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dimenticato, nel legame infelice e degradato<br />
con la madre di Sasca: l’orizzonte<br />
di una realtà possibile, intravista e perduta.<br />
Durante la notte l’angioletto di<br />
cera si scioglie accanto alla stufa, e tale<br />
evento assume un significato particolare.<br />
L’angioletto è l’espressione simbolica<br />
dell’amore che ricongiunge Sasca al padre<br />
e che, allo stesso tempo, afferma in<br />
Sasca una consapevolezza maggiore del<br />
mondo e di se stesso e gli fa intravedere<br />
un universo positivo di cui non aveva<br />
percepito prima la possibilità. L’angioletto<br />
che si liquefà rappresenta per Sasca,<br />
così, uno sviluppo attraverso l’amore,<br />
che segna il passaggio al mondo<br />
adulto. È emblematico come un bambino<br />
si faccia portatore, nel racconto, di<br />
un simbolo dell’amore; simbolo che<br />
assume anche un valore umano e universale<br />
di amore-ricompensa di tutte le<br />
violenze subite.<br />
È singolare in questo contesto la conclusione<br />
della novella, perché è qui che<br />
inizio e fine della storia convergono: Sasca<br />
vuole porre fine alla sua esistenza,<br />
per le violenze subite e la mancanza di<br />
cure, ma è nell’angioletto e nella reciprocità<br />
con il padre che trova la forza<br />
della sua salvezza.<br />
Andreev è, secondo Gobetti, «ricercatore<br />
dell’oggettività»: attinge da fatti esteriori<br />
per poter vedere ancora più limpidamente<br />
il tormento delle anime degli<br />
uomini. Il conflitto è dunque fondamentale<br />
nell’opera di Andreev, in special<br />
modo nell’Angioletto, in cui il contrasto<br />
si compie perfettamente, perché proprio<br />
nella tensione, nell’attrito, esso crea un<br />
vincolo necessario, portando alla completa<br />
unità tra arte e vita. Unione tanto<br />
supposta quanto agognata dallo stesso<br />
Gobetti che, nelle sue ricerche su Andreev,<br />
proprio a questo mira. Gobetti<br />
pone attenzione, infatti, alle aspirazioni,<br />
ai sogni, ma anche ai tormenti strazianti<br />
e alle umiliazioni patite dai personaggi<br />
senza nessuno indugio sentimentale.<br />
Come afferma Gobetti in più punti,<br />
l’opera di Andreev appare «tutta spezzata,<br />
frammentaria, episodica»; allo stesso<br />
modo l’agitazione cui spesso si fa riferimento<br />
meglio si rivela in alcuni episodi<br />
o passaggi, e il contrasto si realizza anche<br />
grazie alla figura «un po’ ingenua e<br />
manierata» dell’angelo, che ha bisogno,<br />
per opposizione, delle tre figure centrali<br />
di Sasca e dei suoi genitori:<br />
Nell’Angioletto luce sognata che si perde nello<br />
squallore della realtà: il contrasto realizzato<br />
attraverso la figurazione un po’ ingenua e manierata<br />
dell’angelo, poco vera se verità non vi<br />
apportassero le figure centrali: Ivan Savvic,<br />
Sasca, Feotista Petrovna, che da idee astratte,<br />
da simboli, si fanno artisticamente persone 4 .<br />
Per Gobetti, Andreev è un autore che<br />
ha bisogno di sognare una società dove<br />
«domini la legge suprema d’amore»: ecco<br />
perché, in una tale atmosfera di tensione<br />
utopica, chiama «fiabe» o “favole”<br />
alcune straordinarie novelle come L’Angioletto<br />
o Il Cappotto di Gogol’. I termini<br />
“novella”, “fiaba” o “favola” sono difatti<br />
per Gobetti intercambiabili, poiché si<br />
tratta di narrazioni, storie che, più o<br />
meno, presentano una ricchezza di immaginazione<br />
fantastica. Del resto, questi<br />
generi, proprio per il valore storico o<br />
di riscoperta intellettuale che fiaba e<br />
favola sono in grado di rappresentare,<br />
hanno per Gobetti il merito di poter contribuire<br />
alla formazione stessa di una<br />
nazione.<br />
Per comprendere il peso preponderante<br />
che Gobetti conferiva a tali generi,<br />
basti leggere l’articolo Visita alla Fiat,<br />
apparso per la prima volta il 15 dicembre<br />
1923 sul quotidiano genovese «Il<br />
Lavoro». Il pezzo a cui si fa riferimento<br />
può subito far pensare a un articolo di<br />
4 Piero Gobetti, Paradosso dello spirito russo e altri scritti sulla letteratura russa, Introduzione di Vittorio Strada,<br />
Torino, Reprints Einaudi, 1976, p. 69.<br />
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