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A RITROSO SCRIVENDO

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UNA CONTRADDIZIONE ITALIANA: IL PODESTÀ EBREO E FASCISTA<br />

Leggendo una breve biografia di Italo Balbo mi è capitato di<br />

scoprire un episodio rivelatore, per certi versi, del carattere anticonformista<br />

del gerarca fascista. Nel 1938, dopo aver avuto un<br />

incontro ufficiale con Hitler, che nel maggio di quell’anno era in<br />

Italia, la prima persona a cui il quadrunviro fece visita fu il federale<br />

di Ferrara. Nulla di strano se non che Renzo Ravenna, questo il<br />

nome del capo della federazione della città natale di Balbo, fosse<br />

di dichiarata religione ebraica. Ravenna fu italiano, di credo diverso,<br />

ma ugualmente fascista e fraterno amico di un gerarca la cui<br />

prematura morte gli tolse ogni possibile protezione da quell’orrore<br />

assoluto quali furono le leggi razziali. Ma che ne fu di lui e della sua<br />

famiglia? E quanto pesò il suo essere stato fascista?<br />

Mario Taliani<br />

Caro Taliani, Renzo Ravenna non fu il federale fascista di<br />

Ferrara. Ne fu podestà (il nome dato ai sindaci di nomina governativa<br />

dalla riforma fascista) per dodici anni, dal 1926 al 1938. A<br />

parte questo particolare le sue informazioni sono esatte e hanno il<br />

merito di ricordare una persona che ebbe grandi qualità e fu<br />

anche al tempo stesso un singolare esempio delle molte contraddizioni<br />

italiane all’epoca di Mussolini. Apparteneva a una delle più<br />

note famiglie ebraiche di Ferrara (una città in cui si sta lavorando<br />

all’allestimento di un grande Museo dell’Ebraismo italiano e della<br />

Shoah) e strinse amicizia sui banchi del liceo con un ragazzo, Italo<br />

Balbo, che avrebbe fatto una brillante carriera politica. Fu chiamato<br />

alle armi nel maggio del 1915, pochi giorni prima dell’ingresso<br />

dell’Italia nel conflitto, e passò buona parte degli anni di guerra<br />

con una forza d’occupazione italiana in Albania che aiutò i serbi<br />

sconfitti a trasferire nell’isola di Corfù il resto delle loro forze. Tornò a<br />

Ferrara nell’ottobre del 1918 perché le città era stata scelta dal<br />

Comando supremo per ospitare tutti i soldati ebrei che desideravano<br />

celebrare la festa del Kippur. Terminata la guerra, si laureò in<br />

giurisprudenza, aprì uno studio di avvocato, cominciò una brillante<br />

attività professionale. Divenne fascista, come molti ebrei in quegli<br />

anni, perché era nazionalista e convinto che il regime avrebbe gio-<br />

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