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FuoriAsse_n_22

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continuamente, afferma una cosa e<br />

ne dichiara un’altra. Se proseguiamo la<br />

lettura Parise continua con questo gioco<br />

narrativo.<br />

Passò del tempo e li rivide in un ristorante.<br />

Anzi, vide soltanto la moglie, ritta presso il<br />

tavolo e nel gesto di sedersi: in quel gesto lei<br />

scostò da un lato, con un lieve scatto della<br />

grossa mano ma poi lisciandoli, i capelli sono<br />

rossi del colore delle carote sporche di terra e<br />

fece questo inarcando la schiena. Indossava un<br />

pigiama nero, una cintura di metallo dorato appoggiata<br />

ai fianchi, scarpette di vernice nera<br />

con una fibbia e tuttavia, per una fulminea<br />

coincidenza di ragioni tanto misteriose quanto<br />

casuali, era bellissima. L’uomo che la guardava<br />

da un ta- volo non vicino sentì aumentare comicamente<br />

le pulsazioni del suo cuore perché capì<br />

di avere capito tutto di lei. Anche lei capì tutto<br />

di lui (anche che lui capiva) perché in quello<br />

stesso istante si girò, lo riconobbe e lo salutò<br />

con un sorriso esultante che subito (e ingenuamente)<br />

cercò di contenere entro i limiti di una<br />

buona educazione da adulti. Ma l’impeto di<br />

quel sorriso le aveva fatto staccare le braccia e<br />

le mani dal tavolo e la punta delle scarpette di<br />

vernice premeva per terra per sollevarsi. Fu<br />

©Guoman Liao<br />

FUOR ASSE<br />

questione di un momento, poi la donna si rivolse<br />

ai suoi commensali con volto gentile ma<br />

serio, spesso nascosto dai capelli, e le scarpette<br />

tornarono tranquille. L’uomo invece seguitò a<br />

guardarla fino a quando le pulsazioni del suo<br />

cuore si cal- marono. Allora la guardò un po’<br />

meno incantato e un po’ più curioso come fosse,<br />

e come avrebbe dovuto essere, una estranea:<br />

ma anche questo modo di osservarla, che<br />

avrebbe voluto tener conto di particolari banali,<br />

non fece che confermare la grande e naturale<br />

bellezza della presenza femminile al punto che<br />

il ristorante gli parve deserto o tutt’al più avvolto<br />

in uno sfarfallìo di colori e di suoni come si<br />

vedeva in certi vecchi e forse brutti film. L’uomo<br />

si sentì improvvisamente debole e riconobbe i<br />

segni di una emozione che da quando era bambino<br />

e vedeva sua madre salire da un giorno<br />

di limpido gelo, il collo sporgente dai renards<br />

con le puntine bianche, la bocca rossa e lucida,<br />

il neo sulla cipria, erano sempre gli stessi segni.<br />

Sollevò gli occhi dal tavolo nello stesso momento<br />

in cui anche lei li sollevava obliquamente<br />

verso di lui, non più sorridendo ma con il volto<br />

percorso da una vampata, ammaccato da<br />

un dolore imprevedibile e ingiusto che non capiva.<br />

Gli occhi erano mongoli, aperti come se<br />

guardasse nel buio.<br />

Anche qui l’apparente semplicità di<br />

Parise sta nella scelta linguistica e nella<br />

forma sintattica. Prima dice di aver visto<br />

i due al ristorante poi inizia la seconda<br />

frase con “anzi”, in modo da correggere<br />

l’affermazione iniziale. La corregge e la<br />

puntualizza. Dice che non la guardava<br />

da lontano ma da “un tavolo non vicino”.<br />

L’uso della litote è significativo.<br />

L’uso di “anzi” come avversativo è corretto<br />

nella scelta continua dei “ma” anche<br />

a inizio di frase. C’è un uso cinematografico<br />

della descrizione, come quella<br />

luce che si concentra su di lui come<br />

un “occhio di Bue” facendo sparire tutto<br />

il resto. L’attenzione di Parise è tutta<br />

nei particolari, con quelle scarpette e<br />

quei capelli rossi come carote sporche<br />

di terra. Una similitudine questa che<br />

non è certo adatta a raccontare la bellezza<br />

di questa donna vestita con un “pigiama”.<br />

Parise vuole portarci dentro una<br />

realtà che non rispecchia i canoni della<br />

14 Imparare a scrivere

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