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continuamente, afferma una cosa e<br />
ne dichiara un’altra. Se proseguiamo la<br />
lettura Parise continua con questo gioco<br />
narrativo.<br />
Passò del tempo e li rivide in un ristorante.<br />
Anzi, vide soltanto la moglie, ritta presso il<br />
tavolo e nel gesto di sedersi: in quel gesto lei<br />
scostò da un lato, con un lieve scatto della<br />
grossa mano ma poi lisciandoli, i capelli sono<br />
rossi del colore delle carote sporche di terra e<br />
fece questo inarcando la schiena. Indossava un<br />
pigiama nero, una cintura di metallo dorato appoggiata<br />
ai fianchi, scarpette di vernice nera<br />
con una fibbia e tuttavia, per una fulminea<br />
coincidenza di ragioni tanto misteriose quanto<br />
casuali, era bellissima. L’uomo che la guardava<br />
da un ta- volo non vicino sentì aumentare comicamente<br />
le pulsazioni del suo cuore perché capì<br />
di avere capito tutto di lei. Anche lei capì tutto<br />
di lui (anche che lui capiva) perché in quello<br />
stesso istante si girò, lo riconobbe e lo salutò<br />
con un sorriso esultante che subito (e ingenuamente)<br />
cercò di contenere entro i limiti di una<br />
buona educazione da adulti. Ma l’impeto di<br />
quel sorriso le aveva fatto staccare le braccia e<br />
le mani dal tavolo e la punta delle scarpette di<br />
vernice premeva per terra per sollevarsi. Fu<br />
©Guoman Liao<br />
FUOR ASSE<br />
questione di un momento, poi la donna si rivolse<br />
ai suoi commensali con volto gentile ma<br />
serio, spesso nascosto dai capelli, e le scarpette<br />
tornarono tranquille. L’uomo invece seguitò a<br />
guardarla fino a quando le pulsazioni del suo<br />
cuore si cal- marono. Allora la guardò un po’<br />
meno incantato e un po’ più curioso come fosse,<br />
e come avrebbe dovuto essere, una estranea:<br />
ma anche questo modo di osservarla, che<br />
avrebbe voluto tener conto di particolari banali,<br />
non fece che confermare la grande e naturale<br />
bellezza della presenza femminile al punto che<br />
il ristorante gli parve deserto o tutt’al più avvolto<br />
in uno sfarfallìo di colori e di suoni come si<br />
vedeva in certi vecchi e forse brutti film. L’uomo<br />
si sentì improvvisamente debole e riconobbe i<br />
segni di una emozione che da quando era bambino<br />
e vedeva sua madre salire da un giorno<br />
di limpido gelo, il collo sporgente dai renards<br />
con le puntine bianche, la bocca rossa e lucida,<br />
il neo sulla cipria, erano sempre gli stessi segni.<br />
Sollevò gli occhi dal tavolo nello stesso momento<br />
in cui anche lei li sollevava obliquamente<br />
verso di lui, non più sorridendo ma con il volto<br />
percorso da una vampata, ammaccato da<br />
un dolore imprevedibile e ingiusto che non capiva.<br />
Gli occhi erano mongoli, aperti come se<br />
guardasse nel buio.<br />
Anche qui l’apparente semplicità di<br />
Parise sta nella scelta linguistica e nella<br />
forma sintattica. Prima dice di aver visto<br />
i due al ristorante poi inizia la seconda<br />
frase con “anzi”, in modo da correggere<br />
l’affermazione iniziale. La corregge e la<br />
puntualizza. Dice che non la guardava<br />
da lontano ma da “un tavolo non vicino”.<br />
L’uso della litote è significativo.<br />
L’uso di “anzi” come avversativo è corretto<br />
nella scelta continua dei “ma” anche<br />
a inizio di frase. C’è un uso cinematografico<br />
della descrizione, come quella<br />
luce che si concentra su di lui come<br />
un “occhio di Bue” facendo sparire tutto<br />
il resto. L’attenzione di Parise è tutta<br />
nei particolari, con quelle scarpette e<br />
quei capelli rossi come carote sporche<br />
di terra. Una similitudine questa che<br />
non è certo adatta a raccontare la bellezza<br />
di questa donna vestita con un “pigiama”.<br />
Parise vuole portarci dentro una<br />
realtà che non rispecchia i canoni della<br />
14 Imparare a scrivere