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FuoriAsse_n_22

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Deindustrializzazione,<br />

spazi urbani e letteratura<br />

di Luigi Vergallo<br />

©Malules Fernández<br />

«Nei mattini, uscivamo di corsa, in macchina, Matteo prima di noi sulla moto verso la conceria.<br />

Si respirava un’aria di ferro. Piccoli tram grigi, quadrati, si trascinavano da un angolo all’altro<br />

sostando per sbarcare cesti di verdure, di frutti, lunghi involucri di garofani. Rare luci di bar macchiavano<br />

il grigio dei viali. Gruppi di operai pedalavano, le mani in tasca, la borsa della colazione<br />

dondolante al manubrio, le “600” in colonna filavano per i corsi. Non s’udiva una voce.<br />

(Giovanni Arpino, Una nuvola d’ira, Mondadori, 1962).<br />

Tale appariva la città industriale che,<br />

alla fine del boom economico, si offriva<br />

agli occhi – fintamente distratti – dei<br />

propri abitanti, dei propri lavoratori. Una<br />

città segnata da un’industria che ne definiva<br />

i contorni, il suono, l’incedere lento<br />

o veloce a seconda dell’ora del giorno.<br />

Senza toccare le vette totalizzanti del villaggio<br />

operaio, che attorno alla fabbrica<br />

respirava accompagnando operai e cittadini<br />

– che del resto coincidevano – dalla<br />

culla al camposanto, la città industriale<br />

definiva comunque le appartenenze e i<br />

ruoli, le possibilità di vita e i percorsi<br />

individuali e collettivi.<br />

Sembra impossibile immaginare che, di<br />

lì a soli altri vent’anni, avrebbe invece<br />

preso avvio – in tutto il mondo occidentale<br />

– il processo di frammentazione che<br />

avrebbe cambiato per sempre l’aspetto di<br />

quelle città votate all’industria, spingendo<br />

le grandi fabbriche – poiché i piccoli<br />

laboratori non sono scomparsi – prima<br />

verso la provincia e poi verso il resto del<br />

mondo, soprattutto verso le aree in via di<br />

sviluppo. Una trasformazione nel corso<br />

della quale – in Italia soprattutto a<br />

Milano – sono state espulse dal centro<br />

cittadino, con le fabbriche, intere fasce di<br />

lavoratori lì residenti. Ciò che ha segnato<br />

FUOR ASSE<br />

81<br />

Riflessi Metropolitani

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