Simon Aronson
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MEMORIES ARE MADE OF THIS<br />
Traduzione di<br />
Raffaele Marcucci<br />
1
Il repertorio di un cartomago non sarà mai completo<br />
senza l’impiego, in qualche misura, di un mazzo<br />
preordinato.<br />
S.W. Erdnase<br />
2
MEMORIES ARE MADE OF THIS<br />
di <strong>Simon</strong> <strong>Aronson</strong><br />
Introduzione al mazzo memorizzato<br />
Questo pamphlet è stato scritto circa tre anni fa, in occasione di alcune conferenze che ho tenuto<br />
sul mazzo mnemonico. Da allora sono cambiate tante cose, e questo strumento è diventato molto<br />
popolare. L’anno scorso ho pubblicato il mio libro, Try The Impossibile, che contiene<br />
un’approfondita analisi del mio stack, più due degli effetti che erano contenuti nella versione<br />
originale di quelle note. Adesso ho anche un sito web che mi permette di condividere le mie idee<br />
sulla magia in generale e sul mazzo mnemonico in particolare. Ho rivisto un po’ queste note, giusto<br />
per aggiornare qualche bibliografia, correggere degli errori che mi erano sfuggiti, e in alcuni casi<br />
chiarire e approfondire i concetti esposti.<br />
È cambiato molto negli ultimi vent’anni. Quando scrissi il mio primo libro (The card idea of<br />
<strong>Simon</strong> <strong>Aronson</strong>, 1978), puntai la mia attenzione su parecchio materiale “underground” che avevo<br />
sviluppato con il mazzo mnemonico. Nel saggio introduttivo di quel libro dissi che mi sentivo<br />
“compiaciuto” del fatto che solo pochi esperti cartomaghi avevano (allora) considerato di usare un<br />
mazzo mnemonico.<br />
Bene, non posso compiacermi oltre poiché il mazzo mnemonico ha ormai raggiunto la sua<br />
popolarità. Negli ultimi anni, questo formidabile strumento è stato oggetto d’interesse da parte dei<br />
più importanti pensatori ed esecutori magici del mondo. Conferenze e club magici in tutto il paese<br />
hanno mostrato i miracoli del mazzo mnemonico. Ma l’entusiasmo non si è limitato solo ai<br />
professionisti; anche nelle chat di Internet, nelle convention magiche, sono regolarmente stato<br />
assediato da desiderosi, creativi amatori che volevano mostrarmi i loro ultimi effetti con il mazzo<br />
mnemonico – e alcuni di questi erano davvero buoni! Il momento è crescente e contagioso, e il folto<br />
3
numero di cartomaghi che oggi usa il mazzo mnemonico ha creato una sinergia che ha permesso di<br />
sviluppare un numero esponenziale di effetti, suggerimenti, variazioni e nuovi principi.<br />
Sono felice di aver preso parte di questa rinascita, e non c’è ragione di fermarsi qui. Lavoro<br />
costantemente a nuovi effetti con il mazzo mnemonico. È arrivato quindi il momento che anche voi<br />
vi uniate agli altri.<br />
Due parole su questa introduzione<br />
Come dice il titolo stesso, lo scopo di questo libretto è quello di introdurre i principi di base di<br />
cui avete bisogno per partire bene col mazzo mnemonico. Nella prima parte definisco alcuni termini<br />
di base, e rispondo ad alcune delle domande più frequenti su come approcciare il tema; nella<br />
seconda parte cerco di darvi un’idea del potere e delle possibilità del mazzo mnemonico discutendo<br />
cinque principi che sono comunemente implicati nel suo utilizzo. Tali principi sono illustrati con<br />
alcuni semplici, sebbene ingannevoli, effetti di localizzazione; nella terza parte offro alcune idee su<br />
come memorizzare un mazzo di carte (…) Spero che questa introduzione possa darvi lo stimolo per<br />
effettuare ulteriori approfondimenti sul mazzo mnemonico.<br />
Vorrei farvi notare ciò che questa introduzione non è: non è un sommario di tutto quello che c’è<br />
da conoscere sul mazzo mnemonico; al contrario, scalfisce appena la superficie. Non è neanche un<br />
sostituto dei miei libri. Pubblico materiale sul mazzo mnemonico dal 1972. Se vi sono familiari i<br />
miei scritti, sapete quanto sono dettagliato nel discutere i principi, le variazioni e tutto ciò che<br />
concerne ogni effetto. Questa introduzione va nella direzione opposta: la discussione è<br />
intenzionalmente ridotta, e ho espressamente voluto puntare la vostra attenzione sui miei libri per<br />
ulteriori approfondimenti (se avete già letto i miei libri non avete bisogno di questa introduzione).<br />
4
PRIMA PARTE – PER COMINCIARE<br />
Che cos’è dunque il mazzo mnemonico? Molto semplicemente, per mazzo mnemonico (o<br />
memorizzato) si intende un mazzo in cui le carte sono ordinate in un ordine specifico, e in cui la<br />
posizione di ognuna delle 52 carte è stata mandata a memoria. È tutto.<br />
L’elemento chiave è la frase “mandata a memoria”. Se si memorizza realmente la posizione di 52<br />
carte, e se il mazzo è sistemato secondo quell’ordine particolare, si possono fare due cose:<br />
A. se qualcuno vi dice un numero, da 1 a 52, allora saprete istantaneamente quale carta c’è nella<br />
posizione corrispondente a quel numero;<br />
B. se qualcuno nomina qualunque carta, allora saprete istantaneamente in che posizione si trova<br />
quella carta all’interno del mazzo.<br />
Questo, in sintesi, è il mazzo memorizzato; ma si dipanano una serie di infinite possibilità da<br />
questo mero fatto di memorizzazione. E, allo stesso modo, appare evidente la natura elitaria del<br />
mazzo stesso: i prestigiatori che obiettano la supposta difficoltà di memorizzare la relazione delle<br />
carte con 52 numeri astratti, scartano immediatamente questo strumento, ritenendo che non valga la<br />
spesa per l’impresa (alcuni sono segretamente contenti del fatto, ma spero di cuore che questa<br />
introduzione possa aiutarvi a superare le iniziali resistenze).<br />
Esaminiamo un po’ di più la suddetta definizione.<br />
“Istantaneamente” significa, in questo caso, senza bisogno di formule, calcoli o tempo per<br />
arrivare alla posizione della carta, e viceversa. Se qualcuno dice un numero, poniamo 38, voi sapete<br />
istintivamente che si tratta del Dieci di Cuori (o qualunque altra carta che avete associato nella<br />
vostra memorizzazione); se qualcuno dice Asso di Picche, allora la sesta posizione (o qualunque<br />
altra) vi balenerà alla mente. Questo deve accadere all’istante, senza pensarci, senza formule di<br />
nessun genere, perché le 52 correlazioni di ogni carta con la loro rispettiva posizione sono state<br />
precedentemente fissate nella vostra memoria.<br />
5
All’inizio, il fatto di imparare 52 carte a memoria spaventa molti di voi. Lasciate che vi dia<br />
qualche incoraggiamento: credetemi, memorizzare un mazzo di carte è molto più facile di quanto<br />
possiate immaginare. Non solo imparerete il mazzo molto più velocemente di quanto avreste<br />
ritenuto possibile, ma il processo di memorizzazione sarà anche divertente, e vi permetterà di<br />
scoprire delle potenzialità che vi serviranno anche al di fuori dell’ambiente magico. Le sole persone<br />
che parlano delle difficoltà di memorizzare un mazzo, sono quelle che non hanno mai provato a<br />
farlo.<br />
Lo “stack number” di una carta è la posizione che tale carta occupa nel mazzo. Così, per<br />
esempio, nel mio personale mazzo mnemonico, il Jack di Picche ha lo stack number 1 (la prima<br />
carta), mentre lo stack number 52 è il Nove di Quadri (l’ultima carta del mazzo). Tale stack number<br />
è univoco: se anche mescolo le carte, il Jack di Picche sarà sempre la carta numero 1, a prescindere<br />
dalla nuova posizione che ha occupato nel mazzo.<br />
Lo stack number, una volta appreso, identifica le carte con un secondo “nome”, una nuova<br />
“segreta identità”. Il Dieci di Fiori (che ha lo stack number 35 nel mio mazzo), può anche essere<br />
pensato come la carta 35. Tutti conoscono la carta come Dieci di Fiori, ma solo io la conosco come<br />
la 35. Il nome di una carta porta con sé certe caratteristiche grazie alle quali la carta può essere<br />
classificata, organizzata, disposta. Per esempio, il Dieci di Fiori è una carta nera, di fiori, che<br />
rappresenta un valore numerico pari, ecc. Il fatto che tale carta adesso ha una nuova identità,<br />
significa che può essere classificata o disposta secondo questa nuova identità, e questo principio<br />
segreto di classificazione sarà conosciuto solo da voi. Nessun altro sarà mai al corrente di questo.<br />
Tutto ciò può suonare un po’ concettuale, facciamo quindi un esempio concreto.<br />
Localizzazione col mazzo separato<br />
Tutti conosciamo il modo più semplice per localizzare una carta, vale a dire dividere<br />
segretamente il mazzo in carte rosse e nere. Se una carta viene presa da una metà del mazzo e<br />
rimessa nell’altra, si può facilmente localizzare perché è la sola di colore differente. Se il pubblico<br />
non conosce l’espediente usato, viene di fatto ingannato, ma ovviamente non è possibile<br />
sventagliare le carte faccia in alto quando si usa questo sotterfugio. Poiché la divisione rosse/nere è<br />
troppo apparente, i maghi hanno cercato di nascondere in qualche modo questo principio, dividendo<br />
le carte non per colore, ma per altre caratteristiche, come pari e dispari, fiori e quadri da una parte e<br />
picche e cuori dall’altra. Purtroppo ognuna di queste divisioni ha uno svantaggio: se lo spettatore<br />
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osserva le carte può scoprire la disposizione. Ma se le carte vengono divise a metà organizzandole<br />
secondo un preciso stack number, anche la più attenta ispezione non può rivelare niente, dal<br />
momento che voi siete gli unici a conoscere l’identità segreta delle carte. Così, nell’effetto di sopra,<br />
se tutte le carte della prima metà fossero quelle con lo stack number basso (1-26), e le carte<br />
dell’altra metà quelle con lo stack number alto (27-52), potreste eseguire l’identico effetto<br />
mostrando sfacciatamente le carte faccia in alto.<br />
Notate che, a seconda delle vostre necessità, potete usare qualunque principio per disporre le<br />
carte in un certo ordine (valori alti/bassi, pari /dispari, ogni quattro carte ecc.), né siete limitati nel<br />
dividere il mazzo in sole due metà; lo stesso principio può essere applicato a uno o più pacchetti di<br />
carte. Soltanto voi conoscerete la disposizione delle carte, il pubblico noterà solo una disposizione<br />
casuale. Si può fare qualunque divisione, classificazione o arrangiamento.<br />
Ed Marlo impiegava un mazzo memorizzato, e quando usava un mazzo segnato trovava più facile<br />
segnare i dorsi delle carte con il loro stack number, piuttosto che con i semi e i valori (“Marked<br />
Memory”, Pallbearers Review, Gennaio 1968, pp. 152). Il mio saggio General observation on the<br />
memorized deck offre altri esempi, suggerimenti e idee per usare questo principio.<br />
Infine, uso il termine “mazzo memorizzato” per riferirmi strettamente a quell’area della<br />
cartomagia in cui il modus operandi si basa, almeno in parte, sul fatto che l’esecutore conosce lo<br />
stack number delle carte a memoria. Si tratta di una distinzione terminologica molto sfumata, ma<br />
estremamente importante. Spesso una particolare preordinazione (stack) contiene una o più speciali<br />
caratteristiche che permettono di eseguire trucchi altrimenti impossibili (per esempio il mio stack<br />
contiene tre differenti mani di Poker, una di Bridge, un effetto di compitazione, una mano di Black<br />
Jack, effetti per produrre quattro carte uguali, un metodo per eseguire il Lie Detector e molti altri<br />
ancora). Molti di questi effetti sarebbero possibili anche senza memorizzare il mazzo, però in questo<br />
caso non lo chiamo mazzo memorizzato, sebbene uno potrebbe, in effetti, memorizzare l’ordine del<br />
mazzo.<br />
Quale stack si dovrebbe memorizzare?<br />
Per la gran parte degli effetti col mazzo mnemonico non fa differenza quale stack memorizziate.<br />
Ciò che conta è che conosciate la posizione delle carte. L’ordine delle carte potrebbe essere<br />
totalmente casuale, oppure uno che è stato progettato per realizzare determinati effetti. L’unica<br />
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attenzione richiesta è che l’ordine delle carte appaia casuale; nessuno dovrebbe intuire un<br />
preordinamento anche ispezionando attentamente il mazzo.<br />
Ciò detto, è naturale che se dovete spendere del tempo per memorizzare un mazzo, vi conviene<br />
farlo usando uno stack che vi offra ulteriori vantaggi (oltre a quelli realizzabili con la semplice<br />
memorizzazione – n.d.t). Questi vantaggi potranno dipendere dai propri gusti, dal tipo di effetti che<br />
preferite, dall’ambiente in cui di solito vi esibite, ecc. Per esempio, a me piace poter fare una<br />
dimostrazione di gambling in qualunque momento, così ho costruito il mio stack includendo diverse<br />
mani di poker, bridge, ecc. Ho voluto inoltre un effetto che mi permettesse di scambiare il mazzo<br />
sfruttando un gioco di compitazione; ma questo vale per me e per i miei gusti.<br />
Altri potrebbero decidere di creare un loro proprio set up, che si adatta ai loro effetti favoriti. Per<br />
esempio, è stato suggerito che se si eseguono degli effetti che fanno uso di poche carte, i packet<br />
tricks (un Poker a dieci carte, un’Acqua e Olio, un’Assemblea di Assi), si potrebbe preparare<br />
l’intero mazzo mettendo insieme tutti questi effetti, già pronti da eseguire, uno sull’altro. In<br />
qualsiasi momento si potrebbe quindi tagliare la porzione di mazzo desiderata per eseguire l’effetto<br />
e, una volta terminato, rimettere le carte in cima o in fondo stando attenti che non si perda la<br />
preordinazione. Il vostro mazzo funzionerebbe quindi come un “contenitore” dei vostri effetti<br />
preferiti.<br />
Infine, se siete soliti eseguire i vostri effetti in compagnia di altri maghi, potreste trarre beneficio<br />
dall’imparare uno stack uguale a quello di alcuni dei vostri colleghi. Ciò vi dà la possibilità di fare<br />
dei miracoli, prendendo magari in prestito un mazzo segretamente preordinato. Nel momento in cui<br />
scrivo (2002), i più popolari mazzi mnemonici sono quello di Juan Tamariz, usato prevalentemente<br />
in Europa, e il mio, che sembra essere più in voga negli Stati Uniti.<br />
Qualunque mazzo decidiate di memorizzare, lasciatemi dire due cose: primo, vi renderete conto<br />
che la maggior parte degli effetti che si eseguono con il mazzo mnemonico possono essere eseguiti<br />
con qualunque stack. Così, il problema di quale stack usare è irrilevante. Secondo, ho incontrato<br />
molti maghi che stanno ancora aspettando lo stack perfetto, promettendosi che memorizzeranno un<br />
mazzo solo quando avranno trovato l’ultimissima versione. Non lasciate che queste scuse vi<br />
facciano rimandare l’apprendimento. Il momento migliore per cominciare è adesso. Ciò che importa<br />
non è se l’Asso di Picche appare in sesta o in settima posizione; ciò che importa è che voi<br />
memorizziate una posizione.<br />
Di cos’altro abbiamo bisogno?<br />
8
Quando si usa una mazzo mnemonico (ma questo vale anche per tutti i mazzi preordinati), è<br />
necessario conoscere qualche falso miscuglio e un paio di buone tecniche per scambiare il mazzo.<br />
I falsi miscugli, fatti con moderazione, in maniera casuale e al momento opportuno, eliminano<br />
ogni sospetto che ci sia un set up di qualunque tipo. La letteratura magica abbonda di tecniche per<br />
eseguire un falso miscuglio, così in questa sede mi limiterò a descrivere quelli che io utilizzo nelle<br />
varie condizioni di lavoro. Per le esibizioni al tavolo preferisco lo il miscuglio Zarrow; per quelle in<br />
piedi è bene conoscere un falso miscuglio nel cavo della mano (io preferisco il primo descritto<br />
dall’Erdnase ne L’esperto al tavolo da gioco).<br />
Lo scambio del mazzo vi permette invece di sostituire nel corso della routine il vostro mazzo con<br />
quello memorizzato. In certi casi può servire, ma non è essenziale – è possibile infatti arrangiare la<br />
propria routine così che gli effetti col mazzo mnemonico inizino subito. Alcuni prestigiatori hanno<br />
una serie di effetti che mantengono lo stack in ordine nel corso dell’intera routine; la maggior parte<br />
degli effetti descritti nel mio libro Try the Impossible mantengono pure lo stack in ordine.<br />
Gli scambi di mazzo permettono una maggiore flessibilità, e alcuni sono piuttosto facili da<br />
eseguire. Un metodo molto semplice è quello di scambiare il mazzo mettendolo da parte dietro a un<br />
qualche oggetto, o nella propria tasca, mentre si esegue qualche altro effetto di close up. Anche il<br />
Joker Deck Switch di Mel Brown 1 è una bella idea, che permette di scambiare il mazzo con la scusa<br />
di aver dimenticato di rimettere a posto i Joker. Ci sono anche alcuni effetti che richiedono che il<br />
mazzo sia messo in tasca, o sotto il tavolo, e queste procedure sono spesso adattate a uno scambio di<br />
mazzo. Se voi fate un effetto in cui il mazzo sparisce e poi riappare, potreste approfittarne per<br />
scambiare il mazzo. Esiste comunque un effetto che vi permette di arrangiare un mazzo<br />
memorizzato da uno preso in prestito, durante la vostra performance, proprio di fronte agli spettatori<br />
(vedi “A Subtle Game”, in Nikola Card System, 1927, incluso nel capitolo 20 dell’Encyclopedia of<br />
Card Tricks di Jean Hugard).<br />
Esiste un’alternativa alla memorizzazione?<br />
No.<br />
La ragione per cui vi ho parlato della necessità di conoscere 52 connessioni astratte in modo<br />
istintivo, automatico, a memoria per intenderci, è quella di dissuadervi dal considerare l’allettante<br />
seppure illusoria idea che esista qualche altra maniera per farlo. Semplicemente, non c’è.<br />
9
Alcuni hanno pensato di evitare la memorizzazione servendosi di alcuni mazzi aritmetici.<br />
Applicando determinate formule (si spera semplici) uno potrebbe convertire qualsiasi numero con la<br />
rispettiva carta, e viceversa. Queste formule sono un’alternativa valida alla memorizzazione? La<br />
semplice, pratica e sola realistica risposta è no!<br />
Consideriamo per esempio la Localizzazione col mazzo separato descritta sopra, dove il mazzo è<br />
stato segretamente separato in stack number alti e bassi, così che basterebbe cercare la carta il cui<br />
valore fa parte dell’altro mazzetto. Applicare una formula in questo caso sarebbe fuori questione,<br />
perché bisognerebbe calcolare il valore di ogni carta per determinare quella fuori posto. Tra l’altro<br />
si incorrerà in questo problema ogni volta che bisognerà cercare tra un gruppo di carte per<br />
discernere il loro valore. Quando invece uno stack number salta subito alla vostra mente (come lo<br />
farebbe un colore o un seme ai vostri occhi), non ci sono più problemi.<br />
Inoltre, per la maggior parte degli effetti col mazzo mnemonico, voi sarete occupati a fare<br />
tutt’altro, piuttosto che pensare a ricercare delle formule. Avrete bisogno di conoscere lo stack<br />
number istantaneamente, e questo perché alcuni degli effetti col mazzo mnemonico richiederanno<br />
essi stessi di fare dei semplici calcoli matematici; le formule non farebbero altro che incrementare il<br />
vostro sforzo mentale, compromettendo l’esito dell’effetto finale. Vi ritrovereste esitanti, fareste<br />
vedere che state pensando, annullando la magia dell’effetto.<br />
Anche i mazzi aritmetici hanno la loro importanza nella magia, e alcuni di essi sono molto<br />
intelligenti. Nulla vi vieta pertanto di memorizzare un mazzo aritmetico; esso vi potrebbe offrire<br />
una sicurezza in più, e cioè il fatto che se dimenticaste lo stack number di una carta, potreste<br />
servirvi della formula per rintracciarlo. Le formule potrebbero, in alcuni semplicissimi effetti,<br />
fornire una valida alternativa alla memorizzazione, ma non vi servirebbero a niente in un effetto<br />
complesso e avanzato con il mazzo mnemonico.<br />
10
SECONDA PARTE – IL MAZZO MNEMONICO IN AZIONE: PRINCIPI DI BASE<br />
L’espediente segreto di memorizzare il mazzo risale a parecchio tempo fa, perciò non sorprende<br />
come nel frattempo siano state sviluppate molte applicazioni. Ho pensato potrebbe essere utile,<br />
come parte di questa introduzione, fare una sintesi dei cinque principi che ho trovato<br />
particolarmente adatti nel creare effetti davvero forti e ingannevoli. Per tale motivo ho deciso di<br />
descrivere degli effetti a cui questi principi si adattano particolarmente bene.<br />
1. Gruppi Segreti<br />
Abbiamo già visto come lo stack number fornisca alla carta una nuova segreta identità. Molti<br />
eccellenti effetti con le carte dipendono quindi dal fatto che il mazzo è diviso in due gruppi separati<br />
(pari/dispari, rosse/nere, semi differenti, figure/valori ecc.). Tenendo il mazzo in questo modo,<br />
l’esecutore è capace di eseguire stupefacenti effetti di localizzazione, che consistono di solito nel<br />
trovare la carta fuori posto dalle altre. Va da sé che tali gruppi di carte possono essere<br />
separatamente mescolati, il modus operandi sarà comunque mantenuto.<br />
Consideriamo i vantaggi che un mazzo memorizzato può avere su questi effetti se la divisione dei<br />
gruppi di carte è basata sugli stack number:<br />
primo, i gruppi saranno, per definizione, completamente invisibili e suscettibili di qualunque<br />
ispezione;<br />
secondo, si potrebbe dividere arbitrariamente il mazzo in qualunque numero di gruppi distinti, e<br />
ogni gruppo potrebbe essere composto da un qualunque numero di carte. Non siete più limitati alle<br />
26 carte nere e rosse, o alle 13 carte di ogni seme;<br />
terzo, il punto di divisione tra i gruppi può essere “fluttuante”, nel senso che non è necessario<br />
stabilirlo in anticipo. Un esempio illustrerà meglio il concetto. Se usate la tradizionale separazione<br />
rosse/nere, devono esserci 26 carte in ogni gruppo. Se invece usate una divisione con lo stack<br />
number, il punto di divisione può anche non trovarsi esattamente nel centro, ma può trovarsi<br />
dovunque! Questo vi permette molta liberà di movimenti, perché allo spettatore si può chiedere:<br />
“taglia circa a metà”. Se poi adocchiate la carta su cui lo spettatore ha tagliato (quella in fondo al<br />
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mazzetto superiore o quella in cima al mazzetto inferiore), potrete creare la vostra divisione<br />
basandola sul “taglio” dello spettatore; se per esempio lo spettatore dovesse tagliare alla 23esima<br />
carta, allora voi saprete che dalla cima del mazzo ci sono le carte con lo stack number 24-52,<br />
seguite da quelle 1-23. Questo punto di divisione fluttuante può essere esteso a qualsiasi numero di<br />
gruppi di carte. Immaginate di chiedere a uno spettatore di tagliare circa un quarto del mazzo e di<br />
mescolare questo mazzettino; nel frattempo adocchiate la carta in cima al mazzo rimanente. Adesso<br />
chiedete a un secondo spettatore di tagliare un altro quarto di mazzo, ripetete le stesse operazioni e<br />
andate avanti così. Dopo che il mazzo sarà stato così diviso conoscerete gli stack number di ogni<br />
mazzetto, e potrete procedere ad effettuare degli stupefacenti effetti di localizzazione;<br />
quarto, i gruppi organizzati secondo un certo stack number possono permettere delle manipolazioni<br />
mentali difficilmente realizzabili con altri sistemi. Nel mio “Histed Heisted” 2 il mazzo è passato tra<br />
dieci spettatori dando a ogni persona cinque carte a caso; passo poi a fare una dimostrazione di<br />
lettura mentale che ha dell’incredibile. Non posso qui esplicitare la dinamica di questo complicato<br />
effetto, vi consiglio pertanto di andarvelo a studiare sui miei libri.<br />
2. Conteggi<br />
La relazione tra le carte e il loro stack number significa ovviamente che, se un mazzetto di carte è<br />
tagliato dalla cima del mazzo, e voi conoscete la carta su cui è stato tagliato (quella in cima al<br />
restante mazzo), automaticamente saprete il numero preciso delle carte che contiene il mazzetto<br />
tagliato.<br />
Ho trovato pertanto un’applicazione inversa di questo principio che è ancora più affascinante: se<br />
voi contate il numero di carte tagliate via da un mazzo, allora conoscerete la carta che<br />
originariamente si trovava in fondo al mazzetto tagliato.<br />
Lettura del polso<br />
Ecco un semplice ma stupefacente effetto. Il mazzo è faccia in basso sul tavolo. Chiedete a uno<br />
spettatore di tagliare un mazzettino di carte dalla cima del mazzo, di memorizzare la carta sulla<br />
quale ha tagliato (quella in fondo per intenderci), di mescolare il suo mazzetto e di stendere le carte<br />
così mescolate faccia in alto sul tavolo. Prendete il polso dello spettatore, per sentire il suo battito, e<br />
12
chiedetegli di pensare intensamente alla sua carta mentre voi gli muovete la mano avanti e indietro<br />
sopra il nastro. Lentamente, gli abbassate la mano finché non tocca solo una carta, diciamo il Sette<br />
di Quadri. E, naturalmente, sarà la carta giusta. Come? Semplicemente avete contato le carte del<br />
nastro. Supponiamo abbiate contato 15 carte; ciò significa che lo spettatore ha originariamente<br />
tagliato alla 15esima carta, che nel vostro stack number (poniamo) è il 7Q. Il resto è soltanto<br />
presentazione.<br />
Come alternativa si può eseguire questo effetto con il nastro faccia in basso. Procedete come<br />
sopra, prendendo il polso dello spettatore, e poi fermatevi su una carta (a caso). Girate l’angolo di<br />
questa carta, come per guardarla, e dite: “La tua carta era il Sette di Quadri vero?”; ancora una volta<br />
basterà contare il numero delle carte faccia in basso per rivelare quella guardata dallo spettatore. Il<br />
resto è un audace bluff: non fa differenza quale carta tocchiate, dal momento che le darete solo una<br />
rapida occhiata, mentendo riguardo all’effettivo valore della carta.<br />
Questi semplici effetti sono entrambi molto forti e si servono solo di un conteggio nascosto delle<br />
carte, il risultato del quale vi rivelerà la carta adocchiata dallo spettatore.<br />
È importante rendersi conto che tale semplice principio ha una vasta gamma di applicazioni oltre<br />
a questi trucchi. Ci sono dei modi molto sottili e ingegnosi di contare il numero delle carte di un<br />
mazzetto, e ognuno di questi può essere utilizzato per sviluppare altri stupefacenti effetti di<br />
localizzazione. Potreste, per esempio, contare segretamente le carte mentre eseguite un miscuglio<br />
nel cavo della mano; oppure potreste chiedere allo spettatore di sventagliare le carte di fronte a lui e<br />
approfittare di questo momento per contarle; oppure, potreste chiedere allo spettatore di distribuire<br />
le carte una alla volta sul tavolo e fermarsi su di una carta: vi basterà contare le carte durante la<br />
distribuzione per sapere istantaneamente su quale carta si è fermato.<br />
Ho notato che questo modo segreto di contare le carte sfugge anche agli occhi degli esperti,<br />
compresi alcuni informati cartomaghi. Tali principi sono usati ed approfonditi in alcuni dei miei<br />
effetti preferiti con il mazzo mnemonico, che potete trovare ovviamente nei miei libri.<br />
3. Punti Estremi<br />
L’idea del conteggio è estremamente utile purché abbiate un punto di partenza da cui iniziare a<br />
contare. Ma che cosa succede quando non avete questo punto di riferimento?<br />
13
Localizzazione dal centro<br />
Immaginiamo questo scenario: il mazzo è sul tavolo e lo spettatore preleva una gruppo di carte<br />
dal centro di questo, guarda la carta sul fondo del mazzetto che ha prelevato e lo mescola. Come è<br />
possibile ritrovare la carta in queste condizioni? Complichiamo ulteriormente le cose: dopo che lo<br />
spettatore ha mescolato il suo mazzetto vi consegna alcune carte (non tutte) decidendo anche quali<br />
consegnarvi (purché includa tra queste la carta che ha guardato). Che mi crediate o no, grazie alle<br />
speciali proprietà dello stack number, potrete facilmente ritrovare la sua carta, senza fare domande,<br />
senza avere carte chiave e senza nessuna conta.<br />
Come? Usando il concetto di punto estremo. Se fate attenzione alla procedura di selezione della<br />
carta, vi renderete conto che prelevando un pacchetto di carte dal centro del mazzo, la carta<br />
guardata dallo spettatore sarà quella che ha lo stack number più alto, poiché è l’ultima del mazzetto<br />
prelevato. Tutto ciò che vi resta da fare è guardare mentalmente lo stack number delle carte che vi<br />
consegna lo spettatore: quello più alto rappresenterà la carta scelta.<br />
Ho introdotto io il concetto di punto estremo, e voglio semplicemente dirvi che l’effetto di cui<br />
sopra serve soltanto a illustrare il principio. Infatti tale principio può essere esteso in maniera<br />
ingegnosa. Potete far fare una scelta doppia allo spettatore, servendovi anche della carta in cima al<br />
mazzetto prelevato (quella con lo stack number più basso); potete usare ulteriori mazzetti di carte, e<br />
usare I “punti estremi” di questi mazzetti. Tale principio è estremamente utile, perché può essere<br />
utilizzato nelle condizioni più stringenti.<br />
Il principio inoltre non è soltanto limitato ai “punti estremi” di un mazzetto di carte. Può essere<br />
usato con qualunque gruppo di carte, purché voi conosciate la posizione “relativa” della selezione.<br />
Ecco un esempio assai differente che illustra l’idea di questo concetto “relativo”.<br />
Localizzazione tra cinque carte<br />
Stendete faccia in basso il vostro mazzo memorizzato e chiedete allo spettatore di spingere fuori<br />
dal nastro (solo per metà) cinque carte diverse. Spiegate a un secondo spettatore che dovrà puntare<br />
una sola delle cinque carte. Una volta che avrà fatto, giratevi di spalle e chiedetegli di rimuovere la<br />
carta scelta e di farla vedere agli altri presenti; chiedetegli quindi di rimuovere le altre quattro carte<br />
e di mescolarle insieme a quella selezionata. Fatevi quindi consegnare tutte e cinque le carte così<br />
mescolate.<br />
14
Nonostante queste condizioni, potrete istantaneamente dire quale carta è stata scelta servendovi<br />
del principio del punto estremo: quando lo spettatore punta una delle cinque carte, guardate la sua<br />
posizione tra le cinque (se è la prima, la seconda e così via) partendo dal fondo del mazzo. Quando<br />
le carte vi saranno state riconsegnate, mettete in ordine i loro stack number dal più basso al più alto<br />
(questo arrangiamento va fatto mentalmente, senza aggiustare fisicamente la posizione delle carte).<br />
La posizione relativa che voi avete originariamente notato vi indicherà qual è la carta selezionata.<br />
Per esempio, se lo spettatore ha puntato la seconda carta di quelle fuori dal nastro, allora voi saprete<br />
che la selezione sarà quella con il secondo stack number più alto.<br />
4. Principi Matematici<br />
Alcuni principianti sono spaventati perché ritengono che l’uso del mazzo mnemonico richieda<br />
complicati calcoli matematici. Ma come abbiamo visto poc’anzi, questo non è vero. Usando i<br />
principi discussi sopra, siamo capaci di realizzare stupefacenti effetti che richiedono soltanto di<br />
conoscere perfettamente lo stack number delle carte.<br />
In questa introduzione il lettori si saranno fatti un’idea se vale la pena memorizzare un mazzo di<br />
carte. Non voglio spaventarvi facendo sembrare il mazzo mnemonico troppo complesso, perché non<br />
lo è affatto. Vorrei soltanto dirvi quali sono le opportunità che fornisce un mazzo mnemonico in<br />
combinazione con altri principi matematici applicabili alla cartomagia. Il fatto che voi conosciate lo<br />
stack number delle carte, semplifica di molto l’uso di altri principi matematici.<br />
Qualche tempo fa scrissi un saggio, Memorized Math 3 , che affrontava questo argomento in<br />
dettaglio. Non voglio ripetere in questa sede quello che scrissi, ma più avanti, una volta che vi<br />
sarete impratichiti col mazzo mnemonico, potrebbe valere la pena leggere quel saggio e cominciare<br />
a pensare secondo certe linee matematiche. Non parlo di usare complicati calcoli matematici, voglio<br />
solo che sappiate che, una volta conosciuto il mazzo mnemonico, potrete eseguire anche altri generi<br />
di effetti.<br />
Il principale strumento matematico che il mazzo memorizzato vi fornisce, è quello di lavorare in<br />
concomitanza con il vostro stack number. Chiunque voglia avere una carta chiave a una data<br />
posizione (ad esempio la 13 per il trucco dell’orologio, o la 26 per dividere il mazzo a metà, o<br />
qualunque specifica posizione) apprezzerà il fatto che lo stack number gli fornisce 52 chiavi, senza<br />
nessun calcolo matematico. Ma da qui basta poco – un singolo taglio del mazzo – per fare in modo<br />
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che una carta finisca in una specifica posizione. Tutto ciò che vi serve conoscere è dove tagliare il<br />
mazzo: ve lo dirà un piccola operazione matematica. E non avrete bisogno di stimare la porzione da<br />
tagliare, o di fare un salto invisibile. Vi basterà semplicemente sventagliare il mazzo per far vedere<br />
che è ben mescolato, o magari adottare la scusa di rimuovere i Joker, per tagliare casualmente alla<br />
carta che vi interessa.<br />
Conoscere e posizionare le carte in un certo modo è abbastanza elementare; immaginate cosa si<br />
potrebbe ottenere con il Faro: potreste conoscere la posizione delle carte dopo uno o due miscugli<br />
Faro. Nel mio Memorized Math ho descritto come un mazzo mnemonico può mantenere il suo stack<br />
nonostante diversi miscugli Faro.<br />
Qualche altra considerazione sull’uso di principi matematici. Sebbene molti effetti dipendano dal<br />
loro uso, questi non dovrebbero apparire allo spettatore come dei puzzle o degli esercizi aritmetici.<br />
La matematica va usata segretamente, qualcosa di cui lo spettatore non deve essere consapevole.<br />
Ciò significa che la presentazione, la parlantina e l’esecuzione dovrebbero essere pianificate per far<br />
sì che i vostri processi mentali siano totalmente nascosti. Una soluzione sarebbe quella di<br />
pianificare la vostra routine perché vi fornisca il momento adatto per “pensare”. Potreste per<br />
esempio tenere occupato lo spettatore con qualcosa, di modo che l’attenzione sia tutta rivolta verso<br />
di lui, e approfittare di questo momento per fare i vostri calcoli.<br />
Secondo me la maggior parte degli effetti che utilizzano calcoli matematici non sono molto<br />
difficili (se conoscete bene lo stack). Da sempre il mio effetto preferito col mazzo mnemonico è<br />
Everybody’s Lazy 4 . Tutto ciò che richiede sono semplici addizioni o sottrazioni, fatte in momenti<br />
diversi. Non è difficile, ma l’effetto che ne viene fuori è stato annoverato tra i classici della<br />
cartomagia. Leggetelo e giudicate voi stessi se non vale la pena adoperare qualche operazione<br />
matematica.<br />
5. L’indice aperto<br />
I principi discussi sopra valgono principalmente per gli effetti di localizzazione, per scoprire<br />
insomma l’identità della carta selezionata. Quest’ultimo principio è abbastanza diverso.<br />
L’idea di base è che quando si usa un mazzo memorizzato si hanno sotto controllo tutte le 52<br />
carte. Se viene nominata una carta, dal momento che conoscete la sua posizione nel mazzo, potete<br />
16
con un piccolo sforzo eseguire alcuni procedimenti che vi permettono di impalmare segretamente<br />
quella carta, o forzarla, o farla apparire magicamente. Questo genere di procedura di solito<br />
comporta una stima del mazzetto da tagliare e una successiva adocchiata della carta in fondo al<br />
mazzo. Se si sbaglia di qualche carta, la carta in fondo vi dirà dove si trova quella nominata a<br />
partire dalla cima del mazzo (o dal fondo), così che con qualche aggiustamento (per esempio un<br />
doppio taglio) potrete portare la carta desiderata in cima, o dovunque voi vogliate. Si tratta di un<br />
espediente molto sottile: uno spettatore potrebbe nominare la sua carta preferita durante la<br />
conversazione e voi potreste tirargliela fuori dalla tasca senza aver mai sventagliato il mazzo!<br />
È quasi come avere un indice delle 52 carte che potete sfruttare in qualsiasi momento. È un indice<br />
che tenete apertamente, e l’ordine della vostra memorizzazione vi fornisce tutte le procedure e gli<br />
arrangiamenti per tenere sotto controllo la carta desiderata.<br />
In un saggio dettagliato intitolato Open Index 5 , ho esplorato questo concetto in profondità. Ho<br />
parlato di stime, tagli e adocchiate, oltre che di alcuni metodi per fare gli aggiustamenti necessari. Il<br />
saggio suggerisce anche usi e applicazioni dell’indice aperto – gli effetti che possono essere eseguiti<br />
con questo prezioso strumento. Il punto fondamentale è che più tecniche cartomagiche si conoscono<br />
– manipolazioni, impalmaggi, controlli, produzioni – più potrete apprezzare questo principio.<br />
L’indice aperto non è un trucco o un metodo vero e proprio; si tratta piuttosto di una chance che<br />
vi permette di eseguire tutti i vostri effetti facendo uso di una carta semplicemente nominata dallo<br />
spettatore.<br />
Triumph annunciato<br />
Ecco un esempio di come l’indice aperto possa essere adottato per un effetto che tutti i<br />
cartomaghi conoscono. Il triumph è un classico della cartomagia, ma immaginate come apparirebbe<br />
allo spettatore se potesse semplicemente nominare una carta piuttosto che prenderla e rimetterla<br />
fisicamente nel mazzo. Una volta che lo spettatore ha nominato la carta portatela segretamente in<br />
cima al mazzo, sfruttando le sue caratteristiche di “indice aperto”. . Procedete quindi nel mescolare<br />
le due metà del mazzo faccia in alto e faccia in basso, ma alla fine, quando tutte le carte sono<br />
sventagliate per far vedere come siano ritornate tutte faccia in basso, la carta precedentemente<br />
nominata dallo spettatore risulta essere l’unica faccia in alto (tra l’altro, se usate il miscuglio Zarrow<br />
per fare questo effetto, alla fine le carte ritorneranno in ordine)! Questo Triumph è un eccellente<br />
esempio di come il principio dell’indice aperto possa essere combinato con altri effetti di<br />
cartomagia, per produrre un extra effetto.<br />
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Due maestri dell’Open Index sono Juan Tamariz e Mike Close, e il loro lavoro vale la vostra<br />
attenzione. Mike ha scritto un dettagliato capitolo sul mazzo memorizzato nel suo Workers vol. 5, e<br />
dovrebbe essere letto da tutti coloro che vogliono seriamente studiare questo principio. In aggiunta,<br />
Mike ha anche aperto il tema del “jazzing” con l’indice aperto, che significa improvvisare degli<br />
effetti su due piedi. Avete questa incredibile arma segreta nelle vostre mani: qualunque carta<br />
vogliate può essere fatta apparire; qual è la maniera migliore per utilizzare questo enorme<br />
potenziale?<br />
Quelli che conoscono il classico effetto di Vernon “The Trick That Can’t Be Explained” (che<br />
trovate spiegato dettagliatamente nel suo libro More Inner Secrets Of Card Magic – n.d.t.),<br />
sapranno che delle volte è possibile eseguire un effetto a seconda delle circostanze, traendo<br />
vantaggio dagli eventi fortuiti che possono accadere. Più avrete familiarità con il mazzo<br />
mnemonico, più possibilità avrete di ottenere dei miracoli. Chiunque abbia visto Tamariz in azione,<br />
apprezza la potenzialità e la flessibilità di questo strumento nelle sue mani.<br />
Spero abbiate capito che ho scelto arbitrariamente di illustrare i cinque principi di cui sopra. Li<br />
ho scelti perché sono quelli fondamentali di ogni mazzo memorizzato. Naturalmente ce ne sono di<br />
altri applicabili ad altri generi di stack. Ricordate pure che la discussione di sopra scalfisce solo la<br />
superficie di tutti i principi che so possono intelligentemente applicare. Non abbiamo neanche<br />
esaminato come questi principi vengono usati in combinazione con altri. Potete creare diabolici<br />
effetti usando un principio in una prima fase del gioco e un altro nella fase successiva, lasciando lo<br />
spettatore completamente sbigottito. Se approfondirete questo studio, sarete deliziati delle<br />
possibilità che vi si parranno davanti.<br />
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TERZA PARTE – COME MEMORIZZARE IL MAZZO?<br />
La risposta è: con il metodo che vi pare più opportuno.<br />
Nel corso degli anni ho affrontato molte discussioni con i prestigiatori di tutto il mondo, i quali<br />
mi hanno fornito i loro punti di vista, il loro approcci su come memorizzare un mazzo di carte. I<br />
loro metodi sono molto diversi, ma chiunque abbia fatto studi sulla memoria vi dirà che non esiste<br />
un modo “più giusto” rispetto a un altro; ciò che funziona bene per una persona, non è detto che<br />
funzioni per un’altra.<br />
Alcuni hanno scelto semplicemente di memorizzare il mazzo alla maniera “bruta”,<br />
memorizzando alcune carte ogni giorno. Se ci pensate bene, 52 carte non sono poi tante; molti di<br />
voi conosceranno più di 50 numeri di telefono a memoria, che è una cosa ben più complessa.<br />
Altri invece (io compreso) preferiscono memorizzare il mazzo usando dei sistemi organizzati,<br />
che sono strutturati per aiutare la propria memoria. Preferisco il metodo che mi permette di<br />
memorizzare le cose basandomi sull’alfabeto fonetico e l’associazione per immagini. Se non ne<br />
avete mai sentito parlare, Harry Lorayne sarà parecchio deluso, ma il suo sistema funziona<br />
veramente. La descrizione la potete trovare su alcuni libri che parlano di mnemotecnica. Dirò<br />
brevemente che questi sistemi si basano nel tradurre concetti astratti come parole, numeri o carte da<br />
gioco in immagini mentali che abbiano un significato. Poi si provvede ad associare queste immagini<br />
ai numeri, servendosi del cosiddetto alfabeto fonetico. Si rimane stupefatti di come è facile ottenere<br />
certi risultati.<br />
Inizialmente le persone sono scettiche riguardo l’uso di questi sistemi, ma solo prima di averli<br />
provati. Non conosco nessuno che dopo aver letto questi metodi non si sia meravigliato di quanto<br />
sia semplice e facile usarli. È quasi troppo facile, come se ci fosse un trucco; ma credetemi: questi<br />
sistemi, quando applicati, vi permetteranno di associare carte e numeri nella vostra testa. E una<br />
volta che avrete applicato certi sistemi vi garantisco che basterà un mesetto perché una carta, al solo<br />
guardarla, vi informerà anche della sua posizione, e viceversa.<br />
Sono un forte sostenitore dei sistemi mnemonici, e io li applico specificatamente alla<br />
memorizzazione di un mazzo di carte. Immodestamente ritengo che il mio libro A Stack to<br />
Remember 6 sia il migliore scritto sull’argomento. Gli altri libri di mnemotecnica illustrano come<br />
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memorizzare una lista della spesa, una lista di oggetti e così via; il mio si concentra esclusivamente<br />
sul mazzo di carte.<br />
Infine, questo sistema di memorizzazione non si limita al mio stack. Una volta appreso potrete<br />
memorizzare qualunque disposizione di carte.<br />
Ecco un altro suggerimento. Alcuni hanno pensato che sarebbe meglio non memorizzare il mazzo<br />
in successione, cioè prima la carta numero 1, poi la numero 2 e così di seguito. Questi hanno deciso<br />
di partire iniziando a memorizzare la posizione prima degli Assi, poi dei Due, poi dei Tre e così via.<br />
Infatti sostengono che è meglio pensare alla carta non in base a quella che viene prima o dopo, ma<br />
in base alla sequenza dei numeri. Si tratta di un buon approccio, e potreste anche trovare utile<br />
memorizzare prima le carte di un seme, poi quelle di un altro e così di seguito.<br />
Praticando con il mazzo, all’inizio potreste trovare qualche difficoltà nel richiamare<br />
immediatamente il numero della carta alla vostra mente. Servitevi perciò di un vecchio mazzo,<br />
scrivendo sul dorso di ogni carta il suo stack number. Mescolate quindi il mazzo e, tenendolo faccia<br />
in basso, leggete il numero scritto sul dorso richiamando alla vostra mente la carta corrispondente.<br />
Potete esercitarvi a dividere in questo modo le carte nere da quelle rosse; o, partendo dalla faccia<br />
del mazzo, potete cercare di dividere i valori alti da quelli bassi. Esercitatevi con tutte le<br />
combinazioni possibili (semi, carte pari e dispari, figure e numeri, ecc.).<br />
Potreste anche non avere bisogno di questo set di carte, perché tutto dipende dall’esercitare la<br />
vostra mente. Questo significa che potete approfittare di far pratica in tutti i momenti “morti” della<br />
giornata, ripetendo mentalmente la vostra memorizzazione: quando siete sotto la doccia, in treno, in<br />
autobus, aspettando in fila, insomma ogni volta che potete farlo. Ripetete il vostro mazzo al<br />
contrario, poi fatelo con i semi di Cuori, poi di Fiori, di Picche e infine di Quadri; inventatevi tutte<br />
le possibili combinazioni.<br />
Alcuni hanno l’aiuto del computer: programmano le carte di modo che vengano fuori in ordine<br />
casuale e, come in un quiz, giocano col computer fino a quando non si stufano. Mark Harris ha<br />
creato un semplice ma efficace “quizzer” che potete trovare sul mio sito web, così, se decidete di<br />
memorizzare il mio stack, avete un modo conveniente di far pratica per alcuni minuti. Provatelo.<br />
Come già detto la parte più difficile è iniziare – subito, adesso. Una volta che lo farete, rimarrete<br />
stupefatti dei vostri progressi.<br />
Quanto tempo ci vuole?<br />
20
Vent’anni fa, in Card Ideas, scrissi: “Ci vuole circa un mese, con 45 minuti di pratica al giorno,<br />
per conoscere veramente bene il proprio stack”. La mia esperienza, all’epoca, si basava sulla mia<br />
capacità di apprendimento, oppure su quella di alcuni amici che avevano memorizzato il mio stack.<br />
Adesso che ho parlato con moltissime altre persone, direi che la mia stima era abbastanza personale.<br />
Se veramente dedicate 45 minuti al giorno a imparare il mazzo mnemonico, esercitandovi,<br />
praticandolo, rinforzando la vostra memoria ogni volta che vi capita, dovrebbe bastarvi qualche<br />
settimana per conoscerlo perfettamente. Il record che mi hanno riportato è stato quello di tre giorni<br />
(ma questa persona non ha fatto altro in tre giorni!). Il segreto è quello di dedicarvi un po’ di tempo<br />
tutti i giorni, e non avrete problemi. Una volta che ce l’avrete bene in testa, non lo dimenticherete,<br />
se anche non lo userete regolarmente.<br />
Ho sempre detto che le uniche persone che non riescono a memorizzare un mazzo di carte sono<br />
quelle che non ci provano.<br />
21
CONCLUSIONE<br />
Per concludere questa introduzione, voglio aggiungere un’ultima, importante nota. Ho cercato di<br />
spiegare certi concetti di base, certi principi e certi temi che sono centrali nell’uso del mazzo<br />
memorizzato. Ma queste discussioni teoriche sono state in gran parte private dell’elemento<br />
“presentazione”. Tale omissione è giustificabile in un’introduzione, che vuole essere solo uno<br />
strumento per darvi le basi. Non vorrei che qualcuno pensasse che l’uso del mazzo mnemonico<br />
consista solo nel ritrovare una carta e altre cose del genere. La magia col mazzo mnemonico, come<br />
ogni area della magia, bisogna di creazioni interessanti, di adeguate presentazioni, di sorprese, di<br />
camuffamenti per costruire l’intelaiatura di tutti gli effetti. Spero che i concetti e i principi di cui ho<br />
parlato vi possano intrigare e ispirare per lavorarci sopra, ma vi prego, cercate di dar loro la<br />
presentazione che meritano, perché gli spettatori possano ricordare i vostri miracoli.<br />
* * *<br />
N.D.T.<br />
1 Lo stesso scambio, attribuito però al prestigiatore dilettante Frank Pemper, lo trovate nel quarto volume della serie<br />
Card College di R. Giobbi, ed. italiana, pag. 802<br />
2 The Card Ideas of <strong>Simon</strong> <strong>Aronson</strong>, 1978, ripubblicato in Bound to Please, pag. 95. L’effetto è una rielaborazione di<br />
un classico di Paul Fox, Five Card Mental Selection, ma senza l’ausilio di gimmick e con ben dieci spettatori.<br />
3 The <strong>Aronson</strong> Approach, pag. 113<br />
4 Simply <strong>Simon</strong>, pag. 167<br />
5 Ibid., pag. 222<br />
6 Ripubblicato in Bound to Please, pag. 177<br />
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