10.01.2018 Views

GEOmedia_2 2017

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Rivista bimestrale - anno XXI - Numero 2/<strong>2017</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />

TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />

GIS<br />

CATASTO<br />

3D<br />

INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />

FOTOGRAMMETRIA<br />

URBANISTICA<br />

GNSS<br />

BIM<br />

RILIEVO TOPOGRAFIA<br />

CAD<br />

REMOTE SENSING SPAZIO<br />

EDILIZIA<br />

WEBGIS<br />

UAV<br />

SMART CITY<br />

AMBIENTE<br />

NETWORKS<br />

LiDAR<br />

BENI CULTURALI<br />

LBS<br />

Mar/Apr <strong>2017</strong> anno XXI N°2<br />

La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />

Intensità di Uso del Suolo<br />

Come si Evolve?<br />

UN GIS PER LA<br />

CONSERVAZIONE<br />

DI UN ITINERARIO<br />

IL DRONE PER L’ELABORAZIONE<br />

DELL’INDICE DI QUALITÀ<br />

MOROFOLOGICA<br />

UN NUOVO STRUMENTO<br />

PER LE STATISTICHE<br />

TERRITORIALI


trimBle SX10<br />

la rivoluzione<br />

è appena cominciata<br />

abbiamo creato uno strumento innovativo, versatile<br />

e integrato. trimble SX10 coniuga la tecnologia di una<br />

Stazione totale robotica di alta precisione con quella di uno<br />

Scanner ad alta velocità e funzionalità imaging reale, senza<br />

alcun compromesso prestazionale.<br />

noleggialo, anche solo per un giorno.<br />

Soluzioni innovative per il rilievo, la misura e la modellazione.<br />

Transforming the way the world works<br />

Spektra Srl, a Trimble Company<br />

039.625051 | info@trimble-italia.it | www.trimble-italia.com


Da geometri a periti e le iscrizioni<br />

agli Istituti Tecnici calano<br />

Una lettera di Attilio Selvini sulla situazione della struttura scolastica e universitaria.<br />

La signora Dietlinde Gruber, meglio nota come “Lilli”, è come noto una bravissima presentatrice, e suo<br />

“partner”, altrettanto bravo nella nota trasmissione serale “Otto e mezzo”, è Paolo Pagliaro. La signora Gruber,<br />

laureata in lingue e letterature straniere a Venezia, ha come “Muttersprache” il tedesco, e quindi dovrebbe<br />

conoscere per bene la struttura scolastica e universitaria in Germania. Mi sembra quindi strano che le sia<br />

sfuggita una impropria comparazione fatta da Paolo Pagliaro, nella trasmissione di una sera di metà giugno.<br />

Vediamo di che si tratta.<br />

Pagliaro ha notato il considerevole calo di iscritti agli Istituti Tecnici, soprattutto dopo la riforma di alcuni anni<br />

fa che fra l’altro ha sostituito il quasi centenario corso per geometri con quello per “periti”. Di tale argomento<br />

si è occupata questa rivista in diverse occasioni, anche censurando il programma dei periti per le costruzioni,<br />

ambiente e territorio che hanno sostituito la classica figura del geometra con un perito senza arte né parte (e ciò<br />

probabilmente è una delle concause del calo di iscritti notato da Pagliaro). Il quale Pagliaro ha per l’appunto<br />

sottolineato l’inadeguatezza dei programmi dei corsi di tutti i nuovo periti in genere, anche per la mancanza di<br />

connessione con la realtà operativa aziendale o professionale, esaltando il sistema tedesco delle “Fachhochschulen”<br />

ove sono previsti semestri per l’appunto di pratica aziendale interconnessi con le lezioni e le esercitazioni. E qui<br />

sta il guaio: questi Istituti appartengono al settore universitario, non a quello delle scuole secondarie, nel quale<br />

vi sono le “Realschulen” e le “Hauptschulen”, che seguono la scuola primaria elementare (generalmente di 4<br />

anni) per almeno altri sei anni. Naturalmente vi sono anche i “Gymnasien”, paragonabili al nostro liceo, che<br />

portano alla “Abitur” (maturità) dopo la dodicesima o tredicesima classe, elementari comprese (come da noi,<br />

contando 5 anni di elementari, tre di scuola media, cinque di liceo). Con la “Abitur” si accede alle università,<br />

conseguendo la laurea (che non conferisce il titolo dottorale, con l’eccezione dei medici), bensì quello di<br />

“Diplom”, per esempio Diplomingenieur, Diplomkaufmann, Diplommathematiker, Diplomachitekt e così via.<br />

Ale scuole secondarie nella Repubblica Federale Tedesca sono ordinate dai Lȁnder, e la loro durata può variare di<br />

un anno; vi sono anche le cosiddette “Gesamtschulen”, con un ordinamento particolare.<br />

Partendo dalle Realschulen o dalle Hauptschulen, si può accedere alle Fachhochschulen, sostenendo un apposita<br />

maturità (Hauptschulreife). Le Fachhochschulen, sono quindi istituzioni terziarie, dopo gli accordi di Bologn<br />

chiamate anche all’inglese “Universities of Applied Sciences” o in tedesco “Hochschulen für Angewandte<br />

Wissenschaften”, così come ho scritto molti anni fa sul “Bollettino della SIFET” n°1 del 1996. I docenti sono,<br />

qui come nelle Università, “Professori”, mentre negli Istituti di istruzione secondaria, Gymnasien compresi,<br />

sono “Lehrer”, ovvero “insegnanti”: solo in Italia si chiamano “professori” gli insegnanti delle secondarie, così<br />

come ho già molte volte scritto. A proposito, mi fa sorridere sentire nei telegiornali chiamare “studenti”, anziché<br />

“scolari”, i ragazzini delle medie e dei licei; Anni fa ero al mare, in Puglia, e mi venne presentata una bella<br />

ragazza tedesca, alla quale chiesi, incerto sulla sua età: “ Studien Sie?” a cui venne risposto prontamente: “Nein,<br />

ich besuche di Schule!”, vado ancora a scuola. D’altra parte, il bravo Pagliaro è perdonabile; molti anni fa,<br />

chiesi al Ministero degli Affari Esteri del nostro Paese dei dati sul “Verein Deutscher Ingenieure, VDI”, il più<br />

grande Collegio di Ingegneri d’Europa, e mi venne risposto da un Sottosegretario di Stato che il VDI era una …<br />

associazione di periti! Incredibile, da parte di un organo ufficiale dello Stato: chissà come vengono regolati gli<br />

“affari esteri” con un livello cognitivo di tal genere!<br />

E lo credo bene che le iscrizioni agli Istituti Tecnici siano in calo; da noi tutti aspirano alla laurea, soprattutto<br />

dopo che nel disgraziato accordo di Bologna sono state create le lauree triennali al posto dei più onesti “diplomi<br />

universitari” biennali. Ricordo ancora con raccapriccio, io uomo mitteleuropeo come cultura e formazione, la<br />

prima proclamazione di una laurea di tal tipo in “architettura della produzione edilizia” (che vuol dire?) nel<br />

mio amato Politecnico, nella commissione di cui facevo parte. Il presidente della commissione dichiarò, con la<br />

formula di rito, “dottore in architettura” (e non “diplomato universitario” come nella sessione di un paio di mesi<br />

prima) uno scamiciato poco più che ventenne, che aveva presentato un lavoro (tralascio l’aggettivo col quale lo<br />

vorrei indicare) sul verde che si estendeva intorno all’ aeroporto di Linate.<br />

Di più non dirò, per il groppo alla gola che mi prende, coi miei novant’anni suonati.<br />

Attilio Selvini.<br />

Nulla da aggiungere, se non che forse è il caso che il MURST proceda ad effettuare delle sane verifiche degli<br />

effetti introdotti dalle riforme analizzando quale sia il percorso formativo della figura che in tutto il mondo è<br />

chiamata “Surveyor”.<br />

Buona lettura, Renzo Carlucci


In questo<br />

numero...<br />

FOCUS<br />

REPORT<br />

L’intensità dell’uso<br />

del suolo e la sua<br />

evoluzione attraverso<br />

i dati statistici: analisi<br />

e metodologie per<br />

un’analisi diacronica<br />

di Marco Ciccacci, Giovanni<br />

Lombardo, Alberto Sabbi,<br />

Gianluigi Salvucci<br />

6<br />

LE RUBRICHE<br />

32 MERCATO<br />

46 AGENDA<br />

L’immagine di sfondo mostra parte<br />

della Salar de Uyuni, in Bolivia:<br />

la più estesa salina al mondo.<br />

La grande Salar de Uyuni occupa<br />

un’area di circa 10 000 kmq<br />

e si trova sul limite meridionale<br />

dell’Altiplano, un elevato altopiano<br />

di drenaggio interno nelle<br />

Ande centrali. Circa 40 000 anni<br />

fa quest’area faceva parte di un gigantesco<br />

lago preistorico che finì<br />

prosciugato, lasciando emergere la<br />

pianura salata.<br />

Questa immagine è stata acquisita<br />

dal satellite Sentinel-2B del programma<br />

europeo Copernicus il 17<br />

maggio <strong>2017</strong>.<br />

Credits: ESA.<br />

Traduzione: Gianluca Pititto<br />

14<br />

Un Gis per la<br />

conservazione e la<br />

valorizzazione della<br />

via Annia - Popilia<br />

di Francesca Ansioso, Serena<br />

Artese, Floriana Magarò, Angela<br />

Miceli, Chiara Miceli, Paolo<br />

Talarico, Assunta Venneri,<br />

Giuseppe Zagari, Raffaele Zinno.<br />

In copertina l’immagine del Golfo<br />

di Napoli catturato dal satellite<br />

Copernicus Sentinel-2B, acquisita il<br />

giorno 12/06/<strong>2017</strong> alle ore 10:46 am.<br />

Quest’immagine acquisita via laser è<br />

una delle prime rilasciate attraverso<br />

Alphasat (chiamato anche Inmarsat-4A<br />

F4), il satellite per telecomunicazioni<br />

di proprietà congiunta di Inmarsat<br />

e dell'Agenzia Spaziale Europea.<br />

L’immagine è il risultato dei due<br />

satelliti che usano i loro strumenti<br />

di comunicazione ottica via laser per<br />

un rilascio veloce. Un ingrediente<br />

essenziale per le applicazioni quali<br />

quelle di risposta ai disastri.<br />

Copyright and process<br />

ESA, CC BY-SA 3.0 IGO<br />

22<br />

Il fascino<br />

discreto<br />

delle mappe in<br />

letteratura: da<br />

Shakespeare a<br />

Ortelius<br />

di Massimo Pasqualin<br />

geomediaonline.it<br />

<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />

Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />

processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />

in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />

In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />

per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />

geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />

della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />

spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.


INSERZIONISTI<br />

3D Target 31<br />

AerRobotix 40<br />

26<br />

La CSS ISTAT:<br />

un nuovo<br />

strumento per<br />

le statistiche<br />

territoriali<br />

di Giovanni Lombardo,<br />

Antonella Esposto,<br />

Rita Minguzzi, Stefano<br />

Mugnoli<br />

Codevintec 32<br />

Epsilon 30<br />

Esri Italia 41<br />

Geogrà 21<br />

Geomax 48<br />

INTERGEO 34<br />

ME.S.A 13<br />

Planetek Italia 25<br />

Stonex 35<br />

TECHNOLOGY for ALL 33<br />

Impiego<br />

sperimentale del<br />

drone ad ala fissa<br />

nell’elaborazione<br />

dell’indice<br />

di qualità<br />

morfologica (IQM)<br />

dei corpi idrici<br />

di Fabrizio Stella, Rodolfo<br />

Bassan, Antonio Cavinato,<br />

Giovanni Lusiani<br />

36<br />

Teorema 46<br />

Topcon 47<br />

Trimble 2<br />

42<br />

Approccio<br />

geografico nello<br />

studio delle<br />

pressioni puntuali<br />

della Regione<br />

Umbria<br />

di Giacomo Rapi,<br />

Antonio Natale<br />

una pubblicazione<br />

Science & Technology Communication<br />

Direttore<br />

RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />

Comitato editoriale<br />

Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale,<br />

Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio,<br />

Michele Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio Lupia,<br />

Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro Salvemini,<br />

Domenico Santarsiero, Attilio Selvini, Donato Tufillaro<br />

Direttore Responsabile<br />

FULVIO BERNARDINI, fbernardini@rivistageomedia.it<br />

Redazione<br />

VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />

redazione@rivistageomedia.it<br />

Diffusione e Amministrazione<br />

TATIANA IASILLO, diffusione@rivistageomedia.it<br />

Comunicazione e marketing<br />

ALFONSO QUAGLIONE, marketing@rivistageomedia.it<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

DANIELE CARLUCCI, dcarlucci@rivistageomedia.it<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

Via Palestro, 95 00185 Roma<br />

Tel. 06.64871209 - Fax. 06.62209510<br />

info@rivistageomedia.it<br />

ISSN 1128-8132<br />

Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />

Stampa: SPADAMEDIA srl<br />

VIA DEL LAVORO 31, 00043 CIAMPINO (ROMA)<br />

Editore: mediaGEO soc. coop.<br />

Condizioni di abbonamento<br />

La quota annuale di abbonamento alla rivista Science è di € & 45,00. Technology Communication<br />

Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell’abbonamento è di € 9,00. Il prezzo di<br />

ciascun fascicolo arretrato è di € 12,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa.<br />

L’editore, al fine di garantire la continuità del servizio, in mancanza di esplicita<br />

revoca, da comunicarsi in forma scritta entro il trimestre seguente alla scadenza<br />

dell’abbonamento, si riserva di inviare il periodico anche per il periodo successivo.<br />

La disdetta non è comunque valida se l’abbonato non è in regola con i pagamenti.<br />

Il rifiuto o la restituzione dei fascicoli della Rivista non costituiscono disdetta<br />

dell’abbonamento a nessun effetto. I fascicoli non pervenuti possono essere<br />

richiesti dall’abbonato non oltre 20 giorni dopo la ricezione del numero successivo.<br />

Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la<br />

riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in<br />

qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i<br />

sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />

Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />

Numero chiuso in redazione il 10 giugno <strong>2017</strong>


FOCUS<br />

L’intensità dell’uso del suolo e la sua<br />

evoluzione attraverso i dati statistici:<br />

metodologie per un’analisi diacronica<br />

Nell'ipotesi di voler risparmiare il<br />

di Marco Ciccacci, Giovanni Lombardo, Alberto Sabbi, Gianluigi Salvucci<br />

consumo di suolo, considerando<br />

l'esauribilità di questa risorsa, è<br />

opportuno aumentare l'intensità<br />

di utilizzo entro i limiti delle<br />

capacità di trasporto (capacità di<br />

carico), sostenibili dal territorio.<br />

Il patrimonio informativo offerto<br />

dall'Istat, nella divisione del<br />

territorio in sezioni di Censimento,<br />

è in grado di mostrare cambiamenti<br />

nell'uso del territorio Nazionale.<br />

Fig. 1 - Sovrapposizione della località di Centro abitato Istat Monte Migliore – La Selvotta con<br />

il Corine Land Cover (Fonte: Elaborazione su dati Istat – Portale Cartografico Nazionale)<br />

Per effettuare uno studio<br />

di questo tipo, occorre interpretare<br />

e sintetizzare i<br />

contesti territoriali delle diverse<br />

epoche, questo richiede necessariamente<br />

l’analisi di indicatori<br />

territoriali e la loro misurazione.<br />

I cambiamenti verificatisi sono<br />

la base della conoscenza di un<br />

piano territoriale, e la loro sintesi<br />

è un fattore determinante<br />

per individuare l’evoluzione di<br />

un paesaggio. Si tratta di porre<br />

in essere un’analisi di tipo geografico,<br />

in grado di misurare le<br />

variazioni di uso del suolo intercorse,<br />

a prescindere dalle ripartizioni<br />

amministrative esistenti.<br />

La letteratura propone numerosi<br />

studi (López, Bocco,<br />

Mendoza, Duhau - 2001), che<br />

si avvalgono di una metodologia<br />

consolidata sulla matrice di<br />

transizione dell’uso del suolo<br />

costruita per sovrapposizione<br />

degli usi del suolo afferenti<br />

alle diverse epoche, mostrando<br />

nelle celle le superfici comuni.<br />

Ulteriore scopo di questo lavoro,<br />

è proporre il dato censuario<br />

come utile alternativa a quelli<br />

tradizionali riguardanti gli usi<br />

del suolo; è infatti possibile<br />

verificare come le sezioni di<br />

Censimento riescano a riprodurre,<br />

con maggiore accuratezza,<br />

i Centri abitati nella loro<br />

interezza, pur non riuscendo a<br />

distinguere al loro interno usi<br />

del suolo, quali parchi urbani o<br />

altre aree di maggior dettaglio.<br />

A titolo di esempio, si propone<br />

l’esame di una località del<br />

Comune di Roma denominata<br />

Monte Migliore - La Selvotta.<br />

Nella Figura 1 sono stati sovrapposti<br />

il perimetro del<br />

Centro abitato (Istat) e quello<br />

del Corine Land Cover 4° livello<br />

2012, che mostra gli usi del<br />

suolo maggiormente antropizzati<br />

(tessuti urbani ed economico<br />

produttivi).<br />

Dal confronto si evince chiaramente<br />

come il perimetro delle<br />

località Istat risulti più dettagliato<br />

del Corine.<br />

L’utilizzo delle sezioni di Censimento<br />

(Giovanni Lombardo)<br />

Le sezioni di Censimento rappresentano<br />

il riferimento della<br />

rilevazione censuaria e l’unità<br />

minima di aggregazione per la<br />

restituzione dei dati rilevati. Il<br />

Censimento mostra una connotazione<br />

geografica simile a quella<br />

di un’indagine di copertura<br />

del suolo, costruita tenendo<br />

in considerazione la struttura<br />

del territorio, e in particolare<br />

la diffusione dell’edificato.<br />

6 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


FOCUS<br />

Alle località così individuate,<br />

viene attribuito un toponimo<br />

e una codificazione univoca,<br />

che ne fissa l’appartenenza a<br />

una delle 4 tipologie previste<br />

a partire dal 2001: “Centro<br />

abitato”, “Nucleo abitato”,<br />

“Località produttiva” e “Case<br />

sparse”. La tipologia “Centro<br />

abitato” prevede l’esistenza di<br />

un aggregato di case contigue,<br />

e la presenza di servizi pubblici,<br />

con una forma autonoma di<br />

vita sociale e, generalmente,<br />

un luogo di raccolta (Cruciani,<br />

2010). Diversamente, la località<br />

“Nucleo abitato”, anch’essa contraddistinta<br />

dall’attribuzione di<br />

un toponimo, è priva dei luoghi<br />

di raccolta che contraddistinguono<br />

il centro abitato, ed è<br />

costituita da gruppi di case con<br />

almeno 5 famiglie, solitamente<br />

costituita da un’unica sezione<br />

di Censimento. La “Località<br />

produttiva”, introdotta a partire<br />

dal 2001 e precedentemente<br />

inglobata nella tipologia “Case<br />

sparse”, individua un’area maggiore<br />

o uguale a 5 ettari, localizzata<br />

in zone extraurbane, che<br />

ha come peculiarità la presenza<br />

di un numero di unità locali<br />

superiore a 10, ed un totale di<br />

addetti superiore a 200. Infine,<br />

la tipologia “Case sparse” è caratterizzata<br />

da case disseminate<br />

nel territorio comunale con<br />

una distanza tra loro tale da<br />

non poter costituire neanche<br />

un nucleo abitato (Istat, 2009a,<br />

2009b).<br />

Preparazione del database<br />

geografico (Alberto Sabbi)<br />

La costruzione di un ipercubo<br />

geografico, realizzata attraverso<br />

l’unione di più basi geografiche<br />

relative ai diversi periodi censuari,<br />

non può prescindere dalla<br />

loro omogeneizzazione.<br />

Sono state rilevate le entità<br />

territoriali considerando l’assenza<br />

delle località produttive<br />

nel Censimento del 1991 e la<br />

diversa risoluzione geografica<br />

con la quale sono state disegnate<br />

le sezioni di Censimento.<br />

Osservando le serie storiche<br />

inerenti ai censimenti, dovrebbe<br />

essere possibile ritrovare<br />

una coincidenza riguardante<br />

la superficie nazionale italiana.<br />

L’affermazione riguarda un’ipotesi<br />

che non tiene conto dei<br />

movimenti erosivi, ma intende<br />

utilizzare una procedura in grado<br />

di inserire alcune correzioni.<br />

Le sezioni del Censimento 2011<br />

sono state individuate partendo<br />

dai confini territoriali utilizzati<br />

nella rilevazione censuaria<br />

del 2001, beneficiando di un<br />

aumento della risoluzione. Il<br />

miglioramento del dettaglio<br />

rilevato si può notare nell’aumento<br />

del numero delle sezioni<br />

che passa da 323.617 nel 1991<br />

a 402.121 nel 2011 (Tab. 1 -<br />

a). L’utilizzo del software GIS<br />

ha permesso di effettuare una<br />

prima analisi di tipo frattale evidenziando<br />

che nel 1991 la superficie<br />

media di una sezione si<br />

attestava a 933.415,5 mq contro<br />

i 751.187,9 del 2011 (Tab.1<br />

- b). Ulteriore particolare rilevante<br />

è stato l’aumento medio<br />

del perimetro delle sezioni,<br />

passato da 2.790 mt nel 1991 a<br />

3.222 del 2011 (Tab. 1 - c).<br />

Da un punto di vista<br />

diacronico,l’evoluzione territoriale<br />

ha modificato in maniera<br />

inequivocabile il territorio.<br />

In particolare, per quanto<br />

riguarda l’evoluzione delle<br />

località del centro abitato, è<br />

inverosimile la “retrocessione”<br />

dalla tipologia di tessuto urbano<br />

a quella di area verde. Questo<br />

può essere collegato alla diversa<br />

risoluzione geografica con cui<br />

sono state disegnate le sezioni di<br />

Censimento. Alla stessa causa,<br />

può essere imputata l’eventuale<br />

classificazione di una sezione<br />

in un’epoca precedente in tipologia<br />

1 (centro abitato), e<br />

nella successiva in tipologia 4<br />

(case sparse). Tale fenomeno ha<br />

a località Conteggio Sezione<br />

1991 2001 2011<br />

1 centro abitato 230.003 258.656 271.229<br />

2 nucleo abitato 39.186 39.449 41.306<br />

3 e<br />

4<br />

località produttiva e case sparse 54.427 84.429 89.586<br />

Totale 323.617 382.534 402.121<br />

b località Media Area Mq<br />

1991 2001 2011<br />

1 centro abitato 66.853,30 65.747,60 64.826,30<br />

2 nucleo abitato 37.199,00 40.618,70 42.890,30<br />

3 e<br />

4<br />

località produttiva e case sparse 5.240.689,10 3.357.339,20 3.155.783,60<br />

Totale 933.415,50 789.642,70 751.187,90<br />

c località Media Perimetro M<br />

1991 2001 2011<br />

1 centro abitato 1.142,10 1.218,50 1.233,30<br />

2 nucleo abitato 896,70 1.145,00 1.201,40<br />

3 e<br />

4<br />

località produttiva e case sparse 11.117,00 10.454,70 10.175,30<br />

Totale 20.790,0 3.249,40 3.222,20<br />

Tab. 1 - Confronto delle sezioni di Censimento alle diverse epoche ( Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 7


FOCUS<br />

Superficie tempo t<br />

tipo loc 0 1 2 3 4 totale kmq<br />

Superficie non<br />

eistente in epoca<br />

successiva 0<br />

Esistente al tempo<br />

escluso dall’analisi<br />

Superfici realmente esistenti da aggiungere<br />

nell’epoca precedente<br />

Togliere<br />

dall’ipercubo<br />

finale<br />

1 Retrocessioni da correggere<br />

Superfici<br />

censimenti<br />

precedenti<br />

2<br />

3<br />

4<br />

totale kmq<br />

Togliere<br />

dall’ipercubo finale<br />

Tab. 2 matrice di transizione tipo valutazione sulle possibili evoluzioni.<br />

X ± var. risp<br />

2011<br />

richiesto la correzione dei poligoni<br />

interessati, poiché se una<br />

sezione nell’epoca più recente<br />

fosse in tipologia 4, sarebbe dovuta<br />

esserlo anche nelle epoche<br />

precedenti.<br />

Fig. 2 schema evolutivo delle transizioni coerenti.<br />

Ipotesi di intervento (Gianluigi<br />

Salvucci, Alberto Sabbi)<br />

L’ipotesi di partenza è che tutte<br />

le anomalie nei diversi passaggi<br />

siano legate a miglioramenti di<br />

risoluzione. Per correggere tale<br />

problema, occorre attribuire<br />

il tipo di località coerente con<br />

una naturale evoluzione territoriale.<br />

Tale trasformazione implicherebbe<br />

una freccia temporale,<br />

che dalla località di case sparse<br />

attui un’evoluzione verso tipologie<br />

di località più antropizzate<br />

come località di centro abitato,<br />

piuttosto che nuclei oppure aree<br />

industriali.<br />

Esiste un ipotetico ordinamento<br />

di antropizzazione che<br />

vede come tipologie estreme le<br />

località di case sparse e centro<br />

urbano e due diverse direzioni<br />

di sviluppo delle case sparse.<br />

La prima riguarda la formazione<br />

dei nuclei abitati (località tipo<br />

2) e successivamente il loro inglobarsi<br />

nella città (tipologia 1).<br />

La seconda evoluzione è quella<br />

che contempla la trasformazione<br />

dello spazio, inteso come<br />

aree periferiche non utilizzate,<br />

in aree industriali.<br />

Lo schema in Figura 2 pone in<br />

evidenza, rispetto alla freccia<br />

temporale, le possibili trasformazioni<br />

delle tipologie afferenti<br />

alle sezioni, movimenti diversi<br />

rappresentano i decadimenti,<br />

che per la loro incoerenza sono<br />

individuate come errori di risoluzione.<br />

Le correzioni conseguenti<br />

Le tipologie elencate possono<br />

così ricevere un trattamento<br />

preliminare. I poligoni di sovrapposizione<br />

di dimensioni<br />

elevate andrebbero esaminati<br />

a video al fine di evitare falsi<br />

positivi.<br />

Correzioni tabellari applicate<br />

nel confronto tra le basi cartografiche<br />

2001-11 (Gianluigi<br />

Salvucci, Giovanni Lombardo)<br />

Secondo le ipotesi espresse in<br />

precedenza, si è proceduto ad<br />

effettuare la prima correzione<br />

tra gli strati 2001 e 2011 affinché<br />

risultino automaticamente<br />

coerenti i dati del 1991 e del<br />

2011. Nella Tabella 2, con il colore<br />

rosso, sono state evidenziate<br />

le sovrapposizioni tra le diverse<br />

basi di dati che appaiono incoerenti.<br />

La diversa risoluzione tra<br />

le sezioni dei tre censimenti fa<br />

in modo che la prima riga e la<br />

prima colonna individuino delle<br />

aree non presenti contemporaneamente<br />

ai due censimenti, ma<br />

solo a quello del 1991.<br />

8 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


FOCUS<br />

Tipologia<br />

tempo t<br />

Qualsiasi<br />

località<br />

Inesistente<br />

Località<br />

centro<br />

abitato<br />

Produttivo<br />

Nuclei<br />

Nuclei<br />

Qualsiasi<br />

Tipologia<br />

tempo<br />

t+1<br />

Inesistente<br />

Qualsiasi<br />

località<br />

Diverso<br />

da centro<br />

abitato<br />

Case<br />

sparse<br />

Aree<br />

produttive<br />

Case<br />

sparse<br />

Stessa<br />

località<br />

Descrizione<br />

fattispecie<br />

Qualsiasi elemento<br />

geografico risulti<br />

inesistente nei periodi<br />

successivi<br />

Qualsiasi elemento<br />

geografico risulti<br />

esistente nei periodi<br />

successivi<br />

La località di centro<br />

abitato rappresenta<br />

un consolidamento<br />

territoriale delle<br />

attività umane che<br />

normalmente non<br />

riduce mai la sua<br />

antropizzazione<br />

Un’area produttiva<br />

non diventa di case<br />

sparse<br />

Un nucleo si può<br />

formare all’interno<br />

di un’area produttiva<br />

ma non viceversa<br />

Un nucleo si può<br />

formare all’interno di<br />

un’area di case sparse<br />

ma non viceversa<br />

Se la tipologia non<br />

cambia<br />

La superficie della cella 0,0<br />

individua naturalmente le difformità<br />

tra le due basi censuarie<br />

e lo strato 1991, che saranno<br />

eliminate alla fine del processo<br />

uniformando la superficie totale<br />

considerata a quella del 2011.<br />

Dall’esame la superficie apparentemente<br />

incoerente è pari a<br />

938,97 kmq.<br />

Deduzione<br />

Trattasi<br />

prevalentemente<br />

dei bordi delle<br />

sezioni lungo<br />

le rive dei corpi<br />

idrici<br />

Trattasi<br />

prevalentemente<br />

dei bordi delle<br />

sezioni lungo<br />

le rive dei corpi<br />

idrici<br />

Non era centro<br />

abitato<br />

Lo era anche<br />

prima<br />

Lo era anche<br />

prima<br />

Lo era anche<br />

prima<br />

Tab. 3 - Matrice di transizione tipo: interventi di correzione.<br />

Correzione proposta<br />

Viene eliminato seguendo<br />

la situazione più recente<br />

Viene aggiunto seguendo<br />

la situazione più recente<br />

Assume al tempo t il<br />

tipo località del periodo<br />

successivo<br />

Assume la tipologia di<br />

case sparse<br />

Assume la tipologia di<br />

area produttiva<br />

Assume la tipologia di<br />

case sparse<br />

Rimane la stessa<br />

Correzioni tabellari applicate<br />

nel confronto tra le basi<br />

cartografiche 1991 – 2001<br />

(Marco Ciccacci)<br />

Dopo aver apportato le modifiche<br />

ritenute necessarie per<br />

effettuare i confronti successivi,<br />

si è proceduto alla fase di<br />

confronto con la base dati del<br />

1991. Per individuare le sezioni<br />

nel Censimento del 1991, è<br />

stata utilizzata una risoluzione<br />

inferiore. Da ciò emerge che il<br />

dato relativo alle aree incoerenti<br />

risulta triplicato rispetto alle<br />

omologhe incoerenze tra le basi<br />

di dati 2001 e 2011 (2.940,92<br />

kmq), indice di un notevole<br />

progresso evolutivo legato alle<br />

aerofotogrammetrie.<br />

I risultati (Gianluigi Salvucci,<br />

Alberto Sabbi)<br />

Il perfezionamento precedentemente<br />

descritto risulta maggiormente<br />

evidente nelle sezioni localizzate<br />

lungo la linea di costa.<br />

Analizzando come esempio la<br />

linea esterna delle sezioni costiere<br />

del Comune di Fiumicino,<br />

sono di seguito rappresentati<br />

due confronti possibili. Il primo,<br />

tra le sezioni del 1991 e<br />

quelle del 2001, utilizzando<br />

come base della mappa l’ortofoto<br />

in bianco e nero risalente<br />

agli anni 1988–1989, fornita<br />

dal Ministero dell’Ambiente<br />

(Figura 3,a; http://www.pcn.<br />

minambiente.it/PCNDYN/<br />

catalogowms.jsp?lan=it).<br />

Da questo primo confronto si<br />

evince come già la cartografia<br />

delle sezioni di Censimento del<br />

2001 rappresenti un notevole<br />

miglioramento della risoluzione<br />

rispetto al periodo precedente.<br />

Il secondo confronto, tra<br />

le sezioni del 2001 e quelle<br />

del 2011, è stato effettuato<br />

utilizzando come base della<br />

tipo loc 0 1 2 3 4 totale kmq<br />

0 90,61 4,18 0,14 0,10 8,48 103,51<br />

1 1,77 16.321,74 18,62 13,19 650,76 17.006,08<br />

2 0,05 58,49 1.431,49 5,25 107,11 1.602,38<br />

3 0,00 72,60 19,68 636,88 30,27 759,44<br />

4 8,45 1.125,80 301,70 288,72 280.985,66 282.710,34<br />

totale kmq 100,87 17.582,81 1.771,64 944,14 281.782,28 302.181,75<br />

Tab. 4 - Matrice di transizione delle tipologie di località tra la base censuaria del 2001 e quella del 2011 (Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 9


FOCUS<br />

mappa l’ortofoto in bianco e<br />

nero degli anni 1994–1996<br />

(Figura 3,b), fornita dal<br />

Ministero dell’Ambiente.<br />

Appare evidente come già<br />

nel 2001 la linea di costa del<br />

Comune di Fiumicino risulti<br />

ben rappresentata, mentre nel<br />

2011 siano state eseguite soltanto<br />

alcune piccole correzioni.<br />

Altro esempio di incoerenza<br />

evolutiva, è quello evidenziato<br />

in rosso in Figura 4, dove<br />

nel comune di Pantelleria tra<br />

il 2001 e il 2011 si evidenzia<br />

come il restringimento della<br />

sezione 11 è coerente con la situazione<br />

reale.<br />

Le porzioni in rosso diventano<br />

case sparse e dovrebbero essere<br />

assegnate alla limitrofa sezione.<br />

I settori di colore grigio devono<br />

essere eliminati poiché inesistenti.<br />

La sezione ridisegnata al<br />

2001 con le informazioni ottenute<br />

dal confronto col 2011,<br />

appare dunque più coerente<br />

con la realtà dell’epoca.<br />

Misurare l’aumento della risoluzione,<br />

alcuni indicatori di<br />

sintesi<br />

Per comprendere come si possa<br />

evincere dall’aumento della risoluzione<br />

un potenziale errore<br />

1991<br />

2001<br />

tipo loc 0 1 2 3 4 totale kmq<br />

0 1,74 40,54 1,34 60,18 103,80<br />

1 26,87 13.150,12 43,88 2.155,64 15.376,51<br />

2 1,17 109,14 808,91 538,47 1.457,69<br />

3 4 71,10 3.026,11 654,62 281.491,92 285.243,75<br />

totale kmq 100,87 16.325,92 1.508,74 284.246,21 302.181,75<br />

Tab. 5 - Matrice di transizione delle tipologie di località tra la base censuaria del 1991 e quella del 2001<br />

(Fonte: Elaborazione su dati Istat) .<br />

91 - 01 01 - 11 91 - 11<br />

confronto<br />

globale 0,973% 0,311% 0,89%<br />

incoerenza<br />

urbano 14% 4% 13%<br />

Tab. 6 - Matrici di transizioni valutazione delle aree di incongruenza (Fonte: Elaborazione<br />

su dati Istat).<br />

di valutazione, si consideri il<br />

rapporto tra le superfici individuate<br />

in un Censimento e il<br />

confronto evolutivo con il successivo,<br />

così come esposte nella<br />

Tabella 6. L’indicatore globale<br />

misura il rapporto tra l’area<br />

incongruente (rossa) e il totale<br />

della superficie dell’ipercubo di<br />

riferimento. Complessivamente,<br />

quasi l’1% della superficie della<br />

prima transizione considerata<br />

necessita di essere corretto.<br />

L’esiguità di questo dato è il segnale<br />

evidente del buon lavoro<br />

che l’Istat ha eseguito in questi<br />

anni, ma per verificare come<br />

siano stati migliorati i confini<br />

delle centri urbani che vengono<br />

considerate dal punto di vista<br />

statistico computazionale, occorre<br />

soffermarsi sul secondo<br />

dato che considera il rapporto<br />

tra l’area di incongruenza evolutiva<br />

ad ogni passaggio e il totale<br />

della sola superficie delle località<br />

di Centro abitato. Il dato<br />

diviene interessante mostrando<br />

come le incongruenze evolutive<br />

diminuiscano dal 14% al 4%.<br />

Si parla spesso di miglioramenti<br />

di scala geografica, ma difficilmente<br />

se ne possono misurare<br />

gli effetti: la sensibile riduzione<br />

di queste anomalie è indice di<br />

un miglioramento nel processo<br />

di rilevazione da parte del<br />

competente ufficio delle Basi<br />

Territoriali.<br />

Evoluzione urbana (Giovanni<br />

Lombardo)<br />

Dall’ipercubo è possibile ottenere<br />

alcuni indicatori di variazione<br />

territoriale, molto utili<br />

per sintetizzare i processi intercorsi;<br />

in particolare si prendono<br />

in considerazione i tre seguenti<br />

rapporti:<br />

Fig. 3 - Comune di Fiumicino: confronto tra le sezioni di Censimento 1991 e quelle del 2001 e tra<br />

le sezioni di Censimento 2001 e quelle del 2011 (Fonte : Istat, Portale Cartografico Nazionale).<br />

4Tasso di immutabilità, uguale<br />

al rapporto tra il totale della<br />

10 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


FOCUS<br />

superficie della diagonale<br />

della matrice e il totale della<br />

superficie Nazionale di riferimento.<br />

4Tasso di espansione urbana,<br />

uguale al rapporto tra l’incremento<br />

di superficie urbana<br />

tra i due periodi.<br />

4Tasso di evoluzione complessivo,<br />

uguale al rapporto tra il<br />

totale della superficie sotto<br />

la diagonale e il totale della<br />

superficie considerata.<br />

Dall’analisi di questi tre indicatori<br />

si deduce come i dati<br />

riportati nelle diverse tabelle<br />

rappresentino un processo di<br />

saturazione. In effetti, il tasso<br />

di immutabilità, nel 2011<br />

raggiunge il 99,38% rispetto<br />

al 2001, e complessivamente,<br />

rispetto al 1991 il 98,28%, a<br />

testimonianza di un processo di<br />

espansione urbana ancora esistente.<br />

La crescita urbana intercorsa<br />

nel periodo 1991-2011 è<br />

pari al 37,56%, ma è fortemente<br />

rallentata nell’ultimo decennio,<br />

portandosi al 23,77%.<br />

Nonostante questi grossi incrementi<br />

di superficie urbana,<br />

il mutamento complessivo si<br />

attesta nell’ordine di grandezza<br />

dell’1,76% tra il 1991 e il<br />

1991<br />

tipo loc 2001<br />

1 2 3-4<br />

totale kmq<br />

1 13190,66544 13190,66544<br />

2 109,1421081 854,1241302 963,2662383<br />

3-4 3026,113805 654,6204232 284246,2111 287926,9453<br />

totale kmq 16325,92135 1508,744553 284246,2111 302080,877<br />

Tab. 7 - Matrice di transizione della superficie delle tipologie di località tra il 1991 e il 2001 per Kmq<br />

(Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />

tipo loc 2011<br />

1 2 3 4<br />

totale kmq<br />

1 16325,92135 16325,92135<br />

2 58,48770452 1450,256849 1508,744553<br />

3 72,60011817 19,68349441 655,4203061 747,7039186<br />

4 1125,804114 301,7041716 288,7234912 281782,2754 283498,5072<br />

totale kmq 17582,81329 1771,644515 944,1437973 281782,2754 302080,877<br />

2001<br />

tipo loc 2011<br />

1 2 3 -4 totale kmq<br />

1 11867,97121 0 0 11867,97121<br />

2 101,6416267 781,813523 0 883,4551498<br />

3 4356,308517 726,9310304 284246,2111 289329,4507<br />

totale kmq 16.325,92 1.508,74 284.246,21 302080,877<br />

2011, scendendo progressivamente<br />

dall’1,25% del periodo<br />

1991-2001 allo 06,1% del periodo<br />

2001-2011.<br />

Fig. 4 - Comune di Pantelleria, evoluzione della sezione 11 (Fonte : Istat, Portale Cartografico<br />

Nazionale).<br />

1991<br />

Tab. 8 - Matrice di transizione della superficie delle tipologie di località tra il 2001 e il 2011 per Kmq<br />

(Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />

Tab. 9 - Matrice di transizione della superficie delle tipologie di località tra il 1991 e il 2011 per Kmq<br />

(Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />

Percezione dell’evoluzione<br />

paesaggistica: l’andamento<br />

della densità di popolazione<br />

(Marco Ciccacci)<br />

Osservando il dato della sola<br />

superficie, non si può esprimere<br />

un giudizio critico nei confronti<br />

della sostenibilità di questo<br />

processo evolutivo. Infatti, per<br />

quanto possa sembrare infinitesimale<br />

occorre verificare se ne<br />

esiste la necessità.<br />

In altri termini la popolazione<br />

è effettivamente aumentata? Per<br />

comprendere questa dinamica<br />

occorre guardare all’evoluzione<br />

dell’indicatore di sintesi fornito<br />

dalla densità di popolazione che<br />

è ritenuto da parte degli autori,<br />

seppur con alcune distinzioni,<br />

uno dei più noti indicatori del<br />

paesaggio. La maggior parte<br />

della letteratura inerente al tema<br />

ha sviluppato considerazioni e<br />

metodologie di calcolo che ne<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 11


FOCUS<br />

1991 2001 2011<br />

località<br />

di centro 4,367% 5,404% 5,821%<br />

altro 95,633% 94,596% 94,179%<br />

Italia 100,000% 100,000% 100,000%<br />

Tab. 10 - Evoluzione delle quote di località di centro urbano ai diversi<br />

censimenti (Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />

variazioni assolute densità di popolazione<br />

1991 -2001 2001 - 2011 1991 -2011<br />

località di<br />

centro - 722 - 102 -823<br />

altro - 1 1 -<br />

Tab. 13 - Variazione assoluta della densità di popolazione (Fonte: Elaborazione<br />

su dati Istat).<br />

1991 2001 2011<br />

località<br />

di centro 90,565% 90,987% 90,976%<br />

altro 9,435% 9,013% 9,024%<br />

Italia 100,000% 100,000% 100,000%<br />

Tab. 11 - Evoluzione della distribuzione della popolazione ai diversi censimenti.<br />

(Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />

1991 2001 2011<br />

località<br />

di centro 3.898,26 3.176,48 3.074,85<br />

altro 18,54 17,98 18,85<br />

Italia 187,95 188,68 196,73<br />

Tab. 12 - Evoluzione della densità di popolazione per kmq ai diversi censimenti<br />

(Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />

aumentano l’aderenza alla realtà (Abbate C. &<br />

Salvucci, 2011). Sulla base delle considerazioni<br />

precedenti, per ogni sezione viene calcolata la<br />

densità di popolazione per superficie corretta<br />

attribuendo nuovamente, in tale maniera, la<br />

popolazione ai singoli poligoni ottenuti dall’intersezione<br />

degli shapes corrispondenti alle tre<br />

diverse epoche. Il presupposto, è che la densità<br />

di popolazione possa essere interpretata come la<br />

probabilità della presenza di popolazione residente<br />

poiché l’appartenenza al range dei valori medi<br />

indica il valore atteso per quell’area.<br />

Il processo evolutivo vede un incremento della<br />

superficie urbana che si va ad attestare intorno<br />

al 5,8% della superficie nazionale, individuando<br />

una grossa concentrazione spaziale della popolazione<br />

Tabella 10.<br />

Tale concentrazione è sostanzialmente stabile, infatti<br />

fin dal 1991 più del 90% della popolazione<br />

italiana vive in località di centro abitato.<br />

Tuttavia se la popolazione aumenta nel tempo la<br />

superficie che va ad occupare è sempre maggiore,<br />

infatti la densità di popolazione dei centri urbani<br />

va diminuendo per kmq ai diversi censimenti<br />

(Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />

Conclusioni<br />

I risultati raggiunti evidenziano come esista un<br />

processo di saturazione del consumo di suolo,<br />

come mostrano i tassi.<br />

Parallelamente, non può essere disconosciuto il<br />

processo di transizione demografica, consistente<br />

in un progressivo invecchiamento della popolazione<br />

e di conseguenza una diminuzione del suo<br />

ammontare complessivo. Tali premesse, renderebbero<br />

inutile un ulteriore consumo di suolo,<br />

ma i dati evidenziano come a livello locale alcuni<br />

Comuni si vadano spopolando a favore di altri<br />

agglomerati urbani. Inoltre, i risultati raggiunti<br />

evidenziano come il consumo di suolo in favore<br />

dell’urbanizzato raggiunga percentuali<br />

maggiori rispetto alla crescita della popolazione.<br />

Nell’ultima tabella emerge come in media, su<br />

scala nazionale, si verifichi una variazione assoluta<br />

di popolazione per Kmq, a testimoniare una<br />

maggiore dispersione di popolazione nelle città e<br />

uno spreco di risorse naturali che potrebbe essere<br />

evitato grazie ad una migliore gestione del patrimonio<br />

immobiliare esistente, con l’aumento della<br />

mobilità pubblica tra centro e periferia. Peraltro,<br />

non sarebbe da escludere una rivisitazione della<br />

normativa sulla conservazione del patrimonio<br />

edilizio, che favorisca il processo di demolizione<br />

dell’edificato esistente per una sua ricostruzione.<br />

Tenendo in considerazione l’elevata età media<br />

degli edifici italiani, con la conseguente obsolescenza<br />

del materiale delle strutture portanti,<br />

potrebbe essere opportuno sostituire tali edifici,<br />

particolarmente vulnerabili, con nuove strutture<br />

dal volume maggiore ma con migliori standard<br />

costruttivi. Sarebbe opportuno favorire, entro<br />

limiti razionali, l’edilizia verticale della città, per<br />

contenere il consumo di suolo urbano.<br />

Il lavoro sviluppato è un primo approccio per<br />

successive elaborazioni, le quali avranno il compito<br />

di mettere in relazione gli sviluppi demografici<br />

con le variazioni territoriali.<br />

12 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


FOCUS<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Abbate C., & Salvucci, G. “Population density in a city”. Spatial2<br />

Conference: Spatial Data Methods for Environmental and Ecological<br />

Processes. Foggia (IT), 1-2 September 2011. on line., 2011.<br />

Cruciani, S. “Le basi territoriali. Concetti, definizioni, prodotti<br />

per i censimenti, oltre i censimenti”. L’informazione statistica<br />

per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni. Istat.,<br />

2010. Retrieved from http://www.istat.it/it/archivio/9986<br />

Istat. (a). “http://basiterritoriali.istat.it”., 2009. Retrieved from<br />

http://basiterritoriali.istat.it<br />

Istat. (b). Navigando tra le fonti demografiche e sociali. (Istat,<br />

Ed.)., 2009.<br />

López, E., Bocco, G., Mendoza, M., & Duhau, E. “Predicting<br />

land-cover and land-use change in the urban fringe”. Landscape<br />

and Urban Planning, 55(4), 271–285., 2001. doi:10.1016/S0169-<br />

2046(01)00160-8<br />

Minca, C. Introduzione alla geografia postmoderna. CEDAM.,<br />

2001.<br />

ABSTRACT<br />

In the hypothesis of wanting to economize the consumption of land, applying<br />

to this aim a reasoning based on the exhaustibility of this resource,<br />

it is appropriate that it increases the intensity of use within the limits of the<br />

achievement of carrying capabilities (load capacity), which the portion of<br />

territory can support. The informative heritage offered by Istat is certainly<br />

valuable, as in the division of the territory into sections of Census is able<br />

to show changes in land use nationally. In fact, the allocation of variables<br />

detected in the various censuses, in reference to the minimum territorial<br />

unit, are able to qualify with measurable data concepts of urban areas rather<br />

than industrial or rural. In this respect, ISTAT classifies Census sections<br />

in four types which can be considered a great many broad categories<br />

of land use. In particular, this study proposes an analysis of the changes<br />

shown by the location of the town, which corresponds a higher population<br />

density. The methodology used by ISTAT for the demarcation of the<br />

resort towns starts from the observation of aerial photos, identifying areas<br />

containing buildings which are separated by a distance not exceeding 70<br />

meters. Among the different types of evolution that occurred in residential<br />

areas, some are attributable exclusively to the improvement of the resolution<br />

of the material, so will be assessed properly the "convoluted" from the<br />

center of town to the other "lower-ranking". By overlapping sections used<br />

in censuses from 1991 to 2011, we obtain the expansion of urban previous<br />

polygons, which are attributed to the socio-demographic characteristics<br />

found in this survey. This procedure must be carefully evaluated before<br />

making the various comparisons, in order to avoid possible errors. In this<br />

preliminary study, we present some rough calculations, and critical cases<br />

that are going to develop in later works.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Sezioni di Censimento; cambiamenti uso del suolo; densità di popolazione.<br />

AUTORE<br />

Marco Ciccacci<br />

ciccacci@istat.it<br />

Giovanni Lombardo<br />

lombardo@istat.it<br />

Alberto Sabbi<br />

sabbi@istat.it<br />

Gianluigi Salvucci<br />

salvucci@istat.it<br />

ISTAT – Istituto Nazionale di Statistica<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 13


REPORT<br />

Un Gis per la conservazione e la<br />

valorizzazione della via Annia - Popilia<br />

Francesca Ansioso, Serena Artese, Floriana Magarò, Angela Miceli, Chiara Miceli, Paolo Talarico, Assunta<br />

Venneri, Giuseppe Zagari, Raffaele Zinno.<br />

Fig. 1 - Ponte di Annibale e tracciato della Via Annia.<br />

Nel presente lavoro è descritta una<br />

metodologia per implementare un GIS<br />

finalizzato alla tutela di manufatti che<br />

si trovano lungo il tracciato della via<br />

Annia, meglio conosciuta come l’antica<br />

via romana Popilia. La ricerca dello<br />

SmartLab vuole contribuire allo sviluppo<br />

di un processo metodologico che<br />

abbia per finalità la conservazione e la<br />

valorizzazione di beni culturali.<br />

Mantenere un dibattito<br />

vivo e reattivo<br />

sulla questione del<br />

patrimonio storico-artistico<br />

italiano risulta di fondamentale<br />

importanza per la valorizzazione<br />

dei beni culturali.<br />

Progressivamente, si sta prendendo<br />

coscienza che tutto il<br />

nostro costruito non deve essere<br />

visto come un impegno che<br />

porta solo costi di manutenzione,<br />

bensì come una risorsa e<br />

come tale debba essere preservato.<br />

Uno strumento imprescindibile<br />

per la tutela del patrimonio<br />

storico delle nostre città, motore<br />

di un modello condiviso di<br />

sviluppo economico e sociale,<br />

risulta essere la catalogazione.<br />

La conservazione passa, prima<br />

di tutto, dalla conoscenza e,<br />

partendo dal presupposto che<br />

non si può tutelare ciò che non<br />

si conosce, la sperimentazione<br />

del GIS fornisce un valido supporto<br />

per le sue caratteristiche<br />

intrinseche di interattività e<br />

dinamicità. Tra le sue peculiarità,<br />

la possibilità di adattarsi al<br />

variegato panorama di fabbriche<br />

storiche a nostra disposizione. Il<br />

lavoro svolto riguarda lo studio<br />

della via Appia ed in particolar<br />

modo il “Ponte di Annibale”<br />

(Fig. 1). Su scala territoriale, si<br />

prevede l’implementazione<br />

di strati con informazioni<br />

riguardanti caratteristiche<br />

geotecniche, idro-geologiche,<br />

strutturali, urbanistiche e storico-artistiche.<br />

A livello del<br />

singolo bene, l’inserimento dei<br />

dati è ottenuto da un’attività<br />

di rilievo e schedatura su campo<br />

concernente la rilevanza<br />

storico-artistica, l’ubicazione<br />

e gli aspetti strutturali. Per<br />

ogni manufatto sarà possibile,<br />

inoltre, mettere a punto una<br />

scheda di monitoraggio, con<br />

l’indicazione dello stato dell’arte<br />

e dei punti di criticità da tenere<br />

sotto controllo, delle indagini<br />

da effettuare periodicamente e<br />

degli interventi necessari ai fini<br />

della messa in sicurezza e della<br />

ripresa strutturale. I dati sullo<br />

stato di manutenzione saranno,<br />

inoltre, utili per futuri progetti<br />

di restauro e conservazione. Il<br />

progetto pilota riguarda il caso<br />

studio del Ponte Sant’Angelo,<br />

noto come “Ponte di Annibale”<br />

(ponte romano del II secolo<br />

a.C.), ed ubicato tra i comuni<br />

di Altilia e di Scigliano, in provincia<br />

di Cosenza. Il GIS potrà<br />

essere utilizzato come sussidio<br />

per la realizzazione di attività a<br />

scopo turistico (guide, itinerari,<br />

cantieri scuola, laboratori didattici,<br />

geosito, ecc.).<br />

Inquadramento<br />

storico-topografico<br />

Il progetto della via Regio-<br />

Capuam nasce nel II secolo<br />

a.C., al fine di collegare in<br />

modo diretto Roma e i maggiori<br />

centri della Lucania e dei<br />

Bruttii. La Capua-Rhegium,<br />

detta anche via Popilia e via<br />

Annia, era una strada romana<br />

lunga circa 500 km che collegava<br />

Capua a Reggio Calabria.<br />

Si staccava dalla via Appia<br />

all’altezza di Capua e proseguiva<br />

verso Salerno, lungo la costa tirrenica.<br />

Dopo aver attraversato<br />

Cosenza, continuava verso Vibo<br />

Valentia, passando nella valle<br />

del Savuto. Per quanto riguarda<br />

l’etimologia, si fa risalire la<br />

costruzione al console Publio<br />

Popilio Lenate (131 a.C.) in<br />

base al Lapis Pollae, una lastra<br />

di marmo recante un’iscrizione<br />

relativa alla via, ai suoi ponti e<br />

alle sue pietre miliari, di fondamentale<br />

importanza per conoscere<br />

le distanze tra una città e<br />

l’altra. L’epigrafe termina con<br />

l’elogio dell’autore “et eidem<br />

praetor in Sicilia […] forum aedisque<br />

poplicas heic fecei” (e io<br />

stesso, pretore in Sicilia […] in<br />

questo luogo eressi un foro e un<br />

14 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


REPORT<br />

tempio pubblici). Quest’ultimo<br />

dato ha fatto propendere gli<br />

studiosi, in particolare lo storico<br />

tedesco Theodor Mommsen,<br />

ad attribuire l’edificazione della<br />

via Capua-Rhegium a Publio<br />

Popilio Lenate, poiché già fondatore<br />

del Forum Popilii indicato<br />

nella Tabula Peutingeriana.<br />

In seguito al ritrovamento di un<br />

miliario presso Vibo Valentia,<br />

su cui compare il nome di “Tito<br />

Annio pretore, figlio di Tito”,<br />

alcuni studiosi, tra cui Vittorio<br />

Bracco, hanno ipotizzato che<br />

la costruzione della via fosse da<br />

ascrivere alla munificenza del<br />

console Tito Annio Lusco (153<br />

a.C.) o del console Tito Annio<br />

Rufo (131 a.C.), da cui deriverebbe<br />

la denominazione di via<br />

Annia. Il tratto calabrese della<br />

via Regio-Capuam si ritrova<br />

nella Tabula Peutigeriana, in<br />

Guido, nell’anonimo Ravennate<br />

e in due passi dell’Itinerarium<br />

Antonini. La certezza delle<br />

distanze che intercorrono tra<br />

Muranum, Cosentia e Vibona<br />

Valentia, rende più facile l’interpretazione<br />

e l’analisi dei<br />

dati presenti in due versioni<br />

dell’Itinerarium Antonini e<br />

della Tabula Peutigeriana.<br />

L’omogeneità fra le varie distanze<br />

fornite nei documenti, permette<br />

di riferirsi al medesimo<br />

tracciato viario.<br />

I punti indiscussi di riferimento<br />

che si possono utilizzare sono<br />

Summurano, Cosentia e Vibona<br />

Valentia. Le stazioni fluviali di<br />

Crater fl. , Ad Sabatum e Ad<br />

Angitulam dovrebbero designare<br />

i passaggi sui relativi fiumi.<br />

La posizione di Temsa non<br />

appare chiara, anche a causa<br />

della duplicazione presente nella<br />

Tabula: il toponimo è presente<br />

sia sulla direttrice viaria interna<br />

(a XX m.p. da Cosentia), che<br />

sulla direttrice costiera tirrenica<br />

(a XIV m.p. da Tanno Fl.), potendo<br />

raggiungere tale centro<br />

sia dall’interno che dalla costa.<br />

Il Lapis Pollae, il documento<br />

cronologicamente più vicino<br />

alla costruzione della via dopo<br />

il cippo miliario di S. Onofrio,<br />

pone la prima mansio del territorio<br />

dell’attuale Calabria in<br />

Muranum, posta a XIV-XVI<br />

m.p. da Nerulo (archeologicamente<br />

localizzato nel territorio<br />

di Castelluccio sul Lao). Un<br />

indizio per la determinazione<br />

del tracciato a Sud di Nerulo<br />

potrebbe essere il Ponte del<br />

Diavolo sul fiume Battendietro.<br />

Superato il passaggio obbligato<br />

sul valico di Campo Tenese,<br />

la via conduceva a Muranum.<br />

Successivamente il percorso diventa<br />

facilmente rintracciabile<br />

(anche grazie alla fotografia aerea<br />

e tenendo conto dei fattori<br />

orografici del territorio e della<br />

documentazione archeologica):<br />

la via doveva passare alla sinistra<br />

idrografica del fiume Coscile<br />

attraversando il ponte di località<br />

Santagada e, piegando verso<br />

Est, utilizzava il varco che si<br />

apre tra il monte Monzone a<br />

Nord e il monte S. Angelo a<br />

Sud, per superare definitivamente<br />

il Massiccio del Pollino.<br />

Nel territorio di Castrovillari,<br />

il quadro topografico così esauriente<br />

permette la completa ricostruzione<br />

della maglia stradale.<br />

Dopo località Cammarata la<br />

via si dirigeva verso Sud passando<br />

per località Fedula: tale sito,<br />

oltre all’importanza archeologica,<br />

riveste interesse topografico<br />

in quanto indica un punto<br />

sicuro della via Regio-Capuam<br />

nell’agro di San Lorenzo del<br />

Vallo compreso nel segmento<br />

Interamno-Aprasia segnato<br />

nella Tabula. La strada passava<br />

alla destra idrografica del fiume<br />

Esaro nei pressi dell’importante<br />

complesso d’età imperiale individuato<br />

in contrada Castello-<br />

Masseria Campagna, dove viene<br />

collocata la statio di Caprasia.<br />

Quest’ultimo importante nodo<br />

viario andrebbe, invece, posto<br />

a nei pressi dell’incrocio tra la<br />

via Annia e la via trasversale<br />

istmica Thurii-Cerelis, a Sudovest<br />

di Tarsia, dove esistono le<br />

tracce di un vasto insediamento<br />

tardo imperiale e i resti di un<br />

tratto di strada lastricata con<br />

direttrice Nord-Sud (conferma<br />

della localizzazione di Caprasia<br />

è data anche dal “metodo<br />

dell’uguaglianza tra le distanze”<br />

applicabile al segmento stradale<br />

Muranum-Cosentia).<br />

L’arteria romana risaliva il<br />

fiume alla sinistra idrografica<br />

con un percorso di fondovalle<br />

fino ad arrivare a Cosentia.<br />

L’asse può essere ricostruito<br />

lungo i siti romano-imperiali<br />

di Mongrassano, Cerra di<br />

Sartano, Cozzo Torre di Torano,<br />

Fig. 2 Rilievo del Ponte di Annibale con Laser Scanner e ricevitore GNSS<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 15


REPORT<br />

Fig. 3 - Nuvole di punti.<br />

Pantuoni-Tesori di Montalto.<br />

Nel tratto compreso tra le località<br />

Quattromiglia e Cosentia,<br />

le tracce del lastricato stradale<br />

rinvenute poco più a monte<br />

della confluenzafra il torrente<br />

Campagnano e il fiume Crati e<br />

in località Vaglio Lisi, consentono<br />

la ricostruzione del tracciato<br />

romano. Il percorso è ancora<br />

segnato dall’estesa area di necropoli<br />

della vecchia Stazione<br />

ferroviaria di Cosenza e dal passaggio<br />

obbligato rappresentato<br />

dai ruderi del ponte romano sul<br />

fiume Busento. Subito dopo,<br />

la strada passava da località<br />

Tenimento (che ha restituito,<br />

tra l’altro, un “lapis miliarius<br />

spezzato”), entrando a Cosentia<br />

da Ovest.<br />

L’incoerenza delle fonti itineranti<br />

e l’orografia del territorio<br />

molto accidentata, non permettono<br />

una ricostruzione adeguata<br />

del tracciato romano compreso<br />

tra la valle del Crati e la pianura<br />

lametina.<br />

Cantarelli, nella ricostruzione<br />

della via Annia, ipotizza due<br />

tracciati antichi basati sulla possibilità<br />

di attraversare il fiume<br />

Savuto: o per mezzo del cosiddetto<br />

Ponte del Diavolo o per<br />

mezzo del Ponte Fratte.<br />

La prima ipotesi prevede che<br />

a Sud di Dipignano, fino a<br />

raggiungere Malito, la via si<br />

poteva supporre come percorso<br />

di crinale lungo lo spartiacque<br />

fra il torrente Iassa ad Est e il<br />

fiume Busento ad Ovest. A Sud<br />

di Malito si attraversava l’esteso<br />

pianoro di Campi, in cui è stato<br />

individuato un lungo tratto<br />

di strada basolata che passava<br />

a guado il torrente Fiumicello<br />

(prima della bitumazione, il<br />

piano stradale compariva ben<br />

conservato e agevolmente percorribile,<br />

con una sede carrabile<br />

larga circa 2.70m). Il basolato<br />

si arrestava nei pressi di località<br />

Conicella: è ipotizzabile che<br />

il tracciato continuasse fino al<br />

ponte di Annibale, sul fiume<br />

Savuto, in corrispondenza di<br />

una mulattiera utilizzata nel<br />

recente passato per portare le<br />

mandrie a valle. Cantarelli suggerisce,<br />

comunque, una variante<br />

a detto percorso, pensando ad<br />

un tracciato più diretto e breve,<br />

verso Sud, che porta da Malito<br />

mediante una lunga mulattiera,<br />

verso il Savuto per poi raggiungere<br />

Martirano.<br />

Il secondo tracciato, Cosentia-<br />

Ponte Fratte, seguiva sommariamente<br />

la via di displuvio tra<br />

l’alto corso del fiume Crati e<br />

il torrente Arbicello, passando<br />

per Piane Crati, ad Ovest di<br />

Aprigliano e, dovrebbe corrispondere,<br />

nel territorio di<br />

Figline, all’antica strada attestata<br />

in un documento del XII<br />

secolo. Dopo aver raggiunto la<br />

quota di 790m s.l.m. nei pressi<br />

di Mangone, il tracciato cominciava<br />

a scendere nella valle<br />

Fig. 4 - Tipi di formati e di oggetti archiviabili in un Geodatabase e utilizzabili in ArcGIS.<br />

16 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


REPORT<br />

Fig. 5 - Immagine raster ( a sinistra) e i tre tipi principali di feature class archiviabili all’interno di un geodatabase (a destra).<br />

del fiume Savuto e, a Sud di<br />

Rogliano, potrebbe essere identificato<br />

come una vecchia mulattiera<br />

che arriva direttamente<br />

al fiume Fratte.<br />

Per via delle notevoli incertezze<br />

legate alla ricostruzione del tracciato<br />

viario romano in quest’area<br />

e in base alle soluzioni<br />

proposte che, dal punto di vista<br />

topografico, comportano delle<br />

sostanziali differenze, si è reso<br />

necessario l’applicazione del<br />

“metodo dell’uguaglianza delle<br />

distanze”, questa volta per il<br />

segmento Cosentia-Valentia, al<br />

fine di individuare tappe intermedie.<br />

La statio di Ad fluvium<br />

Sabatum si pone, in base ai calcoli,<br />

nelle vicinanze del centro<br />

romano di Martirano, nei pressi<br />

di località Fosso del Lupo, in<br />

un’area delimitata a Nord dal<br />

corso del fiume Savuto e a Sud<br />

dal torrente Mentaro: tale ipotesi<br />

escluderebbe, come sede<br />

della via Annia, il percorso più<br />

orientale Cosentia-ponte Fratte.<br />

Dalla statio di Ad fluvium<br />

Sabatum, seguendo una direttrice<br />

interna, la strada passava<br />

da località Cirignano e raggiungeva<br />

Martirano nei cui<br />

pressi è segnalato un tratto di<br />

strada acciottolata, di una silica<br />

medievale che potrebbe essere<br />

un rifacimento o una sistemazione<br />

di un più antico piano<br />

stradale. Dopo Martirano il<br />

tracciato antico passava ad Est<br />

di contrada Verdesca e superava<br />

il Fosso della Manca nei pressi<br />

di località Scaglione, risalendo<br />

verso S. Mazzeo. Lungo questa<br />

direttrice, a due miglia dalla<br />

tappa fluviale di Ad Sabatum,<br />

va collocata la statio indicata<br />

dalla Tabula, con il toponimo<br />

di Temsa.<br />

Superato il valico di S. Mazzeo,<br />

la strada scendeva lungo il<br />

bacino del torrente Bagni,<br />

nella pianura lamentina fino<br />

alla statio di Aque Ange che,<br />

secondo i calcoli, dovrebbe<br />

ricadere nei pressi di contrada<br />

Terravecchia. Dopo Aque Ange,<br />

che dovrebbe segnare anche i<br />

capolinea della strada costiera<br />

tirrenica descritta dalla Tabula<br />

Peutigeriana, il tracciato correva<br />

poco più a monte: a cinque miglia<br />

va collocata Ad Turres, nei<br />

pressi di località Turrazzo, alla<br />

sinistra idrografica del fiume<br />

Amato, a cui dovrebbe far capo<br />

la via istmica che proviene da<br />

Scolacium. Superata Ad Turres,<br />

la via romana, con un percorso<br />

quasi rettilineo e lungo tre<br />

miglia, si raggiunge la tappa<br />

Annicia, riportata dalla Tabula<br />

ad undici miglia da Aque Ange,<br />

concordemente individuata con<br />

la monumentale villa dotata<br />

di impianto termale scavata<br />

da Arslan in località Acconia<br />

di Curinga. I dati pertinenti al<br />

segmento stradale Cosentia-<br />

Annicia-S. Onofrio sembrano<br />

confermare tale ipotesi. Dopo<br />

Annicia la via romana seguiva<br />

un tracciato ben ricostruito<br />

da Cantarelli, coincidente per<br />

buona parte con la vecchia “via<br />

della posta”. Superata la piana<br />

di Curinga, la strada arriva<br />

alla foce del fiume Angitola e,<br />

giungendo nei pressi del monte<br />

Marello, seguiva una direttrice<br />

che percorreva i limiti dei<br />

comuni di Pizzo e Francavilla<br />

Angitola.<br />

Dal fiume Angitola a Valentia,<br />

in virtù dei successivi rinvenimenti<br />

del miliario di S.<br />

Onofrio, risulta legittimata<br />

la ricostruzione offertaci da<br />

Crispo nel 1938, trattandosi<br />

di un percorso a crinale servito<br />

dalla statio Ad Angitulam, da<br />

collocare presumibilmente tra<br />

la località Casa Tabaccaro e<br />

Fontana Mantanià e facilmente<br />

ricostruibile lungo la cosiddetta<br />

Via Grande che segna a Nord<br />

Est di S. Onofrio il limite amministrativo<br />

tra i comuni di<br />

Pizzo e Maierato e a Sud Ovest<br />

quello fra Vibo e Stefanaconi.<br />

Il miliario T. Annius, rinvenuto<br />

in località Vaccarizzu, precede<br />

di quattro miglia l’ingresso alla<br />

città di Valentia, la cui entrata<br />

si effettuava attraversando la<br />

porta orientale che si apriva nella<br />

cinta muraria greca di Vibo,<br />

raggiungendo le terme romane<br />

di S. Aloe.<br />

Il Ponte di Annibale<br />

Il ponte è un significativo esempio<br />

di architettura romana, ad<br />

unica campata di circa 22 metri<br />

di luce, è alto circa 11 metri<br />

rispetto al fondo dell’alveo e<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 17


REPORT<br />

largo circa 3,5 metri. È costituito<br />

da blocchi squadrati di<br />

calcare locale, a secco, mentre<br />

le spalle presentano un acciottolato<br />

irregolare. Le fondazioni<br />

si trovano a circa 1,50 metri<br />

sotto il greto del Savuto e sono<br />

costituite da una platea di blocchi<br />

sovrapposti, a coprire una<br />

larghezza di circa 5 metri. Il<br />

ponte ha subito un intervento<br />

di restauro negli anni Sessanta<br />

del XX secolo ad opera della<br />

Soprintendenza per i beni archeologici<br />

della Calabria, con<br />

l’ausilio del geometra Saturno<br />

Tucci, autore pure di due interessantissime<br />

pubblicazioni<br />

sul ponte e sulla sua contestualizzazione.<br />

In fase di restauro,<br />

è stata risarcita la lesione sulla<br />

spalla destra, eliminando, così,<br />

il leggendario “dispetto” di<br />

Lucifero. Per quanto riguarda<br />

le denominazioni, si riferiscono<br />

tutte a storie locali: la prima,<br />

secondo cui il condottiero cartaginese<br />

Annibale, trovandosi in<br />

loco, fece costruire il ponte per<br />

attraversare senza rischi il fiume<br />

Savuto; la seconda, di tipo<br />

religioso, vede il ponte teatro<br />

dell’annosa lotta tra sant’Angelo<br />

(nome popolare di san Michele<br />

Arcangelo) e Lucifero, responsabile,<br />

quest’ultimo, di una<br />

Fig. 6 - Schema del Geodatabase con la feature class.<br />

brutta lesione alla spalla destra<br />

del ponte. Nei pressi del ponte,<br />

tra l’altro, sorge una chiesina<br />

dedicata proprio a sant’Angelo,<br />

a testimoniare il forte impatto<br />

della leggenda sulla devozione<br />

popolare. Il ponte romano<br />

è, comunque, di datazione<br />

incerta. Cronologicamente<br />

e stilisticamente attribuibile<br />

all’età traiano-adrianea (I-II<br />

secc. d.C.) secondo l’archeologo<br />

Armando Taliano Grasso che<br />

evidenzia le similitudini con alcuni<br />

ponti di quel periodo; non<br />

è da escludere, però, che si tratti<br />

di una struttura realizzata tra II<br />

e I secolo a.C., come ritiene, tra<br />

gli altri, Edoardo Galli.<br />

Rilievo del ponte<br />

Le attività di rilievo (Fig. 2)<br />

sono state svolte mediante l’utilizzo<br />

di due tecniche: Laser<br />

scanner terrestre a tempo di<br />

volo per acquisire le caratteristiche<br />

geometriche dei manufatti<br />

e Ricevitore GNSS per la georeferenziazione.<br />

Laser Scanner a tempo di volo<br />

(TOF)<br />

È una tecnica di rilievo che<br />

consente di ottenere forma,<br />

dimensioni e posizione (modello<br />

digitale) degli oggetti,<br />

mediante la misura, in brevi<br />

intervalli di tempo, di un elevatissimo<br />

numero di punti appartenenti<br />

alla superficie degli<br />

stessi oggetti. Un laser scanner<br />

trova, utilizzando un impulso<br />

laser di breve durata, la posizione<br />

di un punto attraverso la<br />

misura di direzioni e distanza.<br />

Esso ha una parte rotante, che<br />

è uno specchio, e un distanziometro<br />

laser. Quando si accende<br />

lo strumento, lo specchio inizia<br />

a ruotare e il raggio laser viene<br />

indirizzato dallo specchio che<br />

raccoglie anche il raggio riflesso<br />

dell’oggetto. La direzione è data<br />

dalla posizione dello specchio e<br />

la distanza è ricavata attraverso<br />

il tempo di volo dell’impulso<br />

laser. Contemporaneamente<br />

vengono acquisiti gli angoli<br />

orizzontale e verticale che individuano<br />

la direzione della linea<br />

di mira.<br />

Il Laser Scanner utilizzato per<br />

rilevare l’opera è lo scanner<br />

Riegl VZ1000. Esso ha portata<br />

fino a 1400 m con una precisione<br />

di 8 mm. È dotato di<br />

Fotocamera metrica esterna,<br />

Nikon D610, ad alta definizione.<br />

Per riprendere il ponte nella sua<br />

interezza sono stati scelti cinque<br />

punti di stazione. Le scansioni<br />

effettuate hanno fornito nuvole<br />

di punti ad altissima densità<br />

(Fig. 3), che descrivono con<br />

estremo dettaglio la superficie<br />

dell’oggetto.<br />

Per il collegamento delle singole<br />

stazioni sono stati adoperati target<br />

cilindrici, ovvero dei punti<br />

comuni a diverse scansioni. Tali<br />

punti, quindi, devono essere<br />

visibili da più punti di stazione,<br />

devono essere ben riconoscibili,<br />

e servono a ricostruire l’intero<br />

oggetto. I dati ricavati dalle vari<br />

eacquisizioni sono dati grezzi<br />

che necessitano di alcune operazioni,<br />

effettuate mediante il software<br />

Riscan Pro, per ottenere<br />

la restituzione:<br />

18 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


REPORT<br />

● Sfoltimento e unione delle<br />

acquisizioni: Lo strumento<br />

rileva tutto quello che vede<br />

ma molti dei punti acquisiti<br />

sono superflui, nel nostro<br />

caso la vegetazione, e debbono<br />

essere rimossi.<br />

Il numero di punti che lo<br />

scanner e in grado di rilevare<br />

è molto elevato e non<br />

tutti i punti sono realmente<br />

necessari a rappresentare<br />

correttamente l’oggetto<br />

rilevato. Le operazioni per<br />

eliminare tali punti sono:<br />

filtraggio del rumore (filter<br />

noise) per eliminare quei<br />

punti che hanno un’alta probabilità<br />

di non appartenere<br />

alla superficie dell’oggetto;<br />

filtraggio della ridondanza<br />

(filter redoundancy): per ridurre<br />

il numero di punti che<br />

rappresentano l’immagine al<br />

numero minimo necessario;<br />

decimazione o operazione<br />

di sample per stabilire la<br />

percentuale di cui si vuole<br />

ridurre il numero di punti<br />

della shell. Si procede poi<br />

all’unione delle scansioni.<br />

● Triangolazione: Solo dopo<br />

aver effettuato lo sfoltimento<br />

si può passare alla fase di<br />

ricostruzione di superfici,<br />

tramite mesh, sulla base delle<br />

informazioni derivanti da una<br />

nuvola di punti. Una mesh è<br />

una superficie frammentata<br />

in tasselli triangolari connessi<br />

mediante i loro bordi.<br />

● Smootingh e Hole Filling: si<br />

esegue un ammorbidimento<br />

delle superfici per meglio<br />

descriverle. La costruzione<br />

di superfici smoothed si<br />

ottiene, quindi, per mezzo<br />

dell'interpolazione dei punti<br />

rilevati.<br />

● Texture Mapping: si sovrappongono<br />

le fotografie alla<br />

mesh, per cui ogni punto sarà<br />

caratterizzato, oltre che dalle sue<br />

coordinate, dal colore del pixel<br />

corrispondente.<br />

Ricevitori Satellitari GNSS<br />

Per la georeferenziazione delle<br />

varie prese è stato utilizzato un<br />

Ricevitore GNSS Leica Viva.<br />

Il termine GNSS è l’acronimo<br />

di Global Navigation Satellite<br />

System e con esso s’intende<br />

identificare sistemi che utilizzano<br />

costellazioni di satelliti<br />

artificiali, concepiti per ottenere<br />

il posizionamento e la navigazione<br />

su un qualunque punto<br />

della superficie terrestre o in<br />

prossimità della stessa (copertura<br />

globale), usando segnali radio<br />

emessi dagli stessi satelliti.<br />

Mediante l’attività di rilievo<br />

si sono ricavate informazioni<br />

inerenti alla localizzazione geografica.<br />

Per ottenere informazioni riguardanti<br />

le proprietà dei materiali<br />

di costruzione e di finitura<br />

e lo stato di conservazione del<br />

ponte, l’attività di rilievo è stata<br />

integrata con documentazione<br />

fotografica. Tramite reverse<br />

engineering si realizza un modello<br />

3D, il quanto più fedele<br />

alla nuvola di punti, che servirà<br />

per effettuare analisi di tipo<br />

strutturali, viste (a monitor ed<br />

a stampa); viste a 360°, filmati<br />

virtuali mono e 3d; maquettes<br />

e modelli attraverso l’utilizzo<br />

della stereolitografia (stampanti<br />

3D).<br />

Sarà possibile, inoltre, mettere<br />

a punto una scheda di monitoraggio,<br />

con l’indicazione dei<br />

punti di criticità da tenere sotto<br />

controllo, delle indagini da effettuare<br />

periodicamente e degli<br />

interventi necessari ai fini della<br />

messa in sicurezza e della ripresa<br />

strutturale. I dati sullo stato di<br />

manutenzione saranno, inoltre,<br />

utili per progetti di restauro.<br />

Geodatabase<br />

Un sistema informativo geografico<br />

o GIS (dall’inglese<br />

Geographical Information<br />

System) è l’integrazione di sei<br />

componenti di base (utenti,<br />

dati, hardware, software, procedure<br />

e reti) che permettono nel<br />

loro insieme di catturare, archiviare,<br />

interrogare, analizzare, visualizzare<br />

e restituire l’informazione<br />

geografica (ESRI, 2006a).<br />

I dati geografici vengono comunemente<br />

archiviati in un GIS<br />

sotto forma di livelli informativi<br />

(in inglese layer) contenenti<br />

ciascuno uno specifico tipo di<br />

informazione geografica.<br />

ArcGIS, prodotto software<br />

sviluppato dalla ESRI, è un software<br />

GIS che offre la possibilità<br />

di archiviare dati geografici<br />

e altri tipi di oggetti all’interno<br />

di database relazionali chiamati<br />

geodatabase, contenitori forniti<br />

di funzionalità specifiche per<br />

la gestione e il mantenimento<br />

dell’integrità dei dati. Una delle<br />

caratteristiche principali di questo<br />

software è l’abilità di accedere<br />

a dati archiviati in numerosi<br />

formati (Fig. 4) e provenienti da<br />

più fonti, quali differenti tipi di<br />

database, dati archiviati in file<br />

su disco e servizi GIS su Web.<br />

L’applicazione fornisce inoltre<br />

gli strumenti per la conversione<br />

dei dati tra i diversi formati<br />

supportati.<br />

Il geodatabase è la struttura di<br />

archiviazione di ArcGIS ed è il<br />

formato nativo di dati utilizzato<br />

per l’editing, la memorizzazione<br />

e la gestione delle informazioni<br />

geografiche. Un geodatabase<br />

è una collezione di insiemi di<br />

oggetti geografici e di altro tipo<br />

contenuta nella stessa cartella su<br />

disco (file geodatabase), o in un<br />

database Microsoft Access (personal<br />

geodatabase) o in database<br />

relazionale multiutente quale<br />

Oracle, Microsoft SQL Serve,<br />

IBM DB o Informix (enterprise<br />

geodatabase).<br />

Il geodatabase può avere dimensioni<br />

variabili dai piccoli file<br />

di alcuni Megabyte utilizzabili<br />

da un singolo utente, fino ai<br />

grandi sistemi aziendali di vari<br />

Terabyte cui possono avere ac-<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 19


REPORT<br />

cesso contemporaneamente più<br />

utenti. Essendo operativo su<br />

sistemi DBMS risponde a tutta<br />

la serie di funzioni e di istruzioni<br />

SQL (Structured o Standard<br />

Query Language) tipiche di tali<br />

sistemi. Per il lavoro qui presentato<br />

è stato scelto come formato<br />

di archiviazione il personal geodatabase.<br />

Organizzazione dei dati<br />

del geodatabase<br />

Il geodatabase è un contenitore<br />

di oggetti di vario tipo, tra<br />

i quali quelli che rivestono la<br />

maggiore importanza dal punto<br />

di vista geografico sono le feature<br />

class e i raster e le relative<br />

tabelle associate:<br />

● Feature class: livello informativo<br />

contenente collezioni<br />

ordinate di oggetti (elementi)<br />

geografici vettoriali aventi la<br />

stessa rappresentazione spaziale<br />

(punti, linee o poligoni)<br />

e gli stessi attributi descrittivi.<br />

I tre tipi di feature class<br />

più comunemente utilizzati<br />

nel geodatabase contengono<br />

punti, o linee o poligoni (Fig.<br />

5). Un altro tipo particolare<br />

di feature class sono le annotazioni<br />

(termine utilizzato<br />

nel geodatabase per il testo<br />

georeferenziato).<br />

● Raster: modello di dati<br />

spaziali che rappresenta un<br />

oggetto o un fenomeno attraverso<br />

una matrice di celle<br />

uguali di forma quadrata,<br />

ordinate in righe e colonne.<br />

Ogni cella è identificata con<br />

un valore di un attributo<br />

quantitativo o qualitativo<br />

e dalle coordinate della posizione.<br />

Un’immagine da<br />

satellite, un modello digitale<br />

del terreno o il prodotto di<br />

una scansione sono un tipico<br />

esempio di dato raster (Fig.<br />

5). Tabelle: in un database relazionale<br />

rappresentano dati<br />

organizzati orizzontalmente<br />

in righe e verticalmente in<br />

colonne o campi. Una tabella<br />

ha un numero definito di<br />

colonne, ma può avere un<br />

qualsiasi numero di righe. Le<br />

tabelle associate alle feature<br />

class o ai raster contengono le<br />

informazioni descrittive degli<br />

oggetti geografici e sono dette<br />

tabelle degli attributi.<br />

Il primo passo nella costruzione<br />

di un GIS è la raccolta dei dati<br />

geografici e la loro archiviazione<br />

nel geodatabase nel formato più<br />

idoneo al tipo di dato raccolto.<br />

È inoltre possibile aggiungere<br />

al geodatabase funzionalità<br />

avanzate come la topologia, le<br />

relazioni tra le tabelle, le reti,<br />

i sottotipi e i domini. Queste<br />

funzionalità, insieme alle definizioni<br />

delle feature class e<br />

delle tabelle, rappresentano lo<br />

schema del geodatabase (Fig. 6)<br />

e sono fondamentali nelle applicazioni<br />

GIS perché permettono<br />

il mantenimento dell’integrità<br />

dei dati e delle relazioni spaziali<br />

tra gli oggetti archiviati nel geodatabase<br />

(per esempio, ogni riga<br />

ha sempre le stesse colonne e un<br />

dominio di valori indica i valori<br />

validi o gli intervalli di valori<br />

validi per una colonna).<br />

Schema del Geodatabase<br />

Il geodatabase è implementato<br />

utilizzando un’architettura a più<br />

livelli: archiviazione e applicazione.<br />

Gli aspetti riguardanti<br />

il livello di archiviazione (memorizzazione,<br />

definizione dei<br />

tipi di attributo, elaborazione<br />

delle interrogazioni processi di<br />

transazione tra più utenti) sono<br />

delegati ai DBMS, mentre il<br />

compito di costruire lo schema<br />

specifico del DBMS (definizione,<br />

regole di integrità dei dati,<br />

comportamento degli oggetti<br />

geografici) e le funzioni di elaborazione<br />

dell’informazione<br />

sono mantenute nell’applicazione<br />

e nel dominio del software<br />

(ArcGIS). In dettaglio, questo<br />

livello applicativo comprende<br />

le proprietà per le feature class,<br />

le regole topologiche, le reti, i<br />

cataloghi raster, le relazioni, i<br />

domini, ecc. Tutte le applicazioni<br />

di ArcGIS interagiscono<br />

con questo modello generico di<br />

oggetti GIS per i geodatabase<br />

e non con le istanze SQL del<br />

DBMS (Database Management<br />

System). I componenti software<br />

del geodatabase implementano<br />

il comportamento e le regole di<br />

integrità implicite nel modello<br />

generico e traducono le richieste<br />

di dati nell’appropriato disegno<br />

fisico del geodatabase.<br />

Conclusioni<br />

L’articolo descrive una metodologia<br />

per la realizzazione di un<br />

sistema informativo, che può<br />

essere di supporto alle Pubbliche<br />

amministrazioni, per ottenere un<br />

archivio delle opere con rilevanza<br />

storico-artistica che insistono<br />

sul tracciato della Via Appia e<br />

non solo.<br />

Per la messa a punto di questo<br />

GIS, sono necessarie campagne<br />

di rilievo di dati geometrici e<br />

fisici, che consentano di caratterizzare<br />

le singole infrastrutture<br />

ed il loro contesto territoriale. I<br />

dati così ottenuti, uniti a quelli<br />

disponibili nei DBT esistenti,<br />

saranno utilizzati con un algoritmo<br />

i cui parametri devono essere<br />

opportunamente testati.<br />

A titolo esempio è stato scelto il<br />

“Ponte di Annibale”, sul quale<br />

sono state eseguite indagini i cui<br />

risultati sono stati riportati. Per<br />

quanto riguarda i futuri sviluppi,<br />

si prevede di eseguire ulteriori<br />

indagini con altre tecniche quali<br />

il Georadar per indagare gli strati<br />

delle murature. Sarà possibile,<br />

così, ottenere un modello tridimensionale<br />

geometrico e fisico<br />

che consentirà la simulazione<br />

del comportamento sismico del<br />

bene considerato.<br />

20 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


REPORT<br />

Inoltre, l’utilizzo del<br />

GIS per futuri casistudio,<br />

permetterà:<br />

● lo scambio e la condivisione<br />

completa o<br />

parziale degli schemi<br />

dei geodatabase tra gli<br />

utenti di ArcGIS<br />

● lo scambio di dataset<br />

senza perdita di dati<br />

● lo scambio di elementi<br />

geografici semplici,<br />

simile alla scambio di<br />

shapefile<br />

● lo scambio dei soli<br />

record aggiornati<br />

(delta) usando i flussi<br />

XML per trasferire<br />

gli aggiornamenti<br />

e le modifiche tra i<br />

geodatabase e le altre<br />

applicazioni.<br />

I dati contenuti nel<br />

database devono essere<br />

trasferiti all’interno del<br />

geodatabase in modo da<br />

poter essere analizzati<br />

con strumenti GIS per<br />

lo sviluppo di scenari e<br />

per il calcolo del rischio<br />

a essi collegato.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Altomare C., Artese S., Zinno R., 2013, A GIS for the protection of cultural heritage – Atti IV Conference “Diagnosis, Conservation and<br />

Valorization of Cultural Heritage”, 12-13 Dicembre 2013 Napoli – pp. 221-221 ISBN 978-88-908168-0-2<br />

Bracco V., 1965-96, “Il luogo di Forum Annii”, in «Archivio storico per la Calabria e la Lucania», XXXIV<br />

Calomino F., 2012, “Il ponte romano sul fiume Savuto”, in «Atti del quarto convegno nazionale di Storia dell’ingegneria», tomo primo, a<br />

cura di S. D’Agostino, Napoli<br />

Cantarelli F., 1980, “La via Regio-Capuam: problemi storici e topografici”, in «L’Universo»<br />

Chías, P., Abad, T., Echeverría, E., Da Casa, F., & Celis, F., 2006, “A GIS in Cultural Heritage based upon multiformat databases and<br />

hypermedial personalized queries”. ISPRS Archives, 36(5), 222-226.<br />

De Sensi Sestito G., 1999, “Tra l’Amato e il Savuto: storia, culture, territori. Studi sul lametino antico e tardo antico”, Soveria Mannelli<br />

ESRI (2004). XML Schema ofthe Geodatabase. ESRI, ArcGIS SDK Technical Documents, http://edndoc.esri.com/arcobjects/9.1/<br />

ArcGISDevHelp/TechnicalDocuments/Geodatabase/XML_Schema/X MLSchema.htm<br />

ESRI (2006a). What is ArcGIS 9.2. ESRI Press, Redlands, 1 26 pp. ESRI (2006b). Elements ofthe Geodatabase. ESRI, http://www.esri.<br />

com/software/arcgis/geodatabase/about/elements.htm<br />

Galli E., 1906, “Intorno ad un ponte della via Popilia sul fiume Savuto”, in «Archivio storico per la Sicilia orientale», III<br />

Galliazzo V., 1995, “I ponti romani. Catalogo generale”, Treviso<br />

Givigliano P., 1994, “Percorsi e strade”, in «Storia della Calabria antica», vol. 2, a cura di S. Settis, Roma<br />

Rubino g. E. – Teti M. A., 1997, “Cosenza”, Roma<br />

Saygi, G., Agugiaro, G., Hamamcıoğlu-Turan, M., Remondino, F., 2013, “Evaluation of GIS and BIM roles for the information<br />

management of historical buildings”, XXIV International CIPA Symposium.<br />

Taliano Grasso A., 1995, “Considerazioni topografiche sulla via Annia tra Muranum e Valentia”, in Opere di assetto territoriale ed urbano»,<br />

a cura di L. Quilici e S. Quilici Gigli, Roma<br />

Tucci S., 1991, “Storia del ponte romano sul fiume Savuto”, Soveria Mannelli<br />

Tucci S., 1998, “Storia, leggenda e realtà lungo il corso del fiume Savuto”, Cosenza<br />

PAROLE CHIAVE<br />

GIS; ArcGIS; Geodatabase; conservazione, valorizzazione;<br />

ABSTRACT<br />

This paper describes a methodology for implementing a GIS for the protection of artifacts, which also have historical-artistic significance,<br />

located along the route of Via Annia, better known as the ancient Roman road of Via Popilia.<br />

The aim of the work-group's research is to contribute to the development of a methodological process, with a view to the conservation and<br />

enhancement of Cultural Heritage.<br />

On a territorial scale, layer implementation will include information on geotechnical, hydro-geological, structural, urban and historical-artistic<br />

features.<br />

At the level of the single artifact, data entry is obtained through field work information gathering concerning historical and artistic relevance,<br />

location and structural aspects, and, furthermore, to develop a monitoring card, with an indication of the state of the art and critical points to<br />

be kept under control. Investigations are also to be carried out periodically with a view to necessary interventions for purposes of safety and<br />

structural recovery.<br />

Maintenance data will also be useful for future restoration and conservation projects. The pilot project concerns the case study of Ponte<br />

Sant'Angelo, known as the "Hannibal Bridge" (a Roman bridge from the 2nd century B.C.) and located between the municipalities of Altilia<br />

and Scigliano, in the province of Cosenza. The GIS can be used as an aid for the realization of tourism/related activities (guides, itineraries,<br />

on-site training, educational workshops, sites of special scientific interest, etc.).<br />

AUTORE<br />

Francesca Ansioso, Serena Artese, Floriana Magarò, Angela Miceli,<br />

Chiara Miceli, Paolo Talarico, Assunta Venneri, Giuseppe Zagari, Raffaele Zinno<br />

floriana.magaro@unical.it<br />

SmartLab – D.I.M.E.S. (Dipartimento di Ingegneria Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistica)<br />

– Università della Calabria Via P. Bucci cubo 39/C, 87036 Rende, Italy<br />

Via Indipendenza, 106<br />

46028 Sermide - Mantova - Italy<br />

Phone +39.0386.62628<br />

info@geogra.it<br />

www.geogra.it<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 21


REPORT<br />

Il fascino discreto delle mappe in<br />

letteratura: da Shakespeare a Ortelius<br />

di Massimo Pasqualin<br />

Quando i capolavori letterari inducono<br />

a scoprire il valore della cartografia<br />

Fig. 1 - Aristofane, Le nebule. Tradutt(a) di<br />

greco in lingua commune d'Italia, per Bartolomio<br />

& Pietro Rositini de Prat'Alboino. In<br />

Venegia: Vicenzo Vaugris, 1545, la pagina 33<br />

[9, in PD-Scan], in wikipedia, voce "Le nuvole<br />

(Aristofane)", URL consultato il 28 febbraio<br />

2016. Qui il termine "la pianta" o "il globo"<br />

usati nelle traduzioni citate, era " il circondo di<br />

tutta la terra".<br />

Un termine sconosciuto,<br />

gelosamente custodito tra le<br />

pieghe della raffinata<br />

letteratura rinascimentale,<br />

vocabolo tecnico per addetti<br />

ai lavori sia in ambito politico<br />

che geografico, emerge<br />

dalla nebbia della storia e<br />

torna a incuriosire lo studioso<br />

contemporaneo.<br />

In taluni contesti letterari ci<br />

sono parole che dicono di<br />

più di un’intera trattazione<br />

critica, capita che abbiano un<br />

potere evocativo tale da enucleare<br />

secoli di ricerca e racchiudano<br />

concetti di una contemporaneità<br />

incredibile. Forse ancora di più,<br />

quando appartengono all’universo<br />

della scienza e della tecnica.<br />

«Shakespeare una volta coniò il<br />

termine mapp’ry per descrivere lo<br />

studio appassionato di una mappa<br />

o una carta nautica. Io non<br />

sono né un cartografo né un collezionista<br />

di mappe antiche, […]<br />

sono un incorreggibile “mapperista”,<br />

un estatico contemplatore<br />

di materiale cartografico (Harvey<br />

2001).»<br />

L’opera cui allude l’autore è<br />

Troilus and Cressida scritta nei<br />

primi anni del 1600, una delle<br />

meno rappresentate in generale.<br />

In particolare, il termine è<br />

usato da Ulisse, impegnato in<br />

un consiglio di guerra, alla presenza<br />

di Agamennone e di altri<br />

comandanti greci. Interloquisce<br />

con Nestore. La riunione<br />

sembra essere all’esterno con<br />

l’uso della tenda dello stesso re<br />

Agamennone. Sotto l’aspetto<br />

drammaturgico siamo alla seconda<br />

sequenza (dalla scena terza<br />

dell’Atto Primo alla prima scena<br />

dell’atto successivo), nello specifico<br />

alla prima delle tre sezioni<br />

in cui si divide, che presenta il<br />

consiglio di guerra dei Greci, cui<br />

seguirà quello dei Troiani.<br />

Questo è l’intervento in argomento<br />

nella terza scena dell’Atto<br />

Primo:<br />

«ULYSSES. They tax our policy<br />

and call it cowardice,<br />

Count wisdom as no member of<br />

the war,<br />

Forestall prescience, and esteem no<br />

act<br />

But that of hand. The still and<br />

mental parts<br />

That do contrive how many hands<br />

shall strike<br />

When fitness calls them on, and<br />

know, by measure<br />

Of their observant toil, the enemies’<br />

weight-<br />

Why, this hath not a finger’s dignity:<br />

They call this bed-work, mapp’ry,<br />

closet-war;<br />

So that the ram that batters down<br />

the wall,<br />

For the great swinge and rudeness<br />

of his poise,<br />

They place before his hand that<br />

made the engine,<br />

Or those that with the fineness of<br />

their souls<br />

By reason guide his execution<br />

(Shakespeare 1999).»<br />

Vediamone la traduzione in una<br />

recente edizione:<br />

«ULISSE - Quando sia giusto impiegarle,<br />

e come misurare<br />

Con attenta osservazione il peso<br />

del nemico –<br />

Ebbene, tutto ciò non vale niente<br />

– non il dito di una mano.<br />

Per loro è strategia oziosa, studio<br />

22 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


REPORT<br />

di mappe, guerra da salotto;<br />

E così ai loro occhi l’ariete che abbatte<br />

il muro<br />

Col suo gran colpo e la violenza<br />

del suo impatto,<br />

O di coloro che con finezza d’animo<br />

Ne guidano il movimento con la<br />

ragione (Shakespeare 2015).»<br />

Vale la pena di considerare un’altra<br />

traduzione dove il verso in<br />

esame è così compreso.<br />

«ULISSE Tacciano di paura la<br />

nostra politica,<br />

per loro la saggezza è fuori posto in<br />

guerra,<br />

condannano a priori la scienza<br />

militare,<br />

credono solo nell’azione per l’azione;<br />

le silenziose funzioni mentali<br />

che determinano il numero di<br />

mani che debbono colpire<br />

quando la convenienza lo reclama,<br />

e valutano<br />

sulla scorta delle informazioni la<br />

forza del nemico -<br />

macché, è roba che non vale un<br />

dito:<br />

lo chiamano panciafichismo, guerra<br />

sulla carta, a tavolino;<br />

l’ariete che demolisce le mura<br />

con la spinta e la violenza del peso<br />

lo considerano più dei tecnici che<br />

hanno costruito<br />

la macchina, o di chi con acutezza<br />

d’intelletto<br />

ne guida a ragion veduta l’impiego<br />

(Shakespeare 1987).»<br />

In rete è presente un ebook, reso<br />

disponibile da LiberLiber, con<br />

una traduzione - almeno per<br />

quanto attiene il limitato aspetto<br />

che tratto (mapp’ry) - che<br />

travisa l’affermazione di Ulisse<br />

(Shakespeare 1998).<br />

La grafia usata da Shakespeare<br />

rinvia al sostantivo “mappery”,<br />

con il quale si intende “the using<br />

of maps” o genericamente “cartography”<br />

1 .<br />

Usare delle mappe sostanzialmente<br />

vuol dire consultarle,<br />

compararle, servirsene per decidere<br />

qualcosa che ha influenza<br />

nello spazio e che può comportare<br />

l’alterazione della mappa<br />

stessa, divenendo “progetto” o<br />

“piano”; nell’opera shakespeariana<br />

invece di agire nei campi<br />

di battaglia si discute, di qui la<br />

connotazione negativa che viene<br />

ad assumere il termine, restando<br />

tali azioni senza esito.<br />

Nel merito è valida – quindi – la<br />

locuzione “studio delle mappe”,<br />

più o meno “appassionato”. 2<br />

Resta chiaro che non si tratta<br />

dell’attività del cartographer o<br />

mapper disegnatore o produttore<br />

di mappe o carte, ma dell’utente<br />

finale.<br />

Si può intravedere un’analogia<br />

con il «carteggio nautico» ossia<br />

quell’insieme di operazioni (segni<br />

e tracciati grafici, calcoli) che<br />

si compiono sulle carte nautiche<br />

a bordo, per preparare e seguire<br />

la navigazione della nave o<br />

dell’aereo (ovvero la missione, la<br />

battaglia), da parte di personale<br />

specializzato (Treccani 2016).<br />

Tornando alle attività belliche<br />

sul campo, come non<br />

citare la perentoria richiesta di<br />

Richmond, nel pianificare la sua<br />

strategia militare:<br />

«Give me some ink and paper in<br />

my tent.<br />

I’ll draw the form and model of<br />

our battle,<br />

Limit each leader to his several<br />

charge,<br />

And part in just proportion to our<br />

small power (Shakespeare 2016).»<br />

Fig. 2 - Stratford-on-Avon, cittadina dell’Inghilterra sudoccidentale,<br />

sorse come borgo negli ultimi anni del secolo<br />

XI per la presenza di un guado sul fiume Avon, usato da<br />

una strada romana secondaria. William Camden, antiquario,<br />

storico e topografo, conosciuto come autore di Britannia<br />

(1586) la descrive come emporiolum non inelegans;<br />

John Leland, poeta e antiquario, che la visitò intorno al<br />

1540, la definisce "assai bene edificata in legno, con due o<br />

tre strade molto larghe, oltre ai vicoli". (Abraham Ortelius,<br />

Theatrvm orbis terrarvm, 1603, Anglia [pag. 12], particolare<br />

(rif. 94) in wikipedia, voce “Theatrum Orbis Terrarum”,<br />

URL consultato il 28 febbraio 2016).<br />

È intenzione del re, delineare<br />

il dispiegamento (“form”) delle<br />

proprie forze in relazione al<br />

nemico (almeno per quanto<br />

è noto) e stabilire le mosse da<br />

compiere (“model”): è uno<br />

stratega che si avvale della propria<br />

competenza di cartografo.<br />

Produce una mappa, anche<br />

come strumento di comunicazione.<br />

Diverso il compito svolto dalla<br />

cartografia nella circostanza<br />

quasi notarile che vede re Lear<br />

chiamarla in scena, esibirla:<br />

«Meantime we shall express our<br />

darker purpose.<br />

Fig. 3 - Antwerpen (Anversa), la città più importante<br />

nella regione delle Fiandre, sul fiume Schelda. Il toponimo<br />

richiama un fatto del secolo IX: per i continui<br />

saccheggi dei normanni, gli abitanti della zona si rifugiarono<br />

a anwerp, cioè su una collina dove sorse il castello<br />

Het Steen, nucleo generatore della città. Una leggenda<br />

più tarda del XV secolo propone come origine del toponimo<br />

la frase Hand werpen cioè "lanciare la mano"<br />

riferita all’impresa di Silvio Brabone, soldato romano,<br />

che dopo aver ucciso il gigante Druon Antigoon, gli tagliò<br />

la mano per poi gettarla nel fiume. (Abraham Ortelius,<br />

Theatrvm orbis terrarvm, 1603, Germania [pag.<br />

36], particolare (rif. 188) in wikipedia, voce “Theatrum<br />

Orbis Terrarum”, URL consultato il 28 febbraio 2016).<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 23


REPORT<br />

Give me the map there. Know that<br />

we have divided<br />

In three our kingdom: and ‘tis our<br />

fast intent<br />

To shake all cares and business<br />

from our age;<br />

Conferring them on younger<br />

strengths, while we<br />

Unburthen’d crawl toward death.<br />

(Shakespeare 2016a)»<br />

Sostenendo che il metodo di<br />

comporre opere teatrali proprio<br />

di Shakespeare, attraverso<br />

reti di significati può essere<br />

visto come un presagio della<br />

tecnologia dell’informazione<br />

di oggi, Kinney, docente di<br />

Literary History alla University of<br />

Massachusetts, ha considerato nelle<br />

opere shakespeariane, oggetti e<br />

immagini alquanto rivelatori; in<br />

dettaglio ha vagliato la presenza<br />

di specchi, mappe, orologi e libri<br />

(Kinney 2004).<br />

Commentando il passo dell’opera<br />

Troilo e Cressida (atto I, scena<br />

3), John Gillies docente presso il<br />

dipartimento di Literature, Film,<br />

and Theatre Studies - University<br />

of Essex ha osservato che l’uso<br />

del termine “mapp’ry”, nel corso<br />

della comparazione del modus<br />

operandi dei Greci e dei Troiani,<br />

è associato ad una serie di pratiche<br />

tecniche che comprendono<br />

l’attenta analisi della documentazione,<br />

la valutazione, l’ingegneria,<br />

azioni apparentemente associate<br />

con lo spazio chiuso dell’accampamento<br />

o della città inteso<br />

come interno, piuttosto che il<br />

campo di battaglia stesso inteso<br />

come esterno (Gillies 1994).<br />

John Gillies ha esaminato la visione<br />

geografica in Shakespeare,<br />

concludendo per uno stretto<br />

rapporto tra la geografia del<br />

Rinascimento e il teatro ed evidenziando<br />

che i riferimenti sono<br />

fondati su fatti e documenti storici<br />

concreti. Gli studi di mappa<br />

e metafora sollevano questioni<br />

profonde sulla natura di una<br />

mappa, e sulle connessioni tra<br />

semiologia di una mappa e quella<br />

del teatro, entrambe forme di<br />

rappresentazione (Gillies 1994).<br />

In particolare per quanto attiene<br />

la cartografia precisa che molte<br />

delle mappe che sono all’origine<br />

di questa tecnica non erano<br />

note a Shakespeare, ma aveva<br />

sicuramente cognizione che<br />

usare una mappa del mondo per<br />

prendere decisioni politiche era<br />

stato possibile (Kinney 2004,<br />

p. 113). 3 L’idea della mappa<br />

era prominente in epoca greca<br />

come è dimostrato dalle materie<br />

(astronomia e geometria) e dagli<br />

strumenti per misurare i terreni<br />

citati da Aristofane nella famosa<br />

commedia Le nuvole (Aristofane<br />

1995; 1873). 3<br />

Ma quello che più conta è<br />

la conoscenza - da parte di<br />

Shakespeare - dell’opera cartografica<br />

di quel periodo Theatrum<br />

Orbis Terrarum di Abraham<br />

Ortelius (Anversa 1527 - 1598),<br />

la cui prima edizione (1570)<br />

includeva settanta mappe e citava<br />

ottantasette cartografi come<br />

fonti, per crescere considerevolmente<br />

nelle trentuno edizioni<br />

successive: «Ortelius era un<br />

cartografo fiammingo che visse<br />

in un’epoca di scoperte senza<br />

precedenti. Colombo era arrivato<br />

in America, la spedizione di<br />

Magellano aveva circumnavigato<br />

il globo, Copernico aveva posto<br />

il Sole al centro del sistema<br />

planetario. Ma la cartografia era<br />

in uno stato di arretratezza. Le<br />

mappe disponibili erano un’accozzaglia<br />

di forme e stili, e molte<br />

erano ancora basate sulle idee di<br />

Tolomeo e altri geografi dell’antichità<br />

che, ovviamente, non avevano<br />

immaginato l’esistenza del<br />

continente americano. Ortelius<br />

decise di cambiare quella situazione,<br />

e iniziò ad acquistare tutte<br />

le mappe migliori in circolazione,<br />

per poi raccoglierle in un volume<br />

dove scala e formato erano<br />

standardizzati (Harvey 2001, p.<br />

128)».<br />

NOTE<br />

1 La parola è di uso arcaico e raro, il suffisso (-ery) risale<br />

all’anglo-normanno e al francese antico (-erie) per sostantivi<br />

astratti, rinvia principalmente ad attività produttive<br />

commerciali o artigianali nell’Inglese del XVI secolo, in<br />

alcuni casi come combinazione di -er con -y come in panetteria<br />

(bakery), birreria (brewery), ma anche come unico<br />

suffisso in termini come la schiavitù (slavery) e i macchinari<br />

(machinery): Collins 2016.<br />

2 cfr. la traduzione di I. Plescia e gli argomenti di Harvey<br />

(nella traduzione di A. Ruggero)<br />

3 Nel testo di Aristofane le forme “il circondo” (B. & P.<br />

Rositini, 1545, cfr. fig. 1), “il globo” (V. Mannini, 1873),<br />

“la pianta” (E. Romagnoli) diventano “la mappa”. Anche<br />

nel testo di Vincenzo Mannini (Aristofane 1873) per<br />

“compasso”, “astronomia” e “geometria”, “globo di tutta<br />

la terra”, pag. 12: “terra nello spazio sospesa”, pag. 13:<br />

“Coro – Eterne Nubi, leviamoci in alto leggiere e trasparenti<br />

dall'alto sonante grembo del padre Oceano sull'ardue<br />

frondose cime dei monti per rimirare da lungi le ampie<br />

vedute e la terra rorida di sacro umore, il vago giro de'<br />

rapidi fiumi, e il mare che alteramente freme; perocchè<br />

l'occhio del cielo brilla sempre d'incantevole luce. Ma noi<br />

rimossi gli umidi e foschi nembi, che oscurano l'alma nostra<br />

beltà, con occhio luminoso contempleremo la terra.”<br />

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />

Aristofane (1995), Le nuvole [423 a.C.], in Fabio Turato (a<br />

cura di), Venezia: Letteratura Universale Marsilio, pp. 84 - 85.<br />

Aristofane (1873), Le nuvole d’Aristofane (Trad. Vincenzo<br />

Mannini), Napoli, pp. 9-10.<br />

Collins (2016), Online dictionary, voce “mappery”<br />

https://www.collinsdictionary.com/dictionary/english/mappery<br />

(28/02/2016)<br />

Gillies J. (1994), Shakespeare and the Geography of Difference,<br />

Cambridge University Press.<br />

Harvey M. (2001), L’isola delle mappe perdute. Una storia di<br />

cartografia e di delitti (Trad. A. Ruggero), Milano: Rizzoli, p. 8.<br />

Kinney A. F. (2004), Shakespeare’s Webs: Networks of Meaning<br />

in Renaissance Drama, New York: Psychology Press -<br />

Routledge.<br />

Shakespeare W. (1987), Troilo e Cressida, in Giorgio Melchiori<br />

(a cura di), I drammi dialettici, Milano: Mondadori, pp.<br />

394 - 5.<br />

Shakespeare W. (1998), Troilo e Cressida, eBook Progetto<br />

Manuzio, (trad. Goffredo Raponi), pag. 33-4.<br />

Shakespeare W. (1999), Troilus and Cressida [1601-9], iBook<br />

Project Gutenberg, World Library Edition, pp. 55-6.<br />

Shakespeare W. (2000), Re Lear, eBook Progetto Manuzio,<br />

(trad. Goffredo Raponi), pag. 8.<br />

Shakespeare W. (2014), Riccardo III, eBook Progetto Manuzio<br />

(trad. Goffredo Raponi), p. 202.<br />

Shakespeare W. (2015), Troilo e Cressida, versi 202 - 210,<br />

Feltrinelli (trad. Iolanda Plescia).<br />

Shakespeare W. (2016), Richard III, 5.3 24-27<br />

http://shakespeare.mit.edu/richardiii/richardiii.5.3.html<br />

(28/02/2016)<br />

Shakespeare W. (2016a), King Lear, http://shakespeare.mit.<br />

edu/lear/lear.1.1.html (28/02/2016)<br />

Treccani (2016), vocabolario online, voce “carteggio”, http://<br />

www.treccani.it/vocabolario/carteggio/ (28/02/2016)<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Mappe; cartografia; letteratura; Shakespeare;<br />

teatro<br />

ABSTRACT<br />

The term mapp'ry is analyzed through famous works of the<br />

English Renaissance. The author's intention is to explain the<br />

meaning of the ancient word, that disappeared from contemporary<br />

texts but useful to clarify the intrinsic value of cartography<br />

even today.<br />

The word becomes a metaphor for a mental strategy or a real<br />

object in the hands of political power.<br />

The literature of the past has helped to spread the knowledge<br />

of cartography using texts and plays written by great authors.<br />

The writers bring attention to the importance of maps during<br />

the golden age of geographical and scientific discoveries.<br />

AUTORE<br />

Massimo Pasqualin<br />

m.pasqualin@archiworld.it<br />

24 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


REPORT<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 25


REPORT<br />

La CSS ISTAT: un nuovo strumento<br />

per le statistiche territoriali<br />

Fig. 1 – Schema riassuntivo del processo di sintesi.<br />

Le basi territoriali (BT)<br />

sono una partizione fine<br />

del territorio nazionale,<br />

disponibile in forma digitale.<br />

Aggiornate dall'ISTAT nel corso<br />

dei due decenni a partire dal<br />

1991 inizialmente è stata realizzata<br />

con l'obiettivo di ottimizzare<br />

le rilevazioni delle variabili<br />

censuarie.<br />

A tale scopo l’intero territorio<br />

nazionale è suddiviso in sezioni<br />

di censimento, cioè in piccole<br />

aree alle quali è quindi possibile<br />

associare l’intero set di variabili<br />

statistiche raccolte appunto durante<br />

le operazioni censuarie.<br />

Inoltre , grazie a quanto previsto<br />

dal decreto legge 18 ottobre<br />

2012 n. 179, “Ulteriori<br />

misure urgenti per la crescita<br />

del Paese”, convertito con modifiche<br />

nella legge 17 dicembre<br />

2012 n. 221, che affida all’Istat<br />

il compito di progettare il<br />

Censimento permanente della<br />

popolazione e delle abitazioni e<br />

di Giovanni Lombardo,<br />

Antonella Esposto,<br />

Rita Minguzzi,<br />

Stefano Mugnoli<br />

I set di dati geografici<br />

ISTAT, aggiornati per<br />

realizzare il progetto<br />

"Census 2010" nell'ottobre<br />

2011, rappresentano una<br />

risorsa utile per migliorare<br />

le informazioni derivanti<br />

dalla cartografia Land<br />

cover/use.<br />

di realizzare<br />

l’Archivio<br />

Nazionale dei Numeri<br />

Civici e delle Strade Urbane<br />

(ANNCSU), alle sezioni sarà<br />

possibile associare molta altra<br />

parte del patrimonio informativo<br />

disponibile negli archivi<br />

amministrativi utilizzati a fini<br />

statistici.<br />

Tale strato informativo, grazie<br />

al nutrito insieme di dati afferenti<br />

ad ogni sezione, rappresenta<br />

pertanto un giacimento<br />

informativo che possiede un<br />

enorme valore in relazione alla<br />

descrizione statistica del territorio<br />

italiano. Inoltre, proprio<br />

per la capillarità con la quale<br />

le sezioni stesse suddividono la<br />

penisola, possono essere utilizzate,<br />

non solo per studi geografici<br />

socio-demografici ma anche<br />

come base cartografica per l’elaborazione<br />

e la realizzazione di<br />

prodotti relativi a tematiche di<br />

uso e copertura del suolo.<br />

Al fine di arricchire ulteriormente<br />

il patrimonio informativo<br />

delle Basi Territoriali, il servizio<br />

ATA (Servizio Ambiente,<br />

territorio e registro delle unità<br />

geografiche territoriali) della<br />

DCAT (Direzione Centrale per<br />

le Statistche Ambientali e Territorili),<br />

si propone di realizzare<br />

una Carta Sintetica Statistica<br />

(CSS) che racchiuda, in un<br />

unico database geografico il<br />

maggior numero di informazioni<br />

per comprendere dal punto<br />

di vista statistico la geografia<br />

italiana.<br />

È necessario premettere che la<br />

CSS non intende essere il risultato<br />

di elaborazioni cartografiche<br />

rigorose, ma soprattutto la<br />

sintesi di informazioni territoriali<br />

necessarie per elaborazioni<br />

statistiche legate al territorio<br />

sia a livello globale che locale.<br />

Oltre a ciò, tale strato informativo<br />

potrà essere utilizzato come<br />

un’ulteriore banca dati geografica<br />

per l’analisi di importanti<br />

fenomeni territoriali legati ad<br />

attività antropiche quali ad es. il<br />

consumo di suolo, l’accessibilità<br />

a servizi specifici e la descrizione<br />

di fenomeni demografici.<br />

Di seguito viene illustrato un<br />

compendio per comprendere<br />

meglio la logica che ha condotto<br />

alla realizzazione della Carta<br />

Sintetica Statistica.<br />

Si comprenderà come la CSS sia<br />

stata pianificata, e già realizzata<br />

per alcune Regioni italiane,<br />

come la sintesi geografica di<br />

dati derivanti da archivi tematici<br />

di varie tipologie (archivi amministrativi,<br />

demografici, legati<br />

alle infrastrutture, naturalistici,<br />

etc.), proponendo una loro integrazione<br />

per uniformarne il<br />

ricco bagaglio di informazioni<br />

in essi contenute (Fig. 1).<br />

Alla data odierna sono state realizzate<br />

in via sperimentale sette<br />

26 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


REPORT<br />

Regioni italiane: Valle d’Aosta,<br />

Lombardia, Emilia Romagna,<br />

Lazio, Umbria, Basilicata e<br />

Marche.<br />

La legenda<br />

Uno dei maggiori problemi<br />

per chi si occupa di cartografia<br />

tematica è sicuramente quello<br />

legato all’eterogeneità delle varie<br />

legende che sovrintendono agli<br />

ambienti da cui provengono i<br />

dati. In Italia, ma non solo, i<br />

prodotti cartografici tematici<br />

di rappresentazione della copertura<br />

e uso del suolo spesso<br />

sono estremamente diversificati<br />

proprio per ciò che concerne la<br />

legenda utilizzata, sebbene il fenomeno<br />

rilevato e ‘cartografato’<br />

sia lo stesso.<br />

Da più parti si auspica un’uniformità<br />

almeno nelle legende<br />

utilizzate a livello nazionale<br />

e anche in ambito europeo le<br />

indicazioni sono nella stessa<br />

direzione; ciò è stato anche ricordato<br />

durante lo svolgimento<br />

dei vari Forum internazionale<br />

quali ad es. l'European Forum<br />

for Geography and Statistics.<br />

Nella sua opera di omogeneizzazione<br />

la CSS si sforza di uniformare<br />

le voci utilizzate in ambiti<br />

nazionali e regionali proponendo<br />

anche una correlazione con<br />

altre legende utilizzate.<br />

Da quanto detto sopra brevemente,<br />

per descrivere le classi<br />

di copertura del suolo è stata<br />

utilizzata come base di partenza<br />

la legenda che ricorda, nelle<br />

sue caratteristiche principali<br />

CORINE Land Cover.<br />

Naturalmente la legenda<br />

CORINE, costituita da 44 classi,<br />

presenta al contempo il pregio<br />

di costituire un compendio<br />

della realtà territoriale europea,<br />

ovviamente criticabile in quanto<br />

estremamente eterogenea, ma<br />

allo stesso tempo è sicuramente<br />

valida per la disponibilità di dati<br />

relativamente coerenti in un<br />

ambito territoriale così vasto.<br />

Scendendo però ad un livello di<br />

maggior dettaglio, sicuramente<br />

più adatto a descrivere la realtà<br />

italiana a scala provinciale o<br />

comunale, le 44 classi CORINE<br />

non possono essere esaustive<br />

delle diversità presenti nella<br />

copertura del suolo nazionale.<br />

Per questo motivo si è pensato<br />

di strutturare una legenda che<br />

possa rappresentare il giusto<br />

compromesso tra la corrispondenza<br />

con i maggiori prodotti<br />

di cartografia tematica realizzati<br />

in Italia (in primis le Carte di<br />

copertura/uso del suolo regionali)<br />

e la leggibilità del prodotto<br />

finale. Questa operazione ha<br />

costituito un difficile passaggio<br />

per la necessità di realizzare<br />

un’omogeneizzazione dei differenti<br />

codici corrispondenti<br />

alle medesime unità territoriali<br />

utilizzate dagli uffici cartografici<br />

regionali e le istituzioni centrali,<br />

impegnate in tale attività, per<br />

descrivere i medesimi oggetti al<br />

suolo.<br />

Da ciò si può trovare anche più<br />

facilmente una corrispondenza<br />

tra le varie classi di oggetti di<br />

copertura del suolo utilizzate in<br />

questo ambito e altre cartografie<br />

o database tematici istituzionali<br />

(ad es. LUCAS, POPOLUS,<br />

Refresh esteso AGEA, etc.).<br />

Oltre a questo si propone, per<br />

alcuni specifici item un’ulteriore<br />

suddivisione basata su aspetti<br />

amministrativi e gestionali che<br />

derivano non da interpretazione<br />

di immagini e foto aeree (sulle<br />

quali è basata la maggior parte<br />

delle legende di Cartografia tematica)<br />

ma dall’integrazione di<br />

banche dati e di archivi ufficiali.<br />

Il lavoro di strutturazione della<br />

legenda ha portato all’identificazione<br />

delle seguenti macroclassi:<br />

Antropico (12 sottoclassi – 63<br />

voci); Agricolo (1 sottoclasse<br />

– 7 voci); Aree di interesse<br />

naturalistico (1 sottoclasse – 5<br />

voci); Acque interne e libere (2<br />

sottoclassi – 8 voci).<br />

Fig. 2 - Schema<br />

dell'algoritmo<br />

“intersect”.<br />

Come si può facilmente notare<br />

la legenda stessa è molto sbilanciata<br />

verso le voci dell’antropico,<br />

in quanto lo scopo principale<br />

della CSS è fornire una<br />

base cartografica per statistiche<br />

relative alle principali aree urbane<br />

dove si concentra la maggior<br />

parte della popolazione e dei<br />

servizi.<br />

La legenda utilizzata è quindi<br />

stata strutturata nella seguente<br />

maniera:<br />

4 il primo digit indica la ‘macroclasse’<br />

alla quale appartiene<br />

il poligono; le macroclassi<br />

utilizzate sono 4;<br />

Fig. 3 – esempio di estrazione di feature di copertura e di<br />

uso del suolo all’interno di una sezione di censimento.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 27


REPORT<br />

4 il II e il III digit descrivono<br />

la sottoclasse di appartenenza<br />

del poligono all’interno della<br />

‘macroclasse’; i due digit si<br />

sono resi necessari in quanto<br />

all’interno della macroclasse<br />

‘ANTROPICO’ sono state<br />

identificate 12 sottoclassi;<br />

4 il IV e il V digit specifica la<br />

classe di copertura del suolo<br />

del poligono ad un dettaglio<br />

che si può ricondurre approssimativamente<br />

ad una scala<br />

1:5000;<br />

4in alcuni casi si è reso necessario<br />

un VI digit in quanto<br />

all’interno di una stessa<br />

classe, le entità rappresentate<br />

possono essere ulteriormente<br />

suddivise secondo aspetti soprattutto<br />

di carattere amministrativo<br />

e/o gestionale.<br />

Le specifiche della legenda<br />

utilizzata sono state inserite in<br />

un tutorial che accompagna la<br />

CSS.<br />

Dati preliminari e metodologia<br />

Secondo quanto già affermato<br />

nell’introduzione la CSS non è<br />

il risultato di elaborazioni atte<br />

alla realizzazione di cartografia<br />

tematica in senso stretto, ma<br />

rappresenta la sintesi e l’integrazione<br />

di database geografici<br />

tematici che possono essere utili<br />

soprattutto per fornire dati e<br />

indicazioni per elaborazioni di<br />

tipo statistico territoriale.<br />

Lo strato informativo di base è<br />

Fig. 4 – CSS: focus sul centro cittadino del Comune di<br />

Ravenna.<br />

rappresentato dalle sezioni di<br />

censimento ISTAT, che descrivono<br />

il ‘Sistema Italia’ in modo<br />

completo nei suoi aspetti sociali<br />

e statistici fondamentali (popolazione,<br />

abitazioni, lavoro, ‘ambiente<br />

sociale’, etc.). Occorre<br />

precisare però, che le sezioni di<br />

censimento ISTAT non sono<br />

‘disegnate’ seguendo una scala<br />

cartografica ben definita, in<br />

quanto la loro determinazione<br />

dipende da un regolamento<br />

censuario atto a stabilirne le caratteristiche.<br />

L’operatore geografico ‘intersect’<br />

ha permesso l’identificazione<br />

delle porzioni di territorio della<br />

singola sezione di censimento<br />

riconducibili ad ogni singolo<br />

item della legenda (Fig. 2).<br />

Questo algoritmo interseca i<br />

poligoni di un layer, in questo<br />

caso ad es. la Carta di Uso del<br />

Suolo (C.U.S.) Regionale, con<br />

un altro di riferimento (le BT<br />

ISTAT), tagliando il primo strato<br />

informativo sul perimetro del<br />

secondo. In questo modo si ha<br />

la certezza di mantenere inalterato<br />

il disegno delle sezioni di<br />

censimento che, tuttavia, viene<br />

suddivisa nelle varie classi di<br />

copertura o uso del suolo della<br />

CUS regionale. Questa breve<br />

descrizione dando la parvenza<br />

di una metodologia in grado<br />

di raccogliere i suoi frutti in<br />

maniera piuttosto semplice, cela<br />

alcuni problemi che devono necessariamente<br />

essere oggetto di<br />

una pianificazione decisionale<br />

ben ponderata. L’utilizzo dell’operatore<br />

geografico restituisce<br />

una quantità di ‘micropoligoni’,<br />

che rappresentano le differenze<br />

territoriali tra l’insieme dei manufatti<br />

e il totale della sezione<br />

di censimento. Tali micropoligoni<br />

devono necessariamente<br />

essere eliminati in maniera<br />

estremamente oculata. Una<br />

prima questione da considerare<br />

è legata all’area minima che si<br />

vuole cartografare in relazione<br />

alla natura dell’oggetto da rappresentare.<br />

Ad es. se si vogliono<br />

localizzare all’interno della sezione<br />

i singoli manufatti estratti<br />

da una CTR vettoriale, questi<br />

non possono essere eliminati<br />

anche se la loro superficie è al<br />

di sotto dell’unità minima cartografabile<br />

in quanto oggetti<br />

che si è deciso di rappresentare.<br />

Inoltre, in alcuni casi, si correrebbe<br />

il rischio di eliminare<br />

anche sezioni intere; è questo<br />

il caso ad es. delle sezioni dei<br />

‘senza fissa dimora’ che pur non<br />

rappresentando oggetti reali al<br />

suolo, hanno un’importanza<br />

statistica notevole per il calcolo<br />

di alcuni indicatori legati alla<br />

popolazione.<br />

Quindi, senza snaturare le Basi<br />

Territoriali ISTAT (BT) si sono<br />

integrati i disegni delle sezioni<br />

di censimento con altri strati<br />

informativi ufficiali realizzati da<br />

altre istituzioni centrali (quali<br />

ad es. AGEA, ISPRA, Uffici<br />

Tecnici di Enti locali, etc.), che<br />

vengono ad essere fusi nella<br />

CSS per sintetizzare tutte le<br />

informazioni in un unico database<br />

geografico. La prima scelta<br />

metodologica, sulla quale basare<br />

tutte le altre, è stata quindi di<br />

non modificare il limite delle<br />

sezioni di censimento. In tal<br />

modo, partendo dalla CSS per<br />

dissolvenza dei poligoni interni<br />

ad ogni singola sezione di<br />

censimento, si ottiene un layer<br />

perfettamente coincidente con<br />

lo strato sezioni di censimento<br />

2011.<br />

In altre parole si comprende<br />

come nella CSS la sezione di<br />

censimento venga suddivisa<br />

secondo le entità territoriali che<br />

incidono su di essa. Tali entità<br />

possono essere definite come<br />

veri e propri oggetti al suolo,<br />

riconducibili sia a tematiche di<br />

copertura che di uso del suolo.<br />

In figura 3 si illustra un esempio<br />

di quanto è stato appena<br />

descritto; all’interno della se-<br />

28 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


REPORT<br />

Regione N. sezioni N. poligoni CSS Area sez media (Ha) Area CSS media (Ha)<br />

Emilia-<br />

38.603 488.457 58,16 4,60<br />

Romagna<br />

Lombardia 53.173 445.998 44,88 5,35<br />

Valle d’Aosta 1.902 4.729 171,45 68,95<br />

Lazio (*) 18.409 96.788 86,61 16,47<br />

Umbria 7.480 57.355 113,16 14,76<br />

Basilicata 5.107 29.534 197,25 34,11<br />

Tab. 1 – Confronto tra sezioni di censimento e poligoni generati dalla CSS, per regione. (*) escluso il comune di Roma.<br />

Comune N. sezioni N. poligoni CSS Area sez media (Ha) Area CSS media (Ha)<br />

Milano 6.085 13.283 2,99 1,37<br />

Bologna 2.334 6.240 6,03 2,26<br />

Roma 13.656 21.349 9,43 6,02<br />

Tab. 2 – Confronto tra sezioni di censimento e poligoni generati dalla CSS, per Milano Bologna e Roma<br />

zione di censimento sono stati<br />

delimitati un impianto sportivo<br />

di importanza nazionale (in<br />

giallo), la zona residenziale (in<br />

grigio) e un circolo sportivo a<br />

gestione privata (in magenta).<br />

Dal punto di vista della lettura<br />

del territorio italiano questo<br />

processo aggiunge un notevole<br />

contributo alla sua classificazione<br />

statistica; infatti partendo dai<br />

dati statistici ufficiali afferenti<br />

a ogni sezioni di censimento<br />

e integrandoli con gli oggetti<br />

ricavati dalla CSS, l’utente può<br />

adottare una classificazione ‘personalizzata’<br />

a qualsiasi porzione<br />

del territorio nazionale.<br />

Alcuni dati<br />

Per fornire un’idea seppure<br />

sommaria dell’attività che la<br />

produzione a livello nazionale<br />

della CSS necessita, è stata<br />

inserita una tabella (Tabella 1)<br />

dove sono riportati i principali<br />

dati sui poligoni delle sezioni di<br />

censimento e della CSS. Nella<br />

tabella 1 sono stati paragonati<br />

i dati numerici dei poligoni<br />

apparteneti ai due layer e la<br />

superficie media in Ha dei poligoni<br />

stessi. In tabella 2 gli stessi<br />

dati relativi ai comuni di Roma,<br />

Milano e Bologna.<br />

Come si può notare il numero<br />

dei poligoni aumenta in maniera<br />

quasi esponenziale tra il layer<br />

delle sezioni ISTAT e la CSS a<br />

seconda della superficie della<br />

Regione o del grande Comune.<br />

Conseguentemente anche l’ampiezza<br />

media dei poligoni CSS<br />

diminuisce proporzionalmente<br />

rispetto alla superficie media<br />

delle sezioni.<br />

Praticamente, identificare il<br />

maggior numero di item all’interno<br />

della sezione di censimento<br />

permette di poter classificare<br />

la sezione stessa secondo gli<br />

aspetti socio-territoriali che più<br />

interessano.<br />

Conclusioni<br />

La sperimentazione andrà avanti<br />

sicuramente per i prossimi 2<br />

anni sperando di coprire l’intero<br />

territorio nazionale per la fine<br />

del <strong>2017</strong>.<br />

La duttilità del risultato finale<br />

può consentire anche di aggiungere<br />

voci di legenda in maniera<br />

dinamica e senza particolari elaborazioni<br />

e in tal senso l’ISTAT<br />

è aperto a suggerimenti e a<br />

integrazioni promosse da utenti<br />

interessati alla CSS.<br />

Sebbene l’integrazione dei dati<br />

provenienti da fonti molto diverse<br />

tra loro può generare una<br />

perdita di accuratezza dovuta<br />

alla generalizzazione, l’omogeneità<br />

che si viene ad acquisire<br />

per l’intero territorio italiano<br />

incrementa il valore dei dati geografici<br />

di input.<br />

L’importanza dei risultati ottenuti<br />

nella produzione di datasets<br />

geografici integrati come è<br />

la CSS, può essere valutato in<br />

relazione alla grandissima quantità<br />

di informazioni statistiche<br />

riguardanti la copertura e l’uso<br />

del suolo mediante l’utilizzo di<br />

query SQL all’interno dei più<br />

comuni software GIS in uso.<br />

Sicuramente però layer geografici<br />

come la CSS non possono<br />

rappresentare la panacea di tutte<br />

le problematiche sulla rappresentazione<br />

delle caratteristiche<br />

geo-statistiche di una determinata<br />

area geografica; tuttavia la<br />

CSS può rappresentare un’uniforme<br />

lettura del territorio<br />

italiano non solo per ciò che<br />

concerne la copertura e l’uso del<br />

suolo ma soprattutto riguardo<br />

tematiche statistiche.<br />

La figura 4 illustra un focus<br />

sul centro di Ravenna. In giallo<br />

i poligoni delle sezioni di<br />

censimento suddivise nei vari<br />

tematismi della CSS. I codici si<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 29


REPORT<br />

riferiscono alle voci della legenda utilizzata.<br />

Concludendo si può certamente affermare che<br />

la CSS è un layer paragonabile ad un atlante,<br />

dal quale poter estrarre un numero notevole di<br />

informazioni di natura geografica, statistica ed<br />

amministrativa.<br />

Una considerazione finale riguarda gli autori<br />

del presente documento che sono coloro che<br />

principalmente hanno coordinato le attività<br />

di progettazione e produzione della CSS; il<br />

prodotto finale però è il risultato di un ‘lavoro<br />

di squadra’ che ha coinvolto praticamente<br />

tutti i componenti del servizio ATA (Servizio<br />

Ambiente, territorio e registro delle unità geografiche<br />

territoriali) dell’Istituto Nazionale di<br />

Statistica.<br />

NOTA<br />

1 A tal proposito si ricorda che il regolamento anagrafico cita testualmente:<br />

‘L’uso della Cartografia Tecnica Regionale a media scala (1:10.000 o<br />

1:5.000), ove esista, risulta idonea a soddisfare le esigenze suddette.<br />

Nel caso in cui non fosse disponibile una cartografia con le suddette<br />

caratteristiche per l’intero territorio comunale possono essere utilizzate<br />

planimetrie a grande scala per l’individuazione delle sezioni di censimento<br />

del centro capoluogo del Comune e cartografia a scala 1:25.000 per le altre.<br />

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />

BT ISTAT - http://www.istat.it/it/archivio/104317<br />

Mugnoli S., Chiocchini R. ‘Land Cover and Census integration geographic<br />

datasets to realize a statistics synthetic maps’ – EFGS 2014 Conference<br />

(Krakow, 22nd - 24th October 2014)<br />

Lombardo G., Esposto A., Minguzzi R., Mugnoli S. – ‘La CSSCS ISTAT:<br />

un nuovo strumento per le statistiche territoriali’ – Conferenza ESRI Italia<br />

2015 (Roma, 15 – 16 Aprile 2015)<br />

ISTAT ‘Anagrafe della popolazione: legge e regolamento anagrafico –<br />

Avvertenze, note illustartive e normativa AIRE’ – Metodi e norme serie<br />

B – n.29 edizione 1992.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

ISTAT; Enumeration areas; Census project; ARCGIS 10.1; Land cover;<br />

Land use<br />

ABSTRACT<br />

ISTAT (Italian National Institute of Statistics) geographic datasets, updated<br />

to realize ‘Census 2010’ project in October 2011, represents a useful resource<br />

to improve information derived from Land cover/use cartography.<br />

In fact both ISTAT vector data and other cartography data (i.e. Regional<br />

Land cover/use geographic datasets) can be integrated to realize a product<br />

that can help to better understand statistics linked to land cover cartography.<br />

Thematic maps like this are also useful to examine and describe a lot of phenomena<br />

linked to territorial dynamics especially in urban environment (i. e.<br />

urban sprawl). This paper summarizes an ISTAT project that has the aim to<br />

produce, a ‘Statistics Synthetic Map’ for the entire national Italian territory;<br />

it has realized yet for five Italian regions (Emilia-Romagna, Valle d’Aosta,<br />

Latium, Lombardy, Umbria, and Basilicata and Marche). In brief, the final<br />

product represents integration among geographic datasets and it is based on<br />

ISTAT enumeration areas that are so described not only in relation to statistical<br />

character (i.e. resident population, buildings, etc.) but land cover/use too.<br />

The legend of the map is based on 80 classes.<br />

AUTORE<br />

Giovanni Lombardo, lombardo@istat.it<br />

Antonella Esposto, esposto@istat.it<br />

Rita Minguzzi, minguzzi@istat.it<br />

Stefano Mugnoli, mugnoli@istat.it<br />

Istituto Nazionale di Statistica - ISTAT<br />

30 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


REPORT<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 31


MERCATO<br />

Eppur…<br />

si muove?<br />

Creaform lancia VXelements 6.0: software di ispezione<br />

e scansione su CAD<br />

Creaform, leader nelle soluzioni di misurazione 3D portatili e nei<br />

servizi di ingegneria, ha annunciato il lancio della sua ultima versione<br />

della piattaforma software 3D VXelements 6.0, aumentando la sinergia<br />

tra hardware e software, facilitando così il lavoro degli operatori,<br />

per i più svariati utilizzi: reverse engineering, prototipizzazione rapida<br />

e ispezione dimensionale.<br />

Di seguito alcune delle novità introdotte nei due moduli VXInspect<br />

e VXModel:<br />

VXinspect – Modulo software di ispezione dimensionale<br />

- Misurazione con “tastatura ottica” mediante l’utilizzo di MaxSHOT<br />

Next: Gli utenti possono estrarre automaticamente entità dai target<br />

e combinare i dati della scansione con quelli della misurazione mediante<br />

“tastatura ottica” ottenendo misurazioni e risultati più affidabili.<br />

E’ possibile inoltre ottenere una mappa a colori dal modello di<br />

fotogrammetria comparandolo con il file CAD con un semplice clic<br />

del mouse.<br />

- Ispezione ed elaborazione dati di scansioni più rapidi: La nuova<br />

versione di VXelements prevede metodi di allineamento più semplici<br />

e che si adattano maggiormente alla superficie oltre che un’ interattività<br />

ed una visualizzazione più chiara ed intutiva delle funzioni<br />

permettendo agli operatori di lavorare in modo rapido ed ottimale<br />

VXmodel – Modulo software scansione su CAD<br />

- Interfacciabilità con Solid Edge: Con un semplice clic, gli utenti<br />

possono ora trasferire dati da VXmodel direttamente ad un software<br />

partner, come SOLIDWORKS, Autodesk Inventor e ora Solid Edge,<br />

offrendo una notevole flessibilità ed integrazione nei flussi di lavoro<br />

per gli utenti.<br />

- Ottimizzazione dell'allineamento: Consente la gestione semplificata<br />

del relativo processo di allineamento per progetti con più file STL.<br />

“Gli algoritmi VXelements semplificano decisamente l’utilizzo del<br />

software soprattutto in campo metrologico. Gli utilizzatori possono<br />

accedere ad un'ampia gamma di nuove funzioni che permettono di<br />

ottenere benefici e migliorie in termini di produttività, tempistiche<br />

e costi operativi”, ha spiegato Daniel Brown, direttore gestione prodotti<br />

di Creaform. “Le nuove capacità del software e i miglioramenti<br />

apportati ai moduli VXinspect e VXmodel rispondono alle esigenze<br />

del settore, che richiede risultati altamente accurati, in termini di<br />

flussi di lavoro di ispezione e di progettazione. Siamo entusiasti di<br />

poter offrire agli operatori prestazioni molto performanti ed una fotogrammetria<br />

di facile utilizzo, in modo che possano essere soddisfatti<br />

e fiduciosi di riscontrare che i risultati ottenuti soddisfino le loro<br />

aspettative e quelle richieste dai loro clienti.”<br />

Interferometro radar da terra<br />

Monitoraggio in tempo reale<br />

di frane e deformazioni,<br />

oltre il millimetro!<br />

Rilievi fino a 4 chilometri<br />

> monitoraggio frane, ponti<br />

e cavalcavia<br />

> prove di carico<br />

> deformazioni dighe e strutture<br />

> analisi modale<br />

> monitoraggio vibrazioni<br />

FastGBSAR Uno strumento, due modalità.<br />

FastGBSAR RAR<br />

Real Aperture Radar<br />

FastGBSAR SAR<br />

Synthetic Aperture Radar<br />

https://www.creaform3d.com/en<br />

32 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong><br />

CODEVINTEC<br />

Tecnologie per le Scienze della Terra<br />

Tel. +39 02 4830.2175<br />

www.codevintec.it


MERCATO<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 33


MERCATO<br />

GEOSPATIAL 4.0<br />

OPEN<br />

GOVERNMENT<br />

DIGITAL<br />

CONSTRUCTION<br />

SMART CITIES<br />

JOIN US NOW!<br />

WWW.INTERGEO.DE<br />

Along with:<br />

GERMAN<br />

CARTOGRAPHIC<br />

CONFERENCE<br />

34 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong><br />

Host: DVW e.V.<br />

Conference organiser: DVW GmbH<br />

Trade fair organiser: HINTE GmbH<br />

SPONSORS:


MERCATO<br />

3D SCANNING<br />

STONEX® Srl<br />

Part of UniStrong<br />

Via Cimabue 39 - 20851 Lissone (MB) Italy<br />

Phone +39 039 2783008 Fax +39 039 2789576<br />

www.stonexpositioning.com | info@stonexpositioning.com<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 35


REPORT<br />

Impiego sperimentale del drone ad ala<br />

fissa nell’elaborazione dell’indice di<br />

qualità morfologica (IQM) dei corpi idrici<br />

di Fabrizio Stella, Rodolfo Bassan,<br />

Antonio Cavinato, Giovanni Lusiani<br />

Fig. 1 - La forra del torrente Grisol profondamente<br />

incisa nel substrato litoide.<br />

Il drone ad ala fissa: tecnologia<br />

innovativa per l’elaborazione<br />

dell’indice di qualità morfologica<br />

(IQM) di corpi idrici in ambiente<br />

montano caratterizzato da<br />

difficile accessibilità e copertura<br />

fotogrammetrica non ottimale al<br />

fine di garantire la sicurezza degli<br />

operatori, la precisione del calcolo<br />

e rapide tempistiche operative. Un<br />

primo test in Val del Grisol nelle<br />

Dolomiti Bellunesi.<br />

Il Decreto Ministeriale<br />

260/2010<br />

introduce l’IQM<br />

quale strumento per<br />

la valutazione dello<br />

stato morfologico<br />

dei corsi d’acqua<br />

in conformità<br />

con la Direttiva<br />

Quadro<br />

Acque al fine<br />

di giungere alla<br />

completa classificazione<br />

dei<br />

corpi idrici. L’Istituto<br />

Superiore<br />

per la Protezione<br />

e la Ricerca Ambientale<br />

(ISPRA) ha<br />

predisposto e ufficializzato<br />

il metodo IDRAIM<br />

per la classificazione idromorfologica<br />

dei corpi idrici<br />

superficiali fluenti. Il metodo<br />

viene applicato dall’Agenzia<br />

Regionale per Protezione e Prevenzione<br />

Ambientale (ARPAV)<br />

nella classificazione secondo i<br />

canoni della Direttiva europea<br />

2000/60 degli oltre 800 corpi<br />

idrici superficiali che la Regione<br />

Veneto ha individuato nel suo<br />

territorio.<br />

Il metodo operativo IDRAIM<br />

prevede in estrema sintesi tre<br />

fasi: analisi su strati informativi<br />

in ambiente GIS, rilievi in<br />

campo ed elaborazione GIS di<br />

tutti i dati con compilazione di<br />

schede in formato Excel e calcolo<br />

finale dell’indice. Gli strati<br />

informativi in ambiente GIS<br />

prevedono principalmente l’uso<br />

di strisciate aerofotogrammetriche<br />

e DTM, mentre i rilievi in<br />

campo coinvolgono il personale<br />

in rilievi puntuali percorrendo<br />

l’intera asta del corpo idrico con<br />

evidenti problematiche riguardanti<br />

l’accessibilità la sicurezza e<br />

i tempi di percorrenza.<br />

Le problematiche si acuiscono<br />

in ambiente montano caratterizzato<br />

da forte energia del<br />

rilievo con forre incise, salti di<br />

roccia, frane, versanti eccessivamente<br />

acclivi e fitta copertura<br />

vegetazionale, tutti fattori questi<br />

che costringono gli operatori a<br />

muoversi con discontinuità evitando<br />

i tratti che non consentono<br />

accessi in sicurezza a scapito<br />

della precisione del rilievo. In<br />

questo contesto non sempre<br />

vengono in aiuto le strisciate aerofotogrammetriche<br />

disponibili<br />

in quanto, spesso, l’orientamento<br />

delle valli e la forte incisione<br />

portano ad avere versanti e alvei<br />

completamente in ombra e<br />

quindi completamente al buio<br />

per gli scopi previsti dal metodo<br />

operativo.<br />

La valle del Grisol nelle Dolomiti<br />

Bellunesi<br />

Il Torrente Grisol, incastonato<br />

nel Parco Nazionale delle Dolomiti<br />

Bellunesi e nel gruppo<br />

della Schiara, è un affluente<br />

di destra del torrente Maè, nel<br />

quale si immette a quota 648<br />

m s.m.m. circa, 5 km prima<br />

della confluenza di quest’ultimo<br />

nel Piave a Longarone. La<br />

quota massima raggiunta dal<br />

bacino è pari a 2531 m s.l.m.<br />

in corrispondenza del gruppo<br />

36 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


REPORT<br />

La sperimentazione<br />

Nella primavera 2016 i tecnici<br />

AVEPA e ARPAV hanno avviato<br />

una attività di monitoraggio<br />

sperimentale mediante rilievo<br />

aerofotogrammetrico con piattaforme<br />

aeree a pilotaggio remoto<br />

(drone) in Val del Grisol.<br />

Obiettivo del rilievo era quello<br />

di ottenere ortofoto ad alta ridel<br />

Monte Talvena, la quota<br />

minima in corrispondenza della<br />

sezione di chiusura. Il torrente<br />

Grisol scorre in prevalente<br />

direzione Ovest-Est e presenta<br />

una superficie complessiva di<br />

circa 30 kmq. L’asta principale<br />

del torrente ha uno sviluppo di<br />

circa 8 km.<br />

Le problematiche ai fini della<br />

valutazione dell’IQM connesse<br />

a questo corpo idrico sommano<br />

l’inaccessibilità della seconda<br />

metà del corso, inciso in una<br />

stretta forra rocciosa, all’inutilizzabilità<br />

delle strisciate aerofotogrammetriche<br />

completamente<br />

al buio nell’intero versante nord<br />

ovest e nel fondovalle.<br />

Il gruppo operativo del Dipartimento<br />

ARPAV di Belluno, dovendo<br />

procedere alla valutazione<br />

dell’indice IQM nel contesto<br />

della Valle del Grisol, forte di<br />

una convenzione tra ARPAV e<br />

l’Agenzia Regionale per i Pagamenti<br />

in Agricoltura (AVEPA)<br />

che dispone di un drone ad<br />

ala fissa, ha inteso effettuare<br />

una prima sperimentazione<br />

dell’utilizzo di questo moderno<br />

strumento a supporto di questa<br />

specifica attività.<br />

La convenzione ARPAV – AVEPA<br />

Con Decreto del Commissario<br />

Straordinario ARPAV n. 37 del<br />

9 marzo 2016 e con Decreto del<br />

Direttore Generale di AVEPA<br />

n. 22 del 4 marzo 2016, i due<br />

enti hanno firmato una convenzione<br />

per collaborare nel monitoraggio<br />

di fiumi e torrenti del<br />

territorio alpino. Questa scelta<br />

strategica obbedisce a una precisa<br />

richiesta di ottimizzazione<br />

e condivisione degli strumenti<br />

disponibili per aumentare la<br />

qualità abbassando i costi operativi<br />

dell’attività. In tal modo<br />

si evitano lunghe e pericolose<br />

risalite lungo i torrenti evitando<br />

rischi al personale e accorciando<br />

i tempi di lavoro.<br />

Il drone ad ala fissa: caratteristiche<br />

e potenzialità<br />

Il drone utilizzato dall’Avepa è<br />

stato acquisito nel 2014. Si tratta<br />

di un drone ad ala planante<br />

UAV (eBee SenseFly) evoluto<br />

e destinato al rilievo aerofotogrammetrico<br />

professionale.<br />

Con la sua camera fotografica<br />

Sony WX da 18 MP (RGB) è<br />

in grado di scattare fotografie<br />

con una risoluzione a terra fino<br />

a 3 cm/pixel. Con autonomia<br />

di volo di circa 40 minuti ogni<br />

batteria ed una resistenza al<br />

vento fino a 8-10 m/s. Dispone<br />

inoltre della possibilità di<br />

scattare fotografie oblique e di<br />

eseguire atterraggi lineari oltre<br />

che circolari. Le immagini acquisite<br />

dall’eBee dispongono di<br />

dati GPS e IMU (Inertial Measurement<br />

Unit) e sono dunque<br />

pronte per i successivi passaggi<br />

di elaborazione fotogrammetrica<br />

per l’estrazione di modelli<br />

digitali del suolo e del terreno,<br />

curve di livello e ortomosaici.<br />

Altre caratteristiche peculiari del<br />

mezzo:<br />

4 Materiale PPE estruso<br />

4 Apertura alare: 96 cm<br />

4 Peso al decollo: 680 g<br />

4 4 Batterie ai polimeri di litio<br />

con un’autonomia di circa<br />

40 minuti cadauna<br />

4 Velocità di crociera 36-57<br />

km/h (10-16 m/s)<br />

4 Fino a 3 km di copertura radio<br />

4 Risoluzione a terra delle immagini<br />

da 3-30 cm/pixel (in<br />

base alla quota di volo)<br />

4 Sensori di sicurezza (ground<br />

sensor)<br />

4 Decollo manuale<br />

4 Inoffensivo per fini ENAC<br />

(consentito il volo anche in<br />

aree critiche)<br />

4 Ali staccabili<br />

4 Trasportabile in comoda valigetta<br />

conforme regole IATA<br />

Fig. 2 - Aerofotogrammetria con ben evidenti i versanti<br />

nord ovest al buio.<br />

Fig. 3 - Il drone ad ala planante UAV (eBee SenseFly).<br />

Fig. 4 - Postazione di controllo della missione in Val del Grisol.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 37


REPORT<br />

soluzione georeferenziate, del<br />

tratto terminale e per lo più<br />

inaccessibile della valle, in tempi<br />

contenuti e in condizioni di<br />

sicurezza.<br />

Il lavoro è stato eseguito con<br />

un drone ad ala fissa (eBee<br />

SenseFly) sul quale sono state<br />

installate, come payload una<br />

fotocamera digitale Sony WX<br />

da 18 MP (RGB), una piattaforma<br />

IMU per l’orientamento<br />

interno e un’antenna GPS per<br />

la navigazione. L’Operazione<br />

Specializzata è stata preceduta<br />

dalla pianificazione del volo<br />

e da un sopralluogo nell’area<br />

di operazioni dove si è svolta<br />

la missione. La pianificazione<br />

dei voli è avvenuta in ufficio,<br />

attraverso le funzionalità messe<br />

a disposizione dai software di<br />

gestione della missione e consultando<br />

la cartografia di un’area<br />

più ampia rispetto a quella<br />

dell’operazione. In questa fase<br />

sono stati redatti i piani di volo<br />

e simulati i voli che si intendevano<br />

effettuare. La seconda fase<br />

della pianificazione dei voli è<br />

stata individuare l’area di sorvolo<br />

sulla mappa digitale definendo<br />

su di essa, in funzione delle<br />

morfologie del terreno e degli<br />

ostacoli individuabili sulla mappa<br />

stessa, il Volume Operativo<br />

costituito dal Volume di Missione<br />

e dall’opportuno Buffer di<br />

Fig. 5 - Piano di volo visualizzato sul computer di controllo della missione.<br />

sicurezza. All’interno dei volumi<br />

definiti è stato individuato il<br />

posizionamento della Stazione<br />

di controllo a terra, il punto di<br />

decollo dell’APR e anche del<br />

waypoint iniziale, cioè la posizione<br />

dalla quale inizierà il volo<br />

operativo vero e proprio.<br />

E’ stato quindi necessario definire<br />

il punto terminale della<br />

fase di crociera del volo e il<br />

punto di atterraggio. Si sono<br />

impostate poi le quote di volo,<br />

sempre in riferimento alla morfologia<br />

dell’area di operazione e<br />

agli eventuali ostacoli presenti,<br />

e i volumi operativi ipotizzati<br />

inizialmente. Definiti i parametri<br />

di volo sono stati impostati<br />

quelli di gestione del payload,<br />

per es. l’eventuale overlap delle<br />

fotografie, o la risoluzione a<br />

terra che si vuole ottenere. Immessi<br />

tutti i parametri di gestione<br />

della missione il software ha<br />

restituito una stima del tempo<br />

necessario all’esecuzione dei<br />

voli. Questo dato è il punto di<br />

partenza fondamentale se rapportato<br />

all’autonomia media del<br />

SAPR che si vuole impiegare<br />

per poter pianificare al meglio<br />

i voli che saranno necessari per<br />

portare a termine le operazioni,<br />

massimizzandone sicurezza ed<br />

efficienza, soprattutto in termini<br />

temporali.<br />

La Val del Grisol è una valle<br />

laterale appartata e solitaria,<br />

incisa nel substrato roccioso e<br />

caratterizzata da versanti ripidi e<br />

alti salti rocciosi che sovrastano<br />

una profonda forra e ambienti<br />

rupestri di fondovalle. Sul fianco<br />

sinistro della valle si ritrovano<br />

pendii più dolci e rari frammenti<br />

pianeggianti, tre dei quali<br />

erano stati individuati come<br />

idonee aree di operazioni. Considerata<br />

la morfologia dell’area<br />

e le probabili difficoltà emerse<br />

dalla valutazione preliminare<br />

della logistica complessiva, con<br />

il sopralluogo in campo è stato<br />

possibile validare le scelte in<br />

merito a: posizionamento della<br />

Stazione di controllo a terra,<br />

punto di decollo dell’APR,<br />

punto di atterraggio. L’uscita ha<br />

consentito anche di valutare la<br />

qualità del radio link e del segnale<br />

satellitare aspetti critici in<br />

quest’area di operazione.<br />

La pianificazione della missione<br />

ci ha permesso, una volta in<br />

campo, di essere notevolmente<br />

più rapidi nella fase di inizializzazione<br />

del volo effettivo. Si<br />

è scelto di volare nelle ore centrali<br />

della giornata per evitare<br />

le ombre che il sole proietta e<br />

per captare la maggior parte di<br />

energia riflessa.<br />

Tra le aree visitate durante il<br />

sopralluogo preliminare è stata<br />

prescelta una zona dove fosse<br />

garantita la ricezione del segnale<br />

satellitare: è infatti necessario<br />

permettere al gps di bordo di<br />

eseguire i controlli preliminari<br />

per l’esecuzione della missione.<br />

La conformazione profonda e<br />

stretta della valle era un ostacolo<br />

tecnico, ma i livelli minimi<br />

sono stati raggiunti in una breve<br />

finestra temporale che ha permesso<br />

il superamento dei controlli<br />

prevolo.<br />

La missione è stata portata a<br />

termine con un totale di 65<br />

minuti di volo. È stata sorvolata<br />

un’area complessiva di 2,5 km²,<br />

mentre l’area rilevata complessi-<br />

38 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


REPORT<br />

va è stata di 119 ettari.<br />

Sono stati effettuati i rilievi in<br />

due momenti distinti. In entrambi<br />

i casi si è scelto di volare<br />

nelle ore centrali della giornata<br />

per evitare le ombre che il sole<br />

proietta e per captare la maggior<br />

parte di energia riflessa. Tra le<br />

aree visitate durante il sopralluogo<br />

preliminare è stata prescelta<br />

una zona dove fossero garantiti<br />

i livelli minimi di segnale<br />

satellitare che permettesse al gps<br />

di bordo di eseguire i controlli<br />

preliminari per l’esecuzione della<br />

missione.<br />

42,5 km² area vasta sorvolata<br />

4119 ha area rilevata (52+67)<br />

Le immagini sono state acquisite<br />

in strisciate con una<br />

percentuale di sovrapposizione<br />

(tra immagini adiacenti) del 70-<br />

80% (laterale e longitudinale)<br />

e poi elaborate con la stazione<br />

digitale aerofotogrammetrica<br />

automatica APS, una suite professionale<br />

per il mapping 3D<br />

da drone, che ci ha permesso di<br />

generare ortofoto ad alta risoluzione<br />

georeferenziate.<br />

Il processo di elaborazione<br />

immagini è stato suddiviso nei<br />

seguenti step:<br />

4Applicazione dell’algoritmo<br />

di bundle per la triangolazione<br />

aerea<br />

4Importazione di Punti di<br />

controllo, collimazione e rappresentazione<br />

4Bilanciamento radiometrico<br />

delle immagini<br />

4Generazione automatica del<br />

DSM (superficie)<br />

4Estrazione delle curve di livello<br />

4Generazione intelligente di<br />

mesh testurizzate e visualizzazione<br />

4Filtraggio automatico del<br />

DTM (ground) in base allo<br />

scenario predefinito<br />

4Generazione automatica ed<br />

editing delle linee di taglio<br />

4Generazione dell’ortomosaico<br />

4Generazione e visualizzazione<br />

di nuvole di punti 3D<br />

Il reale vantaggio di effettuare il<br />

rilievo aerofotogrammetrico con<br />

drone è la possibilità di documentare<br />

ad alta risoluzione aree<br />

di notevole estensione e di raggiungere<br />

in tempi accertabili e<br />

con costi sostenibili anche zone<br />

difficilmente o completamente<br />

inaccessibili.<br />

Questi vantaggi sono dovuti<br />

principalmente allo sviluppo di<br />

queste piattaforme in termini<br />

di sensori e affidabilità del volo<br />

autonomo, unita alla possibilità<br />

di elaborare in tempi relativamente<br />

brevi le immagini acquisite<br />

al fine di generare ortofoto.<br />

Il tutto rende i droni particolarmente<br />

competitivi per questo<br />

tipo di rilievi.<br />

Risultati<br />

I risultati ottenuti con l’utilizzo<br />

del drone ad ala fissa nel superamento<br />

delle difficoltà connesse<br />

con la valutazione dell’IQM in<br />

ambienti montani di difficile<br />

accessibilità sono stati superiori<br />

Fig. 6 - Strisciata aerofotogrammetrica tradizionale.<br />

Fig. 7 - Strisciata realizzata con il drone.<br />

alle aspettative fornendo delle<br />

strisciate fotogrammetriche georeferenziate<br />

di alta qualità.<br />

Il confronto delle immagini<br />

rilevate dal drone con la fotogrammetria<br />

aerea tradizionale<br />

ha messo in luce la validità del<br />

metodo sperimentato consentendo<br />

di effettuare le valutazioni<br />

previste dal metodo IQM<br />

altrimenti difficilmente possibili<br />

in questo particolare contesto<br />

geomorfologico; infatti il sito è<br />

inaccessibile per lunghi tratti e<br />

la fotogrammetria tradizionale<br />

disponibile risulta inutilizzabile<br />

per gli scopi prefissati.<br />

Va anche evidenziato come<br />

la risoluzione del prodotto<br />

fotogrammetrico ottenuto e<br />

COD_MORF<br />

Lungh. tratto<br />

IQM corpo idrico<br />

IQM tratto<br />

(m)<br />

480_M_10 3706 0,98 ELEVATO 0,974<br />

480_M_20 4213 0,97 ELEVATO<br />

Applicabilità<br />

metodo<br />

Costi<br />

operativi<br />

Costi<br />

strumentazione<br />

Sicurezza del<br />

personale<br />

Lungh. corpo<br />

idrico (m)<br />

Cod. corpo<br />

idrico<br />

7919 480_10<br />

Velocità<br />

esecutiva<br />

Precisione<br />

del rilievo<br />

sempre inferiori superiori superiore superiore analoga<br />

non sempre superiori inferiori inferiore inferiore analoga<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 39


REPORT<br />

ottenibile con il drone sia decisamente<br />

superiore alle foto<br />

aree generalmente disponibili<br />

e soprattutto adattabile, nel<br />

rispetto della normativa di sicurezza<br />

delle missioni di volo,<br />

alle diverse necessità e casistiche<br />

di studio.<br />

Il Calcolo dell’IQM elaborato<br />

in seguito ai sopralluoghi<br />

dell’autunno inverno 2015/16<br />

e della successiva risolutiva<br />

missione con il drone, ha portato<br />

al valore pesato riportato<br />

in tabella, indice di una qualità<br />

elevata.<br />

Va specificato che il primo<br />

tratto (Codice Morfologico<br />

480_M_10) è stato interamente<br />

percorso a piedi in<br />

quanto accessibile, mente il<br />

secondo, in forra (codice morfologico<br />

480_M_20), è stato<br />

interamente valutato sulla<br />

base del materiale fotografico<br />

prodotto dalla missione con il<br />

drone.<br />

La matrice di seguito riportata<br />

sintetizza i numerosi vantaggi<br />

dell’utilizzo di questo<br />

ausilio tecnologico nello specifico<br />

caso della valutazione<br />

dell’IQM in territori montani<br />

caratterizzati da problemi di<br />

accessibilità e scarsa utilizzabilità<br />

del materiale aerofotogrammetrico<br />

disponibile:<br />

Conclusioni<br />

L’esperienza acquisita da<br />

ARPAV e AVEPA nella determinazione<br />

dell’IQM del<br />

torrente Grisol con l’ausilio<br />

del drone ad ala fissa apre un<br />

nuovo promettente orizzonte<br />

nell’ambito dei controlli e<br />

dei monitoraggi ambientali<br />

assicurando un miglioramento<br />

qualitativo dei risultati e delle<br />

condizioni di sicurezza operativa.<br />

Ringraziamenti<br />

Gli autori ringraziano la Regione<br />

Veneto con gli Assessori<br />

di riferimento ing. Gianpaolo<br />

Bottacin e dr. Giuseppe Pan<br />

per aver creduto, sostenuto<br />

e reso possibile la sperimentazione<br />

e il Consigliere ing.<br />

Franco Gidoni per l’idea<br />

dell’impiego sinergico del<br />

drone tra le strutture tecniche<br />

regionali ARPAV e AVEPA.<br />

Si ringrazia inoltre il collega<br />

Andrea Lorigiola per la preziosa<br />

collaborazione nelle attività<br />

in campo.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

D’urso M. G., Gargiulo A., Rotondi A., Bracaglia R, (2015).<br />

Un’applicazione al settore ambientale di fotogrammetria con<br />

piattaforma UAV, ASITA (????).<br />

Prandi F., Magliocchetti D., De Amicis R. (2015), Sperimentazione<br />

di rilievo UAV a supporto della pianificazione forestale,<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°1 2015: xxxx.<br />

Rinaldi M., Surian N., Comiti F., Bussettini M. (2013), A method<br />

for the assessment and analysis of the hydromorphological<br />

condition of Italian streams: The Morphological Quality Index<br />

(MQI). Geomorphology 180-181: 96-108.<br />

Rinaldi M., Surian N., Comiti F., Bussettini M. (2011), Manuale<br />

tecnico – operativo per la valutazione ed il monitoraggio<br />

dello stato morfologico dei corsi d’acqua (Versione 1), Istituto<br />

Superiore Per la Ricerca Ambientale, Roma.<br />

Gazzetta Ufficiale della Comunità Europee: Normativa<br />

2000/60 CE del 22/12/2000 pp. 5, 6-327.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Indice di Qualità morfologica; IDRAIM, Drone ad ala<br />

fissa; DTM;<br />

ABSTRACT<br />

The directive 2000/60/EC (EU Water Framework Directive) provides<br />

procedures for identifying the ecological status of each water<br />

body by considering the quality of the biological community and<br />

the hydrological and chemical characteristics of the water body itself.<br />

However, in mountain areas the hydromorphological index<br />

can be hard to determine due to poor accessibility of measurement<br />

sites and lacking photogrammetric coverage. In order to guarantee<br />

safety of the operators and, at the same time, precise calculations<br />

in a short amount of time, the use of a fixed wing drone is proposed.<br />

A preliminary test was performed in the upper segment of<br />

‘Val del Grisol’ in the Dolomites of Belluno by ARPAV – Belluno<br />

Department and AVEPA, obtaining high-quality, geo-referenced<br />

photogrammetric images.<br />

AUTORE<br />

Fabrizio Stella<br />

fabrizio.stella@avepa.it<br />

Direttore Generale A.V.E.P.A.<br />

Rodolfo Bassan<br />

Direttore Provinciale A.R.P.A.V.<br />

rbassan@arpa.veneto.it<br />

Antonio Cavinato<br />

antonio.cavinato@arpa.veneto.it><br />

Tecnico A.R.P.A.V.<br />

Giovanni Lusiani<br />

giovanni.lusiani@avepa.it<br />

A.V.E.P.A. Padova<br />

• Rilievi batimetrici automatizzati<br />

• Fotogrammetria delle sponde<br />

• Acquisizione dati e immagini<br />

• Mappatura parametri ambientali<br />

• Attività di ricerca<br />

Vendita – Noleggio - Servizi chiavi in mano, anche con strumentazione cliente<br />

40 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


REPORT<br />

ArcGIS<br />

il WebGIS accessibile<br />

ovunque<br />

in ogni momento<br />

da ogni dispositivo<br />

www.esriitalia.it<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 41


REPORT<br />

Approccio geografico nello studio<br />

delle pressioni puntuali della<br />

Regione Umbria<br />

di Giacomo Rapi, Antonio Natale<br />

Nell’ambito dell’attuazione della<br />

Direttiva Acque 2000/60/CE,<br />

ARPA Umbria ha effettuato nel<br />

2015 la revisione dell’analisi delle<br />

pressioni antropiche gravanti<br />

sui corpi idrici superficiali e<br />

sotterranei, per l’aggiornamento<br />

del Piano di Tutela delle Acque<br />

e la redazione dei nuovi Piani<br />

Distrettuali di Gestione.<br />

Tra le pressioni ambientali oggetto<br />

di analisi sono state considerate<br />

anche quelle di origine civile e<br />

industriale, principali fonti di<br />

carico puntuale.<br />

A tal fine il territorio regionale<br />

è stato discretizzato in celle di<br />

dimensioni 100x100m ed è stato<br />

sviluppato un algoritmo di calcolo<br />

dei carichi inquinanti a partire<br />

dalle informazioni contenute<br />

nel Catasto degli Scarichi della<br />

Regione Umbria.<br />

Attraverso il Model Builder sono<br />

stati quindi creati modelli di<br />

geoprocessing per la stima dei<br />

carichi alla scala di corpo idrico<br />

superficiale e sotterraneo.<br />

per il periodo <strong>2017</strong>-2027.<br />

La Direttiva<br />

WFD (Water<br />

Framework<br />

Directive) 2000/60/CE, recepita<br />

nella normativa nazionale<br />

con il D.Lgs 152/2006 assegna<br />

un ruolo strategico alla conoscenza<br />

approfondita e aggiornata delle<br />

pressioni antropiche, indispensabile<br />

per la determinazione delle<br />

condizioni di rischio, la definizione<br />

di reti e programmi di monitoraggio<br />

e l’individuazione delle<br />

misure da attuare per garantire il<br />

raggiungimento degli obiettivi di<br />

qualità ambientale nei corpi idrici<br />

superficiali e sotterranei.<br />

L’analisi delle pressioni svolta<br />

nel territorio regionale si pone<br />

l’obiettivo di ottemperare agli<br />

obblighi di aggiornamento del<br />

Piano di Tutela delle Acque (PTA),<br />

anche al fine di consentire l’aggiornamento<br />

dei Piani di Gestione<br />

dei Distretto Idrografici di appartenenza.<br />

In particolare ARPA Umbria,<br />

soggetto regionale preposto all’esecuzione<br />

del monitoraggio dei<br />

corpi idrici superficiali e sotterranei,<br />

ha dato avvio al secondo<br />

ciclo di monitoraggio ai sensi del<br />

D.Lgs 152/2006. In questo contesto<br />

si rende necessario definire,<br />

per ogni corpo idrico, i livelli di<br />

pressione e di rischio effettivamente<br />

presenti, al fine di definire<br />

i nuovi programmi di monitoraggio.<br />

Fig. 1 - Esempio di applicazione del Dasymetric<br />

Mapping sul territorio umbro.<br />

Le pressioni esercitate dal sistema<br />

fognario depurativo urbano,<br />

nonché dagli scarichi di attività<br />

produttive, costituiscono una<br />

delle principali cause di criticità<br />

ambientale per i corpi idrici superficiali<br />

e sotterranei.<br />

É stato necessario quindi sviluppare<br />

una metodologia di analisi:<br />

4che consentisse di ricostruire<br />

con grande dettaglio<br />

l’entità e la distribuzione sul<br />

territorio delle pressioni antropiche<br />

legate agli scarichi<br />

di acque reflue di origine<br />

domestica ed industriale<br />

4che fosse riproducibile con<br />

frequenza coerente con gli<br />

obblighi derivanti dall’attuazione<br />

della WFD (almeno<br />

1 volta ogni 6 anni), della<br />

Direttiva Nitrati (almeno<br />

1 volta ogni 4 anni) e delle<br />

altre norme di settore<br />

4che fosse confrontabile con<br />

l’analisi effettuata nel PTA<br />

del 2009.<br />

Aspetti metodologici<br />

Nei paragrafi successivi viene<br />

presentata la metodologia adottata<br />

per :<br />

4l’analisi della distribuzione<br />

della popolazione sul territorio<br />

regionale,<br />

4la ricostruzione del sistema<br />

fognario depurativo.<br />

42 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


REPORT<br />

4la definizione della geometria<br />

degli agglomerati,<br />

4il calcolo dei carichi puntuali.<br />

Ai fini della modellazione,<br />

l’intero territorio regionale è<br />

stato diviso in celle di un ettaro<br />

(100x100 m) con codifica univoca.<br />

In questo modo ogni cella<br />

eredita le informazioni degli<br />

oggetti (abitazioni, depuratori<br />

di acque reflue urbane, scarichi<br />

industriali, ecc.) che intersecano<br />

la sua area.<br />

L’approccio è quello della modellazione<br />

raster, metodologia di<br />

analisi spaziale realizzata in ambiente<br />

GIS (Sistemi Informativi<br />

Geografici).<br />

Ricostruzione della distribuzione<br />

della popolazione sul<br />

territorio regionale<br />

Nel precedente PTA (2009)<br />

l’analisi della distribuzione<br />

della popolazione sul territorio<br />

regionale era stata effettuata utilizzando<br />

come base informativa<br />

il dato del Censimento ISTAT<br />

2001 disponibile a scala di sezione<br />

censuaria. L’intersezione con<br />

gli strati informativi del sistema<br />

fognario-depurativo (aree<br />

servite da fognatura, collettori<br />

fognatori,…) aveva permesso<br />

di definire le informazioni di<br />

copertura fognaria e depurativa<br />

della popolazione, seppur con<br />

limiti evidenti: tale metodo, in<br />

condizioni di elevata densità<br />

abitativa, risultava aderente alla<br />

Fig. 2 - Carico puntuale espresso in Abitanti Equivalenti<br />

sversati nei sottobacini umbri.<br />

realtà, mentre in altre situazioni,<br />

dove la popolazione non era<br />

equamente distribuita nella sezione<br />

censuaria (es. sezioni definite<br />

“case sparse” dall’ISTAT),<br />

restituiva risultati scarsamente<br />

affidabili.<br />

Per ovviare a questa scarsa accuratezza<br />

tematica, nel nuovo PTA<br />

è stata introdotta la tecnica del<br />

Dasymetric Mapping, attraverso<br />

la quale il dato riferito ad una<br />

superficie vasta o arbitraria viene<br />

distribuito in modo più accurato<br />

all’interno di essa attraverso la<br />

sovrapposizione di confini geografici<br />

che escludono, limitano o<br />

confinano il dato stesso.<br />

L’assunto di questa tecnica per la<br />

modellazione intrapresa è molto<br />

semplice: è più probabile che<br />

la popolazione sia concentrata<br />

nelle aree edificate ed in modo<br />

direttamente proporzionale al<br />

volume degli edifici ad uso abitativo.<br />

In questo modo è stato possibile<br />

distribuire la popolazione di<br />

ciascuna sezione di censimento<br />

sul volume dell’edificato con<br />

uso principale “civile abitazione”<br />

presente all’interno di essa.<br />

L’informazione relativa all’uso<br />

è stata ricavata a partire da due<br />

fonti: Catasto Terreni e Fabbricati<br />

(CTF) ed Ecografico<br />

Catastale (EC) della Regione<br />

Umbria.<br />

Per quanto riguarda le informazioni<br />

sul numero di abitanti,<br />

il dato ISTAT 2001, unico disponibile<br />

per completezza delle<br />

variabili, è stato corretto poi<br />

sull’andamento intercensimento.<br />

Il dato di popolazione così calcolato<br />

è stato infine riportato a<br />

scala di cella.<br />

Ricostruzione del sistema fognario<br />

depurativo<br />

Anche le informazioni sul sistema<br />

fognario-depurativo disponibili<br />

nel precedente PTA sono<br />

state aggiornate in coerenza con<br />

la modellazione adottata per la<br />

Fig. 3 – Carico puntuale e diffuso sversato nei sottobacini dell’unità territoriale Nestore.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 43


REPORT<br />

stima della popolazione, utilizzando<br />

la divisione del territorio<br />

regionale in celle di un ettaro.<br />

In una prima fase, il perimetro<br />

delle aree servite da fognatura<br />

è stato modificato per tenere<br />

conto della presenza di scarichi<br />

di acque reflue industriali in<br />

fognatura o di collettori che<br />

non non ricadevano all’interno<br />

dell’area fognata.<br />

Al tracciato dei collettori fognari<br />

è stato applicato un buffer<br />

di 200 metri come previsto<br />

dalla normativa regionale DGR<br />

424/2012.<br />

Ad ogni cella sono state associate<br />

quindi le informazioni sulla<br />

popolazione servita da fognatura<br />

e/o depurazione ivi presente e<br />

sull’eventuale impianto di depurazione<br />

civile collegato.<br />

I dati sugli impianti di depurazione<br />

sono stati ricavati attraverso<br />

un data fusion tra i dataset di<br />

origine (PTA 2009) e le informazioni<br />

più recenti inserite nel<br />

Catasto Integrato degli Scarichi<br />

(CIS) della Regione Umbria.<br />

L’adozione di questo modello di<br />

rappresentazione ha permesso<br />

di guidare e indirizzare i Gestori<br />

del Servizio Idrico Integrato e<br />

gli Ambiti Territoriali Integrati<br />

(ATI) nella risoluzione delle<br />

criticità informative emerse; in<br />

questa seconda fase, infatti, è<br />

stata realizzata un’applicazione<br />

per permettere ai diretti interessati<br />

l’editing dell’informazione<br />

in modo diretto senza il supporto<br />

di operatori GIS, e per condividere<br />

gli aggiornamenti.<br />

Ricostruzione della geometria<br />

degli agglomerati urbani<br />

La ricostruzione geometrica degli<br />

agglomerati si è basata sulla<br />

divisione del territorio in celle<br />

di un ettaro, in coerenza con la<br />

modellazione adottata durante<br />

le fasi di stima della popolazione<br />

e di ricostruzione del sistema<br />

fognario depurativo.<br />

In via preliminare, la definizione<br />

dei confini degli agglomerati è<br />

stata effettuata a partire dalle<br />

aree servite da fognatura, rispettando<br />

il vincolo dell’adiacenza,<br />

fino a comprendere le celle con<br />

presenza di popolazione intersecanti<br />

un buffer di 200 metri<br />

dall’area fognata.<br />

Sono state incluse nell’agglomerato<br />

anche quelle celle adiacenti<br />

che superano tale limite, ma<br />

solo nei casi di agglomerato “significativo”,<br />

così come valutato<br />

con ATI e Gestori.<br />

A questa prima perimetrazione<br />

è seguita una fase di verifica<br />

che ha coinvolto il personale<br />

tecnico di ATI e Gestori per la<br />

definizione precisa dei confini<br />

dell’agglomerato, che tenesse<br />

conto di eventuali accorpamenti<br />

o divisioni tra agglomerati già<br />

effettuati dal gestore stesso.<br />

Infine, l’intersezione spaziale<br />

con l’area servita da fognatura<br />

ha permesso di associare ad ogni<br />

cella dell’agglomerato le informazioni<br />

relative alla copertura<br />

fognaria e depurativa.<br />

Calcolo carichi industriali<br />

Le informazioni necessarie al<br />

calcolo dei carichi industriali in<br />

corpo idrico sono state ricavate<br />

dal CIS, anche se è stato necessario<br />

risolvere preliminarmente<br />

alcune problematiche relative<br />

al mancato o errato posizionamento<br />

degli scarichi (il CIS<br />

non è gestito spazialmente)<br />

o all’incompletezza di alcune<br />

informazioni (il popolamento<br />

di alcuni campi del CIS non è<br />

obbligatorio).<br />

Per il calcolo dei carichi industriali<br />

è stato elaborato uno specifico<br />

algoritmo che tiene conto<br />

dei volumi scaricati e delle concentrazioni<br />

di sostanze emesse.<br />

L’algoritmo si basa su diversi<br />

step di processamento che comprendono<br />

sia metodi rigorosi<br />

di stima diretta basata su dati<br />

misurati sia metodi di stima<br />

indiretti e più approssimati.<br />

Ad ogni step vengono processati<br />

solo gli scarichi rimanenti, fino<br />

a valorizzare tutti gli scarichi<br />

analizzati. È stata sviluppata<br />

un’applicazione in .NET per<br />

rendere il processo ripetibile.<br />

Questo ha permesso di iterare n<br />

volte e apportare continue modifiche<br />

e miglioramenti.<br />

La stima dei carichi sversati è<br />

stata utilizzata poi per diversi<br />

fini, in base al recapito dello<br />

scarico: il carico emesso dalle<br />

aziende che scaricano in corpo<br />

idrico superficiale o suolo è stato<br />

utilizzato per la valutazione del<br />

carico sversato a scala di corpo<br />

idrico superficiale o sotterraneo;<br />

il carico in fognatura ha contribuito<br />

invece al calcolo della<br />

consistenza nominale dell’agglomerato.<br />

Risultati<br />

L’analisi effettuata ha permesso<br />

di ricostruire il quadro dei carichi<br />

da fonte puntuale, sia per<br />

quelli legati al sistema fognario<br />

depurativo degli agglomerati, sia<br />

per quelli al di fuori dell’agglomerato.<br />

I carichi derivanti dal sistema<br />

fognario depurativo degli agglomerati<br />

comprendono:<br />

4il carico dei depuratori di<br />

Fig. 4– Stato ecologico nei sottobacini dell’unità<br />

territoriale 44 Nestore <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>


REPORT<br />

acque reflue urbane<br />

4il carico imputabile agli scaricatori<br />

di piena durante gli<br />

eventi meteorici<br />

4il carico delle reti fognarie<br />

prive di impianto di depurazione<br />

terminale<br />

4il carico delle frazioni prive di<br />

fognatura nell’agglomerato.<br />

I carichi esterni agli agglomerati<br />

sono invece associati alla<br />

popolazione residente nelle case<br />

sparse e alle attività produttive<br />

che recapitano i reflui in corpo<br />

idrico superficiale o su suolo.<br />

I carichi sversati da impianti di<br />

depurazione sono stati valutati<br />

mediante una stima che ha tenuto<br />

conto prioritariamente dei<br />

risultati delle analisi effettuate<br />

da ARPA sui reflui in uscita dagli<br />

impianti; in assenza di dato<br />

misurato, si è proceduto ad una<br />

stima del carico attraverso il<br />

confronto tra il carico in ingresso<br />

al depuratore e la potenzialità<br />

nominale dello stesso, tenendo<br />

conto del livello depurativo<br />

dell’impianto.<br />

Il carico sversato dagli scaricatori<br />

di piena è stato calcolato<br />

applicando una metodologia<br />

analoga a quella sviluppata nel<br />

PTA 2009: il metodo effettua<br />

una stima della massa totale di<br />

inquinante sversata dagli scaricatori<br />

in funzione della superficie<br />

urbana impermeabile a monte<br />

degli scaricatori stessi (ricostruita<br />

attraverso il Dasymetric<br />

Mapping), sulla base di una<br />

parametrizzazione conseguente a<br />

simulazioni compiute su alcuni<br />

bacini urbani sperimentali, per i<br />

quali sono disponibili misure di<br />

dettaglio.<br />

Per quanto riguarda i carichi<br />

sversati da reti fognarie non<br />

depurati, in Umbria risultano<br />

presenti circa 40.000 Abitanti<br />

Equivalenti (nel PTA 2009 erano<br />

circa 60.000) i cui scarichi in<br />

fognatura non subiscono alcun<br />

trattamento depurativo terminale.<br />

Il carico sversato in corpo<br />

idrico superficiale è quindi pari<br />

a quello generato, ottenuto<br />

dal prodotto del numero degli<br />

abitanti equivalenti calcolati da<br />

Dasymetric Mapping, per i coefficienti<br />

di generazione disponibili<br />

in letteratura.<br />

I carichi sversati su suolo da fonti<br />

di tipo puntuale sono costituiti<br />

da due contributi: i carichi sversati<br />

dai residenti presenti nelle<br />

case sparse e quelli associati ai<br />

residenti in porzioni di agglomerato<br />

che risultano prive di<br />

rete fognaria.<br />

Per ambedue i contributi, ad<br />

ogni residente è stato attribuito<br />

un carico generato pro-capite<br />

definito mediante coefficienti<br />

di letteratura. A tali carichi generati<br />

sono stati poi applicati<br />

i coefficienti di abbattimento<br />

caratteristici di un impianto di<br />

primo livello, per tenere conto<br />

dei sistemi di abbattimento previsti<br />

per legge. Al carico sversato<br />

su suolo sono stati applicati<br />

ulteriori coefficienti di abbattimento<br />

per tenere conto dei processi<br />

di trasferimento dal suolo<br />

al reticolo di drenaggio.<br />

Di seguito si riporta una mappa<br />

che quantifica i carichi puntuali<br />

a scala di sottobacinO.<br />

Grazie alle analisi svolte in<br />

ambiente GIS, è stato possibile<br />

quantificare non solo i carichi<br />

sversati direttamente nel singolo<br />

corpo idrico (carico diretto),<br />

ma anche quelli provenienti dai<br />

corpi idrici che lo alimentano<br />

(carico complessivo). É il carico<br />

totale infatti che determina<br />

maggiormente la qualità ambientale<br />

dei corpi idrici.<br />

Nella figure seguenti vengono<br />

presentati ad esempio i risultati<br />

dei carichi complessivamente<br />

sversati nell’Unità Territoriale<br />

Nestore (in termini di Azoto<br />

Totale), sia come carichi diretti<br />

che come carichi complessivi<br />

(comprensivi del contributo del<br />

bacino alimentante).<br />

Nella figura seguente si riporta<br />

la valutazione dello stato ecologico<br />

dei medesimi sottobacini,<br />

da cui si evince come la qualità<br />

dei corpi idrici sia fortemente<br />

legata alle pressioni che insistono<br />

su tutti i sottobacini contribuenti.<br />

In definitiva i risultati dell’aggiornamento<br />

dell’analisi delle<br />

pressioni, se messi a confronto<br />

con le elaborazioni effettuate<br />

per il PTA 2009, mostrano una<br />

generale contrazione dei carichi<br />

sversati da fonte puntuale.<br />

Tali differenze, oltre che dalla<br />

naturale evoluzione del territorio<br />

e dagli interventi di tutela<br />

ambientale effettuati nel periodo<br />

tra le due analisi, risentono<br />

probabilmente delle differenze<br />

nelle metodologie di analisi applicate.<br />

Risulterà molto più interessante<br />

valutare le variazioni future dei<br />

carichi, avendo in questa fase<br />

standardizzato le procedure di<br />

valutazione attraverso il GIS,<br />

per renderle affidabili e riproducibili<br />

nel tempo.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Umbria; Fiumi; Laghi; Dasymetric Mapping; Analisi Pressioni<br />

Puntuali; Scarichi; Piano di Tutela delle Acque<br />

ABSTRACT<br />

As part of the implementation of the Water Framework Directive<br />

2000/60/CE, ARPA Umbria performed in 2015 an<br />

anthropogenic pressures analysis on water bodies, in order<br />

to update the Umbria Region Water Bodies Protection Plan<br />

and the District Water Plans. Point source pressures, both civil<br />

and industrial, were analyzed. A complex methodology was<br />

developed, based on a matrix approach with a discretization<br />

of 100x100m grid and an algorithm to calculate the pollutant<br />

loads from the information available in the wastewaters database<br />

of Umbria region. Several geoprocessing models were created,<br />

with a Model Builder tool, allowed to estimate pollutant<br />

loads in surface waters and groundwaters.<br />

AUTORE<br />

Giacomo Rapi<br />

g.rapi@arpa.umbria.it<br />

Ingegnere per l’ambiente e<br />

il territorio, ARPA Umbria, Perugia,<br />

Antonio Natale<br />

a.natale@teamdev.it<br />

Geografo, TeamDev S.r.l.,<br />

Collepepe (PG)<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 45


AGENDA<br />

16 - 22 July <strong>2017</strong><br />

Innsbruck Summer School of<br />

Alpine Research <strong>2017</strong> Close<br />

Range Sensing Techniques in<br />

Alpine Terrain Venue<br />

Obergurgl (Austria)<br />

www.geoforall.it/k9cwh<br />

18 - 22 July <strong>2017</strong><br />

FOSS4G-Europe <strong>2017</strong><br />

Paris Marne-la-Vallée (France)<br />

www.geoforall.it/kw3u8<br />

2 - 11August <strong>2017</strong><br />

QGIS user conference,<br />

Hackfest, Developer meeting<br />

Copenhagen (Denmark)<br />

www.geoforall.it/kway6<br />

4 - 7 September <strong>2017</strong><br />

UAV-g <strong>2017</strong> International<br />

Conference on Unmanned<br />

Aerial Vehicles in Geomatics<br />

Bonn (Germany)<br />

www.geoforall.it/k9cwq<br />

5 - 8 September <strong>2017</strong><br />

RSPSoc<strong>2017</strong> - Annual<br />

Conference Earth and Planets:<br />

Making the most of our<br />

observations<br />

Londron (United Kingdom)<br />

www.geoforall.it/kw3ua<br />

6 - 8 September <strong>2017</strong><br />

Strasbuorg (France)<br />

INSPIRE <strong>2017</strong> Conference<br />

www.geoforall.it/kwaky<br />

11 - 15 September <strong>2017</strong><br />

56th Photogrammetric Week<br />

<strong>2017</strong><br />

Stuttgart (Germany)<br />

www.geoforall.it/k9cwr<br />

26 - 28 September <strong>2017</strong><br />

INTERGEO <strong>2017</strong><br />

Berlin (Germany)<br />

http://www.intergeo.de/<br />

27 - 29 September<br />

Digital,Design and<br />

Development Fair <strong>2017</strong><br />

Hamburg (Germany)<br />

www.geoforall.it/kwawr<br />

9-10 October <strong>2017</strong><br />

EuroSDR / ISPRS Workshop<br />

on "Oblique Aerial Cameras -<br />

Sensors and Data Processing"<br />

Barcelona (Spain)<br />

www.geoforall.it/kwafq<br />

17 - 19 October <strong>2017</strong><br />

TECHNOLOGY for ALL<br />

<strong>2017</strong><br />

Rome (Italy)<br />

www.technologyforall.it<br />

23 - 25 November <strong>2017</strong><br />

12th International<br />

Conference on Non-<br />

Destructive Investigations<br />

and Microanalysis for the<br />

Diagnostics and Conservation<br />

of Cultural and Environmental<br />

Heritage (AIPnD)<br />

Turin (Italy)<br />

www.aipnd.it<br />

16-19 January 2018<br />

Geospatial World Forum<br />

Hyderabad (India)<br />

www.geoforall.it/kwacw<br />

6 – 11 May 2018<br />

FIG Congress<br />

Istanbul (Turkey)<br />

www.geoforall.it/k9cwx<br />

leica multistation ms60,<br />

la nuova dimensione<br />

nella tecnologia di misura<br />

Dal 1986 Teorema srl<br />

lavora a fianco del professionista fornendo<br />

la tecnologia più avanzata, la migliore consulenza<br />

e un’accurata assistenza post-vendita<br />

per rendere affidabile e produttivo il vostro lavoro.<br />

Leica MuLtiStation MS60, Be caPtiVate<br />

❚❚Processore Dual Core ARM Cortex da 1 GHz<br />

❚❚Reflector Less “PinPoint” fino a 2000 metri<br />

❚❚Sistema operativo Windows ® EC7<br />

❚❚Dimensioni Spot Laser 8mm x 20mm a 50 metri<br />

❚❚Doppio Display da 5” WVGA a colori Touch Screen ❚❚Tecnologia di misura brevettata Wave Form Digitizing (WFD)<br />

❚❚IP65/MIL-STD-810G<br />

❚❚Fotocamera grandangolare campo di vista di 19.4°,<br />

❚❚Temperatura operativa da -20°C a +50°C<br />

sensore da 5 MPixel CMOS<br />

❚❚Motorizzazione basata su tecnologia Piezo<br />

❚❚Fotocamera coassiale campo di vista 1.5°<br />

(velocità 200gon/sec.)<br />

❚❚Messa a fuoco automatica - 30 ingrandimenti (Autofocus)<br />

❚❚Precisione angolare Hz e V 1” (0.3mgon)<br />

❚❚Live Stream a 20Hz<br />

❚❚Nuova tecnologia di ricerca automatica del Target “ATR Plus” ❚❚Immagini collegate ai dati misurati<br />

❚❚Tecnologia brevettata MERGETEC<br />

❚❚Visualizzazione e gestione del rilievo in 3D a bordo<br />

❚❚Scansione Laser con precisione angolare di 1” fino a (scansioni e misure puntuali TPS/GNSS)<br />

1000 metri<br />

❚❚Gestione applicativi specifici (monitoraggio ambientale e<br />

❚❚Velocità di scansione di 1000pti/sec. fino a 300 metri As Built, ambito ferroviario, costruzione di gallerie ecc.)<br />

Leica Multistation MS60 - La nuova dimensione nella tecnologia di misura<br />

www.disto.it • www.geomatica.it • www.termocamere.com<br />

Via A. Romilli, 20/8 20139 Milano • Tel. 02 5398739 • teorema@geomatica.it


SOLUZIONI DI GEOPOSIZIONAMENTO<br />

topconpositioning.com/magnet<br />

PRESENTA MAGNET 4<br />

ACCESSO TOTALE<br />

CONNETTIVITÀ<br />

SICURA<br />

GESTIONE<br />

E SCAMBIO<br />

FACILE<br />

VISUALIZZAZIONE<br />

COLLABORAZIONE<br />

IN TEMPO REALE<br />

COLLEGA ININTERROTTAMENTE IL CAMPO E L’UFFICIO<br />

Pianificate in sicurezza, gestite e supervisionate i lavori da qualsiasi posto, in tempo reale.<br />

MAGNET 4 semplifica il processo di progetto e consente al team di lavorare come fosse una sola persona.<br />

© 2016 Topcon Positioning Group


Porta il #fresh surveying nel tuo business con<br />

innovazioni uniche e pratiche di GeoMax<br />

30°<br />

(video) Zoom3D Catalogo Generale Zenith 35 Pro<br />

www.geomax-positioning.it<br />

works when you do

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!