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settimanale AQUILE del 17 febbraio 2017

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L’editoriale<br />

di Rodolfo Casentini<br />

Una Lazio da vivere sempre,<br />

perché è la Nostra Lazio !!<br />

E siamo ancora qui a chiederci come non si è riusciti a vincere<br />

l’ennesima partita dominata con tante occasioni da gol sprecate.<br />

Purtroppo quest’anno, vuoi per la gioventù massicciamente<br />

presente nella squadra, vuoi per un pizzico di sfortuna<br />

che ahinoi ci perseguita spesso, vuoi per una superficialità<br />

anche <strong>del</strong>la dirigenza nel non completare un bel mosaico<br />

messo su in fase di mercato, ecco che ci si ritrova sesti in classifica<br />

con diversi punti letteralmente buttati dalla finestra non<br />

perché si giochi male anzi, ma per il fatto che non si riesca a<br />

chiudere la partita lasciando l’avversario di turno sempre lì. E<br />

quando si lascia sempre lì ecco che ogni tanto, la palla te la ritrovi<br />

dentro la tua porta con i punti che magicamente si volatilizzano<br />

in un momento.<br />

Quella di ieri contro il Milan seppur altamente rimaneggiato,<br />

era una gara che la Lazio ha dimostrato sul campo di meritare<br />

di vincere, ma per vincere nel gioco <strong>del</strong> calcio, devi segnare e<br />

se non segni, purtroppo spesso non vinci, al massimo le pareggi.<br />

E così è stato ieri sera, il Milan schierato a linea Maginot,<br />

non è praticamente esistito fino al 40° <strong>del</strong> secondo tempo, e<br />

con un tiro in porta agguanta un punto che era davvero difficile<br />

pronosticare visto l’andamento <strong>del</strong>la gara. La squadra di Inzaghi<br />

è una bella squadra, ricca di qualità ma anche ricca di inesperienza<br />

e di forma mentale giusta. Purtroppo questi<br />

ingredienti non li puoi acquistare al supermercato ma li assorbi<br />

dentro di te nel tempo e con le partite e competizioni giocate.<br />

La Lazio gioca bene, produce molto e porta al tiro e alle<br />

occasioni da gol diversi giocatori, segno inconfutabile di un<br />

bel gioco arioso e diversificato che permette a più giocatori<br />

appunto, di avere la loro occasione. Ieri le hanno avute Anderson,<br />

Immobile, Biglia, Hoedt, Milinkovic, Keita, cioè tutto il tridente<br />

di attacco più gran parte <strong>del</strong> centrocampo più un<br />

difensore. Meglio di cosi in fatto di distribuzione occasioni non<br />

può starci poiché è il chiaro specchio che indica come la Lazio<br />

sappia giocare di squadra e in maniera compatta. Tutto questo<br />

ben di Dio però spesso non viene sfruttato perché queste occasioni<br />

create non si concretizzano, e non si segna non perché<br />

i giocatori siano scarsi tecnicamente ma perché probabilmente<br />

la loro inesperienza li porta a decidere la scelta peggiore, vedi<br />

Immobile sulla grande occasione <strong>del</strong> secondo tempo quando<br />

da solo contro Donnarumma, molto tempo prima si preparava<br />

il tiro sul secondo palo che oramai era capito da tutto lo stadio<br />

e dal portiere avversario. Bastava tirare sul primo palo alzandola<br />

un po’ e il portiere sarebbe stato battuto e preso in contro<br />

tempo, ma per pensare così devi essere più freddo, più cosciente<br />

<strong>del</strong>la situazione che hai in quel momento e agire meno<br />

d’istinto e più con malizia. Lo stesso Anderson andato più<br />

volte al tiro da dentro l’area avversaria, non è mai riuscito a<br />

prendere lo specchio <strong>del</strong>la porta pur avendo dei piedi da favola.<br />

Tutto questo purtroppo si ripercuote sui punti di classifica e<br />

sul risultato finale che in qualche modo tende a sminuire molto<br />

il gioco prodotto e quello che si è costruito. Ora siamo lì sesti<br />

a un solo punto dalla quinta e quarta, indubbiamente tutto è<br />

ancora in gioco ma il problema così non è che si risolve da<br />

solo. Inzaghi deve concentrarsi sulla mente dei giocatori,<br />

anche in maniera ossessiva se necessario. Bisogna far capire<br />

loro che ogni occasione può essere quella decisiva e che il lavoro<br />

di una intera settimana compresa la partita, dipendono<br />

dal concretizzare o meno tali occasioni per cui senza paura ma<br />

con la giusta cattiveria, bisogna sfruttarle al massimo. Nelle<br />

ultime 4 partite casalinghe la Lazio ha tirato 98 volte segnando<br />

solo 3 gol di<br />

cui due su<br />

calcio di rigore,<br />

raccogliendo<br />

5<br />

punti su 12<br />

. Punti persi<br />

che peseranno<br />

come<br />

un grosso<br />

m a c i g n o<br />

alla fine. La<br />

squadra è<br />

giovane ed<br />

è anche di<br />

qualità, va<br />

indubbiamente saputa aspettare , ma le tappe di questa attesa<br />

devono anche essere tappe in cui gli stessi giocatori imparano<br />

strada facendo e migliorano quegli aspetti ancora deficitari.<br />

Ora avremo 6 partite alla nostra portata prima di ritrovarci il<br />

Napoli in Casa ( parlo di campionato ovviamente) e la Lazio ha<br />

il sacrosanto dovere di inanellare risultati importanti per cercare<br />

di riassorbire almeno in parte, i tanti punti persi male per<br />

strada. Empoli, Udinese, Bologna, Cagliari, Sassuolo, Torino,<br />

sono tappe dove la Lazio dovrà fabbricarsi il fortino da difendere<br />

nelle ultime giornate quando incontrerà club d’alta classifica.<br />

Inoltre in queste sei tappe la Lazio potrà sfruttare il fatto che<br />

altre squadre tra loro si scontreranno e quindi a turno si potrà<br />

rosicchiare punti a tutte le concorrenti per l’Europa. Tutto questo<br />

a patto che la squadra si metta in testa di essere più determinata<br />

sotto porta e più attenta in difesa. Il futuro ci sorride,<br />

abbiamo una squadra e dei giocatori che presto ci daranno<br />

soddisfazioni enormi, guardiamo il bicchiere mezzo pieno e<br />

non mezzo vuoto, altri club venerano e coccolano anche i loro<br />

addetti <strong>del</strong>le pulizie <strong>del</strong> bagno, qui alla Lazio invece vige lo<br />

sport di denigrare, sminuire, bistrattare tutto e tutti indistintamente<br />

e solo perché sono alla Lazio, salvo poi osannarli<br />

quando vanno altrove dove per magia diventano giocatore fenomenali<br />

o grandi allenatori. Questa è una Lazio da vivere, da<br />

sostenere, da amare sempre, dovunque e comunque perché è<br />

La Nostra Lazio.


Lazio - M<br />

Post<br />

Stagione 20<br />

a cura di Car<br />

Di Rodolfo Casentini<br />

IL MIGLIORE<br />

Felipe Anderson<br />

IL PEGGIORE<br />

Milinkovic<br />

PIÙ E MENO<br />

PIÙ:<br />

23-9: Lazio batte Milan 23-9 (tiri totali). O 10-4 (<br />

sport semplice come la vita. Vince chi la butta<br />

25.000: Cuori biancocelesti battono all'unisono<br />

scudetto.<br />

FELIPE: Dovunque e comunque. Il migliore.<br />

PUNTO: Consente alla Lazio di tenere a distan<br />

MENO:<br />

ANIMA: Quella che manca alla Lazio. Bella sen<br />

DAMATO: Mancano tre rigori alla Lazio. Ammu<br />

CIRO: Impegno massimale ma se la Lazio non


16/20<strong>17</strong><br />

Partita<br />

ilan 1-1<br />

lo Cagnetti<br />

DI LAZIO - MILAN<br />

tiri in porta). O nel gioco. O nella tecnica. Ma il calcio è uno<br />

dentro. Ed è per questo che il punto è ottimo.<br />

. Non basta per vincere ma ritrovare i tifosi vale più di uno<br />

za il diavolo.<br />

z'anima. E che il mediocre Milan ha mostrato di possedere.<br />

cchia Gasperi'.<br />

ha vinto tanto a poco un po' di colpa è sua..


di Arianna Michettoni<br />

I Precedenti<br />

Il bilancio <strong>del</strong>le 9 sfide tra Empoli e Lazio (dal computo è escluso il precedente cadetto, risalente alla stagione<br />

1985/1986) allo stadio Castellani vede i toscani in vantaggio con 4 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte, a<br />

fronte di 11 reti segnate e 9 subite. Il campo <strong>del</strong>l’Empoli si conferma storicamente ostico per i biancocelesti:<br />

sin dal primo confronto nella massima serie tra le due formazioni, disputatosi nella stagione 1997/1998,<br />

che vide la vittoria <strong>del</strong>l’Empoli per 1 a 0; e ancora la grande Lazio di Eriksson, che proprio in terra toscana<br />

fu bloccata sullo 0-0, perdendo così punti importanti – probabilmente decisivi – per la corsa allo scudetto<br />

1999. La sconfitta è arrivata finanche nell’ultimo precedente disputato, in data 29 Novembre 2015: all’Empoli<br />

fu sufficiente un goal di Tonelli al 5’ <strong>del</strong> primo tempo per assicurarsi i tre punti.<br />

Le Statistiche<br />

Non è di certo un big-match – l’Empoli è marginalmente coinvolto nella lotta salvezza, avendo il Palermo<br />

ad otto punti di distanza – e, tuttavia, è un fondamentale banco di prova per le ambizioni biancocelesti: la<br />

Lazio deve mostrare di aver imparato la lezione, concretizzando finalmente le tantissime occasioni da goal<br />

che crea durante la gara. Statisticamente, quando gli azzurri sono andati in rete per primi hanno sempre<br />

vinto: ma l’Empoli visto nel corso di questa stagione ha il peggiore attacco <strong>del</strong>la serie A – appena 14 le reti<br />

realizzate. In tre occasioni la Lazio ha risolto la gara negli ultimi minuti, conquistando i tre punti; ma la sterilità<br />

in attacco è un problema più che mai evidente: la media tiri dall’area di rigore e goal segnati è la penultima<br />

tra le prime otto di questo campionato (216 tiri, 42 goal - solo l'Inter ha fatto peggio).


di Arianna Michettoni<br />

È una Lazio sintetizzata dai soliti<br />

errori – la trama di un film<br />

già visto, forse rivisitato ma di<br />

cui si sa già il finale. Un attacco<br />

fotocopia: questa volta i tiri in<br />

porta sono 23, ed il goal uno<br />

solo e per giunta su rigore –<br />

non una media realizzativa<br />

confacente ad una squadra con<br />

mire di vertice. Eppure è – non<br />

sembra – qualcosa di già letto,<br />

un fastidio con cui si convive:<br />

si è nel recente passato parlato<br />

<strong>del</strong>la sterilità <strong>del</strong>l'attacco, <strong>del</strong>l'assoluta<br />

mancanza di cinismo<br />

e sana cattiveria agonistica;<br />

undici mammolette che occupano<br />

il campo nell'attesa di un<br />

risultato che manca ad arrivare<br />

perché, com'è nelle regole calcistiche,<br />

segna (o vince) sempre<br />

chi più crede. La Lazio sta<br />

inoltre peggiorando le sue statistiche,<br />

perché, se prima il problema<br />

era legato<br />

esclusivamente alle punte (sì<br />

spuntate, ma comunque capaci<br />

di imporre il proprio gioco) ora<br />

va ad aggiungersi il goal sempre<br />

subito: i numeri insomma<br />

raccontano di una squadra<br />

dalle prestazioni tanto buone<br />

quanto inefficaci. Ed è un peccato,<br />

perché sui punti persi per<br />

occasioni da rete non finalizzate<br />

(la somma di Chievo e<br />

Milan fa 51 tiri e 1 goal) si costruisce<br />

una classifica: il posizionamento<br />

è, seppur<br />

assolutamente non compromesso,<br />

mancante di almeno 5<br />

punti – una somma che<br />

avrebbe consentito ben altri<br />

desideri e aperto più larghi scenari.<br />

Ora la Lazio è sesta, scavalcata<br />

da Inter e, ancor più<br />

grave, Atalanta: sebbene il<br />

Milan sia tenuto a debita distanza,<br />

il terzo posto (un'utopia)<br />

è lontano già 7 punti –<br />

aumentano i rimpianti, in ogni<br />

caso. Mettendo in prospettiva il<br />

cammino <strong>del</strong>la Lazio con chi la<br />

precede, va molto meglio alle<br />

altre: dalla roma, seppur sulle<br />

prime <strong>del</strong>usa dal suo acquisto<br />

migliore (il rigore!) al Napoli,<br />

che fa facilmente bottino pieno<br />

contro il Genoa. E la Juventus,<br />

ormai inarrestabile ed inarrivabile<br />

ogni oltre merito sportivo,<br />

poi l'Inter che riprende il cammino<br />

contro l'Empoli – prossima<br />

avversaria dei<br />

biancocelesti. Qual è però il filo<br />

conduttore di queste sfide,<br />

oltre il trionfo <strong>del</strong>le squadre di<br />

vertice? La disparità <strong>del</strong>la<br />

posta in palio, ovvero la totale<br />

mancanza di stimoli per squadre<br />

che vanno dal Torino al<br />

Genoa: squadre ormai fuori da<br />

ogni lotta, dove la salvezza è<br />

certamente ottenuta – a scanso<br />

di giudizi tranchant, pare impossibile<br />

la permanenza in<br />

serie A per Pescara, Crotone e<br />

Palermo.


Bella sì, ma senz’anima<br />

di Carlo Cagnetti<br />

Bella la Lazio che gioca, diverte, infiamma, stupisce e illude; ma è una bella senz’anima<br />

che sciupa, si distrae, si bea di sé stessa, non copre ogni millimetro di campo, e viene<br />

puntualmente beffata sul filo <strong>del</strong> traguardo. Si può affermare che la Lazio avrebbe portato<br />

tranquillamente a casa molte gare se solo avesse avuto un’anima. Che fare? Si può<br />

ragionevolmente migliorare, magari con l’allenamento metodico e forsennato, ed è questo<br />

l’aspetto che Inzaghi deve curare maggiormente. E poi bisognerebbe saper entrare<br />

nelle teste dei giocatori e fargli capire che nel calcio c’è un solo scopo: vincere, tutto il<br />

resto è noia. Vincere ad ogni costo anche se ci si fa brutti, sporchi e cattivi. Pensare<br />

che tra Bologna, Crotone, Chievo e Milan siano state create un centinaio di occasioni<br />

per contare alla fine solo tre gol (di cui due su rigore) e cinque miseri punti fa aumentare<br />

il peso dei rimpianti di una classifica che poteva essere sensibilmente migliore. E invece<br />

l’assurdo pareggio contro il Milan relega i biancocelesti al sesto gradino, scavalcati da<br />

Inter e Atalanta, sesto posto che rimane tuttavia l’ultimo avamposto utile per la partecipazione<br />

all’Europa League. In questo rush finale di 14 gare la Lazio potrà sbagliare poco<br />

o nulla; già nella difficile trasferta empolese vedremo se ci sarà una reazione d’orgoglio<br />

allo sperpero contro il Milan. Perseverare nello scialo sarebbe letale e comprometterebbe<br />

un campionato che fino ad ora ha detto che la Lazio ha meno punti di quelli che<br />

effettivamente meritava.<br />

E veniamo al nostro premio Cuore di Lazio, e alle pagelle relative a Lazio-Milan. Strana-


mente omettendo l’ottima prestazione biancoceleste (malgrado gli sprechi), devo annotare<br />

le incomprensibili pagelle <strong>del</strong> Corriere <strong>del</strong>lo Sport che ha bollato con parecchie<br />

insufficienze la prova di molti giocatori. Mah. Il migliore è risultato Felipe Anderson,<br />

praticamente imprendibile, seguito da Biglia e Parolo. Nella classifica generale, malgrado<br />

la brutta prova, comanda Immobile braccato da Parolo e Felipe Anderson. Se<br />

non ci saranno cataclismi il primo posto se lo giocheranno loro tre.<br />

Riguardo ai criteri di valutazione abbiamo preferito scegliere la sommatoria dei voti<br />

piuttosto che la media, anche per premiare il giocatore che assomma più presenze e<br />

che quindi dimostra di avere maggiore continuità di rendimento e minore morbilità.<br />

Ricordiamo inoltre che la classifica <strong>del</strong> nostro premio è la risultante <strong>del</strong>le votazioni dei<br />

quotidiani sportivi più venduti, e cioè il Corriere <strong>del</strong>lo Sport e la Gazzetta <strong>del</strong>lo Sport,<br />

e che la classifica la potete anche trovare nel numero <strong>del</strong> <strong>settimanale</strong> Aquile, e che<br />

uscirà giovedì 16 <strong>febbraio</strong>, come al solito ricchissimo di servizi, tra cui quelli sulla partita<br />

contro il Milan, oltre ad inchieste importanti, in attesa di un Empoli-Lazio da cartina<br />

di tornasole. Per chi volesse leggerlo è sufficiente visitare il sito www.cuoredilazio.it<br />

ed andare alla sezione magazine.<br />

CLASSIFICA GENERALE<br />

AGGIORNATA ALLA 24esima GIORNATA<br />

GIOCATORE PARTITE GIOCATE PUNTI TOTALI<br />

1) Immobile 23 297,5<br />

2) Parolo 23 286,5<br />

3) F.Anderson 22 281,5<br />

CLASSIFICA DEL MESE DI FEBBRAIO 20<strong>17</strong><br />

GIOCATORE PARTITE GIOCATE PUNTI MESE<br />

1) Parolo 2 29,5<br />

2) Anderson 2 26,5<br />

3) Biglia 2 26


Laziali usano il cervello ed<br />

estinguono il clickbait!<br />

di Arianna Michettoni<br />

Clickbait – e clickbaiting, l’azione da esso derivata<br />

(nell’italiota esterofilia): due parole a molti sconosciute,<br />

complesse più nell’apparenza che nella sostanza.<br />

Se incomprensibili ed incomprese – o<br />

ignote ai più – tali terminologie nascondono (infide!)<br />

una pratica tanto immorale quanto diffusa,<br />

che tuttavia, con prontezza, è possibile arginare<br />

con successo.<br />

Cos’è il clickbait? Tradotto letteralmente significa<br />

“esca da click” – già l’immagine è sufficientemente<br />

evocativa: si riferisce infatti a quella pratica, poco<br />

virtuosa ma molto diffusa, di creare dei titoli accattivanti<br />

cui corrispondono articoli poco pertinenti –<br />

se non addirittura fasulli. Si tratta di un fenomeno<br />

di ampissima portata: chiunque abbia un account<br />

su un social network — Facebook e Twitter soprattutto<br />

— ne noterà decine ogni giorno e spesso, abboccando,<br />

ci cliccherà. Il clickbait è quel<br />

meccanismo online che porta i siti di news a esasperare<br />

i titoli dei propri articoli con lo scopo principale<br />

di attrarre attenzione e incoraggiare i lettori<br />

al click su un link verso una particolare pagina<br />

web. Una pratica che, lungi dall’avere una applicazione<br />

giornalistica, è piuttosto un approccio – fuorviante<br />

e truffaldino – al marketing: al di là dei<br />

tecnicismi, nel mercato <strong>del</strong>le news odierno ad<br />

avere maggior rilevanza è il fattore <strong>del</strong>la distribuzione<br />

sui social network, dato che gli inserzionisti<br />

contano su queste dinamiche per investire e veder<br />

amplificarsi il proprio contenuto pubblicitario. E<br />

perciò che un post sia quanto meno interessante,<br />

a partire dal titolo, diventa fondamentale: i lettori<br />

saranno così più motivati a condividerlo coi propri<br />

amici, intestandosene la “scoperta”, in modo da<br />

poter raggiungere più persone possibili e aumentare<br />

il cosiddetto “reach potenziale” (il potenziale<br />

bacino di utenza raggiungibile).<br />

Il clickbait è un meccanismo innescato dal “curiosity<br />

gap”, un moto d’interesse che spinge il lettore<br />

a cliccare per soddisfare lo scarto fra l’aspettativa<br />

creata dal titolo e il suo effettivo contenuto. Con<br />

questa tecnica, ad un titolo volutamente estremiz-


zato (“clicca qui per scoprire l’uomo con tre<br />

gambe!”) si fa corrispondere un contenuto apparentemente<br />

non in grado di soddisfare le aspettative<br />

suscitate (nell’esempio precedente, si<br />

presenta un ragazzo con una semplice stampella<br />

– la terza gamba). La promessa urlata e divulgata<br />

sui social network sarebbe quindi sempre mal ripagata<br />

da contenuti di bassa qualità pensati unicamente<br />

per far crescere il volume <strong>del</strong>le visite.<br />

Il loro unico scopo è, quindi, quello di aumentare<br />

le visite al sito. Solitamente sono utilizzati in pagine<br />

che hanno dei banner pay per click o link<br />

esterni verso altri siti: così si incrementano gli introiti<br />

a discapito tanto di chi legge quanto di chi,<br />

invece, opera seriamente su internet – perché, per<br />

quanto romantico o antico, anche sul web deve<br />

contare l’etica.<br />

È questa invece una strategia che si basa sullo<br />

sfruttamento pubblicitario <strong>del</strong>le pagine visitate, ovvero<br />

dei click degli utenti: il clickbaiting non lavora<br />

sul contenuto ne tantomeno sulla qualità; si concentra<br />

esclusivamente sulla forma. Il prodotto è infatti<br />

confezionato in modo tale da diventare virale:<br />

la viralità, nel web, riguarda i messaggi che si replicano<br />

in mille nuovi contesti, ottenendo il maggior<br />

numero di click.<br />

Perché il mo<strong>del</strong>lo di business attuale, ovvero<br />

l’unico che ad oggi è in grado di costruire un ricavo,<br />

si basa sul tornaconto economico dei click<br />

dei lettori. Funziona – più o meno – così: da una<br />

parte ci sono gli investitori pubblicitari che, trattando<br />

con i concessionari di pubblicità, pagano un<br />

compenso ogni 1000 pagine viste (una cifra che è<br />

sintetizzata dalla sigla CPM, costo per mille, e che<br />

si aggira all’incirca tra uno e quattro euro); dall’altra<br />

ci sono i produttori di contenuti che in cerca<br />

<strong>del</strong>la sostenibilità economica <strong>del</strong> proprio lavoro<br />

hanno come primo obiettivo aumentare il più possibile<br />

la quantità di pagine viste sul proprio portale.<br />

Questa ingannevole pratica è effettuata ad insaputa<br />

<strong>del</strong>l’incolpevole lettore, applicata esclusivamente<br />

al fine di generare on-line introiti<br />

pubblicitari: un’esca gettata nel mare magnum di<br />

internet con il solo scopo di far incrementare le visite<br />

ad un sito.<br />

L’idea primigenia di clickbait, più in generale, non<br />

è neppure una novità: il richiamo all’estetica o alla<br />

promozione – spesso ingannevole – dei contenuti<br />

è un meccanismo praticamente implicito in quasi<br />

tutti i processi di compravendita, ma diventa più<br />

fastidioso se a farne sistema sono quegli attori<br />

che, seppur commerciali, devono comunque rendere<br />

un servizio – il giornalismo. La differenza tra<br />

il clickbait e un titolo efficace è, in fin dei conti, la


Laziali usano il cervello ed<br />

estinguono il clickbait!<br />

Ecco come…<br />

stessa che c’è tra la televendita che promette prodotti<br />

di lusso a basso costo e la pubblicità trasparente,<br />

diretta e che soddisfa le aspettative.<br />

Una tipologia che prevede un utilizzo sensazionalistico<br />

<strong>del</strong>la scrittura (classico elemento <strong>del</strong> clickbait:<br />

la frase interrotta, che ovviamente serve per<br />

suscitare curiosità), per invogliare il pubblico, ma<br />

alla cui base esiste comunque una fonte nazionale<br />

– spesso proveniente dalla rassegna stampa. Vi è<br />

ancora un’altra tipologia, che però prevede un<br />

testo con tasso informativo nullo. Il fenomeno <strong>del</strong><br />

clickbait è quindi collegato direttamente ad un altro<br />

fenomeno, il “picking”: si sceglie una fonte, si<br />

(ri)prende un contenuto e lo si fa proprio, nel senso<br />

meno nobile <strong>del</strong>la pratica. Nulla di illegale, se non<br />

fosse per il fatto che spesso non si cita la fonte <strong>del</strong>l’informazione<br />

originaria. Gli articoli creati con la<br />

tecnica <strong>del</strong> “picking” sono facili da scrivere e soprattutto<br />

non costano nulla alla testata: contenuti<br />

immediati, trovati in rete, veloci da assemblare e<br />

veloci da diffondere: per preparare un prodotto simile<br />

non occorre esperienza, né un giornalista qualificato<br />

ed esperto di un campo specifico. Proprio<br />

per questo, con pochissimo sforzo, tutti possono<br />

pubblicare, lanciare sui social.<br />

L’idea è di costringere i lettori a cliccare su un<br />

tweet, su un link, su un titolo, facendo sì che quel<br />

titolo sia mutilato appositamente di informazioni<br />

prioritarie e suggerisca che ce ne siano di attraenti<br />

una volta che si sia cliccato. Le titolazioni sono più<br />

spesso plateali, ma anche più subdoli e comuni<br />

sono quelli che fanno mancare un dettaglio piccolo<br />

ma decisivo in un titolo più sobrio: un ecosistema<br />

di segnali dietro i quali spesso non c’è quello che<br />

viene promesso, e altre volte viene promesso<br />

quello che potrebbe essere detto subito, alla luce<br />

<strong>del</strong> sole, senza essere invitati ad un click (fraudolento)<br />

per saperlo. Invece è tutta un’enfasi di superlativi<br />

e straordinarietà, in cui cambia proprio la<br />

missione giornalistica: che non è più di dare un’informazione,<br />

ma suscitare un’emozione: i titoli non<br />

raccontano più un fatto, ma dicono che quel fatto<br />

(taciuto) “vi farà accapponare la pelle”, “è da brividi”,<br />

“vi farà venire le lacrime agli occhi”, è “esilarante”,<br />

“incredibile”, “mai visto”, “lascia senza<br />

parole”, “ecco cosa si prova”, decidendo a priori<br />

le nostre reazioni. E attribuendosi così i giornalisti<br />

non più il ruolo di informare, ma di emozionare; e<br />

prima ancora, di convincerci che ci emozioneremo.<br />

Pilotare intenzionalmente il lettore ha però effetti<br />

da non sottovalutare: si gioca sulla distrazione,<br />

sulla superficialità o sulla disinformazione, si innesca<br />

un meccanismo in cui i professionisti <strong>del</strong> web<br />

si ingrossano con la stranezza, creando un ambiente<br />

enfatico, pregno di controsensi e ambiguità:<br />

il clickbaiting riempie i social network e “avvelena”<br />

il gruppo tematico mediale, dove spesso sedicenti<br />

giornalisti – presunti tali o semplici editori di contenuti<br />

web – pubblicano link dubbi a cadenza fin<br />

troppo regolare. Alcune testate ed operatori <strong>del</strong>la<br />

comunicazione sono così assuefatti al sistema<br />

che, imponendosi ingannevolmente sui pochi reduci<br />

che ancora credono di poter offrire un servizio<br />

pubblico valido e completo, lo ritengono l’unico<br />

modo per inserirsi nel mainstream di notizie, ad<br />

evidente discapito <strong>del</strong>la qualità e coerenza informativa.<br />

Ed è essenziale far notare che il rispetto<br />

<strong>del</strong>la verità sostanziale dei fatti e <strong>del</strong> lettore, che<br />

mai dovrebbe essere ingannato come previsto dal<br />

codice deontologico dei giornalisti italiani, deve invece<br />

continuare ad esistere in ogni forma comunicativa<br />

– che si tratti di stampa, radiofonia,<br />

televisione o web.<br />

Per concludere, i clickbaiters svolgono una missione<br />

specifica: attirare il lettore, ricevere il maggior<br />

numero di click sul link e diventare virali. Che<br />

la notizia sia surreale e/o inventata poco importa.<br />

Tutto inizia, dal titolo, con enfasi che attirano l’attenzione<br />

e stimolano l’inconscio a cliccare.<br />

Spesso, ma non solo, si punta sullo stimolare la<br />

curiosità <strong>del</strong>le persone – qui intese nell’accezione<br />

di potenziali lettori – per trasformare una notizia<br />

falsa, esagerata o tendenziosa in qualcosa di virale.<br />

Più i lettori cliccano più aumentano i guadagni.<br />

È questa la logica e il presupposto stesso <strong>del</strong><br />

clickbaiting.<br />

Rimbocchiamoci le maniche tutti allora: forse non<br />

servirà a risolvere il problema, ma abbiamo un cervello<br />

e siamo in grado di rifiutare i clickbait, segnalando<br />

o togliendo il like alla pagina: così si<br />

impedirà di monetizzare grazie alle inserzioni pubblicitarie<br />

presenti sulle proprie pagine digitali. Essere<br />

perentori nell’esprimere il disappunto,<br />

mostrando ai diretti interessati il dissenso in merito<br />

a questo gioco sporco – evitare i siti che abusano<br />

<strong>del</strong>le visite. In alternativa, quando si vede un titolo<br />

sensazionalistico, anziché cliccare, è bene cercare<br />

quelle parole su Google News per verificare che si<br />

tratti realmente di una notizia.


Lazio e De Vrij<br />

prime prove<br />

di rinnovo<br />

di Rodolfo Casentini<br />

La Lazio vuole il rinnovo di De Vrij e il giocatore<br />

sembra voler ascoltare la voce <strong>del</strong>la società in<br />

proposito. L’olandese sa benissimo di quanta<br />

stima gode da parte non solo <strong>del</strong>la dirigenza ma<br />

anche <strong>del</strong>l’allenatore e sa anche riconoscere alla<br />

società quella riconoscenza di essergli stato accanto<br />

per un anno intero a causa <strong>del</strong> suo brutto<br />

infortunio. 365 giorni sempre pagato e coccolato<br />

e mai messo in discussione. De Vrij sa che attraverso<br />

la Lazio ha acquisito più forza e più considerazione<br />

mondiale come giocatore, e tutto<br />

questo per lui gigante buono, conta e fa la differenza.<br />

Se a luglio prossimo dovrà esserci cessione,<br />

allora che sia una cessione che accontenti<br />

tutti, sia la società con una grande offerta, sia il<br />

giocatore con un grande ingaggio. per fare questo<br />

però De Vrij sa molto bene che un rinnovo con la<br />

Lazio darebbe maggior potere contrattuale alla dirigenza<br />

che così potrebbe eventualmente sfruttare<br />

le richieste monetizzando il più possibile. A Stefan<br />

comunque piace stare a Roma e piace giocare<br />

nella Lazio perciò tutto potrà essere affrontato<br />

con grande serenità e solo a certe condizioni concrete<br />

appunto per entrambe le posizioni. Verso<br />

fine marzo la Lazio si metterà seduta a tratterà un<br />

rinnovo sulla base di quello fatto all’incirca con<br />

Biglia e che potrà anche prevedere una clausola<br />

rescissoria intorno ai 50 milioni ( ma non è detto).<br />

2,5 milioni + bonus per arrivare a 3 milioni per altri<br />

5 anni, questa è più o meno la proposta che riceverà<br />

De Vrij, e vedremo quanto resterà insensibile<br />

il tulipano olandese nuovo ministro <strong>del</strong>la difesa<br />

biancoceleste. Dall’Inghilterra lo dicono da qualche<br />

settimana che rinnoverà, e se lo dicono loro<br />

che stando ai rumors di mercato, De Vrij dovrebbe<br />

andare allo United ( già fatto per qualche penna<br />

professionista) Intanto la lazio ha anche gettato<br />

solide basi per un rinnovo di Milinkovic con adeguamento.<br />

lo stesso agente <strong>del</strong> giocatore ha manifestato<br />

chiaramente la soddisfazione <strong>del</strong><br />

giocatore a restare a Roma a giocare per la lazio,<br />

una squadra e una maglia che gli sono entrate nel<br />

cuore.


FRASCHETTA DA I FRATELLI<br />

FRASCHETTA DA I FRATELLI<br />

FRASCHETTA DA I FRATELLI

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