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Personaggio - Life club

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Genio surrealista<br />

Ernst e Andrè Masson. In questi<br />

ultimi l’operare artistico ruota<br />

per così dire attorno all’energia<br />

creativa liberata dall’automatismo<br />

psichico, attorno ad una<br />

gestualità direttamente attivata<br />

dall’impulso inconscio e solo<br />

parzialmente filtrata dalla comune<br />

soglia coscienziale. I quadri di<br />

Magritte che si possono osservare<br />

a Como testimoniano una<br />

diversa elaborazione del concetto<br />

stesso di surrealismo: permane<br />

certamente la dimensione onirica<br />

della figurazione ma, ed è qui la<br />

differenza, le immagini risultano<br />

potenziate da un raffinato e<br />

paradossale concettismo.<br />

Non si tratta di un paradossale<br />

tanto spettacolare quanto effimero<br />

quale lo si ritrova in Dalì. Quello<br />

di Magritte è un paradossale<br />

che coinvolge la natura stessa<br />

dell’immagine, la sua essenza<br />

medesima; paradossale, insomma,<br />

è l’immagine in quanto tale.<br />

Da tali presupposti si può capire<br />

la scarsa considerazione di questo<br />

artista per gli aspetti puramente<br />

estetici della sua pittura (che, del<br />

resto, non presenta alcun interesse<br />

sotto il profilo tecnico-formale<br />

palesando un certo accademismo);<br />

come il pittore stesso afferma:<br />

“L’arte della pittura è un’arte del<br />

pensiero”.<br />

Osservando una delle opere,<br />

tra le più note del maestro<br />

belga, presentate negli ambienti<br />

neoclassici di Villa Olmo, L’ Empire<br />

des lumières (1961), vediamo<br />

un uomo ritratto in un modo<br />

sfacciatamente convenzionale ed<br />

il cui volto risulta parzialmente<br />

coperto da una pipa dipinta come<br />

se si trattasse di un trompe - l’oeil.<br />

Evidentemente il significato del<br />

quadro non può risiedere nelle<br />

due figure del borghese con la<br />

bombetta e della pipa che gli si<br />

pone di fronte. Ciò che invece<br />

fa “urlare” le immagini dipinte è<br />

la loro associazione incongrua,<br />

la loro straniante, banale<br />

coesistenza. Magritte non ritrae<br />

il sogno, non giunge all’astrazione<br />

per render conto di intime<br />

pulsioni vitali. Con la sua pittura<br />

“semplice” e narrativa -memore<br />

della lezione di De Chirico- porta<br />

sulla superficie della tela una<br />

specie di “metalogica”-come l’ha<br />

definita R. De Fusco- dal forte<br />

potere liberatorio e rivelatorio.<br />

E a proposito di rivelazione, pare<br />

interessante notare come il valore<br />

conoscitivo e (meta-) concettuale<br />

del surrealismo magrittiano<br />

si avvicini all’idea di un visual<br />

thinking, di un pensiero visivo<br />

operante sulla base di elementi<br />

irrazionali e primariamente<br />

mitici, che proprio dagli anni<br />

venti del secolo scorso andava<br />

filosoficamente esprimendosi<br />

nell’opera di E. Cassirer. Un altro<br />

incantevole dipinto presente nella<br />

mostra di Como è Le Mariage de<br />

]<br />

13 giugno luglio <strong>Life</strong> <strong>club</strong> 45

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