ARCHEOMATICA_1_2018
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ivista trimestrale, Anno IX - Numero 1 marzo <strong>2018</strong><br />
ArcheomaticA<br />
Tecnologie per i Beni Culturali<br />
Patrimonio a Rischio<br />
Servizi di Monitoraggio<br />
per la Salvaguardia<br />
L'avvenire<br />
è la porta,<br />
il passato<br />
è la chiave<br />
Progetti di monitoraggio in attuazione<br />
ArTeK un servizio ad integrazione avanzata<br />
Evoluzione della Carta del Rischio<br />
Fruizione Evoluta e Sostenibilità Economica
Monitoraggio e manutenzione<br />
servizi essenziali<br />
“Take proper care of your monuments and you will not need to restore them”<br />
John Ruskin (The Seven Lamps of Architecture, 1849) “Prendetevi cura dei vostri<br />
monumenti, e non avrete bisogno di restaurarli”.<br />
Una verità semplice, fondamentale, che ne implica a sua volta un’altra, impegnativa:<br />
non possono esserci valorizzazione del bene culturale e fruizione quotidiana, senza<br />
manutenzione costante.<br />
“É la manutenzione ordinaria la chiave”, sostiene perciò a ragione Tomaso Montanari,<br />
insieme - aggiungiamo noi - all’indispensabile attività di monitoraggio. Quel monitoraggio<br />
ravvicinato e tecnologicamente avanzato, che costituisce la nuova frontiera dei processi<br />
di conservazione e che tanto spazio trova sulle pagine di Archeomatica.<br />
Una nuova frontiera in cui è necessario innanzitutto valorizzare le risorse oggi disponibili,<br />
spesso faticosamente costruite nel tempo, iniziando dalle nostre piattaforme digitali,<br />
aperte a tutti, i cui dati vanno arricchiti e aggiornati con quelli provenienti da rilievi<br />
strumentali tecnologicamente più avanzati.<br />
Il programma essenziale che va intrapreso sui beni culturali consiste, dunque,<br />
nell’attivazione di un continuo monitoraggio che consenta di porre a confronto le<br />
informazioni che provengono dai processi di deteroriamento dai materiali, rilevabili<br />
attraverso i dati di cui sopra, e quelli conservati negli atti documentali storici, raccolti<br />
e immagazzinati fino ad ora. Una chiave doppia, monitoraggio e manutenzione, che può<br />
accrescersi e potenziarsi attraverso un adeguato trattamento dei dati rilevati a mezzo<br />
di servizi tecnologici in costante evoluzione.<br />
Una metodologia applicabile non soltanto ai grandi musei-aperti, inseriti in aree<br />
territoriali urbanizzate e dunque più controllate, ma anche – e soprattutto – al patrimonio<br />
diffuso, per il quale un’attenzione più mirata può costituire strumento di valorizzazione<br />
e pianificazione degli interventi.<br />
L’ambizione è, pertanto, quella di integrare le moderne attività di monitoraggio, con le<br />
informazioni reperibili nelle banche dati istituzionali; questo consentirebbe una lettura<br />
di ciascun bene sottoposto a controllo, contestualizzata allo specifico ambiente in cui<br />
è esposto, di cui sarà possibile conoscere repentinamente e con elevata accuratezza<br />
la vulnerabilità, controllarne la pericolosità e il rischio. Le informazioni discrete<br />
così ottenute, rappresenteranno la base per la redazione dei piani di manutenzione<br />
preventiva.<br />
È quanto proponiamo in questo numero di Archeomatica, dedicato a una nuova visione<br />
del monitoraggio del patrimonio, da effettuarsi attraverso tecniche che consentano<br />
l’interoperabilità tra i nuovi strumenti e le nuove tecnologie disponibili, le banche dati<br />
esistenti realizzate all’interno degli Istituti scientifici del nostro Ministero per i Beni e le<br />
Attività Culturali e del Turismo, e il monitoraggio diretto “in situ” sul bene.<br />
EDITORIALE<br />
Buona lettura,<br />
Renzo Carlucci
IN QUESTO NUMERO<br />
DOCUMENTAZIONE<br />
6 Il monitoraggio del<br />
Territorio e del Patrimonio<br />
Culturale<br />
di Renzo Carlucci<br />
10 Non solo Vincoli in Rete<br />
L’evoluzione della Carta del<br />
Rischio con le tecnologie<br />
attuali di Gisella Capponi<br />
In copertina una raffigurazione dei processi<br />
operativi attuati dal sistema ArTeK (Satellite<br />
enabled Services for Preservation and<br />
Valorisation of Cultural Heritage), un progetto<br />
sviluppato nell’ambito del programma<br />
“Business Applications” dell’Agenzia Spaziale<br />
Europea (ESA), cofinanziato e supportato<br />
dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), la cui entrata<br />
in servizio a regime è prevista alla fine<br />
del <strong>2018</strong>.<br />
3DTarget 2<br />
12 Servizi satellitari<br />
COPERNICUS e GALILEO<br />
a cura di ASI - Agenzia Spaziale Italiana<br />
aerRobotix 45<br />
Esri Italia 25<br />
Geogrà 39<br />
Geomax 13<br />
Gter 37<br />
LabTaf 23<br />
NAIS 33<br />
14 I sistemi di monitoraggio a<br />
supporto delle attività nelle aree<br />
terremotate di Annamaria Giovagnoli,<br />
Nicole Dore, Antonio Monteleone<br />
TECHNOLOGYforALL 31<br />
Teorema 46<br />
Testo 9<br />
Topcon 27<br />
Trimble 47<br />
Vector 48<br />
Virtualgeo 29<br />
16 Servizi di monitoraggio<br />
tecnologicamente<br />
sperimentati di Antonio<br />
Monteleone, Nicole Dore, Luca<br />
Benenati, Lorenzo Bernardi<br />
ArcheomaticA<br />
Tecnologie per i Beni Culturali<br />
Anno IX, N° 1 - marzo <strong>2018</strong><br />
Archeomatica, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivista<br />
italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozione<br />
e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela,<br />
la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio<br />
culturale italiano ed internazionale. Pubblica argomenti su<br />
tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la<br />
diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e,<br />
in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei<br />
parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione<br />
avanzata del web con il suo social networking e le periferiche<br />
"smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italiani<br />
che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accademia,<br />
enti di ricerca e pubbliche amministrazioni.<br />
Direttore<br />
Renzo Carlucci<br />
dir@archeomatica.it<br />
Direttore Responsabile<br />
Michele Fasolo<br />
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Comitato scientifico<br />
Annalisa Cipriani, Maurizio Forte,<br />
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Francesco Prosperetti, Marco Ramazzotti,<br />
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Redazione<br />
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Domenico Santarsiero<br />
domenico.santarsiero@archeomatica.it<br />
Luca Papi<br />
luca.papi@archeomatica.it
42 L’integrazione tra servizi di<br />
monitoraggio e fruizione evoluta,<br />
per una sostenibilità economica<br />
dei nuovi sistemi di salvaguardia<br />
e valorizzazione del patrimonio<br />
culturale di Gianfranco Corini, Antonio<br />
Monteleone, Nicole Dore<br />
INTERVISTE<br />
34 Intervista ad Annamaria Giovagnoli sul<br />
monitoraggio dell’inquinamento ambientale<br />
e il degrado dei beni culturali<br />
RUBRICHE<br />
38 AGORÀ<br />
Notizie dal mondo delle<br />
Tecnologie dei Beni<br />
Culturali<br />
40 AZIENDE E<br />
PRODOTTI<br />
Soluzioni allo Stato<br />
dell'Arte<br />
46 EVENTI<br />
A cura di Redazione Archeomatica<br />
36 Intervista a Carlo Cacace sul futuro del<br />
Sistema Informativo della Carta del Rischio<br />
del Patrimonio Culturale<br />
A Cura di Redazione Archeomatica<br />
SCHEDE TECNICHE<br />
20 ENAV<br />
22 ISCR<br />
24 ISPRA<br />
26 SUPERELECTRIC<br />
28 NAIS<br />
30 CNR-IMAA<br />
32 STRAGO<br />
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Data chiusura in redazione: 30 aprile <strong>2018</strong>
DOCUMENTAZIONE<br />
Il monitoraggio del Territorio<br />
e del Patrimonio Culturale<br />
Le azioni intraprese e le possibilità date dall’Osservazione della Terra<br />
di Renzo Carlucci<br />
Nella figura un esempio di schermata dell'attuale sistema della Carta del Rischio nel quale oltre alle<br />
informazioni generali sui monumenti sono riportati gli indici di vulnerabilità<br />
In Italia, dagli anni settanta, si è dato<br />
inizio ad un sistematico monitoraggio<br />
del patrimonio culturale utilizzando un<br />
valore di rischio come funzione della<br />
vulnerabilità, pericolosità ed esposizione,<br />
che solo oggi giunge a pratica ed effettiva<br />
valutabilità con l’ausilio dei dati di<br />
Osservazione della Terra che si stanno<br />
dimostrando adeguati, accurati ed<br />
economicamente sostenibili.<br />
Rimanere inermi nello studiare la distruzione del nostro territorio e in particolare del Patrimonio<br />
Culturale a seguito di una catastrofe è, ancora oggi, a distanza di molti anni dalla promulgazione<br />
dei primi studi sulla necessità di azioni preventive, la peggiore esperienza che si possa vivere<br />
nell’epoca dell’avanzamento tecnologico dei sensori e dei grandi sistemi di Osservazione della Terra.<br />
Gli sforzi profusi nella conoscenza e documentazione da una parte e nella sperimentazione di tecnologie<br />
per il monitoraggio dall’altra, forse non hanno trovato adeguato finanziamento fino ad oggi o forse, semplicemente,<br />
non hanno trovato fiducia e credibilità, in quanto per natura la maggior parte delle persone<br />
sono scettiche sulla possibilità di prevenire e mitigare azioni derivanti da eventi naturali classificati<br />
come “imprevedibili”.<br />
Ma ci sono azioni avviate, altre in itinere e, altre forse, ancora da venire, che serviranno a portare alla<br />
luce quegli strumenti, che da tempo aspettiamo, atti prevenire i danni e le catastrofi provocate da terremoti,<br />
frane e inondazioni. Abbiamo finalmente molti mezzi per conoscere in quali località tutto ciò<br />
può manifestarsi, basterà iniziare ad usarli sapientemente.<br />
Tra i metodi avviati a supporto della conservazione del Patrimonio Culturale, meritano attenzione per la<br />
loro organicità quelli avviati da tempo dall’ISCR, per i quali riportiamo integralmente alcune frasi scritte<br />
da Pietro Petraroia, membro del gruppo di lavoro sulle Linee guida sulla Conservazione programmata dei<br />
Beni Culturali [Petraroia14 ]:<br />
6 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 7<br />
“Sarebbe fare torto a Giovanni Urbani se gli si attribuisse<br />
l'invenzione, per dir così, di una sorta di «Carta del<br />
Rischio sismico dei monumenti». Il modello di conoscenza<br />
del territorio che egli sviluppò più di quaranta anni or<br />
sono (1976) e che trovò espressione essenzialmente nel<br />
Piano pilota per la conservazione programmata dei beni<br />
culturali in Umbria, fu invece espressione di un approccio<br />
assai articolato dell'applicazione della teoria del rischio<br />
alla conservazione del patrimonio culturale, che includeva<br />
la pericolosità sismica accanto ad altri tipi di pericolosità<br />
– idrogeologica, dell'ambiente-aria e antropica, ad<br />
esempio – per ognuna delle quali erano stati individuati<br />
indicatori, unità di misura e procedure di rilevazione. Insomma,<br />
metodiche e tecniche mai così in precedenza definite<br />
e correlate col fine di costruire uno strumento di<br />
supporto alle decisioni in materia di patrimonio culturale,<br />
ma non soltanto per la programmazione delle priorità<br />
di intervento, bensì anche per il più complessivo governo<br />
del territorio e delle attività produttive comunque impattanti<br />
sulla qualità dell'ambiente e, di conseguenza, sulla<br />
conservazione dei beni culturali… Nel 1983, proprio prima<br />
di dimettersi, Urbani volle assicurare la realizzazione e<br />
conclusione di una memorabile ricerca/mostra sul rischio<br />
sismico, nata quale essenziale e responsabile approfondimento<br />
sul tema, a fronte dei gravissimi e diffusi danni<br />
prodotti dal sisma campano di fine 1980 e dagli studi che<br />
ne derivarono: “La protezione del patrimonio monumentale<br />
dal rischio sismico” rappresentò in effetti un'apertura<br />
importante verso la modellizzazione dei fenomeni<br />
sismici afferenti gli edifici di interesse artistico e storico,<br />
anche se non vincolati, esposti alla ricorsività dei terremoti<br />
in Italia, soprattutto se nelle medesime aree: ne resta<br />
testimonianza la pubblicazione realizzata dall'ICR in<br />
quell'occasione…”<br />
In effetti, con il motto “Al tempo de’ tremuoti…” l’ICR<br />
(al tempo Istituto Centrale del Restauro) avviava la prima<br />
mostra per la protezione del patrimonio monumentale dal<br />
rischio sismico che si articolava in più sezioni programmatiche<br />
ancora oggi più che attuali.<br />
Così scriveva Giovanni Urbani nella introduzione alla mostra<br />
del 1983 inquadrando i “Termini del problema” [Urbani17]:<br />
“1. La pericolosità sismica per il patrimonio monumentale.<br />
I criteri adottati dal C.N.R. Progetto finalizzato “Geodinamica”<br />
per elaborare la “Carta della pericolosità sismica<br />
d’Italia”, così come la proposta che ne deriva di classificare<br />
come sismici circa un terzo del totale dei Comuni coi relativi<br />
territori, portano a concludere che, per l’ampiezza<br />
del fenomeno da fronteggiare, una politica di protezione<br />
dei monumenti dal rischio sismico non è realisticamente<br />
perseguibile in mancanza di un preciso quadro di priorità.<br />
Per definire questo quadro di priorità occorrono:a) una<br />
più puntuale individuazione delle aree maggiormente pericolose;b)<br />
una valutazione preventiva sia dell’entità del<br />
patrimonio presente in tali aree, sia dello stato di conservazione<br />
dei singoli monumenti che lo compongono, così da<br />
accertarne l’effettivo livello di vulnerabilità…<br />
2. La vulnerabilità del patrimonio monumentale<br />
Primo obiettivo di una linea di ricerca intesa a stabilire<br />
i criteri di priorità a cui attenersi nella programmazione<br />
degli interventi di adeguamento antisismico, dovrebbe essere<br />
la localizzazione delle aree di maggiore pericolosità<br />
sismica e di più alta vulnerabilità del patrimonio monumentale…<br />
Più problematico appare invece l’accertamento<br />
dei diversi gradi di vulnerabilità del patrimonio monumentale,<br />
dal momento che non si conoscono con sufficiente<br />
precisione né la stessa entità e distribuzione di tale patrimonio,<br />
né tanto meno l’effettivo stato di conservazione<br />
dei singoli monumenti che lo compongono…<br />
3. Rischio sismico per il patrimonio monumentale<br />
… Mentre per la valutazione del grado d’importanza storico-artistica<br />
non dovrebbero porsi particolari problemi,<br />
l’accertamento dello stato attuale di vulnerabilità è certamente<br />
un’operazione che, per il gran numero di monumenti<br />
su cui andrebbe condotta, richiede procedure e<br />
strumenti che ne garantiscano la effettuabilità in tempi<br />
relativamente brevi, e con risultati sufficientemente affidabili<br />
e omogenei da poter essere trattati al calcolatore.<br />
… Si propone un esempio di scheda con cui effettuare questo<br />
tipo di rilevamento “a tappeto”, al termine del quale<br />
si potrebbe disporre dei dati utili alla programmazione<br />
di un “Piano nazionale di protezione dei monumenti dal<br />
rischio sismico”, articolato secondo precisi criteri di priorità<br />
in programmi settoriali di:<br />
a) documentazioneb) progettazionec) interventi di adeguamento<br />
antisismico.”<br />
Lo stesso Urbani mi coinvolse all’epoca per la realizzazione<br />
di una sezione della mostra, al fine di illustrare, con<br />
qualche pannello, il processo del rilievo fotogrammetrico.<br />
E pose la questione sulla quantificazione del costo di rilievo<br />
di tutti i monumenti italiani [Carlucci83], questione<br />
alla quale ho tentato più volte di rispondere anche se la<br />
consistenza dei monumenti era ancora incerta, delineando<br />
i processi per la realizzazione di una documentazione a<br />
tappeto sul territorio che avrebbe potuto essere realizzata<br />
con una sorta di “fotogrammetria speditiva”. Operazione<br />
più volte avviata, anche limitando la fotogrammetria al<br />
solo raddrizzamento della facciata, il cui stato di conservazione<br />
sarebbe stato interpretato quale indice per l’intero<br />
monumento secondo il processo individuato nel cosiddetto<br />
modello iconometrico [Carlucci98], inizialmente proposto<br />
a corredo della documentazione di pre-catalogazione [Salvemini91].<br />
I primi modelli di una carta del Rischio di livello nazionale<br />
venivano attivati nel 1990, come ci ricorda Petraroia:<br />
“ … Per un verso, la logica è quella del censimento o della<br />
catalogazione speditiva, nel senso della rilevazione, localizzazione,<br />
descrizione e valutazione critica dei beni che<br />
si decide di ritenere significativi, tanto che ci si limiti<br />
alla selezione delle sole «emergenze» o che si aspiri alla<br />
individuazione del ben più ampio «patrimonio diffuso» su<br />
tutta la porzione di territorio considerata… Qualche anno<br />
più tardi, mentre il modello di Carta del Rischio faticosamente<br />
andava definendosi, veniva promulgata la legge<br />
19 aprile 1990, n. 84, recante «Piano organico di inventariazione,<br />
catalogazione ed elaborazione della carta del<br />
rischio dei beni culturali, anche in relazione all’entrata<br />
in vigore dell’Atto unico europeo: primi interventi». Con<br />
poco meno di un ventennio di ritardo, la legge sembrava<br />
offrire le prime risorse per realizzare qualcosa di quanto<br />
Urbani aveva da tempo progettato per l’Umbria, o, per<br />
meglio dire, di quanto l’ICR aveva elaborato nel precedente<br />
quinquennio, ideando la Carta del Rischio; in particolare<br />
veniva evidenziata la correlazione fra conoscenza<br />
e tutela, quest’ultima nella primaria accezione di salvaguardia<br />
e, dunque, conservazione.<br />
Nell’arco di alcuni anni l’ICR pervenne alla formulazione<br />
di un prototipo definitivo di Carta del Rischio, presentato<br />
pubblicamente nel 1997 …” [Petraroia14]
E ancora:<br />
“Tramite questo Sistema sono stati studiati e sperimentati<br />
importanti mezzi di documentazione e di analisi, che partendo<br />
dal dettato documentario dell’Istituto Centrale per<br />
il Catalogo e la Documentazione (ICCD), hanno integrato<br />
la documentazione di 1° e 2° livello per la dettagliata<br />
conoscenza degli elementi costruttivi dei monumenti. L’esperienza<br />
maturata durante il sisma del settembre 1997<br />
Umbria-Marche ha portato ad integrare la analisi di vulnerabilità<br />
ambientale-aria, quella antropica e quella statico-strutturale<br />
con l’analisi sismica in collaborazione con<br />
gli studi realizzati dal Gruppo Nazionale Difesa Terremoti<br />
(GNDT), uno dei Gruppi Nazionali di ricerca scientifica di<br />
cui si è avvalso il Servizio Nazionale della Protezione Civile<br />
(Legge 24 febbraio 1992, n. 225, art. 17) costituito<br />
presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche per mezzo di<br />
Decreti Interministeriali (10/02/93 e del 16/01/95)…<br />
Le risultanze di tale lavoro fornirono tutti gli strumenti<br />
per poter far interagire l’analisi di vulnerabilità sismica<br />
con l’analisi di pericolosità territoriale di tipo idrogeologico<br />
nella quale ultimamente, all’interno del sistema<br />
Carta del Rischio del Patrimonio Culturale, si stanno inserendo<br />
le risultanze dei satelliti SAR (quali Cosmo SkyMed<br />
e Copernicus Sentinel) che sono in grado di monitorare<br />
movimenti di terreno e strutture con l’approssimazione<br />
del centimetro…”[Petraroia16]<br />
L’uso dell’Osservazione della Terra, specialmente tramite<br />
le costellazioni Cosmo SkyMed e Copernicus, integrati da<br />
eventuali osservazioni al suolo consentono ora osservazioni<br />
di alta qualità e precisione. Analizzare un territorio, leggere<br />
eventuali movimenti o situazioni di tensione che preannunciano<br />
un terremoto, verificare il tempo che occorrerà<br />
per inondare una determinata area a seguito di una<br />
rilevante pioggia, pre-allertare le popolazioni o prendere<br />
misure per mitigare gli effetti.<br />
Oggi questo è possibile, ma forse ancora non ce ne rendiamo<br />
conto.<br />
Un appello a tale presa di coscienza che riporto integralmente<br />
dallo stesso scritto di Petraroia, precedentemente<br />
citato, trova continuità in quanto attuato dal Governo con<br />
gli incentivi Sismabonus e i successivi studi effettuati da<br />
Casa Italia:<br />
“Chiediamo che questo patrimonio di esperienza e di dati<br />
sia implementato e valorizzato.È pertanto evidente che<br />
non si può prescindere – tanto nella fase pre-sismica, come<br />
in quella post sismica con interventi di messa in sicurezza<br />
dell’edilizia storica – da un’azione diffusa di monitoraggio<br />
nelle zone più a rischio, applicando a tale fine le linee<br />
guida che lo Stato ha ufficializzato fra 2008 e 2011, dopo<br />
decenni di studi multidisciplinari, facendo seguire opere e<br />
connessi incentivi a tale sistematica rilevazione…<br />
Occorre, dunque, subito un’azione strategica pubblica,<br />
che sia evidente nelle leggi finanziarie attraverso incentivi<br />
attentamente mirati, ma anche in ambiti differenziati<br />
delle politiche pubbliche e della comunicazione istituzionale,<br />
con l’obiettivo di coinvolgere, per quanto possibile,<br />
le popolazioni colpite nella messa a punto e nella condivisione<br />
dei criteri di intervento.<br />
I dati dimostrano che laddove fondi o agevolazioni fiscali<br />
per il miglioramento sismico siano stati gestiti nelle comunità<br />
locali in modo che i lavori realizzati abbiano raggiunto<br />
un risultato adeguato, i danni agli edifici colpiti<br />
da agosto 2016 in poi sono stati contenuti, almeno fino a<br />
quando nuovi e più violenti episodi sismici in rapida successione<br />
abbiano reso comunque inevitabili crolli anche<br />
totali di alcuni di essi, conseguendo la tutela delle vite<br />
umane.<br />
E, peraltro, non è solo questione di finanziare le opere<br />
di messa in sicurezza del territorio rispetto al rischio sismico<br />
e idrogeologico, ma è anche fondamentale pensare<br />
al sistema dei controlli e di monitoraggio oggi del tutto<br />
inadeguato e differenziato da regione a regione.”<br />
Bibliografia<br />
[Carlucci83] Renzo Carlucci et al. La Fotogrammetria come strumento<br />
di protezione in AA.VV., La protezione del patrimonio monumentale dal<br />
rischio sismico – Termini del problema, Istituto Centrale del Restauro,<br />
Roma 1983<br />
[Salvemini91] Francesca Salvemini, Guida alla pre-catalogazione dei<br />
beni artistici, Edizioni DEI Roma 1991<br />
[Carlucci98] Pio Baldi, Renzo Carlucci, Mosè Ricci, «Il modello iconometrico:<br />
la documentazione nella Carta del Rischio», in AA.VV., Diagnosi e<br />
progetto per la conservazione dei materiali dell’architettura, Ministero<br />
BB . CC . AA – Istituto Centrale per il Restauro, De Luca, Roma 1998.<br />
[Petraroia14 ] Pietro Petraroia, Carta del Rischio: linee guida e normativa<br />
recente, in Economia della Cultura, a. XXIV, 2014, n. 3-4<br />
[Petraroia16] Pietro Petraroia, Contributo di Italia Nostra per Casa Italia,<br />
Bollettino Italia Nostra n. 492 2016, Roma<br />
[Urbani17] Giovanni Urbani, La protezione del patrimonio monumentale<br />
dal rischio sismico, in Il Capitale Culturale n. 15, Macerata 2017 http://<br />
dx.doi.org/10.13138/2039-2362/1660<br />
Abstract<br />
Starting since the seventies, a systematic monitoring of cultural heritage has<br />
begun in Italy, using a risk value as a function of vulnerability, danger and<br />
exposure, which only today can be practiced and evaluated with the help of<br />
the Earth Observation that is proving adequate, accurate and economically<br />
sustainable data.<br />
Parole chiave<br />
rischio; vulnerabilità; pericolosità; patrimonio culturale;<br />
osservazione della Terra; monitoraggio<br />
Autore<br />
Renzo Carlucci<br />
renzocarlucci@gmail.com<br />
Archeomatica, direttore editoriale<br />
Ingegnere, esperto di tecnologie applicate al Territorio e ai Beni Culturali, è stato<br />
(1992-1996 e 2002-2006) direttore tecnico di varie fasi di realizzazione della<br />
Carta del Rischio del Patrimonio Culturale curando in particolare la fotogrammetria<br />
speditiva, l’acquisizione dei vincoli in tutte le Soprintendenze italiane e la prima<br />
georeferenziazione territoriale.<br />
8 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 9<br />
Controllo del clima<br />
in musei e archivi<br />
Il data logger WiFi testo 160 consente di monitorare, in continuo<br />
e con la massima discrezione, le condizioni climatiche delle opere<br />
esposte o archiviate. Sempre e ovunque.<br />
Valori di<br />
misura<br />
sempre sotto<br />
controllo.<br />
• Sensori per temperatura, umidità, lux, UV, concentrazione di CO 2<br />
e pressione atmosferica<br />
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DOCUMENTAZIONE<br />
Non solo Vincoli in Rete<br />
L’evoluzione della Carta del Rischio con le tecnologie attuali<br />
di Gisella Capponi<br />
Fig. 1 - Consistenza dei beni culturali schedati<br />
Fig. 2 - Distribuzione dei beni schedati.<br />
Le potenzialità e l’evoluzione<br />
di un potente strumento<br />
informativo territoriale utile<br />
alla conoscenza, monitoraggio,<br />
conservazione, restauro e<br />
valorizzazione del Patrimonio<br />
Culturale Italiano, quale quello<br />
offerto dalla Carta del Rischio<br />
e dal portale Vincoli in Rete.<br />
L'<br />
accessibilità e l’interoperabilità dei dati diventa un<br />
elemento fondamentale laddove siano necessari interventi<br />
di emergenza che richiedono un rapido accesso<br />
alle informazioni; ma anche in fase di gestione delle<br />
informazioni a fronte di progetti di monitoraggio, conservazione,<br />
restauro e valorizzazione del bene culturale.<br />
L'indirizzo metodologico che è alla base della Carta del Rischio<br />
(CdR) è maturato nel corso degli ultimi 30 anni, grazie<br />
alle esperienze effettuate in tema di applicazione delle<br />
indagini scientifiche, del controllo ambientale e delle prove<br />
non distruttive, oltre che alla conoscenza e alla conservazione<br />
dei beni. L’origine più lontana di questo indirizzo<br />
può essere ritrovata nel "restauro preventivo", elaborato da<br />
Cesare Brandi nella "Teoria del Restauro", concetto che può<br />
avere un riscontro concreto solo nella prevenzione dei processi<br />
di degrado, mettendoli in relazione alle sollecitazioni<br />
esterne (ad esempio i fattori ambientali, gli inquinanti,<br />
etc.) e attraverso i piani di manutenzione programmata dei<br />
beni. Il primo tentativo di attuare questa strategia risale al<br />
1975, quando l'ICR elaborò il "Piano pilota per la conservazione<br />
programmata dei beni culturali in Umbria". In tempi<br />
recenti il Piano eGov 2012 del Ministero per la Pubblica Amministrazione<br />
e L'innovazione, che prevedeva un programma<br />
di interventi per l'innovazione digitale nel settore dei<br />
beni culturali (obiettivo 10, finalizzato alla realizzazione<br />
della completa digitalizzazione dei servizi e delle risorse<br />
culturali del Ministero per i beni e le attività culturali), ha<br />
immesso tra i suoi progetti strategici: "Il Portale della cultura",<br />
"Musei D'Italia", "Certificazione e vincolistica in rete" e<br />
"CulturaAmica-Espi2", azioni finalizzate a favorire la realizzazione<br />
di un programma di innovazione per lo sviluppo di<br />
servizi per gli utenti interni ed esterni del Ministero dei Beni<br />
e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT.)<br />
Il portale Vincoli in Rete, realizzato da IsCR in collaborazione<br />
con l’Istituto Centrale per la Catalogazione e la Documentazione<br />
(ICCD), rappresenta una piattaforma applicativa<br />
di condivisione di conoscenze e dati relativi alla quantità<br />
e costituzione dei beni culturali. Tale attività, inquadrata<br />
nel Piano eGov 2012 si è realizzata attraverso l’interoperabilità,<br />
che ha messo a fattor comune l’IsCR, l’ICCD e la<br />
Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del<br />
MiBACT. Ad oggi la consistenza e tipologia del patrimonio<br />
culturale schedato dai sistemi informativi territoriali cooperanti,<br />
tramite il sito vincoli in rete, è mostrato in figura 1. Il<br />
numero dei beni schedati e inseriti nella banca dati cresce<br />
con l’implementazione della schedatura su campo.<br />
Tutti i beni schedati sono stati georeferenziati, in modo tale<br />
da permette la loro distribuzione cartografica figura 2.<br />
10 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 11<br />
Fig. 3 - Sovrapposizione carta frane/beni culturali.<br />
Fig. 4 - Villa Adriana: Baffer zone e vincolo paesaggistico<br />
L’aspetto innovativo dell’utilizzo dei sistemi informativi è la<br />
possibilità di condividere strati cartografici differenti e rappresentativi<br />
di esigenze diverse di attività come ad esempio<br />
la sovrapposizione della carta della pericolosità Frana (fonte<br />
Ispra ) e quella dei beni culturali in figura 3.<br />
L’interoperabilità tra i sistemi informativi permette l’estrazione<br />
delle informazioni in tempi rapidi e aggiornati,<br />
necessità impellente ad esempio nelle attività di emergenza,<br />
come è accaduto nell’ultimo terremoto del centro Italia<br />
del 2016. Conoscere la consistenza del patrimonio, la sua<br />
localizzazione, la vulnerabilità, permette con altrettanta<br />
rapidità la precompilazione dell’anagrafica delle schede di<br />
danno (primo livello di approfondimento) e di accompagnamento<br />
dei beni mobili nei depositi attrezzati riportando le<br />
informazioni contenute ed estraibili nelle diverse banche<br />
dati cooperanti. Questo approccio di metodo permette il<br />
successivo approfondimento sulla base di dati univoci e verificati,<br />
infatti è possibile a questo punto realizzare per i<br />
beni immobili le schede di secondo livello o piani d’emergenza<br />
o di manutenzione e per i beni mobili la compilazione<br />
dei piani di pronto intervento conservativo per la messa in<br />
sicurezza delle opere.<br />
Fino ad oggi le informazioni contenute nella banca dati Carta<br />
del Rischio non erano condivise, se non con modalità complesse<br />
e poco trasferibili sul territorio, dunque si è pensata<br />
una nuova ingegnerizzazione del sistema che renda visibili<br />
in modalità automatica, ad altri sistemi, le informazioni di<br />
dettaglio ora contenute negli allegati. Ad esempio, insieme<br />
ai dati numerici di vulnerabilità sarà possibile visualizzare i<br />
danni con immagini direttamente connesse all’elemento del<br />
bene schedato che presenta il danno prevalente.<br />
IL PROGETTO ArTeK<br />
Nella reciprocità degli scambi nel progetto ArTeK si è voluto<br />
migliorare la qualità delle informazioni da archiviare,<br />
ampliare il numero di dati e mettere a disposizione dello<br />
schedatore l’utilizzo delle informazioni tecnologiche oltre<br />
che quelle rilevate dalla schedatura. Una delle possibilità<br />
previste sarà quella di individuare sull’elemento un danno<br />
e richiedere un’analisi più dettagliata con un sorvolo di un<br />
drone. Un esempio è il caso di Santa Maria Maggiore a Tivoli,<br />
un bene complesso composto da più strutture in adiacenza.<br />
Avere informazione con sorvoli di droni nei punti di attacco<br />
tra le diverse costruzioni permetterà di ottenere utili dati ai<br />
fini di una migliore compilazione della scheda nella sezione<br />
del calcolo della vulnerabilità e renderlo di conseguenza più<br />
raffinato. Infine, ma non di minore importanza, è la possibilità<br />
di incrociare le mappe con le aree sottoposte a vincolo<br />
paesaggistico e le buffer zone di rispetto realizzate per una<br />
migliore tutela dei beni e dei siti, come nell’esempio di Villa<br />
Adriana in figura 4. In questo caso la zona di rispetto rientra<br />
totalmente nell’area a vincolo paesaggistico; le informazioni<br />
potranno essere gestite direttamente dai gestori,<br />
sindaci, direttori, in generale dai responsabili che potranno<br />
attivare le procedure di controllo dell’urbanizzazione e<br />
quindi dell’impatto antropico sui beni culturali.<br />
Quanto si sta sviluppando anche sull’esperienza realizzata<br />
durante il sisma sta dimostrando che Carta del Rischio e Vincoli<br />
in Rete sono strumenti validi e dovrebbero essere usati<br />
anche e soprattutto in tempi ordinari per gestire il nostro<br />
complesso, articolato e inestimabile patrimonio culturale.<br />
Abstract<br />
The potential and evolution of a powerful territorial information tool useful for<br />
the knowledge, monitoring, conservation and enhancement of the Italian cultural<br />
heritage: La Carta del Rischio and the web-portal Vincoli in Rete. Accessibility<br />
and interoperability of data becomes a fundamental element, especially in<br />
emergency situations that require rapid access to information, but also during<br />
the normal protection of cultural heritage.<br />
Parole chiave<br />
SIT; interoperabilità; monitoraggio; rischio; emergenza<br />
Autore<br />
Gisella Capponi<br />
gisella.capponi@iscr.it<br />
Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro<br />
Via di S. Michele, 23, 00153 Roma RM
DOCUMENTAZIONE<br />
Servizi satellitari COPERNICUS e GALILEO<br />
A cura di ASI - Agenzia Spaziale Italiana<br />
ASI è impegnata con<br />
diverse iniziative<br />
nazionali, europee<br />
e internazionali, nel trasferimento<br />
tecnologico e<br />
nello sviluppo del settore<br />
downstream delle applicazioni<br />
basate sui servizi<br />
satellitari come per esempio<br />
Galileo e Copernicus.<br />
ArTeK è uno dei progetti<br />
finanziati da ASI nell’ambito<br />
del programma ESA<br />
“Business Applications”,<br />
programma specifico dell’E-<br />
SA che promuove iniziative<br />
di studio, sperimentazione<br />
e prototipizzazione di servizi<br />
innovativi abilitati dai<br />
diversi servizi satellite oggi<br />
disponibili come quelli di<br />
osservazione della terra, di<br />
navigazione e telecomunicazioni<br />
satellitari.<br />
l’Italia è il secondo contributore<br />
Europeo di questo<br />
programma avendolo considerato<br />
il “programma perfetto”<br />
rispetto alle peculiarità<br />
della propria filiera<br />
industriale “down-stream”.<br />
Una filiera caratterizzata<br />
da PMI e centri di ricerca<br />
di eccellenza che possono<br />
trovare in questi finanziamenti<br />
un supporto, non solo<br />
finanziario, per dimostrare<br />
fattivamente i vantaggi derivanti<br />
dall’uso sistematico<br />
dei servizi spaziali collaborando<br />
con nuovi utilizzatori<br />
in settori meno tradizionali.<br />
Questa obiettivo di allargamento<br />
del bacino di utenza<br />
dei servizi spaziali oltre<br />
gli “addetti ai lavori” è un<br />
contributo fondamentale<br />
nell’ambito della Space<br />
Economy, il progetto ArTeK<br />
infatti vede il tema sinergico<br />
della salvaguardia e della<br />
fruizione dei beni culturali,<br />
così importante per il nostro<br />
paese, come un bacino promettente<br />
per poter “fare di<br />
più” utilizzando meglio le<br />
risorse e le tecnologie trasformando<br />
una voce di spesa<br />
in una opportunità di business.<br />
Sul tema specifico dei<br />
droni, l’ASI ha attivato iniziative<br />
specifiche in collaborazione<br />
con ENAV per l’affidamento<br />
di attività ricerca<br />
e sviluppo per UAV/RPAS<br />
integrati nei sistemi ATM<br />
nazionali che dimostrino le<br />
prestazioni di navigazione<br />
sicura e accurata dei droni<br />
in ambiti applicativi diversi<br />
grazie all’uso dei segnali di<br />
radiolocalizzazione satellitare<br />
(Galileo e EGNOS) e le<br />
comunicazioni satellitari.<br />
In questo ambito quindi<br />
i droni sono nello stesso<br />
tempo utilizzatori di servizi<br />
satellitari ma anche contributori<br />
al servizio di monitoraggio<br />
locale ad-hoc, solitamente<br />
da realizzare sulla<br />
base di una prima analisi<br />
basata sui dati di osservazione<br />
satellitare su aree più<br />
ampie e in modo continuativo.<br />
Abstract<br />
ASI, the Italian Space Agency, is<br />
engaged with various national,<br />
European and international initiatives,<br />
in the transfer of technology<br />
and in the development of<br />
the downstream sector of applications<br />
based on satellite services<br />
such as Galileo and Copernicus.<br />
ArTeK is one of the projects funded<br />
by ASI within the ESA program<br />
"Business Applications", ESA's specific<br />
programme that promotes<br />
initiatives for the study, experimentation<br />
and prototyping of innovative<br />
services<br />
enabled by the various satellite<br />
services, today available such as<br />
earth observation, navigation and<br />
satellite telecommunications.<br />
Autore<br />
Agenzia Spaziale Italiana<br />
Via del Politecnico snc<br />
00133 Roma, Italia<br />
Tel: +39 06 8567.1<br />
Parole chiave<br />
Servizi di monitoraggio; servizi satellitari;<br />
radiolocalizzazione; GNSS; EGNOS;<br />
GALILEO; downstream; ArTeK; droni;<br />
monitoraggio ambientale<br />
12 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 13<br />
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DOCUMENTAZIONE<br />
I sistemi di monitoraggio a supporto<br />
delle attività nelle aree terremotate<br />
di Annamaria Giovagnoli, Nicole Dore, Antonio Monteleone<br />
“Insieme ai vigili del fuoco abbiamo concluso 38<br />
interventi: 16 progetti li abbiamo fatti noi, per<br />
aiutare i sindaci in queste giornate straripanti<br />
di impegni. Capisco la voglia di tornare a casa<br />
e affermazioni del tipo ‘buttiamo giù tutto<br />
e fine’. Ma, a mente lucida, sappiamo che il<br />
patrimonio culturale che andrebbe perduto<br />
sarebbe enorme e, con esso, smarriremmo<br />
anche la nostra identità e le nostre radici”.<br />
Fig. 1 - Amatrice - Chiesa di Sant'Agostino (settembre 2016).<br />
Così Carla Di Francesco, allora Direttore Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia Romagna<br />
parlava a Ferrara, ad un incontro promosso dalla Fondazione Ermitage Italia per fare un bilancio dei danni<br />
causati dal terremoto che colpi l’Emilia nel 2012.<br />
Le attività da svolgere in situazioni di emergenza sono moltissime: la ricognizione dei danni, la valutazione dei<br />
costi, il ricovero delle opere mobili, tutte azioni complesse da svolgersi in aree dove è difficile arrivare, dove le<br />
emergenze sono altre e molto delicate, dove dunque il lavoro sui beni culturali a volte deve attendere per fare<br />
spazio a situazioni assai più urgenti e articolate.<br />
Nelle zone terremotate molti degli edifici coinvolti presentano crolli totali, parziali o lesioni di diversa entità.<br />
Si può dunque facilmente cogliere la dimensione dell'impatto del sisma e la mole straordinaria di lavoro da<br />
svolgere, anche in considerazione del fatto che alla scossa principale spesso seguono repliche (di magnitudo non<br />
sempre inferiore) e sciami di scosse che rendono lungo e complicato il lavoro che devono svolgere le squadre<br />
congiunte del ministero dei Beni culturali insieme alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco, all'Esercito e ai<br />
Carabinieri del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale impegnate nella verifica dei danni al patrimonio<br />
culturale causati dal terremoto. Solo nelle regioni colpite dal sisma del Centro Italia del 2016, altro grave<br />
evento per il nostro patrimonio, sono stati recuperati 20.254 beni storico-artistici e archeologici, 9.780 volumi<br />
e 4.623 metri lineari di beni archivistici, ricoverati nei depositi di Celano-Paludi (Aq), Cittaducale (Ri), Spoleto<br />
(Pg), Ascoli Piceno e Ancona, mentre sono stati 1.171 gli interventi di messa in sicurezza di chiese, edifici storici<br />
e monumenti nei territori terremotati (Fig. 1).<br />
Nell’organizzazione di questi primi recuperi e/o messe in sicurezza, è risultata evidente la difficoltà di gestione<br />
sia dei tempi che della logistica, forse da imputarsi alla complessità della situazione. Particolare importanza e<br />
utilità ha avuto tutta l’attività svolta fin dai primi momenti del sisma da parte dell’ISCR (Istituto Superiore per<br />
la Conservazione ed il Restauro) insieme all’ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione) al fine<br />
di mettere a disposizione tutta la documentazione dei beni coinvolti utilizzando i sistemi informativi integrati<br />
(Vincoli In Rete, ecc.) che hanno offerto un supporto di grande importanza all’individuazione dei beni e alle<br />
stime preliminari della consistenza dei danni.<br />
14 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 15<br />
Fig. 2 - Amatrice - perimetrazione delle aree danneggiate nei centri abitati<br />
colpiti dal sisma del sisma dell'Italia centrale (2016). Contiene dati<br />
Copernicus Sentinel-1 e Sentinel-2 rielaborati (2016).<br />
Il lavoro di ricognizione, seppur ben supportato da sistemi<br />
inter-operativi, prevede tempi abbastanza lunghi, revisioni,<br />
controllo e valutazioni successive e spesso le squadre<br />
di rilevamento danni del MiBACT devono, anche a seguito<br />
degli ulteriori crolli intercorsi o dei danni causati dalle nuove<br />
scosse, rivalutare tutte le attività di monitoraggio e di<br />
primo intervento già effettuate. Inoltre, per poter fare un<br />
buon lavoro di ricostruzione dei Beni Culturali danneggiati o<br />
distrutti è necessario correre contro il tempo e attivarsi già<br />
nella fase di rimozione delle macerie: le macerie di edifici<br />
di valore culturale sono infatti indispensabili per il loro restauro<br />
e contengono spesso opere d'arte, ed è fondamentale<br />
che vengano rimosse e conservate adeguatamente nel più<br />
veloce tempo possibile, invece di essere frettolosamente rimosse<br />
e disperse durante la necessaria fase di risposta e di<br />
attivazione dei servizi di emergenza.<br />
Un lavoro oneroso, complesso, dettagliato e lungo. È possibile<br />
supportare queste attività con un servizio di monitoraggio<br />
dedicato?<br />
La risposta a questa domanda è ancora una volta affidata<br />
al supporto che le attività di osservazione della terra, da<br />
satellite e da drone, possono offrire sia nei momenti immediatamente<br />
successivi all’evento disastroso, ottenendo<br />
una “fotografia” della situazione che consenta una prima<br />
valutazione dei danni preliminare e speditiva, sia nei periodi<br />
successivi all’emergenza vera e propria per valutazioni<br />
complessive.<br />
Il servizio “ArTeK Emergency” intende porsi a supporto delle<br />
istituzioni sopra citate attraverso l’impiego di strumenti e<br />
tecniche del settore aerospaziale che vanno ad alimentare<br />
la conoscenza e la precisione delle informazioni già disponibili<br />
in Vincoli in Rete. La finalità è quella di consegnare dei<br />
validi strumenti per l’analisi del contesto post emergenza<br />
per un subitaneo e quanto più oggettivo supporto alle autorità<br />
coinvolte nella gestione delle attività di messa in sicurezza<br />
e salvaguardia del patrimonio culturale.<br />
L’impiego dei satelliti e dei droni deve essere, per via della<br />
natura stessa degli strumenti messi in campo, di tipo gerarchico.<br />
Questa gerarchia di impiego permette di intervenire<br />
su due livelli che forniscono sia informazioni di contesto,<br />
per ciò che è derivato dai primi, sia informazioni di dettaglio,<br />
per i secondi.<br />
Nello specifico, l’osservazione della Terra da satellite fornisce<br />
supporto attraverso l’identificazione e la delineazione<br />
dei macro cambiamenti avvenuti sul territorio. Come noto,<br />
la copertura areale di una singola immagine satellitare permette<br />
una visione di insieme che, grazie alla loro ormai adeguata<br />
risoluzione spaziale, permette di delineare con buona<br />
precisione le aree di cambiamento (ad es. edifici crollati,<br />
strade occluse dai crolli, ecc.) (Fig. 2). Inoltre, l’impiego<br />
degli archivi storici permette di analizzare retrospettivamente<br />
il territorio colpito, per derivare mappe dei cambiamenti<br />
dovuti sia all’azione contingente del sisma, sia alle<br />
operazioni di ripristino successive a questo.<br />
Dall’altro lato, droni equipaggiati con sensori specifici, proprio<br />
in virtù della loro maneggevolezza e delle loro caratteristiche<br />
tecniche (ad es. altissima risoluzione spaziale),<br />
permettono di procedere velocemente alla valutazione dei<br />
danni degli edifici grazie ad una osservazione “da vicino”. Il<br />
loro impiego rende possibile una conoscenza dettagliata dei<br />
danni subiti dalle strutture, nonché l’ispezione di porzioni di<br />
queste altrimenti non raggiungibili a causa dei crolli che ne<br />
ostruiscono le vie di accesso o a causa dell’instabilità dell’edificio<br />
gravemente danneggiato, che renderebbe rischiosa<br />
ogni attività al suo interno o nelle sue vicinanze.<br />
Da quanto detto, risulta evidente il supporto che le tecnologie<br />
aerospaziali possono fornire per quegli scenari “fragili”.<br />
Non deve essere sottovalutato l’apporto che queste tecnologie<br />
possono fornire anche in termini di sicurezza per gli<br />
operatori coinvolti, specialmente nelle primissime fasi operative.<br />
Infatti, la campagna di misura a terra per le prime<br />
constatazioni dei danni, oltre a richiedere tempi inevitabilmente<br />
lunghi legati all’orografia del territorio, alla presenza<br />
di macerie di edifici crollati o seriamente danneggiati e<br />
dunque inaccessibili, potrebbe costituire un inaccettabile<br />
rischio di perdite di vita degli operatori coinvolti nelle attività<br />
di rilievo. Si aggiunga a ciò anche la precisione del dato<br />
geospaziale dei satelliti e dei droni, che contribuisce ad una<br />
maggiore precisione e velocità sia dei rilievi, sia della pianificazione<br />
di alcune delle operazioni.<br />
Infine l'utilizzo di tecnologie di telecomunicazione satellitari,<br />
basate sul sistema Athena-Fidus, permetterà di scambiare<br />
dati (ad es. rilievi con UAV), in near real-time, con il<br />
Centro di Controllo ArTeK per una pronta analisi, da remoto,<br />
dei danni ai beni.<br />
È dunque proprio questo il grande valore aggiunto dei sistemi<br />
aerospaziali, ovvero quello di dare in tempi brevi una<br />
visione di insieme del territorio, per apprezzare i danni, i<br />
cambiamenti e fare valutazioni preliminari di insieme (satelliti)<br />
che rappresentano la base per la pianificazione delle<br />
attività di dettaglio (drone), il tutto finalizzato a fornire<br />
un ulteriore supporto ai dati già in possesso del Ministero e<br />
degli organi che hanno competenza in materia.<br />
Abstract<br />
The "ArTeK Emergency" service intends to put itself in support of the institutions<br />
through the use of tools and techniques of the aerospace sector that<br />
feed the knowledge and accuracy of the information already available in Vincoli<br />
in Rete. The purpose of the service is to deliver the risks for the analysis<br />
of the post-emergency context for an objective support to the authorities<br />
involved in the management of safety activities and the safeguarding of cultural<br />
heritage.<br />
Parole chiave<br />
Sistemi di monitoraggio; emergenza; terremoto; droni; satelliti; telerilevamento;<br />
ArTeK<br />
Autore<br />
Annamaria Giovagnoli, annamaria.giovagnoli@gmail.com<br />
RUP del progetto ArTeK<br />
Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, MiBACT, Roma<br />
Nicole Dore, nicole.dore@nais-solutions.it<br />
ArTeK deputy project manager,<br />
Antonio Monteleone, antonio.monteleone@nais-solutions.it<br />
ArTeK project manager,<br />
NAIS, Nextant Applications and Innovative Solutions
DOCUMENTAZIONE<br />
Servizi di monitoraggio tecnologicamente sperimentati<br />
di Antonio Monteleone, Nicole Dore,<br />
Luca Benenati, Lorenzo Bernardi<br />
I Beni Culturali, siano essi<br />
archeologici, architettonici o<br />
paesaggistici, costituiscono un<br />
patrimonio di inestimabile valore che<br />
è necessario tutelare, preservare e<br />
valorizzare. l’Italia è tra i principali<br />
detentori di tale tipo di beni e la loro<br />
eccezionale importanza è ampiamente<br />
riconosciuta anche dall’UNESCO, nella<br />
cui lista sono presenti 53 siti italiani.<br />
Fig. 1 - Il workflow di ArTeK.<br />
Il patrimonio culturale è però in molti casi estremamente<br />
fragile e continuamente esposto a molteplici fattori di<br />
degrado che ne minacciano l’incolumità, anche a causa<br />
della mancanza di adeguate forme di conservazione preventiva.<br />
Tra i fenomeni che rappresentano un rischio di potenziale<br />
degrado dei beni si possono annoverare i fenomeni di natura<br />
idrogeologica, quali calamità naturali (ad es. i terremoti),<br />
deformazioni del suolo (con ripercussioni sulla staticità delle<br />
strutture), fenomeni atmosferici particolarmente violenti<br />
e i cambiamenti climatici, nonché i fenomeni di natura<br />
antropica quali l’urbanizzazione non controllata, l’inquinamento<br />
e i massicci flussi turistici che rappresentano un serio<br />
problema per i beni se non mitigati attraverso l’adozione di<br />
appropriate misure di controllo. A tal proposito un rapporto<br />
dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca<br />
Ambientale), pubblicato nel 2015, fornisce un quadro ben<br />
preciso, quanto critico, del rischio idrogeologico dei beni in<br />
Italia. In tale rapporto si parla, infatti, di circa 29.000 monumenti<br />
compresi in uno scenario di alluvione considerato a<br />
medio rischio, mentre 40.000 sono compresi in uno scenario<br />
soggetto ad eventi meno probabili ma ben più gravi.<br />
Le attuali politiche di conservazione dei beni, nella maggior<br />
parte dei casi, sono oggi affidate a grandi interventi di restauro<br />
e trascurano invece investimenti nella conservazione<br />
preventiva.<br />
L’esecuzione, su base sistematica e continua, di attività di<br />
monitoraggio del territorio e dei beni, abilitata dalle nuove<br />
tecnologie di telerilevamento, fornirebbe una risposta efficace<br />
alle crescenti necessità di salvaguardia del settore,<br />
apportando benefici conoscitivi, conservativi ed economici<br />
utili ad una migliore e più attenta gestione del patrimonio<br />
culturale. L’innovazione tecnologica (nuove tecniche e sistemi<br />
di rilevamento e monitoraggio), unita a quella di processo<br />
(nuovi approcci di gestione e prevenzione), permetterebbe<br />
inoltre di ridurre, ritardare e prevenire il degrado,<br />
contribuendo, allo stesso tempo, alla diminuzione del costo<br />
degli interventi di manutenzione e restauro.<br />
La condizione di instabilità di molti dei nostri beni, ampiamente<br />
evidenziata dal rapporto ISPRA sopra citato, e la necessità<br />
di prevenire il deterioramento e l’insorgere di danni,<br />
rendono opportuna la creazione di un servizio integrato,<br />
ad oggi mancante, che offra strumenti in grado di valutare,<br />
costantemente e su larga scala, lo “stato di salute” e<br />
il rischio di degrado di siti ritenuti di interesse culturale.<br />
La conoscenza della precarietà della condizione dei beni e<br />
delle minacce del territorio, permettono infatti di mettere<br />
in atto azioni di conservazione preventiva, garantendo una<br />
efficace salvaguardia e un considerevole risparmio economico<br />
nel lungo periodo.<br />
IL PROGETTO ArTeK<br />
È nel complesso quadro appena descritto che si inserisce il<br />
progetto ArTeK (Satellite enabled Services for Preservation<br />
16 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 17<br />
and Valorisation of Cultural Heritage), un progetto sviluppato<br />
nell’ambito del programma “Business Applications”<br />
dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), cofinanziato e supportato<br />
dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e le cui attività termineranno<br />
alla fine del <strong>2018</strong>.<br />
ArTeK parte dall’esperienza acquisita nell’ambito di precedenti<br />
progetti che hanno permesso alla NAIS di mettere<br />
a punto procedure, di sviluppare prototipi di catene di<br />
elaborazione di dati satellitari e di individuare, sempre di<br />
più, le specifiche necessità degli utenti finali. Il crescente<br />
sviluppo delle tecnologie satellitari ha infatti permesso di<br />
realizzare, negli ultimi anni, progetti aventi come focus la<br />
sperimentazione sul campo di servizi innovativi a supporto<br />
della salvaguardia del patrimonio culturale. È dunque anche<br />
attraverso progetti come WHERE (World HEritage monitoring<br />
by REmote sensing, progetto cofinanziato dall’Agenzia<br />
Spaziale Italiana (ASI) nell’ambito del Secondo Bando PMI<br />
Tematica “Osservazione della Terra”) e VIDEOR (progetto<br />
autofinanziato con meccanismi di accesso al credito agevolato<br />
del Ministero dello Sviluppo Economico) che è stato<br />
possibile arrivare alla proposizione dei maturi servizi di Ar-<br />
TeK. Ulteriori progetti, quali SIBILLA (Fondo per la Crescita<br />
Sostenibile - Bando “HORIZON 2020” PON I&C 2014-2020),<br />
permetteranno, nell’immediato futuro, di estendere il portfolio<br />
di prodotti ArTeK con indagini rilevanti per la salvaguardia<br />
di siti sommersi, inizialmente applicate e sperimentate<br />
sul parco archeologico sommerso di Baia.<br />
ArTeK si propone come uno strumento avanzato, rivolto ai<br />
responsabili dei siti, a supporto di diversi aspetti, quali:<br />
4la salvaguardia, il servizio core, attraverso un monitoraggio<br />
continuo basato sull’analisi di dati acquisiti su più<br />
livelli (dal satellite ai sensori in loco);<br />
4 la gestione, attraverso la messa in opera di meccanismi<br />
di controllo del sito e analisi del flusso di visitatori<br />
(controllo di attività atipiche nel sito mediante recinzioni<br />
virtuali, analisi dei tempi di sosta presso ciascun monumento<br />
da cui derivare statistiche sul comportamento e<br />
sulle preferenze dei visitatori, ad es. utili a valorizzare<br />
siti archeologici di notevoli dimensioni);<br />
4e la valorizzazione, attraverso la messa in opera di strumenti<br />
avanzati di fruizione, sia in modalità immersiva, su<br />
postazione fissa, che su dispositivi mobili per un supporto<br />
al turismo culturale all’interno del sito.<br />
Fig. 2 - (pag. 18) Civita di Bagnoregio - classificazione della stabilità<br />
degli edifici ottenuta da analisi interferometriche da satellite.<br />
Elaborazione fatta a partire da dati COSMO-SkyMed.<br />
ii) Tecnologie di comunicazione satellitare (SAT-COM):<br />
permettono, in assenza di copertura terrestre, la<br />
trasmissione, al centro di monitoraggio e controllo<br />
ArTeK, dei dati provenienti dalle reti di sensori dislocate<br />
sul campo.<br />
iii) Tecnologie di navigazione satellitare (SAT-NAV):<br />
sono alla base del monitoraggio del flusso dei visitatori.<br />
Inoltre i dati di posizionamento preciso, provenienti<br />
da reti ad hoc o reti GNSS permanenti (ad<br />
esempio la rete GNSS permanente RING dell’INGV o<br />
quelle manutenute dalle diverse Regioni) vengono<br />
assimilate nella catena di elaborazione interferometrica<br />
SAR per migliorarne le prestazioni.<br />
iv) Sensoristica montata su sistemi UAV (Unmanned<br />
Aerial Vehicle): offre vantaggi legati alla flessibilità<br />
di utilizzo e all’altissima risoluzione spaziale che è<br />
possibile raggiungere (dell’ordine di pochi centimetri),<br />
indispensabile laddove la risoluzione spaziale<br />
dei satelliti risulti essere inadeguata. I sensori da<br />
equipaggiare possono inoltre essere scelti sulla base<br />
della specificità della missione (ad esempio sensori<br />
multispettrali).<br />
La piattaforma ArTeK permette l’erogazione di servizi<br />
specifici nel settore dei Beni Culturali basati sull’utilizzo<br />
congiunto di tecnologie spaziali (Osservazione della Terra,<br />
Telecomunicazione, Navigazione) e sui recenti progressi<br />
nel settore ICT, in particolare nelle tecnologie e nelle<br />
applicazioni web orientate ai servizi basate su piattaforme<br />
“cloud”. Grazie all’utilizzo di tali tecnologie sono offerte<br />
nuove possibilità di servizi innovativi, efficaci e integrati<br />
per monitorare, gestire e valorizzare i beni culturali (Fig. 1).<br />
Più in dettaglio, ArTeK utilizza in modo integrato diverse<br />
tecnologie, qui di seguito riportate:<br />
i) tecnologie di osservazione della terra da sensori<br />
satellitari (SAT-EO), sia ottici che radar, con risoluzioni<br />
spaziali adeguate al dominio in questione (sia<br />
VHR – Very High Resolution - che HR - High Resolution):<br />
sono usate per identificare e monitorare molti<br />
fenomeni di degrado che insistono sui beni e valutare<br />
le minacce specifiche oltre che per identificare i<br />
cambiamenti intercorsi nel tempo ed effettuare valutazioni<br />
circa le condizioni dei siti.<br />
Fig.3 - (pag. 18) Tivoli - esempio di classificazione del suolo mediante<br />
dati satellitari. Elaborazione fatta a partire da dati Pléiades.
Fig. 4 - Villa Adriana - WebGIS. Visualizzazione di foto geotaggate e<br />
del layer di vulnerabilità globale dei monumenti archeologici.<br />
v) Strumentazione in situ: sensori installati in loco per<br />
un monitoraggio su scala locale di edifici, complessi<br />
ed aree (ricevitori GNSS, accelerometri, inclinometri,<br />
fessurimetri, pluviometri, stazioni di qualità<br />
dell’aria, ecc.) che vengono utilizzati in caso di criticità<br />
che richiedono un monitoraggio continuo (ad<br />
esempio con misurazioni a frequenze giornaliere) e<br />
puntuale.<br />
Il telerilevamento, da satellite o drone, così come l’integrazione<br />
con informazioni provenienti da sensori installati<br />
in loco, ha dimostrato di essere un eccellente strumento a<br />
supporto delle più tradizionali attività di salvaguardia, normalmente<br />
basate su ispezioni visive condotte sul campo da<br />
esperti. La principale differenza tra l’impiego delle tecnologie<br />
satellitari da una parte, e i più tradizionali approcci<br />
dall’altra, è in primo luogo legata alla possibilità di ottenere,<br />
attraverso l’uso dei primi, informazioni oggettive su più<br />
vaste aree, rispetto alle più puntuali informazioni fornite<br />
dai secondi.<br />
Le diverse coperture spaziali delle tre tipologie di osserva-<br />
Fig. 5 - Villa Adriana - Piccole Terme. Identificazione della firma spettrale delle patine biologiche sulle<br />
coperture a partire da sensore multispettrale montato su drone.<br />
zione usata da ArTeK (da coperture di vaste aree a informazioni<br />
puntuali), congiuntamente a ispezioni effettuate in<br />
loco per il monitoraggio di alcuni parametri ambientali (ad<br />
esempio variazioni colorimetriche delle superfici dei monumenti<br />
dovute alla presenza di particolato nell’aria) o per<br />
la registrazione dello stato di conservazione dei singoli monumenti<br />
(calcolo della loro vulnerabilità), hanno condotto<br />
alla definizione di una metodologia che permette di affidare<br />
nelle mani del gestore di un sito preziose informazioni sia a<br />
livello territoriale, sia a livello degli elementi costituenti il<br />
singolo monumento.<br />
La molteplicità di dati acquisiti su più livelli (satellite, UAV,<br />
sensori in situ, ispezioni visive e diagnostiche) è inoltre supportata<br />
dall’integrazione con dati provenienti da database<br />
istituzionali certificati, conferendo alle informazioni gestite<br />
e divulgate da ArTeK un ulteriore valore aggiunto.<br />
ArTeK, in virtù dell’interoperabilità con il Sistema Informativo<br />
Territoriale “Carta del Rischio”, gestito dall’ISCR (Istituto<br />
Superiore per la Conservazione ed il Restauro), consente<br />
infatti di correlare dati e informazioni di varia natura in<br />
modo più completo al fine di gestire il patrimonio nazionale<br />
attraverso un più accurato ed efficiente monitoraggio e<br />
controllo dell’integrità dei beni.<br />
IL MODELLO DI FUNZIONAMENTO<br />
Il modello operativo alla base di ArTeK associa a un dato<br />
sito culturale un certo numero di minacce specifiche del<br />
sito stesso. Le minacce vengono selezionate di concerto con<br />
il gestore del sito o proposte dal team ArTeK sulla base di<br />
analisi preliminari. A ciascuna minaccia è associato un certo<br />
numero di tipi di indagine che possono essere richieste per<br />
valutare e monitorare nel tempo lo stato della minaccia.<br />
Il portfolio di tipi di indagini correntemente supportate da<br />
ArTeK è ispirato ai fenomeni specificati nei tre domini di<br />
pericolosità (statico-strutturale, ambiente-aria e antropico)<br />
della Carta del Rischio e prevede l’uso integrato di dati<br />
satellitari ad alta e altissima risoluzione, sia ottici che radar,<br />
per l’analisi del cambiamento su larga scala e di dati<br />
multispettrali da drone per il supporto alla valutazione del<br />
danno dei monumenti.<br />
Nel dominio statico-strutturale viene<br />
valutato l’impatto da attività<br />
franose, la perimetrazione di aree<br />
soggette a movimento del terreno e<br />
l’individuazione degli edifici instabili<br />
e della relativa criticità (Fig. 2),<br />
mappe di danno in seguito ad eventi<br />
catastrofici (terremoti, mareggiate,<br />
tempeste, trombe d’aria, ecc.),<br />
l’impatto delle variazioni della linea<br />
costiera sui beni culturali.<br />
Nel dominio ambiente aria viene valutata<br />
la pericolosità territoriale e rischio<br />
individuale legata ai fenomeni<br />
di annerimento, recessione superficiale<br />
e stress-fisico.<br />
Infine, nel dominio antropico, viene<br />
effettuata la mappatura di nuovi<br />
edifici per monitorare fenomeni<br />
di urbanizzazione non controllata,<br />
la valutazione del cambio d’uso<br />
del suolo per valutare eventuali<br />
cambiamenti di destinazione<br />
del territorio circostante (Fig. 3)<br />
il sito e la pressione antropica.<br />
Il progetto, oltre a sviluppare prodotti<br />
e tipologie di analisi specificamente<br />
dedicate alla salvaguardia dei beni<br />
18 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 19<br />
culturali, ha messo a punto una piattaforma web, organizzata<br />
in due sezioni principali rispettivamente dedicate<br />
alla Salvaguardia e alla Fruizione.<br />
La piattaforma rende possibili alcune operazioni, fra cui<br />
la richiesta di specifiche indagini da attivare sul sito di<br />
propria competenza, sia già presenti nel portfolio ArTeK<br />
sia create ad hoc sulla base delle specificità dell’area.<br />
Tale piattaforma permette non solo di visualizzare i report<br />
contenenti il risultato derivato dalle indagini che<br />
sono state richieste, ma permette anche di visualizzare<br />
tali risultati attraverso uno strumento web GIS. La piattaforma<br />
permette perciò di visualizzare, gestire, interrogare<br />
e condividere (tra utenti della stessa organizzazione<br />
e tra coloro che ne hanno l’autorizzazione) informazioni<br />
e documenti su luoghi e beni di propria competenza<br />
e, in virtù dell’interoperabilità con il sistema “Carta del<br />
Rischio” permette l’accesso ad informazioni relative alla<br />
vulnerabilità di ciascun singolo bene (Fig.4) e ai danni ad<br />
esso associati, contribuendo, dunque, alla pianificazione<br />
di campagne specifiche via drone o di ulteriori analisi da<br />
satellite, queste ultime finalizzate alla comprensione delle<br />
possibili cause del fenomeno di degrado osservato su<br />
uno specifico bene. Si pensi ad esempio alla presenza di<br />
quadri fessurativi sulle coperture o sulle pareti, le cui possibili<br />
cause potrebbero essere rintracciate nei fenomeni di<br />
instabilità del terreno con ripercussioni sul bene medesimo,<br />
la cui lettura può quindi essere resa possibile grazie<br />
ad indagini su ampia scala sia spaziale sia temporale.<br />
I SITI ATTUALMENTE MONITORATI<br />
I siti che attualmente sono sottoposti al monitoraggio di<br />
ArTeK sono stati selezionati sulla base delle specifiche<br />
minacce di ciascuno di questi. Ciò permette di testare il<br />
sistema in molteplici scenari, qui di seguito brevemente<br />
presentati:<br />
4 Tivoli: identificazione della variazione delle coperture<br />
dei tetti nel centro storico e individuazione di nuove<br />
costruzioni sul territorio comunale;<br />
4 Villa Adriana: individuazione di vegetazione infestante<br />
sulle coperture dei monumenti archeologici, analisi<br />
della stabilità strutturale di questi, mappatura del<br />
relativo quadro fessurativo, e individuazione di patine<br />
biologiche (Fig.5);<br />
4 Civita di Bagnoregio: movimenti del terreno e relativa<br />
stabilità degli edifici della rocca. In questo sito è<br />
stata installata una sensoristica per la registrazione dei<br />
dati di scivolamento del terreno (argille), registrazione<br />
dei parametri ambientali e installazioni di fessurimetri<br />
(banco tufaceo) e inclinometri (ponte di accesso alla<br />
rocca) (Fig.6);<br />
4 Matera: monitoraggio dei versanti del torrente Gravina,<br />
stabilità strutturale dei Sassi;<br />
4 Gianola: monitoraggio della variazione della linea di<br />
costa ed impatto sui resti archeologici prossimi al mare<br />
e all’azione di questo, e quadro fessurativo;<br />
4 Baia: monitoraggio del fenomeno del bradisismo e ripercussioni<br />
dei movimenti del terreno sugli edifici per l’area<br />
di Baia-Terme e Baia-Castello. Anche in questi due siti<br />
sono stati installati fessurimetri e inclinometri, oltre a<br />
una stazione di monitoraggio di qualità dell’area.<br />
Per concludere, a fronte dell’attuale situazione nella<br />
quale operano gli utenti finali, caratterizzata da approcci<br />
piuttosto frammentati di intervento, l’elemento innovativo<br />
dei tre servizi di ArTeK consiste nel rendere possibili attività<br />
periodiche e sistematiche di rilevamento e monitoraggio<br />
di fenomeni dannosi e rilevare quindi, prontamen-<br />
Fig. 6 - Civita di Bagnoregio - WebGIS. Interrogazione, direttamente sul GIS,<br />
di uno dei sensori installati sul sito (fessurimetro).<br />
te, alcuni fenomeni potenzialmente latori di gravi danni sui<br />
beni sotto osservazione. La visione globale del territorio sul<br />
quale il bene è collocato, nonché la piena consapevolezza<br />
dello stato di conservazione di un bene, permette inoltre<br />
ad ArTeK di proporre piani di manutenzione preventiva dei<br />
siti. Attività conservative condotte a regolari cadenze temporali<br />
(sulla base della ripetitività del fenomeno dannoso)<br />
permettono infatti di preservare quanto più a lungo possibile<br />
il bene stesso ed evitare, quindi, l’attività di restauro<br />
di per sé invasiva. Quest’ultima comporta, infatti, non solo<br />
un enorme dispendio in termini di costi di pianificazione e<br />
di esecuzione dell’intervento, ma anche una perdita di introiti<br />
per via della diminuzione del numero dei visitatori del<br />
sito durante il periodo dei lavori, nonché di altri valori non<br />
quantificabili ma identificabili nella mancata fruizione dei<br />
visitatori e nei conseguenti costi di “rilancio” dell’immagine<br />
del sito/monumento.<br />
Abstract<br />
ArTeK starts from the experience gained in previous projects that allowed NAIS<br />
to develop procedures, develop prototypes of satellite data processing chains<br />
and to identify, more and more, the specific needs of end users. The growing development<br />
of satellite technologies has in fact allowed to realize, in the last few<br />
years, projects focusing on experimentation on the field of innovative services<br />
to support the safeguarding of cultural heritage.<br />
Parole chiave<br />
Servizi di monitoraggio; ArTeK; tecnologie geospaziali; patrimobio culturale;<br />
salvaguarda; gestione; valorizzazione<br />
Autore<br />
Antonio Monteleone, antonio.monteleone@nais-solutions.it<br />
ArTeK project manager,<br />
Nicole Dore, nicole.dore@nais-solutions.it<br />
ArTeK deputy project manager,<br />
Luca Benenati, luca.benenati@nais-solutions.it<br />
EO data analyst,<br />
Lorenzo Bernardi, lorenzo.bernardi@nais-solutions.it<br />
EO data analyst,<br />
NAIS, Nextant Applications and Innovative Solutions
SCHEDA TECNICA<br />
L’utilizzo dei droni nel<br />
settore dei Beni Culturali<br />
e loro integrazione nello<br />
Spazio Aereo Nazionale<br />
Il ruolo di Enav nel progetto<br />
L’<br />
utilizzo integrato delle<br />
tecnologie aerospaziali<br />
e dei droni rappresentano<br />
oggi uno<br />
strumento molto efficace per<br />
il monitoraggio ed il telerilevamento<br />
su larga scala del nostro<br />
patrimonio storico e culturale.<br />
Tuttavia, per rendere<br />
sempre più efficiente e sicuro<br />
il loro utilizzo, le operazioni<br />
relative al monitoraggio di<br />
prossimità condotte con l’uso<br />
dei droni devono essere regolamentate<br />
ed integrate in maniera<br />
idonea nel cosiddetto<br />
U-Space nazionale. Negli ultimi<br />
anni, grazie anche a un<br />
impulso derivante dalle attività<br />
di Ricerca e Sviluppo,<br />
sono state messe a punto<br />
nuove tecnologie e sistemi<br />
in grado di rispondere più<br />
efficacemente ed efficientemente<br />
ai requisiti del settore<br />
dei BBCC soprattutto<br />
in materia di salvaguardia<br />
e conservazione del patrimonio<br />
culturale. In questo<br />
contesto l’utilizzo integrato<br />
di tecnologie aerospaziali<br />
ha iniziato a giocare un ruolo<br />
sempre più importante.<br />
Esse rappresentano oggi uno<br />
strumento molto efficace<br />
per il monitoraggio ed il telerilevamento<br />
su larga scala<br />
del nostro patrimonio storico<br />
e culturale permettendoci<br />
di costruire e manutenere<br />
(con dati già in formato digitale)<br />
un quadro completo<br />
e costantemente aggiornato<br />
sullo “stato di salute” e il<br />
rischio di danneggiamento e<br />
deterioramento dei diversi<br />
siti/aree ritenuti di interesse.<br />
Tra queste nuove tecnologie<br />
applicative, disponibili<br />
anche per il settore dei beni<br />
culturali, si evidenzia l’utilizzo<br />
sempre più diffuso di<br />
piattaforme e dati derivanti<br />
da sensori e servizi satellitari<br />
di ultima generazione<br />
e, soprattutto negli ultimi<br />
anni, sempre più anche dal<br />
“monitoraggio di prossimità”<br />
effettuato con l’uso dei<br />
cosiddetti “droni” o “APR”<br />
(Aeromobili a Pilotaggio Remoto).<br />
Queste piattaforme<br />
sono in pratica dei velivoli<br />
privi di pilota a bordo, generalmente<br />
comandati a<br />
distanza, che stanno rivoluzionando<br />
l’indagine archeologica<br />
con applicazioni<br />
sempre più sofisticate nel<br />
dominio del cosiddetto “archaeological<br />
remote sensing<br />
and close range digital photogrammetry”.<br />
Utilizzati in<br />
origine maggiormente per<br />
le operazioni di ricognizione<br />
e sorveglianza militare,<br />
oggi l’impiego dei droni<br />
interessa molteplici ambiti<br />
applicativi, quali per esempio:<br />
agricoltura, salvaguardia<br />
dell’ambiente, operazioni<br />
di forze dell’ordine e<br />
protezione civile, monitoraggio<br />
delle infrastrutture<br />
critiche, ricerca e soccorso,<br />
cinema e molti altri ancora.<br />
Nel campo d’interesse storico<br />
e archeologico, il drone,<br />
è già oggi adoperato secondo<br />
diverse modalità, in base<br />
alle specifiche esigenze e<br />
finalità di studio. Può essere<br />
impiegato, per esempio,<br />
per mappare siti remoti per<br />
ricostruire immagini tridimensionali<br />
o per monitorare<br />
alcune aree archeologiche<br />
e, ancora, per individuare e<br />
monitorare siti difficilmente<br />
raggiungibili. Più in generale<br />
il drone è uno strumento<br />
che, in archeologia, facilita<br />
enormemente le operazioni<br />
di ricognizione aerea, una<br />
fase fondamentale del lavoro<br />
sul campo dell’archeologo<br />
ma anche di chi lavora<br />
nel settore della conservazione<br />
e salvaguardia, che<br />
permette di ottenere una<br />
quantità di informazioni utili,<br />
sul sito d’interesse, con<br />
l’impiego di diverse tecniche<br />
di prospezione non invasive<br />
e scalabili in funzione<br />
delle specifiche esigenze<br />
ed obiettivi.<br />
A partire da questo tipo di<br />
utilizzo già consolidato,<br />
negli ultimi anni sono state<br />
ulteriormente sviluppate<br />
tutta una serie di tecnologie<br />
innovative e di nuovi<br />
sensori che rendono queste<br />
piattaforme ancora più<br />
interessanti ed in grado di<br />
condurre tutta una serie di<br />
analisi più specializzate che<br />
possono fornire un’incredibile<br />
quantità di ulteriori<br />
informazioni derivanti da<br />
rilievi “di prossimità”.<br />
Controllati da terra (anche<br />
attraverso sistemi di controllo<br />
del volo automatizzati),<br />
questi velivoli possono<br />
registrare immagini ad alta<br />
risoluzione con la strumentazione<br />
fotogrammetrica<br />
più classica o raccogliere<br />
dati con molti altri tipi di<br />
sensori di nuova generazione<br />
(e.g. thermal, infrared,<br />
multispectral/hyperspectral<br />
sensors etc.) in grado<br />
di acquisire, sulla base delle<br />
specifiche e sempre più<br />
raffinate esigenze, dati di<br />
diversa natura attraverso<br />
sistemi sempre più sofisticati<br />
e miniaturizzati. Il vantaggio<br />
principale di questa<br />
nuova generazione di strumenti<br />
è insito anche nel poter<br />
ottenere dati di estremo<br />
dettaglio con tempi di elaborazione<br />
e costi notevolmente<br />
ridotti rispetto alle<br />
tecniche di rilievo/monitoraggio<br />
più tradizionali. Ed<br />
infatti, il sempre maggiore<br />
utilizzo dei droni sta favorendo,<br />
parallelamente, lo<br />
sviluppo di software applicativi<br />
per l’elaborazione<br />
dei dati ricavati attraverso<br />
tecniche di “remote sensing<br />
and close range digital photogrammetry”<br />
sempre più<br />
sofisticate, avanzate ed, al<br />
contempo, fruibili ed a basso<br />
costo.<br />
Ma se per cogliere tutte<br />
queste opportunità offerte<br />
dalle nuove tecniche di remote<br />
sensing and close range<br />
digital photogrammetry<br />
non c’è più bisogno di forti<br />
investimenti economici, per<br />
operare questi nuovi strumenti<br />
è però necessario un<br />
adeguato bagaglio di conoscenze<br />
tecnico-scientifiche<br />
ed anche operative che necessita<br />
di skill appropriati e<br />
formazione. La conoscenza<br />
della collegata normativa,<br />
con tutti gli aggiornamenti<br />
che si susseguono, è inevitabile,<br />
così come l’assolvimento<br />
di tutte le procedure<br />
ENAC (Ente Nazionale Avia-<br />
20 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 21<br />
zione Civile), per l’iscrizione<br />
nel registro nazionale<br />
degli operatori APR. I droni,<br />
da un punto di vista legislativo,<br />
sono infatti classificati<br />
come mezzi aerei e<br />
pertanto, come tutti gli<br />
aeromobili, sono soggetti ai<br />
codici della navigazione ed<br />
alle norme e regolamenti<br />
emessi dall’ENAC. In questo<br />
contesto l’Italia rappresenta,<br />
nel quadro europeo, una<br />
eccezione positiva dal momento<br />
che sin dal 2013, anticipando<br />
le iniziative degli<br />
altri paesi della UE, l’ENAC<br />
ha emesso un regolamento<br />
specifico (aggiornato poi<br />
negli anni successivi) che<br />
definisce i requisiti da soddisfare<br />
per l’impiego degli<br />
APR per consentire operazioni<br />
sicure e favorire una<br />
sperimentazione adeguata<br />
nell’ottica di supportare lo<br />
sviluppo di questa nuova<br />
tecnologia e delle sue applicazioni<br />
nei diversi domini.<br />
Per poter consentire delle<br />
operazione di volo in aree<br />
sensibili o critiche, a livello<br />
nazionale l’ENAC sta supportando<br />
l’implementazione<br />
di un sistema di registrazione<br />
che individua le caratteristiche<br />
tecniche dei droni<br />
operanti nello spazio aereo<br />
nazionale, di un sistema di<br />
sorveglianza, monitoraggio<br />
e perimetrazione delle<br />
traiettorie di volo (detto<br />
geo-fencing), dei collegati<br />
servizi di gestione delle<br />
operazioni, dei sistemi di<br />
separazione con altri aeromobili<br />
e della infrastruttura<br />
tecnologica a supporto.<br />
L’insieme delle componenti<br />
tecnologiche menzionate<br />
e dei correlati servizi sono<br />
denominati a livello internazionale<br />
Unmanned Aerial<br />
Vehicle Traffic Management<br />
(UTM) o U-Space a livello<br />
europeo.<br />
In forza della convenzione<br />
nazionale recentemente<br />
sottoscritta fra ENAC ed<br />
ENAV, quest’ultima si è impegnata<br />
a definire e porre<br />
in essere le modalità di<br />
erogazione dei servizi UTM,<br />
mediante lo sviluppo di<br />
una innovativa piattaforma<br />
tecnologica che consenta<br />
l’integrazione di molteplici<br />
e articolate tecnologie abilitanti<br />
il volo degli APR nello<br />
spazio aereo nazionale per<br />
far si che le operazioni collegate<br />
possano svolgersi in<br />
sicurezza e in conformità ai<br />
regolamenti vigenti.<br />
Sulla base di quanto sancito<br />
nell’ambito della Convenzione<br />
sottoscritta con<br />
ENAC, il Gruppo ENAV sarà<br />
il fornitore e l’esercente<br />
del servizio UTM nazionale<br />
e di tutte le sue componenti<br />
infrastrutturali e tecnologiche<br />
incluse le attività<br />
propedeutiche all’avvio del<br />
servizio al fine di consentire<br />
ad ENAC la regolamentazione<br />
delle operazioni APR.<br />
Attraverso lo sviluppo di una<br />
piattaforma ad hoc, ENAV<br />
integrerà tutte le tecnologie<br />
necessarie per fornire i<br />
servizi UTM per tutti gli APR<br />
cooperanti (i.e. registrati,<br />
autenticati e identificati)<br />
nei volumi di spazio aereo<br />
aperti al traffico dei droni<br />
secondo la regolamentazione<br />
vigente.<br />
La capacità di fornire il<br />
servizio UTM rappresenta,<br />
a livello nazionale, anche<br />
il presupposto per la rimozione<br />
dei limiti normativi<br />
attualmente vigenti che impediscono<br />
il volo autonomo<br />
e le cosiddette operazioni<br />
«Beyond Visual Line of Sight<br />
(BVLOS).<br />
L’utenza di riferimento del<br />
sistema UTM nazionale sarà<br />
dunque rappresentata da<br />
tutti quegli operatori che<br />
utilizzano droni di piccole<br />
dimensioni (i.e. sotto i<br />
25Kg). Ad oggi, oltre ai beni<br />
culturali, sono particolarmente<br />
interessati a questi<br />
sviluppi importanti operatori<br />
nei settori della logistica<br />
e nel monitoraggio di grandi<br />
infrastrutture distribuite sul<br />
territorio quali Energy, Oil<br />
& Gas, Communication eccetera.<br />
L’utilizzo dei droni per uso<br />
professionale è in grande<br />
sviluppo e le stime sui prossimi<br />
anni evidenziano una<br />
crescita davvero importante.<br />
Il livello di penetrazione che<br />
possiamo aspettarci dunque<br />
per l’utilizzo sempre più<br />
esteso dei droni per il monitoraggio<br />
e la salvaguardia<br />
dei BBCC dipende da un certo<br />
numero di fattori, tra cui<br />
la disponibilità di sensori<br />
e servizi a valore aggiunto<br />
in corrispondenza con l’evoluzione<br />
tecnologica dei<br />
mezzi ed in anticipo rispetto<br />
alla domanda di mercato<br />
per missioni sempre più<br />
lunghe e complesse, ad un<br />
costo sostenibile in base ai<br />
profili d’utenza. Il tutto in<br />
stretto coordinamento con<br />
il regolatore, che progressivamente<br />
rimuoverà i vincoli<br />
oggi definiti per garantire la<br />
conduzione delle operazioni<br />
in piena sicurezza.<br />
In questo scenario, a partire<br />
dalla fine del <strong>2018</strong> è prevista<br />
in Italia la registrazione<br />
obbligatoria dei droni di<br />
peso superiore ai 250 grammi<br />
(anche quelli usati per<br />
hobby/divertimento).<br />
L’Italia sarà probabilmente<br />
fra i primi paesi europei a<br />
dotarsi di un sistema nazionale<br />
di gestione del traffico<br />
di droni (UTM). Con questa<br />
piattaforma sarà possibile<br />
offrire agli operatori un<br />
accesso sicuro ai cieli nazionali<br />
ed il cosiddetto U-<br />
Space italiano avrà un ruolo<br />
di catalizzatore importante<br />
per l’ulteriore sviluppo<br />
nell’uso dei droni in Italia<br />
e sarà la chiave per migliorare<br />
le operazioni dei droni<br />
garantendo una coesistenza<br />
sicura con l’aviazione commerciale.<br />
Per raggiungere<br />
questi obiettivi, una collaborazione<br />
perfetta tra tutti<br />
gli stakeholder coinvolti<br />
sarà fondamentale.<br />
Autore<br />
ENAV S.p.A.<br />
Via Salaria, 716 – 00138 Roma<br />
Tel. +39 06 81661<br />
www.enav.it<br />
Parole chiave<br />
Apr; droni; monitoraggio di prossimità;<br />
remote sensing; servizi UTM; patrimonio<br />
culturale
SCHEDA TECNICA<br />
Il sistema informativo<br />
territoriale della Carta<br />
del Rischio del Patrimonio<br />
Monumentale<br />
Il ruolo di ISCR nel progetto ArTeK<br />
L’<br />
Istituto Superiore per<br />
la Conservazione ed<br />
il Restauro (ISCR),<br />
istituito con DM del 7<br />
ottobre 2008, è organo tecnico<br />
del Ministero dei beni e<br />
delle attività culturali e del<br />
turismo ed afferisce alla Direzione<br />
Generale Educazione<br />
e Ricerca; è specializzato nel<br />
campo del restauro e della<br />
conservazione delle opere<br />
d’arte e del patrimonio culturale.<br />
Presso I’ISCR opera la<br />
Scuola di Alta Formazione,<br />
denominata SAF, di cui all’articolo<br />
9 del decreto legislativo<br />
20 ottobre 1998, n. 368 e<br />
successive modificazioni. Alla<br />
SAF compete l’attività formativa<br />
dei futuri restauratori<br />
secondo quanto riportato nel<br />
D. Lgs 42 del 22 gennaio 2004<br />
“Codice dei beni culturali e<br />
del paesaggio”. L’importanza<br />
dell’Istituto consiste nell’unicità<br />
di un organismo in cui<br />
si svolgono contemporaneamente<br />
la ricerca, la formazione<br />
e l’attività sistematica<br />
e continua di restauro e di<br />
sperimentazione.<br />
Nell’ambito del progetto Ar-<br />
TeK, l’IsCR ha messo a disposizione<br />
il Sistema Informativo<br />
Territoriale della “Carta<br />
del rischio del Patrimonio<br />
Monumentale”, un insieme<br />
di banche dati (GIS) che documenta<br />
la vulnerabilità del<br />
patrimonio, monumentale e<br />
archeologico, distribuito nelle<br />
città storiche e nel territorio<br />
italiano in relazione ai<br />
principali fenomeni di rischio<br />
naturale (terremoti, frane,<br />
alluvioni, condizioni meteoclimatiche,<br />
inquinamento)<br />
e antropico (furti, incendi,<br />
abuso turistico). Scopo della<br />
Carta del Rischio è la definizione<br />
di una politica programmata<br />
di interventi conservativi,<br />
di manutenzione e<br />
di restauro, che tenga conto<br />
delle risorse economiche<br />
disponibili in rapporto alle<br />
necessità di prevenzione e<br />
di intervento nei musei, nelle<br />
chiese, nei palazzi storici<br />
e nelle aree archeologiche.<br />
Carta del Rischio è anche<br />
parte integrante del progetto<br />
Vincoli in rete, il progetto,<br />
che si basa sulle applicazioni<br />
informatiche esistenti nel Mi-<br />
BAC, consente l’accesso, ad<br />
utenti autorizzati e a diverse<br />
tipologie di professionisti, in<br />
consultazione e gestione degli<br />
atti di tutela dei beni culturali<br />
a partire dai Beni Architettonici<br />
e Archeologici per<br />
proseguire con i Beni Paesaggistici.<br />
Infine saranno implementate<br />
campagne di schedatura<br />
in siti architettonici<br />
e archeologici per valutarne<br />
lo stato di conservazione<br />
ovvero al loro vulnerabilità.<br />
Per ArTeK sono stati sviluppati<br />
servizi di consultazione/<br />
visualizzazione, sia cartografiche<br />
che alfanumeriche, dei<br />
dati delle schede di vulnerabilità<br />
(classica – stato di conservazione)<br />
di 1° e 2° livello.<br />
I servizi cartografici sono<br />
pubblicati attraverso Geoserver<br />
con standard OGC, WMS/<br />
WFS; la rappresentazione dei<br />
beni immobili è puntuali, con<br />
le informazioni relative alle<br />
schede di:<br />
4Vulnerabilità A: globale,<br />
strutturale, superficiale<br />
4Vulnerabilità MA: globale<br />
In totale ci sono 4 layer puntuali:<br />
1 Vulnerabilità A globale<br />
2 Vulnerabilità A strutturale<br />
3 Vulnerabilità A superficiale<br />
4 Vulnerabilità MA globale<br />
Tematizzati in base alle classi<br />
di vulnerabilità nella tabella<br />
in basso.<br />
Schede A<br />
Schede MA<br />
Classe Indice Min Indice Min Indice Max Indice Max Colore<br />
Bassa -0,5 0 2 Verde<br />
Media -0,5 1,5 2 3,5 Giallo<br />
Alta 1,5 3,5 Rosso<br />
Autore<br />
Istituto Superiore per la<br />
Conservazione ed il Restauro<br />
is-cr.segreteria@beniculturali.it<br />
Via di SaIn Michele, 25<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 67236300<br />
Fax 06 67236409<br />
Parole chiave<br />
ArTeK; Carta del Rischio; servizi cartografici;<br />
GIS; Beni culturali; Beni architettonici;<br />
Beni archeologici; Beni paesaggistici;<br />
rischio; vulnerabilità<br />
22 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 23
SCHEDA TECNICA<br />
Integrazione di dati ambientali<br />
per monitorare lo stato di<br />
conservazione e il rischio di<br />
degrado dei beni culturali<br />
Il ruolo di ISPRA nel progetto ArTeK<br />
Recessione superficiale (μm) stimata per Villa Adriana.<br />
L’<br />
ISPRA, istituito con<br />
legge n 112 del 25<br />
giugno 2008, è un<br />
ente pubblico di ricerca,<br />
dotato di personalità giuridica,<br />
autonomia tecnica,<br />
scientifica, organizzativa,<br />
finanziaria, gestionale, amministrativa,<br />
patrimoniale e<br />
contabile.<br />
I principali compiti attribuiti<br />
ad ISPRA riguardano<br />
tra gli altri il monitoraggio<br />
dello stato dell’ambiente,il<br />
controllo delle fonti e dei<br />
fattori di inquinamento,<br />
nonché la raccolta, l’organizzazione<br />
e la diffusione<br />
dei dati ambientali.<br />
Il ruolo di ISPRA nell’ambito<br />
del progetto ArTeK è di<br />
garantire l’integrazione dei<br />
dati ambientali presenti su<br />
banche dati nazionali e regionali,<br />
al fine di monitorare<br />
lo stato di conservazione<br />
e il rischio di degrado di<br />
quei beni potenzialmente<br />
sottoposti ad una maggiore<br />
aggressione ambientale naturale<br />
e/o antropica.<br />
In particolare, all’interno<br />
del sistema ArTeK, sono stati<br />
analizzati gli effetti delle<br />
deposizioni di particolato<br />
atmosferico, degli inquinanti<br />
gassosi e dei parametri<br />
climatici sui beni culturali<br />
nei cinque siti pilota considerati<br />
nel progetto.<br />
Sono stati raccolti i dati registrati<br />
dalle centraline di<br />
monitoraggio della qualità<br />
dell’aria e dalle stazioni<br />
meteorologiche presenti sul<br />
territorio nazionale e, con<br />
la collaborazione di ARPA<br />
Lazio e ARPA Campania, anche<br />
i dati prodotti dai modelli<br />
FARM e CHIMERE. Le<br />
concentrazioni di biossido<br />
di azoto (NO 2<br />
), ozono (O 3<br />
),<br />
biossido di zolfo (SO 2<br />
), particolato<br />
atmosferico (PM 10<br />
)<br />
e i dati climatici (temperatura,<br />
umidità relativa e<br />
precipitazioni) sono stati<br />
utilizzati per l’elaborazione<br />
della pericolosità territoriale<br />
associata al fenomeno di<br />
recessione superficiale (Fig.<br />
1), applicando la specifica<br />
funzione dose-risposta fornita<br />
dalla letteratura.<br />
Le concentrazioni di PM10<br />
sono state inoltre utilizzate<br />
per la stima del potenziale<br />
sporcamento superficiale<br />
dei beni esposti in ciascun<br />
sito.<br />
I dati di pericolosità sono<br />
stati successivamente correlati<br />
alla distribuzione dei<br />
beni architettonici ed archeologici<br />
presenti nei siti<br />
di interesse e contenuti<br />
nella banca dati VIR (Vincoli<br />
in Rete) per la stima del<br />
rischio territoriale. Il potenziale<br />
rischio individuale<br />
di un singolo bene è stato<br />
invece valutato attraverso<br />
la correlazione tra la pericolosità<br />
stimata e le informazioni<br />
sullo stato di conservazione<br />
dei beni stessi,<br />
ottenute sulla base dei dati<br />
rilevati attraverso le schede<br />
di vulnerabilità del Sistema<br />
Informativo Territoriale della<br />
Carta del Rischio del Patrimonio<br />
Culturale.<br />
Per quanto riguarda il rischio<br />
derivante da attività<br />
antropiche sono state fornite<br />
la localizzazione degli<br />
Impianti a Rischio di incidente<br />
Rilevante (D.Lgs 105<br />
del 26/6/2015) e le relative<br />
aree di danno dichiarate dai<br />
gestori degli stabilimenti.<br />
Infine all’interno del progetto,<br />
ISPRA si è anche occupata<br />
della identificazione<br />
e valutazione dei natural<br />
hazard che interessano i siti<br />
culturali oggetto di studio,<br />
mediante la creazione di<br />
mappe tematiche: di pericolosità<br />
per frane, estratte<br />
dai dati dell’Inventario dei<br />
Fenomeni Franosi in Italia<br />
(Progetto IFFI) e dai Piani di<br />
Assetto idrogeologico (PAI);<br />
di pericolosità idraulica,<br />
aree cioè che potrebbero<br />
essere interessate da alluvioni<br />
secondo gli scenari<br />
previsti dal D.Lgs. 49/2010<br />
di recepimento della Direttiva<br />
Alluvioni 2007/60/<br />
CE; di pericolosità sismica,<br />
(Classificazione Sismica nazionale,<br />
2015) ed il relativo<br />
valore di PGA (Peak Ground<br />
Acceleration) dalla griglia<br />
INGV.; di pericolosità vulcanica<br />
fornita in tre distinte<br />
classi (bassa, media, elevata).<br />
Autore<br />
Istituto Superiore per la Protezione<br />
e la Ricerca Ambientale - ISPRA<br />
http://www.isprambiente.gov.it<br />
Parole chiave<br />
Monitoraggio ambientale; Beni culturali;<br />
conservazione; rischio; degrado<br />
24 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 25<br />
Soluzioni e Tecnologie<br />
Geografiche per<br />
la Trasformazione<br />
Digitale<br />
www.esriitalia.it
SCHEDA TECNICA<br />
Monitoraggio multispettrale del<br />
territorio da aereo, elicottero e droni<br />
Il ruolo di SUPERELECTRIC nel progetto ArTeK<br />
Fondata nel 1989, SUPE-<br />
RELECTRIC S.r.l. opera<br />
da oltre 15 anni nel<br />
settore del monitoraggio<br />
multispettrale del territorio<br />
da aereo ed elicottero. SU-<br />
PERELECTRIC produce spettrometri<br />
ad alta risoluzione<br />
specificatamente sviluppati<br />
per Droni (POLIFEMO). Gli<br />
spettrometri prodotti da SU-<br />
PERELECTRIC soddisfano le<br />
attuali richieste di monitoraggio<br />
multispettrale dell’Agricoltura<br />
di Precisione,<br />
delle applicazioni per la Tutela<br />
e la Protezione dei Beni<br />
Culturali e del Monitoraggio<br />
Ambientale in genere.<br />
Nell’ambito del progetto<br />
ArTeK, a SUPERELECTRIC è<br />
affidato il compito di produrre<br />
i dati georeferenziati<br />
ad alta risoluzione (immagini<br />
iperspettrali<br />
e termiche) da<br />
fornire alla catena<br />
di processamento<br />
dati, che<br />
li userà assieme<br />
ai dati satellitari<br />
(Copernicus,<br />
Sentinel, Cosmo-<br />
SkyMed, ecc.) e<br />
ai dati provenienti dai sensori<br />
distribuiti per generare<br />
le mappe di rischio con cui<br />
alimentare il portale di IsCR<br />
(Vincoli in Rete).<br />
I dati da produrre sono relativi<br />
ai siti di test del Progetto<br />
ArTeK (Villa Adriana, Tivoli,<br />
Gianola, Matera, Civita Di<br />
Bagno Regio, Baia) per i quali<br />
SUPERELECTRIC ha il compito<br />
di progettare e realizzare<br />
sia la strumentazione iperspettrale<br />
che un Drone dedicato<br />
con cui realizzare le attività<br />
di sorvolo e di ripresa.<br />
Per poter assolvere al proprio<br />
compito, SUPERELECTRIC:<br />
1) Ha sviluppato un nuovo<br />
strumento di ripresa iperspettrale<br />
ad alta risoluzione<br />
per Droni specificatamente<br />
progettato per la realizzazione<br />
di servizi di monitoraggio<br />
per la tutela dei Beni Culturali.<br />
Questo sensore iperspettrale,<br />
denominato “systemO-<br />
NE”, è dotato di 12 canali di<br />
ripresa a 16 bit a banda stretta<br />
(VIS/NIR 380nm – 950nm @<br />
10nm) e di un canale termico<br />
a 16 bit (7-14 micron), ed è<br />
stato progettato in modo da<br />
essere quanto più compatto<br />
e leggero (circa 1,8 Kg) e<br />
con consumi ridotti per poter<br />
essere integrato su Droni. Al<br />
fine di ottenere dati georeferenziati<br />
utilizzabili dai motori<br />
GIS nel formato GeoTIFF<br />
Multibanda e dagli algoritmi<br />
di classificazione multispettrale,<br />
tutti i dati immagine<br />
prodotti dai vari canali di<br />
systemONE sono acquisiti<br />
simultaneamente assieme<br />
ai dati di posizione e assetto<br />
generati della piattaforma<br />
inerziale integrata nello<br />
spettrometro. Il minispettrometro<br />
è stato concepito per<br />
essere autonomo grazie alla<br />
sua alimentazione a batterie<br />
e il salvataggio dei dati “onboard”<br />
su dischi SSD estraibili.<br />
Il minispettrometro systemONE<br />
è dotato di sistemi<br />
di comunicazione RF per il<br />
telecontrollo e la telemetria.<br />
2) Ha realizzato, partendo da<br />
una piattaforma commerciale,<br />
un Drone dotato di una<br />
piattaforma di stabilizzazione<br />
(Gimbal) specificatamente<br />
destinati a poter integrare<br />
e trasportare lo spettrometro<br />
systemONE;<br />
3) Ha realizzato una libreria<br />
SW dedicata per il controllo<br />
missione (Mission Planner), e<br />
il pre-processing (correzioni<br />
geometriche e radiometriche)<br />
dei dati acquisiti;<br />
4) Ha collaborato all’integrazione<br />
delle proprie librerie e<br />
del flusso dati con il sistema<br />
di processamento centrale di<br />
ArTeK;<br />
5) Ha certificato presso ENAC<br />
le attrezzature sviluppate<br />
per poter operare in scenari<br />
critici;<br />
I dati GeoTIFF vengono utilizzati<br />
anche per la ricostruzione<br />
di modelli virtuali 3D dei<br />
siti sorvolati: tali modelli 3D<br />
sono utilizzabili sia per attività<br />
di fruizione multimediale<br />
che per una nuova modalità<br />
di analisi multispettrale 3D<br />
dei beni culturali: in tal senso,<br />
SUPERELECTRIC ha inoltre<br />
il compito di sperimentare<br />
una piattaforma di fruizione<br />
itinerante dei contenuti<br />
multimediali georeferenziati<br />
prodotti (MiniVan dotato di<br />
sala di visione)<br />
Autore<br />
Superelectric<br />
Via Giacomo Peroni 104, 00131 – Roma<br />
http://superelectric.it<br />
Parole chiave<br />
Droni; proximal semsing; geotiff multibanda;<br />
modelli 3D; minispettrometro<br />
26 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 27<br />
The Intersection of<br />
Infrastructure<br />
and Technology<br />
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The Intersection of<br />
Infrastructure and Technology
SCHEDA TECNICA<br />
Le attività di NAIS e la piattaforma<br />
Web sviluppata per il progetto ArTeK<br />
Il ruolo di NAIS nel progetto ArTeK<br />
NAIS (Nextant Applications<br />
and Innovative<br />
Solutions), fondata<br />
nel 2005, ha come missione<br />
aziendale la progettazione<br />
di applicazioni innovative<br />
nei mercati dell'Aerospazio<br />
e della Difesa basati su infrastrutture<br />
ICT evolute e<br />
sulle tecnologie e servizi<br />
satellitari di Navigazione,<br />
Osservazione della Terra e<br />
Telecomunicazioni.<br />
NAIS è l’ideatrice e la capofila<br />
del progetto, nonché<br />
l’erogatrice dei servizi Ar-<br />
TeK sui cinque siti pilota,<br />
selezionati, con il supporto<br />
dell’ISCR, sulla base di proprie<br />
specificità.<br />
Nella prima fase del progetto<br />
ha condotto, mediante<br />
questionari e interviste<br />
dedicate, la raccolta dei<br />
bisogni utente, collezionando<br />
informazioni dettagliate<br />
e formulando i relativi<br />
requisiti utente.<br />
Le attività NAIS in ArTeK si<br />
focalizzano principalmente<br />
su tre macro aree di progetto:<br />
i) elaborazione di<br />
dati di osservazione della<br />
terra (da satelliti e da<br />
sistemi UAV); ii) sviluppo<br />
della piattaforma web di<br />
gestione ed erogazione dei<br />
servizi; iii) sviluppo di strumenti<br />
per la fruizione dei<br />
siti culturali mediante dispositivi<br />
mobili personali e<br />
l’analisi dei flussi di visita.<br />
Nello specifico, la NAIS ha<br />
sviluppato catene di processamento<br />
per la produzione<br />
di mappe tematiche<br />
da dati di telerilevamento,<br />
satellitare e da drone, con<br />
l’obbiettivo di identificare<br />
e monitorare i fenomeni di<br />
degrado e lo stato delle minacce<br />
specifiche dei beni.<br />
I dati di osservazione della<br />
terra vengono ad esempio<br />
utilizzati per: i) il rilevamento<br />
e la classificazione<br />
della vegetazione infestante<br />
sulle coperture di edifici<br />
storici/archeologici con<br />
elevazione tale da non poter<br />
essere eseguita mediante<br />
ispezione visiva; ii) l’analisi<br />
di movimenti del terreno<br />
e dei possibili effetti<br />
sulle strutture antiche; iii)<br />
l’identificazione di cambiamenti<br />
antropici, quali<br />
ad esempio l’analisi delle<br />
variazioni delle coperture<br />
e delle superfetazioni nei<br />
centri storici o le attività di<br />
antropizzazione all’interno<br />
delle zone di rispetto dei<br />
siti, iv) l’esame di quadri<br />
fessurativi ed attacchi biologici<br />
(ad esempio licheni)<br />
mediante l’analisi di immagini<br />
multi-spettrali (12 bande)<br />
acquisite da drone e a<br />
risoluzione centimetrica.<br />
La piattaforma web, sviluppata<br />
da NAIS, è organizzata<br />
in due sezioni dedicate alla<br />
Salvaguardia e alla Fruizione,<br />
quest’ultima intesa<br />
nell’accezione di monitoraggio<br />
in near real time e<br />
analisi del flusso turistico.<br />
La sezione di Salvaguardia<br />
permette l’accesso ad<br />
informazioni provenienti<br />
dalle diverse componenti<br />
del sistema (indagini da<br />
satellite, dati da sensori in<br />
loco, dati di vulnerabilità e<br />
dei danni, in virtù dell’interoperabilità<br />
con Carta<br />
del Rischio) e che possono<br />
essere visualizzati, consultati<br />
e stampati. La piattaforma<br />
ArTeK permette anche<br />
la visualizzazione dei<br />
dati acquisiti da satellite,<br />
da drone e proveniente da<br />
sensoristica, su un WebGIS.<br />
Per l’aspetto di fruizione,<br />
la NAIS ha inoltre sviluppato<br />
una APP mobile che<br />
permette l’invio dei dati<br />
dell’utilizzatore (violazione<br />
di aree, tempi di permanenza<br />
in aree, ecc.) alla<br />
piattaforma, la cui lettura<br />
permette al gestore di<br />
monitorare trasgressioni<br />
di aree e di analizzare il<br />
flusso dei turisti (con dati<br />
statistici a corredo), importante<br />
per la valutazione<br />
dell’impatto di questi sui<br />
monumenti o in zone ritenute<br />
maggiormente vulnerabili.<br />
Autore<br />
NAIS – Nextant Applications<br />
and Innovative Solutions<br />
Via Albenga 33, 00183 – Roma<br />
Parole chiave<br />
Monitoraggio satellitare; Beni Culturali;<br />
mappe tematiche; dati da telerilevamento;<br />
sensori; piattaforma ArTeK<br />
28 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 29
SCHEDA TECNICA<br />
Metodologie per il processamento di dati e analisi<br />
multitemporali, multispettrali e multisensore per il<br />
monitoraggio ambientale e dei rischi naturali ed antropici<br />
Il ruolo di CNR-IMAA nel progetto ArTeK<br />
L’<br />
Istituto di Metodologie<br />
per l'Analisi Ambientale<br />
(IMAA) afferisce<br />
al Dipartimento<br />
Terra ed Ambiente del Consiglio<br />
Nazionale delle Ricerche<br />
(CNR) ed è attualmente<br />
l’unico istituto del CNR con<br />
sede principale nella Regione<br />
Basilicata (Area di Ricerca di<br />
Potenza e Polo distaccato di<br />
Marsico Nuovo in Val d’Agri).<br />
Sin dalla sua nascita le attività<br />
di ricerca dell’IMAA sono<br />
state rivolte allo sviluppo ed<br />
all’integrazione di tecnologie<br />
di “Osservazioni della Terra”<br />
da satellite, da aereo e dal<br />
suolo finalizzate allo studio<br />
di processi geofisici ed ambientali.<br />
Le principali attività attribuite<br />
nell’ambito del progetto<br />
ArTeK al CNR-IMAA sono relative<br />
alla (i) definizione delle<br />
metodologie per il processamento,<br />
analisi, integrazione<br />
ed interpretazione dei dati<br />
telerilevati (ii) analisi multitemporali,<br />
multispettrali,<br />
e multisensore per il monitoraggio<br />
ambientale e dei<br />
rischi naturali ed antropici.<br />
Nello specifico, particolare<br />
attenzione è stata rivolta dal<br />
gruppo di ricerca del laboratorio<br />
ARGON del CNR-IMAA<br />
al monitoraggio ambientale,<br />
(i) in termini di urban<br />
sprawl, analisi dello stato<br />
della vegetazione, qualità<br />
delle acque superficiali), (ii)<br />
all’analisi multitemporale<br />
dei parametri (ottenuti dai<br />
dati satellitari) utili alla stima<br />
del degrado materico,<br />
quali temperature, umidità,<br />
PM 10, e dati relativi agli<br />
inquinanti quali, CO, SO2,<br />
NO2 che saranno presto forniti<br />
dalla piattaforma satellitare<br />
Sentil 5, (iii) alle serie<br />
storiche dei dati relativi agli<br />
inquinanti stimati da dati<br />
satellitari (resi disponibili<br />
dalle agenzie spaziali nazionali<br />
ed internazionali), (iv)<br />
alle previsioni dei dati relativi<br />
agli inquinanti disponibili<br />
nell’ambito del sistema Copernicus,<br />
(v) alla stima del<br />
rischio incendi e mappatura<br />
delle aree interessate da<br />
eventi calamitosi, con particolare<br />
alle aree percorse dal<br />
fuoco.<br />
In particolare, all’interno del<br />
sistema ArTeK, sono state:<br />
(i)mappate ed analizzate le<br />
dinamiche degli insediamenti<br />
urbani e modifiche del paesaggio<br />
utilizzando i dati Sentinel<br />
e lunghe serie storiche<br />
di dati satellitari inclusi i dati<br />
Landsat TM , Corona<br />
(ii) Stimate le dinamiche del<br />
particolato atmosferico (PM<br />
10), utilizzando serie storiche<br />
di dati Landsat TM,<br />
(iii) mappate, a partire dai<br />
dati satellitari MODIS, temperature,<br />
umidità<br />
(iv) realizzate analisi in situ<br />
per (i) la verifica dei risultati<br />
ottenuti dalle analisi dei<br />
dati satellitari e (ii) qualità<br />
delle acque superficiali per il<br />
caso di Studio di Matera<br />
(v) acquisite le serie storiche<br />
dei dati relativi agli inquinanti<br />
resi disponibili da NASA,<br />
ESA,<br />
(vi) rese fruibili per gli utenti<br />
di ArTeK le previsioni dei dati<br />
relativi agli inquinanti (forecasting<br />
Copernicus),<br />
(vii) realizzate stime del rischio<br />
incendi (boschivi) a<br />
partire dai dati MODIS<br />
(viii) realizzate mappature<br />
delle aree percorse dal fuoco<br />
utilizzando i dati Sentinel<br />
con particolare riferimento<br />
ad alcuni eventi relativi all’estate<br />
2017 in aree all’interno<br />
delle province dei siti pilota<br />
2<br />
Autore<br />
Istituto di Metodologie per l'Analisi Ambientale<br />
(IMAA)<br />
Dipartimento di Terra ed Ambiente del Consiglio<br />
Nazionale delle ricerche<br />
Parole chiave<br />
ArTeK; telerilevamento; processamento;<br />
analisi;; dati telerilevati; analisi multitemporali;<br />
analisi multispettrali; anilisi multisensore;<br />
monitoraggio ambientale; rischi naturali<br />
ed antropici.<br />
30 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 31<br />
018<br />
ROMA 3-5 OTTOBRE<br />
Tecnologie per il Territorio, il Patrimonio Culturale e le Smart City<br />
www.technologyforall.it<br />
Science & Technology Communication<br />
#TECHFORALL
SCHEDA TECNICA<br />
Progetto ArTeK:<br />
monitoraggio strutturale<br />
e territoriale con i sensori<br />
Il ruolo di STRAGO nel progetto ArTeK<br />
La STRAGO S.p.A. opera<br />
dal 1981 sviluppando<br />
tecnologie innovative<br />
di diagnostica, sensori e reti<br />
di monitoraggio nel campo<br />
geotecnico e strutturale.<br />
Nelle attività del progetto<br />
ArTeK è particolarmente attenta<br />
alla progettazione ed<br />
alla realizzazione di sistemi<br />
di monitoraggio strumentale<br />
non invasivi, fornendo un<br />
utile supporto alla programmazione<br />
delle misure di<br />
prevenzione ed alla gestione<br />
di interventi di manutenzione,<br />
restauro e tutela dei<br />
Beni Culturali in funzione<br />
della loro vulnerabilità.<br />
Nell’ambito del progetto<br />
ArTeK, la STRAGO ha concepito<br />
una rete di sensori<br />
funzionali autonomi, con<br />
trasmissione dei dati tramite<br />
comunicazione wireless.<br />
I sensori sono di dimensioni<br />
compatte e le installazioni<br />
risultano poco, o per<br />
niente, impattanti. Ciascun<br />
nodo-sensore acquisisce e<br />
trasmette i dati ad un nodo-acquisitore<br />
centralizzato<br />
che si interfaccia con il<br />
preposto centro funzionale<br />
operativo creando, in remoto,<br />
un database sincronizzato<br />
con le misure registrate<br />
sul database in locale.<br />
Queste reti di strumenti,<br />
così progettate, sono in<br />
grado di fornire un monitoraggio<br />
delle strutture e<br />
del territorio a larga scala,<br />
e comprendono sensori accelerometrici,<br />
inclinometri,<br />
misuratori di fessure, sensori<br />
di umidità del suolo,<br />
ricevitori GPS, centraline<br />
meteo ed ambientali. Con<br />
questi sensori è possibile<br />
monitorare il territorio, la<br />
stabilità di versanti in frana<br />
e le condizioni statiche e di<br />
degrado del patrimonio culturale,<br />
per fornire elementi<br />
di valutazione sul loro stato<br />
di conservazione e di<br />
rischio. A seconda dei casi,<br />
delle situazioni particolari<br />
e dei parametri da monitorare,<br />
i sensori prevedono<br />
delle soglie diversificate<br />
per inviare messaggi di allarme<br />
in caso di attivazione<br />
di evento o di fenomeno in<br />
corso.<br />
Con il proprio contributo la<br />
STRAGO ha consentito ad<br />
ArTeK di dotarsi di una larga<br />
gamma di sensori per poter<br />
rispondere alle più importanti<br />
richieste dei gestori<br />
dei siti in cui necessitano<br />
monitoraggi di questo tipo.<br />
Il supporto di STRAGO ad Ar-<br />
TeK, fruibile quindi dall’utilizzatore<br />
finale, prevede la<br />
realizzazione di un protocollo<br />
per il trattamento e<br />
l’interpretazione dei dati<br />
provenienti dai sensori e<br />
dagli allarmi di soglia impostati<br />
che, ovviamente, non<br />
può essere univocamente<br />
definito, ma deve delinearsi,<br />
e configurarsi su misura,<br />
per ciascun sito in esame ed<br />
a seconda delle problematiche<br />
esistenti.<br />
Lo sviluppo del progetto<br />
prevede l’installazione di<br />
sensori e reti di monitoraggio<br />
presso 2 dei siti pilota<br />
inseriti nel programma:<br />
A Civita di Bagnoregio sono<br />
stati installati un gran numero<br />
di sensori per il monitoraggio<br />
dei versanti in<br />
frana, dell’umidità del<br />
suolo, dell’inclinazione del<br />
ponte di accesso al borgo,<br />
delle fessure in roccia e dei<br />
parametri meteo. In totale<br />
oltre 50 sensori sono stati<br />
distribuiti sul territorio per<br />
controllare, in tempo reale,<br />
la dinamica dei versanti<br />
in frana e la staticità delle<br />
strutture presenti.<br />
A Baia è prevista l’installazione<br />
di due reti di sensori<br />
distinte: una, da installare<br />
al Castello di Baia, per controllare<br />
la staticità dell’edificio<br />
museale in considerazione<br />
dell’erosione<br />
della falesia sottostante e<br />
dell’aggressione ambientale<br />
sulle murature; l’altra viene<br />
installata nel Parco Archeologico<br />
delle Terme, la cui<br />
stabilità risente principalmente<br />
dei fenomeni bradisismici.<br />
Inoltre, una centralina<br />
di monitoraggio dei<br />
parametri di inquinamento<br />
dell’aria misurerà la concentrazione<br />
dei principali<br />
gas di inquinamento e delle<br />
polveri sottili che investono<br />
il sito e le stesse strutture<br />
archeologiche.<br />
Autore<br />
STRAGO S.p.a.<br />
Via Campana, 233(NA)<br />
80078 - Pozzuoli,Italy.<br />
+39.081.5240611<br />
info@strago.it<br />
www.strago.it/it/<br />
Parole chiave<br />
tecnologie innovative; sensori; reti di monitoraggio;<br />
sistemi di monitoraggio non invasivi;<br />
trasmissione dati wireless<br />
32 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 33
INTERVISTA<br />
Intervista ad Anna Maria Giovagnoli<br />
sul monitoraggio dell’inquinamento<br />
ambientale e il degrado dei beni culturali<br />
A cura della Redazione Archeomatica<br />
Annamaria Giovagnoli è conservation scientist presso<br />
l’Istituto Superiore per la Conservazione dei Beni<br />
Culturali; da anni si occupa delle vaire forme di<br />
degrado dei beni culturali e di come contenere i fattori<br />
ambientali. L’intervista sottolinea l’importanza dei dati<br />
rilevati da satellite per il monitoraggio dei fattori di<br />
rischio ambientale e la vulnerabilità delle opere esposte<br />
in un museo soggette al rischio di bassa qualità dell’aria.<br />
<strong>ARCHEOMATICA</strong>: L’inquinamento ambientale è uno<br />
dei fattori più importanti del degrado dei beni culturali,<br />
quali tra tutte le cause quelle più temibili?<br />
AMG: Dalla fine degli anni ottanta, l’ISCR ha effettuato studi<br />
sugli effetti dell’inquinamento sui beni culturali esposti<br />
all’aperto. Il confronto tra quanto rilevato sulle superfici dei<br />
monumenti studiati in zone urbane, extraurbane e/o rurali,<br />
ha messo in luce che l’impatto antropico e, in particolare,<br />
il riscaldamento domestico e il traffico autoveicolare, sono<br />
le cause prevalenti dei danni e delle diverse forme di degrado<br />
correlabili a livelli di inquinamento elevati, soprattutto<br />
nei centri storici delle nostre città, dove è concentrato il<br />
maggior numero di beni culturali. Siamo oramai abituati a<br />
vedere le facciate dei nostri edifici storici o le superfici dei<br />
monumenti coprirsi di polveri nere e annerirsi piano piano<br />
nel tempo. Ma così ci abituiamo anche a non apprezzarne<br />
più la completezza e bellezza. Azioni come la realizzazione<br />
di zone a traffico limitato sono state senza dubbio efficaci,<br />
un esempio per tutti: durante l’intervento di restauro della<br />
Fontana dei quattro fiumi di Bernini a Piazza Navona, fu<br />
effettuato un monitoraggio ambientale, che mise infatti in<br />
evidenza che la realizzazione della zona di rispetto realizzata<br />
nella piazza contribuì notevolmente al miglioramento<br />
della qualità dell’aria, se confrontata con quanto fu rilevato<br />
nel vicino Corso Vittorio Emanuele II, dove i livelli di inquinamento<br />
risultavano assai più elevati di quelli rilevati in<br />
prossimità della Fontana. Ma questo è solo uno degli esempi<br />
che mi viene in mente, e dagli studi ed esperienze fatte negli<br />
anni, mi sento di poter dire che questi interventi da soli<br />
non sono sufficienti per una buona conservazione del nostro<br />
patrimonio culturale. Le buone pratiche, la manutenzione,<br />
il lavoro di squadra fanno senza dubbio la differenza.<br />
<strong>ARCHEOMATICA</strong>: Quali sono le forme di degrado dei materiali?<br />
AMG: I fattori ambientali (pioggia, vento, sole ecc) e gli inquinanti<br />
atmosferici, sono generalmente i responsabili della<br />
perdita e dell’allontanamento di materiale lapideo dalla<br />
superficie dei monumenti; questo fenomeno viene definito<br />
come erosione.<br />
Le forme di degrado sulle superfici dipendono strettamente<br />
dalla natura dei materiali costitutivi.<br />
Nel caso di beni culturali a composizione calcarea, una delle<br />
tipologie di degrado più diffusa è la perdita di materiale<br />
causata dal vento o dall’azione sinergica delle precipitazioni<br />
e dell’inquinamento atmosferico. Sui manufatti metallici<br />
esposti all’aperto, invece, i fenomeni di corrosione riscontrabili<br />
sono preferenzialmente determinati da meccanismi<br />
di natura elettrochimica. La formazione dei prodotti di corrosione<br />
è, in questi casi, accelerata dalla presenza di acqua<br />
di condensa (che si genera sulla superficie del metallo in<br />
determinate condizioni meteoclimatiche) e dalle deposizioni<br />
di alcuni inquinanti atmosferici.<br />
In entrambi i casi, il danno prodotto dall’interazione tra le<br />
superfici e l’ambiente viene espresso in termini di recessione<br />
superficiale. La recessione superficiale viene stimata<br />
applicando un algoritmo specifico per i diversi materiali.<br />
L’algoritmo consente di quantificare, in prima approssimazione,<br />
il danno in funzione di quei parametri meteoclimatici<br />
(precipitazioni, temperatura e umidità) e ambientali (concentrazione<br />
di biossido di zolfo e di particolato atmosferico)<br />
ritenuti tra i principali responsabili delle alterazioni delle<br />
superfici.<br />
34 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 35<br />
<strong>ARCHEOMATICA</strong>: Quali provvedimenti possono essere attuati<br />
per la protezione anche in zone in cui sia difficile<br />
ridurre nel breve termine l’inquinamento?<br />
AMG: Questa è una domanda alla quale è difficile rispondere.<br />
Dei problemi derivanti dall’inquinamento ambientale<br />
si parla da molto tempo, ma l’attenzione maggiore,<br />
come evidente, d’altra parte, è rivolta alla salute umana,<br />
e molto poco viene fatto invece per i beni culturali. Per le<br />
opere esposte all’ambiente esterno, dove l’impatto degli<br />
inquinanti non può essere controllato, una buona pratica<br />
è quella della manutenzione programmata delle superfici.<br />
Tale approccio permette, infatti, con costi sostenibili, di<br />
migliorare nel tempo la resistenza del materiale all’ambiente,<br />
rendere leggibili /godibili le superfici delle opere senza<br />
la necessità di interventi conservativi massicci che, seppur<br />
fondamentali, hanno come controindicazione quella di<br />
esporre all’aggressività ambientale una superficie “vergine”<br />
e quindi assai reattiva all’ambiente e alle sue variazioni.<br />
<strong>ARCHEOMATICA</strong>: Nel sistema della Carta del Rischio del<br />
Patrimonio Culturale dell’ISCR quali parametri ambientali<br />
vengono considerati?<br />
AMG: Nel sistema Carta del Rischio, per quantificare il rischio<br />
è stato utilizzato l’approccio proposto dall’Unesco riguardante<br />
i fenomeni franosi, per cui il rischio è calcolato<br />
come prodotto della vulnerabilità e della pericolosità.<br />
Nel SIT CdR il rischio viene espresso come una funzione generale<br />
delle componenti di vulnerabilità, relative ad ogni<br />
unità di bene preso in esame, e di pericolosità, relative ad<br />
ogni unità territoriale in cui il bene è presente. Il dominio<br />
ambientale–aria, per cui vengono valutati sia la vulnerabilità<br />
che la pericolosità, considera la vulnerabilità attraverso<br />
il rilevamento dei danni che possono modificare l’aspetto<br />
della superficie esposta e la pericolosità viene espressa attraverso<br />
la risoluzione di funzioni di danno e di algoritmi<br />
che tengono in considerazione i fattori climatici, microclimatici,<br />
e gli inquinanti dell’aria.<br />
<strong>ARCHEOMATICA</strong>: L’introduzione di dati rilevati da satelliti<br />
può portare contributo al monitoraggio dei fattori di<br />
rischio ambientale?<br />
AMG: È a questo tema che, negli ultimi anni della mia carriera,<br />
ho posto particolare attenzione. Le potenzialità del<br />
settore osservazione della Terra sono molte, ed oggi la disponibilità<br />
di dati è abbastanza ampia. Quello che mi preme<br />
puntualizzare però è che, a mio giudizio, risulta cruciale<br />
che l’offerta di dati di osservazione della terra sia guidata<br />
dall’utenza in modo che vengano forniti/erogati servizi utili<br />
fornendo agli utenti istituzionali, della ricerca e dell’industria,<br />
informazioni affidabili e aggiornate attraverso una<br />
serie di servizi che attengono all’ambiente, al territorio ed<br />
alla sicurezza. Ma come vede parlo di osservazione della<br />
Terra e non solo di satelliti. I dati satellitari sono infatti<br />
l’inizio di una filiera che comprende l’analisi dello stato di<br />
conservazione dei beni, gli studi mirati e la pianificazione<br />
degli interventi. I dati satellitari infatti possono essere la<br />
guida e il campanello d’allarme per una successiva verifica<br />
più mirata con droni e sensori in-situ. Le esperienze che<br />
stiamo facendo in questo senso nel progetto ArTeK, ci confortano<br />
ed incoraggiano a proseguire nello sviluppo di sistemi<br />
integrati la cui efficacia si sta già valutando.<br />
<strong>ARCHEOMATICA</strong>: È lecito pensare che anche gli elementi<br />
presenti in un museo possano essere vulnerabili al rischio<br />
di bassa qualità dell’aria?<br />
AMG: Assolutamente sì. Negli anni l’ISCR ha svolto numerosi<br />
studi in musei pubblici e privati con l’obiettivo di comprendere<br />
quanto fosse rilevante l’impatto dell’ambiente esterno<br />
sulla conservazione di manufatti esposti. Il problema maggiore,<br />
in Italia in particolare, è che la maggior parte dei<br />
musei sono in edifici storici, dove migliorie, interventi di<br />
adeguamento ambientale, risultano complessi a causa di<br />
vincoli e limitazioni di legge.<br />
I manufatti che si trovano in un museo sono esposti in misura<br />
potenzialmente minore all’aggressività dei fattori ambientali.<br />
Il museo non può però essere considerato a priori<br />
come un luogo perfetto per la conservazione. Poiché non<br />
è scontato che i valori delle grandezze ambientali di sale<br />
espositive e depositi siano adatti alla conservazione e visto<br />
che i manufatti rimangono comunque esposti all’interazione<br />
con l’ambiente che li circonda indipendentemente dal<br />
suo livello di pericolosità, anche i beni musealizzati sono<br />
soggetti a deterioramento e bisognosi di attenzioni conservative.<br />
E’ per tale ragione che nell’”Atto di indirizzo sui<br />
criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento<br />
e sviluppo dei musei” - che ancora oggi rappresenta in Europa<br />
uno dei documenti maggiormente analitici e completi<br />
in merito alle problematiche di gestione e organizzazione<br />
di musei e mostre - viene stabilito, all’interno dell’Ambito<br />
VI - Sottoambito I, la necessità di adottare politiche di<br />
prevenzione dei rischi che possono interessare le raccolte,<br />
sia nel corso di esposizioni permanenti che temporanee. In<br />
questo documento il museo viene, dunque, invitato a dotarsi<br />
di un piano di prevenzione nei confronti dei fattori<br />
umani, ambientali e strutturali, che deve riguardare tutte<br />
le possibili situazioni in cui le opere vengono esposte al<br />
pubblico, conservate nei depositi, nei laboratori di restauro<br />
o movimentate all’interno o all’esterno del museo. Nel documento,<br />
si stabilisce che la prevenzione si deve concretizzare,<br />
tra l’altro, attraverso il monitoraggio delle condizioni<br />
ambientali e si individua, inoltre, la necessità di sviluppare<br />
una scheda ambientale per raccogliere dati riguardanti il<br />
microclima, l’illuminazione, la qualità dell’aria e le condizioni<br />
operative di gestione, in analogia con quanto viene<br />
normalmente fatto con le schede per il rilevamento dello<br />
stato di conservazione del manufatto. Sta qui, certamente,<br />
l’elemento determinante ed innovativo: ambiente e manufatto<br />
vengano posti su piani paritetici e le azioni sull’uno e<br />
sull’altro vengono discusse parallelamente.<br />
Parole chiave<br />
Monitoraggio ambientale; beni culturali; degrado; dati satellitari; musei<br />
Abstract<br />
Interview with Annamaria Giovagnoli: she worked as a conservation scientist at the<br />
Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro for over 35 years, numerous<br />
teaching assignments at the Universities and various international missions complete<br />
her work experience. For many years she dealed with the various forms of degradation<br />
of cultural heritage and environmental factors, with particular attention to<br />
the importance of satellite data for monitoring environmental risk factors and the<br />
vulnerability of artworks in museums, exposed to the risk of low air quality.<br />
Autore<br />
Redazione Archeomatica<br />
redazione@archeomatica.it
INTERVISTA<br />
Intervista a Carlo Cacace sul futuro<br />
del Sistema Informativo della Carta<br />
del Rischio del Patrimonio Culturale<br />
A cura della Redazione Archeomatica<br />
Carlo Cacace è Direttore del Servizio Sistemi<br />
Informativi Automatizzati, responsabile del<br />
Sistema Informativo Territoriale Carta del Rischio e<br />
responsabile del Sistema Informativo Vincoli in Rete<br />
presso l’Istituto Superiore per la Conservazione e il<br />
Restauro del MIBACT.<br />
<strong>ARCHEOMATICA</strong>: che cos’è il Sistema Informativo Territoriale<br />
Vincoli in Rete?<br />
CC: Il sistema Vincoli in Rete (VIR) è stato realizzato nell’ambito<br />
del Piano eGov 2012 per l’innovazione digitale nel settore<br />
dei Beni Culturali, finalizzato alla realizzazione della<br />
completa digitalizzazione dei servizi e delle risorse culturali<br />
del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La realizzazione<br />
di questo progetto “Certificazione e Vincolistica in<br />
Rete” è stata affidata dal Segretario Generale del MIBACT<br />
all’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, in<br />
quanto all’interno di questa istituzione era stata sviluppata<br />
nel tempo la banca dati “Carta del Rischio del Patrimonio<br />
Culturale” poggiata su una acquisizione puntuale di tutti i<br />
decreti di vincolo realizzati dalle Soprintendenze italiane e<br />
una analisi della vulnerabilità dei monumenti rispetto alla<br />
pericolosità del territorio e dell’ambiente.<br />
La realizzazione è stata basata sull’unificazione di applicazioni<br />
informatiche esistenti all’interno dell’amministrazione<br />
dei beni culturali e oggi consente a diverse tipologie di professionisti<br />
e utenti autorizzati l’accesso alla consultazione<br />
e alla gestione degli atti di tutela dei Beni Culturali, quali:<br />
Beni Architettonici, Archeologici e Paesaggistici. Nello specifico<br />
sono state integrate le procedure di aggiornamento<br />
dei vincoli presenti nel sistema originario di base, verificate<br />
le banche dati esistenti presso il Ministero per tutti i vincoli<br />
già emessi e, realizzato un accesso alle funzionalità del sistema<br />
basato sulla Cartografia, attraverso una interfaccia<br />
WebGIS.<br />
All’interno di Vincoli in Rete, quindi, cooperano più sistemi<br />
informativi territoriali che riguardano i Beni Culturali.<br />
<strong>ARCHEOMATICA</strong>: qual è l’origine dei dati che confluiscono<br />
all’interno di VIR? E come si accede ad essi?<br />
CC: I dati utilizzati per l’attuazione del progetto, presenti<br />
presso Soprintendenze, Segretariati Regionali e, a livello<br />
centrale del MIBACT, si trovano all’interno di diverse banche<br />
dati. Tra queste annoveriamo il Sistema informativo<br />
Carta del Rischio contenente tutti i decreti di vincolo su<br />
beni immobili emessi dal 1909 al 2003 (ex leges 364/1909,<br />
1089/1939, 490/1999) attivato presso l'Istituto Superiore<br />
per la Conservazione ed il Restauro, il Sistema Informativo<br />
Beni Tutelati e il Sistema informativo SITAP presso la Direzione<br />
Generale Belle Arti e Paesaggio e, infine, il Sistema<br />
Informativo SIGEC Web presso l'Istituto Centrale per il Catalogo<br />
e la Documentazione.<br />
Il Sistema Vincoli in Rete visualizza la tutela dei Beni Culturali<br />
attraverso gli atti di vincolo del Sistema informativo<br />
Carta del Rischio e le verifiche di interesse della Direzione<br />
Generale Belle Arti e Paesaggio, il numero di catalogo unico<br />
dei beni mobili e immobili rilasciato dall’Istituto Centrale<br />
per il Catalogo e la Documentazione (SIGEC Web) e lo stato<br />
di conservazione dei beni immobili e loro vulnerabilità ai<br />
rischi antropici e naturali (ma anche a situazioni di emergenza)<br />
fornito dal Sistema informativo Carta del Rischio<br />
dell’Istituto Superiore per la Conservazione e Restauro. Il<br />
sistema entra in funzione, in particolar modo, durante le situazioni<br />
di pericolosità esistenti sul territorio italiano, come<br />
ad esempio durante le distruzioni che avvengono nel corso<br />
delle catastrofi naturali.<br />
È possibile accedere alle informazioni di VIR grazie all’integrazione<br />
dei sistemi d’origine, ai servizi di interoperabilità<br />
dei sistemi informativi (realizzati dall’amministrazione<br />
36 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
TELERILEVAMENTO<br />
Tecnologie per i Beni Culturali 37<br />
dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro)<br />
e attraverso dati alfanumerci e cartografici. I dati inseriti<br />
all’interno del sistema VIR ottenuti attraverso flussi di<br />
interoperabilità sono stati estratti da fonti di acquisizione<br />
con forti disparità e, quindi, allo stato attuale, presentano<br />
alcune lacune, che sono tuttavia in corso di risoluzione.<br />
All’interno della parte riservata è presente una sezione<br />
denominata lista gruppi. Il criterio, con cui è stata realizzata<br />
la lista gruppi è stato quello di raggruppare schede<br />
anagrafiche che potrebbero appartenere ad uno stesso bene<br />
presenti contemporaneamente nei sistemi di provenienza.<br />
Questa sezione permetterà al funzionario di selezionare, tra<br />
quelle presenti, la scheda anagrafica ritenuta esaustiva e<br />
completa inserendola nel sistema vincoli in rete cancellando<br />
da VIR le altre collegate allo scopo di evitare schede doppie<br />
e sovrapposizioni cartografiche. Tale operazione agisce<br />
esclusivamente sul database di VIR e non produce nessuna<br />
modifica nei sistemi di provenienza. Nel sistema è anche<br />
possibile creare/associare bene/i in gruppo/i se nell’elenco<br />
dei risultati delle ricerche alfanumeriche sono evidenti<br />
ripetizioni di beni identici che per errore sono stati schedati<br />
come beni differenti. Inoltre nella sezione cartografica sono<br />
disponibili funzioni per inserire/o modificare le coordinate<br />
dei beni inseriti che risultassero erroneamente georiferiti.<br />
<strong>ARCHEOMATICA</strong>: abbiamo accennato alle catastrofi naturali,<br />
qual'è il supporto di VIR in queste circostanze?<br />
CC: Il sistema VIR supporta le squadre di recupero che intervengono<br />
durante le catastrofi naturali per recuperare<br />
e verificare lo stato di salute dei Beni Culturali, a seguito<br />
dell’evento catastrofico. Tali squadre di recupero lavorano<br />
con protocolli di intervento standardizzati e coordinati<br />
che facilitano le modalità di gestione e recupero dei beni<br />
culturali. In particolare il sistema fornisce elenchi di beni<br />
mobili e immobili delle zone colpite dai disastri, attraverso<br />
le quali avviene il riconoscimento immediato del bene e relativo<br />
numero di catalogo, che consente di poterli “gestire”<br />
attraverso azioni di recupero o intervento mirate. Questo<br />
protocollo di intervento, che migliora non solo la fase emergenziale<br />
di recupero, ma anche quella post-emergenziale,<br />
si compone di alcune fasi specifiche: recupero del bene e<br />
fase di schedatura delle informazioni principali (posizione,<br />
stato di salute, etc…), collocazione all’interno di un deposito<br />
di emergenza, conclusione della fase di schedatura,<br />
realizzazione dell’intervento di restauro vero e proprio e,<br />
infine, ricollocazione nel luogo di provenienza.<br />
<strong>ARCHEOMATICA</strong>: Il sistema informativo territoriale della<br />
Carta del Rischio del Patrimonio Culturale. Quali le recenti<br />
innovazioni?<br />
CC: Stiamo procedendo in questi giorni all’informatizzazione<br />
della scheda ambientale. L’Istituto Superiore per la<br />
Conservazione e il Restauro di Roma (ISCR) ha sviluppato, a<br />
partire dal 2001, un protocollo di monitoraggio ambientale<br />
seguendo le indicazioni del documento “Atto di indirizzo sui<br />
criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento<br />
e sviluppo dei musei” (D. Lgs. n. 112/98 art. 150 comma 6).<br />
La metodologia, sperimentata in numerosi musei italiani,<br />
è stata messa a punto per ambienti adibiti ad esposizione<br />
(esposizioni permanenti e temporanee) e per ambienti adibiti<br />
a deposito di beni di interesse culturale. Le informazioni<br />
raccolte permettono all’istituto incaricato della conservazione<br />
dei beni di individuare i principali fattori di pericolosità<br />
ambientale e di elaborare strategie per migliorare le<br />
condizioni degli ambienti in cui sono conservati i beni stessi.<br />
Il Il concetto di vulnerabilità, pericolosità e rischio continua<br />
ad essere l’indirizzo metodologico con cui utilizziamo il sistema<br />
di carta del rischio.<br />
Parole chiave<br />
Monitoraggio ambientale; beni culturali; degrado; dati satellitari; musei<br />
Abstract<br />
Interview with Carlo Cacace. He is actually the director of the Automation and Information<br />
Systems service of Italian Ministry of Cultural Heritage (MiBACT). He is also responsible for GIS<br />
system Risk Map and for the Information System "Vincoli in Rete" at the Istituto Superiore per la<br />
Conservazione e il Restauro.<br />
Autore<br />
Redazione Archeomatica<br />
redazione@archeomatica.it<br />
MONITORAGGIO 3D<br />
GIS E WEBGIS<br />
www.gter.it<br />
info@gter.it<br />
GNSS<br />
FORMAZIONE<br />
RICERCA E INNOVAZIONE
AGORÀ<br />
Archeomatica 3/<strong>2018</strong> - Tecnologie<br />
per la documentazione, conservazione,<br />
restauro, tutela, disseminazione<br />
e fruizione del Patrimonio Archeologico<br />
Sommerso - L’innovazione tecnologica<br />
che si è sviluppata in questi<br />
ultimi dieci anni sta giocando un ruolo<br />
fondamentale nell’ambito della promozione,<br />
disseminazione e valorizzazione<br />
del patrimonio culturale. Sotto<br />
la spinta di questa innovazione, i Beni<br />
Culturali del Bel Paese godono di una<br />
nuova fase di vitalità: infatti, oggi, le<br />
nuove tecnologie consentono di rendere<br />
più flessibili, versatili ed eterogenei<br />
gli approci, i metodi e gli studi<br />
rivolti al patrimonio culturale. Sebbene<br />
questa innovativa fase conoscitiva<br />
consenta, da una parte, di migliorare<br />
la comprensione del patrimonio culturale<br />
e, dall’altra, renda più accessibile<br />
e fruibile i monumenti italiani, alcuni<br />
filoni di studio faticano a stare al passo<br />
con l’evoluzione tecnologica, come<br />
ad esempio quello dell’Archeologia<br />
Subacquea, in particolar modo quando<br />
si parla di disseminazione, fruizione<br />
e valorizzazione del patrimonio sommerso.<br />
Nonostante ciò non mancano le<br />
iniziative in questo ambito: negli ultimi<br />
anni sono stati numerosi gli sforzi<br />
di individui chiave per lo studio e la<br />
conoscenza del Patrimonio sommerso,<br />
personaggi che hanno dedicato la<br />
propria vita con passione e dedizione<br />
al mare; e in particolare a ciò che si<br />
trova sotto di esso.<br />
Sono passati all’incirca settant’anni<br />
dal primo intervento di archeologia subacquea<br />
con finalità scientifiche in Italia,<br />
quando, sotto la direzione di Nino<br />
Lamboglia negli anni 50’, si esplorava<br />
la famosa nave romana di Albenga, con<br />
una strumentazione allora rivoluzionaria:<br />
l’autorespiratore.<br />
Da quel periodo, le strumentazioni<br />
tecnologiche impiegate nell’ambito<br />
dell’archeologica subacquea hanno<br />
raggiunto livelli allora impensabili,<br />
permettendo ai professionisti del settore<br />
di lavorare sempre più in sicurezza,<br />
autonomia e con maggior dettaglio<br />
conoscitivo. Ai giorni nostri, le tecnologie<br />
a disposizione degli “archeologi<br />
del mare” per la conoscenza, la tutela<br />
e la salvaguardia del patrimonio<br />
archeologico sommerso, sono di gran<br />
lunga più versatili, accessibili e di facile<br />
impiego, nonché promettenti per la<br />
promozione rivolta al grande pubblico,<br />
basti pensare alla recente creazione di<br />
un tablet ad uso marino.<br />
I numerosi progetti avviati in quest’ultimo<br />
ventennio in seno all’archeologia<br />
subacquea hanno messo in luce<br />
non solo la bellezza di un patrimonio<br />
inestimabile che giace sul fondo del<br />
mare, ma anche la condizione latente<br />
in cui versa quest’ultimo: molto spesso<br />
indagato, documentato, analizzato,<br />
preservato e tutelato, ma senza essere<br />
pienamente valorizzato. L’assenza di<br />
un organo centrale che organizzasse<br />
queste attività fortunatamente non ha<br />
impedito a ricercatori, studiosi, scienziati<br />
e istituzioni di avviare i numerosi<br />
progetti sino ad ora realizzati, ad<br />
esempio: Archeomar, Arrows, Restaurare<br />
sott’acqua, Sesmap, Thesaurus,<br />
Blumed, PortusLimen Project, Carta<br />
Archeologica del Salento, Visas, Cosmap<br />
e tanti altri.<br />
La mediaGEO, editrice delle riviste<br />
GEOmedia e Archeomatica magazine<br />
trimestrale open access dedicato alla<br />
tecnologie per i beni culturali, vuole<br />
riflettere assieme ai principali esponenti<br />
del settore circa le potenzialità<br />
delle nuove tecnologie applicate al<br />
Patrimonio sommerso, con un numero<br />
interamente dedicato alle tecnologie<br />
più innovative applicate alla ricerca<br />
archeologica subacquea per il rilievo,<br />
la documentazione, la diagnostica, la<br />
conservazione in situ, la tutela e la<br />
valorizzazione dei beni archeologici<br />
sommersi.<br />
L’auspicio principale di questo numero<br />
tematico è la creazione di nuove sinergie<br />
che riflettano sulle nuove possibilità<br />
di comunicazione dell’archeologia<br />
subacquea, sulle opportunità e i limiti<br />
attuali della fruibilità del patrimonio<br />
sommerso, sull’uso delle tecnologie<br />
applicate all’archeologia subacquea e<br />
sulle prospettive future offerte dalle<br />
nuove possibilità di fruizione digitale<br />
del patrimonio sommerso.<br />
Temi della proposta editoriale<br />
• Nuove tecnologie per la prospeziona<br />
archeologica subacquea: Echosounders<br />
idrografici - Sonar a scansione<br />
laterale (SSL), Sub Bottom<br />
Profiler (SBP), Multi Beam Echosounder<br />
(MBES)<br />
• Tecnologie digitali per il rilievo dei<br />
beni archeologici sommersi<br />
• Rilievi fotogrammetrici e videometrici<br />
digitali dei siti archeologici<br />
sommersi<br />
• Strumenti, dispositivi e software per<br />
la ricostruzione 3D di oggetti, manufatti<br />
e paesaggi sommersi<br />
• Trattamento e analisi del dato digitale<br />
per l’elaborazione di cartografia<br />
tematica<br />
• Mappatura, Cartografia, DEM, DEF,<br />
GIS, georeferenziazione e posizionamento<br />
dei beni sommersi<br />
• Sperimentazione di strumenti, materiali,<br />
metodologie e tecniche per<br />
la conservazione e il restauro in situ<br />
• Interventi di recupero, conservazione<br />
e restauro del patrimonio sommerso<br />
• Osservazione da satellite per l’individuazione<br />
di evidenze archeologiche<br />
sommerse<br />
• Robotica: ROV, DPV, AUV e droni per<br />
l’archeologia subacquea<br />
• Tecnologie per la fruizione, valorizzazione<br />
e esplorazione virtuale dei<br />
siti archeologici sommersi<br />
• Turismo archeologico: percorsi, musei<br />
e parchi archeologici sommersi<br />
Informazioni<br />
4 Deadline estesa invio abstract: 30<br />
Giugno <strong>2018</strong><br />
4 Deadline invio articoli: 15 settembre<br />
<strong>2018</strong><br />
Gli interessati possono scrivere direttamente<br />
a redazione@archeomatica.<br />
it per conoscere le modalità di pubblicazione.<br />
Si ricorda che la rivista è open access.<br />
38 38 ArcheomaticA N°1 N°1 gennaio marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali<br />
39<br />
Adriano, preservare le memorie. Una<br />
mostra a Tivoli sulle tecnologie per la<br />
salvaguardia e fruizione - A 1900 anni<br />
dalla nomina ad imperatore di Adriano,<br />
che Tertulliano definì omnium curiositatum<br />
explorator, sarà ospitata dal comune<br />
di Tivoli una mostra con l’obiettivo<br />
di presentare la metodologia sviluppata<br />
nell’ambito delle attività di salvaguardia<br />
e di conservazione del patrimonio<br />
storico-archeologico di Villa Adriana e<br />
della città di Tivoli.<br />
Le attività sono state rese possibili grazie<br />
a progetti portati avanti anche grazie<br />
al cofinanziamento dell’Agenzia Spaziale<br />
Italiana (ASI), nell’ambito di programmi<br />
dell’Agenzia Spaziale Europea<br />
(ESA). Ciò ha permesso la realizzazione<br />
di servizi e l’applicazione di soluzioni innovative<br />
basate sui dati di Osservazione<br />
della Terra da satellite e drone e sulla<br />
localizzazione satellitare di precisione,<br />
soluzioni tecnologiche innovative a supporto<br />
delle attività su campo per la conservazione<br />
dei beni culturali.<br />
I promotori della mostra sono la NAIS<br />
(Nextant Applications and Innovative Solutions),<br />
l’ISCR (Istituto Superiore per la<br />
Conservazione ed il Restauro), il Comune<br />
di Tivoli e l’Istituto di Villa Adriana<br />
e Villa d’Este, che da diversi anni collaborano<br />
attivamente sulle tematiche<br />
presentate nel percorso espositivo.<br />
Le tecnologie aerospaziali vengono illustrate<br />
attraverso la presenza di modelli<br />
in scala ridotta di satelliti concessi da<br />
ESA, da video volti a illustrarne il funzionamento<br />
e da pannelli che mostrano i risultati<br />
di alcune delle analisi realizzate<br />
nel corso degli anni attraverso l’impiego<br />
delle tecnologie satellitari. L’obiettivo è<br />
quello di sensibilizzare il pubblico e di<br />
condurre l’attenzione sul valido e ormai<br />
accertato supporto che le tecnologie di<br />
osservazione della terra offrono nell’individuazione<br />
di problematiche presenti<br />
sul territorio (frane, inondazioni, nuove<br />
costruzioni, ecc.), in particolare legate<br />
ai beni culturali, per coadiuvare l’operato<br />
delle autorità competenti.<br />
Le tecnologie aerospaziali preposte alla<br />
salvaguardia del territorio e dei beni<br />
supportano, nel percorso espositivo così<br />
come nella metodologia sviluppata, le<br />
attività di conservazione in situ; queste<br />
attività sono mostrate per mezzo di installazioni<br />
audiovisive e pannelli relativi<br />
al lavoro svolto per la valutazione dello<br />
stato di conservazione dei singoli monumenti,<br />
della loro vulnerabilità e della<br />
pericolosità del territorio circostante,<br />
con la finalità di garantirne la preservazione.<br />
L’esposizione propone anche esempi di<br />
soluzioni di fruizione moderna, tra cui<br />
ricostruzioni 3D di monumenti presenti<br />
nel sito di Villa Adriana e un allestimento<br />
in video-mapping incentrato sulla figura<br />
di Adriano e su Villa Adriana, con<br />
esperienza immersiva, in cui viene data<br />
particolare enfasi all’aspetto di edutainment<br />
(imparare divertendosi).<br />
L’aspetto più prettamente storico-archeologico<br />
è rappresentato dall’esposizione<br />
di reperti archeologici, costituiti<br />
da teste provenienti dall’Antiquarium<br />
di Villa Adriana, rappresentanti l’imperatore<br />
Adriano, secondo un’iconografia<br />
poco nota dell’Hadrianus<br />
renatus, la<br />
moglie Sabina ed<br />
Antinoo, il giovane<br />
schiavo amato<br />
dall’imperatore.<br />
La testa di Antinoo,<br />
nello specifico,<br />
consiste in un<br />
calco in polvere<br />
di nylon realizzato<br />
con stampante<br />
3D, mentre per ciò<br />
che riguarda Sabina,<br />
oltre ad un suo<br />
ritratto, è proposto<br />
un frammento<br />
completato attraverso<br />
una soluzione di ricostruzione che<br />
ne garantisce la lettura complessiva.<br />
Le scelte espositive proposte nel percorso<br />
mirano, così, a mostrare il collegamento<br />
che può e che deve esistere<br />
tra l’antico e il moderno, finalizzato<br />
alla salvaguardia, alla tutela e alla valorizzazione<br />
dei beni culturali il cui scopo<br />
è quello di far perdurare la loro memoria<br />
grazie anche all’impiego delle moderne<br />
tecnologie.<br />
Adriano, preservare le memorie<br />
Tecnologie al servizio della salvaguardia<br />
e della fruizione del patrimonio storico<br />
21 giugno – 15 settembre <strong>2018</strong><br />
Museo della città di Tivoli<br />
Palazzo della Missione, Tivoli<br />
Fonte: Comune di Tivoli (RM)<br />
Via Indipendenza, 106<br />
46028 Sermide - Mantova - Italy<br />
Phone +39.0386.62628<br />
info@geogra.it<br />
www.geogra.it
AZIENDE E PRODOTTI<br />
BIM – con una particolare attenzione al laser scannere<br />
alla fotogrammetria, che costituiscono il primo passo<br />
per la digitalizzazione della realtà che ci circonda, le<br />
cui caratteristiche storiche inducano ad introdurre il<br />
termine HBIM (Heritage Building Information Modeling),<br />
particolarmente finalizzato alla manutenzione programmata,<br />
elemento essenziale per una gestione intelligente<br />
del futuro.<br />
LASER SCANNER – in continua evoluzione verso sistemi di<br />
auto localizzazione, che consentano anche la ricostruzione<br />
in tempo reale di uno spazio circostante, finalizzata<br />
a soddisfare esigenze tecnologiche prima inimmaginabili,<br />
come quella dell’orientamento da remoto della<br />
guida autonoma per mezzi terrestri o aerei.<br />
TECHNOLOGY FOR ALL <strong>2018</strong> SARÀ ALL'ISTITUTO SUPE-<br />
RIORE ANTINCENDI DEL CORPO NAZIONALE DEI VIGILI<br />
DEL FUOCO PER DIFFONDERE LE TECNOLOGIE DEDICA-<br />
TE AL TERRITORIO, AI BENI CULTURALI E ALLE SMART<br />
CITY.<br />
Dal 3 al 5 ottobre a Roma presso l'Istituto Superiore<br />
Antincendi si svolgerà la quinta edizione dell’evento<br />
TECHNOLOGY for ALL dedicato alla diffusione di tecnologie<br />
per il territorio, i beni culturali e le smart city.<br />
Le tecnologie al centro dell’evento consentono di conoscere,<br />
documentare, proteggere e monitorare il nostro<br />
ambiente sia dal punto di vista territoriale che dal punto<br />
di vista del costruito, con un particolare riguardo a<br />
tutte quelle manifestazioni rappresentative emergenti,<br />
in cui, indipendentemente dall’epoca, dall’ubicazione<br />
e dalle caratteristiche tecniche e strutturali, si possa<br />
riconoscere la testimonianza di un’identità materiale<br />
trasmissibile alle generazioni future, sopravveniente<br />
anche nella semplificazione dei processi infrastrutturali<br />
delle nostre città storiche intelligenti.<br />
In questa edizione dell’evento oltre all’interesse generale<br />
con cui il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco segue<br />
l’innovazione tecnologica e le sue applicazioni per<br />
migliorare il soccorso e la prevenzione incendi, alcuni<br />
argomenti saranno di particolare attualità per le prospettive<br />
di utilizzo immediato nelle sue attività istituzionali.<br />
L’uso del BIM applicato agli impianti a rischio di<br />
incidente rilevante, l’impiego di tecnologie di scansione<br />
e monitoraggio delle strutture per la messa in sicurezza<br />
del patrimonio culturale danneggiato dai terremoti<br />
ed il monitoraggio satellitare di infrastrutture, edifici e<br />
della vegetazione per la gestione degli incendi boschivi,<br />
infatti, sono di estrema attualità per le attività di controllo<br />
e di soccorso svolte dal CNVVF.<br />
Il programma di convegni, conferenze e workshop è in<br />
corso di definizione. Esso riguarderà l'intero processo<br />
di utilizzo delle tecnologie innovative, dall'acquisizione<br />
dei dati alla loro elaborazione fino la diffusione agli<br />
utenti finali e prevederà anche attività dimostrative sul<br />
campo delle più sofisticate strumentazioni disponibili.<br />
L’elenco non esaustivo delle tecnologie di cui si parlerà<br />
vede:<br />
SATELLITI – tramite i loro Big e Open Data, quale quelli<br />
provenienti dalle costellazioni Copernicus e Landsat,<br />
ora volti ad integrare i più sofisticati e precisi sensori<br />
commerciali per produrre finalmente un’analisi della<br />
Terra dallo Spazio di portata rivoluzionaria nella prevenzione<br />
dei grandi rischi.<br />
DRONI – rappresentati da sistemi a pilotaggio remoto o<br />
automatico che sfruttano la fotogrammetria per fornire<br />
informazioni geometriche accurate, ravvicinate o a<br />
bassa quota, anche utilizzando sensori sofisticati o sistemi<br />
LiDAR per produrre elaborati molto accurati in<br />
zone inaccessibili o troppo ristrette per i costi del volo<br />
aereo tradizionale.<br />
GEODATI – in un processo continuo di standardizzazione,<br />
uniformazione e integrazione, per i quali i due ambiti<br />
della Geodesia e della Geoinformatica, si stanno fondendo<br />
a seguito di un’onda inarrestabile intrapresa e<br />
guidata dalla digitalizzazione come fenomeno regolato<br />
dai mass media e dallo sviluppo deisocial network.<br />
PNT – un acronimo per individuare l’integrazione di tre<br />
processi, positioning, navigation, e timingdei molteplici<br />
usi, cui sono oggi destinati, tra i quali i sistemi di navigazione<br />
quando applicati congiuntamente ai geodati<br />
(cartografie, meteo, traffico, etc) o i sistemi di navigazione<br />
cosiddetta autonoma sicura, sia in campo terrestre<br />
che aereo a bassa quota.<br />
AR, VR, MR – tre acronimi che sono sinonimi rispettivamente<br />
di realtà aumentata, virtuale e mista, volendo<br />
significare la volontà di proporre informazioni digitali<br />
relazionate alla posizione dell’osservatore e alla sensorialità<br />
reattiva a situazioni determinate.<br />
IMAGING – andare oltre il visibile con analisi basate sullo<br />
studio delle immagini con sistemi multispettrali, laser,<br />
SAR, LiDAR, o altro per analizzare profondamente gli<br />
elementi che normalmente non sono direttamente interpretabili<br />
o facilmente classificabili, sia per il territorio,<br />
che per i beni culturali e l’ambiente.<br />
AnD– le Analisi non Distruttive consentono di conoscere<br />
le caratteristiche strutturali dei materiali sottoposti a<br />
indagine senza alterarne l’integrità, mantenendo intat-<br />
40 ArcheomaticA N°1 N°1 gennaio marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 41<br />
ta la loro funzionalità. Strumento di diagnostica per eccellenza,<br />
trovano particolare applicazione per conoscere in<br />
anticipo le cause di guasti e malfunzionamenti delle opere<br />
realizzate dall’uomo e in particolare per il Patrimonio Culturale.<br />
Le future smart city baseranno la maggior parte della loro<br />
funzionalità sul posizionamento di precisione e sull’infrastruttura<br />
geografica di dato territoriale, soggetta ad aggiornamento<br />
periodico, tanto per consentire il flusso informativo<br />
dai sensori quanto dagli oggetti monitorati collegabili<br />
e resi interattivi attraverso la rete Internet. I Big Data<br />
sono in continua evoluzione, inoltre, verso l’accumulo e<br />
l’aggregazione per mezzo dell’intelligenza artificiale dedicata,<br />
istantanea nell’apprendimento sia dalla risposta che<br />
dall’interrogativo umano, elaborando l’una e l’altro quantitativamente<br />
e serialmente.<br />
La manifestazione offrirà momenti informativi e formativi<br />
ed occasioni di confronto tra le Pubbliche Amministrazioni,<br />
il mondo accademico delle Università e della Ricerca, con<br />
l’industria specializzata nei seguenti settori:<br />
4Architettura, Edilizia e Costruzioni<br />
4Rilievo e Cartografia<br />
4Infrastrutture e trasporti<br />
4Impianti / Facility Management<br />
4Process, Power & Utilities<br />
4Posizionamento e guida autonoma<br />
4Forze di polizia / Forense<br />
4Patrimonio Culturale / Conservazione /<br />
4Digitalizzazione<br />
4Assicurazioni e Beni Immobili<br />
4Musei e Cultura<br />
In questa fucina tecnologica l’applicazione industriale italiana<br />
si sta muovendo con proposizione convincente, non<br />
del tutto favorevole la domanda interna, soprattutto se<br />
considerata sul piano massivo a costo contenuto della produzione,<br />
ma non senza competitività verso l’andamento<br />
positivo delle innovazioni registrato sul mercato mondiale,<br />
orientato al nostro trading dai paesi che nell’immediato<br />
traggano il maggior vantaggio dall’avanzamento anche<br />
prototipale apportato dall’Italia.<br />
TECHNOLOGY for ALL <strong>2018</strong><br />
Data: 3 - 5 Ottobre <strong>2018</strong><br />
Luogo:<br />
ISA – Istituto Superiore Antincendio,<br />
Via del Commercio 13 – 00153 Roma<br />
Organizzatore:<br />
mediaGEO società cooperativa,<br />
Via Palestro 95 00185 Roma, Tel 06 64871209<br />
info@mediageo.it<br />
ECOSCANDAGLIO MULTIBEAM PORTA-<br />
TILE AD ALTISSIMA RISOLUZIONE PER<br />
L'ARCHEOLOGIA SUBACQUEA<br />
La qualità dei dati è senza precedenti<br />
ed è perfetta per coprire la più ampia<br />
gamma di applicazioni, dal dragaggio<br />
all'archeologia, dalla geologia alle ispezioni<br />
di manufatti, fino alle operazioni<br />
di soccorso in mare, con una ricaduta<br />
positiva anche per i tempi di elaborazione.<br />
Operando nelle frequenze tra 190 e 420<br />
kHz e con dimensioni dei beam di soli<br />
0.5°x 1°, T50-P consente di migliorare<br />
le prestazioni e ridurre i tempi di rilievo<br />
a tutte le profondità, anche in condizioni<br />
di lavoro impossibili per un normale<br />
Multibeam.<br />
Il T50-P è stato pensato e progettato<br />
per una veloce installazione anche su<br />
piccole imbarcazioni: il processore portatile<br />
e la testa del sonar formano un<br />
sistema compatto, le interfacci sono ridotte<br />
al minimo e l'interfaccia utente è<br />
semplice e intuitiva.<br />
SeaBat T50-P fornisce i rilievi 3D subacquei<br />
più spettacolari mai prodotti da<br />
Reson, la società dal 1976 leader negli<br />
ecoscandagli Multibeam.<br />
Codevintec Italiana<br />
www.codevintec.it<br />
Ufficio Stampa:<br />
Mediarkè srl, Via Pistoia 7 – 00182 Roma,<br />
Tel 06 45476584 info@mediarke.it
DOCUMENTAZIONE<br />
L’integrazione tra servizi di monitoraggio e fruizione<br />
evoluta, per una sostenibilità economica dei nuovi sistemi<br />
di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale<br />
di Gianfranco Corini, Antonio Monteleone,<br />
Nicole Dore<br />
Realizzare servizi di monitoraggio integrati e di<br />
fruizione evoluta significa rendere disponibili<br />
servizi economicamente sostenibili a chi<br />
gestisce il patrimonio culturale, favorendone<br />
anche la valorizzazione e la fruizione stessa,<br />
secondo l'idea che il monitoraggio, la tutela e la<br />
salvaguardia partecipano a questo processo di<br />
miglioramento.<br />
xxx<br />
Un aspetto fondamentale del progetto ArTeK è<br />
costituito dall’erogazione congiunta di servizi rivolti<br />
alla salvaguardia, gestione e fruizione dei beni.<br />
Si tratta di elementi che, seppur differenti tra loro (per tipologia<br />
di mercato, modello di business, etc.), è opportuno<br />
mettere a sistema, onde evitare il rischio di porre in essere<br />
interventi solo parziali, non correlati con altri aspetti importanti<br />
dello scenario complessivo e dunque fini a sé stessi<br />
ed economicamente non vantaggiosi.<br />
L’obiettivo dell’impostazione “integrata” di ArTeK consiste<br />
dunque nel rendere disponibili servizi a basso costo, dunque<br />
sostenibili dai gestori del patrimonio culturale, adattati alle<br />
esigenze specifiche di ciascun sito, per monitorare e dunque<br />
meglio conservare il bene, ma anche per valorizzarlo e renderlo<br />
più fruibile, secondo un circolo virtuoso in cui la salvaguardia<br />
del sito ne facilita la valorizzazione e la fruizione<br />
ne sostiene la salvaguardia.<br />
GLI STRUMENTI OFFERTI<br />
Nello specifico, ArTeK offre strumenti in grado di facilitare<br />
l’adozione di politiche di conservazione preventiva attraverso<br />
l’utilizzo di tecnologie avanzate per il monitoraggio<br />
continuo dei siti e il supporto alla programmazione degli<br />
interventi di manutenzione; inoltre, strumenti avanzati di<br />
fruizione in grado di costituire una fonte ricavi tale anche<br />
da coprire parte dei costi di salvaguardia.<br />
L’importanza del monitoraggio dei beni e della loro conservazione<br />
preventiva è dettata dalle criticità ambientali alle<br />
quali sono soggette le aree archeologiche e i luoghi storici,<br />
in uno scenario operativo in cui le organizzazioni responsabili<br />
della gestione dei beni affrontano quotidianamente<br />
difficoltà legate a:<br />
• budget finanziario limitato, prevalentemente speso<br />
per interventi post-emergenza, piuttosto che preventivi;<br />
• costo elevato per le azioni di indagine solitamente effettuate<br />
in modo sporadico;<br />
• assenza di un servizio che offra strumenti in grado<br />
di monitorare costantemente vaste aree e valutare<br />
lo “stato di salute” del bene culturale e il rischio di<br />
degrado/perdita di monumenti, complessi e aree di<br />
riconosciuto valore culturale;<br />
Infine è bene sottolineare come la valorizzazione di un sito<br />
e dei suoi monumenti possa essere facilitata da un’accresciuta<br />
conoscenza del comportamento dei visitatori (percorsi<br />
seguiti, monumenti visitati, tempi di visita del sito e<br />
dei singoli monumenti); tale conoscenza infatti permette di<br />
progettare e proporre percorsi di visita atti a diversificare<br />
l’offerta culturale all’interno del sito e stimolare la visita<br />
di monumenti solitamente trascurati, il tutto a beneficio di<br />
una migliore esperienza di visita.<br />
42 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 43<br />
I “NUMERI” DEL MERCATO POTENZIALE<br />
Il mercato considerato per una valutazione del ritorno economico<br />
dei servizi ArTeK è costituito dal patrimonio culturale<br />
Nazionale, anche se analoghe esigenze esistono in altri<br />
paesi facenti parte dell’Europa ed anche fuori dell’Europa.<br />
Secondo il Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Mi-<br />
BACT), le aree italiane di particolare valore soggette alle<br />
norme speciali di tutela regolamentate dal Codice Nazionale<br />
dei Beni Culturali e del Paesaggio coprono quasi la metà<br />
del territorio nazionale (46,9%, circa 33 beni culturali ogni<br />
100 km 2) e il numero di beni culturali registrati da MiBACT<br />
è di circa 200.000 unità (considerando beni archeologici,<br />
architettonici e musei).<br />
Solo per fissare alcune cifre, l’elenco seguente riporta alcuni<br />
risultati dell’analisi di mercato effettuata nella prima<br />
fase del progetto illustrando le dimensioni del mercato del<br />
patrimonio culturale italiano, sia totale che relativo ai soli<br />
beni culturali a rischio:<br />
- 190.931 beni culturali immobili (fonte: banca dati VIR -<br />
MiBACT);<br />
- 46.025 proprietà architettoniche vincolate (Fonte, Federculture);<br />
- 5.668 proprietà archeologiche vincolate (Fonte, Federculture);<br />
- 240 siti archeologici gestiti direttamente dallo Stato (Fonte:<br />
MiBACT);<br />
- 48 siti culturali UNESCO, di cui 7 sono paesaggi culturali,<br />
oltre a 5 siti naturali (fonte: UNESCO);<br />
- 22.000 centri storici (Fonte: ICCD);<br />
- 12.000 case storiche (Fonte: ADSI);<br />
- 27 aree marine protette e due parchi sommersi che proteggono<br />
un totale di circa 222,44 mila ettari di mare e circa<br />
652 chilometri di costa, compreso il patrimonio culturale<br />
subacqueo (antichi relitti, relitti della prima guerra<br />
mondiale e siti archeologici sommersi) (Fonte: MiBACT).<br />
I NUMERI DEL PATRIMONIO CULTURALE A RISCHIO<br />
Ai numeri precedenti, che danno un’idea dell’estensione<br />
del mercato potenziale, si possono altresì applicare ulteriori<br />
considerazioni legate alla criticità ambientale in cui<br />
si trovano molti beni. In Italia, dove la situazione idrogeologica<br />
è particolarmente delicata, è stato infatti calcolato<br />
che molti beni archeologici, architettonici e monumentali<br />
sono esposti a rischi geologici come frane e alluvioni. Da tali<br />
considerazioni risulta in particolare che:<br />
- 34.651 beni culturali immobili (18,1% dell’intero patrimonio)<br />
sono esposti a frane (10.000 di questi sono inclusi in<br />
aree ad alto / altissimo rischio) (Rapporto 2015, ISPRA,<br />
Rapporti 233/2015);<br />
- Circa 29.000 monumenti sono compresi in uno scenario<br />
di alluvione considerato a medio rischio (Rapporto 2015,<br />
ISPRA, Rapporti 233/2015).<br />
- Dei 10.170 monumenti archeologici registrate nella piattaforma<br />
Vincoli in Rete, 1.747 sono esposti a calamità naturali<br />
(frane, alluvioni, terremoti) (fonte: ISCR).<br />
-<br />
Da questi numeri è evidente che esiste una significativa<br />
opportunità di fornire, ai gestori del Patrimonio Culturale,<br />
servizi per una verifica periodica dello “stato di salute”,<br />
una altrettanto periodica valutazione dei rischi di degrado<br />
e l’attivazione di monitoraggi specifici, alla scala spaziale<br />
ritenuta più opportuna (ossia a livello di sito o di singolo<br />
monumento o parte di esso), dei fenomeni ritenuti più pericolosi.<br />
I NUMERI DEL TURISMO CULTURALE<br />
Alcuni dati numerici, a supporto di una più completa valutazione<br />
economica del settore del turismo culturale, sono<br />
190.931<br />
Beni<br />
culturali immobili<br />
(fonte: banca dati<br />
vir - mibact)<br />
46.025<br />
proprietà<br />
architettoniche<br />
vincolate<br />
(Federculture)<br />
Foto di Carlo Pelagalli, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/<br />
index.php?curid=53216333<br />
Foto di Francesco Bandarin - CC BY-SA 3.0-igo, https://commons.wikimedia.<br />
org/w/index.php?curid=45802568<br />
5.668 proprietà<br />
archeologiche<br />
vincolate<br />
(Federculture)<br />
48<br />
siti culturali<br />
UNESCO, di<br />
cui 7 sono paesaggi<br />
culturali, oltre a 5<br />
siti naturali<br />
Foto di Palickap - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.<br />
org/w/index.php?curid=66221245<br />
Foto di trolvag, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.<br />
php?curid=59076791
derivabili dai seguenti dati che se anche riferiti in alcuni<br />
casi a qualche anno fa, forniscono comunque un elemento<br />
dimensionale significativo:<br />
- 229 aree archeologiche e monumenti oggi aperti al pubblico<br />
(Sorgente: MiBACT 2014);<br />
- 50 milioni di visitatori nel 2017 di 437 musei statali, monumenti<br />
e siti archeologici (Sorgente: MiBACT 2017), che<br />
hanno generato circa 200 milioni di euro di incassi<br />
- Il turismo culturale nel suo complesso rappresenta in Italia<br />
il 30% di tutto il flusso turistico.<br />
-<br />
Inoltre, considerando in particolare il segmento di turismo<br />
originato dai paesi europei, il 52% risulta particolarmente<br />
interessato a visite artistiche ed archeologiche, a testimonianza<br />
del grande attrattore costituito dalle vestigia storiche<br />
(Sorgente: Io Sono Cultura, 2015).<br />
Ad oggi gli introiti di tale turismo sono costituiti prevalentemente<br />
dalla bigliettazione.<br />
D’altro canto le potenzialità delle nuove tecnologie (in parte<br />
sviluppati nel progetto ArTeK per mostrarne la potenzialità)<br />
consentono di incrementare l’offerta destinata al turismo<br />
culturale, con la proposizione di componenti innovativi<br />
di “edutainment” in grado di “educare divertendo”.<br />
A parità di numero di visitatori culturali, quindi, è possibile<br />
prevedere un consistente aumento degli introiti derivanti<br />
dal turismo culturale grazie all’offerta di nuovi servizi di<br />
fruizione ad alto valore aggiunto.<br />
BENEFICI ECONOMICI INDOTTI DAL<br />
MODELLO DI LAVORO DI ArTeK<br />
La continuità del monitoraggio degli specifici fattori di rischio<br />
di ciascun sito, alla base del modello di lavoro di Ar-<br />
TeK, consentirà di pianificare ed attivare interventi di conservazione<br />
preventiva, assicurando così l’integrità del bene<br />
per le future generazioni, e al tempo stesso realizzando un<br />
importante risparmio rispetto ad interventi effettuati a valle<br />
di eventi dannosi.<br />
Questo effetto è ben illustrato nel diagramma in Fig.1 dove<br />
sono comparati i costi cumulati di interventi di manutenzione<br />
(CC), nei due casi (i) “intervento a seguito di evento<br />
dannoso” (Reactive Maintenance), ed (ii) “intervento preventivo”<br />
(Preventive Conservation).<br />
Gli interventi di tipo “Reactive”, seppur sporadici e ridotti<br />
in numero, sono estremamente costosi, non valutabili né<br />
pianificabili in alcun modo; inoltre spesso portano ad altri<br />
effetti aventi impatti piuttosto negativi, come ad es. la riduzione<br />
del numero di visitatori del sito durante i periodi<br />
di restauro, solitamente più lunghi rispetti a interventi di<br />
manutenzione programmata.<br />
Entrando più nel merito, l’adozione di politiche di intervento<br />
preventivo, rese possibile da ArTeK, richiederà un costo<br />
iniziale per l’attivazione del servizio (valutazione accurata<br />
del rischio territoriale del sito e del rischio individuale dei<br />
singoli monumenti secondo le metodologie della Carta del<br />
Rischio, raccolta strutturata di dati storici, installazione<br />
eventuale di sensori fissi etc.) e un costo periodico legato<br />
all’utilizzo degli strumenti messi a disposizione da ArTeK.<br />
240 siti<br />
archeologici<br />
gestiti direttamente<br />
dallo Stato<br />
(MiBACT)<br />
22.000 centri<br />
storici (ICCD)<br />
Foto di Livioandronico2013 - CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.<br />
org/w/index.php?curid=34369709<br />
Foto di Davide Papalini - CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/<br />
index.php?curid=10581791<br />
12.000 case<br />
storiche (ADSI);<br />
27 aree marine<br />
protette<br />
Foto di Associazione Dimore Storiche Italiane<br />
44 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2018</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 45<br />
Per inciso è bene sottolineare come la continuità del servizio<br />
di monitoraggio, e la sua specializzazione sul sito specifico,<br />
siano considerati come elementi di garanzia molto<br />
importanti per il gestore.<br />
CONCLUSIONI FINALI SULLA SOSTENIBILITÀ<br />
Con riferimento alle considerazioni fatte in precedenza, e<br />
considerando una loro proiezione sugli anni futuri, i servizi<br />
ArTeK, agendo in modo specifico sugli interventi di manutenzione<br />
preventiva, potranno portare a significativi risparmi<br />
nelle attività di salvaguardia dei siti.<br />
Ai volumi così risparmiati, che potranno essere valutati con<br />
maggiore precisione man mano che i servizi verranno erogati,<br />
potranno essere aggiunti gli introiti aggiuntivi derivanti<br />
dall’offerta di nuovi servizi di fruizione ad alto valore aggiunto.<br />
In particolare questo effetto potrà essere ottenuto anche<br />
su siti, quelli facenti parte del cosiddetto “patrimonio diffuso”,<br />
che sono oggi poco esposti sia a meccanismi di manutenzione<br />
preventiva che di fruizione turistica.<br />
Altri interessanti elementi, che potranno favorire un incremento<br />
importante dei ritorni economici del settore, e dunque<br />
costituire così un interessante punto a favore delle tecnologie<br />
e dei servizi innovativi di ArTeK, sono costituiti da:<br />
4 Importanti modifiche delle strutture organizzative e di<br />
governo del MIBACT che, per quanto di nostro specifico<br />
interesse sul tema, premiano gestioni più oculate e<br />
profittevoli dei siti.<br />
4 Ingresso più significativo di finanziatori privati (prevalentemente<br />
per opere di restauro su monumenti<br />
“visibili”).<br />
4 Un approccio sistemico più consolidato a tutto il settore:<br />
Salvaguardia e Conservazione, Comunicazione,<br />
Fruizione<br />
Infine alcune considerazioni sul ritorno degli investimenti<br />
di ArTeK.<br />
Seppure non sia possibile valutare in dettaglio i costi di ”assessment”<br />
iniziale di un sito (documentazione disponibile,<br />
eventuali dati e strumentazione in situ e loro eventuale riutilizzo,<br />
analisi dello stato corrente etc.), e del numero di<br />
sorvoli di droni necessari a causa dell’intrinseca eterogeneità<br />
dei siti in gioco, stime prudenziali in eccesso di tali costi<br />
e dei costi operativi affrontati nel corso dell’erogazione del<br />
servizio portano ad identificare un “break-even” in termini<br />
di numero di siti posti sotto osservazione, e che quindi ne<br />
ripaga i costi (industriali), che oscilla tra 15 e 20, su periodi<br />
contrattuali di base pari a tre anni. Inoltre queste valutazioni<br />
non considerano, per prudenza, i probabili minori costi di<br />
acquisizione dei dati satellitari prevista per i prossimi anni.<br />
Abstract<br />
We present the purposes of the ArTeK Project – Satellite enabled Services<br />
for Preservation and Valorization of Cultural Heritage which aims to develop<br />
services based on space and ICT technologies for the monitoring of Cultural<br />
Heritage. A fundamental aspect of the ArTeK project consist in the joint provision<br />
of services provided to the safeguarding, management and use of the<br />
cultural heritage.<br />
These are elements that, although different from each other (by type of<br />
market, business model, etc.), should be put in place, in order to avoid the<br />
risk of carrying out only partial interventions, not correlated with other important<br />
aspects of the scenario overall and therefore ends in themselves and<br />
economically not advantageous.<br />
Parole chiave<br />
Servizi satellitari; ArTeK; monitoraggio beni culturali; tutela; salvaguardia;<br />
fruizione;<br />
Autore<br />
Gianfranco Corini, gianfranco.corini@nais-solutions.it<br />
Amministratore unico,<br />
Antonio Monteleone, antonio.monteleone@nais-solutions.it<br />
ArTeK project manager,<br />
Nicole Dore, nicole.dore@nais-solutions.it<br />
ArTeK deputy project manager,<br />
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EVENTI<br />
3-7 GIUGNO <strong>2018</strong><br />
ISPRS Symposium "Towards<br />
Photogrammetry 2020"<br />
Riva del Garda (Italy)<br />
https://goo.gl/1c5muu<br />
18 – 20 GIUGNO <strong>2018</strong><br />
Museum Next Europe <strong>2018</strong><br />
Londra (United Kingdom)<br />
Website: www.museumnext.<br />
com<br />
20 - 22 GIUGNO <strong>2018</strong><br />
63° Convegno Nazionale SIFET<br />
Gaeta (Italy)<br />
https://bit.ly/2x5booi<br />
24 - 27 GIUGNO <strong>2018</strong><br />
SALENTO AVR <strong>2018</strong><br />
Otranto (Italy)<br />
www.salentoavr.it<br />
3 – 6 LUGLIO <strong>2018</strong><br />
34° Convegno Internazionale<br />
Scienza e Beni Culturali<br />
Bressanone (Italy)<br />
www.scienzaebeniculturali.it<br />
4 - 6 LUGLIO <strong>2018</strong><br />
IX Convegno Internazionale AIT<br />
<strong>2018</strong><br />
Firenze (Italy)<br />
https://bit.ly/2KDV27V<br />
22 - 27 LUGLIO <strong>2018</strong><br />
Scientific Methods in Cultural<br />
Heritage Research - Gordon<br />
Research Conference<br />
Castelldefels (Spain)<br />
www.grc.org/<br />
scientificmethodsin-cultural-heritageresearchconference/<strong>2018</strong>/<br />
5 - 8 SETTEMBRE <strong>2018</strong><br />
3DV <strong>2018</strong> - 6th<br />
International Conference on<br />
3DVision<br />
Verona (Italy)<br />
http://www.3dv.org<br />
10 - 13 SETTEMBRE<br />
SPIE <strong>2018</strong> - Remote Sensing<br />
Symposium<br />
Berlino (Germany)<br />
www.geoforall.it/kwuxx<br />
12 - 14 SETTEMBRE <strong>2018</strong><br />
Geosciences for the<br />
environment, natural hazard<br />
and cultural heritage<br />
Catania (Italy)<br />
http://www.sgicatania<strong>2018</strong>.it<br />
26 – 28 SETTEMBRE <strong>2018</strong><br />
XXI NKF Congress – Cultural<br />
heritage facing catastrophe:<br />
prevention and recoveries<br />
ReyKjavik (Iceland)<br />
https://www.nkf<strong>2018</strong>.is/<br />
3 - 5 OTTOBRE <strong>2018</strong><br />
TECHNOLOGY for ALL <strong>2018</strong><br />
Roma (Italy)<br />
https://www.technologyforall.<br />
it/<br />
25 - 28 OTTOBRE <strong>2018</strong><br />
ICOMOS-ICAHM Annual Meeting<br />
Montalabano Elicona, Messina<br />
(Italy)<br />
https://bit.ly/2Iy9GRv<br />
12 - 15 NOVEMBRE <strong>2018</strong><br />
VISUAL HERITAGE - CHNT <strong>2018</strong><br />
Vienna, (Austria)<br />
http://<strong>2018</strong>.visualheritage.<br />
org/<br />
http://www.chnt.at/form_<br />
registration/<br />
21 - 24 NOVEMBRE <strong>2018</strong><br />
Image and Research <strong>2018</strong> - 15th<br />
International Conference<br />
Girona (Spain)<br />
https://bit.ly/2IAbPMz<br />
27 - 29 NOVEMBRE<br />
XXII Conferenza Nazionale<br />
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