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anteprima_Wharton

Scritto a Parigi fra il 1918 e il 1922, "A Son at the Front" è certamente un capolavoro dimenticato, rimasto finora inedito in Italia. È un grande romanzo sulla Prima guerra mondiale, ambientato in una Parigi immortale sull’orlo dell’abisso dove i protagonisti riscoprono all’improvviso, sotto la minaccia delle più grandi perdite, il senso più autentico della vita. Motore del romanzo è il rapporto fra il geniale ritrattista americano John Campton e suo figlio George, che le vicissitudini dell’esistenza hanno compromesso e che proprio la guerra riuscirà a ricostruire fondandolo su nuove e solide basi. Ricco di personaggi e di raffinatissime sfumature psicologiche, sullo sfondo di una proiezione simbolica della Francia come libera terra della cultura, il romanzo eleva il tema del ritratto del volto degli altri a istanza etica universale, fondamento dell’arte, opposta alla disumanità della guerra, per trascendere l’egoismo e la dimensione puramente privata del dolore.

Scritto a Parigi fra il 1918 e il 1922, "A Son at the Front" è certamente un capolavoro dimenticato, rimasto finora inedito in Italia. È un grande romanzo sulla Prima guerra mondiale, ambientato in una Parigi immortale sull’orlo dell’abisso dove i protagonisti riscoprono all’improvviso, sotto la minaccia delle più grandi perdite, il senso più autentico della vita. Motore del romanzo è il rapporto fra il geniale ritrattista americano John Campton e suo figlio George, che le vicissitudini dell’esistenza hanno compromesso e che proprio la guerra riuscirà a ricostruire fondandolo su nuove e solide basi. Ricco di personaggi e di raffinatissime sfumature psicologiche, sullo sfondo di una proiezione simbolica della Francia come libera terra della cultura, il romanzo eleva il tema del ritratto del volto degli altri a istanza etica universale, fondamento dell’arte, opposta alla disumanità della guerra, per trascendere l’egoismo e la dimensione puramente privata del dolore.

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․03


Edith <strong>Wharton</strong><br />

Un figlio al fronte<br />

traduzione di Pietro Pascarelli<br />

introduzione di Barnaba Maj<br />

EDIZIONI GRENELLE


pubblicato nel 2016<br />

da Edizioni Grenelle<br />

p.le Bratislava, 10<br />

85100 Potenza, Italia<br />

www.edizionigrenelle.com<br />

info@edizionigrenelle.com<br />

editing · Angelo Cariello, Marco Pascarelli<br />

progetto grafico · Donato Faruolo<br />

stampa · Graphic Line – Faenza<br />

prima edizione · dicembre 2016<br />

978-88-99370-08-4<br />

titolo originale · A Son at the Front, 1923<br />

© Edizioni Grenelle. Tutti i diritti riservati.<br />

È vietata la riproduzione, totale o parziale,<br />

anche destinata ad uso privato e personale,<br />

fatta con qualsiasi mezzo e non autorizzata,<br />

di questo volume.<br />

in copertina<br />

Jan Matulka seduto nel suo studio, 1920 circa<br />

anonimo<br />

<br />

Narralia è un luogo abitato da scritture inattese,<br />

la casa delle altre letterature possibili.<br />

Romanzi e racconti, grandi classici dimenticati<br />

proposti in una veste inedita,<br />

nuove opere pronte per essere scoperte.


indice<br />

<br />

introduzione<br />

Un figlio al fronte<br />

<br />

3 <br />

12 <br />

21 <br />

30 <br />

41 <br />

49 <br />

52 <br />

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296


introduzione<br />

di Barnaba Maj<br />

Il volto e il ritratto, la morte e le Furie<br />

Il romanzo A Son at the Front di Edith <strong>Wharton</strong> 1 tratta della<br />

Prima guerra mondiale da una prospettiva unica, talmente singolare<br />

da produrre un ‘effetto straniante’. La storia della sua ricezione<br />

dimostra che ha davvero prodotto questo effetto. Bisogna<br />

quindi capire qual è tale prospettiva. Il che richiede sia pure in<br />

breve la ricostruzione di un certo percorso.<br />

Chiediamoci innanzi tutto quali sono i nomi che solitamente<br />

vengono in mente, pensando alla vastissima letteratura legata alla<br />

Prima guerra mondiale. 2 Ecco un elenco: Henri Barbusse, John<br />

Dos Passos, Georg Trakl, Ernst Jünger, Erich Maria Remarque,<br />

Emilio Lussu, Piero Jahier, Giani Stuparich, Carlo Emilio Gadda,<br />

Biagio Marin, Ernst Hemingway. È un elenco a memoria e casuale,<br />

ma non è casuale che si tratti di nomi tutti maschili. Non va diversamente<br />

per il cinema con Georg Wilhelm Pabst, Jean Renoir,<br />

Stanley Kubrick, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Bertrand Tavernier,<br />

Ermanno Olmi, per citare di nuovo a memoria alcuni fra<br />

i nomi più importanti. Dietro questo fatto c’è un assioma teorico<br />

1<br />

New York, Scribner, 1923.<br />

2<br />

Citazione d’obbligo P. Fussell, The Great War and Modern Memory, London,<br />

Oxford U. P., 1975. Trad. it di G. Panzieri, La Grande guerra e la memoria moderna,<br />

Bologna, Il Mulino, 1984.


II<br />

introduzione<br />

ricorrente e tuttora perdurante nella critica sulla letteratura della<br />

Grande Guerra, secondo il quale “è impossibile scrivere di questa<br />

materia senza averne avuto alcuna esperienza diretta”. E naturalmente,<br />

di nuovo circostanza fattuale, al di là di occasionali visite<br />

al fronte o del lavoro per esempio negli ospedali militari spesso<br />

posti nelle retrovie, è chiaro che le donne non hanno compiuto<br />

questa esperienza diretta.<br />

Questo presunto assioma presuppone l’idea della ‘corrispondenza<br />

con la verità’ eppure è totalmente falso. Dimentica che c’è<br />

la verità della poesia. Un capolavoro assoluto come Guerra e pace<br />

(1865-1869) non è certo frutto di esperienza diretta. E in certi casi,<br />

come la minuziosa descrizione della battaglia di Borodino (7 settembre<br />

1812) che, con una vittoria di fatto solo apparente, liberò<br />

la strada di Mosca al nemico francese, Tolstoj non esita a entrare<br />

in dettagli militari e in considerazioni strategiche. Ispirato all’omonimo<br />

romanzo-reportage di Humphrey Cobb (1936), Paths of<br />

Glory (1957) di Stanley Kubrick è una ricostruzione originale interamente<br />

dovuta all’immaginazione del geniale regista americano.<br />

Il fatto che alla prima londinese del film Winston Churchill<br />

in persona rimase sbalordito dalla ‘precisione’ di questa ricostruzione,<br />

è la prova della ‘verità’ che appunto l’immaginazione artistica<br />

e poetica è in grado di raggiungere. Lo stesso principio vale<br />

anche per il rapporto interno fra le arti. Gadda attaccò violentemente<br />

La grande guerra (1959) di Monicelli per la sua prospettiva<br />

tragicomica. Lussu disconobbe la trasposizione del suo romanzo<br />

Un anno sull’altipiano (1936-1937) nel film Uomini contro (1970) di<br />

Rosi. Entrambi dimenticando che qualunque sia la natura delle<br />

loro relazioni, cinema e letteratura sono due arti diverse. Assai<br />

più centrato è il semplice principio enunciato proprio da Edith<br />

<strong>Wharton</strong> nella Nota a Ethan Frome (1911): «every subject (in the<br />

novelist’s sense of the term) implicitly contains its own form and<br />

dimensions». 3<br />

Questo principio va senz’altro applicato anche a A Son at the<br />

Front che, insieme a One of Ours (1922) di Willa Cather, rappresenta<br />

3<br />

Cfr. Ethan Frome, trad. it. di A. La Spada, Milano, Alia, 2010, pp. 4-6.


introduzione<br />

III<br />

uno dei più importanti contributi di scrittura ‘ femminile’ alla letteratura<br />

sulla Grande Guerra. Malgrado le differenze di linea narrativa,<br />

oltre che di età e provenienza – come Henry James, <strong>Wharton</strong><br />

è nata a New York nel 1862, Cather in Nebraska nel 1876 –,<br />

i due quasi contemporanei romanzi presentano alcune somiglianze,<br />

che qui non possiamo approfondire. Segnaliamo solo il<br />

comune, appassionato amore per la Francia, ancora più forte in<br />

<strong>Wharton</strong>, che a Parigi viveva dal 1907 e che sulla Francia, la sua<br />

cultura e il suo valore simbolico molto ha scritto, anche negli anni<br />

della stesura del romanzo (1918-1922). 4 Le due opere sono accomunate<br />

anche dallo scarso interesse suscitato all’epoca della loro<br />

apparizione, seguito da un lungo destino di oblio. Come nel caso<br />

di Cather, solo negli ultimi anni intorno al romanzo di <strong>Wharton</strong><br />

ci sono segnali di una ripresa di interesse sia in campo editoriale<br />

che nella letteratura critica. 5 Sotto quest’ultimo profilo, la diversa<br />

valutazione rispetto al passato si deve a un certo spostamento di<br />

coordinate, che restano tuttavia sempre all’interno della medesima<br />

costellazione storica, politica e ideologica, delimitata dalla<br />

discussione sul cosiddetto ‘mito della guerra’, centrata perciò su<br />

due poli: il conflitto generazionale e l’azzeramento del passato.<br />

Ciò che manca ancora è la domanda cruciale: qual è precisamente il<br />

soggetto del romanzo?<br />

La ‘rivalutazione’ riguarda diversi motivi: la prospettiva del<br />

fronte interno 6 – tranne uno spostamento al fronte, infatti, il<br />

4<br />

Cfr. The Marne, New York, Appleton, 1918; Fighting France, New York, Scribner,<br />

1919; French Ways and Their Meaning, New York, Scribner, 1919. Da consultare<br />

anche The Selected Letters of Edith <strong>Wharton</strong>, ed. by R. W. B. Lewis and N.<br />

Lewis, New York, Scribner, 1988.<br />

5<br />

Il romanzo è stato ripubblicato nel 1995 (20152) presso Northern Illinois<br />

University Press, con una fine introduzione di Shari Benstock. Fra i più importanti<br />

contributi critici recenti cfr. A. Price, The End of the Age of Innocence: Edith<br />

<strong>Wharton</strong> and the First World War, St. Martin’s, New York 1996; M. R. Higonet<br />

(ed.), Lines of Fire: Women Writers of the World War I, New York, Penguin/ Plume,<br />

1999; J. Olin-Ammentorp, Edith <strong>Wharton</strong>’s Writings from the Great War, U.P. of<br />

Florida, Gainesville, 2004.<br />

6<br />

In un episodio del film di Pabst Westfront 1918 (1930) c’è una ‘incursione’ nel<br />

fronte interno, di cui offre un crudo squarcio.

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