CULTURA GENERALE E REALTÀ PRODUTTIVE L’analisi dei diversi <strong>siti</strong> dei Sacri Monti ha permesso di avere uno scenario completo di quella che è la cultura generale dei diversi territori e le realtà produttive locali. I <strong>siti</strong> si caratterizzano per la forte testimonianza artistico culturale, offerta dal vasto numero di artisti, architetti e scultori che nel corso dei secoli hanno lavorato alla realizzazione di questi luoghi sacri. La sacralità gioca un ruolo importante, essendo stati ed essendo tutt’ora mete di pellegrinaggio e devozione, dove la natura e la biodiversità si relaziona in maniera omogenea con l’architettura. Le diverse attività ludiche delle comunità circostanti e dei turisti occasionali offrono al paesaggio naturalistico la possibilità di valorizzare e tutelare il proprio territorio, migliorando l’economia locale, non basata solamente sull’aspetto monetario delle diverse realtà produttive, ma soprattutto sull’aspetto legato all’esperienza, alla devozione e conoscenza del luogo (Tavola 3). STORIA e ARCHITETTURA-SACRO MONTE DI CREA e GHIFFA La storia del Sacro Monte di Crea inizia con quella del convento e della chiesa di S. Maria, meta di pellegrinaggi devozionali dal Medioevo, ma è con il nuovo mandato conciliare tridentino che viene concepito il progetto di una “città dello spirito”. Ideatore dell’opera fu il canonico lateranense padre Costantino Massino di Vercelli, nominato priore del Santuario che voleva accrescere “ne’ popoli maggiormente la divotione”, raffigurando in un uno splendido scenario naturale un percorso alla scoperta delle principali vicende mariane. Nel 1589, padre Massino presentò al duca Vincenzo I Gonzaga il primo progetto di costruzione delle cappelle, ripartite in 18 stazioni dedicate alla vita della Vergine e ai misteri del Rosario. Le prime a essere costruite furono quelle della Natività, di fronte alla chiesa, e della Presentazione di Maria al Tempio. Col finire dell’anno 1598 ne erano già state costruite una decina. Negli anni immediatamente successivi, sotto il priorato di Padre Tommaso Piolatto e su consiglio del vescovo mons. Tullio del Carretto, il progetto originario venne ampliato a 40 cappelle per poter raffigurare altri episodi della vita di Maria. Verso la fine del Seicento il Monte contava 18 cappelle e 17 romitori (luoghi di preghiera dedicati ad un santo, ad uso dei devoti che ridiscendevano per l’altra via dal Paradiso al Santuario). Il passaggio degli eserciti, dovuto alle guerre di successione del Monferrato, che si protrassero per tutto il sec. XVII e l’inizio del XVIII unitamente alla soppressione degli ordini religiosi da parte del Governo francese nel 1801 ed i conseguenti saccheggi operati dalle truppe, ridussero il Sacro Monte in stato di rovina e di abbandono. Nel 1859 Nazari di Calabiana costituitì la “Società di Restauro del Santuario di Crea”; iniziarono così gli interventi di restauro sugli edifici esistenti e l’edificazione ex novo di alcune cappelle (come la Salita di Gesù al Calvario con gruppo scultoreo di Leonardo Bistolfi). Attualmente sono presenti 18 cappelle e 17 romitori . Tra i principali artisti che hanno lavorato al Sacro Monte di Crea nelle fasi iniziali del progetto vanno ricordati gli scultori Jean e Nicolas de Wespin (detti i Tabacchetti) di provenienza fiamminga e il pittore Guglielmo Caccia detto il Moncalvo (Tavola 4). Un altro scenario, alle pendici del monte Carciago, si trova il Sacro Monte di Ghiffa, posto sulla riva piemontese del lago Maggiore, unico ad essere dedicato alla Trinità. Espressione del movimento religioso della Controriforma, s’inserisce nel progetto della sacralizzazione del territorio, con cui Carlo e Federico Borromeo intesero trasformare la zona prealpina del Piemonte e della Lombardia in un baluardo di spiritualità contro l’eresia protestante. Costruito tra la fine dei secolo XVI e XVII sulle persistenze di un antico oratorio, è un’opera incompiuta di cui non sono noti ideatori, artefici e promotori. Secondo l’idea originaria il Sacro Monte avrebbe dovuto rappresentare il Vecchio e il Nuovo Testamento. Il complesso ha come cuore centrale il santuario, costruzione a pianta rettangolare edificata tra il 1605 e il 1617, che conserva la preesistente immagine delle Santissima Trinità. Proseguendo lungo il percorso si incontrano la cappella dell’Incoronazione di Maria della metà del secolo XVII, voluta dalla famiglia Canetta di Ghiffa (ricordata da un cartiglio posto sul portale d’ingresso), adornata da un elegante portico e contenente un rilievo in terracotta della Madonna e diverse statue in cotto policromo di Santi e Profeti; la cappella di San Giovanni Battista, di poco posteriore, con la scena del Battesimo di Gesù nel Giordano ed infine la cappella di Abramo, la più isolata del percorso, col gruppo statuario che raffigura il patriarca in atto di adorazione verso tre angeli rappresentanti la Santissima Trinità. Conclude la visita l’insolito portico settecentesco della Via Crucis, dove le quattordici campate, con volte a crociera e colonne di pietra, mettono in risalto la funzione devozionale del percorso lungo le quattordici stazioni (Tavola 4). 56
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