You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Deindustrializzazione,<br />
spazi urbani e letteratura<br />
di Luigi Vergallo<br />
©Malules Fernández<br />
«Nei mattini, uscivamo di corsa, in macchina, Matteo prima di noi sulla moto verso la conceria.<br />
Si respirava un’aria di ferro. Piccoli tram grigi, quadrati, si trascinavano da un angolo all’altro<br />
sostando per sbarcare cesti di verdure, di frutti, lunghi involucri di garofani. Rare luci di bar macchiavano<br />
il grigio dei viali. Gruppi di operai pedalavano, le mani in tasca, la borsa della colazione<br />
dondolante al manubrio, le “600” in colonna filavano per i corsi. Non s’udiva una voce.<br />
(Giovanni Arpino, Una nuvola d’ira, Mondadori, 1962).<br />
Tale appariva la città industriale che,<br />
alla fine del boom economico, si offriva<br />
agli occhi – fintamente distratti – dei<br />
propri abitanti, dei propri lavoratori. Una<br />
città segnata da un’industria che ne definiva<br />
i contorni, il suono, l’incedere lento<br />
o veloce a seconda dell’ora del giorno.<br />
Senza toccare le vette totalizzanti del villaggio<br />
operaio, che attorno alla fabbrica<br />
respirava accompagnando operai e cittadini<br />
– che del resto coincidevano – dalla<br />
culla al camposanto, la città industriale<br />
definiva comunque le appartenenze e i<br />
ruoli, le possibilità di vita e i percorsi<br />
individuali e collettivi.<br />
Sembra impossibile immaginare che, di<br />
lì a soli altri vent’anni, avrebbe invece<br />
preso avvio – in tutto il mondo occidentale<br />
– il processo di frammentazione che<br />
avrebbe cambiato per sempre l’aspetto di<br />
quelle città votate all’industria, spingendo<br />
le grandi fabbriche – poiché i piccoli<br />
laboratori non sono scomparsi – prima<br />
verso la provincia e poi verso il resto del<br />
mondo, soprattutto verso le aree in via di<br />
sviluppo. Una trasformazione nel corso<br />
della quale – in Italia soprattutto a<br />
Milano – sono state espulse dal centro<br />
cittadino, con le fabbriche, intere fasce di<br />
lavoratori lì residenti. Ciò che ha segnato<br />
FUOR ASSE<br />
81<br />
Riflessi Metropolitani