Antichi porti del Lazio - Cultura Lazio
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Resti dei cosiddetti<br />
magazzini<br />
<strong>del</strong> porto.<br />
Un’altra veduta<br />
<strong>del</strong>la cosiddetta<br />
Villa di Nerone.<br />
montato dal molo moderno, l’altro, staccatosi,<br />
si trova in mare, di poco emergente<br />
dal pelo <strong>del</strong>l’acqua.<br />
L’analisi dei resti superstiti ha permesso di<br />
comprendere le loro modalità di costruzione<br />
che sono quelle indicate nel trattato<br />
di Vitruvio. Le strutture murarie <strong>del</strong><br />
porto di Anzio sono, infatti, costruite in<br />
opera cementizia, di scapoli di tufo e<br />
malta di calce e pozzolana. Era quest’ultimo<br />
elemento a rendere la malta idraulica,<br />
ovvero capace di solidificare in acqua.<br />
Su tutti i ruderi si notano un grande<br />
numero di cavità lasciate nell’opera<br />
cementizia dai legnami usati nella fabbricazione.<br />
Il calcestruzzo, infatti, è stato<br />
gettato entro cassaforme di legno, con le<br />
pareti di assi tenute insieme da pali piantati<br />
nel fondale, ai quali erano legate travi<br />
orizzontali. Talvolta è stata accertata la<br />
presenza di altri pali verticali, piantati<br />
lungo il perimetro esterno <strong>del</strong>la cassaforma.<br />
Le parti <strong>del</strong>le banchine emergenti<br />
furono realizzate in muratura con paramento<br />
di mattoni.<br />
Recenti indagini hanno consentito di<br />
precisare meglio la planimetria <strong>del</strong> porto,<br />
che si è rivelata assai complessa, articolata<br />
in due moli affiancati, <strong>del</strong> quale l’orientale<br />
(più piccolo) è stato in seguito occupato<br />
dal porto di Innocenzo xii.<br />
A <strong>del</strong>imitazione <strong>del</strong>la baia risultante ad<br />
est <strong>del</strong> bacino principale era un ulteriore<br />
molo <strong>del</strong>l’età di Nerone, al quale si<br />
ancorò nel xviii secolo il cosiddetto<br />
Moletto Panfili, attualmente sepolto dalle<br />
banchine <strong>del</strong>la “Riviera di Levante”. Alla<br />
fine <strong>del</strong> 1800, proprio a nord di quest’area,<br />
in una zona da tempo insabbiata e<br />
invasa dalla città moderna, venne scoperto<br />
il relitto di una nave romana, durante<br />
lo scavo per le fondazioni di un edificio.<br />
La nave era evidentemente affondata nel<br />
porto, nei pressi <strong>del</strong>la sponda verso terra.<br />
Sondaggi effettuati al centro <strong>del</strong> bacino<br />
occidentale hanno, inoltre, rivelato la<br />
presenza di un molo intermedio, interno<br />
alla darsena principale, probabilmente<br />
realizzato in età neroniana, che serviva a<br />
bloccare le onde che il vento di scirocco<br />
poteva spingere fin dentro il bacino.<br />
L’andamento di questa banchina, anche<br />
dove il cementizio si è disgregato, è in<br />
alcuni tratti ricostruibile grazie alle travi<br />
di legno <strong>del</strong>le cassaforme di costruzione,<br />
conservate nel fango <strong>del</strong> fondale.<br />
F Per saperne di più<br />
e. felici, Scoperte epigrafiche e topografiche<br />
sulla costruzione <strong>del</strong> porto neroniano<br />
di Antium, in Archeologia subacquea.<br />
Studi, ricerche e documenti, iii,<br />
Roma 2002, pp. 107-122.