verità nascoste
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SARANTIS
THANOPULOS
VERITÀ
NASCOSTE
Indice
I
Prefazione
di Ginevra Bompiani
VERITÀ NASCOSTE
3 1. Genitori e figli
His Majesty the Baby
Gemelli per sempre
Il bambino preferito
Il figlicidio come “amartia”
La fanciulla in fiore
Donna o madre?
Un ragazzo muore nel vuoto
Il desiderio a sedici anni
Uccidere i genitori
Responsabilità e colpa dei genitori
33 2. Il dolore tra abuso e morte
Il maestro e l’allieva
Il danno di sé come modo per vivere
La solitudine dell’adolescente
Storia di ordinaria infelicità
Strapparsi gli occhi
Volare inerti contro il muro di immobilità
La normalità riflessa nella morte
Il Messia e l’Erode
Follia sociale
57 3. I diritti e le persone
Il disabile che noi siamo
Bocciature in prima elementare
La negazione del corpo
Libertà e incontro
Legge e perversione
Né soli né in compagnia
L’anatomia non è un destino
Un francobollo per Alan Turing
Lennie deve morire
L’insanità psichica e il male
La legge della maggioranza silenziosa
Datemi la morte
La resurrezione e l’ibernazione della morte
Vivere con dignità
Meglio morire vivi che vivere morti
Una morte “cattolica”
97 4. Modi di vivere
La sconfessione pubblica dell’intimità
L’effetto piatto di Conchita Wurst
Lo sguardo pornografico degli adulti
Ultima cena a casa Surace
Maschere di morte
Meglio la scossa che niente
La ferita della soggettività è il tatuaggio
Facebook e il consenso informato
Lo specchio e la morte
Il voyeurismo e il Dr. House
Il tradimento e il lutto
Il “gusto” del vivere
Una misura per la virilità
L’ufficio amplifica i sensi
Blue Jasmine: l’inganno come destino
Il vero il falso e il bello
L’arte e la sua dimora nel tempo
137 5. La nostra posizione nel mondo
Twittare per (non) esistere
L’abdicazione dello stato laico
I fatti divenuti opinione
Eduardo e Martone oltre Gomorra
A volo d’uccello
Il trono vuoto
L’ebreo in noi
La porta povera
Se sono loro a perdonare noi
In fondo alla crisi
La vita non si addice ai bambini
L’odore di morte
La terra trema come noi
Lutto e nostalgia
L’amore-odio per la natura
173 Breve, provvisorio, congedo
Nota editoriale
Gli scritti che seguono, pubblicati per gentile concessione de Il
Nuovo Manifesto Società Coop., sono comparsi dal 2011 al 2017 all’interno
della rubrica “Verità nascoste”, tenuta settimanalmente dall’autore
Sarantis Thanopulos. Tale volume si costituisce tuttavia come
una pubblicazione autonoma, caratterizzata da un’originale struttura
tematica e corredata da testi introduttivi alle sezioni mai apparsi prima.
Sono inedite, inoltre, la prefazione di Ginevra Bompiani e la postfazione,
quest’ultima a firma dell’autore del volume.
I
Prefazione
di Ginevra Bompiani
Molti anni fa, un’amica mi chiese di fare da madrina a sua figlia.
Poiché non mi piace mentire, ancor meno in un luogo sacro,
passai la notte a recitare il Credo e chiedermi, una proposizione dopo
l’altra, se ci credevo o no.
Ora mi trovo in una condizione che sotto certi aspetti somiglia
a quella. Non sono psicoanalista, e non sono sempre convinta delle
soluzioni offerte dalla psicanalisi. È vero che la psicoanalisi è molto
cambiata da quando Freud e Jung sbarcarono in America a ‘portarvi
la peste’: nuovi pensatori hanno sconvolto il paesaggio edipico e sconfitto
di nuovo la Sfinge, e tuttavia sospetto a volte che le loro risposte
fiutino la stalla.
Ma questo non succede nel libro di Sarantis Thanopulos. Anche
se alle innumerevoli questioni che l’attualità pone davanti ai suoi e ai
nostri occhi, Sarantis risponde da psicoanalista, l’uso che fa di questo
strumento è lo stesso che farebbe un contadino con la zappa che rivolta
la terra. L’umidità, i vermetti e le radici che vi trova, appartengono alla
zolla, non all’utensile.
Verità nascoste
II
In realtà, qui si tratta di ben altro che di vermetti e radici: i fatti
che Sarantis narra sono spesso crudeli, incomprensibili, dolorosi.
Avvengono negli inferni che ci circondano, che ci portiamo dietro.
Il ritardato mentale che la Corte del Texas manda a morte sulla testimonianza
della moglie del complice che avrà così la vita salva; il
padre che dimentica il figlio di due anni in macchina lasciandovelo
morire; la castrazione inflitta ad Alan Turing da un tribunale inglese
perché era gay; i due ragazzi che uccidono un coetaneo scelto a caso,
per vederlo morire (ripetendo il gesto dei due studenti americani che
uccisero un compagno di 13 anni per sfidarsi a vicenda): le violenze,
gli stupri, i soprusi… Questo è il mondo che con pazienza Sarantis ci
pone davanti agli occhi, per districarlo insieme a noi come una mano
serrata di cui aprirebbe una per una le dita.
In realtà, la psicoanalisi opera come una specie di ‘acchiappafantasmi’,
che permette di orientarci nel nostro immaginario, di sentirci
meno spaesati e spaventati.
Prendete ‘Il maestro e l’allieva’, dove un professore di mezza età
ha rapporti sessuali con una giovanissima allieva consenziente. Dopo
aver allontanato (dagli occhi del lettore) il fantasma della pedofilia, S.T.
gli sostituisce quello della madre seduttrice, che è il fantasma nascosto
comune ai due amanti. Per capirlo meglio, S.T. torna al caso di Dora, la
paziente su cui Freud fallì il trattamento perché non riconobbe che per
la paziente il fantasma che operava era la madre e non il padre.
A volte è proprio la mancanza di fantasmi la desolata risposta.
Come nel caso del copilota tedesco che per suicidarsi fece schiantare
l’aereo che pilotava contro una montagna della Provenza, uccidendo
150 persone. Confrontando questo gesto con quello dei jihadisti, quel
che qui appare non è né la passione né l’odio, ma un’inerzia psichica.
Prefazione
III
«Non c’è via di fuga che non finisca nel muro di inerzia psichica che ha
preso il posto della vita».
Questa inerzia psichica sembra aver preso il nostro mondo e tenerlo
in una morsa di tetra violenza, come se la mancanza di senso
avesse avvolto la terra di un manto nero.
E proprio i fantasmi sono lo strumento con cui la psicoanalisi
affronta l’insensato. Il fantasma del padre, della madre, del desiderio,
della perdita... fantasmi che la parola psicoanalitica riempie piano piano
di una materia a sua volta fantasmale, però accogliente, che fa del
vuoto apparente la nostra casa.
Tutte queste storie, alla fine, ci dicono come sia terribile non
riconoscere nel mondo e nella vita la propria casa. Come sia importante,
il più importante di tutti, il senso dell’ospitalità, soprattutto nei
confronti dei fantasmi, i nostri e gli altrui.