FuoriAsse #22
Officina della cultura
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Giovannacci, 2004, con Prefazione di P.<br />
C. Grimaldi, ordinario di etnologia all’Università<br />
Piemonte Orientale; In principio<br />
era la notte, Risk, 2001) impregna<br />
ogni singolo testo di una spiccata componente<br />
culturale, ma senza intimidire<br />
o annoiare: al contrario, la lettura è una<br />
passeggiata all’aria fresca di un mattino<br />
d’autunno. I temi toccano il digitale, i<br />
social network, l’informatizzazione dei<br />
contenuti, passano per il cambio dei<br />
costumi (fast food, giochi d’infanzia,<br />
interazione umana) e arrivano all’aspetto<br />
sociale della politica (effetti della<br />
globalizzazione, cittadinanza, elezioni,<br />
periferie urbane).<br />
Il discorso di questo Breviario, perennemente<br />
in bilico tra narrazione e saggio,<br />
è ricco di rimandi, ironico e indeciso<br />
tra oralità e confessione, quest’ultima<br />
avendo la meglio: davanti allo schermo<br />
freddo del computer, l’autore esprime il<br />
suo malessere per le novità del quotidiano,<br />
una realtà inedita e per niente allettante,<br />
che incute timore e sgomento,<br />
incita a cercare nel passato lontano o<br />
recente punti di riferimento per esprimere<br />
un’idea critica del presente, lasciando<br />
in disparte seduzioni e diktat<br />
del liberismo e delle sue numerose<br />
sirene.<br />
È un mondo nuovo quello appena<br />
emerso e Marco Conti lo percepisce<br />
come l’avverarsio di una distopia orwelliana<br />
o huxleyana. L’umano, in via di<br />
estinzione, si gode una fase transitoria<br />
artificiale che contiene, riflessi, e ansie<br />
kafkiane: «Cittadini, famiglie, persone,<br />
sono i termini che sarebbero stati utilizzati<br />
in qualsiasi altro contesto. Ma qui<br />
erano solo “utenze”, a soffrire la mancanza<br />
di organizzazione, l’assenza di<br />
soccorsi, le politiche economiche scervellate».<br />
Quelle “utenze” partecipano invece<br />
a un campo semantico in cui sono<br />
iscritte bollette, indirizzari, imponibile<br />
Iva, irpef, codice fiscale, il mondo<br />
insomma della burocrazia asettica, distante<br />
come l’astrologia dallo specifico<br />
qui e ora» (da Le utenze hanno freddo, p. 76).<br />
Sono spesso citati articoli di giornali,<br />
interventi dei politici in televisione ma<br />
anche politologi, sociologi, storici e critici<br />
delle idee. La presentazione sulla<br />
quarta di copertina può provocare una<br />
certa soggezione in alcuni lettori – “dizionario<br />
di critica culturale contro il<br />
liberismo e le sue propaggini invadenti”.<br />
Ma di fatto è l’intero libro a costituire<br />
una presa di posizione, senza veli e<br />
senza mezze misure. Il “contro” dell’autore<br />
è tuttavia solo l’ingrediente del<br />
suo coinvolgimento, è l’io partecipe che<br />
rende ogni testo “caldo”. E in definitiva<br />
sapremo contro chi è ma non con chi<br />
sta. Più che un engagé, più che prendere<br />
una posizione, Conti guarda ai nuovi<br />
miti inscritti nel quotidiano, che rinviano<br />
alla superficie brillante ma scivolosa<br />
di un tempo consegnato alla forma, nelle<br />
idee quanto negli oggetti, nella politica,<br />
quanto nel gusto: «È nel salotto di<br />
Nonna Speranza che vorremmo tornare.<br />
FUOR ASSE<br />
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Redazione Diffusa