GEOmedia_2 2017
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Rivista bimestrale - anno XXI - Numero 2/<strong>2017</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />
TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />
GIS<br />
CATASTO<br />
3D<br />
INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />
FOTOGRAMMETRIA<br />
URBANISTICA<br />
GNSS<br />
BIM<br />
RILIEVO TOPOGRAFIA<br />
CAD<br />
REMOTE SENSING SPAZIO<br />
EDILIZIA<br />
WEBGIS<br />
UAV<br />
SMART CITY<br />
AMBIENTE<br />
NETWORKS<br />
LiDAR<br />
BENI CULTURALI<br />
LBS<br />
Mar/Apr <strong>2017</strong> anno XXI N°2<br />
La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />
Intensità di Uso del Suolo<br />
Come si Evolve?<br />
UN GIS PER LA<br />
CONSERVAZIONE<br />
DI UN ITINERARIO<br />
IL DRONE PER L’ELABORAZIONE<br />
DELL’INDICE DI QUALITÀ<br />
MOROFOLOGICA<br />
UN NUOVO STRUMENTO<br />
PER LE STATISTICHE<br />
TERRITORIALI
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Da geometri a periti e le iscrizioni<br />
agli Istituti Tecnici calano<br />
Una lettera di Attilio Selvini sulla situazione della struttura scolastica e universitaria.<br />
La signora Dietlinde Gruber, meglio nota come “Lilli”, è come noto una bravissima presentatrice, e suo<br />
“partner”, altrettanto bravo nella nota trasmissione serale “Otto e mezzo”, è Paolo Pagliaro. La signora Gruber,<br />
laureata in lingue e letterature straniere a Venezia, ha come “Muttersprache” il tedesco, e quindi dovrebbe<br />
conoscere per bene la struttura scolastica e universitaria in Germania. Mi sembra quindi strano che le sia<br />
sfuggita una impropria comparazione fatta da Paolo Pagliaro, nella trasmissione di una sera di metà giugno.<br />
Vediamo di che si tratta.<br />
Pagliaro ha notato il considerevole calo di iscritti agli Istituti Tecnici, soprattutto dopo la riforma di alcuni anni<br />
fa che fra l’altro ha sostituito il quasi centenario corso per geometri con quello per “periti”. Di tale argomento<br />
si è occupata questa rivista in diverse occasioni, anche censurando il programma dei periti per le costruzioni,<br />
ambiente e territorio che hanno sostituito la classica figura del geometra con un perito senza arte né parte (e ciò<br />
probabilmente è una delle concause del calo di iscritti notato da Pagliaro). Il quale Pagliaro ha per l’appunto<br />
sottolineato l’inadeguatezza dei programmi dei corsi di tutti i nuovo periti in genere, anche per la mancanza di<br />
connessione con la realtà operativa aziendale o professionale, esaltando il sistema tedesco delle “Fachhochschulen”<br />
ove sono previsti semestri per l’appunto di pratica aziendale interconnessi con le lezioni e le esercitazioni. E qui<br />
sta il guaio: questi Istituti appartengono al settore universitario, non a quello delle scuole secondarie, nel quale<br />
vi sono le “Realschulen” e le “Hauptschulen”, che seguono la scuola primaria elementare (generalmente di 4<br />
anni) per almeno altri sei anni. Naturalmente vi sono anche i “Gymnasien”, paragonabili al nostro liceo, che<br />
portano alla “Abitur” (maturità) dopo la dodicesima o tredicesima classe, elementari comprese (come da noi,<br />
contando 5 anni di elementari, tre di scuola media, cinque di liceo). Con la “Abitur” si accede alle università,<br />
conseguendo la laurea (che non conferisce il titolo dottorale, con l’eccezione dei medici), bensì quello di<br />
“Diplom”, per esempio Diplomingenieur, Diplomkaufmann, Diplommathematiker, Diplomachitekt e così via.<br />
Ale scuole secondarie nella Repubblica Federale Tedesca sono ordinate dai Lȁnder, e la loro durata può variare di<br />
un anno; vi sono anche le cosiddette “Gesamtschulen”, con un ordinamento particolare.<br />
Partendo dalle Realschulen o dalle Hauptschulen, si può accedere alle Fachhochschulen, sostenendo un apposita<br />
maturità (Hauptschulreife). Le Fachhochschulen, sono quindi istituzioni terziarie, dopo gli accordi di Bologn<br />
chiamate anche all’inglese “Universities of Applied Sciences” o in tedesco “Hochschulen für Angewandte<br />
Wissenschaften”, così come ho scritto molti anni fa sul “Bollettino della SIFET” n°1 del 1996. I docenti sono,<br />
qui come nelle Università, “Professori”, mentre negli Istituti di istruzione secondaria, Gymnasien compresi,<br />
sono “Lehrer”, ovvero “insegnanti”: solo in Italia si chiamano “professori” gli insegnanti delle secondarie, così<br />
come ho già molte volte scritto. A proposito, mi fa sorridere sentire nei telegiornali chiamare “studenti”, anziché<br />
“scolari”, i ragazzini delle medie e dei licei; Anni fa ero al mare, in Puglia, e mi venne presentata una bella<br />
ragazza tedesca, alla quale chiesi, incerto sulla sua età: “ Studien Sie?” a cui venne risposto prontamente: “Nein,<br />
ich besuche di Schule!”, vado ancora a scuola. D’altra parte, il bravo Pagliaro è perdonabile; molti anni fa,<br />
chiesi al Ministero degli Affari Esteri del nostro Paese dei dati sul “Verein Deutscher Ingenieure, VDI”, il più<br />
grande Collegio di Ingegneri d’Europa, e mi venne risposto da un Sottosegretario di Stato che il VDI era una …<br />
associazione di periti! Incredibile, da parte di un organo ufficiale dello Stato: chissà come vengono regolati gli<br />
“affari esteri” con un livello cognitivo di tal genere!<br />
E lo credo bene che le iscrizioni agli Istituti Tecnici siano in calo; da noi tutti aspirano alla laurea, soprattutto<br />
dopo che nel disgraziato accordo di Bologna sono state create le lauree triennali al posto dei più onesti “diplomi<br />
universitari” biennali. Ricordo ancora con raccapriccio, io uomo mitteleuropeo come cultura e formazione, la<br />
prima proclamazione di una laurea di tal tipo in “architettura della produzione edilizia” (che vuol dire?) nel<br />
mio amato Politecnico, nella commissione di cui facevo parte. Il presidente della commissione dichiarò, con la<br />
formula di rito, “dottore in architettura” (e non “diplomato universitario” come nella sessione di un paio di mesi<br />
prima) uno scamiciato poco più che ventenne, che aveva presentato un lavoro (tralascio l’aggettivo col quale lo<br />
vorrei indicare) sul verde che si estendeva intorno all’ aeroporto di Linate.<br />
Di più non dirò, per il groppo alla gola che mi prende, coi miei novant’anni suonati.<br />
Attilio Selvini.<br />
Nulla da aggiungere, se non che forse è il caso che il MURST proceda ad effettuare delle sane verifiche degli<br />
effetti introdotti dalle riforme analizzando quale sia il percorso formativo della figura che in tutto il mondo è<br />
chiamata “Surveyor”.<br />
Buona lettura, Renzo Carlucci
In questo<br />
numero...<br />
FOCUS<br />
REPORT<br />
L’intensità dell’uso<br />
del suolo e la sua<br />
evoluzione attraverso<br />
i dati statistici: analisi<br />
e metodologie per<br />
un’analisi diacronica<br />
di Marco Ciccacci, Giovanni<br />
Lombardo, Alberto Sabbi,<br />
Gianluigi Salvucci<br />
6<br />
LE RUBRICHE<br />
32 MERCATO<br />
46 AGENDA<br />
L’immagine di sfondo mostra parte<br />
della Salar de Uyuni, in Bolivia:<br />
la più estesa salina al mondo.<br />
La grande Salar de Uyuni occupa<br />
un’area di circa 10 000 kmq<br />
e si trova sul limite meridionale<br />
dell’Altiplano, un elevato altopiano<br />
di drenaggio interno nelle<br />
Ande centrali. Circa 40 000 anni<br />
fa quest’area faceva parte di un gigantesco<br />
lago preistorico che finì<br />
prosciugato, lasciando emergere la<br />
pianura salata.<br />
Questa immagine è stata acquisita<br />
dal satellite Sentinel-2B del programma<br />
europeo Copernicus il 17<br />
maggio <strong>2017</strong>.<br />
Credits: ESA.<br />
Traduzione: Gianluca Pititto<br />
14<br />
Un Gis per la<br />
conservazione e la<br />
valorizzazione della<br />
via Annia - Popilia<br />
di Francesca Ansioso, Serena<br />
Artese, Floriana Magarò, Angela<br />
Miceli, Chiara Miceli, Paolo<br />
Talarico, Assunta Venneri,<br />
Giuseppe Zagari, Raffaele Zinno.<br />
In copertina l’immagine del Golfo<br />
di Napoli catturato dal satellite<br />
Copernicus Sentinel-2B, acquisita il<br />
giorno 12/06/<strong>2017</strong> alle ore 10:46 am.<br />
Quest’immagine acquisita via laser è<br />
una delle prime rilasciate attraverso<br />
Alphasat (chiamato anche Inmarsat-4A<br />
F4), il satellite per telecomunicazioni<br />
di proprietà congiunta di Inmarsat<br />
e dell'Agenzia Spaziale Europea.<br />
L’immagine è il risultato dei due<br />
satelliti che usano i loro strumenti<br />
di comunicazione ottica via laser per<br />
un rilascio veloce. Un ingrediente<br />
essenziale per le applicazioni quali<br />
quelle di risposta ai disastri.<br />
Copyright and process<br />
ESA, CC BY-SA 3.0 IGO<br />
22<br />
Il fascino<br />
discreto<br />
delle mappe in<br />
letteratura: da<br />
Shakespeare a<br />
Ortelius<br />
di Massimo Pasqualin<br />
geomediaonline.it<br />
<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />
Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />
processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />
in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />
In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />
per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />
geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />
della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />
spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.
INSERZIONISTI<br />
3D Target 31<br />
AerRobotix 40<br />
26<br />
La CSS ISTAT:<br />
un nuovo<br />
strumento per<br />
le statistiche<br />
territoriali<br />
di Giovanni Lombardo,<br />
Antonella Esposto,<br />
Rita Minguzzi, Stefano<br />
Mugnoli<br />
Codevintec 32<br />
Epsilon 30<br />
Esri Italia 41<br />
Geogrà 21<br />
Geomax 48<br />
INTERGEO 34<br />
ME.S.A 13<br />
Planetek Italia 25<br />
Stonex 35<br />
TECHNOLOGY for ALL 33<br />
Impiego<br />
sperimentale del<br />
drone ad ala fissa<br />
nell’elaborazione<br />
dell’indice<br />
di qualità<br />
morfologica (IQM)<br />
dei corpi idrici<br />
di Fabrizio Stella, Rodolfo<br />
Bassan, Antonio Cavinato,<br />
Giovanni Lusiani<br />
36<br />
Teorema 46<br />
Topcon 47<br />
Trimble 2<br />
42<br />
Approccio<br />
geografico nello<br />
studio delle<br />
pressioni puntuali<br />
della Regione<br />
Umbria<br />
di Giacomo Rapi,<br />
Antonio Natale<br />
una pubblicazione<br />
Science & Technology Communication<br />
Direttore<br />
RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />
Comitato editoriale<br />
Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale,<br />
Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio,<br />
Michele Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio Lupia,<br />
Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro Salvemini,<br />
Domenico Santarsiero, Attilio Selvini, Donato Tufillaro<br />
Direttore Responsabile<br />
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Redazione<br />
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ISSN 1128-8132<br />
Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />
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Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />
Numero chiuso in redazione il 10 giugno <strong>2017</strong>
FOCUS<br />
L’intensità dell’uso del suolo e la sua<br />
evoluzione attraverso i dati statistici:<br />
metodologie per un’analisi diacronica<br />
Nell'ipotesi di voler risparmiare il<br />
di Marco Ciccacci, Giovanni Lombardo, Alberto Sabbi, Gianluigi Salvucci<br />
consumo di suolo, considerando<br />
l'esauribilità di questa risorsa, è<br />
opportuno aumentare l'intensità<br />
di utilizzo entro i limiti delle<br />
capacità di trasporto (capacità di<br />
carico), sostenibili dal territorio.<br />
Il patrimonio informativo offerto<br />
dall'Istat, nella divisione del<br />
territorio in sezioni di Censimento,<br />
è in grado di mostrare cambiamenti<br />
nell'uso del territorio Nazionale.<br />
Fig. 1 - Sovrapposizione della località di Centro abitato Istat Monte Migliore – La Selvotta con<br />
il Corine Land Cover (Fonte: Elaborazione su dati Istat – Portale Cartografico Nazionale)<br />
Per effettuare uno studio<br />
di questo tipo, occorre interpretare<br />
e sintetizzare i<br />
contesti territoriali delle diverse<br />
epoche, questo richiede necessariamente<br />
l’analisi di indicatori<br />
territoriali e la loro misurazione.<br />
I cambiamenti verificatisi sono<br />
la base della conoscenza di un<br />
piano territoriale, e la loro sintesi<br />
è un fattore determinante<br />
per individuare l’evoluzione di<br />
un paesaggio. Si tratta di porre<br />
in essere un’analisi di tipo geografico,<br />
in grado di misurare le<br />
variazioni di uso del suolo intercorse,<br />
a prescindere dalle ripartizioni<br />
amministrative esistenti.<br />
La letteratura propone numerosi<br />
studi (López, Bocco,<br />
Mendoza, Duhau - 2001), che<br />
si avvalgono di una metodologia<br />
consolidata sulla matrice di<br />
transizione dell’uso del suolo<br />
costruita per sovrapposizione<br />
degli usi del suolo afferenti<br />
alle diverse epoche, mostrando<br />
nelle celle le superfici comuni.<br />
Ulteriore scopo di questo lavoro,<br />
è proporre il dato censuario<br />
come utile alternativa a quelli<br />
tradizionali riguardanti gli usi<br />
del suolo; è infatti possibile<br />
verificare come le sezioni di<br />
Censimento riescano a riprodurre,<br />
con maggiore accuratezza,<br />
i Centri abitati nella loro<br />
interezza, pur non riuscendo a<br />
distinguere al loro interno usi<br />
del suolo, quali parchi urbani o<br />
altre aree di maggior dettaglio.<br />
A titolo di esempio, si propone<br />
l’esame di una località del<br />
Comune di Roma denominata<br />
Monte Migliore - La Selvotta.<br />
Nella Figura 1 sono stati sovrapposti<br />
il perimetro del<br />
Centro abitato (Istat) e quello<br />
del Corine Land Cover 4° livello<br />
2012, che mostra gli usi del<br />
suolo maggiormente antropizzati<br />
(tessuti urbani ed economico<br />
produttivi).<br />
Dal confronto si evince chiaramente<br />
come il perimetro delle<br />
località Istat risulti più dettagliato<br />
del Corine.<br />
L’utilizzo delle sezioni di Censimento<br />
(Giovanni Lombardo)<br />
Le sezioni di Censimento rappresentano<br />
il riferimento della<br />
rilevazione censuaria e l’unità<br />
minima di aggregazione per la<br />
restituzione dei dati rilevati. Il<br />
Censimento mostra una connotazione<br />
geografica simile a quella<br />
di un’indagine di copertura<br />
del suolo, costruita tenendo<br />
in considerazione la struttura<br />
del territorio, e in particolare<br />
la diffusione dell’edificato.<br />
6 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
FOCUS<br />
Alle località così individuate,<br />
viene attribuito un toponimo<br />
e una codificazione univoca,<br />
che ne fissa l’appartenenza a<br />
una delle 4 tipologie previste<br />
a partire dal 2001: “Centro<br />
abitato”, “Nucleo abitato”,<br />
“Località produttiva” e “Case<br />
sparse”. La tipologia “Centro<br />
abitato” prevede l’esistenza di<br />
un aggregato di case contigue,<br />
e la presenza di servizi pubblici,<br />
con una forma autonoma di<br />
vita sociale e, generalmente,<br />
un luogo di raccolta (Cruciani,<br />
2010). Diversamente, la località<br />
“Nucleo abitato”, anch’essa contraddistinta<br />
dall’attribuzione di<br />
un toponimo, è priva dei luoghi<br />
di raccolta che contraddistinguono<br />
il centro abitato, ed è<br />
costituita da gruppi di case con<br />
almeno 5 famiglie, solitamente<br />
costituita da un’unica sezione<br />
di Censimento. La “Località<br />
produttiva”, introdotta a partire<br />
dal 2001 e precedentemente<br />
inglobata nella tipologia “Case<br />
sparse”, individua un’area maggiore<br />
o uguale a 5 ettari, localizzata<br />
in zone extraurbane, che<br />
ha come peculiarità la presenza<br />
di un numero di unità locali<br />
superiore a 10, ed un totale di<br />
addetti superiore a 200. Infine,<br />
la tipologia “Case sparse” è caratterizzata<br />
da case disseminate<br />
nel territorio comunale con<br />
una distanza tra loro tale da<br />
non poter costituire neanche<br />
un nucleo abitato (Istat, 2009a,<br />
2009b).<br />
Preparazione del database<br />
geografico (Alberto Sabbi)<br />
La costruzione di un ipercubo<br />
geografico, realizzata attraverso<br />
l’unione di più basi geografiche<br />
relative ai diversi periodi censuari,<br />
non può prescindere dalla<br />
loro omogeneizzazione.<br />
Sono state rilevate le entità<br />
territoriali considerando l’assenza<br />
delle località produttive<br />
nel Censimento del 1991 e la<br />
diversa risoluzione geografica<br />
con la quale sono state disegnate<br />
le sezioni di Censimento.<br />
Osservando le serie storiche<br />
inerenti ai censimenti, dovrebbe<br />
essere possibile ritrovare<br />
una coincidenza riguardante<br />
la superficie nazionale italiana.<br />
L’affermazione riguarda un’ipotesi<br />
che non tiene conto dei<br />
movimenti erosivi, ma intende<br />
utilizzare una procedura in grado<br />
di inserire alcune correzioni.<br />
Le sezioni del Censimento 2011<br />
sono state individuate partendo<br />
dai confini territoriali utilizzati<br />
nella rilevazione censuaria<br />
del 2001, beneficiando di un<br />
aumento della risoluzione. Il<br />
miglioramento del dettaglio<br />
rilevato si può notare nell’aumento<br />
del numero delle sezioni<br />
che passa da 323.617 nel 1991<br />
a 402.121 nel 2011 (Tab. 1 -<br />
a). L’utilizzo del software GIS<br />
ha permesso di effettuare una<br />
prima analisi di tipo frattale evidenziando<br />
che nel 1991 la superficie<br />
media di una sezione si<br />
attestava a 933.415,5 mq contro<br />
i 751.187,9 del 2011 (Tab.1<br />
- b). Ulteriore particolare rilevante<br />
è stato l’aumento medio<br />
del perimetro delle sezioni,<br />
passato da 2.790 mt nel 1991 a<br />
3.222 del 2011 (Tab. 1 - c).<br />
Da un punto di vista<br />
diacronico,l’evoluzione territoriale<br />
ha modificato in maniera<br />
inequivocabile il territorio.<br />
In particolare, per quanto<br />
riguarda l’evoluzione delle<br />
località del centro abitato, è<br />
inverosimile la “retrocessione”<br />
dalla tipologia di tessuto urbano<br />
a quella di area verde. Questo<br />
può essere collegato alla diversa<br />
risoluzione geografica con cui<br />
sono state disegnate le sezioni di<br />
Censimento. Alla stessa causa,<br />
può essere imputata l’eventuale<br />
classificazione di una sezione<br />
in un’epoca precedente in tipologia<br />
1 (centro abitato), e<br />
nella successiva in tipologia 4<br />
(case sparse). Tale fenomeno ha<br />
a località Conteggio Sezione<br />
1991 2001 2011<br />
1 centro abitato 230.003 258.656 271.229<br />
2 nucleo abitato 39.186 39.449 41.306<br />
3 e<br />
4<br />
località produttiva e case sparse 54.427 84.429 89.586<br />
Totale 323.617 382.534 402.121<br />
b località Media Area Mq<br />
1991 2001 2011<br />
1 centro abitato 66.853,30 65.747,60 64.826,30<br />
2 nucleo abitato 37.199,00 40.618,70 42.890,30<br />
3 e<br />
4<br />
località produttiva e case sparse 5.240.689,10 3.357.339,20 3.155.783,60<br />
Totale 933.415,50 789.642,70 751.187,90<br />
c località Media Perimetro M<br />
1991 2001 2011<br />
1 centro abitato 1.142,10 1.218,50 1.233,30<br />
2 nucleo abitato 896,70 1.145,00 1.201,40<br />
3 e<br />
4<br />
località produttiva e case sparse 11.117,00 10.454,70 10.175,30<br />
Totale 20.790,0 3.249,40 3.222,20<br />
Tab. 1 - Confronto delle sezioni di Censimento alle diverse epoche ( Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 7
FOCUS<br />
Superficie tempo t<br />
tipo loc 0 1 2 3 4 totale kmq<br />
Superficie non<br />
eistente in epoca<br />
successiva 0<br />
Esistente al tempo<br />
escluso dall’analisi<br />
Superfici realmente esistenti da aggiungere<br />
nell’epoca precedente<br />
Togliere<br />
dall’ipercubo<br />
finale<br />
1 Retrocessioni da correggere<br />
Superfici<br />
censimenti<br />
precedenti<br />
2<br />
3<br />
4<br />
totale kmq<br />
Togliere<br />
dall’ipercubo finale<br />
Tab. 2 matrice di transizione tipo valutazione sulle possibili evoluzioni.<br />
X ± var. risp<br />
2011<br />
richiesto la correzione dei poligoni<br />
interessati, poiché se una<br />
sezione nell’epoca più recente<br />
fosse in tipologia 4, sarebbe dovuta<br />
esserlo anche nelle epoche<br />
precedenti.<br />
Fig. 2 schema evolutivo delle transizioni coerenti.<br />
Ipotesi di intervento (Gianluigi<br />
Salvucci, Alberto Sabbi)<br />
L’ipotesi di partenza è che tutte<br />
le anomalie nei diversi passaggi<br />
siano legate a miglioramenti di<br />
risoluzione. Per correggere tale<br />
problema, occorre attribuire<br />
il tipo di località coerente con<br />
una naturale evoluzione territoriale.<br />
Tale trasformazione implicherebbe<br />
una freccia temporale,<br />
che dalla località di case sparse<br />
attui un’evoluzione verso tipologie<br />
di località più antropizzate<br />
come località di centro abitato,<br />
piuttosto che nuclei oppure aree<br />
industriali.<br />
Esiste un ipotetico ordinamento<br />
di antropizzazione che<br />
vede come tipologie estreme le<br />
località di case sparse e centro<br />
urbano e due diverse direzioni<br />
di sviluppo delle case sparse.<br />
La prima riguarda la formazione<br />
dei nuclei abitati (località tipo<br />
2) e successivamente il loro inglobarsi<br />
nella città (tipologia 1).<br />
La seconda evoluzione è quella<br />
che contempla la trasformazione<br />
dello spazio, inteso come<br />
aree periferiche non utilizzate,<br />
in aree industriali.<br />
Lo schema in Figura 2 pone in<br />
evidenza, rispetto alla freccia<br />
temporale, le possibili trasformazioni<br />
delle tipologie afferenti<br />
alle sezioni, movimenti diversi<br />
rappresentano i decadimenti,<br />
che per la loro incoerenza sono<br />
individuate come errori di risoluzione.<br />
Le correzioni conseguenti<br />
Le tipologie elencate possono<br />
così ricevere un trattamento<br />
preliminare. I poligoni di sovrapposizione<br />
di dimensioni<br />
elevate andrebbero esaminati<br />
a video al fine di evitare falsi<br />
positivi.<br />
Correzioni tabellari applicate<br />
nel confronto tra le basi cartografiche<br />
2001-11 (Gianluigi<br />
Salvucci, Giovanni Lombardo)<br />
Secondo le ipotesi espresse in<br />
precedenza, si è proceduto ad<br />
effettuare la prima correzione<br />
tra gli strati 2001 e 2011 affinché<br />
risultino automaticamente<br />
coerenti i dati del 1991 e del<br />
2011. Nella Tabella 2, con il colore<br />
rosso, sono state evidenziate<br />
le sovrapposizioni tra le diverse<br />
basi di dati che appaiono incoerenti.<br />
La diversa risoluzione tra<br />
le sezioni dei tre censimenti fa<br />
in modo che la prima riga e la<br />
prima colonna individuino delle<br />
aree non presenti contemporaneamente<br />
ai due censimenti, ma<br />
solo a quello del 1991.<br />
8 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
FOCUS<br />
Tipologia<br />
tempo t<br />
Qualsiasi<br />
località<br />
Inesistente<br />
Località<br />
centro<br />
abitato<br />
Produttivo<br />
Nuclei<br />
Nuclei<br />
Qualsiasi<br />
Tipologia<br />
tempo<br />
t+1<br />
Inesistente<br />
Qualsiasi<br />
località<br />
Diverso<br />
da centro<br />
abitato<br />
Case<br />
sparse<br />
Aree<br />
produttive<br />
Case<br />
sparse<br />
Stessa<br />
località<br />
Descrizione<br />
fattispecie<br />
Qualsiasi elemento<br />
geografico risulti<br />
inesistente nei periodi<br />
successivi<br />
Qualsiasi elemento<br />
geografico risulti<br />
esistente nei periodi<br />
successivi<br />
La località di centro<br />
abitato rappresenta<br />
un consolidamento<br />
territoriale delle<br />
attività umane che<br />
normalmente non<br />
riduce mai la sua<br />
antropizzazione<br />
Un’area produttiva<br />
non diventa di case<br />
sparse<br />
Un nucleo si può<br />
formare all’interno<br />
di un’area produttiva<br />
ma non viceversa<br />
Un nucleo si può<br />
formare all’interno di<br />
un’area di case sparse<br />
ma non viceversa<br />
Se la tipologia non<br />
cambia<br />
La superficie della cella 0,0<br />
individua naturalmente le difformità<br />
tra le due basi censuarie<br />
e lo strato 1991, che saranno<br />
eliminate alla fine del processo<br />
uniformando la superficie totale<br />
considerata a quella del 2011.<br />
Dall’esame la superficie apparentemente<br />
incoerente è pari a<br />
938,97 kmq.<br />
Deduzione<br />
Trattasi<br />
prevalentemente<br />
dei bordi delle<br />
sezioni lungo<br />
le rive dei corpi<br />
idrici<br />
Trattasi<br />
prevalentemente<br />
dei bordi delle<br />
sezioni lungo<br />
le rive dei corpi<br />
idrici<br />
Non era centro<br />
abitato<br />
Lo era anche<br />
prima<br />
Lo era anche<br />
prima<br />
Lo era anche<br />
prima<br />
Tab. 3 - Matrice di transizione tipo: interventi di correzione.<br />
Correzione proposta<br />
Viene eliminato seguendo<br />
la situazione più recente<br />
Viene aggiunto seguendo<br />
la situazione più recente<br />
Assume al tempo t il<br />
tipo località del periodo<br />
successivo<br />
Assume la tipologia di<br />
case sparse<br />
Assume la tipologia di<br />
area produttiva<br />
Assume la tipologia di<br />
case sparse<br />
Rimane la stessa<br />
Correzioni tabellari applicate<br />
nel confronto tra le basi<br />
cartografiche 1991 – 2001<br />
(Marco Ciccacci)<br />
Dopo aver apportato le modifiche<br />
ritenute necessarie per<br />
effettuare i confronti successivi,<br />
si è proceduto alla fase di<br />
confronto con la base dati del<br />
1991. Per individuare le sezioni<br />
nel Censimento del 1991, è<br />
stata utilizzata una risoluzione<br />
inferiore. Da ciò emerge che il<br />
dato relativo alle aree incoerenti<br />
risulta triplicato rispetto alle<br />
omologhe incoerenze tra le basi<br />
di dati 2001 e 2011 (2.940,92<br />
kmq), indice di un notevole<br />
progresso evolutivo legato alle<br />
aerofotogrammetrie.<br />
I risultati (Gianluigi Salvucci,<br />
Alberto Sabbi)<br />
Il perfezionamento precedentemente<br />
descritto risulta maggiormente<br />
evidente nelle sezioni localizzate<br />
lungo la linea di costa.<br />
Analizzando come esempio la<br />
linea esterna delle sezioni costiere<br />
del Comune di Fiumicino,<br />
sono di seguito rappresentati<br />
due confronti possibili. Il primo,<br />
tra le sezioni del 1991 e<br />
quelle del 2001, utilizzando<br />
come base della mappa l’ortofoto<br />
in bianco e nero risalente<br />
agli anni 1988–1989, fornita<br />
dal Ministero dell’Ambiente<br />
(Figura 3,a; http://www.pcn.<br />
minambiente.it/PCNDYN/<br />
catalogowms.jsp?lan=it).<br />
Da questo primo confronto si<br />
evince come già la cartografia<br />
delle sezioni di Censimento del<br />
2001 rappresenti un notevole<br />
miglioramento della risoluzione<br />
rispetto al periodo precedente.<br />
Il secondo confronto, tra<br />
le sezioni del 2001 e quelle<br />
del 2011, è stato effettuato<br />
utilizzando come base della<br />
tipo loc 0 1 2 3 4 totale kmq<br />
0 90,61 4,18 0,14 0,10 8,48 103,51<br />
1 1,77 16.321,74 18,62 13,19 650,76 17.006,08<br />
2 0,05 58,49 1.431,49 5,25 107,11 1.602,38<br />
3 0,00 72,60 19,68 636,88 30,27 759,44<br />
4 8,45 1.125,80 301,70 288,72 280.985,66 282.710,34<br />
totale kmq 100,87 17.582,81 1.771,64 944,14 281.782,28 302.181,75<br />
Tab. 4 - Matrice di transizione delle tipologie di località tra la base censuaria del 2001 e quella del 2011 (Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 9
FOCUS<br />
mappa l’ortofoto in bianco e<br />
nero degli anni 1994–1996<br />
(Figura 3,b), fornita dal<br />
Ministero dell’Ambiente.<br />
Appare evidente come già<br />
nel 2001 la linea di costa del<br />
Comune di Fiumicino risulti<br />
ben rappresentata, mentre nel<br />
2011 siano state eseguite soltanto<br />
alcune piccole correzioni.<br />
Altro esempio di incoerenza<br />
evolutiva, è quello evidenziato<br />
in rosso in Figura 4, dove<br />
nel comune di Pantelleria tra<br />
il 2001 e il 2011 si evidenzia<br />
come il restringimento della<br />
sezione 11 è coerente con la situazione<br />
reale.<br />
Le porzioni in rosso diventano<br />
case sparse e dovrebbero essere<br />
assegnate alla limitrofa sezione.<br />
I settori di colore grigio devono<br />
essere eliminati poiché inesistenti.<br />
La sezione ridisegnata al<br />
2001 con le informazioni ottenute<br />
dal confronto col 2011,<br />
appare dunque più coerente<br />
con la realtà dell’epoca.<br />
Misurare l’aumento della risoluzione,<br />
alcuni indicatori di<br />
sintesi<br />
Per comprendere come si possa<br />
evincere dall’aumento della risoluzione<br />
un potenziale errore<br />
1991<br />
2001<br />
tipo loc 0 1 2 3 4 totale kmq<br />
0 1,74 40,54 1,34 60,18 103,80<br />
1 26,87 13.150,12 43,88 2.155,64 15.376,51<br />
2 1,17 109,14 808,91 538,47 1.457,69<br />
3 4 71,10 3.026,11 654,62 281.491,92 285.243,75<br />
totale kmq 100,87 16.325,92 1.508,74 284.246,21 302.181,75<br />
Tab. 5 - Matrice di transizione delle tipologie di località tra la base censuaria del 1991 e quella del 2001<br />
(Fonte: Elaborazione su dati Istat) .<br />
91 - 01 01 - 11 91 - 11<br />
confronto<br />
globale 0,973% 0,311% 0,89%<br />
incoerenza<br />
urbano 14% 4% 13%<br />
Tab. 6 - Matrici di transizioni valutazione delle aree di incongruenza (Fonte: Elaborazione<br />
su dati Istat).<br />
di valutazione, si consideri il<br />
rapporto tra le superfici individuate<br />
in un Censimento e il<br />
confronto evolutivo con il successivo,<br />
così come esposte nella<br />
Tabella 6. L’indicatore globale<br />
misura il rapporto tra l’area<br />
incongruente (rossa) e il totale<br />
della superficie dell’ipercubo di<br />
riferimento. Complessivamente,<br />
quasi l’1% della superficie della<br />
prima transizione considerata<br />
necessita di essere corretto.<br />
L’esiguità di questo dato è il segnale<br />
evidente del buon lavoro<br />
che l’Istat ha eseguito in questi<br />
anni, ma per verificare come<br />
siano stati migliorati i confini<br />
delle centri urbani che vengono<br />
considerate dal punto di vista<br />
statistico computazionale, occorre<br />
soffermarsi sul secondo<br />
dato che considera il rapporto<br />
tra l’area di incongruenza evolutiva<br />
ad ogni passaggio e il totale<br />
della sola superficie delle località<br />
di Centro abitato. Il dato<br />
diviene interessante mostrando<br />
come le incongruenze evolutive<br />
diminuiscano dal 14% al 4%.<br />
Si parla spesso di miglioramenti<br />
di scala geografica, ma difficilmente<br />
se ne possono misurare<br />
gli effetti: la sensibile riduzione<br />
di queste anomalie è indice di<br />
un miglioramento nel processo<br />
di rilevazione da parte del<br />
competente ufficio delle Basi<br />
Territoriali.<br />
Evoluzione urbana (Giovanni<br />
Lombardo)<br />
Dall’ipercubo è possibile ottenere<br />
alcuni indicatori di variazione<br />
territoriale, molto utili<br />
per sintetizzare i processi intercorsi;<br />
in particolare si prendono<br />
in considerazione i tre seguenti<br />
rapporti:<br />
Fig. 3 - Comune di Fiumicino: confronto tra le sezioni di Censimento 1991 e quelle del 2001 e tra<br />
le sezioni di Censimento 2001 e quelle del 2011 (Fonte : Istat, Portale Cartografico Nazionale).<br />
4Tasso di immutabilità, uguale<br />
al rapporto tra il totale della<br />
10 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
FOCUS<br />
superficie della diagonale<br />
della matrice e il totale della<br />
superficie Nazionale di riferimento.<br />
4Tasso di espansione urbana,<br />
uguale al rapporto tra l’incremento<br />
di superficie urbana<br />
tra i due periodi.<br />
4Tasso di evoluzione complessivo,<br />
uguale al rapporto tra il<br />
totale della superficie sotto<br />
la diagonale e il totale della<br />
superficie considerata.<br />
Dall’analisi di questi tre indicatori<br />
si deduce come i dati<br />
riportati nelle diverse tabelle<br />
rappresentino un processo di<br />
saturazione. In effetti, il tasso<br />
di immutabilità, nel 2011<br />
raggiunge il 99,38% rispetto<br />
al 2001, e complessivamente,<br />
rispetto al 1991 il 98,28%, a<br />
testimonianza di un processo di<br />
espansione urbana ancora esistente.<br />
La crescita urbana intercorsa<br />
nel periodo 1991-2011 è<br />
pari al 37,56%, ma è fortemente<br />
rallentata nell’ultimo decennio,<br />
portandosi al 23,77%.<br />
Nonostante questi grossi incrementi<br />
di superficie urbana,<br />
il mutamento complessivo si<br />
attesta nell’ordine di grandezza<br />
dell’1,76% tra il 1991 e il<br />
1991<br />
tipo loc 2001<br />
1 2 3-4<br />
totale kmq<br />
1 13190,66544 13190,66544<br />
2 109,1421081 854,1241302 963,2662383<br />
3-4 3026,113805 654,6204232 284246,2111 287926,9453<br />
totale kmq 16325,92135 1508,744553 284246,2111 302080,877<br />
Tab. 7 - Matrice di transizione della superficie delle tipologie di località tra il 1991 e il 2001 per Kmq<br />
(Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />
tipo loc 2011<br />
1 2 3 4<br />
totale kmq<br />
1 16325,92135 16325,92135<br />
2 58,48770452 1450,256849 1508,744553<br />
3 72,60011817 19,68349441 655,4203061 747,7039186<br />
4 1125,804114 301,7041716 288,7234912 281782,2754 283498,5072<br />
totale kmq 17582,81329 1771,644515 944,1437973 281782,2754 302080,877<br />
2001<br />
tipo loc 2011<br />
1 2 3 -4 totale kmq<br />
1 11867,97121 0 0 11867,97121<br />
2 101,6416267 781,813523 0 883,4551498<br />
3 4356,308517 726,9310304 284246,2111 289329,4507<br />
totale kmq 16.325,92 1.508,74 284.246,21 302080,877<br />
2011, scendendo progressivamente<br />
dall’1,25% del periodo<br />
1991-2001 allo 06,1% del periodo<br />
2001-2011.<br />
Fig. 4 - Comune di Pantelleria, evoluzione della sezione 11 (Fonte : Istat, Portale Cartografico<br />
Nazionale).<br />
1991<br />
Tab. 8 - Matrice di transizione della superficie delle tipologie di località tra il 2001 e il 2011 per Kmq<br />
(Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />
Tab. 9 - Matrice di transizione della superficie delle tipologie di località tra il 1991 e il 2011 per Kmq<br />
(Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />
Percezione dell’evoluzione<br />
paesaggistica: l’andamento<br />
della densità di popolazione<br />
(Marco Ciccacci)<br />
Osservando il dato della sola<br />
superficie, non si può esprimere<br />
un giudizio critico nei confronti<br />
della sostenibilità di questo<br />
processo evolutivo. Infatti, per<br />
quanto possa sembrare infinitesimale<br />
occorre verificare se ne<br />
esiste la necessità.<br />
In altri termini la popolazione<br />
è effettivamente aumentata? Per<br />
comprendere questa dinamica<br />
occorre guardare all’evoluzione<br />
dell’indicatore di sintesi fornito<br />
dalla densità di popolazione che<br />
è ritenuto da parte degli autori,<br />
seppur con alcune distinzioni,<br />
uno dei più noti indicatori del<br />
paesaggio. La maggior parte<br />
della letteratura inerente al tema<br />
ha sviluppato considerazioni e<br />
metodologie di calcolo che ne<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 11
FOCUS<br />
1991 2001 2011<br />
località<br />
di centro 4,367% 5,404% 5,821%<br />
altro 95,633% 94,596% 94,179%<br />
Italia 100,000% 100,000% 100,000%<br />
Tab. 10 - Evoluzione delle quote di località di centro urbano ai diversi<br />
censimenti (Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />
variazioni assolute densità di popolazione<br />
1991 -2001 2001 - 2011 1991 -2011<br />
località di<br />
centro - 722 - 102 -823<br />
altro - 1 1 -<br />
Tab. 13 - Variazione assoluta della densità di popolazione (Fonte: Elaborazione<br />
su dati Istat).<br />
1991 2001 2011<br />
località<br />
di centro 90,565% 90,987% 90,976%<br />
altro 9,435% 9,013% 9,024%<br />
Italia 100,000% 100,000% 100,000%<br />
Tab. 11 - Evoluzione della distribuzione della popolazione ai diversi censimenti.<br />
(Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />
1991 2001 2011<br />
località<br />
di centro 3.898,26 3.176,48 3.074,85<br />
altro 18,54 17,98 18,85<br />
Italia 187,95 188,68 196,73<br />
Tab. 12 - Evoluzione della densità di popolazione per kmq ai diversi censimenti<br />
(Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />
aumentano l’aderenza alla realtà (Abbate C. &<br />
Salvucci, 2011). Sulla base delle considerazioni<br />
precedenti, per ogni sezione viene calcolata la<br />
densità di popolazione per superficie corretta<br />
attribuendo nuovamente, in tale maniera, la<br />
popolazione ai singoli poligoni ottenuti dall’intersezione<br />
degli shapes corrispondenti alle tre<br />
diverse epoche. Il presupposto, è che la densità<br />
di popolazione possa essere interpretata come la<br />
probabilità della presenza di popolazione residente<br />
poiché l’appartenenza al range dei valori medi<br />
indica il valore atteso per quell’area.<br />
Il processo evolutivo vede un incremento della<br />
superficie urbana che si va ad attestare intorno<br />
al 5,8% della superficie nazionale, individuando<br />
una grossa concentrazione spaziale della popolazione<br />
Tabella 10.<br />
Tale concentrazione è sostanzialmente stabile, infatti<br />
fin dal 1991 più del 90% della popolazione<br />
italiana vive in località di centro abitato.<br />
Tuttavia se la popolazione aumenta nel tempo la<br />
superficie che va ad occupare è sempre maggiore,<br />
infatti la densità di popolazione dei centri urbani<br />
va diminuendo per kmq ai diversi censimenti<br />
(Fonte: Elaborazione su dati Istat).<br />
Conclusioni<br />
I risultati raggiunti evidenziano come esista un<br />
processo di saturazione del consumo di suolo,<br />
come mostrano i tassi.<br />
Parallelamente, non può essere disconosciuto il<br />
processo di transizione demografica, consistente<br />
in un progressivo invecchiamento della popolazione<br />
e di conseguenza una diminuzione del suo<br />
ammontare complessivo. Tali premesse, renderebbero<br />
inutile un ulteriore consumo di suolo,<br />
ma i dati evidenziano come a livello locale alcuni<br />
Comuni si vadano spopolando a favore di altri<br />
agglomerati urbani. Inoltre, i risultati raggiunti<br />
evidenziano come il consumo di suolo in favore<br />
dell’urbanizzato raggiunga percentuali<br />
maggiori rispetto alla crescita della popolazione.<br />
Nell’ultima tabella emerge come in media, su<br />
scala nazionale, si verifichi una variazione assoluta<br />
di popolazione per Kmq, a testimoniare una<br />
maggiore dispersione di popolazione nelle città e<br />
uno spreco di risorse naturali che potrebbe essere<br />
evitato grazie ad una migliore gestione del patrimonio<br />
immobiliare esistente, con l’aumento della<br />
mobilità pubblica tra centro e periferia. Peraltro,<br />
non sarebbe da escludere una rivisitazione della<br />
normativa sulla conservazione del patrimonio<br />
edilizio, che favorisca il processo di demolizione<br />
dell’edificato esistente per una sua ricostruzione.<br />
Tenendo in considerazione l’elevata età media<br />
degli edifici italiani, con la conseguente obsolescenza<br />
del materiale delle strutture portanti,<br />
potrebbe essere opportuno sostituire tali edifici,<br />
particolarmente vulnerabili, con nuove strutture<br />
dal volume maggiore ma con migliori standard<br />
costruttivi. Sarebbe opportuno favorire, entro<br />
limiti razionali, l’edilizia verticale della città, per<br />
contenere il consumo di suolo urbano.<br />
Il lavoro sviluppato è un primo approccio per<br />
successive elaborazioni, le quali avranno il compito<br />
di mettere in relazione gli sviluppi demografici<br />
con le variazioni territoriali.<br />
12 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
FOCUS<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Abbate C., & Salvucci, G. “Population density in a city”. Spatial2<br />
Conference: Spatial Data Methods for Environmental and Ecological<br />
Processes. Foggia (IT), 1-2 September 2011. on line., 2011.<br />
Cruciani, S. “Le basi territoriali. Concetti, definizioni, prodotti<br />
per i censimenti, oltre i censimenti”. L’informazione statistica<br />
per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni. Istat.,<br />
2010. Retrieved from http://www.istat.it/it/archivio/9986<br />
Istat. (a). “http://basiterritoriali.istat.it”., 2009. Retrieved from<br />
http://basiterritoriali.istat.it<br />
Istat. (b). Navigando tra le fonti demografiche e sociali. (Istat,<br />
Ed.)., 2009.<br />
López, E., Bocco, G., Mendoza, M., & Duhau, E. “Predicting<br />
land-cover and land-use change in the urban fringe”. Landscape<br />
and Urban Planning, 55(4), 271–285., 2001. doi:10.1016/S0169-<br />
2046(01)00160-8<br />
Minca, C. Introduzione alla geografia postmoderna. CEDAM.,<br />
2001.<br />
ABSTRACT<br />
In the hypothesis of wanting to economize the consumption of land, applying<br />
to this aim a reasoning based on the exhaustibility of this resource,<br />
it is appropriate that it increases the intensity of use within the limits of the<br />
achievement of carrying capabilities (load capacity), which the portion of<br />
territory can support. The informative heritage offered by Istat is certainly<br />
valuable, as in the division of the territory into sections of Census is able<br />
to show changes in land use nationally. In fact, the allocation of variables<br />
detected in the various censuses, in reference to the minimum territorial<br />
unit, are able to qualify with measurable data concepts of urban areas rather<br />
than industrial or rural. In this respect, ISTAT classifies Census sections<br />
in four types which can be considered a great many broad categories<br />
of land use. In particular, this study proposes an analysis of the changes<br />
shown by the location of the town, which corresponds a higher population<br />
density. The methodology used by ISTAT for the demarcation of the<br />
resort towns starts from the observation of aerial photos, identifying areas<br />
containing buildings which are separated by a distance not exceeding 70<br />
meters. Among the different types of evolution that occurred in residential<br />
areas, some are attributable exclusively to the improvement of the resolution<br />
of the material, so will be assessed properly the "convoluted" from the<br />
center of town to the other "lower-ranking". By overlapping sections used<br />
in censuses from 1991 to 2011, we obtain the expansion of urban previous<br />
polygons, which are attributed to the socio-demographic characteristics<br />
found in this survey. This procedure must be carefully evaluated before<br />
making the various comparisons, in order to avoid possible errors. In this<br />
preliminary study, we present some rough calculations, and critical cases<br />
that are going to develop in later works.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Sezioni di Censimento; cambiamenti uso del suolo; densità di popolazione.<br />
AUTORE<br />
Marco Ciccacci<br />
ciccacci@istat.it<br />
Giovanni Lombardo<br />
lombardo@istat.it<br />
Alberto Sabbi<br />
sabbi@istat.it<br />
Gianluigi Salvucci<br />
salvucci@istat.it<br />
ISTAT – Istituto Nazionale di Statistica<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 13
REPORT<br />
Un Gis per la conservazione e la<br />
valorizzazione della via Annia - Popilia<br />
Francesca Ansioso, Serena Artese, Floriana Magarò, Angela Miceli, Chiara Miceli, Paolo Talarico, Assunta<br />
Venneri, Giuseppe Zagari, Raffaele Zinno.<br />
Fig. 1 - Ponte di Annibale e tracciato della Via Annia.<br />
Nel presente lavoro è descritta una<br />
metodologia per implementare un GIS<br />
finalizzato alla tutela di manufatti che<br />
si trovano lungo il tracciato della via<br />
Annia, meglio conosciuta come l’antica<br />
via romana Popilia. La ricerca dello<br />
SmartLab vuole contribuire allo sviluppo<br />
di un processo metodologico che<br />
abbia per finalità la conservazione e la<br />
valorizzazione di beni culturali.<br />
Mantenere un dibattito<br />
vivo e reattivo<br />
sulla questione del<br />
patrimonio storico-artistico<br />
italiano risulta di fondamentale<br />
importanza per la valorizzazione<br />
dei beni culturali.<br />
Progressivamente, si sta prendendo<br />
coscienza che tutto il<br />
nostro costruito non deve essere<br />
visto come un impegno che<br />
porta solo costi di manutenzione,<br />
bensì come una risorsa e<br />
come tale debba essere preservato.<br />
Uno strumento imprescindibile<br />
per la tutela del patrimonio<br />
storico delle nostre città, motore<br />
di un modello condiviso di<br />
sviluppo economico e sociale,<br />
risulta essere la catalogazione.<br />
La conservazione passa, prima<br />
di tutto, dalla conoscenza e,<br />
partendo dal presupposto che<br />
non si può tutelare ciò che non<br />
si conosce, la sperimentazione<br />
del GIS fornisce un valido supporto<br />
per le sue caratteristiche<br />
intrinseche di interattività e<br />
dinamicità. Tra le sue peculiarità,<br />
la possibilità di adattarsi al<br />
variegato panorama di fabbriche<br />
storiche a nostra disposizione. Il<br />
lavoro svolto riguarda lo studio<br />
della via Appia ed in particolar<br />
modo il “Ponte di Annibale”<br />
(Fig. 1). Su scala territoriale, si<br />
prevede l’implementazione<br />
di strati con informazioni<br />
riguardanti caratteristiche<br />
geotecniche, idro-geologiche,<br />
strutturali, urbanistiche e storico-artistiche.<br />
A livello del<br />
singolo bene, l’inserimento dei<br />
dati è ottenuto da un’attività<br />
di rilievo e schedatura su campo<br />
concernente la rilevanza<br />
storico-artistica, l’ubicazione<br />
e gli aspetti strutturali. Per<br />
ogni manufatto sarà possibile,<br />
inoltre, mettere a punto una<br />
scheda di monitoraggio, con<br />
l’indicazione dello stato dell’arte<br />
e dei punti di criticità da tenere<br />
sotto controllo, delle indagini<br />
da effettuare periodicamente e<br />
degli interventi necessari ai fini<br />
della messa in sicurezza e della<br />
ripresa strutturale. I dati sullo<br />
stato di manutenzione saranno,<br />
inoltre, utili per futuri progetti<br />
di restauro e conservazione. Il<br />
progetto pilota riguarda il caso<br />
studio del Ponte Sant’Angelo,<br />
noto come “Ponte di Annibale”<br />
(ponte romano del II secolo<br />
a.C.), ed ubicato tra i comuni<br />
di Altilia e di Scigliano, in provincia<br />
di Cosenza. Il GIS potrà<br />
essere utilizzato come sussidio<br />
per la realizzazione di attività a<br />
scopo turistico (guide, itinerari,<br />
cantieri scuola, laboratori didattici,<br />
geosito, ecc.).<br />
Inquadramento<br />
storico-topografico<br />
Il progetto della via Regio-<br />
Capuam nasce nel II secolo<br />
a.C., al fine di collegare in<br />
modo diretto Roma e i maggiori<br />
centri della Lucania e dei<br />
Bruttii. La Capua-Rhegium,<br />
detta anche via Popilia e via<br />
Annia, era una strada romana<br />
lunga circa 500 km che collegava<br />
Capua a Reggio Calabria.<br />
Si staccava dalla via Appia<br />
all’altezza di Capua e proseguiva<br />
verso Salerno, lungo la costa tirrenica.<br />
Dopo aver attraversato<br />
Cosenza, continuava verso Vibo<br />
Valentia, passando nella valle<br />
del Savuto. Per quanto riguarda<br />
l’etimologia, si fa risalire la<br />
costruzione al console Publio<br />
Popilio Lenate (131 a.C.) in<br />
base al Lapis Pollae, una lastra<br />
di marmo recante un’iscrizione<br />
relativa alla via, ai suoi ponti e<br />
alle sue pietre miliari, di fondamentale<br />
importanza per conoscere<br />
le distanze tra una città e<br />
l’altra. L’epigrafe termina con<br />
l’elogio dell’autore “et eidem<br />
praetor in Sicilia […] forum aedisque<br />
poplicas heic fecei” (e io<br />
stesso, pretore in Sicilia […] in<br />
questo luogo eressi un foro e un<br />
14 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
REPORT<br />
tempio pubblici). Quest’ultimo<br />
dato ha fatto propendere gli<br />
studiosi, in particolare lo storico<br />
tedesco Theodor Mommsen,<br />
ad attribuire l’edificazione della<br />
via Capua-Rhegium a Publio<br />
Popilio Lenate, poiché già fondatore<br />
del Forum Popilii indicato<br />
nella Tabula Peutingeriana.<br />
In seguito al ritrovamento di un<br />
miliario presso Vibo Valentia,<br />
su cui compare il nome di “Tito<br />
Annio pretore, figlio di Tito”,<br />
alcuni studiosi, tra cui Vittorio<br />
Bracco, hanno ipotizzato che<br />
la costruzione della via fosse da<br />
ascrivere alla munificenza del<br />
console Tito Annio Lusco (153<br />
a.C.) o del console Tito Annio<br />
Rufo (131 a.C.), da cui deriverebbe<br />
la denominazione di via<br />
Annia. Il tratto calabrese della<br />
via Regio-Capuam si ritrova<br />
nella Tabula Peutigeriana, in<br />
Guido, nell’anonimo Ravennate<br />
e in due passi dell’Itinerarium<br />
Antonini. La certezza delle<br />
distanze che intercorrono tra<br />
Muranum, Cosentia e Vibona<br />
Valentia, rende più facile l’interpretazione<br />
e l’analisi dei<br />
dati presenti in due versioni<br />
dell’Itinerarium Antonini e<br />
della Tabula Peutigeriana.<br />
L’omogeneità fra le varie distanze<br />
fornite nei documenti, permette<br />
di riferirsi al medesimo<br />
tracciato viario.<br />
I punti indiscussi di riferimento<br />
che si possono utilizzare sono<br />
Summurano, Cosentia e Vibona<br />
Valentia. Le stazioni fluviali di<br />
Crater fl. , Ad Sabatum e Ad<br />
Angitulam dovrebbero designare<br />
i passaggi sui relativi fiumi.<br />
La posizione di Temsa non<br />
appare chiara, anche a causa<br />
della duplicazione presente nella<br />
Tabula: il toponimo è presente<br />
sia sulla direttrice viaria interna<br />
(a XX m.p. da Cosentia), che<br />
sulla direttrice costiera tirrenica<br />
(a XIV m.p. da Tanno Fl.), potendo<br />
raggiungere tale centro<br />
sia dall’interno che dalla costa.<br />
Il Lapis Pollae, il documento<br />
cronologicamente più vicino<br />
alla costruzione della via dopo<br />
il cippo miliario di S. Onofrio,<br />
pone la prima mansio del territorio<br />
dell’attuale Calabria in<br />
Muranum, posta a XIV-XVI<br />
m.p. da Nerulo (archeologicamente<br />
localizzato nel territorio<br />
di Castelluccio sul Lao). Un<br />
indizio per la determinazione<br />
del tracciato a Sud di Nerulo<br />
potrebbe essere il Ponte del<br />
Diavolo sul fiume Battendietro.<br />
Superato il passaggio obbligato<br />
sul valico di Campo Tenese,<br />
la via conduceva a Muranum.<br />
Successivamente il percorso diventa<br />
facilmente rintracciabile<br />
(anche grazie alla fotografia aerea<br />
e tenendo conto dei fattori<br />
orografici del territorio e della<br />
documentazione archeologica):<br />
la via doveva passare alla sinistra<br />
idrografica del fiume Coscile<br />
attraversando il ponte di località<br />
Santagada e, piegando verso<br />
Est, utilizzava il varco che si<br />
apre tra il monte Monzone a<br />
Nord e il monte S. Angelo a<br />
Sud, per superare definitivamente<br />
il Massiccio del Pollino.<br />
Nel territorio di Castrovillari,<br />
il quadro topografico così esauriente<br />
permette la completa ricostruzione<br />
della maglia stradale.<br />
Dopo località Cammarata la<br />
via si dirigeva verso Sud passando<br />
per località Fedula: tale sito,<br />
oltre all’importanza archeologica,<br />
riveste interesse topografico<br />
in quanto indica un punto<br />
sicuro della via Regio-Capuam<br />
nell’agro di San Lorenzo del<br />
Vallo compreso nel segmento<br />
Interamno-Aprasia segnato<br />
nella Tabula. La strada passava<br />
alla destra idrografica del fiume<br />
Esaro nei pressi dell’importante<br />
complesso d’età imperiale individuato<br />
in contrada Castello-<br />
Masseria Campagna, dove viene<br />
collocata la statio di Caprasia.<br />
Quest’ultimo importante nodo<br />
viario andrebbe, invece, posto<br />
a nei pressi dell’incrocio tra la<br />
via Annia e la via trasversale<br />
istmica Thurii-Cerelis, a Sudovest<br />
di Tarsia, dove esistono le<br />
tracce di un vasto insediamento<br />
tardo imperiale e i resti di un<br />
tratto di strada lastricata con<br />
direttrice Nord-Sud (conferma<br />
della localizzazione di Caprasia<br />
è data anche dal “metodo<br />
dell’uguaglianza tra le distanze”<br />
applicabile al segmento stradale<br />
Muranum-Cosentia).<br />
L’arteria romana risaliva il<br />
fiume alla sinistra idrografica<br />
con un percorso di fondovalle<br />
fino ad arrivare a Cosentia.<br />
L’asse può essere ricostruito<br />
lungo i siti romano-imperiali<br />
di Mongrassano, Cerra di<br />
Sartano, Cozzo Torre di Torano,<br />
Fig. 2 Rilievo del Ponte di Annibale con Laser Scanner e ricevitore GNSS<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 15
REPORT<br />
Fig. 3 - Nuvole di punti.<br />
Pantuoni-Tesori di Montalto.<br />
Nel tratto compreso tra le località<br />
Quattromiglia e Cosentia,<br />
le tracce del lastricato stradale<br />
rinvenute poco più a monte<br />
della confluenzafra il torrente<br />
Campagnano e il fiume Crati e<br />
in località Vaglio Lisi, consentono<br />
la ricostruzione del tracciato<br />
romano. Il percorso è ancora<br />
segnato dall’estesa area di necropoli<br />
della vecchia Stazione<br />
ferroviaria di Cosenza e dal passaggio<br />
obbligato rappresentato<br />
dai ruderi del ponte romano sul<br />
fiume Busento. Subito dopo,<br />
la strada passava da località<br />
Tenimento (che ha restituito,<br />
tra l’altro, un “lapis miliarius<br />
spezzato”), entrando a Cosentia<br />
da Ovest.<br />
L’incoerenza delle fonti itineranti<br />
e l’orografia del territorio<br />
molto accidentata, non permettono<br />
una ricostruzione adeguata<br />
del tracciato romano compreso<br />
tra la valle del Crati e la pianura<br />
lametina.<br />
Cantarelli, nella ricostruzione<br />
della via Annia, ipotizza due<br />
tracciati antichi basati sulla possibilità<br />
di attraversare il fiume<br />
Savuto: o per mezzo del cosiddetto<br />
Ponte del Diavolo o per<br />
mezzo del Ponte Fratte.<br />
La prima ipotesi prevede che<br />
a Sud di Dipignano, fino a<br />
raggiungere Malito, la via si<br />
poteva supporre come percorso<br />
di crinale lungo lo spartiacque<br />
fra il torrente Iassa ad Est e il<br />
fiume Busento ad Ovest. A Sud<br />
di Malito si attraversava l’esteso<br />
pianoro di Campi, in cui è stato<br />
individuato un lungo tratto<br />
di strada basolata che passava<br />
a guado il torrente Fiumicello<br />
(prima della bitumazione, il<br />
piano stradale compariva ben<br />
conservato e agevolmente percorribile,<br />
con una sede carrabile<br />
larga circa 2.70m). Il basolato<br />
si arrestava nei pressi di località<br />
Conicella: è ipotizzabile che<br />
il tracciato continuasse fino al<br />
ponte di Annibale, sul fiume<br />
Savuto, in corrispondenza di<br />
una mulattiera utilizzata nel<br />
recente passato per portare le<br />
mandrie a valle. Cantarelli suggerisce,<br />
comunque, una variante<br />
a detto percorso, pensando ad<br />
un tracciato più diretto e breve,<br />
verso Sud, che porta da Malito<br />
mediante una lunga mulattiera,<br />
verso il Savuto per poi raggiungere<br />
Martirano.<br />
Il secondo tracciato, Cosentia-<br />
Ponte Fratte, seguiva sommariamente<br />
la via di displuvio tra<br />
l’alto corso del fiume Crati e<br />
il torrente Arbicello, passando<br />
per Piane Crati, ad Ovest di<br />
Aprigliano e, dovrebbe corrispondere,<br />
nel territorio di<br />
Figline, all’antica strada attestata<br />
in un documento del XII<br />
secolo. Dopo aver raggiunto la<br />
quota di 790m s.l.m. nei pressi<br />
di Mangone, il tracciato cominciava<br />
a scendere nella valle<br />
Fig. 4 - Tipi di formati e di oggetti archiviabili in un Geodatabase e utilizzabili in ArcGIS.<br />
16 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
REPORT<br />
Fig. 5 - Immagine raster ( a sinistra) e i tre tipi principali di feature class archiviabili all’interno di un geodatabase (a destra).<br />
del fiume Savuto e, a Sud di<br />
Rogliano, potrebbe essere identificato<br />
come una vecchia mulattiera<br />
che arriva direttamente<br />
al fiume Fratte.<br />
Per via delle notevoli incertezze<br />
legate alla ricostruzione del tracciato<br />
viario romano in quest’area<br />
e in base alle soluzioni<br />
proposte che, dal punto di vista<br />
topografico, comportano delle<br />
sostanziali differenze, si è reso<br />
necessario l’applicazione del<br />
“metodo dell’uguaglianza delle<br />
distanze”, questa volta per il<br />
segmento Cosentia-Valentia, al<br />
fine di individuare tappe intermedie.<br />
La statio di Ad fluvium<br />
Sabatum si pone, in base ai calcoli,<br />
nelle vicinanze del centro<br />
romano di Martirano, nei pressi<br />
di località Fosso del Lupo, in<br />
un’area delimitata a Nord dal<br />
corso del fiume Savuto e a Sud<br />
dal torrente Mentaro: tale ipotesi<br />
escluderebbe, come sede<br />
della via Annia, il percorso più<br />
orientale Cosentia-ponte Fratte.<br />
Dalla statio di Ad fluvium<br />
Sabatum, seguendo una direttrice<br />
interna, la strada passava<br />
da località Cirignano e raggiungeva<br />
Martirano nei cui<br />
pressi è segnalato un tratto di<br />
strada acciottolata, di una silica<br />
medievale che potrebbe essere<br />
un rifacimento o una sistemazione<br />
di un più antico piano<br />
stradale. Dopo Martirano il<br />
tracciato antico passava ad Est<br />
di contrada Verdesca e superava<br />
il Fosso della Manca nei pressi<br />
di località Scaglione, risalendo<br />
verso S. Mazzeo. Lungo questa<br />
direttrice, a due miglia dalla<br />
tappa fluviale di Ad Sabatum,<br />
va collocata la statio indicata<br />
dalla Tabula, con il toponimo<br />
di Temsa.<br />
Superato il valico di S. Mazzeo,<br />
la strada scendeva lungo il<br />
bacino del torrente Bagni,<br />
nella pianura lamentina fino<br />
alla statio di Aque Ange che,<br />
secondo i calcoli, dovrebbe<br />
ricadere nei pressi di contrada<br />
Terravecchia. Dopo Aque Ange,<br />
che dovrebbe segnare anche i<br />
capolinea della strada costiera<br />
tirrenica descritta dalla Tabula<br />
Peutigeriana, il tracciato correva<br />
poco più a monte: a cinque miglia<br />
va collocata Ad Turres, nei<br />
pressi di località Turrazzo, alla<br />
sinistra idrografica del fiume<br />
Amato, a cui dovrebbe far capo<br />
la via istmica che proviene da<br />
Scolacium. Superata Ad Turres,<br />
la via romana, con un percorso<br />
quasi rettilineo e lungo tre<br />
miglia, si raggiunge la tappa<br />
Annicia, riportata dalla Tabula<br />
ad undici miglia da Aque Ange,<br />
concordemente individuata con<br />
la monumentale villa dotata<br />
di impianto termale scavata<br />
da Arslan in località Acconia<br />
di Curinga. I dati pertinenti al<br />
segmento stradale Cosentia-<br />
Annicia-S. Onofrio sembrano<br />
confermare tale ipotesi. Dopo<br />
Annicia la via romana seguiva<br />
un tracciato ben ricostruito<br />
da Cantarelli, coincidente per<br />
buona parte con la vecchia “via<br />
della posta”. Superata la piana<br />
di Curinga, la strada arriva<br />
alla foce del fiume Angitola e,<br />
giungendo nei pressi del monte<br />
Marello, seguiva una direttrice<br />
che percorreva i limiti dei<br />
comuni di Pizzo e Francavilla<br />
Angitola.<br />
Dal fiume Angitola a Valentia,<br />
in virtù dei successivi rinvenimenti<br />
del miliario di S.<br />
Onofrio, risulta legittimata<br />
la ricostruzione offertaci da<br />
Crispo nel 1938, trattandosi<br />
di un percorso a crinale servito<br />
dalla statio Ad Angitulam, da<br />
collocare presumibilmente tra<br />
la località Casa Tabaccaro e<br />
Fontana Mantanià e facilmente<br />
ricostruibile lungo la cosiddetta<br />
Via Grande che segna a Nord<br />
Est di S. Onofrio il limite amministrativo<br />
tra i comuni di<br />
Pizzo e Maierato e a Sud Ovest<br />
quello fra Vibo e Stefanaconi.<br />
Il miliario T. Annius, rinvenuto<br />
in località Vaccarizzu, precede<br />
di quattro miglia l’ingresso alla<br />
città di Valentia, la cui entrata<br />
si effettuava attraversando la<br />
porta orientale che si apriva nella<br />
cinta muraria greca di Vibo,<br />
raggiungendo le terme romane<br />
di S. Aloe.<br />
Il Ponte di Annibale<br />
Il ponte è un significativo esempio<br />
di architettura romana, ad<br />
unica campata di circa 22 metri<br />
di luce, è alto circa 11 metri<br />
rispetto al fondo dell’alveo e<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 17
REPORT<br />
largo circa 3,5 metri. È costituito<br />
da blocchi squadrati di<br />
calcare locale, a secco, mentre<br />
le spalle presentano un acciottolato<br />
irregolare. Le fondazioni<br />
si trovano a circa 1,50 metri<br />
sotto il greto del Savuto e sono<br />
costituite da una platea di blocchi<br />
sovrapposti, a coprire una<br />
larghezza di circa 5 metri. Il<br />
ponte ha subito un intervento<br />
di restauro negli anni Sessanta<br />
del XX secolo ad opera della<br />
Soprintendenza per i beni archeologici<br />
della Calabria, con<br />
l’ausilio del geometra Saturno<br />
Tucci, autore pure di due interessantissime<br />
pubblicazioni<br />
sul ponte e sulla sua contestualizzazione.<br />
In fase di restauro,<br />
è stata risarcita la lesione sulla<br />
spalla destra, eliminando, così,<br />
il leggendario “dispetto” di<br />
Lucifero. Per quanto riguarda<br />
le denominazioni, si riferiscono<br />
tutte a storie locali: la prima,<br />
secondo cui il condottiero cartaginese<br />
Annibale, trovandosi in<br />
loco, fece costruire il ponte per<br />
attraversare senza rischi il fiume<br />
Savuto; la seconda, di tipo<br />
religioso, vede il ponte teatro<br />
dell’annosa lotta tra sant’Angelo<br />
(nome popolare di san Michele<br />
Arcangelo) e Lucifero, responsabile,<br />
quest’ultimo, di una<br />
Fig. 6 - Schema del Geodatabase con la feature class.<br />
brutta lesione alla spalla destra<br />
del ponte. Nei pressi del ponte,<br />
tra l’altro, sorge una chiesina<br />
dedicata proprio a sant’Angelo,<br />
a testimoniare il forte impatto<br />
della leggenda sulla devozione<br />
popolare. Il ponte romano<br />
è, comunque, di datazione<br />
incerta. Cronologicamente<br />
e stilisticamente attribuibile<br />
all’età traiano-adrianea (I-II<br />
secc. d.C.) secondo l’archeologo<br />
Armando Taliano Grasso che<br />
evidenzia le similitudini con alcuni<br />
ponti di quel periodo; non<br />
è da escludere, però, che si tratti<br />
di una struttura realizzata tra II<br />
e I secolo a.C., come ritiene, tra<br />
gli altri, Edoardo Galli.<br />
Rilievo del ponte<br />
Le attività di rilievo (Fig. 2)<br />
sono state svolte mediante l’utilizzo<br />
di due tecniche: Laser<br />
scanner terrestre a tempo di<br />
volo per acquisire le caratteristiche<br />
geometriche dei manufatti<br />
e Ricevitore GNSS per la georeferenziazione.<br />
Laser Scanner a tempo di volo<br />
(TOF)<br />
È una tecnica di rilievo che<br />
consente di ottenere forma,<br />
dimensioni e posizione (modello<br />
digitale) degli oggetti,<br />
mediante la misura, in brevi<br />
intervalli di tempo, di un elevatissimo<br />
numero di punti appartenenti<br />
alla superficie degli<br />
stessi oggetti. Un laser scanner<br />
trova, utilizzando un impulso<br />
laser di breve durata, la posizione<br />
di un punto attraverso la<br />
misura di direzioni e distanza.<br />
Esso ha una parte rotante, che<br />
è uno specchio, e un distanziometro<br />
laser. Quando si accende<br />
lo strumento, lo specchio inizia<br />
a ruotare e il raggio laser viene<br />
indirizzato dallo specchio che<br />
raccoglie anche il raggio riflesso<br />
dell’oggetto. La direzione è data<br />
dalla posizione dello specchio e<br />
la distanza è ricavata attraverso<br />
il tempo di volo dell’impulso<br />
laser. Contemporaneamente<br />
vengono acquisiti gli angoli<br />
orizzontale e verticale che individuano<br />
la direzione della linea<br />
di mira.<br />
Il Laser Scanner utilizzato per<br />
rilevare l’opera è lo scanner<br />
Riegl VZ1000. Esso ha portata<br />
fino a 1400 m con una precisione<br />
di 8 mm. È dotato di<br />
Fotocamera metrica esterna,<br />
Nikon D610, ad alta definizione.<br />
Per riprendere il ponte nella sua<br />
interezza sono stati scelti cinque<br />
punti di stazione. Le scansioni<br />
effettuate hanno fornito nuvole<br />
di punti ad altissima densità<br />
(Fig. 3), che descrivono con<br />
estremo dettaglio la superficie<br />
dell’oggetto.<br />
Per il collegamento delle singole<br />
stazioni sono stati adoperati target<br />
cilindrici, ovvero dei punti<br />
comuni a diverse scansioni. Tali<br />
punti, quindi, devono essere<br />
visibili da più punti di stazione,<br />
devono essere ben riconoscibili,<br />
e servono a ricostruire l’intero<br />
oggetto. I dati ricavati dalle vari<br />
eacquisizioni sono dati grezzi<br />
che necessitano di alcune operazioni,<br />
effettuate mediante il software<br />
Riscan Pro, per ottenere<br />
la restituzione:<br />
18 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
REPORT<br />
● Sfoltimento e unione delle<br />
acquisizioni: Lo strumento<br />
rileva tutto quello che vede<br />
ma molti dei punti acquisiti<br />
sono superflui, nel nostro<br />
caso la vegetazione, e debbono<br />
essere rimossi.<br />
Il numero di punti che lo<br />
scanner e in grado di rilevare<br />
è molto elevato e non<br />
tutti i punti sono realmente<br />
necessari a rappresentare<br />
correttamente l’oggetto<br />
rilevato. Le operazioni per<br />
eliminare tali punti sono:<br />
filtraggio del rumore (filter<br />
noise) per eliminare quei<br />
punti che hanno un’alta probabilità<br />
di non appartenere<br />
alla superficie dell’oggetto;<br />
filtraggio della ridondanza<br />
(filter redoundancy): per ridurre<br />
il numero di punti che<br />
rappresentano l’immagine al<br />
numero minimo necessario;<br />
decimazione o operazione<br />
di sample per stabilire la<br />
percentuale di cui si vuole<br />
ridurre il numero di punti<br />
della shell. Si procede poi<br />
all’unione delle scansioni.<br />
● Triangolazione: Solo dopo<br />
aver effettuato lo sfoltimento<br />
si può passare alla fase di<br />
ricostruzione di superfici,<br />
tramite mesh, sulla base delle<br />
informazioni derivanti da una<br />
nuvola di punti. Una mesh è<br />
una superficie frammentata<br />
in tasselli triangolari connessi<br />
mediante i loro bordi.<br />
● Smootingh e Hole Filling: si<br />
esegue un ammorbidimento<br />
delle superfici per meglio<br />
descriverle. La costruzione<br />
di superfici smoothed si<br />
ottiene, quindi, per mezzo<br />
dell'interpolazione dei punti<br />
rilevati.<br />
● Texture Mapping: si sovrappongono<br />
le fotografie alla<br />
mesh, per cui ogni punto sarà<br />
caratterizzato, oltre che dalle sue<br />
coordinate, dal colore del pixel<br />
corrispondente.<br />
Ricevitori Satellitari GNSS<br />
Per la georeferenziazione delle<br />
varie prese è stato utilizzato un<br />
Ricevitore GNSS Leica Viva.<br />
Il termine GNSS è l’acronimo<br />
di Global Navigation Satellite<br />
System e con esso s’intende<br />
identificare sistemi che utilizzano<br />
costellazioni di satelliti<br />
artificiali, concepiti per ottenere<br />
il posizionamento e la navigazione<br />
su un qualunque punto<br />
della superficie terrestre o in<br />
prossimità della stessa (copertura<br />
globale), usando segnali radio<br />
emessi dagli stessi satelliti.<br />
Mediante l’attività di rilievo<br />
si sono ricavate informazioni<br />
inerenti alla localizzazione geografica.<br />
Per ottenere informazioni riguardanti<br />
le proprietà dei materiali<br />
di costruzione e di finitura<br />
e lo stato di conservazione del<br />
ponte, l’attività di rilievo è stata<br />
integrata con documentazione<br />
fotografica. Tramite reverse<br />
engineering si realizza un modello<br />
3D, il quanto più fedele<br />
alla nuvola di punti, che servirà<br />
per effettuare analisi di tipo<br />
strutturali, viste (a monitor ed<br />
a stampa); viste a 360°, filmati<br />
virtuali mono e 3d; maquettes<br />
e modelli attraverso l’utilizzo<br />
della stereolitografia (stampanti<br />
3D).<br />
Sarà possibile, inoltre, mettere<br />
a punto una scheda di monitoraggio,<br />
con l’indicazione dei<br />
punti di criticità da tenere sotto<br />
controllo, delle indagini da effettuare<br />
periodicamente e degli<br />
interventi necessari ai fini della<br />
messa in sicurezza e della ripresa<br />
strutturale. I dati sullo stato di<br />
manutenzione saranno, inoltre,<br />
utili per progetti di restauro.<br />
Geodatabase<br />
Un sistema informativo geografico<br />
o GIS (dall’inglese<br />
Geographical Information<br />
System) è l’integrazione di sei<br />
componenti di base (utenti,<br />
dati, hardware, software, procedure<br />
e reti) che permettono nel<br />
loro insieme di catturare, archiviare,<br />
interrogare, analizzare, visualizzare<br />
e restituire l’informazione<br />
geografica (ESRI, 2006a).<br />
I dati geografici vengono comunemente<br />
archiviati in un GIS<br />
sotto forma di livelli informativi<br />
(in inglese layer) contenenti<br />
ciascuno uno specifico tipo di<br />
informazione geografica.<br />
ArcGIS, prodotto software<br />
sviluppato dalla ESRI, è un software<br />
GIS che offre la possibilità<br />
di archiviare dati geografici<br />
e altri tipi di oggetti all’interno<br />
di database relazionali chiamati<br />
geodatabase, contenitori forniti<br />
di funzionalità specifiche per<br />
la gestione e il mantenimento<br />
dell’integrità dei dati. Una delle<br />
caratteristiche principali di questo<br />
software è l’abilità di accedere<br />
a dati archiviati in numerosi<br />
formati (Fig. 4) e provenienti da<br />
più fonti, quali differenti tipi di<br />
database, dati archiviati in file<br />
su disco e servizi GIS su Web.<br />
L’applicazione fornisce inoltre<br />
gli strumenti per la conversione<br />
dei dati tra i diversi formati<br />
supportati.<br />
Il geodatabase è la struttura di<br />
archiviazione di ArcGIS ed è il<br />
formato nativo di dati utilizzato<br />
per l’editing, la memorizzazione<br />
e la gestione delle informazioni<br />
geografiche. Un geodatabase<br />
è una collezione di insiemi di<br />
oggetti geografici e di altro tipo<br />
contenuta nella stessa cartella su<br />
disco (file geodatabase), o in un<br />
database Microsoft Access (personal<br />
geodatabase) o in database<br />
relazionale multiutente quale<br />
Oracle, Microsoft SQL Serve,<br />
IBM DB o Informix (enterprise<br />
geodatabase).<br />
Il geodatabase può avere dimensioni<br />
variabili dai piccoli file<br />
di alcuni Megabyte utilizzabili<br />
da un singolo utente, fino ai<br />
grandi sistemi aziendali di vari<br />
Terabyte cui possono avere ac-<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 19
REPORT<br />
cesso contemporaneamente più<br />
utenti. Essendo operativo su<br />
sistemi DBMS risponde a tutta<br />
la serie di funzioni e di istruzioni<br />
SQL (Structured o Standard<br />
Query Language) tipiche di tali<br />
sistemi. Per il lavoro qui presentato<br />
è stato scelto come formato<br />
di archiviazione il personal geodatabase.<br />
Organizzazione dei dati<br />
del geodatabase<br />
Il geodatabase è un contenitore<br />
di oggetti di vario tipo, tra<br />
i quali quelli che rivestono la<br />
maggiore importanza dal punto<br />
di vista geografico sono le feature<br />
class e i raster e le relative<br />
tabelle associate:<br />
● Feature class: livello informativo<br />
contenente collezioni<br />
ordinate di oggetti (elementi)<br />
geografici vettoriali aventi la<br />
stessa rappresentazione spaziale<br />
(punti, linee o poligoni)<br />
e gli stessi attributi descrittivi.<br />
I tre tipi di feature class<br />
più comunemente utilizzati<br />
nel geodatabase contengono<br />
punti, o linee o poligoni (Fig.<br />
5). Un altro tipo particolare<br />
di feature class sono le annotazioni<br />
(termine utilizzato<br />
nel geodatabase per il testo<br />
georeferenziato).<br />
● Raster: modello di dati<br />
spaziali che rappresenta un<br />
oggetto o un fenomeno attraverso<br />
una matrice di celle<br />
uguali di forma quadrata,<br />
ordinate in righe e colonne.<br />
Ogni cella è identificata con<br />
un valore di un attributo<br />
quantitativo o qualitativo<br />
e dalle coordinate della posizione.<br />
Un’immagine da<br />
satellite, un modello digitale<br />
del terreno o il prodotto di<br />
una scansione sono un tipico<br />
esempio di dato raster (Fig.<br />
5). Tabelle: in un database relazionale<br />
rappresentano dati<br />
organizzati orizzontalmente<br />
in righe e verticalmente in<br />
colonne o campi. Una tabella<br />
ha un numero definito di<br />
colonne, ma può avere un<br />
qualsiasi numero di righe. Le<br />
tabelle associate alle feature<br />
class o ai raster contengono le<br />
informazioni descrittive degli<br />
oggetti geografici e sono dette<br />
tabelle degli attributi.<br />
Il primo passo nella costruzione<br />
di un GIS è la raccolta dei dati<br />
geografici e la loro archiviazione<br />
nel geodatabase nel formato più<br />
idoneo al tipo di dato raccolto.<br />
È inoltre possibile aggiungere<br />
al geodatabase funzionalità<br />
avanzate come la topologia, le<br />
relazioni tra le tabelle, le reti,<br />
i sottotipi e i domini. Queste<br />
funzionalità, insieme alle definizioni<br />
delle feature class e<br />
delle tabelle, rappresentano lo<br />
schema del geodatabase (Fig. 6)<br />
e sono fondamentali nelle applicazioni<br />
GIS perché permettono<br />
il mantenimento dell’integrità<br />
dei dati e delle relazioni spaziali<br />
tra gli oggetti archiviati nel geodatabase<br />
(per esempio, ogni riga<br />
ha sempre le stesse colonne e un<br />
dominio di valori indica i valori<br />
validi o gli intervalli di valori<br />
validi per una colonna).<br />
Schema del Geodatabase<br />
Il geodatabase è implementato<br />
utilizzando un’architettura a più<br />
livelli: archiviazione e applicazione.<br />
Gli aspetti riguardanti<br />
il livello di archiviazione (memorizzazione,<br />
definizione dei<br />
tipi di attributo, elaborazione<br />
delle interrogazioni processi di<br />
transazione tra più utenti) sono<br />
delegati ai DBMS, mentre il<br />
compito di costruire lo schema<br />
specifico del DBMS (definizione,<br />
regole di integrità dei dati,<br />
comportamento degli oggetti<br />
geografici) e le funzioni di elaborazione<br />
dell’informazione<br />
sono mantenute nell’applicazione<br />
e nel dominio del software<br />
(ArcGIS). In dettaglio, questo<br />
livello applicativo comprende<br />
le proprietà per le feature class,<br />
le regole topologiche, le reti, i<br />
cataloghi raster, le relazioni, i<br />
domini, ecc. Tutte le applicazioni<br />
di ArcGIS interagiscono<br />
con questo modello generico di<br />
oggetti GIS per i geodatabase<br />
e non con le istanze SQL del<br />
DBMS (Database Management<br />
System). I componenti software<br />
del geodatabase implementano<br />
il comportamento e le regole di<br />
integrità implicite nel modello<br />
generico e traducono le richieste<br />
di dati nell’appropriato disegno<br />
fisico del geodatabase.<br />
Conclusioni<br />
L’articolo descrive una metodologia<br />
per la realizzazione di un<br />
sistema informativo, che può<br />
essere di supporto alle Pubbliche<br />
amministrazioni, per ottenere un<br />
archivio delle opere con rilevanza<br />
storico-artistica che insistono<br />
sul tracciato della Via Appia e<br />
non solo.<br />
Per la messa a punto di questo<br />
GIS, sono necessarie campagne<br />
di rilievo di dati geometrici e<br />
fisici, che consentano di caratterizzare<br />
le singole infrastrutture<br />
ed il loro contesto territoriale. I<br />
dati così ottenuti, uniti a quelli<br />
disponibili nei DBT esistenti,<br />
saranno utilizzati con un algoritmo<br />
i cui parametri devono essere<br />
opportunamente testati.<br />
A titolo esempio è stato scelto il<br />
“Ponte di Annibale”, sul quale<br />
sono state eseguite indagini i cui<br />
risultati sono stati riportati. Per<br />
quanto riguarda i futuri sviluppi,<br />
si prevede di eseguire ulteriori<br />
indagini con altre tecniche quali<br />
il Georadar per indagare gli strati<br />
delle murature. Sarà possibile,<br />
così, ottenere un modello tridimensionale<br />
geometrico e fisico<br />
che consentirà la simulazione<br />
del comportamento sismico del<br />
bene considerato.<br />
20 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
REPORT<br />
Inoltre, l’utilizzo del<br />
GIS per futuri casistudio,<br />
permetterà:<br />
● lo scambio e la condivisione<br />
completa o<br />
parziale degli schemi<br />
dei geodatabase tra gli<br />
utenti di ArcGIS<br />
● lo scambio di dataset<br />
senza perdita di dati<br />
● lo scambio di elementi<br />
geografici semplici,<br />
simile alla scambio di<br />
shapefile<br />
● lo scambio dei soli<br />
record aggiornati<br />
(delta) usando i flussi<br />
XML per trasferire<br />
gli aggiornamenti<br />
e le modifiche tra i<br />
geodatabase e le altre<br />
applicazioni.<br />
I dati contenuti nel<br />
database devono essere<br />
trasferiti all’interno del<br />
geodatabase in modo da<br />
poter essere analizzati<br />
con strumenti GIS per<br />
lo sviluppo di scenari e<br />
per il calcolo del rischio<br />
a essi collegato.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Altomare C., Artese S., Zinno R., 2013, A GIS for the protection of cultural heritage – Atti IV Conference “Diagnosis, Conservation and<br />
Valorization of Cultural Heritage”, 12-13 Dicembre 2013 Napoli – pp. 221-221 ISBN 978-88-908168-0-2<br />
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Tucci S., 1991, “Storia del ponte romano sul fiume Savuto”, Soveria Mannelli<br />
Tucci S., 1998, “Storia, leggenda e realtà lungo il corso del fiume Savuto”, Cosenza<br />
PAROLE CHIAVE<br />
GIS; ArcGIS; Geodatabase; conservazione, valorizzazione;<br />
ABSTRACT<br />
This paper describes a methodology for implementing a GIS for the protection of artifacts, which also have historical-artistic significance,<br />
located along the route of Via Annia, better known as the ancient Roman road of Via Popilia.<br />
The aim of the work-group's research is to contribute to the development of a methodological process, with a view to the conservation and<br />
enhancement of Cultural Heritage.<br />
On a territorial scale, layer implementation will include information on geotechnical, hydro-geological, structural, urban and historical-artistic<br />
features.<br />
At the level of the single artifact, data entry is obtained through field work information gathering concerning historical and artistic relevance,<br />
location and structural aspects, and, furthermore, to develop a monitoring card, with an indication of the state of the art and critical points to<br />
be kept under control. Investigations are also to be carried out periodically with a view to necessary interventions for purposes of safety and<br />
structural recovery.<br />
Maintenance data will also be useful for future restoration and conservation projects. The pilot project concerns the case study of Ponte<br />
Sant'Angelo, known as the "Hannibal Bridge" (a Roman bridge from the 2nd century B.C.) and located between the municipalities of Altilia<br />
and Scigliano, in the province of Cosenza. The GIS can be used as an aid for the realization of tourism/related activities (guides, itineraries,<br />
on-site training, educational workshops, sites of special scientific interest, etc.).<br />
AUTORE<br />
Francesca Ansioso, Serena Artese, Floriana Magarò, Angela Miceli,<br />
Chiara Miceli, Paolo Talarico, Assunta Venneri, Giuseppe Zagari, Raffaele Zinno<br />
floriana.magaro@unical.it<br />
SmartLab – D.I.M.E.S. (Dipartimento di Ingegneria Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistica)<br />
– Università della Calabria Via P. Bucci cubo 39/C, 87036 Rende, Italy<br />
Via Indipendenza, 106<br />
46028 Sermide - Mantova - Italy<br />
Phone +39.0386.62628<br />
info@geogra.it<br />
www.geogra.it<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 21
REPORT<br />
Il fascino discreto delle mappe in<br />
letteratura: da Shakespeare a Ortelius<br />
di Massimo Pasqualin<br />
Quando i capolavori letterari inducono<br />
a scoprire il valore della cartografia<br />
Fig. 1 - Aristofane, Le nebule. Tradutt(a) di<br />
greco in lingua commune d'Italia, per Bartolomio<br />
& Pietro Rositini de Prat'Alboino. In<br />
Venegia: Vicenzo Vaugris, 1545, la pagina 33<br />
[9, in PD-Scan], in wikipedia, voce "Le nuvole<br />
(Aristofane)", URL consultato il 28 febbraio<br />
2016. Qui il termine "la pianta" o "il globo"<br />
usati nelle traduzioni citate, era " il circondo di<br />
tutta la terra".<br />
Un termine sconosciuto,<br />
gelosamente custodito tra le<br />
pieghe della raffinata<br />
letteratura rinascimentale,<br />
vocabolo tecnico per addetti<br />
ai lavori sia in ambito politico<br />
che geografico, emerge<br />
dalla nebbia della storia e<br />
torna a incuriosire lo studioso<br />
contemporaneo.<br />
In taluni contesti letterari ci<br />
sono parole che dicono di<br />
più di un’intera trattazione<br />
critica, capita che abbiano un<br />
potere evocativo tale da enucleare<br />
secoli di ricerca e racchiudano<br />
concetti di una contemporaneità<br />
incredibile. Forse ancora di più,<br />
quando appartengono all’universo<br />
della scienza e della tecnica.<br />
«Shakespeare una volta coniò il<br />
termine mapp’ry per descrivere lo<br />
studio appassionato di una mappa<br />
o una carta nautica. Io non<br />
sono né un cartografo né un collezionista<br />
di mappe antiche, […]<br />
sono un incorreggibile “mapperista”,<br />
un estatico contemplatore<br />
di materiale cartografico (Harvey<br />
2001).»<br />
L’opera cui allude l’autore è<br />
Troilus and Cressida scritta nei<br />
primi anni del 1600, una delle<br />
meno rappresentate in generale.<br />
In particolare, il termine è<br />
usato da Ulisse, impegnato in<br />
un consiglio di guerra, alla presenza<br />
di Agamennone e di altri<br />
comandanti greci. Interloquisce<br />
con Nestore. La riunione<br />
sembra essere all’esterno con<br />
l’uso della tenda dello stesso re<br />
Agamennone. Sotto l’aspetto<br />
drammaturgico siamo alla seconda<br />
sequenza (dalla scena terza<br />
dell’Atto Primo alla prima scena<br />
dell’atto successivo), nello specifico<br />
alla prima delle tre sezioni<br />
in cui si divide, che presenta il<br />
consiglio di guerra dei Greci, cui<br />
seguirà quello dei Troiani.<br />
Questo è l’intervento in argomento<br />
nella terza scena dell’Atto<br />
Primo:<br />
«ULYSSES. They tax our policy<br />
and call it cowardice,<br />
Count wisdom as no member of<br />
the war,<br />
Forestall prescience, and esteem no<br />
act<br />
But that of hand. The still and<br />
mental parts<br />
That do contrive how many hands<br />
shall strike<br />
When fitness calls them on, and<br />
know, by measure<br />
Of their observant toil, the enemies’<br />
weight-<br />
Why, this hath not a finger’s dignity:<br />
They call this bed-work, mapp’ry,<br />
closet-war;<br />
So that the ram that batters down<br />
the wall,<br />
For the great swinge and rudeness<br />
of his poise,<br />
They place before his hand that<br />
made the engine,<br />
Or those that with the fineness of<br />
their souls<br />
By reason guide his execution<br />
(Shakespeare 1999).»<br />
Vediamone la traduzione in una<br />
recente edizione:<br />
«ULISSE - Quando sia giusto impiegarle,<br />
e come misurare<br />
Con attenta osservazione il peso<br />
del nemico –<br />
Ebbene, tutto ciò non vale niente<br />
– non il dito di una mano.<br />
Per loro è strategia oziosa, studio<br />
22 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
REPORT<br />
di mappe, guerra da salotto;<br />
E così ai loro occhi l’ariete che abbatte<br />
il muro<br />
Col suo gran colpo e la violenza<br />
del suo impatto,<br />
O di coloro che con finezza d’animo<br />
Ne guidano il movimento con la<br />
ragione (Shakespeare 2015).»<br />
Vale la pena di considerare un’altra<br />
traduzione dove il verso in<br />
esame è così compreso.<br />
«ULISSE Tacciano di paura la<br />
nostra politica,<br />
per loro la saggezza è fuori posto in<br />
guerra,<br />
condannano a priori la scienza<br />
militare,<br />
credono solo nell’azione per l’azione;<br />
le silenziose funzioni mentali<br />
che determinano il numero di<br />
mani che debbono colpire<br />
quando la convenienza lo reclama,<br />
e valutano<br />
sulla scorta delle informazioni la<br />
forza del nemico -<br />
macché, è roba che non vale un<br />
dito:<br />
lo chiamano panciafichismo, guerra<br />
sulla carta, a tavolino;<br />
l’ariete che demolisce le mura<br />
con la spinta e la violenza del peso<br />
lo considerano più dei tecnici che<br />
hanno costruito<br />
la macchina, o di chi con acutezza<br />
d’intelletto<br />
ne guida a ragion veduta l’impiego<br />
(Shakespeare 1987).»<br />
In rete è presente un ebook, reso<br />
disponibile da LiberLiber, con<br />
una traduzione - almeno per<br />
quanto attiene il limitato aspetto<br />
che tratto (mapp’ry) - che<br />
travisa l’affermazione di Ulisse<br />
(Shakespeare 1998).<br />
La grafia usata da Shakespeare<br />
rinvia al sostantivo “mappery”,<br />
con il quale si intende “the using<br />
of maps” o genericamente “cartography”<br />
1 .<br />
Usare delle mappe sostanzialmente<br />
vuol dire consultarle,<br />
compararle, servirsene per decidere<br />
qualcosa che ha influenza<br />
nello spazio e che può comportare<br />
l’alterazione della mappa<br />
stessa, divenendo “progetto” o<br />
“piano”; nell’opera shakespeariana<br />
invece di agire nei campi<br />
di battaglia si discute, di qui la<br />
connotazione negativa che viene<br />
ad assumere il termine, restando<br />
tali azioni senza esito.<br />
Nel merito è valida – quindi – la<br />
locuzione “studio delle mappe”,<br />
più o meno “appassionato”. 2<br />
Resta chiaro che non si tratta<br />
dell’attività del cartographer o<br />
mapper disegnatore o produttore<br />
di mappe o carte, ma dell’utente<br />
finale.<br />
Si può intravedere un’analogia<br />
con il «carteggio nautico» ossia<br />
quell’insieme di operazioni (segni<br />
e tracciati grafici, calcoli) che<br />
si compiono sulle carte nautiche<br />
a bordo, per preparare e seguire<br />
la navigazione della nave o<br />
dell’aereo (ovvero la missione, la<br />
battaglia), da parte di personale<br />
specializzato (Treccani 2016).<br />
Tornando alle attività belliche<br />
sul campo, come non<br />
citare la perentoria richiesta di<br />
Richmond, nel pianificare la sua<br />
strategia militare:<br />
«Give me some ink and paper in<br />
my tent.<br />
I’ll draw the form and model of<br />
our battle,<br />
Limit each leader to his several<br />
charge,<br />
And part in just proportion to our<br />
small power (Shakespeare 2016).»<br />
Fig. 2 - Stratford-on-Avon, cittadina dell’Inghilterra sudoccidentale,<br />
sorse come borgo negli ultimi anni del secolo<br />
XI per la presenza di un guado sul fiume Avon, usato da<br />
una strada romana secondaria. William Camden, antiquario,<br />
storico e topografo, conosciuto come autore di Britannia<br />
(1586) la descrive come emporiolum non inelegans;<br />
John Leland, poeta e antiquario, che la visitò intorno al<br />
1540, la definisce "assai bene edificata in legno, con due o<br />
tre strade molto larghe, oltre ai vicoli". (Abraham Ortelius,<br />
Theatrvm orbis terrarvm, 1603, Anglia [pag. 12], particolare<br />
(rif. 94) in wikipedia, voce “Theatrum Orbis Terrarum”,<br />
URL consultato il 28 febbraio 2016).<br />
È intenzione del re, delineare<br />
il dispiegamento (“form”) delle<br />
proprie forze in relazione al<br />
nemico (almeno per quanto<br />
è noto) e stabilire le mosse da<br />
compiere (“model”): è uno<br />
stratega che si avvale della propria<br />
competenza di cartografo.<br />
Produce una mappa, anche<br />
come strumento di comunicazione.<br />
Diverso il compito svolto dalla<br />
cartografia nella circostanza<br />
quasi notarile che vede re Lear<br />
chiamarla in scena, esibirla:<br />
«Meantime we shall express our<br />
darker purpose.<br />
Fig. 3 - Antwerpen (Anversa), la città più importante<br />
nella regione delle Fiandre, sul fiume Schelda. Il toponimo<br />
richiama un fatto del secolo IX: per i continui<br />
saccheggi dei normanni, gli abitanti della zona si rifugiarono<br />
a anwerp, cioè su una collina dove sorse il castello<br />
Het Steen, nucleo generatore della città. Una leggenda<br />
più tarda del XV secolo propone come origine del toponimo<br />
la frase Hand werpen cioè "lanciare la mano"<br />
riferita all’impresa di Silvio Brabone, soldato romano,<br />
che dopo aver ucciso il gigante Druon Antigoon, gli tagliò<br />
la mano per poi gettarla nel fiume. (Abraham Ortelius,<br />
Theatrvm orbis terrarvm, 1603, Germania [pag.<br />
36], particolare (rif. 188) in wikipedia, voce “Theatrum<br />
Orbis Terrarum”, URL consultato il 28 febbraio 2016).<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 23
REPORT<br />
Give me the map there. Know that<br />
we have divided<br />
In three our kingdom: and ‘tis our<br />
fast intent<br />
To shake all cares and business<br />
from our age;<br />
Conferring them on younger<br />
strengths, while we<br />
Unburthen’d crawl toward death.<br />
(Shakespeare 2016a)»<br />
Sostenendo che il metodo di<br />
comporre opere teatrali proprio<br />
di Shakespeare, attraverso<br />
reti di significati può essere<br />
visto come un presagio della<br />
tecnologia dell’informazione<br />
di oggi, Kinney, docente di<br />
Literary History alla University of<br />
Massachusetts, ha considerato nelle<br />
opere shakespeariane, oggetti e<br />
immagini alquanto rivelatori; in<br />
dettaglio ha vagliato la presenza<br />
di specchi, mappe, orologi e libri<br />
(Kinney 2004).<br />
Commentando il passo dell’opera<br />
Troilo e Cressida (atto I, scena<br />
3), John Gillies docente presso il<br />
dipartimento di Literature, Film,<br />
and Theatre Studies - University<br />
of Essex ha osservato che l’uso<br />
del termine “mapp’ry”, nel corso<br />
della comparazione del modus<br />
operandi dei Greci e dei Troiani,<br />
è associato ad una serie di pratiche<br />
tecniche che comprendono<br />
l’attenta analisi della documentazione,<br />
la valutazione, l’ingegneria,<br />
azioni apparentemente associate<br />
con lo spazio chiuso dell’accampamento<br />
o della città inteso<br />
come interno, piuttosto che il<br />
campo di battaglia stesso inteso<br />
come esterno (Gillies 1994).<br />
John Gillies ha esaminato la visione<br />
geografica in Shakespeare,<br />
concludendo per uno stretto<br />
rapporto tra la geografia del<br />
Rinascimento e il teatro ed evidenziando<br />
che i riferimenti sono<br />
fondati su fatti e documenti storici<br />
concreti. Gli studi di mappa<br />
e metafora sollevano questioni<br />
profonde sulla natura di una<br />
mappa, e sulle connessioni tra<br />
semiologia di una mappa e quella<br />
del teatro, entrambe forme di<br />
rappresentazione (Gillies 1994).<br />
In particolare per quanto attiene<br />
la cartografia precisa che molte<br />
delle mappe che sono all’origine<br />
di questa tecnica non erano<br />
note a Shakespeare, ma aveva<br />
sicuramente cognizione che<br />
usare una mappa del mondo per<br />
prendere decisioni politiche era<br />
stato possibile (Kinney 2004,<br />
p. 113). 3 L’idea della mappa<br />
era prominente in epoca greca<br />
come è dimostrato dalle materie<br />
(astronomia e geometria) e dagli<br />
strumenti per misurare i terreni<br />
citati da Aristofane nella famosa<br />
commedia Le nuvole (Aristofane<br />
1995; 1873). 3<br />
Ma quello che più conta è<br />
la conoscenza - da parte di<br />
Shakespeare - dell’opera cartografica<br />
di quel periodo Theatrum<br />
Orbis Terrarum di Abraham<br />
Ortelius (Anversa 1527 - 1598),<br />
la cui prima edizione (1570)<br />
includeva settanta mappe e citava<br />
ottantasette cartografi come<br />
fonti, per crescere considerevolmente<br />
nelle trentuno edizioni<br />
successive: «Ortelius era un<br />
cartografo fiammingo che visse<br />
in un’epoca di scoperte senza<br />
precedenti. Colombo era arrivato<br />
in America, la spedizione di<br />
Magellano aveva circumnavigato<br />
il globo, Copernico aveva posto<br />
il Sole al centro del sistema<br />
planetario. Ma la cartografia era<br />
in uno stato di arretratezza. Le<br />
mappe disponibili erano un’accozzaglia<br />
di forme e stili, e molte<br />
erano ancora basate sulle idee di<br />
Tolomeo e altri geografi dell’antichità<br />
che, ovviamente, non avevano<br />
immaginato l’esistenza del<br />
continente americano. Ortelius<br />
decise di cambiare quella situazione,<br />
e iniziò ad acquistare tutte<br />
le mappe migliori in circolazione,<br />
per poi raccoglierle in un volume<br />
dove scala e formato erano<br />
standardizzati (Harvey 2001, p.<br />
128)».<br />
NOTE<br />
1 La parola è di uso arcaico e raro, il suffisso (-ery) risale<br />
all’anglo-normanno e al francese antico (-erie) per sostantivi<br />
astratti, rinvia principalmente ad attività produttive<br />
commerciali o artigianali nell’Inglese del XVI secolo, in<br />
alcuni casi come combinazione di -er con -y come in panetteria<br />
(bakery), birreria (brewery), ma anche come unico<br />
suffisso in termini come la schiavitù (slavery) e i macchinari<br />
(machinery): Collins 2016.<br />
2 cfr. la traduzione di I. Plescia e gli argomenti di Harvey<br />
(nella traduzione di A. Ruggero)<br />
3 Nel testo di Aristofane le forme “il circondo” (B. & P.<br />
Rositini, 1545, cfr. fig. 1), “il globo” (V. Mannini, 1873),<br />
“la pianta” (E. Romagnoli) diventano “la mappa”. Anche<br />
nel testo di Vincenzo Mannini (Aristofane 1873) per<br />
“compasso”, “astronomia” e “geometria”, “globo di tutta<br />
la terra”, pag. 12: “terra nello spazio sospesa”, pag. 13:<br />
“Coro – Eterne Nubi, leviamoci in alto leggiere e trasparenti<br />
dall'alto sonante grembo del padre Oceano sull'ardue<br />
frondose cime dei monti per rimirare da lungi le ampie<br />
vedute e la terra rorida di sacro umore, il vago giro de'<br />
rapidi fiumi, e il mare che alteramente freme; perocchè<br />
l'occhio del cielo brilla sempre d'incantevole luce. Ma noi<br />
rimossi gli umidi e foschi nembi, che oscurano l'alma nostra<br />
beltà, con occhio luminoso contempleremo la terra.”<br />
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />
Aristofane (1995), Le nuvole [423 a.C.], in Fabio Turato (a<br />
cura di), Venezia: Letteratura Universale Marsilio, pp. 84 - 85.<br />
Aristofane (1873), Le nuvole d’Aristofane (Trad. Vincenzo<br />
Mannini), Napoli, pp. 9-10.<br />
Collins (2016), Online dictionary, voce “mappery”<br />
https://www.collinsdictionary.com/dictionary/english/mappery<br />
(28/02/2016)<br />
Gillies J. (1994), Shakespeare and the Geography of Difference,<br />
Cambridge University Press.<br />
Harvey M. (2001), L’isola delle mappe perdute. Una storia di<br />
cartografia e di delitti (Trad. A. Ruggero), Milano: Rizzoli, p. 8.<br />
Kinney A. F. (2004), Shakespeare’s Webs: Networks of Meaning<br />
in Renaissance Drama, New York: Psychology Press -<br />
Routledge.<br />
Shakespeare W. (1987), Troilo e Cressida, in Giorgio Melchiori<br />
(a cura di), I drammi dialettici, Milano: Mondadori, pp.<br />
394 - 5.<br />
Shakespeare W. (1998), Troilo e Cressida, eBook Progetto<br />
Manuzio, (trad. Goffredo Raponi), pag. 33-4.<br />
Shakespeare W. (1999), Troilus and Cressida [1601-9], iBook<br />
Project Gutenberg, World Library Edition, pp. 55-6.<br />
Shakespeare W. (2000), Re Lear, eBook Progetto Manuzio,<br />
(trad. Goffredo Raponi), pag. 8.<br />
Shakespeare W. (2014), Riccardo III, eBook Progetto Manuzio<br />
(trad. Goffredo Raponi), p. 202.<br />
Shakespeare W. (2015), Troilo e Cressida, versi 202 - 210,<br />
Feltrinelli (trad. Iolanda Plescia).<br />
Shakespeare W. (2016), Richard III, 5.3 24-27<br />
http://shakespeare.mit.edu/richardiii/richardiii.5.3.html<br />
(28/02/2016)<br />
Shakespeare W. (2016a), King Lear, http://shakespeare.mit.<br />
edu/lear/lear.1.1.html (28/02/2016)<br />
Treccani (2016), vocabolario online, voce “carteggio”, http://<br />
www.treccani.it/vocabolario/carteggio/ (28/02/2016)<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Mappe; cartografia; letteratura; Shakespeare;<br />
teatro<br />
ABSTRACT<br />
The term mapp'ry is analyzed through famous works of the<br />
English Renaissance. The author's intention is to explain the<br />
meaning of the ancient word, that disappeared from contemporary<br />
texts but useful to clarify the intrinsic value of cartography<br />
even today.<br />
The word becomes a metaphor for a mental strategy or a real<br />
object in the hands of political power.<br />
The literature of the past has helped to spread the knowledge<br />
of cartography using texts and plays written by great authors.<br />
The writers bring attention to the importance of maps during<br />
the golden age of geographical and scientific discoveries.<br />
AUTORE<br />
Massimo Pasqualin<br />
m.pasqualin@archiworld.it<br />
24 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
REPORT<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 25
REPORT<br />
La CSS ISTAT: un nuovo strumento<br />
per le statistiche territoriali<br />
Fig. 1 – Schema riassuntivo del processo di sintesi.<br />
Le basi territoriali (BT)<br />
sono una partizione fine<br />
del territorio nazionale,<br />
disponibile in forma digitale.<br />
Aggiornate dall'ISTAT nel corso<br />
dei due decenni a partire dal<br />
1991 inizialmente è stata realizzata<br />
con l'obiettivo di ottimizzare<br />
le rilevazioni delle variabili<br />
censuarie.<br />
A tale scopo l’intero territorio<br />
nazionale è suddiviso in sezioni<br />
di censimento, cioè in piccole<br />
aree alle quali è quindi possibile<br />
associare l’intero set di variabili<br />
statistiche raccolte appunto durante<br />
le operazioni censuarie.<br />
Inoltre , grazie a quanto previsto<br />
dal decreto legge 18 ottobre<br />
2012 n. 179, “Ulteriori<br />
misure urgenti per la crescita<br />
del Paese”, convertito con modifiche<br />
nella legge 17 dicembre<br />
2012 n. 221, che affida all’Istat<br />
il compito di progettare il<br />
Censimento permanente della<br />
popolazione e delle abitazioni e<br />
di Giovanni Lombardo,<br />
Antonella Esposto,<br />
Rita Minguzzi,<br />
Stefano Mugnoli<br />
I set di dati geografici<br />
ISTAT, aggiornati per<br />
realizzare il progetto<br />
"Census 2010" nell'ottobre<br />
2011, rappresentano una<br />
risorsa utile per migliorare<br />
le informazioni derivanti<br />
dalla cartografia Land<br />
cover/use.<br />
di realizzare<br />
l’Archivio<br />
Nazionale dei Numeri<br />
Civici e delle Strade Urbane<br />
(ANNCSU), alle sezioni sarà<br />
possibile associare molta altra<br />
parte del patrimonio informativo<br />
disponibile negli archivi<br />
amministrativi utilizzati a fini<br />
statistici.<br />
Tale strato informativo, grazie<br />
al nutrito insieme di dati afferenti<br />
ad ogni sezione, rappresenta<br />
pertanto un giacimento<br />
informativo che possiede un<br />
enorme valore in relazione alla<br />
descrizione statistica del territorio<br />
italiano. Inoltre, proprio<br />
per la capillarità con la quale<br />
le sezioni stesse suddividono la<br />
penisola, possono essere utilizzate,<br />
non solo per studi geografici<br />
socio-demografici ma anche<br />
come base cartografica per l’elaborazione<br />
e la realizzazione di<br />
prodotti relativi a tematiche di<br />
uso e copertura del suolo.<br />
Al fine di arricchire ulteriormente<br />
il patrimonio informativo<br />
delle Basi Territoriali, il servizio<br />
ATA (Servizio Ambiente,<br />
territorio e registro delle unità<br />
geografiche territoriali) della<br />
DCAT (Direzione Centrale per<br />
le Statistche Ambientali e Territorili),<br />
si propone di realizzare<br />
una Carta Sintetica Statistica<br />
(CSS) che racchiuda, in un<br />
unico database geografico il<br />
maggior numero di informazioni<br />
per comprendere dal punto<br />
di vista statistico la geografia<br />
italiana.<br />
È necessario premettere che la<br />
CSS non intende essere il risultato<br />
di elaborazioni cartografiche<br />
rigorose, ma soprattutto la<br />
sintesi di informazioni territoriali<br />
necessarie per elaborazioni<br />
statistiche legate al territorio<br />
sia a livello globale che locale.<br />
Oltre a ciò, tale strato informativo<br />
potrà essere utilizzato come<br />
un’ulteriore banca dati geografica<br />
per l’analisi di importanti<br />
fenomeni territoriali legati ad<br />
attività antropiche quali ad es. il<br />
consumo di suolo, l’accessibilità<br />
a servizi specifici e la descrizione<br />
di fenomeni demografici.<br />
Di seguito viene illustrato un<br />
compendio per comprendere<br />
meglio la logica che ha condotto<br />
alla realizzazione della Carta<br />
Sintetica Statistica.<br />
Si comprenderà come la CSS sia<br />
stata pianificata, e già realizzata<br />
per alcune Regioni italiane,<br />
come la sintesi geografica di<br />
dati derivanti da archivi tematici<br />
di varie tipologie (archivi amministrativi,<br />
demografici, legati<br />
alle infrastrutture, naturalistici,<br />
etc.), proponendo una loro integrazione<br />
per uniformarne il<br />
ricco bagaglio di informazioni<br />
in essi contenute (Fig. 1).<br />
Alla data odierna sono state realizzate<br />
in via sperimentale sette<br />
26 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
REPORT<br />
Regioni italiane: Valle d’Aosta,<br />
Lombardia, Emilia Romagna,<br />
Lazio, Umbria, Basilicata e<br />
Marche.<br />
La legenda<br />
Uno dei maggiori problemi<br />
per chi si occupa di cartografia<br />
tematica è sicuramente quello<br />
legato all’eterogeneità delle varie<br />
legende che sovrintendono agli<br />
ambienti da cui provengono i<br />
dati. In Italia, ma non solo, i<br />
prodotti cartografici tematici<br />
di rappresentazione della copertura<br />
e uso del suolo spesso<br />
sono estremamente diversificati<br />
proprio per ciò che concerne la<br />
legenda utilizzata, sebbene il fenomeno<br />
rilevato e ‘cartografato’<br />
sia lo stesso.<br />
Da più parti si auspica un’uniformità<br />
almeno nelle legende<br />
utilizzate a livello nazionale<br />
e anche in ambito europeo le<br />
indicazioni sono nella stessa<br />
direzione; ciò è stato anche ricordato<br />
durante lo svolgimento<br />
dei vari Forum internazionale<br />
quali ad es. l'European Forum<br />
for Geography and Statistics.<br />
Nella sua opera di omogeneizzazione<br />
la CSS si sforza di uniformare<br />
le voci utilizzate in ambiti<br />
nazionali e regionali proponendo<br />
anche una correlazione con<br />
altre legende utilizzate.<br />
Da quanto detto sopra brevemente,<br />
per descrivere le classi<br />
di copertura del suolo è stata<br />
utilizzata come base di partenza<br />
la legenda che ricorda, nelle<br />
sue caratteristiche principali<br />
CORINE Land Cover.<br />
Naturalmente la legenda<br />
CORINE, costituita da 44 classi,<br />
presenta al contempo il pregio<br />
di costituire un compendio<br />
della realtà territoriale europea,<br />
ovviamente criticabile in quanto<br />
estremamente eterogenea, ma<br />
allo stesso tempo è sicuramente<br />
valida per la disponibilità di dati<br />
relativamente coerenti in un<br />
ambito territoriale così vasto.<br />
Scendendo però ad un livello di<br />
maggior dettaglio, sicuramente<br />
più adatto a descrivere la realtà<br />
italiana a scala provinciale o<br />
comunale, le 44 classi CORINE<br />
non possono essere esaustive<br />
delle diversità presenti nella<br />
copertura del suolo nazionale.<br />
Per questo motivo si è pensato<br />
di strutturare una legenda che<br />
possa rappresentare il giusto<br />
compromesso tra la corrispondenza<br />
con i maggiori prodotti<br />
di cartografia tematica realizzati<br />
in Italia (in primis le Carte di<br />
copertura/uso del suolo regionali)<br />
e la leggibilità del prodotto<br />
finale. Questa operazione ha<br />
costituito un difficile passaggio<br />
per la necessità di realizzare<br />
un’omogeneizzazione dei differenti<br />
codici corrispondenti<br />
alle medesime unità territoriali<br />
utilizzate dagli uffici cartografici<br />
regionali e le istituzioni centrali,<br />
impegnate in tale attività, per<br />
descrivere i medesimi oggetti al<br />
suolo.<br />
Da ciò si può trovare anche più<br />
facilmente una corrispondenza<br />
tra le varie classi di oggetti di<br />
copertura del suolo utilizzate in<br />
questo ambito e altre cartografie<br />
o database tematici istituzionali<br />
(ad es. LUCAS, POPOLUS,<br />
Refresh esteso AGEA, etc.).<br />
Oltre a questo si propone, per<br />
alcuni specifici item un’ulteriore<br />
suddivisione basata su aspetti<br />
amministrativi e gestionali che<br />
derivano non da interpretazione<br />
di immagini e foto aeree (sulle<br />
quali è basata la maggior parte<br />
delle legende di Cartografia tematica)<br />
ma dall’integrazione di<br />
banche dati e di archivi ufficiali.<br />
Il lavoro di strutturazione della<br />
legenda ha portato all’identificazione<br />
delle seguenti macroclassi:<br />
Antropico (12 sottoclassi – 63<br />
voci); Agricolo (1 sottoclasse<br />
– 7 voci); Aree di interesse<br />
naturalistico (1 sottoclasse – 5<br />
voci); Acque interne e libere (2<br />
sottoclassi – 8 voci).<br />
Fig. 2 - Schema<br />
dell'algoritmo<br />
“intersect”.<br />
Come si può facilmente notare<br />
la legenda stessa è molto sbilanciata<br />
verso le voci dell’antropico,<br />
in quanto lo scopo principale<br />
della CSS è fornire una<br />
base cartografica per statistiche<br />
relative alle principali aree urbane<br />
dove si concentra la maggior<br />
parte della popolazione e dei<br />
servizi.<br />
La legenda utilizzata è quindi<br />
stata strutturata nella seguente<br />
maniera:<br />
4 il primo digit indica la ‘macroclasse’<br />
alla quale appartiene<br />
il poligono; le macroclassi<br />
utilizzate sono 4;<br />
Fig. 3 – esempio di estrazione di feature di copertura e di<br />
uso del suolo all’interno di una sezione di censimento.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 27
REPORT<br />
4 il II e il III digit descrivono<br />
la sottoclasse di appartenenza<br />
del poligono all’interno della<br />
‘macroclasse’; i due digit si<br />
sono resi necessari in quanto<br />
all’interno della macroclasse<br />
‘ANTROPICO’ sono state<br />
identificate 12 sottoclassi;<br />
4 il IV e il V digit specifica la<br />
classe di copertura del suolo<br />
del poligono ad un dettaglio<br />
che si può ricondurre approssimativamente<br />
ad una scala<br />
1:5000;<br />
4in alcuni casi si è reso necessario<br />
un VI digit in quanto<br />
all’interno di una stessa<br />
classe, le entità rappresentate<br />
possono essere ulteriormente<br />
suddivise secondo aspetti soprattutto<br />
di carattere amministrativo<br />
e/o gestionale.<br />
Le specifiche della legenda<br />
utilizzata sono state inserite in<br />
un tutorial che accompagna la<br />
CSS.<br />
Dati preliminari e metodologia<br />
Secondo quanto già affermato<br />
nell’introduzione la CSS non è<br />
il risultato di elaborazioni atte<br />
alla realizzazione di cartografia<br />
tematica in senso stretto, ma<br />
rappresenta la sintesi e l’integrazione<br />
di database geografici<br />
tematici che possono essere utili<br />
soprattutto per fornire dati e<br />
indicazioni per elaborazioni di<br />
tipo statistico territoriale.<br />
Lo strato informativo di base è<br />
Fig. 4 – CSS: focus sul centro cittadino del Comune di<br />
Ravenna.<br />
rappresentato dalle sezioni di<br />
censimento ISTAT, che descrivono<br />
il ‘Sistema Italia’ in modo<br />
completo nei suoi aspetti sociali<br />
e statistici fondamentali (popolazione,<br />
abitazioni, lavoro, ‘ambiente<br />
sociale’, etc.). Occorre<br />
precisare però, che le sezioni di<br />
censimento ISTAT non sono<br />
‘disegnate’ seguendo una scala<br />
cartografica ben definita, in<br />
quanto la loro determinazione<br />
dipende da un regolamento<br />
censuario atto a stabilirne le caratteristiche.<br />
L’operatore geografico ‘intersect’<br />
ha permesso l’identificazione<br />
delle porzioni di territorio della<br />
singola sezione di censimento<br />
riconducibili ad ogni singolo<br />
item della legenda (Fig. 2).<br />
Questo algoritmo interseca i<br />
poligoni di un layer, in questo<br />
caso ad es. la Carta di Uso del<br />
Suolo (C.U.S.) Regionale, con<br />
un altro di riferimento (le BT<br />
ISTAT), tagliando il primo strato<br />
informativo sul perimetro del<br />
secondo. In questo modo si ha<br />
la certezza di mantenere inalterato<br />
il disegno delle sezioni di<br />
censimento che, tuttavia, viene<br />
suddivisa nelle varie classi di<br />
copertura o uso del suolo della<br />
CUS regionale. Questa breve<br />
descrizione dando la parvenza<br />
di una metodologia in grado<br />
di raccogliere i suoi frutti in<br />
maniera piuttosto semplice, cela<br />
alcuni problemi che devono necessariamente<br />
essere oggetto di<br />
una pianificazione decisionale<br />
ben ponderata. L’utilizzo dell’operatore<br />
geografico restituisce<br />
una quantità di ‘micropoligoni’,<br />
che rappresentano le differenze<br />
territoriali tra l’insieme dei manufatti<br />
e il totale della sezione<br />
di censimento. Tali micropoligoni<br />
devono necessariamente<br />
essere eliminati in maniera<br />
estremamente oculata. Una<br />
prima questione da considerare<br />
è legata all’area minima che si<br />
vuole cartografare in relazione<br />
alla natura dell’oggetto da rappresentare.<br />
Ad es. se si vogliono<br />
localizzare all’interno della sezione<br />
i singoli manufatti estratti<br />
da una CTR vettoriale, questi<br />
non possono essere eliminati<br />
anche se la loro superficie è al<br />
di sotto dell’unità minima cartografabile<br />
in quanto oggetti<br />
che si è deciso di rappresentare.<br />
Inoltre, in alcuni casi, si correrebbe<br />
il rischio di eliminare<br />
anche sezioni intere; è questo<br />
il caso ad es. delle sezioni dei<br />
‘senza fissa dimora’ che pur non<br />
rappresentando oggetti reali al<br />
suolo, hanno un’importanza<br />
statistica notevole per il calcolo<br />
di alcuni indicatori legati alla<br />
popolazione.<br />
Quindi, senza snaturare le Basi<br />
Territoriali ISTAT (BT) si sono<br />
integrati i disegni delle sezioni<br />
di censimento con altri strati<br />
informativi ufficiali realizzati da<br />
altre istituzioni centrali (quali<br />
ad es. AGEA, ISPRA, Uffici<br />
Tecnici di Enti locali, etc.), che<br />
vengono ad essere fusi nella<br />
CSS per sintetizzare tutte le<br />
informazioni in un unico database<br />
geografico. La prima scelta<br />
metodologica, sulla quale basare<br />
tutte le altre, è stata quindi di<br />
non modificare il limite delle<br />
sezioni di censimento. In tal<br />
modo, partendo dalla CSS per<br />
dissolvenza dei poligoni interni<br />
ad ogni singola sezione di<br />
censimento, si ottiene un layer<br />
perfettamente coincidente con<br />
lo strato sezioni di censimento<br />
2011.<br />
In altre parole si comprende<br />
come nella CSS la sezione di<br />
censimento venga suddivisa<br />
secondo le entità territoriali che<br />
incidono su di essa. Tali entità<br />
possono essere definite come<br />
veri e propri oggetti al suolo,<br />
riconducibili sia a tematiche di<br />
copertura che di uso del suolo.<br />
In figura 3 si illustra un esempio<br />
di quanto è stato appena<br />
descritto; all’interno della se-<br />
28 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
REPORT<br />
Regione N. sezioni N. poligoni CSS Area sez media (Ha) Area CSS media (Ha)<br />
Emilia-<br />
38.603 488.457 58,16 4,60<br />
Romagna<br />
Lombardia 53.173 445.998 44,88 5,35<br />
Valle d’Aosta 1.902 4.729 171,45 68,95<br />
Lazio (*) 18.409 96.788 86,61 16,47<br />
Umbria 7.480 57.355 113,16 14,76<br />
Basilicata 5.107 29.534 197,25 34,11<br />
Tab. 1 – Confronto tra sezioni di censimento e poligoni generati dalla CSS, per regione. (*) escluso il comune di Roma.<br />
Comune N. sezioni N. poligoni CSS Area sez media (Ha) Area CSS media (Ha)<br />
Milano 6.085 13.283 2,99 1,37<br />
Bologna 2.334 6.240 6,03 2,26<br />
Roma 13.656 21.349 9,43 6,02<br />
Tab. 2 – Confronto tra sezioni di censimento e poligoni generati dalla CSS, per Milano Bologna e Roma<br />
zione di censimento sono stati<br />
delimitati un impianto sportivo<br />
di importanza nazionale (in<br />
giallo), la zona residenziale (in<br />
grigio) e un circolo sportivo a<br />
gestione privata (in magenta).<br />
Dal punto di vista della lettura<br />
del territorio italiano questo<br />
processo aggiunge un notevole<br />
contributo alla sua classificazione<br />
statistica; infatti partendo dai<br />
dati statistici ufficiali afferenti<br />
a ogni sezioni di censimento<br />
e integrandoli con gli oggetti<br />
ricavati dalla CSS, l’utente può<br />
adottare una classificazione ‘personalizzata’<br />
a qualsiasi porzione<br />
del territorio nazionale.<br />
Alcuni dati<br />
Per fornire un’idea seppure<br />
sommaria dell’attività che la<br />
produzione a livello nazionale<br />
della CSS necessita, è stata<br />
inserita una tabella (Tabella 1)<br />
dove sono riportati i principali<br />
dati sui poligoni delle sezioni di<br />
censimento e della CSS. Nella<br />
tabella 1 sono stati paragonati<br />
i dati numerici dei poligoni<br />
apparteneti ai due layer e la<br />
superficie media in Ha dei poligoni<br />
stessi. In tabella 2 gli stessi<br />
dati relativi ai comuni di Roma,<br />
Milano e Bologna.<br />
Come si può notare il numero<br />
dei poligoni aumenta in maniera<br />
quasi esponenziale tra il layer<br />
delle sezioni ISTAT e la CSS a<br />
seconda della superficie della<br />
Regione o del grande Comune.<br />
Conseguentemente anche l’ampiezza<br />
media dei poligoni CSS<br />
diminuisce proporzionalmente<br />
rispetto alla superficie media<br />
delle sezioni.<br />
Praticamente, identificare il<br />
maggior numero di item all’interno<br />
della sezione di censimento<br />
permette di poter classificare<br />
la sezione stessa secondo gli<br />
aspetti socio-territoriali che più<br />
interessano.<br />
Conclusioni<br />
La sperimentazione andrà avanti<br />
sicuramente per i prossimi 2<br />
anni sperando di coprire l’intero<br />
territorio nazionale per la fine<br />
del <strong>2017</strong>.<br />
La duttilità del risultato finale<br />
può consentire anche di aggiungere<br />
voci di legenda in maniera<br />
dinamica e senza particolari elaborazioni<br />
e in tal senso l’ISTAT<br />
è aperto a suggerimenti e a<br />
integrazioni promosse da utenti<br />
interessati alla CSS.<br />
Sebbene l’integrazione dei dati<br />
provenienti da fonti molto diverse<br />
tra loro può generare una<br />
perdita di accuratezza dovuta<br />
alla generalizzazione, l’omogeneità<br />
che si viene ad acquisire<br />
per l’intero territorio italiano<br />
incrementa il valore dei dati geografici<br />
di input.<br />
L’importanza dei risultati ottenuti<br />
nella produzione di datasets<br />
geografici integrati come è<br />
la CSS, può essere valutato in<br />
relazione alla grandissima quantità<br />
di informazioni statistiche<br />
riguardanti la copertura e l’uso<br />
del suolo mediante l’utilizzo di<br />
query SQL all’interno dei più<br />
comuni software GIS in uso.<br />
Sicuramente però layer geografici<br />
come la CSS non possono<br />
rappresentare la panacea di tutte<br />
le problematiche sulla rappresentazione<br />
delle caratteristiche<br />
geo-statistiche di una determinata<br />
area geografica; tuttavia la<br />
CSS può rappresentare un’uniforme<br />
lettura del territorio<br />
italiano non solo per ciò che<br />
concerne la copertura e l’uso del<br />
suolo ma soprattutto riguardo<br />
tematiche statistiche.<br />
La figura 4 illustra un focus<br />
sul centro di Ravenna. In giallo<br />
i poligoni delle sezioni di<br />
censimento suddivise nei vari<br />
tematismi della CSS. I codici si<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 29
REPORT<br />
riferiscono alle voci della legenda utilizzata.<br />
Concludendo si può certamente affermare che<br />
la CSS è un layer paragonabile ad un atlante,<br />
dal quale poter estrarre un numero notevole di<br />
informazioni di natura geografica, statistica ed<br />
amministrativa.<br />
Una considerazione finale riguarda gli autori<br />
del presente documento che sono coloro che<br />
principalmente hanno coordinato le attività<br />
di progettazione e produzione della CSS; il<br />
prodotto finale però è il risultato di un ‘lavoro<br />
di squadra’ che ha coinvolto praticamente<br />
tutti i componenti del servizio ATA (Servizio<br />
Ambiente, territorio e registro delle unità geografiche<br />
territoriali) dell’Istituto Nazionale di<br />
Statistica.<br />
NOTA<br />
1 A tal proposito si ricorda che il regolamento anagrafico cita testualmente:<br />
‘L’uso della Cartografia Tecnica Regionale a media scala (1:10.000 o<br />
1:5.000), ove esista, risulta idonea a soddisfare le esigenze suddette.<br />
Nel caso in cui non fosse disponibile una cartografia con le suddette<br />
caratteristiche per l’intero territorio comunale possono essere utilizzate<br />
planimetrie a grande scala per l’individuazione delle sezioni di censimento<br />
del centro capoluogo del Comune e cartografia a scala 1:25.000 per le altre.<br />
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />
BT ISTAT - http://www.istat.it/it/archivio/104317<br />
Mugnoli S., Chiocchini R. ‘Land Cover and Census integration geographic<br />
datasets to realize a statistics synthetic maps’ – EFGS 2014 Conference<br />
(Krakow, 22nd - 24th October 2014)<br />
Lombardo G., Esposto A., Minguzzi R., Mugnoli S. – ‘La CSSCS ISTAT:<br />
un nuovo strumento per le statistiche territoriali’ – Conferenza ESRI Italia<br />
2015 (Roma, 15 – 16 Aprile 2015)<br />
ISTAT ‘Anagrafe della popolazione: legge e regolamento anagrafico –<br />
Avvertenze, note illustartive e normativa AIRE’ – Metodi e norme serie<br />
B – n.29 edizione 1992.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
ISTAT; Enumeration areas; Census project; ARCGIS 10.1; Land cover;<br />
Land use<br />
ABSTRACT<br />
ISTAT (Italian National Institute of Statistics) geographic datasets, updated<br />
to realize ‘Census 2010’ project in October 2011, represents a useful resource<br />
to improve information derived from Land cover/use cartography.<br />
In fact both ISTAT vector data and other cartography data (i.e. Regional<br />
Land cover/use geographic datasets) can be integrated to realize a product<br />
that can help to better understand statistics linked to land cover cartography.<br />
Thematic maps like this are also useful to examine and describe a lot of phenomena<br />
linked to territorial dynamics especially in urban environment (i. e.<br />
urban sprawl). This paper summarizes an ISTAT project that has the aim to<br />
produce, a ‘Statistics Synthetic Map’ for the entire national Italian territory;<br />
it has realized yet for five Italian regions (Emilia-Romagna, Valle d’Aosta,<br />
Latium, Lombardy, Umbria, and Basilicata and Marche). In brief, the final<br />
product represents integration among geographic datasets and it is based on<br />
ISTAT enumeration areas that are so described not only in relation to statistical<br />
character (i.e. resident population, buildings, etc.) but land cover/use too.<br />
The legend of the map is based on 80 classes.<br />
AUTORE<br />
Giovanni Lombardo, lombardo@istat.it<br />
Antonella Esposto, esposto@istat.it<br />
Rita Minguzzi, minguzzi@istat.it<br />
Stefano Mugnoli, mugnoli@istat.it<br />
Istituto Nazionale di Statistica - ISTAT<br />
30 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
REPORT<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 31
MERCATO<br />
Eppur…<br />
si muove?<br />
Creaform lancia VXelements 6.0: software di ispezione<br />
e scansione su CAD<br />
Creaform, leader nelle soluzioni di misurazione 3D portatili e nei<br />
servizi di ingegneria, ha annunciato il lancio della sua ultima versione<br />
della piattaforma software 3D VXelements 6.0, aumentando la sinergia<br />
tra hardware e software, facilitando così il lavoro degli operatori,<br />
per i più svariati utilizzi: reverse engineering, prototipizzazione rapida<br />
e ispezione dimensionale.<br />
Di seguito alcune delle novità introdotte nei due moduli VXInspect<br />
e VXModel:<br />
VXinspect – Modulo software di ispezione dimensionale<br />
- Misurazione con “tastatura ottica” mediante l’utilizzo di MaxSHOT<br />
Next: Gli utenti possono estrarre automaticamente entità dai target<br />
e combinare i dati della scansione con quelli della misurazione mediante<br />
“tastatura ottica” ottenendo misurazioni e risultati più affidabili.<br />
E’ possibile inoltre ottenere una mappa a colori dal modello di<br />
fotogrammetria comparandolo con il file CAD con un semplice clic<br />
del mouse.<br />
- Ispezione ed elaborazione dati di scansioni più rapidi: La nuova<br />
versione di VXelements prevede metodi di allineamento più semplici<br />
e che si adattano maggiormente alla superficie oltre che un’ interattività<br />
ed una visualizzazione più chiara ed intutiva delle funzioni<br />
permettendo agli operatori di lavorare in modo rapido ed ottimale<br />
VXmodel – Modulo software scansione su CAD<br />
- Interfacciabilità con Solid Edge: Con un semplice clic, gli utenti<br />
possono ora trasferire dati da VXmodel direttamente ad un software<br />
partner, come SOLIDWORKS, Autodesk Inventor e ora Solid Edge,<br />
offrendo una notevole flessibilità ed integrazione nei flussi di lavoro<br />
per gli utenti.<br />
- Ottimizzazione dell'allineamento: Consente la gestione semplificata<br />
del relativo processo di allineamento per progetti con più file STL.<br />
“Gli algoritmi VXelements semplificano decisamente l’utilizzo del<br />
software soprattutto in campo metrologico. Gli utilizzatori possono<br />
accedere ad un'ampia gamma di nuove funzioni che permettono di<br />
ottenere benefici e migliorie in termini di produttività, tempistiche<br />
e costi operativi”, ha spiegato Daniel Brown, direttore gestione prodotti<br />
di Creaform. “Le nuove capacità del software e i miglioramenti<br />
apportati ai moduli VXinspect e VXmodel rispondono alle esigenze<br />
del settore, che richiede risultati altamente accurati, in termini di<br />
flussi di lavoro di ispezione e di progettazione. Siamo entusiasti di<br />
poter offrire agli operatori prestazioni molto performanti ed una fotogrammetria<br />
di facile utilizzo, in modo che possano essere soddisfatti<br />
e fiduciosi di riscontrare che i risultati ottenuti soddisfino le loro<br />
aspettative e quelle richieste dai loro clienti.”<br />
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32 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong><br />
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<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 33
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<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 35
REPORT<br />
Impiego sperimentale del drone ad ala<br />
fissa nell’elaborazione dell’indice di<br />
qualità morfologica (IQM) dei corpi idrici<br />
di Fabrizio Stella, Rodolfo Bassan,<br />
Antonio Cavinato, Giovanni Lusiani<br />
Fig. 1 - La forra del torrente Grisol profondamente<br />
incisa nel substrato litoide.<br />
Il drone ad ala fissa: tecnologia<br />
innovativa per l’elaborazione<br />
dell’indice di qualità morfologica<br />
(IQM) di corpi idrici in ambiente<br />
montano caratterizzato da<br />
difficile accessibilità e copertura<br />
fotogrammetrica non ottimale al<br />
fine di garantire la sicurezza degli<br />
operatori, la precisione del calcolo<br />
e rapide tempistiche operative. Un<br />
primo test in Val del Grisol nelle<br />
Dolomiti Bellunesi.<br />
Il Decreto Ministeriale<br />
260/2010<br />
introduce l’IQM<br />
quale strumento per<br />
la valutazione dello<br />
stato morfologico<br />
dei corsi d’acqua<br />
in conformità<br />
con la Direttiva<br />
Quadro<br />
Acque al fine<br />
di giungere alla<br />
completa classificazione<br />
dei<br />
corpi idrici. L’Istituto<br />
Superiore<br />
per la Protezione<br />
e la Ricerca Ambientale<br />
(ISPRA) ha<br />
predisposto e ufficializzato<br />
il metodo IDRAIM<br />
per la classificazione idromorfologica<br />
dei corpi idrici<br />
superficiali fluenti. Il metodo<br />
viene applicato dall’Agenzia<br />
Regionale per Protezione e Prevenzione<br />
Ambientale (ARPAV)<br />
nella classificazione secondo i<br />
canoni della Direttiva europea<br />
2000/60 degli oltre 800 corpi<br />
idrici superficiali che la Regione<br />
Veneto ha individuato nel suo<br />
territorio.<br />
Il metodo operativo IDRAIM<br />
prevede in estrema sintesi tre<br />
fasi: analisi su strati informativi<br />
in ambiente GIS, rilievi in<br />
campo ed elaborazione GIS di<br />
tutti i dati con compilazione di<br />
schede in formato Excel e calcolo<br />
finale dell’indice. Gli strati<br />
informativi in ambiente GIS<br />
prevedono principalmente l’uso<br />
di strisciate aerofotogrammetriche<br />
e DTM, mentre i rilievi in<br />
campo coinvolgono il personale<br />
in rilievi puntuali percorrendo<br />
l’intera asta del corpo idrico con<br />
evidenti problematiche riguardanti<br />
l’accessibilità la sicurezza e<br />
i tempi di percorrenza.<br />
Le problematiche si acuiscono<br />
in ambiente montano caratterizzato<br />
da forte energia del<br />
rilievo con forre incise, salti di<br />
roccia, frane, versanti eccessivamente<br />
acclivi e fitta copertura<br />
vegetazionale, tutti fattori questi<br />
che costringono gli operatori a<br />
muoversi con discontinuità evitando<br />
i tratti che non consentono<br />
accessi in sicurezza a scapito<br />
della precisione del rilievo. In<br />
questo contesto non sempre<br />
vengono in aiuto le strisciate aerofotogrammetriche<br />
disponibili<br />
in quanto, spesso, l’orientamento<br />
delle valli e la forte incisione<br />
portano ad avere versanti e alvei<br />
completamente in ombra e<br />
quindi completamente al buio<br />
per gli scopi previsti dal metodo<br />
operativo.<br />
La valle del Grisol nelle Dolomiti<br />
Bellunesi<br />
Il Torrente Grisol, incastonato<br />
nel Parco Nazionale delle Dolomiti<br />
Bellunesi e nel gruppo<br />
della Schiara, è un affluente<br />
di destra del torrente Maè, nel<br />
quale si immette a quota 648<br />
m s.m.m. circa, 5 km prima<br />
della confluenza di quest’ultimo<br />
nel Piave a Longarone. La<br />
quota massima raggiunta dal<br />
bacino è pari a 2531 m s.l.m.<br />
in corrispondenza del gruppo<br />
36 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
REPORT<br />
La sperimentazione<br />
Nella primavera 2016 i tecnici<br />
AVEPA e ARPAV hanno avviato<br />
una attività di monitoraggio<br />
sperimentale mediante rilievo<br />
aerofotogrammetrico con piattaforme<br />
aeree a pilotaggio remoto<br />
(drone) in Val del Grisol.<br />
Obiettivo del rilievo era quello<br />
di ottenere ortofoto ad alta ridel<br />
Monte Talvena, la quota<br />
minima in corrispondenza della<br />
sezione di chiusura. Il torrente<br />
Grisol scorre in prevalente<br />
direzione Ovest-Est e presenta<br />
una superficie complessiva di<br />
circa 30 kmq. L’asta principale<br />
del torrente ha uno sviluppo di<br />
circa 8 km.<br />
Le problematiche ai fini della<br />
valutazione dell’IQM connesse<br />
a questo corpo idrico sommano<br />
l’inaccessibilità della seconda<br />
metà del corso, inciso in una<br />
stretta forra rocciosa, all’inutilizzabilità<br />
delle strisciate aerofotogrammetriche<br />
completamente<br />
al buio nell’intero versante nord<br />
ovest e nel fondovalle.<br />
Il gruppo operativo del Dipartimento<br />
ARPAV di Belluno, dovendo<br />
procedere alla valutazione<br />
dell’indice IQM nel contesto<br />
della Valle del Grisol, forte di<br />
una convenzione tra ARPAV e<br />
l’Agenzia Regionale per i Pagamenti<br />
in Agricoltura (AVEPA)<br />
che dispone di un drone ad<br />
ala fissa, ha inteso effettuare<br />
una prima sperimentazione<br />
dell’utilizzo di questo moderno<br />
strumento a supporto di questa<br />
specifica attività.<br />
La convenzione ARPAV – AVEPA<br />
Con Decreto del Commissario<br />
Straordinario ARPAV n. 37 del<br />
9 marzo 2016 e con Decreto del<br />
Direttore Generale di AVEPA<br />
n. 22 del 4 marzo 2016, i due<br />
enti hanno firmato una convenzione<br />
per collaborare nel monitoraggio<br />
di fiumi e torrenti del<br />
territorio alpino. Questa scelta<br />
strategica obbedisce a una precisa<br />
richiesta di ottimizzazione<br />
e condivisione degli strumenti<br />
disponibili per aumentare la<br />
qualità abbassando i costi operativi<br />
dell’attività. In tal modo<br />
si evitano lunghe e pericolose<br />
risalite lungo i torrenti evitando<br />
rischi al personale e accorciando<br />
i tempi di lavoro.<br />
Il drone ad ala fissa: caratteristiche<br />
e potenzialità<br />
Il drone utilizzato dall’Avepa è<br />
stato acquisito nel 2014. Si tratta<br />
di un drone ad ala planante<br />
UAV (eBee SenseFly) evoluto<br />
e destinato al rilievo aerofotogrammetrico<br />
professionale.<br />
Con la sua camera fotografica<br />
Sony WX da 18 MP (RGB) è<br />
in grado di scattare fotografie<br />
con una risoluzione a terra fino<br />
a 3 cm/pixel. Con autonomia<br />
di volo di circa 40 minuti ogni<br />
batteria ed una resistenza al<br />
vento fino a 8-10 m/s. Dispone<br />
inoltre della possibilità di<br />
scattare fotografie oblique e di<br />
eseguire atterraggi lineari oltre<br />
che circolari. Le immagini acquisite<br />
dall’eBee dispongono di<br />
dati GPS e IMU (Inertial Measurement<br />
Unit) e sono dunque<br />
pronte per i successivi passaggi<br />
di elaborazione fotogrammetrica<br />
per l’estrazione di modelli<br />
digitali del suolo e del terreno,<br />
curve di livello e ortomosaici.<br />
Altre caratteristiche peculiari del<br />
mezzo:<br />
4 Materiale PPE estruso<br />
4 Apertura alare: 96 cm<br />
4 Peso al decollo: 680 g<br />
4 4 Batterie ai polimeri di litio<br />
con un’autonomia di circa<br />
40 minuti cadauna<br />
4 Velocità di crociera 36-57<br />
km/h (10-16 m/s)<br />
4 Fino a 3 km di copertura radio<br />
4 Risoluzione a terra delle immagini<br />
da 3-30 cm/pixel (in<br />
base alla quota di volo)<br />
4 Sensori di sicurezza (ground<br />
sensor)<br />
4 Decollo manuale<br />
4 Inoffensivo per fini ENAC<br />
(consentito il volo anche in<br />
aree critiche)<br />
4 Ali staccabili<br />
4 Trasportabile in comoda valigetta<br />
conforme regole IATA<br />
Fig. 2 - Aerofotogrammetria con ben evidenti i versanti<br />
nord ovest al buio.<br />
Fig. 3 - Il drone ad ala planante UAV (eBee SenseFly).<br />
Fig. 4 - Postazione di controllo della missione in Val del Grisol.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 37
REPORT<br />
soluzione georeferenziate, del<br />
tratto terminale e per lo più<br />
inaccessibile della valle, in tempi<br />
contenuti e in condizioni di<br />
sicurezza.<br />
Il lavoro è stato eseguito con<br />
un drone ad ala fissa (eBee<br />
SenseFly) sul quale sono state<br />
installate, come payload una<br />
fotocamera digitale Sony WX<br />
da 18 MP (RGB), una piattaforma<br />
IMU per l’orientamento<br />
interno e un’antenna GPS per<br />
la navigazione. L’Operazione<br />
Specializzata è stata preceduta<br />
dalla pianificazione del volo<br />
e da un sopralluogo nell’area<br />
di operazioni dove si è svolta<br />
la missione. La pianificazione<br />
dei voli è avvenuta in ufficio,<br />
attraverso le funzionalità messe<br />
a disposizione dai software di<br />
gestione della missione e consultando<br />
la cartografia di un’area<br />
più ampia rispetto a quella<br />
dell’operazione. In questa fase<br />
sono stati redatti i piani di volo<br />
e simulati i voli che si intendevano<br />
effettuare. La seconda fase<br />
della pianificazione dei voli è<br />
stata individuare l’area di sorvolo<br />
sulla mappa digitale definendo<br />
su di essa, in funzione delle<br />
morfologie del terreno e degli<br />
ostacoli individuabili sulla mappa<br />
stessa, il Volume Operativo<br />
costituito dal Volume di Missione<br />
e dall’opportuno Buffer di<br />
Fig. 5 - Piano di volo visualizzato sul computer di controllo della missione.<br />
sicurezza. All’interno dei volumi<br />
definiti è stato individuato il<br />
posizionamento della Stazione<br />
di controllo a terra, il punto di<br />
decollo dell’APR e anche del<br />
waypoint iniziale, cioè la posizione<br />
dalla quale inizierà il volo<br />
operativo vero e proprio.<br />
E’ stato quindi necessario definire<br />
il punto terminale della<br />
fase di crociera del volo e il<br />
punto di atterraggio. Si sono<br />
impostate poi le quote di volo,<br />
sempre in riferimento alla morfologia<br />
dell’area di operazione e<br />
agli eventuali ostacoli presenti,<br />
e i volumi operativi ipotizzati<br />
inizialmente. Definiti i parametri<br />
di volo sono stati impostati<br />
quelli di gestione del payload,<br />
per es. l’eventuale overlap delle<br />
fotografie, o la risoluzione a<br />
terra che si vuole ottenere. Immessi<br />
tutti i parametri di gestione<br />
della missione il software ha<br />
restituito una stima del tempo<br />
necessario all’esecuzione dei<br />
voli. Questo dato è il punto di<br />
partenza fondamentale se rapportato<br />
all’autonomia media del<br />
SAPR che si vuole impiegare<br />
per poter pianificare al meglio<br />
i voli che saranno necessari per<br />
portare a termine le operazioni,<br />
massimizzandone sicurezza ed<br />
efficienza, soprattutto in termini<br />
temporali.<br />
La Val del Grisol è una valle<br />
laterale appartata e solitaria,<br />
incisa nel substrato roccioso e<br />
caratterizzata da versanti ripidi e<br />
alti salti rocciosi che sovrastano<br />
una profonda forra e ambienti<br />
rupestri di fondovalle. Sul fianco<br />
sinistro della valle si ritrovano<br />
pendii più dolci e rari frammenti<br />
pianeggianti, tre dei quali<br />
erano stati individuati come<br />
idonee aree di operazioni. Considerata<br />
la morfologia dell’area<br />
e le probabili difficoltà emerse<br />
dalla valutazione preliminare<br />
della logistica complessiva, con<br />
il sopralluogo in campo è stato<br />
possibile validare le scelte in<br />
merito a: posizionamento della<br />
Stazione di controllo a terra,<br />
punto di decollo dell’APR,<br />
punto di atterraggio. L’uscita ha<br />
consentito anche di valutare la<br />
qualità del radio link e del segnale<br />
satellitare aspetti critici in<br />
quest’area di operazione.<br />
La pianificazione della missione<br />
ci ha permesso, una volta in<br />
campo, di essere notevolmente<br />
più rapidi nella fase di inizializzazione<br />
del volo effettivo. Si<br />
è scelto di volare nelle ore centrali<br />
della giornata per evitare<br />
le ombre che il sole proietta e<br />
per captare la maggior parte di<br />
energia riflessa.<br />
Tra le aree visitate durante il<br />
sopralluogo preliminare è stata<br />
prescelta una zona dove fosse<br />
garantita la ricezione del segnale<br />
satellitare: è infatti necessario<br />
permettere al gps di bordo di<br />
eseguire i controlli preliminari<br />
per l’esecuzione della missione.<br />
La conformazione profonda e<br />
stretta della valle era un ostacolo<br />
tecnico, ma i livelli minimi<br />
sono stati raggiunti in una breve<br />
finestra temporale che ha permesso<br />
il superamento dei controlli<br />
prevolo.<br />
La missione è stata portata a<br />
termine con un totale di 65<br />
minuti di volo. È stata sorvolata<br />
un’area complessiva di 2,5 km²,<br />
mentre l’area rilevata complessi-<br />
38 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
REPORT<br />
va è stata di 119 ettari.<br />
Sono stati effettuati i rilievi in<br />
due momenti distinti. In entrambi<br />
i casi si è scelto di volare<br />
nelle ore centrali della giornata<br />
per evitare le ombre che il sole<br />
proietta e per captare la maggior<br />
parte di energia riflessa. Tra le<br />
aree visitate durante il sopralluogo<br />
preliminare è stata prescelta<br />
una zona dove fossero garantiti<br />
i livelli minimi di segnale<br />
satellitare che permettesse al gps<br />
di bordo di eseguire i controlli<br />
preliminari per l’esecuzione della<br />
missione.<br />
42,5 km² area vasta sorvolata<br />
4119 ha area rilevata (52+67)<br />
Le immagini sono state acquisite<br />
in strisciate con una<br />
percentuale di sovrapposizione<br />
(tra immagini adiacenti) del 70-<br />
80% (laterale e longitudinale)<br />
e poi elaborate con la stazione<br />
digitale aerofotogrammetrica<br />
automatica APS, una suite professionale<br />
per il mapping 3D<br />
da drone, che ci ha permesso di<br />
generare ortofoto ad alta risoluzione<br />
georeferenziate.<br />
Il processo di elaborazione<br />
immagini è stato suddiviso nei<br />
seguenti step:<br />
4Applicazione dell’algoritmo<br />
di bundle per la triangolazione<br />
aerea<br />
4Importazione di Punti di<br />
controllo, collimazione e rappresentazione<br />
4Bilanciamento radiometrico<br />
delle immagini<br />
4Generazione automatica del<br />
DSM (superficie)<br />
4Estrazione delle curve di livello<br />
4Generazione intelligente di<br />
mesh testurizzate e visualizzazione<br />
4Filtraggio automatico del<br />
DTM (ground) in base allo<br />
scenario predefinito<br />
4Generazione automatica ed<br />
editing delle linee di taglio<br />
4Generazione dell’ortomosaico<br />
4Generazione e visualizzazione<br />
di nuvole di punti 3D<br />
Il reale vantaggio di effettuare il<br />
rilievo aerofotogrammetrico con<br />
drone è la possibilità di documentare<br />
ad alta risoluzione aree<br />
di notevole estensione e di raggiungere<br />
in tempi accertabili e<br />
con costi sostenibili anche zone<br />
difficilmente o completamente<br />
inaccessibili.<br />
Questi vantaggi sono dovuti<br />
principalmente allo sviluppo di<br />
queste piattaforme in termini<br />
di sensori e affidabilità del volo<br />
autonomo, unita alla possibilità<br />
di elaborare in tempi relativamente<br />
brevi le immagini acquisite<br />
al fine di generare ortofoto.<br />
Il tutto rende i droni particolarmente<br />
competitivi per questo<br />
tipo di rilievi.<br />
Risultati<br />
I risultati ottenuti con l’utilizzo<br />
del drone ad ala fissa nel superamento<br />
delle difficoltà connesse<br />
con la valutazione dell’IQM in<br />
ambienti montani di difficile<br />
accessibilità sono stati superiori<br />
Fig. 6 - Strisciata aerofotogrammetrica tradizionale.<br />
Fig. 7 - Strisciata realizzata con il drone.<br />
alle aspettative fornendo delle<br />
strisciate fotogrammetriche georeferenziate<br />
di alta qualità.<br />
Il confronto delle immagini<br />
rilevate dal drone con la fotogrammetria<br />
aerea tradizionale<br />
ha messo in luce la validità del<br />
metodo sperimentato consentendo<br />
di effettuare le valutazioni<br />
previste dal metodo IQM<br />
altrimenti difficilmente possibili<br />
in questo particolare contesto<br />
geomorfologico; infatti il sito è<br />
inaccessibile per lunghi tratti e<br />
la fotogrammetria tradizionale<br />
disponibile risulta inutilizzabile<br />
per gli scopi prefissati.<br />
Va anche evidenziato come<br />
la risoluzione del prodotto<br />
fotogrammetrico ottenuto e<br />
COD_MORF<br />
Lungh. tratto<br />
IQM corpo idrico<br />
IQM tratto<br />
(m)<br />
480_M_10 3706 0,98 ELEVATO 0,974<br />
480_M_20 4213 0,97 ELEVATO<br />
Applicabilità<br />
metodo<br />
Costi<br />
operativi<br />
Costi<br />
strumentazione<br />
Sicurezza del<br />
personale<br />
Lungh. corpo<br />
idrico (m)<br />
Cod. corpo<br />
idrico<br />
7919 480_10<br />
Velocità<br />
esecutiva<br />
Precisione<br />
del rilievo<br />
sempre inferiori superiori superiore superiore analoga<br />
non sempre superiori inferiori inferiore inferiore analoga<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 39
REPORT<br />
ottenibile con il drone sia decisamente<br />
superiore alle foto<br />
aree generalmente disponibili<br />
e soprattutto adattabile, nel<br />
rispetto della normativa di sicurezza<br />
delle missioni di volo,<br />
alle diverse necessità e casistiche<br />
di studio.<br />
Il Calcolo dell’IQM elaborato<br />
in seguito ai sopralluoghi<br />
dell’autunno inverno 2015/16<br />
e della successiva risolutiva<br />
missione con il drone, ha portato<br />
al valore pesato riportato<br />
in tabella, indice di una qualità<br />
elevata.<br />
Va specificato che il primo<br />
tratto (Codice Morfologico<br />
480_M_10) è stato interamente<br />
percorso a piedi in<br />
quanto accessibile, mente il<br />
secondo, in forra (codice morfologico<br />
480_M_20), è stato<br />
interamente valutato sulla<br />
base del materiale fotografico<br />
prodotto dalla missione con il<br />
drone.<br />
La matrice di seguito riportata<br />
sintetizza i numerosi vantaggi<br />
dell’utilizzo di questo<br />
ausilio tecnologico nello specifico<br />
caso della valutazione<br />
dell’IQM in territori montani<br />
caratterizzati da problemi di<br />
accessibilità e scarsa utilizzabilità<br />
del materiale aerofotogrammetrico<br />
disponibile:<br />
Conclusioni<br />
L’esperienza acquisita da<br />
ARPAV e AVEPA nella determinazione<br />
dell’IQM del<br />
torrente Grisol con l’ausilio<br />
del drone ad ala fissa apre un<br />
nuovo promettente orizzonte<br />
nell’ambito dei controlli e<br />
dei monitoraggi ambientali<br />
assicurando un miglioramento<br />
qualitativo dei risultati e delle<br />
condizioni di sicurezza operativa.<br />
Ringraziamenti<br />
Gli autori ringraziano la Regione<br />
Veneto con gli Assessori<br />
di riferimento ing. Gianpaolo<br />
Bottacin e dr. Giuseppe Pan<br />
per aver creduto, sostenuto<br />
e reso possibile la sperimentazione<br />
e il Consigliere ing.<br />
Franco Gidoni per l’idea<br />
dell’impiego sinergico del<br />
drone tra le strutture tecniche<br />
regionali ARPAV e AVEPA.<br />
Si ringrazia inoltre il collega<br />
Andrea Lorigiola per la preziosa<br />
collaborazione nelle attività<br />
in campo.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
D’urso M. G., Gargiulo A., Rotondi A., Bracaglia R, (2015).<br />
Un’applicazione al settore ambientale di fotogrammetria con<br />
piattaforma UAV, ASITA (????).<br />
Prandi F., Magliocchetti D., De Amicis R. (2015), Sperimentazione<br />
di rilievo UAV a supporto della pianificazione forestale,<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1 2015: xxxx.<br />
Rinaldi M., Surian N., Comiti F., Bussettini M. (2013), A method<br />
for the assessment and analysis of the hydromorphological<br />
condition of Italian streams: The Morphological Quality Index<br />
(MQI). Geomorphology 180-181: 96-108.<br />
Rinaldi M., Surian N., Comiti F., Bussettini M. (2011), Manuale<br />
tecnico – operativo per la valutazione ed il monitoraggio<br />
dello stato morfologico dei corsi d’acqua (Versione 1), Istituto<br />
Superiore Per la Ricerca Ambientale, Roma.<br />
Gazzetta Ufficiale della Comunità Europee: Normativa<br />
2000/60 CE del 22/12/2000 pp. 5, 6-327.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Indice di Qualità morfologica; IDRAIM, Drone ad ala<br />
fissa; DTM;<br />
ABSTRACT<br />
The directive 2000/60/EC (EU Water Framework Directive) provides<br />
procedures for identifying the ecological status of each water<br />
body by considering the quality of the biological community and<br />
the hydrological and chemical characteristics of the water body itself.<br />
However, in mountain areas the hydromorphological index<br />
can be hard to determine due to poor accessibility of measurement<br />
sites and lacking photogrammetric coverage. In order to guarantee<br />
safety of the operators and, at the same time, precise calculations<br />
in a short amount of time, the use of a fixed wing drone is proposed.<br />
A preliminary test was performed in the upper segment of<br />
‘Val del Grisol’ in the Dolomites of Belluno by ARPAV – Belluno<br />
Department and AVEPA, obtaining high-quality, geo-referenced<br />
photogrammetric images.<br />
AUTORE<br />
Fabrizio Stella<br />
fabrizio.stella@avepa.it<br />
Direttore Generale A.V.E.P.A.<br />
Rodolfo Bassan<br />
Direttore Provinciale A.R.P.A.V.<br />
rbassan@arpa.veneto.it<br />
Antonio Cavinato<br />
antonio.cavinato@arpa.veneto.it><br />
Tecnico A.R.P.A.V.<br />
Giovanni Lusiani<br />
giovanni.lusiani@avepa.it<br />
A.V.E.P.A. Padova<br />
• Rilievi batimetrici automatizzati<br />
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40 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
REPORT<br />
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<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 41
REPORT<br />
Approccio geografico nello studio<br />
delle pressioni puntuali della<br />
Regione Umbria<br />
di Giacomo Rapi, Antonio Natale<br />
Nell’ambito dell’attuazione della<br />
Direttiva Acque 2000/60/CE,<br />
ARPA Umbria ha effettuato nel<br />
2015 la revisione dell’analisi delle<br />
pressioni antropiche gravanti<br />
sui corpi idrici superficiali e<br />
sotterranei, per l’aggiornamento<br />
del Piano di Tutela delle Acque<br />
e la redazione dei nuovi Piani<br />
Distrettuali di Gestione.<br />
Tra le pressioni ambientali oggetto<br />
di analisi sono state considerate<br />
anche quelle di origine civile e<br />
industriale, principali fonti di<br />
carico puntuale.<br />
A tal fine il territorio regionale<br />
è stato discretizzato in celle di<br />
dimensioni 100x100m ed è stato<br />
sviluppato un algoritmo di calcolo<br />
dei carichi inquinanti a partire<br />
dalle informazioni contenute<br />
nel Catasto degli Scarichi della<br />
Regione Umbria.<br />
Attraverso il Model Builder sono<br />
stati quindi creati modelli di<br />
geoprocessing per la stima dei<br />
carichi alla scala di corpo idrico<br />
superficiale e sotterraneo.<br />
per il periodo <strong>2017</strong>-2027.<br />
La Direttiva<br />
WFD (Water<br />
Framework<br />
Directive) 2000/60/CE, recepita<br />
nella normativa nazionale<br />
con il D.Lgs 152/2006 assegna<br />
un ruolo strategico alla conoscenza<br />
approfondita e aggiornata delle<br />
pressioni antropiche, indispensabile<br />
per la determinazione delle<br />
condizioni di rischio, la definizione<br />
di reti e programmi di monitoraggio<br />
e l’individuazione delle<br />
misure da attuare per garantire il<br />
raggiungimento degli obiettivi di<br />
qualità ambientale nei corpi idrici<br />
superficiali e sotterranei.<br />
L’analisi delle pressioni svolta<br />
nel territorio regionale si pone<br />
l’obiettivo di ottemperare agli<br />
obblighi di aggiornamento del<br />
Piano di Tutela delle Acque (PTA),<br />
anche al fine di consentire l’aggiornamento<br />
dei Piani di Gestione<br />
dei Distretto Idrografici di appartenenza.<br />
In particolare ARPA Umbria,<br />
soggetto regionale preposto all’esecuzione<br />
del monitoraggio dei<br />
corpi idrici superficiali e sotterranei,<br />
ha dato avvio al secondo<br />
ciclo di monitoraggio ai sensi del<br />
D.Lgs 152/2006. In questo contesto<br />
si rende necessario definire,<br />
per ogni corpo idrico, i livelli di<br />
pressione e di rischio effettivamente<br />
presenti, al fine di definire<br />
i nuovi programmi di monitoraggio.<br />
Fig. 1 - Esempio di applicazione del Dasymetric<br />
Mapping sul territorio umbro.<br />
Le pressioni esercitate dal sistema<br />
fognario depurativo urbano,<br />
nonché dagli scarichi di attività<br />
produttive, costituiscono una<br />
delle principali cause di criticità<br />
ambientale per i corpi idrici superficiali<br />
e sotterranei.<br />
É stato necessario quindi sviluppare<br />
una metodologia di analisi:<br />
4che consentisse di ricostruire<br />
con grande dettaglio<br />
l’entità e la distribuzione sul<br />
territorio delle pressioni antropiche<br />
legate agli scarichi<br />
di acque reflue di origine<br />
domestica ed industriale<br />
4che fosse riproducibile con<br />
frequenza coerente con gli<br />
obblighi derivanti dall’attuazione<br />
della WFD (almeno<br />
1 volta ogni 6 anni), della<br />
Direttiva Nitrati (almeno<br />
1 volta ogni 4 anni) e delle<br />
altre norme di settore<br />
4che fosse confrontabile con<br />
l’analisi effettuata nel PTA<br />
del 2009.<br />
Aspetti metodologici<br />
Nei paragrafi successivi viene<br />
presentata la metodologia adottata<br />
per :<br />
4l’analisi della distribuzione<br />
della popolazione sul territorio<br />
regionale,<br />
4la ricostruzione del sistema<br />
fognario depurativo.<br />
42 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
REPORT<br />
4la definizione della geometria<br />
degli agglomerati,<br />
4il calcolo dei carichi puntuali.<br />
Ai fini della modellazione,<br />
l’intero territorio regionale è<br />
stato diviso in celle di un ettaro<br />
(100x100 m) con codifica univoca.<br />
In questo modo ogni cella<br />
eredita le informazioni degli<br />
oggetti (abitazioni, depuratori<br />
di acque reflue urbane, scarichi<br />
industriali, ecc.) che intersecano<br />
la sua area.<br />
L’approccio è quello della modellazione<br />
raster, metodologia di<br />
analisi spaziale realizzata in ambiente<br />
GIS (Sistemi Informativi<br />
Geografici).<br />
Ricostruzione della distribuzione<br />
della popolazione sul<br />
territorio regionale<br />
Nel precedente PTA (2009)<br />
l’analisi della distribuzione<br />
della popolazione sul territorio<br />
regionale era stata effettuata utilizzando<br />
come base informativa<br />
il dato del Censimento ISTAT<br />
2001 disponibile a scala di sezione<br />
censuaria. L’intersezione con<br />
gli strati informativi del sistema<br />
fognario-depurativo (aree<br />
servite da fognatura, collettori<br />
fognatori,…) aveva permesso<br />
di definire le informazioni di<br />
copertura fognaria e depurativa<br />
della popolazione, seppur con<br />
limiti evidenti: tale metodo, in<br />
condizioni di elevata densità<br />
abitativa, risultava aderente alla<br />
Fig. 2 - Carico puntuale espresso in Abitanti Equivalenti<br />
sversati nei sottobacini umbri.<br />
realtà, mentre in altre situazioni,<br />
dove la popolazione non era<br />
equamente distribuita nella sezione<br />
censuaria (es. sezioni definite<br />
“case sparse” dall’ISTAT),<br />
restituiva risultati scarsamente<br />
affidabili.<br />
Per ovviare a questa scarsa accuratezza<br />
tematica, nel nuovo PTA<br />
è stata introdotta la tecnica del<br />
Dasymetric Mapping, attraverso<br />
la quale il dato riferito ad una<br />
superficie vasta o arbitraria viene<br />
distribuito in modo più accurato<br />
all’interno di essa attraverso la<br />
sovrapposizione di confini geografici<br />
che escludono, limitano o<br />
confinano il dato stesso.<br />
L’assunto di questa tecnica per la<br />
modellazione intrapresa è molto<br />
semplice: è più probabile che<br />
la popolazione sia concentrata<br />
nelle aree edificate ed in modo<br />
direttamente proporzionale al<br />
volume degli edifici ad uso abitativo.<br />
In questo modo è stato possibile<br />
distribuire la popolazione di<br />
ciascuna sezione di censimento<br />
sul volume dell’edificato con<br />
uso principale “civile abitazione”<br />
presente all’interno di essa.<br />
L’informazione relativa all’uso<br />
è stata ricavata a partire da due<br />
fonti: Catasto Terreni e Fabbricati<br />
(CTF) ed Ecografico<br />
Catastale (EC) della Regione<br />
Umbria.<br />
Per quanto riguarda le informazioni<br />
sul numero di abitanti,<br />
il dato ISTAT 2001, unico disponibile<br />
per completezza delle<br />
variabili, è stato corretto poi<br />
sull’andamento intercensimento.<br />
Il dato di popolazione così calcolato<br />
è stato infine riportato a<br />
scala di cella.<br />
Ricostruzione del sistema fognario<br />
depurativo<br />
Anche le informazioni sul sistema<br />
fognario-depurativo disponibili<br />
nel precedente PTA sono<br />
state aggiornate in coerenza con<br />
la modellazione adottata per la<br />
Fig. 3 – Carico puntuale e diffuso sversato nei sottobacini dell’unità territoriale Nestore.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 43
REPORT<br />
stima della popolazione, utilizzando<br />
la divisione del territorio<br />
regionale in celle di un ettaro.<br />
In una prima fase, il perimetro<br />
delle aree servite da fognatura<br />
è stato modificato per tenere<br />
conto della presenza di scarichi<br />
di acque reflue industriali in<br />
fognatura o di collettori che<br />
non non ricadevano all’interno<br />
dell’area fognata.<br />
Al tracciato dei collettori fognari<br />
è stato applicato un buffer<br />
di 200 metri come previsto<br />
dalla normativa regionale DGR<br />
424/2012.<br />
Ad ogni cella sono state associate<br />
quindi le informazioni sulla<br />
popolazione servita da fognatura<br />
e/o depurazione ivi presente e<br />
sull’eventuale impianto di depurazione<br />
civile collegato.<br />
I dati sugli impianti di depurazione<br />
sono stati ricavati attraverso<br />
un data fusion tra i dataset di<br />
origine (PTA 2009) e le informazioni<br />
più recenti inserite nel<br />
Catasto Integrato degli Scarichi<br />
(CIS) della Regione Umbria.<br />
L’adozione di questo modello di<br />
rappresentazione ha permesso<br />
di guidare e indirizzare i Gestori<br />
del Servizio Idrico Integrato e<br />
gli Ambiti Territoriali Integrati<br />
(ATI) nella risoluzione delle<br />
criticità informative emerse; in<br />
questa seconda fase, infatti, è<br />
stata realizzata un’applicazione<br />
per permettere ai diretti interessati<br />
l’editing dell’informazione<br />
in modo diretto senza il supporto<br />
di operatori GIS, e per condividere<br />
gli aggiornamenti.<br />
Ricostruzione della geometria<br />
degli agglomerati urbani<br />
La ricostruzione geometrica degli<br />
agglomerati si è basata sulla<br />
divisione del territorio in celle<br />
di un ettaro, in coerenza con la<br />
modellazione adottata durante<br />
le fasi di stima della popolazione<br />
e di ricostruzione del sistema<br />
fognario depurativo.<br />
In via preliminare, la definizione<br />
dei confini degli agglomerati è<br />
stata effettuata a partire dalle<br />
aree servite da fognatura, rispettando<br />
il vincolo dell’adiacenza,<br />
fino a comprendere le celle con<br />
presenza di popolazione intersecanti<br />
un buffer di 200 metri<br />
dall’area fognata.<br />
Sono state incluse nell’agglomerato<br />
anche quelle celle adiacenti<br />
che superano tale limite, ma<br />
solo nei casi di agglomerato “significativo”,<br />
così come valutato<br />
con ATI e Gestori.<br />
A questa prima perimetrazione<br />
è seguita una fase di verifica<br />
che ha coinvolto il personale<br />
tecnico di ATI e Gestori per la<br />
definizione precisa dei confini<br />
dell’agglomerato, che tenesse<br />
conto di eventuali accorpamenti<br />
o divisioni tra agglomerati già<br />
effettuati dal gestore stesso.<br />
Infine, l’intersezione spaziale<br />
con l’area servita da fognatura<br />
ha permesso di associare ad ogni<br />
cella dell’agglomerato le informazioni<br />
relative alla copertura<br />
fognaria e depurativa.<br />
Calcolo carichi industriali<br />
Le informazioni necessarie al<br />
calcolo dei carichi industriali in<br />
corpo idrico sono state ricavate<br />
dal CIS, anche se è stato necessario<br />
risolvere preliminarmente<br />
alcune problematiche relative<br />
al mancato o errato posizionamento<br />
degli scarichi (il CIS<br />
non è gestito spazialmente)<br />
o all’incompletezza di alcune<br />
informazioni (il popolamento<br />
di alcuni campi del CIS non è<br />
obbligatorio).<br />
Per il calcolo dei carichi industriali<br />
è stato elaborato uno specifico<br />
algoritmo che tiene conto<br />
dei volumi scaricati e delle concentrazioni<br />
di sostanze emesse.<br />
L’algoritmo si basa su diversi<br />
step di processamento che comprendono<br />
sia metodi rigorosi<br />
di stima diretta basata su dati<br />
misurati sia metodi di stima<br />
indiretti e più approssimati.<br />
Ad ogni step vengono processati<br />
solo gli scarichi rimanenti, fino<br />
a valorizzare tutti gli scarichi<br />
analizzati. È stata sviluppata<br />
un’applicazione in .NET per<br />
rendere il processo ripetibile.<br />
Questo ha permesso di iterare n<br />
volte e apportare continue modifiche<br />
e miglioramenti.<br />
La stima dei carichi sversati è<br />
stata utilizzata poi per diversi<br />
fini, in base al recapito dello<br />
scarico: il carico emesso dalle<br />
aziende che scaricano in corpo<br />
idrico superficiale o suolo è stato<br />
utilizzato per la valutazione del<br />
carico sversato a scala di corpo<br />
idrico superficiale o sotterraneo;<br />
il carico in fognatura ha contribuito<br />
invece al calcolo della<br />
consistenza nominale dell’agglomerato.<br />
Risultati<br />
L’analisi effettuata ha permesso<br />
di ricostruire il quadro dei carichi<br />
da fonte puntuale, sia per<br />
quelli legati al sistema fognario<br />
depurativo degli agglomerati, sia<br />
per quelli al di fuori dell’agglomerato.<br />
I carichi derivanti dal sistema<br />
fognario depurativo degli agglomerati<br />
comprendono:<br />
4il carico dei depuratori di<br />
Fig. 4– Stato ecologico nei sottobacini dell’unità<br />
territoriale 44 Nestore <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong>
REPORT<br />
acque reflue urbane<br />
4il carico imputabile agli scaricatori<br />
di piena durante gli<br />
eventi meteorici<br />
4il carico delle reti fognarie<br />
prive di impianto di depurazione<br />
terminale<br />
4il carico delle frazioni prive di<br />
fognatura nell’agglomerato.<br />
I carichi esterni agli agglomerati<br />
sono invece associati alla<br />
popolazione residente nelle case<br />
sparse e alle attività produttive<br />
che recapitano i reflui in corpo<br />
idrico superficiale o su suolo.<br />
I carichi sversati da impianti di<br />
depurazione sono stati valutati<br />
mediante una stima che ha tenuto<br />
conto prioritariamente dei<br />
risultati delle analisi effettuate<br />
da ARPA sui reflui in uscita dagli<br />
impianti; in assenza di dato<br />
misurato, si è proceduto ad una<br />
stima del carico attraverso il<br />
confronto tra il carico in ingresso<br />
al depuratore e la potenzialità<br />
nominale dello stesso, tenendo<br />
conto del livello depurativo<br />
dell’impianto.<br />
Il carico sversato dagli scaricatori<br />
di piena è stato calcolato<br />
applicando una metodologia<br />
analoga a quella sviluppata nel<br />
PTA 2009: il metodo effettua<br />
una stima della massa totale di<br />
inquinante sversata dagli scaricatori<br />
in funzione della superficie<br />
urbana impermeabile a monte<br />
degli scaricatori stessi (ricostruita<br />
attraverso il Dasymetric<br />
Mapping), sulla base di una<br />
parametrizzazione conseguente a<br />
simulazioni compiute su alcuni<br />
bacini urbani sperimentali, per i<br />
quali sono disponibili misure di<br />
dettaglio.<br />
Per quanto riguarda i carichi<br />
sversati da reti fognarie non<br />
depurati, in Umbria risultano<br />
presenti circa 40.000 Abitanti<br />
Equivalenti (nel PTA 2009 erano<br />
circa 60.000) i cui scarichi in<br />
fognatura non subiscono alcun<br />
trattamento depurativo terminale.<br />
Il carico sversato in corpo<br />
idrico superficiale è quindi pari<br />
a quello generato, ottenuto<br />
dal prodotto del numero degli<br />
abitanti equivalenti calcolati da<br />
Dasymetric Mapping, per i coefficienti<br />
di generazione disponibili<br />
in letteratura.<br />
I carichi sversati su suolo da fonti<br />
di tipo puntuale sono costituiti<br />
da due contributi: i carichi sversati<br />
dai residenti presenti nelle<br />
case sparse e quelli associati ai<br />
residenti in porzioni di agglomerato<br />
che risultano prive di<br />
rete fognaria.<br />
Per ambedue i contributi, ad<br />
ogni residente è stato attribuito<br />
un carico generato pro-capite<br />
definito mediante coefficienti<br />
di letteratura. A tali carichi generati<br />
sono stati poi applicati<br />
i coefficienti di abbattimento<br />
caratteristici di un impianto di<br />
primo livello, per tenere conto<br />
dei sistemi di abbattimento previsti<br />
per legge. Al carico sversato<br />
su suolo sono stati applicati<br />
ulteriori coefficienti di abbattimento<br />
per tenere conto dei processi<br />
di trasferimento dal suolo<br />
al reticolo di drenaggio.<br />
Di seguito si riporta una mappa<br />
che quantifica i carichi puntuali<br />
a scala di sottobacinO.<br />
Grazie alle analisi svolte in<br />
ambiente GIS, è stato possibile<br />
quantificare non solo i carichi<br />
sversati direttamente nel singolo<br />
corpo idrico (carico diretto),<br />
ma anche quelli provenienti dai<br />
corpi idrici che lo alimentano<br />
(carico complessivo). É il carico<br />
totale infatti che determina<br />
maggiormente la qualità ambientale<br />
dei corpi idrici.<br />
Nella figure seguenti vengono<br />
presentati ad esempio i risultati<br />
dei carichi complessivamente<br />
sversati nell’Unità Territoriale<br />
Nestore (in termini di Azoto<br />
Totale), sia come carichi diretti<br />
che come carichi complessivi<br />
(comprensivi del contributo del<br />
bacino alimentante).<br />
Nella figura seguente si riporta<br />
la valutazione dello stato ecologico<br />
dei medesimi sottobacini,<br />
da cui si evince come la qualità<br />
dei corpi idrici sia fortemente<br />
legata alle pressioni che insistono<br />
su tutti i sottobacini contribuenti.<br />
In definitiva i risultati dell’aggiornamento<br />
dell’analisi delle<br />
pressioni, se messi a confronto<br />
con le elaborazioni effettuate<br />
per il PTA 2009, mostrano una<br />
generale contrazione dei carichi<br />
sversati da fonte puntuale.<br />
Tali differenze, oltre che dalla<br />
naturale evoluzione del territorio<br />
e dagli interventi di tutela<br />
ambientale effettuati nel periodo<br />
tra le due analisi, risentono<br />
probabilmente delle differenze<br />
nelle metodologie di analisi applicate.<br />
Risulterà molto più interessante<br />
valutare le variazioni future dei<br />
carichi, avendo in questa fase<br />
standardizzato le procedure di<br />
valutazione attraverso il GIS,<br />
per renderle affidabili e riproducibili<br />
nel tempo.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Umbria; Fiumi; Laghi; Dasymetric Mapping; Analisi Pressioni<br />
Puntuali; Scarichi; Piano di Tutela delle Acque<br />
ABSTRACT<br />
As part of the implementation of the Water Framework Directive<br />
2000/60/CE, ARPA Umbria performed in 2015 an<br />
anthropogenic pressures analysis on water bodies, in order<br />
to update the Umbria Region Water Bodies Protection Plan<br />
and the District Water Plans. Point source pressures, both civil<br />
and industrial, were analyzed. A complex methodology was<br />
developed, based on a matrix approach with a discretization<br />
of 100x100m grid and an algorithm to calculate the pollutant<br />
loads from the information available in the wastewaters database<br />
of Umbria region. Several geoprocessing models were created,<br />
with a Model Builder tool, allowed to estimate pollutant<br />
loads in surface waters and groundwaters.<br />
AUTORE<br />
Giacomo Rapi<br />
g.rapi@arpa.umbria.it<br />
Ingegnere per l’ambiente e<br />
il territorio, ARPA Umbria, Perugia,<br />
Antonio Natale<br />
a.natale@teamdev.it<br />
Geografo, TeamDev S.r.l.,<br />
Collepepe (PG)<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2017</strong> 45
AGENDA<br />
16 - 22 July <strong>2017</strong><br />
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Range Sensing Techniques in<br />
Alpine Terrain Venue<br />
Obergurgl (Austria)<br />
www.geoforall.it/k9cwh<br />
18 - 22 July <strong>2017</strong><br />
FOSS4G-Europe <strong>2017</strong><br />
Paris Marne-la-Vallée (France)<br />
www.geoforall.it/kw3u8<br />
2 - 11August <strong>2017</strong><br />
QGIS user conference,<br />
Hackfest, Developer meeting<br />
Copenhagen (Denmark)<br />
www.geoforall.it/kway6<br />
4 - 7 September <strong>2017</strong><br />
UAV-g <strong>2017</strong> International<br />
Conference on Unmanned<br />
Aerial Vehicles in Geomatics<br />
Bonn (Germany)<br />
www.geoforall.it/k9cwq<br />
5 - 8 September <strong>2017</strong><br />
RSPSoc<strong>2017</strong> - Annual<br />
Conference Earth and Planets:<br />
Making the most of our<br />
observations<br />
Londron (United Kingdom)<br />
www.geoforall.it/kw3ua<br />
6 - 8 September <strong>2017</strong><br />
Strasbuorg (France)<br />
INSPIRE <strong>2017</strong> Conference<br />
www.geoforall.it/kwaky<br />
11 - 15 September <strong>2017</strong><br />
56th Photogrammetric Week<br />
<strong>2017</strong><br />
Stuttgart (Germany)<br />
www.geoforall.it/k9cwr<br />
26 - 28 September <strong>2017</strong><br />
INTERGEO <strong>2017</strong><br />
Berlin (Germany)<br />
http://www.intergeo.de/<br />
27 - 29 September<br />
Digital,Design and<br />
Development Fair <strong>2017</strong><br />
Hamburg (Germany)<br />
www.geoforall.it/kwawr<br />
9-10 October <strong>2017</strong><br />
EuroSDR / ISPRS Workshop<br />
on "Oblique Aerial Cameras -<br />
Sensors and Data Processing"<br />
Barcelona (Spain)<br />
www.geoforall.it/kwafq<br />
17 - 19 October <strong>2017</strong><br />
TECHNOLOGY for ALL<br />
<strong>2017</strong><br />
Rome (Italy)<br />
www.technologyforall.it<br />
23 - 25 November <strong>2017</strong><br />
12th International<br />
Conference on Non-<br />
Destructive Investigations<br />
and Microanalysis for the<br />
Diagnostics and Conservation<br />
of Cultural and Environmental<br />
Heritage (AIPnD)<br />
Turin (Italy)<br />
www.aipnd.it<br />
16-19 January 2018<br />
Geospatial World Forum<br />
Hyderabad (India)<br />
www.geoforall.it/kwacw<br />
6 – 11 May 2018<br />
FIG Congress<br />
Istanbul (Turkey)<br />
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