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Rivista bimestrale - anno XXII - Numero 2/<strong>2018</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />
TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />
GIS<br />
CATASTO<br />
3D<br />
INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />
FOTOGRAMMETRIA<br />
URBANISTICA<br />
GNSS<br />
BIM<br />
RILIEVO TOPOGRAFIA<br />
CAD<br />
REMOTE SENSING SPAZIO<br />
EDILIZIA<br />
WEBGIS<br />
UAV<br />
SMART CITY<br />
AMBIENTE<br />
NETWORKS<br />
LiDAR<br />
BENI CULTURALI<br />
LBS<br />
Mar/Apr <strong>2018</strong> anno XXII N°2<br />
La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />
Speciale 63°<br />
Convegno Nazionale SIFET<br />
Geomatica: Applicazioni<br />
ABSTRACT RELAZIONI<br />
CONVEGNO SIFET<br />
PREMIO GIOVANI<br />
AUTORI SIFET<br />
SERVIZI INNOVATIVI<br />
DI GEOWEB
Camera di Commercio<br />
Latina<br />
Via Giacomo Matteotti n°82 - 04020 Itri (LT)<br />
Tel.: 0771-730334 Fax.: 0771-728453<br />
e-mail: planet.engineering@tiscali.it
SIFET<br />
Questo numero di <strong>GEOmedia</strong> è dedicato al 63° Convegno Nazionale della SIFET, la Società<br />
Italiana di Fotogrammetria e Topografia, sulla quale troverete più avanti una dettagliata<br />
descrizione da parte della sua presidente Giuseppina Vacca.<br />
Di seguito, oltre ai sommari delle relazioni e le informazioni sul programma, riportiamo<br />
l’invito a partecipare rivolto a tutti coloro che sono impegnati nella diffusione ed uso delle<br />
discipline afferenti alla Geomatica partecipando come attori istituzionali, ricercatori della<br />
comunità scientifica o facenti parte dei professionisti praticanti che operano sul territorio.<br />
(Renzo Carlucci)<br />
63° Convegno Nazionale SIFET<br />
Gaeta, 20-22 giugno <strong>2018</strong><br />
GEOMATICA: APPLICAZIONI<br />
AMBIENTI ESTREMI - INFRASTRUTTURE - SITI DI INTERESSE CULTURALE<br />
Il Convegno si svolge presso il Castello Angioino di Gaeta<br />
Argomenti del convegno<br />
La crescita progressiva della Geomatica ha comportato lo sviluppo di tutte le discipline del<br />
rilevamento: dalla Geodesia spaziale alla Topografia di precisione, dalla Fotogrammetria al<br />
Trattamento delle osservazioni, dalla Cartografia numerica al Telerilevamento. Da qui nasce la<br />
necessità di fornire una forte motivazione culturale per la conoscenza e l’approfondimento delle<br />
discipline del rilevamento da parte non solo degli esperti di Geomatica, in senso stretto, ma anche<br />
di tutte quelle categorie professionali tecniche che, a vario titolo, assumono negli Enti e nella<br />
pratica operativa responsabilità crescenti in tale ambito. A ciò si aggiunge la necessità di interagire<br />
in modo sempre più stretto con altri specialisti che operano nell’ambito della realizzazione e<br />
della conservazione delle strutture/infrastrutture, potendo, in tal modo, offrire il contributo della<br />
Geomatica dalle fasi preliminari della progettazione fino al processo del monitoraggio e controllo<br />
nel suo complesso, nel rispetto della salvaguardia dell’efficienza e della sicurezza di un’opera. La<br />
SIFET quest’anno propone un quadro aggiornato delle attività di rilevamento e monitoraggio di<br />
ambienti naturali, strutture e infrastrutture in contesti urbani ed extra-urbani, non soltanto in<br />
condizioni ordinarie ma anche in casi particolari, difficili o in condizioni di emergenza divenute<br />
più frequenti nel nostro territorio.<br />
Programma scientifico<br />
La 63a edizione <strong>2018</strong> sarà strutturata in sessione tematiche che riguarderanno le seguenti filiere<br />
produttive e decisionali:<br />
- AMBIENTI ESTREMI - Chairman prof. Luca Vittuari<br />
- INFRASTRUTTURE - Chairman prof. Stefano Gandolfi<br />
- SITI DI INTERESSE CULTURALE - Chairman prof. Fulvio Rinaudo<br />
Accanto alle sessioni tematiche, anche quest’anno si propongono due sessioni speciali. La sessione<br />
ditte è organizzata in modo pratico-applicativo mediante un completo processo di rilevamento<br />
applicato in un’area prossima alla sede del convegno. La sessione inizia “in campo”, in cui le<br />
ditte intervenute possono applicare le tecniche e gli strumenti di cui dispongono interagendo<br />
direttamente con i partecipanti per mostrare l’efficacia delle soluzioni proposte. La sessione<br />
prosegue il giorno dopo con la fase “elaborazione” che permetterà di mostrare le soluzioni per il<br />
data processing proposte dalle ditte al fine di produrre gli elaborati finali.<br />
La sessione benchmark, quest’anno, è dedicata agli strumenti software per la modellazione,<br />
classificazione e rappresentazione di un bene architettonico. Allo scopo, il Comitato Scientifico<br />
ha predisposto un dataset completo che contiene immagini fotogrammetriche e nuvole di punti<br />
da utilizzare come dato iniziale. La partecipazione a queste attività è aperta a tutti i soci e alle ditte<br />
che sostengono l’associazione SIFET e prevede una registrazione gratuita con comunicazione del<br />
software e delle modalità che si intendono seguire.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 3
SIFET<br />
Il Convegno SIFET <strong>2018</strong>, in prosecuzione con l’esperienza positiva degli scorsi anni, propone,<br />
inoltre, dei seminari gratuiti per tutti i professionisti: un seminario di Geomatica che affronterà<br />
i concetti fondamentali delle tecniche di rilevamento, un seminario legato all’elaborazione di<br />
acquisizioni GNSS con software open source ed infine un seminario di gestione di dati geografici<br />
con software open source.<br />
Anche quest’anno, verranno proposti il premio poster e il Premio Giovani Autori provenienti dagli<br />
ambiti professionali, formativi e della ricerca, giunto ormai alla VI edizione.<br />
L’edizione <strong>2018</strong> del convegno SIFET sarà collegata ad un numero speciale sulla rivista internazionale<br />
della SIFET Applied Geomatics (SCOPUS indexed) su cui verranno pubblicati in forma di articolo<br />
scientifico, sottoposto a rigorosa revisione anonima fra pari, alcuni dei lavori presentati al convegno<br />
stesso. Il titolo dello special issue è The Impact of Innovative and Emerging Technologies on the<br />
Surveying activities.<br />
Coloro che intendono partecipare, dovranno sottomettere l’articolo direttamente alla rivista Applied<br />
Geomatics attraverso la procedure online della rivista, a partire dalla conclusione del Convegno<br />
seguendo le regole editoriali della rivista stessa (maggiori informazioni sul sito web della rivista). Il<br />
lavoro verrà quindi sottoposto al processo di revisione scientifica, a conclusione del quale potrà esser<br />
pubblicato nel numero speciale. Contestualmente alla sottomissione si chiede agli autori di inviare<br />
un estratto dell’articolo in italiano da pubblicare sul Bollettino SIFET allo scopo di permettere la<br />
divulgazione delle conoscenze tra i soci e all’interno della comunità italiana di settore.<br />
Consiglio Direttivo SIFET 2015-<strong>2018</strong><br />
Consiglieri eletti<br />
ing. Giuseppina Vacca, Presidente<br />
dott. geom. Stefano Nicolodi, Vicepresidente<br />
dott. geom. Paolo Nicolosi, Segretario<br />
prof. Fulvio Rinaudo, Tesoriere<br />
prof. Maurizio Barbarella<br />
prof. Maria Antonia Brovelli<br />
prof. Alessandro Capra<br />
prof. Alberto Cina<br />
geom. Massimiliano Currado<br />
dott. geom. Luciano Di Marco<br />
geom. Ermanno Porrini<br />
Membri di diritto<br />
Direttore IGM<br />
Direttore Agenzia delle Entrate<br />
Direttore CIGA<br />
Direttore IIM<br />
Presidente Consiglio Nazionale Ingegneri<br />
Presidente Consiglio Nazionale Architetti<br />
Presidente Consiglio Nazionale Geometri<br />
Direttore ISPRA<br />
Presidente CS SIFET<br />
Presidente Sezione SIFET di Palermo<br />
Presidente Sezione SIFET di Catania<br />
Comitato Scientifico SIFET 2015-<strong>2018</strong><br />
prof. Andrea Lingua, Presidente CS<br />
ing. Maria Grazia D’Urso<br />
geom. Giuseppe Furfaro<br />
prof. Stefano Gandolfi<br />
geom. Aldo Guastella<br />
prof. Francesco Guerra<br />
prof. Francesco Mancini<br />
prof. Marco Piras<br />
prof. Francesco Pirotti<br />
ing. Andrea Scianna<br />
prof. Giovanna Venuti<br />
Segreteria Organizzativa del Convegno<br />
Cristina Castagnetti – Università di Modena e<br />
Reggio Emilia<br />
Andreea Dessì – Università di Cagliari<br />
Comitato Organizzatore Locale<br />
Maria Grazia D’Urso - Università di Cassino e<br />
del Lazio Meridionale<br />
Antonella Gargiulo - Università di Cassino e<br />
del Lazio Meridionale<br />
Angelo Magliozzi - Comune di Gaeta<br />
Sandro Mascitti - Collegio Geometri di Latina<br />
Raffaele Ruscillo - Collegio dei Geometri di<br />
Frosinone<br />
SUITE DEDICATA ALLA GESTIONE E PUBBLICAZIONE<br />
DI PROGETTI QGIS SU SERVIZI WEBGIS<br />
- Pubblicazione autonoma di progetti QGIS per la condivisione<br />
delle proprie realizzazioni<br />
- Pubblicazione di servizi OGC WMS e WFS<br />
- Gestione degli accessi (anche con integrazione LDAP)<br />
- Creazione di gestionali cartografici web configurabili<br />
direttamente da QGIS<br />
- Creazione flussi di lavoro configurabili direttamente da QGIS<br />
- Strumenti di editing per la raccolta condivisa di dati geografici<br />
- Client dedicati all'utilizzo su tablet per il lavoro su campo<br />
CORSI SU PRINCIPALI SOFTWARE GEOGRAFICI OPEN SOURCE<br />
4 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong><br />
www.gis3w.it - info@gis3w.it - Phone +39 349 1310164
SIFET<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 5
In questo<br />
numero...<br />
SIFet<br />
REPORT<br />
SIFet <strong>2018</strong><br />
8 Terza edizione dell’esperienza condivisa<br />
BENCHMARK: “Restituzione di modelli<br />
LE RUBRICHE<br />
3D/HBIM da nuvole di punti ottenute con rilievi<br />
UAV o laser scanning terrestre”<br />
9 SIFET - Società Italiana di Fotogrammetria e Topografia<br />
36 MERCATO<br />
46 AGENDA<br />
10 Corsi di Aggiornamento Convegno SIFET<br />
12 programma Sintetico convegno SiFet<br />
14 Abstract Convegno SIFET – Relazioni invitate<br />
15 Abstract Convegno SIFET – Relazioni<br />
32 Abstract Convegno SIFET – VI Edizione<br />
Premio Giovani Autori<br />
In copertina una<br />
immagine del castello<br />
Angioino di Gaeta,<br />
scenario del 63°<br />
Convegno Nazionale<br />
della Società Italiana<br />
di Fotogrammetria e<br />
Topografia (SIFET).<br />
geomediaonline.it<br />
<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />
Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />
processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />
in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />
In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />
per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />
geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />
della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />
spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.
INSERZIONISTI<br />
42 GeoSDH @<br />
GEOWEB 4.0 -<br />
Vi spieghiamo<br />
il futuro di<br />
GEOWEB:<br />
servizi innovativi<br />
basati su<br />
informazioni<br />
geospaziali<br />
A cura del team sviluppo<br />
di GEOWEB<br />
42<br />
3DTarget 48<br />
aerRobotix 40<br />
Epsilon 36<br />
Esri Italia 13<br />
GIS3W 4<br />
Geogrà 39<br />
Geomax 11<br />
GEOweb 44<br />
Gter 30<br />
Microgeo 5<br />
MetroArcheo 41<br />
Planetek Italia 37<br />
Stonex 35<br />
Studio SIT 38<br />
TECHNOLOGY for ALL 31<br />
Teorema 46<br />
Topcon 45<br />
Trimble 47<br />
Il Ghiacciaio Columbia<br />
Il satellite Sentinel-2B del programma europeo<br />
Copernicus ci porta in Alaska sopra il ghiacciaio<br />
Columbia, che è uno dei ghiacciai al mondo che<br />
stanno mutando più rapidamente.Il Columbia, che è visibile<br />
appena al di sotto della linea mediana dell’immagine, fluisce scendendo<br />
lingo i pendii innevati delle Chugach Mountains, all’interno dello<br />
Stretto di Prince Williams nel sud-est dell’Alaska.Nel corso degli ultimi<br />
tre decenni questo ghiacciaio mareale si è ritratto per più di 20 km ed ha perso<br />
nel complesso circa la metà del suo spessore e la metà del suo volume.Si ritiene<br />
che i cambiamenti climatici ne abbiano indotto il ritiro negli anni ’80, circostanza<br />
che ha determinate la frattura della sua parte terminale.La parte terminale era stata<br />
in precedenza sostenuta da una morena, che consiste in un accumulo di sedimenti e<br />
roccia che funge da barriera sottomarina e che permette al ghiacciaio di essere stabile<br />
e di collocarsi al di sopra dell’acqua marina. Con la scomparsa di questa barriera le<br />
dinamiche della glaciazione hanno prevalso ed il ghiacciaio ha iniziato a riversarsi<br />
velocemente nell’oceano, dando origine nello Stretto ad iceberg di grandi dimensioni.<br />
Come mostra questa immagine satellitare, nello Stretto si possono osservare molti<br />
iceberg.Questo singolo giacciaio è responsabile di circa la metà del ghiaccio andata<br />
perduto nelle Chugach Mountains. Tuttavia, i ricercatori ritengono che il ghiacciaio<br />
Columbia tornerà nuovamente a stabilizzarsi – probabilmente nel giro<br />
di alcuni anni – non appena la sua parte terminale si ritirerà in acque più<br />
basse guadagnando così trazione, fatto che ridurrà la quantità di iceberg<br />
generati.Questa immagine è stata acquisita il 5 agosto 2017.<br />
Patrocini SIFET 2<br />
Traduzione: Gianluca Pititto<br />
Crediti: European Space Agency<br />
una pubblicazione<br />
Science & Technology Communication<br />
Direttore<br />
RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />
Comitato editoriale<br />
Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale,<br />
Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio, Michele<br />
Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio Lupia, Luigi<br />
Mundula, Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro<br />
Salvemini, Domenico Santarsiero, Attilio Selvini,<br />
Donato Tufillaro<br />
Direttore Responsabile<br />
FULVIO BERNARDINI, fbernardini@rivistageomedia.it<br />
Redazione<br />
VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />
redazione@rivistageomedia.it<br />
Diffusione e Amministrazione<br />
TATIANA IASILLO, diffusione@rivistageomedia.it<br />
Comunicazione e marketing<br />
ALFONSO QUAGLIONE, marketing@rivistageomedia.it<br />
Progetto grafico e impaginazione<br />
DANIELE CARLUCCI, dcarlucci@rivistageomedia.it<br />
MediaGEO soc. coop.<br />
Via Palestro, 95 00185 Roma<br />
Tel. 06.64871209 - Fax. 06.62209510<br />
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ISSN 1128-8132<br />
Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />
Stampa: SPADAMEDIA srl<br />
VIA DEL LAVORO 31, 00043 CIAMPINO (ROMA)<br />
Editore: mediaGEO soc. coop.<br />
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Il rifiuto o la restituzione dei fascicoli della Rivista non costituiscono disdetta<br />
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richiesti dall’abbonato non oltre 20 giorni dopo la ricezione del numero successivo.<br />
Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la<br />
riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in<br />
qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i<br />
sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />
Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />
Numero chiuso in redazione il 25 maggio <strong>2018</strong>.
SIFET<br />
Terza edizione dell’esperienza condivisa BENCHMARK: “Restituzione di modelli<br />
3D/HBIM da nuvole di punti ottenute con rilievi UAV o laser scanning terrestre”<br />
in occasione del 63° CONVEGNO NAZIONALE SIFET - Società Italiana di<br />
Fotogrammetria e Topografia<br />
Gaeta, 20-22 Giugno <strong>2018</strong><br />
Dopo il buon successo di partecipazione e di risultati ottenuti nel 2017 con il<br />
Benchmark “Fotogrammetria con immagini oblique da drone: potenzialità e<br />
problematiche” che ha visto come caso studio la Fornace Penna di Sampieri-<br />
Scicli (RG), la SIFET ripropone anche quest’anno un test, riguardante lo<br />
stesso complesso edilizio, sul tema: derivazione di modelli 3D e/o HBIM<br />
(Historical Building Information Model) da nuvole di punti. Oggigiorno, anche<br />
grazie all’impiego diffuso di scansioni con laser scanner (TLS) e di immagini<br />
acquisite da drone (UAV), vengono prodotte agevolmente nuvole di punti che<br />
possono essere poi trasformate in modelli geometrici superficiali o volumetrici<br />
tridimensionali.<br />
Allo scopo di testare le potenzialità e le problematiche relative all’utilizzo delle<br />
nuvole di punti per la creazione di modelli 3D/HBIM, sono stati predisposti<br />
due dataset costituiti da nuvole di punti riguardanti la Fornace Penna. Tali dati,<br />
unitamente ad altre informazioni di supporto, sono condivise con gli interessati a<br />
partecipare all’iniziativa (modalità di partecipazioni riportate sul sito www.sifet.<br />
org), i quali producono il modello 3D/HBIM secondo strategie di elaborazione e<br />
software indipendenti e scelti a propria discrezione.<br />
Un gruppo di lavoro appositamente designato dal Comitato Scientifico SIFET<br />
si occuperà di recepire tutti i risultati inviati dai partecipanti e di esaminare<br />
i modelli valutando molteplici aspetti tra cui completezza geometrica,<br />
interoperabilità, modalità di strutturazione, completezza semantica, utilità e<br />
possibili applicazioni, scarti fra la nuvola di punti ed il modello finale.<br />
I risultati ottenuti e le relative valutazioni saranno presentati e discussi, con<br />
un dibattito aperto a tutti i partecipanti, in una sessione dedicata in occasione<br />
del Convegno SIFET<strong>2018</strong> di Gaeta (venerdì 22 Giugno, mattina) al fine di<br />
evidenziare le potenzialità e le criticità della costruzione di modelli 3D/HBIM da<br />
nuvole di punti rilevate.<br />
8 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
SIFET<br />
SIFET<br />
Societa’ italiana di fotogrammetria e topografia<br />
La Società Italiana di Fotogrammetria e Topografia, fu fondata nel gennaio del<br />
1951 da un gruppo di studiosi ed esperti in topografia e fotogrammetria tra i quali<br />
il prof. Giovanni Boaga, grande geodeta che fu anche il primo presidente Sifet,<br />
l'Ing. Nistri e l'Ing Santoni grandi fotogrammetri.<br />
È una libera associazione di ricercatori, tecnici, professionisti e organizzazioni<br />
pubbliche e private interessati ai processi di acquisizione, trattamento, gestione<br />
e diffusione delle informazioni territoriali, con particolare riferimento alle<br />
metodologie e alle tecnologie geomatiche (fotogrammetriche, topografiche,<br />
geodetiche ecc.) correlate a tali processi.<br />
Gli obbiettivi che la SIFET si prefigge di raggiungere sono:<br />
• incrementare la cultura degli associati, promuovendo la reciproca collaborazione<br />
e gli scambi culturali anche in campo internazionale;<br />
• valorizzare l’importanza della fotogrammetria, della topografia e delle discipline<br />
affini (geodesia, cartografia, telerilevamento, sistemi informativi territoriali, ecc.)<br />
nel quadro della cultura nazionale;<br />
• divulgare l’apporto della cultura geomatica italiana nel quadro della collaborazione internazionale;<br />
• stimolare la partecipazione degli associati a studi e ricerche per il progresso della fotogrammetria e della<br />
topografia, patrocinando e sostenendo iniziative culturali (manifestazioni, seminari, convegni, ecc.) a livello<br />
nazionale e a livello locale (attraverso le sezioni SIFET), anche in collaborazione con il mondo accademico e<br />
con enti pubblici e privati operanti nel settore;<br />
• curare e rappresentare, nei confronti di associazioni affini od analoghe italiane, straniere ed internazionali, gli<br />
interessi culturali e scientifici nazionali nel campo della fotogrammetria e della topografia;<br />
• promuovere ed incentivare i contributi scientifici di Soci e non soci al progresso della fotogrammetria e della<br />
topografia anche attraverso l’istituzione di premi da assegnare, su proposta motivata del Comitato Scientifico<br />
o di Commissioni ad hoc istituite, a persone, enti o istituzioni pubbliche e private. La consistenza dei premi,<br />
le modalità di attribuzione e la scelta dei destinatari sono stabilite insindacabilmente dal Consiglio Direttivo.<br />
La SIFET rappresenta l'Italia in seno all'ISPRS (International Society of Photogrammetry and Remote Sensing)<br />
ed è membro associato della FIG (International Federation de Geometres).<br />
La SIFET trae stimolo, per contribuire alla crescita culturale della comunità geomatica nazionale, sia nelle<br />
occasioni dei Convegni Nazionali SIFET, i seminari ed i corsi di aggiornamento da essa organizzati sul<br />
territorio, sia attraverso le sue riviste: il Bollettino della Società Italiana di Fotogrammetria e Topografia e<br />
Applied Geomatics (edita dalla Springer).<br />
Tante le iniziative della SIFET sul territorio, tra le più importanti il convegno SIFET, divenuto ormai un<br />
appuntamento annuale per un approfondimento delle ricerche geomatiche condotte in Italia. Quello che<br />
viene presentato nelle pagine successive è il 63° Convegno SIFET che si terrà dal 20 al 22 giugno <strong>2018</strong> al<br />
Castello Angioino di Gaeta, durante il quale i ricercatori ed i professionisti si confronteranno su tematiche<br />
importanti della geomatica legate al campo delle infrastrutture, dei siti di interesse culturale e delle applicazioni<br />
geomatiche in ambienti estremi.<br />
Mi piace ricordare, inoltre, le tante attività SIFET legate ai giovani: Adottiamo i nostri monumenti, protocollo<br />
d’intesa con i gli istituti superiori CAT, per la divulgazione della geomatica tra gli studenti; Premio Scuola<br />
SIFET-MIUR-CNG per il riconoscimento dei migliori lavori geomatici svolti dagli studenti degli istituti CAT;<br />
Premio Giovani Autori indirizzato ai giovani ricercatori, al di sotto dei 30 anni, che si occupano di geomatica;<br />
il Premio Inghilleri, assegnato ogni 4 anni, ad un ricercatore che si è particolarmente evidenziato a livello<br />
internazionale per le proprie ricerche. Questa è la SIFET, un’associazione per tutti coloro che lavorano nel<br />
campo della Geomatica, e quello che leggerete più avanti è il 63° Convegno Nazionale SIFET.<br />
La Presidente SIFET<br />
Giuseppina Vacca<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 9
SIFET<br />
63° Convegno Nazionale SIFET<br />
Gaeta, 20-22 giugno <strong>2018</strong><br />
CORSI DI AGGIORNAMENTO<br />
Corso ELABORAZIONE DI DATI GNSS CON STRUMENTI OPEN (4 ore)<br />
Docenti: Renzo Maseroli, Istituto Geografico Militare (prima parte – 2 ore)<br />
Paolo Dabove, Politecnico di Torino (seconda parte - 2 ore)<br />
Prima parte: I Sistemi di Riferimento Globali e il loro utilizzo nei GIS<br />
4 Sistemi di Riferimento Locali e Globali<br />
4 La geodesia satellitare e il Sistema WGS84<br />
4 Il Sistema ITRS e le sue realizzazioni<br />
4 Il Sistema Europeo ETRS89<br />
4 Le realizzazioni ETRF, la rete italiana IGM95<br />
4 La Rete Dinamica Nazionale e le reti NRTK<br />
4 Il passaggio fra Sistemi<br />
4 Il sistema Verto dell'IGM<br />
4 Le griglie NTv2<br />
4 I Sistemi Geodetici nei GIS, i codici EPSG<br />
4 I file *.prj<br />
4 Modello del geoide nazionale e conversione altimetriche<br />
Seconda parte: Elaborazione dati GNSS<br />
4 L’utilizzo di strumenti open source per il posizionamento GNSS<br />
4 L’utilizzo di RTKLIB per il posizionamento GNSS con i suoi tool:<br />
o Conversione di formati di dati differenti<br />
o Scarico prodotti per il posizionamento da internet<br />
o Il post-processamento dei dati<br />
o Il posizionamento in real-time<br />
o La visualizzazione e l’esportazione dei risultati<br />
Corso OPEN DATA e STRUMENTI GFOSS (4 ore)<br />
Docenti: Eva Malinverni, Università Politecnica delle Marche<br />
ELEMENTI INTRODUTTIVI:<br />
4 Spatial big data e open data geografici<br />
4 La geografia al servizio del pubblico a livello europeo, nazionale e regionale<br />
4 Piattaforme per spatial big data<br />
4 I GIS nell’era degli spatial big data<br />
4 L’evoluzione dell’informazione geografica e il GIS open source<br />
4 Open data e open service quali standard: come ottenere le basi dati partendo dai servizi resi disponibili.<br />
ESERCITAZIONE:<br />
4 Gestione dell’informazione territoriale attraverso strumenti GIS open<br />
Corso GEOMATICA DI BASE (4 ore)<br />
Docente: Francesco Mancini, Università di Modena e Reggio Emilia<br />
ELEMENTI INTRODUTTIVI:<br />
4 Le superfici di riferimento nelle scienze geodetico-topografiche. Coordinate sull'ellissoide. Soluzioni approssimate<br />
per le superfici di riferimento.<br />
4 Le misure topografiche tradizionali: distanze, angoli e dislivelli. Strumenti di misura e principali metodi di<br />
rilevamento. Le reti topografiche nazionali.<br />
4 Modelli altimetrici: DTM e DSM. Metodi per la produzione di modelli altimetrici. Elementi di progettazione del<br />
rilevamento fotogrammetrico aereo e terrestre. Trattamento dei dati: procedura e prodotti derivati.<br />
4 Rilevamento con laser a scansione aereo e terrestre: le nuvole di punti e loro trattamento.<br />
4 GNSS (Global Navigation Satellite System): definizioni, posizionamento assoluto, posizionamento differenziale,<br />
posizionamento relativo. Le reti GNSS. Sistemi di riferimento nel mondo dei GNSS.<br />
10 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
SIFET<br />
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<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 11
SIFET<br />
63° Convegno Nazionale SIFET<br />
GEOMATICA: APPLICAZIONI<br />
Il Convegno si svolge presso<br />
il Castello Angioino di Gaeta<br />
Gaeta, 20-22 giugno <strong>2018</strong><br />
Programma sintetico<br />
Corsi di aggiornamento<br />
19 Giugno<br />
11.30 - 15.30 Corso Elaborazioni dati GNSS con strumenti open (4h) - ing. Maseroli, Istituto Geografico<br />
Militare; ing. Dabove, Politecnico di Torino<br />
16.00 - 20.00 Corso OPEN DATA e strumenti GFOSS (4h) - prof. Eva Malinverni, Università Politecnica<br />
delle Marche<br />
20 Giugno<br />
8.30 - 12.30 Corso Geomatica di base (4h) - prof. Francesco Mancini, Università di Modena e Reggio<br />
Emilia<br />
Convegno<br />
20 Giugno<br />
13.30 - 14.30 Inaugurazione e saluti<br />
14.30 - 16.30 Sessione Ambienti estremi - Chairman: prof. Vittuari<br />
Relazione invitata: "Mineralogical mapping of the Ceres surface derived by VIR spectrometer onboard the<br />
NASA Dawn mission" a cura di Francesca Zambon - INAF-IAPS di Roma<br />
Relazione invitata: “La geomatica applicata alla glaciologia antartica e allo studio del paleoclima”, Prof. Luca<br />
Vittuari - Università di Bologna<br />
17.00 - 19.00 Sessione Infrastrutture - Chairman: prof. Gandolfi<br />
Relazione invitata: “Base Assoluta: georeferenziazione dei tracciati ferroviari nella manutenzione del<br />
binario”, a cura di Ing. Paola Conti - Dirigente RFI<br />
Relazione invitata sul tema del rilievo e della gestione di infrastrutture<br />
19.00 - 20.20 APERIPOSTER - Cocktail di benvenuto e Sessione Poster<br />
21 Giugno<br />
9.00 - 13.00 Sessione Demo “In the field” - Chairman: prof. Piras, geom. Furfaro<br />
Parteciperanno le seguenti aziende: Geomax, IDS Ingegneria dei Sistemi, Leica Geosystems, Microgeo,<br />
Stonex<br />
13.00 Light lunch<br />
14.30 - 16.30 Siti di interesse culturale - Chairman: prof. Rinaudo<br />
Relazione invitata: “Lo Studiolo di Gubbio: nuovi strumenti di comunicazione e fruizione”, a cura di Dott.<br />
ssa Paola Mercurelli Salari - Direttore Palazzo Ducale, Gubbio (PG), Rocca Albornoz - Museo Nazionale<br />
del Ducato, Spoleto (PG), Tempietto sul Clitunno, Campello sul Clitunno (PG), Ministero dei beni e delle<br />
attività culturali e del turismo, Polo Museale dell'Umbria c/o Museo archeologico nazionale dell'Umbria<br />
Relazione invitata "Restauro e valorizzazione del patrimonio architettonico. Dalle indagini conoscitive alla<br />
pubblicizzazione degli esiti delle ricerche", a cura di Prof. Emanuele Romeo - Politecnico di Torino<br />
17.00 -19.00 Premio Giovani Autori - VI Edizione<br />
19.00 - 20.30 Assemblea dei soci SIFET<br />
21.00 - Cena sociale<br />
22 Giugno<br />
9.00 - 11.00 Sessione Demo “In processing” - Chairman: prof. Piras, geom. Furfaro<br />
Parteciperanno le seguenti aziende: Geomax, IDS Ingegneria dei Sistemi, Leica Geosystems, Microgeo,<br />
Stonex<br />
11.30 - 13.30 Sessione Benchmark - Chairman: ing. Scianna<br />
13.30 - 14.15 Chiusura del convegno e saluti<br />
12 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
SIFET<br />
Soluzioni e Tecnologie<br />
Geografiche per<br />
la Trasformazione<br />
Digitale<br />
www.esriitalia.it<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 13
SIFET<br />
ABSTRACT SIFET <strong>2018</strong> – GAETA 20-22<br />
GIUGNO <strong>2018</strong><br />
RELAZIONI INVITATE:<br />
Base Assoluta: georeferenziazione dei tracciati ferroviari<br />
nella manutenzione del binario<br />
Ing. Paola Conti<br />
Dirigente RFI<br />
Rete Ferroviaria Italiana – Gruppo Ferrovie dello Stato – da<br />
oltre un decennio applica un nuovo modello di posizionamento<br />
del binario: Sistema Base Assoluta. Questa nuova<br />
metodologia consente di controllare la posizione del binario<br />
rispetto a dei riferimenti assoluti, opportunamente individuati<br />
con coordinate geografiche, e non a dei punti relativi<br />
alla sola sovrastruttura ferroviaria. Il Sistema Base Assoluta<br />
ha dato un’enorme spinta alla manutenzione dell’infrastruttura<br />
ferroviaria con conseguenti miglioramenti in termini<br />
di affidabilità e conservazione del binario. Dapprima sviluppato<br />
sulle linee AV per migliorare il comfort di marcia<br />
del viaggiatore, oggi è in rapida espansione anche sulle linee<br />
tradizionali. Con questo sistema, il rilievo della posizione<br />
del binario può essere effettuato sia on-track, con l’ausilio di<br />
autocarrelli opportunamente attrezzati con strumenti topografici,<br />
che off-track mediante l’utilizzo di stazioni topografiche.<br />
L’esito del rilievo determina la tipologia di intervento<br />
da porre in atto per ripristinare il corretto posizionamento<br />
del binario. Sinora l’intervento di manutenzione correttiva<br />
della posizione del binario veniva effettuato mediante l’utilizzo<br />
di particolari macchine ferroviarie dette “rincalzatrici”,<br />
che recentemente hanno ricevuto un up-grade capace di<br />
individuare direttamente in fase di intervento i riferimenti<br />
del sistema assoluto, con conseguente velocizzazione del<br />
processo manutentivo. Il Sistema Base Assoluta, quindi, ha<br />
favorito ed implementato in modo considerevole il processo<br />
di geomatizzazione all’interno di RFI.<br />
Lo Studiolo di Gubbio: nuovi strumenti di comunicazione<br />
e fruizione<br />
Dott.ssa Paola Mercurelli Salari<br />
Direttore Palazzo Ducale, Gubbio (PG)<br />
Rocca Albornoz - Museo Nazionale del Ducato, Spoleto (PG)<br />
Tempietto sul Clitunno, Campello sul Clitunno (PG)<br />
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo<br />
Polo Museale dell’Umbria c/o Museo archeologico nazionale<br />
dell’Umbria<br />
Nella seconda metà del XV secolo Federico da Montefeltro<br />
promuove la costruzione di una residenza principesca nella<br />
seconda città del ducato, Gubbio. A costruire il palazzo,<br />
su preesistenti vestigia medievali, è il senese Francesco<br />
di Giorgio Martini; i migliori artisti si succedono per<br />
approntare gli apparati decorativi. Come già era avvenuto<br />
a Urbino, capitale del Montefeltro, anche a Gubbio<br />
Federico fa costruire uno Studiolo, un piccolo ambiente<br />
privato, destinato alla meditazione. Le pareti vengono<br />
completamente rivestite di tarsie lignee e di dipinti che<br />
illustrano un complesso programma incentrato sulla celebrazione<br />
della Filosofia e delle Arti Liberali.<br />
Passato il Palazzo in mani private, lo Studiolo e molti degli<br />
arredi vengono venduti sul finire del XIX secolo. Dopo<br />
complesse vicende l’apparato ligneo giunge nel 1939 al<br />
Metropolitan Museum di New York, mentre i dipinti si<br />
disperdono nei rivoli del mercato antiquario. A distanza<br />
di settant’anni a Gubbio viene ricollocata nell’ambiente<br />
originario una replica.<br />
Oggi, in linea anche con le aggiornate metodologie museografiche,<br />
si è sentita la necessità di comunicare al meglio<br />
l’ “oggetto” presente all’interno della residenza eugubina<br />
in relazione con l’originale a New York. Un complesso<br />
progetto dal titolo “Lo Studiolo di Gubbio: tour virtuale<br />
e ipotesi ricostruttive di un microcosmo umanistico”<br />
vede impegnati il Polo Museale dell’Umbria con il Palazzo<br />
Ducale, le Università di Bologna (Nicoletta Guidobaldi,<br />
Alessandro Iannucci, Marco Orlandi, Simone Zambruno,<br />
Federico Taverni) e Perugia (Laura Teza), il Politecnico di<br />
Torino (Francesco Paolo Di Teodoro, Fulvio Rinaudo), il<br />
Museo Galileo di Firenze (Filippo Camerota) nell’elaborazione<br />
di strategie che ne consentano la corretta comunicazione<br />
e fruizione.<br />
Grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio<br />
di Perugia, si sta realizzando un progetto di ricostruzione<br />
3D, che si propone in primo luogo di ricomporre digitalmente<br />
le diverse componenti dello Studiolo di Gubbio<br />
e di renderne accessibili i contenuti, favorendo la conoscenza<br />
e promuovendo la valorizzazione di un ambiente di<br />
straordinario pregio e interesse culturale.<br />
In sintesi, ad integrazione della visita della replica, il fruitore<br />
potrà fruire di:<br />
- Video-narrazione: illustra il progetto iconografico dello<br />
Studiolo e ripercorre le vicende storico-critiche delle tarsie<br />
e dei dipinti. Il visitatore sarà inoltre informato sulla<br />
dispersione dei quadri e sulle diverse ipotesi ricostruttive<br />
proposte per l’ordine decorativo superiore.<br />
- Sala multimediale di approfondimento: tour virtuale<br />
dello Studiolo fruibile grazie a installazioni multimediali<br />
come tavoli o schermi interattivi di grande formato e/o<br />
totem multimediali interattivi.<br />
- Web: portale Studiolo di Gubbio: Il progetto prevede<br />
l’allestimento di uno spazio web (sito/portale) dedicato al<br />
progetto e alla storia dello Studiolo, all’interno del quale<br />
si potranno trovare anche contenuti relativi al Palazzo<br />
Ducale di Gubbio e agli arredi originali oggi in altre collezioni<br />
museali.<br />
Tutti i contenuti saranno resi disponibili in italiano e in<br />
inglese e saranno messi a disposizione anche dei visitatori<br />
delle tarsie originali del Metropolitan Museum of Art di<br />
New York, creando così un legame virtuale tra contenitore<br />
e contenuto originali.<br />
La geomatica applicata alla glaciologia antartica e allo<br />
studio del paleoclima<br />
Prof. Luca Vittuari<br />
Università di Bologna<br />
L’innalzamento del livello del mare, dovuto alla fusione<br />
delle calotte polari e all’aumento della temperatura degli<br />
14 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
SIFET<br />
oceani, è una delle principali minacce potenziali portate<br />
dai cambiamenti climatici. La calotta glaciale della<br />
Groenlandia, i ghiacciai montani e porzioni della penisola<br />
antartica mostrano oggi vulnerabilità al riscaldamento atmosferico,<br />
ai cambiamenti di temperatura e della circolazione<br />
oceanica. L’apporto di acqua di fusione proveniente<br />
da tali corpi glaciali è sufficiente per innalzare significativamente<br />
il livello del mare nei prossimi secoli. Al fine di<br />
ridurre la grande incertezza delle proiezioni future circa le<br />
variazioni globali attese, è importante studiare la composizione<br />
dell’atmosfera terrestre del passato ed in particolare<br />
la concentrazione dei gas serra. Queste informazioni sono<br />
registrate con la migliore risoluzione oggi ottenibile nei<br />
corpi glaciali terrestri, ma al fine di poter essere correttamente<br />
interpretate sono necessarie sequenze deposizionali<br />
continue nel tempo, che si estendano per il periodo più<br />
lungo possibile (anche oltre un milione di anni).<br />
Per l’individuazione di siti idonei dove realizzare carotaggi<br />
profondi in ghiaccio, sono necessari studi glaciologici<br />
multidisciplinari, con i quali realizzare modelli numerici<br />
predittivi in grado di guidare verso le aree geografiche<br />
maggiormente idonee, i rilievi geofisici e geodetici di dettaglio.<br />
La presentazione descrive alcuni importanti progetti<br />
realizzati e in corso di realizzazione in ambito internazionale<br />
in Antartide.<br />
Mineralogical mapping of the Ceres surface derived by<br />
VIR spectrometer onboard the NASA Dawn mission<br />
Dott.ssa Francesca Zambon<br />
INAF-IAPS<br />
The NASA Dawn mission, in orbit around Ceres since<br />
March 2015, acquired a considerable amount of data that<br />
improved the knowledge on its chemical and physical properties,<br />
surface composition and interior. VIR, the Visible<br />
and InfraRed spectrometer onboard Dawn is equipped<br />
with two channels: the visible which covers the wavelength<br />
range ~0.25-1.0 μm, and the infrared, which covers<br />
the wavelength range 1.0-5.1 μm. Here, we focus on<br />
the VIR dataset from the High Altitude Mapping Orbit<br />
(HAMO) mission phase, characterized by a nominal spatial<br />
resolution of ~386 m/pixel, the best available in terms<br />
of coverage and spatial resolution for the VIR spectrometer.<br />
VIR data revealed a widespread distribution of Mgand<br />
NH4-phyllosilicates mixed with low-albedo and spectrally<br />
featureless materials, and local carbonate-rich areas.<br />
Outcrops of water ice have been identified in nine cases,<br />
occurring in shad- owed regions inside specific craters.<br />
Na-carbonates rich areas and organic-rich sites also occur<br />
at local scale. The selection of specific spectral parameters,<br />
such as depth and position of the main absorption bands,<br />
spectral slopes and albedo, permitted the identification of<br />
the different compounds at global and local scale.<br />
Restauro e valorizzazione del patrimonio architettonico.<br />
Dalle indagini conoscitive alla pubblicizzazione degli esiti<br />
delle ricerche Emanuele Romeo<br />
Politecnico di Torino, Dipartimento di Architettura e Design<br />
Geomatica e Restauro: due discipline in costante sinergia<br />
che hanno come finalità la conservazione e la valorizzazione<br />
del patrimonio culturale e, in special modo quello<br />
architettonico, archeologico e paesaggistico.<br />
In effetti si tratta di competenze disciplinari differenti il<br />
cui continuo e stretto rapporto inizia già dalle fasi di conoscenza<br />
propedeutiche all’intervento; si sviluppa durante<br />
il cantiere di restauro; prosegue con la valorizzazione del<br />
bene quando è necessario divulgare in itinere le informazioni<br />
o quando è essenziale rendere accessibili e comprensibili<br />
a tutti gli esiti delle ricerche; diventa indispensabile<br />
nelle politiche di manutenzione e gestione programmata.<br />
In particolare il confronto disciplinare è fondamentale<br />
quando si interviene presso quei siti archeologici ubicati<br />
sia in contesti urbani che paesaggistici.<br />
La conoscenza del contesto, del territorio, dell’ambiente<br />
circostante il monumento archeologico, attraverso i più<br />
sofisticati sistemi di georeferenziazione e di rilevamento, è<br />
il primo passo verso una corretta interpretazione del manufatto<br />
allo stato di rudere che necessita, durante le fasi di<br />
ricognizione archeologica, di scavo e di intervento di restauro<br />
un costante monitoraggio delle strutture in elevato<br />
e delle relative caratteristiche (formali, spaziali, materiche,<br />
strutturali). I livelli di controllo possono essere gestiti attraverso<br />
differenti gradi di approfondimento e di dettaglio<br />
grazie a una banca dati in grado di restituire (in tempo reale)<br />
e di archiviare criticamente informazioni (GIS/HBIM)<br />
a supporto delle azioni soprattutto di restauro.<br />
La disciplina della Geomatica appare ancor più utile<br />
quando aiuta, durante la fase della valorizzazione, a comprendere<br />
meglio il bene archeologico (spesso ridotto in<br />
frammenti) fornendo modelli tridimensionali capaci di<br />
tramutarsi in ricostruzioni virtuali che oggi sostituiscono<br />
efficacemente (rispetto al passato) le più estese ricomposizioni<br />
meccaniche delle parti smembrate del monumento<br />
archeologico.<br />
A ciò si accompagnano altri strumenti (video-narrazioni,<br />
tour virtuali e web-portali) atti a migliorare la comprensione<br />
del valore culturale dei beni, diventando colto e indispensabile<br />
veicolo di trasmissione della memoria storica.<br />
RELAZIONI:<br />
Integrazione di dati geografici 3D multi-sorgente e<br />
multi-risoluzione per un modello di gestione delle infrastrutture<br />
ferroviarie<br />
Manuela Corongiu 1 , Grazia Tucci 2 , Enzo Santoro 3<br />
1Consorzio LaMMA, Firenze<br />
2Università di Firenze,<br />
3Istituto Geografico Militare Italiano<br />
Il passaggio che dal processo tradizionale di allestimento<br />
cartografico ha condotto alla costituzione di infrastrutture<br />
di dati territoriali è segnato in maniera significativa dalla<br />
crescente evoluzione e disponibilità di sorgenti e strumenti<br />
(telerilevati, aviotrasportati, da droni, da laser scanner<br />
terrestri etc.), per l’acquisizione di dati geografici. Ne consegue<br />
che, se con riferimento ad un processo di acquisizione<br />
di tipo tradizionale (principalmente a partire da riprese<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 15
SIFET<br />
aerofotogrammetriche) finalizzato all’allestimento cartografico<br />
ad una certa data e con certa accuratezza, i processi,<br />
i tempi e le modalità di realizzazione e validazione<br />
potevano considerarsi consolidati e standardizzati, altrettanto<br />
non può essere fatto nel caso di allestimenti multisorgente<br />
e multi-risoluzione di banche dati geografiche.<br />
In tali situazioni la fase di progettazione e di gestione dei<br />
flussi informativi risulta fondamentale per perseguire una<br />
effettiva integrazione in banche dati geografiche complesse<br />
e per articolare le corrispondenti fasi di validazione e<br />
certificazione dei dati in maniera organica e sinergica.<br />
Il caso studio presentato si riferisce al progetto, di Rete<br />
Ferroviaria Italiana (RFI S.p.A.), per la realizzazione di<br />
un Modello Unico dell’Infrastruttura Ferrovia (MUIF).<br />
L’obiettivo principale è quello di implementare un<br />
Sistema Informativo Geografico per gestire in un’unica<br />
modello dati tutte le informazioni, integrando prodotti<br />
aerofotogrammetrici e LiDAR, con prodotti fotogrammetrici<br />
e laser scanner da treno, oltre alla restituzione di<br />
dati GeoTopografici in forma di database. Su tale progetto<br />
il laboratorio Schema del Dipartimento di Ingegneria<br />
Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Firenze,<br />
sta svolgendo attività di ricerca ed approfondimento sui<br />
dati messi a disposizione da RFI. In particolare, le linee di<br />
ricerca che si intendono illustrare fanno riferimento alle<br />
tematiche di: integrazione e modellazione dei dati geografici<br />
con approccio semantico di tipo relation-free, elaborazione<br />
delle sorgenti di dati 3D verso una struttura spaziale<br />
del tipo B-Rep (Boundary Representation), aggiornamento<br />
in continuo dell’infrastruttura dati geografica tramite<br />
sorgenti differenti e interoperabilità nell’ottica della direttiva<br />
europea Inspire.<br />
Integrazione multi-sensore per la navigazione in miniera.<br />
Vincenzo Di Pietra 1 , Laura Ruotsalainen 2 , Marco Piras 1 ,<br />
Sanna Kaasalainen 2 , Malkamäki Tuomo 2 , Jesperi Rantanen 2<br />
1Politecnico di Torino<br />
2National Land Survey of Finland<br />
Negli ultimi anni, lo sviluppo di sistemi di posizionamento<br />
e navigazione multi-sensore è diventato di prioritaria importanza<br />
nel campo della ricerca al fine di superare i limiti<br />
che i singoli sensori incontrano nell’operare in ambienti<br />
critici. Il sistema di posizionamento satellitare GNSS negli<br />
spazi interni, i sensori di visione RGB negli ambienti bui, i<br />
sistemi di radiocomunicazione nelle aree altamente disturbate,<br />
sono esempi di limiti che questi sistemi possiedono<br />
e motivano lo sforzo della comunità scientifica in questo<br />
campo di ricerca. In particolare, la navigazione e posizionamento<br />
in ambienti chiusi, dove il segnale satellitare è<br />
schermato dall’esterno, è un campo di applicazione che ha<br />
avuto i migliori benefici dall’ibridazione di diversi sensori<br />
come ad esempio l’accoppiamento GNSS/INS.<br />
Uno degli ambenti più complessi in cui navigare sono sicuramente<br />
le miniere, cunicoli sotterranei spesso labirintici<br />
in cui mezzi di trasporto, personale lavoratore e strumenti<br />
si sovrappongono temporalmente in un ambiente<br />
buio e spesso pericoloso. Infatti, la navigazione sotterranea<br />
deve confrontarsi con l’assenza di segnale satellitare, ma<br />
anche con la presenza di polvere nell’aria, la mutevolezza<br />
dei tunnel e l’assenza di luce.<br />
Questo lavoro ha l’obiettivo di presentare un framework<br />
per l’underground navigation and positioning, connesso<br />
con obiettivi di tracciamento del personale in miniera,<br />
della navigazione metrica di mezzi di trasporto e del posizionamento<br />
accurato di un particolare laser iperspettrale<br />
per target identification. La piattaforma di sensori, composta<br />
dall’integrazione di GNSS, sistemi di navigazione<br />
inerziale (INS), rete a banda ultra larga (UWB), telecamere<br />
infrarosse e altro sarà descritta insieme all’algoritmo<br />
di fusione, concentrando principalmente l’attenzione<br />
del lavoro sui vantaggi dell’integrazione in tali ambienti.<br />
Inoltre, l’uso della monocular visual odometry sarà particolarmente<br />
evidenziato in quanto presenta il valore aggiunto<br />
della presente ricerca. Infine verranno discussi i<br />
risultati della soluzione di navigazione, sia in condizioni<br />
statiche che cinematiche.<br />
Applicazioni geomatiche in situazioni estreme: esempi<br />
di TAS - Topografia Applicata al Soccorso<br />
Maria Grazia D’Urso, Veronica Evangelista, Stefano Lucidi,<br />
Fabio Cuzzocrea<br />
Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale<br />
Le attività di rilevamento in condizioni estreme rendono<br />
necessaria l’esigenza di una conoscenza puntuale e approfondita<br />
del territorio, spesso in intervalli di tempo molto<br />
ristretti. Questo aspetto è particolarmente significativo sia<br />
che si tratti di attività di rilevamento in condizioni inaccessibili<br />
e difficoltose da ispezionare sia nella gestione delle<br />
emergenze. Basti pensare alle prime ore dopo il verificarsi<br />
di un evento disastroso, spesso caotiche e problematiche,<br />
che sono decisive per affrontare con successo le difficoltà<br />
da superare, come salvare vite umane e/o ridurre i danni<br />
sul costruito. In particolare uno dei fattori importanti in<br />
ogni operazione di risposta a un’emergenza, o in altre situazioni<br />
estreme, è proprio acquisire un’adeguata consapevolezza<br />
della situazione reale, ciò che è possibile solo dopo<br />
un’accurata analisi di tutte le informazioni disponibili ottenute<br />
tramite la Topografia Applicata al Soccorso (TAS).<br />
A tale scopo gli strumenti della Geomatica sono perfettamente<br />
adatti a creare, gestire e arricchire dinamicamente<br />
un archivio organizzato di dati per avere un accesso rapido<br />
e funzionale alle informazioni utili per analisi di vario tipo,<br />
contribuendo ad elaborare soluzioni per gestire al meglio<br />
scenari sempre più complessi ed estremi. In particolare,<br />
durante un’emergenza sismica, l’ispezione convenzionale<br />
per valutare lo stato dei danni delle costruzioni richiede<br />
mezzi speciali e molto tempo. Pertanto, dato l’elevato numero<br />
di edifici che necessitano di interventi di messa in<br />
sicurezza e di misure di riabilitazione, un efficace utilizzo<br />
di risorse limitate, quali tempo e attrezzature, nonché la<br />
sicurezza del personale coinvolto sono aspetti importanti.<br />
Le applicazioni illustrate hanno lo scopo di evidenziare<br />
come l’obiettivo sopra citato può essere raggiunto attraverso<br />
gli strumenti della Geomatica. In particolare l’impiego<br />
dei dati acquisiti da piattaforme UAV, integrati con<br />
16 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
SIFET<br />
dati geografici archiviati su piattaforme GIS, è in grado di<br />
ottimizzare gli interventi di riabilitazione del patrimonio<br />
costruito.<br />
Casi reali di TAS, ad opera di corpi speciali dei Vigili del<br />
Fuoco che sono intervenuti con tali procedure per la prima<br />
volta su edifici ad uso abitativo inaccessibili, vengono<br />
esaminati in relazione al sisma del 2016, in Italia centrale,<br />
e del 2017, nell’ isola di Ischia. Uno degli scopi di questo<br />
lavoro è il progetto di un sistema GIS per archiviare<br />
e gestire attività di rilevamento atte ad acquisire dati utili<br />
per analisi di contesto e dettaglio in zone colpite da eventi<br />
estremi e catastrofici. In particolare l’analisi di dettaglio ha<br />
avuto come scopo un’innovazione: la compilazione della<br />
scheda Triage dell’Edificato in Emergenza (TriageEdEm),<br />
in uso al Corpo dei Vigili del Fuoco, su una struttura ordinaria<br />
mediante l’utilizzo di immagini acquisite da piattaforme<br />
UAV.<br />
Strumentazione multi-sensore per il rilievo di opere<br />
monumentali in ambienti complessi: il Sacrario<br />
Militare del Monte Grappa<br />
Caterina Balletti, Martina Ballarin, Mario Costa, Francesco<br />
Guerra, Fabio Martinello<br />
Università Iuav di Venezia<br />
In occasione delle commemorazioni per il centenario<br />
della fine della Prima Guerra Mondiale è stato delineato<br />
dal Comitato Storico Scientifico per gli Anniversari di<br />
Interesse Nazionale un programma di interventi per la costituzione<br />
di un grande Museo diffuso su tutto il territorio<br />
italiano.<br />
Parte di questo programma ha coinvolto il Sacrario militare<br />
del Monte Grappa in Provincia di Treviso, che è stato<br />
quindi oggetto di un rilievo metrico a supporto di un<br />
progetto di composizione architettonica, valorizzazione e<br />
restauro dell’intero complesso.<br />
Data l’estensione, la conformazione geografica e la complessità<br />
geometrica del sito è stato necessario da una parte<br />
utilizzare diverse tecniche di rilevamento integrate tra loro<br />
e dall’altra individuare soluzioni nuove per rispondere alle<br />
diverse problematiche riscontrate in loco.<br />
In questo lavoro sono state adoperate tutte le tecniche di<br />
rilevamento tradizionali: topografia terrestre e satellitare<br />
per la definizione di un unico sistema di riferimento in<br />
un contesto molto esteso; laser scanning per l’acquisizione<br />
di un dato metrico con una precisione adeguata alla scala<br />
nominale 1:50; fotogrammetria per ottenere un prodotto<br />
adeguato anche dal punto di vista qualitativo e descrittivo,<br />
che fornisse la base per l’indagine materica e il progetto<br />
di restauro.<br />
In parallelo alla tradizionale campagna di rilievo, sono state<br />
condotte due indagini sperimentali in ambiti differenti.<br />
Da una parte, è stato sviluppato un software ad hoc per la<br />
rappresentazione delle numerose superfici curve attraverso<br />
il metodo delle proiezioni cilindriche per sviluppo, che<br />
ha permesso di fornire un supporto metrico adeguato alla<br />
mappatura dei degradi da parte dei restauratori. Dall’altra,<br />
è stato analizzato uno strumento recentemente introdotto<br />
nel mercato (Leica Pegasus Backpack), una piattaforma di<br />
sensori indossabile che permette di acquisire dati metrici<br />
di ambienti interni ed esterni in maniera molto rapida e<br />
quasi completamente automatica. Lo strumento è stato<br />
messo a confronto con un laser scanner terrestre a differenza<br />
di fase (Faro Focus 3D) all’interno di due ambienti<br />
del Sacrario con un livello di complessità geometrica e logistica<br />
differente.<br />
Rilievo del ghiacciaio Belvedere con droni: l’esperienza<br />
del gruppo DREAM dal 2015-<strong>2018</strong><br />
C. De Michele 1 , L. Pinto 2 , A Bianchi 2 , A. Cina 1 , D. Franco 1 ,<br />
A. Godio 1 , M. Piras 1 , P. Maschio 1 , F. Avanzi 1 , R. Barzaghi 2<br />
1Politecnico di Torino<br />
2Politecnico di Milano<br />
Gli effetti del cambiamento climatico sul nostro Pianeta<br />
sono sempre più evidenti e diventa decisivo monitorare<br />
alcuni “indicatori” naturali per capire e studiare l’evolversi<br />
dei fenomeni e fare delle simulazioni sugli scenari futuri.<br />
I ghiacciai, per esempio, rappresentano un ottimo indicatore<br />
per valutare gli effetti dell’innalzamento delle<br />
temperature in ambito criosferico, inoltre sono di grande<br />
interesse perché ci consentono di stimare quali risorse<br />
“idriche” sono accumulate e quindi qual è la disponibilità<br />
annua. I moderni strumenti geomatici sono di fondamentale<br />
importanza per il monitoraggio di questi indicatori,<br />
in quanto consentono di farne un’analisi multi-temporale.<br />
I droni, per esempio, consentono di acquisire delle immagini<br />
in un ampio spettro, con GSD sino a 2-4 cm, che<br />
vengono utilizzate per generare dei Modelli Digitali della<br />
Superficie (DSM) e per la stima di variazioni di volumi e<br />
modelli idrologici.<br />
Nel 2015, sfruttando l’opportunità offerta dal progetto<br />
Alta Scuola Politecnica (ASP) dei Politecnici di Milano e<br />
di Torino, si è proposto un progetto denominato DREAM<br />
(DRone tEchnology for wAter resources and hydrologic<br />
hazards Monitoring), che aveva l’obiettivo di utilizzare i<br />
droni per il monitoraggio delle risorse idriche in ambito<br />
criosferico. Il gruppo di lavoro, guidato da docenti di<br />
idrologia, geomatica e geofisica, è riuscito a coinvolgere<br />
studenti di diversi corsi di laurea (meccanica, civile, meccatronica,<br />
matematica, ecc). Il progetto DREAM, giunto<br />
alla sua terza edizione, ha come caso studio il ghiacciaio<br />
del Belvedere (Macugnaga, Piemonte) che presenta come<br />
particolarità di essere un ghiacciaio “nero”, in quanto è<br />
coperto da detriti, e di essere uno dei ghiacciai più bassi<br />
delle Alpi. Le ricerche, effettuate inizialmente con droni<br />
commerciali, nell’edizione del 2016 sono state realizzate<br />
anche con un sistema multirotore realizzato nell’ambito<br />
del progetto. In questo anno accademico è stato messo a<br />
punto un drone ad ala fissa a basso costo predisposto per<br />
fotogrammetria diretta. I rilievi geomatici sono stati integrati<br />
con indagini geofisiche, finalizzate alla definizione<br />
dello spessore dello strato del ghiacciaio.<br />
Gli studi condotti sino ad ora da docenti e studenti, hanno<br />
permesso di stimare l’arretramento del fronte del ghiacciaio,<br />
la variazione di volume, lo spessore del ghiaccio, il cinematismo<br />
dello stesso e fare una stima delle risorse idriche<br />
disponibili.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 17
SIFET<br />
In questo contributo si vogliono riassumere i principali<br />
risultati raggiunti nell’ambito del progetto DREAM, sia<br />
sul monitoraggio del ghiacciaio sia dal punto di vista delle<br />
soluzioni tecnologiche sviluppate.<br />
Acquisizione e gestione dei dati negli edifici storici: dal<br />
rilievo alla costruzione del modello HBIM<br />
A. Scianna, G.F. Gaglio, M. La Guardia<br />
ICAR – CNR<br />
Le procedure per l’acquisizione e gestione dei dati degli<br />
edifici, in questi ultimi anni, sono state rivoluzionate sia<br />
dalle nuove possibilità offerte nel campo del rilievo che<br />
dalle nuove metodologie di progettazione e gestione dei<br />
dati. In fase di acquisizione, la topografia tradizionale è<br />
in buona parte superata dall’avvento di nuove strumentazioni<br />
quali stazioni totali, misuratori laser, laser scanner e<br />
ricevitori GNSS. Inoltre, recenti possibilità di ricostruzione<br />
fotogrammetrica digitale da immagini riprese da terra<br />
e/o da UAV permettono il rilievo e la restituzione rapida<br />
degli edifici. In fase di elaborazione, anche in tempi<br />
recenti, l’attività di modellazione (in 2D e in 3D) permetteva<br />
di ottenere un modello utile esclusivamente alla<br />
rappresentazione del manufatto architettonico (mediante<br />
l’ausilio di software CAD o di software di modellazione<br />
3D). Negli ultimi anni, invece, è sempre più diffusa la<br />
modellazione per “oggetti intelligenti” (smart objects) parametrici,<br />
che, possedendo le caratteristiche geometriche e<br />
semantiche, permettono di inglobare tutte le informazioni<br />
necessarie in un unico database di gestione del progetto<br />
edilizio. Si fa riferimento alla metodologia BIM (Building<br />
Information Management), basata sull’implementazione<br />
di librerie composte da oggetti parametrici, mediante le<br />
quali è possibile progettare e gestire un organismo edilizio<br />
nei suoi diversi aspetti. Di recente, la completezza fornita<br />
dallo standard IFC (Industry Fondation Classes), sul quale<br />
è basata la metodologia BIM, ne ha reso estremamente<br />
interessante l’applicazione per la gestione dell’edilizia esistente,<br />
e, in particolare, per l’edilizia storica, permettendo<br />
di analizzare i manufatti dal punto di vista geometrico,<br />
descrittivo e statico. I paesi europei, ed in particolare l’Italia,<br />
posseggono una grande varietà di edifici storici appartenenti<br />
a diverse epoche. Questi manufatti hanno subito<br />
nel tempo modifiche strutturali o danneggiamenti, per cui<br />
è necessario intervenire sia per il ripristino strutturale che<br />
per la conservazione del patrimonio culturale. Tali esigenze<br />
possono essere soddisfatte implementando un modello<br />
BIM del bene culturale, più specificamente un modello<br />
HBIM (Historic BIM). Nel caso specifico le attività di rilievo<br />
risultano più complesse sia per la possibile complessità<br />
delle parti che per la loro frammentazione o incompletezza<br />
e quasi sempre inesistente ricorrenza di elementi<br />
eguali all’interno dello stesso bene, aspetti che rendono<br />
più complesso lo sviluppo del modello BIM. Le modalità<br />
operative di rilievo e restituzione dipendono ancora specialmente<br />
in questo caso dalle caratteristiche architettoniche<br />
e fisiche del manufatto, dall’accessibilità del sito e dalle<br />
finalità di utilizzo del modello. Una grossa problematica<br />
dell’applicazione di tale metodologia per il patrimonio<br />
culturale è quella della parametrizzazione e dell’utilizzo di<br />
librerie standardizzati come quelle relative ai più recenti<br />
componenti edilizi, poiché la progettazione in BIM si basa<br />
sull’utilizzo di oggetti standardizzati, che, mediante parametrizzazione,<br />
possono essere plasmati di volta in volta in<br />
base alle necessità; gli edifici storici, invece, sono composti<br />
da elementi molto variabili in termini dimensionali, stilistici<br />
e costruttivi (archi, volte, murature, architravi, colonne,<br />
ecc..), riconducibili a linguaggi architettonici molto<br />
diversi fra loro, sia da un punto di vista geometrico che<br />
da un punto di vista statico. Inoltre, all’interno di uno<br />
stesso edificio, possono essere presenti discontinuità strutturali<br />
dovute a sovrapposizioni di costruzioni risalenti a<br />
diverse epoche che complicano la creazione del modello.<br />
Un’altra problematica dell’utilizzo di questa metodologia,<br />
è rappresentata dal fatto che la costruzione di un modello<br />
HBIM difficilmente è in grado di soddisfare qualsiasi esigenza<br />
progettuale e gestionale, anche se il modello HBIM<br />
dovrebbe essere adatto alla soluzione dei diversi aspetti. In<br />
realtà, esistono diverse possibilità di modellazione di uno<br />
stesso edificio ovvero delle sue parti e ciascuno può essere<br />
adatto maggiormente a determinate esigenze piuttosto di<br />
altre (computazionale, rappresentativa, strutturale, ecc..).<br />
Alla luce di queste problematiche, nel presente lavoro vengono<br />
analizzati dei metodi per l’acquisizione e gestione<br />
dei dati negli edifici storici e quindi per la modellazione<br />
HBIM. In particolare verranno scelti alcuni esempi per<br />
evidenziare le possibilità ma anche le problematiche che<br />
si riscontrano durante le procedure di ricostruzione del<br />
modello in BIM, in funzione, sempre, delle finalità di utilizzo.<br />
Infatti, la necessità di implementare librerie apposite<br />
di oggetti dovuta alla varietà degli elementi architettonici,<br />
e la complessità delle strutture, sono delle problematiche<br />
rilevanti per lo sviluppo di queste nuove metodologie.<br />
Un metodo per la correzione degli effetti atmosferici<br />
basato su DTM per il monitoraggio di grandi infrastrutture<br />
e di versanti con EDM<br />
Serena Artese 1 , Vladimiro Achilli 2 , Michele Perrelli 1 , Raffaele<br />
Zinno 1<br />
1Università della Calabria<br />
2Università di Padova<br />
Per il monitoraggio di grandi frane e di infrastrutture<br />
(dighe, ponti, ecc.), le stazioni totali equipaggiate con<br />
Electronic Distance Meter (EDM) sono ampiamente utilizzate.<br />
Per ottenere i parametri atmosferici, richiesti lungo<br />
la linea di vista di ogni misura, vengono solitamente adottati<br />
i dati raccolti da una stazione meteorologica vicina<br />
allo strumento. Anche dopo queste correzioni, i risultati<br />
ottenuti nel monitoraggio di aree con topografia complessa<br />
non raggiungono le precisioni teoricamente ottenibili<br />
dagli strumenti di fascia alta.<br />
Il lavoro propone un metodo per rimuovere gli errori dovuti<br />
all’influenza del microclima sulle misurazioni ottenute<br />
da un’EDM di fascia alta, al fine di ottenere la massima<br />
precisione ottenibile da tali strumenti. Il metodo si basa su<br />
un modello atmosferico, impostato utilizzando i dati climatici<br />
e un modello digitale del terreno (DTM) dell’area<br />
18 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
SIFET<br />
compresa tra lo strumento e la struttura o il versante da<br />
monitorare. La metodologia è stata applicata a una frana<br />
nel sud Italia. Sono state utilizzate oltre 38.000 distanze,<br />
acquisite per ciascun punto monitorato. I risultati dimostrano<br />
l’efficacia del metodo: le deviazioni standard delle<br />
distanze dopo la loro correzione, mostrano una riduzione,<br />
che varia dal 20% al 50%, rispetto alle procedure più<br />
diffuse; inoltre, la precisione ottenuta è uguale a quella<br />
dichiarata dal produttore dello strumento per le misure in<br />
condizioni ottimali. Si illustra, inoltre, il modello ottenuto<br />
per il monitoraggio di una diga.<br />
Prime verifiche sull’uso dello scanning total station<br />
Trimble SX10 per il rilievo architettonico dei beni culturali<br />
M. Lo Brutto, G. Dardanelli, L. Fazio<br />
Università di Palermo<br />
L’utilizzo delle stazioni totali e dei laser scanner terrestri<br />
nell’ambito del rilievo dei beni culturali è oggi una pratica<br />
consolidata: I due strumenti sono spesso utilizzati in<br />
maniera complementare: la stazione totale per misurare la<br />
rete di inquadramento topografica, le coordinate di punti<br />
di dettaglio o dei target, il laser scanner per l’acquisizione<br />
di “nuvole di punti” necessarie alla modellazione e ricostruzione<br />
digitale dei manufatti. Lo sviluppo di stazioni<br />
totali che integrano anche le funzionalità di un laser<br />
scanner è comunque un obbiettivo delle principali ditte<br />
costruttrici di strumenti topografici; esempi recenti di<br />
questo sviluppo sono infatti le stazioni totali Leica MS60<br />
o Topcon IS-3 che hanno la possibilità di effettuare misure<br />
in maniera analoga ad un laser scanner, generando “nuvole<br />
di punti” più o meno dense.<br />
La più recente innovazioni, però, in questo ambito è rappresentata<br />
dalla stazione totale scanner (o scanning total<br />
station come denominato dal produttore) SX10 della<br />
Trimble. Questo strumento, immesso sul mercato nell’ottobre<br />
del 2016, coniuga la tecnologia di una stazione<br />
totale robotica di alta precisione con quella di un laser<br />
scanner terrestre e si differenzia dagli altri prodotti della<br />
stessa categoria sia per le scelte tecnologiche adottate che<br />
per la velocità di acquisizione dei punti in modalità laser.<br />
Lo scanning total station SX10 consente infatti di rilevare,<br />
in tempi relativamente rapidi se paragonati a strumenti<br />
simili, oggetti e infrastrutture anche di grandi dimensioni<br />
generando “nuvole di punti” nello stesso sistema di riferimento<br />
del rilievo topografico. Questo strumento è caratterizzato,<br />
relativamente al funzionamento come stazione<br />
totale, da una precisione delle misurazioni angolari pari a<br />
1”, una precisione nelle misure delle distanze di 1 mm +<br />
1.5 ppm con l’utilizzo del prisma, e di 2 mm + 1.5 ppm<br />
senza prima, una portata di 5500 m con un prisma e di<br />
800 m senza prisma; il funzionamento come laser scanner<br />
è invece caratterizzato da una modalità a tempo di volo<br />
per la misura della distanza, un campo visivo di 360° x<br />
300° (angolo orizzontale per angolo verticale), una portata<br />
massima di 600 m. Inoltre, la velocità di scansione consente<br />
di misurare fino a 26600 punti al secondo, con una<br />
densità di punti a 50 m variabile da 50 mm fino a 6.25<br />
mm. Una delle principali innovazioni di questo strumento<br />
è però l’assenza del cannocchiale; grazie alla presenza<br />
di tre fotocamere integrate nello strumento, due, definite<br />
rispettivamente panoramica e primaria, con asse ottico<br />
parallelo all’asse di misurazione, e una terza, definita telescopica,<br />
coassiale all’asse di misurazione, e alla tecnologia<br />
sviluppata da Trimble, definita Trimble Vision, è possibile<br />
utilizzare lo strumento ed effettuare operazioni di collimazione<br />
tramite la visualizzazione delle porzioni di oggetto<br />
inquadrate su un tablet collegato allo strumento tramite<br />
una connessione WiFi. La fotocamera panoramica (1 pixel<br />
pari a 20 mm a 50 m) e quella primaria (1 pixel pari a 4.4<br />
mm a 50 m) acquisiscono automaticamente immagini a<br />
colori delle zone di scansione, in modo che siano i pixel<br />
delle immagini a fornire il colore reale alla nuvola di punti.<br />
La fotocamera coassiale (1 pixel pari a 0.88 mm a 50<br />
m) permette di acquisire immagini ad elevata risoluzione e<br />
consente di fare collimazioni dei punti con una precisione<br />
di puntamento pari a 1” (std dev 1 sigma).<br />
Il presente lavoro si propone di eseguire alcuni test di rilievo<br />
di beni culturali tramite la stazione totale scanner<br />
Trimble SX10 e di confrontare i dati ottenuti con quelli<br />
acquisiti da un comune laser scanner terrestre (Faro Focus<br />
3D S120). Come caso studio per effettuare i confronti è<br />
stato scelto il portico principale del Duomo di Monreale.<br />
Come è noto, il Duomo di Monreale è uno dei più importanti<br />
monumenti siciliani ed è caratterizzato da un’imponente<br />
architettura in stile arabo normanno (XII-XIII sec.)<br />
e da una ricca decorazione a mosaico. Il Duomo presenta<br />
due accessi monumentali, entrambi dotati di un portico<br />
antistante; il principale di questi, aggiunto nel 1770<br />
all’edificio originario, si configura come una struttura<br />
rettangolare coperta da un soffitto in legno con motivo<br />
“a cassettoni” ed una facciata in stile barocco intervallata<br />
da quattro colonne. La struttura sovrasta il portale monumentale<br />
decorato con un mosaico di tradizione bizantina,<br />
impreziosito e quattro finte colonne ai lati dell’ingresso<br />
e la porta bronzea opera di Bonanno da Pisa (1186) con<br />
scene tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento. Il portale<br />
monumentale e il portico principale sono tuttora oggetto<br />
di studio da parte del Laboratorio di Geomatica dell’Università<br />
di Palermo; nel 2017 è stata infatti condotta una<br />
prima campagna di rilievo fotogrammetrico del portale<br />
monumentale che ha consentito di ottenere un modello<br />
tridimensionale e una ortofoto ad alta risoluzione. Nel<br />
<strong>2018</strong> è stato invece condotta una campagna di rilievo laser<br />
scanner di tutto il portico per ottenere una ricostruzione<br />
tridimensionale di questa struttura.<br />
Al fine di effettuare i confronti tra i dati già disponibili e<br />
quelli acquisiti con il Trimble SX10 sono stati selezionati<br />
tre differenti dataset; due acquisiti con il laser scanner Faro<br />
Focus 3D all’esterno del portico principale rispettivamente<br />
da una distanza di 55 m e 15 m, uno acquisito all’interno<br />
del portico principale, sia con il laser scanner che fotogrammetricamente,<br />
e relativo soltanto al portale monumentale.<br />
Questi dataset sono stati ri-acquisiti utilizzando il Trimble<br />
SX10 in modalità laser scanner imponendo le stesse posizioni<br />
di stazione e le stesse risoluzioni della nuvola di punti.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 19
SIFET<br />
I confronti sono stati effettuati riportando tutti i dati in<br />
uno stesso sistema di riferimento e valutando sia le differenze<br />
tra le nuvole di punti che analizzando nel dettaglio<br />
sezioni longitudinali e trasversali estratte automaticamente<br />
dai vari dataset.<br />
I risultati ottenuti hanno evidenziato una buona rispondenza<br />
geometrica dei differenti dataset, anche in corrispondenza<br />
di dettagli di piccole dimensioni. Inoltre, l’utilizzo<br />
del Trimble SX10 è risultato particolarmente semplice<br />
ed intuitivo. Unico limite, per rilievi particolarmente<br />
complessi di beni culturali, potrebbe essere la velocità di<br />
acquisizione, se paragonata a quella di un laser scanner a<br />
differenza di fase come il Faro Focus 3D, anche se, dall’esperienza<br />
condotta, risulta che lo strumento abbia comunque<br />
una notevole potenzialità.<br />
Applicazioni geomatiche in aree ad elevata criticità<br />
climatica e infrastrutturale finalizzate allo sviluppo di<br />
un Early Warning System per le inondazioni del fiume<br />
Sirba nell’ambito del Progetto ANADIA II (Niger)<br />
Elena Belcore 1 , Giovanni Massazza 1 , Alessandro Pezzoli 1 ,<br />
Maurizio Tiepolo 1 , Maurizio Rosso 1 , Marco Piras 1 , Katiellou<br />
Lawan Gaptia 2 , Mohamed Housseini Ibrahim 3<br />
1Politecnico di Torino<br />
2Direction Météorologique Nationale du Niger<br />
3Direction Générale des Ressources en Eau du Niger<br />
L’intensificarsi di fenomeni naturali estremi, soprattutto<br />
nelle aree tropicali e sub-tropicali del mondo, ha fatto sì<br />
che la gestione e la mitigazione del rischio causato da fenomeni<br />
naturali abbiano assunto un ruolo centrale nella<br />
ricerca scientifica degli ultimi anni. La complessità del<br />
tema rende inevitabile l’adozione di un approccio multidisciplinare,<br />
che coinvolge esperti provenienti da diversi<br />
campi di ricerca, tra cui quello topografico. Infatti, al fine<br />
di valutare il rischio naturale, e successivamente attuare<br />
azioni mitigatrici, è necessario innanzitutto determinare<br />
con accuratezze elevate l’estensione spaziale dei fenomeni<br />
naturali e la localizzazione degli elementi esposti al rischio.<br />
Tuttavia quest’operazione può risultare difficoltosa,<br />
specialmente in zone critiche per condizioni climaticoambientali<br />
o per assenza di elementi fondamentali per<br />
la realizzazione di misure topografiche (come capisaldi e<br />
stazioni GNSS permanenti), in questo scenario gli strumenti<br />
geomatici rivestono un ruolo chiave per l’acquisizione<br />
di dati, sia per ragioni logistiche che infrastrutturali.<br />
Le criticità sopradescritte caratterizzano il sud del Niger,<br />
area studio del progetto ANADIA II (Projet AdaptatioN<br />
Au changement climatique, prévention des catastrophes<br />
et Développement agrIcole pour la sécurité Alimentaire<br />
– deuxième phase), finanziato dall’AICS (Agenzia<br />
Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) e eseguito<br />
dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto<br />
di Biometeorologia) in collaborazione con il Politecnico<br />
di Torino e il DMN Niger (Direction Météorologique<br />
Nationale du Niger). L’obiettivo principale di ANADIA<br />
II è creare un sistema locale di Early Warning per le inondazioni<br />
del fiume Sirba (SLAPIS), frequenti e distruttive<br />
nell’area in esame. Il progetto necessita di un modello<br />
idraulico di dettaglio che si sviluppi a partire da un’attenta<br />
ricostruzione della morfologia del territorio dell’area del<br />
fiume Sirba oltre che di analisi idrologiche. Per questo<br />
sono previsti dei rilievi topografici di dettaglio con GPS<br />
differenziale e con UAV (Unmanned Aerial Vehicles),<br />
oltre che l’utilizzo di immagini satellitari (elaborate con<br />
Google Earth Engine). Questo contributo vuole descrivere<br />
il ruolo fondamentale degli strumenti geomatici nella<br />
realizzazione del progetto e, in generale, nelle misure in<br />
aree critiche per caratteristiche climatiche ed infrastrutturali.<br />
A febbraio <strong>2018</strong> i ricercatori del Politecnico di Torino<br />
hanno realizzato il primo rilievo RTK lungo il fiume Sirba<br />
grazie a cui è stato possibile definire le sezioni trasversali<br />
lungo circa 100 km del corso d’acqua (1 km di distanza tra<br />
una sezione e la successiva). Il rilievo di dettaglio ha permesso<br />
di determinare con precisione la topografia del letto<br />
fluviale, di costruire su quest‘ultima il modello idraulico e<br />
stimare il limite delle inondazioni per i differenti tempi di<br />
ritorno analizzati (2, 10, 50, 200 e 500 anni). Il modello<br />
verrà opportunamente calibrato tramite misure del livello<br />
di morbida e la perimetrazione delle aree allagate, dedotta<br />
da foto aeree, che saranno oggetto del secondo rilievo lungo<br />
la Sirba. L’estensione della piena verrà misurata sul terreno<br />
durante la stagione delle piogge grazie alle immagini<br />
ad alta risoluzione ottenute da voli UAV, che permetteranno<br />
anche l’individuazione di eventuali aree di ristagno<br />
idrico nei villaggi sulle sponde del fiume Sirba. Inoltre gli<br />
stessi dati verranno utilizzati per classificare la copertura<br />
e l’uso del suolo ad alta precisione ed affinare il modello<br />
idraulico con una valutazione maggiormente accurata del<br />
coefficiente di scabrezza nelle aree golenali.<br />
Generazione di DTM/DSM in ambienti di Spazio<br />
Alpino mediante l’utilizzo di fotogrammetria con<br />
UAV-RTK: potenzialità e limiti<br />
Marco Piras 1 , Paolo Maschio 1 , Nives Grasso 1 , Bruna<br />
Comini 2 , Laura Acquafresca 3 , Emanuele Lingua 4<br />
1Politecnico di Torino<br />
2Regione Lombardia<br />
3Università di Milano, BICOCCA<br />
4Università di Padova<br />
Oggigiorno i droni (UAV) sono diventati uno strumento<br />
importante per realizzare della fotogrammetria a basso<br />
costo, su porzioni di territorio non troppo estese. Queste<br />
condizioni hanno portato a vedere un largo impiego degli<br />
UAV, in tantissimi campi di applicazioni, non solamente<br />
geomatici: geologico, forestale, agricoltura, ecc.<br />
Nell’ambito del progetto Alpine Space “ROCKTHEALPS”<br />
finalizzato all’analisi del ruolo delle foreste di protezione<br />
contro i crolli di roccia (rockfall), una parte è dedicata<br />
alla simulazione di crolli. In questa fase è fondamentale<br />
disporre di un modello DTM/DSM di dettaglio dell’area<br />
sorgente e della zona di propagazione. Solitamente i<br />
modelli a disposizione non sono aggiornati e non tengono<br />
conto del reale accrescimento della foresta. Inoltre, a<br />
causa delle forti pendenze di queste zone, che le rendono<br />
generalmente di difficile accesso e percorribilità, i rilievi<br />
richiedono un fortissimo dispendio di tempo e risorse per<br />
20 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
SIFET<br />
la materializzazione dei punti a terra (installazione, misurazione<br />
e recupero).<br />
Proprio in quest’ottica, si è deciso di analizzare le precisioni<br />
dei DTM/DSM generati da immagini acquisite con un<br />
sistema commerciale (Ebee-PLUS-RTK), in particolare<br />
investigare le differenze tra soluzioni solo RTK a soluzione<br />
integrata con tutti i GCP installati (anche in foresta), considerando<br />
alcune soluzioni intermedie.<br />
Il sito di studio è Cevo (BS), in cui a gennaio <strong>2018</strong> è avvenuto<br />
un crollo di blocchi su una statale.<br />
Nel lavoro verranno presentate le metodologie, i risultati<br />
ottenuti con diversi schemi di disposizione dei punti<br />
di controllo e diversi software e alcune considerazioni<br />
sulle potenzialità di questi strumenti in casi come<br />
ROCKTHEALPS.<br />
La Sala Capitolare della Scuola Grande di San Rocco<br />
a Venezia: problematiche e soluzioni per il rilievo del<br />
soffitto<br />
Benedetta Bertellini, Caterina Gottardi, Gianluca Romagna,<br />
Paolo Vernier<br />
Università Iuav di Venezia<br />
Negli ultimi anni, grazie al rapido e continuo sviluppo<br />
tecnologico, hardware e software, il rilievo metrico ha avuto<br />
un notevole incremento nell’ambito della digitalizzazione<br />
e valorizzazione del Patrimonio Culturale. Da sempre,<br />
il Laboratorio di Fotogrammetria dell’Università Iuav di<br />
Venezia ha dimostrato particolare interesse per la documentazione<br />
di strutture lignee con peculiari complessità<br />
geometriche sviluppando, nel tempo e attraverso differenti<br />
casi studio, una procedura operativa per l’analisi di tali<br />
tecniche costruttive. Nello specifico, in questo lavoro di<br />
ricerca verrà descritta la metodologia utilizzata per il rilievo<br />
del soffitto della Sala Capitolare della Scuola Grande di<br />
San Rocco a Venezia.<br />
In occasione del cinquecentesimo anniversario della nascita<br />
di Tintoretto, autore del ciclo pittorico presente in loco,<br />
si è ritenuto necessario incrementare le informazioni riguardanti<br />
la Scuola Grande, realizzando un’analisi approfondita<br />
della struttura del soffitto attraverso un accurato<br />
rilievo metrico.<br />
La complessità dell’oggetto, le sue notevoli dimensioni, la<br />
ricchezza di decorazioni e le particolari condizioni di illuminazione,<br />
hanno richiesto l’integrazione di diverse tecniche<br />
di acquisizione al fine di ottenere un risultato metrico<br />
adeguato per lo studio della struttura nella sua interezza.<br />
In particolare, tale rilievo ha interessato tre parti differenti:<br />
la Sala Capitolare, uno spazio visitabile ampio e ricco<br />
di decorazioni lignee e marmoree, il sottotetto, scandito<br />
dalle numerose capriate palladiane in tre navate e lo spazio<br />
interstiziale che ne risulta, in cui prende posto tutto il<br />
sistema di sostegno del soffitto ligneo. Questi tre ambienti<br />
sono direttamente collegati tra loro solo da una stretta e<br />
ripida scala a chiocciola e da alcuni fori presenti nelle cornici<br />
decorative delle tele.<br />
Tale conformazione ha causato diverse complicazioni durante<br />
la campagna di rilevamento, comportando alcune<br />
scelte non convenzionali nelle fasi di lavoro. La ricerca qui<br />
presentata analizza le difficoltà incontrate e illustra le soluzioni<br />
adottate al fine di risolvere tali problematiche e<br />
studiare la complessità geometrica del soffitto della Sala<br />
Capitolare della Scuola Grande di San Rocco.<br />
Termografia aerea da drone per l’individuazione di<br />
perdite di biogas in discariche dismesse<br />
Irene Aicardi, Stefano Angeli, Andrea Maria Lingua, Paolo<br />
Maschio<br />
Politecnico di Torino<br />
Negli ultimi anni, si è registrato un forte interesse per i<br />
sistemi di termografia, i quali permettono di trasformare<br />
un’immagine ad infrarossi in un’immagine RGB, sulla<br />
quale è possibile leggere valori di temperatura, altrimenti<br />
invisibili all’occhio umano. L’utilizzo di questi sistemi si<br />
sta molto sviluppando nel settore ambientale e, in questo<br />
scenario, si inserisce l’attività di sperimentazione in discarica<br />
descritta nel seguente articolo.<br />
In una complessa struttura di estrazione di biogas, realizzata<br />
con l’interramento controllato di una discarica di<br />
quasi un milione di metri quadri di superficie, possono<br />
presentarsi molteplici zone critiche dalle quali potrebbero<br />
verificarsi dispersioni. Gli strumenti tradizionali con<br />
i quali si svolge tale verifica (misuratori di Composti<br />
Organici Volatili o “sniffer”), però, rendono necessaria, da<br />
parte dell’operatore, la verifica diretta sulle zone critiche.<br />
Ognuna di queste deve quindi essere accessibile o resa tale<br />
ed il personale addetto, necessariamente esposto a sostanze<br />
potenzialmente dannose, effettua indagini in modo puntuale<br />
che richiedono molto tempo. In questo scenario,<br />
l’utilizzo di camere termiche installate a bordo di droni<br />
consente, invece, di esaminare molteplici fonti di potenziali<br />
dispersioni in un breve periodo di tempo avendo una<br />
panoramica immediata sull’intera area in esame.<br />
L’utilizzo della tecnologia SLAM in ambito geologico:<br />
il caso studio delle Grotte di Bossea<br />
Bartolomeo Vigna, Paolo Dabove, Nives Grasso, Antonia<br />
Spanò, Giulia Sammartano, Paolo Maschio<br />
Politecnico di Torino<br />
Il rilievo geomatico/topografico in ambito speleologico<br />
è una delle attività principali che permette di aggiungere<br />
un valore sia scientifico che divulgativo all’esplorazione<br />
in grotta ed è di fondamentale importanza al fine di<br />
una conoscenza dettagliata della cavità ipogea: solo grazie<br />
alla ricostruzione dell’ambiente tridimensionale tramite<br />
tecniche range based, principalmente basate su tecnologia<br />
LiDAR, è infatti possibile l’orientamento, la navigazione<br />
interna, la comprensione litologica nonché una migliore<br />
organizzazione dell’esplorazione della grotta stessa.<br />
Inoltre, tale attività è fondamentale per avere una buona<br />
conoscenza geologica, geomorfologica e tettonica del sottosuolo,<br />
sia per scopi meramente speleologici o geologici<br />
sia per l’analisi di stabilità delle cavità.<br />
Il rilievo in grotta con tecnologie digitali risulta essere<br />
ancora una metodologia relativamente poco sviluppata<br />
ma che sta prendendo sempre più slancio, soprattutto a<br />
seguito dello sviluppo di tecniche SLAM (Simultaneous<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 21
SIFET<br />
Localization and Mapping). Le tecniche SLAM sono state<br />
inizialmente sviluppate nel campo della robotica ma da<br />
qualche anno vengono sempre più utilizzate nell’ambito<br />
di rilevamento e di guida autonoma. Esse infatti permettono<br />
a un dispositivo di determinare la propria posizione<br />
mentre rileva simultaneamente un ambiente sconosciuto.<br />
In tale lavoro verranno presentati i rilievi effettuati nelle<br />
Grotte di Bossea, in provincia di Cuneo, considerate tra<br />
le più suggestive e geologicamente interessanti d’Europa<br />
poiché possiedono al loro interno anche un laboratorio<br />
carsologico sotterraneo gestito dalla Stazione Scientifica di<br />
Bossea (CAI di Cuneo) e dal Dipartimento di Ingegneria<br />
dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del<br />
Politecnico di Torino, con la collaborazione del dipartimento<br />
di Cuneo dell’ARPA Piemonte e della Sezione<br />
Radiazioni dell’ARPA Valle d’Aosta. Tale laboratorio riveste<br />
importanza a livello nazionale per lo studio delle circolazioni<br />
idriche nelle rocce carbonatiche, dell’organizzazione<br />
e dell’evoluzione degli acquiferi carsici, dei processi<br />
speleo genetici e litogenetici, dei costituenti atmosferici,<br />
del microclima e del bilancio energetico dell’ambiente<br />
sotterraneo.<br />
Il presente lavoro illustra alcune tecniche di rilievo in grotta<br />
oltre che l’analisi dati per la proiezione di mappe 2D<br />
georeferenziate e modelli 3D delle stesse. Per quanto concerne<br />
le tecniche di rilievo, verranno presentati i risultati<br />
ottenuti con tecniche topografiche tradizionali, quali stazione<br />
totale per la creazione della poligonale, laser scanner<br />
terrestre e rilievi SLAM e loro integrazione per un prodotto<br />
finale completo ed accurato. Per quanto riguarda invece<br />
l’analisi dei dati e l’elaborazione dei rilievi, si focalizzerà<br />
l’attenzione sui risultati ottenuti con l’ausilio di software<br />
specifici e open source.<br />
La fotogrammetria subacquea a supporto di indagini<br />
sullo sviluppo delle biocenosi di barriera corallina<br />
Capra Alessandro, Castagnetti Cristina, Rossi Paolo, Mancini<br />
Francesco<br />
Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia<br />
Le recenti evoluzioni nei metodi della fotogrammetria<br />
basati sugli algoritmi della Structure from Motion (SfM)<br />
e dense image matching hanno ampliato le potenzialità<br />
del rilevamento metrico anche in ambienti sommersi. La<br />
fotogrammetria subacquea ne ha giovato, consentendo la<br />
ricostruzione tridimensionale di oggetti ed aree sommerse<br />
ad elevatissima definizione spaziale e con pratiche di acquisizione<br />
dei fotogrammi, e successivo trattamento, che<br />
si sono rivelate particolarmente efficienti. Le criticità di<br />
applicazione quali quella proposta in questo lavoro risiedono<br />
nella necessità di un’elevata accuratezza metrica nella<br />
ricostruzione tridimensionale delle biocenosi. Questo per<br />
garantire la possibilità di ottenere informazioni significative<br />
sull’accrescimento dell’ambiente coralligeno, che<br />
avviene con tassi annuali di tipo centimetrico, tramite indagini<br />
multi-temporali. A tale esigenza si aggiungono le<br />
complicazioni dovute ai fenomeni di rifrazione in acqua<br />
che si sommano ai consueti effetti distorsivi introdotti dai<br />
sistemi ottici. Come avviene nelle applicazioni di controllo<br />
delle deformazioni, la creazione di una rete di punti di<br />
controllo è essenziale per garantire un sistema di riferimento<br />
comune fra i vari rilevamenti. Nel presente lavoro<br />
questo è stato ottenuto attraverso la materializzazione di<br />
caposaldi di riferimento, e successivo rilevamento della geometria<br />
di rete, che costituiscono la rete di appoggio per il<br />
rilevamento fotogrammetrico subacqueo.<br />
Il lavoro descrive nel dettaglio il rilievo e la ricostruzione<br />
fotogrammetrica eseguiti su alcuni transetti di barriera corallina<br />
con estensioni tra i 30 e100 m² presentando:<br />
- la progettazione della rete, l’installazione dei punti di<br />
controllo e le misure eseguite per il calcolo delle loro<br />
coordinate;<br />
- i risultati della compensazione di rete;<br />
- la modalità di acquisizione dei fotogrammi;<br />
- il processing delle immagini con software di SfM e la<br />
costruzione di nuvole dense di punti;<br />
- il confronto tra i risultati di due campagne successive;<br />
- comento sulle criticità e potenzialità della metodologia<br />
e delle soluzioni adottate.<br />
Il metodo proposto si presta alla ricostruzione di aree di limitata<br />
estensione e trova, quindi, applicabilità nei contesti<br />
di natura archeologica, nelle indagini su relitti e in tutte<br />
quelle applicazioni che richiedono accurate ricostruzioni<br />
tridimensionali di ambienti sommersi.<br />
Sensori GNSS a basso costo per applicazioni di monitoraggio<br />
Stefano Gandolfi, Luca Poluzzi, Luca Tavasci, Maurizio<br />
Barbarella<br />
Università di Bologna<br />
Il monitoraggio di porzioni di territorio soggette a movimenti<br />
quali frane o smottamenti è da sempre fondamentale<br />
per comprenderne la loro evoluzione. Se le<br />
informazioni legate all’evoluzione del fenomeno posto<br />
sotto osservazione vengono restituite in tempi rapidi,<br />
fino ad arrivare al tempo reale, allora tali informazioni<br />
possono essere utili anche per applicazioni di early warning.<br />
I ricevitori GNSS di classe geodetica consentono<br />
di raggiungere precisioni centimetriche in tempo reale<br />
e sub-centimetriche quando la stima della posizione<br />
avviene a partire da finestre di osservazione prolungate.<br />
Tali caratteristiche fanno sì che possano essere utilizzati<br />
per il monitoraggio del territorio anche se i costi<br />
delle strumentazioni continuano ad essere significativi.<br />
Già da anni vengono commercializzati sensori GNSS a<br />
basso costo (poche centinaia di euro) le cui prestazioni,<br />
almeno in una fase iniziale, non consentivano una loro<br />
applicazione per rilievi di alta precisione. Nell’ambito<br />
di un progetto di ricerca POR-FESR di Regione Emilia<br />
Romagna sono state condotte sperimentazioni per valutare<br />
le precisioni raggiungibili da ricevitori a basso costo<br />
di ultima generazione in diverse modalità, dal cinematico<br />
in tempo reale (RTK) al posizionamento di precisione<br />
con differenti finestre temporali di acquisizione (1, 3, 6,<br />
12, 24 ore). Sono stati condotti test accoppiando differenti<br />
tipologie di antenna, sempre a basso costo, ed è<br />
22 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
SIFET<br />
stato implementato un sistema di gestione del dato mediante<br />
l’utilizzo di Raspberry PI e connessione con apparati<br />
di telefonia mobile 4G. In questo lavoro vengono<br />
presentati i risultati più significativi ottenuti dalle sperimentazioni<br />
eseguite. Sono stati valutati anche differenti<br />
metodi per l’elaborazione del dato utilizzando moduli di<br />
elaborazione “embedded” presenti nel ricevitore stesso e<br />
software liberi disponibili. Nel lavoro si intendono non<br />
solo presentare i risultati ottenuti ma anche una valutazione<br />
estimativa dei costi del prototipo realizzato.<br />
Monitoraggio strutturale delle vibrazioni: potenzialità<br />
e criticità del radar interferometrico terrestre<br />
Cristina Castagnetti 1 , 2 , Riccardo Rivola 2 , Francesco<br />
Mancini 1 , Alessandro Capra 1 , Fabio Giannino 3 , Sergio<br />
Padovani 3 , Loris Vincenzi 1 , Elisa Bassoli 1<br />
1DIEF, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia<br />
2GEIS – Geomatics Engineering Innovative Solutions SRL<br />
3IDS Georadar<br />
Il lavoro di ricerca nasce da una sperimentazione condotta<br />
con lo scopo di valutare le potenzialità della tecnologia<br />
radar terrestre nel monitoraggio di vibrazioni strutturali.<br />
L’occasione si è creata grazie alla necessità di valutare le vibrazioni<br />
e gli spostamenti indotti in una torre campanaria,<br />
la Torre della Basilica di San Prospero a Reggio Emilia, in<br />
occasione della “suonata distesa”, una particolare modalità<br />
di suonata delle campane che avviene nell’ambito delle celebrazioni<br />
del Santo Patrono della città ed in altri particolari<br />
eventi cittadini. Il Comitato per il Restauro della Torre<br />
ha permesso lo svolgimento della sperimentazione allo<br />
scopo di aumentare la conoscenza della struttura e di verificare<br />
l’assenza di criticità in risposta alla suonata, durante<br />
la quale vengono percepiti significativi spostamenti della<br />
struttura anche se difficili da quantificare. La sperimentazione<br />
è stata possibile grazie alla collaborazione dell’Unione<br />
Campanari Reggiani che ha effettuato una serie di<br />
suonate distese in occasione dell’esperimento secondo le<br />
modalità che usualmente vengono seguite durante le feste.<br />
La sperimentazione, organizzata e condotta da GEIS SRL,<br />
spin-off dell’Università degli Studi di Modena e Reggio<br />
Emilia, ha visto la collaborazione anche di due laboratori<br />
dello stesso Ateneo, il Laboratorio di Geomatica e il<br />
Laboratorio di Tecnica delle Costruzioni. Quest’ultimo ha<br />
installato una serie di accelerometri, sia piezoelettrici sia di<br />
tipologia MEMS, a diverse altezze e posizioni della Torre<br />
al fine di misurare le accelerazioni subite sia in condizioni<br />
ordinarie (sollecitazioni ambientali) sia in condizioni<br />
straordinarie (sollecitazioni indotte dalla suonata) e fornire<br />
misure di riferimento per i successivi confronti. La<br />
definizione delle sollecitazioni ambientali è stata possibile<br />
lasciando in acquisizione i sensori per una durata di circa<br />
tre giorni, due precedenti il test ed uno successivo. Il test<br />
in condizioni straordinarie, invece, è durato circa due ore<br />
durante le quali sono state suonate diverse melodie tutte<br />
in modalità distesa. Questa modalità consiste nel far oscillare<br />
ripetutamente la campana principale, di quasi 3 tonnellate<br />
di peso, fino a portarla al punto morto superiore<br />
(“a testa in su”) e poi farla oscillare nuovamente con ritmi<br />
e spinte diverse a seconda della melodia da suonare. La<br />
gestione della campana principale richiede la presenza di<br />
quattro campanari dedicati; la melodia poi prevede contemporaneamente<br />
anche il suono tradizionale delle due<br />
campane minori, di peso notevolmente inferiore, a cura<br />
di altri campanari.<br />
L’innovazione della sperimentazione consiste nell’utilizzo<br />
di un radar interferometrico terrestre, il modello IBIS FS<br />
di IDS Georadar che ha collaborato attivamente alla sperimentazione.<br />
Questa tecnologia permette la misura diretta<br />
delle vibrazioni, ovvero degli spostamenti, della struttura<br />
in risposta alle sollecitazioni esterne (in questo caso indotte<br />
dalla suonata delle campane), a differenza dei sensori<br />
precedentemente citati per i quali lo spostamento viene<br />
ricavato a partire dalle accelerazioni (ed è quindi affetto<br />
da incertezze dovute al procedimento matematico di doppia<br />
integrazione). Altro vantaggio della tecnologia radar<br />
consiste nell’indagine da remoto, non essendo richiesta<br />
l’installazione sulla struttura di sensori o altri apparati e<br />
nemmeno l’accesso o la presenza di operatori sulla struttura<br />
stessa (condizione a volte pericolosa). Tra le criticità del<br />
metodo radar, invece, annoveriamo la direzionalità della<br />
misura, che avviene inevitabilmente lungo la sola linea di<br />
vista. In fase di progettazione della geometria del rilevamento<br />
questo richiede la conoscenza, o almeno la stima<br />
a priori, del fenomeno e la misura da più punti di vista o<br />
la presenza contemporanea di più strumenti (condizione<br />
difficilmente sostenibile dal punto di vista economico).<br />
La sperimentazione ha quindi permesso di determinare<br />
tramite strumentazione radar gli spostamenti subiti dalla<br />
Torre, a varie quote tra le quali quella sommitale, in occasione<br />
delle suonate, di determinare le frequenze proprie<br />
della struttura (valori validati tramite il sistema di accelerometri,<br />
tecnica ormai consolidata per questo scopo) e di<br />
utilizzare tali informazioni per le simulazioni strutturali<br />
statiche e dinamiche volte a valutare il comportamento<br />
della struttura e la sicurezza della stessa. Le simulazioni<br />
agli elementi finiti sono state effettuate partendo dal modello<br />
3D geometrico ottenuto mediante rilievo laser scanning<br />
(interno ed esterno) integrato con fotogrammetria<br />
da drone per le parti sommitali. Verranno presentate nel<br />
dettaglio tutte le fasi della sperimentazione con particolare<br />
attenzione all’integrazione tra tecnologie e competenze interdisciplinari,<br />
mostrando così un esempio completo, dal<br />
rilievo alle analisi, di monitoraggio strutturale.<br />
Rilievi LiDAR per la caratterizzazione della superficie<br />
di una infrastruttura viaria<br />
Maria Rosaria De Blasiis 1 , Alessandro di Benedetto 1 ,<br />
Margherita Fiani 2<br />
1Università di Roma TRE<br />
2Università degli Studi di Salerno<br />
Il monitoraggio delle caratteristiche della pavimentazione<br />
è fondamentale ai fini della funzionalità di una infrastruttura<br />
stradale, necessario per pianificare i lavori di<br />
manutenzione e l’ottimizzazione delle risorse disponibili.<br />
La caratterizzazione tradizionale delle diverse tipologie di<br />
degrado comportano spesso complesse attività, talvolta<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 23
SIFET<br />
inefficienti e rischiose, in quanto interferiscono con il regolare<br />
esercizio viario. Lo scopo di questo lavoro è mettere<br />
a punto un flusso di elaborazione dei dati per individuare<br />
e quantificare alcune tipologie di irregolarità (buche<br />
e rigonfiamenti) a partire da nubi di punti molto dense<br />
acquisite con tecnologia LiDAR (Light Detection And<br />
Ranging), in particolare con il sistema di scansione mobile<br />
(LSM). La sperimentazione ha riguardato un segmento<br />
di strada urbana lungo 100 metri, la cui superficie è stata<br />
rilevata con LSM installato su un mezzo che ha percorso<br />
la strada più volte a diverse velocità. L’area test è stata<br />
scelta in modo che presentasse differenti tipi di irregolarità<br />
così da poter collaudare il processo di elaborazione.<br />
L’elaborazione dei dati si divide in tre fasi: la prima consiste<br />
nell’editare la nuvola di punti per estrarre i soli punti<br />
che appartengono alla superficie viaria, la seconda consiste<br />
nella determinazione dello scostamento in quota di ogni<br />
singolo punto della nube rispetto a una superficie ideale<br />
ricostruita della pavimentazione, l’ultima porta al calcolo<br />
dei parametri geometrici dell’ammaloramento (perimetro,<br />
area, volume e massima profondità utilizzando tecniche di<br />
elaborazione delle immagini digitali (creazione di immagine<br />
binaria e segmentazione). Tutti gli algoritmi sono stati<br />
implementati in ambiente Matlab.<br />
Da un’immagine ad una mappa attraverso un testo scritto<br />
Valentina Dante, Alessandro Mandelli, Luigi Mussio<br />
Politecnico di Milano<br />
A meno di un numero, non piccolo, di anomalie/correzioni<br />
(come altezza/profondità, inclinazioni, distorsioni, rifrazione,<br />
curvatura), un’immagine è assimilata ad una proiezione<br />
centrale (e spesso ad una prospettiva frontale) che, come<br />
tale, può essere descritta, in un testo scritto (in italiano, nel<br />
contesto di questo specifico esperimento), facendo buon<br />
uso degli strumenti, letterari e linguistici, della semantica,<br />
della sintassi e della grammatica. A tal fine, un’immagine è<br />
ripresa sulla sommità di Monte San Giorgio (nel Canton<br />
Ticino in Svizzera, nel comprensorio del Lago di Lugano),<br />
in una località sicuramente poco frequentata dal turismo<br />
milanese e lombardo, cosicché sia altamente presumibile<br />
(cosa confermata dai fatti) la non conoscenza del luogo<br />
da parte di chi ha partecipato fattivamente a questo esperimento/lavoro.<br />
Infatti il passo successivo è produrre una<br />
mappa prospettica, ovvero riprodurre l’immagine originale,<br />
a partire dal solo testo scritto, grazie agli strumenti propri<br />
della grafica informatizzata.<br />
Due precisazioni sono necessarie; la prima attiene alla forma<br />
del prodotto, in quanto è ben evidente che, con note<br />
trasformazioni prospettiche e cartografiche (come le equazioni<br />
di collinearità e le equazioni di una carta conforme<br />
od equivalente, oppure afilattica) sarebbe possibile passare<br />
dalla mappa prospettica ottenuta, ad una qualsiasi carta<br />
topografica (ovvero ad una ben definita proiezione ortogonale<br />
quotata). La seconda riguarda invece proprio la natura<br />
di questo esperimento/lavoro, in quanto serve a precisare i<br />
contenuti della suddetta descrizione, per mezzo di un testo<br />
scritto. Infatti il testo, scritto da chi ha prodotto la descrizione<br />
testuale, contiene solo indicazioni puramente geometriche<br />
e colorimetriche, a vantaggio di chi ha disegnato le<br />
ricostruzioni, senza dire nulla sui tematismi rappresentati<br />
(così ad esempio, un triangolo è un triangolo e non la punta<br />
di un comignolo, così come azzurro è azzurro e non il cielo,<br />
ecc.). In questo modo, chi disegna segue solo indicazioni,<br />
geometriche e colorimetriche, senza avere informazioni tematiche.<br />
Il risultato ottenuto è pienamente soddisfacente e ben rispondente<br />
alle attese, in quanto mostra una crescita dell’indice<br />
di verosimiglianza dal 75 %, della prima ricostruzione<br />
non-asseverata, all’89 %, della cosiddetta ricostruzione<br />
definitiva (fatta su un testo debitamente rivisto), avendo<br />
eseguito due ricostruzioni intermedie, rispettivamente<br />
dopo un’attenta asseverazione e con un’opportuna messa<br />
in scala in altezza). I due valori percentuali coincidono con<br />
due valori notevoli della Disuguaglianza di Chebychev, mostrando<br />
code piuttosto piene, come è d’attendersi a fronte<br />
di un’operazione largamente arbitraria ed abbastanza soggettiva.<br />
Come ben ovvio, il risultato dipende dal numero<br />
di parole impiegate, nella descrizione testuale (oltreché da<br />
buone proprietà della stessa, in termini di accuratezza e precisione),<br />
e la rispondenza, certamente apprezzabile, non è<br />
tuttavia completa. Del resto, anche un racconto di un testo,<br />
per quanto dettagliato sia il suo riassunto, non porterebbe<br />
alla riscrittura dello stesso testo, parola per parola.<br />
Queste considerazioni conclusive permettono di ribadire<br />
la buona riuscita dell’esperimento, data la misura della sua<br />
qualità, in termini quantitativi, tramite il raggiungimento<br />
dei limiti imposti dalla Disuguaglianza di Chebychev.<br />
Infatti la grandissima arbitrarietà (ed anche soggettività)<br />
delle ricostruzioni, molto difficilmente, avrebbero permesso<br />
di modellare il comportamento statistico con code più<br />
vuote, invece di quelle piene, date dalla suddetta disuguaglianza<br />
limite. Un’ultima considerazione riguarda il suo<br />
possibile impiego, nell’ambito della sempre maggiore automazione<br />
e digitalizzazione. Tuttavia rinviando ad altra sede<br />
ed occasione il dibattito aperto sui vantaggi ed i pericoli, ivi<br />
insiti, sembra a coloro che scrivono di poter rilevare l’inutilità<br />
della descrizione testuale di un’immagine, per poterne<br />
poi ricavare una mappa (così come si è soliti operare tradizionalmente,<br />
tanto con i vecchi strumenti analogici, quanto<br />
con i nuovi ed i nuovissimi metodi analitici e digitali).<br />
Fotogrammetria e “machine learning” con camera modificata<br />
NIR: un esercizio pratico per la didattica<br />
Francesco Pirotti, Alberto Guarnieri, Andrea Masiero, Marco<br />
Piragnolo, Francesca Fissore, Antonio Vettore<br />
Università di Padova<br />
L’elaborazione fotogrammetrica è oggi molto più accessibile<br />
di un tempo. Questo grazie ad applicativi più performanti,<br />
semplici e ad un costo accessibile, come anche grazie ad<br />
elaboratori certamente più performanti. Algoritmi più sofisticati,<br />
comunemente denominati “structure from motion”,<br />
consentono di risolvere le fasi per l’allineamento di blocchi<br />
di immagini, l’estrazione di features ed il “matching” delle<br />
stesse tra più immagini, mentre altri metodi, e.g. il “dense<br />
image matching” (DIM), consentono di estrarre nuvole 3D<br />
dense di punti. Questo viene solitamente fatto con camere<br />
24 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
SIFET<br />
RGB, ma nulla vieta di applicare la stessa tecnica anche con<br />
immagini cosiddette “multispettrali”. Queste camere forniscono<br />
informazioni su più lunghezze d’onda dello spettro<br />
elettromagnetico, consentendo di applicare più efficacemente<br />
metodi per distinguere gli oggetti ripresi in funzione della<br />
loro riflettanza relativa nelle lunghezze d’onda registrate.<br />
La fotogrammetria, associata all’utilizzo di camere multispettrali,<br />
può dunque fornire un dato ricco di informazioni,<br />
ovvero la riflettanza nelle varie lunghezze d’onda e le informazioni<br />
tridimensionali e derivati, e.g. le normali di un<br />
punto.<br />
In questo contributo si illustra un esercizio didattico che utilizza<br />
una camera Nikon, modificata per riabilitare la sensibilità<br />
del sensore alle lunghezze d’onda dell’infrarosso vicino<br />
(NIR), per eseguire fotogrammetria terrestre con successive<br />
applicazioni di metodi di “machine learning” per la classificazione<br />
della nuvola di punti ottenuta. E’ stato utilizzato<br />
un apposito filtro (Hoya Infrared R72) e combinazioni<br />
di immagini con e senza il filtro, per fare un rilievo fotogrammetrico<br />
di una parete con vegetazione, roccia e terra.<br />
Successivamente è stata estratta la nuvola di punti con le<br />
informazioni sulla riflettanza del punto nelle 6 lunghezze<br />
d’onda (registrate con e senza filtro). Sono stati poi estratti<br />
descrittori della forma per ogni punto, e tutte le informazioni<br />
sono state utilizzate per classificare i punti dividendoli<br />
tra vegetazione e non-vegetazione. Questo esercizio fa<br />
parte della didattica della “Innsbruck Summer School of<br />
Close-Range Sensing in Alpine Terrain”, co-sponsorizzata<br />
dalla International Society of Photogrammetry and Remote<br />
Sensing (ISPRS) e finanziata in parte dall’Università di<br />
Padova.<br />
Monitoraggio di area lagunare tramite UAVS e telerilevamento<br />
multispettrale<br />
Yuri Taddia, Alberto Pellegrinelli, Paolo Russo<br />
Università di Ferrara<br />
Il rilevamento fotogrammetrico basato su sistemi UAV<br />
rappresenta da diversi anni una valida alternativa alle tecniche<br />
più tradizionali di rilievo terrestre (tramite stazione<br />
totale o GNSS), di rilievo fotogrammetrico da aereo o di<br />
rilievo satellitare. In particolare, nelle zone difficili da raggiungere,<br />
come ad esempio le aree lagunari o deltizie, i<br />
vantaggi di un sistema UAV sono soprattutto legati alla<br />
velocità di acquisizione del dato, alla precisione ed al grado<br />
di dettaglio elevati ed ai costi relativamente limitati. Gli<br />
svantaggi si possono sostanzialmente riassumere nel grande<br />
numero di immagini rapidamente acquisite e quindi nella<br />
grande mole di dati da elaborare; svantaggio che comporta<br />
spesso la riduzione delle aree rilevate soprattutto nel caso<br />
di rilievo alle grandi e grandissime scale. Nell’esempio del<br />
presente lavoro si analizzano tutti questi aspetti in alcuni<br />
case studies nella Sacca di Goro – Comacchio (Provincia<br />
di Ferrara). Si tratta di un’area lagunare di particolare interesse<br />
sia per gli aspetti naturalistici sia per gli aspetti economici<br />
(coltivazione di mitili). A causa dei continui apporti<br />
di sedimenti da parte della vicina foce del fiume Po,<br />
negli ultimi anni, sono stati realizzati numerosi rilievi di<br />
monitoraggio di alcune zone della laguna tramite immagini<br />
satellitari ad alta risoluzione oltre a rilievi batimetrici e<br />
terrestri. Nel caso specifico si sono utilizzati UAVS di tipo<br />
commerciale (Phantom 3 – PRO), con camera fotografica<br />
standard, nel rilevamento fotogrammetrico di alcune aree<br />
della Sacca di Goro che presentano una rapida evoluzione.<br />
Il rilievo è stato realizzato anche con UAVS dotato di<br />
camera multispettrale (Micasense RedEdge) utilizzata per<br />
studiare l’evoluzione della vegetazione di alcune aree interne<br />
della Sacca di Goro.<br />
Un approccio multidisciplinare per l’analisi e lo studio<br />
dello stato di salute del Santuario della Beata Vergine<br />
Assunta di Guasila (CA)<br />
Vacca G., Pilia E., Dessì A.<br />
Università di Cagliari<br />
Il Santuario della Beata Vergine Assunta di Guasila, progettato<br />
dall’Arch. Gaetano Cima tra il 1839 ed il 1849<br />
con evidente riferimento al Pantheon di Roma, è uno<br />
dei pochi esempi di chiesa neoclassica in Sardegna. Nel<br />
corso degli anni, fin dalla sua costruzione, il Santuario ha<br />
subito numerosi interventi di restauro e consolidamento<br />
volti a risolvere situazioni e problematiche strutturali che<br />
si evidenziavano con lesioni alle strutture in elevazione e<br />
infiltrazioni dalle coperture. In questi ultimi anni, la situazione<br />
di degrado è andata ulteriormente a peggiore ed<br />
è stato quindi necessario avviare un’indagine conoscitiva<br />
approfondita volta a comprendere le cause di tale decadimento.<br />
Di fronte a tale situazione, il Comune di Guasila<br />
ha incaricato un gruppo di ricercatori del DICAAR di<br />
Cagliari, per portare avanti uno studio multidisciplinare<br />
volto a definire in maniera completa ed esaustiva lo stato<br />
di salute del Santuario. Lo studio ha riguardato l’analisi<br />
storico-critica, il rilievo geometrico-architettonico, il rilievo<br />
e l’analisi strutturale, l’analisi dei materiali e lo studio<br />
sulle fondazioni e terreno di posa.<br />
Nell’articolo saranno presentati i risultati relativi al rilievo<br />
geometrico architettonico 3D mettendo a confronto diverse<br />
tecniche geomatiche che meglio si adattano al complesso<br />
architettonico del Santuario e del suo stato di degrado.<br />
In particolare sono state utilizzate le tecniche Laser<br />
Scanner Terrestre e le tecniche fotogrammetriche con l’applicazione<br />
dell’approccio Structure from Motion (SfM)<br />
per la creazione delle nuvole di punti.<br />
Il laser scanner è stato utilizzato sull’intero Santuario creando<br />
il modello 3D completo, mentre le tecniche fotogrammetriche<br />
sono state utilizzate per la generazione del<br />
modello 3D della cupola. Tale modello 3D è stato generato<br />
attraverso l’utilizzo del software Open Source VisualSfM,<br />
sviluppato da Chanchang Wu in collaborazione con l’Università<br />
di Washington e Google. I risultati ottenuti da<br />
VisualSfM sono stati validati con quelli ottenuti dal laser<br />
scanner e dal software commerciale Photoscan che applica<br />
lo stesso algoritmo.<br />
I modelli 3D del Santuario hanno costituito così la base<br />
per le successive indagini strutturali e materiche.<br />
Rilievi fotogrammetrici di un sito archeologico con sistemi<br />
UAV: il caso dell’anfiteatro di Avella<br />
Salvatore Barba1, Maurizio Barbarella2, Alessandro Di<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 25
SIFET<br />
Benedetto3, Margherita Fiani1, Marco Limongiello1<br />
1Università di Salerno<br />
2Università di Bologna<br />
3 Università di Roma TRE<br />
Per il rilievo di siti archeologici sono ormai molto utilizzate<br />
le riprese fotogrammetriche da camere montate su<br />
Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR), noti anche come<br />
UAV (Unmanned Aerial Vehicles). In particolare, questo<br />
nuovo caso studio riguarda un anfiteatro Romano situato<br />
nel comune di Avella (in Provincia di Avellino): tra i più<br />
antichi presenti in Campania, molto simile per geometria,<br />
dimensioni’ e composizione a quello più noto di Pompei.<br />
Il rilevamento è stato effettuato utilizzando due diversi<br />
UAV: un esacottero assemblato e un DJI Phantom 3<br />
Professional. Sono state effettuate sia prese fotogrammetriche<br />
nadirali con piano di volo automatico (con entrambi<br />
gli UAV) sia oblique (con l’esacottero) per riprendere i<br />
paramenti verticali ed eventuali sottosquadri, in modalità<br />
manuale. Le prese fotogrammetriche sono state appoggiate<br />
a terra con ricevitori GNSS, misurando sia target naturali<br />
sia artificiali in differenti modalità: statico-rapida e<br />
nRTK.<br />
Utilizzando i diversi set di GCP (Ground Control Points,<br />
punti di appoggio) sono stati generate le nuvole di punti e<br />
i modelli 3D texturizzati dell’Anfiteatro e ne state analizzate<br />
le differenze, in termini di accuratezza. In particolare<br />
sono stati calcolati gli errori di retro-proiezione sui singoli<br />
punti di appoggio.<br />
Per le elaborazioni delle immagini provenienti dall’esacottero,<br />
si è osservato che anche con un numero minore di<br />
GCP, ma misurati in modalità statico-rapida, l’errore di<br />
retro-proiezione medio risultava inferiore rispetto all’elaborazione<br />
delle stesse immagini con GCP in numero<br />
maggiore e provenienti da misurazioni nRTK (ciò sia nel<br />
caso di ricorso a punti naturali sia a target fotogrammetrici).<br />
Per le elaborazioni delle immagini provenienti dal<br />
Phantom, invece, al variare della modalità di rilievo dei<br />
GCP, l’errore di retro-proiezione medio è risultato pressoché<br />
costante.<br />
Uso di DEM e di mappe derivate da immagini satellitari<br />
ad alta risoluzione e da laser scanner terrestre per<br />
lo studio di un versante in frana<br />
1Maurizio Barbarella, 2 Alessandro Di Benedetto 2,<br />
Margherita Fiani 2 , Domenico Guida 2 , Andrea Lugli 1<br />
1Università di Bologna<br />
2Università di Salerno<br />
Questa nota tratta i problemi derivanti dall’uso di dati<br />
provenienti da due diverse tecniche di Telerilevamento:<br />
immagini satellitari ad alta risoluzione e laser scanner terrestre<br />
(LST) per l’estrazione di modelli digitali delle altezze<br />
(DEM) utilizzati nell’analisi geomorfologica e per il<br />
riconoscimento delle frane, tenendo conto delle incertezze<br />
associate alla produzione dei DEM. Al fine di ottenere<br />
una nuvola di punti editata e georeferenziata, i due set di<br />
dati richiedono differenti elaborazioni, più complesse per<br />
le immagini satellitari che per i dati LST. Entrambe le tecniche<br />
sono state usate per lo studio di un versante in frana.<br />
La prima fase del trattamento dei dati è orientata all’ottenimento,<br />
in entrambi i casi, di nuvole di punti editate<br />
e georeferenziate. Alle nuvole è stato applicato lo stesso<br />
algoritmo per estrarre un DEM a passo di 1m; l’algoritmo<br />
di interpolazione usato è il Kriging, allo scopo di realizzare<br />
una mappa d’errore associata alle quote stimate. Dai<br />
DEM sono stati calcolati grigliati di pendenze e di esposizione<br />
ai quali sono state associate le corrispondenti mappe<br />
di indeterminazione applicando la legge di propagazione<br />
della varianza. Le correlazioni tra i nodi del grigliato<br />
necessarie al calcolo sono state stimate dai variogrammi<br />
derivanti dai due tipi di dati. L’analisi comparativa delle<br />
mappe ha consentito il riconoscimento delle componenti<br />
di frana mentre le mappe di errore hanno consentito di<br />
individuare le aree nelle quali una fonte di dati è stata in<br />
grado di fornire risultati più affidabili di un’altra.<br />
Fotogrammetria da drone, modellazione 3D e analisi<br />
geomeccanica per valutare l’instabilità di falesie rocciose<br />
Francesco Mancini 1 , Cristina Castagnetti 1 , Paolo Rossi 1 ,<br />
Marco Dubbini 2 , Nunzio Luciano Fazio 3 , Michele Perrotti, 3<br />
Piernicola Lollino 3<br />
1Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia<br />
2Università di Bologna<br />
3CNR-IRPI<br />
Il lavoro di ricerca esplora la combinazione di tecniche<br />
fotogrammetriche di prossimità attraverso Sistemi<br />
Aeromobili a Pilotaggio Remoto (SAPR) e strategie di<br />
modellistica geomeccanica tridimensionale nell’indagine<br />
dei processi di instabilità di lunghe pareti rocciose<br />
costiere. La necessità di una ricostruzione geometrica affidabile<br />
e dettagliata delle superfici rocciose, unitamente<br />
alla caratterizzazione geomeccanica dei materiali rocciosi,<br />
rappresenta un requisito estremamente impegnativo per<br />
le falesie costiere sub-verticali che si affacciano sul mare.<br />
Molto spesso, a causa dell’assenza di punti di vista idonei<br />
al rilevamento e del rischio per gli operatori di lavorare sul<br />
campo, non è possibile acquisire informazioni con metodologie<br />
di rilevamento alternative.<br />
Il caso di studio è rappresentato da una scogliera di 600 m<br />
di lunghezza situata a Sant’Andrea (Melendugno, Puglia).<br />
La scogliera è caratterizzata da un geometria molto complessa<br />
con una suggestiva alternanza di pareti verticali alte<br />
dai 10 ai 20 metri, con frequenti grotte, archi e rocce.<br />
Inizialmente, la superficie rocciosa della scogliera è stata<br />
ricostruita ad elevata risoluzione spaziale grazie all’acquisizione<br />
di immagini aeree nadirali ed oblique acquisite da<br />
SAPR. Successivamente, è stata selezionata un’area limitata<br />
per svolgere ulteriori indagini volte a definire le migliori<br />
strategie di ricostruzione delle superfici. In particolare, è<br />
stata approfondita la procedura di refinement e decimazione<br />
dei dati al fine di ottenere un modello tridimensionale<br />
idoneo per la successiva fase di simulazione geomeccanica<br />
agli elementi finiti che garantisse l’assenza di<br />
perdita di informazioni sulla complessità della superficie.<br />
Infine, per sperimentare la procedura integrata, sono stati<br />
determinati i potenziali modi di rottura della porzione<br />
studiata.<br />
26 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
SIFET<br />
I risultati indicano che il meccanismo di rottura più probabile<br />
per il tratto di falesia costiera esaminato è rappresentato<br />
dalla possibile propagazione di fratture da taglio o<br />
cedimenti di trazione lungo tratti di concavità o di pendenza<br />
eccessiva dovuti a precedenti collassi o erosioni dei<br />
volumi rocciosi sottostanti. L’approccio proposto per la<br />
valutazione dell’instabilità di scogliere rocciose costiere si<br />
è dimostrato essere un possibile e flessibile strumento di<br />
valutazione nella mappatura rapida e altamente automatizzata<br />
dei rischi di instabilità nelle zone costiere.<br />
Verifiche di precisione su modelli ottenuti in tempo<br />
reale mediante algoritmi SLAM<br />
Gabriella Caroti, Andrea Piemonte, Yari Pieracci<br />
Università di Pisa<br />
Le camere RGB-D, attive o passive, consentono la costruzione<br />
in real-time del modello tridimensionale<br />
dell’ambiente circostante. Grazie al principio di visione<br />
stereoscopica abbinato ad algoritmi di tipo Simultaneous<br />
Localization and Mapping (SLAM), consentono di determinare<br />
l’orientamento della camera e la nuvola di punti<br />
3D dell’ambiente allo stesso tempo.<br />
In architettura e nel campo dei rilievi delle infrastrutture<br />
civili, le applicazioni di tale tecnologia risulta essere ancora<br />
agli albori data la sua recente diffusione dal campo<br />
della robotica e dell’informatica. Tuttavia, le potenzialità<br />
rendono tali dispositivi molto interessanti per il rilievo in<br />
tempo reale di opere e manufatti in condizioni di emergenza.<br />
Infatti la conoscenza delle caratteristiche dello stato<br />
aggiornato delle infrastrutture è particolarmente utile per<br />
stime e per monitoraggi finalizzati alla determinazione<br />
della resilienza.<br />
Nell’articolo vengono presentati dei test e delle applicazioni<br />
in ambito civile ed architettonico della camera<br />
ZED della StereoLabs (camera RGB-D passiva low-cost).<br />
Questi test sono finalizzati alla valutazione della proprietà<br />
metriche del modello e alla valutazione dell’efficienza della<br />
metodologia. Vengono riportati i risultati dei confronti tra<br />
modelli tridimensionali e nuvole di punti ottenuti tramite<br />
la camera e quelli ottenuti da strumentazioni e metodologie<br />
di precisione nota, come laser scanner e fotogrammetria.<br />
Definizione di una procedura standardizzata per la<br />
gestione di infrastrutture viarie mediante rilievo 3D e<br />
modellazione BIM as-built<br />
Cristina Castagnetti 1,2 , Riccardo Rivola 2 , Marco Dubbini 3 , 4<br />
1Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia<br />
2Geomatics Engineering Innovative Solutions SRL<br />
3Università di Bologna<br />
4SAL Engineering SRL<br />
L’attività si inserisce all’interno della crescente e stringente<br />
domanda di controllo e verifica dello stato di fatto di infrastrutture<br />
viarie al fine di garantirne la funzionalità e la<br />
sicurezza per la comunità. Il focus del lavoro riguarda la<br />
definizione e l’implementazione di una procedura operativa<br />
standardizzata che sia scalabile e replicabile in maniera<br />
rapida su un elevato numero di strutture simili tra loro.<br />
Tale esigenza nasce dall’interazione con i progettisti e i gestori<br />
delle infrastrutture a cui è affidato il delicato compito<br />
di mantenere e manutenere nel tempo estese reti viarie ed<br />
infrastrutturali.<br />
Il lavoro presenta i principali step di questa metodologia<br />
andando a descrivere: 1. l’approccio di rilievo 3D seguito,<br />
basato sull’integrazione di fotogrammetria da drone e laser<br />
scanning al fine di ridurre al minimo l’interferenza con<br />
il regolare utilizzo dell’infrastruttura; 2. la modellazione<br />
BIM (Building Information Model) as-built per la creazione<br />
del modello architettonico geometrico pari al LOD<br />
F; 3. la creazione del modello BIM di tipo strutturale e<br />
l’impostazione dell’analisi strutturale statica; 4. l’impostazione<br />
di una metodologia di mappatura del degrado superficiale.<br />
Diverse problematiche di natura tecnica e scientifica sono<br />
state affrontate e verranno illustrate tra cui in primis la<br />
creazione delle famiglie parametriche degli elementi costitutivi<br />
dell’infrastruttura viaria (tali famiglie non sono<br />
ancora presenti nei più comuni software di modellazione<br />
BIM in quanto la gestione 3D di infrastrutture è ancora<br />
poco diffusa o è limitata a software specialistici che ancora<br />
non operano in modalità tridimensionale). Tutte le famiglie<br />
sviluppate sono state verificate in termini di interoperabilità<br />
(esportabilità e leggibilità) nel formato standard IFC<br />
(openBIM). In questo modo, definite le modalità di acquisizione<br />
ed ottenuta la nuvola di punti 3D integrata è possibile<br />
costruire il modello geometrico architettonico a partire<br />
dalle famiglie in maniera molto agevole e rapida.<br />
Altre problematiche affrontate riguardano le possibilità di<br />
utilizzare il modello BIM per effettuare analisi statiche e di<br />
vulnerabilità sismica, oltre alla modalità di assegnazione del<br />
degrado superficiale a porzioni limitate, ovvero a frazioni<br />
di famiglia/elemento. Con l’informatizzazione del modello<br />
BIM risulta possibile ed efficiente effettuare computi metrici<br />
e cronoprogrammi per i lavori di manutenzione ed intervento<br />
necessari al risanamento dell’infrastruttura.<br />
Tutte le attività verranno descritte su un caso reale: il<br />
ponte “Casetta” nel comune di Mercato Saraceno (FC); il<br />
ponte in cemento armato situato lungo la Strada Europea<br />
E45 è oggetto di imminenti interventi manutentivi. La<br />
suite software utilizzata è quella Autodesk (in particolare<br />
ReCap, Revit e Infraworks).<br />
La cultura nel III millennio: tecnologica, inclusiva e<br />
multisensoriale<br />
Cristina Castagnetti 1,2 , Riccardo Rivola 2<br />
1Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia<br />
2GEIS, Geomatics Engineering Innovative Solutions SRL<br />
Con il contributo di:<br />
Francesca Piccinini, Luana Ponzoni e Simona Pedrazzi,<br />
Musei Civici di Modena<br />
Ivan Galiotto e Nadia Luppi, Unione Italiana Ciechi<br />
Carlo Palmieri e Gianguido Palazzolo, JustPrint 3D<br />
Giulio Bigliardi, 3D Archeolab<br />
Giacomo Guaraldi e Elisabetta Genovese, Università di<br />
Modena e Reggio Emilia - Servizio accoglienza studenti con<br />
disabilità e DSA<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 27
SIFET<br />
“A portata di mano - Percorso tattile per il Sito Unesco<br />
di Modena” è un progetto realizzato dai Musei Civici di<br />
Modena e svolto in collaborazione fra vari enti e aziende<br />
che ha portato alla realizzazione del percorso tattile di<br />
Modena Piazza Grande, da vent’anni patrimonio dell’Umanità<br />
Unesco. Il percorso è costituito da una riproduzione<br />
materica in scala 1:100 dell’intero sito, costituito dal<br />
Duomo di Modena, dalla Torre Ghirlandina e da Piazza<br />
Grande.<br />
I due monumenti principali sono stati riprodotti in resina<br />
con tecnologia additiva SLA (StereoLithography<br />
Apparatus) in grado di riprodurre dettagli architettonici e<br />
artistici con accuratezza micrometrica e sono scomponibili<br />
al fine di poter apprezzare e “toccare” anche l’interno degli<br />
edifici (il Duomo è costituito da due porzioni separate<br />
secondo una sezione longitudinale, la Torre Ghirlandina<br />
separata in due porzioni secondo una sezione in mezzeria<br />
mentre la parte sommitale, a partire dalla sezione in<br />
pianta ottagonale, costituisce un’ulteriore porzione). Il<br />
modello 3D per la riproduzione materica è stato ottenuto<br />
dal rilievo laser scanning sia degli ambienti interni sia degli<br />
esterni, effettuato con strumentazione a tempo di volo<br />
Leica ScanStation 2 e Leica ScanStation C10. Tale riproduzione<br />
consente di apprezzare i dettagli geometrici delle<br />
strutture; la percezione del materiale invece è resa tramite<br />
un pannello a cui sono installati quattro campioni delle<br />
pietre principali che costituiscono i monumenti, al fine di<br />
permettere anche la percezione del materiale. A completamento<br />
dell’intero sito, sono stati realizzati i profili degli<br />
edifici circostanti e Piazza Grande. Questi solidi sono stati<br />
realizzati in modalità semplificata, al solo fine di descrivere<br />
gli ingombri e il contesto attorno ai due monumenti<br />
principali, tramite fresatura di polistirene ad alta densità<br />
trattato e colorato in maniera omogenea.<br />
Il percorso tattile è poi arricchito dalle riproduzioni a scala<br />
reale di quattro sculture, due della Torre e due del Duomo.<br />
I modelli 3D delle sculture sono stati ottenuti grazie ad<br />
un rilievo ad alta risoluzione svolto tramite laser scanner<br />
a triangolazione, Konica Minolta Range 7 e Romer<br />
Absolute Arm di Hexagon Metrology, successivamente<br />
modellati al fine di produrre file idonei alla stampa 3D.<br />
Le riproduzioni sono ottenute tramite stampo in gomma<br />
siliconica (negativo) creato a partire da una riproduzione<br />
in stampa 3D a filamento plastico additivato con polvere<br />
di gesso (positivo). Lo stampo è stato poi usato per la riproduzione<br />
finale in gesso sintetico particolarmente duro,<br />
che può essere post lavorato e colorato per ottenere l’effetto<br />
della pietra antica. Grazie a questa scelta, le sculture<br />
del percorso, oltre a permettere la comprensione delle<br />
geometrie e dei dettagli artistici delle opere, permettono<br />
anche una percezione più reale sia del materiale sia della<br />
temperatura delle opere originali.<br />
Aggiunge valore al percorso un kit didattico per le scuole<br />
composto dalle riproduzioni a filamento plastico additivato<br />
con polvere di gesso in scala 1:2 di cinque raffigurazioni<br />
presenti su Porta della Pescheria del Duomo, realizzato<br />
grazie al contributo di Soroptimist Club di Modena.<br />
Tutte le opere si possono toccare, ammirare e conoscere<br />
da vicino e hanno una didascalia in nero e in braille;<br />
inoltre, sul sito www.unesco.modena.it, si può accedere<br />
a brevi schede e audio di approfondimento. “A portata di<br />
mano” rappresenta quindi un nuovo servizio di assistenza<br />
culturale e un’opportunità in più non solo per un pubblico<br />
con deficit visivo, che ne rappresenta il destinatario privilegiato,<br />
ma per un pubblico più ampio alla ricerca di un<br />
nuovo approccio con l’arte, quello della multisensorialità,<br />
una dimensione culturale che garantisce una fruizione più<br />
completa del patrimonio.<br />
L’ideazione del progetto è a cura del Coordinamento Sito<br />
Unesco di Modena; la realizzazione è stata possibile grazie<br />
al contributo finanziario del Ministero delle Belle Arti<br />
della cultura e del Turismo - Legge 20 febbraio 2006, n.77<br />
“Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse<br />
culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella<br />
lista del patrimonio mondiale, posti sotto la tutela dell’Unesco”<br />
E.F.2016.<br />
Identificazione di cropmark tramite l’utilizzo di immagini<br />
multispettrali acquisite da drone<br />
Vittorio Casella, Marica Franzini<br />
Università di Pavia<br />
Le immagini acquisite dall’alto, tradizionalmente da piattaforme<br />
satellitari o aeree e più recentemente da drone,<br />
sono particolarmente utili per l’identificazione di resti archeologici<br />
sepolti. La metodologia si fonda essenzialmente<br />
sull’individuazione di cropmark, ovvero di variazioni nel<br />
colore e nella crescita della vegetazione causate dalla presenza<br />
di elementi antropici che nel corso dei secoli sono<br />
stati ricoperti da strati più o meno spessi di terreno.<br />
Il presente contributo riguarda l’individuazione di<br />
cropmark in un’area situata poco fuori il limite occidentale<br />
di Pavia, in prossimità di Ticino. Quest’area, data la<br />
vicinanza con il fiume, è ritenuta dagli archeologi il luogo<br />
in cui sorgeva storicamente l’antico porto della città.<br />
Il Laboratorio di Geomatica dell’Università di Pavia ha<br />
effettuato nella zona numerosi voli con drone equipaggiato<br />
sia con tradizionale camera ottica (Sony A6000) sia<br />
con camera multispettrale (Parrot Sequoia). Il legame tra<br />
la crescita vegetativa e gli elementi sepolti rende particolarmente<br />
interessante l’utilizzo di quest’ultimo sensore<br />
capace di acquisire immagini anche nella banda dell’infrarosso<br />
vicino e produrre indici vegetativi come NDVI. Il<br />
contributo illustrerà i rilevamenti effettuati, le immagini<br />
prodotte e i principali risultati ottenuti nell’identificazione<br />
dei cropmark.<br />
Un database europeo per migliorare la resilienza dei<br />
beni culturali agli eventi catastrofici<br />
F. Chiabrando, E. Colucci, A. Lingua, F. Matrone, F.<br />
Noardo, A. Spanò, M. Migliorini, F. Moretti, S. Olivero<br />
Politecnico di Torino<br />
L’insieme di leggi, azioni e organizzazioni per la tutela dei<br />
Beni Culturali (Cultural Heritage) nasce nei diversi paesi<br />
dell’Unione Europea dalle situazioni culturali locali, dove<br />
la capacità di far fronte all’emergenza è sicuramente diversa.<br />
Oltre ai danni che possono verificarsi ai beni culturali<br />
28 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
SIFET<br />
dopo un disastro, un intervento di emergenza inadeguato<br />
può a volte causare ulteriori perdite al CH. L’efficacia della<br />
risposta dipende dall’adeguatezza dell’approfondimento in<br />
fase di pianificazione. Alcuni paesi hanno progettato piani<br />
di emergenza ma i loro database (DB) sono frammentati,<br />
incompleti e non standardizzati. È quindi necessario<br />
stabilire un DB per l’assistenza di emergenza e mappe di<br />
CH a rischio da confrontare con mappe di rischi e rischi<br />
naturali, al fine di adottare misure preventive e operative,<br />
nonché concordare una terminologia comune e standard<br />
internazionali. Il progetto mira a migliorare la capacità<br />
della Protezione Civile di prevenire gli impatti dei disastri<br />
sul CH implementando una banca dati europea interoperabile<br />
(European Interoperable Database, EID) come<br />
strumento di supporto alle decisioni per comprendere il<br />
rischio di danni ai beni culturali. L’EID, a partire dagli<br />
standard internazionali per rappresentare gli oggetti della<br />
mappa (CityGML, INSPIRE), la classificazione di CH in<br />
Europa (UNESCO), in Italia (MiBACT), in Germania e<br />
in Francia e dall’analisi dei rischi e dei disastri, ha progettato,<br />
con il suo modello concettuale di dati, un’estensione<br />
del modello UML di INSPIRE. Questo DB supporterà<br />
anche modelli 3D per aiutare a trovare e riconoscere le<br />
opere disperse e facilitare un restauro post-emergenza, preservando<br />
così una memoria digitale in caso di distruzione.<br />
Ricostruzione 3D di oggetti vicini: confronto tra stereoscopia<br />
da smartphone e sensore kinect<br />
Andrea Masiero, Francesco Pirotti, Francesca Fissore, Marco<br />
Piragnolo, Alberto Guarnieri, Antonio Vettore<br />
Università di Padova<br />
Il rapido sviluppo di sensori ottici e di posizionamento ha<br />
permesso la realizzazione di sistemi di mappatura mobile<br />
(mobile mapping systems - MMS), ovvero sistemi in grado<br />
di acquisire, in modo efficiente, dati tridimensionali<br />
utilizzando sensori mobili. Nonostante la maggior parte<br />
dei sistemi di mappatura mobile si basassero sull’uso di<br />
veicoli terrestri, oggigiorno sono disponibili soluzioni diverse,<br />
e.g. piattaforme aeree, marine e attrezzature trasportate<br />
dall’uomo. Grazie alla disponibilità di tali sistemi e<br />
alla diffusione di numerosi servizi basati sulla geo-localizzazione,<br />
la creazione di modelli 3D accurati e ubiquitari<br />
della realtà è in continuo aumento, rendendo indispensabile<br />
la rapida raccolta di dati geospaziali per un’ampia<br />
gamma di applicazioni basate sull’uso delle informazioni<br />
geografiche. Grazie alla loro capacità di raccogliere rapidamente<br />
enormi quantità di dati e di analizzare in modo<br />
efficiente aree piuttosto ampie, i sistemi di mappatura<br />
mobile rappresentano una soluzione ideale per la ricostruzione<br />
accurata di modelli 3D. Sta aumentando<br />
oggi anche la richiesta di servizi basati sulla localizzazione<br />
relativa all’interno di strutture per consentire la<br />
mappatura interna e la navigazione (indoor mapping).<br />
Diversamente dai rilievi esterni, gli spazi degli ambienti<br />
interni sono limitati, rendendo posizionamento e navigazione<br />
particolarmente difficili rispetto le soluzioni<br />
precedentemente menzionate.<br />
La necessità di dispositivi molto portatili, la crescente<br />
potenza computazionale e la disponibilità di sensori<br />
già incorporati nel dispositivo stanno rendendo gli<br />
smartphone soluzioni molto interessanti per applicazioni<br />
indoor. Oggigiorno, gli smartphone standard sono<br />
dotati di diversi sensori e.g. accelerometro, giroscopio,<br />
magnetometro, barometro, WiFi e ricevitori Bluetooth.<br />
Diverse tecniche per la fusione delle misure fornite da<br />
tali sensori sono già state analizzate, dimostrando che la<br />
loro combinazione può abilitare il posizionamento all’interno<br />
con una ragionevole accuratezza. Inoltre, come già<br />
considerato in diversi lavori, la fotocamera standard per<br />
smartphone può essere convenientemente utilizzata per<br />
ottenere modelli fotogrammetrici 3D dell’area di interesse.<br />
Tuttavia, alcune informazioni esterne sono necessarie<br />
per ottenere una ricostruzione metrica. Diversi modelli<br />
di smartphone recenti sono dotati di due fotocamere<br />
posteriori, consentendo, teoricamente, la ricostruzione<br />
3D da stereocoppie. La difficoltà si trova nel fatto che la<br />
maggior parte dei produttori ha limitato l’accesso della<br />
doppia fotocamera agli sviluppatori.<br />
Considerati i limiti di cui sopra, si propone di valutare i<br />
risultati della ricostruzione stereoscopica ottenuta utilizzando<br />
uno smartphone LG G6. In effetti, per quanto a<br />
nostra conoscenza, LG è l’unico produttore che attualmente<br />
consente agli sviluppatori di accedere completamente<br />
alla doppia fotocamera. Poiché le due fotocamere<br />
sono molto vicine tra loro, la ricostruzione 3D può essere<br />
eseguita solo per oggetti abbastanza vicini. Inoltre,<br />
poiché hanno una lunghezza focale molto diversa, non è<br />
possibile eseguire la corrispondenza dei pixel tra le due<br />
immagini sfruttando tutti i pixel del sensore. Un chiaro<br />
vantaggio dell’utilizzo di una doppia visione stereo della<br />
fotocamera invece della fotogrammetria di una singola<br />
telecamera è chiaramente la possibilità di una ricostruzione<br />
metrica 3D senza la necessità di alcuna informazione<br />
esterna.<br />
Negli ultimi anni sono stati anche sviluppati diversi sensori<br />
di profondità, che possono essere utilizzati per la<br />
mappatura degli interni e la modellazione 3D degli oggetti.<br />
Questo documento mette a confronto la capacità<br />
di ricostruzione 3D di uno smartphone con le prestazioni<br />
di modellazione 3D che può essere ottenuta mediante<br />
un sensore di profondità Microsoft Kinect, che è già stato<br />
ampiamente utilizzato in letteratura per la mappatura<br />
di interni.<br />
Mappatura di aree alluvionate mediante elaborazione<br />
di immagini multispettrali Landsat 8 OLI<br />
Pasquale Maglione, Claudio Parente, Andrea Vallario<br />
Università degli Studi di Napoli “Parthenope”<br />
Negli ultimi anni, fenomeni meteorologici, quali le<br />
piogge incessanti o anche brevi, ma di elevata intensità,<br />
spesso unite ad una incuria del territorio ed ad una eccessiva<br />
impermeabilizzazione dei suoli, hanno determinato<br />
alluvioni di elevata pericolosità, in grado sia di provocare<br />
vittime, sia di arrecare ingenti danni al patrimonio<br />
naturale ed antropico. L’apporto meteorico superiore a<br />
quello che un bacino idrico è in grado di far defluire<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 29
SIFET<br />
normalmente, determina un eccessivo innalzamento del<br />
livello delle acque dei fiumi che, non più trattenute dalle<br />
sponde, si riversano sulle zone circostanti: la stima del<br />
danno diviene fondamentale e il primo passo da compiere<br />
è la corretta mappatura delle aree alluvionate. Un ausilio<br />
in tal senso è fornito dalle immagini telerilevate che,<br />
acquisite dopo il verificarsi dell’alluvione e prima che le<br />
zone cessino di essere invase dall’acqua, permettono una<br />
perimetrazione delle aree colpite. La presenza di immagini<br />
telerilevate multispettrali consente di eseguire una<br />
mappatura automatica delle zone alluvionate, evitando<br />
un approccio più laborioso e lungo, con ampi margini di<br />
discrezionalità, basato sulla fotointerpretazione.<br />
Questo lavoro illustra la procedura eseguita per mappare<br />
le aree alluvionate, agli inizi di Maggio 2017, dal fiume<br />
Mississippi (USA) in una zona situata tra gli stati Illinois<br />
e Missouri, a partire da immagini multispettrali Landsat<br />
8 OLI (Operational Land Imager): l’applicazione si basa<br />
sull’impiego di un indice ben noto in letteratura, detto<br />
NDWI (Normalized Difference Water Index), particolarmente<br />
efficace per il riconoscimento di corpi idrici.<br />
L’utilizzo di un primo dataset antecedente all’evento<br />
permette di individuare, nella scena considerata, i pixel<br />
relativi al Mississippi e ai suoi affluenti; attraverso un secondo<br />
dataset immediatamente successivo al verificarsi<br />
dell’alluvione, si individuano tutte le aree ricoperte da<br />
acqua. La comparazione tra le due immagini riclassificate<br />
(Change detection), opportunamente supportata<br />
da considerazioni sulla morfologia del territorio e da<br />
operazioni di analisi spaziale eseguite in ambiente GIS,<br />
permette la mappatura delle aree alluvionate.<br />
Lo studio è completato da una analisi della accuratezza<br />
dei risultati basata sulla comparazione con quanto<br />
dedotto da una attenta fotointerpretazione, supportata<br />
dalla composizione RGB a colori veri e dal layer pancromatico<br />
di ciascun dataset Landsat, eseguita su aree test<br />
all’interno della zona considerata.<br />
COME ARRIVARE AL CONVEGNO<br />
30 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong><br />
GIS E WEBGIS<br />
GNSS<br />
MONITORAGGIO 3D<br />
FORMAZIONE<br />
TELERILEVAMENTO<br />
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2<br />
RICERCA E INNOVAZIONE
018<br />
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Tecnologie per il Territorio, il Patrimonio Culturale e le Smart City<br />
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Science & Technology Communication<br />
#TECHFORALL
SIFET<br />
63° Convegno Nazionale SIFET<br />
Gaeta, 20-22 giugno <strong>2018</strong><br />
VI Edizione Premio Giovani Autori<br />
In continuità con le edizioni precedenti, anche quest’anno<br />
SIFET propone un concorso dedicato ai giovani, professionisti<br />
e ricercatori, coinvolti nelle tematiche affini alla geomatica.<br />
Tale concorso richiede l’invio da parte dei giovani partecipanti,<br />
di età inferiore a 30 anni, di un articolo, a nome singolo, contenete<br />
una descrizione dettagliata relativa all’attività svolta, in<br />
termini di metodologia, tecnologia e risultati ottenuti.<br />
Un’apposita commissione giudicatrice, nominata dal Comitato<br />
Scientifico, si occuperà di valutare i contributi ricevuti e stilare<br />
una graduatoria di merito. I primi 6 partecipanti saranno selezionati<br />
per concorrere al premio finale partecipando al convegno<br />
annuale SIFET per esporre oralmente il proprio lavoro<br />
in una sessione speciale dedicata al concorso (che quest’anno<br />
si terrà giovedì 21 Giugno, tardo pomeriggio). Tutti gli altri<br />
partecipanti sono comunque invitati a partecipare al convegno<br />
e presentare il proprio lavoro in forma di poster. Durante la<br />
sessione orale la commissione individuerà, considerando sia la<br />
qualità della presentazione orale sia il punteggio del contributo<br />
scritto, i tre migliori partecipanti a cui verrà assegnato un<br />
premio in denaro. Con questa iniziativa SIFET intende motivare<br />
e stimolare i giovani coinvolti nel settore della geomatica,<br />
coinvolgendoli nella società attraverso la partecipazione al<br />
convegno e favorendo la conoscenza reciproca, l’interazione e<br />
la creazione di una relazione di contatti proficua per la futura<br />
generazione di operatori del settore. L’edizione <strong>2018</strong> ha visto la<br />
partecipazione di 10 giovani autori.<br />
ABSTRACT<br />
Fotogrammetria da UAV per l’ispezione visiva e l’identificazione<br />
automatica dei difetti sul paramento di una diga<br />
a gravità<br />
Stefano Angeli<br />
Politecnico di Torino<br />
In questo articolo viene descritta l’implementazione di una<br />
soluzione basata sull’analisi automatica dei dati estratti da un<br />
rilievo fotogrammetrico. L’attività descritta è collegata alla<br />
nuova tipologia di industria 4.0 consolidata negli ultimi anni,<br />
la quale indica una tendenza verso l’automazione dei processi<br />
industriali con l’introduzione di nuove tecnologie a supporto<br />
della produzione sia di beni che servizi di ogni genere. Per<br />
lo svolgimento dell’attività presentata è stato utilizzato un sistema<br />
UAV a basso costo e, nelle sezioni seguenti, vengono<br />
descritte tutte le analisi coinvolte nella pianificazione della fase<br />
di acquisizione dei dati, della loro gestione nel flusso di lavoro<br />
ed elaborazione all’interno del sistema informativo geografico<br />
(GIS). Durante la fase di acquisizione sul campo sono state<br />
acquisite differenti tipologie di dati, utilizzando svariate tecniche:<br />
registrazione video 4K ed acquisizione immagini ad<br />
alta risoluzione. Il test presentato è stato effettuato sulla diga<br />
del Serrù, struttura situata nel comune di Ceresole Reale, nei<br />
pressi di Torino (Piemonte, Italia). Della diga in questione è<br />
stato realizzato un modello tridimensionale sul quale è stato<br />
eseguito un controllo dello stato di conservazione ed integrità<br />
relativo al paramento murario di monte.<br />
Potenzialità e limiti dei servizi PPP online per la stima di<br />
stazioni master RTK: caso studio sul fiume Sirba in Africa<br />
sub-sahariana<br />
Elena Belcore<br />
Politecnico di Torino<br />
L’utilizzo di ricevitori GNSS a doppia frequenza è ormai molto<br />
comune e consolidato in molti settori e negli ultimi anni<br />
è cresciuto l’impiego di queste tecnologie anche per i servizi<br />
di emergenza, modelli di rischio e il monitoraggio ambientale.<br />
La diffusione dell’impiego di tecniche GNSS è cresciuta<br />
sia grazie all’aumento del numero di satelliti in funzione, sia<br />
delle nuove infrastrutture (reti di stazioni permanenti) sia alla<br />
qualità dei nuovi segnali. Questi fattori hanno portato nuovamente<br />
in auge i ricevitori a singola frequenza, ma consentono<br />
anche di poter sfruttare in maniera più intensa il Precise<br />
Point Positioning (PPP), tecnica che sino a qualche anno fa<br />
richiedeva lunghe sessioni di misure e particolari accorgimento<br />
per raggiungere precisioni centimetriche, mentre oggi tali<br />
precisioni sono raggiungibili in maniera molto più semplice.<br />
Il PPP permette si stimare una posizione senza l’ausilio<br />
di stazioni permanenti utilizzando un solo ricevitore GNSS.<br />
Tale approccio è particolarmente interessante proprio in zone<br />
povere di infrastrutture. Inoltre, fino a qualche anno fa l’utilizzo<br />
delle tecniche PPP era complesso e limitato all’utilizzo<br />
di software specifici, la nascita di servizi PPP online gratuiti<br />
ha permesso più ampio accesso all’utilizzo di questa tecnica<br />
(Yigit 2017). In questo contributo si analizzano servizi PPP<br />
online come soluzione per la realizzazione di rilievi GNSS in<br />
aree svantaggiate per assenza di stazioni master, infrastrutture<br />
e per condizioni climatiche avverse. In particolare, si confrontano<br />
tre servizi PPP online gratuiti, Canadian Spatial<br />
Reference System Precise Point Positioning tool (CSRS-PPP);<br />
Automatic Precise Positioning Service (APPS); Online GPS<br />
processing service (AUSPOS), analizzandone le caratteristiche<br />
principali, e la capacità di elaborazione a tempi di rilievo pari<br />
a 3 ore, 1 ora e 0.5 ore. I dati utilizzati sono stati raccolti nel<br />
sud-ovest del Niger lungo il fiume Sirba, affluente del fiume<br />
Niger. I risultati ottenuti dai tre i servizi sono soddisfacenti<br />
e dimostrano la validità del PPP come modalità di analisi di<br />
dati RTK raccolti in ambienti estremi.<br />
py2DIC: un nuovo software di digital image correlation<br />
per la misura di campi di spostamento<br />
Valeria Belloni<br />
Università di Roma “La Sapienza”<br />
Di recente si è assistito ad un crescente interesse nei confronti<br />
delle tecniche di misura senza contatto per la misura di deformazioni<br />
e spostamenti. Nell’ambito della fotogrammetria,<br />
la tecnica Digital Image Correlation (DIC) ha assunto un<br />
ruolo fondamentale grazie ai recenti sviluppi nel campo delle<br />
camere low-cost ad alta risoluzione e alla crescente capacità<br />
di calcolo. La DIC è infatti una tecnica non di contatto in<br />
grado di misurare spostamenti e deformazioni a tutto campo<br />
confrontando immagini digitali relative alla superficie di un<br />
provino acquisite a diversi livelli di deformazione.<br />
Per tutte queste ragioni, tale tecnica riveste un ruolo fondamentale<br />
nel campo del monitoraggio strutturale e un nuovo<br />
software gratuito e open source, chiamato py2DIC, è stato sviluppato<br />
dall’Area di Geodesia e Geomatica del Dipartimento<br />
32 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
SIFET<br />
di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (DICEA) dell’Università<br />
di Roma “La Sapienza”. Il software, interamente implementato<br />
in Python, sfruta il metodo del template matching<br />
per il calcolo dei campi di spostamento e deformazione.<br />
Le potenzialità di py2DIC sono state valutate processando<br />
immagini acquisite durante alcune prove a trazione eseguite<br />
nel Laboratorio di Ingegneria Strutturale su tre diversi provini<br />
realizzati in Glass Fiber Reinforced.<br />
I risultati sono stati confrontati con quelli misurati indipendentemente<br />
da alcuni estensimetri fissati sulle superfici dei<br />
provini. Tali risultati dimostrano la possibilità di caratterizzare<br />
con successo il meccanismo deformativo del materiale investigato.<br />
py2DIC risulta infatti in grado di evidenziare spostamenti al<br />
livello di pochi micron, in buon accordo con il riferimento sia<br />
in termini di spostamenti che di modulo di Poisson.<br />
La super risoluzione su immagini termiche<br />
Francesco Corsini<br />
Università di Bologna<br />
Dall’implementazione della fotografia digitale la ricerca<br />
sull’aumento della risoluzione spaziale delle immagini, ovvero<br />
sul livello di dettaglio presente all’interno delle stesse, ha<br />
portato continui miglioramenti. È proprio in questo ambito<br />
che da pochi decenni, parallelamente alla ricerca tecnologica<br />
sui sensori, sono nati gli algoritmi di super risoluzione,<br />
utilizzati per aumentare la risoluzione spaziale di immagini.<br />
Sull’argomento è presente una vasta letteratura prevalentemente<br />
applicata a immagini nello spettro del visibile; lo stesso<br />
non si può dire della termografia, che nasce per natura stessa<br />
con una risoluzione spaziale minore e difficilmente aumentabile<br />
con miglioramenti tecnologici, a causa di limitazioni ottiche.<br />
La disponibilità di immagini termiche ad alta risoluzione<br />
consentirebbe di essere più accurati nelle analisi ed aumentare<br />
al contempo anche il numero di applicazioni. È stato quindi<br />
sviluppato a tale proposito un algoritmo di super risoluzione<br />
per la ricostruzione, a partire da più immagini a bassa risoluzione<br />
leggermente differenti l’una dall’altra, di una singola<br />
immagine contenente le informazioni radiometriche di tutte.<br />
L’algoritmo è stato per prima cosa sperimentato su immagini<br />
nel campo del visibile, in modo da testare e calibrare progressivamente<br />
il suo funzionamento e valutarne i risultati, e successivamente<br />
applicata all’ambito termico. La miglior qualità<br />
delle immagini costruite con la metodologia sviluppata, oltre<br />
ad essere intuitivamente visibile dal confronto con le immagini<br />
di partenza, è stata confermata oggettivamente dal calcolo<br />
di indici statistici tradizionali e sviluppati ad hoc.<br />
Un’innovativa strategia per accuratezza centimetrica con<br />
tecnica PPP e ricevitori GNSS a singola frequenza<br />
Marco Fortunato<br />
Università di Roma “La Sapienza”<br />
I ricevitori GNSS low-cost sono diventati sempre più diffusi<br />
sul mercato grazie al loro molto limitato costo e alle elevate<br />
prestazioni confrontabili con quelle di ricevitori di classe<br />
geodetica nelle ipotesi di basi corte. Tuttavia, non essendo<br />
applicabile la combinazione ionosphere-free, usualmente tali<br />
ricevitori non possono essere utilizzati nel posizionamento<br />
assoluto tramite Precise Point Positioning (PPP). Questo articolo<br />
descrive e valida una metodologia innovativa che permette<br />
di ottenere un’accuratezza centimetrica lavorando con<br />
PPP e ricevitori a singola frequenza. L’algoritmo, partendo<br />
dalle osservazioni acquisite da un unico ricevitore a doppia<br />
frequenza, permette di ricostruire un’osservazione sintetica<br />
L2 per un ricevitore a singola frequenza posizionato nelle<br />
sue vicinanze. Sotto questa ipotesi, la metodologia originale<br />
proposta estende pertanto l’applicazione della combinazione<br />
ionosphere-free ai ricevitori low-cost a singola frequenza.<br />
Le analisi di ripetibilità giornaliera delle coordinate, eseguite<br />
utilizzando ricevitori localizzati nell’Italia centrale, mostrano<br />
un RMSE inferiore a 1.5 cm per le componenti orizzontali<br />
e 3 cm in direzione verticale anche a distanze di 30 km dalla<br />
stazione di riferimento a doppia frequenza. In aree ad elevata<br />
attività ionosferica, l’accuratezza in direzione verticale risente<br />
maggiormente della distanza dalla stazione di riferimento a<br />
doppia frequenza: differenze con le coordinate di riferimento<br />
inferiori a 18 cm si osservano con distanze di 70 km. La stima<br />
assoluta di Zenith Tropospheric Delay (ZTD) rispecchia l’accuratezza<br />
ottenuta per le coordinate in direzione verticale. In<br />
aree caratterizzate da normale attività ionosferica, RMSE inferiori<br />
a 0.75 cm sono ottenuti anche a distanza dalla stazione<br />
di riferimento a doppia frequenza pari a 50 km.<br />
Confronto fra nuvole di punti da rilevi laser scanning e<br />
fotogrammetria digitale – il caso di studio del museo archeologico<br />
di Cividale<br />
Andrej Labiani<br />
Università degli Studi di Trieste<br />
Le nuvole di punti dense rappresentano la base per la realizzazione<br />
di modelli tridimensionali; sono inoltre di fondamentale<br />
importanza se lo scopo dei modelli è quello di essere metricamente<br />
accurati e affidabili. Esse possono essere successivamente<br />
gestite per ottenere elaborati grafici in scala opportuna.<br />
In questo articolo è stata analizzata l’accuratezza di una nuvola<br />
di punti densa ottenuta da immagini digitali relativa alla<br />
facciata principale del Museo Archeologico di Cividale, utilizzando<br />
il software fotogrammetrico di tipo Structure from<br />
Motion, Agisoft Photoscan. Avendo a disposizione un’ulteriore<br />
nuvola di punti densa ottenuta dal rilievo laser scanning<br />
della medesima facciata è stato possibile eseguire un confronto<br />
mediante il software open source CloudCompare; la nuvola<br />
di punti ottenuta dal rilievo laser scanning è stata considerata<br />
come riferimento per il confronto con quella derivante da<br />
Photoscan.<br />
I risultati mostrano la grande efficacia del software Agisoft<br />
Photoscan: le accuratezze e precisioni raggiungibili sono adatte<br />
per ottenere elaborati nelle scale più opportune per fini architettonici<br />
e di restauro.<br />
Fotogrammetria a quota molto bassa e UAV. Analisi a<br />
grande scala con modellazione 3D in ambito urbano<br />
Nicola Liscia<br />
Università di Sassari<br />
La relazione illustra l’importanza che hanno le applicazioni<br />
fotogrammetriche nelle discipline legate allo studio del territorio,<br />
e dell’ambiente urbano, sperimentando alcune applicazioni<br />
per valutare il grado di accuratezza raggiungibile<br />
con riprese a quota molto bassa, e sensori ad alta risoluzione,<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 33
SIFET<br />
effettuate da UAV. Queste tecniche di rilievo low cost,<br />
economicamente sostenibili anche per modeste estensioni<br />
territoriali, permettono di generare strati informativi 3D<br />
aggiornati utili ai tecnici, agli amministratori, ai progettisti<br />
e in generale a tutti coloro che, impegnati nella pianificazione<br />
territoriale, richiedono la definizione di interventi<br />
progettuali sia a scala territoriale che di dettaglio.<br />
Lo sviluppo delle procedure fotogrammetriche presentate<br />
si è svolto nel Laboratorio GIS per la Pianificazione<br />
Ambientale e la Storia del Territorio (ProSIT) del<br />
Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica di<br />
Alghero (SS) e comprende un’analisi tridimensionale di<br />
dettaglio in ambito urbano (rilievo 3D e restituzione vettoriale)<br />
le cui finalità sono legate principalmente allo studio<br />
delle volumetrie del costruito, alla costruzione delle<br />
sezioni altimetriche, agli studi vegetazionali per le aree a<br />
verde.<br />
Nella presentazione del caso studio verranno inoltre descritte<br />
le metodologie di progetto e di rilievo, con acquisizioni<br />
da UAV, esaminando tutti gli aspetti procedurali di<br />
questa disciplina (dalla fase di pianificazione del volo, di<br />
gestione ed elaborazione dei dati, fino a quella di restituzione<br />
in stereoscopia e di produzione cartografica secondo<br />
le norme INSPIRE) e valutando le potenzialità e le criticità<br />
degli strumenti e delle procedure considerate. Appare<br />
interessante il confronto fra le procedure classiche della<br />
ripresa e restituzione digitale fotogrammetrica e quelle<br />
odierne basate su procedure semi-automatiche.<br />
Modelli HBIM da nuvola di punti: la verifica metrica<br />
dei dati e la valutazione dei risultati<br />
Francesca Matrone<br />
Politecnico di Torino<br />
L’innovazione tecnologica degli ultimi anni che ha investito<br />
il settore dell’architettura, dell’ingegneria e delle costruzioni<br />
ha permesso di sviluppare e sperimentare nuove<br />
metodologie di rilievo a supporto della gestione del patrimonio<br />
edilizio esistente. All’interno di questo contributo<br />
verranno trattate alcune metodologie di rilievo integrato<br />
quali fotogrammetria terrestre e aerea tramite APR<br />
(Aeromobili a Pilotaggio Remoto) e tecnica laser scanner<br />
ai fini della costruzione di modelli architettonici tridimensionali.<br />
L’obiettivo di questa ricerca è dunque legato<br />
alla realizzazione di nuvole di punti georiferite, che forniscano<br />
la base per la definizione di geometrie e componenti<br />
in modelli tridimensionali object-oriented quali l’HBIM<br />
(Historical Building Information Modeling).<br />
Il caso studio del Sacro Monte di Varallo (VC), un complesso<br />
devozionale del XV secolo dichiarato Patrimonio<br />
Mondiale dell’Umanità nel 2003, fornisce qui il campo<br />
di prova per l’applicazione di tale metodologia e per la<br />
successiva analisi e valutazione dei dati del modello parametrico<br />
realizzato. Questo confronto è condotto valutando<br />
la deviazione delle geometrie costruite nel modello<br />
HBIM dalla nuvola di punti, qui utilizzata come dato di<br />
riferimento.<br />
Rilievo e monitoraggio di una cava di marmo<br />
con tecniche fotogrammetriche da drone<br />
Paolo Rossi<br />
Università degli studi di Modena e Reggio Emilia<br />
La fotogrammetria da drone permette di eseguire rilievi in<br />
ambienti ostili, come le cave, garantendo operazioni veloci<br />
ed in condizioni di sicurezza, la creazione di prodotti dettagliati<br />
ed accurati che migliorano la gestione dell’attività<br />
estrattiva e consentono il monitoraggio dei quantitativi<br />
dei materiali cavati. Il caso analizzato è rappresentato da<br />
una cava di marmo del distretto di Carrara, un ambiente<br />
difficile da rilevare con tecniche tradizionali a causa delle<br />
sue dimensioni, caratteristiche morfologiche e specificità.<br />
In particolare, lo studio riguarda l’analisi dei dati multitemporali<br />
raccolti dopo rilevamento fotogrammetrico<br />
eseguito per scopi professionali ed esamina le strategie<br />
adottate oltre alle potenzialità di tale metodologia ed alle<br />
criticità emerse. Inoltre sono illustrati alcuni dei prodotti<br />
di maggiore utilità nel contesto ambientale del presente<br />
studio, ottenibili dopo ricostruzione tridimensionale: ortofoto,<br />
mappe, assetto dei pendi e dei fronti di scavo, linee<br />
di frattura, analisi di volume; in particolare sono state<br />
analizzate le variazioni volumetriche relative a due rilievi<br />
successivi.<br />
Analisi di immagini multispettrali per la valutazione e<br />
la pianificazione del verde urbano<br />
Aldo Zoccheddu<br />
Università degli Studi di Sassari<br />
Per molto tempo il ruolo del verde urbano è stato banalizzato<br />
come un unico elemento ornamentale e accessorio<br />
delle città. Attualmente ci sono studi e opere in tutto il<br />
mondo che parlano dei valori del verde urbano come una<br />
risorsa che offre un’ampia varietà di risposte alle esigenze<br />
dell’uomo. Alberi e spazi verdi aiutano a pulire l’aria<br />
rimuovendo inquinanti durante il processo di traspirazione;<br />
possono alleviare il problema dell’effetto di isola<br />
di calore urbano, abbassando le temperature percepite<br />
grazie all’ombreggiamento e mitigazione del calore; e in<br />
generale, contribuiscono a mitigare l’impatto ambientale<br />
dell’attività cittadina sul territorio. Una corretta pianificazione<br />
e gestione del verde, è di conseguenza fondamentale<br />
per preservare le funzioni ecologiche della natura in città,<br />
pertanto, le informazioni quantificabili sulla disponibilità,<br />
distribuzione e monitoraggio del verde, risultano essere<br />
necessarie ed essenziali per raggiungere tale obiettivo. A<br />
questo scopo, il presente lavoro, servendosi dei principi<br />
e delle tecniche di acquisizione e di analisi di immagini<br />
multispettrali, sempre più spesso integrate nei Sistemi<br />
Informativi Territoriali, propone un approccio alternativo<br />
per la mappatura avanzata della copertura vegetale, in una<br />
zona campione del centro urbano della città di Alghero.<br />
L’applicazione del metodo fa uso del calcolo dell’indice<br />
di vegetazione NDVI, che registrando l’elevata risposta<br />
spettrale della clorofilla, permette di conseguenza la localizzazione<br />
puntuale e la quantificazione del contenuto<br />
vitale della vegetazione.<br />
34 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
SIFET<br />
S800A<br />
Ricevitore GNSS con 394 canali e<br />
alte prestazioni<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 35
MERCATO<br />
IN MOSTRA AL CONVEGNO SIFET DI GAETA LA PRE-<br />
STIGIOSA COLLEZIONE APRILE DI STRUMENTI TO-<br />
POGRAFICI<br />
Se è vero che Il Geoportale Nazionale si rinnova e rivolge la<br />
sua attenzione ai Comuni La collezione APRILE, che sarà<br />
visitabile all’interno del 63° Convegno Nazionale SIFET<br />
nel Castello Angioino di Gaeta dal 20 al 22 Giugno <strong>2018</strong>,<br />
comprende alcuni degli strumenti di misurazione più comuni<br />
usati nel passato ad opera dei geometri e topografi.<br />
I geometri si trovavano spesso a lavorare in territori ostili e<br />
a trascorrere mesi sul campo misurando montagne, fiumi,<br />
coste e altri elementi topografici con i loro fidati strumenti<br />
di misurazione.<br />
Fino all’avvento della Rivoluzione Industriale nella seconda<br />
parte del XIX secolo, questi strumenti erano realizzati<br />
da artigiani che, di frequente, erano anche inventori autodidatti.<br />
I pezzi venivano spesso rifiniti con particolari e intagli<br />
raffinati che variavano a seconda di chi li aveva commissionati.<br />
Anche in seno a piccole serie di 10-20 pezzi, ogni<br />
strumento poteva essere considerato un pezzo unico per<br />
via delle diverse rifiniture che lo contraddistinguevano<br />
dagli altri.<br />
I migliori strumenti di misurazione facevano parte dell’attrezzatura<br />
scientifica più avanzata dell’epoca, essendo<br />
estremamente ricercati e di immenso valore, non solo per<br />
i livelli di precisione mai raggiunti prima di allora, ma<br />
anche per la maestria artigianale e l’estetica sublime che<br />
emanavano.<br />
Nella collezione APRILE fanno capolino strumenti realizzati<br />
da illustri artigiani del XIX secolo, come Troughton<br />
& Simms di Londra, creatori di strumenti per gli osservatori<br />
di Greenwich e Melbourne.<br />
Un altro celebre artigiano britannico presente nella collezione<br />
è Thomas Jones, la cui importanza gli è valsa la nomina<br />
a Membro della Royal Society of London nel 1835.<br />
La Salmoiraghi gia La filotecnica di Milano, del prof.<br />
Porro e Ing. Angelo Salmoiraghi. Spanò meccanica di<br />
precisione di Napoli. Kern, Wild, Zeiss Jena.<br />
Oltre ai costruttori europei, la collezione vanta anche pezzi<br />
realizzati da società americane, come la Young & Sons<br />
di Filadelfia e la Keuffel & Esser di New York.<br />
Sia le società europee, sia quelle americane presenti nella<br />
collezione fornivano strumenti alla U.S. Coastal Survey,<br />
istituita nel 1807 per realizzare la mappatura geodetica<br />
della linea costiera degli Stati Uniti.<br />
36 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong><br />
C’è vita nel nostro mondo.<br />
Realizzazione di infrastrutture<br />
dati territoriali (SDI) conformi a INSPIRE<br />
Formazione specialistica su tecnologie<br />
GIS Open Source<br />
INSPIRE Helpdesk<br />
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MERCATO<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 37
MERCATO<br />
LA RELEASE TOPCON MAGNET ENTERPRISE COMPRENDE L'INTEGRAZIONE DI AUTODESK BIM 360<br />
Topcon Positioning Group annuncia che il sistema software MAGNET® Enterprise è stato aggiornato al fine di estendere l'integrazione<br />
con le soluzioni Autodesk mediante una nuova connessione cloud Autodesk BIM 360.<br />
L'integrazione con BIM 360 è stata studiata per dare agli utenti di MAGNET Enterprise (https://www.topconpositioning.com/it-it/<br />
magnet-productivity-suite/magnet-enterprise-solutions/magnet-enterprise) la possibilità di gestire piani 2D, modelli 3D e qualsiasi<br />
altro documento di progetto negli ambienti BIM 360 o Autodesk A360 Drive. Il software è progettato per semplificare la gestione<br />
dei documenti in senso bidirezionale fra gli operatori sul campo e l’ufficio e per fornire una posizione dedicata per condividere e<br />
salvare i file di progetto più recenti.<br />
"L'integrazione di BIM 360 consente ai team di lavoro di eseguire tracciamenti di cantiere dai progetti memorizzati nel cloud<br />
Autodesk o raccogliere dati di rilievo e posizionamento che possono essere caricati direttamente su BIM 360", ha affermato David<br />
Ahl, direttore del dipartimento di gestione dei prodotti software. "Inoltre, gli utenti dei sistemi di automazione delle macchine possono<br />
accedere ai documenti Autodesk tramite Enterprise e Sitelink3D."<br />
"La connettività cloud è un altro esempio di come Topcon e Autodesk lavorino insieme per offrire ai nostri utenti un flusso di lavoro<br />
conciso e sintetico al massimo, mediante la collaborazione e l’impegno all’apertura del nostro software", ha proseguito Ahl.<br />
Per ulteriori informazioni, visitare topconpositioning.com.<br />
L’eccellenza dei dati geografici<br />
Toponomastica e numerazione civica<br />
A beneficio degli ambiti di utilizzo più maturi ed esigenti, per la gestione e per la pianificazione geografica e quotidiana<br />
delle reti e delle utenze, della grande e media distribuzione, della raccolta RSU, dei sistemi navigazionali e del car-sharing,<br />
per l’attività politica e per quella amministrativa. www.studiosit.it • info@studiosit.it<br />
38 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
MERCATO<br />
LA NUOVA GENERAZIONE DI SENSORI TERMI-<br />
CI DJI ZENMUSE XT2<br />
Le nuove Zenmuse XT2: si tratta di camere termiche basate<br />
su un design a doppio sensore, per una visione simultanea dei<br />
dati RGB e termici.<br />
Per aiutare nell’interpretazione dei dati, l'XT2 ha nuove opzioni<br />
che semplificano l’estrazione delle informazioni da entrambi<br />
i flussi di dati, la tecnologia FLIR MSX e nuove funzioni di<br />
tracciamento e avviso, oltre a quelle standard presenti nell'XT<br />
originale. 3D TARGET è lieta di presentare le nuove Zenmuse<br />
XT2: si tratta di camere termiche basate su un design a doppio<br />
sensore, per una visione simultanea dei dati RGB e termici. Per<br />
aiutare nell’interpretazione dei dati, l'XT2 ha nuove opzioni<br />
che semplificano l’estrazione delle informazioni da entrambi<br />
i flussi di dati, la tecnologia FLIR MSX e nuove funzioni di<br />
tracciamento e avviso, oltre a quelle standard presenti nell'XT<br />
originale.<br />
Le principali caratteristiche di questa nuova soluzione sono:<br />
4Configurazione a doppio sensore: sensore termico Tau 2 e fotocamera digitale RGB da 12 MP. XT2 utilizza i sensori Tau 2 di<br />
fascia alta, disponibili con varie combinazioni di risoluzione e lente, ma tutti con la funzione radiometrica – per consentire la<br />
memorizzazione dei dati di temperatura in ogni pixel - e un frame rate massimo di 30 Hz.<br />
4Flir MSX: Multi Spectral Dynamic Imaging, migliora la nitidezza termica integrando i dettagli della fotocamera digitale nei video<br />
e negli scatti termici.<br />
4Temp Check: Possibilità di impostare delle soglie di temperature limite oltre le quali il sistema invia un allarme.<br />
4PiP: Picture in Picture permette di visualizzare contemporaneamente l’immagine termica e quella visibile sovrapposte.<br />
4Quick track e Heat track: Possibilità di tracciare e seguire l’oggetto a temperatura più alta (o quello scelto).<br />
4Involucro resistente alle intemperie con livello di protezione IP44.<br />
4XT2 sfrutta le funzioni di computer vision di DJI e strumenti di interpretazione dei dati termici, permettendo di sfruttare al<br />
massimo i dati durante l’acquisizione sul campo.<br />
Zenmuse XT2 può essere impiegata in un'ampia gamma di applicazioni, tra gli altri ricordiamo i settori della pubblica sicurezza e<br />
dell'energia.<br />
3D Target srl, importatore unico in Italia, accetta ordini per la serie DJI ZENMUSE XT2, offerti a partire da 6.499,00 € (IVA<br />
esclusa).<br />
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Via Indipendenza, 106<br />
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Phone +39.0386.62628<br />
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www.geogra.it<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 39
MERCATO<br />
4 Valutare l'impatto delle nuove costruzioni per la pianificazione urbana<br />
4 Fornire documentazione della città per la gestione delle risorse<br />
4 Fornire analisi dei trasporti per ridurre la congestione<br />
4 Monitoraggio del flusso di persone per aumentare la sicurezza<br />
NCTECH PRESENTA ISTAR PULSAR: UN NUOVO SISTEMA<br />
PER CATTURARE LA REALTÀ IN MOVIMENTO<br />
L'azienda introduce un nuovo sistema di acquisizione dati progettato per catturare<br />
la realtà in movimento: iSTAR Pulsar<br />
iSTAR Pulsar è progettato per acquisire dati a 360 gradi mentre è montato su<br />
un veicolo, un drone o in spalla ad un pedone. Il sistema è disegnato per facilità<br />
d'uso e non richiede alcuna esperienza di fotografia. L'app iSTAR Pulsar<br />
offre la possibilità di pianificare percorsi, nonché di visualizzare e condividere<br />
i contenuti online.<br />
iSTAR Pulsar è progettato specificamente per acquisire dati a 360° in movimento<br />
ed è stato sviluppato in collaborazione con Sony e Intel. Il sistema può<br />
essere utilizzato in una serie di applicazioni industriali e smart city, come ad<br />
esempio:<br />
Neil Tocher, co-fondatore e Chief Technical Officer di NCTech ha dichiarato: “With just a tap, iSTAR Pulsar provides fully automated<br />
360° panoramic image capture. It’s not a camera in a traditional sense – it is capturing huge amounts of high resolution data<br />
that is connected to our vast cloud processing pipeline, offering a fully automatic workflow from capture to delivery.”<br />
iSTAR Pulsar offre una soluzione edge-to-cloud completamente autonoma per l'acquisizione di immagini panoramiche a 360 gradi<br />
fino a 7 fotogrammi al secondo. iSTAR Pulsar offre la massima qualità possibile dell'immagine con la semplice pressione di un<br />
pulsante.<br />
Dettagli del prodotto<br />
4 La risoluzione sferica ad 11K senza precedenti fornisce ad iSTAR Pulsar una risoluzione pari al doppio di quella dei sistemi sferici<br />
standard da 8K, offrendo un'immagine panoramica da 60,5 megapixel.<br />
4 Pre-calibrazione a livello sub-pixel con un'analisi approfondita avanzata.<br />
4 Ottimizzato per piattaforme mobili, iSTAR Pulsar regola la velocità di acquisizione durante l'elaborazione per fornire una distanza<br />
dell'intervallo coerente, riducendo al minimo i requisiti di archiviazione e elaborazione dei dati.<br />
4 L'analisi di misurazione ponderata garantisce che le zone di maggior interesse siano perfettamente esposte.<br />
4 La pipeline di post-elaborazione completamente automatica include una funzione opzionale di stabilizzazione dell'orizzonte<br />
automatica per rettificare qualsiasi inclinazione e ancheggiamento indotti durante l'acquisizione a piedi.<br />
4 Design robusto, resistente alle intemperie e agli urti, con sensori GPS e IMU ad alta precisione integrati per garantire un'integrazione<br />
diretta senza sforzo con i sistemi GIS.<br />
4 Le tecnologie avanzate di crittografia simmetrica e asimmetrica garantiscono la sicurezza dei dati end-to-end dall'acquisizione alla<br />
consegna.<br />
Sarà possibile provare iSTAR Pulsar direttamente dal vivo a SPAR 3D Expo a giugno.<br />
Droni Idrografici polivalenti<br />
• Rilievi batimetrici automatizzati<br />
• Acquisizione dati e immagini<br />
• Mappatura parametri ambientali<br />
• Ispezione fondali<br />
Dighe, laghi, cave in falda, bacini, fiumi e<br />
canali fino a 15 4 m/s. Km/h. Insensibili ai bassi ai bassi<br />
fondali e alla presenza di alghe e detriti<br />
40 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong><br />
Vendita - Noleggio - Servizi chiavi in mano,<br />
anche con strumentazione cliente
4 th INTERNATIONAL CONFERENCE ON<br />
METROLOGY FOR ARCHAEOLOGY<br />
AND CULTURAL HERITAGE<br />
CASSINO, ITALY | 22 - 24 OCTOBER <strong>2018</strong><br />
ORGANIZERS<br />
GENERAL CHAIRS<br />
Pasquale Daponte<br />
University of Sannio, Italy<br />
Marilena Maniaci<br />
University of Cassino, Italy<br />
TECHNICAL PROGRAM CHAIRS<br />
Francesco Fontanella<br />
Marco Laracca<br />
Cristina Corsi<br />
Elena Garcea<br />
PUBLICATION CHAIR<br />
Lucio Del Corso<br />
SPECIAL SESSION CHAIRS<br />
Assunta Pelliccio<br />
Eugenio Polito<br />
AWARD CHAIR<br />
Maria Grazia D’Urso<br />
TREASURY CHAIR<br />
Sergio Rapuano<br />
IMPORTANT DATES<br />
CALL FOR<br />
PAPERS<br />
You are invited to submit papers for the 4 th International Conference on Metrology for Archaeology and<br />
Cultural Heritage to be held in Cassino, Italy.<br />
MetroArchaeo brings together researchers and operators in the enhancement, characterization and<br />
preservation of archaeological and cultural heritage with the main objective of discussing production,<br />
interpretation and reliability of measurements and data.<br />
The conference is conceived to foster exchanges of ideas and information, create collaborative<br />
networks and update innovations on “measurements” suitable for cultural heritage for archaeologists,<br />
conservators and scientists.<br />
PAPER SUBMISSION<br />
Authors are invited to submit an original extended abstract (4 pages), reporting original research of a<br />
theoretical or applied nature using the Open Conference System. The paper should explain the<br />
significance of the contribution and contain a list of key references. All papers must be written in<br />
English according to the guidelines provided on the MetroArchaeo <strong>2018</strong> website:<br />
http://www.metroarcheo.com<br />
All Accepted Papers will be submitted for publication to IEEE Xplore.<br />
SPECIAL SESSIONS<br />
Special sessions will be organized on specific topics, see online at<br />
http://www.metroarcheo.com/special-session<br />
AWARDS<br />
The best contributions will be awarded, including the Best Student Paper Award, the Best Paper<br />
authored and presented by a woman, the Best Poster and the Best Demonstration.<br />
MARCH 30, <strong>2018</strong><br />
Special Session Proposal<br />
JULY 10, <strong>2018</strong><br />
Extended Abstract Submission<br />
AUGUST 30, <strong>2018</strong><br />
Notification of Acceptance<br />
OCTOBER 1, <strong>2018</strong><br />
Full Paper Submission<br />
LOCAL ARRANGEMENTS<br />
TOPIC AREAS<br />
• Methodologies and measurements for<br />
diagnostics and conservation<br />
• Geomatics for Cultural Heritage research and<br />
management<br />
• Non-destructive techniques for archaeological<br />
diagnostics<br />
• 3D recording and modelling for Cultural Heritage<br />
• Metrology in landscape archaeology<br />
• Metrological approaches to the study of written<br />
Heritage<br />
• Metrological approaches in architecture and<br />
visual arts<br />
• Bioarchaeology and palaeodiet<br />
measurements<br />
• Archaeometry<br />
• Archaeozoology<br />
• Archaeobotany<br />
• Metrological analyses of raw materials<br />
• Computer science and 3D survey<br />
• Metadata and digital management in<br />
archaeology<br />
• Ancient scientific instruments<br />
www.athenaconsulting.eu<br />
www.metroarcheo.com<br />
metroarchaeo@unisannio.it
REPORT<br />
GeoSDH @ GEOWEB 4.0<br />
Vi spieghiamo il futuro di GEOWEB:<br />
servizi innovativi basati su informazioni geospaziali<br />
“Non è la<br />
conoscenza, ma l’atto<br />
dell’apprendimento<br />
e del raggiungere<br />
la meta, che ci<br />
garantisce il maggior<br />
godimento” -<br />
Carl Friedrich Gauss<br />
A cura del team di<br />
sviluppo di GEOWEB<br />
Fig.2 - Aprile 2017. Nasce il concetto di Geospatial Smart Data Hosting @(at) GEOWEB, o<br />
semplicemente i servizi GeoSDH, che comprendono 6 aree di sviluppo di servizi basati sul cloud.<br />
L’<br />
innovazione corre veloce<br />
sul filo del cloud<br />
computing, e così si<br />
adeguano i servizi di<br />
GEOWEB, azienda leader nei<br />
servizi per i professionisti, nata<br />
negli anni 2000 sulla scia del<br />
catasto digitale e dei servizi<br />
telematici per i geometri, periti<br />
industriali, periti agrari e dottori<br />
chimici/fisici.<br />
La maggiore complessità di<br />
dati nell’era del digital sensing e<br />
dei big data, impone a tutta la<br />
società civile un cambio di paradigma<br />
che sposta l’attenzione<br />
verso il Cloud come risorsa a<br />
tutto tondo, in grado di supportare<br />
operazioni in tempo<br />
reale e dare risposta all’esigenza<br />
di storage di dati ormai troppo<br />
onerosi per risiedere sui<br />
PC degli studi professionali.<br />
La fase della società mobile o<br />
ubiquitous in cui viviamo, impone<br />
sistemi non più centrati<br />
sui personal computer, ma sui<br />
dispositivi di convergenza digitale<br />
oggi disponibili (tablet e<br />
smartphone) che ci accompagnano<br />
a casa, in campagna, in<br />
ufficio (smart working). I portali<br />
informativi della prima era<br />
internet si sono trasformati in<br />
sistemi collaborativi, e incombe<br />
l’AI (Artificial Intelligence)<br />
che sta prendendo possesso<br />
dei nostri dati, integrando<br />
funzioni complesse di analisi,<br />
potendo, in tempo reale, ricostruire<br />
“frame dimensionali”<br />
che l’intelligenza umana può<br />
comprendere ma che difficilmente<br />
saprebbe computare.<br />
Questo oggi, è quanto disponibile<br />
via ‘rete’ ed è in questi<br />
termini che continueremo ad<br />
usarla, come già facciamo da<br />
molto tempo con i portali cartografici,<br />
con i dati ambientali<br />
e meteo. In conclusione, la<br />
maggior parte dei servizi, soprattutto<br />
quelli di ausilio alle<br />
professioni, stanno passando<br />
dalla fase di servizi dedicati a<br />
quella di servizi di Community<br />
di tipo “SaaS”, ma anche<br />
“RaaS” 1 , che rappresentano<br />
la punta dell’iceberg di come<br />
la nostra società digitale stia<br />
spostando il focus dalla natura<br />
computazionale del nostro<br />
dominio personale, alla natura<br />
partecipativa della rete (condivisione<br />
multi-professionale).<br />
I servizi cloud based<br />
di GeoSDH<br />
Il complesso dei servizi che<br />
popoleranno l’offerta GeoSDH<br />
spaziano nell’ambito delle tecniche<br />
e dei dati del mondo geo-<br />
42 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
spatial, il che vuol dire che l’utente<br />
potrà accedere a sistemi<br />
di gestione di nuvole di punti<br />
generati dai sistemi laser scanner<br />
e LIDAR, oppure a sistemi<br />
di fotogrammetria di supporto<br />
alle nuove tecnologie APR, ma<br />
anche a sistemi con i quali sia<br />
possibile, in pochi passaggi,<br />
creare il proprio microGIS 3D.<br />
Il ventaglio applicativo sarà<br />
popolato attraverso la localizzazione<br />
di precisione GNSS,<br />
da dati SAR per il calcolo della<br />
stabilità dei pendii o dei fabbricati<br />
e per la valutazione del<br />
rischio sismico. Una visione di<br />
sintesi dei servizi GeoSDH è<br />
quella disegnata in fig.1, con<br />
i primi servizi già operativi e<br />
disponibili per gli utenti Premium<br />
di GEOWEB.<br />
GeoDaC (Geospatial Data<br />
Cloud) - Con questo servizio<br />
l’utente può trasferire le cospicue<br />
moli di dati provenienti<br />
da tecnologie Laser Scanner,<br />
e sfruttare immediatamente le<br />
potenzialità dei servizi di smart<br />
data hosting in modalità ubiquitous<br />
(su tablet, smartphone,<br />
PC). Il mondo del geospatial<br />
è caratterizzato da tipologie di<br />
dati che richiedono grossa potenza<br />
di archiviazione e di data<br />
processing. Tutte caratteristiche<br />
che la piattaforma GeoSDH<br />
con la sua architettura, mette a<br />
disposizione di chi lavora con<br />
le ‘nuvole di punti’.<br />
per avere un modello 3D<br />
idoneo ad essere misurato, a<br />
produrre documentazione, ad<br />
essere condiviso in rete (es,<br />
preview di un lavoro) con<br />
il committente o con altre<br />
professionalità coinvolte nel<br />
progetto. Stereo modelli fruibili<br />
via web per misure di precisione<br />
fotogrammetrica, Ortofoto,<br />
microGIS 3D, questi alcuni<br />
dei prossimi rilasci del progetto.<br />
Prodotti che andranno ad<br />
alimentare altre filiere digitali<br />
e che serviranno a produrre i<br />
dati necessari per i 3D City<br />
model di prossima diffusione.<br />
Il mondo del 3D capturing<br />
fa parte del nuovo modo di<br />
impiegare i sistemi UAV nei<br />
settori dell’ispezione di impianti/cantieri/infrastrutture,<br />
in agricoltura di precisione e in<br />
molte altre attività umane che<br />
le tecnologie innovative delle<br />
immagini digitali e del volo ci<br />
stanno già offrendo. I servizi<br />
3DCapture rappresentano una<br />
prima ricaduta del lavoro congiunto<br />
tra GEOWEB, che ha<br />
curato gli aspetti del Cloud, e<br />
Menci Software che ha fornito<br />
la tecnologia fotogrammetrica<br />
(APSWeb).<br />
DecoSEL (Decostruzione Selettiva)<br />
- Un servizio dedicato<br />
all’integrazione del Piano di<br />
Smaltimento dei Rifiuti in un<br />
contesto di integrazione piena<br />
di un nuovo workflow digitale.<br />
Anche per questo processo sarà<br />
necessario operare un passaggio<br />
che, dall’attuale dematerializzazione<br />
degli atti porti ad una<br />
vera Digital Transformation. E’<br />
lo stesso processo che gli utenti<br />
di GEOWEB hanno condotto<br />
insieme all’Amministrazione<br />
(catasto - AdE) perseguendo,<br />
negli ultimi 20 anni, il passaggio<br />
dal catasto analogico con<br />
procedure manuali al catasto<br />
numerico con aggiornamento<br />
cartografico automatico passando<br />
da PREGEO a WEGIS<br />
e GEOPOI.<br />
La necessità è quella di andare<br />
verso la la numerizzazione degli<br />
atti, ovvero la smaterializzazione<br />
a favore del tutto digitale,<br />
che prelude alla vera trasformazione<br />
digitale della società del<br />
terzo millennio. Città digitali<br />
e smart supportate dalla cartografia<br />
dei 3D city model. Ciclo<br />
di vita del fabbricato e delle<br />
infrastrutture gestiti attraverso<br />
l’uso massivo del BIM e dei<br />
sistemi di CAD management<br />
basati su applicazioni web,<br />
cloud e mobile. E’ questo il<br />
mainstream in cui si pone il<br />
progetto di ricerca applicata<br />
Metior di GEOWEB, nel cui<br />
contesto vive la soluzione<br />
GeoSDH.<br />
3DCapture – Quando a catturare<br />
la realtà fisica e tradurla<br />
in digitale, con metodo fotogrammetrico,<br />
è il professionista<br />
stesso, lo fa attraverso questo<br />
servizio che raccoglie in sé la<br />
sfida del 3D Imaging (sistemi<br />
APR con sensori standard<br />
come camere fotogrammetriche<br />
e tradizionali, e/o con sensori<br />
termici).<br />
3DCapture è fruibile, su tutte<br />
le piattaforme web desktop o<br />
mobile, e bastano pochi click<br />
La gallery GeoSDH derivata da dati laser scanner e fotogrammetrici.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 43
REPORT<br />
Nell'immagine una porzione del castello di Castelferretti (in prima di copertina) rilevata attraverso immagini<br />
con camera full frame, ed elaborate a nuvola di punti sul sistema 3DCapture. GeoDaC e 3DCapture<br />
possono convivere attraverso il visualizzatore GeoAV in una unica sessione di lavoro o di rappresentazione.<br />
Conclusioni<br />
Lo scopo di questo processo di innovazione<br />
è quello di porsi al fianco<br />
degli utenti, in un momento non<br />
facile dell’evoluzione sociale e di<br />
mercato, introducendo il professionista<br />
classico (misuratore di punti e<br />
poligonali, redattore di DOCFA e<br />
fondamentalmente catasto-centrico)<br />
al mondo delle ‘nuvole di punti’,<br />
alla realtà virtuale ed aumentata,<br />
ai prossimi workflow digitali della<br />
società del futuro. Lo facciamo<br />
con il necessario supporto della<br />
formazione che, passo dopo passo,<br />
introduce all’uso delle diverse tecnologie<br />
e servizi, in un viaggio dove<br />
è proprio l’atto dell’apprendimento<br />
e del raggiungere la meta, che, come<br />
afferma Gauss, garantisce il maggior<br />
godimento.<br />
NOTE<br />
1 SaaS (Software as a Service), e RaaS (Robotics<br />
as a System): Il primo è in uso nella terminologia<br />
del mondo IT per indicare il passaggio da software<br />
basati sui nostri PC, a quelli di nuova generazione<br />
basati per lo più su piattaforme remote (cloud).<br />
Il secondo è un concetto espresso da una azienda<br />
leader nel proprio segmento di mercato, la quale<br />
basa le sue attività sui sistemi robotici come i Droni,<br />
la documentazione dei complessi edili o delle infrastrutture,<br />
per lo più con immagini e sistemi<br />
LIDAR, che producano dati e modelli 3D da utilizzare<br />
con sistemi assimilabili a quelli proposti in<br />
ambito GeoSDH.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
GeoSDH; GeoDaC; 3DCapture; DecoSEL;<br />
Laser Scanner; Fotogrammetria<br />
Una PMU per i fondi FESR<br />
Oltre ai progetti e alle soluzioni in ambito<br />
GeoSDH, GEOWEB nella stessa scia<br />
di innovazione e supporto ai propri iscritti<br />
PREMIUM, ha attivato il servizio PMU<br />
(Project Management Unit), la cui genesi<br />
è legata alla equiparazione dei professionisti<br />
con le PMI. Dal 2016 quindi, gli stessi<br />
possono accedere alle forme di sostegno<br />
previste nel quadro della programmazione<br />
2014-20 del Fondo Europeo di Sviluppo<br />
Regionale (FESR). GEOWEB attraverso il<br />
servizio PMU fornisce quindi assistenza tecnica<br />
specialistica per l’accesso agli strumenti<br />
di incentivazione per lo sviluppo di impresa.<br />
Il servizio end-to-end erogato prevede:<br />
• monitoraggio, identificazione e selezione<br />
delle opportunità di finanziamento.<br />
• analisi di finanziabilità.<br />
• supporto alla presentazione delle proposte<br />
progettuali.<br />
Il servizio è disponibile all'urlª<br />
pmu.geoweb.it<br />
ABSTRACT<br />
Innovation runs fast on the edge of the cloud<br />
computer science and GEOWEB, company<br />
born in the 2000s following the digital cadastre<br />
and telematics services for surveyors,<br />
industrial surveyors, agricultural surveyors,<br />
adapt its services to the needs of professionals.<br />
Infact GEOWEB proposes in this article all its<br />
new cloud based GeoSDH services: GeoDaC<br />
(Geospatial Data Cloud) - DecoSEL (Selective<br />
Deconstruction) - 3DCapture and Project<br />
Management Unit Service.<br />
AUTORE<br />
Team di sviluppo di GEOWEB<br />
info@geoweb.it<br />
Viale Luca Gaurico 9/11<br />
00143 Roma<br />
44 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong>
REPORT<br />
The Intersection of<br />
Infrastructure<br />
and Technology<br />
I passi da gigante nelle tecnologie di comunicazione e misurazione stanno trasformando<br />
il modo in cui le infrastrutture sono costruite. Creando soluzioni che abbracciano questi<br />
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The Intersection of<br />
Infrastructure and Technology<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2018</strong> 45
AGENDA<br />
3-7 GIUGNO <strong>2018</strong><br />
ISPRS Symposium "Towards<br />
Photogrammetry 2020"<br />
Riva del Garda (Italy)<br />
https://goo.gl/1c5muu<br />
12 Giugno <strong>2018</strong><br />
Barcellona<br />
Photoconsortium Annual Event<br />
www.geoforall.it/ku888<br />
18 – 20 GIUGNO <strong>2018</strong><br />
Museum Next Europe <strong>2018</strong><br />
Londra (United Kingdom)<br />
Website: www.museumnext.com<br />
20 - 22 GIUGNO <strong>2018</strong><br />
63° Convegno Nazionale SIFET<br />
Gaeta (Italy)<br />
https://bit.ly/2x5booi<br />
24 - 27 GIUGNO <strong>2018</strong><br />
SALENTO AVR <strong>2018</strong><br />
Otranto (Italy)<br />
www.salentoavr.it<br />
3 – 6 LUGLIO <strong>2018</strong><br />
34° Convegno Internazionale<br />
Scienza e Beni Culturali<br />
Bressanone (Italy)<br />
www.scienzaebeniculturali.it<br />
4 - 6 LUGLIO <strong>2018</strong><br />
IX Convegno Internazionale AIT<br />
<strong>2018</strong><br />
Firenze (Italy)<br />
https://bit.ly/2KDV27V<br />
22 - 27 LUGLIO <strong>2018</strong><br />
Scientific Methods in Cultural<br />
Heritage Research - Gordon<br />
Research Conference<br />
Castelldefels (Spain)<br />
www.grc.org/scientificmethodsin-cultural-heritageresearchconference/<strong>2018</strong>/<br />
5 - 8 SETTEMBRE <strong>2018</strong><br />
3DV <strong>2018</strong> - 6th<br />
International Conference on<br />
3DVision<br />
Verona (Italy)<br />
http://www.3dv.org<br />
10 - 13 SETTEMBRE<br />
SPIE <strong>2018</strong> - Remote Sensing<br />
Symposium<br />
Berlino (Germany)<br />
www.geoforall.it/kwuxx<br />
12 - 14 SETTEMBRE <strong>2018</strong><br />
Geosciences for the environment,<br />
natural hazard and cultural<br />
heritage<br />
Catania (Italy)<br />
http://www.sgicatania<strong>2018</strong>.it<br />
26 – 28 SETTEMBRE <strong>2018</strong><br />
XXI NKF Congress – Cultural<br />
heritage facing catastrophe:<br />
prevention and recoveries<br />
ReyKjavik (Iceland)<br />
https://www.nkf<strong>2018</strong>.is/<br />
3 - 5 OTTOBRE <strong>2018</strong><br />
TECHNOLOGY for ALL <strong>2018</strong><br />
Roma (Italy)<br />
https://www.technologyforall.it/<br />
25 - 28 OTTOBRE <strong>2018</strong><br />
ICOMOS-ICAHM Annual<br />
Meeting<br />
Montalabano Elicona, Messina<br />
(Italy)<br />
https://bit.ly/2Iy9GRv<br />
12 - 15 NOVEMBRE <strong>2018</strong><br />
VISUAL HERITAGE - CHNT<br />
<strong>2018</strong><br />
Vienna, (Austria)<br />
http://<strong>2018</strong>.visualheritage.org/<br />
http://www.chnt.at/form_<br />
registration/<br />
21 - 24 NOVEMBRE <strong>2018</strong><br />
Image and Research <strong>2018</strong> - 15th<br />
International Conference<br />
Girona (Spain)<br />
https://bit.ly/2IAbPMz<br />
27 - 29 NOVEMBRE<br />
XXII Conferenza Nazionale<br />
ASITA<br />
Bolzano (Italy)<br />
http://www.asita.it/<br />
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