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Libri<br />
Il triangolo sì<br />
Non desiderare la donna d’altri. Perché poi, in genere, succede un gran casino. Lo scopre<br />
il protagonista di “Tabù”, una discesa nei sogni (o negli incubi) di qualcun altro<br />
Isola di Wight, agosto 1970. Gli spettatori del Pop Festival si rilassano in spiaggia tra un concerto e l’altro.<br />
Capita anche a me di volere – o di fare, senza<br />
volerlo – proselitismo letterario. Leggi questo,<br />
leggi quest’altro. Mentre lo faccio, la<br />
sensazione è quella di provare una copia impallidita,<br />
mortalmente scialba, dell’originaria esperienza che<br />
era stata la lettura solitaria. Quando poi nel mio proselitismo<br />
incrocio qualcuno che ha effettivamente<br />
letto il libro che sto propagandando, è finita, e uno<br />
degli atroci momenti dell’esistenza – la condivisione<br />
tra due persone della bellezza – ha luogo”.<br />
Lo scrive Giordano Tedoldi in un articolo di Rivista<br />
Studio, e devo dire che cercare di far proselitismo<br />
rispetto al suo romanzo Tabù mi pone di fronte allo<br />
stesso disagio, anzi di fronte a una forma ancora più<br />
complessa di disagio, perché la mia esperienza solitaria<br />
di lettura è inintelligibile persino a me stessa, e<br />
se dovessi incrociarmi per strada credo avverrebbe<br />
qualcosa di più ambiguo della condivisione della<br />
bellezza tra due persone. Probabilmente allungheremmo<br />
entrambe il passo, nella speranza che nes-<br />
GIORDANO TEDOLDI<br />
TABÙ<br />
Tunué, pp. 220<br />
HHHHH<br />
Pietro seduce Emilia, moglie<br />
del suo migliore amico. Inizia<br />
così un viaggio nel mondo del<br />
proibito, tra anarchia sessuale<br />
e ricerca dei limiti sociali.<br />
suna riconosca l’altra, e con il timore di confessarci<br />
ciò che abbiamo vissuto. Leggere Tabù è stato come<br />
osservare la materia onirica di qualcun altro. Non<br />
con il distacco compiaciuto e autoprotettivo del<br />
voyerismo, ma proprio con un senso di deportazione<br />
in quei luoghi, senza accesso alla parola di sicurezza<br />
per chiedere di stoppare il sogno (confesso che ci<br />
sono stati momenti in cui l’ho desiderata quella<br />
parola, ma la vera potenza della scrittura di Tedoldi<br />
è saper attivare la voglia perversa di andare avanti,<br />
evitando però stratagemmi furbi da suspense o da<br />
inquietudine Lynchiana).<br />
Il “sogno”, se vogliamo chiamarlo così, è quello di<br />
Piero Origo, professore di Storia e Filosofia al liceo,<br />
che decide di sedurre la moglie del suo miglior amico,<br />
Emilia – “la divinità del superfluo e del transitorio, e<br />
perciò molto più compiuta e affascinante di ogni necessità”.<br />
Il nono comandamento – non desiderare la<br />
donna degli altri – a maggior ragione se gli altri sono<br />
tuoi amici (“A volte penso che mi sono inventato<br />
FOTO EVENING STANDARD/GETTY IMAGES<br />
36 ROLLING STONE_GIUGNO <strong>2017</strong>