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CA - Alcuni temi o termini sono ricorrenti,<br />
tra questi la parola “fuga”.<br />
È come se ogni bambino della casa<br />
avvertisse il desiderio di esplorare il<br />
mondo esterno; un mondo sconosciuto<br />
che riserva sorprese, sicuramente speranze.<br />
Il tuo mestiere di psicoterapeuta<br />
dell’infanzia quanto ha inciso nella<br />
costruzione del romanzo?<br />
MC - La fuga è un tema a me caro da<br />
tempo. In Tutto sarebbe tornato a posto,<br />
la raccolta con cui ho esordito nel 2010<br />
con Elliot, c’è un racconto, quello che dà<br />
il titolo al libro, dove un bambino di otto<br />
nove anni fugge di casa e si incammina<br />
nel bosco, stanco di ascoltare i litigi dei<br />
genitori. Così come ne La cosa giusta,<br />
romanzo uscito per Effigi nel 2016, la<br />
fuga di Gabriele – il protagonista – da un<br />
evento drammatico che apre il libro e<br />
che ha a che fare col padre violento, è<br />
la rappresentazione – come per il bambino<br />
– di un movimento di separazione<br />
da qualcosa di doloroso e allo stesso<br />
tempo di ricerca di un qualcos’Altro.<br />
Perché la fuga, penso, ha sempre una<br />
doppia valenza, come per i bambini della<br />
Casa: non è soltanto un meccanismo<br />
difensivo, l’evitamento di un’esperienza<br />
spiacevole, di un luogo potenzialmente<br />
traumatico, è anche movimento evolutivo,<br />
di sviluppo, di trasgressione – nel<br />
senso di transgredi, andare al di là,<br />
andare oltre –, soprattutto nell’età della<br />
preadolescenza e dell’adolescenza<br />
quando è necessario andare alla ricerca<br />
di nuove strade, nuove realtà, nuove<br />
esperienze. Il genere umano si è evoluto<br />
così, se fosse rimasto ancorato al suo<br />
territorio, ai suoi spazi, senza andare<br />
– grazie alla curiosità e alla capacità<br />
esplorativa – alla scoperta di nuovi ambienti,<br />
si sarebbe estinto. In un certo<br />
senso, pensando ai grandi gruppi di<br />
persone, la migrazione rappresenta bene<br />
entrambi questi aspetti, la fuga da<br />
qualcosa di orribile – guerra, carestia,<br />
FUOR ASSE 103<br />
persecuzioni di varia natura, spesso<br />
esercitate dall’uomo sull’uomo –, ma anche<br />
spostamenti necessari all’evoluzione<br />
della specie umana. Gabriele, ne La<br />
cosa giusta, chiude il cerchio ritrovando<br />
il padre. Il bambino di Tutto sarebbe<br />
tornato a posto riporta a casa un nuovo<br />
amico, un cane abbandonato e ferito.<br />
Dino, il protagonista della terza parte<br />
di questo romanzo, chiude il cerchio tornando<br />
alla Casa, forte dell’esperienza<br />
di una vita, capace di dare un senso<br />
a quell’esperienza di loro bambini che<br />
apparentemente un senso non aveva.<br />
Quel senso, per me anima della storia, è<br />
la capacità di prendersi cura dell’Altro,<br />
di rispettarlo, la capacità di capire che<br />
il cuore dell’uomo non è l’Io – se non<br />
inteso come sistema operativo della<br />
mente –, ma il Sé, sempre costituito da<br />
un Me e un Te insieme. Dino comprende<br />
dunque che l’Altro fa sempre parte della<br />
nostra vita, e senza l’Altro la nostra vita<br />
non avrebbe alcun significato. Ciò che<br />
Dino impiega tutta la vita a capire, attraversando<br />
una guerra prima, vivendo<br />
all’interno di una società repressiva e<br />
controllante dopo, esercitando un mestiere<br />
di “equilibrio” per lunghi anni, è<br />
qualcosa che da bambini, lui e gli altri,<br />
già sapevano: il valore della loro amicizia,<br />
del loro rispetto reciproco, del bisogno<br />
di uno per l’altro, della loro lealtà.<br />
Ingredienti fondamentali per l’esistenza<br />
che lui deciderà, direttamente o indirettamente,<br />
di trasmettere a Caterina, la<br />
bambina che incontra nella locanda alla<br />
fine del romanzo.<br />
Il mestiere di psicoterapeuta è un mestiere<br />
in cui si narrano delle storie,<br />
soprattutto quando, come nel mio caso,<br />
si lavora coi bambini e gli adolescenti: le<br />
storie che in una forma o in un’altra ci<br />
raccontano i pazienti, e quelle che con<br />
loro costruiamo nella stanza di terapia<br />
per dare un senso alle loro esperienze e<br />
ai loro affetti. Alcune di queste storie<br />
Le recensioni di<br />
Cooperativa Letteraria