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I Sillabari<br />
di Goffredo Parise<br />
Centuria<br />
di Giorgio Manganelli<br />
Due opere a confronto<br />
a cura di Guido Conti<br />
©Des Brophy<br />
Centuria, cento romanzi fiume di Giorgio<br />
Manganelli, pubblicato da Rizzoli<br />
nel 1979, e i Sillabari di Goffredo Parise,<br />
usciti sul «Corriere della Sera» e raccolti<br />
in un unico volume nel 1984 (i primi <strong>22</strong><br />
scritti dal 1971, editi nel ’72 da Einaudi<br />
in Sillabari n.1 e gli altri, 32 scritti dal<br />
1973 al 1980, editi da Mondadori in<br />
Sillabari n.2), sono due libri da leggersi<br />
in parallelo. Nascono entrambi negli<br />
anni settanta, in un momento di forte<br />
sperimentazione letteraria, e si offrono<br />
per essere letti in concomitanza perché<br />
s’il luminano a vicenda. Parise e Manganelli<br />
sono due scrittori molto diversi che<br />
tentano, con questa operazione, un’opera<br />
mondo – per usare una categoria che<br />
Franco Moretti ha coniato per il romanzo<br />
moderno – dove l’ambizione dello<br />
scrittore è quella di un’opera capace<br />
di racchiudere un mondo. Un’opera tesa<br />
a essere definitiva, capace di contenere<br />
un intero universo.<br />
Nei Sillabari i diversi racconti sono in<br />
ordine alfabetico. Quando cominciarono<br />
a uscire sul «Corriere della Sera», critici<br />
FUOR ASSE<br />
12<br />
Guido Conti