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ollettino dell’associazione il pentagono<br />
In rassegna stampa – pagina 4<br />
Intervista de IL TIRRENO al Dott. Sanacore<br />
nell’ambito dell’evento dell’Associazione il Pentagono:<br />
LIVORNO PROTAGONISTA NELL’ARCHI-<br />
TETTURA RAZIONALISTA DEL ‘900<br />
LIVORNO. Massimo Sanacore dice che a Livorno<br />
c’è una “piccola Eur” con riferimento al quartiere<br />
romano dominato dal monumentale Palazzo della Civiltà<br />
italiana (soprannominato il “Colosseo quadrato”). «Non<br />
solo perché – spiega Sanacore – un insieme edilizio così<br />
ampio e coerente non è riscontrabile in altre città al di<br />
fuori di Roma, ma anche perché non è stato frutto del<br />
caso, ma della stessa intuizione e dello stesso tecnigrafo<br />
di Marcello Piacentini, l'architetto del regime chiamato<br />
nel 1938 a Livorno, dove abitò nel Palazzo dell'Aquila<br />
nera, e che proprio dalla vecchia città pentagonale trasse<br />
addirittura l'ispirazione per disegnare il nuovo Pentagono<br />
dell'Esposizione Universale di Roma, mai giunta al<br />
1942». Sanacore, direttore dell’Archivio di Stato, guarda<br />
a una serie di fotogrammi di architetture livornesi sotto<br />
il segno dell’architettura razionalista. Come l'imponente<br />
Palazzo del Governo, iniziato nel 1939, a cui si aggiungono<br />
vari edifici di costruzione postbellica come il Palazzo<br />
del Portuale disegnato da Giovanni Salghetti Drioli,<br />
il nuovo Palazzo della Provincia (che ripropone tuttavia<br />
lo stile originario del pronao) ad opera di Ghino<br />
Venturi, l'architetto pisano autore anche del Palazzo<br />
dell'Anagrafe il cui prospetto principale riprende il tema<br />
della "fenètre en longueur" (ovvero la "finestra a nastro")<br />
concepita da Le Corbusier. In epoca prebellica a<br />
Ghino Venturi si devono per altro pure gli Spedali Riuniti,<br />
così come la sede del nostro giornale, il gazebo alla<br />
Terrazza Mascagni e la Colonia Regina Elena a Calambrone.<br />
All'elenco degli edifici in stile razionalista innalzati<br />
nel dopoguerra a Livorno vanno poi aggiunti il Palazzo<br />
Grande (noto come il “Nobile interrompimento”)<br />
disegnato da Luigi Vagnetti, ai cui lati sorgono il Palazzo<br />
dell'Inail ed il Palazzo delle Assicurazioni Generali.<br />
In posizione più arretrata vediamo invece il Palazzo<br />
della Banca d'Italia terminato nel 1964 su progetto<br />
dell'ingegner Rocco Giglio sempre in chiave razionalista,<br />
a cui fanno riferimento anche la sede dell'Inps<br />
(formata da due corpi di fabbrica) ed un edificio condominiale<br />
privato, entrambi affacciati sulla Darsena Vecchia<br />
come è stato evidenziato due anni fa nella mostra<br />
“Fronte del porto” organizzata dall'Archivio di Stato. Lo stesso impianto attuale di via Grande richiama infine con i suoi<br />
ampi portici il progetto Piacentini già adottato a Torino, nel nuovo tratto di via Roma risalente al 1936.<br />
In definitiva si può dire che le incursioni aeree alleate non abbiano fatto altro che sancire un destino già scritto per quella<br />
parte del centro cittadino «molto bombardato – chiarisce Sanacore – ma di certo non totalmente, come troppo spesso ancora<br />
si crede»: nel senso che la via Vittorio Emauele II (già via Ferdinanda, ora via Grande) così come la vediamo nelle vecchie<br />
foto di primo '900 era in ogni caso condannata alla demolizione. Come pure il progetto del Piacentini prevedeva già la<br />
realizzazione di un “nobile interrompimento”, sebbene dalle dimensioni più contenute, che avrebbe separato la “piazza<br />
religiosa”, in cui spicca la chiesa cattedrale, dalla “piazza civica” dove si affacciano gli edifici della pubblica amministrazione.<br />
Ma come valorizzare il vasto patrimonio architettonico novecentesco livornese? «Innanzi tutto va creato un contesto<br />
della città – sottolinea Sanacore – nel quale si dimostri che Livorno pur nella sua breve storia è ricca di elementi architettonici<br />
di tutti gli stili, compresi quelli novecenteschi come appunto il razionalismo presente non solo in centro, ma anche in<br />
alcune ville sul lungomare di Antignano.<br />
E' necessaria insomma una rivalutazione del Novecento livornese, da cui emerge che Livorno è una città di ricostruzione<br />
con un processo iniziato durante il fascismo e proseguito nel dopoguerra in stile razionalista che era quello dell'epoca ovvero<br />
contemporaneo». L'altro binario sul quale muoversi è fare come fanno molte città ovvero cercare fondi regionali e<br />
comunitari per il recupero del centro cittadino e dei suoi elementi artistici, afferma Sanacore. «Livorno è un'importante<br />
città novecentesca in cui si è abbattuto e ricostruito, dove la guerra è stata soltanto un episodio. Pensiamo alla demolizione<br />
integrale del quartiere San Giovanni iniziata nel 1938 alla quale, senza la guerra, sarebbe seguita quella degli altri tre settori<br />
individuati dal piano di risanamento in effetti portato a termine nel dopoguerra».<br />
di Roberto RIU IL TIRRENO 27/08/16