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Borgoforte

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EL MISTERO DEL MEZÀ<br />

Potrebbe capitare, passando di notte dalle parti del mezà a <strong>Borgoforte</strong>, di veder emergere dalle<br />

acque improvvisamente agitate dell'Adige nei pressi degli antichi ruderi della torre, una giovane<br />

dama sopra un cavallo bianco, subito seguita da un signore che cavalca invece un destriero nero,<br />

accompagnati dal rintocco lontano di una campana che sembra dire “din don … perdon, perdon”.<br />

E infatti, viveva una volta da quelle parti il conte Romildo del Mezà che ricchissimo possedeva<br />

denaro, terreni e beni in quantità. Gli mancava solamente la compagnia di una moglie, ma non<br />

aveva ancora avuto l'occasione di incontrare la donna della sua vita. Finalmente un giorno, passando<br />

dalle parti del Beolo, vide uscire da un viottolo tra i campi una fanciulla bellissima che decise<br />

dovesse diventare sua sposa. Si informò, era Zita la figlia di Mochi, per cui decise che sarebbe<br />

andato a chiederne la mano al padre. Quella di Mochi era una famiglia molto povera e le intenzioni<br />

del nobile Romildo avrebbero potuto cambiarne le sorti, ma quando il cavaliere si presentò al padre<br />

a questi venne in mente che l'aveva già promessa a Rigo, un giovane del posto di pari estrazione<br />

sociale. Capito che il nobile si era ormai invaghito al punto da pretendere che Zita diventasse sua<br />

sposa con le buone o con le cattive, decise di affrontare il giovane Rigo per convincerlo a rinunciare<br />

alle pretese sulla ragazza. Alla fine, dopo un'accesa discussione il ragazzo accettò di liberare Mochi<br />

dall'impegno preso a patto di essere invitato alla cerimonia nuziale per poter donare agli sposi<br />

sull'altare un mazzo di fiori, condizione che fu accettata senza difficoltà.<br />

Il giorno del matrimonio fu fissato entro breve tempo e come accordato, al momento del sì, con la<br />

chiesa piena di parenti e invitati, arrivò il giovane con il mazzo di fiori. Ma presentatosi di fronte alla<br />

ragazza, buttati i fiori in faccia al conte, estrasse un coltello e gridando: “non sei stata mia, non lo<br />

sarai di nessuno” lo piantò nel petto di Zita e di seguito anche di Romildo che tentava di fermarlo.<br />

Nel trambusto che seguì sopravvenne d'improvviso un furioso temporale assieme ad un'ondata di<br />

piena dell'Adige che oltre ad annegare Rigo fece crollare il castello, motivo per cui ancora oggi<br />

rimangono i resti emergenti dalle acque

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