Archeomatica 3 2017
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ivista trimestrale, Anno VIII - Numero 3 settembre <strong>2017</strong><br />
ArcheomaticA<br />
Tecnologie per i Beni Culturali<br />
BENI CULTURALI A RISCHIO<br />
Cartografia per i Beni Culturali in Emergenza<br />
Crisis Areas Archaeological Database<br />
Sperimentazione in remoto di tecnologie antisisimiche<br />
Heritage protection and disasters resilience
EDITORIALE<br />
Salvaguardia e protezione del<br />
patrimonio culturale in emergenza<br />
Dedichiamo questo numero di <strong>Archeomatica</strong> al tema della salvaguardia e protezione del patrimonio culturale<br />
in emergenza. Un tema attuale a causa di calamità naturali ma anche di tanti archi di crisi che dilaniano con<br />
conflitti distruttivi paesaggi culturali costruiti nei millenni dagli uomini.<br />
Emergenze, a volte improvvise e da gestire tumultuosamente intervenendo su uno spettro estremamente vasto,<br />
eterogeneo e problematico di beni. Ancora prima rischi da riconoscere e mitigare e catastrofi che non sono<br />
ineluttabili ma che a volte possono essere efficacemente prevenute. Il tutto all’insegna dell’incontro necessario<br />
di due realtà che chiamiamo rispettivamente Protezione Civile e Beni Culturali. Scienza e tecnologia possono<br />
rendere questo incontro di conoscenze, di competenze, di strumenti, di metodi potentemente efficace.<br />
Iniziamo dalla documentazione del patrimonio esistente. Francesca Cioè e Marzia Merlonghi illustrano nel loro<br />
contributo le potenzialità del progetto CAAD una piattaforma in grado di raccogliere e aggiornare in tempo<br />
reale grazie alla cooperazione dei saperi i dati del patrimonio culturale delle aree a rischio del Vicino e Medio<br />
Oriente. Accanto a questo articolo l’utile rassegna di Valerio Carlucci degli strumenti online che consentono<br />
una verifica preliminare degli Heritage at Risk. Quella dei database è una questione fondamentale ma ancora<br />
irrisolta. Pierluigi Cara e Cosmo Mercuri del Dipartimento della Protezione Civile a tale riguardo approfondiscono<br />
la criticità costituita dall’individuazione e localizzazione di beni culturali immobili come le chiese a seguito di<br />
eventi sismici significativi. Un fatto non scontato e per nulla semplice. I due autori propongono un metodo per<br />
l’identificazione univoca e coordinata tramite l’utilizzo della cartografia portando a esempio alcune attività di<br />
salvaguardia in occasione del sisma che ha colpito Ischia il 21 settembre <strong>2017</strong>.<br />
In Italia esiste certamente una risorsa in questo settore importante, Vincoli in rete, una piattaforma sviluppata<br />
e curata dal MIBACT che aggrega, fornendo un punto di accesso web comune, informazioni anagrafiche,<br />
amministrative e geografiche relative al patrimonio culturale immobile. E’ disponibile online in forma<br />
semplificata per tutti i cittadini e, come sistema gestionale, per i funzionari pubblici che si occupano di<br />
territorio. Tuttavia la piattaforma VIR presenta dei problemi legati all’incompletezza dei dati digitalizzati<br />
rispetto al patrimonio esistente e a quello effettivamente catalogato su carta, per quanto sia continua e<br />
in crescita la sua digitalizzazione. Un’altra criticità delle banche dati MIBACT è costituita dal fatto che la<br />
geolocalizzazione del bene spesso si riferisce genericamente al centroide del Comune di appartenenza e non<br />
all’effettiva posizione geografica. Certamente la speranza è che le emergenze possano tuttavia costituire una<br />
occasione per completare e affinare le informazioni.<br />
In Italia a seguito degli eventi sismici del 2016, in uno scenario operativo complesso e in continua modificazione<br />
per il susseguirsi di repliche importanti, si è evidenziata ancora una volta l’importanza fondamentale delle<br />
attività di messa in sicurezza e di recupero beni effettuate dal Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco nei confronti<br />
del patrimonio tutelato dal MIBACT, in emergenza e su specifica richiesta del MIBACT stesso. Un complesso<br />
di interventi che vanno dal triage speditivo, operato nella prima fase dell’emergenza e, successivamente, al<br />
recupero dei beni culturali mobili, alla messa in sicurezza dei beni culturali immobili mediante realizzazione<br />
di opere provvisionali, e non da ultimo alla partecipazione all’attività di rilevazione del danno mediante la<br />
compilazione delle schede AEDES, sotto il coordinamento del Dipartimento di Protezione Civile. A questa<br />
eccellenza dedichiamo alcune pagine.<br />
Lo svolgimento di attività congiunte delle due istituzioni MIBACT-CNVVF durante calamità ha reso evidente la<br />
necessità di una messa a punto di precisi protocolli per il flusso delle comunicazioni fra le due istituzioni e tra<br />
queste e quelle locali e in particolare la condivisione delle informazioni mediante sistemi informativi territoriali<br />
su piattaforma gis che agevoli la razionalizzazione ed il monitoraggio del flusso delle attività comuni. Soprattutto<br />
è auspicabile che in futuro si disponga di sistemi di monitoraggio real-time delle attività condotte dalle squadre<br />
VF nello scenario emergenziale, con particolar riguardo alle attività di valutazione speditiva e messa in sicurezza<br />
dei beni immobili. Soprattutto appare fondamentale ai fini dello svolgimento delle attività di messa in sicurezza<br />
degli immobili la condivisione della documentazione tecnica relativa alle attività di rilevazione e valutazione del<br />
danno, in particolare l’attività di rilievo e valutazione del danno effettuata dai tecnici MiBACT con il rilievo di I e<br />
di II livello, e le ipotesi progettuali di riduzione delle criticità strutturali.<br />
È evidente che in tale contesto la scelta degli strumenti più adatti, la valutazione delle criticità del sistema e<br />
la verifica della potenzialità delle possibili soluzioni andrebbero predisposte per tempo, non in emergenza. In<br />
questo modo si coglierebbe la duplice opportunità di verificare la funzionalità del sistema di risposta a tutte le<br />
possibili tipologie emergenziali nell’ordinario svolgimento dei compiti istituzionali e di addestrare il personale<br />
addetto all’utilizzo degli strumenti previsti.<br />
E concludiamo con un articolo sulla sperimentazione dell’Enea per la diffusione di tecnologie innovative<br />
per la protezione di strutture storiche e opere d’arte dai terremoti. Prevenire facendo ricorso alla ricerca,<br />
all’innovazione, alle tecnologie: questo l’obiettivo.<br />
Buona lettura,<br />
Michele Fasolo
IN QUESTO NUMERO<br />
DOCUMENTAZIONE<br />
6 CAAD (Crisis Areas<br />
Archaeological Database) - Un<br />
WebGIS per la salvaguardia del<br />
patrimonio archeologico a rischio<br />
nel Vicino e Medio Oriente<br />
di Francesca Cioè, Marzia Merlonghi<br />
In copertina il trattamento grafico-altimetrico<br />
di una ripresa con sistema LS Mobile di<br />
Gexcel usato in modalità NO RGB. Immagine<br />
derivata dal sistema di divulgazione dei dati<br />
Laser Scanner messi a disposizione dal portale<br />
GeoSDH di GEOWEB nella Gallery TFA<br />
relativa alle riprese effettuate durante il<br />
Technology for All <strong>2017</strong> nella Villa dei Quintili<br />
a Roma il 17 ottobre <strong>2017</strong>. Tutte le scene<br />
e i dati rilevati sono disponibili nel sistema<br />
all'URL metior.geoweb.it/gallery/tfa<br />
3D Target 2<br />
Geogrà 19<br />
10 La Cartografia degli Aggregati<br />
Strutturali a supporto della<br />
Salvaguardia dei Beni Culturali in<br />
Emergenza<br />
di Pierluigi Cara, Cosmo Mercuri<br />
14 Strumenti online per una<br />
verifica preliminare dei Beni<br />
Culturali a rischio<br />
di Valerio Carlucci<br />
Heritage 46<br />
Salone di Ferrara 45<br />
Testo 21<br />
Traiano 13<br />
Topcon 47<br />
Unesco 33<br />
VirtualGeo 48<br />
SPECIALE TFA<br />
22 Le attività dei Vigili del Fuoco<br />
in situazioni di emergenza per<br />
il recupero e la salvaguardia dei<br />
Beni Storici, Artistici e Culturali<br />
a cura della Redazione<br />
ArcheomaticA<br />
Tecnologie per i Beni Culturali<br />
Anno VIII, N° 3 - settembre <strong>2017</strong><br />
<strong>Archeomatica</strong>, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivista<br />
italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozione<br />
e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela,<br />
la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio<br />
culturale italiano ed internazionale. Pubblica argomenti su<br />
tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la<br />
diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e,<br />
in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei<br />
parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione<br />
avanzata del web con il suo social networking e le periferiche<br />
"smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italiani<br />
che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accademia,<br />
enti di ricerca e pubbliche amministrazioni.<br />
Direttore<br />
Renzo Carlucci<br />
dir@archeomatica.it<br />
Direttore Responsabile<br />
Michele Fasolo<br />
michele.fasolo@archeomatica.it<br />
Comitato scientifico<br />
Annalisa Cipriani, Maurizio Forte,<br />
Bernard Frischer, Giovanni Ettore Gigante,<br />
Sandro Massa, Mario Micheli, Stefano Monti,<br />
Francesco Prosperetti, Marco Ramazzotti,<br />
Antonino Saggio, Francesca Salvemini<br />
Redazione<br />
redazione@archeomatica.it<br />
Giovanna Castelli<br />
giovanna.castelli@archeomatica.it<br />
Elena Latini<br />
elena.latini@archeomatica.it<br />
Valerio Carlucci<br />
valerio.carlucci@archeomatica.it<br />
Domenico Santarsiero<br />
domenico.santarsiero@archeomatica.it<br />
Luca Papi<br />
luca.papi@archeomatica.it
25 Laser Scanner in vetrina con GeoSDH di GEOWEB<br />
a cura di GEOWEB<br />
26 Beni culturali a rischio: nuove<br />
tecnologie al TFA<strong>2017</strong> -<br />
La tecnologia KAARTA Stencil: SLAM<br />
di ultima generazione<br />
a cura della Redazione<br />
INTERVISTA<br />
30 Save the Syrian Heritage:<br />
technologies to document Palmyra<br />
and endangered world heritage<br />
Interview to Yves Ubelmann, Iconem's<br />
RUBRICHE<br />
18 AGORÀ<br />
Notizie dal mondo delle<br />
Tecnologie dei Beni<br />
Culturali<br />
42 AZIENDE E<br />
PRODOTTI<br />
Soluzioni allo Stato<br />
dell'Arte<br />
46 EVENTI<br />
CEO by Redazione <strong>Archeomatica</strong><br />
RIVELAZIONI<br />
34 Sperimentazione dell’ENEA condivisa in<br />
remoto per la diffusione di tecnologie<br />
innovative di protezione antisismica<br />
di Vincenzo Fioriti, Roberto Romano, Ivan Roselli, Angelo<br />
Tatì, Alessandro Colucci, Marialuisa Mongelli, Gerardo De Canio<br />
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GUEST PAPER<br />
38 Hazards, heritage protection and disasters resilience -<br />
Competence, Liability and Culpability. Who's the blame?<br />
by Claudio Cimino<br />
una pubblicazione<br />
Science & Technology Communication<br />
Science & Technology Communication<br />
Marketing e distribuzione<br />
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a.quaglione@archeomatica.it<br />
Diffusione e Amministrazione<br />
Tatiana Iasillo<br />
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<strong>Archeomatica</strong> è una testata registrata al<br />
Tribunale di Roma con il numero 395/2009<br />
del 19 novembre 2009<br />
ISSN 2037-2485<br />
Stampa<br />
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Data chiusura in redazione: 10 dicembre <strong>2017</strong>
DOCUMENTAZIONE<br />
CAAD (Crisis Areas Archaeological Database)<br />
Un WebGIS per la salvaguardia del patrimonio<br />
archeologico a rischio nel Vicino e Medio Oriente.<br />
di Francesca Cioè, Marzia Merlonghi<br />
Fig. 1: La “Scheda dei Beni Culturali Immobili in Area<br />
di Crisi” (ideata dal dott. Fabio Maniscalco) modificata<br />
ad hoc per il presente progetto.<br />
Fig.2 - Tell Beit Mirsim nel 2012. In primo piano la recinzione israeliana (doppia cortina di filo spinato<br />
e strada) separa il sito da una delle sue necropoli.<br />
Il progetto CAAD (Crisis Areas<br />
Archaeological Database) si propone di<br />
creare una piattaforma WebGIS in grado<br />
di raccogliere e aggiornare in tempo reale<br />
dati relativi al patrimonio culturale e, in<br />
particolar modo, archeologico, delle aree<br />
di crisi del Vicino e Medio Oriente.<br />
I dati raccolti saranno accessibili attraverso<br />
un database geografico on line che sarà<br />
dinamico e interattivo e che, consultato<br />
correttamente, permetterà di accedere ad<br />
una vasta gamma di informazioni. Lo scopo<br />
ultimo del progetto è la creazione di un<br />
WebGIS che sia liberamente consultabile<br />
e aggiornabile dagli studiosi che, durante<br />
le loro ricerche, constatino danni al<br />
patrimonio archeologico del Vicino Oriente.<br />
A<br />
partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Medio Oriente<br />
è stato teatro di numerosi conflitti e, attualmente, l’intera<br />
area – con le dovute differenze regionali – versa in una endemica<br />
condizione di crisi e instabilità. Oltre alle gravissime crisi umanitarie,<br />
uno dei problemi causati dal continuo stato di belligeranza è il danneggiamento<br />
costante del patrimonio archeologico: di fatto, siti e monumenti<br />
sono sottoposti, da quasi settant’anni, a danni, non sempre<br />
collaterali, causati dall’attività bellica, azioni di distruzione volontaria<br />
per motivazioni ideologiche – come, ad esempio, le distruzioni operate<br />
dall’ISIS - operazioni di saccheggio su larga scala. Ad un quadro già di<br />
per sè drammatico vanno spesso ad aggiungersi la negligenza e mancanza<br />
di controllo da parte degli enti locali presupposti alla tutela dei<br />
beni culturali.<br />
Tutti questi fattori, in particolare i più recenti accadimenti politici e<br />
bellici nell’area, hanno reso necessario lo sviluppo di nuovi approcci<br />
per monitorare e tutelare il patrimonio culturale.<br />
In quest’ottica, il progetto CAAD (Crisis Archaeological Area Database)<br />
si pone come obiettivo primario la realizzazione di un WebGis in cui<br />
raccogliere e rendere pubblici tutti i dati relativi ai beni archeologici<br />
dell’area del Vicino e Medio Oriente, al fine di monitorarne la situazione<br />
in tempo reale.<br />
Se comparato a progetti simili, il CAAD WebGIS presenta un importante<br />
elemento di innovazione: i dati inseriti non provengono unicamente da<br />
telerilevamento, ma sono stati anche acquisiti – e prevedono l’acquisi-<br />
6 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 7<br />
zione ove possibile –da ricognizioni dirette sul campo. CAAD<br />
si pone quindi come uno strumento utilissimo in situazione<br />
di monitoraggio e ricostruzione post-bellica.<br />
Attualmente è in fase di realizzazione una versione dimostrativa<br />
del CAAD WebGIS, in cui sono stati utilizzati una<br />
selezione di dati raccolti da Marzia Merlonghi per il suo progetto<br />
di dottorato relativo ai danni subiti dai siti pre-classici<br />
in Palestina e Israele (Merlonghi 2015). Lo sviluppo della<br />
versione dimostrativa ha permesso di mettere a punto una<br />
metodologia efficace di indagine e realizzare un framework<br />
stabile e affidabile di cui servirsi per inserire, in futuro,<br />
ulteriori dati.<br />
METODOLOGIA DI RACCOLTA DEI DATI SUL CAMPO E VA-<br />
LUTAZIONE DELL’ENTITÀ DEI DANNI AI SITI ARCHEOLOGICI<br />
NEI CONTESTI BELLICI E POST-BELLICI<br />
La metodologia per il monitoraggio dei beni archeologici in<br />
contesti bellici e post-bellici è stata sviluppata partendo dal<br />
pionieristico lavoro di Fabio Maniscalco in Albania, Kosovo e<br />
Bosnia durante le missioni di peace-keeping in cui era impegnato<br />
come ufficiale riservista dell’Esercito Italiano: la sua<br />
opera inaugurò una nuova fase nella tutela del patrimonio<br />
culturale durante e dopo i conflitti. Tra gli strumenti sviluppati<br />
da Maniscalco si è scelto in particolar modo di usare il<br />
“Form for the immovable cultural heritage in crisis areas”,<br />
in cui è possibile registrare, nel corso di una ricognizione<br />
preliminare, tutte le principali informazioni necessarie per<br />
verificare lo stato di edifici storici, monumenti e siti archeologici<br />
(Maniscalco 2007, 89) (Fig. 1).<br />
Con opportune modifiche, tale Form è stato la base per la<br />
registrazione dei dati di un campione di 101 siti archeologici<br />
pre-classici in Israele e Palestina.<br />
Il metodo di lavoro, che si è avvalso di un approccio interdisciplinare,<br />
ha previsto tre fasi principali: nella prima si sono<br />
raccolti tutti i dati relativi alle pregresse attività di ricerca<br />
archeologica nei siti prescelti attraverso lo spoglio della documentazione<br />
archeologica, fotografica e bibliografica.<br />
In seconda battuta si sono svolte le ricognizioni sul campo<br />
per valutare direttamente l’entità dei danni ai siti archeologici.<br />
Al fine di quantificare al meglio l’entità dei danni e poter<br />
estrapolare dei dati statistici quanto più precisi, è stata<br />
creata una scala numerica che assegna un valore compreso<br />
tra 0 e 5, in cui un punteggio maggiore indica migliori condizioni<br />
di conservazione:<br />
- 0: il sito non è più visibile dal piano campagna o non è<br />
accessibile perché incluso in aree militarizzate.<br />
- 1: il sito è in condizioni pessime ed esiste il rischio<br />
di distruzione dello<br />
stesso.<br />
- 2: il sito è in cattive<br />
condizioni.<br />
- 3: il sito è in condizioni<br />
adeguate, ma<br />
presenta diversi danni.<br />
- 4: il sito è in buone<br />
condizioni, nonostante<br />
l’incuria.<br />
- 5: il sito è parco archeologico<br />
o area<br />
protetta in un ottimo<br />
stato di tutela e<br />
valorizzazione.<br />
dati statistici nel campionamento<br />
dei 101 siti ottenendo<br />
i seguenti risultati:<br />
il 12% è di 0, l’11 % è di 1,<br />
il 20% è di 2, il 25 % è di 3,<br />
il 17% è di 4 e il 15% è di<br />
5. Già a partire da questa<br />
prima lettura è stato possibile<br />
notare come le condizioni<br />
di conservazione e<br />
tutela dei siti pre-classici<br />
in Israele e Palestina siano<br />
tutt’altro che buone.<br />
L’attività di ricognizione ha<br />
permesso di identificare e<br />
classificare quattro diverse<br />
tipologie di danni al patrimonio<br />
archeologico:<br />
Fig. 3 - Hebron, Tell Rumeideh (colonia israeliana)<br />
nel 2011: mura dell’età del bronzo sotto un edificio<br />
di quattro piani.<br />
1. Attività militari.<br />
Danni causati da<br />
bombardamenti aerei,<br />
colpi di artiglieria, mortaio e armi automatiche,<br />
installazioni militari realizzate all’interno di aree di<br />
interesse archeologico (Maniscalco 2006, 85 - 86).<br />
Questa tipologia di danni è ampiamente diffusa in tutto<br />
il Vicino e Medio Oriente, dal Levante fino all’Iraq<br />
e all’Afghanistan. In questa categoria rientrano anche<br />
le distruzioni volontarie messe in atto a scopo ideologico,<br />
come quelle operate negli ultimi anni in Iraq e<br />
Siria dall’ISIS.<br />
Nel Levante meridionale (Israele e Palestina) del campione<br />
dei 101 siti solo il 10% è stato danneggiato da attività<br />
militari: l’esempio più lampante sono i molti siti<br />
nelle aree a ridosso delle recinzioni militari (Fig. 2).<br />
2. Costruzioni moderne.<br />
E’ una problematica che affligge particolarmente le<br />
regioni in cui vi sia una scarsa attenzione al patrimonio<br />
culturale o dove gli enti preposti alla tutela dei<br />
Beni Culturali manchino (o siano negligenti) e vi sia un<br />
alto tasso di crescita demografica che alimenti speculazioni<br />
edilizie in territori edificabili non estesi (Iwais<br />
et al. 2010).<br />
Nell’area campione il 33% dei siti sono stati danneggiati<br />
da costruzioni moderne, come abitazioni e infrastrutture:<br />
la maggior parte di tali siti si trova a ridosso<br />
delle maggiori città della Cisgiordania e all’interno<br />
delle colonie israeliane (Fig. 3).<br />
Usando questi valori è stato<br />
possibile estrarre dei<br />
Fig. 4 - Home Page di CAAD WebGIS.
3. Scavi clandestini.<br />
Quella degli scavi clandestini<br />
è una triste consuetudine<br />
in Medio Oriente.<br />
Solitamente le attività<br />
illegali di scavo nelle<br />
aree archeologiche sono<br />
alimentate da necessità<br />
economiche (Yahiya 2008,<br />
498) cui vanno ad aggiungersi<br />
una scarsa conoscenza<br />
del patrimonio archeologico<br />
e l’assenza di<br />
attaccamento al proprio<br />
passato delle popolazioni<br />
locali. Inutile sottolineare<br />
di come tale pratica causi<br />
gravissimi e spesso definitivi<br />
danni al deposito archeologico.<br />
Nelle aree di conflitto, il<br />
traffico illecito di antichità<br />
è solitamente conseguenza della mancanza, da parte<br />
delle autorità locali, di adeguati controlli sia delle<br />
aree archeologiche che del mercato.<br />
4. Deterioramento generale.<br />
Incendi, atti di vandalismo e mancanza di adeguate<br />
misure di conservazione del patrimonio archeologico<br />
sono l’ultima tipologia di danni distinta. Per quanto<br />
riguarda il Vicino Oriente l’incuria non è solo dovuta a<br />
negligenza da parte degli enti preposti alla tutela del<br />
patrimonio culturale, ma a ben precise scelte ideologiche<br />
e politiche. Talvolta un sito viene rivestito di valori<br />
puramente ideologici o legati a una presunta “storia”<br />
del gruppo etnico dominante (Valentino e Misiani<br />
2004, 30-33). Un approccio corretto dovrebbe valorizzare<br />
il patrimonio storico come universale e veicolo<br />
di valori condivisi: in un teatro post-conflittuale, un<br />
simile approccio potrebbe scongiurare possibili atti di<br />
vandalismo condotti come ritorsione contro il patrimonio<br />
culturale del nemico (Bandarin 2011, 7-16).<br />
La terza e ultima fase consiste nella gestione ottimale<br />
di tutti i dati raccolti. La soluzione migliore per gestire<br />
l’eterogeneità e complessità delle informazioni - al<br />
fine di mettere in evidenza possibili somiglianze tra<br />
situazioni geograficamente e culturalmente lontane -<br />
è sembrata la creazione di una piattaforma WebGIS.<br />
Fig. 5 - Una semplice query in CAAD WebGIS per visualizzare il livello di danno di alcuni siti.<br />
LO SVILUPPO DEL CAAD WEBGIS.<br />
Com’è noto un WebGIS è un Sistema Informativo Geografico<br />
(Geographic Information System) pubblicato sul web. Rappresenta,<br />
quindi, un’estensione al Web di applicativi nati e<br />
sviluppati per gestire la cartografia numerica. Nello specifico,<br />
un progetto WebGIS si differenzia da un progetto GIS<br />
per le specifiche finalità di comunicazione e di condivisione<br />
delle informazioni con altri utenti attraverso il Web. Costituisce,<br />
inoltre, una piattaforma molto flessibile, del tutto<br />
adatto a scopi di ricerca e monitoraggio su larga scala come<br />
il CAAD.<br />
In primo luogo, si è ritenuto opportuno sviluppare una<br />
piattaforma che fosse accessibile a tutte le utenze, senza<br />
le restrizioni di licenza legate all’utilizzo di un software<br />
proprietario. In quest’ottica, per progettare e sviluppare il<br />
CAAD WebGIS sono state impiegate unicamente risorse open<br />
source. Questa scelta è stata fatta in conformità coi cosiddetti<br />
standard dell’Open Geospatial Consortium 1 (Castronova,<br />
Goodallb e Elag 2012) che rendono i dati liberamente<br />
accessibili e fruibili.<br />
Per realizzare il CAAD WebGIS sono stati impiegati per il<br />
lato server PHP, mentre per il lato client ci si è avvalsi di<br />
JavaScript e HTML.<br />
PHP è un linguaggio di scripting lato server progettato principalmente<br />
per lo sviluppo web. Attraverso un linguaggio<br />
lato server come PHP è possibile interrogare i database necessari<br />
per la costruzione di pagine web in modo dinamico.<br />
Invece, per il lato client, sono stati utilizzati JavaScript e<br />
HTML. Per la visualizzazione dati della mappa nei browser<br />
web, senza dipendenze sul lato server, si è optato per Open-<br />
Layers, una libreria JavaScript. Per facilitare l’interazione<br />
tra lato client e server si è usato JQuery, una libreria JavaScript<br />
progettata per semplificare la scripting HTML del<br />
lato client. Il CAAD WebGIS è stato sviluppato impiegando<br />
differenti strumenti:<br />
1) Apache HTTP Server 2.4: web server.<br />
2) MapServer 7.0 GIS engine: server per la realizzazione<br />
di mappe. Attraverso gli standard WMS (Web Map<br />
Service), WFS (Web Feature Service) e WCS (Web Coverage<br />
Service) 2 MapServer può gestire sul Web la<br />
cartografia sia raster che vettoriale.<br />
3) PostgreSQL: database relazionale a oggetti. Esso utilizza<br />
il linguaggio SQL per l’interrogazione dei dati.<br />
4) PostGIS: è un’estensione spaziale opensource per il<br />
database PostgreSQL. In particolare è un geodatabase<br />
che fornisce il sistema di gestione dati sui quali è<br />
basato un GIS.<br />
5) P.mapper: è un›applicazione che permette di controllare<br />
dinamicamente MapServer mediante la sintassi<br />
e la logica della programmazione a oggetti del<br />
linguaggio di scripting PHP.<br />
I dati inseriti nel CAAD WebGIS per ciascun sito sono:<br />
• Toponimo del sito.<br />
• Data della ricognizione sul campo.<br />
• Ultimo anno di eventuali scavi archeologici.<br />
• Tipologia del danno principale.<br />
• Altre tipologie di danno.<br />
• Livello del danno (da 0 a 5).<br />
8 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 9<br />
• Link a eventuali files multimediali e fotografici.<br />
• Link alla copia digitalizzata del Form for the immovable<br />
cultural heritage in crisis areas del sito.<br />
Dalla home page l’utente ha accesso ai files di template di<br />
MapServer, per visualizzare la mappa e procedere all’interrogazione<br />
dei dati nel WebGIS (Fig. 4).<br />
Clickando su ciascun sito sulla mappa è possibile accedere a<br />
tutte le informazioni a riguardo. Cambiando poi i parametri<br />
richiesti e i layers della mappa sarà possibile osservare i siti<br />
archeologici come puntini in scala di grigi, a seconda del<br />
livello di gravità danni, 0-5 (Fig.5).<br />
Nella versione finale del CAAD WebGIS l’interfaccia utente<br />
si svilupperà su tre differenti livelli di accesso:<br />
1) Utente occasionale: accesso pubblico. All’utente<br />
occasionale sarà consentito interrogare il database<br />
attraverso l’apposito widget, visualizzare i risultati<br />
alfanumerici e consultare i file multimediali a essi<br />
associati.<br />
2) Utente registrato: accesso privato. L’utente potrà<br />
accedere attraverso credenziali personali, salvare i<br />
report delle interrogazioni e scaricare i files multimediali.<br />
3) Ammistratore: accesso con privilegi. Attraverso le<br />
credenziali l’amministratore può gestire il database.<br />
Questa funzione non è presente nella versione dimostrativa<br />
non essendo la versione definitiva ancora on line, ma solo<br />
attiva su un server locale.<br />
CONCLUSIONI<br />
Lo sviluppo del CAAD WebGIS permette di raccogliere le informazioni<br />
su un numero crescente di siti archeologici nelle<br />
aree di crisi del Vicino e Medio Oriente e di monitorare i loro<br />
cambiamenti nel tempo.<br />
Così procedendo sarà forse possibile contribuire a rendere<br />
effettivo quanto fissato dalla Convenzione dell’Aia nel 1954,<br />
ovvero l’obbligo da parte degli Stati firmatari di tutelare il<br />
proprio patrimonio culturale in caso di coinvolgimento in<br />
conflitti 3 .<br />
La possibilità di avvalersi di tecnologie informatiche agevola<br />
questo processo di salvaguardia, permettendo, grazie<br />
alla condivisione dei dati, di coinvolgere un numero esponenziale<br />
di studiosi.<br />
Inoltre, monitorare in maniera puntuale e costante lo stato<br />
di salute del patrimonio archeologico delle aree di crisi può<br />
aiutare, nelle situazione più critiche e d’emergenza, a compiere<br />
interventi di tutela mirati.<br />
Note<br />
1 L’ Open Geospatial Consortium (OGC, in precedenza OpenGIS Consortium) è<br />
un'organizzazione internazionale no-profit, basata sul consenso volontario, che<br />
si occupa di definire specifiche tecniche per i servizi geospaziali e di localizzazione.<br />
2 http://www.opengeospatial.org/standards<br />
3 Gli Stati Parte della Convenzione sarebbero tenuti a integrare il loro diritto<br />
interno alle norme convenzionali e a praticare, in tempo di guerra, la salvaguardia<br />
e il rispetto dei beni culturali. Sfortunatamente la Convenzione dell'Aia è<br />
solo parzialmente applicabile in caso di guerre civili o di conflitti non convenzionali.<br />
Il secondo protocollo, in ogni caso, introduce il rispetto delle norme<br />
anche in caso di occupazione, guerre civili e conflitti non convenzionali (Boylan<br />
2003; Maniscalco 2002).<br />
Bibliografia<br />
BANDARIN, F., (2011). “Heritage and Dialogue” in AA.VV. Cross Cultural City:<br />
Urban Context and Cultural Diversity: 8-16, Jerusalem.<br />
BOYLAN, P., (2003). “The 1954 Hague Convention on the Protection of Cultural<br />
Property and its Protocols”, H. Schüpbach, Kulturgüterschutz betrifft uns<br />
alle: 31-49. Berna.<br />
CASTRONOVA, A.M, GOODALL, J.L., ELAG, M., (2013). “Models as web services<br />
using the Open Geospatial Consortium (OGC) Web Processing Service (WPS)<br />
standard”, in Environmental Modelling and Software, 1-30.<br />
IWAIS, M., (2011) “Conservation Policies in Palestine: a Critical Review” e-<br />
dialogos 1, 24-33.<br />
MANISCALCO, F., (2002). La tutela del patrimonio culturale in caso di conflitto,<br />
Napoli.<br />
MANISCALCO, F., (2006). “Il patrimonio culturale in medio Oriente fra Jihad,<br />
Intifada e ‘guerra al terrorismo’, www.webjournal.unior.it. Vol.2: 77-99.<br />
MANISCALCO, F., (2007). “Preventive Measures for the Safeguarding of Cultural<br />
Heritage in the Event of Armed Conflict”, www.webjournal.unior.it. Vol.3:<br />
67-96.<br />
MERLONGHI, M., (2015) Strati violati, siti negati. I danni antropici al patrimonio<br />
archeologico del Levante meridionale (Israele e Palestina) nel XXI sec: problemi,<br />
proposte e soluzioni (PhD Thesis), available at http://dspace-uniud.cineca.<br />
it/handle/10990/612.<br />
VALENTINO, P.A. and MISIANI, A., (2004). Gestione del patrimonio culturale e<br />
del territorio: la programmazione integrata nei siti archeologici nell'area euromediterranea,<br />
Roma.<br />
YAHIYA, A., (2008). “Looting and Salvaging: how the Wall, illegal digging and<br />
antiquities trade are ravaging Palestinian cultural heritage”, Jerusalem Quarterly<br />
33: 39-55.<br />
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MapServer.org, <strong>2017</strong>. MapServer Website. Available at: http://www.mapserver.org/<br />
[Accessed 13 January <strong>2017</strong>]<br />
Opengeospatial.org, <strong>2017</strong>. Open Geo Spatial Consortium Website. Available at:<br />
http://www.opengeospatial.org [Accessed 22 March <strong>2017</strong>]<br />
Pmapper.net, <strong>2017</strong>. P.Mapper Website. Available at: http://www.pmapper.net/<br />
[Accessed 22 March <strong>2017</strong>]<br />
Postgis.net, <strong>2017</strong>. PostGis Website. Available at: http://www.postgis.net [Accessed<br />
22 March <strong>2017</strong><br />
Abstract<br />
The current political instability in Near East is at the heart of complex issues of<br />
management and protection of local archaeological heritage. In fact, the loss of<br />
cultural heritage is a real prospect and, as archaeologist, we are at a crossroads<br />
for the future of our discipline. Rethinking the role of Near Eastern Archaeology<br />
means broadening knowledge of causes and consequences of heritage damage,<br />
but a coherent report using data collected on field is still missing. In this view,<br />
the Crisis Areas Archaeological Database (CAAD) aims to create a WebGIS platform,<br />
for collecting data relating archaeological heritage in Near Eastern crisis<br />
areas and monitoring its status in real time.<br />
The data collected will be accessible through a dynamic, searchable and interactive<br />
on line geographical database, which, if properly consulted, will allow access<br />
to several information. The goal of the project is the creation of a WebGIS<br />
available and updatable by all the scholars who, in their work, come across<br />
damage to the archaeological heritage of the area and in all the Near East.<br />
Parole chiave<br />
webgis; gis; patrimonio archeologico; vicino oriente; tutela; rischio<br />
Autore<br />
Francesca Cioè<br />
Francesca.cioe@gmail.com<br />
Università degli Studi di Udine<br />
Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali<br />
Marzia Merlonghi<br />
marziamerlonghi@hotmail.it<br />
Università degli Studi di Udine<br />
Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali
DOCUMENTAZIONE<br />
La Cartografia degli Aggregati<br />
Strutturali a supporto della Salvaguardia<br />
dei Beni Culturali in Emergenza<br />
di Pierluigi Cara, Cosmo Mercuri<br />
La cartografia degli aggregati<br />
strutturali per il censimento danni<br />
e il rilievo di agibilità post-sismica,<br />
può costituire uno strumento di<br />
supporto per la salvaguardia dei beni<br />
culturali in emergenza. Nel lavoro<br />
viene presentato un esempio della sua<br />
applicazione nel caso di alcune attività<br />
riguardanti i sopralluoghi effettuati<br />
sulle chiese a seguito del terremoto di<br />
Ischia del 21 agosto <strong>2017</strong>.<br />
Fig. 1 – Analisi sull’accuratezza dell’ubicazione delle Chiese censite nella Diocesi di Ischia. Il punto in rosso<br />
mostra la posizione iniziale e la stella in verde mostra la nuova posizione dopo l’analisi effettuata. Come si<br />
può vedere l’accuratezza del posizionamento è molto variabile e in diversi casi lo spostamento conseguente<br />
è anche di notevole entità.<br />
A<br />
seguito di un evento sismico significativo, i beni culturali<br />
immobili, come è noto, sono tra i primi manufatti<br />
a subire gravi danneggiamenti. Tra essi, in particolare,<br />
le chiese rappresentano una delle tipologie più vulnerabili.<br />
L’individuazione e localizzazione di tali beni rappresenta<br />
tuttavia un problema che solo pochi sono in grado di risolvere.<br />
Questo comporta ritardi e inefficienze che potrebbero<br />
al contrario essere evitate, con un evidente miglioramento<br />
dell’efficacia delle attività di gestione dell’emergenza.<br />
Nel lavoro si propone un metodo per l’identificazione univoca<br />
e coordinata dei beni culturali immobili tramite l’utilizzo<br />
della cartografia a supporto dell’attività di censimento dei<br />
danni e del rilievo di agibilità post-sismica. In particolare<br />
viene mostrato un esempio della sua applicazione nel caso<br />
di alcune attività di salvaguardia dei beni culturali dovute al<br />
sisma che ha colpito l’Isola di Ischia il 21 settembre <strong>2017</strong>.<br />
IL CENSIMENTO DANNI E RILIEVO DI AGIBILITÀ POST – EVENTO<br />
L’attività di censimento del danno rilievo dell'agibilità postsisma<br />
è regolata dal DPCM 8 luglio 2014, in cui l'art. 10 prevede<br />
che: “Le verifiche di danno e agibilità sugli edifici ordinari<br />
sono effettuate…attraverso la compilazione della ‘Scheda<br />
Aedes per il rilevamento dei danni, pronto intervento e<br />
agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica’ e<br />
relativo Manuale”. L’attività si basa sulla cartografia degli<br />
aggregati strutturali 1 definiti in DPC (2014a) e DPC (2014b)<br />
ed ha come obiettivo quello di individuare all’interno di tali<br />
aggregati le unità strutturali per le quali viene rilasciato<br />
un esito di agibilità 2 . Il Manuale per la compilazione delle<br />
Schede AeDES (DPC, 2014a) specifica che gli aggregati vanno<br />
individuati “sulla cartografia disponibile”. Comunemente la<br />
base di conoscenza cartografica utilizzata è quella prodotta<br />
dalle Regioni per le loro attività di pianificazione e programmazione<br />
territoriale e per favorire l'attività di pianificazione<br />
dei propri enti territoriali, ovvero la Carta Tecnica Regionale<br />
o la sua versione più aggiornata, cioè il Database Geo Topografico.<br />
Le nuove specifiche sui Database geotopocartografici<br />
introdotte con la versione 2.0 (AgID, 2015) vanno esattamente<br />
incontro a questa esigenza, introducendo nella classe<br />
“Edificio” due nuovi attributi destinati ad identificare (e,<br />
quindi successivamente, a generare) gli aggregati strutturali<br />
(IDAG), nonché le unità strutturali al loro interno (IDED). Ma<br />
quali sono, d’altro canto, i punti di convergenza tra questo<br />
sistema di geo localizzazione e le esigenze peculiari della<br />
salvaguardia dei beni culturali?<br />
La Direttiva MiBACT (2015) stabilisce che, al fine di valutare<br />
le condizioni del patrimonio culturale mobile e immobile<br />
per poterne valutare il danno e poter procedere alla loro<br />
eventuale messa in sicurezza, dovranno essere effettuati sopralluoghi<br />
sul territorio tramite squadre specialistiche che<br />
10 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 11<br />
procederanno alla compilazione delle schede di rilevamento<br />
del danno e dell’agibilità di chiese, palazzi e beni mobili.<br />
Al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo<br />
(da ora MiBACT), spetta la pianificazione dei sopralluoghi<br />
e l’organizzazione delle squadre in coordinamento con la<br />
funzione «Censimento danni e agibilità post evento delle costruzioni»<br />
o, come avvenuto di recente, con la specifica funzione<br />
“Salvaguardia Beni Culturali”. Gli esiti dei sopralluoghi<br />
comporteranno interventi provvisionali in situ o movimentazione<br />
dei beni mobili con ricovero in depositi provvisori.<br />
Ulteriori preminenti attività che coinvolgerebbero i beni<br />
culturali riguardano i sopralluoghi urgenti mirati a garantire<br />
l’incolumità pubblica, in caso di edifici vincolati pericolanti<br />
o da demolire, e la rimozione di macerie in cui gli elementi<br />
di pregio e di interesse culturale dovranno essere selezionati<br />
e recuperati tra i rifiuti generici.<br />
Appare dunque opportuno che l’attività di censimento dei<br />
danni sugli edifici civili sia coordinata con quella di salvaguardia<br />
degli edifici di interesse culturale, per tutto ciò che<br />
concerne la sicurezza dell’abitato, in considerazione anche<br />
della dimensione progettuale della ricostruzione del tessuto<br />
urbano.<br />
ORGANIZZAZIONE DEI DATI<br />
Una attività che è stata svolta a Ischia nelle prime fasi della<br />
gestione emergenziale, ha riguardato la verifica della geo localizzazione<br />
delle 73 Chiese presenti nella Diocesi di Ischia.<br />
L’attività ha preso come input lo shapefile delle Chiese Italiane<br />
(fonte: http://www.geonue.com/le-chiese-in-italia/).<br />
Il riposizionamento è stato effettuato in base alla denominazione<br />
delle Chiese della Diocesi di Ischia unitamente ad altre<br />
informazioni tratte dal Web (http://www.ischia.it/scopriischia/cosa-vedere/chiese)<br />
e verificate con Google Map/<br />
Street View e altre fonti cartografiche eventualmente disponibili.<br />
Il riposizionamento ha comportato la collocazione del<br />
nuovo punto in corrispondenza dell’ingresso principale della<br />
chiesa entro il perimetro dell’edificio corrispondente. Nella<br />
Figura 1 è mostrato il risultato del riposizionamento.<br />
Nella gran parte dei casi si tratta di riposizionamenti di piccola<br />
entità. In diversi casi lo spostamento è stato rilevante a<br />
seguito di errore di attribuzione del comune o di spostamento<br />
all’interno del comune stesso.<br />
Facendo una intersezione con il layer degli aggregati strutturali<br />
predisposto per i rilievi di agibilità post sisma 3 , tutte<br />
le chiese si posizionano correttamente entro un singolo aggregato<br />
con l’eccezione di:<br />
1. Chiesa di Sant’Aniello (del Comune di Lacco Ameno, ma<br />
sul confine con quello di Forio)<br />
2. Chiesa di San Giuseppe e Sant’Anna (del Comune di Barano<br />
d’Ischia, ma sul confine con quello di Ischia città)<br />
3. Chiesa di San Nicola (del Comune di Serrara Fontana)<br />
4. Chiesa Collegiata di Santo Spirito e la Chiesa di Santa Maria<br />
di Costantinopoli stanno nel medesimo aggregato.<br />
aggregato due chiese (Oratorio e<br />
Chiesa di Santa Maria di Loreto a<br />
Forio e Chiesa Collegiata dello Spirito<br />
Santo e Chiesa S.M. di Costantinopoli<br />
a Ischia città). In questo caso<br />
l’identificativo è stato incrementato<br />
a 901 per la seconda chiesa.<br />
Fig. 2 – Veduta laterale della Chiesa del<br />
purgatorio nel Comune di Casamicciola<br />
Terme a Ischia con evidenzi dei danni subiti<br />
a seguito del terremoto del 21 agosto<br />
<strong>2017</strong> (Fonte: http://foto.ilmessaggero.<br />
it/italia/il_terremoto_e_i_beni_culturali_di_ischia-2630024.html).<br />
ASPETTI PRATICI LEGATI ALLA GE-<br />
OREFERENZIAZIONE E IDENTIFICA-<br />
ZIONE UNIVOCA<br />
La localizzazione univoca di un edificio<br />
tutelato nella gestione postemergenza<br />
risulta cruciale per<br />
una serie di motivazioni di seguito<br />
sintetizzate.<br />
La prima riguarda genericamente<br />
la corretta identificazione del manufatto,<br />
che non è sempre scontata.<br />
Infatti, durante l’emergenza i<br />
diversi attori coinvolti riversano la<br />
loro specifica conoscenza dei luoghi<br />
e dei manufatti, derivante proprio dai ruoli e ai profili<br />
di responsabilità assunti in ordinario, che potrebbe essere<br />
fuorviante ai fini di una identificazione univoca. Così si può<br />
verificare che il rappresentante della Curia, il funzionario<br />
di zona del MiBACT o i semplici cittadini connotano un<br />
determinato edificio di interesse culturale ciascuno con la<br />
denominazione dovuta alle codifiche afferenti alle proprie<br />
incombenze o consuetudini. Oltremodo non è raro che una<br />
identica intitolazione in una stessa località non coincida con<br />
un unico manufatto (tipicamente un edificio di culto) bensì<br />
connoti due diverse costruzioni vicine ma distinte, ovvero<br />
una stessa denominazione sdoppiata in due siti, oppure che<br />
la generica denominazione corrisponda ad un complesso edificato<br />
formato da numerosi corpi di fabbrica di differente<br />
morfologia e dimensione. Identificare univocamente significa<br />
associare a un manufatto un bene con una sua qualificazione<br />
e consistenza sottraendolo a eventuali informazioni<br />
proveniente da fonti non aggiornate o da fonti non istituzionali<br />
come, ad esempio, i social-media.<br />
La seconda motivazione consiste nel fatto che localizzare<br />
un bene significa inquadrare rapidamente e con efficacia le<br />
problematiche di accessibilità al bene stesso e gli eventuali<br />
rischi esterni indotti (frane, edifici incombenti, ecc.) in<br />
modo da prefigurare scenari utili ad azioni di salvaguardia<br />
con la pianificazione dei sopralluoghi o interventi di messa<br />
in sicurezza e, in un futuro prossimo, con la possibilità di<br />
inviare dispositivi a controllo remoto (droni) per sorvoli speditivi<br />
di monitoraggio dello stato del bene.<br />
Nei casi 2 e 4 è stato sufficiente riposizionare correttamente<br />
la Chiesa per garantire la corrispondenza con l’aggregato.<br />
Nel caso 1 mancava l’aggregato e lo si è aggiunto considerando<br />
un edificio che era stato escluso perché a “cavallo”<br />
tra i due comuni di Lacco Ameno e Casamicciola.<br />
Nel caso 3 trattasi di una Chiesa rupestre scavata nel tufo<br />
e, quindi, non esiste un vero e proprio edificio. È stato pertanto<br />
creato un aggregato “fittizio” corrispondente al sito<br />
della Chiesa per poter comunque assegnare l’identificativo<br />
alla Chiesa medesima.<br />
Alle chiese è stato attribuito l’identificativo IDED=IDAG+900.<br />
In due casi, tuttavia, sono risultate presenti nel medesimo
IL CASO DELLE CHIESE INTERESSATE DAL SISMA A ISCHIA<br />
DEL 21 AGOSTO <strong>2017</strong><br />
Nella Zona Rossa individuata dal Comune di Casamicciola<br />
Terme (http://www.comune.casamicciolaterme.na.it/<br />
OrdSisma.pdf) è collocata la Chiesa del Purgatorio detta anche<br />
Chiesa di Santa Maria del Suffragio (Fig. 2).<br />
La Chiesa non è compresa tra i beni presenti nel sistema<br />
Vincoli in rete del MiBACT (da ora in poi VIR). La Chiesa risulta<br />
invece catalogata tra i Contenitori presenti nel medesimo<br />
sistema, con una georeferenziazione sostanzialmente<br />
corrispondente a quella della Chiesa CEI riposizionata. Ha<br />
un ID_VIR=1576 (http://vincoliinrete.beniculturali.it/VincoliInRete/vir/contenitore/dettaglio?id=1576#)<br />
e un Codice<br />
Sigec= 1481694582326. L’IDED relativo all’edificio di aggregato<br />
è 15063019000000203000900 (si veda Figura 2b). Al<br />
contenitore VIR sono associate 5 schede di beni mobili. La<br />
Chiesa è stata oggetto di interventi di recupero di beni nonché<br />
di un sopralluogo.<br />
Anche la Chiesa di Santa Maria della Pietà a Casamicciola<br />
e la Chiesa di San Michele al Purgatorio a Forio sono state<br />
oggetto di sopralluogo. Nella Chiesa di San Michele al Purgatorio<br />
a Forio è stato effettuato anche un recupero di beni<br />
mobili. La prima Chiesa non è compresa negli archivi VIR<br />
ed è catalogata tra i Contenitori di VIR con una georeferenziazione<br />
sostanzialmente corrispondente a quella della<br />
Chiesa CEI riposizionata e ha un ID_VIR=1573. L’IDED relativo<br />
all’edificio di aggregato è 15063019000000196900900.<br />
La seconda Chiesa è catalogata solo tra i Contenitori di VIR<br />
con una georeferenziazione sostanzialmente corrispondente<br />
a quella della Chiesa CEI riposizionata. Il Contenitore ha<br />
un ID_VIR=1628 e un Codice Sigec= 1481813283780 ed ha 15<br />
schede di beni mobili associate. L’IDED relativo all’edificio di<br />
aggregato è 15063031000000432800900.<br />
A Casamicciola sono stati effettuati sopralluoghi anche alla<br />
Chiesa dell’Immacolata alla Sentinella ed alla Chiesa della<br />
Maddalena Penitente. In quest’ultima Chiesa è stato anche<br />
effettuato un recupero di beni mobili (Fig. 3).<br />
Negli archivi VIR non è compresa la Chiesa della Maddalena<br />
Penitente. Tra i contenitori, invece, è catalogata con<br />
una georeferenziazione sostanzialmente corrispondente<br />
a quella della Chiesa CEI riposizionata e con la denominazione<br />
di Chiesa della Maddalena. Ha un ID_VIR=1574<br />
(http://vincoliinrete.beniculturali.it/VincoliInRete/<br />
vir/contenitore/dettaglio?id=1574#) e un Codice Sigec=<br />
1481694584975. L’IDED relativo all’edificio di aggregato<br />
è 15063019000000203100900. La Chiesa dell’Immacolata<br />
alla Sentinella è catalogata sia negli Archivi VIR che tra i<br />
contenitori di VIR con due georeferenziazioni distinte e la<br />
denominazione di Chiesa dell’Immacolata. Negli archivi<br />
VIR il bene è catalogato con il codice= 138015, appartiene<br />
alla Carta del Rischio con codice= 2ICR0019842AAAA ed<br />
è geo localizzata in modo errato. Tra i contenitori, invece,<br />
è catalogata con una georeferenziazione sostanzialmente<br />
corrispondente a quella della Chiesa CEI riposizionata e<br />
con la denominazione di Chiesa dell’Immacolata. Ha un ID_<br />
VIR=1575 (http://vincoliinrete.beniculturali.it/VincoliInRete/vir/contenitore/dettaglio?id=1575#)<br />
e un Codice Sigec=<br />
1481694535809. L’IDED relativo all’edificio di aggregato è<br />
15063019000000203200900.<br />
QUESTIONI APERTE E PROSPETTIVE FUTURE<br />
La cartografia degli aggregati strutturali presenta alcune<br />
problematiche, che in parte sono anche emerse nel paragrafo<br />
che descrive l’organizzazione dei dati.<br />
Il limite comunale a cui fare riferimento spesso non coincide<br />
tra la cartografia catastale, la cartografia topografica<br />
regionale e nazionale e i limiti amministrativi ISTAT. Si tratta<br />
di un problema noto e ancora irrisolto. Dal momento che<br />
Figura 2b – Nell’immagine (Servizio WMS Ortofoto 2012 del Geoportale Cartografico<br />
Nazionale del Ministero dell’Ambiente) si può vedere il posizionamento<br />
della Chiesa del Purgatorio nel Comune di Casamicciola Terme all’interno<br />
del relativo aggregato strutturale. Gli aggregati strutturali sono i poligoni<br />
con il contorno blu, per i quali è mostrata come etichetta la parte variabile<br />
del codice IDAG senza la porzione costante iniziale con il codice ISTAT<br />
(15063019000000) e la parte terminale con il sub aggregato (00). Il simbolo<br />
circolare blu rappresenta la collocazione del contenitore VIR.<br />
il manuale DPC (2014a, p.22) basa l’identificazione degli<br />
aggregati sui codici ISTAT, per la gestione emergenziale è<br />
stato preso come riferimento il limite comunale ISTAT. Questa<br />
scelta appare sensata, dal momento che il medesimo<br />
manuale prevede la possibilità di aggiungere nuovi aggregati<br />
non presenti nella mappa, come potrebbe verificarsi ad<br />
esempio nel caso di immobili ubicati nei pressi dei confini<br />
dei comuni attribuiti catastalmente ad un altro comune limitrofo.<br />
Resta invece aperta la questione dei comuni che successivamente<br />
alla realizzazione di una cartografia degli aggregati<br />
e, dunque, alla loro numerazione in base ai codici ISTAT,<br />
siano oggetto di una variazione territoriale come l’accorpamento<br />
e la cancellazione, che comporta, appunto, la modifica<br />
dei suddetti codici.<br />
E’ quello che è capitato durante la gestione emergenziale<br />
del terremoto nel Centro Italia del 2016, quando, ad esempio,<br />
i comuni di Pievebovigliana e Fiordimonte nella Provincia<br />
di Macerata della regione Marche (compresi nell’elenco<br />
dei comuni colpiti dal sisma del Decreto Legge 17 ottobre<br />
2016, n.189), sono stati soppressi per passare a costituire<br />
il nuovo comune di Fiordimonte e il comune di Acquacanina<br />
è stato soppresso e il suo territorio aggregato a quello di<br />
Fiastra. Al momento dell’applicazione delle Leggi regionali<br />
che avevano stabilito le modifiche erano già state realizzate<br />
numerose schede AeDES che avevano fatto riferimento<br />
ai codici di aggregato strutturale che contenevano i vecchi<br />
codici ISTAT. Non era possibile, dunque, modificare i codici<br />
degli aggregati. Una soluzione definitiva al problema non è<br />
stata ancora individuata e sicuramente dovrà essere pensata<br />
in relazione alla sua applicazione nell’ambito dei sistemi<br />
informativi che attualmente gestiscono i dati delle schede<br />
AeDES e della cartografia degli aggregati strutturali.<br />
CONCLUSIONE<br />
Come appare evidente da quanto esposto, l’individuazione<br />
delle Chiese costituisce una attività complessa che si presta<br />
a numerose problematiche:<br />
- Differenze e duplicazioni delle denominazioni per una singola<br />
chiesa<br />
- Assenza di una univoca identificazione per ciascuna chiesa<br />
- Duplicazione di istanze in archivi differenti, sovente con<br />
l’impossibilità di accertamento della duplicazione stessa a<br />
causa delle precedenti problematiche<br />
12 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 13<br />
- Criteri di identificazione difformi e incongruenti tra loro.<br />
Da quanto espresso appare chiaro che quando si presenta la<br />
necessità di integrare i dati fra di loro nello svolgimento di<br />
funzioni complesse e di condividerli tra più soggetti, come<br />
accade nella gestione di una emergenza, l’assenza di una<br />
identificazione unica e coerente di uno specifico bene, come<br />
pure una sua georeferenziazione assente o non accurata,<br />
comporta rallentamenti e inefficienze.<br />
Il sistema di identificazione dell’edificio “chiesa” all’interno<br />
dell’aggregato strutturale in conformità con le specifiche<br />
proposte in AgID (2015), rappresenta una soluzione efficace<br />
delle difficoltà prima evidenziate.<br />
Note<br />
1 All’interno degli aggregati strutturali si identificano gli edifici, definiti come<br />
unità strutturali omogenee e in genere distinguibili dagli edifici adiacenti per tipologia<br />
costruttiva, differenza di altezza, età di costruzione, sfalsamento dei piani, etc. Gli<br />
edifici costituiscono, quindi, organismi strutturali unici…” (DPC, 2014a, 21-22).<br />
2 Esito A = edificio agibile; Esito B = edificio temporaneamente inagibile (in tutto<br />
o in parte) ma agibile con provvedimenti di pronto intervento; Esito C = edificio<br />
parzialmente inagibile; Esito D = edificio temporaneamente inagibile da rivedere con<br />
approfondimento; Esito E = Edificio inagibile; Esito F = Edificio inagibile per rischio<br />
esterno (DPC, 2014a, 100).<br />
3 Gli aggregati strutturali sono stati elaborati dal Dott. Luciano Cavarra del Dipartimento<br />
della protezione civile, sulla base del layer dell’edificato reso disponibile<br />
dalla Regione Campania.<br />
Bibliografia<br />
Dipartimento della protezione civile (DPC) (2014a). Manuale per la compilazione<br />
della scheda di 1° livello di rilevamento danno, pronto intervento e agibilità<br />
per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica (AeDES). [Online]. Disponibile in:<br />
http://www.protezionecivile.gov.it/resources/cms/documents/2_LRManualeAedes_31_ottobre_GU_.pdf<br />
[Accesso: 4 gennaio <strong>2017</strong>].<br />
Dipartimento della protezione civile (DPC) (2014b). Scheda di 1° livello di rilevamento<br />
danno, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza<br />
post-sismica (AeDES 07/2013). [Online]. Disponibile in: http://www.protezionecivile.gov.it/resources/cms/documents/scheda_AeDES_07_2013_corretta_.pdf<br />
[Accesso: 5 gennaio <strong>2017</strong>].<br />
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT)(2015) Aggiornamento<br />
della direttiva 12 dicembre 2013, relativa alle «Procedure per la gestione<br />
delle attività di messa in sicurezza e salvaguardia del patrimonio culturale in caso<br />
di emergenze derivanti da calamità naturali». DIRETTIVA 23 aprile 2015. [Online].<br />
Disponibile in: http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1437986288170_DIRETTIVA_23Aprile2015.pdf<br />
[Accesso: 7 gennaio <strong>2017</strong>].<br />
Agenzia per l’Italia Digitale – Presidenza del Consiglio dei Ministri (AgID) (2015)<br />
Catalogo dei dati territoriali. Specifiche di contenuto per i Database Geotopografici.<br />
Gruppo di Lavoro 2 Database Geo Topografici. Versione 2.0 - 15 dicembre<br />
2015 [Online]. Disponibile in: http://www.rndt.gov.it/RNDT/home/images/Specifica_GdL2_09-05-2016.pdf<br />
[Accesso: 4 gennaio 2016].<br />
Abstract<br />
Because of a significant seismic event, buildings of cultural interest are one of<br />
the first artifacts to suffer serious damage. In particular, churches are among<br />
of the most vulnerable types. However, finding and locating these buildings is<br />
a problem difficult to solve. This leads to delays and inefficiencies that could<br />
otherwise be avoided.<br />
The work proposes a method for the univocal and coordinated identification of<br />
such assets by cartography used for damage evaluation and the post-seismic surveying.<br />
In particular, an example of its application is made evident in the case of<br />
certain activities for the protection of cultural properties after the earthquake<br />
that hit Ischia Island on 21 September <strong>2017</strong>.<br />
Parole chiave<br />
Terremoto; censimento danni; beni culturali; chiese; protezione civile;<br />
gestione emergenza; cartografia<br />
Autore<br />
Pierluigi Cara, pierluigi.cara@protezionecivile.it<br />
GIS Analyst Senior<br />
Cosmo Mercuri, cosmo.mercuri@protezionecivile.it<br />
Architetto<br />
Presidenza del Consiglio dei Ministri<br />
Dipartimento della protezione civile, ROMA
DOCUMENTAZIONE<br />
Strumenti online per una verifica<br />
preliminare dei Beni Culturali a rischio<br />
di Valerio Carlucci<br />
Una breve rassegna sugli strumenti online utili ad<br />
una verifica preliminare degli Heritage at Risk,<br />
sviluppati da organismi internazionali a seguito<br />
della vicende che hanno afflitto il MENA (Middle<br />
East and North Africa) a partire dalla primavera<br />
araba del 2011.<br />
Dopo l’inizio dei conflitti nel MENA, numerosi organismi<br />
nazionali e internazionali, istituzioni, fondazioni<br />
e società private sono stati coinvolti nella difesa dei<br />
beni culturali a rischio di estinzione, tra i casi più eclatanti<br />
si ricordano: il Krak des Chevaliers, la Qal’at Salah El-Din,<br />
la Cittadella di Aleppo, la Cittadella di Palmira, la Moschea<br />
Omayyade di Damasco e l’Antica città di Bosra. A seguito<br />
delle distruzioni o danneggiamenti avvenute in questi territori,<br />
numerose sono state le iniziative intraprese sul campo<br />
da attori direttamente coinvolti sul territorio afflitto dalle<br />
ostilità ed è stato fatto molto anche tramite il web.<br />
In seguito a questi eventi, quindi, sono stati sviluppati alcuni<br />
webGIS, le cui informazioni in essi presenti derivano principalmente<br />
dal bollettino dell’American Schools of Oriental<br />
Research (ASOR) o dall’UNESCO World Heritage List, le quali<br />
contengono numerose informazioni sullo stato di salute<br />
dei beni culturali distrutti o danneggiati. Tra gli strumenti<br />
più importanti sviluppati vi sono: The UNESCO World Heritage<br />
in danger List (già dal 1972), The Interactive Map of<br />
Conflicted Archaeological Sites – DGAM, The EAMANA Map,<br />
Global Heritage Network, The Culture Under Threat Map e<br />
The Culture Under Threat Smart M.App. Non solo mappe,<br />
ma anche progetti avviati per raccogliere immagini come il<br />
Million Image Database o per la digitalizzazione di monumenti<br />
a rischio, come il Progetto Cyark, il cui obiettivo è<br />
anche, la digitalizzazione dei beni culturali a rischio. Tra i<br />
vari organismi internazionali direttamente e indirettamente<br />
coinvolti nella creazione di questi strumenti, vi sono:<br />
4 American Schools of Oriental Research – Cultural Heritage<br />
Initiative (ASOR – CHI).<br />
4 World Heritage Centre UNESCO<br />
4 Global Heritage Found<br />
4 The Antiquities Coalition<br />
4 International Center for the Study of the Preservation<br />
and Restoration of the Cultural Property (ICCROM)<br />
4 International Council on Monuments and Site (ICOMOS)<br />
4 Directorate-General of Antiquities (DGAM)<br />
4 Getty Conservation Institute<br />
4 Endangered Archaeology in The Middle East and North<br />
Africa (EAMANA)<br />
Fig. 1 – Global Heritage Network<br />
Lo sviluppo di strumenti online elaborati dagli organismi<br />
internazionali nell’ambito della tutela e preservazione del<br />
patrimonio culturale a rischio, in alcuni casi, si sono tramutate<br />
in concrete realtà dalle quali poter verificare lo stato<br />
di “salute” del bene culturale e individuare informazioni<br />
preliminari utili per una ricerca o uno studio scientifico.<br />
L’elenco non è esaustivo ed è aggiornato alla data di pubblicazione<br />
del presente articolo, alcuni forse sono in via di<br />
cessazione, altri se ne aggiungeranno e gli “Heritage at Risk<br />
Inventories” su mappa sono sempre più dettagliati.<br />
LE MAPPE DEI BENI CULTURALI A RISCHIO<br />
L’impiego di database (WebGIS) ha semplificato la registrazione<br />
dei monumenti danneggiati o distrutti dalla guerra,<br />
alcuni di questi costituiscono degli utili strumenti per orientarsi<br />
fra ciò che è avvenuto in questi anni per verificare i<br />
danni subiti dai beni culturali, in alcuni casi illustrati da<br />
immagini pre e post-evento.<br />
GLOBAL HERITAGE NETWORK<br />
(HTTP://GHN.GLOBALHERITAGEFUND.ORG/)<br />
Il Global Heritage Network (GHN), realizzato dal Global Heritage<br />
Fund, venne creato in risposta ai danni e alla distruzione<br />
che subivano i beni culturali nel corso dell’evoluzione<br />
globale. GHN era una piattaforma multimediale che impiegava<br />
Google Earth e i social network per il monitoraggio e<br />
14 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 15<br />
la preservazione dei beni culturali presenti nel sito (Fig. 1).<br />
GHN disponeva di un database con all’incirca 650 record di<br />
beni culturali, ove una legenda descriveva tramite colori lo<br />
stato di essi:<br />
4 Nero: distrutto<br />
4 Rosso: livello di rischio alto<br />
4 Giallo: livello di rischio medio<br />
4 Verde: nessun livello di rischio<br />
Ogni sito conteneva informazioni basilari come foto, documenti,<br />
mappe, video e immagini satellitari. GHN invitava,<br />
tempo addietro, gli esperti di conservazione e gli stakeholders<br />
locali a divenire coordinatori di un sito che oggi non<br />
esiste più. Inoltre, GHN era composto anche da una grande<br />
comunità per il networking e la discussione di soluzioni possibili<br />
relative ai beni culturali in pericolo, metre il supporto<br />
critico e i software erano “donati” da società come Google,<br />
Autodesk, Ashtech DigitalGlobe, Exelis Visual Information<br />
e Esri. Infine dalla library di GHN, si potevano estrapolare<br />
numerosi documenti, articoli scientifici, piani di gestione,<br />
guidelines e casi studio per lo studio e l’analisi dei Beni Culturali.<br />
Ad oggi, purtroppo, questo strumento non esiste più, se non<br />
all’interno della time machine di archive.org.<br />
THE EAMENA MAP<br />
(HTTP://EAMENADATABASE.ARCH.OX.AC.UK/)<br />
Il database EAMENA costituisce uno strumento realizzato<br />
con il supporto economico dall’Arcadia Fund e sviluppato<br />
dalle Università di Oxford, Leicester e Durham. Il database<br />
è stato sviluppato mediante Arches, una piattaforma open<br />
source per la gestione dei dati nel campo dei Beni Culturali,<br />
realizzata e avviata dal Getty Conservation Institute nel<br />
2013. Arches (www.archesproject.org) è stato messo a punto<br />
per molti anni, e la società omonima si è impegnata nella<br />
realizzazione del Middle Eastern Geodatabase for Antiquities<br />
(MEGA), sia per la Giordania che per l’Iraq (Il progetto<br />
per l’Iraq è stato abbandonato a causa dei conflitti).<br />
Il database EAMENA presenta un’interfaccia intuitiva, molto<br />
semplice da utilizzare e con diversi tools e parametri di ricerca<br />
e classificazione, composto da circa 150.000 record è<br />
disponibile sia in arabo che in inglese (Fig. 2).<br />
Ogni bene culturale è schedato secondo parametri riconducibili<br />
ad alcune macroaree:<br />
4 Resource Summary;<br />
4 Classification;<br />
4 Condition.<br />
Il menu a tendina del database relativo alla funzione Search,<br />
composto da layer come Resource names, Site function,<br />
Cultural period, Assesment feature, Form feature,<br />
Interpretaion, Disturbance assesment, Threat assesment,<br />
Designation Measurements and Adresses non offre grandi<br />
possibilità di utilizzo, soprattutto perché quando si tentano<br />
di caricare le risorse in esso contenute, queste non possono<br />
essere visualizzate: se si prova a cliccare sui record non si<br />
espandano, ad eccezione di quelli più popolari (Fig. 3).<br />
Secondo le istruzioni presenti sul sito, caricando un record<br />
dovrebbe essere possibile consultare, nei casi più popolari,<br />
fotografie del territorio e report di uno specifico sito archeologico,<br />
ma non sempre è possibile: partendo dal presupposto<br />
che per una città come Damasco o Petra dovrebbero<br />
esserci centinaia di libri e articoli scientifici, nonché immagini<br />
satellitari e fotografie aeree di varia natura, nonostante<br />
siano stati effettuati numerosi tentativi, la ricerca svolta<br />
Fig. 2 – L’interfaccia del database EAMENA (Credits: EAMENA).<br />
Fig. 3 – Il parametro search (Credits: EAMENA).<br />
per questi record non ha raggiunto i risultati sperati e, anzi,<br />
le informazioni in essi presenti risultano ancora più esigue<br />
di quanto si potesse immaginare; almeno per quanto riguarda<br />
il database messo a disposizione degli utenti.<br />
Purtroppo, questo strumento dalle enormi potenzialità, al<br />
momento, in quanto si tratta di un work-in-progress, risulta<br />
carente nella velocità di utilizzo, nelle esigue informazioni<br />
presenti nella maggioranza dei record e nella modesta presenza<br />
di report pubblicati e fotografie aeree.<br />
Se fossero caricati i dati e si utilizzasse un server veloce,<br />
sarebbe forse una delle migliori piattaforme a livello mondiale<br />
per i Beni Culturali.<br />
THE CULTURE UNDER THREAT SMART M.APP<br />
(HTTPS://THEANTIQUITIESCOALITION.ORG/CULTUREUN-<br />
DERTHREAT-SMART-M-APP/)<br />
Questa piattaforma online è stata sviluppata nell’ambito<br />
della CultureUnderThreat Task Force rappresentata dall’Antiquities<br />
Coalition, l’Asia Society e il Middle East Institute.<br />
La Task Force costituisce un insieme variegato ddi militari,<br />
operatori per la sicurezza internazionale ed esperti di Beni<br />
Culturali con il comune obiettivo di salvare o preservare i<br />
Beni Culturali a rischio.<br />
Fig. 4 – La Culture Under Threat Map sviluppata da Esri (Credits: Antiquities<br />
Coalition).
- La Culture Under Threat Smart M.App di Hexagon Geospatial<br />
è una piattaforma dinamica, cloudbased che<br />
impiega immagini ad alta risoluzione e mappe su cui<br />
vengono disposte informazioni in real-time. Queste informazioni<br />
possono essere analizzate e visualizzate per<br />
avere una idea di quanto accade in uno specifico luogo in<br />
un determinato momento. Inoltre, la Smart M.App aiuta<br />
a sviluppare analisi di possibili scenari futuri sulla base di<br />
quanto accaduto in passato.<br />
Fig. 5 – La Culture Under Threat Smart M.App di Hexagon Geospatial<br />
(Credits: Antiquities Coalition).<br />
Per avere una rappresentazione geografica dei crimini culturali<br />
commessi nei territori del MENA (Middle East and<br />
North Africa) dalle organizzazione estremiste, la Antiquities<br />
Coalition ha collaborato assieme ad Hexagon Geospatial<br />
ed Esri per la realizzazione di due strumenti online:<br />
The CultureUnderThreat Map (Fig. 4) and The Culture Under<br />
Threat Smart M.App (Fig. 5).<br />
La Smart M.App mappa interattiva che include immagini<br />
satellitari ad alta risoluzione e i luoghi delle distruzioni<br />
dei beni culturali avvenute in questi ultimi anni, disponibili<br />
anche secondo una sequenza temporale che consente<br />
di effettuare analisi in un determinato periodo di tempo,<br />
appare come uno strumente potente in grado di effettuare<br />
maggiori operazioni rispetto al suo predecessore sviluppato<br />
dalla Esri. Questo servizio dinamico di informazioni, conosciuto<br />
come Hexagon Smart M.App, combina assieme dati<br />
provenienti da diverse fonti, precedentemente non gestibili<br />
attraverso le classiche mappe GIS (Nel 2016).<br />
Aspetti principali della Culture Under Threat Smart M.App:<br />
- The Antiquites Coalition Interactive Map include i siti a<br />
rischio designati dall'UNESCO, le cui informazioni sono<br />
pubblicamente disponibili;<br />
- Le analisi condotte nei paesi del MENA hanno rivelato<br />
oltre 230 siti danneggiati o distrutti dalle organizzazioni<br />
estremiste;<br />
- La mappa rivela all’incirca 700 siti presenti nei 22 stati<br />
della Lega Araba, di cui 209 facenti parte della UNESCO<br />
World Heritage Tentative Lists, 230 siti danneggiati o<br />
distrutti e 277 musei.<br />
Fig. 6 - Mappa dei danni del terremoto di Qasr-e-Shirin, Kermanshah,<br />
Iran (Credits: National Centre for Earth Observation, Iranian Space<br />
Agency; link alla mappa: https://goo.gl/go9bt8).<br />
La Culture Under Threat Smart M.App è navigabile tramite<br />
diversi layer, le informazioni in essi presenti sono state<br />
fornite da vari istituti internazionali che lavorano sia per la<br />
difesa del territorio che dei beni culturali. Ogni layer consta<br />
di una specifica area o tema di interesse:<br />
4 LAYER: Terror Controlled<br />
4 LAYER: Incidents<br />
4 LAYER: Heritage Sites<br />
4 LAYER: Museums Locations<br />
4 LAYER: Hotspot<br />
Entrambe le piattaforme online proposte da The Antiquities<br />
Coalition quali Culture Under Threat Smart M. App di Hexagon<br />
e Culture Under Threat Map di Esri, allo stato attuale,<br />
non sono più fruibili online.<br />
LE UNOSAT-UNISTAR MAPS<br />
(HTTP://WWW.UNITAR.ORG/UNOSAT/)<br />
UNOSAT è un programma tecnologicamente avanzato che<br />
fornisce analisi e soluzioni territoriali tramite immagini satellitari<br />
alle organizzazioni di soccorso, consentendo alle<br />
Nazioni Unite di sviluppare piani di intervento durante le<br />
situazioni di emergenza. In particolare tale strumento è diretto<br />
agli aiuti umanitari, la sicurezza dell’individuo e la<br />
pianificazione territoriale strategica. Tuttavia queste mappe<br />
possono tornare utili anche per l’individuazione di Beni<br />
Culturali a rischio.<br />
Lo United Nations Institute for Training and Research (UNI-<br />
TAR) attraverso il programma UNOSAT ospita sul proprio<br />
sito web, a partire dal 2004, mappe e report analitici di<br />
supporto alle operazioni internazionali, per rispondere alle<br />
situazioni di crisi causate da calamità naturali, conflitti e<br />
situazioni di emergenza. Le mappe si suddivodono principalmente<br />
in due tipi: mappe in formato pdf, shapefile e mappe<br />
esri oppure live maps. Quest’ultime hanno il pregio di poter<br />
essere aggiornate e integrate liberamente, con fotografie e<br />
altre tipologie di dati. Questo significa che, molto spesso,<br />
sono in esse documentati i danni relativi ai Beni Culturali.<br />
Inoltre possono anche essere utilizzate come BaseMaps per<br />
GIS o WebGIS di archeologia. Le mappe che interessano i<br />
Beni Culturali sono principalmente quelle relative a Buildings<br />
Damage Assasment, Damages Assesment, Potentially<br />
Damaged Structures. Ad esempio, Il recente sisma che ha<br />
colpito la provincia del Kermanshah in Iran ha danneggiato<br />
la città di Qasr-e-Shirin, al confine tra l’Iran e l’Iraq. Il<br />
nome della città deriva da un sito archeologico nei pressi<br />
della città, Qasr-e-Shirin, famoso per le narrazioni circa la<br />
sposa di Cosroe II, l’armena Shirin, e per le rappresentazioni<br />
cartografiche degli orientalisti Jacques De Morgan, Gertrude<br />
Bell e Oscar Reuther. Nonostante il terremoto, la mappa<br />
UNOSAT di Qasr-e-Shirin evidenzia come le strutture costruite<br />
da Cosroe II, non siano state intaccate dai movimenti<br />
tellurici (Fig. 6).<br />
16 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 17<br />
INTERACTIVE MAP OF CONFLICTED ARCHAEOLOGICAL<br />
SITES – DGAM<br />
Questa mappa interattiva è stata sviluppata dagli uffici<br />
regionali del Directorate-General of Antiquities and Museums<br />
of Syria – sezione gestione dei siti e dell’information<br />
technology. In quanto sviluppata dagli organi regionali siriani<br />
si limita a catalogare i Beni Culturali siriani a rischio,<br />
suddivisi per governatorati. Come è possibile osservare in<br />
figura 7, a sinistra si trova il classico elenco a tendina di<br />
ogni webGIS, in questa mappa suddiviso per regioni e per<br />
sito danneggiato. A destra, sulla mappa, lungo lo scroll<br />
down, sono riportati i tre parametri principali:<br />
4 Identificazione del bene culturale e luogo<br />
4 Descrizione breve del bene culturale<br />
4 Danni subiti durante i conflitti<br />
4 Immagini dei danni subiti 1<br />
Forse il meno ambizioso tra gli strumenti presi in considerazione<br />
in questo contesto, ma costituisce un ottimo<br />
esempio nonostante la mappa non presenti molti tools se<br />
non quelli essenziali: luogo, tipo di monumento, tipo di<br />
danno subito dal bene culturale e, in alcuni casi, immagini<br />
pre e post evento.<br />
UNESCO LIST OF WORLD HERITAGE IN DANGER<br />
(HTTP://WHC.UNESCO.ORG/EN/DANGER/)<br />
La mappa dell’UNESCO List of World Heritage in Danger<br />
comprende attualmente 54 siti del patrimonio culturale<br />
mondiale, inclusi in questo lista in linea con l’articolo 11<br />
(4) della Convenzione di Parigi del 1972 sulla Protezione<br />
dei Beni Ambientali e Culturali Mondiali. Per essere inclusi<br />
in questa lista i Beni Ambientali e Culturali devono<br />
incontrare almeno uno dei criteri di selezione stabiliti<br />
dalle Operational Guidelines for the Implementation<br />
of the World Heritage Convention. Sin dal 2004 i siti dei<br />
Beni Mondiali sono stati selezionati secondo sei parametri<br />
culturali e quattro naturali. Tali criteri possono essere<br />
modificati dal Comitato Internazionale in ragione dell’evoluzione<br />
del concetto di Bene Mondiale. Ogni pagina web<br />
relativa al singolo monumento, disponibile in otto lingue<br />
diverse, comprende le sezioni:<br />
4 Description<br />
4 Maps<br />
4 Documents<br />
4 Gallery<br />
4 Indicators<br />
4 Assistance<br />
I report SOC (State of Conservation) forniscono utili informazioni<br />
per una verifica preliminare dei Beni Culturali a<br />
rischio, in quanto evidenziano le attività di monitoraggio,<br />
conservazione, restauro e gestione del sito svolte dagli<br />
stati interessati.<br />
Fig. 7 – Mappa interattiva dei siti archeologici colpiti dai conflitti.<br />
Nell’immagine è visibile la città di Damasco al cui centro vi è la moschea<br />
omayyade di Abd al-Malik realizzata nel 715 d.c. (Governatorato di Damasco,<br />
Siria).<br />
Webgrafia<br />
https://www.asor.org<br />
http://www.hexagongeospatial.com<br />
https://www.monumentsmanfoundation.org<br />
https://theantiquitiescoalition.org<br />
www.dgam.gov.sy<br />
http://whc.unesco.org/en/danger/<br />
http://www.globalheritagefund.org<br />
http://eamena.arch.ox.ac.uk/<br />
http://www.cartadelrischio.it<br />
http://www.ourplaceworldheritage.com<br />
Approfondimenti<br />
GDACS<br />
http://portal.gdacs.org/data<br />
GMES ESA<br />
http://www.esa.int/ita/Our_Activities/Observing_the_Earth/Copernicus<br />
ERS overview<br />
http://www.esa.int/ita/Our_Activities/Observing_the_Earth/ERS_overview<br />
International Charter<br />
http://www.disasterscharter.org<br />
Copernicus Emergency<br />
http://emergency.copernicus.eu/<br />
CNES SPOT<br />
http://www.cnes.fr/web/1415-spot.php<br />
TerraSAR-X mission site<br />
http://wwwserv2.go.t-systems-sfr.com/tsx/start_en.htm<br />
USGS<br />
http://www.usgs.gov/<br />
EC GMES site<br />
http://ec.europa.eu/gmes/index_en.htm<br />
UNOSAT<br />
http://www.unosat.org<br />
DLR Center for Satellite Based Crisis Information (ZKI)<br />
http://www.zki.caf.dlr.de/intro_en.html<br />
NOAA<br />
http://www.noaa.gov/<br />
Centre National d'Etudes spatiales (CNES)<br />
http://www.cnes.fr/web/455-cnes-en.php<br />
ISRO<br />
http://www.isro.gov.in/<br />
CONAE<br />
http://www.conae.gov.ar/<br />
JAXA (Japan Aerospace Exploration Agency)<br />
http://www.jaxa.jp/index_e.html<br />
CNSA<br />
http://www.cnsa.gov.cn<br />
Abstract<br />
A brief review of useful online tools for a preliminary verification of Heritage<br />
at Risk, developed by international organizations following the affairs of MENA<br />
(Middle East and North Africa) since the Arab spring of 2011.<br />
Parole chiave<br />
Beni Culturali; rischio; emergenza; webGIS; mappe; heritage at risk<br />
Note<br />
1 Questo parametro solitamente non è riportato.<br />
Autore<br />
Valerio Carlucci<br />
valerio.carlucci@gmail.com
AGORÀ<br />
Tutela del Patrimonio Artistico<br />
e Culturale: le attività dell’Ente<br />
Italiano di Normazione (UNI)<br />
A Roma dal 26 novembre al 2 dicembre<br />
si è tenuto il World Engineering<br />
Forum: tema centrale del<br />
forum è stato la salvaguardia del<br />
patrimonio artistico-culturale,<br />
ambito in cui l’Ente Italiano di<br />
Normazione è da sempre attivo<br />
con la pubblicazione di oltre 70<br />
documenti normativi.<br />
“Salvaguardare il patrimonio<br />
dell’umanità: una sfida per l’ingegneria”<br />
è infatti il tema intorno<br />
a cui sono ruotati i lavori del<br />
WEF <strong>2017</strong>, inaugurati lunedì 27<br />
novembre dalla relazione Philippe<br />
Pypaert – Programme Specialist<br />
UNESCO – intitolata “Safeguarding<br />
humankid’s heritage: the<br />
great challenge”.<br />
L’attività UNI in questo settore -<br />
Il nostro Paese ha un’eredità di<br />
inestimabile valore da preservare<br />
e tutelare, e alcuni recenti episodi<br />
come il crollo di un frammento<br />
dal soffitto della basilica di Santa<br />
Croce a Firenze, che ha causato<br />
la morte di un turista, hanno riaperto<br />
il dibattito sull’incuria nazionale.<br />
UNI, l’Ente Italiano di Normazione,<br />
che da quasi cento anni elabora<br />
e pubblica norme tecniche<br />
volontarie in tutti i settori industriali,<br />
commerciali e del terziario,<br />
è da sempre impegnato attivamente<br />
nella conservazione e<br />
nella salvaguardia del patrimonio<br />
culturale attraverso la pubblicazione<br />
di numerose norme tecniche.<br />
Sono oltre 70 le norme che<br />
UNI ha pubblicato inizialmente a<br />
seguito di un accordo siglato con<br />
l’Istituto Superiore per la Conservazione<br />
e il Restauro e successivamente<br />
con il Ministero dei beni<br />
e delle attività culturali e del<br />
turismo, tutte volte al miglioramento<br />
della tutela del patrimonio<br />
artistico nazionale.<br />
Le norme UNI - Fra le norme<br />
pubblicate dall’Ente nell’ambito<br />
della conservazione dei beni culturali,<br />
va ricordata quella sulla<br />
prestazione energetica degli edifici<br />
storici (UNI EN 16883), che<br />
fornisce tutte le linee guida per<br />
il miglioramento sostenibile della<br />
prestazione energetica di edifici<br />
di interesse storico, architettonico<br />
o culturale. DI grande rilievo<br />
sono anche le linee guida sui metodi<br />
di campionamento dei materiali<br />
(UNI EN 16085), sui metodi di<br />
trasporto e imballaggio dei beni<br />
culturali (UNI EN 16648 e UNI<br />
EN 15946), sul rilevamento della<br />
carica microbica dell’aria in ambienti<br />
interni (UNI 11527). E ancora:<br />
le norme sulle tecniche di<br />
pulitura laser per i beni culturali<br />
(UNI EN 16782), quelle sui requisiti<br />
di manufatti lignei, materiali<br />
lapidei naturali e artificiali, malte<br />
storiche e da restauro…<br />
Recentemente UNI si sta occupando<br />
del tema dell’illuminazione<br />
dei beni culturali in ambito<br />
museale: è stato infatti attivato<br />
un gruppo misto, che studia il<br />
possibile impatto di questo fattore<br />
sui manufatti in ambito museale,<br />
con l’obiettivo di definire<br />
le procedure per realizzare una<br />
adeguata illuminazione che tenga<br />
conto della corretta conservazione<br />
delle opere.<br />
La protezione del patrimonio a<br />
livello nazionale e europeo – UNI<br />
è membro dello European Committee<br />
for Standardization (CEN),<br />
l’ente europeo che sviluppa norme<br />
anche nel settore dei beni culturali.<br />
Il presidente del comitato<br />
tecnico CEN che si occupa della<br />
conservazione dei beni culturali è<br />
dal 2004 l’italiano Vasco Fassina,<br />
che sottolinea il ruolo propulsivo<br />
del nostro Paese nell’uniformare<br />
le norme a livello comunitario:<br />
“su proposta dell’UNI, nel 2004 è<br />
iniziata l’attività normativa a livello<br />
europeo con la costituzione<br />
del CEN TC 346 ‘Conservation of<br />
Cultural Heritage’ avente lo scopo<br />
di armonizzare le varie metodologie<br />
di studio, conservazione<br />
e restauro adottate dai singoli<br />
paesi membri. Tale necessità,<br />
avvertita a livello italiano, era<br />
legata alla liberalizzazione, introdotta<br />
dall’Unione Europea nel<br />
settore del restauro, che avrebbe<br />
permesso ai restauratori e alle<br />
imprese di restauro di tutta Europa<br />
di operare in qualsiasi paese<br />
membro dell’UE. Il comitato tecnico<br />
era stato proposto dall’Italia<br />
nell’intento di salvaguardare<br />
i principi fondamentali che sono<br />
alla base di una corretta conservazione<br />
del bene culturale.”<br />
In tredici anni di attività sotto<br />
la presidenza e segreteria italiana<br />
sono state prodotte più di 30<br />
norme in vari ambiti legati alla<br />
conservazione. UNI ribadisce il<br />
suo impegno per la tutela di un<br />
patrimonio artistico vasto, antico<br />
e prezioso come quello italiano,<br />
che necessita di procedure chiare<br />
che vengano recepite dal più ampio<br />
numero possibile di istituzioni<br />
e enti museali.<br />
Ente Italiano di Normazione<br />
18 18 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali<br />
19<br />
Il ruolo di Wikimedia Italia nel progetto<br />
Connected Open Heritage - Ad<br />
aprile 2016 Wikimedia Italia ha attivato<br />
una collaborazione per la realizzazione<br />
di Connected Open Heritage<br />
(COH), un progetto di Wikimedia Svezia<br />
nato con l’obiettivo di tutelare e<br />
diffondere, grazie alla preservazione<br />
digitale, la conoscenza del patrimonio<br />
culturale internazionale a rischio.<br />
Sono tantissimi infatti i siti e i beni<br />
culturali nel mondo che – a causa di<br />
guerre, fenomeni naturali o della semplice<br />
incuria umana – sono in pericolo<br />
e rischiano di essere persi per sempre.<br />
Nell’ambito del progetto, Wikimedia<br />
Italia ha raccolto e rilasciato con licenza<br />
libera su Wikimedia Commons<br />
oltre 1.000 immagini di beni culturali<br />
che – da ora in avanti – saranno accessibili<br />
a tutti e liberamente riutilizzabili<br />
per ogni scopo.<br />
Le fotografie “liberate” sono state<br />
scattate da archeologi e volontari<br />
italiani impegnati in studi sul campo<br />
in Siria e in Giordania tra il 1993 e il<br />
2000: grazie al loro lavoro di documentazione<br />
oggi possiamo conservare una<br />
testimonianza del patrimonio culturale<br />
locale, compresi beni parzialmente<br />
o completamente distrutti a causa dei<br />
conflitti e delle incursioni dell’ISIS.<br />
Tutto ciò non sarebbe stato possibile<br />
senza Virgina Cirilli, che ha curato<br />
i rapporti con il GAR (Gruppo Archeologico<br />
Romano), e Marina Milella,<br />
presidente di DecArch (Decorazione<br />
Architettonica Romana), entrambe archeologhe<br />
e socie di Wikimedia Italia:<br />
grazie al loro operato sono state rilasciate<br />
1021 immagini, 483 fornite dal<br />
GAR – già scansionate – e 538 diapositive<br />
messe a disposizione da DecArch,<br />
che le ha digitalizzate per l’occasione.<br />
Sebbene si sia iniziato a lavorare al<br />
progetto sin da subito, i rappresentanti<br />
di Wikimedia Italia e Wikimedia<br />
Svezia si sono incontrati a luglio 2016 a<br />
Wikimania Esino Lario, dove è avvenuto<br />
simbolicamente il passaggio di consegna<br />
delle fotografie: nei cinque mesi<br />
successivi l’associazione svedese ha<br />
lavorato al caricamento massivo degli<br />
scatti su Wikimedia Commons.A ogni<br />
immagine è stato associato un template<br />
creato appositamente, che attribuisce<br />
la provenienza degli scatti al GAR o<br />
a DecArch; inoltre, anche grazie all’aiuto<br />
e alle conoscenze approfondite<br />
di Marina Milella, per ogni scatto sono<br />
stati inseriti metadati specifici riguardanti<br />
il bene rappresentato.<br />
Le informazioni disponibili sono soprattutto<br />
in italiano, ma è già in programma<br />
la traduzione dei dati in inglese,<br />
con l’obiettivo di aumentarne la<br />
diffusione e renderle accessibili a un<br />
numero ancora più ampio di persone.<br />
Una delle immagini digitalizzate, che<br />
raffigura il sito archeologico di Palmira<br />
prima della sua distruzione per mano<br />
dell’ISIS è stata scelta per rappresentare<br />
la Siria nella mostra fotografica<br />
sul patrimonio culturale a rischio<br />
“Journeys Through Our Fragile Heritage:<br />
discover, preserve, transmit” ,<br />
esposta presso la sede UNESCO di Parigi.<br />
Le immagini di Connected Open<br />
Heritage sono state inoltre esposte<br />
in Svezia, in Canada (nell’ambito di<br />
Wikimania Montréal <strong>2017</strong>) e in Italia,<br />
parte integrante della mostra “Opera<br />
Libera” inaugurata a Roma, presso il<br />
Museo nazionale etrusco di Villa Giulia<br />
in collaborazione con il MiBACT, quindi<br />
a Reggio Calabria e a Rossano Calabro.<br />
L’esperienza di Connected Open Heritage<br />
attesta il grande valore della<br />
collaborazione tra i capitoli nazionali<br />
e dimostra le grandi potenzialità dei<br />
progetti Wikimedia – non solo Wikipedia<br />
ma anche i progetti fratelli, come<br />
Wikimedia Commons – nel favorire la<br />
libertà di accesso, la visibilità e la tutela<br />
del nostro patrimonio culturale<br />
mondiale, sensibilizzando e coinvolgendo<br />
la comunità in tal senso, prima<br />
linea di difesa e di valorizzazione del<br />
proprio patrimonio.<br />
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AGORÀ<br />
La collezione di mummie animali del<br />
Museo Egizio di Torino: diagnostica, restauro<br />
e conservazione - La collezione<br />
del Museo Egizio di Torino raccoglie al<br />
suo interno un ampio numero di mummie<br />
animali. Si tratta di manufatti complessi,<br />
costituiti principalmente da materiali di<br />
natura organica, quali tessuti (principalmente<br />
lino), resti scheletrici e talvolta<br />
tessuti molli e residui di sostanze impiegate<br />
per la mummificazione, oltre a<br />
materiale estraneo utilizzato per l'imbottitura<br />
(canne, bastoncini di legno, foglie<br />
di palma, sabbia, etc.).<br />
Il progetto di studio e conservazione di<br />
tale collezione, promosso e finanziato<br />
dal Museo Egizio, sotto la tutela della<br />
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti,<br />
Paesaggio per la Città Metropolitana di<br />
Torino, è stato affidato per le diverse fasi<br />
a TecnArt Srl (diagnostica), Cinzia Oliva<br />
(restauro) e Consorzio Croma (realizzazione<br />
dei supporti). Esso mira ad aumentare<br />
la conoscenza di questa particolare<br />
categoria di manufatti e applicare strategie<br />
di conservazione utili a migliorare<br />
gli aspetti legati alla valorizzazione di<br />
questa significativa collezione. Lo studio<br />
convoglierà infine in un catalogo redatto<br />
dalla professoressa Salima Ikram.<br />
Inizialmente gran parte dei reperti sono<br />
stati sottoposti ad indagini radio/tomografiche,<br />
che hanno permesso di conoscere<br />
e studiare in modo non invasivo i<br />
contenuti degli involti. Nel caso di resti<br />
animali presenti all’interno di essi, lo<br />
studio verrà approfondito in modo tale<br />
da riuscire ad identificare le specie animali.<br />
Successivamente, il piano diagnostico<br />
è stato orientato per ottenere informazioni<br />
utili su diversi aspetti, attualmente<br />
ancora poco studiati per le mummie<br />
animali. L’impiego di differenti tecniche<br />
scientifiche, permetteranno ad esempio<br />
di approfondire lo studio delle diverse tipologie<br />
di bendaggio, la conoscenza dei<br />
materiali e delle tecniche impiegate per<br />
la realizzazione delle decorazioni, così<br />
come dei materiali impiegati nel processo<br />
di imbalsamazione e di migliorare le<br />
informazioni in merito alla cronologia di<br />
questi reperti.<br />
La seconda fase di questo progetto consiste<br />
nell’intervento di manutenzione e<br />
restauro, attualmente in corso in un laboratorio<br />
allestito all’interno del percorso<br />
museale, di un centinaio di manufatti<br />
che presentavano condizioni conservative<br />
particolarmente precarie. Su tali reperti,<br />
infatti, si può riscontrare un collasso<br />
della struttura, del modulo decorativo<br />
e dei tessuti esterni. Si notano quasi sempre<br />
lacune del tessuto, con conseguente<br />
fuoriuscita delle fibre vegetali, sovente<br />
utilizzate nell’imbottitura, o anche dei<br />
frammenti organici dell’animale conservati<br />
all’interno dell’involucro. Questi<br />
fattori rendono la fase di restauro particolarmente<br />
complessa: sarà necessario<br />
ridare solidità alla struttura e ripristinare<br />
la corretta lettura dei reperti, in vista<br />
della loro futura collocazione espositiva<br />
e/o di immagazzinaggio.<br />
Una volta terminato il restauro, infatti,<br />
la maggior parte delle mummie animali<br />
troverà posto nelle vetrine dedicate ai<br />
magazzini visitabili, all’interno del nuovo<br />
percorso espositivo.<br />
TecnArt<br />
Imaging multimodale<br />
a macroscala<br />
rivela l'antica tecnologia<br />
di produzione<br />
della pittura<br />
e la moda nell'Egitto<br />
greco-romano<br />
- In questo articolo,<br />
pubblicato su Nature<br />
Scientific reports (vedi citazione in fondo)<br />
si presenta la prima applicazione di<br />
imaging chimico multimodale per analizzare<br />
la tecnologia di produzione di un<br />
dipinto di 1800 anni fa su uno dei più antichi<br />
dipinti di encausto ("bruciato") sopravvissuti<br />
al mondo. La co-registrazione<br />
dei cubi di dati da queste tre modalità<br />
di imaging iperspettrale ha consentito il<br />
confronto di spettri di riflettanza, luminescenza<br />
e XRF su ogni pixel dell'immagine<br />
per l'intero dipinto.<br />
Confrontando le firme spettrali molecolari<br />
ed elementali di ciascun pixel, questa<br />
fusione di dati ha permesso una più<br />
completa identificazione e mappatura<br />
dei materiali organici e inorganici costituenti<br />
della pittura, rivelando informazioni<br />
chiave sulla selezione delle materie<br />
prime, sulla sequenza di produzione e<br />
sull'estetica della moda e le arti chimiche<br />
praticate in Egitto nel secondo secolo<br />
d.C.I recenti avanzamenti in tecnologia<br />
e miniaturizzazione delle tecnologie<br />
di imaging chimico - adattate principalmente<br />
da scanner a bordo di aerei - compresa<br />
la riflettanza hyperspectral imaging<br />
(HSI) nella regione infrarossa visibile<br />
e onde corte (VSWIR, ~ 400 a 2500 nm) e<br />
la scansione spettroscopica macroscala a<br />
fluorescenza a raggi X (MA-XRF), hanno<br />
consentito il loro impiego sul campo e nei<br />
musei, facendo enormi passi avanti per<br />
la caratterizzazione non invasiva in situ<br />
e l'analisi di importanti opere d'arte che<br />
vanno dai dipinti degli antichi maestri e<br />
moderni, alle pitture murali e ai reperti<br />
archeologici policromi.<br />
La riflettanza diffusa HSI nella regione<br />
VSWIR fornisce informazioni sulla struttura<br />
molecolare di materiali inorganici<br />
e organici sulla base di transizioni elettroniche<br />
e vibrazionali (sovratoni e bande<br />
di combinazione). La luminescenza<br />
HSI (400-1000 nm) offre informazioni<br />
complementari sulle molecole e più specificamente<br />
i luminofori intrinseci nei<br />
materiali analizzati, in base alla loro<br />
emissione di luce caratteristica (luminescenza)<br />
dopo l'assorbimento di fotoni<br />
avviati dalla fotoeccitazione a specifiche<br />
lunghezze d'onda. La MA-XRF (da 2 a 25<br />
keV) contribuisce con i dati iperspettrali<br />
(immagini di distribuzione elementare) a<br />
fornire informazioni generali con emissioni<br />
di fotoni di raggi X caratteristici.<br />
Per l'analisi di dipinti antichi, la spettroscopia<br />
con imaging multimodale offre un<br />
potenziale ineguagliabile nell'identificazione<br />
di materiali sia organici che inorganici,<br />
fino ad ora impossibili senza campionamento<br />
e microanalisi. Permette inoltre<br />
la mappatura di dati sia molecolari che<br />
elementali per ogni pixel dell'immagine<br />
attraverso l'intera superficie del dipinto,<br />
aiutando così nel realizzare accurate attribuzioni<br />
e interpretazioni e fornendo<br />
informazioni sulla tecnologia di produzione<br />
e sulla selezione delle materie prime.<br />
Per approfondire l'articolo descritto:<br />
John K. Delaney, Kathryn A. Dooley, Roxanne<br />
Radpour e Ioanna Kakoulli, Macroscale<br />
multimodal imaging reveals<br />
ancient painting production technology<br />
and the vogue in Greco-Roman Egypt,<br />
Scientific Reports Nature<br />
è disponibile Open Access su: https://<br />
goo.gl/emdq5y<br />
20 20 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 21<br />
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TECHNOLOGYforALL<br />
TFA<br />
Le attività dei Vigili del Fuoco in situazioni di emergenza per il<br />
TECHNOLOGYforALL<br />
recupero e la salvaguardia dei Beni Storici, Artistici e Culturali<br />
A cura della redazione<br />
Le ragioni della cooperazione tra<br />
i Vigili del Fuoco e il MiBACT sono<br />
state istituite per consentire agli organi<br />
competenti di assolvere alcune attività<br />
di emergenza per la prevenzione<br />
degli incendi e per salvaguardare<br />
l’incolumità delle persone e dei beni<br />
culturali architettonici, artistici, ambientali<br />
e storici, quale inestimabile<br />
testimonianza della nostra civiltà.<br />
Nel corso di quest’ultimo ventennio, il<br />
MiBAC e i Vigili del Fuoco hanno avviato<br />
una lunga cooperazione per tutelare<br />
i beni culturali, mediante l’istituzione<br />
di organi nazionali e regionali di competenza,<br />
da attivarsi solo in casi di<br />
emergenza. Numerosi nuclei operativi<br />
si sono trasformati nel corso del<br />
tempo, perfezionandosi sia dal punto<br />
di vista metodologico che organizzativo,<br />
nonché nell'impiego delle nuove<br />
tecnologie (droni, multistation, emermappe,<br />
servizi tecnici di emergenza).<br />
La nascita di questi organi competenti<br />
è la naturale conseguenza di quanto<br />
accaduto in territorio italiano, a partire<br />
dalla fine degli anni ‘90. Tali gruppi<br />
di lavoro sono stati realizzati per migliorare<br />
la pianificazione delle attività<br />
di recupero e salvataggio degli esseri<br />
umani e dei beni culturali, entrambi<br />
vittime delle catastrofi naturali. Di seguito<br />
sono ripercorsi gli avvenimenti<br />
principali.<br />
CENNI STORICI<br />
A seguito del sisma umbro-marchigiano<br />
del 26 settembre del 1997 furono<br />
stabiliti i primi contatti tra i funzionari<br />
del MiBAC e i Vigili del Fuoco, i<br />
quali fornirono assistenza tecnica per<br />
il recupero di beni culturali dispersi e<br />
la messa in sicurezza di edifici, come<br />
torri e campanili; il personale proveniva<br />
dal nucleo SAF (Speleo Alpino Fluviale).<br />
Tra dicembre 2008 e la fine del 2012 la<br />
città dell’Aquila è stata colpita da tragici<br />
eventi sismici con epicentri in tutta<br />
la città, la scossa principale si è verificata<br />
il 6 aprile del 2009 alle ore 3:32.<br />
Conseguentemente a questi drammatici<br />
episodi, si strinsero intese tecniche<br />
tra l’allora ufficio del Vice Commissario<br />
delegato per i Beni Culturali e il nucleo<br />
NCP (Nucleo Coordinamento delle<br />
opere Provvisionali) per la realizzazione<br />
di “opere provvisionali” come progettazione<br />
condivisa e ad elevata standardizzazione:<br />
le cosiddette schede<br />
STOP elaborate sotto la supervisione<br />
tecnico-scientifica dell’Università di<br />
Udine (Vademecum S.T.O.P: [1]). Sulla<br />
base della validità del protocollo aquilano,<br />
il 17 ottobre del 2010, prese il via<br />
la fase operativa del progetto europeo<br />
D.R.H.O.U.S.E. (Development of Rapid<br />
Highly-specialized Operative Units for<br />
Structural Evaluations). Tale progetto<br />
prevedeva l’organizzazione di corsi di<br />
formazione destinati a 110 nuclei operativi<br />
del Corpo Nazionale dei Vigili del<br />
Fuoco, finalizzati alla standardizzazione<br />
delle procedure operative presenti<br />
nel vademecum S.T.O.P. [2]. Tali attività<br />
ebbero risvolti anche in scenari<br />
internazionali.<br />
Le attività di emergenza svoltesi a seguito<br />
dei movimenti tellurici verificatisi<br />
in Emilia Romagna nel 2012 e nella<br />
Lunigiana nel 2014, confermarono la<br />
validità delle soluzioni realizzate con<br />
le schede S.T.O.P e dell’impiego di<br />
squadre specialistiche per il recupero<br />
di Beni Culturali in scenari critici<br />
(cosiddette squadre D.R.H.O.U.S.E.).<br />
Inoltre fu introdotto un nuovo importante<br />
cambiamento come il passaggio<br />
dal Nucleo Coordinamento Opere<br />
Provvisionali (NCP) al nuovo sistema<br />
organizzativo denominato Short Term<br />
Countermeasures System - STCS (Sistema<br />
Trattamento Criticità Strutturali),<br />
secondo logiche di gestione della criticità<br />
basate su metodologie scientifiche[3].<br />
Tale sistema è riassumibile in<br />
alcuni punti principali:<br />
4 Introduzione della scheda TRIAGE<br />
per la valutazione speditiva della<br />
criticità, tra cui la fruibilità di manufatti;<br />
4 Istituzione della fase preliminare<br />
di Ricognizione preliminare Esperta<br />
e Caratterizzazione Strategica<br />
(RECS), già dal 2012 [4] 1 ;<br />
4 Introduzione delle Emermappe, per<br />
la caratterizzazione dei siti e l'individuazione<br />
dei punti di criticità:<br />
ordinari o speciali.<br />
Nel corso della missione in Nepal nel<br />
2015, il sistema STCS è stato applicato<br />
anche in ambito internazionale,<br />
con risvolti positivi. In loco sono state<br />
svolte attività RECS e, ai fini della tutela<br />
del territorio, attività preliminari<br />
volte alla messa in sicurezza degli edifici<br />
(Keshav Narayan Temple, Krishna<br />
Temple, Patan Museum, Vishveshvara<br />
Temple), elaborazione di emermappe<br />
locali e realizzazione di opere provvisionali<br />
per il Keshav Narayan Temple;<br />
i dati ottenuti durante i rilievi sono<br />
stati successivamente elaborati presso<br />
il back-office in Italia, coordinato<br />
1 La Ricongnizione Esperta per Caratterizzazione Strategica è una attività preliminare di ricongizione volta all’individuazione dei luoghi e punti di criticità<br />
tramite elicotteri, droni e altri mezzi. Tutti quanti i dati ottenuti sono conivogliati all’interno delle Emermappe.<br />
22 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali<br />
23<br />
dall’Università degli Studi di Udine e<br />
dai Vigili del Fuoco, (Romano G: 2015<br />
[6]; [7]).<br />
Il sisma in Centro Italia del 2016 ha<br />
definitivamente confermato l’efficacia<br />
del sistema STCS, il quale è stato,<br />
però, messo a dura prova visto il coinvolgimento<br />
di quattro regioni italiane,<br />
che ha reso la gestione dell’emergenza<br />
e il coordinamento delle attività piuttosto<br />
complessa e macchinosa.<br />
NORMATIVA E ARCHITETTURA DEGLI<br />
ORGANI COMPETENTI ALLA SALVA-<br />
GUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE<br />
L’esigenza sempre più forte di un organo<br />
centrale per la gestione dell’emergenza<br />
relativa ai Beni Culturali, capace<br />
di attivare operazioni di salvataggio<br />
e messa in sicurezza in tempi brevi,<br />
ha portato gli organi competenti a sviluppare<br />
misure d’intesa volte all’organizzazione<br />
nazionale e regionale delle<br />
squadre di soccorso in caso di calamità<br />
naturali.<br />
Protocollo di intesa del 7 marzo 2012<br />
Con il Protocollo di intesa del 7 marzo<br />
2012 il Ministero dell’Interno – Dipartimento<br />
dei Vigili del Fuoco, del Soccorso<br />
Pubblico e della Difesa Civile e<br />
il Ministero dei Beni e delle Attività<br />
Culturali hanno istituito una comissione<br />
paritetica di sei membri designati<br />
dalle rispettive Amministrazioni.<br />
Le attività della Commissione sono riassumibili<br />
nei seguenti punti:<br />
4 Analisi del rischio incendi nei siti<br />
culturali e pianificazioni di emergenza;<br />
4 Formazione di dipendenti MiBACT;<br />
4 Esercitazioni per migliorare i modelli<br />
di intervento integrato;<br />
4 Attività ricognitive presso i siti culturali,<br />
secondo i modelli operativi<br />
condivisi;<br />
4 Predisposizione dei protocolli di<br />
comunicazione per lo scambio efficace<br />
di informazioni, inerenti sia<br />
le problematiche di prevenzione<br />
incendi che la gestione delle fasi<br />
emergenziali;<br />
4 Analisi e studio della normativa di<br />
settore [8];<br />
4 Monitoraggio relativo all'applicazione<br />
delle procedure di prevenzione<br />
incendi dei i siti culturali.<br />
Decreto del Segretariato Generale Mi-<br />
BAC del 25 maggio 2012<br />
Il decreto del Segretariato Generale<br />
MiBAC del 25 maggio 2012 istituisce la<br />
struttura organizzativa del MiBAC per<br />
il coordinamento e il monitoraggio delle<br />
fasi emergenziali. Presso il Segretariato<br />
Generale è stata istituita l’Unità<br />
di Coordinamento Nazionale UCCN-Mi-<br />
BAC, tale unità si attiva solo in occasione<br />
di emergenze e provvede a:<br />
4 Garantire il necessario coordinamento<br />
tra le strutture esterne<br />
al MiBAC (Vigili del Fuoco, Forze<br />
dell’ordine, volontari, ...) e tra le<br />
strutture centrali e periferiche del<br />
Ministero;<br />
4 Verificare l'applicazione delle procedure<br />
operative che le squadre di<br />
intervento devono attuare in operazioni<br />
che interessano il patrimonio<br />
culturale (verfica dei danni, schedatura,<br />
messa in sicurezza di beni<br />
immobili, etc.);<br />
4 Monitorare gli interventi di messa in<br />
sicurezza, consolidamento statico e<br />
restauro;<br />
4 Individuare gli strumenti informatici<br />
da impiegare per la gestione delle<br />
attività di monitoraggio: verifica<br />
sismica, gestione dell'emergenza,<br />
restauro e ricostruzione.<br />
Invece, presso le Direzioni Regionali<br />
per i Beni Culturali e Paesaggistici sono<br />
state istituite le Unità di Crisi - Coordinamento<br />
Regionale UCCR-MiBAC, che<br />
si attivano in occasione delle situazioni<br />
di emergenza riscontrate nei territori<br />
di competenza. I compiti dell’Unità<br />
di Crisi Regionali sono:<br />
4 Coordinare le attività sul territorio<br />
del personale MiBAC e le altre strutture<br />
che operano in emergenza;<br />
4 Individuare e gestire le squadre di<br />
rilievo che verificano i danni subiti<br />
dal patrimonio culturale;<br />
4 Individuare i luoghi di ricovero dei<br />
beni culturali che richiedono una<br />
spostamento per la messa in sicurezza;<br />
4 Garantire le funzioni di vigilanza e<br />
supporto nelle fasi di rilievo, messa<br />
in sicurezza e ricostruzione del patrimonio<br />
culturale.<br />
Le Unità Operative istituite dall’Unità<br />
di Coordinamento Regionale UCR-<br />
MiBAC, i cui coordinatori e referenti<br />
sono nominati dal Direttore Regionale,<br />
sono:<br />
4 Unità di rilievo danni al patrimonio<br />
culturale;<br />
4 Unità di coordinamento tecnico degli<br />
interventi per la messa in sicurezza<br />
del patrimonio culturale e lo<br />
spostamento di beni architettonici,<br />
storico-artistici, archeologici, archivistici<br />
e librari;<br />
4 Unità depositi temporanei e laboratori<br />
di primo intervento sui beni<br />
immobili.<br />
LA NECESSITÀ DEI BENI CULTURALI IN<br />
EMERGENZA<br />
Le operazioni di soccorso e gli interventi<br />
di sicurezza messi in atto dopo<br />
le catastrofi naturali, necessitano particolari<br />
requisiti che consentano l'e-
TECHNOLOGYforALL<br />
TFA<br />
TECHNOLOGYforALL<br />
spletamento delle attività di recupero<br />
e riabilitazione dei beni culturali in totale<br />
sicurezza. A seguito delle calamità<br />
naturali sono soliti verificarsi fenomeni<br />
meteorici, repliche sismiche, demolizioni<br />
intenzionali, inadeguati interventi<br />
di protezione, che possono aumentare<br />
il rischio cui sono sottoposti i beni<br />
culturali più vulnerabili.<br />
Per evitare che questo succeda è necessario<br />
che gli interventi di recupero<br />
siano:<br />
4 Condivisi ed autorizzati dal MiBAC;<br />
4 Compatibili ed a basso impatto;<br />
4 Reversibili;<br />
4 Efficaci e “realizzabili” in sicurezza.<br />
Per aumentare la sicurezza degli operatori,<br />
le attività sono suddivise in tre<br />
azioni distinte, quali:<br />
- Valutazione preliminare delle criticità<br />
esistenti, quali il contesto<br />
territoriale (cioè se il bene è raggiungibile),<br />
il contesto territoriale<br />
esterno all'edificio (cioè se il bene è<br />
avvicinabile) e all'interno dell'edificio<br />
(cioè se il bene è ispezionabile);<br />
- Pianificazione degli interventi e definizione<br />
delle aree di lavoro, scaletta<br />
delle operazioni, risorse necessarie<br />
e valutazione di procedure operative<br />
standard o specifiche;<br />
- Valutazione delle contromisure<br />
tecniche necessarie da realizzare<br />
secondo gli standard delle schede<br />
S.T.O.P., che assicurano buoni livelli<br />
di sicurezza.<br />
TECNICHE E MODALITÀ DI INTERVEN-<br />
TO DEI VIGILI DEL FUOCO<br />
I vigili del fuoco che lavorano per la<br />
messa in sicurezza e il rinforzo degli<br />
edifici, operano sia dall'alto che di lato<br />
con procedure proprie in posizioni sicure<br />
fuori dalle traiettorie di caduta<br />
di elementi pericolosi. Prima dello<br />
spostamento dei Beni Culturali verso i<br />
depositi temporanei e i laboratori dei<br />
Vigili del Fuoco, sono individuati accessi<br />
rapidi e via di fuga, veri e propri<br />
percorsi di esodo per ridurre al minimo<br />
i tempi di permanenza degli operatori<br />
nelle aree a rischio. In caso di circostanze<br />
particolari con un alto rischio<br />
di pericolo sono realizzati veri e propri<br />
piani di evacuazione o predisposte<br />
aree di ricovero al di fuori dell’edificio.<br />
Gli accessi con protezione come i tunnel<br />
protettivi fissi o mobili, il rinforzo<br />
o la stabilizzazione di elementi precari<br />
mediante rinzaffi, sbadacchiature,<br />
cerchiature, graticci, puntellamenti<br />
anche in sequenza “progressiva”, consentono<br />
agli operatori di lavorare in<br />
sicurezza. La messa in sicurezza dei<br />
beni culturali con finalità di rinforzo<br />
strutturale avviene tramite la stabilizzazione<br />
delle membrature, l’aggiunta<br />
di elementi di rinforzo, sigillature e<br />
sbatacchiature, cerchiature e tirature,<br />
graticci di contenimento e strutture di<br />
ausilio.<br />
Il trasferimento del patrimonio artistico<br />
in aree sicure è svolto sia in modalità<br />
“semplice” che con opere provvisionali<br />
oppure con tecniche particolari.<br />
In tutti questi anni, le attività svolte<br />
dai Vigili del Fuoco e le collaborazioni<br />
istituite con gli organi territoriali,<br />
guidati da un organo centrale che<br />
presiede alle attività di pianificazione<br />
e gestione dell'emergenza, hanno<br />
permesso di migliorare notevolmente<br />
gli interventi volti al recupero e alla<br />
messa in sicurezza dei beni culturali a<br />
rischio, nonché di aumentare la sicurezza<br />
degli operatori.<br />
Riferimenti Bibliografia<br />
[1] Vademecum STOP - Schede Tecniche delle opera provvisionali<br />
per la messa in sicurezza post-sisma da parte dei<br />
vigili del fuoco, Università degli Studi di Udine (http://<br />
www.vigilfuoco.it/aspx/download_file.aspx?id=8746)<br />
[2]http://www.vigilfuoco.it/aspx/isaViewDoc.<br />
aspx?id=168&t=1<br />
[3]http://www.vigilfuoco.it/aspx/isaViewDoc.<br />
aspx?id=180&t=1<br />
[4]http://www.vigilfuoco.it/aspx/isaViewDoc.<br />
aspx?id=174&t=1<br />
[5] Atti del Convegno "Gestione delle Criticità Strutturali<br />
in Emergenza” (http://www.vigilfuoco.it/aspx/isaAtti-<br />
ConvegniDett.aspx?id=361)<br />
[6] Romano G & Grimaz S et alii (2015) “ L’utilizzo di<br />
strumenti innovativi da parte del Corpo Nazionale dei Vigili<br />
del Fuoco in occasione del terremoto del Nepal 2015<br />
per la rapida stima dei danni e il supporto alle decisioni<br />
per la messa in sicurezza di edifici strategici monumentali<br />
( http://conference.ing.unipi.it/vgr2016/images/<br />
papers/282.pd"<br />
[7]http://elearning.humnet.unipi.it/pluginfile.<br />
php/82203/mod_folder/content/0/Nepal.pdf?<br />
[8]http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/SG-<br />
MiBAC/documents/1348142845637_Protocollo_intesa_Mi-<br />
BAC_2012.pdf<br />
[9]http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/Mi-<br />
BAC/documents/1338454424863_allegato1.pdf<br />
Abstract<br />
The article highlights the activities of Vigili del Fuoco<br />
related with Cultural Heritage, damaged by natural disasters.<br />
In particular, are highlighted the collaborations<br />
activated with the Ministero dei Beni e delle Attività<br />
Culturali (MiBAC) and the method of intervention of the<br />
Vigili del Fuoco for the safeguarding and safety of Cultural<br />
Heritage.<br />
Keywords<br />
Beni culturali; rischio, vigili del fuoco; salvaguardia; MiBAC<br />
Author<br />
Redazione <strong>Archeomatica</strong><br />
redazione@archeomatica.it<br />
24 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali<br />
25<br />
TFA - Laser Scanner in vetrina con GeoSDH di GEOWEB<br />
Il Forum TECHNOLOGY for<br />
ALL è una delle poche vetrine<br />
per le tecnologie geomatiche<br />
di ultima generazione.<br />
Tecnologie che spesso<br />
presentano la difficoltà di<br />
poter essere presentate o<br />
dimostrate al largo pubblico,<br />
in quanto il più delle<br />
volte la quantità di dati è<br />
notevole e di natura per cosi<br />
dire "speciale", cosi come lo<br />
sono le nuvole di punti derivate<br />
attraverso le ultime<br />
tecnologie dei laser scanner<br />
tradizionali e mobile. Basandosi<br />
su questo paradigma<br />
di usabilità del dato, l'opera<br />
divulgativa di TFA ha scelto<br />
di appoggiarsi a chi come<br />
GEOWEB (www.geoweb.it)<br />
è in linea con le esigenze<br />
dei professionisti, di accesso<br />
alle tecnologie complesse,<br />
e che trova la risposta<br />
nell'innovativo progetto<br />
GeoSDH (www.geosdh.it), il<br />
cui obbiettivo è appunto lo<br />
storage intelligente di dati<br />
geospaziali.<br />
La gallery dei dati laser<br />
scanner del workshop in<br />
campo della giornata del 17<br />
Ottobre <strong>2017</strong> è stata realizzata<br />
dalle aziende che hanno<br />
partecipato al forum, e<br />
le cui risultanze parziali delle<br />
acquisizioni, sono quindi<br />
disponibile al seguente link<br />
web: https://metior.geoweb.it/gallery/tfa.<br />
Puntando<br />
il mouse al link potrete<br />
accedere a diverse scansioni,<br />
e per navigare basta cliccare<br />
sul simbolo "?" in alto a<br />
sinistra e guardarsi il video<br />
di help, mentre per saperne<br />
di più sulla gallery e sulle<br />
diverse nuvole di punti, basta<br />
puntare il mouse in alto<br />
a destra sulla scritta "COME<br />
E PERCHÉ DELLA GALLERY<br />
TFA".<br />
Una immagine con setting ad hoc dei dati laser scanner di Trimble di Villa dei Quintili. Hosting Intelligente via web sul portale GeoSDH di GEOWEB (metior.geoweb.<br />
it/gallery/tfa).
TECHNOLOGYforALL<br />
TFA<br />
Beni culturali a rischio: nuove tecnologie al TFA<strong>2017</strong><br />
TECHNOLOGYforALL<br />
La tecnologia KAARTA Stencil: SLAM di ultima generazione.<br />
A cura della redazione<br />
La tecnologia SLAM è incentrata<br />
sulla determinazione metrica<br />
di uno spazio non noto tramite l’utilizzo<br />
di una IMU, associata a un<br />
sensore laser scanner, che costruisce<br />
il contesto man mano che lo<br />
percorre. Il principio del processo<br />
è di utilizzare il contesto/ambiente<br />
per aggiornare di continuo la<br />
posizione del sensore: durante la<br />
fase di acquisizione vengono infatti<br />
estratte features dallo spazio<br />
misurato riosservate più volte<br />
quando il robot si muove al suo<br />
interno.<br />
Il motore KAARTA aggiunge qualcosa<br />
in più rispetto alla normale tecnologia<br />
SLAM, avvalendosi delle<br />
immagini per aumentare l’accuratezza<br />
del posizionamento non più<br />
basata solo sui Landmark derivati<br />
da laser scanner.<br />
Il processo utilizzato è illustrato<br />
nel diagramma.<br />
Ove alla predizione della posizione<br />
derivata da un sensore IMU, si<br />
aggiungono processi fotogrammetrici<br />
di restituzione 3D, e quindi<br />
derivazione del punto di presa dei<br />
fotogrammi, ai processi di triangolazione<br />
resi possibili dal laser<br />
scanner in funzione del riconoscimento<br />
di alcuni landmark.<br />
Il risultato è nel sistema rappresentabile<br />
con i tre elementi interagenti<br />
come da figura.<br />
Il risultato è una registrazione della<br />
nuvola di punti dell’ambiente<br />
che ci circonda ottenuta in tempo<br />
reale nel mentre ci si muove intorno<br />
all’oggetto.<br />
Nelle immagini seguenti l’area del<br />
Colosseo a Roma rilevata con una<br />
“passeggiata” intorno all’Anfiteatro<br />
Flavio della durata di circa 15<br />
minuti.<br />
Nel mentre i classici sistemi SLAM<br />
soffrono di errori che si propagano<br />
durante il rilievo, il sistema KAAR-<br />
TA Kaarta Engine ha un errore di<br />
deriva 10 volte più basso.<br />
Nelle figure alcune catture di<br />
schermo dei dati rilevato col siste-<br />
26 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali<br />
27<br />
a)<br />
b)<br />
a) Rlevamento dimostrativo<br />
del Colosseo a nuvola<br />
di punti, realizzato in<br />
15 minuti, il tempo di<br />
percorrere passeggiando il<br />
perimetro del monumento<br />
a distanza anche ravvicinata,<br />
come mostrano le<br />
pathway colorate dell'immagine<br />
di destra.<br />
b) Rilievo a nuvola di<br />
punti realizzato durante<br />
il TFA<strong>2017</strong> nella Villa dei<br />
Quintili a Roma.<br />
ma KAARTA nella Villa dei Quintili durante<br />
il workshop sul campo del TFA.<br />
L’acquisizione è durata solo il tempo<br />
necessario a percorrere le aree rilevate.<br />
La successiva elaborazione tramite<br />
il sistema Metior della GeoWeb<br />
consente di visualizzare i dati direttamente<br />
dal web e utilizzare tools di<br />
misura come quello mostrato.<br />
KAARTA è stato presentato da Microgeo<br />
nell’ambito delle molteplici suite<br />
promosse.<br />
Nell'immagine<br />
uno<br />
screenshot<br />
del sistema<br />
di Hosting<br />
sul portale<br />
GeoSDH di<br />
GEOWEB.<br />
Abstract<br />
An application of Kaarta Stencil System – Slam technology<br />
for the quick survey of the cultural heritage at risk<br />
during TECHNOLOGYforALL<strong>2017</strong> at Villa dei Quintili.<br />
Keywords<br />
Microgeo; tecnologia slam; sistema kaarta stencil; rischio;<br />
beni culturali<br />
Author<br />
Redazione <strong>Archeomatica</strong><br />
redazione@archeomatica.it
TECHNOLOGYforALL<br />
TFA<br />
TECHNOLOGYforALL<br />
Alcuni momenti del<br />
Technology for All<br />
<strong>2017</strong>. Il workshop<br />
in campo tenutosi<br />
alla Villa dei Quintili<br />
sull'Appia Antica<br />
e la mostra strumentale<br />
durante la<br />
conferenza alla Biblioteca<br />
Nazionale<br />
centrale di Roma.<br />
2<br />
TECHNO<br />
0<br />
TECHNO<br />
28 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali<br />
29<br />
LOGYforALL<br />
LOGYforALL<br />
7<br />
1
INTERVISTA<br />
Save the Syrian Heritage:<br />
technologies to document Palmyra<br />
and endangered world heritage<br />
Interview to Yves Ubelmann, Iconem's CEO<br />
By Redazione <strong>Archeomatica</strong><br />
Fig. 1 - Yves Ubelmann and Philippe Barthélémy<br />
Iconem is a French start-up created in 2013 by Yves<br />
Ubelmann, an architect specialized in archaeology,<br />
and Philippe Barthélémy, an aeroplane and helicopter<br />
pilot. The company is involved into the documentation<br />
of major archaeological sites in the middle-east. The<br />
Iconem's team is composed by architects, engineers and<br />
graphic artists which are specialized in 3D production.<br />
The french start-up has made a name for itself by taking<br />
on unprecedented technological challenges, including<br />
the complete modelling of Pompeii as well as scanning<br />
archaeological sites in Syria, Afghanistan, Iraq and Haiti.<br />
All of these plans will soon be available for the general<br />
public online on a special platform which will constitute<br />
a unique virtual archaeological encyclopaedia.<br />
Using the latest technologies and procedures, drone photography<br />
and photogrammetry, Iconem works to preserve<br />
unique archaeological heritage sites worldwide, with the<br />
aim of keeping their memory alive for future generations.<br />
Recently, Iconem has been working with the DGAM (Direction<br />
Générale des Antiquités et des Musées – the Syrian<br />
Directorate- General of Antiquities and Museums) to digitally<br />
reconstruct Palmyra as part of “Syrian Heritage”<br />
Fig. 2 - Theater of Palmyra_IconemDGAM.<br />
30 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 31<br />
Fig. 3 - Citadel of Palmyra.<br />
project. The project intended to create an extensive database<br />
of 3D archaeological information on threatened<br />
Syrian heritage sites. Just a few days after the liberation<br />
of Palmyra, Iconem visited the devastated ancient city to<br />
carry out the first 3D survey of the damages.<br />
Iconem realized survey to produce 3D models of the site<br />
in order to help scientists from all over the world to study<br />
and understand the ancient city damages. Iconem has<br />
already produced an initial 3D model of the temple of Bel<br />
which shows the damage suffered by the building, available<br />
online on Sketchfab.com.<br />
We asked Yves Ubelmann, Iconem's CEO, few questions<br />
about the Palmyra project.<br />
A - How did the project come about? Why did you<br />
choose to focus on that region?<br />
When the conflict in Syria started, foreign archaeological<br />
missions had to leave the country. I was really sad to see<br />
syrian archaeologists left behind. They operate with very<br />
limited resources, trying to protect heritage sites from<br />
destruction. As an architect specialized in archaeology,<br />
I have been working in the Middle East for quite a long<br />
time and I tightened close relationships with the Syrian<br />
Directorate-General of Antiquities & Museums (DGAM).<br />
Thus I really felt the necessity to bring all the support<br />
and expertise I could. Iconem proposes a very efficient<br />
tool to save the memory of archaeological sites through<br />
3D scanning. We use a process called photogrammetry,<br />
where thousands of pictures are taken and then processed<br />
by computers to create 3D model of an archaeological<br />
site.<br />
Y.U. - It was simply natural for us to share this technology<br />
with syrian archaeologists. In 2014, we launched a first<br />
project with the DGAM, helping archaeologists to digitalize<br />
the “Krak des Chevaliers” (a massive citadel on the<br />
UNESCO World Heritage list) which had been damaged by<br />
war. Since fights were ongoing, we helped DGAM from Paris,<br />
and provided them with instructions about the photo<br />
shooting protocol. DGAM members sent us the pictures<br />
through web servers and we start to process them using<br />
our algorithms. After this first step, Iconem's team went<br />
to Syria in December 2015 to extend the project. The<br />
Fig. 4 - Citadel of Palmyra, comparison from January 2009 and April 2016.
Fig. 5 - 3D Model of the Citadel of Palmyra on Sketchfab.<br />
“Syrian Heritage” project was born. We could provide a<br />
more thorough training to our DGAM counterparts. We<br />
were able to digitalize 11 sites. Their memories are now<br />
saved forever. If they are damaged or destroyed, our tool<br />
will make restorations easier, and will make sure their<br />
knowledge is not reduced to ashes.<br />
A - We all know about the Million Images Database, for<br />
example, as well as New Palmyra, and a few more digital<br />
archaeological projects. Could you tell us why Syrian<br />
Heritage is such a unique project?<br />
Y.U. - It is great to see all these initiatives, people working<br />
hard to preserve sites under threat of disappearance. To<br />
protect archaeology in this part of the world, there must<br />
be as many organizations as possible working towards this<br />
common goal. It is also important to see a wide array of<br />
different approaches, all characterized by their own features.<br />
Now, if we have to differentiate “Syrian Heritage”<br />
from other initiatives, I would say that "New Palmyra"<br />
and “Million Images Database” are “remotely supervised”<br />
programs, while we are present on the spot, in Syria.<br />
Besides asking general public to collaborate and provide<br />
images, we are present on the ground among archaeologists.<br />
Our experience taught us that results are often<br />
better when the mission is achieved by a small number of<br />
very well trained and equipped professionals, rather than<br />
by a large number of contributors, who may not have the<br />
same level of equipment and expertise. One single person<br />
during the fieldwork can accomplish true miracles –<br />
capturing a wide area in a record time - when equipped<br />
with the right tools. We are also blessed with our own<br />
proprietary technology, which is a result of a partnership<br />
with a large French research center INRIA. This strategic<br />
partnership provides us a technological advance in the<br />
field of “image based modeling”.<br />
A - Nowadays, in this threatening climate for cultural<br />
heritage and world monuments, which is the role of<br />
digital archaeology? And which are the limit of these<br />
technologies?<br />
Y.U. The unquestionable strength of digital archaeology is<br />
its capability to save the knowledge and memory of an archaeological<br />
site. This ensure an unvaluable tool for researchers,<br />
historians and archeologists, and beyond them,<br />
for the general public. It is also a great way to make sure<br />
that their memory will be passed on from generation to<br />
generation. Modern tools such as drones dramatically reduces<br />
the time allowed to fieldwork and make us capable<br />
to capture various scales of a site simultaneously, while<br />
our brand new computer provide incredibly precise resolutions,<br />
often accurate to the millimeter. Digital archaeology<br />
has recently made light-year jumps and is about<br />
to make new ones in the coming years. However, digital<br />
archaeology cant accomplish miracles. If a scanned<br />
monument that is reduced to, its digitalization may not<br />
be enough to reconstruct it. Indeed, a digitalization only<br />
captures the “outer envelope” of the monument, and not<br />
the inner materials’ composition. Again, technologies are<br />
continuously improving, and I am sure groundbreaking<br />
and disruptive advances await us!<br />
For further information about ICONEM visit: www.iconem.com<br />
Abstract<br />
An interview to ICONEM on the role of digital technologies used to preserve<br />
endangered cultural heritage, with a particular eye on syrian cultural heritage.<br />
Still at the moment the French start-up is working directly on the field to<br />
preserve monuments from destructive madness of the war. In order to pursue<br />
its goals, ICONEM has gained profitable relations with Directorate General of<br />
Antiquities Museum (DGAM), which provide them all the necessary support on<br />
the territory.<br />
Keywords<br />
Digital archaeology, documentation, heritage in danger, drones,<br />
photogrammetry<br />
Author<br />
Redazione <strong>Archeomatica</strong><br />
redazione@archeomatica.it<br />
Credits images: ICONEM/DGAM<br />
32 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 33<br />
TO DONATE<br />
and for more information<br />
www.unesco.org/donate/hef<br />
UNESCO HERITAGE EMERGENCY FUND<br />
In armed conflict or natural disaster situations, culture is particularly at risk, owing<br />
to its inherent vulnerability and tremendous symbolic value. UNESCO works with<br />
the international community to protect culture and harness its power as a positive<br />
force to prevent conflicts and facilitate peace-building and recovery, as well as its<br />
potential to reduce negative impacts on lives, property, and livelihoods in case of a<br />
catastrophic event.<br />
The Heritage Emergency Fund is a multi-donor fund for the protection of heritage<br />
in emergency situations. It was created by UNESCO to finance activities and<br />
projects that enable the Organization to assist its Member States in protecting<br />
natural and cultural heritage from disasters and conflicts by more effectively<br />
preparing for and responding to emergencies.<br />
“Everybody’s cooperation is vital.<br />
There is no limit to what we can do<br />
when we stand together to defend heritage<br />
and protect our shared history.<br />
The stakes are high -- but we can act,<br />
as we have in the past.”<br />
Irina Bokova, Director-General of UNESCO<br />
Photo credits<br />
Front: Umayyad Mosque, Aleppo, Syria (2013) © UNESCO<br />
Back: Debris from a collapsed temple in the UNESCO World Heritage Site of Bhaktapur, Nepal (2015) © Omad Havana, Getty Images
RIVELAZIONI<br />
Sperimentazione dell’ENEA condivisa in remoto per la<br />
diffusione di tecnologie innovative di protezione antisismica<br />
di Vincenzo Fioriti, Roberto Romano, Ivan Roselli, Angelo Tatì, Alessandro Colucci, Marialuisa Mongelli, Gerardo De Canio<br />
Fig. 1 - Le due tavole vibranti presso il<br />
Centro Ricerche ENEA Casaccia.<br />
L’adeguamento del laboratorio delle tavole vibranti del Centro<br />
Ricerche ENEA di Casaccia all’interno del progetto CO.B.R.A.<br />
finanziato dalla Regione Lazio permette di migliorare la<br />
diffusione e la condivisione da remoto della sperimentazione di<br />
tecnologie antisismiche per la protezione di strutture storiche e<br />
opere d’arte dai terremoti<br />
Il laboratorio del Centro di Ricerca ENEA Casaccia è dotato<br />
di due tavole vibranti a 6 gradi di libertà fra le più grandi<br />
d’Europa, che consentono di effettuare prove sismiche<br />
triassiali. Le prove su tavola vibrante hanno una decisiva<br />
importanza ai fini della comprensione del comportamento<br />
dinamico delle strutture sotto l’azione dei carichi sismici<br />
(De Canio et al. 2016), consentendo anche la validazione<br />
dei modelli numerici, poiché forniscono misure atte a calcolare<br />
gli smorzamenti, le frequenze critiche ed i principali<br />
modi di vibrazione. Nell’ambito del progetto CO.B.R.A. per<br />
lo sviluppo e la diffusione di metodi, tecnologie e strumenti<br />
avanzati per la COnservazione dei Beni culturali, basati<br />
sull’applicazione di Radiazioni e di tecnologie Abilitanti, il<br />
laboratorio (Figura 1) è stato aggiornato con l’adeguamento<br />
di un innovativo sistema optoelettronico di motion capture<br />
3D, in grado di inseguire gli spostamenti di singoli punti<br />
della superficie dei campioni, punti identificati da appositi<br />
marker (Roselli et al. 2015, Mongelli et al. 2011). Tramite<br />
tale sistema di misura, denominato 3DVision, il primo al<br />
mondo ad essere stato istallato in un laboratorio per prove<br />
dinamiche in ambito sismico, è possibile visualizzare i dati di<br />
vibrazione e i video del provino per trasmetterli in tempo reale su<br />
una piattaforma per la condivisione di tali informazioni che costituisce<br />
un vero e proprio laboratorio virtuale accessibile<br />
tramite un portale web.<br />
Oltre alle tecniche più consolidate per l’analisi dei dati di<br />
vibrazione in queste prove sperimentali è stata esplorata<br />
anche la fattibilità di una innovativa tecnica di processamento<br />
di sequenze video, denominata analisi del Moto Magnificato<br />
(MM), che permette di visualizzare e analizzare<br />
minimi movimenti che non sono visibili a occhio nudo al fine<br />
di monitorare e comprendere il comportamento vibrazionale<br />
degli oggetti.<br />
Nel seguito vengono descritte le prove su tavola vibrante<br />
effettuate su due pannelli in muratura tipica del patrimo-<br />
nio edificato storico italiano e su un piedistallo isolato per<br />
statue a prevalente sviluppo verticale dotato di dispositivi<br />
elettromagnetici di blocco-sblocco attivabile da un segnale<br />
proveniente da un sistema di allerta tempestivo (early warning)<br />
in caso di terremoto, nonché i sistemi e le tecniche di<br />
misura e analisi dati che sono stati impiegati al fine di una<br />
sperimentazione il più possibile condivisibile e fruibile anche<br />
a distanza al fine della diffusione e formazione sui temi<br />
della protezione sismica del patrimonio culturale.<br />
ADEGUAMENTO DELLA STRUMENTAZIONE OPTOELETTRO-<br />
NICA DEL 3DVISION<br />
Nell’ambito delle prove sismiche su tavola vibrante nel progetto<br />
CO.B.R.A. i dati sono stati acquisiti mediante un sistema<br />
di tipo motion capture 3D passivo, denominato 3DVision,<br />
adeguato tramite l’acquisto all’interno del progetto di nuova<br />
strumentazione istallata nel marzo 2016 con la quale il<br />
laboratorio ENEA è il primo in Italia ad aver istallato la versione<br />
più avanzata di questo tipo di strumentazione optoelettronica<br />
basata su tecnologia Vicon.<br />
Tale sistema impiega una costellazione di 10 telecamere<br />
all’infrarosso vicino (NIR) che svolgono una funzione analoga<br />
ai satelliti dei sistemi di posizionamento globale (ad<br />
esempio il GPS). Si tratta, cioè, di un sistema di posizionamento<br />
“locale” in cui le telecamere, una volta fissate alle<br />
pareti o montate su appositi tripodi, illuminano il volume di<br />
misura con appositi led a luce infrarossa e acquisiscono la<br />
radiazione retro riflessa da marcatori (marker) passivi fissati<br />
nei punti di cui si vuole misurare il moto. Il dato di base è<br />
costituito dalla traiettoria nello spazio di speciali marcatori<br />
con cui è possibile ricavare il moto completo dei punti<br />
selezionati (spostamenti, velocità e accelerazioni), nonché<br />
effettuare misure della distanza tra due punti o dell’angolo<br />
formato dalle rette congiungenti tre punti.<br />
Trattandosi di un sistema di visione 3D, la risoluzione geo-<br />
34 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 35<br />
Fig. 2 - Visualizzazione delle misure di vibrazione tramite 3DVision del basamento isolato dotato di sistema di blocco-sblocco (early warning).<br />
metrica raggiungibile dipende da una serie di fattori tra i<br />
quali: la configurazione adottata, cioè dalla posizione reciproca<br />
delle telecamere; la visibilità dei marker; e la qualità<br />
della calibrazione dinamica, che consiste in una procedura<br />
di acquisizione effettuata con uno strumento di calibrazione<br />
che si muove all’interno del volume di misura. In pratica sul<br />
modello della struttura da testare, posto sulle tavole sismiche,<br />
vengono posizionati dei marker sferici del diametro di<br />
25-40 mm che riflettono la radiazione che le camere irraggiano<br />
nel loro campo visivo per mezzo di LED che emettono<br />
nel vicino infrarosso (NIR).<br />
Il sistema 3DVision consente, inoltre, di realizzare filmati<br />
dei test con la sovrapposizione di un modello schematico che<br />
permette di visualizzare la effettiva posizione dei marker.<br />
In questa ottica è integrato nel laboratorio virtuale DYSCO<br />
(structural DYnamics, numerical Simulation, qualification<br />
tests and vibration COntrol), che consente la messa in rete<br />
e la condivisione a distanza delle attività sperimentali condotte<br />
presso il C.R. ENEA Casaccia (De Canio et al. 2013).<br />
Dopo l’acquisizione i dati vengono pre-processati, triangolando<br />
la posizione dei marker, e successivamente post-processati<br />
con particolari tecniche che, attraverso la riduzione<br />
del rumore di misura, permettono di raggiungere una precisione<br />
inferiore al 0.01 mm in termini di errore quadratico<br />
medio. Con le suddette tecniche si possono a sottoporre tali<br />
dati a successive operazione di derivazione numerica per<br />
una ricostruzione del moto completo dei punti di misura,<br />
ottenendo quindi, una stima della velocità ed delle accelerazioni<br />
di ogni marcatore.<br />
APPLICAZIONE DELL’ANALISI DEL MOTO MAGNIFICATO (MM)<br />
L’idea di sfruttare registrazioni video per analizzare strutture,<br />
ponti, edifici non è nuova, ma fino a pochissimi anni<br />
fa non si erano ottenuti risultati apprezzabili, soprattutto a<br />
causa delle difficoltà connesse alla elaborazione delle immagini.<br />
Tuttavia di recente sono stati compiuti grandi progressi<br />
grazie a nuovi algoritmi sviluppati presso il Massachusetts<br />
Institute of Technology di Boston dal gruppo di lavoro<br />
di Freeman (Wadhwa et al. <strong>2017</strong>). Tali algoritmi, denominati<br />
moto magnificato (MM) od aumentato (MA), sono in grado<br />
di amplificare i piccoli e piccolissimi spostamenti che una<br />
struttura subisce a seguito di una qualche sollecitazione e<br />
che in genere non sono rilevabili. In un certo senso, i piccoli<br />
moti presenti nel video originale vengono amplificati nel<br />
video processato come se si disponesse di un microscopio.<br />
Il video, preferibilmente ma non necessariamente registrato<br />
con videocamere ad alta velocità ed alta risoluzione, è<br />
apparentemente statico, cioè non vi si discerne alcun movimento,<br />
ma una volta elaborato mette in mostra una serie<br />
di evidenti movimenti. Inizialmente il MM è stato impiegato<br />
per visualizzare fenomeni della fisiologia umana, in seguito<br />
ci si è resi conto delle potenzialità in altri ambiti, quali<br />
la meccanica e l’ingegneria civile. Per validare il MM sono<br />
stati effettuati confronti fra i segnali estratti con metodi<br />
tradizionali da elementi semplici come la sbarra vincolata,<br />
elementi piani risonanti o strutture complesse come il ponte<br />
ed i segnali ricavati dal moto magnificato (Davis et al.<br />
2016), ottenendo buoni risultati qualitativi e quantitativi.<br />
Per estendere tali risultati al settore dell’ingegneria sismica,<br />
presso il laboratorio del C. R. ENEA Casaccia sono stati<br />
intrapresi degli esperimenti di MM nell’ambito del Progetto<br />
CO.B.R.A., finanziato dalla regione Lazio con lo scopo di<br />
propagare tecniche innovative al patrimonio culturale. Pertanto,<br />
anche in considerazione dei presumibili sviluppi che il<br />
MM potrà apportare nell’ingegneria civile e particolarmente<br />
in quella sismica, abbiamo sperimentato la nuova metodologia<br />
sulla vibrazione indotta sui pannelli murari dai test su<br />
tavola vibrante del C. R. ENEA Casaccia. Un primo evidente<br />
vantaggio consiste nella possibilità di evitare l’esecuzione<br />
della caratterizzazione dinamica a livelli di accelerazione<br />
elevate, con possibile danneggiamento dei campioni prima<br />
ancora di sottoporli ai test sismici. Infatti, grazie al MM se<br />
nei test sismici non ci si discosta troppo dal regime di linearità,<br />
già nelle prime fasi della sperimentazione con test<br />
sismici scalati a livelli di accelerazione molto bassi, è possibile<br />
osservare quali sarebbero gli effetti di scosse estremamente<br />
forti pur somministrando in realtà delle sollecitazioni<br />
di bassa intensità. I campioni quindi rimangono intatti<br />
e riutilizzabili, con notevole risparmio di tempo e risorse.<br />
Un altro non meno rilevante vantaggio consiste nell’utilizzo<br />
della superficie ripresa dalla videocamera come matrice di<br />
“sensori virtuali”. In pratica ogni pixel è interpretato come<br />
un sensore che produce un segnale lungo quanto il video,<br />
frame dopo frame. Il segnale è dato dalla variazione di intensità<br />
del pixel o della media di un gruppo di pixel ed è<br />
trattato tramite l’analisi in frequenza tradizionale.<br />
PROVE SU TAVOLA VIBRANTE<br />
Una prima dimostrazione di sperimentazione condivisione<br />
è stata eseguita in occasione del secondo workshop del progetto<br />
CO.B.R.A. tenutosi a gennaio del <strong>2017</strong>, nel quale è stata<br />
testata l’efficacia della condivisione con la nuova strumentazione<br />
istallata.
Nei giorni dal 21 al 24 febbraio <strong>2017</strong> è stata allestita ed eseguita<br />
una dimostrazione di sperimentazione internazionale<br />
condivisa a distanza. I test sismici effettuati su tavole vibranti<br />
hanno riguardato l’efficacia di un basamento dotato<br />
di isolamento antisismico di tipo a pendolo a rotolamento,<br />
prototipo per la progettazione di quelli allestiti per i Bronzi<br />
di Riace presso il Museo Archeologico Nazionale di Reggio<br />
Calabria (De Canio et al. 2012). La condivisione remota è<br />
stata realizzata nell’ambito dello “Smart City Summit” di<br />
Taipei con collegamento diretto al laboratorio delle tavole<br />
vibranti del Centro di Ricerca ENEA Casaccia. Grazie al sistema<br />
DYSCO, gli utenti collegati in remoto presso l’Università<br />
di Taipei ed in altre località hanno assistito ai test sismici<br />
e sono intervenuti tramite il collegamento chat, previa<br />
registrazione. Tramite tecnologia Adobe Connect, DYSCO ha<br />
consentito il collegamento video/audio con le telecamere<br />
poste intorno alla tavola ed i microfoni a numerosi fruitori,<br />
oltre ad una chat gestita dall’amministratore che controlla i<br />
collegamenti dal laboratorio ed illustra i dettagli degli esperimenti.<br />
Contemporaneamente, agli utenti è stato anche<br />
possibile vedere i tracciati e le elaborazioni realizzati dal<br />
sistema 3DVision che insegue gli spostamenti della struttura<br />
in esame, così come li osserva l’operatore in laboratorio.<br />
In modo del tutto analogo è stato ripetuta la condivisione<br />
della sperimentazione su tavola vibrante in occasione<br />
del quarto workshop CO.B.R.A. del 13 settembre <strong>2017</strong>. In<br />
quest’ultima occasione il basamento isolato è stato dotato<br />
anche di dispositivi di blocco-sbocco di tipo elettromagnetico<br />
per l’integrazione in un sistema di allerta precoce<br />
(early warning) in caso di terremoto (fig.2). Tale soluzione<br />
consente di mantenere ancorato il basamento superiore a<br />
quello inferiore in assenza di terremoto, mentre, nel momento<br />
in cui appositi sensori rilevano le prime vibrazioni<br />
del terremoto, viene inviato il segnale di warning al sistema<br />
che sblocca il basamento superiore e consente l’attivazione<br />
dell’isolamento sismico prima che giungano le vibrazioni più<br />
forti e distruttive del sisma che hanno generalmente alcuni<br />
secondi ritardo rispetto all’inizio della scossa.<br />
Un’altra attività sperimentale eseguita su tavola vibrante<br />
è stata sviluppata per testare l’efficacia di interventi di ripristino<br />
e rinforzo di due pannelli in pietra e tufo, secondo<br />
delle tipologie di muratura tipiche delle costruzioni storiche<br />
del centro-sud italiano. Tale territorio è spesso colpito da<br />
terremoti che hanno effetti distruttivi su queste tipologie<br />
costruttive, ed è quindi naturale la ricerca di tecniche per<br />
aumentare la resistenza della muratura ad un costo contenuto.<br />
Tutto il processo, dalla progettazione dei pannelli e<br />
della struttura in acciaio, alle prove sismiche ed alle valutazioni<br />
comparative dei risultati sono stati oggetto di due<br />
tesi di laurea presso l’Università Roma Tre (Fantauzzi <strong>2017</strong>,<br />
Focaccetti <strong>2017</strong>).<br />
Una prima sessione di test è stata effettuata nel dicembre<br />
2016 sui due muri senza rinforzo fino a rottura. La sequenza<br />
sismica a cui sono stati sottoposti i muri includeva i principali<br />
terremoti italiani registrati dalle stazioni sismiche presenti<br />
sul nostro territorio. In particolare:<br />
Fig. 3 – Dettaglio dello stato di danneggiamento<br />
del pannello in pietra rinforzato<br />
a fine prova (riquadro a destra) e<br />
zona evidenziata dall’analisi del moto<br />
magnificato (MMA, riquadro rosso).<br />
lato da un test di identificazione dinamica di tipo random<br />
che serve ad analizzare lo stato di integrità strutturale dei<br />
muri, in modo da poter seguire gradualmente il processo di<br />
danneggiamento dei provini.<br />
La condivisione a distanza della sperimentazione ha coinvolto<br />
partner di ricerca e end-user in ambito nazionale o<br />
internazionale. Nello specifico i test sono stati condivisi con<br />
il gruppo di ricerca della University of Miami (Coral Gables,<br />
Miami, FL, USA) guidata dal prof. Antonio Nanni, che è partner<br />
nell’ambito di un progetto di ricerca dal titolo “Composites<br />
with inorganic matrix for sustainable strengthening<br />
of architectural heritage”, coordinato dall’Università degli<br />
Studi Roma Tre (principal investigator: prof. Gianmarco de<br />
Felice) e cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri (MAE-<br />
CI). Queste prove hanno avuto anche notevole riscontro da<br />
parte della stampa nazionale con servizi televisivi (RAI2<br />
e Repubblica TV), dirette su social network (sull’account<br />
facebook di La Repubblica), articoli su quotidiani (La Repubblica,<br />
ILSOLE24ORE) e su siti web di professionisti del<br />
settore (www.ingegneri.info, www.cngeologi.it).<br />
Successivamente, i due muri sono stati riparati e rinforzati<br />
per poi essere risottoposti alla stessa sequenza di test sismici<br />
su tavola vibrante (fig. 3) al fine di fare un confronto<br />
del comportamento strutturale dopo l’intervento, il quale si<br />
compone di due fasi:<br />
1. realizzazione di un cordolo sommitale in muratura armata,<br />
rinforzato mediante messa in opera di un tessuto<br />
in trefoli di acciaio ad alta resistenza nei giunti di<br />
letto, e collegato alle murature sottostanti per messo<br />
di connettori o barre di acciaio. L’intervento ha la fun-<br />
4Irpinia 1980;<br />
4Umbria-Marche 1997;<br />
4L’Aquila 2009;<br />
4Emilia 2012;<br />
42016.<br />
Le suddette registrazioni sono state scalate e somministrate<br />
tramite la tavola vibrante a intensità via via crescente fino<br />
alla rottura dei provini. Ogni test sismico è stato interca-<br />
Fig. 4 - Risposta in frequenza del pannello murario in pietra calcolata con<br />
l’analisi del moto magnificato (MMA, linea rossa) e con i dati dei marker del<br />
3DVision (linea blu). Sono evidenziati i picchi che identificano il primo modo<br />
di vibrare della struttura.<br />
36 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 37<br />
zione di costituire un vincolo alla sommità della parete,<br />
impedendo l’innesco di meccanismi di ribaltamento per<br />
effetto di azioni sismiche ortogonali al piano;<br />
2. applicazione sulla superficie dei pannelli di muratura<br />
di compositi a matrice inorganica (Textile Reinforced<br />
Mortar, TRM) costituiti da un tessuto unidirezionale in<br />
trefoli di acciaio ad alta resistenza (per il campione in<br />
muratura di tufo) e una rete bidirezionale in fibra di<br />
basalto e acciaio inox (per il campione in muratura di<br />
pietrame), applicati per mezzo di malte a base di calce<br />
idraulica maturale. L’intervento ha la funzione di migliorare<br />
la resistenza flessionale delle pareti sollecitate<br />
fuori dal piano;<br />
Gli esperimenti condotti hanno dimostrato l’efficacia delle<br />
tecniche di rinforzo a cui sono stati sottoposti i pannelli,<br />
che sono stati in grado di sostenere scosse di intensità molto<br />
più elevata che senza rinforzo.<br />
Nell’ambito di questi ultimi test sono state testate le innovative<br />
tecniche di analisi visiva delle vibrazioni dei pannelli<br />
tramite algoritmi di analisi del moto magnificato (MMA). In<br />
particolare, questa tecnica è stata applicata sui test di tipo<br />
random. Infatti, trattandosi di una procedura necessaria<br />
all’identificazione dinamica della struttura e al tuning dei<br />
parametri di controllo della tavola, l’input vibrazionale a<br />
cui è sottoposto il provino è di intensità molto bassa e, quindi,<br />
le vibrazioni del pannello nei video originali sono praticamente<br />
impossibili da notare a occhio nudo. La strumentazione<br />
utilizzata per acquisire i dati è un tablet commerciale,<br />
la cui risoluzione (720 x 1280 pixel) e la velocità delle<br />
riprese video (28 fps) è piuttosto modesta. Questo al fine<br />
di esplorare l’efficacia del metodo con strumenti di bassa<br />
gamma, se non low-cost, che sarebbe uno degli aspetti più<br />
interessanti di questa tecnica, la cui efficacia è stata già<br />
dimostrata con costose videocamere ad altissima velocità<br />
(500-2000 fps).<br />
Effettivamente, una volta settati in modo ottimale i parametri<br />
dell’algoritmo implementato per l’elaborazione dei<br />
video acquisiti, il moto magnificato è stato in grado di rivelare<br />
i movimenti del pannello, con oscillazioni concentrate<br />
in specifiche zone del provino. Quando, successivamente,<br />
il pannello è stato sottoposto all’equivalente della scossa<br />
del terremoto di Amatrice, si sono prodotte delle fratture<br />
nell’area evidenziate dalla MMA, corrispondenti al riquadro<br />
indicata in Figura 3.<br />
La MMA si è rivelato, quindi, in grado di fornire visivamente<br />
indicazioni predittive sulle zone più critiche e sull’integrità<br />
della struttura muraria prima che si concretizzasse il danneggiamento<br />
palese del muro.<br />
È stato anche eseguito il calcolo della funzione di risposta in<br />
frequenza (FRF) sulla base di dati ottenuti tramite i “sensori<br />
virtuali” del MM. I sensori virtuali sono costituiti dall’insieme<br />
di 1580 pixel localizzati nel riquadro rosso in figura 4, i<br />
cui valori nel tempo sono a loro volta l’analogo dei segnali<br />
ottenibili da strumenti collocati a contatto sulla struttura<br />
sottoposta ai test sismici. Avendo acquisito i video a 28 fps<br />
(che rappresenta la frequenza di campionamento della misura)<br />
l’analisi tramite MM non può estendersi oltre il limite<br />
massimo teorico di 14 Hz (per il noto teorema di Nyquist-<br />
Shannon) e comunque l’identificazione delle frequenze risulta<br />
tanto più difficile quanto più ci si avvicina a tale limite.<br />
Conseguentemente, la sperimentazione effettuata con<br />
la strumentazione di modeste prestazioni utilizzata mirava<br />
a verificare se si riusciva a identificare le frequenze modali<br />
della struttura al di sotto dei 10-12 Hz.<br />
Gli stessi calcoli sono stati eseguiti anche con dati misurati<br />
contemporaneamente con sensori accelerometrici convenzionali<br />
o provenienti dal sistema 3DVision in modo da avere<br />
dei termini di confronto per verificare i risultati ottenuti<br />
con il metodo MM. In Figura 4 si mostra che la frequenza<br />
del primo picco di risonanza rilevata con la MM (pari a 7.9<br />
Hz) sia molto vicina alla frequenza del primo picco ottenuto<br />
con l’analisi dei dati dei marcatori del 3DVision (pari a 7.8<br />
Hz), che a sua volta è pressoché coincidente con i risultati<br />
ottenuti con accelerometri convenzionali.<br />
Bibliografia<br />
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fuori dal piano. Tesi di Laurea, Università Roma Tre.<br />
[9] Focaccetti, E. (<strong>2017</strong>) Prove su tavola vibrante di pareti in muratura rinforzate<br />
con materiali compositi a matrice inorganica comprendenti tessuti in<br />
acciaio e reti in fibra di basalto applicate con malte a base di calce idraulica<br />
naturale. Tesi di Laurea, Università Roma Tre, <strong>2017</strong>.<br />
Abstract<br />
Within the framework of the CO.B.R.A. project for the development and dissemination<br />
of methods, technologies and advanced tools for the conservation<br />
of cultural heritage, data and experimental results of several shaking table<br />
tests were remotely shared. Through the upgrading of the laboratory with<br />
new optoelectronic instrumentation and the application of innovative video<br />
processing techniques, the vibrations induced to two typical Italian historic<br />
masonry walls and to an isolated pedestal provided with early-warning system<br />
for delicate statues were measured and analyzed.<br />
Parole chiave<br />
Protezione antisismica, sperimentazione condivisa in remoto, motion capture 3D,<br />
moto magnificato, allerta tempestiva<br />
Autore<br />
Vincenzo Fioriti<br />
Roberto Romano<br />
Ivan Roselli<br />
ivan.roselli@enea.it<br />
Angelo Tatì<br />
Alessandro Colucci<br />
Marialuisa Mongelli<br />
Gerardo De Canio<br />
GERARDO.DECANIO@enea.it<br />
ENEA, Via Anguillarese 301, 00123, S. Maria di Galeria, Roma
GUEST PAPER<br />
Hazards, heritage protection<br />
and disasters resilience<br />
Competence, Liability and Culpability. Who's the blame?<br />
by Claudio Cimino<br />
Looking back at the past seventy or so years, it is hard to remember of a time when culture<br />
and cultural heritage have been more threatened. The third most important economic<br />
resource in Europe is seriously threatened in spite of the increased efforts made to protect it.<br />
Responsibility, Liability and Culpability. Who's the blame?<br />
CULTURAL HERITAGE AND TOURISM,<br />
A SOMETIMES UNCOMFORTABLE LIAISON<br />
Tourism is today considered the third most important sector<br />
in the European economy. During the last decades, tourism<br />
confirmed to be a a strong source of employment giving a<br />
significant contribution to the generation of the overall EU<br />
GDP. The sector kept growing significantly in Europe also<br />
during the severe economic conditions suffered as a result<br />
of the financial crisis started in 2007. Tourism, directly and<br />
indirectly generates over 17 million jobs in the EU with operators<br />
engaged in a broad range of economic areas.<br />
Based on the current trends, tourism worldwide is expected<br />
to further grow during the coming decades, although under<br />
a variety of geographic, socio-economic, cultural, etc. declinations,<br />
which are also connected to travellers age range,<br />
social access and economic status.<br />
In 2012 the tourist expenditure in the EU registered an increase<br />
reaching 291 € billions (EU 28) compared to the 265<br />
€ billions of the prior period (EU 27) 1 . The UNWTO 2 reported<br />
a similar general tendency with international tourism breaking<br />
for the first time in history the one billion tourists in<br />
2012 with a worldwide growth rate ranging between 3-5%<br />
yearly during the same period, although several regions of<br />
the world registered an even better overall performance.<br />
During the last few decades, the World Bank group and international<br />
donors’ programmes accompanied the positive<br />
trend focusing on tourism as a catalyst to promote socioeconomic<br />
development for the improvement of living conditions<br />
and social stability of local communities. A process<br />
that involved and still involves public and private investors<br />
and stakeholders with the participation of big investment<br />
groups but also small ones, often including little individual<br />
investors who are able to detect very interesting investment<br />
opportunities. Such a composite investors’ portfolio is the<br />
main reason why any estimate provided about the effective<br />
investment made in this sector risks to underscore the<br />
actual figures.<br />
To meet the needs of the very articulated tourist market,<br />
several countries adopted specific policies making significant<br />
investments to develop and innovate structures and<br />
infrastructures to preserve and promote their natural and<br />
cultural heritage acknowledging the immense intrinsic values<br />
and high economic potentials of these non-renewable<br />
resources.<br />
TOURISM, CLIMATE CHANGE & GLOBAL WARMING,<br />
URBAN DEVELOPMENT, NEGLIGENCE, CONFLICTS<br />
AND OTHER THREATS. CULTURAL HERITAGE IS AT RISK!<br />
However, in spite of the several recommendations issued by<br />
UNESCO, UNWTO, ICCROM and other specialised organisations,<br />
often investments on tourism development programmes<br />
neglect to introduce mechanisms for the protection of<br />
natural and cultural heritage sites from all sort of hazards,<br />
including those posed by the same visitors. Considered the<br />
current large numbers of tourists and those expected in the<br />
near future, it is imperative that stricter regulatory policies<br />
and DRR plans are introduced to help mitigate the impact<br />
of the heavy anthropic action on natural and cultural sites<br />
aware that tourism represents just one of the sources of<br />
threat for natural and cultural heritage.<br />
Actually, major natural and man-made disasters in the past<br />
were relatively sporadic if compared to the current dynamics.<br />
We assist today to natural events marked by unprecedented<br />
violence and frequency that are often associated<br />
to global warming and climate change. Not less violent are<br />
the events caused by terrorism, armed conflicts, neglect<br />
and/or mismanagement. Combinations of major natural<br />
and anthropogenic events with a domino effect like in the<br />
dramatic disaster of Fukushima are also frequent.<br />
Although a few political leaders deny the evidence, the<br />
hazards posed by global warming and climate change are<br />
acknowledged by most world leaders, especially considering<br />
that 170 over a total of 197 States Parties to the United<br />
Nations Framework Convention on Climate Change ratified<br />
38 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 39<br />
2015 Paris Agreement, confirming that significant policies<br />
are necessary worldwide to attempt reduce the trend 3 .<br />
Meanwhile, projections issued by the United Nations in<br />
2014 estimate that the world urban population will sensibly<br />
grow passing from 54% in 2013 to 66% in 2050 4 . An increased<br />
consumption of territory should be expected as a result in<br />
most regions of the world while the highest concentrations<br />
of population will be reached in Europe, the USA and Asia<br />
where over 80% of the population will be settled in densely<br />
inhabited cities while the remaining 20% will be living in a<br />
practically emptied countryside. For opposite reasons, this<br />
split human settlement model introduces new factors of threat<br />
on both rural and urban heritage.<br />
In fact, in areas characterised by a low density of population<br />
the risks are associated to a reduced territorial control<br />
including for the protection of natural and cultural heritage,<br />
resulting in lower security conditions and relatively<br />
limited capacity to manage major events such as fires, landslides,<br />
erosion, earthquakes, floods, etc. according to a<br />
sadly well known pattern.<br />
In cities exposed rapidly growing population and higher<br />
density, instead, the fast urban development or/and the<br />
regeneration of the built stocks available, leaves room for<br />
typical speculative models, often imposed by groups of (financial)<br />
interest pressing on regional and local authorities,<br />
resulting in interventions that involve heavy land use, soil<br />
erosion, destruction of historic townscapes, gentrification<br />
and loss of authenticity, directly and indirectly exposing heritage<br />
at risk from a variety of threats that jeopardise the<br />
whole conservation of historic cities, archaeological sites<br />
and their surrounding cultural landscapes and natural environment.<br />
Heavy land use, promotion of intensive urban development<br />
and lack of proper regional planning instruments<br />
leave always visible signs of their impact on heritage and<br />
environment. That is why a proper planning and monitoring<br />
of these activities should be methodically conducted<br />
starting with a making Impact Assessment. The introduction<br />
of this instrument would be extremely useful to inform<br />
the whole chain of decisions making in urban and regional<br />
planning, however, unfortunately it is not sufficiently widespread<br />
yet.<br />
There is an increased institutional awareness today of the<br />
widespread contingent situations threatening natural and<br />
cultural heritage wherever located in urban or open rural<br />
areas and of the need to adopt appropriate disaster risk reduction<br />
measures to prevent, mitigate and respond to every<br />
sort of threat. Several EU H2020 DRS research projects are<br />
currently studying the problems connected to urban and rural<br />
heritage protection in areas affected by climate change,<br />
global warming and subject to natural and anthropogenic<br />
events.<br />
However, cultural heritage today is also increasingly exposed<br />
to the risk from the effects of social unrest, symmetric<br />
and asymmetric armed conflicts, terrorism, sacking, looting,<br />
illicit trafficking, and other threats of anthropogenic<br />
nature that are frequently reported within the daily news.<br />
The 2016 edition of the Conflict Barometer states that 226<br />
violent conflicts occurred in 2015 and during the same period<br />
38 conflicts were classified as highly violent 5 . Millions<br />
of civilians are forced out of their endangered homes every<br />
year and most of them leave their countries in search for<br />
safer environments bringing with them only fragments of<br />
their often rich cultural legacies.<br />
It is evident that natural and cultural heritage worldwide<br />
are exposed to all sorts of threat. Phenomena of huge magnitude<br />
that severely hit vast portions of territory, causing<br />
disastrous effects on structures, infrastructures as well as<br />
on heritage, clearly jeopardising the chances of a socioeconomic<br />
benefit in return from the public and private investments<br />
made.<br />
The concerned specialised community worldwide search for<br />
alternative and more advanced solutions for different types<br />
of threats, a better understanding of the causes of threats<br />
and to propose alternative methods to improve the level of<br />
protection of natural and cultural heritage at risk.<br />
Several international and national Agencies and Research<br />
Centres developed studies and applied with important investments<br />
to help the concerned authorities protect cultural<br />
heritage with adequate measure in response to the<br />
multiple hazards threatening its resilience.<br />
In the attempt to contribute find scientific and technological<br />
solutions, since several years the EU launched a series<br />
of calls for proposals for research projects especially but<br />
not solely within the EU Framework Programme and some<br />
relevant research projects are currently ongoing within the<br />
Horizon 2020 and the JPI CH programmes.<br />
On December 7, 2016, the EU DG RTD organised an experts<br />
meeting held in Brussels (B) with the participation of several<br />
international agencies and experts of various disciplines<br />
engaged in the protection of cultural heritage worldwide.<br />
A number of queries were posed for the development of a<br />
comprehensive European approach and find possible solutions<br />
for the implementation of concrete measures to protect<br />
threatened natural and cultural heritage 6 .<br />
It is expected that further research and international cooperation<br />
projects will be promoted through all the available<br />
instruments within the EU 2014-2020 programmes and<br />
given the complexity of the problematic to be addressed,<br />
probably also the next seven years and innovation for the<br />
period 2021-2027 will promote research and innovation for<br />
the concrete development of cultural heritage protection<br />
policy.<br />
The need to protect cultural heritage at risk has been lately<br />
addressed also within the Council of Europe Convention on<br />
Offences relating to Cultural Property (Nicosia, 19/05/<strong>2017</strong><br />
Treaty No. 221). The Convention aims to prevent and combat<br />
the illicit trafficking and destruction of cultural property,<br />
in the framework of the Organisation’s action to fight<br />
terrorism and organised crime. A very necessary convention<br />
keeping in mind that the European zone is considered one<br />
of the regions of the world most affected by international<br />
art crime.<br />
STATE OF THE ART IN CH PROTECTION AND INPUTS NEEDED<br />
As mentioned, several international organisations and state<br />
agencies are currently working at the definition of strategies<br />
and models to respond in case of major natural and<br />
man-made events however, so far only few countries have<br />
been able to develop properly designed progressive plans<br />
for the protection of natural and cultural heritage. In spite<br />
of their commitment to the UNESCO Conventions, in case of<br />
major events States Parties are often caught unprepared as<br />
they lack of adequate Disasters Risk Reduction (DRR) policies<br />
and adequate measures to secure heritage resilience.<br />
Apart from a few exceptions, state agencies and local authorities<br />
are aggravated in their ordinary of maintenance,<br />
monitoring and conservation tasks and most cultural heritage<br />
sites lack of properly designed management plans (if<br />
any) while based on international conventions they are expected<br />
to also deploy proper risk preparedness plans providing<br />
also measures to reduce the effects and, respond to all<br />
sort of extreme events cultural heritage.<br />
Fig. 9 - Sezione - prospetto elaborata con 3DReshaper.
Budget restrictions, lack of trained personnel and means,<br />
absence of emergency plans, weak or no cooperation<br />
between national agencies. These are usually claimed to be<br />
the main reasons for failure vis-à-vis events that find the<br />
concerned authorities widely unprepared to protect natural<br />
and cultural heritage when major events happen. The consequences<br />
are under our eyes.<br />
However, waiting for the development of scientific and<br />
technological research and innovation to be available and<br />
facilitate their tasks, a preventive heritage conservation<br />
and protection is possible by adopting an integrated regional<br />
management approach within an inter-agency cooperation<br />
framework. An approach that would permit to maximise<br />
the use of financial, structural and human resources available<br />
for the development of early detection strategies to<br />
identify different sources of threat and for the deployment<br />
of preventive DRR measures designed for the protection of<br />
natural and cultural heritage an evident beneficial effect<br />
also for the local communities.<br />
Innovative, efficient and operative cooperation agreements<br />
between agencies are necessary and could be sufficient to<br />
deploy and implement proper risk preparedness plans at a<br />
territorial scale. However, inter-agency cooperation in most<br />
cases is still far from becoming a widespread reality often<br />
due to guilty neglect or worse to internal political hostility<br />
between parties in constant competition. It is a global<br />
phenomenon that affects several countries and confirms a<br />
tendency to breach the Sendai Framework 7 .<br />
There are however, a few countries where promising experiences<br />
of inter-agency cooperation are implemented for<br />
the protection of cultural heritage and DRR policies are set<br />
with the direct involvement of concerned public and private<br />
stakeholders. For the time being these cases represent an<br />
exception rather that a common practice.<br />
I like to mention here the case of the War Free World Heritage<br />
Listed Cities, a 46 months project completed in December<br />
2013 thanks to an EU grant within the ENPI CIUDAD<br />
programme. The project was coordinated by WATCH 8 in<br />
partnership with the Council of the United Municipalities of<br />
Byblos (Lebanon) and the Municipality of Mtskheta (Georgia)<br />
in Association with NEREA (Italy) and FOCUH (Turkey), with<br />
backstopping from UNESCO, ICCROM, IIHL, ICOM and the Austrian<br />
Army and with the participation of international experts<br />
of various disciplines from ICOMOS ICORP, Securcomp<br />
and several other organisations (info in: www.warfreeheritage.net).<br />
Main objective of the project was to develop models of<br />
good urban Governance by planning and implementing<br />
comprehensive Risk Preparedness Plans for the Enhanced<br />
Protection of two world heritage sites according to the Second<br />
Protocol to the UNESCO 1954 Convention of The Hague<br />
(Convention) 9 .<br />
Thanks to the multidisciplinary, inter-sectorial approach<br />
adopted in the project a methodology was established for<br />
the implementation of the Convention with an urban and<br />
regional planning approach looking at cultural heritage risk<br />
management as a matter of Good Governance at territorial<br />
level taking into account all types of threats.<br />
The methodology was tested in Georgia and Lebanon and<br />
apart from achieving the set objectives, the sustainability<br />
of the action was confirmed when, after two more years of<br />
cooperation between, a draft dossier for the nomination of<br />
the Historical Monuments of Mtskheta and the surrounding<br />
protection zone prepared within the project framework was<br />
further developed and finally submitted in March 2015 by<br />
the Government of Georgia to UNESCO for approval by the<br />
International Committee for the Protection of Cultural Property<br />
in the Event of Armed Conflict.<br />
The dossier was finally approved in December 2016 and Enhanced<br />
Protection was granted to the Historic Monuments<br />
of Mtskheta that became the 11 th heritage site listed in this<br />
list, and now the site is placed under the highest level of<br />
protection possible according to international law.<br />
A conclusion sealing an experience and a track record of<br />
achievements that can now be replicated in support to any<br />
other State Party of the Convention and UN Member States<br />
at large. This especially based on art. 20 of the UN Resolution<br />
2347 (<strong>2017</strong>) adopted by the Security Council at its<br />
7907 th meeting, on 24 March <strong>2017</strong> calling ‘upon UNESCO,<br />
UNODC, INTERPOL, WCO and other relevant international<br />
organizations, as appropriate and within their existing mandates,<br />
to assist Member States in their efforts to prevent<br />
and counter destruction, looting and trafficking of cultural<br />
property in all forms’.<br />
However, in spite of being an important achievement Enhanced<br />
Protection actually represents the beginning of an<br />
itinerary. In fact, like in any other UNESCO Conventions,<br />
State Parties are requested to maintain, continuously improve<br />
and update the level of site management described<br />
in the nomination dossier and to abide also with the recommendations<br />
received from UNESCO to ensure the respect of<br />
the prescribed conditions.<br />
COMPETENCE, LIABILITY AND CULPABILITY.<br />
WHO’S THE BLAME?<br />
Is there a chance to turn threats to natural and cultural<br />
heritage into opportunities for a good regional Governance?<br />
The experience made so far demonstrated that costs associated<br />
to design and concretely deploy dynamic risk<br />
preparedness measures on the territory to prevent/mitigate<br />
the impact of major events on natural and cultural<br />
heritage can be relatively contained. As mentioned, this is<br />
possible thanks to the maximisation and harmonised use of<br />
resources normally available under countries under various<br />
declinations (e.g. State agencies, Civil protection, Fire departments,<br />
Police, Army, ICRC, Specialised Civil Society Organisations,<br />
Universities and Research centres) resulting in<br />
the optimization of the institutional efforts needed.<br />
Any responsible executive wishing to develop a DRR plan<br />
for the protection of natural and/or cultural heritage from<br />
the existing intrinsic and territorial hazards should consider<br />
to use urban/regional planning approach and models of<br />
good Governance, following UNESCO and/or ICCROM recommendations/guidelines<br />
for risk assessment, mitigation and<br />
response adapted to the heritage context of application.<br />
To prevent duplication of efforts and overlapping, before<br />
undertaking the endeavour s/he should try to verify the following<br />
prerequisites:<br />
1. Is there any DRR Plan to protect your cultural heritage<br />
in place?<br />
2. Has an inter-agency risk management committee for<br />
the protection of cultural heritage under extreme<br />
events been set? Were the respective referent persons<br />
identified and were contacts with/between them<br />
established?<br />
3. Has a 24/7 early risk management plan been prepared<br />
and tested to secure the timely implementation of the<br />
set emergency measures within whatever context?<br />
4. How many persons are available and which duties are<br />
they assigned? Have they been properly (re)trained,<br />
organised and equipped during the last 12 months to<br />
40 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 41<br />
be ready to implement DRR for the protection of the<br />
selected heritage site whatever the type of natural/<br />
man-made disaster?<br />
5. How many public awareness campaigns on the heritage<br />
sites values and policies for their protection were<br />
promoted locally/nationally to promote widespread<br />
information to various age target groups and stakeholders?<br />
As mentioned Conventions, International Law, Directives<br />
and a wealth of Recommendations and Guidelines are there.<br />
Some good practice now exist and also a quite widespread<br />
literature produced by UNESCO, ICCROM, and several other<br />
specialised international organisations are now available.<br />
The responsible officers should take the time to reply to the<br />
above and other questions of the type at least twice a year,<br />
search for answers to questions that have not an immediate<br />
answer. May answers remain pending a proper verification<br />
of existing DRR plans should be conducted and, if needed,<br />
plans should be further developed and enforced.<br />
The promotion of preventive measures for the protection of<br />
heritage sites at risk with an urban / regional planner approach<br />
has a positive impact at a territorial level since the<br />
risk assessment and DRR measures studied for natural and<br />
cultural heritage would would apply also to structures, infrastructures<br />
and areas of interest for the whole community<br />
of the analysed territory. As said, the all process of planning<br />
and deployment of dynamic DRR measures for the protection<br />
of natural and cultural heritage from disasters can be<br />
realised at a relatively contained cost by maximising the use<br />
of available human resources and budgets, promoting interagency<br />
cooperation and involving specialised no-profit civil<br />
society organisations. An approach repeatedly suggested in<br />
several conference, reccommendations and publications<br />
(10).<br />
There is a very thin difference in a choice between possible<br />
and not possible in the domain of heritage protection and it<br />
can be very well linked to the difference between ‘will or<br />
not’ of the responsible executive.<br />
In fact, similarly to any good manager in a SWOT analysis,<br />
the competent executive officer should be able to transform<br />
a threat into an opportunity and, a weakness into a<br />
of strength.<br />
A competent executive officer would also be re-liable and<br />
could easily set the most appropriate scenario to initiate,<br />
gradually develop and implement an exhaustive risk assessment<br />
and early detection plan and deploy the relative DRR<br />
measures necessary for the protection of the heritage site<br />
and its surrounding area/territory. Any responsible executive<br />
unable to set the necessary plan should question whether<br />
s/he has got the required competence, and/or in case,<br />
consider if appropriate to involve an external supporting<br />
expertise. An executive who denies the need of establishing<br />
properly designed risk preparedness measures and leaves<br />
the site exposed to threats should be considered guilty in<br />
case of disaster and should be blamed for any consequences<br />
caused to people and heritage site s/he is responsible for.<br />
Notes<br />
1 Source EUROSTAT http://ec.europa.eu/eurostat/web/tourism/statisticsillustrated<br />
2 Source UNWTO Highlights, 2013 Edition. http://www.e-unwto.org/doi/<br />
book/10.18111/9789284415427<br />
3 The Agreement builds on the 1992 United Nations Framework Convention<br />
on Climate Change Agreement see: http://unfccc.int/paris_<br />
agreement/items/9485.php<br />
4 United Nations. Department of Economic and Social Affairs. World Urbanization<br />
Prospects, 2014 revision. https://esa.un.org/unpd/wup/<br />
5 Conflict Barometer is published at the Heidelberger Institut für<br />
Internationale Konfliktforschung (HIIK). https://www.hiik.de/en/konfliktbarometer/<br />
pdf/ConflictBarometer_2016.pdf<br />
6 Cultural heritage, disaster resilience and climate change: the contribution<br />
of EU research and innovation. https://europa.eu/newsroom/events/<br />
cultural-heritage-disaster-resilience-and-climate-change-contribution-euresearch-and_en<br />
7 EU priorities in the context of the Sendai Framework: (1) Building risk<br />
knowledge in EU policies; (2) An all-of-society approach in disaster risk management;<br />
(3) Promoting EU risk informed investments; and (4) Supporting the<br />
development of a holistic disaster risk management approach<br />
8 World Association for the Protection of Tangible and Intangible Cultural<br />
Heritage in times of armed conflicts<br />
9 The 1999 Second Protocol to the (1954) UNESCO Convention of The Hague<br />
for the Protection of Cultural Property in the Event of Armed<br />
(10) H. Stovel, ‘Risk Preparedness: A Management Manual for World Cultural<br />
Heritage’ ed. ICCROM et al. in 1998.<br />
Abstract<br />
In ordinary circumstances managing cultural heritage is not any easy, yet,<br />
lately it turned into a much more challenging job. During the last few decades<br />
we assisted to an increased number of disasters caused by events of<br />
unprecedented frequency and dimensions with significant losses of human<br />
lives, devastated territories and heritage. This article analyses the reasons<br />
why in spite of their commitment to UNESCO Conventions in case of disaster<br />
States Parties are often caught unprepared due to lack of concrete Disasters<br />
Risk Reduction (DRR) measures to secure heritage resilience.<br />
Keywords<br />
Disaster Risk Reduction, Regional/Urban Governance, Enhanced Protection,<br />
UNESCO Conventions, Heritage Impact Assessment.<br />
Author<br />
Vincenzo Fioriti<br />
Claudio Cimino<br />
c.cimino@eyeonculture.net<br />
Secretary General, WATCH (World Association for the Protection of<br />
Tangible<br />
and Intangible Cultural Heritage in times of armed conflict);<br />
Board of Architects, Urban planners, Landscape designers and Conservators<br />
of Rome; Founder of Alchemia Project Associates (Italy)<br />
Conflict
AZIENDE E PRODOTTI<br />
TUTELA DEI BENI CULTURALI<br />
TECNOLOGIA WIRELESS PER IL CONTROLLO DEL<br />
MICROCLIMA NEGLI AMBIENTI CONSERVATIVI<br />
A dicembre <strong>2017</strong> è iniziata una campagna di monitoraggio<br />
microclimatico, utilizzando per la prima volta<br />
presso un importante museo di Roma, una rete di monitoraggio<br />
con sistema Wireless e di ridotte dimensioni.<br />
La sperimentazione per la valutazione del microclima<br />
durerà diversi mesi, e verrà condotta dai professionisti<br />
di Ascisse S.r.l., azienda specializzata nel settore degli<br />
strumenti di misura e dei sistemi di controllo ambientale<br />
complessi.<br />
Attualmente, è sempre più diffusa la consapevolezza<br />
che il controllo del microclima rappresenti negli ambienti<br />
espositivi e conservativi un’esigenza irrinunciabile<br />
per la corretta gestione delle opere d’arte: la conservazione<br />
del patrimonio culturale oggi deve essere infatti<br />
affrontata non solo mediante interventi e restauri<br />
d’urgenza, ma preferibilmente in maniera preventiva:<br />
il controllo in continuo dei parametri ambientali, si colloca<br />
di fatto tra le principali attività preventive, ed è<br />
regolamentato da normative e linee guida tecniche,<br />
leggi (vedi il D.M. n. 10 Maggio 2001), finalizzate a stabilire<br />
i criteri di base circa l’esecuzione delle misure,<br />
ed a fornire indicazioni sui livelli e sui limiti di variabilità<br />
cui attenersi.<br />
In questo senso, la tecnologia Wireless viene incontro<br />
alle necessità conservative degli ambienti museali,<br />
spesso costituiti da un elevato numero di sale espositive<br />
dislocate su vari livelli. Infatti, rispetto ai sistemi di<br />
monitoraggio oggi già molto diffusi con sensori Standalone,<br />
una rete Wireless offre molteplici vantaggi, mantenendo<br />
elevati gli standard qualitativi:<br />
4 La possibilità di gestire completamente i dati acquisiti<br />
dai sensori posizionati in diversi punti da un’unica<br />
postazione: configurazione del sistema, scarico<br />
dei dati, impostazione delle soglie di allarme in<br />
funzione degli oggetti da conservare, controllo del<br />
segnale radio.<br />
4 I dati potranno essere fruibili in qualsiasi momento<br />
ed in qualsiasi parte del mondo grazie all’accesso a<br />
piattaforme web o Cloud.<br />
4 Si eviterà il rischio di mancata registrazione dati (a<br />
causa per esempio dello scarico delle batterie dei<br />
sensori).<br />
Il sistema di acquisizione sarà formato da diverse parti<br />
trasmittenti (Sensori ambientali) e da una parte ricevente<br />
(Unità di base). I sensori verranno posizionati<br />
in diverse sale del museo: i dati acquisiti vengono<br />
trasmessi tramite segnale RF all’Unità di base, che a<br />
sua volta trasmetterà i dati direttamente al PC. I dati<br />
registrati vengono in seguito archiviati in una banca<br />
dati fruibile in qualsiasi momento tramite un apposito<br />
software. L’unità di base potrà essere collegata al PC<br />
tramite USB, WiFi, moduli Ethernet o modem GSM. Inoltre,<br />
nelle situazioni di difficile trasmissione del segnale<br />
radio, appositi ripetitori consentiranno di espandere il<br />
segnale virtualmente all’infinito, garantendo sempre<br />
una copertura ottimale.<br />
Il progetto prevede, oltre alla promozione di una affidabile<br />
rete di monitoraggio senza fili, un’approfondita<br />
analisi statistica ed interpretazione dei dati acquisiti,<br />
con riferimento sia alla vasta letteratura internazionale<br />
disponibile, che alle specifiche contenute nelle attuali<br />
normative e linee guida di settore. L’obiettivo è quello<br />
di definire migliori strategie di controllo per la tutela<br />
del Patrimonio Culturale, nell’ottica di costruire in<br />
futuro un’unica rete di sistemi per il monitoraggio e la<br />
valutazione microclimatica di svariate tipologie di ambienti<br />
conservativi.<br />
Per maggiori informazioni sui sistemi e servizi offerti<br />
consultare il sito www.ascisse.it<br />
CON HERON LITE IL RILIEVO<br />
3D DIVENTA ANCORA PIÙ RA-<br />
PIDO, PROFESSIONALE E VER-<br />
SATILE<br />
HERON LITE è la miglior soluzione<br />
per effettuare la mappatura<br />
3D di edifici antichi,<br />
costruito storico, monumenti,<br />
parchi e siti archeologici in<br />
tempi estremamente ridotti,<br />
risultando perfettamente operativo anche in zone con<br />
assenza di ricezione del segnale GPS. E’ un laser scanner<br />
professionale portatile, in grado di catturare dati<br />
LiDAR in movimento e generare una nuvola di punti 3D.<br />
Questa innovativa modalità di rilevamento mobile consente<br />
di visualizzare il dato in tempo reale ed ottenere<br />
la nuvola di punti 3D in tempi rapidissimi per poter così<br />
passare velocemente ad una fase di valutazione preprogettuale<br />
di fattibilità e verifica. Volendo considerare<br />
analisi più specifiche, la mappa 3D ottenuta in modo<br />
speditivo può essere molto utile per effettuare un confronto<br />
tra il costruito (as-built) e il progetto BIM (asdesigned),<br />
operando di fatto una verifica del corretto<br />
svolgimento dei lavori.<br />
HERON LITE è composto da un sensore Velodyne Puck<br />
VLP-16 LITE, da una IMU compatta e da una robusta<br />
unità di controllo da cui gestire tutte le attività di rilievo.<br />
HERON LITE è in grado di generare mappe 3D in<br />
tempo reale, è facilmente trasportabile e assai versatile.<br />
L›operatore può infatti optare tra diverse configurazioni:<br />
ad esempio, il sensore laser può essere montato<br />
su supporto impugnabile o fissato su apposito caschetto<br />
per una libertà di movimento ancora maggiore. In entrambi<br />
i casi, la modalità di utilizzo risulta immediata e<br />
semplice: basta infatti avviare il sistema dall’apposito<br />
pannello di controllo ed iniziare a camminare.<br />
HERON LITE è in grado di superare la classica tecnologia<br />
SLAM, introducendo algoritmi brevettati di ottimizza-<br />
42 ArcheomaticA N°3 3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 43<br />
zione del rilevamento e drastiche riduzioni degli effetti<br />
di sbandamento. Il dato di HERON LITE è inoltre completamente<br />
compatibile con JRC 3D Reconstructor, software<br />
diffuso in tutto il mondo in grado di gestire nuvole<br />
di punti e immagini provenienti da diverse piattaforme<br />
LiDAR e imaging.<br />
E qualora sorgesse la necessità di effettuare operazioni<br />
di monitoraggio dei cambiamenti in tempo reale<br />
(Real Time Change Detection) o di verificare lo stato di<br />
avanzamento lavori, sarà sempre possibile effettuare<br />
l›aggiornamento di HERON LITE ai modelli HERON AC-1<br />
o MS-1.<br />
www.gexcel.it<br />
HERITAGE LANCIA SCRIPTUM, UN NUOVO SOFTWA-<br />
RE PER LA TRASCRIZIONE E LA VISUALIZZAZIONE DI DO-<br />
CUMENTI ANTICHI E MANOSCRITTI<br />
validazione / pubblicazione. Infine, attraverso un sistema<br />
di codificazione univoca, Scriptum permette di<br />
“agganciarsi” direttamente a strutture archivistiche o<br />
documentali anche molto complesse.<br />
Il software è pensato come modulo a parte integrabile in<br />
differenti programmi di schedatura. Attraverso il sistema<br />
di codifica, l’utente o l’operatore potrà consultare<br />
l’archivio documentale secondo la sua propria gerarchia<br />
e struttura e al tempo stesso, al livello dell’unità oggetto<br />
del lavoro di digitalizzazione e trascrizione, accedere<br />
alla visualizzazione della pagina trascritta, con visione a<br />
fianco del testo originale.<br />
Il progetto Scriptum è stato realizzato mediante l'utilizzo<br />
delle più moderne tecnologie, sia per la gestione<br />
delle funzionalità di back-end sia per quelle di frontend.<br />
Le librerie applicative utilizzate per la realizzazione<br />
del progetto sono NodeJs per la parte server-side e<br />
AngularJS per la versione client-side.La complessità che<br />
queste librerie hanno permesso di risolvere sono legate<br />
a vari aspetti di natura tecnica: mediante un lavoro di<br />
integrazione di API Heritage è stato sviluppato un sistema<br />
di autenticazione Single Sign-on che permette<br />
la comunicazione fra il gestionale dove risiede l'alberatura<br />
e la classificazione dei documenti con quello di<br />
Scriptum. Mediante questo scambio di informazioni,<br />
gli utenti che accedono al software possono ricercare<br />
ed elaborare i documenti effettuando un processo di<br />
trascrizione del PDF/immagine in testo formattato.Il<br />
documento, una volta finita la trascrizione, viene etichettato<br />
come elaborato e questo dato viene passato<br />
al sistema Heritage che ne salva i parametri sul proprio<br />
database.<br />
Il prodotto nasce dalla attività di Ricerca e Sviluppo della<br />
PMI torinese in ambito Heritage Content Management,<br />
ovvero la creazione di modelli di esplorazione dei contenuti<br />
culturali che, a partire da database conformi agli<br />
standard nazionali e internazionali di documentazione e<br />
archiviazione, offrano una fruizione intuitiva, partecipata<br />
e modulare ai contenuti.<br />
Scriptum è una Web Application che permette la visualizzazione<br />
della pagina digitalizzata del documento<br />
originale e, in parallelo, la pagina di lavoro bianca su cui<br />
trascrivere il testo. All’interno della sezione di trascrizione,<br />
è possibile codificare la scrittura secondo alcune<br />
modalità classiche dei più comuni editor testuali (grassetto,<br />
corsivo, sottolineato, etc.), oltre a effettuare<br />
comodamente operazioni di selezione, copia e incolla,<br />
ecc.<br />
L’accesso al software avviene con differenti livelli di accesso<br />
a seconda dei permessi che si vuole dare all’utente:<br />
inserimento e modifica / validazione / sola consultazione.<br />
Inoltre, Scriptum gestisce il flusso di lavoro da<br />
parte di operatori e supervisori con funzioni di verifica e<br />
EASYCUBE PRO:<br />
TECNOLOGIA IN-<br />
NOVATIVA PER I<br />
BENI ARCHITET-<br />
TONICI<br />
La società Virtualgeo<br />
di Sacile (PN)<br />
ha messo a disposizione<br />
del Corso<br />
di Laurea Magistrale<br />
in Architettura<br />
dell'Università<br />
degli Studi di<br />
Trieste le proprie<br />
tecnologie per per<br />
la conservazione e<br />
la valorizzazione<br />
dei beni architettonici.<br />
L’attività formativa<br />
prevede anche<br />
un’esperienza sul campo durante la quale saranno individuate<br />
e mappate le diverse forme di degrado presenti<br />
nel sito archeologico. Un modello 3D aiuterà gli studenti<br />
a individuare le tecniche d’intervento più idonee alla<br />
conservazione dei materiali sui quali insistono le patologie<br />
di degrado.
AZIENDE E PRODOTTI<br />
Il corso, che consiste in un vero e proprio progetto di<br />
ricerca, alterna attività pratiche sul campo e lezioni in<br />
aula e coinvolge 36 studenti; coordinato dal prof. Sergio<br />
Pratali Maffei è stata avviato lo scorso ottobre <strong>2017</strong> e<br />
proseguirà fino alla fine del primo semestre accademico.<br />
A rendere ancora più interessante l’esperienza è stata<br />
la scelta dell’area oggetto di studio: il porto fluviale di<br />
Aquileia, uno degli esempi meglio conservati di struttura<br />
portuale del mondo romano.<br />
Virtualgeo ha realizzato la campagna di rilievo dell'area<br />
interessata utilizzando il laser scanner terrestre<br />
per l'acquisizione dei resti architettonici e del terreno<br />
circostante. Attraverso una campagna di rilievo fotografico,<br />
sia terrestre che con drone, sono state create<br />
ed applicate le texture fotogrammetriche al modello<br />
3D. Utilizzando le tecnologie dell'ecosistema proprietario<br />
Geomaticscube e a partire dai dati ottenuti dalla<br />
campagna di rilievo, Virtualgeo ha realizzato il modello<br />
Advanced 3D del sito archeologico.<br />
L'Advanced 3D è una tipo di modello che, in linea con le<br />
direttive della Commissione Europea 2013 del progetto<br />
Reflective 7 - Horizon 2020, oltre ad essere fedele al<br />
reale in termini morfometrici e fotogrammetrici, risulta<br />
essere organizzato, informativo e semantico.<br />
L'individuazione e la mappatura delle zone geolocalizzate<br />
di degrado è stata eseguita utilizzando il software<br />
EasyCUBE PRO, pensato e rivolto al mondo professionale<br />
che consente di gestire, interrogare e sviluppare i modelli<br />
Advanced 3D.<br />
EasyCUBE PRO è composto da vari strumenti che si possono<br />
raggruppare nelle seguenti macrocategorie: gestione<br />
del progetto, modalità di visualizzazione, strumenti<br />
di navigazione, strumenti di visualizzazione, strumenti<br />
per l'analisi e le indagini metrologiche, diagnostiche,<br />
as-buit e multimedia, simulazioni visive e rendering di<br />
immagini ad alta risoluzione.<br />
Nel caso specifico di Aquileia è stato impiegato principalmente<br />
lo strumento di segmentazione, che ha consentito<br />
anche di creare un glossario specifico per l’analisi<br />
del degrado e le indicazioni di intervento, mediante<br />
una mappatura tridimensionale e geolocalizzata dettagliata.<br />
L'area archeologica rilevata è stata suddivisa in<br />
settori contigui, ciascuno dei quali assegnato a piccoli<br />
gruppi di studenti, che hanno impiegato una copia del<br />
software per eseguire la mappatura dei degradi presenti<br />
nel proprio settore e definire la localizzazione e l’estensione<br />
degli interventi previsti.<br />
www.virtualgeo.eu<br />
CENTIMETRI SU SMARTPHONE PER IL MAPPING<br />
TOPOGRAFICO ARCHEOLOGICO<br />
Uno dei sogni dell'archeologo topografo fin dai primi<br />
giorni del posizionamento satellitare, è stato quello di<br />
utilizzare il GPS (oggi GNSS) per ottenere un posizionamento<br />
accurato dappertutto. L'accuratezza al centimetro<br />
è il must del momento tra gli ingegneri e gli scienziati<br />
che lavorano per sviluppare la tecnologia GNSS<br />
capace di consentire di lavorare con posizionamento ad<br />
alta precisione ovunque e dove necessario.<br />
Tale visione sta diventando realtà e questo può aprire<br />
nuove possibilità per qualificare e rendere speditivo il<br />
rilievo topografico e di mappatura GIS per l'aecheologia.<br />
I problemi tradizionali del posizionamento preciso,<br />
tra cui il costo, il tempo e i flussi di lavoro complessi,<br />
stanno rapidamente svanendo. Grazie a un pacchetto di<br />
nuove tecnologie, è possibile ottenere un'accuratezza<br />
di pochi centimetri utilizzando uno smartphone, ovviamente<br />
avendo familiarità con applicazioni di tipo consumer.<br />
Il nuovo approccio, su cui stanno cimentandosi molti<br />
fornitori, consente agli sviluppatori e agli utenti, di<br />
operare a livelli di precisione e fiducia precedentemente<br />
raggiunti solo da professionisti altamente qualificati<br />
e ben attrezzati. Uno dei produttori che ha raggiunto<br />
tale livello è Trimble, che Trimble Catalyst, sta portando<br />
alta precisione, flessibilità e efficienza dei costi alle<br />
applicazioni, tra cui GIS, utilità, asset management e<br />
molti altri. Con Catalyst, gli utenti possono ottenere<br />
posizioni con precisione che vanno da 1 metro a qualche<br />
centimetro.<br />
La soluzione Catalyst è costituita da un'antenna piccola<br />
e leggera che si collega ai tablet Android o smartphone,<br />
insieme ad un abbonamento al servizio di posizionamento<br />
Catalyst. L'antenna palmare fornisce segnali dai<br />
satelliti GNSS al software che funzionano dietro le quinte<br />
del tablet o dello smartphone. Il software combina i<br />
dati GNSS con le informazioni provenienti dal servizio di<br />
correzione Catalyst che, in base alla propria posizione,<br />
provengono da satelliti o connessioni Internet wireless.<br />
La soluzione consente di produrre posizioni precise<br />
in tempo reale. Le sottoscrizioni mensili sono basate<br />
sull'accuratezza - gli utenti pagano solo per la precisione<br />
di cui hanno bisogno e quando ne hanno bisogno.<br />
Attualmente in Italia è possibile avere fino a 50 cm di<br />
precisione da satellite. Le soluzioni sub-decimetriche<br />
con trasmissione di correzione via IP, sono disponbili solamente<br />
in alcune regioni del Nord Europa.<br />
catalyst.trimble.com<br />
C<br />
M<br />
Y<br />
CM<br />
MY<br />
CY<br />
CMY<br />
K<br />
44 ArcheomaticA N°3 3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 45
EVENTI<br />
31 JANUARY – FEBRUARY 2<br />
2018<br />
AIUCD 2018 Conference -<br />
Associazione per l’Informatica<br />
Umanistica e le Culture Digitali<br />
(AIUCD)<br />
Bari (Italy)<br />
Website: http://www.<br />
aiucd2018.<br />
uniba.it/<br />
25 – 27 GENNAIO 2018<br />
International Symposium<br />
Consolidation & Communication<br />
Materials and Methods for<br />
the Consolidation of Cultural<br />
Heritage: an Interdisciplinary<br />
Dialogue<br />
Hildesheim (Germany)<br />
https://goo.gl/Z8TPEb<br />
14 – 17 FEBBRAIO 2018<br />
X Congresso Internazionale<br />
dell'Associazione Nazionale di<br />
Archeometria<br />
Torino (Italy)<br />
https://goo.gl/KWwC79<br />
15 - 18 FEBBRAIO 2018<br />
tourismA - Salone Archeologia e<br />
Turismo Culturale<br />
Firenze (Italy)<br />
Website: www.tourisma.it<br />
14 - 17 MARZO 2018<br />
XXIV Colloquio<br />
dell’Associazione per lo Studio<br />
e la Conservazione del Mosaico<br />
(AISCOM)<br />
Este (Italy)<br />
Website: www.aiscom.it<br />
21 – 23 MARZO 2018<br />
XXV edizione del Salone del<br />
Restauro dei Musei e delle<br />
Imprese Culturali<br />
Ferrara (Italy)<br />
Website: http://www.<br />
salonedelrestauro.com<br />
26 – 29 MARZO 2018<br />
3rd International Conference<br />
on Innovation in Art Research<br />
and Technology - inArt 2018<br />
Parma (Italy)<br />
Website: www.inart2018.unipr.it<br />
17 – 20 APRILE 2018<br />
Archiving 2018: Digitization,<br />
Preservation, and Access<br />
Washington (USA)<br />
Website: https://goo.gl/<br />
SpnVFm<br />
16 - 18 MAGGIO 2018<br />
Salone Biennale dell'Arte e del<br />
Restauro di Firenze<br />
Firenze (Italy)<br />
Website: www.<br />
salonerestaurofirenze.com<br />
23 – 25 MAGGIO 2018<br />
YOCOCU 2018 – Dialogues in<br />
Cultural Heritage<br />
Matera (Italy)<br />
website: www.yococu2018.com/<br />
18 – 20 GIUGNO 2018<br />
Museum Next Europe 2018<br />
Londra (United Kingdom)<br />
Website: www.museumnext.com<br />
3 – 6 LUGLIO 2018<br />
34° Convegno Internazionale<br />
Scienza e Beni Culturali<br />
Bressanone (Italy)<br />
www.scienzaebeniculturali.it<br />
22 - 27 LUGLIO 2018<br />
Scientific Methods in Cultural<br />
Heritage Research - Gordon<br />
Research Conference<br />
Castelldefels (Spain)<br />
www.grc.org/scientificmethods-in-cultural-heritageresearch-conference/2018/<br />
26 – 28 SETTEMBRE 2018<br />
XXI NKF Congress – Cultural<br />
heritage facing catastrophe:<br />
prevention and recoveries<br />
https://www.nkf2018.is/<br />
ReyKjavik (Iceland)<br />
46 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 47<br />
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