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Completo artisti della piana (1)

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“La mia pittura è passionale, acuta e<br />

scandaglia sensazioni ed emozioni” .<br />

Liberato e la materia<br />

Liberato Calenda<br />

Artisti <strong>della</strong> Piana Fiorentina<br />

La carica emotiva che riesce a turbarci,<br />

osservando l’ultima produzione delle<br />

opere di Liberato Calenda, supera<br />

quella che ci ha coinvolto fino a ieri con la<br />

pittura. Vediamo le sue opere diventare oggetti,<br />

monumenti, composizioni, che fioriscono<br />

sull’essenza di realtà vissute, di teorie<br />

intime e radicate, di realtà scontate e sperimentate.<br />

E’ un artista che è riuscito a evolversi,<br />

a sviluppare i suoi concetti e trasformare<br />

la sua pittura in ricerca materica; però una<br />

materia estremamente elaborata, laboriosa,<br />

mai affidata al caso. Il suo è un vero e proprio<br />

esame sensoriale dove lui si affida alle<br />

sue percezioni, ma anche alle sue profonde<br />

acquisizioni affettive. Un’operazione mentale<br />

estremamente complessa che vuole rivelare<br />

i moti profondi dell’esistenza. Prima<br />

di introdurre l’analisi dell’opera di Liberato<br />

Calenda vorrei fare una piccola parentesi<br />

che ritengo importante. Non vorrei, a onor<br />

del vero, che qualcuno, anche in buona fede<br />

o perchè profano dell’arte, facesse allusione<br />

o riferimento ad Alberto Burri e per questo<br />

motivo ne spiego la differenza, visto che<br />

anche Burri usa la juta e si diletta in bruciature.<br />

L’artista Burri usa juta vecchia, consunta,<br />

sporca, logora che nessuno vuole più: la<br />

cuce insieme a pezzi, anche di colori diversi<br />

ottenendo come dei grandi patchwork. Per<br />

le bruciature invece si affida a materiali diversi:<br />

anche alla plastica. E’ la tematica del<br />

brutto, del vecchio che nessuno vuole più.<br />

Quindi il messaggio di Burri vuole trasmettere<br />

anche abbastanza semplicemente che<br />

la tragedia umana è il tempo che passa. Il<br />

tempo invece nelle opere di Liberato non fa<br />

nemmeno da comparsa. La juta di Liberato<br />

è materia vivente, pronta per affrontare una<br />

Lacerazioni multiple, acrilico su tela, cm 85x108<br />

realtà incognita e deleteria, e non per colpa<br />

del tempo che passa, ma per il vizio, la malattia,<br />

il destino avverso. Le sue bruciature<br />

sono ampie, irrecuperabili, ma poi ricucite:<br />

una juta consumata, bruciata e tagliata direttamente<br />

una volta montata su telaio. Come<br />

un evento inaspettato, non atteso. E’ una<br />

juta nuova e robusta: rappresenta il valore<br />

<strong>della</strong> nostra materia, una materia che noi distruggiamo<br />

giorno dopo giorno, sfidando la<br />

nostra stessa esistenza, dove tutto ci sembra<br />

dovuto, dove crediamo che tutto sia certo,<br />

dove ci aggrappiamo a tutto, anche all’effimero,<br />

mentre tutto è destinato a dissolversi<br />

come il fumo. Quel fumo odiato, come tutti i<br />

vizi che ci rendono schiavi e rovinano il bello<br />

dell’esistenza. I polmoni bruciati, la metastasi,<br />

l’undici settembre sono mali che abbiamo<br />

voluto e cercato. Eppure i suoi colori, lucenti<br />

e vibranti, come coriandoli di velluto, di tulle,<br />

di seta, si posano sulle nostre incertezze, sui<br />

nostri sospiri, sui nostri pianti, trasformando<br />

morte e dolore nella parodia <strong>della</strong> vita. Per-<br />

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