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NERI

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le forme si scatenano come milioni di fuochi che si alzano nel<br />

cielo per prendere la luce della luna, e il rosso delle foglie<br />

autunnali, degli aceri e degli incendi prorompe maestosamente:<br />

a volte si ha l’impressione che tale tensione lirica non possa<br />

essere espressa per mezzo di prototipi visivi, ma solo la musica<br />

e un’improvvisa irruzione di luce-colore possano rivelare il suono<br />

di questa vertigine. Neri con i suoi gesti istituisce un rapporto con<br />

la vita, evolvendo il modo di vedere oltre l’espressione estetica<br />

in una condizione di privilegio fantastico. Ancora una volta non<br />

guarda fuori, ma dentro. Dentro alle sue origini, dentro al suo<br />

essere, scegliendo il gesto ideale, la forma ideale, tra proporzioni<br />

da contraddire, colori da esibire, parole da suggerire e segni<br />

onirici da sublimare. Nel fare arte Giovanni Neri non elargisce<br />

nessuna concessione allo stile, alle esigenze dello spettatore,<br />

ma il tenace e paziente rincorrersi del segno alla ricerca della<br />

superficie eletta esprime una ricerca di qualcosa che c’è, che<br />

esiste. Spesso non c’è nemmeno una storia da descrivere, e si<br />

arriva direttamente all’interno dell’immagine piegando la tecnica<br />

all’esigenza espressiva della visione. Kant diceva: «l’artista fa<br />

perché deve, non perché sa».<br />

Con il costruirsi e decostruirsi delle forme che si liberano<br />

dalla loro funzione di esprimere un concetto, i gesti dell’artista<br />

rappresentano un punto d’arrivo, una definizione in sé della<br />

forma con sofferti tentativi di riconoscere una realtà interiore e<br />

parallela. Scaturisce in questo modo una dimensione poetica in<br />

cui lo spazio, movimento, ritmo, luce e vibrazioni sono elementi<br />

riferibili a spazi emotivi oggettivi di una visione onirica, in cui,<br />

ancora una volta, il segno non è mai affidato al puro istinto ma<br />

a una esigenza creativa e strutturata. In questa fase del suo<br />

lavoro Giovanni Neri vuole far credere l’idea stimolante e allo<br />

stesso tempo provocatoria che fare arte è entrare nell’anarchia<br />

dell’assenza della struttura. Ma al contrario, questi lavori pieni<br />

di luce e di colore rinviano a una visione concreta del mondo<br />

dell’oggi, in cui l’artista ha ben presente le assimilazioni che<br />

gli derivano dei diversi incroci culturali incontrati durante il suo<br />

percorso umano e creativo. Ci dichiara fieramente che comunque<br />

l’arte, anche oggi, rimane sempre l’unico segmento esistenziale<br />

tra la speranza umana e la poesia.<br />

E pertanto, se l’artista con il suo lavoro affronterà con<br />

procedimenti dissacranti o artificiali il superamento del doppio<br />

gioco della realtà o della fantasia, tutto questo si rifletterà meglio<br />

sull’interesse crescente e contemplativo o addirittura partecipativo<br />

dell’osservatore, con un significato e un contenuto che sono<br />

una sfida alla sua spontaneità creativa. Ed è dunque cosciente<br />

che la meraviglia della creatività umana è uno dei principi della<br />

conoscenza e che se smettiamo di meravigliarci corriamo il<br />

rischio di non conoscere.<br />

«L’arte è per lo spirito ciò che è il nutrimento per il<br />

nostro corpo; attraverso l’arte ci uniamo a un’entità<br />

trascendentale, respiriamo con il suo ritmo e assimiliamo<br />

l’energia necessaria per il nostro rinnovamento<br />

spirituale».<br />

Faust, J.W. Goethe<br />

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