
alcune linee guida e best practices<br />
generali applicabili all’impiego<br />
di piattaforme aeree e UAV.<br />
Tutto questo sarà analizzato alla<br />
luce del concetto più critico che<br />
sta alla base del Rapid Mapping,<br />
ovvero la gestione efficiente del<br />
tempo impiegato in ogni fase del<br />
rilievo, dalla pianificazione alla<br />
divulgazione dei prodotti finali.<br />
Dati utili da raccogliere<br />
Durante le operazioni di Rapid<br />
Mapping, risulta di fondamentale<br />
importanza valutare (i) l’entità<br />
del disastro in termini di<br />
dimensioni dell’area interessata<br />
e di impatto sulla popolazione,<br />
le infrastrutture e l’ambiente<br />
circostante; (ii) i bisogni e le necessità,<br />
al fine di identificare le<br />
risorse e servizi utili per le misure<br />
di emergenza immediate; (iii)<br />
l’impatto ambientale, al fine di<br />
includere la questione ambiente<br />
in fase di pianificazione di tali<br />
misure di emergenza.<br />
A tal riguardo, i sensori e le<br />
tecniche geomatiche di telerilevamento<br />
possono essere efficacemente<br />
adottati per la valutazione<br />
del disastro e del suo<br />
impatto ambientale. In particolare,<br />
indipendentemente dalla<br />
tipologia del disastro, lo sforzo<br />
deve essere volto a raccogliere le<br />
informazioni e i dati più significativi<br />
(Tabella 2, prima colonna)<br />
in accordo con alcuni requisiti<br />
generali e criteri di standardizzazione<br />
(Tabella 2, seconda colonna<br />
- Boccardo, <strong>2016</strong>).<br />
Parallelamente, in funzione del<br />
tipo di disastro le attività di valutazione<br />
dovrebbero essere rivolte<br />
(i) alla fase che precede il<br />
disastro (prevenzione), (ii) alla<br />
fase interessata dal disastro (rilievo)<br />
e (iii) alla fase che segue il<br />
disastro (impatto iniziale). A tal<br />
riguardo, la Tabella 3 elenca le<br />
informazioni più rilevanti che, a<br />
seconda del tipo di disastro, devono<br />
essere raccolte prima, durante<br />
e immediatamente dopo<br />
l’evento catastrofico.<br />
Piattaforme, sensori e<br />
soluzioni geomatiche<br />
La crescente disponibilità di immagini<br />
satellitari ad elevata qualità<br />
consente, in linea di principio,<br />
il monitoraggio continuo<br />
dei cambiamenti della superficie<br />
terrestre su vaste aree geografiche<br />
e a costi relativamente contenuti.<br />
Tuttavia i dati satellitari<br />
Fig. 2 - Alcuni esempi di sensori geomatici utili per l’acquisizione di dati nell’ambito del Rapid Mapping.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 21
REPORT<br />
Tipologia di disastro<br />
Terremoti<br />
Frane e valanghe<br />
Alluvioni<br />
Precipitazioni violente<br />
Incendi<br />
sono generalmente caratterizzati<br />
da limitata risoluzione spaziale<br />
(da 50 cm a pochi metri), disponibilità<br />
(intervallo di copertura<br />
di qualche giorno) e fruibilità<br />
(in caso di una significativa copertura<br />
nuvolosa). Ciò ne riduce<br />
talvolta l’utilizzo in caso di servizi<br />
di emergenza in tempo reale,<br />
soprattutto quando si tratta di<br />
piccoli eventi e non grandi disastri<br />
naturali.<br />
Le piattaforme aeree sono in<br />
grado di fornire immagini ad<br />
alta risoluzione spaziale (fino<br />
a pochi cm) con notevole efficienza<br />
di acquisizione: l’elevata<br />
velocità e altezza di volo consentono,<br />
infatti, una sempre maggiore<br />
copertura areale per unità<br />
di tempo. Inoltre, l’avvento e lo<br />
sviluppo dei sistemi multi-camera<br />
in grado di acquisire simultaneamente<br />
viste oblique e nadirali<br />
ha ulteriormente ampliato le<br />
capacità delle piattaforme aree,<br />
dalle quali è possibile ora acquisire<br />
informazioni anche relative<br />
alle facciate e alle impronte degli<br />
edifici. D’altra parte, però, tali<br />
mezzi richiedono una rigorosa<br />
pianificazione del volo, con alcune<br />
limitazioni, quali curve e<br />
corridoi. Infine, si tratta di piattaforme<br />
generalmente costose e<br />
difficilmente operative in caso<br />
di condizioni atmosferiche pericolose.<br />
Per godere di un punto di vista<br />
più ravvicinato sulla scena di interesse,<br />
risulta utile l’utilizzo di<br />
elicotteri che rappresentano la<br />
piattaforma ideale per la valutazione<br />
dettagliata degli hot spots o<br />
in caso di corridoi, difficilmente<br />
accessibili con velivoli ad ala<br />
fissa. Gli elicotteri sono quindi<br />
solitamente preferiti quando<br />
sono necessari voli a bassa quota,<br />
a bassa velocità o lungo curve<br />
e corridoi. Inoltre, la loro buona<br />
manovrabilità (anche in caso<br />
di maltempo) unitamente alla<br />
possibilità di operare anche in<br />
spazi aerei congestionati, li rende<br />
un efficiente mezzo di Rapid<br />
Mapping. Tuttavia, si tratta di<br />
una soluzione generalmente costosa.<br />
Una soluzione di rilievo molto<br />
flessibile è rappresentata dalle<br />
piattaforme UAV (Unmanned<br />
Aerial Vehicle), che offrono elevata<br />
manovrabilità, significativa<br />
risoluzione spaziale delle immagini<br />
acquisite (fino a pochi<br />
mm), capacità di volare a quote<br />
diverse e la possibilità di accedere<br />
ad ambienti remoti e pericolosi<br />
senza alcun rischio per<br />
il pilota/ operatore. Tali piattaforme<br />
permettono di acquisire<br />
viste sia verticali che oblique (in<br />
particolare con i sistemi multirotore)<br />
e offrono agli utenti la<br />
possibilità di scegliere tra diverse<br />
Dati e informazioni rilevanti<br />
(1)<br />
numero di persone da evacuare<br />
(3)<br />
danni alle infrastrutture e impianti<br />
(3)<br />
danni a edifici private e ad uso commerciale<br />
(1)<br />
presenza di uno strato di terreno, neve, roccia instabile<br />
(1)<br />
numero di persone da evacuare<br />
(2), (3)<br />
direzione e velocità del movimento<br />
(3)<br />
informazioni sullo stato fisico e l’efficienza delle infrastrutture<br />
(1)<br />
numero di persone da evacuare<br />
(2)<br />
dati volumetrici<br />
(2)<br />
evoluzione temporale dell’evento<br />
(1), (2), (3)<br />
DEM e DTM<br />
(1)<br />
numero di persone da evacuare<br />
(3)<br />
informazioni sullo stato fisico e l’efficienza delle infrastrutture<br />
(1)<br />
numero di persone da evacuare<br />
(2)<br />
rilievo degli hot spots<br />
(2)<br />
direzione di avanzamento dell’incendio e sua evoluzione temporale<br />
Tab. 3 – I dati rilevanti da raccogliere per ogni tipologia di disastro prima (1) , durante (2) e dopo (3) l’evento catastrofico.<br />
soluzioni in termini di sensori a<br />
bordo. Nonostante lo sviluppo<br />
tecnologico in questo settore sia<br />
particolarmente rapido, rimangono<br />
tuttora alcuni svantaggi e<br />
limitazioni, soprattutto in termini<br />
di autonomia (durata del<br />
volo), capacità di carico e copertura<br />
areale. Una descrizione<br />
approfondita e critica di tale<br />
tecnologia emergente può essere<br />
trovata in (Colomina e Molina,<br />
2014; Nex e Remondino, 2014;<br />
GIM-International UAS, <strong>2016</strong>;<br />
Nedjati et al., <strong>2016</strong>).<br />
In Tabella 4 sono riassunti i<br />
principali vantaggi e svantaggi<br />
(limitazioni) di ciascuna tipologia<br />
di piattaforma ai fini del<br />
Rapid Mapping.<br />
Per quanto riguarda la componente<br />
sensoristica, l’evoluzione<br />
della tecnologia digitale ha prodotto<br />
una serie di diverse soluzioni<br />
che possono essere efficacemente<br />
utilizzate (e integrate) per<br />
applicazioni di Rapid Mapping.<br />
Generalmente, i sensori ottici di<br />
telerilevamento sono suddivisi<br />
in sistemi passivi e attivi.<br />
Tra i sistemi ottici passivi, numerose<br />
soluzioni sono disponibili<br />
nell’ambito del telerilevamento<br />
da piattaforma aerea e, solitamente,<br />
esse sono categorizzate<br />
in funzione della dimensione del<br />
formato immagine, ovvero classificate<br />
in: fotocamere digitali<br />
di piccolo, medio e grande formato.<br />
Tra queste, le fotocamere<br />
digitali di medio formato (da 30<br />
MPx a circa 100 Mpx) offrono<br />
al giorno d’oggi la massima flessibilità<br />
in termini di acquisizione<br />
di immagini per Rapid Mapping<br />
e rappresentano il segmento in<br />
più rapida espansione all’interno<br />
del mercato di rilievo aereo.<br />
Praticamente tutti i fornitori<br />
offrono prodotti in questa categoria,<br />
la cui performance quasi<br />
uguaglia oggi quella dei sistemi di<br />
grande formato di prima generazione.<br />
L’utilizzo delle fotocamere<br />
di medio formato è solitamen-<br />
22 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
Piattaforma Vantaggi Svantaggi e Limitazioni<br />
Satellite<br />
Aereo<br />
Elicottero<br />
UAV<br />
estesa copertura areale<br />
basso costo<br />
elevata risoluzione<br />
spaziale (alcuni cm);<br />
elevata efficienza di<br />
acquisizione dei dati<br />
punto di vista nadirale e<br />
obliquo<br />
punto di vista ravvicinato<br />
sulla scena di interesse<br />
possibilità di volare a<br />
bassa quota e velocità<br />
possibilità di volare lungo<br />
traiettorie curve e/o<br />
corridoi<br />
buona manovrabilità e<br />
flessibilità<br />
accesso in spazi aerei<br />
congestionati<br />
elevata flessibilità e<br />
monovrabilità<br />
elevata risoluzione<br />
spaziale (alcuni mm)<br />
possibilità di volare a<br />
quote diverse<br />
accesso ad ambienti<br />
remoti e pericolosi<br />
punto di vista nadirale e<br />
obliquo<br />
ridotta risoluzione spaziale (da<br />
40 cm a pochi metri)<br />
risoluzione temporale<br />
dipendentente dal periodo di<br />
rivisitazione<br />
dipendenza dalle condizioni<br />
atmosferiche (copertura<br />
nuvolosa), in particolare per<br />
sensori ottici passivi<br />
necessità di un piano di volo<br />
richiesta di una velocità e altezza<br />
di volo minime<br />
difficoltà di volare lungo<br />
traiettorie curve e/o corridoi<br />
spesso costo elevato<br />
(mobilitazione)<br />
durata di volo limitata (riposo<br />
dell’equipaggio)<br />
impossibilità di volo in caso di<br />
condizioni meteo pericolose<br />
minore copertura areale per<br />
unità di tempo<br />
costo elevato<br />
durata di volo limitata (riposo<br />
dell’equipaggio)<br />
impossibilità di volo in caso di<br />
condizioni meteo pericolose<br />
capacità di carico limitata<br />
autonomia limitata<br />
copertura areale limitata<br />
Tab. 4 – Vantaggi e svantaggi delle principali piattaforme geomatiche utili per l’acquisizione di dati<br />
nell’ambito del Rapid Mapping.<br />
te rivolto alle applicazioni che<br />
necessitano di una risoluzione<br />
medio-alta e ad integrazione di<br />
sistemi LiDAR all’interno di<br />
piattaforme aeree multi-sensore.<br />
Lo stato dell’arte di tali sensori<br />
è discusso in (Edwards et al,<br />
2013; Remondino, 2011; Petrie,<br />
2010; Grenzdörffer, 2008), mentre<br />
un esempio è riportato in<br />
Fig. 2 (Leica-RCD100 - Leica<br />
Geosystems).<br />
Ormai matura, almeno dal<br />
punto di vista tecnologico, è<br />
anche un’altra categoria di sensori<br />
ottici per piattaforma aerea,<br />
ovvero i sistemi multi-camera<br />
(Remondino & Gerke, 2015).<br />
Essi si configurano di solito<br />
come una combinazione di due<br />
fotocamere (configurazione fan)<br />
o quattro fotocamere (configurazione<br />
Maltese-cross), vale a dire<br />
una camera nadirale e quattro<br />
camere oblique inclinate di 45°.<br />
Le soluzioni più recenti integrano<br />
un numero sempre maggiore<br />
di sensori, come MIDAS<br />
Octoblique che unisce a una<br />
fotocamera verticale 8 fotocamere<br />
oblique (Fig. 2). Il vantaggio<br />
principale delle acquisizioni<br />
aeree oblique è rappresentato<br />
dalla loro capacità intrinseca di<br />
rivelare facciate e impronte degli<br />
edifici, permettendo dunque di<br />
individuare eventuali danni non<br />
visibili dal tradizionale punto di<br />
vista nadirale. Di conseguenza,<br />
ciò ha incoraggiato l’uso delle<br />
immagini oblique in applicazioni<br />
di Rapid Mapping, nonostante<br />
si tratti ancora di soluzioni<br />
ingombranti, costose e che necessitano<br />
di un’adeguata progettazione<br />
del volo per far fronte<br />
ad alcuni problemi non ancora<br />
del tutto gestibili dai software di<br />
post-elaborazione (quali, variazione<br />
di scala, occlusioni multiple,<br />
ecc.).<br />
Pensate e progettate per le piattaforme<br />
UAV, negli ultimi anni<br />
sono state lanciate sul mercato<br />
diverse soluzioni di fotoca-<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 23
REPORT<br />
mere digitali di piccolo-medio<br />
formato e variabile risoluzione<br />
spettrale (visibile, NIR, TIR<br />
e microonde). Oltre ai sensori<br />
RGB, la cui maturazione ha<br />
permesso lo sviluppo di fotocamere<br />
di alta qualità e risoluzione<br />
adatte al payload di UAV micro/<br />
mini/tattici, esistono oggi diversi<br />
modelli di piccoli sensori<br />
multi-spettrali e iperspettrali,<br />
che consentono una sempre più<br />
accurata classificazione delle immagini<br />
acquisite. Infine, notevoli<br />
progressi si sono registrati anche<br />
nella miniaturizzazione dei<br />
sensori termici, che offrono oggi<br />
soluzioni di piccole dimensioni<br />
e pesi, adatte per la ricognizione<br />
e la mappatura a distanza delle<br />
aree di pericolo (ad esempio, in<br />
caso di incendio).<br />
La descrizione dei più recenti<br />
sensori specificamente sviluppati<br />
per piattaforme UAV può essere<br />
trovata in (Colomina e Molina,<br />
2014; GIM-International UAS,<br />
<strong>2016</strong>; Nex & Remondino,<br />
2014; Remondino, 2011), mentre<br />
un esempio è riportato in<br />
Fig. 2 (Hasselblad H5D-60).<br />
Per quanto riguarda i sensori<br />
ottici attivi (es. LiDAR - Light<br />
Detection and Ranging), numerose<br />
soluzioni sono state sviluppate<br />
per le piattaforme aeree<br />
(ALS – Aerial Laser Scanner):<br />
esse sono in grado di acquisire<br />
direttamente informazioni metriche<br />
della superfice rilevata<br />
da cui ricavare DEM e DTM<br />
(Digital Elevation Model, Digital<br />
Terrain Model) di alta qualità<br />
e risoluzione. Se tali prodotti<br />
risultano utili per l’analisi del<br />
terreno, per monitorare frane e<br />
mappare flussi di detriti, ecc.,<br />
essi sono di difficile interpretazione<br />
visiva (in quanto viene registrata<br />
solo la geometria, senza<br />
l’informazione RGB). Pertanto,<br />
l’uso di ALS è di solito associato<br />
a quello di fotocamere digitali<br />
di medio formato, dalla cui integrazione<br />
derivano numerosi<br />
vantaggi, quali: la penetrazione<br />
della vegetazione, la generazione<br />
diretta di DTM e la produzione<br />
rapida di ortofoto.<br />
Infine, sono state recentemente<br />
sviluppate numerose soluzioni<br />
commerciali multi-sensore, pensate<br />
per fornire all’utente finale<br />
dei sistemi all-in-one (hardware<br />
e software) adatti per Rapid<br />
Mapping.<br />
Tipologia di<br />
disastro<br />
Dati da rilevare<br />
Principali tecnologia<br />
e/o prodotti<br />
Note<br />
Terremoti<br />
Stato degli edifici (intatto,<br />
parzialmente danneggiato,<br />
distrutto, ecc.)<br />
Condizioni della rete stradale<br />
Ricerca dei superstiti<br />
Immagini oblique<br />
Immagini nadirali<br />
Immagini termiche<br />
Ortofoto<br />
SAR / Interferometria<br />
Mappe di deformazione<br />
In caso di fitta vegetazione, risulta<br />
utile l’impiego di LiDAR per<br />
mappare le tracce superficiali delle<br />
faglie<br />
Frane e<br />
valanghe<br />
Localizzazione delle persone<br />
sepolte<br />
Zonizzazione delle aree e<br />
infrastrutture impattate<br />
Presenza di strati instabili di<br />
neve<br />
Immagini termiche (utili se le persone<br />
sono sepolte vicino alla superficie)<br />
Immagini nadirali e oblique<br />
LiDAR<br />
DSM<br />
Il LiDAR può essere utile per<br />
mappare la frana e fornire dati di<br />
pendenza e di volume del materiale<br />
franato<br />
Alluvioni<br />
Area impattata<br />
Dati volumetrici e DEM/DTM<br />
Immagini nadirali<br />
Ortofoto<br />
LiDAR<br />
DSM/DTM<br />
Il DSM/DTM può essere utile per<br />
fornire dati da inserire nei modelli<br />
di pericolo (es. rugosità delle<br />
superfici)<br />
Precipitazioni<br />
violente<br />
Stato degli edifici (intatto,<br />
parzialmente danneggiato,<br />
distrutto, ecc.)<br />
Condizioni della rete stradale<br />
Ricerca delle persone da<br />
evacuare<br />
Immagini oblique<br />
Immagini nadirali<br />
Immagini termiche<br />
LiDAR<br />
DSM/DTM<br />
DSM/DTM possono essere utile<br />
per fornire dati da inserire nei<br />
software di modellazione del flusso<br />
d’acqua e ricavare informazioni<br />
geo-morfologiche di interesse<br />
IR è utile per la ricognizione<br />
diurna e notturna di incendi:<br />
Incendi<br />
Localizzazione degli hot spots<br />
Direzione di avanzamento<br />
dell’incendio e sua evoluzione<br />
temporale<br />
Valutazione dell’efficienza<br />
dell’azione dei vigili del fuoco<br />
Immagini RGB e termiche<br />
24 Tab. <strong>GEOmedia</strong> 5 – Correlazione n°5-<strong>2016</strong> tra tipi di disastro naturale, informazioni rilevanti da mappare e tecnologie/prodotti utili per rilevarle.<br />
• Mid-IR rileva forti emissioni di<br />
radiazioni;<br />
• Far-IR rileva la radiazione<br />
naturale;<br />
• NIR può essere utilizzato per<br />
fornire dati più precisi eliminando<br />
i falsi positivi (oggetti luminosi<br />
rilevati durante il giorno).
REPORT<br />
Comunemente essi integrano sensori di rilievo (sia<br />
attivi che passivi), sensori di posizionamento e navigazione<br />
(GNSS/IMU) e un’unità di controllo che<br />
sincronizza e combina l’acquisizione delle informazioni<br />
geometriche e di posizionamento. Tutti i sensori<br />
sono integrati su una piattaforma mobile, come<br />
ad esempio aerei, elicotteri o UAV. Inoltre, il sistema<br />
è spesso integrato con una soluzione software che<br />
elabora i dati grezzi per produrre prodotti a valore<br />
aggiunto (ad esempio, ortofoto georeferenziate).<br />
Tra le più recenti soluzioni commerciali si segnalano:<br />
Trimble/Applanix DSS 500, Helimap System®<br />
(Fig.2), Siteco Sky-Scanner, TopoDrone-4Scight e<br />
eBee RTK senseFly.<br />
In Tabella 5 viene fornita una sintesi che correla i<br />
diversi tipi di disastro naturale, le informazioni rilevanti<br />
da mappare e le tecnologie/prodotti utili per<br />
rilevare in modo efficiente tali informazioni.<br />
Conclusioni<br />
in presenza di una situazione di emergenza, numerose<br />
sono le possibili opzioni di intervento per fare<br />
Rapid Mapping, sia in termini di strumentazione<br />
(piattaforma e sensore) per l’acquisizione dei dati,<br />
sia in relazione all’approccio di elaborazione degli<br />
stessi. In molti casi, la decisione finale dipenderà<br />
dalle attrezzature a disposizione, dalla posizione ed<br />
estensione dell’area impattata e, spesso, dalle risorse<br />
economiche stanziate per coprire l’intervento. La<br />
gestione del tempo rimane la priorità: i prodotti a<br />
valore aggiunto devono essere consegnati entro qualche<br />
ora (o, addirittura, in tempo reale) e in formato<br />
standard (ovvero, documentabile). Tra le soluzioni<br />
più flessibili per l’acquisizione dei dati trova spazio<br />
soprattutto l’impiego di elicotteri (talvolta associato<br />
a sistemi di acquisizione hand-held) e di piattaforme<br />
UAV. Queste ultime, in particolare, dimostrano<br />
numerosi vantaggi utili per il Rapid Mapping, quali:<br />
accessibilità a siti pericolosi senza mettere a rischio<br />
la sicurezza dell’operatore, elevata flessibilità e monovrabilità<br />
e possibilità di acquisire viste sia nadirali<br />
che oblique ad elevata risoluzione spaziale. Inoltre,<br />
lo sviluppo tecnologico nella direzione di soluzioni<br />
che favoriscano il trasferimento dei dati in tempo reale<br />
e l’adattamento dei nuovi sensori al p a y l o a d<br />
dalle piattaforme UAV, rappresenterà in futuro<br />
un’ulteriore spinta verso l’impiego di tali sistemi in<br />
applicazioni di Rapid Mapping. Tuttavia una serie<br />
di problematiche rimangono ancora aperte, come<br />
quelle relative alla stabilità della piattaforma, alle limitazioni<br />
in termini di copertura areale e tempo di<br />
volo e alla accuratezza perseguibile con approccio di<br />
geo-referenziazione diretta.<br />
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Information for Disaster management and Emergency<br />
Response”. http://www.un-spider.org/space-applicationmatrix.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Rapid Mapping; emrgenza; efficienza; tempo;<br />
piattaforme; sensore; satellite; aereo; UAV<br />
ABSTRACT<br />
Natural hazards demand a rapid surveying of the crisis situation by<br />
means of Geomatics platforms, sensors and techniques. Remote sensing<br />
can provide a valuable source of broad scale information at each stage<br />
of the disaster management cycle, supporting scientists and authorities<br />
in the decision-making process. Geomatics-based procedures and techniques<br />
can be especially exploited in the emergency mapping domain<br />
and this research work provides a review of the current state-of-the-art<br />
of remote sensing techniques (platforms, sensors and commercial solutions)<br />
for rapid mapping applications. The management of time is defined<br />
as a priority and several solutions are discussed in order to pursue<br />
efficiency in both data acquisition and processing.<br />
AUTORE<br />
Isabella Toschi, ricercatrice 3D Optical Metrology<br />
unit,<br />
Fondazione Bruno Kessler, Trento – toschi@fbk.eu<br />
Fabio Remondino, responsabile 3D Optical Metrology<br />
unit,<br />
Fondazione Bruno Kessler, Trento – remondino@<br />
fbk.eu<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 25
REPORT<br />
VGI ed emergenze<br />
di Flavio Lupia, Marco Minghini, Maurizio Napolitano, Alessandro Palmas e Alessandro Sarretta<br />
Voluntereed<br />
Geographic<br />
Information (VGI)<br />
per mappature<br />
partecipative<br />
come risorsa<br />
per la gestione<br />
delle emergenze:<br />
esperienze durante<br />
i recenti eventi<br />
sismici italiani.<br />
Fig. 1 - Schermata di OpenStreetMap relativa all'area urbana di Amatrice con la geolocalizzazione di varie strutture<br />
per la gestione dell'emergenza post-terremoto (https://goo.gl/49xDoz).<br />
Gli equilibri tra la dimensione<br />
antropica e l’ambiente<br />
sono messi a dura<br />
prova in occasione di eventi calamitosi<br />
(terremoti, inondazioni,<br />
uragani, ecc.), come accaduto a<br />
livello globale negli ultimi anni,<br />
evidenziando l’estrema vulnerabilità<br />
dei vari sistemi e l’impatto<br />
devastante sul territorio. In<br />
questi contesti, il monitoraggio<br />
e la valutazione degli effetti dei<br />
vari eventi e la pianificazione<br />
delle attività emergenziali e postemergenziali<br />
trovano sostegno<br />
nell’impiego di varie tecnologie<br />
geospaziali—GIS e telerilevamento<br />
in primis—e nelle infrastrutture<br />
geospaziali dei vari enti<br />
preposti. Tuttavia, la disponibilità<br />
in tempi brevi di dati aggiornati<br />
sulle aree colpite non sempre<br />
risulta agevole ed immediata<br />
e presenta costi ragguardevoli<br />
che limitano l’esecuzione di monitoraggi<br />
frequenti del territorio<br />
ed incrementano l’obsolescenza<br />
delle corrispondenti informazioni<br />
spaziali.<br />
L’Informazione Geografica<br />
Volontaria<br />
A questo scenario si contrappone<br />
da ormai un decennio una<br />
nuova realtà in cui chiunque,<br />
grazie alle tecnologie disponibili,<br />
può creare contenuti informativi<br />
geografici. Questa nuova<br />
tipologia di dati, strabordante<br />
e in costante aumento, è stata<br />
etichettata da Goodchild (2007)<br />
come Informazione Geografica<br />
Volontaria (Volunteered<br />
Geographic Information o VGI).<br />
Si tratta di un fenomeno spesso,<br />
e in modo più o meno esatto,<br />
identificato anche come<br />
crowdsourcing geografico e<br />
Citizen Science (See et al. <strong>2016</strong>).<br />
Alla base dell’esplosione del VGI<br />
vi è l’intersezione di vari elementi,<br />
tra cui il Web dinamico<br />
o 2.0, la diffusione di dispositivi<br />
mobili dotati di sensori GPS,<br />
la pervasività dei social media<br />
e dell’Internet mobile, la nascita<br />
dei portali multi-dimensionali<br />
per la visualizzazione della cosiddetta<br />
Terra Digitale (vedi<br />
Google Earth, Google Maps<br />
e Microsoft Bing Maps) e di<br />
iniziative di mappatura collaborativa<br />
come il famoso progetto<br />
di VGI OpenStreetMap (Jokar<br />
Arsanjani et al. 2015). Un altro<br />
elemento non trascurabile nella<br />
comprensione del VGI è anche<br />
l’evidenza che molto spesso i<br />
contenuti informativi geografici<br />
forniti dagli enti ufficiali (amministrazioni<br />
provinciali, comuni,<br />
catasto, Protezioni Civili, ecc.)<br />
sono difficilmente accessibili. I<br />
dati VGI trovano oggi molteplici<br />
applicazioni pratiche, tra le quali<br />
ad esempio la mappatura umanitaria<br />
(descritta nella sezione<br />
successiva), l’identificazione di<br />
eventi, la classificazione o validazione<br />
di mappe di uso del suolo<br />
(Fritz et al. 2012) e il monitoraggio<br />
ambientale (Connors et al.<br />
2012).<br />
Al contrario, OpenStreetMap<br />
fornisce un insieme omogeneo<br />
di informazioni con un’interfaccia<br />
unica di accesso, rendendo<br />
quindi immediatamente di-<br />
26 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
sponibili moltissime categorie<br />
di dati senza doversi porre il<br />
problema di dove siano ed in<br />
quale standard o sistema di riferimento<br />
cartografico. L’utilizzo<br />
e la possibilità di integrazione di<br />
questi dati sono facilitati anche<br />
dal grandissimo numero di strumenti<br />
disponibili per accedervi<br />
ed elaborarli.<br />
In generale, c’è da osservare<br />
come il VGI possa risultare sia<br />
da attività implicite che esplicite<br />
da parte degli utenti. Nel<br />
primo caso, gli utenti possono<br />
non essere consapevoli che le<br />
loro interazioni ed attività stiano<br />
producendo informazioni georeferenziate,<br />
come nel caso di<br />
applicazioni web o mobili aventi<br />
finalità diverse dalla raccolta<br />
specifica di informazioni geografiche.<br />
Nel caso esplicito, invece,<br />
il paradigma geospaziale è dominante<br />
e definisce anche la motivazione<br />
principale di cui l’utente<br />
ha piena consapevolezza.<br />
All’ampia disponibilità di tali<br />
dataset geografici si contrappone<br />
il problema della loro qualità,<br />
un cardine per l’utilizzabilità in<br />
applicazioni reali come quelle<br />
emergenziali. I dubbi sulla qualità<br />
del VGI sono in genere legati<br />
anche alla sua difficile valutazione:<br />
è stato infatti ampiamente<br />
verificato come i protocolli per i<br />
dati spaziali impiegati per i dataset<br />
ufficiali (es. ISO TC19157,<br />
ISO 2010) non si adattino alle<br />
caratteristiche del VGI. Infatti,<br />
i dati VGI sono creati mediante<br />
procedure radicalmente differenti<br />
rispetto a quelle, rigorosamente<br />
strutturate e ripetibili,<br />
dei dati ufficiali (basti pensare<br />
all’utilizzo di smartphone) e<br />
da utenti non necessariamente<br />
esperti in ambito geografico o<br />
informatico, con competenze e<br />
background culturali estremamente<br />
variegati. Tali dati sono<br />
quindi tipicamente eterogenei in<br />
termini di copertura, accuratezza<br />
(temporale, spaziale, semantica),<br />
completezza, aggiornamento,<br />
ecc. Tuttavia, sono stati sviluppati<br />
approcci alternativi che<br />
consentono di apprezzare diversi<br />
parametri qualitativi tenendo<br />
conto della natura specifica di<br />
questi dati (es. metodi basati su<br />
caratteristiche intrinseche come<br />
lunghezza delle feature lineari,<br />
numero delle modifiche eseguite<br />
su una stessa feature, relazioni tra<br />
densità di popolazione e completezza/accuratezza<br />
posizionale dei<br />
dati, conoscenza locale, motivazione,<br />
reputazione, ecc.).<br />
OpenStreetMap<br />
nelle emergenze<br />
Nato nel Regno Unito nel 2004,<br />
OpenStreetMap (OSM, http://<br />
www.openstreetmap.org) è<br />
oggi senza dubbio il progetto<br />
VGI più popolare al mondo.<br />
Inizialmente focalizzato sulla sola<br />
mappatura delle strade, in seguito<br />
si è esteso a qualunque elemento<br />
georiferibile (da edifici e<br />
corsi d’acqua fino ad alberi, panchine<br />
e cestini dell’immondizia),<br />
generando il database geografico<br />
più grande, diversificato, completo<br />
e (spesso) aggiornato oggi<br />
disponibile a livello mondiale.<br />
Sulla falsariga di Wikipedia,<br />
OSM è nato dalla necessità<br />
di avere libero accesso ai dati<br />
geografici per la generazione<br />
di mappe. Al contrario però<br />
di moltissime altre sorgenti di<br />
informazioni geografiche, il database<br />
di OSM è disponibile con<br />
un’opportuna licenza aperta, la<br />
ODbL (Open Database License,<br />
http://opendatacommons.org/<br />
licenses/odbl), che lo fa diventare<br />
un bene comune, garantendo<br />
a chiunque di poter utilizzare,<br />
distribuire e modificare i dati<br />
per qualsiasi scopo, a patto di rispettare<br />
alcune condizioni, come<br />
l’attribuzione della loro paternità<br />
agli utenti contributori e l’obbligo<br />
di lasciare la base dati sempre<br />
accessibile tramite la medesima<br />
licenza. Con più di 3 milioni di<br />
utenti registrati a dicembre <strong>2016</strong><br />
(http://wiki.openstreetmap.<br />
org/wiki/Stats), di cui qualche<br />
migliaio attivo giornalmente<br />
Fig. 2a - Schermata di OSM Tasking Manager relativa al progetto “#18 - Terremoto Norcia<br />
30-10-<strong>2016</strong>”. Le celle rappresentano le aree mappate o da mappare. Il messaggio principale<br />
per i volontari inizialmente è “mappare il mappabile con le immagini satellitari”, successivamente<br />
sono sempre più mirati verso le esigenza prioritarie. Gli aggiornamenti sulle attività<br />
ed il flusso di comunicazione della comunità avviene sulla mailing list italiana e su Twitter<br />
(http://osmit-tm.wmflabs.org/project/18).<br />
Fig. 2b - Statistiche sull’attività di mappatura completata ed in<br />
corso per il progetto “#18 - Terremoto Norcia 30-10-<strong>2016</strong>” per il<br />
periodo 31 ottobre-9 novembre <strong>2016</strong>.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 27
REPORT<br />
(http://osmstats.neis-one.org),<br />
OSM ha oggi raggiunto una<br />
popolarità senza precedenti, attirando<br />
un fortissimo interesse da<br />
parte della comunità accademica<br />
e divenendo sempre più utilizzato<br />
da aziende, governi, enti<br />
ed organizzazioni (Mooney e<br />
Minghini, in stampa).<br />
La mappa di OSM ora appare<br />
su tantissimi siti italiani, è<br />
anche utilizzata come sfondo<br />
nella pagina dei terremoti registrati<br />
da INGV. Gli esempi<br />
di applicazioni del VGI, ed in<br />
particolare di OSM, in contesti<br />
emergenziali sono diversi e sono<br />
oggetto di studi approfonditi a<br />
livello accademico e governativo.<br />
Il caso più celebre è il terremoto<br />
di Haiti nel gennaio 2010,<br />
quando un’intera comunità di<br />
volontari distribuita su tutto il<br />
globo si è mobilitata a sostegno<br />
della fase post-emergenziale<br />
mappando in OSM i territori<br />
colpiti. Le mappature collaborative<br />
e gli strumenti nati intorno<br />
al progetto OSM sono divenuti<br />
determinanti in tutti quei contesti<br />
territoriali in via di sviluppo,<br />
dove non esistono informazioni<br />
geospaziali ufficiali e/o la qualità<br />
e l’aggiornamento dei dati<br />
esistenti non sono adeguati. Un<br />
esempio è la favela Kibera a sud<br />
di Nairobi, dove l’unica mappa<br />
aggiornata e completa è proprio<br />
OSM (http://mapkibera.org).<br />
Grazie ai contributi praticamente<br />
istantanei di chi partecipa al<br />
progetto, OSM diventa estremamente<br />
duttile nelle emergenze per<br />
supportare la pianificazione ottimale<br />
della logistica e varie attività,<br />
tra cui: individuazione della posizione<br />
delle persone da soccorrere,<br />
identificazione di strade impraticabili<br />
e di aree per lo smistamento<br />
di persone e materiali, ecc..Gli<br />
strumenti che ruotano intorno ad<br />
OSM permettono inoltre scenari<br />
di raccolta e fruizione dei dati di<br />
estrema semplicità e funzionalità.<br />
Ad esempio, la raccolta può<br />
avvenire con applicazioni per<br />
smartphone ma anche semplicemente<br />
su carta (da riportare facilmente<br />
poi su computer) grazie<br />
a field papers (http://fieldpapers.<br />
org).<br />
Il software OSMAnd (http://<br />
osmand.net) permette di usufruire<br />
di navigatori che non<br />
richiedono collegamento ad<br />
internet, mentre il servizio<br />
OpenRouteService (http://openrouteservice.org)<br />
permette di<br />
creare percorsi adeguati a diverse<br />
tipologie di mezzi fra cui anche<br />
mezzi pesanti in situazioni di<br />
soccorso.<br />
Il successo in ambito umanitario<br />
ha dato vita alla ONG HOT<br />
(Humanitarian OpenStreetMap<br />
Team) che, a sua volta, ha cominciato<br />
a sviluppare strumenti<br />
di supporto come il Tasking<br />
Manager (http://tasks.hotosm.<br />
org), progettato per coordinare<br />
il lavoro di mappatura ed evitare<br />
sovrapposizioni e conflitti<br />
nell’inserimento dati. Il sistema<br />
consente di impostare delle<br />
missioni sulla tipologia di dati<br />
da raccogliere, in particolare<br />
attraverso la digitalizzazione da<br />
foto aeree configurabili. Infine,<br />
è possibile monitorare l’evoluzione<br />
e l’omogeneità delle varie<br />
attività, nonché sottoporre ad<br />
ulteriore convalida i dati raccolti<br />
(vedi Fig. 1, Fig. 2).<br />
Fig. 3 - Confronto tra gli edifici presenti nel database di OSM all’inizio del <strong>2016</strong> (sopra) e al 30<br />
novembre <strong>2016</strong> (sotto) nella zona di Amatrice, generato tramite OpenStreetMap Analytics (http://<br />
osm-analytics.org/#/compare/bbox:13.16299,42.60368,13.49464,42.67934/<strong>2016</strong>...now/buildings).<br />
La mappatura dei volontari ha incrementato il numero di edifici da 7 a 4931.<br />
Il caso del terremoto in<br />
centro Italia<br />
Gli eventi sismici che hanno<br />
sconvolto quest’anno il centro<br />
Italia, con le scosse principali di<br />
fine agosto e fine ottobre, hanno<br />
messo in moto numerosi volontari<br />
che, in modo complementare<br />
ai molti che sono intervenuti<br />
direttamente sul posto, hanno<br />
contribuito alle operazioni di<br />
valutazione e monitoraggio dei<br />
danni da remoto, utilizzando le<br />
proprie competenze di “mappatori<br />
digitali”. Nei giorni immediatamente<br />
successivi al sisma,<br />
la comunità di OSM infatti si è<br />
subito attivata per aggiornare la<br />
mappa dei luoghi colpiti con il<br />
28 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
Copernicus (http://www.copernicus.eu)<br />
è il programma europeo di osservazione<br />
satellitare della terra; per il supporto delle<br />
emergenze umanitarie viene utilizzata la<br />
flotta di satelliti Sentinel-2 che può fornire<br />
immagini ad altissima risoluzione.<br />
Ithaca (http://www.ithacaweb.org) è<br />
una organizzazione no-profit, con base a<br />
Torino, che si occupa dell’acquisizione ed<br />
elaborazione di dati geografici e cartografici<br />
rivolta ai programmi umanitari e al pronto<br />
rilascio di dati in situazioni di emergenza.<br />
Fig. 4 - di OpenStreetMap con sovrapposta la valutazione dei danni agli edifici fornita da CopernicusEMS,<br />
per la zona di Amatrice (http://osmit3.wmflabs.org/check/sisma_Rieti_<strong>2016</strong>/<br />
map_earthquake_<strong>2016</strong>.html)<br />
maggior numero di informazioni<br />
possibili (vedi Fig. 3). Hanno<br />
collaborato alla raccolta dei dati<br />
circa 160 utenti da ogni parte<br />
del mondo.<br />
I dati disponibili in OSM sono<br />
stati in seguito utilizzati, insieme<br />
ad altre fonti, come mappa<br />
di riferimento dal progetto<br />
CopernicusEMS che, incrociando<br />
immagini satellitari e aeree<br />
acquisite subito dopo il sisma, ha<br />
effettuato una prima valutazione<br />
dei danni agli edifici e alle infrastrutture.<br />
In un continuo ciclo virtuoso,<br />
reso possibile anche dalle licenze<br />
aperte applicate ai dati sia in<br />
OSM che in Copernicus, le mappe<br />
di valutazione dei danni create<br />
da CopernicusEMS sono successivamente<br />
state reintegrate nuovamente<br />
in OSM, rendendo disponibile<br />
in un’unica mappa le decine<br />
di mappe di analisi presenti<br />
in CopernicusEMS (vedi Fig. 4).<br />
Oltre all’utilizzo di Copernicus<br />
(per mezzo dell’italiana Ithaca)<br />
per generare le prime mappe, la<br />
cartografia OSM è stata utilizzata<br />
sia dai VVF che, per quel che<br />
riguarda la mappatura di campi<br />
e aree di ammassamento, dalla<br />
Protezione Civile nazionale.<br />
OSM era infatti l’unica mappa<br />
che riportava le zone degli insediamenti<br />
dei soccorritori e degli<br />
sfollati.<br />
Conclusioni e<br />
prospettive future<br />
L’incessante evoluzione delle<br />
tecnologie ha ormai ampiamente<br />
dimostrato l’efficacia del nuovo<br />
modello, impensabile solo un<br />
decennio fa, basato sulla diffusione<br />
pervasiva di informazioni<br />
geografiche prodotte da amatori.<br />
In contesti come quelli di gestione<br />
delle emergenze si possono<br />
ormai concretamente immaginare<br />
scenari di integrazione multisorgente<br />
(ufficiali ed amatoriali)<br />
di informazioni geospaziali che,<br />
opportunamente sintetizzate in<br />
termini spazio-temporali, possano<br />
fornire un contributo in termini<br />
gestionali. Gli attuali livelli<br />
di ricerca ed utilizzo operativo<br />
del VGI suggeriscono un trend<br />
futuro con ulteriori evoluzioni e<br />
potenzialità applicative. Fattori<br />
quali banda ultralarga, decremento<br />
dei costi degli apparati<br />
hardware, diffusione di sensori<br />
in ambito urbano e sensori<br />
indossabili, sistemi di mappatura<br />
indoor, e diminuzione del<br />
digital divide (il divario nell’accesso<br />
all’ICT della popolazione<br />
mondiale) costituiranno le basi<br />
evolutive per il VGI (Antoniou,<br />
<strong>2016</strong>).<br />
Nel dominio del VGI il progetto<br />
OSM si è ormai affermato globalmente<br />
come un’alternativa<br />
non solo valida, ma spesso anche<br />
Humanitarian OpenStreetMap Team<br />
(HOT)<br />
HOT (http://hotosm.org) è un’organizzazione<br />
no-profit operante a livello globale<br />
impegnata a creare e fornire mappe aggiornate<br />
e ad accesso libero alle organizzazioni<br />
attive in contesti emergenziali caratterizzati<br />
dalla presenza di comunità vulnerabili e<br />
prive di risorse cartografiche, con particolare<br />
riguardo alle aree colpite da disastri e<br />
crisi umanitarie. L’organizzazione opera<br />
attraverso una rete di volontari impegnati<br />
nella creazione di mappe online in cui sono<br />
coinvolte le comunità locali, anche per supportarne<br />
lo sviluppo socio-economico. Ad<br />
oggi, con quasi 3500 volontari il team ha<br />
realizzato circa 12 milioni di aggiornamenti<br />
su OSM contribuendo alla mappatura di<br />
aree con una popolazione complessiva di<br />
ben 7.5 milioni di persone.<br />
Wikimedia Foundation<br />
Wikimedia Foundation, Inc. (https://wikimediafoundation.org)<br />
è un’organizzazione<br />
internazionale no-profit che supporta la<br />
crescita, lo sviluppo e la distribuzione di<br />
contenuti liberi multilingua al pubblico,<br />
gratuitamente con progetti basati sul wiki.<br />
L’organizzazione gestisce alcuni dei più<br />
grandi progetti di collaborazione mondiali,<br />
primo tra tutti Wikipedia.<br />
Wikimedia Italia<br />
Capitolo italiano della Wikimedia<br />
Foundation creato nel 2005, Wikimedia<br />
Italia (http://www.wikimedia.it) è recentemente<br />
(gennaio <strong>2016</strong>) divenuto anche capitolo<br />
italiano ufficiale di OpenStreetMap.<br />
Svolge compiti di supporto e sviluppo<br />
della comunità; promuove l’incremento e<br />
il riuso dei dati cartografici o assimilabili in<br />
OpenStreetMap dialogando con la P.A., le<br />
aziende, il mondo della ricerca e della gestione<br />
delle emergenze. Tramite server della<br />
Wikimedia Foundation eroga gratuitamente<br />
servizi e strumenti per OSM (Tasking<br />
Manager, estratti cartografici, ecc..).<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 29
REPORT<br />
indispensabile, ai database<br />
geografici ufficiali. Il successo<br />
di OSM permette a<br />
tutti di confrontarsi con<br />
una comunità molto attenta<br />
e in forte crescita,<br />
che quotidianamente produce<br />
interessanti novità e<br />
strumenti. La creazione di<br />
mappe risulta spesso essere<br />
un’attività affascinante e<br />
coinvolgente verso cui far<br />
convergere la conoscenza<br />
del territorio con l’apprendimento<br />
di tecnologie digitali.<br />
Promuovere il progetto<br />
OSM ed incentivarne la<br />
partecipazione secondo la<br />
filosofia del fornire dati con<br />
licenza aperta (open data)<br />
per favorirne la crescita<br />
sono attività semplici, ma<br />
che possono contribuire<br />
in modo determinante al<br />
miglioramento della nostra<br />
società.<br />
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doi:10.1016/j.envsoft.2011.11.015<br />
Goodchild, M. F. (2007). Citizens as sensors: the world of volunteered<br />
geography. GeoJournal, 69 (4), 211–221. doi:10.1007/<br />
s10708-007-9111-y<br />
ISO, ISO/CD 19157 Geographic Information—Data Quality;<br />
ISO: Geneva, Switzerland, 2010.<br />
Jokar Arsanjani, J., Zipf, A., Mooney, P., Helbich, M.<br />
(2015). An Introduction to OpenStreetMap in Geographic<br />
Information Science: Experiences, Research, and Applications.<br />
In: OpenStreetMap in GIScience. Springer International<br />
Publishing, 1–15.<br />
Mooney, P. and Minghini, M. (in stampa). A review of<br />
OpenStreetMap data. In: Foody, G.M., See, L., Fritz, S.,<br />
Fonte, C.C., Mooney, P., Olteanu-Raimond, A.-M., Antoniou,<br />
V. (Eds.), Mapping and the Citizen Sensor. Ubiquity Press,<br />
London, UK.<br />
Open Database License - http://opendatacommons.org/licenses/<br />
odbl<br />
OpenStreetMap (OSM) - http://www.openstreetmap.org<br />
See, L., Mooney, P., Foody, G., Bastin, L., Comber, A., Estima,<br />
J., Fritz, S., Kerle, N., Jiang, B., Laakso, M., Liu, H. Y.,<br />
Milčinski, G., Nikšič, M., Painho, M., Pődör, A., Olteanu-<br />
Raimond, A.-M. and Rutzinger, M. (<strong>2016</strong>). Crowdsourcing,<br />
Citizen Science or Volunteered Geographic Information? The<br />
Current State of Crowdsourced Geographic Information.<br />
ISPRS International Journal of Geo-Information, 5(5), 55.<br />
doi:10.3390/ijgi5050055<br />
PAROLE CHIAVE<br />
VGI; OSM; emergenza,<br />
Volunteered Geographic Information<br />
ABSTRACT<br />
Availability of up-to-date geographic datasets, including the information<br />
voluntarily created by ordinary people, is crucial for<br />
disaster management in areas affected by catastrophic events and<br />
humanitarian crises. OpenStreetMap (OSM) is the most popular<br />
Volunteered Geographic Information (VGI) project that has been<br />
extensively used for collaborative mapping in areas affected by<br />
natural disasters. This article provides an overview on how OSM<br />
data are exploited in disaster response scenarios and illustrates<br />
their specific application during the recent Italian earthquakes.<br />
AUTORE<br />
Flavio Lupia<br />
Consiglio per la Ricerca in Agricoltura<br />
e l’analisi dell’Economia Agraria - CREA<br />
Via Po, 14 - 00191 Roma<br />
flavio.lupia@crea.gov.it<br />
Marco Minghini<br />
Politecnico di Milano<br />
Polo Territoriale di Como, Dipartimento<br />
di Ingegneria Civile e Ambientale<br />
Via Valleggio 11 - 22100 Como<br />
marco.minghini@polimi.it<br />
Maurizio Napolitano<br />
Digital Commons Lab, centro ICT<br />
Fondazione Bruno Kessler<br />
Via Sommarive 18, 38123 Povo (TN)<br />
napolitano@fbk.eu<br />
Alessandro Palmas<br />
Wikimedia Italia/OpenStreetMap Italia<br />
BASE Milano, Via Bergognone 34<br />
20144 Milano<br />
alessandro.palmas@wikimedia.it<br />
Alessandro Sarretta<br />
Istituto di Scienze Marine,<br />
Consiglio Nazionale delle Ricerche<br />
(CNR-ISMAR)<br />
Arsenale - Tesa 104, Castello 2737/F,<br />
30122 Venezia<br />
alessandro.sarretta@ismar.cnr.it<br />
30 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 31
VADEMECUM<br />
VADEMECUM CARTOGRAFIA EMERGENZA<br />
Alcuni consigli da seguire nell’emergenza<br />
NECESSITÀ PRE-EVENTO<br />
Costituire un set di dati geospaziali preventivo<br />
È necessario che il paese crei una SDI (Spatial Data Infrastructure, <br />
<br />
Cartografia adatta<br />
È di fondamentale importanza avere a disposizione una cartografia a grande scala per le zone urbane (1:200. 1:1000, 1:500), di elevata precisione,<br />
in formato vettoriale (per permettere analisi spaziali quali il routing, il geocoding, il fleet management), aggiornata, con valenza legale, in formato e<br />
riferimento standard ufficiale per poter essere integrata con altri archivi digitali.<br />
Qualità dei dati e formati<br />
È necessario promuovere azioni di verifica della correttezza dei dati presenti nelle banche dati, condividendoli e mettendoli a disposizione, utilizzando<br />
esclusivamente gli standard e i formati ufficiali previsti dal Dlgs. 32/2010 e pubblicati tramite il Geoportale Nazionale http://www.pcn.minambiente.it.<br />
che rappresenta la banca dati centralizzata, in grado di aggregare dati provenienti da soggetti pubblici diversi, attraverso la condivisione di<br />
regole e l’adozione di standard.<br />
Licenze d’uso<br />
Da non lasciare irrisolte affinché i dati geografici siano disponibili liberamente, per gli usi a scopi umanitari, evitando i problemi spesso riscontrati in<br />
passato relativi alla proprietà e alla licenza d’uso dei prodotti.<br />
Open Data<br />
Bisogna avere più coraggio nell’aprire i dati e nell’accompagnare questa operazione ad azioni di divulgazione, in modo da far crescere questa cultura<br />
del dato di cui abbiamo tanto bisogno (per esempi e direttive: http://italiasicura.governo.it/ ; http://www.openricostruzione.it/ ).<br />
OpenStreetMap<br />
Inizialmente focalizzato sulla sola mappatura delle strade, in seguito si è esteso a qualunque elemento georiferibile (da edifici e corsi d’acqua fino ad<br />
alberi, panchine e arredo urbano). È un progetto da promuovere incentivandone la partecipazione.<br />
Dati Istat integrati alla cartografia<br />
Ai fini del soccorso è importante l’integrazione della cartografia con le variabili censuarie Istat contenenti i dati relativi a popolazione, edifici e attività<br />
produttive; tale integrazione rende disponibili informazioni che si rivelano decisive nella fase di soccorso.<br />
Integrabilità delle informazioni<br />
Si deve predisporre l’integrabilità delle informazioni che derivano dalla cooperazione degli utenti in rete, su piattaforme web e sui social (Twitter,<br />
Facebook, Youtube, Google Maps, etc.).<br />
Catasto per le PA<br />
Per tutte le Pubbliche Amministrazioni , attraverso il portale dell’Agenzia delle Entrate, è disponibile il “Sistema di Interscambio”, il cui accesso avviene<br />
mediante servizi di cooperazione applicativa. I servizi di download, gratuiti per tutte le Pubbliche Amministrazioni, riguardano la cartografia<br />
catastale in formato vettoriale, i dati censuari del Catasto Terreni e del Catasto Urbano, i dati metrici delle UIU (Unità Immobiliari Urbane) e altro.<br />
Catasto per i Comuni<br />
Per tutti i Comuni (esclusi i Comuni delle province autonome di Trento e Bolzano) è disponibile, attraverso il portale dell’Agenzia delle Entrate,<br />
una specifica piattaforma per l’interscambio gratuito dei dati (il “Portale per i Comuni”), dove è possibile scaricare, gratuitamente, per il territorio di<br />
propria competenza, la cartografia catastale in formato vettoriale, i dati censuari del Catasto Terreni e del Catasto Urbano, i dati metrici delle UIU,<br />
gli atti di aggiornamento, le note di trascrizione, i fabbricati mai dichiarati in Catasto, ecc.<br />
Aggiornamento dei dati Catastali<br />
I Comuni devono presentare al Catasto gli atti tecnici per l’aggiornamento delle strade e degli edifici, di proprietà del Comune stesso.<br />
Aggiornare l’anagrafe dei numeri civici<br />
I Comuni devono provvedere alle verifiche dei numeri civici e alla loro eventuale attribuzione (eliminando la dicitura s.n.c.) sul “Portale per i<br />
Comuni” dell’Agenzia delle Entrate, nell’apposito spazio ed inserire informazioni aggiornate e verificate.<br />
Repertorio nazionale dei dati territoriali<br />
Il catalogo nazionale dei metadati http://www.rndt.gov.it risponde all’esigenza di ricerca di dati e servizi geografici necessari per supportare il processo<br />
decisionale e pertanto le Amministrazioni sono tenute ad aggiornarlo costantemente con informazioni tempestive e attendibili.<br />
DURANTE L’EMERGENZA<br />
Aggiornamento cartografico con Droni<br />
Esce consolidato ed affermato dalle recenti esperienze che il rilievo da UAV (Unmanned Aerial Vehicle, usualmente chiamato drone) si affianca al telerilevamento<br />
da satellite per derivare cartografie anche approssimate e rappresentazioni della situazione post evento. L’attuale tecnologia più diffusa per i<br />
mezzi ad ala fissa consente, in un tempo medio inferiore ai 20 minuti, di coprire, volando ad un’altezza di 150 metri, una zona ampia qualche km 2.<br />
32 <strong>GEOmedia</strong> n°5-2015
VADEMECUM<br />
La disponibilità di batterie e piattaforme ridondanti elimina il tempo d’inattività tra un volo e l’altro.<br />
Per il raggiungimento di buone precisioni (anche al fine di un successivo utilizzo delle immagini acquisite) e considerando che è necessario trovare il<br />
giusto compromesso tra il numero di punti rilevabili a terra nel tempo disponibile, l’accessibilità del sito e i mezzi a disposizione, si consiglia di:<br />
- eseguire voli con ricoprimenti dell’ordine del 75-80%, sia in senso longitudinale che trasversale.<br />
- considerare che l’aumento dei punti di controllo a terra conduce al miglioramento della qualità metrica dei rilievi.<br />
- operare, al posto di una presa semplice, con uno schema di ripresa incrociato.<br />
Si consideri che risoluzioni a terra dell’ordine di 4-5 cm in fase di presa, possono portare ad accuratezze ragionevoli migliorabili con una ottimale<br />
distribuzione di punti di appoggio ed uso di processi di restituzione fotogrammetrici, anche attivabili in fasi successive all’evento.<br />
Considerazioni sulla normativa ENAC per Droni<br />
In condizioni di grave evento i perimetri di sorvolo si trovano all’interno delle cosiddette “zone rosse”, per le quali è già di per sé garantita l’assenza<br />
di popolazione. In questa situazione, i tecnici addetti alla sicurezza sono già in qualche misura in contatto con le sale operative, ottemperando di<br />
fatto alla situazione prescritta dall’art. 27 del regolamento che richiede che le persone in area di sorvolo siano sotto il diretto controllo dell’operatore<br />
SAPR.<br />
Sulle aree colpite da emergenza viene solitamente dichiarata, attraverso un NOTAM, una no fly zone che preclude tutte le autorizzazioni eventualmente<br />
in corso, lasciando quindi alle determinazioni conseguenti il nuovo stato dei luoghi le indicazioni in merito ai permessi di sorvolo;<br />
Per i mezzi di proprietà dei Vigili del Fuoco e delle forze di Polizia viene ordinariamente applicata la normativa prescritta dall’art. 744 comma 4 del<br />
Codice della Navigazione, che consente maggiori flessibilità di utilizzo per gli Aeromobili di Stato. In tali evenienze, nel caso in cui il pilota di questi<br />
mezzi dovesse essere un tecnico non appartenente all’Amministrazione, verrebbe rilasciata una qualifica di Ausiliario di Polizia Giudiziaria / Pubblica<br />
Sicurezza , con la conseguente possibilità di operare.<br />
Software usato per restituzione da Droni<br />
È necessario ponderare l’uso di software speditivi come ad esempio quelli derivati dall’approccio Structure from Motion (SfM), che derivano una<br />
prima ricostruzione 3D sparsa della scena rilevata, presentando innegabili vantaggi in termini di velocità e automazione in fase di elaborazione. Nei<br />
casi in cui le immagini non siano state acquisite correttamente e il processo di elaborazione verificato, i risultati all’apparenza ‘gradevoli’ possono<br />
occultare in realtà errori o deformazioni geometriche.<br />
Ufficialità dei rilievi da Drone<br />
I dati rilevati possono avere una accuratezza anche al di sotto dei 10 cm se si verifica l’attendibilità del prodotto intermedio del DTM. Prassi da consigliare<br />
e rendere obbligatoria nel caso in cui le elaborazioni debbano essere impiegate in restituzioni con carattere di ufficialità.<br />
Popolazione Residente<br />
Il dato della popolazione residente è fondamentale già nelle prime fasi della ricerca dei dispersi. L’incrocio dei dati relativi alle particelle catastali con<br />
quelli relativi alla popolazione residente consente di orientare correttamente i soccorsi e di mappare efficacemente le attività svolte.<br />
Google Street View<br />
Il servizio di Google Street View, disponibile sulle strade di grandi e piccoli centri, consente di visualizzare le immagini dei fronti stradali degli<br />
edifici pre-evento per avere informazioni vitali per la ricerca dei dispersi. Tramite apposite app è possibile combinare dinamicamente planimetrie, ad<br />
esempio quelle catastali, con lo scorrere a schermo dei fronti stradali.<br />
(per la copertura vedi http://www.google.com/help/maps/streetview/learn/where-is-street-view.html )<br />
Entità “Fabbricato” del Catasto<br />
Per meglio localizzare eventuali dispersi, possono essere di utilità le nuove informazioni associate alla entità catastale “Fabbricato” che riguardano:<br />
elenco delle UIU e relative planimetrie, numero delle UIU, tipologia (residenziale, commerciale, residenziale promiscuo, ville e villini ecc.),<br />
superficie dell’impronta al suolo, superficie di piano (minima, media e massima), destinazione d’uso prevalente (residenziale, commerciale,<br />
produttivo ecc.), numero di UIU raggruppate per categoria (abitazioni, negozi, ospedali, scuole, uffici pubblici, opifici, alberghi, teatri, ecc.),<br />
indirizzo certificato dal Comune, anno di costruzione, numero dei piani (fuori terra ed entro terra).<br />
Debolezza della georeferenziazione GNSS su smartphone<br />
La georeferenziazione con GNSS, a fronte di una sua diffusione potente nei comuni smartphone e semplici dispositivi portatili, rende disponibile<br />
un posizionamento carente della precisione adeguata alla necessità di localizzazione negli scenari emergenziali, tale da rendere spesso preferibile<br />
l’individuazione dei punti relativi alle operazioni a mano su carta stampata. I recenti sviluppi tecnologici e metodologici si stanno comunque<br />
muovendo verso la realizzazione di strumenti di posizionamento più precisi (Galileo) e soluzioni assistite per canyon urbani e interni.<br />
Attivazione del sistema di emergenza Copernicus (EMS)<br />
Possono attivare il sistema di Emergenza Copernicus per la produzione di mappe di danno rilevate da confronto di immagini da satellite o da aereo:<br />
- Authorized Users (National Focal Point negli Stati Membri e nei paesi appartenenti al meccanismo europeo di Protezione civile -i servizi EC e la<br />
Situation Room dell‘European<br />
External Action Service) compilando un modulo di Richiesta di Servizio disponibile sul portale Copernicus EMS all’indirizzo http://emergency.<br />
copernicus.eu/mapping/ems/how-use-service.<br />
Il modulo dovrà essere inviato a ECHOERCC@ec.europa.eu, facendo seguire all’invio del modulo una chiamata alla centrale operativa situata a<br />
Bruxelles (+32- 2-29-21112).<br />
- Associated Users (organizzazioni governative internazionali od organizzazioni non governative nazionali e internazionali, enti e istituzioni nel<br />
perimetro dell’European External Action Service) contattando il proprio Focal Point nazionale, se noto, o rivolgendosi direttamente all’ERCC per<br />
supporto.<br />
Gli altri utenti General Public Users non sono autorizzati ad attivare il servizio, ma possono accedere a tutte le informazioni e ai dati sulle attivazioni<br />
in corso e passate attraverso il portale: http://emergency.copernicus.eu<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-2015 33
REPORT<br />
L’importante ruolo degli<br />
open data nelle emergenze<br />
di Maurizio Napolitano<br />
Icone dal progetto Noun Project create da Luis Prado, Five by Five e Vaibhav Radhakrishnan<br />
Durante le emergenze<br />
l’informazione<br />
geografica riveste un<br />
ruolo molto importante<br />
e delicato: diventa lo<br />
strumento principale per<br />
capire cosa è accaduto<br />
e prendere decisioni. I<br />
dati rivestono pertanto<br />
un ruolo cruciale. La<br />
disponibilità di questi<br />
il prima possibile con<br />
la garanzia che siano<br />
corretti è un aspetto non<br />
banale.<br />
Davanti alle emergenze<br />
cadono anche quelle resistenze<br />
nel distribuire i<br />
dati e lasciare che vengano usati.<br />
Certo, lo scopo per cui vengono<br />
usati è ben definito, e quindi le<br />
barriere si abbassano in maniera<br />
naturale.<br />
Il concetto di open data non è<br />
molto diverso in quanto la definizione<br />
più semplice dice: dati<br />
il cui riuso è concesso (e spesso<br />
anche incentivato) a qualsiasi<br />
scopo. D’altronde open data letteralmente<br />
significa “dati aperti”,<br />
il contrario di aperti è chiusi<br />
e chiuso fa ben capire quale è la<br />
condizione di permesso di accesso<br />
al dato.<br />
Il codice di<br />
amministrazione digitale<br />
Se vogliamo andare sul tecnico, il<br />
codice di amministrazione digitale<br />
all’articolo 68 comma 3b definisce<br />
gli open data come “[...] dati<br />
che presentano le seguenti caratteristiche:<br />
1) sono disponibili secondo i<br />
termini di una licenza che ne permetta<br />
l'utilizzo da parte di chiunque<br />
[= soggetti giuridici], anche per<br />
finalità commerciali, in formato disaggregato;<br />
2) sono accessibili attraverso<br />
le tecnologie dell'informazione<br />
e della comunicazione, ivi comprese<br />
le reti telematiche pubbliche e private,<br />
in formati aperti ai sensi della<br />
lettera a), sono adatti all'utilizzo<br />
automatico da parte di programmi<br />
per elaboratori e sono provvisti dei<br />
relativi metadati [..]” 1<br />
34 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
Si tratta di una definizione molto<br />
precisa e tecnica che evidenzia<br />
l’accesso ai dati su tre livelli: il<br />
permesso di riuso (= la licenza),<br />
il fatto di essere in formati strutturati<br />
in moda da essere automatizzati<br />
(= quindi processabili da<br />
software come i GIS) e quello di<br />
essere provvisti di documentazione<br />
(= i metadati necessari per<br />
capire i dati).<br />
Il caso del codice di amministrazione<br />
digitale è rivolto in<br />
particolare alle pubbliche amministrazioni<br />
dove, l’apertura<br />
dei dati, spesso è vista come un<br />
atto naturale in quanto, avendo<br />
il mandato di gestire il bene comune,<br />
mettere a disposizione i<br />
dati è una conseguenza. L’open<br />
data comunque può essere una<br />
iniziativa a cui si rivolgono<br />
anche privati o comunità (il<br />
caso più importante è senza<br />
ombra di dubbio quello di<br />
OpenStreetMap). In ogni caso<br />
l’apertura deve essere guidata<br />
dal realizzare o ottenere un beneficio.<br />
Una azienda privata, ad<br />
esempio, può decidere di aprire<br />
dei dati per mostrare il proprio<br />
valore sociale o, meglio, per aprire<br />
delle collaborazioni fra coloro<br />
che cominceranno a riusarli.<br />
La qualità dei dataset open data<br />
In Italia, il fenomeno open data<br />
ha avuto inizio a fine 2011 e,<br />
da lì in poi si è visto un numero<br />
sempre più crescente di dataset<br />
disponibili. Purtroppo però<br />
molte di queste iniziative producono<br />
dati di scarso interesse,<br />
molto spesso non aggiornato o,<br />
ancora peggio, privi della documentazione<br />
necessaria per essere<br />
capiti. Un caso divenuto famoso<br />
in Italia è quello dello shape file<br />
di un comune dove, una colonna<br />
degli attributi, aveva nome<br />
“giancarlo” e da qui l’hashtag<br />
#chiègiancarlo. 2<br />
L’essere guidati dal produrre dei<br />
benefici è importante per fare<br />
crescere l’intera comunità.<br />
Le emergenze, nella loro disgrazia,<br />
sono un esempio per capire<br />
la rilevanza degli open data inoltre<br />
si portano dietro altre caratteristiche<br />
fondamentali come la<br />
completezza, l’aggiornamento e<br />
la metadatazione che si possono<br />
riassumere nella sola parola di<br />
“qualità ”. I dati di qualità sono<br />
quelli in grado di creare crescita.<br />
Nelle emergenze c’è in gioco<br />
la vita di molti e dati sbagliati<br />
possono causare ulteriori danni.<br />
Davanti a questa consapevolezza,<br />
nei momenti in cui non si è in<br />
emergenza, c’è chi preferisce non<br />
divulgare, lasciare i dati nelle<br />
mani di pochi esperti del settore<br />
come forma di sicurezza.<br />
Il mondo dell’open source ha<br />
però dimostrato che, molto<br />
spesso, il concetto di “security<br />
by oscurity” 3 (sicurezza tramite<br />
segretezza) ottiene l’effetto opposto<br />
in quanto più persone hanno<br />
la possibilità di verificare, e più<br />
saranno i contributi al loro miglioramento.<br />
OpenStreeMap funziona sullo<br />
stesso principio e, per quanto<br />
possa sembrare strano, ha moltissimi<br />
casi di successo.<br />
Offrire open data vuol dire anche<br />
contribuire ad aumentare il<br />
know-how: quanti sono i casi<br />
di studenti che imparano le tecnologie<br />
dei sistemi informativi<br />
territoriali e che poi si trovano in<br />
difficoltà ad avere dati per mettere<br />
in pratica quanto imparato?<br />
Anche se ora la situazione sta<br />
cambiando, fino a qualche anno<br />
fa, era più facile avere dati territoriali<br />
accessibili a qualsiasi scopo<br />
visitando il sito della USGS 4<br />
- United States Geological<br />
Survey che quello delle agenzie<br />
italiane, creando questa imbarazzane<br />
situazione del trovare più<br />
risposte sull’Italia usando i dati<br />
prodotti negli Stati Uniti.<br />
La società moderna sta producendo<br />
sempre più dati in<br />
formato digitale e, il know-how<br />
necessario per capire, elaborare e<br />
gestire dati diventa ogni giorno<br />
sempre più importante. Creare<br />
cultura del dato è la parola chia-<br />
ve di tutto questo. Più cultura<br />
riusciamo a creare e maggiore<br />
sarà la qualità dei dati e ancora<br />
più velocemente saremo in grado<br />
di affrontare le emergenze.<br />
Sappiamo benissimo che le<br />
emergenze si affrontano anche<br />
con la prevenzione.<br />
In Italia abbiamo già qualche<br />
base dati aperta che aiuta (il progetto<br />
“Italia Sicura” 5 è uno di<br />
questi) a capire quando mettersi<br />
in allerta. Abbiamo anche bisogno<br />
di dati aperti per gestire la<br />
ricostruzione dopo la catastrofe<br />
per evitare errori futuri o per<br />
monitorare che il lavoro sia fatto<br />
correttamente (il caso del progetto<br />
‘Open Ricostruzione” 6 è uno<br />
di questi). Abbiamo la comunità<br />
italiana di OpenStreetMap<br />
che si mostra molto reattiva.<br />
Dobbiamo solo avere più coraggio<br />
nell’aprire i dati e nell’accompagnare<br />
questa operazione<br />
ad azioni di divulgazione in<br />
modo da far crescere questa<br />
cultura del dato di cui abbiamo<br />
tanto bisogno.<br />
NOTE<br />
http://www.agid.gov.it/cad/art-68-analisi-comparativasoluzioni<br />
http://blog.spaziogis.it/2013/03/19/2013-anno-degliopengeodata-lentusiasmo-mio-e-calante/<br />
https://en.wikipedia.org/wiki/Security_through_obscurity<br />
https://www.usgs.gov/<br />
http://italiasicura.governo.it/<br />
http://www.openricostruzione.it/<br />
PAROLE CHIAVE<br />
open data, openstreetmap, agid<br />
ABSTRACT<br />
The important role of open data in emergencies<br />
During emergencies, the geographic information plays a<br />
very important and delicate role becoming the main tool<br />
to understand what happened and to take decisions. The<br />
data therefore will play a crucial role. The availability of<br />
data as soon as possible, with the guarantee that they are<br />
correct, is a non-trivial aspect.<br />
AUTORE<br />
Maurizio Napolitano<br />
Digital Commons Lab, centro ICT<br />
Fondazione Bruno Kessler<br />
Via Sommarive 18, 38123 Povo (TN)<br />
napolitano@fbk.eu<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 35
REPORT<br />
Il sistema cartografico del Catasto quale<br />
strumento di supporto alla gestione delle emergenze<br />
di Flavio Celestino Ferrante e Maurizio Ambrosanio<br />
Centro abitato del Comune di Visso. Particolare della mappa elaborata dal<br />
Copernicus Emergency Management Service, in formato immagine.<br />
Il Catasto, incorporato nell'Agenzia delle Entrate<br />
dal 1° dicembre 2012, si presenta oggi come<br />
una realtà complessa e dinamica, caratterizzata<br />
dal massivo utilizzo di tecnologie all’avanguardia<br />
che gli consentono di colloquiare a distanza<br />
con i propri utenti attraverso piattaforme web.<br />
Elevato è il grado di informatizzazione raggiunto<br />
nell’aggiornamento dei dati, ma soprattutto nella<br />
scelta e nello sviluppo di soluzioni tecnologiche<br />
innovative che permettono l’aggiornamento<br />
in tempo reale degli archivi cartografici e<br />
censuari nel rispetto della totale trasparenza dei<br />
procedimenti amministrativi.<br />
Il Catasto, forte delle sue<br />
radici e consapevole della<br />
necessità di un proprio costante<br />
aggiornamento, mette oggi<br />
al servizio del Paese le proprie<br />
informazioni, le competenze, le<br />
conoscenze e i saperi per l’attuazione<br />
di una moderna governance<br />
del territorio.<br />
I dati e le tecnologie per la<br />
gestione del territorio<br />
Il vero punto di forza dell’Agenzia<br />
delle Entrate, ramo Territorio,<br />
costituito dal patrimonio di<br />
conoscenze e di dati relativi agli<br />
immobili italiani, articolato su tre<br />
sistemi informativi: Catasto, con<br />
oltre 85 milioni di particelle, 18<br />
milioni di fabbricati, 63 milioni<br />
di Unità Immobiliari Urbane<br />
(UIU) e 53 milioni di intestati;<br />
la Pubblicità Immobiliare, con<br />
oltre 45 milioni di note meccanizzate<br />
e 40 milioni di note in<br />
formato digitale, per l’individuazione<br />
dei titolari dei diritti reali<br />
sugli immobili; Osservatorio del<br />
Mercato Immobiliare, con oltre<br />
160.000 valori immobiliari relativi<br />
a 27.500 zone di osservazione<br />
per 17 tipologie edilizie.<br />
Grazie all’investimento di<br />
notevoli risorse, l’Agenzia è<br />
attualmente impegnata nella<br />
implementazione di un’evoluta e<br />
innovativa infrastruttura, realizzata<br />
con tecnologia Web-Gis, denominata<br />
Anagrafe Immobiliare<br />
Integrata, rivolta a tutte le amministrazioni,<br />
enti, professionisti<br />
e cittadini che si occupano del<br />
governo del territorio, frutto<br />
dell’integrazione dei tre sistemi<br />
informativi appena descritti.<br />
Una componente dell’Anagrafe<br />
Immobiliare Integrata è<br />
rappresentata dal SIT (Sistema<br />
Integrato Territorio), che è un’evoluzione<br />
dell’attuale sistema<br />
catastale e cartografico. Il SIT<br />
supera l’attuale caratterizzazione<br />
dei sistemi basata dalla separazione<br />
dei vari archivi (cartografico,<br />
censuario terreni e urbano, planimetrico)<br />
e l’architettura distribuita<br />
sui 101 Uffici Provinciali<br />
e consente la navigazione e la<br />
ricerca su base geografica delle informazioni<br />
cartografiche, grafiche<br />
e censuarie gestite dal Catasto.<br />
Il patrimonio cartografico<br />
del Catasto<br />
L’Agenzia gestisce per conto dello<br />
Stato il sistema informativo degli<br />
immobili in Italia, sotto il profilo<br />
della individuazione, della descrizione<br />
delle caratteristiche tecniche,<br />
della valutazione economica<br />
e della registrazione dei diritti.<br />
La geolocalizzazione degli immobili<br />
è basata sul sistema cartografico<br />
catastale.<br />
Il Catasto, a partire dal 1960, in<br />
qualità di Organo Cartografico<br />
Ufficiale dello Stato, è responsabile<br />
della gestione della cartografia<br />
catastale e soprattutto del suo<br />
costante aggiornamento.<br />
Il sistema cartografico del<br />
36 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
Catasto, completo e omogeneo<br />
sull’intero territorio nazionale,<br />
è basato su cartografia a grande<br />
scala e conta oltre 300.000 fogli<br />
di mappa alla scala di 1:2000 (i<br />
centri urbani sono in scala di<br />
1:1000); è gestito completamente<br />
in formato vettoriale ed<br />
è disponibile in tutti i sistemi di<br />
coordinate, nazionali e globali; è<br />
collegato agli archivi amministrativo-censuari<br />
attraverso un identificativo<br />
univoco, per l’intero<br />
territorio nazionale: il numero di<br />
particella.<br />
Il Sistema di aggiornamento<br />
cartografico e censuario del<br />
Catasto<br />
Il legame indissolubile tra la componente<br />
tecnica e giuridica della<br />
mappa e la componente amministrativo-censuaria,<br />
rappresentato<br />
dall’identificativo catastale, deve<br />
essere mantenuto costantemente<br />
allineato in entrambi gli archivi<br />
durante tutti i processi di aggiornamento,<br />
al fine di rendere<br />
efficace l’informazione catastale<br />
nei procedimenti fiscali, civili e di<br />
gestione del territorio.<br />
L’aggiornamento dei dati in archivi<br />
separati con il mantenimento<br />
della loro congruenza nel tempo<br />
ha sempre rappresentato per il<br />
Catasto, una sfida e un obiettivo<br />
da perseguire a tutti i costi.<br />
Nel più generale quadro d’interscambio<br />
di informazioni con<br />
gli altri Enti territoriali, in cui le<br />
Banche Dati catastali assumono e<br />
si caricano di grandi potenzialità<br />
di utilizzo per rispondere alle esigenze<br />
di conoscenza territoriale,<br />
risulta di fondamentale importanza<br />
il puntuale e tempestivo<br />
aggiornamento degli archivi<br />
con procedure automatizzate e<br />
standardizzate, che assicurino la<br />
costante attualizzazione e sincronizzazione<br />
delle informazioni<br />
contenute nei diversi archivi<br />
catastali.<br />
Per far fronte ad oltre 400.000<br />
atti di aggiornamento presentati<br />
annualmente presso gli Uffici<br />
provinciali del Catasto e che<br />
movimentano mediamente un<br />
milione di particelle, il sistema<br />
di aggiornamento della cartografia<br />
e dell’archivio censuario del<br />
Catasto dei Terreni è stato totalmente<br />
automatizzato.<br />
L’aggiornamento viene eseguito<br />
in tempo reale e senza alcun intervento<br />
umano, anche di notte<br />
e nei giorni festivi, direttamente<br />
dallo studio dei professionisti abilitati,<br />
attraverso una infrastruttura<br />
tecnologica ed un modello organizzativo<br />
basati sulla procedura<br />
elaborativa Pregeo.<br />
La congruenza dei dati cartografici<br />
con i dati censuari<br />
del Catasto dei Terreni e<br />
del Catasto Urbano<br />
Le mappe ed i corrispondenti<br />
archivi censuari, sono, come già<br />
ricordato, tra loro strettamente<br />
correlati e devono risultare costantemente<br />
aggiornati e congruenti<br />
per assolvere a tutte le<br />
funzioni fiscali e civili di un catasto<br />
moderno.<br />
Attualmente, ma già dalla fine<br />
degli anni ’80, gli archivi cartografici<br />
e censuari vengono<br />
aggiornati simultaneamente con<br />
la procedura Pregeo cui si è fatto<br />
cenno precedentemente: viene<br />
così garantita la completa congruenza<br />
degli archivi sui flussi di<br />
dati oggetto di aggiornamento.<br />
Il Catasto dei Fabbricati, come<br />
è noto, è stato istituito alla<br />
fine degli anni ’30 del secolo<br />
scorso, ed è stato, per alcune<br />
aree geografiche, basato su una<br />
mappa urbana completamente<br />
avulsa dalla<br />
mappa del Catasto<br />
dei Terreni:<br />
questa condizione<br />
ha generato nel<br />
tempo dei disallineamenti<br />
tra i<br />
dati cartografici e<br />
censuari del Catasto<br />
dei Terreni<br />
con i dati censuari del Catasto<br />
Urbano.<br />
Il Catasto, consapevole della<br />
necessità di rendere congruenti<br />
i due archivi, già da oltre un<br />
decennio è impegnato, con notevoli<br />
risorse qualificate interne, a<br />
realizzare la correlazione tra i dati<br />
cartografici e censuari del Catasto<br />
terreni con quelli del Catasto<br />
urbano; al momento le attività<br />
sono in fase di completamento.<br />
La coerenza dei dati negli archivi<br />
catastali getta il ponte per la geolocalizzazione<br />
diretta, sulla mappa<br />
catastale, delle UIU presenti<br />
nell’archivio del Catasto Urbano.<br />
Si creano così le condizioni che<br />
consentono di sfruttare appieno<br />
le potenzialità dei moderni sistemi<br />
GIS. E’ appena il caso di<br />
evidenziare come l’efficacia delle<br />
analisi spaziali sugli immobili dipendano<br />
fortemente dal grado di<br />
correlazione degli archivi.<br />
L’archivio “Fabbricati”<br />
Come è noto, l’elemento inventariale<br />
minimo del Catasto dei<br />
Terreni è la «Particella» caratterizzata<br />
da una sua rappresentazione<br />
cartografica e da una serie di attributi<br />
mentre l’elemento minimo<br />
inventariale del Catasto Urbano<br />
è la «Unità Immobiliare Urbana»<br />
caratterizzata da una rappresentazione<br />
grafica (planimetria) e da<br />
una serie di attributi.<br />
Nessuna informazione sul “fabbricato”<br />
era presente in Catasto.<br />
Per supportare il progetto di revisione<br />
degli estimi, è stato istituito<br />
un nuovo oggetto catastale: il<br />
fabbricato.<br />
Il fabbricato è una entità logica<br />
Centro abitato del Comune di Visso.<br />
Particolare della mappa catastale con la sovrapposizione<br />
dei dati vettoriali, relativi alla tematizzazione dei danni sui fabbricati,<br />
scaricati dal Copernicus Emergency Management Service<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 37
REPORT<br />
complessa del sistema catastale<br />
e per sua definizione deriva dal<br />
corpo di fabbrica.<br />
Tutti i dati del fabbricato (attributi)<br />
sono stati desunti dagli<br />
atti catastali elaborando le informazioni<br />
delle singole UIU<br />
che insistono sulla medesima<br />
particella. Si riportano a titolo<br />
esemplificativo gli attributi più<br />
significativi del fabbricato, che<br />
rilevano ai fini di questo contributo<br />
orientato al servizio di protezione<br />
civile: elenco delle UIU<br />
e relative planimetrie, numero<br />
delle UIU, tipologia (residenziale,<br />
commerciale, residenziale promiscuo,<br />
ville e villini ecc.), superficie<br />
dell’impronta al suolo, superficie<br />
di piano (minima, media e massima),<br />
destinazione d’uso prevalente<br />
(residenziale, commerciale,<br />
produttivo ecc.), numero di UIU<br />
raggruppate per categoria (abitazioni,<br />
negozi, ospedali, scuole,<br />
uffici pubblici, opifici, alberghi,<br />
teatri, ecc.), indirizzo certificato<br />
dal comune, anno di costruzione,<br />
numero dei piani (fuori terra ed<br />
entro terra).<br />
Le piattaforme tecnologiche<br />
per la condivisione dei dati<br />
Per la fruibilità dei dati catastali<br />
(consultazione e download), l’Agenzia<br />
ha realizzato, già da tempo,<br />
specifiche piattaforme tecnologiche,<br />
accessibili via internet, a<br />
favore di cittadini, professionisti e<br />
Pubbliche Amministrazioni.<br />
Per i cittadini la piattaforma è<br />
“fisconline”, attraverso la quale<br />
si può accedere gratuitamente,<br />
previa autenticazione, a tutte le<br />
informazioni relative ai propri<br />
beni immobili, comprese le planimetrie<br />
delle UIU.<br />
Per i professionisti è stata realizzata<br />
la piattaforma “SisTer”, attraverso<br />
cui sono disponibili i servizi<br />
di “visura catastale”, di richiesta e<br />
fornitura degli estratti della mappa<br />
ed il servizio di trasmissione<br />
telematica degli atti di aggiornamento<br />
del Catasto.<br />
Per tutte le Pubbliche<br />
Amministrazioni, è disponibile<br />
il “Sistema di Interscambio”, il cui<br />
accesso avviene attraverso servizi<br />
di cooperazione applicativa. I servizi<br />
di download, gratuiti per tutte<br />
le Pubbliche Amministrazioni,<br />
pubblicati su specifica richiesta<br />
e con cadenza stabilita dall’Ente<br />
Cooperante, riguardano la cartografia<br />
catastale in formato vettoriale,<br />
i dati censuari del Catasto<br />
Terreni e del Catasto Urbano, i<br />
dati metrici delle UIU, ecc.. Al<br />
momento hanno attivato i servizi<br />
18 Regioni e 5 Enti Centrali, tra<br />
cui il Dipartimento di Protezione<br />
Civile.<br />
Per i Comuni è stata realizzata<br />
una specifica piattaforma per<br />
l’interscambio gratuito dei dati<br />
“il portale per i Comuni”; alcuni<br />
dei servizi di download, erogati a<br />
tutti i Comuni, vengono pubblicati<br />
su specifica richiesta dei<br />
Comuni stessi ( la cartografia<br />
catastale in formato vettoriale, i<br />
dati censuari del Catasto Terreni<br />
e del Catasto Urbano, i dati metrici<br />
delle UIU, ecc.), mentre altri<br />
servizi vengono pubblicati con<br />
cadenza periodica (atti di aggiornamento<br />
Docfa e Pregeo, note<br />
di trascrizione, fabbricati mai<br />
dichiarati in catasto ecc.)<br />
Legenda della mappa elaborata dal Copernicus<br />
Emergency Management Service<br />
Il sistema cartografico del<br />
Catasto nella gestione della<br />
emergenza del sisma che ha<br />
colpito l’Italia centrale<br />
Fin dalle prime ore successive<br />
all’evento sismico del 24 agosto,<br />
l’Agenzia delle Entrate, attraverso<br />
il Settore Cartografico del<br />
Catasto, ha fornito supporto qualificato<br />
nelle attività di soccorso.<br />
In un’interlocuzione costante con<br />
il Corpo Nazionale dei Vigili del<br />
Fuoco, sono state fornite a tutti i<br />
presìdi sul campo, per il tramite<br />
dell’Ufficio TAS ( Topografia<br />
Applicata al Soccorso) dello stesso<br />
Corpo, le informazioni cartografiche<br />
catastali, che, in forza del<br />
loro grado di dettaglio e aggiornamento,<br />
sono state efficacemente<br />
utilizzate già durante la fase dei<br />
soccorsi per l’individuazione e<br />
l’analisi delle zone abitate, delle<br />
case sparse e dei singoli edifici<br />
danneggiati dal sisma. La cartografia<br />
è stata fornita nei formati<br />
vettoriali standard e nei sistemi<br />
di riferimento nazionali e globali<br />
e quindi direttamente integrabile<br />
con altre informazioni in disponibilità<br />
dei Vigili del Fuoco. La<br />
presenza negli archivi catastali di<br />
informazioni storiche, desunte<br />
dal “quadro di unione” dei fogli<br />
di mappa, ha rappresentato un<br />
ulteriore elemento di utilità,<br />
consentendo l’immediata localizzazione<br />
e corretta denominazione<br />
di tutte le 69 frazioni del comune<br />
di Amatrice.<br />
L’importanza strategica della<br />
cartografia catastale è stata sottolineata<br />
dal Capo del Corpo<br />
Nazionale dei Vigili del Fuoco,<br />
che in una nota di ringraziamento<br />
inviata all’Agenzia delle<br />
Entrate, per l’aiuto fornito nelle<br />
operazioni di soccorso tecnico<br />
urgente, ha auspicato una collaborazione<br />
istituzionale da regolamentare<br />
con apposito accordo.<br />
La cartografia catastale e tutte le<br />
informazioni nella disponibilità<br />
dell’Agenzia, relative alle aree<br />
progressivamente colpite dagli<br />
eventi sismici, sono state inoltre<br />
richieste dal Dipartimento di<br />
Protezione Civile per la gestione<br />
38 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
delle fasi di soccorso e soprattutto<br />
di superamento dell’emergenza.<br />
Le informazioni cartografiche<br />
catastali, consentendo l’identificazione<br />
univoca di qualsiasi<br />
immobile (terreno o fabbricato)<br />
sull’intero territorio nazionale,<br />
costituiscono naturalmente un<br />
indispensabile elemento per la<br />
gestione dei molteplici processi<br />
tecnici ed amministrativi avviati<br />
nelle fasi successive al primo<br />
soccorso ed ovviamente tuttora<br />
in corso (dalla realizzazione delle<br />
aree di accoglienza per l’insediamento<br />
di infrastrutture di emergenza,<br />
alle verifiche di agibilità,<br />
alle stime delle indennità di occupazione<br />
e di espropriazione dei<br />
terreni presi in possesso, ecc.).<br />
E’ proprio sulla base di questa<br />
ultima tragica esperienza che<br />
l’Agenzia delle Entrate e il Dipartimento<br />
di Protezione Civile<br />
hanno stipulato, in data 26 settembre<br />
u.s., un Accordo Quadro<br />
per regolamentare un rapporto<br />
di collaborazione organico e<br />
continuativo, della durata di 10<br />
anni, che sarà disciplinato da<br />
specifici accordi tecnici esecutivi,<br />
allo scopo di: valorizzare, tutti<br />
i dati catastali, in particolare la<br />
cartografia ed i dati tecnici relativi<br />
ai fabbricati, che l’Agenzia<br />
gestisce e tiene costantemente<br />
aggiornati, anche predisponendo<br />
specifici servizi di interoperabilità;<br />
integrare i dati catastali e fiscali<br />
nel Sistema Informativo del<br />
DPC; supportare il DPC, ovvero<br />
i soggetti da esso delegati in<br />
caso di intervento emergenziale<br />
nella conoscenza e comprensione<br />
dei dati catastali sia nella fase<br />
di pianificazione che in quella<br />
della emergenza e della postemergenza;<br />
supportare il DPC<br />
nella definizione delle procedure<br />
per l’occupazione d’urgenza<br />
delle aree utili all’insediamento<br />
di infrastrutture di emergenza,<br />
con la redazione dello stato di<br />
consistenza e del verbale di immissione<br />
in possesso; effettuare<br />
le stime delle indennità di occupazione<br />
e di espropriazione dei<br />
terreni presi in possesso.<br />
L’accordo tra i due Enti ha trovato<br />
una pratica applicazione<br />
con l’immediato utilizzo della<br />
cartografia catastale nell’ambito<br />
di attività già avviate, come nel<br />
caso del Copernicus Emergency<br />
Management Service.<br />
Su richiesta del Dipartimento di<br />
Protezione Civile, i dati cartografici<br />
catastali relativi ai fabbricati<br />
sono stati infatti utilizzati e rielaborati<br />
nell’ambito del programma<br />
europeo Copernicus per il<br />
supporto alla individuazione dei<br />
danni sull’edificato e per la relativa<br />
tematizzazione su base cartografica,<br />
condotta fin dai momenti<br />
immediatamente successivi<br />
agli eventi sismici che hanno<br />
interessato l’Italia centrale dallo<br />
scorso 26 ottobre. Al momento<br />
la cartografia catastale è stata<br />
utilizzata per tali attività, su 19<br />
comuni delle province di Ascoli<br />
Piceno, Fermo e Macerata. Le<br />
immagini e i dati vettoriali risultanti<br />
dalle elaborazioni sono stati<br />
resi disponibili attraverso il sito<br />
web del Copernicus Emergency<br />
Management Service<br />
(http://emergency.copernicus.<br />
eu/mapping/list-of-components/<br />
EMSR190).<br />
Conclusioni<br />
Nel corso delle attività svolte<br />
e dalle analisi congiunte con<br />
il Dipartimento di Protezione<br />
Civile e del Corpo Nazionale dei<br />
Vigili del Fuoco, sono emersi<br />
elementi di riflessione riguardo<br />
alle potenzialità dell’informazione<br />
geografica catastale nelle<br />
emergenze, a partire dalle attività<br />
di previsione e prevenzione, non<br />
solamente in termini di conoscenza<br />
di base, ma anche di modellazioni<br />
e analisi spaziali realizzabili<br />
attraverso l’integrazione con altre<br />
banche dati, in primo luogo con<br />
quelle fiscali ed economiche gestite<br />
dalla stessa Agenzia delle Entrate.<br />
Con le attività messe in campo<br />
per la gestione degli eventi<br />
sismici in Italia centrale, sopra<br />
sinteticamente descritte, si è intrapreso<br />
un percorso virtuoso, tra<br />
Pubbliche Amministrazioni, per<br />
dare effettiva applicazione alla<br />
necessaria condivisione di dati.<br />
Per cogliere e valorizzare efficacemente<br />
le opportunità derivanti<br />
dalla disponibilità ed interoperabilità<br />
di un così importante e<br />
unico patrimonio informativo<br />
basato sulla cartografia catastale,<br />
quello in disponibilità dell’Agenzia<br />
delle Entrate, non è sufficiente<br />
soltanto un’azione limitata alla<br />
mera fornitura dei dati stessi, ma<br />
risultano essenziali la conoscenza<br />
degli obiettivi istituzionali delle<br />
Amministrazioni coinvolte, dei<br />
rispettivi sistemi informativi, lo<br />
scambio di competenze, la definizione<br />
dei processi e la condivisione<br />
degli strumenti tecnici.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
DI FILIPPO, S.; ., FERRANTE, F.; ., GARNERO, G.; ., GNESIVO,<br />
P. R., RAO, S. (2005),: Unificazione dei sistemi d'asse catastali di piccola<br />
estensione, Atti del Convegno Nazionale SIFET 2005, Palermo-<br />
Mondello, giugno-luglio 2005<br />
FERRANTE, F.: . (2009), Il nuovo sistema di aggiornamento del<br />
Catasto dei Terreni, Rivista dell’Agenzia del Territorio, n. 2/2009<br />
GARNERO, G.; ., FERRANTE, F.: . (2009) La valorizzazione delle<br />
mappe originali di impianto del catasto per la ricostruzione delle congruenze<br />
topologiche tra fogli adiacenti, Atti della XIII Conferenza Nazionale<br />
ASITA, Bari, dicembre 2009<br />
FERRANTE, F. (2010),: Il sistema di aggiornamento della cartografia<br />
catastale, Un tesoro Ritrovato, Cangemi Editore 2010.<br />
CINA, A.; ., FERRANTE, F.;, PIRAS, M.;, PORPORATO,<br />
C.:(2012), La trasformazione dal Datum Catastale al Datum Roma<br />
1940 e ETRF2000, Territorio Italia, n. 1/2012.<br />
FERRANTE, F.; GARNERO, G. :Tecnologie e dati spaziali per una<br />
moderna governance del territorio. Strumenti a supporto della riforma<br />
del Catasto. Territorio Italia n. 1 del 2013<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Cartografia Catastale; Catasto;<br />
Agenzia delle Entrate<br />
ABSTRACT<br />
The mapping system of Italian Cadastre as a support tool for emergency<br />
management.<br />
The Italian Cadastre, incorporated in the Agenzia delle Entrate from 1<br />
December 2012, is today a complex and dynamic reality, characterized<br />
by the massive use of advanced technologies that allow to remotely communicate<br />
with external users through web platforms. Today is higher<br />
the degree of computerization achieved in managing such data, but<br />
especially in the selection and development of innovative technological<br />
solutions that allow real-time updating of cartographic and census<br />
archives in respect of the total transparency of administrative procedures.<br />
AUTORE<br />
Flavio Celestino Ferrante<br />
flavio.ferrante@agenziaentrate.it<br />
Responsabile Settore Servizi Cartografici<br />
Maurizio Ambrosiano<br />
maurizio.ambrosanio@agenziaentrate.it<br />
Settore Servizi Cartografici<br />
AGENZIA DELLE ENTRATE <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 39
REPORT<br />
Uso consapevole di software<br />
speditivi per ricostruzioni 3D<br />
di Erica Nocerino e Fabio Remondino<br />
Fig. 1 -Esempio di risultato basato su SfM dove, nononstante un messaggio di processamento completo e un<br />
basso errore di riproiezione del bundle adjustment, ci sono delle camere orientate non correttamente.<br />
Da qualche anno, grazie ai miglioramenti delle prestazioni dei computer<br />
ma soprattutto a nuovi algoritmi di image processing e computer vision, la<br />
fotogrammetria è tornata ad essere una metodologia di rilievo molto competitiva e in<br />
grado di fornire, in maniera automatica, nuvole di punti 3D dense e modelli digitali di<br />
oggetti, monumenti e territori. Ma l'automazione nasconde diversi problemi.<br />
I<br />
recenti sviluppi sono stati<br />
principalmente due:<br />
l’automazione della fase di<br />
orientamento delle immagini:<br />
mentre fino a qualche anno<br />
fa un operatore doveva manualmente<br />
individuare i punti<br />
omologhi (naturali o signalizzati)<br />
nelle immagini, oggigiorno<br />
esistono algoritmi (ad es. SIFT,<br />
SURF, ORB, ecc.) che sono in<br />
grado di identificare automaticamente<br />
i punti d’interesse<br />
nelle immagini e di trovare le<br />
corrispondenze tra le immagini<br />
applicando stimatori robusti<br />
(ad es. RANSAC, LmedS,<br />
ecc.). Queste corrispondenze<br />
(tie points) sono poi utilizzate<br />
per la stima delle grandezze<br />
incognite (parametri d’orientamento<br />
interno ed esterno, e<br />
coordinate 3D dei tei points).<br />
La stima ai minimi quadrati<br />
(bundle adjustment) di queste<br />
grandezze viene spesso eseguita<br />
calcolando contemporaneamente<br />
tutte le incognite e viene<br />
chiamata Structure from Motion<br />
(SfM) o self-calibrating bundle<br />
adjustment.<br />
La creazione automatica di nuvole<br />
di punti dense: grazie ad algoritmi<br />
di dense image matching<br />
(Remondino et al., 2014) è<br />
oggi possibile restituire nuvole<br />
di punti con densità molto<br />
elevate (quasi pixel-per-pixel).<br />
Algoritmi quali il Semi-Global<br />
Matching (SGM, Hirschmueller<br />
2008) possono restituire nuvole<br />
‘colorate’ e geometricamente<br />
paragonabili a quelle ottenibili<br />
con strumenti laser scanner.<br />
Tali sviluppi, unitamente alla<br />
diffusione di camere e tecnologia<br />
di calcolo a basso costo, hanno<br />
portato ad un uso di massa della<br />
fotogrammetria (soprattutto terrestre<br />
e da drone), consentendo<br />
anche ad utenti non esperti di<br />
ricostruire scene in 3D a partire<br />
spesso da immagini acquisite<br />
senza un’adeguata pianificazione<br />
nè sufficiente conoscenza<br />
della tecnica fotogrammetrica.<br />
Lo Structure from Motion<br />
L’approccio SfM, definito da<br />
Ullman nel 1979, calcola simultaneamente<br />
i parametri interni delle<br />
camere, la posizione degli scatti<br />
(motion) e una prima ricostruzione<br />
3D sparsa (structure) della scena<br />
rilevata. Questo approccio, che<br />
presenta innegabili vantaggi in<br />
termini di velocità e automazione<br />
in fase di elaborazione, può però<br />
fornire, soprattutto nei casi in cui<br />
le immagini non siano state acquisite<br />
correttamente e il processo<br />
di elaborazione stesso verificato,<br />
risultati all’apparenza ‘gradevoli’<br />
ma che nascondono in realta’<br />
errori (Fig.1) o deformazioni geometriche<br />
(Fig.2).<br />
Se, dunque, scopo primario del<br />
rilievo e modellazione fotogrammetrica<br />
è la generazione di prodotti<br />
metrici, di cui siano definiti<br />
a priori risoluzioni e accuratezze,<br />
diventa fondamentale un uso<br />
consapevole dei software oggi disponibili.<br />
Prima ancora della fase di elaborazione,<br />
è cruciale la pianificazione<br />
del rilievo che deve essere specificamente<br />
adattato in funzione<br />
dello scopo finale del lavoro. A<br />
seconda della risoluzione o della<br />
scala di rappresentazione del prodotto<br />
da realizzare (DTM, ortofoto,<br />
prospetto, ecc.), occorre definire<br />
il valore del GSD (Ground<br />
Sample Distance) delle immagini<br />
e conseguentemente, fissati i parametri<br />
della fotocamera utilizzata,<br />
40 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
Fig. 5 - Blocco fotogrammetrico con camere nadirali (piramidi<br />
verdi) e oblique (piramidi rosse).<br />
Fig. 2 - Esempio di deformazione geometrica di una facciata di un edificio ricostruito con metodi SfM<br />
senza utilizzare Ground Control Points (GCP).<br />
Fig. 3 - Blocco fotogrammetrico da elicottero su un terreno piatto: è evidente la deformazione<br />
del modello ricostruito senza l’impiego di GCPs (SfM o free-netwrork bundle adjustment).<br />
Fig. 4 - Correzione della deformazione del modello fotogrammetrico grazie<br />
all’inserimento di GCP nel bundle adjustment.<br />
la distanza di presa dall’oggetto.<br />
Altro parametro fondamentale e’<br />
la distanza tra due scatti consecutivi<br />
(‘base di presa’), che deve<br />
essere tale da assicurare un numero<br />
elevato di corrispondenze (tie<br />
points) non solo tra due immagini<br />
consecutive, ma possibilmente tra<br />
molteplici immagini che riprendono<br />
la stessa scena. Purtroppo<br />
negli attuali software basati su<br />
SfM non è sempre immediato o<br />
talvolta addirittura impossibile<br />
eliminare dal calcolo i punti che<br />
sono visibili in sole due immagini<br />
o con angoli di intersezione<br />
piccoli. In un calcolo rigoroso,<br />
invece, tali osservazioni andrebbero<br />
filtrate in maniera da assicurare<br />
ridondanza e robustezza al bundle<br />
adjustment.<br />
Un altro accorgimento importante<br />
è quello di bloccare le impostazioni<br />
della camera e dell'obiettivo<br />
per renderli consistenti durante<br />
le acquisizioni ed evitare di sovrastimare<br />
il numero di incognite nel<br />
bundle adjustment. Infine è utile<br />
inserire immagini inclinate e ruotate<br />
nel blocco fotogrammetrico<br />
per renderlo più rigido.<br />
Per verificare il risultato dell’elaborazione,<br />
ovvero che eventuali<br />
deformazioni del modello fotogrammetrico<br />
siano inferiori alle<br />
tolleranze definite dalle specifiche<br />
di progetto, l’utilizzo di punti di<br />
controllo (Ground Control Points<br />
- GCP) diventa fondamentale.<br />
Tali punti dovrebbero essere misurati<br />
con una tecnica diversa e<br />
indipendente da quella fotogrammetrica<br />
tale da garantire un’accuratezza<br />
almeno 2-3 volte superiore<br />
al GSD delle immagini. E’ buona<br />
norma che la distribuzione dei<br />
GCP ricopra uniformemente l’intera<br />
estensione dell’area da rilevare<br />
e che questi punti siano utilizzati<br />
nel bundle adjustment per vincolare<br />
la soluzione SfM (e non solo<br />
per eseguire una trasformazione di<br />
Helmert).<br />
Molti software commerciali basati<br />
su SfM forniscono attualmente<br />
la possibilità di inserire GCP nel<br />
calcolo: rimane però prerogativa<br />
dell’utilizzatore capire quale sia la<br />
qualità e distribuzione dei GCP<br />
più appropriata per controllare<br />
opportunamente la soluzione e infine<br />
verificare il risultato attraverso<br />
gli errori su dei Check Points (CP)<br />
non inseriti nel calcolo.<br />
Le deformazioni geometriche<br />
avvengono qualora il blocco di<br />
immagini non è sufficientemente<br />
robusto per la stima simultanea<br />
di tutte le incognite (es. Fig. 3-4)<br />
ma anche nel caso di blocchi piu’<br />
complessi. La Fig. 5 presenta un<br />
blocco di immagini UAV (sia<br />
nadirali – piramidi verdi, che obli-<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 41
REPORT<br />
que – piramidi rosse) su un area<br />
di ca 50 x 50 m. Le elaborazioni<br />
(Nocerino et al., 2013) mostrano<br />
come anche un blocco complesso<br />
composto di sole immagini<br />
nadirali e processato senza GCP<br />
può portare a deformazioni fino<br />
a 50 mm (Fig. 6b). Va infine ricordato<br />
che utilizzare il solo errore<br />
di riproiezione nelle immagini<br />
per valuare la qualità del bundle<br />
adjustment non è utile a capire se<br />
ci sono deformazioni nel blocco o<br />
altri errori di calcolo.<br />
Pertanto l'impiego di soluzione<br />
automatiche basate su SfM aiuta<br />
a generare modelli 3D da qualunque<br />
blocco di immagini ma non<br />
assicura qualità se non si segue<br />
un protocollo preciso nelle acquisizioni<br />
delle immagini, nel loro<br />
processamento e nel controllo dei<br />
risultati.<br />
Fig. 6 - Confronto tra DSM ottenuti interpolando i tie points generati da SfM con e senza<br />
GCP (a). Confronto tra DSM ottenuti interpolando i tie point generati da SfM con le immagini<br />
sia nadirali che oblique e da SfM con le sole immagini nadirali (b).<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Hirschmueller, H., 2008: Stereo processing by semi-global<br />
matching and mutual information. IEEE Transactions on<br />
Pattern Analysis and Machine Intelligence, 30(2): 328-341.<br />
Nocerino, E., Menna, F., Remondino, F., Saleri, R., 2013:<br />
Accuracy and block deformation analysis in automatic UAV<br />
and terrestrial photogrammetry - Lesson learnt. ISPRS Annals<br />
of the Photogrammetry, Remote Sensing and Spatial Information<br />
Sciences, Vol. II(5/W1), pp. 203-208<br />
Nocerino, E., Menna, F., Remondino, F., 2014: Accuracy of<br />
typical photogrammetric networks in cultural heritage 3D<br />
modeling projects. ISPRS Archives of the Photogrammetry,<br />
Remote Sensing and Spatial Information Sciences, Vol. XL-5, pp.<br />
465-472. ISPRS Commission V Symposium, 23–25 June<br />
2014, Riva del Garda, Italy<br />
Remondino, F., Spera, M.G., Nocerino, E., Menna, F., Nex,<br />
F., 2014: State of the art in high density image matching. The<br />
Photogrammetric Record, Vol. 29(146), pp. 144-166<br />
Remondino, F., Gaiani, M., Apollonio, F., Ballabeni, A.,<br />
Ballabeni, M. and Morabito, D., <strong>2016</strong>: 3D Documentation of<br />
40 Kilometers of Historical Porticoes - the Challenge. ISPRS<br />
Archives of the Photogrammetry, Remote Sensing and Spatial<br />
Information Sciences, Vol. XLI-B5, pp. 711-718<br />
Ullman, S., 1979: The interpretation of visual motion. MIT<br />
Press, Cambridge, MA, USA<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Fotogrammetria; Structure from Motion,<br />
Deformazioni, Punti di Controllo (GCP)<br />
ABSTRACT<br />
The availability of fully automated photogrammetric<br />
software allows almost anyone with a camera, even<br />
low-quality mobile phones, to generate 3D models for<br />
various purposes. Researchers and practitioners employ<br />
photogrammetry as a means of 3D reconstruction<br />
for excavation and archaeological units, museum<br />
artefacts, monuments, cities, landscapes, etc. However,<br />
the majority of image-based users are often unaware of<br />
the strengths and weakness of the used software, employing<br />
it much like a black-box where they can drop<br />
photographs in one end, and retrieve a completed 3D<br />
models on the other end. Structure from Motion (SfM)<br />
methods and software have nevertheless changed the way<br />
many people concive the 3D reconstruction approach<br />
and are nowadays providing the possibility to digitally<br />
model any scene.<br />
AUTORE<br />
Erica Nocerino<br />
nocerino@fbk.eu<br />
Ricercatrice 3D Optical Metrology unit,<br />
Fondazione Bruno Kessler, Trento<br />
http://3dom.fbk.eu<br />
Fabio Remondino,<br />
remondino@fbk.eu<br />
Responsabile 3D Optical Metrology unit,<br />
Fondazione Bruno Kessler, Trento<br />
• Rilievi batimetrici automatizzati<br />
• Fotogrammetria delle sponde<br />
• Acquisizione dati e immagini<br />
• Mappatura parametri ambientali<br />
• Attività di ricerca<br />
Vendita – Noleggio - Servizi chiavi in mano, anche con strumentazione cliente<br />
42 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 43
REPORT<br />
Il supporto satellitare dell'Europa per le emergenze<br />
di Pier Francesco Cardillo, Domenico Grandoni e Anna Laura Di Federico<br />
Il satellite gioca un ruolo importante<br />
nella gestione delle emergenze ed è<br />
alla base dei servizi di e-GEOS per il<br />
supporto alle emergenze.<br />
In ambito europeo questo strumento<br />
è stato inserito come asset operativo<br />
del progetto Copernicus EMS, che<br />
supporta i diversi paesi nella prima<br />
fase di mappatura del territorio dopo<br />
un evento calamitoso e monitora le<br />
fasi immediatamente successive sulla<br />
base di specifiche regole di ingaggio.<br />
Grafico esplicativo dell’attivazione del servizio EMS<br />
Copernicus è il programma<br />
coordinato e gestito<br />
dalla Commissione<br />
Europea per dotare l’Europa<br />
di una propria capacità<br />
di Osservazione della Terra.<br />
Questo programma, oltre alle<br />
missioni satellitari SENTINEL,<br />
per le quali il Centro Spaziale di<br />
Matera di e-GEOS è una delle<br />
tre stazioni del Core Ground<br />
Segment, comprende servizi<br />
operativi dedicati alla diffusione<br />
di prodotti utili agli utenti coinvolti<br />
nelle più importanti fasi<br />
della gestione ordinaria e straordinaria<br />
del territorio.<br />
L’Emergency Mapping di<br />
Copernicus è un servizio operativo<br />
ormai da 9 anni, dopo<br />
5 anni di attività sperimentale<br />
nell’ambito di programmi FP7.<br />
Fornisce alla Commissione<br />
Europea informazioni geospaziali<br />
e mappe satellitari<br />
delle aree colpite da emergenze,<br />
offrendo alle protezioni civili<br />
e alle autorità competenti dei<br />
Paesi dell’Unione e alle organizzazioni<br />
umanitarie internazionali<br />
la disponibilità dei dati necessari<br />
alla gestione di eventi catastrofici.<br />
Il servizio, operativo<br />
24 ore su 24 e 365 giorni l’anno,<br />
ha una capacità produttiva<br />
dedicata alle situazioni di crisi<br />
(alluvioni, terremoti, incendi,<br />
disastri tecnologici) ed è operato<br />
per conto della Commissione<br />
Europea da e-GEOS, alla guida<br />
di un consorzio formato dalla<br />
controllata tedesca GAF, dalla<br />
società italiana Ithaca e dalla<br />
francese SIRS.<br />
Il servizio Copernicus<br />
Emergency Mapping<br />
Il servizio Copernicus<br />
Emergency Mapping attivato<br />
dalla Commissione Europea, a<br />
seguito di una richiesta formale<br />
da parte di uno degli Stati,<br />
fornisce mappe digitali (pronte<br />
anche per la stampa) e file vettoriali<br />
relativi alla situazione<br />
pre-evento e post-evento.<br />
La tipologia di prodotti certificati<br />
disponibili varia in base al<br />
tipo di evento calamitoso occorso<br />
e prevede la realizzazione,<br />
con tempistiche certe, di:<br />
reference maps: mappe di<br />
riferimento che forniscono conoscenze<br />
di base sul territorio<br />
e sul suo patrimonio sulla base<br />
dei dati disponibili prima del<br />
disastro, tra cui elementi lineari,<br />
areali o puntuali come le reti di<br />
trasporto, gli insediamenti e le<br />
infrastrutture;<br />
delineation maps: mappe atte<br />
a fornire una prima valutazione<br />
dell’estensione geografica<br />
colpita, sulla base di immagini<br />
satellitari acquisite subito dopo<br />
l’evento disastro. Le “delineation<br />
maps” possono indicare,<br />
ad esempio, le aree bruciate o<br />
allagate, o la zona colpita da un<br />
terremoto;<br />
grading maps: forniscono<br />
una valutazione dell’impatto e<br />
l’ordine di grandezza dei danni<br />
causati da un evento. Le mappe<br />
sono derivate da rilievi satellitari<br />
pre e post-evento. Il prodotto<br />
quindi include una valutazione<br />
della misura, del tipo e dell’entità<br />
dei danni specifici sulla base<br />
della tipologia di evento calamitoso.<br />
44 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
Come si attiva (e quando<br />
può essere attivato)<br />
Vi sono tre distinte categorie<br />
di utenti in Copernicus EMS,<br />
ai quali corrispondo differenti<br />
flussi informativi e decisionali ai<br />
fini dell’attivazione del servizio:<br />
Authorized Users: possono<br />
attivare il servizio contattando<br />
direttamente l’Emergency<br />
Response Coordination<br />
Centre (ERCC) operato da<br />
DG ECHO, la Direzione<br />
Europea per gli aiuti<br />
Umanitari e la Protezione<br />
Civile.<br />
Gli Authorized Users possono<br />
attivare Copernicus EMS<br />
compilando un modulo di<br />
Richiesta di Servizio disponibile<br />
sul portale Copernicus EMS<br />
all’indirizzo http://emergency.<br />
copernicus.eu/mapping/ems/<br />
how-use-service. Il modulo<br />
dovrà essere inviato a ECHO-<br />
ERCC@ec.europa.eu, facendo<br />
seguire all’invio del modulo<br />
una chiamata alla centrale operativa<br />
situata a Bruxelles (+32-<br />
2-29-21112).<br />
Gli Associated Users potranno<br />
attivare il servizio contattando<br />
il proprio Focal Point nazionale,<br />
se noto, o rivolgendosi<br />
direttamente all’ERCC per<br />
supporto.<br />
Ad essi appartengono:<br />
National Focal Point negli<br />
Stati Membri e nei paesi<br />
appartenenti al meccanismo<br />
europeo di Protezione civile<br />
i servizi EC e la Situation<br />
Room dell‘European External<br />
Action Service<br />
Associated Users: possono<br />
attivare il servizio attraverso<br />
un Authorized User (ad essi<br />
appartengono enti pubbliche<br />
regionali e locali)<br />
organizzazioni governative<br />
internazionali quali le agenzie<br />
delle Nazioni Unite, la Banca<br />
Mondiale od organizzazioni<br />
non governative nazionali e<br />
internazionali<br />
enti e istituzioni nel perimetro<br />
dell’European External<br />
Action Service, come ad<br />
esempio le delegazioni UE,<br />
l’INTCEN e il Satellite<br />
Centre dell’Unione Europea<br />
General Public Users: non<br />
sono autorizzati ad attivare il<br />
servizio, ma possono accedere<br />
a tutte le informazioni e ai<br />
dati sulle attivazioni in corso<br />
e passate attraverso il portale<br />
emergency.copernicus.eu<br />
Il terremoto Centro Italia<br />
Il servizio COPERNICUS<br />
EMS è stato attivato immediatamente<br />
dalla protezione Civile<br />
Italiana e dall’Agenzia Spaziale<br />
Italiana già dopo poche ore dal<br />
sisma l’emergency center iniziava<br />
le attività di analisi del territorio<br />
con acquisizioni satellitari<br />
Ottiche e Radar.<br />
Grafici esplicativi e momenti dell’attivazione del<br />
processo EMS e chat del terremoto del 26 agosto.<br />
Intervista a R. Battiston presidente<br />
ASI sul ruolo dello spazio<br />
L’Italia è un paese all’avanguardia nel<br />
settore spaziale, con una filiera industriale<br />
completa e tecnologicamente avanzata. In<br />
particolare, le tecnologie e le applicazioni<br />
per l’osservazione della Terra - dove abbiamo<br />
tradizione ed eccellenza - influenzano<br />
sempre di più e positivamente la nostra vita.<br />
La costellazione di satelliti di COSMO-<br />
SkyMed è uno strumento fondamentale<br />
a disposizione dell’Italia e della comunità<br />
internazionale per la valutazione del danno<br />
nel caso di disastri naturali come terremoti<br />
e alluvioni e per il supporto delle operazioni<br />
di soccorso. Inoltre in caso di eventi sismici è<br />
uno strumento fondamentale per lo sviluppo<br />
di un modello geofisico delle aeree colpite.<br />
COSMO-SkyMed proseguirà con lo sviluppo<br />
di due satelliti di seconda generazione, con<br />
prestazioni ulteriormente migliorate in grado<br />
di fornire nuove possibilità applicative.<br />
Intervista a Massimo Claudio<br />
Comparini (AD di e-GEOS)<br />
I recenti casi di emergenze che hanno colpito<br />
purtroppo l’Italia ci hanno visti costantemente<br />
all’opera nella erogazione dei dati come<br />
operatori del sistema Cosmo Skymed e nella<br />
generazione di prodotti a valore aggiunto<br />
a supporto della Commissione Europea<br />
e della Agenzia Spaziale Italiana. In tale<br />
contesto abbiamo proseguito lo sviluppo di<br />
tecniche di fusione dati dalle diverse sorgenti<br />
satellitari e la sperimentazione dell’utilizzo di<br />
informazioni georeferenziate dei social media<br />
per la generazione di mappe in tempi rapidi,<br />
funzionali all’utilizzo nelle immediate fasi<br />
post evento e nella successiva valutazione di<br />
impatto e dei danni. Un esempio concreto<br />
del grande valore delle tecnologie spaziali<br />
percepito in modo crescente dal pubblico e<br />
della evoluzione delle applicazioni geospaziali<br />
verso l’internet delle cose.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 45
REPORT<br />
La Protezione Civile, sempre<br />
nell’ambito dello sfruttamento<br />
dei dati satellitari ha attivato al<br />
meglio lo strumento Europeo<br />
COPERNICUS EMS per la<br />
fornitura urgente di mappe e<br />
cartografia vettoriale da utilizzare<br />
immediatamente in campo.<br />
Durante i due eventi, il team internazionale<br />
guidato dall’italiana<br />
e-GEOS, ha prodotto nell’ambito<br />
del progetto oltre 100mappe<br />
delle aree colpite sfruttando<br />
tutti i dati disponibili dal satellite<br />
Ottico a quello Radar, dalle<br />
Sentinelle a COSMO-SkyMed,<br />
dai voli aerei ai dati disponibili<br />
sui social media per ottenere i<br />
dati più affidabili possibile, nel<br />
minor tempo.<br />
La Costellazione italiana<br />
COSMO-SkyMed ha giocato un<br />
ruolo importante poiché è stato<br />
utilizzato per valutare immediatamente<br />
l’estensione dei danni,<br />
l’impatto addirittura con misure<br />
centimetriche sul territorio<br />
(Monte Vettore) e ha svolto un<br />
ruolo di change detection (monitoraggio<br />
delle variazioni) tra le<br />
due scosse.<br />
Sperimentazioni in progress<br />
Un particolare caso di interesse<br />
consiste nell’uso di COSMO-<br />
SkyMed come strumento per<br />
monitorare i crolli. Solo una<br />
costellazione di 4 satelliti identici<br />
è stata in grado di acquisire<br />
immagini identiche (necessarie<br />
per questo tipo di analisi) a<br />
distanza di un giorno. I satelliti<br />
radar, infatti, già il 30 Ottobre<br />
hanno acquisito una immagine<br />
alle 5.50 poco prima delle<br />
nuove scosse. Il 31 alla stessa<br />
ora, grazie al quarto satellite<br />
della costellazione italiana, sono<br />
state acquisite nuove immagini<br />
su Norcia, interferometriche<br />
(identiche) con quelle dei giorni<br />
precedenti.<br />
Nelle immagini della pagina<br />
precedente possiamo vedere in<br />
rosso evidenziate le variazioni<br />
dovute a nuovi crolli. Grazie a<br />
COSMO-SkyMed e ad un algoritmo<br />
che aiuta ad eliminare<br />
le zone vegetate (che potrebbero<br />
indurre i sistemi automatici in<br />
errore) infatti, è possibile vedere<br />
spostamenti centimetrici dell’edificato.<br />
Il risultato è quello che viene<br />
definito una “damage proxy<br />
map” che identifica una provabilità<br />
di danno. In questo caso il<br />
sensore vede piccolissime variazioni,<br />
quindi sarà poi necessario<br />
verificare con ulteriori sopralluoghi<br />
visto l’entità del sisma.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Copernicus; emergency management service;<br />
satellite; terremoto<br />
e-GEOS (Leonardo)<br />
e-GEOS è una joint venture tra Telespazio (Leonardo/Thales) e l’Agenzia Spaziale<br />
Italiana, che opera nel settore della geo-informazione da oltre 9 anni. L’azienda, infatti,<br />
porta con se tutte le competenze tecniche della Capogruppo Telespazio che ha operato<br />
nelle settore dell’Osservazione della terra fin dagli albori di questa scienza, oggi è diventata<br />
parte integrante delle attività operative in molti settori civili e militari. L’evoluzione<br />
tecnologica e gli investimenti fatti da e-GEOS nell’ambito della cosiddetta “info on<br />
demand”, che prevede cartografia tecnica e tematica realizzata in tempi rapidissimi,<br />
rendono possibile un supporto dedicato a tutte le realità pubbliche e private che devono<br />
monitorare un asset primario sia in tempo ordinario che nel periodo di emergenza.<br />
Per questo motivo e-GEOS è dotata, presso il centro spaziale di Matera, di un “data hub”<br />
con capacità di pianificazione e acquisizione di dati da satellite unica in Italia e tra le più<br />
avanzate al mondo. I satelliti ottici e radar transitando nell’area di interesse dalla stazione<br />
scaricano dati disponibili in tempo reale per usi emergenziali. Nel centro Spaziale,<br />
e-GEOS è in grado di ricevere oltre a COSMO-SkyMed, Sentinel, DigitalGlobe, IRS etc.<br />
A Roma invece è presente l’Emergency Center dal quale vengono erogati tutti i servizi<br />
emergenziali di e-GEOS. Questa capacità operativa consente alla compagnia italiana<br />
i offrire dati e servizi a supporto degli enti preposti in qualunque giorno e con i tempi<br />
minori possibili. L’operare anche per progetti come Copernicus EMS consente di avere<br />
standard qualitativi estremamente codificati sulla base delle emergenze e delle urgenze ad<br />
esse collegate. In questo senso e-GEOS è operativa anche in situazione non previste dal<br />
progetto Copernicus.<br />
ABSTRACT<br />
Satellite plays an imported role in emergency management<br />
and is the basis of e-GEOS activities under the emergency<br />
support services. In Europe this instrument was inserted as<br />
the Copernicus EMS operating assets, which supports the<br />
different countries in the first phase of mapping the territory<br />
after a disaster and monitors the phases immediately after the<br />
engagement.<br />
AUTORE<br />
Pier Francesco Cardillo,<br />
pierfrancesco.cardillo@e-geos.it<br />
Domenico Grandoni<br />
domenico.grandoni@e-geos.it<br />
Anna Laura Di Federico<br />
annalaura.difederico@e-geos.it<br />
http://e-GEOS.it<br />
46 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
MERCATO<br />
Topcon Delta Solutions:<br />
una soluzione<br />
per il monitoraggio<br />
delle deformazioni<br />
Utilizzando un sistema formato<br />
da componenti software<br />
e hardware (Delta Link,<br />
Delta Log, Delta Watch,<br />
Delta Sat e la stazione totale<br />
MS AXII) il sistema Delta<br />
Solutions è stato ideato per<br />
fornire misurazioni di monitoraggio<br />
accurate e affidabili<br />
e un reporting associato, per<br />
la tutela degli asset.<br />
Il sistema Delta Solutions<br />
utilizza la stazione totale<br />
Topcon MS AXII unita<br />
al software Topcon Delta<br />
Watch realizzato per monitorare,<br />
gestire e valutare i dati<br />
di monitoraggio oltre ad attivare<br />
facoltativamente allarmi.<br />
“Come software indipendente,<br />
Delta Watch offre dati<br />
accurati e affidabili in una<br />
serie di formati di report per<br />
soddisfare al meglio le esigenze<br />
di progetto, ha affermato<br />
Ian Stilgoe, vice presidente<br />
della gestione del portafoglio<br />
di Topcon Positioning<br />
Group. “I dati provenienti<br />
dalle stazioni totali, dai ricevitori<br />
GNSS, dai dispositivi<br />
di livellamento e dai sensori,<br />
possono essere elaborati<br />
e analizzati singolarmente o<br />
come soluzioni di rete compensata.<br />
“Topcon Delta Link offre<br />
una comunicazione di supporto<br />
all’hardware per un<br />
funzionamento autonomo<br />
sul campo,” ha affermato.<br />
“Delta Link gestisce ogni<br />
fonte di alimentazione massimizzando<br />
la disponibilità<br />
del sistema.”<br />
Le opzioni di comunicazione<br />
includono Ethernet, Wi-Fi e<br />
un modem cellulare integrato<br />
approvato a livello globale.<br />
Delta Log, a cui si può accedere<br />
tramite un portale web<br />
sicuro, è realizzato per fornire<br />
un’interfaccia intuitiva per<br />
gestire le osservazioni, i tipi<br />
di target e la programmazione<br />
delle misurazioni. “Delta<br />
Log offre una piattaforma<br />
semplice per funzionalità<br />
avanzate: funzioni esclusive<br />
Topcon come la 'matrix detection'<br />
vengono controllate<br />
intuitivamente attraverso<br />
il software,” ha affermato<br />
Stilgoe.<br />
“Delta Log continuerà a far<br />
funzionare la stazione totale<br />
nel caso in cui dovesse venire<br />
meno la comunicazione con<br />
il database Delta Watch,” ha<br />
affermato. “Una volta ripristinata<br />
la comunicazione, i<br />
dati vengono sincronizzati e<br />
il database principale viene<br />
aggiornato.”<br />
Delta Watch include il modulo<br />
di elaborazione facoltativo<br />
DeltaSatGNSS, che<br />
consente il monitoraggio<br />
GNSS indipendente o combinato<br />
con compensazione di<br />
rete, GNSS e stazione totale.<br />
Topcon Delta Solutions è il<br />
risultato di una partnership<br />
tra Topcon e lo specialista<br />
di monitoraggio delle deformazioni<br />
e tunneling, VMT<br />
GmbH.<br />
Per maggiori informazioni,<br />
visitare il sito topconpositioning.com.<br />
(Fonte: Topcon Positioning)<br />
Strada Antica di None 2<br />
10092 Beinasco (TO)<br />
Tel: +39 011.397.11.56<br />
Fax +39 011.397.26.14<br />
info@mesasrl.it<br />
<strong>GEOmedia</strong> www.mesasrl.it<br />
n°5-<strong>2016</strong> 47
MERCATO<br />
Planetek e European Space<br />
Imaging insieme per supportare<br />
le operazioni di soccorso<br />
nelle aree colpite dal terremoto<br />
con le immagini gratuite<br />
del satellite WorldView-2<br />
European Space Imaging e Planetek<br />
Italia, partner commerciali da lungo<br />
tempo, si sono attivati per supportare<br />
l’emergenza terremoto che ha colpito il<br />
centro Italia fornendo nelle prime ore<br />
del 24 Agosto <strong>2016</strong> le<br />
prime immagini satellitari ad altissima<br />
risoluzione disponibili agli operatori<br />
nelle attività di soccorso e ai media.<br />
Le immagini acquisite dal satellite<br />
WorldView-2 sulle aree colpite hanno<br />
mostrato subito l’entità dei danni.<br />
L’immagine è stata resa disponibile in<br />
poco tempo alla Protezione Civile italiana.<br />
Alle ore 3:30 del mattino del 24<br />
agosto un terremoto di magnitudo 6.2<br />
ha colpito una vasta area dell’Italia centrale,<br />
causando la distruzione di interi<br />
paesi (Amatrice, Accumoli, Pescara del<br />
Tronto e Arquata del Tronto, tra i più<br />
colpiti) ed un pesante bilancio in termini<br />
di vite umane.<br />
Per supportare la macchina umanitaria<br />
e le operazioni di soccorso, tutti i principali<br />
provider mondiali di dati satellitari<br />
si sono mobilitati contribuendo<br />
attivamente, con acquisizioni di dati e<br />
immagini ad altissima risoluzione delle<br />
aree colpite. Tali dati normalmente<br />
vengono resi disponibili gratuitamente<br />
per favorire con la massima rapidità la<br />
conoscenza sullo stato dei luoghi.<br />
L'Unione Europea ha immediatamente<br />
mobilitato il team Copernicus EMS,<br />
per fornire alla Protezione Civile italiana<br />
le immagini dei satelliti europei<br />
Copernicus Sentinel e le mappe del terremoto.<br />
Già dalle prime ore del mattino,<br />
Planetek si è attivata, collaborando<br />
con la European Space Imaging, che<br />
gestisce la programmazione dei satelliti<br />
WorldView e GeoEye-1 sul territorio<br />
europeo, per acquisire immagini in altissima<br />
risoluzione sulle aree colpite.<br />
Pochissime ore dopo il sisma, intorno<br />
alle 11:20, il satellite WorlView-2 ha effettuato<br />
la prima acquisizione sulla città<br />
di Amatrice, la quale è stata immediatamente<br />
messa a disposizione da Planetek<br />
Italia ai volontari del Humanitarian<br />
OpenStreetMap Team (HOT).<br />
"La capacità dei satelliti per raccogliere<br />
le immagini su grandi aree, la vista<br />
dall'alto delle zone colpite da una situazione<br />
di emergenza e il confronto con<br />
le immagini precedenti aiuta a riconoscere<br />
rapidamente le modifiche e capire<br />
dove per affrontare il primo soccorso"<br />
dice Giovanni Sylos Labini, CEO di<br />
Planetek Italia.<br />
In qualità di fornitore leader di immagini<br />
satellitari ad altissima risoluzione,<br />
la European Space Imaging conosce<br />
l'importanza di rendere le immagini<br />
disponibili rapidamente.<br />
"Quando una catastrofe accade in<br />
Europa, siamo pronti ad agire rapidamente.<br />
Il nostro team operativo di<br />
esperti valuta la situazione e cerca di<br />
ottenere le migliori immagini possibili<br />
con il primo accesso satellitare della<br />
giornata. Una volta acquisiti i dati<br />
sulla zona interessata, prepariamo le<br />
immagini e le condividiamo", spiega<br />
Michaela Neumann, Director of<br />
Sales and Marketing, European Space<br />
Imaging.<br />
L'immagine satellitare acquisita è stata<br />
immediatamente messa a disposizione<br />
dei volontari del Humanitarian<br />
OpenStreetMap Team (HOT) e di<br />
chiunque volesse contribuire ad individuare<br />
e mappare gli edifici e le strutture<br />
danneggiate e crollate. Un lavoro di<br />
team che mira a rendere disponibili alle<br />
istituzioni e alle forze in campo informazioni<br />
utili per affrontare l'emergenza,<br />
ma anche il post-emergenza.<br />
Maggiori informazioni:<br />
Per l’Europa: European Space Imaging,<br />
marketing@euspaceimaging.com,<br />
www.euspaceimaging.com<br />
Per l’Italia: Planetek Italia, info@planetek.it,<br />
www.planetek.it<br />
(Fonte: Planetek Italia)<br />
48 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
MERCATO<br />
Reti tecnologiche: da ENEA il software per<br />
prevedere i rischi da eventi naturali<br />
CIPCast, il software "sentinella" che consente di prevedere e<br />
gestire i rischi da eventi naturali particolarmente intensi su infrastrutture<br />
di reti per energia, acqua e telecomunicazioni.<br />
L’aspetto più innovativo di questo software è la possibilità di<br />
integrare previsioni meteo con dati georeferenziati, sull’assetto<br />
idrogeologico e sulla frequenza di eventi naturali, per elaborare<br />
mappe di previsione dell’impatto di fenomeni particolarmente<br />
intensi (nubifragi, alluvioni e frane) su infrastrutture e servizi.<br />
CIPCast è in grado di fornire previsioni realistiche sullo sviluppo<br />
dello scenario di crisi, il ripristino degli elementi danneggiati<br />
e gli interventi per ridurre l’impatto sui servizi e sul sistema<br />
sociale ed economico (cittadini, sistema delle imprese, servizi<br />
pubblici). Il software è anche in grado di simulare le ricadute<br />
sulle infrastrutture di eventi estremi come terremoti e nubifragi,<br />
valutarne l’impatto e predisporre di conseguenza i relativi<br />
piani di emergenza. “CIPCast è uno strumento flessibile, in<br />
grado quindi di elaborare sia scenari reali con dati da sensori<br />
e previsioni meteo, sia scenari da eventi naturali simulati per<br />
pianificare le opportune azioni in caso di massima allerta -<br />
spiega Vittorio Rosato, responsabile del Laboratorio Analisi e<br />
Protezione delle Infrastrutture Critiche dell’ENEA -. ENEA<br />
insieme ad importanti partner internazionali sta cercando di<br />
costruire Centri di Competenza Nazionali, da federare a livello<br />
europeo, in grado di<br />
supportare operatori delle infrastrutture, Enti Locali e<br />
Protezione Civile con l’obiettivo di ridurre l’impatto delle calamità<br />
naturali e contribuire a migliorare la resilienza dei sistemi<br />
tecnologici a livello locale e nazionale”.<br />
“Una volta acquisiti i dati da sensori e previsioni meteo –<br />
spiega Vittorio Rosato – l’applicazione elabora gli scenari di<br />
rischio, identifica gli elementi delle infrastrutture in pericolo,<br />
stima l’impatto sui servizi e quantifica gli effetti che la loro<br />
eventuale interruzione potrebbe produrre su cittadini e sistema<br />
produttivo. Avere a disposizione queste informazioni– prosegue<br />
Rosato –consente non solo all’azienda di energia elettrica,<br />
ma anche a chi amministra la città e si occupa della sua sicurezza<br />
di gestire situazioni di crisi e predisporre strumenti efficaci<br />
per interventi rapidi”.<br />
Tra il 2010 e i primi mesi del 2015 in Italia sono stati 43 i<br />
giorni di blackout elettrici a causa del maltempo. A Roma tra<br />
il 2013 ed il 2014 si sono verificati ben 5 casi di allagamenti<br />
in vaste aree del territorio comunale, tutti episodi legati alle<br />
forti piogge concentrate nell’arco di pochissime ore. Sempre<br />
a Roma, in poco più di 5 anni di monitoraggio (da ottobre<br />
2010 a tutto il 2015), sono stati 15 gli eventi estremi registrati<br />
sulla mappa del rischio climatico e 24 i giorni di stop<br />
a metropolitane e treni urbani a causa delle piogge intense.<br />
(Dati dal dossier di Legambiente "Le città italiane alla sfida del<br />
clima", elaborato in collaborazione con il Ministero dell'Ambiente<br />
e della Tutela del Territorio e del Mare.) Il software<br />
CIPCast è stato realizzato nell’ambito del progetto europeo<br />
“Critical Infrastructures Preparedness and Resilience Research<br />
Network” (CIPRNet) e poi sviluppato ulteriormente per il<br />
progetto RoMA (Resilience enhancement of Metropolitan<br />
Areas), finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e<br />
Ricerca per le “Smart Cities” denominato.<br />
(Fonte: ENEA)<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 49
REPORT<br />
La Cartografia ISTAT come supporto<br />
per le emergenze territoriali<br />
di Stefano Mugnoli, Damiano Abbatini, Raffaella Chiocchini e Fabio Lipizzi<br />
Le località Istat tematizzate secondo la popolazione residente rilevata nelle SdC<br />
Le Basi Territoriali (BT) dell’ISTAT, aggiornate prima di ogni rilevazione<br />
censuaria, rappresentano la base cartografica per la descrizione statistica<br />
dell’intero territorio nazionale e possono essere un valido supporto sia<br />
nelle fasi di previsione e prevenzione di un evento calamitoso sia nella fase<br />
successiva di pianificazione degli interventi post evento.<br />
La loro stratificazione tematica in località abitate e produttive e sezioni di<br />
censimento, infatti, permette con semplici elaborazioni GIS la restituzione<br />
di cartografia tematica a varie scale di dettaglio che risulta molto utile<br />
soprattutto nei momenti immediatamente successivi all’evento.<br />
Inoltre, a supporto della pianificazione post evento, integrando i dati delle<br />
Bt con il database ISTAT del censimento degli edifici e delle abitazioni<br />
si possono fornire ulteriori importanti informazioni relative allo stato del<br />
patrimonio abitativo al 2011, anno dell’ultimo censimento, che restituisce<br />
una fotografia sullo stato e sull’utilizzo dell’edificato pre-evento calamitoso.<br />
In questo breve contributo si descrivono le principali caratteristiche delle<br />
BT illustrando alcuni loro possibili utilizzi in situazioni di emergenza dovuta<br />
ad eventi calamitosi che possono interessare il territorio Italiano.<br />
Tra gli adempimenti legislativi<br />
che l’Istituto<br />
Nazionale di Statistica<br />
deve osservare è prevista la produzione<br />
di una cartografia nazionale<br />
ad una scala subcomunale. Tale<br />
strato geografico grazie alla sua<br />
risoluzione è diventato, ormai da<br />
anni, anche il punto di riferimento<br />
nazionale per lo studio e la valutazione<br />
di numerosi fenomeni<br />
socio-demografici ed economici<br />
tra loro collegati nonché per le<br />
usuali finalità statistiche interne<br />
all’Istituto (Lipizzi et altri <strong>2016</strong>).<br />
Lo strato geografico in oggetto<br />
denominato Base territoriale (Bt),<br />
è il supporto cartografico ufficiale<br />
per le operazioni di raccolta e diffusione<br />
dei dati rilevati in occasione<br />
dei censimenti generali (Istat<br />
1997). Le Bt sono una fotografia<br />
aggiornata delle delimitazioni<br />
territoriali adottate includendo,<br />
all’interno dei nuovi confini delle<br />
località abitate, anche le aree con<br />
edifici di recente costruzione. In<br />
questo senso le Bt sono la rappresentazione<br />
di oggetti geografici<br />
che descrivono il mosaico insediativo<br />
che caratterizza il Paese e<br />
la sua evoluzione nel medio lungo<br />
periodo.<br />
Dunque, lo sforzo prodotto<br />
dall’Istat per ottenere informazioni<br />
statistiche su una maglia<br />
territoriale così fine è un’attività<br />
determinante per soddisfare il<br />
crescente bisogno informativo<br />
del Paese e in questo ambito le<br />
Bt possono anche essere utilizzate<br />
per analisi territoriali successive<br />
ad eventi calamitosi naturali (Istat<br />
<strong>2016</strong>). Sono state inoltre, effettuate<br />
significative sperimentazioni<br />
d’integrazione di dati geografici,<br />
sulla copertura e l’uso del suolo,<br />
per aggiungere queste informazioni<br />
sullo strato informativo<br />
50 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
delle Bt (Chiocchini R., Mugnoli<br />
S. 2014). In altre parole, pur con<br />
le dovute cautele e con lo sviluppo<br />
di ulteriori progetti mirati al<br />
miglioramento dell’attuale qualità<br />
delle Bt, non c’è dubbio che<br />
queste giocheranno un ruolo di<br />
primo piano nelle rinnovate sfide<br />
d’informazione statistica geocodificata<br />
che la collettività ci pone.<br />
Ad oggi la fonte legislativa di<br />
riferimento per la definizione<br />
e l’aggiornamento delle Bt è il<br />
Regolamento anagrafico, D.P.R.<br />
223/1989, che demanda all’Istat<br />
il compito di definire “le norme<br />
tecniche per l’esecuzione degli<br />
adempimenti dei comuni in materia<br />
topografica ed ecografica al<br />
fine di assicurarne uniformità e<br />
omogeneità d’applicazione” (Istat<br />
1992).<br />
In questo contributo si descrivono<br />
le più importanti caratteristiche<br />
delle Bt, in particolare dello<br />
strato più di dettaglio, quello<br />
delle Sezioni di censimento (SdC)<br />
e del database ISTAT degli edifici<br />
e delle abitazioni nonché le loro<br />
potenzialità come supporto per la<br />
gestione delle emergenze.<br />
Utilizzo delle Bt in fase di<br />
previsione e prevenzione e<br />
nella pianificazione delle emergenze<br />
Da quanto detto sopra i dati cartografici<br />
relativi alle SdC sono un<br />
valido strumento per effettuare<br />
una pianificazione territoriale di<br />
tutto ciò che riguarda la popolazione<br />
residente. Infatti le analisi<br />
di previsione e prevenzione di un<br />
evento calamitoso, sia di origine<br />
naturale che antropica, utilizzano<br />
prioritariamente la distribuzione<br />
territoriale della popolazione residente<br />
e la delimitazione delle aree<br />
in cui essa risiede come target per<br />
l’intervento sul territorio. Inoltre<br />
la distribuzione della popolazione<br />
è uno dei principali elementi di<br />
interesse su cui definire i piani di<br />
emergenza. In fase di pianificazione<br />
dell’emergenza i dati delle Bt e<br />
i dati relativi agli edifici, vengono<br />
utilizzati sia durante l’elaborazione<br />
dei piani di emergenza<br />
sia nella fase successiva di attuazione<br />
di questi ultimi. Nel corso<br />
della pianificazione, il possesso<br />
di una cartografia così dettagliata<br />
con la localizzazione della<br />
popolazione residente esposta<br />
ad un eventuale evento calamitoso,<br />
aiuta a definire dove posizionare<br />
le aree e le infrastrutture<br />
strategiche da utilizzare durante<br />
l’emergenza; inoltre offre una<br />
mappa che identifica i luoghi<br />
più idonei dove convogliare la<br />
popolazione, sia che si tratti di un<br />
evento calamitoso di origine naturale<br />
che di origine antropica.<br />
Nella fase successiva all’evento, i<br />
dati cartografici delle Bt permettono,<br />
se associati ad altre fonti di<br />
dati, di individuare le aree dove<br />
posizionare nuovi campi di accoglienza,<br />
gli eventuali insediamenti<br />
temporanei e la collocazione<br />
territoriale dei moduli abitativi,<br />
qualora si verifichino danni<br />
strutturali gravi agli edifici come<br />
crolli o lesioni che comportano<br />
la totale o temporanea inagibilità<br />
dell’edificio.<br />
Va precisato che le Bt essendo<br />
inoltre integrate, oltre che al censimento<br />
degli edifici e abitazioni,<br />
anche al censimento dell’agricoltura<br />
e industria e servizi sono di<br />
aiuto durante la fase di stima dei<br />
danni subiti dalle aziende che<br />
operano nel territorio colpito.<br />
Tutti i dati statistici forniti dai tre<br />
diversi censimenti e collegati alle<br />
Bt, permettono quindi di avere<br />
una visione globale delle attività<br />
antropiche sul territorio. Queste<br />
informazioni consentono, insieme<br />
al monitoraggio e le ricognizioni<br />
dei tecnici preposti, direttamente<br />
in situ nell’area colpita,<br />
gli interventi ricostruttivi post<br />
evento che dovranno riportare<br />
ad una ripresa della vita sociale e<br />
dell’economia dell'area coinvolta.<br />
Allo stato attuale, le Bt sono state<br />
anche utilizzate in un progetto<br />
Sezione di censimento (SdC)<br />
Unità minima di rilevazione del Comune sulla<br />
cui base è organizzata la rilevazione censuaria.<br />
E’ costituita da un solo corpo delimitato da una<br />
linea spezzata chiusa. A partire dalle sezioni di<br />
censimento sono ricostruibili, per somma, le entità<br />
geografiche ed amministrative di livello superiore<br />
(località abitate, aree sub-comunali, collegi elettorali<br />
ed altre). Ciascuna sezione di censimento deve<br />
essere completamente contenuta all’interno di<br />
una ed una sola località. Il territorio comunale<br />
deve essere esaustivamente suddiviso in sezioni<br />
di censimento; la somma di tutte le sezioni di<br />
censimento ricostruisce l’intero territorio nazionale.<br />
congiunto Istat - Ispra – Nucleo<br />
di valutazione e analisi per la<br />
programmazione (Presidenza del<br />
Consiglio dei Ministri), per la definizione<br />
di alcuni indicatori sul<br />
rischio idrogeologico in cui è prevista<br />
la stima della popolazione a<br />
rischio; si tratta di: popolazione<br />
esposta a rischio frane e di popolazione<br />
esposta a rischio alluvioni.<br />
I dati che hanno permesso il calcolo<br />
dei due indicatori sono stati<br />
ottenuti dall’intersezione delle<br />
SdC 2001 e 2011 con le aree in<br />
frana provenienti dal progetto<br />
IFFI (Inventario dei fenomeni<br />
franosi in Italia) e con le aree<br />
esondabili derivate dai PAI (Piani<br />
di assetto idrogeologico) del<br />
Ministero dell’Ambiente e della<br />
Tutela del Territorio e del Mare.<br />
I dati sono stati elaborati per<br />
comune e poi aggregati a livello<br />
provinciale e regionale. Questi<br />
indicatori sono inseriti all’interno<br />
dell’Accordo di Partenariato<br />
2014-2020 che monitora l’applicazione<br />
dei programmi comunitari<br />
per il nuovo ciclo di programmazione<br />
di ripartizione dei fondi<br />
comunitari.<br />
Per la previsione e prevenzione<br />
del rischio sismico, le Bt e i dati<br />
censuari provenienti dal censimento<br />
degli edifici e delle abitazioni<br />
sono stati utilizzati da parte<br />
del Dipartimento della Protezione<br />
Civile per la definizione di un<br />
indicatore sintetico che prende in<br />
considerazione specificamente i<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 51
REPORT<br />
dati sulla vulnerabilità degli edifici.<br />
Tale indicatore è disponibile a<br />
livello comunale ed è contenuto<br />
nella Strategia comunitaria sulle<br />
Aree Interne del paese. Le Aree<br />
Interne sono state definite attraverso<br />
una metodologia proposta e<br />
approvata da un comitato tecnico<br />
scientifico in cui anche l’ISTAT<br />
insieme agli altri organi governativi<br />
è stata chiamata a partecipare;<br />
tale progetto è stato gestito prima<br />
dal Dipartimento delle Politiche<br />
di Sviluppo del Ministero del<br />
Tesoro e ora dall’Agenzia per la<br />
Coesione Territoriale.<br />
Nell'immagine a pagina 50<br />
le località Istat del comune di<br />
Tolentino tematizzate secondo<br />
la popolazione residente rilevata<br />
nelle SdC; le gradazioni più scure<br />
indicano le zone con maggior<br />
popolazione. In giallo i confini<br />
comunali.<br />
I dati del censimento degli<br />
edifici e delle abitazioni<br />
I dati raccolti in occasione del<br />
censimento della popolazione e<br />
delle abitazioni sono, tra le statistiche<br />
ufficiali, la fonte principale<br />
per disporre di informazioni a<br />
una griglia territoriale molto fine<br />
che arriva sino al livello di sezione<br />
di censimento. Le sezioni ‘di censimento’,<br />
infatti, nascono proprio<br />
per organizzare la raccolta dei<br />
dati censuari (di qui la specificazione<br />
del complemento) e il loro<br />
disegno, in origine, rispondeva a<br />
criteri di equi-numerosità delle<br />
famiglie tra una sezione e l’altra<br />
al fine di distribuire in modo<br />
equilibrato il lavoro sul campo tra<br />
i rilevatori.<br />
Le innovazioni di processo introdotte<br />
con la tornata censuaria del<br />
2011 hanno gettato le basi per<br />
un superamento – in termini di<br />
organizzazione della rilevazione<br />
– delle sezioni di censimento: nel<br />
2011, infatti, per la prima volta<br />
l’Istat ha utilizzato direttamente<br />
gli indirizzi della popolazione<br />
residente iscritta in anagrafe per<br />
inviare, tramite vettore postale,<br />
i questionari alle famiglie e gli<br />
stessi indirizzi sono stati usati per<br />
gestire e monitorare l’andamento<br />
del lavoro sul campo tramite un<br />
apposito Sistema informatico<br />
di Gestione della Rilevazione<br />
(SGR). Si è prodotto quindi un<br />
cambio complessivo di strategia<br />
censuaria, passando da un censimento<br />
tradizionale con rilevazione<br />
esaustiva della sezione a un<br />
censimento assistito da lista (nello<br />
specifico, la Lista Anagrafica<br />
Comunale - LAC). Ai dati raccolti<br />
nel 2011 su famiglie e abitazioni<br />
è stata quindi associata e<br />
memorizzata digitalmente, per la<br />
prima volta, anche l’informazione<br />
relativa all’indirizzo. Attraverso<br />
un’attività piuttosto complessa,<br />
cominciata prima e proseguita<br />
durante e dopo le fasi di lavoro<br />
sul campo, tutti gli indirizzi raccolti<br />
sono stati geocodificati ed è<br />
quindi stato possibile assegnare<br />
una sezione di censimento alle<br />
unità rilevate.<br />
Per comprendere fino in fondo<br />
le potenzialità, ma anche i limiti,<br />
dell’informazione prodotta, si devono<br />
però tenere in conto alcuni<br />
elementi specifici del processo di<br />
produzione e del contesto normativo<br />
che ha governato l’intera<br />
operazione censuaria.<br />
Innanzitutto, il censimento della<br />
popolazione e delle abitazioni<br />
è, come tutte le altre indagini<br />
dell’Istituto nazionale di statistica,<br />
un’indagine con finalità principalmente<br />
statistiche. Questa affermazione,<br />
che si configura quasi<br />
come una tautologia (un’indagine<br />
statistica che ha finalità statistiche),<br />
va invece tenuta ben presente<br />
per valutare correttamente<br />
il supporto che tali statistiche<br />
possono fornire all’utenza esterna.<br />
La tornata censuaria 2011<br />
è stata disciplinata per la prima<br />
volta da un regolamento Europeo<br />
(Eurostat), il Regolamento quadro<br />
sul censimento 763/2008,<br />
che prevedeva, oltre a un preciso<br />
piano di diffusione (quali variabili,<br />
quali incroci tra variabili e a<br />
quale livello territoriale), anche<br />
la tempistica delle operazioni e<br />
fissava il rilascio definitivo dei<br />
dati entro ventisette mesi dalla<br />
fine dell’anno censuario di riferimento,<br />
ovvero entro il 31 marzo<br />
2014.<br />
È all’interno di questa cornice<br />
normativa, ma anche di innovazioni<br />
tecniche di produzione<br />
censuaria, che si inquadra la<br />
rilevazione degli edifici e delle<br />
abitazioni.<br />
Rilevazione dei Numeri Civici<br />
Le informazioni relative al patrimonio<br />
edilizio sono state raccolte<br />
in due momenti diversi: nei centri<br />
abitati dei comuni capoluogo<br />
di provincia e nei comuni sopra<br />
i 20mila abitanti i dati sono stati<br />
raccolti durante la Rilevazione dei<br />
Numeri Civici (RNC) svoltasi tra<br />
la fine del 2010 e l’inizio dell’anno<br />
successivo. Nella parte rimanente<br />
del territorio (comuni sotto<br />
i 20mila abitanti e sezioni non<br />
di centro abitato dei comuni più<br />
grandi) la rilevazione ha avuto<br />
luogo contestualmente alle altre<br />
operazioni censuarie del 2011.<br />
La RNC è stata effettuata con tre<br />
obiettivi principali. Innanzitutto<br />
realizzare, prima dell’inizio del<br />
Censimento, un archivio di numeri<br />
civici validato da ciascun<br />
Comune e geocodificato alle sezioni<br />
di censimento aggiornate al<br />
2010; secondariamente, disporre<br />
delle informazioni necessarie per<br />
realizzare una lista comunale di<br />
dati volta a facilitare, durante la<br />
rilevazione censuaria del 2011, le<br />
operazioni di recupero della eventuale<br />
sottocopertura della LAC;<br />
terzo, raccogliere le informazioni<br />
relative al numero degli edifici e<br />
alle loro caratteristiche strutturali<br />
anticipando una parte consistente<br />
del lavoro dei comuni per il censimento<br />
degli edifici.<br />
Per la rilevazione sul campo<br />
della RNC, svoltasi dalla metà<br />
52 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
novembre del 2010 alla fine di<br />
marzo 2011 con un calendario<br />
differenziato per classe demografica<br />
dei comuni, gli stessi avevano<br />
a disposizione ortoimmagini del<br />
territorio integrate con le carte<br />
tecniche catastali geocodificate<br />
alle sezioni di censimento 2010 e<br />
liste di numeri civici precompilati<br />
in formato digitale, ordinati per<br />
sezione di censimento e arco di<br />
strada.<br />
Le operazioni di rilevazione sul<br />
campo prevedevano che ciascun<br />
rilevatore percorresse gli archi<br />
di strada di ciascuna sezione di<br />
censimento a lui assegnata orientandosi<br />
con l’aiuto della mappa<br />
cartografica. Per ciascun arco di<br />
strada dovevano essere controllati<br />
tutti i numeri civici riportati nel<br />
modello precompilato (Mod.<br />
Istat RNC.1), correggendo eventuali<br />
errori e integrando, quando<br />
necessario, con indirizzi non presenti<br />
nel modello. Per ciascun numero<br />
civico, inoltre, il rilevatore<br />
doveva registrare il codice di edificio,<br />
individuando sulla mappa<br />
cartografica della sezione fornita<br />
dall’Istat l’edificio cui apparteneva<br />
il numero civico e il codice corrispondente.<br />
Per ciascun edificio<br />
il rilevatore registrava il codice di<br />
edificio sul modello di rilevazione<br />
degli edifici (Mod. Istat EDI.1),<br />
rilevando le caratteristiche<br />
dell’edificio e il numero di unità<br />
immobiliari, distinte in abitative<br />
e non abitative, e registrando le<br />
informazioni nelle apposite caselle<br />
del modello. A supporto della<br />
rilevazione sul campo il Comune<br />
poteva avvalersi anche di dati già<br />
presenti nei propri archivi, nel<br />
caso in cui questi fossero ritenuti<br />
realmente affidabili sotto il profilo<br />
della qualità e dell’aggiornamento<br />
dei dati in essi contenuti.<br />
Per la RNC i dati raccolti dai<br />
rilevatori comunali sul campo,<br />
mediante il modello cartaceo,<br />
sono stati poi registrati in acquisizione<br />
controllata, attraverso le<br />
funzionalità di un portale dedicato<br />
in cui i comuni accedevano<br />
e registravano le informazioni.<br />
Le informazioni registrate erano<br />
quindi inviate all’Istat utilizzando<br />
un’apposita funzione del portale;<br />
l’operazione a cura del responsabile<br />
tecnico comunale certificava<br />
la qualità dei dati contenuti nei<br />
file prodotti. I dati trasmessi dai<br />
comuni sono stati comunque<br />
sottoposti dall’Istat a procedure di<br />
controllo e validazione e quindi<br />
caricati sul Sistema di Gestione<br />
della Rilevazione (SGR) del 15°<br />
Censimento generale della popolazione<br />
e delle abitazioni e resi<br />
disponibili prima delle operazioni<br />
censuarie.<br />
La parte rimanente del censimento<br />
degli edifici si è servita invece<br />
dei modelli cartacei CP.ED,<br />
compilati dai rilevatori comunali<br />
e registrati in parte (codice identificativo<br />
del modello e indirizzo/i<br />
dell’immobile) nel sistema di gestione<br />
della rilevazione (SGR), in<br />
parte e (le caratteristiche dell’immobile:<br />
epoca di costruzione,<br />
tipo di materiale, etc.) acquisiti<br />
in lettura ottica. Va precisato che<br />
queste ultime informazioni sono<br />
anche le più consistenti.<br />
Il lavoro di raccolta sul campo<br />
nel modo qui brevemente riassunto<br />
ha prodotto una rilevante e<br />
preziosa mole di dati che ha sviluppato,<br />
alla fine delle operazioni<br />
censuarie, circa quarantacinque<br />
milioni di unità rilevate, tra edifici<br />
e abitazioni. L’enorme quantità<br />
di materiale generato e i vincoli in<br />
termini di tempo e risorse umane<br />
a disposizione hanno orientato<br />
le operazioni di controllo e<br />
correzione dei dati (analisi delle<br />
incongruenze, imputazione delle<br />
mancate risposte, risoluzione dei<br />
problemi di linkage tra indirizzi<br />
degli edifici e indirizzi delle famiglie<br />
residenti, confronti con i<br />
dati di benchmark disponibili per<br />
i diversi archivi, controllo della<br />
corretta localizzazione territoriale<br />
alla sezione di censimento, etc.)<br />
principalmente alle finalità statistiche<br />
della rilevazione, ovvero al<br />
controllo delle distribuzioni previste<br />
dal piano di diffusione.<br />
È anche per questo genere di<br />
motivazioni che attualmente l’Istat<br />
è impegnato in un profondo<br />
rinnovamento della rilevazione<br />
degli edifici e delle abitazioni con<br />
l’obiettivo di produrre un registro<br />
statistico degli edifici e delle<br />
abitazioni geocodificato a partire<br />
dai dati del 15° censimento della<br />
popopolazione e integrato dall'archivio<br />
nazionale dei numeri civici<br />
e delle strade urbane (ANNCSU)<br />
e di altri registri e/o indagini<br />
statistiche disponibili in Istat.<br />
Un registro che risponda sempre<br />
meglio alle numerose e motivate<br />
richieste di un’utenza esperta.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Istat 1997. La progettazione dei Censimenti 1991. Basi territoriali, organizzazione<br />
della rete di rilevazione, campagna di informazione, piano<br />
dei controlli (Vol.1). Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato – Salario;<br />
Istat <strong>2016</strong>, Caratteristiche dei territori colpiti dal sisma del 24 agosto<br />
<strong>2016</strong> – Statistiche focus<br />
http://www.istat.it/it/files/<strong>2016</strong>/09/Focus-sisma-15sett<strong>2016</strong>.<br />
pdf?title=Territori+colpiti+dal+sisma+del+24+agosto+<strong>2016</strong>+-<br />
+15%2Fset%2F<strong>2016</strong>+-+Testo+integrale+e+nota+metodologica.pdf<br />
Chiocchini R, Mugnoli S. 2014. Land Cover and Census integration<br />
geographic datasets to realize a statistics synthetic map. The European<br />
Forum for Geography and Statistics. Krakow, 22-24 Ottobre 2014.<br />
http://geo.stat.gov.pl/efgs/programme<br />
Lipizzi F., Mugnoli S., Esposto A., Lombardo G., Minguzzi R., Tanganelli<br />
C., Endennani G., Arcasenza M., <strong>2016</strong>. L’evoluzioni delle Basi<br />
Territoriali dell’ISTAT per l’analisi geostatistica del Paese. 12a Conferenza<br />
Nazionale di statistica. Roma <strong>2016</strong><br />
http://www.istat.it/storage/Conf12File/posterImg/059.jpg<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Censimento; numeri civici; basi territoriali<br />
ABSTRACT<br />
Official ISTAT Cartography and its related data, updated in advance<br />
of each census survey, not only represent the base for statistical description<br />
of the entire Italian territory but can be used as an useful help in<br />
emergency situation too.<br />
Their partition into residential and production areas and enumeration<br />
areas, in fact, allows to realize thematic maps, through very simple GIS<br />
algorithm, very useful overall during the early stages of the emergency.<br />
Buildings and houses ISTAT database can further provide some<br />
specific information about buildings and houses state (Census 2011<br />
data).<br />
AUTORE<br />
Stefano Mugnoli<br />
mugnoli@istat.it<br />
Damiano Abbatini<br />
abbatini@istat.it<br />
Raffaella Chiocchini<br />
rachiocc@istat.it<br />
Fabio Lipizzi<br />
lipizzi@istat.it<br />
ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica)<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 53
REPORT<br />
Un possibile ruolo del RNDT per l’accesso e l’utilizzo<br />
dei dati territoriali nella gestione delle emergenze<br />
di Gabriele Ciasullo e Antonio Rotundo<br />
Durante la gestione delle<br />
emergenze è necessario<br />
garantire un'agevole<br />
individuazione dei dati per<br />
la loro efficace condivisione<br />
e integrazione. Il Repertorio<br />
Nazionale dei Dati<br />
Territoriali può diventare<br />
una risposta a tali esigenze<br />
se le amministrazioni<br />
forniscono informazioni<br />
attendibili e aggiornate e<br />
adottano appropriate policy<br />
di accesso, condivisione e<br />
riutilizzo del dato.<br />
Fig. 1 - Le tipologie di dati documentati nel RNDT sulla base dei temi INSPIRE<br />
La gestione delle crisi e delle<br />
emergenze, come quella del<br />
terremoto che ha colpito<br />
l’Italia Centrale, richiede informazioni<br />
- per lo più connotate<br />
da una dimensione geografica -<br />
tempestive e di qualità per poter<br />
supportare opportunamente il<br />
processo decisionale. Nella maggior<br />
parte dei casi, è necessario<br />
garantire che i dati coinvolti possano<br />
essere agevolmente condivisi<br />
e integrati, soprattutto se provenienti<br />
da svariate fonti e afferenti<br />
a territori diversi, proprio perché<br />
i confini sono solo riferimenti<br />
astratti che non trovano rispondenza<br />
nei fenomeni reali.<br />
Nel caso dei recenti eventi sismici,<br />
per esempio, sono quattro<br />
le Regioni coinvolte (Abruzzo,<br />
Lazio, Marche e Umbria), con<br />
dati provenienti oltre che dalle<br />
stesse organizzazioni regionali<br />
anche da Enti centrali e locali che<br />
hanno specifiche competenze sul<br />
territorio interessato.<br />
L’importanza e la necessità di avere<br />
dati armonizzati e facilmente<br />
integrabili, soprattutto in situazioni<br />
di crisi, sono efficacemente<br />
spiegate in un video pubblicato<br />
recentemente che illustra come<br />
INSPIRE, framework di riferimento<br />
per i dati territoriali, nasca<br />
proprio per la creazione di un’infrastruttura<br />
per condividere informazioni<br />
territoriali tra le autorità<br />
pubbliche in Europa [1].<br />
Del resto, non sfugge l’impegno<br />
profuso anche a livello nazionale,<br />
negli ultimi anni, da parte delle<br />
amministrazioni italiane, nell’adozione<br />
di regole tecniche comuni<br />
per la formazione e l’armonizzazione<br />
dei dati territoriali.<br />
Parlando di qualità, la buona<br />
pratica richiederebbe che i dati<br />
rispettino alcune caratteristiche<br />
individuate dallo Standard ISO/<br />
IEC 25012:2008 , alcune peraltro<br />
espressamente richiamate da<br />
AgID con la determinazione n.<br />
68/2013 DIG [2] ( accuratezza,<br />
coerenza, completezza e tempestività<br />
di aggiornamento).<br />
Garantire la qualità, però, sebbene<br />
ineluttabile, non è sufficiente,<br />
in quanto bisogna assicurare<br />
quella che con un termine inglese<br />
è chiamata discoverability dei dati<br />
per fare in modo che essi siano<br />
effettivamente accessibili e utilizzabili.<br />
In altre parole, non è sufficiente<br />
che i dati esistano e che, auspicabilmente,<br />
siano di qualità; è<br />
necessario anche che sia possibile<br />
ricercarli e trovarli per valutare la<br />
loro utilizzabilità in rapporto alle<br />
specifiche esigenze.<br />
Il catalogo dei metadati, qual<br />
54 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
è il Repertorio Nazionale dei<br />
Dati Territoriali (RNDT) [3],<br />
risponde proprio a questa funzione<br />
precipua. Funzione di cui<br />
si intuisce ancora meglio l’importanza<br />
proprio in occasione di<br />
questi eventi. Avere un punto di<br />
accesso centralizzato tramite cui<br />
conoscere le informazioni disponibili<br />
e soprattutto come e dove<br />
poterle acquisire, riduce il tempo<br />
e le risorse impiegati nella ricerca<br />
che, come indicato nel preambolo<br />
della Direttiva INSPIRE, rappresenta<br />
un ostacolo decisivo allo<br />
sfruttamento ottimale dei dati.<br />
In altre parole, se non ci fosse un<br />
catalogo nazionale, si dovrebbe<br />
fare la “trafila” tra i vari (geo)portali,<br />
se disponibili, delle singole<br />
amministrazioni (analogamente<br />
a quanto si faceva fisicamente, e<br />
in alcuni casi si fa ancora, presso i<br />
vari uffici pubblici).<br />
Va da sé che la pre-condizione<br />
di quanto innanzi esposto è che<br />
le amministrazioni si preoccupino<br />
di adempiere a quanto loro<br />
richiesto popolando il catalogo<br />
con informazioni attendibili e<br />
aggiornate.<br />
Dall’ultimo report pubblicato<br />
qualche settimana fa da AgID<br />
risulta che le risorse geografiche<br />
-distinte in dataset (17.482), serie<br />
di dataset (307) e servizi (1.519)<br />
- documentate nel RNDT siano<br />
circa 20.000. Un numero certamente<br />
importante, paragonabile<br />
alla situazione degli altri principali<br />
Stati Membri europei. Ma che<br />
rappresenta, tuttavia, una parte<br />
(ancora piccola) del consistente<br />
patrimonio informativo gestito<br />
dalle amministrazioni pubbliche.<br />
Analizzando il report dal punto<br />
di vista qualitativo, in riferimento<br />
ai temi INSPIRE, si evince che<br />
sono "utilizzo del territorio",<br />
“parcelle catastali”, "nomi geografici",<br />
"zone sottoposte a gestione<br />
e limitazioni", "orto immagini",<br />
"reti di trasporto" e "idrografia" le<br />
categorie più utilizzate; sul totale,<br />
il 35% dei dati rientra tra i temi<br />
Fig. 2 - Ricerca e utilizzo dei dati e dei servizi documentati nel RNDT con QGis<br />
INSPIRE di cui all'allegato III<br />
della Direttiva, quelli più prettamente<br />
ambientali, tra i quali è<br />
presente anche “Zone a rischio<br />
naturale” di interesse per la tematica<br />
in oggetto (v. figura 1).<br />
Com'è noto, tali dati non sono<br />
direttamente accessibili e utilizzabili,<br />
nel senso che i metadati<br />
forniscono in generale una rappresentazione<br />
in riferimento alla<br />
disponibilità. La possibilità di accedere<br />
e di utilizzare i dati attiene<br />
alla policy di cessione del dato di<br />
competenza delle singole amministrazioni.<br />
In riferimento a ciò, da quanto<br />
riportato nei metadati, si possono<br />
avere tre situazioni:<br />
- sono indicati soltanto i termini<br />
e le condizioni sotto cui ottenere<br />
il dato, oltre ai riferimenti del<br />
punto di contatto a cui bisogna<br />
necessariamente rivolgersi;<br />
- in aggiunta alle informazioni di<br />
cui sopra, è indicato anche che i<br />
dati sono fruibili tramite servizi<br />
di visualizzazione (WMS, tra<br />
gli altri) di cui si fornisce il relativo<br />
endpoint;<br />
- in alternativa o in aggiunta al<br />
punto precedente, è indicato<br />
che i dati sono fruibili per il<br />
download attraverso specifici<br />
servizi di cui si fornisce, anche<br />
qui, l’endpoint. In questo caso,<br />
generalmente, è (o dovrebbe<br />
essere) indicata anche un’appropriata<br />
licenza open.<br />
Negli ultimi due casi, i dati sono<br />
accessibili e utilizzabili direttamente<br />
dall’utente finale, sia esso<br />
professionista o altra amministrazione<br />
pubblica.<br />
Il servizio di ricerca del RNDT,<br />
implementato sulla base degli<br />
standard OGC per i CSW, infatti,<br />
consente di essere agganciato<br />
e interrogato da appositi client<br />
disponibili con le applicazioni<br />
GIS più diffuse, sia open-source<br />
che proprietarie. Attraverso detti<br />
client, si possono effettuare<br />
specifiche ricerche sulle risorse<br />
descritte nei cataloghi impostando<br />
opportuni criteri e ottenere<br />
l’elenco dei dataset e/o dei servizi<br />
che rispondono a quei criteri<br />
con la visualizzazione dei relativi<br />
metadati. Se la risorsa è fruibile<br />
attraverso un servizio web OGC<br />
o è disponibile eventualmente<br />
per il download, allora è possibile<br />
aggiungere il servizio o il dataset<br />
stessi direttamente nell’ambiente<br />
di lavoro.<br />
Il generico operatore GIS ha,<br />
quindi, la possibilità, in un unico<br />
ambiente di lavoro e senza spostarsi<br />
dalla propria postazione,<br />
di verificare le risorse disponibili<br />
presso le amministrazioni pubbliche<br />
e, valutata la loro idoneità<br />
ai propri scopi attraverso l’analisi<br />
dei metadati, utilizzarle aggiungendo<br />
gli eventuali servizi disponibili<br />
(WMS, WFS, ...) oppure<br />
effettuandone il download, ove<br />
previsto. Nella figura 2 viene<br />
fornito un esempio della ricerca<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 55
REPORT<br />
e dell’utilizzo dei dati a partire da RNDT, utilizzando<br />
QGis, diffuso software GIS open source.<br />
In generale, ciò è comunque possibile con tutte le<br />
applicazioni che utilizzano le librerie GDAL/OGR<br />
[4].<br />
Nulla di trascendentale, si dirà. Se, però, le condizioni<br />
al contorno, di seguito evidenziate, fossero<br />
garantite, l'uso del catalogo diventerebbe certamente<br />
una risposta appropriata all’esigenza indicata<br />
all’inizio.<br />
In conclusione, per poter agevolare il lavoro del<br />
nostro operatore GIS e supportare i decisori ad<br />
assumere le scelte più opportune soprattutto in fase<br />
di emergenza, esaltando, altresì, in questo modo, le<br />
potenzialità del RNDT, è necessario un impegno<br />
ulteriore per assicurare quelle condizioni al contorno<br />
che possono essere riassunte nei seguenti punti:<br />
- procedere al popolamento del RNDT da parte<br />
di quelle amministrazioni ancora inadempienti<br />
in modo da avere la rappresentazione completa<br />
della disponibilità delle informazioni e dei servizi<br />
territoriali;<br />
- assicurare il costante aggiornamento delle informazioni<br />
riportate nei metadati;<br />
- garantire opportuni livelli di qualità di dati e metadati;<br />
- non limitarsi a rappresentare solo la disponibilità<br />
delle informazioni detenute, ma adottare policy<br />
di accesso, condivisione e riutilizzo del dato in<br />
linea con le più recenti disposizioni normative<br />
nazionali ed europee in tema di public sector information<br />
(PSI).<br />
RIFERIMENTI<br />
[1] http://inspire.ec.europa.eu/<br />
[2]http://www.agid.gov.it/sites/default/files/circolari/dt_cs_n.68_-_2013dig_-<br />
regole_tecniche_basi_dati_critiche_art_2bis_dl_179-2012_sito.pdf<br />
[3] http://www.rndt.gov.it<br />
[4] Alcuni esempi basati sul RNDT sono disponibili qui: http://blog.spaziogis.<br />
it/2015/07/31/gdal-ogr-per-accedere-a-cataloghi-geografici-csw/<br />
PAROLE CHIAVE<br />
RNDT; AgID; dati; spatial data; gestione emergenze; PA<br />
ABSTRACT<br />
A possible role of RNDT to access and use spatial data in emergency management.<br />
In the emergency management, an easy discovery of spatial data should be ensured<br />
for their effective sharing and integration. The National Catalogue for Spatial Data<br />
(Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali) can be an answer to those needs if the<br />
public administrations provide reliable and updated information and implement<br />
appropriate policies on access, sharing and reuse of data.<br />
AUTORE<br />
Gabriele Ciasullo<br />
ciasullo@agid.gov.it<br />
Antonio Rotundo<br />
antonio.rotundo@agid.gov.it<br />
AGID Agenzia per l’Italia Digitale<br />
http://www.rndt.gov.it<br />
56 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
SOLUZIONI DI GEOPOSIZIONAMENTO<br />
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© <strong>2016</strong> Topcon Positioning Group<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 57
REPORT<br />
Il Geoportale Nazionale: un’infrastruttura<br />
a supporto delle emergenze<br />
di Alberto Conte, Maria Paola Bonofoglio e Laura Petriglia<br />
Fig. 1 - Esempio di<br />
modello digitale del<br />
terreno (DTM Digital<br />
Terrain Model)<br />
Gli ultimi eventi sismici verificatisi nel territorio italiano hanno riportato in<br />
auge l’importanza di avere facilmente e rapidamente informazioni territoriali<br />
sulle aree colpite, mirate inizialmente alla tempestività ed efficacia dei<br />
soccorsi. Come spesso accade in situazioni di emergenza, le difficoltà<br />
riscontrate evidenziano le lacune ad oggi esistenti dovute ad una mole di<br />
dati prodotta da enti differenti spesso non prontamente integrabili tra loro.<br />
La frammentarietà dell’informazione<br />
geografica<br />
nel nostro Paese è un<br />
tema che da tempo è oggetto<br />
di discussione tra i produttori<br />
di dati e rientra nella più vasta<br />
esigenza riconosciuta su tutto il<br />
territorio europeo. Nell’ultimo<br />
decennio, infatti, la Commissione<br />
europea, con la Direttiva<br />
2007/2/CE, meglio nota come<br />
Direttiva INSPIRE, ha promosso<br />
la realizzazione di infrastrutture<br />
di dati territoriali negli<br />
Stati membri, viste come<br />
nodi di un’unica infrastruttura<br />
europea. Tra gli scopi della<br />
Direttiva c’è proprio quello di<br />
facilitare l’accesso all’informazione<br />
geografica, rendendola<br />
innanzitutto disponibile e<br />
facilmente rintracciabile<br />
In Italia, la Direttiva IN-<br />
SPIRE è stata recepita con il<br />
D.Lgs. 32/2010, che conferisce<br />
al Ministero dell’Ambiente e<br />
della Tutela del Territorio e<br />
del Mare il titolo di autorità<br />
competente per la sua attuazione.<br />
Con lo stesso decreto si<br />
individua, nel portale cartografico<br />
dello stesso Ministero,<br />
il Geoportale Nazionale,<br />
definito come punto di accesso<br />
nazionale all’informazione<br />
territoriale e ambientale (per<br />
le finalità del decreto stesso).<br />
Da un punto di vista istituzionale,<br />
il Geoportale Nazionale<br />
rappresenta, dunque, lo strumento<br />
attraverso cui accedere<br />
ai dati geografici prodotti dalle<br />
Pubbliche Amministrazioni,<br />
tramite l’implementazione di<br />
opportuni servizi di rete che<br />
ne permettono la condivisione,<br />
senza alcuna duplicazione<br />
e, soprattutto, preservandone<br />
la proprietà e la responsabilità<br />
all’ente che li fornisce. Il<br />
processo presuppone che ogni<br />
ente produttore di dati adegui<br />
le proprie banche dati, corredate<br />
dei propri metadati, agli<br />
standard e che vengano poi<br />
successivamente pubblicati<br />
attraverso servizi di rete basati<br />
su standard OGC (Open Geospatial<br />
Consortium). Se da<br />
un punto di vista tecnologico<br />
i tempi sono maturi affinché<br />
il processo abbia un’ampia<br />
diffusione, nella pratica ci si<br />
scontra spesso con la difficoltà<br />
da parte dei vari produttori di<br />
dati di adeguarsi agli standard<br />
e di provvedere all’implementazione<br />
di un’infrastruttura per<br />
la pubblicazione dei dati. Tale<br />
infrastruttura, comprensiva del<br />
personale con competenze specifiche,<br />
non è spesso realizzabile<br />
in particolar modo da parte<br />
di enti più piccoli, per motivi<br />
di natura economica. Le pubbliche<br />
amministrazioni locali<br />
sono quelle che più risentono<br />
delle difficoltà di adeguamento,<br />
pur essendo quelle deputate<br />
a fornire dati a grande scala,<br />
quindi di maggior dettaglio.<br />
La banca dati del Geoportale<br />
Nazionale si compone di tutte<br />
le informazioni raccolte nel<br />
corso del tempo nell’ambito di<br />
diversi progetti realizzati dal<br />
Ministero dell’Ambiente, quale<br />
il Piano Straordinario di Telerilevamento<br />
Ambientale e dai<br />
contributi derivanti dagli oltre<br />
300 protocolli d’intesa stipulati<br />
con vari enti pubblici centrali e<br />
locali per lo scambio dati.<br />
58 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
I dati esposti dal GN, proprio<br />
perché provenienti da fonti<br />
ufficiali, sono tutti validati<br />
dagli enti produttori e hanno<br />
tempi di aggiornamento propri<br />
dell’Amministrazione che li<br />
realizza.<br />
Tra le iniziative a supporto<br />
del processo di integrazione,<br />
nel <strong>2016</strong>, il MATTM ha dato<br />
avvio al progetto pilota “Geoportale<br />
in Comune”, nell’area<br />
metropolitana di Roma. Lo<br />
scopo del progetto è di facilitare<br />
l’interoperabilità tra le PA<br />
locali e il Geoportale Nazionale<br />
attraverso un processo di censimento,<br />
catalogazione e condivisione<br />
dei dati territoriali.<br />
Nell’ambito dello stesso progetto<br />
è stata avviata un’iniziativa<br />
che ha visto la realizzazione<br />
di laboratori di educazione ambientale<br />
nelle scuole, mirati alla<br />
conoscenza del territorio attraverso<br />
l’utilizzo del Geoportale<br />
Nazionale. L’iniziativa, che ha<br />
riscosso molto interesse, ha lo<br />
scopo di sensibilizzare insegnanti<br />
e alunni nell’importanza<br />
dell’informazione territoriale<br />
per la conoscenza del territorio<br />
e la prevenzione dei rischi dovuti<br />
ai fenomeni che vi insistono<br />
(dissesti, sismicità, ecc.).<br />
Appare ovvio come l’obiettivo<br />
che il Geoportale Nazionale<br />
si prefigga di raggiungere sia<br />
proprio quello di rappresentare<br />
una banca dati centralizzata,<br />
quanto più completa possibile,<br />
in grado di aggregare dati provenienti<br />
da soggetti pubblici<br />
diversi, attraverso la condivisione<br />
di regole e l’adozione di<br />
standard: la standardizzazione<br />
è la condizione necessaria per<br />
mettere in relazione informazioni<br />
di diversa natura e proveniente<br />
da fonti differenti.<br />
Ad oggi il GN, si compone<br />
di un proprio catalogo di metadati,<br />
che offre la possibilità<br />
di ricercare i dati di proprio<br />
interesse, di un WebGIS, che<br />
consente la visualizzazione e<br />
l’interrogazione dei dati presenti<br />
anche ad un utente non<br />
esperto e, infine, di servizi<br />
di rete a standard OGC che<br />
permettono ad un pubblico<br />
più esperto (utente specialista)<br />
di accedere alle informazioni,<br />
talora scaricarle, e poterle integrare<br />
con altri layer, il tutto<br />
tramite l’utilizzo di un client<br />
GIS, anche open source, come<br />
il diffusissimo QGIS.<br />
Tra i dati di sicuro interesse in<br />
fase di emergenza, il GN annovera<br />
una successione di 5 serie<br />
temporali, in ordine cronologico,<br />
di ortofoto a copertura<br />
nazionale, più precisamente dal<br />
1988 alle ultime realizzate da<br />
AGEA nel triennio 2009/2012<br />
ad alta risoluzione (50 cm). La<br />
visualizzazione è disponibile sul<br />
WebGIS e attraverso i servizi<br />
WMS (web map service). Tra<br />
le funzionalità del WebGIS c’è<br />
anche la possibilità di effettuare<br />
un‘analisi diacronica della<br />
zona d’interesse affiancando<br />
ortofoto restituite in periodi<br />
differenti e stimarne l’evoluzione<br />
nel tempo. Molti sono<br />
i tematismi pubblicati: basti<br />
pensare che sono presenti 107<br />
servizi WMS e 60 servizi WFS.<br />
Di particolare rilevanza nelle<br />
fasi sia di pianificazione che di<br />
risposta alle emergenze, sono<br />
i dati provenienti dal Piano<br />
Straordinario di Telerilevamento<br />
(vedi focus) i quali<br />
Fig. 2 - Esempio di<br />
modello digitale della<br />
superficie (DSM Digital<br />
Surface Model)<br />
ad esempio, in occasione del<br />
sisma del 24 agosto <strong>2016</strong> avvenuto<br />
in Italia centrale, sono<br />
stati utilizzati per la gestione<br />
dell’emergenza. A mero titolo<br />
esemplificativo, nei giorni<br />
subito dopo l’evento sismico,<br />
la Direzione di Comando e<br />
Controllo (Di.Coma.C) del<br />
Dipartimento della Protezione<br />
Civile ha inviato alla Direzione<br />
Generale per la Salvaguardia<br />
del Territorio e delle Acque del<br />
MATTM una richiesta di dati<br />
DTM LiDAR, con risoluzione<br />
a terra di 1 metro, nel Bacino<br />
del Fiume Tronto. La richiesta,<br />
evasa immediatamente, rispondeva<br />
all’esigenza di avere dati<br />
di dettaglio sulle situazioni di<br />
rischio idraulico nel bacino<br />
d’interesse, ai fini dell’allestimento<br />
delle aree di emergenza<br />
e la costruzione di moduli abitativi<br />
e scolastici temporanei,<br />
nonché del potenziamento del<br />
sistema di allertamento nelle<br />
aree del cratere.<br />
La disponibilità della banca<br />
dati del PST è verificabile attraverso<br />
il GN e si può richiedere<br />
attraverso una semplice<br />
domanda inviata via mail. Ad<br />
oggi sono stati distribuiti dati<br />
per una copertura areale di<br />
oltre 4.000.000 km 2 corrispondente<br />
a più di 1000 richieste<br />
evase, provenienti da Pubbliche<br />
Amministrazioni (Comuni,<br />
Province, Regioni, Ministeri,<br />
Aree Marine, Parchi, Autori-<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 59
REPORT<br />
tà di Bacino), Enti di ricerca<br />
(CNR, INGV, ISPRA, ecc),<br />
Università, società, studi professionali<br />
e privati cittadini.<br />
L’impegno nel prossimo futuro<br />
del GN è di favorire la crescita,<br />
direttamente e indirettamente,<br />
della banca dati centralizzata e<br />
di renderla sempre più fruibile<br />
anche ad un pubblico non solo<br />
di esperti affinché si attui una<br />
politica di condivisione reale<br />
sia delle informazioni territoriali<br />
che delle best practices con<br />
fine ultimo di contribuire a<br />
rendere il Paese più efficiente<br />
nelle fasi di pianificazione,<br />
monitoraggio e di risposta alle<br />
emergenze.<br />
Il Piano Straordinario<br />
di Telerilevamento<br />
Ambientale (PST-A)<br />
Al fine di ridurre l’incidenza<br />
di eventi tragici e l’impatto<br />
socio-economico dei dissesti il<br />
MATTM ha realizzato da alcuni<br />
anni il Piano Straordinario<br />
di Telerilevamento Ambientale,<br />
volto all’acquisizione di dati telerilevati<br />
ad altissima risoluzione<br />
con l’impiego delle tecnologie<br />
più evolute da piattaforme<br />
satellitari e aeromobili.<br />
Il Piano Straordinario di Telerilevamento<br />
è uno strumento<br />
fondamentale per il potenziamento<br />
della conoscenza e per<br />
il rafforzamento delle capacità<br />
di osservazione e controllo del<br />
territorio mediante l’utilizzo<br />
di tecniche di telerilevamento<br />
all’avanguardia. Nell’ottica di<br />
condivisione e del riuso dei<br />
dati territoriali e ambientali, il<br />
MATTM ha voluto estendere<br />
l’utilizzo dei dati acquisiti<br />
nell’ambito del PST a tutte<br />
le problematiche di tipo ambientale<br />
(Piano Straordinario<br />
di Telerilevamento Ambientale<br />
- PST-A); di conseguenza,<br />
la banca dati del Progetto è<br />
orientata non solo al rischio<br />
idrogeologico, ma anche ad altre<br />
importanti aree di interesse<br />
ambientale.<br />
Nell’ambito della commissione<br />
del tavolo tecnico PST-A<br />
sono state definite le tecniche<br />
da utilizzare: il Laser Scanning<br />
LiDAR (Light Detection And<br />
Ranging) e l’Interferometria<br />
differenziale SAR (Synthetic<br />
Aperture Radar).<br />
Il Laser Scanning<br />
LiDAR e il DTM<br />
I dati ottenuti con la tecnica<br />
Laser Scanning LiDAR (Light<br />
Detection And Ranging) sono<br />
modelli digitali del terreno<br />
(DTM) e delle superfici (DSM<br />
First e Last) di elevatissimo<br />
dettaglio (risoluzione 1-2 m,<br />
accuratezza altimetrica ± 15<br />
cm, accuratezza planimetrica<br />
± 30 cm), che riproducono<br />
fedelmente la morfologia del<br />
territorio indagato. Queste<br />
informazioni consentono, per<br />
esempio, di studiare i versanti<br />
con morfologie soggette allo<br />
sviluppo di fenomeni franosi,<br />
di monitorare l’erosione costiera,<br />
di delimitare con maggior<br />
precisione le aree a potenziale<br />
rischio di inondazione, di realizzare<br />
e aggiornare le sezioni<br />
fluviali trasversali ad integrazione<br />
dei rilievi topografici.<br />
Per quanto detto, i dati LiDAR<br />
forniscono un valido supporto<br />
per le analisi di stabilità dei<br />
versanti, utile per l’aggiornamento<br />
e la verifica dei Piani di<br />
Assetto Idrogeologico (PAI),<br />
per la progettazione di opere<br />
per la difesa del suolo, per le<br />
attività di pianificazione territoriale<br />
ad ogni livello, per la<br />
progettazione di infrastrutture<br />
a rete, ecc.. Soprattutto, i modelli<br />
matematici delle superfici<br />
ottenuti con tecnica LiDAR<br />
sono fondamentali per eseguire<br />
le modellazioni idrauliche<br />
necessarie alla perimetrazione<br />
delle aree potenzialmente inondabili<br />
previste dalla Direttiva<br />
Alluvioni 2007/60/CE, recepita<br />
con D.Lgs 49/2010, in cui,<br />
si fa esplicitamente riferimento<br />
all’utilizzo dei dati del PST-A<br />
per la “delimitazione e aggiornamento<br />
delle aree a pericolosità<br />
idraulica e delle aree a rischio<br />
idraulico, nonché’ ai fini<br />
delle attività di protezione dal<br />
rischio di alluvione” (allegato 1<br />
parte C punto 3).<br />
Il DTM rappresenta la superficie<br />
del terreno privata della<br />
vegetazione e dei manufatti<br />
antropici (Figura 1), quindi è<br />
utile per la topografia, l’individuazione<br />
del reticolo idrografico<br />
e la modellistica idraulica.<br />
Il DSM (Figura 2) rappresenta,<br />
invece, il modello della superficie<br />
reale, composta da tutti<br />
i suoi elementi (vegetazione,<br />
edifici, infrastrutture, ecc..) ed<br />
è impiegato nella progettazione,<br />
nel rilievo di infrastrutture,<br />
nella modellazione urbana e<br />
vegetazionale.<br />
Il PST-A, in sinergia con le<br />
Pubbliche Amministrazioni<br />
centrali e locali, ha garantito<br />
a partire dal 2008, nell’ottica<br />
del contenimento della spesa<br />
pubblica, la pianificazione<br />
integrata dei rilievi che hanno<br />
interessato tutta la fascia<br />
costiera, il reticolo fluviale<br />
principale e alcune aree che<br />
presentano particolari criticità<br />
idrogeologiche, per un totale<br />
di quasi 104.000 km2, pari al<br />
34,5 % del territorio nazionale.<br />
A questi rilievi si vanno a sommare<br />
quelli realizzati da altre<br />
Pubbliche Amministrazioni e<br />
condivisi nell’ambito del PST-<br />
A, che interessano un’area di<br />
oltre 35.000 km2, portando<br />
la percentuale di copertura<br />
nazionale al 46%. Nel corso<br />
dell’ultima fase di attuazione<br />
del PST-A, su richiesta di Autorità<br />
di Bacino e Regioni, è<br />
60 <strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong>
REPORT<br />
stata realizzata la copertura del<br />
reticolo idrografico secondario<br />
per un ulteriore incremento<br />
areale di 23.000 km2.<br />
Persistent Scatteres<br />
Interfeometry<br />
La tecnica interferometrica<br />
(Persistent Scatteres Interfeometry)<br />
consente di individuare<br />
e monitorare lo spostamento<br />
di bersagli a terra (Persistent<br />
Scatteres - PS) valutandone la<br />
velocità di spostamento (mm/<br />
anno) rispetto al sensore tra<br />
due passaggi successivi del satellite.<br />
I dati ottenuti con questa<br />
metodologia possono essere<br />
utilizzati nel monitoraggio di<br />
fenomeni franosi oppure per<br />
l’individuazione di aree soggette<br />
a subsidenza o compattazioni<br />
locali dei terreni. I dati<br />
interferometrici rappresentano,<br />
quindi, un valido ausilio per il<br />
costante aggiornamento delle<br />
mappe di pericolosità geomorfologica<br />
o dell’Inventario dei<br />
Fenomeni Franosi (Progetto<br />
IFFI), come supporto alla<br />
mappatura e per la determinazione<br />
dello stato di attività<br />
dei fenomeni, oltre che per lo<br />
studio della loro evoluzione nel<br />
tempo.<br />
Il dataset dei dati interferometrici<br />
ha copertura nazionale ed<br />
è costituito da immagini radar<br />
e cluster di punti Permanent<br />
Scatterers (PS) da esse derivati.<br />
Le immagini radar, sia per l’orbita<br />
ascendente che per quella<br />
discendente, sono state acquisite<br />
dai satelliti ERS-1/2 (1992<br />
– 2000), ENVISAT (2003<br />
– 2009) e COSMO Sky-Med<br />
(aree test, 2008 – 2010), garantendo<br />
una copertura temporale<br />
pressoché continua dal<br />
1992 al 2010. Alla luce degli<br />
ottimi risultati conseguiti<br />
dall’elaborazione dei dati CO-<br />
SMO Sky-Med nelle tre aree<br />
test, il dataset dei dati interferometrici<br />
è stato ulteriormente<br />
aggiornato con l’elaborazione<br />
di 100 frame (40 x 40 km) di<br />
immagini COSMO SkyMed<br />
acquisite dall’ASI (Agenzia<br />
Spaziale Italiana) nell’ambito<br />
del progetto Map Italy nel periodo<br />
2010-2015.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
DTM; DSM; geoportale; LiDAR; permanent<br />
scatterers; telerilevamento ambientale<br />
ABSTRACT<br />
The Italian National Geoportal as a supporting infrastructure<br />
for emergencies<br />
The recent seismic events in the Italian territory have revived<br />
the importance of spatial information easily and quickly on the<br />
affected areas, targeted initially to the timeliness and effectiveness<br />
of the rescues. As often happens, in emergency situations,<br />
the difficulties encountered highlight the gaps existing due to<br />
an amount of data produced by different institutions often<br />
not readily integrated with each another. The Italian National<br />
Geoportal is the hub to concentrate the access to all geospatial<br />
information.<br />
AUTORE<br />
Alberto Conte<br />
conte.alberto@minambiente.it<br />
Funzionario Delegato PST (MATTM)<br />
Maria Paola Bonofiglio<br />
bonofiglio.mariapaola@minambiente.it<br />
Unità Assistenza Tecnica Sogesid S.p.A.<br />
Laura Petriglia<br />
petriglia.laura@minambiente.it<br />
Unità Assistenza Tecnica Sogesid S.p.A.<br />
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del<br />
Territorio e del Mare<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°5-<strong>2016</strong> 61
AGENDA<br />
23-25 gennaio 2017<br />
Londra (Inghilterra)<br />
Defence Geospatial Intelligence<br />
Conference<br />
www.geoforall.it/k9cwc<br />
8-11 febbraio<br />
Genova<br />
FOSS4G-IT 2017<br />
www.geoforall.it/kwppx<br />
1-3 marzo 2017<br />
Nafplio (Grecia)<br />
International Workshop ISPRS/<br />
CIPA 3D-ARCH<br />
www.geoforall.it/k9yx4<br />
05-07 marzo 2017<br />
Dubai (UAE)<br />
JURSE 2017 URBAN 2017<br />
URS 2017<br />
www.geoforall.it/k9cwu<br />
14-16 marzo 2017<br />
Munich (Germania)<br />
Munich Satellite Navigation<br />
Summit 2017<br />
www.geoforall.it/k9cu4<br />
29 marzo 2017<br />
Roma<br />
“UAV & SAR: i droni nelle<br />
operazioni di salvataggio"<br />
www.geoforall.it/k9cy3<br />
10-12 Aprile 2017<br />
Roma<br />
AIIT International Congress<br />
TIS Rome 2017<br />
www.geoforall.it/k9c46<br />
18-20 aprile 2017<br />
Sharjah (UAE)<br />
ASCMCES-17<br />
www.geoforall.it/k9cw6<br />
24–26 aprile 2017<br />
Vienna (Austria)<br />
Geosciences Information For<br />
Teachers (GIFT) workshop by<br />
EGU<br />
www.geoforall.it/k9crp<br />
27-28 aprile 2017<br />
Porto (Portugal)<br />
GISTAM 2017 3rd<br />
International Conference on<br />
Geographical Information<br />
Systems Theory, Applications<br />
and Management<br />
www.geoforall.it/kx9wx<br />
06-08 maggio 2017<br />
Cairo (Egypt)<br />
10th International Symposium<br />
On Mobile Mapping<br />
Technology and Summer<br />
School on mobile Mapping<br />
www.geoforall.it/k9cw8<br />
10-11 maggio 2017<br />
Roma<br />
Conferenza Esri Italia 2017<br />
www.geoforall.it/k9cyk<br />
23-24 maggio 2017<br />
London (UK)<br />
GEO Business 2017<br />
www.geoforall.it/k9cwd<br />
29 maggio - 2 giugno 2017<br />
Salzburg (Austria)<br />
GNC 2017 10th ESA GNC<br />
Conference<br />
www.geoforall.it/k9chh<br />
06-09 giugno 2017<br />
Hannover (Germany)<br />
ISPRS WG Hannover<br />
Workshop HRIGI 17 – CMRT<br />
17 – EuroCOW 17 Joint<br />
Meeting<br />
www.geoforall.it/k9cw4<br />
25 giugno-1 luglio 2017<br />
Zagreb (Croatia)<br />
XXX International Geodetic<br />
Student Meeting<br />
www.geoforall.it/kxpff<br />
4 - 7 luglio 2017<br />
Salzburg (Austria)<br />
GI_Forum 2017<br />
www.geoforall.it/k9cup<br />
16-22 luglio 2017<br />
Obergurgl (Austria)<br />
Innsbruck Summer School of<br />
Alpine Research 2017 Close<br />
Range Sensing Techniques in<br />
Alpine Terrain Venue<br />
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