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L’editoriale<br />
di Rodolfo Casentini<br />
Una Lazio da vivere sempre,<br />
perché è la Nostra Lazio !!<br />
E siamo ancora qui a chiederci come non si è riusciti a vincere<br />
l’ennesima partita dominata con tante occasioni da gol sprecate.<br />
Purtroppo quest’anno, vuoi per la gioventù massicciamente<br />
presente nella squadra, vuoi per un pizzico di sfortuna<br />
che ahinoi ci perseguita spesso, vuoi per una superficialità<br />
anche <strong>del</strong>la dirigenza nel non completare un bel mosaico<br />
messo su in fase di mercato, ecco che ci si ritrova sesti in classifica<br />
con diversi punti letteralmente buttati dalla finestra non<br />
perché si giochi male anzi, ma per il fatto che non si riesca a<br />
chiudere la partita lasciando l’avversario di turno sempre lì. E<br />
quando si lascia sempre lì ecco che ogni tanto, la palla te la ritrovi<br />
dentro la tua porta con i punti che magicamente si volatilizzano<br />
in un momento.<br />
Quella di ieri contro il Milan seppur altamente rimaneggiato,<br />
era una gara che la Lazio ha dimostrato sul campo di meritare<br />
di vincere, ma per vincere nel gioco <strong>del</strong> calcio, devi segnare e<br />
se non segni, purtroppo spesso non vinci, al massimo le pareggi.<br />
E così è stato ieri sera, il Milan schierato a linea Maginot,<br />
non è praticamente esistito fino al 40° <strong>del</strong> secondo tempo, e<br />
con un tiro in porta agguanta un punto che era davvero difficile<br />
pronosticare visto l’andamento <strong>del</strong>la gara. La squadra di Inzaghi<br />
è una bella squadra, ricca di qualità ma anche ricca di inesperienza<br />
e di forma mentale giusta. Purtroppo questi<br />
ingredienti non li puoi acquistare al supermercato ma li assorbi<br />
dentro di te nel tempo e con le partite e competizioni giocate.<br />
La Lazio gioca bene, produce molto e porta al tiro e alle<br />
occasioni da gol diversi giocatori, segno inconfutabile di un<br />
bel gioco arioso e diversificato che permette a più giocatori<br />
appunto, di avere la loro occasione. Ieri le hanno avute Anderson,<br />
Immobile, Biglia, Hoedt, Milinkovic, Keita, cioè tutto il tridente<br />
di attacco più gran parte <strong>del</strong> centrocampo più un<br />
difensore. Meglio di cosi in fatto di distribuzione occasioni non<br />
può starci poiché è il chiaro specchio che indica come la Lazio<br />
sappia giocare di squadra e in maniera compatta. Tutto questo<br />
ben di Dio però spesso non viene sfruttato perché queste occasioni<br />
create non si concretizzano, e non si segna non perché<br />
i giocatori siano scarsi tecnicamente ma perché probabilmente<br />
la loro inesperienza li porta a decidere la scelta peggiore, vedi<br />
Immobile sulla grande occasione <strong>del</strong> secondo tempo quando<br />
da solo contro Donnarumma, molto tempo prima si preparava<br />
il tiro sul secondo palo che oramai era capito da tutto lo stadio<br />
e dal portiere avversario. Bastava tirare sul primo palo alzandola<br />
un po’ e il portiere sarebbe stato battuto e preso in contro<br />
tempo, ma per pensare così devi essere più freddo, più cosciente<br />
<strong>del</strong>la situazione che hai in quel momento e agire meno<br />
d’istinto e più con malizia. Lo stesso Anderson andato più<br />
volte al tiro da dentro l’area avversaria, non è mai riuscito a<br />
prendere lo specchio <strong>del</strong>la porta pur avendo dei piedi da favola.<br />
Tutto questo purtroppo si ripercuote sui punti di classifica e<br />
sul risultato finale che in qualche modo tende a sminuire molto<br />
il gioco prodotto e quello che si è costruito. Ora siamo lì sesti<br />
a un solo punto dalla quinta e quarta, indubbiamente tutto è<br />
ancora in gioco ma il problema così non è che si risolve da<br />
solo. Inzaghi deve concentrarsi sulla mente dei giocatori,<br />
anche in maniera ossessiva se necessario. Bisogna far capire<br />
loro che ogni occasione può essere quella decisiva e che il lavoro<br />
di una intera settimana compresa la partita, dipendono<br />
dal concretizzare o meno tali occasioni per cui senza paura ma<br />
con la giusta cattiveria, bisogna sfruttarle al massimo. Nelle<br />
ultime 4 partite casalinghe la Lazio ha tirato 98 volte segnando<br />
solo 3 gol di<br />
cui due su<br />
calcio di rigore,<br />
raccogliendo<br />
5<br />
punti su 12<br />
. Punti persi<br />
che peseranno<br />
come<br />
un grosso<br />
m a c i g n o<br />
alla fine. La<br />
squadra è<br />
giovane ed<br />
è anche di<br />
qualità, va<br />
indubbiamente saputa aspettare , ma le tappe di questa attesa<br />
devono anche essere tappe in cui gli stessi giocatori imparano<br />
strada facendo e migliorano quegli aspetti ancora deficitari.<br />
Ora avremo 6 partite alla nostra portata prima di ritrovarci il<br />
Napoli in Casa ( parlo di campionato ovviamente) e la Lazio ha<br />
il sacrosanto dovere di inanellare risultati importanti per cercare<br />
di riassorbire almeno in parte, i tanti punti persi male per<br />
strada. Empoli, Udinese, Bologna, Cagliari, Sassuolo, Torino,<br />
sono tappe dove la Lazio dovrà fabbricarsi il fortino da difendere<br />
nelle ultime giornate quando incontrerà club d’alta classifica.<br />
Inoltre in queste sei tappe la Lazio potrà sfruttare il fatto che<br />
altre squadre tra loro si scontreranno e quindi a turno si potrà<br />
rosicchiare punti a tutte le concorrenti per l’Europa. Tutto questo<br />
a patto che la squadra si metta in testa di essere più determinata<br />
sotto porta e più attenta in difesa. Il futuro ci sorride,<br />
abbiamo una squadra e dei giocatori che presto ci daranno<br />
soddisfazioni enormi, guardiamo il bicchiere mezzo pieno e<br />
non mezzo vuoto, altri club venerano e coccolano anche i loro<br />
addetti <strong>del</strong>le pulizie <strong>del</strong> bagno, qui alla Lazio invece vige lo<br />
sport di denigrare, sminuire, bistrattare tutto e tutti indistintamente<br />
e solo perché sono alla Lazio, salvo poi osannarli<br />
quando vanno altrove dove per magia diventano giocatore fenomenali<br />
o grandi allenatori. Questa è una Lazio da vivere, da<br />
sostenere, da amare sempre, dovunque e comunque perché è<br />
La Nostra Lazio.
Lazio - M<br />
Post<br />
Stagione 20<br />
a cura di Car<br />
Di Rodolfo Casentini<br />
IL MIGLIORE<br />
Felipe Anderson<br />
IL PEGGIORE<br />
Milinkovic<br />
PIÙ E MENO<br />
PIÙ:<br />
23-9: Lazio batte Milan 23-9 (tiri totali). O 10-4 (<br />
sport semplice come la vita. Vince chi la butta<br />
25.000: Cuori biancocelesti battono all'unisono<br />
scudetto.<br />
FELIPE: Dovunque e comunque. Il migliore.<br />
PUNTO: Consente alla Lazio di tenere a distan<br />
MENO:<br />
ANIMA: Quella che manca alla Lazio. Bella sen<br />
DAMATO: Mancano tre rigori alla Lazio. Ammu<br />
CIRO: Impegno massimale ma se la Lazio non
16/20<strong>17</strong><br />
Partita<br />
ilan 1-1<br />
lo Cagnetti<br />
DI LAZIO - MILAN<br />
tiri in porta). O nel gioco. O nella tecnica. Ma il calcio è uno<br />
dentro. Ed è per questo che il punto è ottimo.<br />
. Non basta per vincere ma ritrovare i tifosi vale più di uno<br />
za il diavolo.<br />
z'anima. E che il mediocre Milan ha mostrato di possedere.<br />
cchia Gasperi'.<br />
ha vinto tanto a poco un po' di colpa è sua..
di Arianna Michettoni<br />
I Precedenti<br />
Il bilancio <strong>del</strong>le 9 sfide tra Empoli e Lazio (dal computo è escluso il precedente cadetto, risalente alla stagione<br />
1985/1986) allo stadio Castellani vede i toscani in vantaggio con 4 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte, a<br />
fronte di 11 reti segnate e 9 subite. Il campo <strong>del</strong>l’Empoli si conferma storicamente ostico per i biancocelesti:<br />
sin dal primo confronto nella massima serie tra le due formazioni, disputatosi nella stagione 1997/1998,<br />
che vide la vittoria <strong>del</strong>l’Empoli per 1 a 0; e ancora la grande Lazio di Eriksson, che proprio in terra toscana<br />
fu bloccata sullo 0-0, perdendo così punti importanti – probabilmente decisivi – per la corsa allo scudetto<br />
1999. La sconfitta è arrivata finanche nell’ultimo precedente disputato, in data 29 Novembre 2015: all’Empoli<br />
fu sufficiente un goal di Tonelli al 5’ <strong>del</strong> primo tempo per assicurarsi i tre punti.<br />
Le Statistiche<br />
Non è di certo un big-match – l’Empoli è marginalmente coinvolto nella lotta salvezza, avendo il Palermo<br />
ad otto punti di distanza – e, tuttavia, è un fondamentale banco di prova per le ambizioni biancocelesti: la<br />
Lazio deve mostrare di aver imparato la lezione, concretizzando finalmente le tantissime occasioni da goal<br />
che crea durante la gara. Statisticamente, quando gli azzurri sono andati in rete per primi hanno sempre<br />
vinto: ma l’Empoli visto nel corso di questa stagione ha il peggiore attacco <strong>del</strong>la serie A – appena 14 le reti<br />
realizzate. In tre occasioni la Lazio ha risolto la gara negli ultimi minuti, conquistando i tre punti; ma la sterilità<br />
in attacco è un problema più che mai evidente: la media tiri dall’area di rigore e goal segnati è la penultima<br />
tra le prime otto di questo campionato (216 tiri, 42 goal - solo l'Inter ha fatto peggio).
di Arianna Michettoni<br />
È una Lazio sintetizzata dai soliti<br />
errori – la trama di un film<br />
già visto, forse rivisitato ma di<br />
cui si sa già il finale. Un attacco<br />
fotocopia: questa volta i tiri in<br />
porta sono 23, ed il goal uno<br />
solo e per giunta su rigore –<br />
non una media realizzativa<br />
confacente ad una squadra con<br />
mire di vertice. Eppure è – non<br />
sembra – qualcosa di già letto,<br />
un fastidio con cui si convive:<br />
si è nel recente passato parlato<br />
<strong>del</strong>la sterilità <strong>del</strong>l'attacco, <strong>del</strong>l'assoluta<br />
mancanza di cinismo<br />
e sana cattiveria agonistica;<br />
undici mammolette che occupano<br />
il campo nell'attesa di un<br />
risultato che manca ad arrivare<br />
perché, com'è nelle regole calcistiche,<br />
segna (o vince) sempre<br />
chi più crede. La Lazio sta<br />
inoltre peggiorando le sue statistiche,<br />
perché, se prima il problema<br />
era legato<br />
esclusivamente alle punte (sì<br />
spuntate, ma comunque capaci<br />
di imporre il proprio gioco) ora<br />
va ad aggiungersi il goal sempre<br />
subito: i numeri insomma<br />
raccontano di una squadra<br />
dalle prestazioni tanto buone<br />
quanto inefficaci. Ed è un peccato,<br />
perché sui punti persi per<br />
occasioni da rete non finalizzate<br />
(la somma di Chievo e<br />
Milan fa 51 tiri e 1 goal) si costruisce<br />
una classifica: il posizionamento<br />
è, seppur<br />
assolutamente non compromesso,<br />
mancante di almeno 5<br />
punti – una somma che<br />
avrebbe consentito ben altri<br />
desideri e aperto più larghi scenari.<br />
Ora la Lazio è sesta, scavalcata<br />
da Inter e, ancor più<br />
grave, Atalanta: sebbene il<br />
Milan sia tenuto a debita distanza,<br />
il terzo posto (un'utopia)<br />
è lontano già 7 punti –<br />
aumentano i rimpianti, in ogni<br />
caso. Mettendo in prospettiva il<br />
cammino <strong>del</strong>la Lazio con chi la<br />
precede, va molto meglio alle<br />
altre: dalla roma, seppur sulle<br />
prime <strong>del</strong>usa dal suo acquisto<br />
migliore (il rigore!) al Napoli,<br />
che fa facilmente bottino pieno<br />
contro il Genoa. E la Juventus,<br />
ormai inarrestabile ed inarrivabile<br />
ogni oltre merito sportivo,<br />
poi l'Inter che riprende il cammino<br />
contro l'Empoli – prossima<br />
avversaria dei<br />
biancocelesti. Qual è però il filo<br />
conduttore di queste sfide,<br />
oltre il trionfo <strong>del</strong>le squadre di<br />
vertice? La disparità <strong>del</strong>la<br />
posta in palio, ovvero la totale<br />
mancanza di stimoli per squadre<br />
che vanno dal Torino al<br />
Genoa: squadre ormai fuori da<br />
ogni lotta, dove la salvezza è<br />
certamente ottenuta – a scanso<br />
di giudizi tranchant, pare impossibile<br />
la permanenza in<br />
serie A per Pescara, Crotone e<br />
Palermo.
Bella sì, ma senz’anima<br />
di Carlo Cagnetti<br />
Bella la Lazio che gioca, diverte, infiamma, stupisce e illude; ma è una bella senz’anima<br />
che sciupa, si distrae, si bea di sé stessa, non copre ogni millimetro di campo, e viene<br />
puntualmente beffata sul filo <strong>del</strong> traguardo. Si può affermare che la Lazio avrebbe portato<br />
tranquillamente a casa molte gare se solo avesse avuto un’anima. Che fare? Si può<br />
ragionevolmente migliorare, magari con l’allenamento metodico e forsennato, ed è questo<br />
l’aspetto che Inzaghi deve curare maggiormente. E poi bisognerebbe saper entrare<br />
nelle teste dei giocatori e fargli capire che nel calcio c’è un solo scopo: vincere, tutto il<br />
resto è noia. Vincere ad ogni costo anche se ci si fa brutti, sporchi e cattivi. Pensare<br />
che tra Bologna, Crotone, Chievo e Milan siano state create un centinaio di occasioni<br />
per contare alla fine solo tre gol (di cui due su rigore) e cinque miseri punti fa aumentare<br />
il peso dei rimpianti di una classifica che poteva essere sensibilmente migliore. E invece<br />
l’assurdo pareggio contro il Milan relega i biancocelesti al sesto gradino, scavalcati da<br />
Inter e Atalanta, sesto posto che rimane tuttavia l’ultimo avamposto utile per la partecipazione<br />
all’Europa League. In questo rush finale di 14 gare la Lazio potrà sbagliare poco<br />
o nulla; già nella difficile trasferta empolese vedremo se ci sarà una reazione d’orgoglio<br />
allo sperpero contro il Milan. Perseverare nello scialo sarebbe letale e comprometterebbe<br />
un campionato che fino ad ora ha detto che la Lazio ha meno punti di quelli che<br />
effettivamente meritava.<br />
E veniamo al nostro premio Cuore di Lazio, e alle pagelle relative a Lazio-Milan. Strana-
mente omettendo l’ottima prestazione biancoceleste (malgrado gli sprechi), devo annotare<br />
le incomprensibili pagelle <strong>del</strong> Corriere <strong>del</strong>lo Sport che ha bollato con parecchie<br />
insufficienze la prova di molti giocatori. Mah. Il migliore è risultato Felipe Anderson,<br />
praticamente imprendibile, seguito da Biglia e Parolo. Nella classifica generale, malgrado<br />
la brutta prova, comanda Immobile braccato da Parolo e Felipe Anderson. Se<br />
non ci saranno cataclismi il primo posto se lo giocheranno loro tre.<br />
Riguardo ai criteri di valutazione abbiamo preferito scegliere la sommatoria dei voti<br />
piuttosto che la media, anche per premiare il giocatore che assomma più presenze e<br />
che quindi dimostra di avere maggiore continuità di rendimento e minore morbilità.<br />
Ricordiamo inoltre che la classifica <strong>del</strong> nostro premio è la risultante <strong>del</strong>le votazioni dei<br />
quotidiani sportivi più venduti, e cioè il Corriere <strong>del</strong>lo Sport e la Gazzetta <strong>del</strong>lo Sport,<br />
e che la classifica la potete anche trovare nel numero <strong>del</strong> <strong>settimanale</strong> Aquile, e che<br />
uscirà giovedì 16 <strong>febbraio</strong>, come al solito ricchissimo di servizi, tra cui quelli sulla partita<br />
contro il Milan, oltre ad inchieste importanti, in attesa di un Empoli-Lazio da cartina<br />
di tornasole. Per chi volesse leggerlo è sufficiente visitare il sito www.cuoredilazio.it<br />
ed andare alla sezione magazine.<br />
CLASSIFICA GENERALE<br />
AGGIORNATA ALLA 24esima GIORNATA<br />
GIOCATORE PARTITE GIOCATE PUNTI TOTALI<br />
1) Immobile 23 297,5<br />
2) Parolo 23 286,5<br />
3) F.Anderson 22 281,5<br />
CLASSIFICA DEL MESE DI FEBBRAIO 20<strong>17</strong><br />
GIOCATORE PARTITE GIOCATE PUNTI MESE<br />
1) Parolo 2 29,5<br />
2) Anderson 2 26,5<br />
3) Biglia 2 26
Laziali usano il cervello ed<br />
estinguono il clickbait!<br />
di Arianna Michettoni<br />
Clickbait – e clickbaiting, l’azione da esso derivata<br />
(nell’italiota esterofilia): due parole a molti sconosciute,<br />
complesse più nell’apparenza che nella sostanza.<br />
Se incomprensibili ed incomprese – o<br />
ignote ai più – tali terminologie nascondono (infide!)<br />
una pratica tanto immorale quanto diffusa,<br />
che tuttavia, con prontezza, è possibile arginare<br />
con successo.<br />
Cos’è il clickbait? Tradotto letteralmente significa<br />
“esca da click” – già l’immagine è sufficientemente<br />
evocativa: si riferisce infatti a quella pratica, poco<br />
virtuosa ma molto diffusa, di creare dei titoli accattivanti<br />
cui corrispondono articoli poco pertinenti –<br />
se non addirittura fasulli. Si tratta di un fenomeno<br />
di ampissima portata: chiunque abbia un account<br />
su un social network — Facebook e Twitter soprattutto<br />
— ne noterà decine ogni giorno e spesso, abboccando,<br />
ci cliccherà. Il clickbait è quel<br />
meccanismo online che porta i siti di news a esasperare<br />
i titoli dei propri articoli con lo scopo principale<br />
di attrarre attenzione e incoraggiare i lettori<br />
al click su un link verso una particolare pagina<br />
web. Una pratica che, lungi dall’avere una applicazione<br />
giornalistica, è piuttosto un approccio – fuorviante<br />
e truffaldino – al marketing: al di là dei<br />
tecnicismi, nel mercato <strong>del</strong>le news odierno ad<br />
avere maggior rilevanza è il fattore <strong>del</strong>la distribuzione<br />
sui social network, dato che gli inserzionisti<br />
contano su queste dinamiche per investire e veder<br />
amplificarsi il proprio contenuto pubblicitario. E<br />
perciò che un post sia quanto meno interessante,<br />
a partire dal titolo, diventa fondamentale: i lettori<br />
saranno così più motivati a condividerlo coi propri<br />
amici, intestandosene la “scoperta”, in modo da<br />
poter raggiungere più persone possibili e aumentare<br />
il cosiddetto “reach potenziale” (il potenziale<br />
bacino di utenza raggiungibile).<br />
Il clickbait è un meccanismo innescato dal “curiosity<br />
gap”, un moto d’interesse che spinge il lettore<br />
a cliccare per soddisfare lo scarto fra l’aspettativa<br />
creata dal titolo e il suo effettivo contenuto. Con<br />
questa tecnica, ad un titolo volutamente estremiz-
zato (“clicca qui per scoprire l’uomo con tre<br />
gambe!”) si fa corrispondere un contenuto apparentemente<br />
non in grado di soddisfare le aspettative<br />
suscitate (nell’esempio precedente, si<br />
presenta un ragazzo con una semplice stampella<br />
– la terza gamba). La promessa urlata e divulgata<br />
sui social network sarebbe quindi sempre mal ripagata<br />
da contenuti di bassa qualità pensati unicamente<br />
per far crescere il volume <strong>del</strong>le visite.<br />
Il loro unico scopo è, quindi, quello di aumentare<br />
le visite al sito. Solitamente sono utilizzati in pagine<br />
che hanno dei banner pay per click o link<br />
esterni verso altri siti: così si incrementano gli introiti<br />
a discapito tanto di chi legge quanto di chi,<br />
invece, opera seriamente su internet – perché, per<br />
quanto romantico o antico, anche sul web deve<br />
contare l’etica.<br />
È questa invece una strategia che si basa sullo<br />
sfruttamento pubblicitario <strong>del</strong>le pagine visitate, ovvero<br />
dei click degli utenti: il clickbaiting non lavora<br />
sul contenuto ne tantomeno sulla qualità; si concentra<br />
esclusivamente sulla forma. Il prodotto è infatti<br />
confezionato in modo tale da diventare virale:<br />
la viralità, nel web, riguarda i messaggi che si replicano<br />
in mille nuovi contesti, ottenendo il maggior<br />
numero di click.<br />
Perché il mo<strong>del</strong>lo di business attuale, ovvero<br />
l’unico che ad oggi è in grado di costruire un ricavo,<br />
si basa sul tornaconto economico dei click<br />
dei lettori. Funziona – più o meno – così: da una<br />
parte ci sono gli investitori pubblicitari che, trattando<br />
con i concessionari di pubblicità, pagano un<br />
compenso ogni 1000 pagine viste (una cifra che è<br />
sintetizzata dalla sigla CPM, costo per mille, e che<br />
si aggira all’incirca tra uno e quattro euro); dall’altra<br />
ci sono i produttori di contenuti che in cerca<br />
<strong>del</strong>la sostenibilità economica <strong>del</strong> proprio lavoro<br />
hanno come primo obiettivo aumentare il più possibile<br />
la quantità di pagine viste sul proprio portale.<br />
Questa ingannevole pratica è effettuata ad insaputa<br />
<strong>del</strong>l’incolpevole lettore, applicata esclusivamente<br />
al fine di generare on-line introiti<br />
pubblicitari: un’esca gettata nel mare magnum di<br />
internet con il solo scopo di far incrementare le visite<br />
ad un sito.<br />
L’idea primigenia di clickbait, più in generale, non<br />
è neppure una novità: il richiamo all’estetica o alla<br />
promozione – spesso ingannevole – dei contenuti<br />
è un meccanismo praticamente implicito in quasi<br />
tutti i processi di compravendita, ma diventa più<br />
fastidioso se a farne sistema sono quegli attori<br />
che, seppur commerciali, devono comunque rendere<br />
un servizio – il giornalismo. La differenza tra<br />
il clickbait e un titolo efficace è, in fin dei conti, la
Laziali usano il cervello ed<br />
estinguono il clickbait!<br />
Ecco come…<br />
stessa che c’è tra la televendita che promette prodotti<br />
di lusso a basso costo e la pubblicità trasparente,<br />
diretta e che soddisfa le aspettative.<br />
Una tipologia che prevede un utilizzo sensazionalistico<br />
<strong>del</strong>la scrittura (classico elemento <strong>del</strong> clickbait:<br />
la frase interrotta, che ovviamente serve per<br />
suscitare curiosità), per invogliare il pubblico, ma<br />
alla cui base esiste comunque una fonte nazionale<br />
– spesso proveniente dalla rassegna stampa. Vi è<br />
ancora un’altra tipologia, che però prevede un<br />
testo con tasso informativo nullo. Il fenomeno <strong>del</strong><br />
clickbait è quindi collegato direttamente ad un altro<br />
fenomeno, il “picking”: si sceglie una fonte, si<br />
(ri)prende un contenuto e lo si fa proprio, nel senso<br />
meno nobile <strong>del</strong>la pratica. Nulla di illegale, se non<br />
fosse per il fatto che spesso non si cita la fonte <strong>del</strong>l’informazione<br />
originaria. Gli articoli creati con la<br />
tecnica <strong>del</strong> “picking” sono facili da scrivere e soprattutto<br />
non costano nulla alla testata: contenuti<br />
immediati, trovati in rete, veloci da assemblare e<br />
veloci da diffondere: per preparare un prodotto simile<br />
non occorre esperienza, né un giornalista qualificato<br />
ed esperto di un campo specifico. Proprio<br />
per questo, con pochissimo sforzo, tutti possono<br />
pubblicare, lanciare sui social.<br />
L’idea è di costringere i lettori a cliccare su un<br />
tweet, su un link, su un titolo, facendo sì che quel<br />
titolo sia mutilato appositamente di informazioni<br />
prioritarie e suggerisca che ce ne siano di attraenti<br />
una volta che si sia cliccato. Le titolazioni sono più<br />
spesso plateali, ma anche più subdoli e comuni<br />
sono quelli che fanno mancare un dettaglio piccolo<br />
ma decisivo in un titolo più sobrio: un ecosistema<br />
di segnali dietro i quali spesso non c’è quello che<br />
viene promesso, e altre volte viene promesso<br />
quello che potrebbe essere detto subito, alla luce<br />
<strong>del</strong> sole, senza essere invitati ad un click (fraudolento)<br />
per saperlo. Invece è tutta un’enfasi di superlativi<br />
e straordinarietà, in cui cambia proprio la<br />
missione giornalistica: che non è più di dare un’informazione,<br />
ma suscitare un’emozione: i titoli non<br />
raccontano più un fatto, ma dicono che quel fatto<br />
(taciuto) “vi farà accapponare la pelle”, “è da brividi”,<br />
“vi farà venire le lacrime agli occhi”, è “esilarante”,<br />
“incredibile”, “mai visto”, “lascia senza<br />
parole”, “ecco cosa si prova”, decidendo a priori<br />
le nostre reazioni. E attribuendosi così i giornalisti<br />
non più il ruolo di informare, ma di emozionare; e<br />
prima ancora, di convincerci che ci emozioneremo.<br />
Pilotare intenzionalmente il lettore ha però effetti<br />
da non sottovalutare: si gioca sulla distrazione,<br />
sulla superficialità o sulla disinformazione, si innesca<br />
un meccanismo in cui i professionisti <strong>del</strong> web<br />
si ingrossano con la stranezza, creando un ambiente<br />
enfatico, pregno di controsensi e ambiguità:<br />
il clickbaiting riempie i social network e “avvelena”<br />
il gruppo tematico mediale, dove spesso sedicenti<br />
giornalisti – presunti tali o semplici editori di contenuti<br />
web – pubblicano link dubbi a cadenza fin<br />
troppo regolare. Alcune testate ed operatori <strong>del</strong>la<br />
comunicazione sono così assuefatti al sistema<br />
che, imponendosi ingannevolmente sui pochi reduci<br />
che ancora credono di poter offrire un servizio<br />
pubblico valido e completo, lo ritengono l’unico<br />
modo per inserirsi nel mainstream di notizie, ad<br />
evidente discapito <strong>del</strong>la qualità e coerenza informativa.<br />
Ed è essenziale far notare che il rispetto<br />
<strong>del</strong>la verità sostanziale dei fatti e <strong>del</strong> lettore, che<br />
mai dovrebbe essere ingannato come previsto dal<br />
codice deontologico dei giornalisti italiani, deve invece<br />
continuare ad esistere in ogni forma comunicativa<br />
– che si tratti di stampa, radiofonia,<br />
televisione o web.<br />
Per concludere, i clickbaiters svolgono una missione<br />
specifica: attirare il lettore, ricevere il maggior<br />
numero di click sul link e diventare virali. Che<br />
la notizia sia surreale e/o inventata poco importa.<br />
Tutto inizia, dal titolo, con enfasi che attirano l’attenzione<br />
e stimolano l’inconscio a cliccare.<br />
Spesso, ma non solo, si punta sullo stimolare la<br />
curiosità <strong>del</strong>le persone – qui intese nell’accezione<br />
di potenziali lettori – per trasformare una notizia<br />
falsa, esagerata o tendenziosa in qualcosa di virale.<br />
Più i lettori cliccano più aumentano i guadagni.<br />
È questa la logica e il presupposto stesso <strong>del</strong><br />
clickbaiting.<br />
Rimbocchiamoci le maniche tutti allora: forse non<br />
servirà a risolvere il problema, ma abbiamo un cervello<br />
e siamo in grado di rifiutare i clickbait, segnalando<br />
o togliendo il like alla pagina: così si<br />
impedirà di monetizzare grazie alle inserzioni pubblicitarie<br />
presenti sulle proprie pagine digitali. Essere<br />
perentori nell’esprimere il disappunto,<br />
mostrando ai diretti interessati il dissenso in merito<br />
a questo gioco sporco – evitare i siti che abusano<br />
<strong>del</strong>le visite. In alternativa, quando si vede un titolo<br />
sensazionalistico, anziché cliccare, è bene cercare<br />
quelle parole su Google News per verificare che si<br />
tratti realmente di una notizia.
Lazio e De Vrij<br />
prime prove<br />
di rinnovo<br />
di Rodolfo Casentini<br />
La Lazio vuole il rinnovo di De Vrij e il giocatore<br />
sembra voler ascoltare la voce <strong>del</strong>la società in<br />
proposito. L’olandese sa benissimo di quanta<br />
stima gode da parte non solo <strong>del</strong>la dirigenza ma<br />
anche <strong>del</strong>l’allenatore e sa anche riconoscere alla<br />
società quella riconoscenza di essergli stato accanto<br />
per un anno intero a causa <strong>del</strong> suo brutto<br />
infortunio. 365 giorni sempre pagato e coccolato<br />
e mai messo in discussione. De Vrij sa che attraverso<br />
la Lazio ha acquisito più forza e più considerazione<br />
mondiale come giocatore, e tutto<br />
questo per lui gigante buono, conta e fa la differenza.<br />
Se a luglio prossimo dovrà esserci cessione,<br />
allora che sia una cessione che accontenti<br />
tutti, sia la società con una grande offerta, sia il<br />
giocatore con un grande ingaggio. per fare questo<br />
però De Vrij sa molto bene che un rinnovo con la<br />
Lazio darebbe maggior potere contrattuale alla dirigenza<br />
che così potrebbe eventualmente sfruttare<br />
le richieste monetizzando il più possibile. A Stefan<br />
comunque piace stare a Roma e piace giocare<br />
nella Lazio perciò tutto potrà essere affrontato<br />
con grande serenità e solo a certe condizioni concrete<br />
appunto per entrambe le posizioni. Verso<br />
fine marzo la Lazio si metterà seduta a tratterà un<br />
rinnovo sulla base di quello fatto all’incirca con<br />
Biglia e che potrà anche prevedere una clausola<br />
rescissoria intorno ai 50 milioni ( ma non è detto).<br />
2,5 milioni + bonus per arrivare a 3 milioni per altri<br />
5 anni, questa è più o meno la proposta che riceverà<br />
De Vrij, e vedremo quanto resterà insensibile<br />
il tulipano olandese nuovo ministro <strong>del</strong>la difesa<br />
biancoceleste. Dall’Inghilterra lo dicono da qualche<br />
settimana che rinnoverà, e se lo dicono loro<br />
che stando ai rumors di mercato, De Vrij dovrebbe<br />
andare allo United ( già fatto per qualche penna<br />
professionista) Intanto la lazio ha anche gettato<br />
solide basi per un rinnovo di Milinkovic con adeguamento.<br />
lo stesso agente <strong>del</strong> giocatore ha manifestato<br />
chiaramente la soddisfazione <strong>del</strong><br />
giocatore a restare a Roma a giocare per la lazio,<br />
una squadra e una maglia che gli sono entrate nel<br />
cuore.
FRASCHETTA DA I FRATELLI<br />
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