guida “Puglia - Fedagri - Confcooperative
guida “Puglia - Fedagri - Confcooperative
guida “Puglia - Fedagri - Confcooperative
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Con il contributo di:<br />
Regione Puglia<br />
Area Politiche per lo Sviluppo Rurale
La Puglia, un patrimonio di eccellenze<br />
da scoprire<br />
L’Italia, si sa, è un paese straordinario. Ricco di tradizioni<br />
gastronomiche, di prodotti agroalimentari la cui qualità e<br />
varietà non ha eguali al mondo. In lungo e in largo per la penisola,<br />
non c’è città, paese o contrada che non possa far vanto<br />
di prodotti tipici, materie<br />
prime e sapori genuini di pietanze<br />
tramandate dalla storia.<br />
Ci sono poi alcune regioni<br />
italiane che, quando si mettono<br />
a tavola, hanno la fortuna<br />
di poter scegliere tra<br />
autentici tesori di eccellenze<br />
agroalimentari.<br />
È il caso della Puglia che, grazie<br />
al suo clima mediterraneo<br />
e alle distese pianeggianti e<br />
fertili, è una vera “terra felice”<br />
in cui mangiare e bere<br />
ha un sapore inconfondibile.<br />
Ed è proprio a questa straordinaria Regione che dedichiamo<br />
la terza tappa del nostro viaggio alla scoperta del patrimonio<br />
di sapori delle regioni italiane. “Sapori cooperativi della<br />
Puglia” fa seguito alle prime due guide, dedicate al Piemonte<br />
e all’Emilia-Romagna e fa parte di una collana <strong>Fedagri</strong> sui<br />
prodotti delle cooperative agroalimentari italiane. La Puglia<br />
- si diceva - è un capolavoro di eccellenze. Ed è anche una<br />
Regione in cui la cooperazione agroalimentare è una presenza<br />
forte e radicata; è la terza Regione per numero di cooperative<br />
attive dietro Emilia-Romagna e Sicilia e la seconda<br />
per numero di soci. Ciò vuol dire che molte delle verdure e<br />
della frutta pugliese, dai peperoni ai carciofi, dalle ciliegie<br />
all’uva, dagli ottimi legumi e vini ai formaggi e agli oli extravergine,<br />
vengono in gran parte coltivati, lavorati e venduti<br />
dalle cooperative. A nord come al sud, la cooperazione<br />
agricola è sinonimo di qualità, di esperienza, di prodotti rigorosamente<br />
italiani. Un patrimonio di sapori e di bontà, indissolubilmente<br />
legati alla terra che li produce. E agli<br />
agricoltori che li lavorano con cura per portarli fino a noi.<br />
a cura di<br />
Paolo Bruni<br />
Buona lettura e buona scoperta dei sapori<br />
della Puglia!<br />
Presidente <strong>Fedagri</strong>-<strong>Confcooperative</strong><br />
I
II<br />
Cooperazione agro-alimentare:<br />
l’aggregazione per lo sviluppo del territorio<br />
La cooperazione in Puglia si presenta come una forza genuina,<br />
che ha le sue origini in uno dei più esaltanti valori<br />
umani: la solidarietà, una forza in grado di intervenire nella<br />
determinazione dei fenomeni economici e sociali e nella modificazione<br />
della struttura stessa della società, attraverso la<br />
mutualità. Oggi scegliere la strada della cooperazione significa<br />
intraprendere la via della “partecipazione”, che è l’unica<br />
diretta verso le grandi, luminose mete dell’autogestione, generatrice<br />
di progresso, di giustizia e di pace. Parlare di cooperazione<br />
in Puglia significa conoscenza dei fenomeni<br />
economici del territorio, significa essere tempestivamente<br />
informato dei movimenti, delle tendenze, delle forze operanti<br />
sul territorio, in una parola, essere in grado di esprimere una<br />
forza cosciente e preparata ad affrontare la realtà economica<br />
odierna e, quel che più conta, futura.<br />
Alla base di tutto c’è la convinzione,<br />
sempre più diffusa, che<br />
della cooperazione non si può fare a<br />
meno per il superamento della<br />
grave crisi che il Paese sta attraversando.<br />
Il movimento cooperativo<br />
pugliese non solo per la sua<br />
capacità organizzativa, per l’ampiezza<br />
della sua attività e l’estensione<br />
della sua presenza sul<br />
territorio, ma anche e soprattutto<br />
per la sua ispirazione e per i suoi<br />
intendimenti, può e deve rappresentare<br />
il punto di forza e di riferimento per portare avanti<br />
una ben definita politica di sviluppo economico alternativo.<br />
La cooperazione in Puglia da sempre promuove nella società<br />
i valori relativi all’affermazione della persona umana, al rigore<br />
morale, serietà professionale ed onestà umana. Oggi la<br />
cooperazione deve sforzarsi di cercare più quello che unisce<br />
che quello che divide, avendo cura di non offendere, ma di<br />
valorizzare l’apporto delle diverse componenti e matrici<br />
ideali, in modo da rendere più forte, complessivamente, il<br />
movimento cooperativo.<br />
a cura di<br />
Santo Ingrosso<br />
Presidente <strong>Fedagri</strong> Puglia
Puglia, terra di eccellenze<br />
agroalimentari<br />
Valorizzare le produzioni agroalimentari pugliesi: è questa la<br />
bussola che <strong>guida</strong>, con sempre maggiore determinazione, il<br />
percorso della Regione Puglia nell’azione di promozione e sostegno<br />
della qualità, della tipicità<br />
e del legame territoriale dei<br />
suoi prodotti. È la strada maestra<br />
da seguire per far apprezzare<br />
i prodotti di un territorio<br />
straordinariamente ricco che<br />
grazie alla sua estensione geografica<br />
vanta la produzione di tipicità<br />
uniche. Ogni iniziativa che<br />
muove in questa direzione, allora,<br />
è preziosa e vitale nel sostenere<br />
il lavoro faticoso e<br />
quotidiano di chi ha scelto la<br />
qualità quale tratto distintivo del proprio impegno.<br />
Qualità che consente alla Puglia di avere un ricco paniere di<br />
eccellenze agroalimentari che, grazie anche ad una nuova cultura<br />
legata al mangiar bene e sano, possono vivere una nuova<br />
stagione.<br />
La promozione territoriale e la valorizzazione dell’agroalimentare<br />
pugliese sono divenute un binomio ormai inscindibile,<br />
poiché la straordinarietà del nostro patrimonio di storia,<br />
cultura, arte e bellezze naturalistiche può giovare alla valorizzazione<br />
della variegata produzione di biodiversità pugliesi<br />
e, viceversa, la qualità e tipicità dei prodotti di Puglia possono<br />
essere i migliori ambasciatori della nostra terra e della nostra<br />
secolare agricoltura: un bagaglio eccezionale di sapere e saperi,<br />
architrave principale della economia pugliese, che va sostenuta<br />
con ogni sforzo possibile per aiutarla a vincere le sfide<br />
che la globalizzazione porta con sé.<br />
Un plauso alla <strong>guida</strong> <strong>“Puglia</strong>, sapori cooperativi”, per il suo<br />
contributo alla promozione di quella qualità, tipicità e legame<br />
con il territorio che qui in Regione, posso con orgoglio dire,<br />
sono di casa.<br />
a cura di<br />
Dario Stefàno<br />
Assessore alle Risorse Agroalimentari - Regione Puglia<br />
III
IV<br />
La Puglia, un mosaico<br />
di esperienze e di prodotti<br />
Il termine eccellenza evoca sovente qualcosa di unico ed<br />
esclusivo; le eccellenze agroalimentari pugliesi fanno invero<br />
eccezione per la molteplicità e complessità delle produzioni<br />
di pregio che caratterizzano la Regione meridionale. La ricchezza<br />
del paniere è coerente con la generosità davvero eclettica<br />
della nostra terra: dai beni storici a quelli architettonici,<br />
dall’ambiente alla natura, fino alla tavola.<br />
Sapersi orientare fra gusti e luoghi, fra colori e profumi di<br />
tanti prodotti di tradizione, da nord a sud, in piena campagna<br />
o più vicini al mare, non è impresa semplice. Serve una<br />
buona <strong>guida</strong>. E se è vero, come è vero, che le istituzioni deputate<br />
a promuovere le economie del territorio sono fari di<br />
sviluppo, sostenere la Guida dei Sapori Cooperativi ci è sembrato<br />
un gesto naturale, che rientra nelle funzioni di Unioncamere<br />
Puglia, i cui compiti sono proprio vocati alla<br />
valorizzazione ed alla diffusione della conoscenza, sui mercati<br />
nazionali ed esteri, del meglio<br />
delle nostre produzioni. La<br />
Guida ha poi qualcosa in più.<br />
Perché non solo orienta alle eccellenze<br />
agroalimentari della<br />
Regione ma è dedicata alle cooperative<br />
fautrici di queste eccellenze.<br />
Il mondo cooperativo<br />
è una realtà molto importante<br />
e dinamica in Puglia: per fatturato<br />
prodotto si colloca ai<br />
primi posti fra le regioni meridionali,<br />
sviluppando capacità<br />
produttive e know how, valorizzando<br />
le risorse locali, creando nuova occupazione. Oggi la<br />
cooperazione raccoglie una sfida importante, rispondendo in<br />
modo esemplare, contribuendo ad uno sviluppo non solo dell’agro-industria,<br />
ma anche del turismo e dei servizi. Siamo<br />
diventati tutti esigenti fruitori di servizi, ma anche consumatori<br />
attenti alla qualità, all’igiene e sicurezza dei prodotti;<br />
pertanto, essere accompagnati nel viaggio verso la qualità e<br />
l’eccellenza non può che fare piacere.<br />
a cura di<br />
Luigi Farace<br />
Presidente Unioncamere Puglia
SOMMARIO<br />
pag. 6 - Terra di Puglia<br />
pag.18 - Storia di Cooperazione in Puglia<br />
pag.30 - Un sorso di Puglia<br />
pag.44 - La Puglia e il suo “oro verde”<br />
pag.58 - Il bouquet dell’ortofrutta pugliese<br />
pag.70 - Il nettare bianco dei pascoli pugliesi<br />
pag.82 - Puglia, il “granaio d’Italia”<br />
pag.90 - Sagre e ricette tipiche
6<br />
Terra di Puglia<br />
“<br />
Un pò di Storia<br />
La storia della Puglia è storia di dominazioni.<br />
Ma sono state proprio le vicende dei popoli<br />
che in questa terra si sono succeduti, ad aver<br />
scritto le pagine del suo passato, presente e<br />
futuro. Meta prescelta sia dalle popolazioni di Oriente che<br />
Occidente e raggiungibile per mare e per terra, sul finire<br />
del II millennio a.C., fu abitata da gruppi etnici, colonizzata<br />
dai Greci, dai Romani, fu alleata di Annibale contro<br />
Roma, compresa da Augusto nella Regione “Apulia et Calabria”.<br />
Dopo aver subito le invasioni barbariche passò<br />
sotto il dominio di Bisanzio, ottenne una certa indipendenza<br />
con l’avvento dei Longobardi e la successiva dominazione<br />
franca. Nell’ XI secolo, soggetta alle incursioni<br />
saracene, si rivoltò ai Bizantini, fece parte del Regno di Sicilia,<br />
del Regno di Napoli e di quello delle Due Sicilie, prima<br />
dell’Unità d’Italia. Ma la storia e la cultura della Puglia<br />
sono profondamente segnate dalle presenze greche, romane,<br />
bizantine, arabe, normanne, franche, spagnole e di<br />
altre popolazioni che lasciarono tracce indelebili della loro<br />
presenza. La vera fioritura economica la raggiunse nei secoli<br />
di massima espansione dell’Impero romano e, una volta
caduto, la Regione divenne teatro di frequenti “contaminazioni”<br />
straniere: ecco che allora si alternarono Bizantini,<br />
Longobardi, Arabi, Franchi e Saraceni. Mentre il progresso<br />
materiale e civile lo conseguì, dapprima, sotto i Normanni<br />
e poi sotto gli Svevi, esponenti della casata degli Hohenstaufen,<br />
toccando l'apice con Federico II.<br />
“ ”<br />
Durante il dominio dell’imperatore Federico II la Puglia<br />
scopre una delle sue tante vocazioni, quella per<br />
l’olio, andando incontro ad una vera e propria “cultura<br />
dell’olio”. L’Andria Fidelis di Federico II che custodisce<br />
ancora le spoglie di due mogli dell’imperatore<br />
è il più grande centro di produzione della Regione.<br />
Dal 1264 al 1435 la Puglia fu sotto la dominazione angioina,<br />
all'interno del Regno di Napoli, a cui subentrarono gli Spagnoli.<br />
Durante questo periodo a mettere profonde radici nel<br />
suo tessuto sociale e territoriale fu il potere dei Baroni, feudatari<br />
forniti di latifondi e di potere giurisdizionale, che ne<br />
facevano una sorta di signori assoluti. Fu però con l'arrivo<br />
dei Borbone che la Regione si arricchì di energie imprenditoriali<br />
nuove e illuminate, per poi andare incontro ad un incisivo<br />
processo di modernizzazione, sotto la dominazione<br />
francese (1806-1815) e l’egida di Gioacchino Murat. Con il<br />
Plebiscito dell’ottobre del 1860 venne confermata la volontà<br />
“<br />
del popolo pugliese di aderire al nuovo Regno d’Italia.<br />
Dominazioni del passato nella cultura<br />
del presente<br />
A segnare sia la morfologia che la stessa cultura e tradizione<br />
della Puglia, è stato proprio il profondo contatto con<br />
etnie tanto diverse, che hanno regalato al suo territorio un<br />
7
patrimonio infinito di reperti archeologici (castelli, torri,<br />
cattedrali, edifici urbani e rurali) che, “personalizzati” dalla<br />
popolazione pugliese, hanno portato alla nascita di una vera<br />
e propria “cultura della pietra”.<br />
“<br />
“ ”<br />
8<br />
La Puglia nei sapori<br />
La Puglia è un territorio dalla spiccata vocazione turistica<br />
naturale. A rendere così particolare la cucina pugliese<br />
è soprattutto la presenza, nelle stesse province,<br />
degli stessi alimenti, resa possibile dalla conformazione<br />
del paesaggio, per lo più pianeggiante (da qui il nome<br />
di Tavoliere), che ha facilitato gli scambi.<br />
Si deve ancora al dominio di Federico II la diversità nei modi<br />
di mangiare, che rispondono fedelmente all’assetto dato alla<br />
Puglia dall’Imperatore, che distinse la terra di Bari dalla Capitanata<br />
e dalla terra d’Otranto: le attuali province di Foggia,<br />
Bari e Lecce. Le tre cucine tendono a riproporre gli stessi piatti<br />
sebbene con differenze nell’uso dell’aglio e della cipolla.<br />
Ma sono soprattutto aglio e cipolla a fare la differenza.<br />
Il primo è il principale componente di questa diversificazione<br />
culinaria, molto utilizzato nel Foggiano, tende a<br />
scomparire man a mano che si scende, fino a passare lo<br />
scettro alla cipolla, nel basso Salento.<br />
Mentre i lampasciuni, cipolle selvatiche che si lessano e<br />
si gustano accompagnate all'insalata, si trovano in particolare<br />
nei piatti del Tarantino e del Barese.<br />
La cucina frugale:<br />
l’anticipazione del brunch<br />
La nascita della cucina frugale si deve più<br />
per necessità che per dare continuazione a<br />
tradizioni culinarie antiche.<br />
Rappresentava la colazione sostanziosa del contadino di<br />
ritorno dai campi.<br />
“Pasta e pane, protagonisti della cucina<br />
L’abbondanza del biondo grano di Puglia ha<br />
fatto sì che la pasta diventasse presto l’alimento<br />
preferito dai pugliesi.
”<br />
“Nel 1154 il geografo arabo Al-Idrisi, al servizio di Ruggero II, narra in<br />
un suo scritto che in una zona abitata con case e molti mulini si fabbrica<br />
tanta pasta in forma di fili (itrija) che viene esportata in tutte le parti.<br />
E ancor oggi la parola "tria", derivata proprio da quei fili, designa la<br />
pasta fatta in casa, in vaste aree della Sicilia e della Puglia.<br />
Dal grano del Tavoliere si ricavano molte varianti di<br />
pasta: orecchiette, strascenate, mignuicchie, chiancarelle,<br />
troccoli, pociacche. Ad ogni pasta, poi, spetta il suo<br />
condimento: con ragù di carne o di pesce (molto conosciuto<br />
è il ciambotto barese che si ottiene mescolando<br />
numerose specie ittiche), con verdure, erbe di campo o<br />
erbe d'orto, con formaggio o senza.<br />
Ancora oggi la tradizione popolare pugliese, nonostante<br />
i secoli, rimane sempre molto legata al culto del pane e<br />
delle sue varietà, come la celebre frisedda, una ciambella<br />
di farina, bianca o integrale, oppure la puccia che<br />
si prepara con gli ingredienti del pane e della pizza,<br />
cotta rigorosamente nel forno a legna e condita poi con<br />
salumi, verdure o carne.<br />
Il nome di questo pane tipico pugliese deriva dal latino<br />
“buccellatum”, termine che indicava il pane militare, la<br />
sua versione più tradizionale e gustosa è la “puccia cu<br />
l’aulìe” (con le olive).<br />
9
10<br />
Dal mare alla tavola.<br />
Specialità ittiche pugliesi<br />
La provenienza degli ingredienti alla base della cucina<br />
pugliese è di propensione mediterranea come pesce, cereali,<br />
erbe, verdure, legumi (definiti "la carne dei poveri"<br />
perché ricchi di proteine), olio, vino. Molto nota è la casseruola<br />
di polipetti, un ragù fatto con olio, cipolla, vino<br />
“Le<br />
“<br />
contaminazioni<br />
dei popoli antichi nella cucina<br />
bianco, salsa, prezzemolo e pepe. Altri piatti tipici sono<br />
gli antipasti di calamaretti crudi, frutti di mare, olive e<br />
le rinomate zuppe di pesce.<br />
Un viaggio tra eno-gastronomia e tradizione culinaria<br />
non significa solamente cedere ai peccati<br />
della gola, ma anche scoprire luoghi, storie e leggende.<br />
Un capolavoro dell’arte culinaria pugliese è la tiella<br />
(nome che indica sia il contenitore che la minestra), retaggio<br />
della dominazione spagnola in Puglia, composto<br />
da riso, patate, cipolla, prezzemolo e cozze nere (mitili).<br />
Dalla Grecia, invece, deriva la frisa, la ciambella di farina<br />
integrale o bianca, ricordata anche da Virgilio come<br />
le "mense" portate da Enea e dai suoi compagni quando<br />
sbarcarono a Porto Badisco. Mentre agli Arabi si deve<br />
l'introduzione dei sapori piccanti. La dimostrazione è data<br />
dai ciceri e tria, tagliatelle fatte a mano, in parte bollite e in<br />
parte fritte condite con ceci, olio santo, alloro e cipolla.
Sua maestà verdura<br />
“Simile al moussakà greco è la parmigiana.<br />
Dopo il pesce e la pasta, gli alimenti più usati nella cucina<br />
pugliese sono le verdure di cui la Puglia è molto<br />
ricca insieme a cereali, olive e frutta. Alcune località<br />
sono inoltre rinomate per produzioni di rilievo come le<br />
cipolle rosse di Acquaviva delle Fonti, l’asparago di Orsara<br />
di Puglia, la mandorla di Toritto, l’oliva dolce Termite<br />
di Bitetto, l’uva da tavola di Noicattaro e Rutigliano,<br />
la batata dell’Agro leccese e il carciofo di Brindisi.<br />
“<br />
Le mille e una salsiccia di Puglia<br />
In tutta la Regione del Tavoliere un prodotto<br />
che non può mai mancare sulle tavole<br />
pugliesi è la salsiccia. Ogni provincia<br />
pugliese, però, si contraddistingue per una particolare<br />
tipologia del tipico insaccato. Nella provincia di Taranto<br />
si produce la salsiccia di Ginosa, preparata con carni di<br />
coscio e spalla, più il 15% di grasso suino. Altra specialità<br />
è la soppressata di Martina Franca, fatta con carni<br />
magre di suino, coscio o spalla, più il 10% di grasso.<br />
Martina Franca è celebre<br />
anche per il capocollo martinese<br />
e la cervellata, salume<br />
composto con una<br />
miscellanea di carne suina<br />
mista a quella di vitello, o<br />
con il solo maiale. Nella<br />
provincia di Foggia, in particolare<br />
nella zona di Rignano<br />
Garganico, esiste una<br />
produzione di salumi di<br />
carne ovina, come la muscisca,<br />
preparata con la carne<br />
disossata di pecora o di<br />
capra. La specialità della<br />
provincia di Lecce è la salsiccia<br />
con carni magre di<br />
vitello, suino e grasso suino.<br />
Ma la salsiccia pugliese deve il suo gusto anche all’utilizzo<br />
dei formaggi, come la mozzarella, nell’impasto<br />
degli insaccati. La salsiccia a punta di coltello dell’alta 11
“ ”<br />
12<br />
Murgia è tra i prodotti tradizionali riconosciuti dal Ministero;<br />
è un prodotto di grande pregio e tradizione, tanto da<br />
essere presente nelle tavole di alcuni ristoranti già nel 1966.<br />
Le salsiccette pugliesi, grandi come un dito, sono chiamate<br />
in dialetto zampitti. Si fanno con un impasto di<br />
carne di vitello, agnello, maiale, sono abbondantemente<br />
salate e cosparse di peperoncino. In alcuni borghi della<br />
Murgia si usa preparare, come in Lucania e in Calabria,<br />
gli involtini a lunga conservazione, fatti con le braciole<br />
di maiale. Ma una delle tante curiosità della gastronomia<br />
pugliese è il tarantello, che utilizza carne fresca di tonno, ricavata<br />
dalla parte più tonda del ventre.<br />
L’oro liquido che nasce dalla terra<br />
La Puglia è anche una straordinaria miniera<br />
del cosiddetto “oro liquido”. Ed è il<br />
frantoio ipogeo o trappeto ipogeo (scavato<br />
nel sasso) la testimonianza tangibile dell’esistenza di<br />
una millenaria civiltà, diventata per secoli il cuore pulsante<br />
della cultura economica e sociale del Salento.<br />
“Arare l'ulivo per chiedere il frutto, concimare per ottenerlo,<br />
potare per forzarlo.<br />
Forse è anche grazie ai precetti dettati nel I secolo d.C.<br />
dal grande scrittore latino di agronomia Lucio Giunio<br />
Columella che, ad oggi, la Regione del Tavoliere è diventata<br />
una delle più importanti produttrici di olio.<br />
Da Nord a Sud, il territorio pugliese, affacciato su quasi<br />
800 chilometri di costa, è tutto punteggiato di uliveti
dalle forme variegate e particolari. È senza dubbio il Barese,<br />
fra le sei odierne province della Regione, il più vocato<br />
con i suoi 130 frantoi. Ma ad aver conseguito lo<br />
scettro di città dell’olio è sicuramente Bitonto. Anche<br />
Ostuni ha una posizione di rilievo nella olivicoltura, con<br />
una produzione annua di 40.000 quintali d'olio. Nonostante<br />
i secoli continua, comunque, la tradizione dell’oliva<br />
come frutto da tavola proprio come, nell’antica<br />
Roma, apriva, durante la cosiddetta “gustatio”, i banchetti<br />
più raffinati.<br />
“<br />
Ricchezza nel calice<br />
“Non carent gloria”. Così il poeta Plinio<br />
citava, riferendosi ai vini dell’Apulia che<br />
produceva, appunto vini “non carenti di<br />
gloria”. Nell’antichità, con la sua produzione di olio<br />
d’oliva e vino, la Puglia era infatti la cantina dell’Impero<br />
romano. A testimonianza delle origini antiche della<br />
ricchezza che riempiva i calici dei popoli che dominarono<br />
la Puglia, è la citazione anche di Decimo Giunio<br />
Giovenale quando, riferendosi a Taranto, la definisce<br />
“madida dei suoi vini”. Ed ancora oggi, a distanza di secoli,<br />
è “mejere” (dal latino merum, vino puro) il termine<br />
utilizzato, in alcune parti della Regione, per definire il<br />
vino.<br />
“I vini del Salento<br />
La Puglia è la Regione con la più alta<br />
produzione vitivinicola. Il Salento è la<br />
terra del Negroamaro. Altri importanti<br />
vitigni sono l’Aleatico, la Malvasia Nera e Bianca e le<br />
uve da Primitivo. È il Leverano DOC, invece, una delle<br />
denominazioni di origine controllata del Salento, prodotto<br />
dallo sposalizio tra il vitigno Negroamaro con le<br />
Malvasie bianca e nera.<br />
Negli agrumi i colori della Puglia<br />
Arance, mandarini e limoni rappresentano<br />
il colore tipico delle tavole pugliesi.<br />
Vere e proprie miniere di qualità pregiate<br />
sono, in particolare, gli agrumi delle aree di Castellaneta,<br />
Palagiano, Ginosa, Massafra.<br />
13
14<br />
Le varietà di arance più diffuse sono la Washington, Tarocco<br />
e Moro, mentre tra le nuove produzioni c’è la Navelina.<br />
Sono invece a maturazione tardiva le varietà<br />
Belladonna, Ovale e Valencia Late.<br />
Mentre il mandarino, per la presenza di semi, è utilizzato<br />
come frutto da ornamento, piuttosto che da mangiare.<br />
Nonostante tutto hanno cominciato a diffondersi nuove<br />
qualità come la Palazzelli e la Ciaculli che hanno affiancato<br />
la tradizionale Avana.<br />
Si sono sempre più affermate, invece, le varietà Clementine,<br />
grandi, succose e senza traccia di semi. Sua<br />
maestà limone la fa da padrone, soprattutto nella zona<br />
del Gargano, con le varietà Femminello, Monachello e<br />
Interdonato.<br />
“L’industria casearia del Tavoliere<br />
È da rintracciare nell’antica usanza alimentare<br />
del “pane e cacio”, il cibo quotidiano<br />
dei contadini, una delle motivazioni<br />
che hanno portato ad una produzione casearia senza paragoni.<br />
Tra i formaggi, freschi ed a lunga conservazione, i<br />
più diffusi sono:<br />
Boscaiola del Gargano<br />
Formaggio dal gusto piccante a pasta compatta, formata<br />
da latte pastorizzato di vaccino, cagli selezionati, fermenti<br />
lattici, sale e peperoncino.<br />
Burrata<br />
Fatto con latte di vacca e caglio liquido, è uno dei formaggi<br />
più apprezzati, e si distigue per la sua deperibilità.<br />
Prende nome “stracciatella” se venduta senza<br />
l’involucro esterno.<br />
Burrino o Manteca<br />
È un involucro di pasta.<br />
Da tradizione viene servito nel vassoio dei formaggi al<br />
dessert.<br />
Canestrato pugliese<br />
È il tipico formaggio della Puglia, fatto con latte di pe-
cora merinos o gentile, che ha ottenuto la denominazione<br />
di origine protetta da parte dell’Unione Europea.<br />
Foresta Umbra del Gargano<br />
Formaggio morbido, di colore giallognolo, prodotto nelle<br />
zone della Foresta Umbra, sul Gargano.<br />
La pasta appare con piccole occhiature, mentre il sapore<br />
è molto salato.<br />
È fatto con latte vaccino pastorizzato, cagli selezionati<br />
e fermenti lattici, con l’aggiunta di sale.<br />
Mozzarella pugliese<br />
È prodotta con latte vaccino a cui si aggiunge caglio<br />
ovino.<br />
Pallone di Gravina<br />
È una delle specialità più rinomate e ricercate. Si tratta<br />
di un provolone che richiama la forma di un pallone vero<br />
e proprio.<br />
Primo Sale<br />
È formaggio fresco fatto di morbida pasta, ricca di siero,<br />
dal sapore dolciastro e leggermente acidulo.<br />
Provola di bufala<br />
Prodotto con latte di bufala di Carpino. Di forma tonda<br />
il sapore è fragrante e gradevole, il colore della pasta è<br />
bianco, mentre la superficie esterna si presenta lucida.<br />
Ricotta forte<br />
Tipica di Puglia e Basilicata la ricotta subisce una lunga<br />
fermentazione, in appositi contenitori di legno, che ne irrobustisce<br />
il sapore, grazie anche all’aggiunta di sale.<br />
Nel dialetto del luogo, questo latticino è detto anche “ricotta<br />
sciquanta”.<br />
Ricotta marzotica<br />
Prende il nome dalla stagione di produzione scelta dai<br />
casari, ovvero l'inizio della primavera, quando le pecore e<br />
le capre delle Murge cominciano a brucare il foraggio primaverile.<br />
Da questo ne deriva un latte più ricco e saporito.<br />
15
16<br />
“<br />
Dal tarantismo ai cortei<br />
il folklore della Puglia<br />
L’unicità del folklore pugliese è rappresentata<br />
soprattutto dalla sopravvivenza<br />
di un rituale magico religioso che va sotto il nome di tarantismo.<br />
Si tratta di un insieme di simboli propri, di credenze originali<br />
e di una musica che non può avere imitazioni: è<br />
una danza guaritrice “che contrasta il male del ragno”.<br />
È da qui che è nata la credenza popolare secondo la<br />
quale il morso della tarantola genera uno stravolgimento<br />
dei sensi, che costringe a danzare ed è solo muovendo<br />
i passi della “pizzica-pizzica” che può essere<br />
placato. La festa di San Rocco a Torrepaduli, che si celebra<br />
a ferragosto, è una tra le più importanti manifestazioni<br />
che ripercorre la tradizione del tarantismo.<br />
Un altro appuntamento, sempre nel mese di agosto, a<br />
Melpignano, è “la notte della Taranta”. Il folklore della<br />
Puglia non riguarda però solo il tarantismo.<br />
A Putignano, dopo quello di Viareggio, si festeggia il carnevale<br />
più grande, che ha inizio con le “propaggini” - nel<br />
giorno di Santo Stefano - per finire con la sfilata dei<br />
carri allegorici. Poi c’è l’accensione della “focara”, la pira<br />
più grande d’Europa. Nella provincia di Taranto molto<br />
sentiti sono i Misteri della Settimana Santa, che hanno<br />
inizio con la processione dell’Addolorata.<br />
Tra gli altri appuntamenti da ricordare ci sono poi la<br />
“processione delle fracchie”, che si svolge a San Marco<br />
in Lamis, il palio dei rioni di Oria, con la sfilata del<br />
“Corteo storico di Federico II” ed il palio della "Disfida<br />
di Barletta".
Storia di Cooperazione in Puglia<br />
“ In Italia la nascita del movimento cooperativo presenta<br />
caratteristiche del tutto particolari rispetto<br />
agli altri Paesi europei. In primo luogo, il ritardo<br />
della sua diffusione è da leggere alla luce delle vicende<br />
riguardanti l’unificazione politica, con la precaria situazione<br />
economico - sociale, causata in primis da un altrettanto<br />
ritardato sviluppo industriale, ed infine<br />
l’assenza di norme a tutela della cooperazione; in secondo<br />
luogo, le origini del fenomeno si accompagnano al<br />
c.d. “movimento associativo di classe”.<br />
All’epoca dell’unificazione, l’Italia era ancora considerata<br />
un paese prevalentemente agricolo; le prime industrie,<br />
nate nel Nord, realizzavano essenzialmente<br />
prodotti artigianali, pertanto l’uso delle macchine era<br />
molto limitato.<br />
Un apporto importante allo sviluppo della cooperazione<br />
fu dato dalle idee di Mazzini; quest’ultimo, infatti, affrontò<br />
la “questione sociale”, non solo dal punto di vista<br />
politico, ma anche sul piano economico.<br />
Egli riteneva indispensabile la creazione di norme per<br />
agevolare il reperimento di capitale attraverso risparmi<br />
fiscali e la creazione di banche di credito cooperativo,<br />
azioni tutte orientate alla diffusione di questo feno-<br />
18<br />
meno.
20<br />
Ènel decennio successivo al 1870 che si registra un<br />
ampio sviluppo delle imprese cooperative italiane.<br />
Infatti, in questi anni si è creata la consapevolezza nei<br />
lavoratori di costituire forme cooperative, per migliorare<br />
le proprie condizioni di vita, combattere la disoccupazione<br />
e l’usura, fenomeno profondamente radicato nella<br />
società dell’epoca. Rilevante in questo periodo è stata la<br />
costituzione delle cooperative bracciantili, che non richiedevano<br />
alti investimenti e producevano su specifica<br />
richiesta di un committente, contenendo in tal modo il<br />
rischio commerciale.<br />
In Puglia tra il 1893-94 le cooperative di lavoro tra braccianti,<br />
regolarmente riconosciute, erano sette, agli inizi<br />
del 1900 erano più di trenta.<br />
”<br />
In Puglia la storia della cooperazione nasce agli inizi<br />
del ‘900, nel fertile settore dell’agricoltura, dove le<br />
differenze sociali ed economiche tra chi lavora e chi<br />
detiene i mezzi di produzione sono più evidenti.<br />
Questo è ancora il periodo in cui il paesaggio agrario<br />
predominante nei territori pugliesi è quello del lati-
fondo, caratterizzato prevalentemente<br />
da cerealicoltura:<br />
dominante in assoluto<br />
nella Capitanata, mitigata<br />
dalla consistente presenza<br />
di oliveti e vigneti, nelle province<br />
di Bari e Lecce.<br />
Piante preziose, i cereali, non<br />
solo perché davano il pane,<br />
ma anche perché non richiedevano<br />
la presenza e la cura<br />
costante degli uomini.<br />
Non era necessario che ci<br />
fossero abitazioni presso le<br />
coltivazioni di grano nei latifondi.<br />
La presenza, assai numerosa,<br />
dei lavoratori si rendeva necessaria<br />
solo stagionalmente:<br />
in autunno, per l’aratura e la<br />
semina e soprattutto per la<br />
falciatura e la trebbiatura,<br />
agli inizi dell’estate.<br />
A queste necessità di avere<br />
tante braccia da lavoro, ma<br />
solo per pochi periodi dell’anno,<br />
il “sistema” latifondo<br />
rispondeva con le migrazioni<br />
stagionali dei lavoratori<br />
insediati nei borghi, che<br />
sorgevano sulle alture ai<br />
confini dei territori latifondistici.<br />
Migrazioni che tuttavia potevano<br />
essere anche di più lungo<br />
raggio.<br />
Dunque, un paesaggio nudo,<br />
senza case, senza alberi, con<br />
poche masserie sparse su<br />
ampi spazi, e coronato da insediamenti<br />
accentrati nei<br />
paesi. 21
22<br />
“<br />
Nei primi anni del ‘900 si assiste ad una crescita<br />
del bracciantato agricolo e delle sue organizzazioni<br />
politiche e sindacali. La Puglia, soprattutto<br />
Foggiana e Barese, è l’unica Regione in cui fioriscono<br />
forme moderne di organizzazione e di lotta del movimento<br />
contadino, segno anche questo degli specifici profondi<br />
mutamenti intervenuti nei rapporti produttivi<br />
della Regione. Gli inizi del XX secolo rappresentano per<br />
la Puglia gli anni della complessa articolazione sociale<br />
del rapporto tra città e campagna, frutto di una crescita<br />
economica che ha nell’agricoltura il suo epicentro, ma<br />
che conosce anche una dimensione mercantile e manifatturiera<br />
potenzialmente autonoma, rispetto al settore<br />
primario.<br />
Questi sono anche gli anni dello scontro di classe, tutti<br />
elementi che fanno della Puglia una Regione per molti<br />
versi originale, in confronto alle zone del Mezzogiorno<br />
classico; una Regione su cui piomberà trionfante il Fascismo,<br />
periodo che la vede sottoposta a numerose bonifiche<br />
in vaste aree, ma che troverà soprattutto in un<br />
forte movimento contadino e bracciantile il perno dell’opposizione<br />
antifascista e delle lotte per un rinnovamento<br />
civile e democratico.<br />
Lo scoppio della guerra mondiale costringe i braccianti<br />
e i contadini pugliesi, come tutti i loro compagni delle<br />
altre regioni d’Italia, ad abbandonare le terre e ad offrire<br />
il gravoso sacrificio di sangue per l’amata Patria,<br />
nella speranza, al ritorno, della tanto invocata divisione
del latifondo della grande proprietà privata.<br />
La riforma agraria del secondo dopoguerra portò in Puglia<br />
un forte sviluppo agricolo; nel 1950, infatti, in risposta all’imponente<br />
mobilitazione delle masse contadine meridionali,<br />
che insorgevano contro un sistema di rapporti<br />
economici dominato dai proprietari “latifondisti” reclamando<br />
«la terra a chi la lavora», il governo <strong>guida</strong>to da<br />
Alcide De Gasperi varò un insieme di provvedimenti legislativi<br />
che, nel loro complesso, presero il nome di “riforma<br />
agraria”.<br />
Tali provvedimenti, che furono attuati in specifici comprensori,<br />
prevalentemente situati nel Mezzogiorno, ebbero<br />
l’obiettivo di espropriare parte delle terre dei<br />
grandi proprietari “assenteisti” per suddividerle in “poderi”<br />
e “quote” da assegnare a braccianti e contadini che<br />
ne facessero richiesta, rendendo questi “piccoli imprenditori”<br />
non più sottomessi al grande latifondista. L’intervento<br />
pubblico fu imponente e capillare: ciascun<br />
podere da assegnare veniva preliminarmente sottoposto<br />
ad un processo di trasformazione fondiaria, per la<br />
realizzazione degli ordinamenti produttivi preventivati<br />
per ciascuna zona agraria e successivamente dotato di<br />
una casa colonica, corredata di concimaia, stalla, pollaio,<br />
porcilaia, forno, silo, talvolta con pozzo e cisterna.<br />
Si crearono così le cosiddette “case della riforma agraria”,<br />
presenti ancora oggi nel paesaggio di alcune zone<br />
dell’Alta Murgia, ma se ne possono ritrovare esemplari<br />
analoghi anche in altre aree della Puglia, dalle pianure<br />
della Capitanata alle coste del Salento. 23
“ Altre forme di assistenza all’assegnatario insediato<br />
erano garantite dall’Ente pubblico preposto<br />
all’attuazione della riforma, denominato «sezione<br />
speciale per la riforma fondiaria in Puglia», o dalle cooperative<br />
istituite dall’Ente e dagli stessi assegnatari:<br />
fornitura di bestiame, attrezzi agricoli, concimi, sementi<br />
e mangimi, servizi di meccanizzazione (dall’aratura alla<br />
trebbiatura), conferimento e stoccaggio dei prodotti, trasformazione<br />
dell’uva e delle olive, assistenza tecnica, ma<br />
anche servizi di trasporto, assistenza scolastica, sanitaria,<br />
religiosa e sociale.<br />
A tal fine, furono realizzati appositi “centri di servizio”,<br />
collegati ai poderi tramite un sistema viario (prevalentemente<br />
in suolo stabilizzato), e, in aree lontane dai centri<br />
cittadini, vere e proprie “borgate”, dotate dei servizi<br />
pubblici essenziali per la vita quotidiana dei contadini<br />
(uffici pubblici, chiesa, scuola, ambulatorio medico, caserma<br />
dei Carabinieri, spacci, circoli di ricreazione ecc.).<br />
Tra i centri di servizio ancora esistenti ricordiamo, ad<br />
esempio, “Dolcecanto”, in agro di Gravina, mentre tra<br />
le borgate ricordiamo Montegrosso, in agro di Andria.<br />
Nel complesso, in Puglia furono costruite, fino agli anni<br />
Sessanta, oltre 5.000 case, per un totale di oltre 20.000<br />
vani, su una superficie poderale di circa 45.000 ettari.<br />
Sempre in Puglia furono oltre 60 i “centri di servizio”<br />
costruiti o riorganizzati e 33 le “borgate” completate.<br />
L’obiettivo era quello di favorire l’insediamento stabile<br />
dei contadini sulla terra, interrompendo una tradizione<br />
secolare fatta di lunghe e dispendiose “migrazioni” quotidiane<br />
dalla città di residenza al luogo di lavoro.<br />
“ ”<br />
Se per certi versi la riforma ebbe questo benefico risultato,<br />
per altri polverizzò in maniera notevole la<br />
dimensione delle aziende agricole, togliendo di<br />
fatto ogni possibilità di trasformarle in veicoli imprenditoriali<br />
avanzati. Questo elemento negativo venne però<br />
attenuato ed in alcuni casi eliminato, con la cooperazione.<br />
Sorsero, infatti, le cooperative agricole che, programmando<br />
le produzioni e centralizzando la vendita<br />
dei prodotti, diedero all'agricoltura quel carattere imprenditoriale<br />
che era venuto meno con la divisione delle<br />
24<br />
terre. Si ebbe una migliore resa delle colture che da
estensive diventarono intensive e quindi un migliore<br />
sfruttamento delle superfici utilizzate.<br />
In questo periodo si diffonde l’idea secondo la quale la<br />
cooperazione sia il mezzo principale per affrontare, con<br />
successo, il problema dell’efficacia produttiva della proprietà<br />
contadina, garantendo ad essa i vantaggi della<br />
grande azienda e, al tempo stesso, tutelando la dimensione<br />
etica legata alla conduzione familiare.<br />
“ ”<br />
26<br />
Questo è anche il momento che segna una tappa<br />
fondamentale dell’espansione del sistema cooperativo<br />
in Puglia, che muove i primi passi come<br />
movimento di difesa dei prodotti dei piccoli proprietari,<br />
per diventare il collante delle categorie più forti, sino a<br />
prefigurarsi oggi come lo strumento più efficace nel garantire<br />
l’inserimento dei prodotti agroalimentari pugliesi<br />
nei mercati dell’Unione Europea ed internazionali, svolgendo,<br />
così, un ruolo attivo nello sviluppo economico e sociale<br />
della Puglia.<br />
La crescita e la diffusione delle realtà cooperative ha inciso<br />
nell’attenuare il deflusso delle risorse dalle aree rurali<br />
a quelle urbane, nell’implementare assetti organizzativi<br />
meno frantumati e legami di continuità tra fasi di produzione<br />
e commercializzazione dei prodotti ed, in particolare,<br />
ha segnato il passaggio dal modello di cooperazione,<br />
orientato alla riorganizzazione dei fattori produttivi, ad<br />
uno più orientato alle fasi successive di trasformazione e<br />
commercializzazione.
Oggi, la Puglia è tra le regioni italiane, al terzo posto,<br />
per numero di cooperative attive ed è la seconda Regione<br />
italiana per numero di soci di cooperative agricole.<br />
Con una base di circa 89mila soci e circa 2.500 occupati<br />
la cooperazione agro-alimentare detiene la maggior<br />
parte della produzione lorda vendibile delle produzioni<br />
che caratterizzano la Regione, oltre a rappresentare la<br />
quasi totalità delle produzioni del settore vitivinicolo,<br />
olivicolo, ortofrutticolo e lattiero-caseario.<br />
In Puglia, in controtendenza con una parte del sistema<br />
agro-industriale, il movimento cooperativo si contraddistingue<br />
per fatturati in crescita<br />
“ ”<br />
ed un’ampia presenza<br />
sui mercati esteri, in virtù dei processi di internazionalizzazione,<br />
che portano ad una promozione del territorio<br />
e del “mangiare Made in Italy”.<br />
Oggi, la cooperazione agricola di base dimostra<br />
tutta la sua vitalità, continuando a crescere in<br />
volumi ed in base sociale, ricavandosi così spontaneamente<br />
le proprie ragioni di vita sul mercato. Il<br />
dato maggiormente significativo è costituito dall'elemento<br />
qualitativo e cioè dalla presenza cooperativa nei<br />
prodotti a denominazione di origine e nella presenza sul<br />
mercato di esportazione: basti pensare che in Puglia<br />
una grossa quantità di vino a denominazione di origine<br />
viene prodotto in cantine sociali e, del prodotto vinificato,<br />
una quota significativa viene esportata. 27
“ Grazie alla forma cooperativa e alla cultura dell’autogestione,<br />
i soci cooperatori hanno saputo costruire<br />
le forme organizzative adatte a far fronte<br />
ai cambiamenti epocali intervenuti nel settore agroalimentare<br />
ed a garantire un reddito dignitoso per i soci.<br />
La ricerca della qualità, la salvaguardia dell’ambiente,<br />
in funzione del rispetto del territorio e della qualità<br />
della vita, la crescita occupazionale e la creazione di<br />
forti marchi commerciali, conosciuti in tutto il mondo,<br />
hanno permesso all’agricoltura pugliese di reggere l’impatto<br />
con la concorrenza su tutti i mercati europei e<br />
mondiali.<br />
28<br />
La cooperativa non è più la “cenerentola” nel sistema economico,<br />
ma una realtà solida, patrimonializzata, finanziariamente<br />
molto più moderna di quanto si potesse<br />
credere sino a non molti anni addietro.<br />
Vi è una spiccata componente imprenditoriale presente<br />
nel sistema cooperativistico pugliese operante nella filiera<br />
agro-alimentare.<br />
Ancora oggi, il vero punto di forza delle cooperative pugliesi<br />
non è da ricercare nell'innovativo processo produttivo<br />
e neanche nell'innovazione di prodotti, ma è<br />
costituito dalle decine di migliaia di piccoli produttori<br />
che, con enorme spirito di sacrificio personale ed il più<br />
delle volte anche economico, sostengono il sistema, fornendo<br />
quella linfa vitale che consente ed avvalora il successo<br />
sempre maggiore delle cooperative.
La coltivazione della vite risulta praticata già dal 2000<br />
a.C. nei territori di tutto il bacino del Mediterraneo.<br />
Ai tempi dei Fenici e degli Egizi, attecchì nel meridione<br />
d’Italia e in Puglia, in particolare grazie ai popoli che si<br />
insediarono in questa Regione. Ma le prime notizie sul<br />
vino pugliese, che risulta già presente sulle tavole imbandite<br />
dell’antica Roma, ci giungono dagli scritti di Tibullo,<br />
Plinio il Vecchio e Orazio, che elogiano nelle loro<br />
opere il profumo, il sapore e il colore del vino pugliese,<br />
descrivendone anche i processi di coltivazione e vinificazione.<br />
Plinio citava sempre i vini di “Canosium” e di<br />
“Brundisium”, Orazio li decantava nel suo “Merum Tarentinum”.<br />
“ 30<br />
Un sorso di Puglia<br />
”<br />
Lo stesso termine "merum", in latino, identificava il vino pugliese,<br />
puro, genuino e corposo, per distinguerlo dal tipo semplice, che i Romani<br />
chiamavano "vinum".<br />
Il termine è in uso ancora oggi nel dialetto pugliese, riadattato in<br />
"mjere", senza il quale ogni pasto è considerato incompleto, insapore<br />
e poco armonioso.<br />
L’importanza della viticoltura in tutto il territorio della<br />
Puglia, ai tempi della Magna Grecia e di Roma, oltre ad<br />
essere testimoniata dai racconti di storici antichi, è confermata<br />
dai reperti archeologici: relitti di navi greche<br />
specializzate nel trasporto del vino; vasi antichi con immagini<br />
dedicate al vino; monete romane coniate ad
32<br />
esempio nella provincia di<br />
Brindisi con contenuti ed<br />
immagini enoiche.<br />
Con la caduta dell’Impero<br />
romano, la viticoltura e la<br />
produzione di vino, nel tacco<br />
dell’Italia, affrontano un periodo<br />
di crisi e sarà solo per<br />
merito del lavoro dei monasteri<br />
e dei monaci che le due<br />
attività saranno conservate e<br />
continueranno a caratterizzare<br />
la Puglia.<br />
Il Medioevo è il periodo che si ricorda<br />
in Puglia per le enormi<br />
quantità di vino prodotto; infatti<br />
lo stesso Dante Alighieri, nei suoi<br />
versi, descrive la Puglia come<br />
“terra sitibonda ove il sole si fa<br />
vino”.<br />
Lo sviluppo della viticoltura<br />
e della produzione del vino<br />
nella Regione meridionale<br />
ha rappresentato anche una<br />
delle questioni più care a<br />
Federico II, che fece piantare<br />
migliaia di viti nella<br />
zona di Castel del Monte; è<br />
a Federico II che si deve la<br />
conoscenza di questa autentica<br />
ricchezza, favorita dal<br />
sole e da un terreno particolarmente<br />
adatto alla coltivazione<br />
della vite.<br />
Il Rinascimento segna il periodo<br />
in cui i vini della Puglia<br />
ricevono il consenso<br />
delle altre zone d’Italia e di<br />
alcune zone della Francia e<br />
sono presenti sulle tavole
delle nobili corti.<br />
Andrea Bacci, scrittore di quell’epoca tra i più popolari<br />
ed esperto in materia, ricorda nella sua opera monumentale<br />
“De naturali vinorum historia”, un compendio<br />
in sette libri su tutti i vini conosciuti, che nelle zone di<br />
Lecce, Brindisi e Bari si producono vini di “ottima qualità”;<br />
dei rossi di Foggia e del Gargano dirà che sono vini<br />
di “media forza ma sinceri nella sostanza, sicché durano<br />
fino al terzo anno e anche di più”.<br />
Questa Regione è ricordata anche per essere stata un<br />
punto di riferimento per il commercio del vino. Nel ‘600<br />
diventò la cantina d’Europa, ai tempi della Compagnia<br />
delle Indie che fece base a Brindisi. Dal 1870 al 1900 la<br />
viticoltura di questa Regione ebbe una grande espansione:<br />
la superficie vitata passò da 90 a circa 300 ettari.<br />
In poche altre parti del mondo si è assistito, per aree di<br />
ampia estensione come questa, a mutamenti così radicali<br />
in tempi relativamente brevi. Il primo impulso a<br />
questo processo derivò dalla enorme richiesta di vino<br />
proveniente dalla Francia, a causa della distruzione dei<br />
vigneti, provocata dalla filossera; è questo il periodo in<br />
cui giungono in Puglia gli imprenditori francesi che qui<br />
iniziarono a produrre vino da esportare in Francia, Germania<br />
e Austria. Hanno un grande successo, pur se<br />
come vini da taglio, le produzioni delle zone viticole di<br />
Barletta, Brindisi, Corato, Gallipoli, Lecce e Ruvo. Su que-<br />
33
34<br />
sto notevole incremento produttivo si abbatté, intorno<br />
al 1920, anche in Puglia, il flagello della filossera: la produzione,<br />
in cinque anni, da 12 milioni di ettolitri scese<br />
a circa 2 milioni e, per decenni, questa Regione non riuscì<br />
a ripartire.<br />
Negli anni seguenti, a supporto di una rinascita dell’enologia<br />
pugliese, faranno la loro comparsa nella Regione varietà<br />
di uve che si sostituiranno progressivamente a quelle<br />
locali e la costituzione delle cantine sociali favorirà livelli<br />
produttivi senza paragoni.<br />
Ma come si caratterizza oggi il territorio viticolo di questa<br />
Regione del Sud Italia, in cui sono presenti 6 IGT e<br />
26 DOC, con più di 128 preparazioni diverse?<br />
La Puglia si può distinguere in quattro aree, quattro<br />
sub-regioni, che corrispondono a distretti vinicoli e vitigni<br />
che ne caratterizzano le produzioni. Dalla piana<br />
Daunia fino al basso Salento, la vite è sempre presente<br />
nel panorama rurale pugliese.<br />
Daunia<br />
La Daunia è il territorio che si trova nel nord della Puglia<br />
e coincide con la provincia di Foggia.<br />
Il nome Daunia affonda le sue origini nella mitologia,<br />
che racconta la leggenda del re "Dauno" venuto dalla<br />
Grecia, il quale combatté contro gli abitanti della Puglia,<br />
i Messapi, per assicurarsi il dominio della Regione.
Fu aiutato, nella sua impresa<br />
da Diomede, altro eroe<br />
mitologico; battuti i Messapi,<br />
i due si divisero la provincia<br />
di Foggia: Diomede tenne<br />
per sé il Gargano e le Tremiti<br />
(che si chiamano infatti<br />
anche Isole Diomedee), mentre<br />
Dauno prese la pianura e<br />
i monti.<br />
Il territorio Dauno ha una<br />
antica tradizione vitivinicola,<br />
che dalla Capitanata al Subappennino (Dauno) si<br />
espande fino al Nord-Barese. È una zona che si contraddistingue<br />
per lo splendido panorama che si scorge<br />
da Rignano Garganico, detta la Terrazza del Gargano:<br />
disegni di piccoli fazzoletti di terra, che da una stagione<br />
all’altra mutano colore, dal verde delle vigne, all’argento<br />
degli uliveti, dal giallo del grano, al marrone della terra<br />
dopo l’aratura.<br />
Storia, arte ed enogastronomia caratterizzano, in ogni periodo<br />
dell’anno, questa terra, dove il vitigno del Montepulciano<br />
d’Abruzzo prevale nei rossi e il Bombino bianco nei<br />
bianchi e negli spumanti.<br />
Il primo costituisce la materia prima per i rossi corposi,<br />
esprimendosi su ottimi livelli in questa zona della Puglia.<br />
Il secondo, di raffinata eleganza, con una pregevole<br />
struttura e corredo acido, spesso insieme al Trebbiano<br />
toscano, dà vita a bianchi particolarmente delicati. Vitigno<br />
molto importante, perché tipico e rinomato nella<br />
zona, è il Nero di Troia, di buona vigoria, che viene vinificato<br />
prevalentemente in purezza, dando vita a rossi<br />
che si prestano anche ad un lungo invecchiamento.<br />
Nel panorama enologico della viticoltura dauna sono altresì<br />
presenti gemme molto rare come il Somarello, diffuso<br />
soprattutto nella zona di Lucera, il Tuccanese o<br />
l’uva Zagarese.<br />
Nella provincia di Foggia, numerose sono le attività promozionali<br />
intraprese dalle cooperative vitivinicole che<br />
hanno scelto di produrre secondo canoni di alto livello,<br />
raggiungendo così ottimi risultati per le DOC Cacc’è<br />
mmitte di Lucera, Ortanova, Rosso di Cerignola e San<br />
Severo. 35
36<br />
Murge<br />
Questa zona della Puglia si presenta come un territorio<br />
eterogeneo, rappresentato da una moltitudine di paesaggi<br />
e di sapori, che sbocciano in una terra fertile, per<br />
la quale non si usa a caso il plurale “Murge”.<br />
Il termine deriva dalla radice linguistica pre-indoeuropea<br />
“mur” che significa “roccia ripida”, da cui è derivato<br />
il latino murex che significa “pietra aguzza”.<br />
Le Murge sono formate da un altopiano calcareo di<br />
forma rettangolare delimitato dal corso dell'Ofanto, la<br />
“Soglia Messapica”, la Basilicata e il mar Adriatico.<br />
Da Castel del Monte è possibile ammirare i terreni rocciosi,<br />
ricchi di vegetazione spontanea e fasce di terreni<br />
coltivati, che sembrano contendersi il territorio con i boschi<br />
di querce e le pinete dell’Alta Murgia. Questo è il<br />
regno del Nero di Troia, che qui ha il suo habitat naturale<br />
e accomuna ben tre DOC del Nord-Barese, vini di<br />
buona struttura che si prestano al lungo invecchiamento.<br />
Il vino più significativo è il Castel del Monte<br />
Rosso DOC, che si colloca ai primi posti tra le denominazioni<br />
della Puglia per volume produttivo, pari a circa<br />
75 mila ettolitri. Altri vitigni presenti in questa zona<br />
sono l’Aglianico, il Bombino bianco, il Bombino nero, il<br />
Montepulciano e il Pampanuto. Molto accogliente è il<br />
paesaggio della Murgia Adriatica, nel cui territorio si<br />
coltiva il pregiato Moscato di Trani, detto anche Moscato<br />
reale, che dà origine all’omonimo Moscato DOC, uno fra<br />
i più interessanti vini da dessert del Mezzogiorno. Lussureggiante<br />
e rigoglioso è il panorama della Bassa Murgia,<br />
dove i produttori del Gioia del Colle DOC<br />
competono con i viticoltori della città di Manduria per il<br />
“primato” del Primitivo.<br />
Meravigliose costruzioni naturali<br />
disegnano lo splendido<br />
territorio della Murgia<br />
delle Gravine che, con le<br />
“lame, doline, gravine e<br />
grotte naturali”, prodotto<br />
del silenzioso e lento scorrere<br />
sotterraneo delle acque,<br />
contraddistingue questa<br />
zona. È la terra degli ottimi<br />
vini bianchi, che nascono
dai vitigni del Bianco d’Alessano, Greco di Tufo e Verdeca.<br />
I vigneti che danno vita al Gravina DOC sono di<br />
una ventina d’anni e sono coltivati a tendone e a spalliera,<br />
su un terreno calcareo-tufaceo che conferisce al<br />
vino un profumo ricco di note floreali e fruttate.<br />
Messapia e Valle d’Itria<br />
La Valle d'Itria si estende nella parte centrale della Puglia,<br />
a cavallo tra le province di Bari, Brindisi e Taranto;<br />
si affacciano sulla valle i balconi naturali di Martina<br />
Franca, Locorotondo e Cisternino, da cui contemplare<br />
il paesaggio caratterizzato da querceti e vegetazione<br />
mediterranea; di fatto è una zona carsica in cui si<br />
alternano poggi e avvallamenti, cosparsa di trulli e<br />
bianche masserie. Il nome di "Valle d'Itria" ha origine<br />
dal culto della Madonna Odegitria (Santa Maria d'Itria<br />
o d'Idria) protettrice dei viandanti, che negli insediamenti<br />
rupestri della vallata fondarono un sito monastico<br />
dove fu trovato un affresco raffigurante la Madonna<br />
Odegitria. L'ambiente agrario, che interessa parte della<br />
Valle d'Itria, è stato modellato dai braccianti, divenuti<br />
proprietari nel secolo scorso grazie a particolari condizioni<br />
socio-politiche.<br />
A loro il merito di aver trasformato una natura arida e<br />
rocciosa in zona fertile.<br />
Fra le principali colture, la viticoltura occupa una posizione<br />
di primo piano, che alla fine del '900 sfiorava addirittura<br />
una superficie pari al 48% di quella agraria.<br />
Seguirono gli anni della gravissima infezione della filossera,<br />
che annientò tutte le viti pugliesi, con danni<br />
37
38<br />
inestimabili. Negli anni successivi fu impiantata la<br />
nuova vite.<br />
”<br />
La principale peculiarità della Valle sono i trulli, tipiche<br />
costruzioni di origini protostoriche realizzate in<br />
pietra a secco, con tetti a forma conica, uniche al<br />
mondo e tutelate come Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO.<br />
Questo è il regno dei bianchi in Puglia. Dai filari di bianchi<br />
d’Alessano e Verdeca si ottengono piacevolissimi e<br />
famosi vini. L’ambiente naturale è punteggiato dai coni<br />
dei trulli, che si possono ammirare affacciandosi dalle<br />
balconate degli affascinanti borghi di Locorotondo, Martina<br />
Franca e Cisternino. A pochi chilometri la bianca<br />
Ostuni, con i suoi orti a terrazza, attorno alla cinta muraria,<br />
un fitto sistema di masserie e casali storici e un<br />
prezioso patrimonio ampelografico in piena rinascita,<br />
grazie al recupero di vitigni autoctoni rari come l’Impigno<br />
e l’Ottavianello.<br />
È questa la zona del Locorotondo DOC, uno dei prodotti<br />
storici della Regione. Un tempo questo vino era la base<br />
del vermouth, successivamente venne imbottigliato ed<br />
in poco tempo è diventato il bianco pugliese per eccellenza,<br />
il più ricercato dai consumatori. Da uvaggio quasi<br />
identico nasce il bianco Martina Franca DOC, sempre<br />
nell’area vitata dei bianchi Trulli. Merita una nota a
parte il Susumaniello, vitigno a bacca nera di origini dalmate,<br />
vinificato anche in purezza.<br />
La Messapia, terra ricca di storia e cultura, è la patria<br />
del Primitivo, un antico vitigno autoctono le cui uve maturano<br />
già a fine agosto (da cui il nome) dando origine a<br />
un rosso corposo, di grande personalità e dalla gradazione<br />
alcolica robusta.<br />
Distese di ulivi secolari, vaste coltivazioni di fichi e ampi<br />
vigneti disegnano il territorio compreso fra Manduria,<br />
Sava e Lizzano, accarezzato dalla brezza dello Jonio,<br />
dove i caratteristici alberelli di vite del Primitivo, alcuni<br />
vecchi anche 80 anni, trovano il microclima ideale per<br />
esprimersi al meglio, dando il nome alla famosa DOC<br />
Primitivo di Manduria, uno dei vini più raffinati ed apprezzati<br />
della Puglia, simbolo del connubio tra cultura,<br />
prodotti locali ed esigenze di un mercato sempre più<br />
competitivo e globalizzato.<br />
Salento<br />
Le più importanti cittadine viticole dell’Alto Salento<br />
hanno dato origine al Parco del Negroamaro, nel segno<br />
comune di questo vitigno tipico di tutto il territorio salentino<br />
e coltivato quasi esclusivamente in Puglia.<br />
39
“<br />
40<br />
”<br />
L’origine del nome non lascia dubbi sull’identità di quest’uva dal colore<br />
nero-violaceo. Negroamaro tautologicamente significa “neronero”,<br />
dal latino niger e dal greco maru ed è strettamente legato<br />
anche al dialetto locale: niuru maru evoca con chiarezza il nero delle<br />
uve e il sapore amaro del vino.<br />
La vinificazione in purezza, non più infrequente, dà origine<br />
a vini dal colore impenetrabile e dal profumo intenso.<br />
Vitigno fondamentale delle DOC di questo territorio,<br />
contribuisce alla produzione di grandi vini rossi, ma anche<br />
di straordinari rosati, peculiarità dell’intero territorio salentino.<br />
Molto spesso il Negroamaro è utilizzato insieme alla<br />
Malvasia Nera di Brindisi e di Lecce, altra varietà fortemente<br />
identificativa del Tacco di Italia, dai quali si<br />
producono affermati vini rossi e pregiati rosati, che<br />
hanno saputo imporsi nel panorama regionale di qualità.<br />
Questo territorio - meglio noto per i panorami rocciosi<br />
mozzafiato dell’Adriatico, le distese sabbiose dello Jonio<br />
e le mirabili architetture barocche di Lecce e Galatina -<br />
custodisce un inestimabile patrimonio di masserie e casali<br />
storici in cui scoprire un legame millenario con la cultura<br />
della terra.<br />
Alla fine di questa breve, ma colorita disamina del patrimonio<br />
viticolo pugliese, ci si rende sicuramente conto<br />
dell'importanza che la vite ha per la Puglia, terra che<br />
sta riscoprendo e valorizzando i vitigni di antica coltivazione,<br />
perfettamente ambientati nel territorio, che
contribuiscono ad affermare la grande tipicità dei prodotti<br />
locali pugliesi, enorme contributo della Regione all’enologia<br />
italiana.<br />
INDIRIZZI UTILI<br />
Cantina Sociale di Barletta<br />
Via Degli Artigiani, 13<br />
70051 Barletta (BAT)<br />
Tel.: 0883510681<br />
Fax: 0883510377 - 510397<br />
www.cantinabarletta.it<br />
cantinabarletta@libero.it<br />
Coop. Cantina Sociale di<br />
Locorotondo<br />
Via Madonna della Catena, 99<br />
70010 Locorotondo (BA)<br />
Tel.: 0804311298<br />
Fax: 0804311213<br />
www.locorotondodoc.com<br />
info@locorotondodoc.com<br />
Cantina Cooperativa della<br />
Riforma Fondiaria di Ruvo<br />
di Puglia - CRIFO<br />
Via Madonna delle Grazie, 8/A<br />
70037 Ruvo di Puglia (BA)<br />
Tel.: 0803601611<br />
Fax: 0803614281<br />
www.cantinacrifo.it<br />
info@cantinacrifo.it<br />
41
42<br />
Cantina Sociale A. De Gasperi<br />
Via Lavello S.S. 93 km 25<br />
70053 Canosa di Puglia (BAT)<br />
Tel./fax: 0883611198<br />
degaspericanosa@tiscali.it<br />
Coop. Agraria Nicola Rossi<br />
Via Lavello, 1<br />
70053 Canosa di Puglia (BAT)<br />
Tel.: 0883661410<br />
Fax: 0883661138<br />
cantinarossi@libero.it<br />
Cantine della Bardulia<br />
Via Foggia, 118<br />
70051 Barletta (BAT)<br />
Tel.: 0883510421<br />
Fax: 0883510429<br />
www.cantinedellabardulia.it<br />
info@cantinedellabardulia.it<br />
Consorzio Enocoop<br />
Via L. Eianudi, 15<br />
70125 (BA)<br />
Tel.: 0805011001<br />
Fax: 0805013329<br />
www.serandpractices.com/enocoop<br />
Coop. Agricola Coppa d’Oro<br />
Loc. Quercia S. Lorenzo S.S. 16 km<br />
681,500<br />
71100 Foggia (FG)<br />
Tel.: 0881290010<br />
Fax: 0881290011<br />
www.vinicoppadoro.it<br />
info@vinicoppadoro.it<br />
Cantina Sociale Apulia<br />
Contrada Gianlorenzo/Casesparse<br />
71047 Stornara (FG)<br />
Tel.: 0885431429<br />
Fax: 0885435210<br />
cantinaapulia@libero.it<br />
Cantina Borgo Libertà<br />
Via Montanara, 1<br />
71040 Contrada Borgo Libertà<br />
Cerignola (FG)<br />
Tel.: 0885447144<br />
Fax: 0885447133<br />
www.cantinedelamanna.it<br />
info@cantinedelamanna.it<br />
Cantina Sociale di Ortanova<br />
Viale Ferrovia, 100<br />
71045 Ortanova (FG)<br />
Tel.: 0885784737<br />
Fax: 0885784644<br />
cantinasocialediortanova@virgilio.it<br />
Cantina Coop.<br />
Produttori Agricoli di Trinitapoli<br />
S.S. 544 km 44,5<br />
71049 Trinitapoli (FG)<br />
Tel.: 0883634032<br />
Fax: 0883635154<br />
www.casaltrinita.com<br />
antoniogargano@tin.it<br />
cantinacooptrinitapoli@tin.it<br />
Coop. Vitivinicola Produttori<br />
Agricoli Nero di Troia<br />
Via San Benedetto, 17<br />
71029 Troia (FG)<br />
Tel.: 0881976826<br />
Cantina Sociale di San Severo<br />
Antica Cantina<br />
Via San Bernardino, 94<br />
71016 San Severo (FG)<br />
Tel.: 0882221125<br />
Fax: 0882223076<br />
www.anticacantina.it<br />
anticacantina@libero.it<br />
Cantina e Oleificio Sociale<br />
L. Ruggieri di Lizzano<br />
Corso Europa, 37/39<br />
74020 Lizzano (TA)<br />
Tel.: 0999552013<br />
Fax: 0999558326<br />
www.cantinelizzano.com<br />
lizzano@cantinelizzano.it<br />
PR.UV.AS Soc. Coop. Produttori<br />
Uve Associati<br />
Via Stazione, 2<br />
74023 Grottaglie (TA)<br />
Tel./fax: 0995661172<br />
www.pruvas.it<br />
info@pruvas.it<br />
Coop. Agricola Pliniana<br />
Località Acuti Manduria<br />
74024 Manduria (TA)<br />
Tel.: 0999794273<br />
Fax: 0999734233<br />
www.cantinepliniana.it<br />
cooppliniana@libero.it<br />
Cantina e Oleificio Sociale<br />
di San Marzano<br />
Provinciale per Grottaglie<br />
74020 San Marzano di S. Giuseppe<br />
(TA)<br />
Tel./fax: 0999574181<br />
info@cantinesanmarzano.it<br />
Consorzio Produttori<br />
Vini e Mosti Rossi<br />
Via F. Massimo, 19<br />
74024 Manduria (TA)<br />
Tel.: 0999735332<br />
Fax: 0999701021<br />
www.consorzioproduttorivini.com<br />
info@cpvini.com<br />
Cantina Sociale di Monteparano<br />
Via Roccaforzata<br />
74020 Monteparano (TA)<br />
Tel./fax: 0995993045<br />
cantinamonteparano@virgilio.it
Coop. Bosco<br />
Via Stazione km 1<br />
74020 Avetrana (TA)<br />
Tel./fax: 0999704523<br />
info@coopagricolabosco.it<br />
Cantina Coop. Dolce Morso<br />
S.S. 100 km 267 - Località S. Basilio<br />
74017 Mottola (TA)<br />
Tel.: 0998833076<br />
Fax: 0998868147<br />
www.dolcemorso.it<br />
info@dolcemorso.it<br />
Cantina Coop. Madonna<br />
delle Grazie<br />
Via Sava, 27<br />
74020 Torricella (TA)<br />
Tel./fax: 0999573006<br />
www.cantinemadonnadellegrazie.it<br />
cantina.torricella@libero.it<br />
Il Locorotondo Società Coop.<br />
Piazza Roma, 11<br />
74015 Martina Franca<br />
Erario Soc. Coop. Agricola<br />
S.S. Manduria - Lecce km 1<br />
74024 Manduria (TA)<br />
Tel./fax: 0999794407<br />
www.agricolaerario.it<br />
info@agricolaerario.it<br />
Cantina Sociale San Donaci<br />
Via Mesagne, 62<br />
72025 San Donaci<br />
Tel.: 0831681085<br />
Fax: 0831681839<br />
www.cantinasandonaci.eu<br />
info@cantinasandonaci.eu<br />
Cantina Sociale Cellinese<br />
Via San Pietro, 204<br />
72020 Cellino San Marco<br />
Tel.: 0831619100<br />
Fax: 0831616825<br />
www.cantinacellinese.it<br />
info@cantinacellinese.it<br />
Cantine Due Palme<br />
Via S. Marco, 130<br />
72020 Cellino San Marco (BR)<br />
Tel.: 0831617909<br />
Fax: 0831617866<br />
www.cantineduepalme.it<br />
info@cantineduepalme.it<br />
Cooperativa Servizi Collettivi<br />
per la Riforma<br />
Fondiaria Brancasi<br />
Strada Pilella, 48<br />
72100 Brindisi (BR)<br />
Tel./fax:0831555838<br />
www.cantinebrancasi.it<br />
cantina@coopbrancasi.it<br />
Cantina Sociale di Copertino<br />
Via Martiri del Risorgimento, 6<br />
73043 Copertino (LE)<br />
Tel.: 0832947031<br />
Fax: 0832930860<br />
cantinacopertino@libero.it<br />
Cantina Produttori Agricoli<br />
di Matino<br />
Via Vittorio Veneto, 44<br />
73046 Matino (LE)<br />
Tel.: 0833506704<br />
Fax: 0833507049<br />
www.cantinedelmatino.com<br />
info@cantinedelmatino.com<br />
Cantina Sociale di Nardò<br />
Via A. De Gasperi, 43<br />
73048 Nardò (LE)<br />
Tel.: 0833871606<br />
Fax: 0833562759<br />
cantina.nardo@mail4.clio.it<br />
Cantina di Galatina e Cutrofiano<br />
Viale Jonio, 47<br />
73013 Galatina (LE)<br />
Tel.: 0836561444<br />
Fax: 0832970108<br />
Cantina Viticoltori Associati<br />
Via Salice Salentino<br />
73010 Veglie (LE)<br />
Tel./fax: 0832969057-0832971371<br />
Cantina Acli Collepasso<br />
Corso Principe di Piemonte<br />
73040 Collepasso (LE)<br />
Tel./fax: 0833345018<br />
cantinaacli@tiscali.it<br />
Cantina Sociale di Leverano<br />
Via Marche, 1<br />
73045 Leverano (LE)<br />
Tel.: 0832925053<br />
Fax: 0832921985<br />
www.cantinavecchiatorre.it<br />
info@cantinavecchiatorre.it<br />
Cantina Coop. di Novoli<br />
Via Veglie<br />
73051 Novoli (LE)<br />
Tel./fax: 0832711021<br />
cantinadinovoli@alice.it<br />
Cantina San Giuseppe da Copertino<br />
Strada Provinciale per Galatina km 1<br />
73043 Copertino (LE)<br />
Tel./fax: 0832947041<br />
cantinasangiuseppe@libero.it<br />
Cantina Campi Latini<br />
Largo Stazione, 6<br />
73050 Seclì (LE)<br />
Tel./fax: 0836618153<br />
www.cantinacampilatini.it<br />
info@cantinacampilatini.it 43
La Puglia e il suo “oro verde”<br />
La Pianta di origine dell' ulivo (olea - europea) è l' Oleastro,<br />
e i primi ritrovamenti, foglie fossili, risalgono a circa un<br />
millennio fa.<br />
Lo storico Erodoto (484-425 a.C.) riteneva che solo ad<br />
Atene e in nessun altro posto ci fossero gli ulivi.<br />
Secondo la mitologia greca fu la dea Atena a piantare<br />
il primo ulivo, albero che, con i suoi frutti,<br />
avrebbe donato a tutti gli uomini un succo meraviglioso.<br />
Per i Greci l’ulivo era considerato una<br />
pianta sacra (simbolo di forza, di fede, di pace),<br />
tanto che chi lo danneggiava o sradicava, era punito<br />
con l’esilio.<br />
Le prime coltivazioni di olivo, invece, sono state rinvenute<br />
nel sud del Caucaso e, secondo gli storici, via via si<br />
estesero alle isole di Rodi, Cipro, Creta e poi in tutto il<br />
bacino del Mediterraneo.<br />
“ ”<br />
Un secolare rappresentante dei valori di Puglia<br />
Al Neolitico (5000 a.C.) risalgono le scoperte in terra di<br />
Puglia: a Torre a Mare (Ba) e Fasano, a sud di Brindisi.<br />
Scoperte che attestano come le olive costituissero, già<br />
da allora, alimento di importanza fondamentale per gli<br />
uomini della Puglia. La coltivazione dell’ulivo si diffuse,<br />
44<br />
con un elevato grado di certezza, intorno all'800 a. C., pe-
46<br />
riodo in cui tale coltura risulta importata nella Regione<br />
dai Greci, approdati al golfo di Taranto, che trasformarono<br />
gli ulivi selvatici esistenti in albero da frutto. Si<br />
tratta di un albero resistente e di lunga vita, che ben si<br />
adatta a climi anche molto aridi. Nel corso dei secoli, la<br />
coltura dell'ulivo in Puglia si è diffusa in proporzioni<br />
esponenziali, grazie alle proprietà del suolo, oltre che<br />
alle caratteristiche climatiche e, chiunque visiti la Regione,<br />
può ammirare distese di uliveti di svariate migliaia<br />
di ettari. La modernizzazione delle tecniche<br />
colturali e dei sistemi d'irrigazione hanno contribuito,<br />
sensibilmente, al miglioramento della qualità e della<br />
quantità dei frutti tanto che, attualmente, la produzione<br />
di olive in Puglia rappresenta quasi il 40% della relativa<br />
produzione italiana e gli oli derivati sono considerati<br />
di pregiata qualità.<br />
L'olio d'oliva extravergine pugliese è molto apprezzato a<br />
livello nazionale per le qualità organolettiche, tra cui si<br />
distingue il suo sapore corposo e ricco di aromi, che si<br />
aggiungono alle proprietà nutrizionali e salutistiche, tipiche<br />
dell'olio d'oliva extravergine. Esso viene sempre<br />
più richiesto all'estero.<br />
Importanti per ricostruire la storia di questa pianta dai<br />
mille usi, sono stati i ritrovamenti nel sud dell'Italia di<br />
reperti con scene di raccolta, produzione e vendita delle
olive, di monete coniate a<br />
Messina, Crotone e Taranto,<br />
raffiguranti foglie e rami<br />
d'ulivo.<br />
Infatti, come i Greci, anche i<br />
Romani avevano imparato a<br />
fare largo uso dell'olio per la<br />
cura del corpo: uomini, donne,<br />
grandi e piccoli, malati e sani,<br />
tutti lo usavano diverse volte<br />
al giorno. Veniva spalmato<br />
sul corpo prima e dopo il<br />
bagno, come detergente e<br />
come unguento, arricchito<br />
con profumi ricavati da fiori e<br />
piante.<br />
L’olio era usato anche per alimentare<br />
lampade e lucerne; a<br />
conferma di ciò ci sono i ritrovamenti<br />
di diverse navi olearie<br />
affondate nei mari del<br />
Mediterraneo.<br />
L’ulivo è un albero sempre<br />
verde che predilige terreni<br />
collinari, clima marino ma<br />
indiretto, ama gli ambienti<br />
aridi e teme l’umidità.<br />
È una pianta molto longeva<br />
che può essere coltivata<br />
anche su terreni calcarei e<br />
argillosi.<br />
La composizione dell’olio<br />
d’oliva lo rende un prodotto con<br />
qualità organolettiche ideali<br />
per una corretta alimentazione:<br />
non solo per insaporire i<br />
cibi, ma soprattutto per introdurre<br />
nell’organismo sostanze<br />
(acido oleico, caroteni, tocoferolo,<br />
vitamina E, e altri composti<br />
fenolici) che contribuiscono<br />
al suo sviluppo equilibrato, alla<br />
47
48<br />
protezione contro le malattie degenerative e al rallentamento<br />
dei processi di invecchiamento.<br />
La percentuale di acido oleico libero determina il grado<br />
di acidità dell’olio, infatti, in base ai gradi di acidità e<br />
gusto, le sole denominazioni utilizzate per il commercio<br />
sono le seguenti: olio extravergine di oliva, olio di oliva<br />
vergine, olio di oliva, olio di sansa di oliva.<br />
La Puglia, con i suoi oltre 50 milioni di alberi di ulivo, è<br />
al primo posto per quanto riguarda la produzione di<br />
olive e olio e per questo è possibile affermare che è la<br />
più importante Regione olivicola italiana.<br />
L’olio che vi si produce è rigorosamente extravergine<br />
(olio di oliva vergine, di gusto impeccabile, la cui acidità<br />
non può essere superiore a 1 g. per 100 g.).<br />
L'olio extravergine di olive pugliesi, a seconda delle olive<br />
da cui è prodotto, presenta diverse caratteristiche. Nel<br />
territorio sono presenti numerose varietà (cultivar), alcune<br />
in via di estinzione. Fra le varie qualità locali distintive,<br />
primeggiano le seguenti:<br />
Coratina: produce un olio di colore giallo verdognolo,<br />
fruttato intenso, leggermente piccante;<br />
Ogliarola: permette di ottenere un olio di colore<br />
giallo, rotondo, morbido, quasi dolce, con caratteristico<br />
sapore di mandorla;<br />
Ogliarola Garganica e Parenzana: produce un<br />
olio di colore verde, sapore fruttato ed equilibrato;<br />
Cellina e Saracena: permettono di ottenere un prodotto<br />
di colore giallo, saporito leggermente salato.<br />
La qualità più delicata di olio extravergine, di colore
giallo oro, di gusto dolce con lieve pizzicore, è ideale per<br />
le preparazioni servite crude.<br />
Il tipo medio, di colore giallo intenso, sapore soave e un<br />
pò erbaceo, si adatta alle preparazioni cotte a vapore e<br />
al sale. Il tipo più intenso, di colore giallo verdognolo,<br />
con ricco aroma fruttato e leggermente piccante, si<br />
adatta a grigliate ed arrosti.<br />
L'olio extravergine di oliva, inoltre, è l'ideale per le fritture<br />
poiché non modifica la sua struttura chimica fisica<br />
a temperature alte, quindi non è dannoso per la salute.<br />
La bontà dell’olio è strettamente legata alla qualità<br />
delle olive, alla cura nel processo di produzione (raccolta,<br />
concimazione, potatura, difesa) e trasformazione<br />
(frangitura e tutte le lavorazioni per arrivare al prodotto<br />
finito). La maturazione delle olive avviene generalmente<br />
alla fine dell’autunno, inizio dell’inverno, ed è<br />
in funzione della latitudine, dell’andamento climatico e<br />
della varietà dell’olivo. In ogni caso, la raccolta viene effettuata<br />
al momento giusto, proprio quando il colore della<br />
buccia esterna varia dal verde al violaceo.<br />
Ritardare la raccolta, non comporta una maggiore resa<br />
in olio, anzi, questo fa sì che si inneschino processi deteriorativi<br />
che si ripercuotono negativamente sulla qualità<br />
dell’olio. Numerosi sono i sistemi di raccolta delle<br />
olive che, comunque, possono essere raggruppati in due<br />
grandi categorie: la raccolta manuale e quella meccanica.<br />
Tra i metodi manuali quello che permette di ottenere<br />
i migliori risultati è la brucatura. Le olive sono<br />
staccate, ad una ad una, dai rami<br />
e riposte in un cesto spesso legato<br />
alla cintura del raccoglitore.<br />
È un metodo lento, con<br />
elevati costi di manodopera.<br />
Più rapida è la brucatura con<br />
telo: le olive, man mano che<br />
vengono staccate, sono lasciate<br />
cadere su un apposito telo, disteso<br />
a terra. Le varietà a pasta<br />
tenera, però, cadendo spesso si<br />
danneggiano. Altri metodi manuali<br />
sono la bacchiatura e la raccattatura.<br />
In oliveti molto estesi la raccolta meccanica<br />
è ormai quasi d’obbligo: essa può 49
50<br />
avvenire con l’impiego di scuotitori collegati al tronco o<br />
alle branche principali della pianta. Questi fanno cadere<br />
le drupe su un telo.<br />
Di recente sono stati introdotti i pettini che, passati tra<br />
i rami, trattengono le olive facendole cadere su un telo<br />
posto sul terreno. Le olive, dopo la raccolta, vengono trasportate<br />
al frantoio.<br />
Per ottenere un buon olio, nel frantoio, le olive raccolte<br />
non devono essere lasciate in mucchi sparsi, oppure ammassate<br />
alla rinfusa, per parecchio tempo. Entro 24 ore<br />
dalla raccolta è indispensabile che queste siano molite.<br />
Prima della molitura, è opportuno che le olive vengano<br />
accuratamente lavate, per eliminare eventuali corpi<br />
estranei che potrebbero agire negativamente sulla qualità<br />
dell’olio.<br />
L’operazione di estrazione dell’olio dalle olive avviene in<br />
un processo che si può suddividere in tre fasi principali:<br />
frangitura, gramolatura e spremitura.<br />
In conclusione, la garanzia di un olio buono si ha da<br />
olive sane e da una lavorazione a temperature controllate.<br />
In cucina l’olio che si adatta meglio dal punto di<br />
vista tecnico all’uso da crudo, ma anche alle cotture, è<br />
proprio quello d’oliva, nelle sue diverse forme.<br />
La classificazione merceologica degli oli, tuttavia, non è
semplice. In vari casi l’ambiguità dei nomi usati può<br />
trarre in inganno il consumatore.<br />
Recentemente, al fine di tutelare il patrimonio costituito<br />
dagli ulivi, fonte dell’“oro verde”, in Puglia vi è una legge<br />
regionale per la “tutela e valorizzazione del paesaggio<br />
degli ulivi monumentali”, che ad oggi risultano essere<br />
circa cinque milioni, esemplari di pregio tra gli oltre 60<br />
milioni di piante che segnano il paesaggio caratteristico<br />
della Puglia. Si è inoltre istituita la menzione speciale<br />
“olio extravergine degli ulivi secolari di Puglia”, che individua<br />
il prodotto sotto il profilo etico e di qualità, definisce<br />
le modalità per la promozione del paesaggio<br />
ulivetato -anche sotto il profilo turistico- e le premialità<br />
a favore degli imprenditori agricoli che sviluppano<br />
azioni per il mantenimento degli ulivi monumentali.<br />
In Puglia il riconoscimento Dop (Denominazione d' Origine<br />
Protetta) è stato dato a cinque tipi di olio, prodotti in altrettante<br />
zone della Regione: Dauno, Terra di Bari, Collina<br />
di Brindisi, Terra D' Otranto, Terre Tarantine.<br />
Queste zone sono suddivise, a loro volta, in undici sottozone,<br />
a seconda del territorio di produzione.<br />
51
Olio extravergine di oliva Collina di Brindisi DOP è prodotto<br />
in Puglia nella parte nord della provincia di Brindisi,<br />
comprendente i comuni di Carovigno, Ceglie<br />
Messapica, Cisternino, Fasano, Ostuni, San Michele Salentino,<br />
San Vito dei Normanni, Villa Castelli. Si tratta<br />
della zona della provincia di Brindisi coincidente con<br />
l'ultimo tratto orientale dell'Altopiano delle Murge, ad<br />
una altitudine compresa tra i 50 e i 350 metri sul mare.<br />
La varietà più comune nel territorio, solitamente detta<br />
Ogliarola o Chiarita, risale al tempo dei Romani e deve<br />
la sua diffusione all'alta resa in olio estraibile e all'elevata<br />
rusticità.<br />
Olio extravergine di oliva Dauno DOP è prodotto nell'intero<br />
territorio amministrativo della provincia di Foggia<br />
e si presenta con specifiche menzioni geografiche:<br />
Alto Tavoliere, Basso Tavoliere, Gargano e Sub Appennino.<br />
Si ottiene con olio delle varietà Peranzana, Coratina,<br />
Ogliarola Garganica, Rotondella, per almeno il<br />
70%.<br />
Olio extravergine di oliva Terra d'Otranto DOP è prodotto<br />
nel territorio che si estende ad arco nella zona del<br />
Salento, insinuandosi fra i mari Ionio e Adriatico, e comprende<br />
l'intero territorio della provincia di Lecce, parte<br />
della provincia di Taranto e parte della provincia di<br />
Brindisi. Il Salento, che si estende ad arco dalle Murge<br />
alla confluenza dei mari Adriatico e Ionio, sino al XIX secolo<br />
era definito Terra d'Otranto, nome attribuito alla Regione<br />
nel Medioevo dai monaci Basilani. La coltivazione<br />
dell'olivo nella zona fu introdotta dai Fenici e dai Greci,<br />
ma furono proprio i monaci Basilani ad avviare il primo<br />
fiorente mercato di olio.<br />
Olio extravergine di oliva Terra di Bari DOP è prodotto<br />
nel territorio della provincia di Bari che comprende le<br />
sottozone del Castel del Monte, Bitonto, Murgia dei<br />
Trulli e delle Grotte; sottozone che conferiscono le diverse<br />
menzioni aggiuntive ad un olio extravergine che si<br />
ottiene con olive provenienti dalle varietà Coratina,<br />
Cima di Bitonto, Cima di Mola e altre presenti negli oliveti,<br />
in percentuali variabili secondo la menzione, coltivate<br />
nella provincia di Bari. 53
54<br />
Olio extravergine di oliva Terre Tarantine DOP è prodotto<br />
nel territorio dei comuni di Taranto, Ginosa, Laterza,<br />
Castellaneta, Palagianello, Palagiano, Mottola,<br />
Massafra, Crispiano, Statte, Martina Franca, Monteiasi e<br />
Montemesola. È un olio ottenuto dalle varietà di olivo<br />
Leccino, Coratina, Ogliarola e Frantoio presenti da sole<br />
o insieme, in percentuali variabili fra loro e in misura<br />
non inferiore all’80%; il rimanente 20% è composto da<br />
altre varietà presenti negli oliveti della zona di produzione.<br />
Nel Museo Nazionale Archeologico di Taranto si<br />
possono ammirare crateri e le anfore, dipinte con scene<br />
mitologiche, in cui l’olivo è protagonista.
56<br />
INDIRIZZI UTILI<br />
Oleificio Cooperativo Coltivatori<br />
Diretti Produttori<br />
Via G. Fortunato, 88<br />
72013 Ceglie Messapica (BR)<br />
Tel.: 0831377569<br />
Fax: 0831379480<br />
Agricola Squinzanese<br />
Via Benedetto Croce, 61<br />
73018 Squinzano (LE)<br />
Tel./fax: 0832785984<br />
Tenuta Caradonna<br />
Via Vecchia Frigole, 71/9<br />
73100 Lecce (LE)<br />
Tel./fax: 0832308230<br />
tenuta-caradonna@libero.it<br />
Agricola Madonna delle Grazie<br />
Via Neghelli<br />
73040 Collepasso (LE)<br />
Tel.: 0833346566<br />
Fax: 0833082143<br />
Agricola Rinascita Salentina<br />
Via Nino Bixio, 1<br />
73058 Tuglie (LE)<br />
Tel./fax: 0833596390<br />
Oleificio Coop.<br />
Coltivatori Diretti Produttori<br />
Corso Mazzini, 210<br />
72017 Ostuni (BR)<br />
Tel.: 0831301698<br />
Fax: 0831340070<br />
Agricola S. Donato<br />
Via Ingrigna<br />
73010 San Donato di Lecce (LE)<br />
Tel.: 0832658294<br />
Fax: 0832308230<br />
coopsandonato@alice.it<br />
Coop. Agricola La Salentina<br />
Via S. Croce, 14<br />
73057 Taviano (LE)<br />
Tel.: 0833911025<br />
Fax: 0833919222<br />
coop.agr.salentina@libero.it<br />
Agricola Madonna del Carmelo<br />
Via Extramurale, 7<br />
73046 Matino (LE)<br />
Tel./fax: 0833509517<br />
cooperativa50@tele2.it<br />
Oleificio Coop. Riforma Fondiaria<br />
Via Avetrana<br />
73048 Nardò (LE)<br />
Tel.: 0833872600<br />
info@oleificiorifnardo.it<br />
Coop. Agricola degli Amici<br />
Via Arno, 46<br />
73046 Matino (LE)<br />
Tel.: 0833507929<br />
Oleificio Cooperativo di Ruffano<br />
Via Montesano<br />
73049 Ruffano (LE)<br />
Tel.: 0833691276<br />
Fax: 0833690222<br />
www.coopruffano.it<br />
info@coopruffano.it<br />
Oleificio Coop. di Monopoli<br />
Via Alberobello, 192/A<br />
70043 Monopoli (BA)<br />
Tel./Fax: 080747424<br />
www.oleificiocoopmonopoli.it<br />
info@oleificiocoopmonopoli.it<br />
C.A.F. - Cooperativa Agricola Francavillese<br />
Via per Ostuni<br />
72021 Francavilla Fontana (BR)<br />
Tel./fax: 0831899046<br />
coopcaf@libero.it<br />
Oleificio Cooperativo della Riforma<br />
Fondiaria<br />
Via Madonna della Stella, 39<br />
70027 Palo del Colle (BA)<br />
Tel.: 080626276<br />
Fax: 080624800<br />
www.paladino.it<br />
info@paladino.it<br />
Oleificio Coop. CC.DD.<br />
Contrada Badello<br />
70044 Polignano (BA)<br />
Tel.: 0804251061<br />
olccddpolignano@libero.it<br />
Oleificio Coop. di Molfetta<br />
“Goccia di Sole”<br />
Contrada Lago Tammone<br />
70056 Molfetta (BA)<br />
Tel.: 0803381280<br />
Fax: 0803381557<br />
www.gocciadisole.it<br />
info@gocciadisole.it<br />
Palazzo Piccolo<br />
Masseria Palazzo Piccolo, 126<br />
71022 Ascoli Satriano (FG)<br />
Coop. Olearia e Produttori Agricoli<br />
Via Gioia, 36<br />
70029 Santeramo in Colle (BA)<br />
Tel.: 0803036032<br />
Fax: 0803030077<br />
www.olioilvero.com<br />
info@olioilvero.com<br />
Antichi Sapori<br />
Via Monfalcone, 27<br />
71016 San Severo (FG)<br />
Tel./fax: 0882379846<br />
a.antichisapori@libero.it
Coop. Agricola CC.DD. Bitritto<br />
Via Kennedy<br />
70020 Bitritto (BA)<br />
oleificio.bitritto@virgilio.it<br />
S. Anna Oleificio Cooperativo<br />
Via Provinciale per Lecce<br />
73029 Vernole (LE)<br />
Tel.: 0832891420<br />
oleif.sannavernole@libero.it<br />
Oleificio Cooperativo Torchiarolo<br />
Via Roma, 66<br />
72020 Torchiarolo (BR)<br />
Tel.: 0831620284<br />
Fax: 0831623961<br />
torchiarolo@tiscali.it<br />
Società Coop. Agr. La Longa<br />
Via Corsica, 107<br />
73010 San Donato di Lecce (LE)<br />
Tel.: 0832658294<br />
Aprol - Foggia<br />
Via di San Giuliano S.C. - Angolo Tratturo<br />
Castiglione<br />
71100 Foggia (FG)<br />
Tel.: 0881721153<br />
Fax: 0881721905<br />
www.aprolfoggia.it<br />
info@aprolfoggia.it<br />
amministrazione@aprolfoggia.it<br />
Olearia Sandonacese<br />
Via Mesagne<br />
72025 San Donaci (BR)<br />
Tel./fax: 0831094063<br />
Oleificio Coop. San Francesco<br />
Via Madonna del Rosario, 81<br />
74100 Statte (TA)<br />
Tel./fax: 0994741240<br />
www.oleificiosanfrancesco.it<br />
info@oleificiosanfrancesco.it<br />
A.P.O.L.<br />
Associazione Produttori<br />
Olivicoli<br />
Via Bottalico, 11<br />
70124 Bari (BA)<br />
Tel.: 0805471511<br />
Fax: 0805471500<br />
Assoproli Bari<br />
Via M. Signorile, 34<br />
70121 Bari (BA)<br />
Tel.: 0805534041<br />
Fax: 0805559360<br />
www.assoproli.it<br />
info@assoproli.it<br />
O.P. Oli.Bri. Organizzazione<br />
Produttori Olivicoli Brindisini<br />
Via Cavour, 25<br />
72100 Brindisi (BR)<br />
Tel./fax: 0831368760<br />
info@olibri.it<br />
Cooperativa Produttori<br />
Agricoli Pezze di Greco<br />
Via delle Croci, s.n.<br />
72010 Fasano (BR)<br />
Tel./fax: 0804897278<br />
copape@libero.it<br />
Oleificio Coop. S. Cristina<br />
Via Tenuta Maremonti, 2<br />
73020 San Cassiano (LE)<br />
Tel.: 0836992200<br />
coopsantacristina@tiscali.it<br />
C.O.SAL. Consorzio Oleario Salento<br />
Via G. Leopardi, 121<br />
73100 Lecce (LE)<br />
Tel.: 0832316460<br />
Fax: 0832317361<br />
Consorzio Salentino S. C. A.<br />
Via Vecchia Frigole, 71/9 P.T.<br />
73100 Lecce (LE)<br />
Tel./fax: 0832308230<br />
www.cosallecce.it<br />
info@cosallecce.it<br />
Organizzazione di Produttori<br />
Olivicoli ATEPROL<br />
Via E. Fermi, 4<br />
73100 Lecce (LE)<br />
Tel.: 0832228626<br />
ateprol@ateprol.it<br />
Oleificio Coop. San Marco<br />
Via Provinciale per Surano<br />
73049 Ruffano (LE)<br />
Tel.: 0833692876<br />
oleificiosmarco@tiscali.it<br />
Coltivatori Diretti Coop. Vinicola<br />
Olearia Ortofrutticola<br />
Via Barletta, 27<br />
71046 San Ferdinando di Puglia (BAT)<br />
Tel.: 0883621328<br />
Fax: 0883628474<br />
57
58<br />
Il bouquet dell’ortofrutta pugliese<br />
L’ortofrutta in Puglia si presenta con un variegato universo<br />
composto dalle diverse specialità locali, che concorrono a<br />
comporre quel vasto panorama enogastronomico che appartiene<br />
al territorio pugliese.<br />
Arancia bionda del Gargano<br />
L’arancia bionda del Gargano (Citrus Sinensis Osbeck)<br />
si contraddistingue per la sua forma leggermente<br />
oblunga, il collare all’altezza del peduncolo, buccia particolarmente<br />
coriacea, dal colore giallo oro, il sapore<br />
dolce ed il profumo caratteristico. È il prodotto storicamente<br />
legato al territorio del Gargano ed in particolare<br />
all’agro di Rodi Garganico, in cui la coltivazione è fiorente<br />
già dal XI secolo.<br />
Arancia dolce del Golfo di Taranto<br />
È il risultato di una lunga tradizione agricola dedicata<br />
agli agrumi della provincia Jonica. Originaria dei comuni di<br />
Castellaneta, Ginosa, Massafra, Palagianello, Palagiano,<br />
Statte e Taranto. Questa tipologia di arancia viene anche denominata<br />
“Arancia Navelina”, frutti di pezzatura grande,<br />
forma sferica allungata, buccia di colore giallo - arancio, tendente<br />
al rosso. Nella sezione basale sono presenti prominenti<br />
solchi, il più delle volte molto evidenti. La buccia<br />
è di spessore medio e la grana di spessore medio fine,
60<br />
con la polpa di colore arancio. Ha ottimo sapore, media<br />
tessitura e buona succosità. La percentuale di succo è<br />
almeno del 35% del peso del frutto, con una totale assenza<br />
di semi.<br />
Clementine del Golfo di Taranto IGP<br />
L’area di produzione comprende l'intero territorio dei<br />
comuni di Palagiano, Massafra, Ginosa, Castellaneta,<br />
Palagianello, Taranto e Statte. La forma è sferoidale e<br />
leggermente schiacciata ai poli; la buccia liscia o leggermente<br />
rugosa è di colore arancio, con un massimo del<br />
30% di colorazione verde; colore della polpa arancio; il<br />
contenuto minimo in succo: 40% del peso frutto.<br />
Mandorla riccia di Francavilla Fontana<br />
Il prodotto tipico denominato “mandorla riccia” viene<br />
anche chiamato, nei luoghi di produzione, “cunfietti<br />
rizzi” o “mennuli rizze”. Il prodotto si presenta con una<br />
forma ovoidale, riccia, colore bianco, consistenza tenera<br />
e friabile all’esterno, più dura e croccante all’interno; il<br />
sapore è dolce. L’area di produzione è il comune di Francavilla<br />
Fontana (Br). Le mandorle vengono fatte dorare<br />
in teglie rettangolari nel forno a legna. Ancora calde si<br />
incamiciano di zucchero, nella conca sistemata sul braciere<br />
di carboni ardenti, oscillando per circa 1 ora e 10<br />
minuti. La ricciatura viene ottenuta mettendo le mandorle<br />
tiepide incamiciate in un’altra conca, oscillando su
fuoco lento per 2 ore e mezza, mentre la glassa (giulebbe)<br />
gocciola dal colino si spreme il limone e si spolvera<br />
di vaniglia. Le mandorle ricce si conservano in<br />
vasetti di vetro o in vasetti di ceramica, a chiusura ermetica.<br />
Uva Italia<br />
Uva bianca con semi, è la varietà più diffusa e preferita<br />
nel mondo. Ha eccellenti caratteristiche: si conserva<br />
bene sulla pianta coperta con film di plastica e la sua<br />
commercializzazione avviene dall'inizio della seconda<br />
decade di agosto, fino a metà gennaio. L’uva Italia è una<br />
straordinaria varietà di uva da tavola.<br />
Assai apprezzata, in Italia ed all’estero dal gusto sapido<br />
e caratteristico, dolce senza risultare stucchevole.<br />
Uva Victoria<br />
Uva bianca con semi, matura nella seconda decade di<br />
agosto. Coperta con plastica si raccoglie tra il 10 e il 20<br />
luglio. Particolarmente gustosa e fragrante, questa tipologia<br />
di uva si presta ad un consumo vario, data la<br />
particolare odorosità e corposità dell’acino.<br />
Per entrambe le varietà è stata di recente accordata la<br />
denominazione IGP “Uva di Puglia”, protezione transitoria<br />
nazionale, prima tappa di un percorso di valoriz- 61
62<br />
zazione e tutela per un prodotto di qualità.<br />
Ciliegie Ferrovia<br />
La ciliegia ferrovia è una tipologia di ciliegio piuttosto<br />
diffusa in Italia. La sua caratteristica preponderante<br />
è quella di essere piuttosto grande, terminante a punta<br />
e di possedere un penducolo lungo. Le prime notizie<br />
della Ciliegia Ferrovia si hanno nel 1935.<br />
Il primo albero nacque da un nòcciolo di ciliegie, vicino<br />
ad un casello ferroviario delle Ferrovie Sud-Est, a circa<br />
900 metri dalla periferia di Sammichele di Bari. Gli abitanti<br />
del paesino, in provincia di Bari, la chiamarono<br />
“ferrovì” perché l'albero era nato a pochi metri dai binari.<br />
Per alcuni anni l'albero fu curato dal casellante<br />
ferroviario. Successivamente si è diffusa sul territorio<br />
del sud-est barese, fino ad arrivare ad essere la principale<br />
cultivar nell’area di Turi e Conversano, entrambi<br />
paesi limitrofi, che vantano una delle maggiori produzioni<br />
in Italia. Il suo sapore è intenso, tanto da renderla<br />
la preferita per la distribuzione alimentare. È possibile
mantenerla fresca, per parecchi giorni (7gg circa), e<br />
quindi viene esportata in tutta l'Europa.<br />
ORTAGGI<br />
Carota di Zapponeta<br />
Questo prodotto viene tradizionalmente coltivato in una<br />
zona piuttosto ampia, ma è a Zapponeta che trova origine<br />
l’omonimo ortaggio, che nel dialetto locale viene<br />
chiamata “pastnoc”. Nella varietà locale “imperatore” il<br />
fittone raggiunge i 50-60 cm di lunghezza. La zona in<br />
cui viene coltivata è ricompresa nell’agro di Zapponeta,<br />
in provincia di Foggia. La produzione della carota di<br />
Zapponeta costituiva l’attività principale negli arenili<br />
nell’agro di Zapponeta. In tempi recenti l’area destinata<br />
alla coltivazione della carota tipica si è di molto ristretta.<br />
Carota giallo-viola di Tiggiano<br />
(varietà Sant’Ippazio)<br />
Questo ortaggio viene anche chiamato “Pastanaca ti<br />
Santu Pati” nell’area di produzione. Nel Salento la coltivazione<br />
della carota risulta oggi piuttosto limitata, rispetto<br />
al passato.<br />
Per lo più viene coltivata per autoconsumo o comunque<br />
per il consumo interno. Normalmente nelle aree tradizionalmente<br />
orticole di questa subregione vengono investiti<br />
piccoli appezzamenti con normali varietà a radice<br />
lunga, dalla colorazione arancio, che vengono immesse<br />
sul mercato locale, legate in mazzi, complete della parte<br />
aerea. Nei territori di alcuni paesi posti nella parte sudorientale<br />
della penisola salentina, nei dintorni di Tricase<br />
e in particolare nel territorio di Tiggiano, viene<br />
coltivata quest'antica varietà detta di Sant'Ippazio; ha<br />
colorazione bianco-giallastro ed è sempre più o meno<br />
largamente screziata di violetto. Seminata nel mese di<br />
luglio, raggiunge le dimensioni, per così dire commerciali,<br />
nel tardo inverno.<br />
L'intera produzione viene, per lo più, venduta in occasione<br />
della locale fiera di Sant'Ippazio, che si tiene il 19<br />
febbraio. Le “pastanache”, ovvero le carote, in questo<br />
giorno, presentate a grappoli, a cesti e a fasci, vengono<br />
vendute sulle bancarelle vicino alla chiesa del Santo.<br />
Il consumo di queste ottime carote e delle giuggiole (che 63
64<br />
per la loro forma fallica, alludono all'organo genitale<br />
maschile), infatti, assume un significato rituale e propiziatorio,<br />
tanto che vengono acquistate e consumate<br />
per devozione verso il Santo che è, appunto, protettore<br />
dell'apparato genito-urinario maschile.<br />
Per il loro sapore dolce e fresco vengono piacevolmente<br />
gustate crude, ma anche cucinate secondo una serie di<br />
ricette locali. Questo ortaggio viene coltivato in tutto il territorio<br />
di Tiggiano, e in misura minore, in quello degli altri<br />
comuni del Tricasino.<br />
Cipolla di Acquaviva delle Fonti<br />
La cipolla è da sempre produzione tipica della cittadina<br />
del comune Barese che, con la città calabrese di Tropea,<br />
si contende il primato dell’eccellenza di quella rossa.<br />
Ad Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, area di<br />
produzione primigenia dell’ortaggio, questa prende il<br />
nome di “cpodd di acquaviva”.<br />
Il prodotto è costituito da un bulbo a forma rotondeggiante<br />
con poli schiacciati, tuniche esterne di colore<br />
rosso scarlatto e tuniche interne carnose che, gradualmente<br />
dall’esterno verso l’interno, si decolorano, sino ad<br />
assumere colore bianco.<br />
Cipolla di Zapponeta<br />
Il territorio interessato dalla coltivazione della cipolla è<br />
rappresentato dagli arenili dell’agro di Zapponeta.<br />
Il prodotto presenta delle peculiari caratteristiche, con
il bulbo di colore bianco avorio, di forma e dimensione<br />
variabile, in funzione dell'epoca di coltura: piatta con un<br />
periodo di raccolta compreso tra aprile e maggio, mentre<br />
globosa con raccolta giugno, luglio ed agosto.<br />
Il contenuto acquoso elevato comporta un’alta digeribilità<br />
ed una spiccata dolcezza e bassa tendenza alla lacrimazione,<br />
ottima sia per il consumo fresco che cotta.<br />
La Bella della Daunia<br />
La Bella della Daunia viene coltivata nel territorio comprendente<br />
i comuni di Cerignola, Stornara, Ortanova,<br />
S. Ferdinando di Puglia e Trinitapoli, in provincia di<br />
Foggia. Il frutto, dal colore verde o nero, risulta di dimensioni<br />
molto grandi.<br />
La forma è ellissoidale allungata, con l'apice subdonico<br />
e la base appiattita.<br />
La polpa è molto consistente, rappresentando l'85%<br />
circa del frutto.<br />
Il sistema produttivo usato è il “sivigliano”: i frutti vengono<br />
trattati con soda per deamarizzarli. Subito dopo<br />
vengono lavati con acqua corrente e conservati in fusti<br />
o vasi di vetro o terracotta, aggiungendo del sale da cucina<br />
sciolto.<br />
Le modalità di consumazione sono le più varie. Considerando<br />
le sue indiscutibili qualità gusto-olfattive,<br />
l’oliva “bella della daunia” si integra molto bene nella<br />
dieta mediterranea ed è utilizzabile sia come aperitivo,<br />
sia come contorno per carni e formaggi.<br />
65
66<br />
Asparago<br />
L’asparago, apprezzato sin dall’antichità per le sue doti<br />
diuretiche, si presta a diverse preparazioni gastronomiche;<br />
appartiene alla famiglia delle Liliacee. È una<br />
pianta poliannuale, capace di produrre fino a 20 anni di<br />
età. Viene coltivata per raccogliere i giovani germogli<br />
commestibili detti “turioni”.<br />
La pianta è composta da una tipica radice trasformata<br />
sotterranea, capace di immagazzinare le sostanze nutritive<br />
per la pianta, detta “zampa” e da una vegetazione<br />
aerea.<br />
La zampa è composta da un fusto sotterraneo fibroso,<br />
detto rizoma, che funge da serbatoio di sostanze nutritive,<br />
al centro del quale crescono le gemme.<br />
Dai lati si dipartono le radici principali e, da queste, le<br />
radichette.<br />
Le caratteristiche qualitative del turione sono diverse e<br />
comprendono il fatto di avere brattee non rigonfie e separate<br />
(sfiorito), esenti da curvature (gobbo). La colorazione<br />
è verde; dalle dimensioni minime di 15 cm, non<br />
arriva a superare i 25 cm.<br />
La parte terminale è bianca.<br />
È l’unica a non essere commestibile ed è lunga solo<br />
pochi centimetri.<br />
Il carciofo brindisino<br />
Il carciofo tipico di Brindisi proviene da materiale di<br />
propagazione prelevato dalla Sicilia nel dopo guerra,<br />
probabilmente dalla cv. Catanese o Violetto di Sicilia.<br />
Presenta capolini di forma ovoidale, compatti, con peso<br />
variabile da 150-200 g, brattee inermi di colore verde,<br />
con evidenti sfumature violette.<br />
Il carciofo brindisino viene raccolto da novembre sino ad<br />
aprile, in casse di legno ed utilizzato, per lo più, per surgelazione<br />
oppure per lavorazioni industriali. È stata<br />
fatta richiesta di IGP, per valorizzarne ulteriormente la<br />
produzione ed esaltarne l’appeal sul mercato.<br />
Numerose cooperative sono impegnate nella valorizzazione<br />
del prodotto mediante l’abbinamento dello stesso<br />
con finissimi oli extravergini d’oliva, che creano un perfetto<br />
connubio tra territorio ed eccellenze enogastronomiche.
Pomodoro<br />
Il pomodoro (Lycopersicon Esculentum) è una pianta solanacea<br />
originaria delle Americhe e che, per lungo<br />
tempo, venne coltivata in Europa al solo scopo ornamentale.<br />
Solo successivamente si cominciò a consumare<br />
in maniera costante, divenendo, col tempo, una base fondamentale<br />
per numerose ricette del bacino del Mediterraneo.<br />
In Italia la coltivazione ha una lunga tradizione,<br />
in particolare la Puglia è leader nella produzione e<br />
l'esportazione. Il pomodoro è una pianta a fusto sarmentoso<br />
e pubescente, che si ramifica abbondantemente<br />
nelle parti più basse. Da clima temperato-caldo, la<br />
pianta si adatta a tutti i tipi di terreno, anche se predilige<br />
quelli di medio impasto, ben drenati. I principali<br />
prodotti generati dalla lavorazione industriale del pomodoro<br />
sono i pelati - ottenuti mediante la privazione<br />
della buccia superficiale dell’ortaggio ed inscatolati - il<br />
succo di pomodoro e le salse agrodolci.<br />
67
68<br />
INDIRIZZI UTILI<br />
Giardinetto Coop.<br />
Soc. Servizi Collettivi<br />
Via S.S.90 delle Puglie<br />
Borgo Giardinetto<br />
71027 Orsara di Puglia Troia (FG)<br />
Tel.: 0881976903<br />
Fax: 0881976900<br />
www.giardinetto.net<br />
giardinetto@giardinetto.net<br />
Ortofrutticola Casaranese<br />
Via Provinciale per Taviano<br />
73042 Casarano (LE)<br />
Tel.: 0833501581<br />
info@ortocoop.it<br />
Centrale Consortile<br />
Ortofrutticola di Bari<br />
Corso Garibaldi, 21<br />
70052 Bisceglie (BA)<br />
Tel.: 0803921995<br />
www.cecoba.it<br />
COAP Coop. Ortofrutticole<br />
Associate di Puglia<br />
Via Romualdo, 24/26<br />
70043 Monopoli (BA)<br />
Tel.: 080742033-6909019<br />
coaportofrutta@tin.it<br />
Noacoop<br />
Strada Provinciale 94, km 9,600<br />
70016 Noicattaro (BA)<br />
Tel.: 0804783494<br />
presidenza@noacoop.191.it<br />
Gianferrante Soc.Coop.<br />
Via Biagio Rossetti, 18<br />
70010 Casamassima (BA)<br />
Associazione tra Produttori<br />
di Patate della Provincia di Bari<br />
Via M. Signorile, 44<br />
70121 Bari (BA)<br />
Coop. Agricola Del Verde<br />
Via Ortanova Borgo Tressanti<br />
71042 Cerignola (FG)<br />
Tel./fax: 0885418575<br />
Cooperativa Orticola Maremonti<br />
Via Pisanelli, 2<br />
73020 San Cassiano (LE)<br />
Tel.: 0836997027<br />
maremonti@libero.it<br />
Ortocapitanata<br />
Via Dante Alighieri, 17<br />
71042 Cerignola (FG)<br />
Tel.: 0885412696<br />
Fax: 0885444301<br />
COMAO - Consorzio<br />
Meditteraneo Ortofrutticolo<br />
Viale L. Einaudi, 15<br />
70125 Bari (BA)<br />
Tel.: 0805011001<br />
Fax: 0805013329<br />
Agresta<br />
Strada Provinciale Casarano-Ugento km 3<br />
73059 Ugento (LE)<br />
Tel.: 0833556696<br />
contradaagresta@tiscalinet.it
Conapo<br />
Via di Salpi, 36<br />
71100 Foggia (FG)<br />
Tel./fax: 0881723969<br />
Ortobrin<br />
S.S. 16 Brindisi Lecce km 925,200<br />
72100 Brindisi (BR)<br />
Tel.: 0831501263<br />
Fax: 0831503612<br />
Fior di Frutta<br />
Soc. Coop. Agricola<br />
Via Leverano, s.n.<br />
73048 Nardò (LE)<br />
Tel./fax: 0833800184<br />
Cooperativa Colli della Daunia<br />
Via Ordona, 77<br />
71022 Ascoli Satriano (FG)<br />
Tel.: 0881639686<br />
collidaunia@libero.it<br />
Europlant<br />
S.S. 16 Bivio Tratturo Schiavone<br />
71047 Stornara (FG)<br />
Tel./fax: 0885431888<br />
CO.R.SU.D - Cooperativa Rurale<br />
Subappennino Dauno<br />
Borgo Gavitelle, 12<br />
71026 Deliceto (FG)<br />
Tel./fax: 0881963474<br />
Consorzio APO Foggia<br />
Via di S. Giuliano, 4<br />
71100 Foggia (FG)<br />
Tel.: 0881580245 - 0881709528<br />
Fax: 0881720234<br />
Prima Bio Sooc. Coop.<br />
Contrada Villanova, 15<br />
71010 Rignano Garganico (FG)<br />
Tel./fax: 0882820873<br />
La Fara Giardino Soc. Coop.<br />
Agricola<br />
Strada Provinciale Lesina - Poggio<br />
Imperiale, km 1<br />
71010 Lesina (FG)<br />
Tel./fax: 0882991642<br />
www.lafara.it<br />
info@lafara.it<br />
Agri 94 Soc. Coop. Agricola<br />
Via G. Pepe, 12<br />
71100 Foggia (FG)<br />
Tel.: 0881724544<br />
Fax: 0881778129<br />
La Palma Coop. Agricola<br />
S.P. 41 bis, km 0,900<br />
71010 Lesina (FG)<br />
Tel.: 0882991053<br />
Fax: 0882993013<br />
lapalmaarl@tiscali.it<br />
La Croce Farascuso<br />
Soc. Coop. Agricola<br />
Loc. Canestrello, 58<br />
71024 Candela (FG)<br />
Tel.: 0885660521<br />
Fax: 0885660796<br />
farascuso@libero.it<br />
P.A.O.C.A.<br />
Via P. di Piemonte, 19<br />
71013 San Giovanni Rotondo (FG)<br />
Tel./fax: 0881700473<br />
Carden & Leon Corporation<br />
Soc. Coop. Agricola<br />
Via Margherita di Savoia, 38<br />
71030 Zapponeta (FG)<br />
Tel.: 0884520021<br />
carden.leon@virgilio.it<br />
Sviluppitalia Soc. Coop. Agricola<br />
Via R. Grieco, 32<br />
71100 Foggia (FG)<br />
Tel.: 0882644978<br />
Fax: 0882646324<br />
info@italiaconserve.it<br />
Orthomed Soc. Coop. Agricola<br />
Corso Umberto I, 43<br />
71010 Lesina (FG)<br />
Tel./fax: 0882992257<br />
orthomedsp@libero.it<br />
Soc. Coop. V. Napolitano<br />
Via P. Borsellino, 37<br />
71042 Cerignola (FG)<br />
Agricola Montercorvino<br />
Soc. Coop. Agricola<br />
Via Lucera, 35<br />
71038 Pietramontecorvino (FG)<br />
Tel./fax: 0881555541<br />
Verde F3 Soc. Coop.<br />
Via Casale Defensa, CN - Palazzo<br />
San Fortunato<br />
71010 Serracapriola (FG)<br />
Tel./fax: 0882680076<br />
verdef3@yahoo.it<br />
La Carapelle Agricola Soc. Coop.<br />
Via Zingarelli, 7<br />
71041 Carapelle (FG)<br />
Tel./fax: 0885799088<br />
69
70<br />
Il nettare bianco dei pascoli pugliesi<br />
Il formaggio, dalla data della sua invenzione, ha sempre<br />
costituito una delle principali fonti di sostentamento<br />
per le popolazioni migranti. Sul formaggio, infatti, gran<br />
parte dei popoli nomadi fondarono la loro economia, soprattutto<br />
nell’area dell’Asia Centrale nelle steppe, nella<br />
Mesopotamia, nell’Anatolia e nel Medioriente, dove la<br />
società era basata sull’agricoltura e sull’allevamento. Le<br />
prime informazioni sul formaggio risalgono ad un periodo<br />
non meglio precisato e compreso tra i 10.000 ed i<br />
18.000 anni fa, quando i pastori hanno inventato il formaggio<br />
in Mesopotamia, nella valle compresa fra il Tigri<br />
e l'Eufrate, e nell'Indus.<br />
La tradizione casearia italiana trae le sue origini dai<br />
Romani, che perfezionarono le tecniche casearie dei<br />
Greci quando introdussero l'uso del latte vaccino, fino<br />
ad allora poco utilizzato.<br />
Il latte caprino ed ovino veniva lasciato in canestri, dove<br />
si avviava il processo di coagulazione.<br />
Il processo avveniva spontaneamente oppure accelerato<br />
mediante ripetute mescolature con rametti di fico, o direttamente<br />
inserendo succo di fico o semi di cardo selvatico.<br />
Una volta separata la parte più densa, che si rapprendeva<br />
e acquistava una certa consistenza, si dava origine<br />
ai primi formaggi denominati anche “giuncate” perché
prodotti in contenitori di giunco o canestri. Ai tempi dei<br />
Romani vennero sperimentati vari modi per dar vita al<br />
formaggio, alcuni dei quali comprendevano anche l’uso<br />
dello zafferano e dell’aceto per cagliare il formaggio.<br />
Questa mistura prendeva il nome di coagulum.<br />
Nel I sec. d.C. i Romani, per accelerare la stagionatura<br />
dei formaggi, li misero sotto pressione con dei pesi forati<br />
(pressatura).<br />
“ ”<br />
Quello che oggi usiamo chiamare “formaggio” è una derivazione<br />
della parola “formos” con la quale gli antichi Greci solevano indicare<br />
il paniere di vimini nel quale era d'uso riporre il latte cagliato,<br />
per dargli evidentemente la caratteristica forma. Il "formos" greco<br />
divenne poi la "forma" dei Romani che, a sua volta, si trasformò,<br />
nell'antico francese, in “formage” per arrivare infine ad assumere le<br />
moderne versioni dell'italiano “formaggio” e del francese “fromage”.<br />
I prodotti lattiero caseari in Puglia rappresentano una<br />
tradizione antica, che si è sviluppata su tutto il territorio<br />
regionale, pur con specificità diverse, in funzione<br />
delle differenti tipologie di allevamento praticato e di<br />
specie selezionate.<br />
Lo sviluppo delle tecniche di lavorazione, inoltre, si è<br />
evoluto, nel rispetto delle tradizioni produttive locali,<br />
del territorio e delle materie prime originarie.<br />
L’Unione Europea ha riconosciuto la tipicità e l’originalità<br />
di due prodotti pugliesi: il Caciocavallo Silano<br />
DOP ed il formaggio Canestrato Pugliese. Il variegato<br />
scenario lattiero caseario regionale si compone di<br />
14 diverse tipologie di prodotti che spaziano dai formaggi<br />
vaccini a quelli caprini e pecorini.<br />
Le diverse consistenze sono assai varie e passano dai<br />
71
72<br />
formaggi a pasta molle, delicati e fragranti, a quelli stagionati,<br />
consistenti e profumati.<br />
Canestrato pugliese<br />
Il Canestrato pugliese è un formaggio a pasta dura non<br />
cotta, ottenuto da latte intero di pecora di razza gentile<br />
di Puglia. Il suo nome deriva dai canestri di giunco pugliese,<br />
entro cui lo si fa stagionare e rappresenta uno<br />
dei prodotti più tradizionali dell'artigianato regionale. Il<br />
Canestrato pugliese si produce nel periodo compreso tra<br />
dicembre e maggio, periodo questo legato alla transumanza<br />
delle greggi dagli Abruzzi alle piane del Tavoliere.<br />
Il formaggio ha ottenuto un importante riconoscimento,<br />
la DOP nel 1996. La lavorazione del Canestrato pugliese<br />
avviene con una tecnologia caratteristica, derivante<br />
dalla tradizione casearia meridionale. È piuttosto<br />
lunga e molto variabile, secondo le dimensioni delle<br />
forme che vanno dai 7 ai 14 chili. Nel periodo di lavorazione<br />
le forme, racchiuse nei tipici canestri, che assicurano<br />
quella caratteristica rugosità della crosta, vengono<br />
pressate per fare fuoriuscire l'umidità in eccesso. La<br />
fase di salatura del Canestrato pugliese rappresenta un<br />
ulteriore passaggio fondamentale nella preparazione di<br />
questo formaggio; questa è fatta a secco, attraverso lo<br />
spargimento di sale grosso, tipico delle saline di Margherita<br />
di Savoia, attorno alla forma.<br />
Il prodotto così ottenuto si potrà consumare sia fresco<br />
(giovane) che stagionato, acquisendo un gusto più deciso.<br />
Caciocavallo Silano DOP<br />
Il Caciocavallo ha origini molto antiche, così come antica<br />
è la tradizione produttiva che lo ha condotto fino al<br />
riconoscimento della DOP, nel 1993.<br />
La tradizione riferisce che il nome “Caciocavallo” derivi<br />
dall’abitudine di appendere, per la maturazione, il formaggio<br />
a cavallo di un’asta in modo orizzontale. È a<br />
pasta semi-dura e si produce con latte vaccino.<br />
La sua forma ovale, con testina dovuta alla legatura, ha<br />
un peso che varia tra 1 e 2,5 chilogrammi.<br />
Il formaggio è composto da una sottile crosta, liscia, di
colore paglierino e pasta omogenea, con lieve occhiatura di<br />
colore bianco o giallo ed ha un gusto aromatico e dolce,<br />
quando è giovane. Se è più maturo ha sapore più piccante.<br />
Il processo di lavorazione è piuttosto breve.<br />
Una volta raggiunte le dimensioni di una nocciola, la cagliata<br />
dà inizio alla fermentazione che dura in media<br />
dalle 4 alle 10 ore.<br />
A questo punto, viene data la forma desiderata e modellata<br />
con le mani, fino ad ottenere una superficie liscia<br />
senza pieghe.<br />
Il formaggio viene chiuso all’estremità della cima, dopo<br />
averlo immerso in acqua bollente e poi si termina la lavorazione<br />
a mano.<br />
Dopo il raffreddamento in acqua le forme vengono salate<br />
e stagionate in cantine a temperatura costante;<br />
vengono tenute in questi ambienti da un minimo di 15<br />
giorni fino ad un massimo di qualche mese.<br />
Burrata<br />
La Burrata è un formaggio fresco a pasta filata, dalla<br />
forma assimilabile alla mozzarella, la cui consistenza è,<br />
però, più morbida e filamentosa. Questo prodotto viene<br />
realizzato nella Murgia Barese ed in particolare ad Andria<br />
(Ba) suo luogo di invenzione, oltre che in varie zone<br />
della Puglia.<br />
La lavorazione della Burrata avviene esclusivamente a<br />
mano con una farcitura di panna e pezzi di pasta filata;<br />
la farcitura è detta “Stracciatella”, poiché i pezzi di pasta<br />
vengono stracciati a mano, ed è contenuta in un involucro<br />
(“sacchetto”) anch'esso formato da pasta filata.<br />
Per la sua preparazione, si mischiano latte fresco, siero 73
74<br />
ottenuto lasciando acidificare una parte della mungitura<br />
del giorno precedente e caglio di vitello.<br />
La prima fase, detta cagliata, si ha quando il liquido inizia<br />
a coagulare. A questo punto si rompe grossolanamente<br />
la massa, ottenendo una parte liquida di colore<br />
verdognolo, il siero, e la cagliata vera e propria, che consiste<br />
in una serie di grumi. Il composto viene lasciato<br />
posare per un periodo compreso tra le 4 e le 5 ore, fino<br />
a che la pasta inizia a filare.<br />
Per ottenere il sacchetto, si modella tramite soffiatura<br />
di aria (che un tempo veniva eseguita a bocca, mentre ai<br />
giorni nostri viene fatta con macchinari che filtrano e<br />
sterilizzano l'aria) un foglio di pasta filata, spesso circa<br />
un centimetro, al fine di creare la forma desiderata.<br />
L'involucro viene quindi riempito con la pasta filata,<br />
amalgamata con crema di siero, e il sacchetto chiuso con<br />
un nastrino di paglia artificiale per alimenti e lasciato<br />
nell'acqua di filatura. Come ultima operazione, prima<br />
del confezionamento, si immerge per qualche minuto la<br />
Burrata in salamoia per la salatura.<br />
Caciocavallo Podolico Dauno<br />
Il Caciocavallo Podolico Dauno è un formaggio a pasta<br />
filata semidura, ottenuto da latte vaccino. La forma a<br />
pera fa mutare il peso dai 2 ai 3 kg. Il sapore è variabile<br />
a seconda del livello di stagionatura, che diventa via via<br />
più intenso col passare del tempo, fino a risultare pic-
cante. La marchiatura a fuoco del prodotto ne certifica<br />
il periodo minimo di stagionatura, oltre alla conformità<br />
ai dettami produttivi tradizionali dell’impresa produttrice.<br />
Il latte crudo, opportunamente filtrato con telo di cotone<br />
o colino a rete fine (culature), é riscaldato su fuoco a<br />
legna o a gas a 36-38°C, in caldaia di rame. Si utilizza<br />
caglio di agnello o capretto e dopo la rottura della cagliata<br />
viene aggiunta la cizza, cioè il sieroinnesto, ottenuto<br />
dalla lavorazione del giorno precedente. Eliminato<br />
il siero per la produzione della ricotta, la pasta, nel frattempo<br />
messa in un tino di legno, si lascia maturare per<br />
4-5 ore e successivamente la si pone su un tavolo di<br />
legno dove si procede a tagliarla. La filatura avviene in<br />
un tino di legno, con aggiunta di acqua bollente. Una<br />
volta formato, il Caciocavallo viene immerso in acqua<br />
fredda per 2-3 ore e, successivamente, posto in salamoia<br />
per circa un giorno e mezzo. Dopo la salatura i formaggi<br />
vengono fatti asciugare in genere nello stesso locale di<br />
lavorazione, per alcuni giorni e quindi sistemati in locali<br />
freschi e umidi, a cavallo di appositi bastoni di<br />
legno, per la stagionatura che va dai 6 ai 12 mesi. Viene<br />
prodotto tutto l’anno e venduto in tutti i tradizionali canali<br />
di vendita.<br />
Cacioricotta<br />
Il Cacioricotta è un formaggio tipicamente pugliese ottenuto<br />
da latte ovino, caprino o misto, che può essere<br />
utilizzato fresco, oppure sottoposto a maturazione per<br />
un tempo di massimo 60 giorni. Una volta stagionato, il<br />
75
76<br />
prodotto ha una forma cilindrica, del diametro di 10-12<br />
cm e altezza di 6-8 cm. Il peso può variare tra i 300 ed i<br />
750 gr. La pasta ha un colore bianco, friabile e privo di<br />
occhiature. Il sapore è tenue e delicato con un sentore di<br />
cotto. La lavorazione del Cacioricotta avviene secondo<br />
gli antichi dettami della tradizione casearia pugliese. Il<br />
latte viene filtrato direttamente sulla caldaia di lavorazione,<br />
con telo di cotone a trama fine o con colino a rete<br />
fine. Questo verrà scaldato in caldaie di rame stagnato,<br />
fino all'ebollizione. Il riscaldamento è interrotto e la<br />
massa lasciata raffreddare fino a 40-45°C, momento in<br />
cui è addizionato il caglio. Dopo 25-30 minuti avviene la<br />
coagulazione, a cui seguono 5 minuti di rassodamento.<br />
Si procede quindi alla rottura del coagulo fino a dimensione<br />
di chicco di grano o di mandorla, mediante spino<br />
di legno (ruotolo). La cagliata sosta sotto siero per circa<br />
5 minuti ed il tempo totale di lavorazione in caldaia è di<br />
45-50 minuti. Allontanato il siero, per sifonamento o<br />
mediante l'uso di brocche, si estrae la cagliata, con<br />
l'aiuto di una schiumarola o con un mestolo, riponendola<br />
nelle fiscelle di plastica o di giunco (fische). A questo<br />
punto si opera una leggera pressione, tesa ad<br />
eliminare il liquido in eccesso. Le forme sono quindi<br />
poste a spurgare su tavoli di legno a 15-25°C, per un<br />
tempo variabile dalle 3 alle 24 ore. Parte della produzione<br />
è venduta come prodotto fresco già dopo qualche<br />
ora e senza essere sottoposta a salatura. In funzione dell'umidità<br />
dell'ambiente il prodotto destinato alla stagionatura<br />
sosta nelle fiscelle, per qualche giorno, fino<br />
ad una settimana, provvedendo, in questo caso, a cospargerle<br />
di sale grosso da ambo le parti, rivoltandole<br />
all’occorrenza.<br />
Giuncata<br />
La Giuncata è un formaggio fresco ottenuto da latte vaccino,<br />
ovino, caprino o misto. Questo formaggio ha origini<br />
molto antiche ed è uno dei primi prodotti caseari<br />
del meridione d’Italia. Si trovano notizie sin dal Medioevo,<br />
quando al latte veniva aggiunto il caglio vegetale,<br />
il latte di fico, che veniva immesso direttamente in<br />
canestri di giunco in cui è commercializzata e da cui deriva<br />
il nome. Questo formaggio veniva sovente consu-
mato dai pastori ancora caldo come prima colazione. La<br />
lavorazione avviene ora come allora, dal momento che<br />
gli strumenti di lavorazione, il periodo ed i tempi di maturazione<br />
sono rimasti invariati. Il metodo di produzione<br />
è quello tradizionale, che prevede il riscaldamento<br />
del latte crudo di varia tipologia (vaccino, ovino o caprino)<br />
in vasche di rame stagnato, fino a raggiungere<br />
una temperatura di 32-38°C. Viene aggiunto il caglio bovino.<br />
La cagliata si forma dopo 15-25 minuti di rassodamento.<br />
Viene poi adagiata in fascere di giunco<br />
mediante cucchiai a forma circolare, usati anche per facilitare<br />
lo spurgo del siero.<br />
Il formaggio, così come da tradizione, viene consumato<br />
anche immediatamente dopo la sua realizzazione; in accordo<br />
con essa, infatti, viene venduto già dopo qualche<br />
ora dalla sua preparazione.<br />
Manteca<br />
La Manteca è un latticino prodotto stagionalmente in<br />
Puglia, da materia grassa lattea e pasta filata, derivante<br />
dalla lavorazione del Caciocavallo Podolico. Il latticino<br />
viene lavorato manualmente e farcito con materia<br />
grassa lattea (burro).<br />
È un prodotto a doppia struttura: una esterna elastica,<br />
di colore bianco o giallo paglierino (pasta filata) ed una<br />
interna cremosa di colore bianco (manteca).<br />
Ha una crosta sottile e liscia di colore bianco o giallo paglierino.<br />
Al taglio è evidente un nucleo centrale, costituito<br />
dalla materia grassa lattea. Il prodotto si presenta<br />
di forma sferoidale con testina, diametro massimo 8 cm,<br />
77
78<br />
altezza 10-12 cm, peso 400-500 g. La Manteca è un formaggio<br />
a prevalente sapore dolce, pastoso, utilizzato soprattutto<br />
come prodotto da tavola.<br />
Mozzarella o Fior di latte<br />
Il Fior di latte è un formaggio a pasta filata, ottenuto<br />
da latte vaccino. Viene realizzato in forme e pesi differenti,<br />
che si prestano agli usi più vari dalla cucina alla<br />
tavola. Il peso, come detto, può variare dai 30 grammi ai<br />
300, in funzione della forma.<br />
La superficie è liscia, dal colore bianco candido e porcellanato.<br />
La pasta ha una consistenza fibrosa, che rilascia<br />
liquido latteo, durante il taglio. Il sapore è dolce,<br />
lievemente acidulo, così come l’odore è delicato e caratteristico.<br />
Il latte crudo di vacca, filtrato mediante panno<br />
di cotone a rete fine o colino a rete, è posto in caldaie di<br />
rame stagnata o di acciaio. Si coagula aggiungendo caglio<br />
liquido di vitello. Al latte, in caldaia, è aggiunto gradatamente<br />
dell’innesto, previo riscaldamento a fuoco<br />
diretto a 36-37°C circa. Nel caso dell'uso del lattoinnesto<br />
selezionato, la massa sosta alla temperatura di coagulazione,<br />
per un periodo variabile da 30 minuti a due<br />
ore, fino al raggiungimento del giusto grado di acidità.<br />
Dopo un rassodamento del coagulo di 10-15 minuti, si<br />
provvede alla rottura manuale con spini di legno (ruotolo)<br />
sino a dimensioni di cece o di noce. Una volta eliminato<br />
il siero si procede all'estrazione della cagliata,
che è messa a spurgare per 20-60 minuti in vasche di<br />
acciaio o su tavoli legno, effettuando prove per verificare<br />
l'attitudine della pasta a filare. La filatura avviene<br />
in acqua a 85-95°C, fino ad ottenere una massa omogenea<br />
ed elastica, viene realizzata manualmente con l'utilizzo<br />
di una spatola in vasche di acciaio o di legno.<br />
La formatura può avvenire manualmente o meccanicamente.<br />
Nel caso di forme a treccia la modellatura avviene<br />
a mano, intrecciando o annodando cordoni di<br />
pasta filata. Nella forma tondeggiante si limitano le manipolazioni<br />
e le ulteriori lavorazioni, per consentire l’ottenimento<br />
di un prodotto con una maggiore quantità di<br />
latticello. Una volta realizzate le forme desiderate le<br />
mozzarelle vengono immerse in acqua fredda (10-15°C)<br />
per 5-20 minuti.<br />
La salatura può avvenire per immersione, per pochi minuti<br />
in salamoia, o aggiungendo sale all'acqua di filatura.<br />
Scamorza<br />
La Scamorza, è un formaggio a pasta filata dalla forma a<br />
pera con breve collo o testina (diametro medio 7-9 cm,<br />
lunghezza media di 10-12 cm). La pasta è compatta, elastica,<br />
priva di occhiatura, di colore bianco. La crosta è<br />
sottile, di colore bianco o giallo paglierino più o meno<br />
carico, in funzione del tempo trascorso dal momento<br />
della produzione. Spesso sotto la crosta e nei primi<br />
strati del formaggio è visibile la struttura a sfoglie so- 79
80<br />
vrapposte. L'odore è delicato e gradevole mentre il sapore<br />
è dolce o leggermente sapido. La lavorazione è realizzata<br />
con il latte crudo di vacca, filtrato e posto in<br />
caldaie di rame stagnato o acciaio inossidabile (dotate o<br />
meno di intercapedine) e riscaldato con vapore diretto a<br />
36-38°C. Viene addizionato del sieroinnesto naturale,<br />
ottenuto dal siero proveniente dalla lavorazione del<br />
giorno precedente, lasciato la notte a temperatura ambiente,<br />
oppure si può utilizzare lattoinnesto ottenuto da<br />
latte acidificato spontaneamente. La lavorazione prosegue<br />
con l'addizione del caglio liquido di vitello nella<br />
quantità di 20-30 ml/q. La coagulazione avviene in 20-<br />
30 minuti circa ed è seguita da un rassodamento del<br />
coagulo di 10-15 minuti.<br />
Segue la rottura manuale con spino di legno (ruotolo) o<br />
di acciaio, fino alle dimensioni di cece o di noce ed è lasciato<br />
per una sosta che va da 10 minuti a 3 ore. L'estrazione<br />
della cagliata avviene manualmente, con l'aiuto<br />
dello spino o schiumarola; successivamente viene trasferita<br />
su piani di legno o vasche di acciaio, dove la<br />
pasta è lasciata maturare da 2-4 ore fino a 24 ore. La filatura<br />
si esegue manualmente, con l'uso di un bastone
con acqua a 90-92°C. La pasta è filata sino ad ottenere<br />
una massa compatta e tenace. Si passa alla modellatura<br />
manuale di porzioni nella classica forma a pera sormontata<br />
da breve collo o testa. Subito dopo le forme<br />
sono immerse in acqua fredda (10-15°C) per 30-60 minuti<br />
per consentire il rassodamento. La salatura può avvenire<br />
per immersione per pochi minuti in salamoia<br />
satura o alla concentrazione del 20% a 10-15°C, per un<br />
tempo variabile da 10 minuti a 3 ore, a seconda della<br />
sapidità del prodotto che si vuole ottenere.<br />
INDIRIZZI UTILI<br />
C.A.P. - Coop. Allevatori di Putignano<br />
Strada Comunale Pozzo Priore, 13<br />
70017 Putignano (BA)<br />
Tel.: 0804054455<br />
Fax: 0804931411<br />
www.cap-putignano.it<br />
cap@cap-putignano.it<br />
C.A.V.I. - Cooperativa Allevatori Valle d'Itria<br />
Via Fasano, 126<br />
72014 Cisternino (BR)<br />
Tel.: 0804448984<br />
www.caseificiocavi.it<br />
Cooperativa Allevatori Laertini<br />
Via Papa Giovanni XXIII, 48<br />
74014 Laterza (TA)<br />
81
La Puglia è una Regione calda e accogliente. È un luogo<br />
in cui i sapori del mare e della terra si mescolano, creando<br />
ricette che sprigionano magici gusti: quindi rappresenta<br />
l’ambiente ideale per diverse colture tra cui<br />
l’olivo, il grano e l’uva.<br />
Il pane e la pasta, l’olio e il vino sono i pilastri della cucina<br />
pugliese popolare, con una vasta gamma di prodotti<br />
di alta qualità. Il grano dorato di Puglia è usato per i<br />
tanti tipi di pasta, sia di produzione industriale che casalinga.<br />
“ ”<br />
82<br />
Puglia, il “granaio d’Italia”<br />
Il clima secco e caldo di questa Regione è ideale<br />
per la crescita del grano duro, che è alla base del<br />
sublime e irresistibile sapore del pane e della<br />
pasta.<br />
In confronto alle altre regioni italiane, la Puglia produce<br />
molti tipi di grano, ma la sua coltivazione principale è<br />
rappresentata dal grano duro. La maggior parte della<br />
pasta secca è fatta di grano duro, il più duro di tutti i<br />
tipi di grano. La parola duro deriva dal latina “durus”<br />
che significa appunto duro, compatto. La compattezza<br />
del grano duro, combinata con il suo elevato contenuto<br />
proteico e con la resistenza del glutine, lo rendono il<br />
grano di prima scelta per produrre pasta di alta qualità.
“<br />
La pasta di grano duro è stabile e qualitativamente perfetta<br />
per la cottura.<br />
I pugliesi sono sempre stati legati al grano.<br />
Nel 1647 i governatori Spagnoli imposero a Bari una<br />
”<br />
tassa sulla farina, che determinò una violenta rivolta,<br />
durata otto giorni. Il popolo barese combatté con<br />
tutte le sue forze e vinse.<br />
84<br />
Il pane<br />
In Puglia il pane viene trattato in modo quasi reverenziale.<br />
Se un pezzo di pane cade sul pavimento, la gente del po-<br />
polo lo raccoglie immediatamente, lo bacia e lo riporta<br />
sulla tavola per mangiarlo. Il pane pugliese non è fatto<br />
utilizzando lievito commerciale, ma solo lievito prodotto<br />
in casa, usato da generazioni. Il pane fatto con questo lievito<br />
cresce più lentamente di quello prodotto con lievito<br />
commerciale e sviluppa un profumo e un sapore migliori.<br />
La pasta e il pane giocano un ruolo fondamentale nella cucina<br />
pugliese e il pane di Altamura occupa il posto di comando<br />
della tradizione culinaria.<br />
Questo pane, meraviglioso, fatto solo di farina di grano<br />
duro, lievito naturale e sale, viene preparato in pagnotte<br />
tonde e cotto in forno, alimentato esclusivamente con<br />
legno di quercia, finché si forma una crosta dorata. Il<br />
pane di Altamura fu citato da Orazio, nell’antica Roma,<br />
come “il migliore del mondo” e inoltre è stato il primo pane
europeo a ricevere il marchio DOP (Denominazione di<br />
Origine Protetta). Appena sfornato è molto soffice e croccante<br />
allo stesso tempo diventa raffermo dopo diversi<br />
giorni. La sua particolare fattura gli consente di durare<br />
per più di una settimana (il tempo necessario ai pastori<br />
che erano soliti trascorrere fino a quindici giorni nelle<br />
loro capanne sulle montagne della Murgia, mangiando<br />
quasi esclusivamente pane con olio e sale).<br />
Friselle<br />
Le friselle, conosciute anche come frise, sono un’antica<br />
ricetta pugliese. Sono fatte con grano grossolanamente<br />
macinato, modellate a forma di anelli duri e rotondi,<br />
cotte in forno, poi tagliate a metà orizzontalmente e<br />
nuovamente cotte in forno. Bagnate in acqua per ammorbidirle<br />
e condite con pomodori, olio di oliva extravergine<br />
non filtrato e sale, le frise sono un alimento base<br />
in Puglia, soprattutto in estate. Il loro punto di forza è<br />
che durano a lungo. Erano infatti un pratico pranzo a<br />
sacco per lavoratori e marinai e talvolta rappresentavano<br />
l’unico pane disponibile, nei periodi in cui la farina<br />
scarseggiava. La loro origine risale a più di 3000 anni fa,<br />
quando i mercanti Fenici le utilizzavano, durante le lunghe<br />
navigazioni, ammorbidite con acqua di mare e condite<br />
con olio. Una leggenda narra che Enea portò con sé<br />
le friselle quando sbarcò sulle coste pugliesi.<br />
Taralli<br />
Ottimo snack salato, di antica origine pugliese, sono ora<br />
noti in tutto il mondo come buon sostituto del pane. I<br />
taralli pugliesi, detti anche taralli dell’imperatore, risalgono<br />
ai tempi di Federico II di Svevia, che chiese al<br />
suo cuoco di preparargli qualcosa da sgranocchiare, durante<br />
la stagione di caccia in Puglia, la sua riserva di<br />
caccia preferita. I taralli sono biscotti salati a forma di<br />
anelli, prima bolliti in acqua e poi cotti nei forni a legna<br />
dalle nonne, in campagna. Nelle locande pugliesi vengono<br />
serviti insieme al vino e ancora oggi l’espressione<br />
“finire a tarallucci e vino” viene usata per descrivere la<br />
loro funzione sociale. Nei tempi in cui non tutte le case<br />
avevano un forno, durante le festività, era comune vedere<br />
le donne che si recavano al forno pubblico con i loro<br />
85
86<br />
grandi vassoi pieni di taralli.<br />
Focaccia<br />
La focaccia è uno dei più popolari e antichi pani schiacciati.<br />
Non è uguale alla pizza ed è 2000 anni più antica.<br />
Infatti può essere considerata quasi un’antenata della<br />
moderna pizza. Nell’antica Roma il “panis focacius” era<br />
un pane schiacciato che si faceva cuocere sotto le ceneri<br />
del focolare (focus). La parola focus in Latino significa<br />
centro, ma anche fuoco, dato che il focolare si trovava al<br />
centro della casa. Nella classica ricetta pugliese, si lessano<br />
delle patate e si uniscono ad una miscela di grano<br />
duro e tenero, con lievito di birra. Questo impasto viene<br />
steso sottile, condito con olio d’oliva, sale e origano e infornato.<br />
La pasta fatta in casa: cavatelli e orecchiette<br />
Il primato assoluto della cucina pugliese va alle orecchiette<br />
che già da lungo tempo hanno oltrepassato i confini<br />
regionali e nazionali, collocandosi tra i formati di<br />
pasta più famosi per l’alta qualità.<br />
Ma è proprio in Puglia che le orecchiette esercitano il<br />
loro maggior fascino. Hanno la forma di piccole conchiglie<br />
e derivano da una evoluzione naturale dei cavatelli.
88<br />
Per fare i cavatelli il primo passo è mescolare acqua, semola<br />
rimacinata di grano duro e sale, formando un impasto<br />
che viene poi modellato in un sottile cilindro.<br />
Da questo cilindro si taglia un pezzetto che si schiaccia<br />
facendolo strisciare con un coltello o con un dito per<br />
qualche centimetro sulla tavola di lavoro. Alcuni secoli<br />
orsono, una casalinga intelligente ebbe l’idea di cam-
iare la tecnica di preparazione dei cavatelli, utilizzando<br />
l’indice dell’altra mano sulla lama del coltello,<br />
modellandoli con il pollice.<br />
Notò che in questo modo i cavatelli rimanevano più<br />
aperti e non si arricciavano.<br />
Una volta cotti poi, erano in grado di accogliere perfettamente<br />
la salsa nelle loro piccole cavità. Erano nate le<br />
orecchiette o “recchietèdd”.<br />
Il loro posto nella cultura locale è così importante che<br />
un tempo la dote di una ragazza da marito pugliese era<br />
considerata incompleta se non sapeva confezionare a<br />
mano questa pasta. Ancora oggi a Bari vecchia, d’estate<br />
è facile vedere le donne che preparano le orecchiette<br />
fuori dalla porta di casa, su un piano di legno, seguendo<br />
un rituale, che si ripete da centinaia di anni.<br />
INDIRIZZI UTILI<br />
CO.T.AL. Soc. Coop.<br />
Via E. Toti, 31<br />
70058 Spinazzola (BAT)<br />
Cooperativa Coloni Montegrosso<br />
Piazza S. Isidoro, 19<br />
70031 Andria (BAT)<br />
CON.CER. Soc. Coop.<br />
Via Matteotti, 57<br />
71100 Foggia (FG)<br />
www.caione.it<br />
La Quercia<br />
S.P.105 km. 9,400<br />
71100 Foggia<br />
Tel.: 0881880550<br />
www.caione.it<br />
laquercia@iol.it<br />
Società Coop. S. Giuseppe<br />
Via Matteotti, 57<br />
Tel.: 0881740312<br />
71100 Foggia (FG)<br />
www.caione.it<br />
AMICI Società Coop. Agricola<br />
C.da Amici S. Marzano<br />
74023 Grottaglie (TA)<br />
fertosa@libero.it<br />
Cooperativa Agricola Valleverde<br />
Loc. Ponte Bovino, 47<br />
71023 Bovino (FG)<br />
Tel.: 0881961594<br />
Agricola Chieutina<br />
Via Del Mare, 9<br />
71010 Chieuti (FG)<br />
Tel.: 0882689201<br />
La Retta Coop. Agricola<br />
C.da Iancoppa - S.S. 116 km 4<br />
71023 Bovino (FG)<br />
Tel.: 0881966022<br />
C.A.N.G.A.<br />
Coop. Agricola Nord Gargano<br />
Apricena<br />
C.da Pozzo Salso<br />
71011 Apricena (FG)<br />
Tel.: 0882642588<br />
Fax: 0882646436<br />
89
90<br />
Sagre e ricette tipiche
Ideazione:<br />
Fabiola Di Loreto - Direttore <strong>Fedagri</strong>-<strong>Confcooperative</strong><br />
Testi:<br />
Miriam Girone - <strong>Confcooperative</strong> Puglia<br />
Antonio Spera - <strong>Confcooperative</strong> Puglia<br />
Sara Simonetti - Cooperativa Elzevira<br />
Coordinamento redazionale:<br />
Claudio Tanzi - <strong>Confcooperative</strong> Puglia<br />
Tiziana Fedele - Cooperativa Elzevira<br />
Progetto grafico e Impaginazione:<br />
Giorgio Panara - Cooperativa Elzevira<br />
Editing:<br />
Miriam Girone - <strong>Confcooperative</strong> Puglia<br />
Bruna Iacopino - Cooperativa Elzevira<br />
Stampa:<br />
Tipografia Ecumenica Editrice Società Cooperativa - Bari<br />
Tipografia Ceccarelli - Grotte di Castro - Viterbo<br />
Diritti di riproduzione totale e parziale del testo e delle illustrazioni<br />
riservati per tutti i Paesi<br />
Anno di stampa 2009
Bozza di stampa