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FuoriAsse#20HD

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chiaroveggenza i propri sentimenti e<br />

quelli altrui: «pareva un angelo, l’indemoniata»<br />

(dicono di Marianna); «eravamo<br />

costretti di continuo al desiderio di<br />

tapparle con violenza la bocca, di abbattere<br />

quella testa bionda che non piegava<br />

mai sotto il peso delle malefatte quotidiane»;<br />

«pareva compiacersi di stare nell’ombra<br />

[…]. E se veniva alla ribalta non<br />

era che un’occasione per mostrarsi con<br />

le sue aureole»; «non era [mai] per colpa<br />

di Marianna»; «noi eravamo per colpa<br />

sua neri come la pece» 8 .<br />

In un gioco di rovesciamento dei valori,<br />

in uno sdoppiarsi continuo delle funzioni<br />

di vizi e virtù, sfera esterna – la narrazione<br />

– e sfera interna – il tempo del<br />

lettore – sono in attrito; sotto scacco, un<br />

senso morale falsamente perbenista.<br />

Se sono qui presenti aspetti autobiografici,<br />

come l’ambientazione in una pro -<br />

vincia decadente simile a quella in cui la<br />

Cialente aveva vissuto da bambina, la<br />

scrittura non ha nulla di memorialisti-<br />

co, di regressivo. La memoria nella Cialente,<br />

come accade anche nella narrazione<br />

più autobiografica – il romanzo Le<br />

quattro ragazze Wieselberger (Mondadori,<br />

1976) –, ha valenza conoscitiva, si fa<br />

strumento critico di formazione, è interrogazione<br />

costante sulla propria identità.<br />

Così rivela il doppio riconoscimento<br />

finale indotto dal ricordo: da una parte,<br />

i bambini, cresciuti, diventati loro stessi<br />

adulti, si vergogneranno delle loro azioni<br />

passate; dall’altro, vediamo invece in<br />

Marianna, ritrovata per caso ballerina<br />

in una taverna, un carattere capace<br />

anche di commettere errori e colpe. La<br />

memoria assolve dunque a una funzione<br />

gnoseologica assecondando quel gioco<br />

del doppio, in una prospettiva ancora<br />

una volta rovesciata, che investe l’intera<br />

narrazione.<br />

Spazi interni e spazi esterni non di<br />

rado rimandano anche a un modo differente<br />

di osservare, di immaginare: un<br />

appropriarsi del fuori per sostituirlo al<br />

©Dara Scully<br />

8 Cialente, Marianna, in Interno con figura, cit., pp. 4-6.<br />

FUOR ASSE<br />

48<br />

Il rovescio e il diritto

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