Noctilux dei poveri - RPO
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Leicapassion<br />
Magazine on-line<br />
3/2006 http://www.leicapassion.com<br />
Leicapassion 3-2006 pag.1
Leicapassion on-line<br />
Direttore editoriale<br />
Roberto Piero Ottavi<br />
Hanno collaborato a questo numero<br />
Roberto Piero Ottavi<br />
Pino Caprio<br />
Sante Castignani<br />
Luca Rubbi<br />
Fabrizio Pangrazi<br />
Giuseppe Ciccarella<br />
Il materiale viene ricevuto in redazione per posta<br />
elettronica e quindi non ne è prevista la restituzione.<br />
NOTE TECNICHE<br />
Leicapassion è una nuova rivista on-line<br />
completamente gratuita scritta, composta ed<br />
impaginata su Apple Macintosh e liberamente<br />
scaricabile in formato Adobe Acrobat (.pdf).<br />
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almeno in quadricromia.<br />
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bianca e la successiva rilegatura per l'archiviazione.<br />
Volendo procedere alla stampa privatamente si<br />
consiglia, per un risultato ottimale, di utilizzare carta<br />
fotografica per stampanti a getto di inchiostro.<br />
Tutti i numeri arretrati compreso il numero zero sono<br />
disponibili su CD ed è richiedibile in redazione al<br />
puro costo delle spese di spedizione postale.<br />
Copertina La M8 arriva dopo la M7 nel<br />
rispetto di una tradizione iniziata<br />
nel '54 con la M3.(Foto R.P.Ottavi)<br />
Indirizzo email redazione@leicapassion.com<br />
Sito Web http://www.leicapassion.com<br />
Assistenza Web Mediacom Service Srl - Bassano<br />
Leicapassion 3-2006 pag.2<br />
Sommario<br />
La svolta annunciata pag. 3<br />
Editoriale<br />
Finalmente M8 pag. 4<br />
La nuova digitale telemetrica di casa<br />
Leica sembra a prima vista una M7<br />
ma è tutta un'altro apparecchio e della<br />
M ha mantenuto solo la linea<br />
M8 Test pag.10<br />
Le nostre prove su strada della nuova<br />
digitale destinata a diventare il nuovo<br />
termine di paragone<br />
La M8 in b&w pag.17<br />
Estensione <strong>dei</strong> test sulla M8 in un<br />
campo storicamente dominato da<br />
sempre dalle Leica a pellicola.<br />
In b&n come lavora la nuova digitale?<br />
Canon 50 f /1,2 pag.30<br />
Ovvero il <strong>Noctilux</strong> <strong>dei</strong> <strong>poveri</strong>.<br />
Ma sono poi così evidenti le differenze<br />
tra un'ottica che oggi si trova sul mercato<br />
dell'usato a meno di 500 Euro ed una<br />
invece che ne costa più di 3000?<br />
Dove va il mercato? pag.34<br />
Sante Castignani analizza l'attuale<br />
situazione di un mercato difficile<br />
in un momento di euforia per tutto<br />
quanto non è pellicola<br />
Luca Rubbi e la sua Leica pag.37<br />
Le parole e soprattutto le immagini<br />
di un fotografo amante delle atmosfere<br />
drammatiche e notturne<br />
Le due stagioni di Leica pag.43<br />
Tra il 1939 e il 1945 a Wetzlar.<br />
La perseveranza e la tenacia di una<br />
ditta dove neanche l'ultimo <strong>dei</strong><br />
dipendenti volle mai cedere<br />
La nostra scelta pag.49<br />
Bianca o nera?<br />
Una domanda soltanto apparentemente<br />
banale e Giuseppe Ciccarella ci<br />
aiuta a capire il perchè attraverso<br />
le parole di Tiziano Terzani<br />
Le prove della nuova Leica M8 hanno richiesto<br />
più tempo del previsto e questo ha comportato<br />
inevitabilmente uno slittamento della data di<br />
chiusura di questo numero. Avremmo potuto<br />
limitare la recensione della nuova digitale a poche<br />
pagine parlandone sommariamente o riportando i<br />
comunicati stampa come in molti hanno fatto ma<br />
l'occasione era ghiotta e una novità di questa<br />
portata non meritava una trattazione superficiale.<br />
Per contenere il numero totale delle pagine<br />
abbiamo dovuto necessariamente limitare gli<br />
argomenti focalizzando la nostra attenzione sui<br />
test e rimandando al prossimo numero molti<br />
articoli esclusivamente per motivi di spazio e non<br />
certo di merito.<br />
Ci scusiamo per il ritardo<br />
La redazione
La svolta annunciata<br />
Editoriale<br />
Non abbiamo rispettato i tempi e ci scusiamo per questo ma il ritardo è<br />
legato ai test sulla nuova M8 che ci hanno impegnato per molti giorni.<br />
L'edizione 2006 della Photokina, l'appuntamento più importante a livello<br />
mondiale con tutto quanto ruota attorno alla fotografia, passerà<br />
certamente alla storia come l'edizione della grande svolta Leica.<br />
Mentalmente fuorviati forse dalle soluzioni adottate nel dorso DMR in cui<br />
la digitalizzazione era stata ottenuta con l'innesto di un sensore e della<br />
logica in una fotocamera che sostanzialmente restava quella di serie<br />
progettata per la pellicola, in molti abbiamo pensato ad una Leica M<br />
realizzata secondo lo stesso concetto.<br />
Alzati, dapprima timidamente e poi via via con sempre maggior dovizia di<br />
particolari, i veli sotto i quali è stata tenuta nascosta fino a pochissimi<br />
giorni or sono la nuova nata, attingendo soprattutto e come sempre<br />
purtroppo dai siti stranieri, rapidamente ci siamo fatti un'idea più precisa<br />
della fotocamera che potrebbe segnare realmente una svolta epocale.<br />
L'uso del condizionale, considerata la corsa sfrenata nella quale sono<br />
impegnati i big del digitale, le difficoltà connesse soprattutto all'utilizzo<br />
delle ottiche grandangolari tradizionali sul digitale e non ultimo il criterio<br />
adottato da Leica nella scelta del sensore, è d'obbligo.<br />
In realtà la nuova M8 non è una Leica M7 digitale come erroneamente si<br />
era portati a credere ma una fotocamera completamente nuova con una<br />
filosofia ben precisa e dotata di una personalità propria.<br />
Da tempo gli sforzi di Leica, meraviglioso bucchero stretto tra i vasi in<br />
titanio <strong>dei</strong> colossi giapponesi, Canon in testa a tutti, sono realmente tutti<br />
tesi al digitale anche perché non muoversi con disinvoltura e qualità tra i<br />
bit oggi può veramente costituire un ottimo sistema per morire<br />
rapidamente.<br />
L’avvento della prima M digitale costituisce certamente un momento molto<br />
importante, talmente importante da rischiare di sminuire immeritatamente<br />
tutte le altre novità che comunque non sono né poche né trascurabili.<br />
La nuova Digilux 3 si preannuncia fin d’ora come una fotocamera con<br />
tutte le carte in regola per soddisfare quella larghissima fetta di mercato<br />
che già poche settimane dopo aver acquistato la Digilux 2 chiedeva a gran<br />
voce una Leica digitale non vincolata ad un 28/90 splendido ma pur<br />
sempre fisso e soprattutto sempre troppo a fuoco anche dove non lo si<br />
sarebbe voluto e Leica risponde con questa nuova reflex ma non si ferma<br />
certamente qui.<br />
Leica propone la nuova V-Lux, un Tri-Elmar di nuova generazione<br />
progettato proprio nell'ottica di essere impiegato sulla M digitale, un 28<br />
mm leggerissimo e compatto, un nuovissimo mirino multifocale completo<br />
di bolla per il controllo dell’orizzontalità nell’uso delle ottiche<br />
grandangolari. Le novità, insomma, sono realmente molte e tutte<br />
interessanti<br />
Roberto Piero Ottavi<br />
Leicapassion 3-2006 pag.3
FINALMENTE M8<br />
di Roberto Piero Ottavi<br />
Finalmente, dopo almeno tre anni di piccole indiscrezioni (in Leica non sanno fare solo i migliori<br />
telemetri al mondo, sanno anche tenere ben chiuse le bocche), dopo un paio d’anni di voci di corridoio, di<br />
ipotesi azzardate, di mezze notizie spesso imprecise, finalmente ci siamo.<br />
Le prime notizie concrete, quelle che fecero pensare che realmente a Solms i progettisti di Leica Camera<br />
AG non stavano scherzando, erano comparse all’interno del numero 02-2004 di Leica World News.<br />
Mr. Hanns-Peter Cohn, all’inviato di Leica World News che lo intervistava, ufficializzava gli studi in<br />
corso riguardanti quella che veniva chiamata Leica MD a simboleggiare la M-Digitale anche se ben si<br />
poteva già immaginare che questo non sarebbe certamente stato il nome definitivo in quanto già utilizzato<br />
per le M scientifiche senza telemetro costruite in passato.<br />
In molti azzardarono che la nuova fotocamera avrebbe potuto<br />
chiamarsi “M7-D” forse fuorviati mentalmente dalla<br />
somiglianza con la sorella analogica e dalla certezza che la<br />
nuova digitale avrebbe avuto un sistema di esposizione<br />
manuale affiancato da un sistema automatico a priorità di<br />
diaframmi.<br />
Alla luce delle soluzioni meccaniche ed elettronico-digitali<br />
adottate da Leica nella progettazione del Digital Modul R, nel<br />
quale la sezione digitale e tutta la logica connessa vengono<br />
applicate alla fotocamera tradizionale analogica che tale resta<br />
in tutto e per tutto, furono in molti a pensare che la nuova<br />
digitale sarebbe stata probabilmente una M7 sul cui piano<br />
pellicola sarebbe stato applicato un sensore digitale.<br />
Mentalmente appariva terribilmente semplice: per una ditta<br />
come Leica, abituata da sempre ad inventare soluzioni<br />
meccaniche al limite dell’inverosimile, applicare un sensore<br />
sul piano focale di una M7 non poteva certamente costituire un<br />
problema, tanto più che questa soluzione era già stata adottata<br />
con successo nel DMR e, anche se la lentezza pachidermica ed<br />
esasperante <strong>dei</strong> progettisti Leica è ben nota, tre anni di studi<br />
sembravano veramente troppi.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.4
Doveva necessariamente esserci qualche altro problema e, fino al momento in cui la nuova digitale Leica<br />
a telemetro con baionetta M non è apparsa pochi giorni or sono nella sua realizzazione definitiva, nessuno<br />
di noi avrebbe certamente neppure immaginato che in realtà i progettisti Leica di problemi da risolvere ne<br />
debbono aver incontrati non pochi.<br />
Voglio iniziare questa recensione della nuova Leica M8 con una considerazione di base :<br />
La M8 non è assolutamente una M7 provvista di un sensore digitale ma una fotocamera<br />
completamente nuova con precise caratteristiche (diverse da qualunque Leica M) ed una propria<br />
personalità e chi abbia immaginato quindi di trovarsi in mano una M7 digitale resterà o<br />
leggermente deluso o piacevolmente sorpreso.<br />
Quando, poche righe più sopra, ho parlato non della “nuova M digitale” ma di una nuova “Leica digitale<br />
a telemetro con baionetta M” la scelta del termine non è stata casuale perchè, a mio avviso,<br />
semplicemente non si tratta di una M ma piuttosto di una fotocamera sofisticatissima distante anni luce da<br />
qualsiasi Leica M, fatta eccezione per l'abito, quello sì, rigorosamente in linea con i modelli analogici ai<br />
quali siamo abituati da sempre e di questi conserva certamente tutto il fascino.<br />
La Leica M8 ha ereditato dalla sorella analogica M7 soltanto un telemetro luminoso, preciso ed affidabile<br />
come soltanto i telemetri Leica sanno essere, la baionetta M per le ottiche e la classica linea raffinata ed<br />
elegante che tutti ben conosciamo ma assolutamente niente di più.<br />
Sotto una carrozzeria intelligentemente quasi identica a quella della Leica<br />
M7 sono ben altri gli organi che, concedetemi il termine, palpitano<br />
all’interno della M8 a cominciare dall’otturatore che non è quello<br />
tradizionale a tendine ma un Copal controllato elettronicamente con tempi<br />
fino ad 1/8000° di secondo e sincronizzazione flash ad 1/250° di secondo.<br />
Le ragioni di questa scelta che sono convinto non sia stata indolore sono<br />
certamente da ricercare nella necessità di contenere lo spessore del corpo<br />
macchina che nella M8 è comunque leggermente più profondo di quello<br />
della M7.<br />
Le dimensioni compatte della M8 infatti sono 138,6 mm × 80,2 mm × 36,9 mm, di pochi millimetri<br />
superiori alle proporzioni della M7 e, a parte alcune inevitabili differenze nei comandi come l’assenza<br />
della leva di carica e della manovella di riavvolgimento, la vista frontale della M8 è virtualmente identica<br />
a quella della versione analogica mentre la parte superiore e soprattutto il dorso posteriore denunciano<br />
immediatamente che siamo di fronte ad una fotocamera di nuova generazione.<br />
(Alcune delle foto che accompagnano questa prima parte sono tratte da Dpreview e da Leica-AG che ringraziamo)<br />
Leicapassion 3-2006 pag.5
A causa della scelta di un otturatore metallico rinunceremo pertanto, ma solo un poco, a quella<br />
discrezione che l’otturatore a tendine ci ha regalato per quasi un secolo e l’utilizzatore della M8 dovrà<br />
fare, come si dice, di necessità virtù perché il rumore dello scatto è certamente ridotto ma non<br />
paragonabile ovviamente a quello quasi impercettibile dell’otturatore tradizionale a cui siamo abituati.<br />
Lo scatto della M8 genera un morbido “click” seguito da uno strano ma simpatico “whirrr” dovuto con<br />
tutta probabilità al riarmo elettrico dell'otturatore.<br />
Analizzando il rumore dello scatto con un fonometro collegato ad un oscilloscopio e confrontandolo con<br />
quello della M7 appare strumentalmente chiaro che quest’ultimo sia decisamente più contenuto.<br />
Scatto M7 Scatto M8<br />
Personalmente ritengo che il rumore dello scatto della M8 sia abbastanza simile a quello generato della<br />
Konica Hexar di buona memoria anche se i materiali massicci con cui è costruita la M8 e i sofisticati<br />
sistemi di amortizzatori contribuiscono a ridurlo sensibilmente.<br />
Il cuore della fotocamera è costituito dal nuovo sensore CCD Kodak KAF-10500 da 11,2 Mp di cui<br />
effettivi 10,8 e realmente attivi 10,5 (dimensioni 27x18 mm) del tipo già impiegato nel Digital Modul R<br />
ma ulteriormente modificato appositamente da Kodak per la Leica M8 su indicazioni <strong>dei</strong> progettisti di<br />
Solms.<br />
Il nuovo ricettore digitale è provvisto, analogamente a quello già montato nel DMR, di microlenti in<br />
grado di rendere normali al piano del sensore anche quei raggi periferici che altrimenti, colpendo il<br />
sensore con angoli di incidenza sempre maggiori quanto più ci si allontana dal centro di questo, hanno<br />
sempre costituito il problema più difficile da risolvere soprattutto con l'impiego delle ottiche<br />
grandangolari insostituibili nel reportage e da sempre fiore all'occhiello di Leica.<br />
Nell'immagine a sinistra è<br />
rappresentata la funzione<br />
delle microlenti di cui il<br />
sensore è provvisto e sono<br />
evidenziati i percorsi<br />
compiuti dai raggi<br />
attraverso i vetri fino al<br />
momento in cui cadono sulla<br />
superficie del sensore.<br />
Appare evidente l'importante<br />
funzione delegata alle<br />
microlenti di correzione che<br />
riducono l'angolo di incidenza <strong>dei</strong> raggi periferici. Naturalmente la rappresentazione grafica è semplificata<br />
per ovvie ragioni ma è sufficiente a rendere l'idea delle difficoltà incontrate durante la progettazione per<br />
garantire una resa elevata ai bordi del “fotogramma”.<br />
A Kodak non possiamo storicamente negare molti meriti ma in campo digitale non ha dimostrato di certo,<br />
almeno fino ad oggi, di essere in grado di produrre sensori particolarmente performanti e sono molte le<br />
riserve avanzate unanimemente sulla validità della scelta proprio del sensore Kodak KAF-10.500.<br />
Alla luce però del fatto che si tratta di un sensore totalmente riprogettato queste riserve potrebbero però<br />
rivelarsi infondate o quanto meno eccessive perché, come ben sappiamo, i risultati non dipendono<br />
esclusivamente dal sensore ma dal binomio sensore-firmware quindi determinati limiti, il rumore in<br />
primis di cui i precedenti sensori Kodak oggettivamente soffrivano, potrebbero essere stati validamente<br />
superati grazie a determinate e sapienti elaborazioni ottenute via software e il soft fortunatamente è<br />
perfezionabile. Altra novità è l'assenza intenzionale del filtro “anti-moirè”, normalmente montato sulla<br />
totalità <strong>dei</strong> sensori di concorrenza, e Leica Camera AG ha comunicato di aver deciso consapevolmente di<br />
Leicapassion 3-2006 pag.6
non montare questo filtro passa-basso che taglia i dettagli più fini dell’immagine allo scopo di<br />
salvaguardare l’elevata risoluzione degli obiettivi Leica M.<br />
A tal proposito Leica Camera AG sostiene che qualunque fenomeno di “moiré” che dovesse presentarsi<br />
verrà invece eliminato automaticamente in fase di elaborazione <strong>dei</strong> dati digitali da parte della fotocamera.<br />
La scala delle sensibilità in ASA impostabili sulla M8 non segue la progressione cui ormai siamo abituati<br />
da sempre (100/200/400/800/1600) ma una insolita ed apparentemente bizzarra progressione<br />
160/320/640/1250/2500 e questa scelta non solo non l’abbiamo capita ma costituisce un’incognita che<br />
probabilmente resterà per sempre senza risposta anche se la sensibilità in digitale resta un fattore relativo.<br />
Avremmo preferito la progressione normalizzata non fosse altro perché sarebbe stata più vicina alle<br />
sensibilità tradizionali e non ci avrebbe ricordato ad ogni scatto che di pellicola in macchina non ne<br />
abbiamo neppure un fotogramma.<br />
A ricordaci però che nella M8 non c’è film ci pensa la leva di armamento che… non c’è e che è la prima<br />
cosa che, istintivamente, andiamo a cercare di far avanzare con il nostro pollice che ruota inutilmente nel<br />
vuoto regalandoci dopo ogni scatto la convinzione di una nostra completa e forse incurabile idiozia.<br />
Certo, usando sempre e solo una<br />
M8, a lungo andare ci abitueremo<br />
all’assenza della leva di armamento<br />
ma se, come probabilmente<br />
accadrà, la nuova fotocamera<br />
affiancherà una M7 o una MP sarà<br />
veramente come guidare<br />
alternativamente un’auto con il<br />
cambio tradizionale ed un’altra con<br />
il cambio automatico e i momenti<br />
di imbarazzo non mancheranno<br />
certamente.<br />
La leva di armamento ha però<br />
normalmente un’altra importante<br />
funzione che è quella di offrire un<br />
punto di contrasto dove appoggiare<br />
il pollice impugnando la fotocamera e la M8, seppur ergonomicamente quasi identica alla M7, essendone<br />
priva, tende spesso a sfuggire dalla mano costringendo ad acquistare l’impugnatura aggiuntiva che,<br />
sapientemente, compare già in catalogo tra gli accessori opzionali (14471 / finitura nera – 14472 / finitura<br />
argento ).<br />
Un consiglio: a meno che non intendiate tenere la fotocamera sempre al collo o avvinghiarvi strettamente<br />
la solita cinghia attorno al polso, sistema che comunque non contribuisce ad aumentare la presa sul corpo<br />
macchina, l’impugnatura opzionale risulta indispensabile non solo per non rischiare di veder cadere “4000<br />
Euro più ottica” sul marciapiedi ma anche semplicemente per scattare con la solita comodità.<br />
La nuova digitale Leica accetta praticamente tutte le ottiche Leica posteriori al 1954 e quindi comprese<br />
quelle progettate per la M3, la cui lunghezza focale va moltiplicata sempre per il fattore di crop 1,33 del<br />
sensore, con alcune eccezioni per le ottiche collassabili pena il rischio di grossi danni all’otturatore<br />
metallico e non solo.<br />
La M 8 vista da Leica-Camera AG<br />
Leicapassion 3-2006 pag.7<br />
Leica Camera AG presenta la nuova nata con<br />
comprensibile orgoglio, siamo certi che i<br />
vertici dell’Azienda in questa occasione<br />
abbiano preteso veramente il massimo ed è<br />
giusto mettersi in disparte e cedere il posto<br />
alle dichiarazioni che accompagnano la<br />
presentazione della nuova digitale.<br />
Qualcuno potrà far osservare che ovviamente<br />
della nuova nata, in casa Leica, non se ne<br />
possa parlare che molto bene ed è una<br />
osservazione logica ma ci sembra corretto<br />
riportare anche il parere della casa madre.
Leica così descrive la nuova nata:<br />
“Mentre un fattore di moltiplicazione di 1,5 è la norma per gran parte <strong>dei</strong> fabbricanti, la Leica M8<br />
impiega un sensore immagine CCD con area sensibile pari a 18 x 27 mm” fa notare Rainer Bültert,<br />
Product Manager del sistema M System presso Leica Camera AG: “Questo ridotto fattore di<br />
moltiplicazione di 1,33 consente una superiore libertà creativa anche nella fotografia Leica M digitale,<br />
sfruttando la nitidezza selettiva consentita dalla piena apertura“.<br />
Il fattore di crop pari ad 1,33 fa sì che la lunghezza focale equivalente dell’obiettivo si sposti verso le<br />
focali tele all’incirca di un passo all’interno di un tipico corredo ottico.<br />
In questo modo un obiettivo da 21 mm presenta una focale equivalente ad un 28 mm, uno da 28 mm<br />
equivale all'incirca ad un 37 mm, uno da 35 mm ad un 46 e quindi all'incirca ad un 50 e così via.<br />
La Leica M8 può utilizzare, come già accennato più sopra, praticamente tutti gli obiettivi Leica M<br />
prodotti a partire dal 1954 e questa elevata compatibilità del sistema è stata mantenuta anche nel<br />
passaggio dalla tradizionale tecnologia di registrazione su pellicola a quella digitale.<br />
L’elevata precisione meccanica e ottica riconosciuta a Leica, unita alla capacità di ottenere immagini di<br />
qualità eccezionale, soprattutto per quanto riguarda l’attuale gamma di prodotti, rende gli obiettivi Leica<br />
M particolarmente adatti alle applicazioni digitali.<br />
Una ricerca spinta delle massime prestazioni, come il trattamento di ogni singola lente, per Leica è una<br />
caratteristica standard e non richiede misure speciali per realizzare “obiettivi digitali”.<br />
Grazie ad una nuova codifica a 6 bit sulla baionetta, la Leica M8 è in grado di riconoscere il tipo di<br />
obiettivo in uso e questa informazione viene utilizzata dalla fotocamera per ulteriori miglioramenti della<br />
qualità delle immagini compensando anche la vignettatura caratteristica di ciascun obiettivo.<br />
Le informazioni relative al tipo di obiettivo vengono salvate nei dati Exif associati ad ogni file immagine.<br />
Tutti gli obiettivi consegnati dalla fabbrica a partire dal 1° Luglio 2006 dispongono di questa codifica, ma<br />
si possono usare senza restrizioni anche sugli attuali modelli analogici Leica MP e Leica M7, come su<br />
tutti i modelli classici prodotti dal 1954.<br />
Gli attuali modelli di obiettivi e gran parte <strong>dei</strong> precedenti possono essere aggiornati a pagamento in modo<br />
da supportare questa funzione di ottimizzazione dell’immagine offerta dalla nuova fotocamera.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.8
Anche senza modifiche, gli obiettivi sono comunque totalmente compatibili con la Leica M8 anche se,<br />
naturalmente, senza poter sfruttare le nuove funzioni della fotocamera.<br />
Il moderno otturatore sul piano focale a tendine metalliche della Leica M8 abilita rapidi tempi di<br />
sincronizzazione flash fino a 1/250 di secondo ma le novità non si fermano certamente qui perchè la M8<br />
impiega per la prima volta la nuova tecnologia flash M-TTL.<br />
La particolarità di questo sistema è l’emissione di un pre-lampo di calibrazione immediatamente prima<br />
dell’esposizione effettiva col flash. La misurazione TTL rileva la luce riflessa dalla superficie del<br />
soggetto e determina così con la massima precisione la potenza esatta richiesta per il lampo principale.<br />
L’aggiunta di un lampo ben dosato alla luce ambiente consente fotografie col flash che appaiono naturali<br />
come se fossero state scattate con illuminazione naturale.<br />
Il convertitore professionale di dati RAW Capture One LE assicura che i dati forniti dal sensore CCD e<br />
salvati nel formato a prova di futuro Adobe® Digital Negative (DNG) siano “sviluppati” con la migliore<br />
qualità possibile. In collaborazione con l’azienda danese di software Phase One, Leica ha determinato<br />
con precisione il profilo della fotocamera, adattando il software per rispondere alle stringenti esigenze di<br />
qualità Leica.<br />
Ne sono risultati algoritmi ottimizzati per l’elaborazione digitale, che generano fotografie nelle quali il<br />
rumore è mantenuto a livelli minimi e al contempo mostrano una stupefacente risoluzione.<br />
Il mantenimento delle più tenui sfumature tonali delle immagini a 16 bit prodotte dal sensore CCD è del<br />
tutto comparabile alla qualità ottenuta da una combinazione tra una pellicola professionale e uno sviluppo<br />
a cura di un laboratorio specialistico. Le funzioni logiche e rivolte alla qualità e la chiara interfaccia utente<br />
consentono di padroneggiare rapidamente il software Capture One LE, per creare risultati straordinari.<br />
La Leica M8 è dotata di uno speciale software per il controllo a distanza della fotocamera per applicazioni<br />
scientifiche o per l’utilizzo in uno studio fotografico. Questo permette di comandare l’otturatore della<br />
fotocamera da un computer tramite il collegamento USB. I dati immagine vengono salvati direttamente<br />
sul disco fisso del computer. Tutte le impostazioni selezionabili nel menu <strong>dei</strong> parametri di ripresa come il<br />
valore ISO o la risoluzione possono essere inviati alla fotocamera via interfaccia USB direttamente dal<br />
computer.<br />
La robusta calotta superiore e<br />
l’altrettanto solido fondello sono<br />
ottenuti per lavorazione da blocchi di<br />
ottone massiccio tramite le più moderne<br />
tecniche di fresatura. La struttura<br />
interna del corpo interamente metallico<br />
è realizzata con una stabile lega in<br />
magnesio per garantire un uso<br />
professionale per molti anni a venire.<br />
Il fondello previene efficacemente<br />
aperture accidentali e quindi possibili<br />
danni o perdita della batteria<br />
ricaricabile e della scheda SD, anche<br />
usando la fotocamera per il reportage<br />
nelle condizioni più critiche.<br />
Questa soluzione, che ha dimostrato la propria validità per decenni nel sistema Leica M, aumenta la<br />
robustezza della fotocamera.<br />
L’assemblaggio e le tarature della fotocamera, insieme al collaudo minuzioso di tutti i particolari<br />
meccanici ed elettronici sono realizzati con cura artigianale nella fabbrica Leica di Solms. Il Leica<br />
Customer Service effettua la manutenzione e le riparazioni sulle fotocamere per decenni e questo crea le<br />
condizioni per il mantenimento del valore nel tempo.<br />
Attualmente tutte le fotocamere M prodotte dal 1954 sono coperte da questo tipo di assistenza.<br />
La M8 prevede una speciale funzione per la pulizia manuale del sensore immagine: selezionando<br />
l’appropriata voce di menu e premendo il pulsante di scatto, l’otturatore rimane aperto per tutto il tempo<br />
necessario alle operazioni di pulizia. Il profilo piatto della Leica M rende più accessibile il sensore<br />
rispetto a quello di una reflex digitale, dove il sensore è accessibile solo dietro allo specchio e ai relativi<br />
meccanismi.<br />
Fin qui le notizie, i dati tecnici di massima ed i concetti costruttivi ed ora lasciamo spazio alle prove vere.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.9
M8+28 Elmarit asph 6 bit code – 1250 Iso<br />
M8: il momento della verità<br />
Sono davanti al mio computer, le dita impazienti di raccontare le mie impressioni su quella che in realtà è<br />
stata la vera novità nella fotografia a livello mondiale, sul nuovo prodotto che in Photokina a Colonia ha<br />
letteralmente ammassato nel sobrio stand Leica centinaia di giornalisti accreditati e migliaia di<br />
appassionati. Come sempre succede con i nuovi prodotti, Solms ha consegnato, e non solo in Italia,<br />
soltanto qualche pezzo.<br />
Renato Rappaini, Responsabile Commerciale di Polyphoto, ci ha messo a disposizione una delle<br />
pochissime fotocamere disponibili per le presentazioni alla stampa e non posso iniziare questa mia<br />
trattazione se non con un ovvio ma doveroso rigraziamento per la preferenza accordata a Leicapassion.<br />
Se si escludono i fotografi dell'Agenzia Magnum ai quali è stata data la possibilità di fare qualche scatto<br />
siamo in assoluto i primi a poter provare “su strada” la nuova M8 e questo se da un lato ci lusinga<br />
dall'altro ci fa sentire il peso di una responsabilità non certo indifferente.<br />
Come già più sopra accennato chi mi legge non troverà in questo test né numeri né diagrammi ma<br />
semplicemente impressioni d'uso oltre che l'esame oggettivo, come sempre svincolato da qualsiasi<br />
contratto redazionale, delle immagini perchè alla fine <strong>dei</strong> conti quello che conta sono i risultati, sono le<br />
immagini che determinano il successo di un prodotto e non certo i test MTF o il valore in dB del rumore<br />
generato dall'otturatore.<br />
Ad altri, certamente più qualificati, lascio volentieri il compito di “misurare” la M8, io mi limiterò a<br />
raccontare le mie sensazioni supportando però quanto andrò a scrivere con le immagini che la nuova nata<br />
è in grado di generare.<br />
Da quando il sistema digitale ha iniziato a farsi prepotentemente largo nella fotografia non sono state<br />
certamente poche le delusioni, i bicchieri presentati spesso come colmi si sono rivelati soltanto mezzi<br />
pieni, la supremazia qualitativa si è combattuta quasi sempre a colpi di megapixel dimenticando che non è<br />
certamente questo il solo parametro a fare la differenza.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.10
Quante volte il nostro sogno digitale si è infranto o almeno ridimensionato di molto davanti ad un monitor<br />
o nel momento in cui la stampa ha terminato di comporsi con la lentezza esasperante che contraddistingue<br />
ancora la stampa a getto d'inchiostro?<br />
Abbiamo testato la M8 in situazioni differenti spesso dimenticandoci che non avevamo in mano una Leica<br />
M tradizionale ma un concentrato di tecnologia elettronico-digitale che normalmente mal si sposa con la<br />
pioggia battente come quella che, senza un attimo di tregua, ci ha accompagnato in giro per una Milano<br />
già prepotentemente autunnale.<br />
M8+21 Elmarit asph 6 bit code - 1250 Iso<br />
Abbiamo scattato alle “basse sensibilità” dimenticandoci che poi tanto basse non sono, ci siamo divertiti a<br />
premere volutamente il piede sull'acelleratore della sensibilità lavorando a 640 e 1250 Iso, sensibilità<br />
decisamente inusuali in pellicola e lo abbiamo fatto, memori di altre esperienze, non senza una punta di<br />
timore.<br />
I risultati sono assolutamente entusiasmanti non soltanto a 160 Iso che costituiscono la minima sensibilità<br />
impostabile sulla M8 ma anche a 320 Iso e persino a 640 seppur con un comprensibile leggero<br />
peggioramento qualitativo comunque sempre inferiore a quello che normalmente viene introdotto da una<br />
emulsione tradizionale ad alta sensibilità.<br />
Anche alle sensibilità più spinte le immagini restano dignitosissime ed assolutamente utilizzabili e<br />
l'inevitabile leggero rumore introdotto è comunque ben sotto la soglia d'impastamento tipica delle<br />
pellicole super sensibili o peggio sottoposte a trattamento forzato.<br />
Anche aprendo i files grezzi e senza apportare modifica alcuna in post-produzione le immagini si<br />
presentano sempre molto corpose, al punto da sembrare più ricche e pastose di quelle generate dal dorso<br />
digitale DMR, straordinariamente complete di ogni passaggio tonale, le ombre non si chiudono neppure in<br />
condizioni estreme, nel colore il firmware installato (versione 1.06) interviene certamente ma mai, come<br />
spesso accade in altre fotocamere digitali anche di fascia alta, in modo devastante o eccessivo.<br />
Completamente assente il fenomeno di “livellamento plastico” tipico degli artefatti e così terribilmente<br />
noioso nel ritratto e nella resa dell'incarnato.<br />
Relativamente alla resa nel bianco & nero, quasi sempre così prepotentemente al limite dell'accettabilità in<br />
qualsiasi digitale, la resa del nuovo sensore Kodak è assolutamente straordinaria, le immagini hanno una<br />
gamma tonale insospettata e il contenuto rumore, che comunque è presente a 1250 e 2500 Iso, ha una<br />
struttura estremamente compatta e molto simile alla grana della pellicola tradizionale.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.11
M8+21 Elmarit asph 6 bit code – 160 Iso<br />
M8+21 Elmarit asph 6 bit code – 320 Iso<br />
A tutte le sensibilità il bilanciamento automatico del bianco non introduce dominanti di rilievo e<br />
l'immagine tiene perfettamente sia nelle alte luci che nelle ombre più profonde. Nella situazione riportata<br />
in questa serie di scatti successivi la differenza tra le luci e le ombre era di 7 stop (Gossen Profisix).<br />
Leicapassion 3-2006 pag.12
M8+21 Elmarit asph 6 bit code – 640 Iso<br />
Le prove sono state condotte sia utilizzando le mie “vecchie” ottiche in qualche caso preasferiche sia<br />
utilizzando alcuni <strong>dei</strong> nuovi obiettivi provvisti della codifica a 6 bit introdotta appositamente per la nuova<br />
digitale messi a disposizione da Polyphoto (<strong>Noctilux</strong>, nuovo Elmarit 28 asph, Elmarit 21 asph).<br />
M8+21 Elmarit asph 6 bit code – 1250 Iso<br />
Leicapassion 3-2006 pag.13
M8+21 Elmarit asph 6 bit code – 2500 Iso<br />
Ricordiamo che praticamente tutti gli obiettivi prodotti a partire dal 1954 sono modificabili con le nuove<br />
baionette che riportano la nuova codifica in base alla quale non soltanto la fotocamera viene informata del<br />
tipo di ottica montata ma viene anche garantita su ogni file la utilissima registrazione del diaframma<br />
utilizzato, dati che in assenza della baionetta codificata restano ovviamente sconosciuti.<br />
La codifica è pertanto utile anche se certamente non indispensabile visto che, fatta eccezione per i<br />
grandangolari spinti come il 21 e il 24 dove il codice a 6 bit apporta una evidente correzione della<br />
vignettatura residua, i risultati sono straordinari anche utilizzando ottiche certamente non pensate per il<br />
digitale e il Summicron 90 svitabile, il Summilux 75 e il Summarex 85 ne sono un valido esempio.<br />
Il range delle ottiche utilizzabili è in pratica quella di una Leica M tradizionale anche se, teniamolo<br />
sempre ben presente, il fattore di crop costringe a pensare con 1/3 di lunghezza focale in più ma con la<br />
profondità di campo dell'ottica realmente montata.<br />
Nessunissimo problema pertanto fino al 75 mm anche nel caso del Summilux usato a tutta apertura, bene<br />
anche con i 90 mm usati però con meno disinvoltura e, secondo me, da scartare decisamente il 135 mm<br />
che diventando in realtà un 180 mm ci riserverà certamente più di qualche inevitabile fuori fuoco anche<br />
utilizzando il lentino ingranditore 1,25 x utilissimo invece nei due casi precedenti. Chi considerasse la<br />
Leica M8 semplicemente una presenza digitale alla quale Solms non poteva sottrarsi sbaglierebbe: M8 è<br />
una fotocamera professionale sulle orme di una professionalità mai abbandonata e che ha contraddistinto<br />
le Leica M da sempre nella loro essenzialità senza inutili fronzoli ma con una grinta ancor oggi mai<br />
superata.<br />
La M8 è una fotocamera che ha realmente non una ma due marce in più ma, come in tutte le professionali,<br />
queste marce bisogna saperle tirare fuori nel senso che chi si aspettasse di vedere differenze eclatanti<br />
lavorando in formato .jpg resterebbe deluso perchè, ma non è una novità, per sfruttare a pieno le<br />
caratteristiche della fotocamera è indispensabile lavorare in .dng ed estrarre i files con un opportuno<br />
programma di conversione cone Capture One contenuto nella confezione della M8.<br />
Chi ha esperienza nella gestione <strong>dei</strong> files .raw ed è abituato a dover pesantemente intervenire su<br />
immagini sempre troppo slavate o dal contrasto eccessivamente basso usando la M8 resterà invece<br />
piacevolmente sorpreso perchè contrasto e saturazione sono addirittura eccessivi ed in qualche caso è<br />
necessario ridurne i valori e si tratta comunque sempre di interventi di limitata entità ed alla portata anche<br />
di chi non abbia la grande esperienza indispensabile ad ottenere immagini corrette con la totalità delle<br />
altre digitali di fascia alta. Alla pagina seguente uno scatto a 1250 Iso con il 21 Elmarit Asph codificato.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.14
Leicapassion 3-2006 pag.15
M8+90 Summicron svitabile no 6 bit code – 160 Iso<br />
Crop 50% n.1<br />
Leicapassion 3-2006 pag.16
Crop 50% n.2<br />
E in bianco & nero ?<br />
E in bianco e nero, scattando dopo aver settato da menù l'apposita opzione e non desaturando scatti<br />
effettuati a colori, come si comporta la nuova M8?<br />
Praticamente tutte le digitali che ho avuto la possibilità di provare, quando utilizzate in bianco & nero, mi<br />
hanno sempre lasciato piuttosto perplesso, ho sempre visto toni fiacchi o peggio irreali o artefatti dalle<br />
interminabili correzioni, mai una resa che si avvicinasse a quei risultati ai quali la pellicola ci ha da<br />
sempre abituato.<br />
Con M8 non ho timore di essere smentito affermando che chi proverà questa fotocamera si troverà<br />
realmente in un altro pianeta, la restituzione della intera gamma tonale è quasi perfetta anche alle<br />
sensibilità più spinte, le ombre sono sempre perfettamente leggibili e le alte luci non si saturano.<br />
Insomma anche laddove Leica è giustamente diventata un vero mito il sensore di M8 ed il sofisticato<br />
firmware garantiscono risultati insospettati e l'accoppiata M8+28 Elmarit asph mi ha riportato ai vecchi<br />
cari risultati della mia M3+35 Summicron.<br />
La nuova digitale, utilizzata in bianco & nero con un buon grandangolare (vanno benissimo tutti ma il<br />
nuovo 28mm asferico codificato & bit è assolutamente strepitoso e ci fornisce il campo del 35mm),<br />
ritorna ad essere il micidiale strumento da reportage che ha reso giustamente famose le Leica nel mondo.<br />
Al momento di chiudere questo numero il nuovo Tri-Elmar non è ancora disponibile in Italia ma se questa<br />
nuova ottica, come crediamo, avrà la stessa qualità del nuovissimo 28 Elmarit sarà certamente l'ottica più<br />
adatta per il reportage anche se il controllo dell'inquadratura dovrà essere affidato obbligatoriamente ad un<br />
mirino multifocale esterno.<br />
Ho scattato sia utilizzando un paio di obiettivi dell'ultima generazione e quindi provvisti della baionetta<br />
codificata a 6 bit sia affidandomi alle mie ottiche tradizionali che tante soddisfazioni mi hanno dato in<br />
tanti anni di fotografia su pellicola cercando di mettermi nei panni di chi voglia fare del reportage veloce<br />
spingendomi a simulare la presenza del motore grazie ai due scatti per secondo che la M8 permette<br />
semplicemente spostando il selettore coassiale al pulsante di scatto.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.17
M8+35 Summilux preasph – 1250 Iso<br />
M8+35 Summilux preash – 1250 Iso – Crop 100%<br />
La foto di questa pagina è stata scattata con M8 settata in b&n a 1250 Iso di sensibilità. Purtroppo i limiti<br />
dell'immagine in jpg e le caratteristiche del formato pdf non permettono di apprezzare a fondo l'estensione<br />
della gamma tonale ma quale pellicola esposta a questa sensibilità avrebbe permesso un risultato così<br />
povero di grana e ricco di particolari anche nelle zone meno illuminate?<br />
Leicapassion 3-2006 pag.18
Leicapassion 3-2006 pag.19
La foto della pagina precedente è scattata in piena notte a 2500 Iso con il <strong>Noctilux</strong> a f/1 in completo<br />
automatismo di esposizione (1/125° di secondo) e la tenuta nelle basse luci è straordinariamente buona,<br />
basta guardare l'angolo sinistro in alto dove non solo il cipresso si staglia sul cielo nero ma le linee<br />
elettriche si distinguono perfettamente.<br />
Ho scattato spesso in notturna anche se non è la mia fotografia preferita ma in pellicola non ho mai<br />
ottenuto immagini così pulite se non impiegando emulsioni a bassa sensibilità e cavalletti molto stabili e<br />
comunque mai prima d'ora in digitale.<br />
Ho voluto testare la fotocamera anche con alcune ottiche di concorrenza con attacco M o a vite con<br />
l'anello adattatore e i risultati mi hanno lasciato piuttosto scettico perchè evidentemente l'inclinazione con<br />
cui i raggi periferici colpiscono il sensore non è uguale a quello delle ottiche originali Leica.<br />
In alcuni casi, come quello della foto notturna subito sotto, in corrispondenza di forti luci in un contesto<br />
decisamente poco illuminato l'immagine registrata è assolutamente inaccettabile a causa delle bande<br />
orizzontali più chiare che partendo dalle alte luci si estendono verso il centro del fotogramma.<br />
Si potrebbe azzardare l'ipotesi che l'anomalia sia da attribuirsi alle microlenti del sensore che potrebbero<br />
essere incompatibili con l'angolo di incidenza di alcune ottiche di concorrenza come il Voigtlander 28<br />
Ultron 1:1,9. Anche il Nocton 35 1:1,2 asph non è utilizzabile oltre i 5 metri per gravi problemi meccanici<br />
che intervengono quando l'ottica arretra verso l'infinito. Un vero peccato considerata la qualità dell'ottica.<br />
Il fenomeno non compare minimamente utilizzando ottiche Leica anche preasferiche o addirittura datate.<br />
M8+28 Ultron asph Voigtlander - 2500 Iso<br />
Nella M8 non c'è soltanto ed ovviamente tanta tecnologia ma anche e soprattutto un forte richiamo alla<br />
prosecuzione di una tradizione vista però con gli occhi di un domani che è già oggi perchè, ci piaccia o<br />
meno, la fotografia, lo dico a denti stretti ma non più stretti come un tempo, sarà sempre più digitale e<br />
sempre meno pellicola.<br />
Lo confermano i numeri delle vendite che hanno subìto un'impennata vertiginosa, oggi le persone che<br />
hanno in tasca una fotocamera sono molte di più, in ogni famiglia c'è almeno una fotocamera e questo lo<br />
dobbiamo all'avvento della tecnologia digitale e non certo ad una resuscitata generale passione per la<br />
fotografia.<br />
Lo hanno capito in molti, lo aveva capito anche Epson quando poco più di un anno fa esordì con la RD-1<br />
che spinse molti di noi, affamati di telemetro e con parchi ottiche da svariate decine di vecchi milioni, a<br />
spendere poco meno di 3000 Euro per quella che poi si rivelò sì una novità ma con tutti i limiti di un<br />
prodotto che avrebbe certamente potuto essere progettato con molta più attenzione e tutti pagammo lo<br />
scotto per essere i primi a possedere finalmente una telemetro digitale su cui montare i nostri cari vetri<br />
tedeschi. Ora finalmente questi vetri li posiamo usare con soddisfazione, anche i più vecchi!<br />
Leicapassion 3-2006 pag.20
Sopra:M8+85 Summarex f/1,5 – 1250 Iso Sotto:M8+40 Summicron C – 640 Iso<br />
Continuiamo con il bianco e nero e ci<br />
spingiamo nell'analisi di un “ritratto<br />
ambientato” volutamente scattato con il<br />
40mm Summicron C, ottica nata per la<br />
Leica CL, certamente non adatta a<br />
questo tipo di fotografia e che Leica ha<br />
sempre dichiarato non essere<br />
perfettamente compatibile con la camma<br />
telemetrica di qualsiasi Leica M.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.21<br />
I risultati tolgono letteralmente il fiato, la<br />
ricchezza di particolari è a livello del<br />
miglior Summilux asferico, la gamma<br />
tonale è completa, i passaggi tra le zone<br />
a fuoco e lo sfocato è progressivo e<br />
piacevolissimo.<br />
Lo scatto a sinistra è stato effettuato con<br />
la fotocamera settata in bianco e nero e<br />
in completo automatismo a 640 Iso.<br />
I crop 100% che ho estratto dal file dng<br />
(convertito in jpg per ovvie necessità di<br />
inserimento nella rivista) dimostrano che<br />
il sensore Kodak della M8 è in grado di<br />
restituire immagini con una ricchezza di<br />
particolari incredibile anche a sensibilità<br />
non certo contenute.<br />
L'otturatore ovviamente, lavorando a<br />
queste sensibilità e con diaframmi aperti,<br />
lavora quasi sempre tra 1/2000 e 1/4000<br />
garantendo, tra l'altro, scatti fermissimi.
M8+40 Summicron C – 640 Iso – Crop 100% dell'immagine a pagina 21<br />
M8+40 Summicron C – 640 Iso – Crop 100% dell'immagine a pagina 21<br />
Leicapassion 3-2006 pag.22
M8+35 Summicron 8 lenti – 160 Iso<br />
Leicapassion 3-2006 pag.23
M8+35 Summicron 8 lenti – Crop 100% dell'immagine a pagina 23<br />
M8+35 Summicron 8 lenti – 160 Iso<br />
Crop 100% - 1 C rop 100% - 2<br />
Leicapassion 3-2006 pag.24
Sopra: M8+35 Summicron 8 lenti – 640 Iso<br />
Leicapassion 3-2006 pag.25<br />
Sotto: M8+40c Summicron – 640 Iso
Sopra:M8+90 Summicron svitabile a f/2 – 320 Iso<br />
Leicapassion 3-2006 pag.26<br />
Sotto:M8+35 Summilux preasferico a f/2 – 2500 Iso
M8+90 Summicron - 1250 Iso Sotto : Crop 100%<br />
Tiriamo un po' di somme: la nuova<br />
digitale di casa Leica è senza dubbio<br />
una fotocamera professionale che<br />
garantisce finalmente risultati che non<br />
fanno rimpiangere troppo la vecchia<br />
cara pellicola. Il firmware caricato<br />
nella M8 demo con cui sono stati fatti i<br />
test è la versione 1.06 e quindi la più<br />
recente al momento di chiudere questo<br />
numero di Leicapassion e già i risultati<br />
sono molto migliori rispetto alla<br />
versione 1.03 con cui sono state<br />
scattate le per altro rarissime immagini<br />
visibili in rete. La penuria di immagini<br />
è stata causata dal veto imposto<br />
giustamente da Leica-AG per evitare,<br />
proprio a causa del firmware non<br />
definitivo, che venissero diffuse<br />
immagini che, a causa di qualche<br />
imperfezione non ancora corretta,<br />
avrebbero potuto dare un'idea sbagliata<br />
<strong>dei</strong> risultati finali ottenibili.<br />
Questo nostro è quindi il vero primo<br />
test sulla M8 non soltanto in Italia ma,<br />
crediamo, in assoluto e questo è stato<br />
reso possibile soltanto grazie alla<br />
cortesia ed alla disponibilità di Leica<br />
AG e di Polyphoto che distribuisce<br />
ufficialmente i prodotti Leica in Italia.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.27
Renato Rappaini responsabile commerciale di Polyphoto ci mostra orgoglioso le nuove fotocamere di casa Leica<br />
A sinistra la confezione della M8 che comprende, oltre<br />
ovviamente alla fotocamera ed alla batteria, il carica<br />
batterieche funziona sia con la normale corrente di rete che<br />
attaccato alla presa accendisigari dell'auto, il cavo USB di<br />
collegamento al computer ed i CD contenenti il software.<br />
L'obiettivo ovviamente non è compreso (magari lo fosse)<br />
ed è stato messo semplicemente per questioni di<br />
completezza dell'immagine.<br />
Reputo che le immagini che accompagnano questa<br />
recensione possano aiutare, seppur con i noti limiti delle<br />
varie conversioni necessarie alla stesura della rivista, a<br />
farsi un'idea più precisa di questa fotocamera di cui fin'ora<br />
in molti, in troppi, hanno soltanto parlato spesso<br />
esprimendo giudizi basati sul sentito dire.<br />
Le primissime immagini apparse nel web provenivano dal Giappone, erano verdastre e ritraevano... una<br />
M7 posata su di un tavolo. Successivamente si sono visti alcuni scatti probabilmente “rubacchiati” in<br />
occasione di qualche presentazione ed in molti, soprattutto all'estero, hanno giudicato freddamente la<br />
nuova fotocamera basandosi su immagini qualitativamente improponibili e di nessuna attendibilità.<br />
Spero di aver contribuito a dare un quadro più veritiero della nuova M8 ma per capire in pieno la rapidità<br />
con cui si instaura il necessario feeling tra fotografo e macchina è indispensabile prenderla tra le mani e<br />
scattare per apprezzare quanto velocemente ci si dimentichi di non avere tra le mani una M7.<br />
Leica è una anziana Signora, seppur portata oggi a braccetto da robusti ed intraprendenti giovanotti, e<br />
arriva un po' dopo, non è la prima volta che accade e non sarà probabilmente l'ultima, ma questa volta<br />
sono convinto che saranno in molti a sostenere che valeva proprio la pena di attendere.<br />
Roberto Piero Ottavi<br />
Leicapassion 3-2006 pag.28
La M8 sarà disponibile a partire dal 29.11.2006<br />
ma solo presso i Leica System Dealer<br />
L'attesa è grande e le prenotazioni hanno già raggiunto numeri che hanno costretto Leica ad annunciare che le<br />
richieste già fino ad oggi pervenute non potranno probabilmente essere soddisfatte prima della fine di marzo del<br />
prossimo anno. Contrariamente però a quanto avveniva in passato non sarà possibile acquistare la nuova M8 se non<br />
presso i “Leica System Dealer” selezionati che nel mondo sono solo 578 ed in Italia si contano veramente sulle dita.<br />
Quella che potrebbe riduttivamente apparire come una limitazione è in realtà razionalizzazione distributiva ed ha<br />
come fine primario quello di garantire agli utenti un servizio qualitativo sempre maggiore nel tempo.<br />
Al fine di soddisfare anticipatamente l'altissima richiesta, in anticipo sulla data prevista per l'inizio delle vendite, ad<br />
ogni Leica System Dealer italiano verranno inviati due pezzi, uno in finitura cromata ed uno in finitura nera, in<br />
modo che gli utenti potranno prendere in mano la nuova fotocamera ed eventualmente prenotare la nuova<br />
fotocamera con maggior completezza di informazioni.<br />
In Italia il lancio distributivo ufficiale resta comunque confermato per il giorno 29 novembre 2006 data in cui,<br />
compatibilmente con le disponibilità, sarà possibile acquistare le nuove Leica M8.<br />
Foto Roma-Roma Foto Ottica Cavour-Milano Centro Foto Cine-Milano<br />
Foto Valenti-Milano Europhoto-Torino Il Grande Marvin-Torino<br />
Totalfoto-Genova Foto Gorzegno-Verona Ottica Centrale-Vicenza<br />
PhotoVideoMarket-Mestre Quick Foto-Cremona Foto Dotti-Modena<br />
Foto Orlando-Reggio Emilia Ottica Paoletti-Bologna Bongi-Firenze<br />
Foto Moderna Collection-Siena Ottica De Cesare-Napoli Centro Fotografico Cappello-Lecce<br />
Sicily Photo-Palermo<br />
Nuovo Elmarit 28 1:2,8 asferico<br />
Leicapassion 3-2006 pag.29<br />
In contemporanea con la presentazione della M8 Leica<br />
ha presentato un nuovo grandangolare asferico dalle<br />
prestazioni particolarmente performanti.<br />
Si tratta di un 28mm asferico di luminosità non<br />
molto spinta se confrontato con le altre ottiche<br />
ma che assicura una resa assolutamente eccezionale<br />
a fronte di un costo decisamente contenuto.<br />
Abbiamo provato l'ottica sulla M8 ma non ne abbiamo<br />
fatto un test approfondito per reale mancanza di tempo.<br />
Sul prossimo numero di Leicapassion contiamo di pubblicare il test completo di questa ottica assieme<br />
a quello del nuovo Tri-Elmar 16-18-21, l'altro obiettivo progettato in previsione di un doppio utilizzo<br />
analogico digitale (21-24-28) e che per la prima volta estende la gamma delle ottiche Leica M al 16mm.
Canon 50 1:1,2 - <strong>Noctilux</strong> <strong>dei</strong> <strong>poveri</strong> ?<br />
Testo e foto di Pino Caprio<br />
Negli anni ’50 e ’60, prima che il ciclone reflex spazzasse via tutto quanto non aveva uno specchio a<br />
bordo, le fotocamere a telemetro spopolavano il mercato fotografico <strong>dei</strong> professionisti ed amatori evoluti.<br />
Leica era presente dapprima con i modelli a vite, successivamente con l’attacco a baionetta M.<br />
Seppure con minor fascino della produzione tedesca, diverse aziende giapponesi, Canon e Nikon su tutte,<br />
produssero una buona quantità di fotocamere ed obiettivi con attacco a vite Leica 39x1 (oltre che con altri<br />
attacchi), molti <strong>dei</strong> quali risultano di altissima qualità, oltre che di fattura decisamente squisita.<br />
Ciò è dimostrato dalla quotazione notevolmente elevata che raggiungono tali pezzi, nonché dalla scarsa<br />
reperibilità sul mercato.<br />
Subito la bellezza dell’oggetto, del quale avevo sentito parlare piuttosto bene da un punto di vista ottico,<br />
mi ha colpito, e l’ho immediatamente acquistato dopo averne verificato la corretta funzionalità.<br />
L’obiettivo ha un attacco a vite 39x1, e presenta le seguenti caratteristiche costruttive:<br />
Disegno ottico 7 elementi in 5 gruppi Barilotto (DxL) 63 x 39 mm<br />
Finiitura Cromata/nera Peso 322 gr<br />
Lamelle di diaframma 11 Minima distanza di fuoco 1 mt<br />
Apertura massima f/1.2 Apertura minima f/22<br />
Leicapassion 3-2006 pag.30
I diaframmi hanno uno scatto intero,<br />
non sono disponibili i mezzi<br />
diaframmi.<br />
Sebbene l’ottica abbia attacco 39x1, e<br />
quindi si monti direttamente su tutte le<br />
fotocamere a vite, la dimensione del<br />
barilotto finisce per oscurare buona<br />
parte del mirino; pertanto in tal caso<br />
occorre necessariamente un mirino<br />
esterno. Sulle fotocamere a baionetta<br />
M è sufficiente un anello adattatore<br />
50/75 che fa comparire la cornice<br />
giusta, l’oscuramento del mirino è<br />
minimo o nullo in tutte le versioni<br />
Leica M.<br />
Nessun problema ovviamente sulle<br />
Bessa e sulla Epson RD1, che hanno il<br />
selettore delle cornici manuale: in<br />
questo caso può essere utilizzato<br />
qualsiasi anello adattatore vite/M.<br />
Da evitare l’adattamento sulle Leica CL e Minolta CLE, per il notevole oscuramento del mirino nel primo<br />
caso, per l’assenza della cornice relativa nel secondo; inoltre la ridotta base telemetrica di queste<br />
fotocamere potrebbe impedire la corretta focheggiatura ai diaframmi più aperti (discorso analogo per le<br />
Bessa mentre per la M8 Roberto Piero Ottavi afferma che non sussistono difficoltà di sorta).<br />
Leicapassion 3-2006 pag.31
La costruzione è assolutamente eccellente, con un accostamento nero/cromato che si adatta benissimo alle<br />
fotocamere Leica, come si vede sulla foto sopra quando l'ottica è montata su una Leica M5.<br />
Anche sulla digitale Epson RD-1 l’adattamento è molto facile; in tal caso il fattore di correzione del<br />
sensore porta la focale a 75 mm equivalenti.<br />
L’ottica è costruita come oggi non è più dato vedere (Leica a parte), con un assemblaggio perfetto, una<br />
notevole scorrevolezza delle ghiere, tutto in metallo (ed il peso lo conferma). E’ presente il blocco su<br />
infinito, come si vede in figura, particolare che aiuta nello smontaggio dell'ottica.<br />
La dimensione standard dell’attacco filtri permette un facile adattamento con paraluce universali, sia di<br />
gomma che di metallo.<br />
La lente frontale ha una colorazione leggermente ambrata tipica di Canon negli anni in questione.<br />
E passiamo ora alle prestazioni. Diciamo subito che l’ottica è molto nitida anche ad F1.2, particolarmente<br />
al centro, e tende a staccare notevolmente il soggetto dallo sfondo, riproducendo uno sfuocato molto<br />
secco, in puro stile Canon.<br />
Su Epson RD-1 a diaframma F2<br />
si noti la secchezza dello<br />
sfuocato e lo stacco con lo<br />
sfondo.<br />
In questo si differenzia<br />
notevolmente dal <strong>Noctilux</strong> che<br />
invece ha una gradualità di<br />
passaggi maggiore dalle zone di<br />
fuoco a quelle di fuori fuoco; la<br />
vignettatura è decisamente<br />
minore nel Canon, direi poco più<br />
di 1 stop circa a F1.2 (contro gli<br />
oltre 2 stop del <strong>Noctilux</strong>), la<br />
distorsione grossomodo è uguale<br />
ed inavvertibile nell’uso pratico.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.32
Il contrasto a F1.2 è abbastanza<br />
basso, ma abbinato ad elevata<br />
risoluzione.<br />
Già a F1.4 si ha un notevole<br />
incremento di contrasto, e da<br />
F2.8 in poi la nitidezza è<br />
assoluta anche ai bordi; da F2,8<br />
in poi l’ottica è quindi al<br />
massimo, e non è necessario<br />
diaframmare oltre. A questo<br />
diaframma la vignettatura è di<br />
fatto invisibile. Il contrasto, da<br />
F2 in poi, è decisamente<br />
elevato, forse anche troppo per<br />
qualcuno. Su Epson RD-1 a<br />
diaframma F2.8 la nitidezza è<br />
assoluta, lo stacco dallo sfondo<br />
è assolutamente netto.<br />
L’ingrandimento mostra la risolvenza elevatissima già a F2.8. La foto seguente è stata scattata con l’ottica<br />
diaframmata ad F4 con Fuji Neopan 400; la situazione era già molto contrastata ma l’ottica ha aumentato<br />
ancora il contrasto dell’immagine.<br />
Anche l'immagine a fianco è<br />
stata scattata a diaframma F4, su<br />
Fuji Z800; si vede chiaramente il<br />
mantenimento di un elevatissimo<br />
contrasto nel fuori fuoco, che<br />
rappresenta un elemento<br />
caratterizzante dell’obiettivo. La<br />
vignettatura è totalmente assente.<br />
In conclusione posso dire di aver<br />
ben speso i soldi necessari<br />
all’acquisto: è un oggetto di<br />
ottima fattura, bello a vedersi e la<br />
resa ottica è di tutto rispetto,<br />
notevolissima per l’epoca; il<br />
costo è basso in relazione alla<br />
concorrenza tenuto conto<br />
dell’apertura relativa, diciamo tra<br />
i 400 ed i 500 euro a seconda<br />
della condizione, la metà circa<br />
del Voigtlander 35/1.2 e da 1/3<br />
ad ¼ del <strong>Noctilux</strong>, ovviamente<br />
usati.<br />
Pino Caprio<br />
Leicapassion 3-2006 pag.33
Dove va il mercato ?<br />
di Sante Castignani<br />
“Questa strada è in salita”, disse l'uomo che stava<br />
più in basso...“Ti sbagli di grosso”, rispose il suo<br />
interlocutore che si trovava qualche metro più in<br />
su, “non vedi che si tratta di una discesa?”.<br />
Non si misero mai d'accordo, perché non c'è<br />
ragionamento più debole di quello che scaturisce<br />
da osservatori che non sappiano far tesoro di<br />
punti di vista diversi dal proprio.<br />
La strada, semplicemente, era in pendenza, come<br />
quasi tutto, nella vita e così avviene oggi se si<br />
parla con qualunque soggetto del comparto che ci<br />
sta a cuore: chi tratta il digitale dirà che il<br />
mercato si muove a ritmo frenetico, chi tratta il<br />
“vintage” parlerà di fase di stagnazione, chi<br />
avesse il magazzino pieno di reflex autofocus<br />
degli anni '80 e '90, lo troveremo con un cappio<br />
al collo, in procinto di saltare dallo sgabello.<br />
Io sostengo che forse, semplicemente, la tendenza<br />
che si sta delineando è quella di una perduta<br />
stabilità.<br />
Un parametro, questo della stabilità, che pare<br />
desueto solo a nominarlo, se ci pensiamo un<br />
poco.<br />
Un tempo, che pare lontanissimo, ma che risale solo a pochi anni fa, qualunque impresa si muoveva come<br />
un treno sui binari, le pianificazioni avvenivano a lungo termine e di sorprese non ce n'erano molte.<br />
E' già Preistoria. Oggi, in soli dieci anni, sorge, cresce, esplode, e infine collassa, una intera nuova<br />
categoria come la “new economy”, una specie di bomba capace di creare, allo stesso tempo, una quantità<br />
di ricchi e di <strong>poveri</strong> come neanche un dopoguerra e un crollo di borsa del 1929 messi assieme.<br />
E qualcuno ancora si stupisce che una roba come la fotografia, vecchia ormai di quasi due secoli, veda<br />
mutate le proprie geografie, e ridisegnati i propri confini?<br />
Le grandi aziende sono come una trasposizione in chiave moderna delle grandi nazioni di una volta; le<br />
dinamiche con cui si sottraggono quote di mercato somigliano a quelle con cui i paesi si contendevano<br />
territori e interessi.<br />
Quando la ricchezza era nell'agricoltura, le guerre e le invasioni miravano ad assicurarsi terre temperate.<br />
Arrivò l'industria, la corsa fu alle materie prime; quando arrivò (direi quasi: finalmente!) il consumismo,<br />
divenne sufficiente conquistare il mercato, indipendentemente dal colore della bandiera che ci sventolava<br />
sopra.<br />
E questo ci porta dritti al nocciolo della questione che ci sta a cuore: la domanda di sempre, quando si<br />
vogliono analizzare le cause di un evento è: “cui prodest?”. Per quale ragione la fotografia, con molti anni<br />
di ritardo sul cinema, è stata convertita a forza, in tempi brevissimi, all'elettronica?<br />
Lo scenario di qualche anno fa era il seguente: non c'era casa che non tracimasse di TV color, frigoriferi,<br />
condizionatori, computer, Play Station, videoregistratori, forni a microonde, eccetera.<br />
La Sony, la Panasonic, la Philips e compagnia bella, digerito ormai da tempo il lauto pasto, cominciavano<br />
a volgere attorno uno sguardo famelico.Molti grandi predatori sono pigri: perché inseguire una giovane<br />
gazzella, quando quel vecchio bufalo azzoppato è preda tanto più agevole?<br />
Legge di natura, il più debole, si sa, deve soccombere. E il vecchio bufalo, si sarà capito, era la fotografia.<br />
I chairman delle grandi compagnie elettroniche, sollecitati a metterci attenzione, si saranno dati di gomito,<br />
piegati in due.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.34
Ma come: loro pungolati come<br />
muli per costringere l'utente a<br />
portare in discarica oggetti<br />
ancora cellofanati, e di qua,<br />
legioni di Canon AE1 del 1976<br />
ancora arzille e combattive?<br />
Debbono essere matti, avranno<br />
pensato, mentre stendevano il<br />
piano di conquista della terra<br />
<strong>dei</strong> morti.<br />
Il consumismo, senza ricambio<br />
veloce del bene, è un fuoco<br />
senza legna.<br />
E per costringere l'utente a<br />
comprare una nuova<br />
fotocamera, e a cambiarla<br />
periodicamente, un giochino<br />
migliore del digitale, dobbiamo<br />
ammetterlo, non potevano inventarlo anche perché il contenuto innovativo era, ed è, per alcune categorie<br />
destinate a fare tendenza (e segnatamente i professionisti, si intende), di irresistibile attrattiva.<br />
Non possiamo dunque stupirci se oggi i colossi della fotografia non si chiamano più<br />
Kodak, Agfa, Konishiroku (Konica), Zeiss, e via dicendo; dobbiamo, o dovremmo, fare l'abitudine a nomi<br />
come Epson, Matsushita (Panasonic), Sony, e così via.<br />
Per fortuna qualche ponte tra i due mondi è rimasto in piedi: Canon, Nikon e Olympus si sono sapute<br />
traghettare in modo rispettivamente eccellente/ottimo/buono al nuovo continente, e ci faranno compagnia<br />
a lungo.<br />
Un pietoso velo sulla incredibile sequenza di errori, in questa materia, che il marchio a noi caro sembra<br />
proprio non voler interrompere. Sarei solo curioso di conoscere, per puro divertimento, lo stipendio <strong>dei</strong><br />
responsabili dello sfascio in questione.<br />
Ma cambiamo orizzonte; fin qua abbiamo dissertato, o forse sproloquiato, di macro-questioni, che non è<br />
detto che debbano interessare il comune appassionato. Quale può essere invece la ricaduta, nei singoli<br />
aspetti, delle tendenze che abbiamo evidenziato? In primis, io ritengo che la paura di una rapida<br />
scomparsa della pellicola vada fugata senza esitazione: per quanto ridimensionato, si tratta pur sempre di<br />
un mercato di molti milioni di euro (basta pensare a quante monouso si vedono ancora tra le mani <strong>dei</strong><br />
turisti), e laddove il business diventasse troppo smilzo per i colossi, ci sarebbe comunque molto spazio<br />
per realtà emergenti, provenienti magari dalle aree in via di sviluppo.<br />
L'analogico seguirà il destino di altri prodotti che, egemoni in una data epoca, devono poi rassegnarsi a<br />
ruolo di comprimari in un'altra. Potremmo fare l'esempio della bicicletta, del cavallo (anche se non<br />
possiamo definirlo certo un prodotto), o della penna; tutti mezzi e strumenti che, pur sorpassati sul piano<br />
della funzionalità da altri più moderni e confortevoli, non hanno smesso di avere un pubblico di<br />
utilizzatori consapevoli e appassionati.<br />
Il digitale non può sbaragliare definitivamente l'argento per una lunga serie di motivi, non tutti di carattere<br />
soggettivo: la facilità di uso (pensiamo anche alla persona anziana in gita: vogliamo togliere di mano alla<br />
nonnina l'usa e getta per rimpiazzarla con schede e cavetti?), l'indipendenza dalle fonti energetiche,<br />
l'affidabilità della conservazione <strong>dei</strong> dati, la velocità della post-produzione (valga per tutti l'esempio della<br />
precipitosa marcia indietro che ha dovuto fare il cinema, quando si sono accorti che la pellicola<br />
permetteva lavorazioni enormemente più rapide), e l'elenco potrebbe continuare.<br />
Oggi siamo in piena sbornia, e ogni voce fuori dal coro può sembrare quella di un folle; ma diamo tempo<br />
al tempo, lasciamo che la polvere si posi su tutto ciò che oggi appare come moderno, e come tale<br />
commercialmente invincibile; quando moderno non sarà più, la lotta sarà ad armi pari, e non sembrerà più<br />
eresia concepire un mondo dove assieme all'Ikea esista anche il mobilificio artigianale, assieme alla<br />
litografia il dipinto ad olio, il treno e l'aereo convivano senza gerarchie qualitative.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.35
La riprova ci viene dall'interesse incessante, e spesso proveniente dalle generazioni più giovani, verso i<br />
modelli classici dell'età d'oro: M3, M2, M4, M5, continuano ad avvincere fotografi di tutte le età.<br />
Queste macchine appresentano tuttora, in piena stasi dell'analogico, oggetti difficili da reperire, e dalle<br />
quotazioni assolutamente rispettabili, specie se in ottimo stato.<br />
La vera crisi la stanno attraversando gli apparecchi autofocus, quelli di basso profilo, e, ahimé (ma con<br />
qualche eccezione), il medio e grande formato. Questo, in piena sbornia digitale. Ma proviamo a<br />
proiettarci, con l'immaginazione, in un futuro non tanto remoto: cinque o dieci anni.<br />
Un giovane uomo cresciuto nell'era di internet, con una certa propensione al bello e alla qualità, incontra<br />
per caso una Leica IIIG, una Nikon F, o un'Hasselblad; per lui, fino a quel giorno, una fotocamera era<br />
soltanto un oggetto d'uso, uno strumento senza alcun valore che non fosse quello funzionale.<br />
Il colpo di fulmine produrrà in quest'uomo un fenomeno ben noto, lo stesso che conosce fin troppo chi<br />
oggi voglia mettersi in casa un juke-box Wurlitzer (che non servirà certo ad ascoltare la musica), un paio<br />
di finali a valvole MacIntosh o Marantz degli anni '60 (questi tuttora godibilissimi), un imponente organo<br />
Hemmond, un “primitivo” sintetizzatore Moog, un Calatrava anni '40, o una strepitosa Mercedes 300 SL.<br />
In tutti, o quasi tutti, questi oggetti la componente funzionale passa in secondo piano rispetto al valore<br />
estetico, storico, collezionistico.<br />
Non è solo puro feticismo: c'è anche una accezione molto nobile nel desiderare oggetti che rappresentano<br />
al meglio l'aspirazione dell'uomo alla perfezione; ma in ogni caso, quando si accendono i riflettori del<br />
collezionismo, anche chi sia interessato al solo utilizzo se la dovrà vedere con una concorrenza spietata, e<br />
spesso danarosa.<br />
Da queste riflessioni, un messaggio tra le righe: in ogni epoca si possono fare ottimi affari, di quelli che<br />
fanno schiattare d'invidia, anni dopo, gli amici; un Rolex “ovetto”, nei primi anni '80, costava 500.000<br />
lire; un Moog veniva ceduto, in cambio di una fiammante tastiera sintetizzata, per 20.000 lire.<br />
Non credo, non credo davvero, che possa durare ancora molto a lungo la pacchia di trovare delle M3 a<br />
500 euro, e delle Leicaflex SL alla metà.<br />
Sante Castignani<br />
Nuovo mirino multifocale 16-18-21-24-28<br />
L'edizione 2006 della Photokina ha realmente visto Leica presentare una insolita quantità di nuovi<br />
Leicapassion 3-2006 pag.36<br />
prodotti alcuni di questi destinati ad un doppio utilizzo sia<br />
sulla M8 che sulle Leica tradizionali a pellicola.<br />
Tra questi spicca per tecnologia e...dimensioni<br />
il nuovo mirino multifocale che è progettato<br />
principalmente per il nuovo Tri-Elmar.<br />
Il nuovo mirino potrà essere acquistato in set<br />
con l'ottica oppure separatamente rinunciando<br />
però al significativo sconto applicato nel primo caso.<br />
Si tratta di un accessorio indispensabile per utilizzare in modo<br />
corretto le cortissime focali del nuovo obiettivo (che sulla M8 diventa un<br />
21-24-28) ma che, per le sue eccessive dimensioni, non ci è particolarmente piaciuto, anzi, per niente.
Luca Rubbi e la sua Leica<br />
Abbiamo rubato qualche minuto a Luca Rubbi, fotografo nel tempo libero, che guarda il mondo attraverso<br />
la sua Leica in un modo mai tradizionale o scontato e che dimostra il suo radicato anticonformismo anche<br />
nel modo di presentare le sue stampe che hanno tutte il fascino della fotografia di una volta.<br />
Che cos’è per te la fotografia?<br />
Di certo non è un hobby, questa cosa mi fa sorridere, un hobby è coltivare gardenie, fare del bricolage o<br />
costruire velieri dentro una bottiglia, con tutto il rispetto che posso avere, sono attività ludiche del tempo<br />
libero.<br />
La fotografia per me è un’altra cosa, è un gradino patologico sopra la passione, è senza dubbio<br />
un’ossessione, un demone che in poco tempo si impossessa di te e non ti lascia più.<br />
Ogni situazione, ogni momento sono potenzialmente interessanti (ma la vita così dovrebbe essere), e tutto<br />
diventa come una riflessione fotografica che viaggia parallela al flusso della vita che corre.<br />
Insomma come dico spesso, la fotografia è l’arte in diretta, il “qui e ora”.<br />
Nessun ripensamento, l’unico è nella successiva scelta <strong>dei</strong> fotogrammi, quello che conta è esserci e<br />
documentare ma anche provocare e stimolare ciò che accade e che in qualche modo è destinato a svanire.<br />
Al tempo, mi rendo conto che espresso in questi termini, tanto varrebbe realizzare un bel video digitale di<br />
ogni situazione vissuta, ed invece non è così, nel senso che la fotografia è anche scelta di quei momenti<br />
che sono la sublimazione dell’accadimento, è un’astrazione più forte, c’è più coscienza, c’è più<br />
discernimento.<br />
Vorrei aggiungere che la fotografia, è un’arte molto complicata, perché il contenuto tecnico è elevatissimo<br />
ed il prodotto (brutta parola!), rischia di omologarsi con la massa e perdere i connotati poetici, il punto è<br />
proprio questo: è molto difficile fotografare esprimendo la propria personalità ed il proprio linguaggio e<br />
controllare lo strumento addomesticandolo in modo da mantenere la propria autonomia espressiva e la<br />
propria riconoscibilità.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.37
Questa è Leicapassion, quando è nata la tua leica passion?<br />
Nel 1989 prima di laurearmi mi comprai come regalo una M3, la camera rimase venti giorni in attesa di<br />
un’ottica, il Summicron 50, il classicissimo primo obbiettivo per un profano Leitz, fu così che mi si<br />
aprirono di colpo le porte di un nuovo mondo.<br />
Ricordo ancora con quale candore chiesi al<br />
commesso che aveva l’aspetto di un veterano, una<br />
descrizione della camera e soprattutto come si<br />
caricava, diciamo che lo fece molto volentieri, in<br />
fondo ero solo un ragazzo.<br />
Ma come ci sei arrivato, sei stato consigliato?<br />
Ai tempi non c’era internet, niente forum, i novizi<br />
venivano consigliati da persone più anziane che<br />
conoscevano bene il marchio, o altrimenti ci si<br />
arrivava nel tempo, dopo una certa esperienza con<br />
altri marchi, la mia è stata una cosa a metà,<br />
fotografavo già da sette anni.<br />
In particolare sono arrivato a Leica, attraverso la<br />
lettura degli articoli del compianto Prof. Gianpaolo<br />
Bolognesi, che dapprima mi hanno incuriosito e poi<br />
via via convinto all’acquisto di Leica.<br />
Il mito ha contato eccome, pur conoscendola già, era<br />
proprio quello che faceva per me, io desideravo una<br />
camera piccola da portarmi sempre dietro e<br />
soprattutto che mi consentisse di mettere a fuoco<br />
sempre, in qualunque situazione..<br />
Purtroppo per il tipo di foto che pratico e che ho<br />
praticato sempre di più, con una reflex manuale<br />
diventa complicatissimo focheggiare correttamente,<br />
ecco questo è stato il maggior stimolo a passare alla<br />
Leica a telemetro.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.38
Vorrei solo aggiungere che la M3 era ed è una fotocamera meravigliosa, il fatto che a quasi cinquant’anni<br />
dalla presentazione della versione definitiva, venga ancora considerata la migliore fotocamera a telemetro<br />
mai realizzata, la dice lunga.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.39
Mi pare di capire che tu fotografi sempre?<br />
Si e no, nel senso che come dicevo prima ogni situazione è potenzialmente interessante e quindi ho<br />
sempre con me almeno la M6 con il 35 Summicron Asph, però non mi reputo un divoratore di pellicola,<br />
nel senso che scatto se mi sembra che ne valga la pena, altrimenti lascio stare.<br />
Detto così sembra un’ovvietà, ed invece mi è capitato di incontrare persone che fotografano<br />
continuamente realizzando foto tutte uguali ed inutili.<br />
Purtroppo il limite del digitale è ideologico, scatta tanto,<br />
qualcosa ne verrà fuori, tanto non ti costa nulla, nella<br />
fotografia tradizionale questo atteggiamento non paga, al<br />
contrario ho sempre pensato che le difficoltà e le limitazioni<br />
aguzzano l’ingegno e la sensibilità e ci costringono ad<br />
ottenere risultati migliori.<br />
Ovviamente un buon fotografo anche in digitale non cadrà<br />
nella trappola dello scatto facile, ma saprà ottenere un<br />
ottimo risultato con pochi scatti in più, di quelli che avrebbe<br />
realizzato in pellicola.<br />
Tenicamente che cosa preferisci?<br />
Intanto fotografo solo in bianconero, il colore lo faccio più<br />
che altro per divertimento, così per provare una cosa<br />
diversa, ma la fotografia per me è bianconero.<br />
Per quello che mi interessa raccontare, è la condizione utile<br />
e sufficiente, un po’ come il disegno nell’arte figurativa,<br />
essenziale, astratto e di una espressività più incisiva.<br />
D’altronde devo dire che fotograficamente parlando, vedo<br />
in bianconero, per cui per me è naturale esprimermi in<br />
questo modo.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.40
Quasi sempre TMAX400 esposta a 1600, uso parecchio anche la 3200 a 6400 asa, la tendenza è tornare ad<br />
utilizzare maggiormente la 400 nominale, perché comunque la gamma tonale è superiore, ed il più delle<br />
volte, il tiraggio a 1600 è più che altro una comodità non sempre indispensabile, quasi una consuetudine.<br />
Per il tipo di foto che pratico, sono indispensabili la maneggevolezza e l’elevata luminosità, quindi<br />
utilizzo solo il piccolo formato, quelli maggiori sono per modalità di fotografia più meditative e<br />
controllate.<br />
Per me la fotografia è un’estensione <strong>dei</strong> sensi, deve essere pratica e veloce, non devo portare a casa un<br />
servizio fotografico professionale, non ho questa esigenza, talvolta non sono soddisfatto perché ottengo<br />
uno standard globalmente buono, ma magari non raggiungo l’immagine veramente significativa, quante<br />
volte ho pensato che avrei preferito sbagliare la metà degli scatti ma portare a casa una foto eccellente.<br />
In particolare che ottiche utilizzi?<br />
Per quanto in passato abbia usato un po’ di tutto, ed ultimamente mi sia innamorato del magnifico 15mm<br />
della Voigtlander, che in viaggio uso veramente tanto, in realtà io sono un amante delle focali normali,<br />
mediograndangolo, normale e mediotele.<br />
In particolare il 35 è per me l’ottica Leica M per eccellenza, quella che si sposa meglio con il mirino della<br />
mia M6 classic con mirino 0.72, anche per un portatore di occhiali come me.<br />
Curiosamente, quando inquadro con il 50, focale che pure utilizzo parecchio, mi pare sempre che manchi<br />
qualcosa, che l’inquadratura sia sempre un po’ soffocata, ma sono fisime da grandangolarista.<br />
Quindi teorizzi la ripresa con focali normali, ma poi ami i grandangoli?<br />
Si, senza dubbio, nei ritratti classici uso il mio bel mediotele, ma appena posso il grandangolo è l’ottica<br />
che monto con più gusto, che mi da per così dire tranquillità, probabilmente dovrò avvicinarmi, ma so di<br />
certo che potrò affrontare qualunque situazione con sicurezza.<br />
Ad esempio, nei nudi inizialmente pensavo che non fossero molto adatti, poi mi sono ricreduto guardando<br />
Sieff ed alla fine mi è capitato di affrontare e terminare sedute di nudo, usando esclusivamente il 35, ma<br />
ho usato anche il 19 e pure il 15.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.41
Devo dire che le modelle non si sono certo lamentate, anzi hanno apprezzato il magnifico effetto spaziale<br />
e la sensazione di presenza che le focali corte danno, basta stare un po’ attenti con il punto di ripresa e la<br />
prospettiva.<br />
Nudi, persone e soggetti inanimati…<br />
Anni fa non fotografavo le persone, non che le evitassi, certo facevo foto ricordo, ero più interessato alla<br />
fotografia <strong>dei</strong> manufatti, degli edifici, in particolare alle pavimentazioni urbane, queste foto, hanno<br />
significato molto per me, perché mi hanno maturato e portato al superamento del brivido del neofita,<br />
quello per cui sei già soddisfatto per il solo fatto di vedere in un’immagine ciò che hai ripreso.<br />
Vedo che stampi tutto il negativo originale?<br />
Si, stampo tutto, se una foto è tagliata male, non è una buona foto, sarà fanatismo,<br />
ma più che altro è un retaggio bressoniano. Nella mia vita, sono stato fortemente influenzato in tre<br />
passaggi fondamentali, sono per così dire passato dalla limpida geometria di Henry Cartier Bresson, al<br />
furore passionale di Willian Eugene Smith, fino all’immanenza tragica di Robert Frank.<br />
Questo è il mio percorso nella consapevolezza del fare fotografia, un cammino che certamente non si<br />
conclude mai, ma che in una certa fase della vita è determinante e che in un modo o nell’altro, porta alla<br />
coscienza di sé e del proprio agire fotografico.<br />
La mia vita è cambiata quando sempre nel 1989 (per me l’anno di Leica), ho visto “Love blind faith” di<br />
Frank, un trittico di una maschera di gomma, attaccata ad un palo, la foto è anche un po’ sfocata, ora su di<br />
me ha avuto un effetto devastante, mi ha messo in crisi assoluta, mi ha proposto una visione nuova,<br />
assolutamente inedita, c’era qualcosa in quell’immagine di non ben definito, magico e inspiegabile,<br />
questo secondo me dovrebbe trasmettere una grande foto, dovrebbe sorprenderti per qualcosa che non<br />
riesci a cogliere ne tantomeno a spiegare.<br />
Nella fotografia, io cerco solo la bellezza, è come per la vita, ma assomiglia tanto al trattenere la sabbia<br />
tra le mani, quasi impossibile, ci metto tutto il fuoco della mia la passione, e forse sbaglio ma è il modo<br />
migliore che conosco per esprimermi, tutto passa, quel poco che mi resta tra le mani, mi illumina la vita e<br />
spero che possa piacere agli altri, condividendo l’energia di un momento perduto, la poesia di qualcosa<br />
che svanisce, lo so è difficilissimo, ma d’altronde si sa che sono un sentimentale...<br />
Luca Rubbi<br />
Leicapassion 3-2006 pag.42
LE DUE STAGIONI<br />
Testo e foto di Fabrizio Pangrazi<br />
Il 7 maggio 1945 la Germania in guerra si arrese alle forze alleate. Il paese è completamente distrutto,<br />
escludendo l’agricoltura è privo di ogni risorsa economica che può rimettere immediatamente in moto la<br />
ricostruzione della nazione. Gli abitanti sono debilitati da oltre di 6 anni di conflitto e nei loro occhi<br />
aleggiano incessantemente immagini terribili, impossibili da annientare.<br />
Wetzlar prima dell’inizio del secondo conflitto mondiale era una piccola cittadina distante quaranta<br />
chilometri dalla città di Francoforte, popolata da circa 4500 anime. Famosa all’intero pianeta per le<br />
prestigiose produzioni ottiche, era considerata già allora sinonimo di Leica, oggetto di prestigio per alcuni,<br />
mezzo ineccepibile per comunicare con immagini per molti.<br />
Al contrario del resto della nazione, quando terminarono le ostilità, la cittadina di Wetzlar si ritenne<br />
graziata per essere stata risparmiata dai pesanti e distruttivi bombardamenti che coinvolsero tutta la<br />
Germania. Marginalmente fu coinvolta dalle attività belliche e le infrastrutture furono lievemente<br />
intaccate dalle incursioni nemiche.<br />
Gli stessi edifici e le fabbriche in cui si producevano i prodotti Leitz non vennero attaccati e i danni subiti<br />
furono stimati in minime entità.<br />
Non altrettanto avvenne per la popolazione richiamata alle armi che in quelle case viveva e nei grandiosi<br />
opifici Leitz trovava possibilità di lavoro. La guerra decimò molti di loro, privando la fabbrica di validi e<br />
qualificati lavoratori che poterono nel dopoguerra avviare rapidamente il ciclo produttivo.<br />
Fortunatamente una parte di essa non fu inviata ad infoltire le legioni armate, ma trattenuta per continuare<br />
a produrre un bene che il regime nazista riteneva necessario ai fini di proseguire la propria propaganda<br />
politica, sostenuta dalla divulgazione d’immagini e filmati attentamente selezionati.<br />
Malgrado la famiglia Leitz fosse ostile al terzo Reich, durante tutto il periodo bellico essa fu impiegata<br />
quasi interamente a rifornire <strong>dei</strong> propri prodotti gli uffici governativi e fu pericolosamente coinvolta nella<br />
tutela delle maestranze d’origine ebrea. Per costoro si rese necessario l’espatrio per essere impiegati in<br />
località estere in cui la Leitz possedeva delle proprie filiali.<br />
Alla fine della guerra pochi di questi fortunati lavoratori ritornarono in patria, preferendo la nuova<br />
locazione senza però mai scordarsi di chi gli salvò la vita.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.43
Al termine del conflitto la città di Wetzlar<br />
passò sotto l’occupazione americana. Lo<br />
stato maggiore americano insediato nella<br />
zona incaricò il colonnello Carl E. Nelson,<br />
classe 1902, di verificare e di procedere alla<br />
riqualificazione industriale <strong>dei</strong> settori degli<br />
strumenti tecnici e ottici. Subito dopo il suo<br />
insediamento fu impartito l’ordine di<br />
interrompere<br />
tutte le operazioni in funzione alla Leitz. Le<br />
varie documentazioni e i disegni tecnici<br />
furono requisiti e inviati direttamente negli<br />
Stati Uniti e solo dopo una lunga e attenta<br />
analisi fu data la possibilità nel dicembre<br />
del 1945 di riprendere le attività produttive.<br />
Il colonnello Nelson s’insediò con Henri<br />
Dumur (pronipote di Ernst Leitz ) con le<br />
funzioni di direttori dello stabilimento,<br />
affiancati con la stessa mansione dai fratelli<br />
Ernst e Ludwig Leitz. Insieme si ritrovarono<br />
a risolvere problemi insormontabili, alle<br />
perdite di mano d’opera sopra citate si<br />
aggiunsero le grosse difficoltà nel<br />
reperimento delle materie prime e la<br />
riorganizzazione delle intere linee di<br />
progettazione e montaggio.<br />
Il prestigio che le fotocamere Leica seppero<br />
raccogliere negli anni antecedenti il<br />
secondo conflitto mondiale, agevolò a<br />
contribuire ad una rapida ripresa nel<br />
dopoguerra.<br />
I prodotti Leitz erano considerati un’ottima forma di valuta, grazie ai quali potevano essere usati per<br />
pagare le importazioni di generi di prima necessità. La loro richiesta nell’anno 1946 raggiunse numeri che<br />
l’azienda, in un periodo così precario, non poteva soddisfare completamente. L’avvenimento sorprese lo<br />
stesso colonnello Nelson del contingente d’occupazione, che costatò la dedizione con cui tutti gli uomini e<br />
donne offrivano il proprio lavoro e il loro sapere, consci di essere il bene primario dell’azienda.<br />
Nel 1947, il colonnello Nelson ritenne opportuno lasciare che la Leitz continuasse autonomamente le<br />
proprie fasi produttive, ritenendo il suo insediamento inopportuno per l’espansione produttiva e preferì<br />
seguire il suo controllo in modo discreto ed esterno fino alla fine dell’occupazione in suolo germanico. Il<br />
direttore Dumur come segno di riconoscenza volle donare all’ufficiale Americano, alla fine del suo<br />
mandato un apparecchio Leica, il quale però non accettò il prezioso dono, cosciente delle difficoltà di<br />
reperimento e del numero esiguo di apparecchi Leica assemblabili. Dumur, tuttavia fece in modo che<br />
fosse preparato un apparecchio con inciso il nome del colonnello, il quale nella circostanza non ebbe<br />
modo di rifiutarla.<br />
Nello stesso anno ebbero finalmente inizio le esportazioni e la Leitz vide crescere la richiesta delle sue<br />
fotocamere in maniera esponenziale.<br />
Paesi come l’Italia che per via delle sue note posizioni nel conflitto mondiale erano stati privati<br />
dell’importazione, ebbero la possibilità di riprenderne il commercio.<br />
LA LEICA CRESCIUTA IN GUERRA<br />
In una Germania impegnata nel suo progetto espansionistico, le attività produttive nell’anno 1940 furono<br />
fiorenti e caratterizzate da una solerte operosità. La Leitz provvide in quell’anno a rinnovare il suo<br />
apparecchio di spicco, la Leica IIIB. Fu presentato il modello IIIC, che apparentemente ad un primo<br />
sguardo poteva sembrare simile al precedente. In realtà le novità erano sostanziali. Nella IIIc tutta la<br />
meccanica era inserita in un’unica struttura pressofusa di lega leggera che garantiva una maggiore<br />
affidabilità specialmente negli usi più intensi. Al contrario del modello IIIB il coperchio superiore non era<br />
Leicapassion 3-2006 pag.44
assemblato in due parti, ma in un unico profilo che avvolgeva anche la flangia portaobiettivi.<br />
La nuova struttura assicurava di certo un maggiore isolamento dell’interno dell’apparecchio alla<br />
polvere.<br />
La IIIc permise inoltre alla Leitz di facilitare e rendere più veloce la fabbricazione in previsione di un<br />
possibile aumento di richiesta.<br />
Il corpo della fotocamera fu allungato di circa<br />
3 millimetri per facilitare la locazione delle<br />
varie componenti meccaniche tra cui era<br />
previsto l’autoscatto.<br />
La nuova dimensione del corpo macchina non<br />
permise di utilizzare i precedenti accessori di<br />
trascinamento veloce della pellicola e fu<br />
dunque necessario modificarli.<br />
Il contapose al contrario del modello<br />
precedente non avanza ruotando il bottone<br />
d’avanzamento ma si sposta autonomamente di<br />
una tacca alla volta.<br />
L’otturatore fu aggiornato con alcune<br />
modifiche, e il tempo più lento utilizzabile dal<br />
bottone superiore <strong>dei</strong> tempi recava il valore di<br />
1/30 mentre nel modello IIIb era di 1/20.<br />
Per utilizzare quest’ultimo tempo nella Leica<br />
IIIc bisognava impostarlo nel bottone frontale<br />
<strong>dei</strong> tempi lenti a cui erano inoltre aggiunti i<br />
tempi di otturazione di 1/15 e di 1/10 che<br />
sostituivano il precedente di 1/8.<br />
Durante il periodo bellico il dispositivo <strong>dei</strong><br />
tempi lenti venne dotato di un sistema di<br />
blocco che lo preservava da movimenti<br />
indesiderati.<br />
Il pulsante di scatto, simile nei primi lotti della IIIC al modello IIIb, fu modificato nel 1941 dal numero di<br />
matricola 374501 per poter ricevere lo scatto flessibile senza rimuovere il collare che ricopriva la<br />
filettatura presente in tutti i modelli fino a quel momento realizzati.<br />
La produzione della Leica IIIC iniziò con il numero di<br />
matricola 360101. Con l’avanzare delle attività belliche<br />
ben presto annegarono le ambizioni di sviluppo e vennero a<br />
mancare ripetutamente i rifornimenti di materie prime e la<br />
Leitz nel corso della guerra si vide costretta a ricorrere a<br />
materiali diversi che gli permisero, sebbene in grandi<br />
difficoltà, il proseguimento delle lavorazioni. Un esempio<br />
di questo disagio è riportato in queste pagine dove si è<br />
scelto per rappresentare una Leica IIIC la N° 363299<br />
dell’anno 1940, in cui oltre nel riscontrare in essa le<br />
normali caratteristiche appena accennate, adotta per le<br />
tendine dell’otturatore un diverso tessuto di colore rosso in<br />
sostituzione di quello tradizionale di colore nero. Esse<br />
furono montate nei modelli IIIc comprese tra i numeri di<br />
matricola 362401 e il 379226. Si valuta che solo circa<br />
14000 Leica IIIC ne furono dotate e poche di loro sono<br />
giunte provviste fino ai nostri giorni. Il tessuto, infatti, si<br />
rilevò quasi immediatamente inadatto all’impiego e<br />
sostituito gratuitamente con uno che offrisse maggiori<br />
garanzie di colore nero.<br />
Il tessuto rosso proveniva da una fornitura della Kodak e, quando fu esaurito, fu utilizzato il tessuto<br />
impiegato per la costruzione <strong>dei</strong> paracadute tedeschi neri che venivano utilizzati per i lanci notturni.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.45
Wetzlar-1939 - Personale femminile impiegato nel reparto dove si controllava la molatura periferica delle singole lenti<br />
Dopo il 1942 e fino al termine della guerra, la produzione fu pressoché interamente utilizzata per<br />
soddisfare le commesse militari. La mancanza di cromo che investì in quel periodo tutta la Germania,<br />
costrinse la Leitz a sostituire con la vernice le appariscenti cromature <strong>dei</strong> propri apparecchi. La scelta<br />
cadde su uno smalto grigio-azzurro che sicuramente fu ritenuto idoneo per il compito militare a cui le<br />
fotocamere erano presumibilmente destinate.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.46
L’impiego delle Leica in estreme condizioni climatiche da parte delle forze armate germaniche, richiese<br />
un’importante modifica per evitare che le basse temperature ne pregiudicassero l’utilizzo. Fu realizzata<br />
una versione della Leica IIIC in cui tutte le parti in movimento dell’otturatore erano montate su cuscinetti<br />
a sfera (kugellager). Sull’argomento sarà mia premura dedicare un approfondimento particolare in uno<br />
<strong>dei</strong> prossimi appuntamenti con Leicapassion.<br />
RINNOVATA NEL DOPOGUERRA<br />
La Leica IIIc fu la fotocamera della<br />
Leitz che contribuì a risollevare le sorti<br />
del marchio tedesco nel dopoguerra.<br />
Le copiose richieste di materiale<br />
fotografico che giungevano a Wetzlar<br />
erano rassicuranti per il futuro<br />
dell’azienda, ma la fase transitoria e la<br />
ristrutturazione non gli permetteva di<br />
evadere tutti gli ordini. Perdurava,<br />
anche in quel periodo, la difficoltà nel<br />
reperire le materie prime come il<br />
cromo.<br />
Nel 1946 sotto l’osservazione<br />
dell’esercito d’occupazione americano,<br />
furono prodotte solamente 5000<br />
esemplari di Leica IIIC.<br />
Alla fine dello stesso anno furono<br />
apportate notevoli modifiche, tali da<br />
considerare l’ipotesi di chiamare il<br />
nuovo modello Leica IIIE. Fu deciso in<br />
nome della continuità di mantenere la<br />
stessa sigla IIIC e rimangono<br />
sconosciuti i veri motivi per cui la<br />
nuova denominazione non fu mai<br />
attribuita.<br />
Con il numero di matricola 400001 ha<br />
inizio la produzione della Leica IIIC<br />
post-bellica. Le differenze estetiche,<br />
risultano nel nuovo modello subito<br />
evidenti.<br />
Risalta l’eliminazione dello scalino nella parte superiore, in cui trovava la propria locazione la leva per<br />
azionare il riavvolgimento della pellicola. Fu inoltre eliminato il pomello della leva che aziona la<br />
correzione diottrica del mirino. Un fatto importante fu la decisione di sostituire l’otturatore con uno di<br />
nuova concezione, montato su cuscinetti a sfera.<br />
Nei vari anni in cui fu costruita la Leica IIIc post-bellica, si utilizzarono varie soluzioni per cromare le<br />
parti metalliche. Alcune di esse in breve tempo si dimostrarono inefficaci, poiché la cromatura tendeva a<br />
sfogliare e di conseguenza a staccarsi. Parecchi di noi avranno notato questo spiacevole particolare,<br />
quando ci s’imbatte in fotocamere realizzate in quei frangenti. Alla fine degli anni ’40, la Leitz decise di<br />
modificare il rivestimento di pelle che rivestiva tradizionalmente i suoi apparecchi con uno di trama molto<br />
sottile, ritenendolo gradevole al tatto e idoneo per assicurare una migliore presa. Tale rivestimento fu<br />
soprannominato “snarkskin” che tradotto risulta “pelle di squalo”. La nuova veste interessò un discreto<br />
numero di Leica IIIC prodotte a cavallo degli anni 1948 e 1950.<br />
Abbiamo l’occasione in queste pagine di vedere un esempio di Leica IIIC post-bellica “snarkskin”, che fu<br />
realizzato nel 1949 e riporta il numero di matricola 470602. La produzione della Leica IIIC terminò<br />
nell’anno 1951 con il n°525000, dopo che furono stati prodotti complessivamente circa 134000 pezzi, di<br />
cui circa 100000 nel periodo che seguì il secondo conflitto mondiale. Le caratteristiche incorporate della<br />
Leica IIIC furono un importante contributo per il seguito della storia della Leitz e permisero al modello<br />
che la sostituì, la Leica IIIF, di imporsi facilmente sul mercato globale.<br />
Fabrizio Pangrazi<br />
Leicapassion 3-2006 pag.47
Ecco la nuova Digilux 3<br />
La LEICA DIGILUX 3 è la prima fotocamera reflex ad<br />
obiettivi intercambiabili Leica puramente digitale, che<br />
inaugura così il terzo sistema fotografico in ambito<br />
Leica. Come primo modello del nuovo sistema Leica D,<br />
la LEICA DIGILUX 3 è dotata di obiettivo a baionetta<br />
conforme allo standard QuattroTerzi, il formato standard<br />
aperto per le fotocamere reflex digitali.<br />
In abbinamento con l’obiettivo intercambiabile ad alte performances LEICA D VARIO–ELMARIT<br />
2,8-3,5/14-50 mm ASPH con lunghezza focale equivalente ad un 28-100mm sul formato 35mm, la<br />
nuova fotocamera offre al fotografo innumerevoli possibilità di composizione delle singole immagini.<br />
Uno stabilizzatore d’immagine integrato garantisce all’utente una protezione aggiuntiva contro il mosso<br />
indesiderato, anche nelle condizioni di illuminazione più critiche e si impugna molto bene.<br />
Per quanto riguarda il design e l’impostazione<br />
operativa, la LEICA DIGILUX 3, sviluppata<br />
ulteriormente, prosegue i concetti della Leica serie<br />
Digilux: moderna tecnologia digitale unita a modalità<br />
operative analogiche si combinano in un corpo<br />
fotocamera dalle linee classiche. Il designer berlinese<br />
Professor Achim Heine è responsabile del nitido<br />
design modulare della nuova fotocamera digitale.<br />
Comandi operativi tradizionali come una ghiera <strong>dei</strong><br />
tempi sul corpo macchina e ghiere manuali per<br />
apertura, zoom e messa a fuoco sull’obiettivo<br />
permettono di usare la LEICA DIGILUX 3 come una<br />
fotocamera analogica, garantendo così la libertà<br />
creativa di lavorare come nella fotografia<br />
tradizionale. Purtroppo i ristrettissimi tempi a<br />
disposizione ci hanno impedito di procedere ai test di<br />
questa nuova fotocamera che sarà<br />
disponibile in questi giorni ma che<br />
già si annuncia come una vera<br />
ammiraglia tra le prosumer.<br />
Il design ricorda molto da<br />
vicino la Digilux 2 seppur<br />
concerne con un ingombro leggermente<br />
maggiore soprattutto sul lato<br />
posteriore a causa dell'oculare<br />
molto più sporgente.<br />
Assieme alla V-Lux sarà oggetto delle nostre prove<br />
nel prossimo numero di Leicapassion ma abbiamo potuto tenerla tra le<br />
mani e l'impressione è stata assolutamente positiva.<br />
La nostra convinzione è che questa fotocamera venderà<br />
moltissimo ed i numeri in questo senso non si<br />
faranno certamente attendere perchè la prima<br />
impressione è che la qualità sia molto elevata.<br />
E' vero, c'è anche Panasonic, e questo ormai è<br />
un vecchio discorso, ma così come è accaduto<br />
per la D-Lux riteniamo che saranno in molti a<br />
propendere per Leica perchè, alla fine, i circa<br />
500 Euro spesi in più ce li ritroviamo quasi<br />
tutti in tasca domani nella valutazione dell'usato.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.48
La nostra scelta : bianca o nera?<br />
Da alcuni pensieri di Tiziano Terzani<br />
Testo di Giuseppe Ciccarella<br />
Mi piace ascoltare le esperienze di tante persone che nel corso della loro vita hanno avuto la fortuna e la<br />
possibilità di scegliere e avere una fotocamera Leica, per poi utilizzarla.<br />
E’ interessante accumulare i pensieri, anche i più occulti, quelli che hanno invaso la mente di una persona<br />
prima di poter avere una Leica.<br />
Recentemente leggendo il libro di Tiziano Terzani “La fine è il mio inizio” edito da Longanesi, mi sono<br />
imbattuto in una serie di riflessioni storiche ed esistenziali. Il corrispondente di guerra e scrittore,<br />
scomparso nel 2004, sapeva da qualche tempo che la sua vita volgeva al termine e, poco prima che la<br />
flebile fiamma gli regalasse l’ultimo bagliore, decise insieme al figlio Folco di ricordare le esperienze di<br />
una vita intensa e consumata.<br />
Riporto alcuni stralci.<br />
Tiziano: Io e le mie macchine fotografiche: oggi volevo parlare di questo.<br />
Come ti dicevo, Folco, in casa mia a Firenze non c’era la radio, il telefono, non c’erano libri; per cui ti<br />
immagini se c'era una macchina fotografica! Credo che anche al liceo e all’università non ne ho mai avuta<br />
una.<br />
La prima macchina fotografica che ricordo, perché aveva un significato comprarla, fu una meravigliosa<br />
Rolleiflex nuova che pagai un sacco di soldi. La comprai quando seppi che andavo in Sudafrica. Ero<br />
deciso a scrivere sull’apartheid e volevo documentarlo. Così comprai quella macchina fotografica<br />
stupenda, una cassetta che ti metti sulla pancia e i guardi dentro dall’alto. Proprio il contrario di quel che<br />
ci vuole per il giornalismo perché fa rumore, è difficile da mettere a fuoco e così via, però con quella feci<br />
le mie prime vere foto, foto che avevano la pretesa di raccontare una storia.<br />
Comprai quella macchina perché avevo la sensazione che scrivere non bastava. E poi le foto mi servivano<br />
come una sorta di taccuino, per aggiungere <strong>dei</strong> dettagli, per vedere quello che in quel momento non avrei<br />
notato. Con quella macchina ho viaggiato negli anni dell’Olivetti . Poi, quando andai in Vietnam, mi<br />
attrezzai con le macchine che a quel tempo erano di moda, una Nikon e una Nikkormat con lo zoom.<br />
Pesanti erano, ma io avevo una borsa in cui le mettevo e che mi portavo sempre dietro.<br />
E’ importante capire che io non mi sono mai sentito fotografo. Anzi, a parte alcuni grandi che ho<br />
rispettato, come Philip Jones Griffiths, Abbas e pochi altri, in Vietnam in particolare imparai a<br />
disprezzare i fotografi. Erano <strong>dei</strong> rompicoglioni. Non mi son mai piaciuti perché, quando te li trovavi<br />
attorno in una storia, i fotografi avevano sempre delle esigenze che non erano le tue.<br />
Il mio gioco era di essere un camaleonte, di non essere appariscente, di stare da una parte a guardare. Il<br />
gioco del fotografo invece, e l’epitome oggi è Dieter Ludwig che dà gomitate e botte pur di posizionarsi<br />
bene, è di piazzarsi in faccia alla gente, di mettersi nel mezzo. Tu parli con un contadino, con difficoltà<br />
cerchi di farti raccontare quello che è successo durante un attacco, un bombardamento, e arriva il<br />
fotografo che se ne fotte di quello che il tipo ha da raccontare. Lui vuole che la faccia del contadino sia<br />
davanti alle macerie con la luce così. Questa è una delle ragioni per le quali, nonostante che Der Spiegel<br />
ogni tanto volesse mandarmi un fotografo da Amburgo per certe grandi storie che facevo, in tutti gli anni<br />
del mio lavoro con il giornale io non ho mai lavorato con un fotografo. Facevo le fotografie con cui<br />
corredavo i miei pezzi e che corrispondevano a quello che scrivevo.<br />
Leicapassion 3-2006 pag.49
In Vietnam avevo anche una ragione per invidiare i fotografi. Tu immagina come coprivamo questa guerra<br />
strana. Si partiva la mattina col taxi, si andava al fronte, si stava via sei, sette ore; poi, verso il tramonto si<br />
tornava in albergo. Quei puzzoni andavano in camera, facevano la doccia e poi via, al bar, a bere e<br />
chiacchierare. Il loro lavoro era finito.<br />
Il mio invece cominciava: avevo ancora da scrivere il pezzo. Tutto quello che avevo visto e sentito, se non<br />
lo scrivevo era come se non lo avessi vissuto. Invece i fotografi avevano già finito. Prendevano il rotolino,<br />
lo mandavano con un “piccione” all’aeroporto, lo facevano partire per Singapore o Hong Kong, e ti<br />
saluto.<br />
Folco: Non lo sviluppavano nemmeno?<br />
Tiziano: No, non sviluppavano. Puoi capire che questi fotografi a me proprio non mi piacevano per nulla.<br />
In qualche modo la mia vita è cambiata il 30 Aprile del 1975, perché il giorno prima, quando gli<br />
americani scappavano dai tetti delle case di Saigon con gli elicotteri che li erano venuti a salvare, un bravo<br />
ladro vietnamita rubò a uno di questi una Leica M3. Io incontrai quel ladro al mercatino di Saigon qualche<br />
giorno dopo e ricomprai quella macchina stupenda, semplicissima, per cento dollari.<br />
E’ stata la macchina della mia vita. Da allora ho sempre lavorato con quella. E’ stata la macchina che mi<br />
ha accompagnato dappertutto: in Cina, in Giappone, in Cambogia, a Sakhalin, nell’Unione Sovietica.<br />
Il bello della M3, una macchina inventata dai tedeschi, è che è facilissima da ricaricare, cosa<br />
importantissima. I fotografi la usavano già durante la guerra in Corea perché tu la tieni legata al collo, la<br />
giri, la apri, ci metti dentro il rotolino, la richiudi e - trum-pum!- è bell’e pronta. E’ facile da usare. Una<br />
volta che hai messo il tempo, scegli l’apertura, bianco e nero, 400 ASA, e fai le foto. Non c’è verso di<br />
sbagliare. Poi, una cosa quasi di tipo erotico insomma, questa macchina quando la metti, per esempio, a<br />
1/125 di secondo e scatti, fa un che è una gioia sentire.<br />
Folco: Ce l’hai ancora quella Leica?<br />
Tiziano: Certo. L’ho fatta ripulire, l’ho fatta rimettere in asse perché, sai, è vecchia, è una macchina che<br />
ha cinquant’anni ora. Ma è ancora una delle migliori macchine e continua a funzionare stupendamente.<br />
Però, ripeto, per me la fotografia non era un modo di esprimermi. Io facevo le foto per accompagnare i<br />
miei articoli. E poi le facevo per me, perché mi davano qualcosa in più di quel che avevo visto. Sai, tu<br />
guardi una scena e vedi in quella scena dieci particolari, ma la foto ne vede quaranta. Quando guardi la<br />
foto che hai fatto ti torna in mente tutto. (…)<br />
E allora spendiamo qualche considerazione...<br />
Noi diamo alla Fotografia un significato ma, per ognuno, essa ha una valenza singolare. Le sensazioni di<br />
esperienze vissute, richiamano ogni tipo di ricordo sepolto in chissà quale nascosto meandro della<br />
memoria, la moltitudine di emozioni racchiuse in noi fanno del nostro essere un individuo unico.<br />
Anche il mezzo che ci ha regalato queste emozioni è legato a doppio filo alla nostra personale vicenda<br />
umana. Nel nostro caso la Leica.<br />
L’iniziativa ”Leica à la carte” permette a chiunque di predisporre una Leica con caratteristiche estetiche e<br />
funzionali, rispondenti ai propri gusti ed esigenze personali. Una Leica MP o M7 può essere unica nel suo<br />
genere, potendo determinarne rifiniture e rivestimenti, incisioni, numero di cornici mirino ed elementi <strong>dei</strong><br />
comandi esterni - leva di carica, leva di selezione cornici, manettino di riavvolgimento.<br />
Se capitasse, ad esempio, di essere in qualche misura incerti circa la scelta del modello idoneo alle proprie<br />
esigenze, rispondente in pieno anche ai parametri estetici, ci si esporrebbe a fare riflessioni tutt’altro che<br />
immediate. Si tratta di scegliere.<br />
Per quanto concerne l’aspetto estetico, ad esempio, un corpo cromato nero o argento oppure uno laccato<br />
nero, sembrerebbe un puro esercizio pleonastico, poco significativo ai fini operativi.<br />
L’appassionato sa però che nel mondo Leitz/Leica, l’inutile non riguarda neanche gli imballi di cartone.<br />
Alcuni sostengono, ad esempio, che "la macchina deve essere nera", perché contraddistingue il fotografo<br />
consapevole e creativo che vuole passare inosservato ma nello stesso tempo ama avere un oggetto pieno di<br />
fascino intrinseco.<br />
Il riconoscere la propria personalità e sensibilità verso un tipo di rifinitura è però un'arma a doppio taglio<br />
perché è come se ognuno di noi dimostrasse, distinguendo il proprio campo elettivo, il reale punto debole<br />
verso un desiderio, e possedendolo si temesse in qualche modo di perderlo o in qualche misura di<br />
Leicapassion 3-2006 pag.50
sminuirne il valore con il possibile e naturale logorio.<br />
La terapia giusta sarebbe quindi quella di affrontare e non sfuggire a questa realtà, accettando di vivere in<br />
fondo l'oggetto senza evitarlo, dimostrando l'attaccamento verso la macchina con il semplice accorto uso,<br />
senza timore, senza sfuggire dalla forza attrattiva e ammaliatrice che emana.<br />
Forse questi aspetti che sembrano del tutto lontani dalla realtà e dai reali problemi della vita, rivelano<br />
invece un tentativo di conoscere a fondo noi stessi. Riflettendo su alcune attività della nostra umana<br />
esistenza o su argomenti ad essa correlati e solo apparentemente futili, sproniamo noi stessi verso una<br />
attenta e minuziosa ricerca nei reconditi cespugli del pensiero. I piccoli indizi che se ne traggono, bastano<br />
a rendere utile questa attività d'introspezione, aiutandoci ad avere una maggiore consapevolezza interiore,<br />
trovando così, una volta discriminate le varie interpretazioni possibili, chiavi di lettura attendibili sulla<br />
nostra strategia di elaborazione astrattiva. Questo incessante cammino dell'intelletto, produce come<br />
tangibile conseguenza tutta una serie di strumenti idonei alla risoluzione di controversie che nascono e<br />
vivono in noi.<br />
Se prendiamo coscienza delle modalità di autoanalisi e le estendiamo ai continui reflussi esistenziali tra<br />
noi e gli altri, ci accorgiamo che questo è uno <strong>dei</strong> tragitti percorribili nell’itinerario evolutivo individuale.<br />
Una crescita che aiuterà a capire noi e chi ci circonda.<br />
Giuseppe Ciccarella<br />
Il nuovo Tri-Elmar 16-18-21<br />
Il LEICA TRI-ELMAR-M 1:4/16-18-21 mm<br />
ASPH è il primo obiettivo supergrandangolare<br />
Leica con una lunghezza focale di 16 millimetri<br />
per il sistema a telemetro Leica. Insieme alle<br />
due focali fisse di 18 e 21 mm, rende<br />
disponibili tre prospettive estremamente<br />
grandangolari e risulta quindi molto indicato<br />
per lavori impegnativi quali la fotografia di<br />
architettura o di reportage. L’uso di due<br />
elementi asferici permette una compattezza<br />
spinta ed assicura notevoli capacità di<br />
riproduzione delle immagini a tutte le focali e a<br />
tutte le distanze di messa a fuoco.<br />
Il LEICA TRI-ELMAR-M 1:4/16-18-21 mm<br />
ASPH. può essere usato tanto sulle fotocamere<br />
analogiche Leica M quanto sul nuovo modello<br />
digitale LEICA M8. Montato sulla LEICA M8,<br />
il fattore di moltiplicazione delle focali pari a<br />
1,33 sposta le focali equivalenti di circa un<br />
livello verso l’alto nell’ambito di un tipico<br />
corredo ottico Leica. L’effetto sulle immagini<br />
corrisponde all’utilizzo di obiettivi da 21, 24 e<br />
28 mm.<br />
Non abbiamo potuto testare il nuovo obiettivo in quanto non ancora disponibile in assoluto ma la nuova<br />
ottica sarà oggetto delle nostre prove al più presto ed i test, unitamente a quelli del nuovo 28 mm<br />
asferico, verranno pubblicati sul prossimo numero di Leicapassion che sarà in rete alla fine di dicembre<br />
2006. Questa nuova ottica si preannuncia come l'obiettivo grandangolare ideale per la nuova M8 ma<br />
l'idea di poter finalmente lavorare con un 16mm su una M tradizionale ci entusiasma e ci incuriosisce.<br />
Siamo certi che Leica anche in questo caso non deluderà le aspettative.<br />
I prodotti Leica sono distribuiti in Italia da Polyphoto Spa -Via C.Pavese 11/13 – 20090 Opera Zerbo (MI)<br />
Tel. 02.530021 – Fax 02.576068.50 - Web Site www.leica-italia.com - @mail informazioni@leica-italy.com<br />
Leicapassion 3-2006 pag.51