ICF Febbraio e Marzo 2018

ANNOIX NUMERO1 FEBBRAIO/MARZO2018 

FARMACEUTICA 

Principi attivi, un primato 

italiano da difendere 

RICERCA 

Tessuti naturali 

per cosmetici innovativi 

STRUMENTAZIONE 

Connettività e autodiagnostica: 

Industria 4.0 nel processo 

petrolchimico 

RIVISTA 

DELL’ 

INDUSTRIA 

CHIMICA E 

FARMACEUTICA 

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Stesura URS/FS e HDS/SDS 

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Esecuzione protocolli 

Validation report 

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Protocolli FAT/SAT e revisione documentazione fornitori 

Sviluppo procedure operative standard (SOPs) 

Verifica GAMP e supporto a System Integrators 

Convalida SCADA/DCS 

Assessment FDA 21 CFR Part 11/Annex 11 EU GMP 

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PVS Consulting Sagl 

SEDE: Via San Gottardo 32 - 6830 

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FARMACEUTICA 



RICERCA 


per cosmetici innovativi 

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DELL’ 

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Industria 4.0 nel processo 

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Sommario 

RIVISTA 

DELL’ INDUSTRIA 

CHIMICA E 

FARMACEUTICA 

ANNOIX NUMERO1 FEBBRAIO/MARZO2018 


icf 

INDUSTRIA 

CHIMICA E 

FARMACEUTICA 

icf 

4 

Storia di copertina 

Da specialisti a riferimento 

nella misura di livello 

12 

Attualità 

Farmaci equivalenti in crescita, 

ma costi e concorrenza 

riducono i margini 

28 

Appuntamenti 

32 

Energia 

Soluzioni personalizzate 

di cogenerazione 

ad alto rendimento 

8Editoriale 

10 

Attualità 



16 

Attualità 

26 

Appuntamenti 

Chemspec punta 

sul networking 

36 

Energia 

Sommario 

2 icf RIVISTA DELL’INDUSTRIA CHIMICA E FARMACEUTICA

Sommario 

FEB/MAR 2018 NUMERO 1 

38 

Ricerca 

Tessuti naturali per cosmetici 

innovativi: un progetto 

di ricerca europeo 

52 

Automazione/Strumentazione 

Un nuovo passo nella 

trasformazione digitale 

64 

Sicurezza 

Molestie olfattive: 

un problema diffuso 

44 

Ambiente 

46 

Strumentazione 


così Industria 4.0 entra 

nel processo petrolchimico 

58 


62 

Componenti 

71 

Sicurezza 

72 

Colophon 

Abbiamo parlato di… 

Febbraio/Marzo 2018 

RIVISTA DELL’INDUSTRIA CHIMICA E FARMACEUTICA icf 3


Da specialisti a riferimento 

nella misura di livello 

Attraverso i prodotti dell’ultima generazione, Vega ha 

sensibilmente accresciuto le capacità produttive e le possibilità 

applicative, incrementando le quote di mercato; molto positivo 

anche il trend della filiale italiana. 

di Francesco Goi 

L’headquarter 

e gli stabilimenti 

produttivi di 

Vega si trovano 

a Schiltach, nella 

Foresta Nera 

Presente in oltre 80 paesi con 

filiali e distributori, Vega 

Grieshaber KG è un’azienda 

multinazionale tedesca, leader 

a livello mondiale per la 

misura di livello e di pressione; la sede 

principale è situata a Schiltach, 

nella Foresta Nera. 

Tuttora la proprietà dell’azienda è della 

famiglia del fondatore: in piena continuità 

con la storia aziendale, proprio in 

questo periodo si è verificato un importante 

ricambio generazionale e la guida 

della società è stata assunta dalla figlia 

Isabel Grieshaber. 

Per fare il punto sull’attività della società 

e sui futuri sviluppi abbiamo incontrato 

Daniele Romano, Marketing 

Manager di Vega Italia, la filiale operante 

da oltre 30 anni sul nostro mercato. 

ICF - Ing. Romano, quali sono le 

principali peculiarità di Vega nel 

mercato della strumentazione di 

processo? 

Ogni 10 anni Vega ha ampliato la ca- 

pacità produttiva sulla base di una 

scelta strategica che tuttora si sta sviluppando, 

per soddisfare le necessità 

di un mercato geografico più ampio. 

Nel corso degli ultimi anni sono state 

aperte diverse nuove filiali, le più 

recenti sono quelle in Norvegia e in 

Messico. 

A Gennaio abbiamo poi inaugurato, 

con una colorata cerimonia, il nuovo 

edificio che ospita la sede di Vega India. 

La filiale indiana continua ad aumentare, 

cosi come il mercato asiati- 



Daniele 

Romano, 

Marketing 

Manager 

di Vega Italia 

co che segna di anno in anno crescite 

sempre più importanti. 

I mercati vengono gestiti con una visione 

globale, lasciando autonomia 

alle diverse filiali di muoversi al meglio 

sul territorio. 

ICF - Questo trend positivo si sta 

verificando anche sul mercato italiano? 

La crescita riguarda anche la società 

italiana, una filiale storica che, da alcuni 

anni, ha avviato un processo di 

cambiamento con la volontà di sviluppare 

il giro d’affari in modo molto 

significativo. 

La Casa Madre ha supportato questo 

nostro sforzo con il lancio di nuovi 

prodotti e attraverso una serie di investimenti 

sul territorio, a partire dal 

trasferimento nella nuova sede di Assago 

(MI). 

La rete di vendita, in precedenza basata 

principalmente su agenti e distributori, 

viene gestita in modo più diretto 

dalla società. Nel corso degli ultimi 

cinque anni il numero di dipendenti 

di Vega Italia è passato da 22 

a 35 unità, uno sviluppo decisamente 

importante. 

Nonostante quello italiano sia un mercato 

maturo, negli ultimi due anni abbiamo 

registrato una crescita a due cifre, 

pari a quella di un mercato emergente. 

Questo trend favorevole è ancora 

in atto; anche questo inizio 2018 ha 

messo in luce premesse molto positive. 

ICF - Sul mercato italiano, in quali 

settori industriali siete stati maggiormente 

presenti e in quali ambiti 

pensate di poter migliorare ulteriormente? 

La produzione Vega comprende i misuratori 

di livello e di pressione. La società 

è molto conosciuta, in particolare 

per le misure di livello di tipo radar 

che spesso vengono automaticamente 

abbinate al nostro marchio. 

Le applicazioni sono trasversali: non 

abbiamo un mercato di sbocco prevalente, 

ma passiamo dall’alimentare 

al farmaceutico, al chimico, al settore 

acque, al navale. 

In questo periodo stiamo crescendo 

in modo particolare nella chimica, 

nell’alimentare e nel settore acque. 

In quest’ultimo ambito abbiamo introdotto 

un nuovo misuratore di livello 

radar, un prodotto facile da configurare, 

senza particolari sofisticazioni, 

con un prezzo molto competitivo, che 

copre tutte le esigenze del settore. 

Questo misuratore radar, molto flessibile 

e con un ottimo rapporto prezzo-qualità, 

assicura molti vantaggi rispetto 

ai misuratori di livello ad ultrasuoni 

e ci ha permesso di accrescere 

in modo importante la nostra presenza 

in questo mercato. 

ICF - Una presenza così diversificata 

implica, da parte del vostro staff 

tecnico-commerciale una conoscenza 

altrettanto ampia dei diversi mercati 

per coglierne le opportunità… 

In effetti una presenza capillare sul 

territorio ci permette di approfondire 

le esperienze nelle diverse realtà 

industriali. inoltre, disponiamo di u- 

na consolidata esperienza “verticale” 

nella misura di livello e di pressione. 

Quando si presenta una problematica 

o una misura complessa sappiamo 

sempre identificare la soluzione corretta 

da applicare. La capacità di risolvere 

i casi difficili e di mettersi in 

gioco nelle applicazioni più complesse 

è un’altra delle peculiarità che contraddistingue 

Vega. 

ICF - Un sito Internet ben fatto rappresenta 

un aiuto rilevante per l’attività 

tecnico-commerciale? 

Abbiamo molto sviluppato le nostre 

competenze in questo ambito e lo faremo 

ancora di più attraverso la presenza 

nei social network e l’invio continuo 

di newsletter inerenti la nostra 

produzione; il sito Internet è molto 

più fruibile rispetto al passato e la 

stessa Casa Madre ci ha premiato per 

la sua qualità e la facilità con cui si 

ricavano le informazioni. Un cliente, 

attraverso Internet, viene in possesso 

della maggior parte delle informazioni 

tecniche e, in occasione delle visite 

dei nostri tecnici-commerciali, si 

completa il processo di conoscenza. 

Nel corso dell’ultimo anno abbiamo re- 

Vega cresce 

in Italia e 

nel mondo. 

L’inaugurazione 

dei nuovi edifici 

di Vega India 




Il sensore radar 

Vegapuls 64 con 

attacco da ¾”, 

più piccolo 

di una moneta 

di 1 Euro 

alizzato la piattaforma web myVega, 

dedicata ai nostri clienti più consolidati, 

che in futuro probabilmente verrà 

estesa anche agli altri. 

Attraverso myVega l’utilizzatore può 

effettuare in maniera autonoma la 

configurazione dei prodotti, disporre 

di numerose funzioni online relative 

ai prodotti stessi, disporre dei disegni 

2D e 3D per ogni strumento configurato, 

avere una panoramica su tutti gli 

ordini e le offerte, entrare in contatto 

diretto con gli interlocutori con cui 

si interfaccia. Questo tipo di apertura 

sta diventando sempre più importante 

e si potrà arrivare ad effettuare gli 

ordini on line. 

I clienti hanno particolarmente apprezzato 

questo nuovo modo di dialogare 

che non esclude, ma completa, 

l’importanza del contatto personale. 

tatto, è garantito il funzionamento 

senza manutenzione. 

In poco più di un anno ne sono state 

vendute circa 80.000 unità, un risultato 

eccezionale per questa tipologia 

di strumento, che rappresenta una valida 

alternativa valida a tutte le diverse 

tipologie di sensori. 

Lo strumento richiede tempi di produzione 

molto ridotti (5 – 10 giorni) e 

Vega riesce ad assicurare tempi di consegna 

estremamente rapidi. 

Mentre nel passato si richiedevano attenti 

studi attenti per realizzare strumenti 

dedicati, Vegapuls 64 rappresenta 

una vera tecnologia “plug and 

Installazione 

Vegapuls 64 

in un’industria 

farmaceutica 

blematica ricorrente nel passato, Vegapuls 

64 ha permesso di effettuare 

con successo le misure nei serbatoi di 

piccola dimensione, tipici dei settori 

farmaceutico e alimentare. 

ICF - L’attività di Ricerca & Sviluppo 

deve necessariamente proseguire, 

ma occorre anche dare tempo ad 

un prodotto di esprimere tutte le 

sue potenzialità… 

Una buona attività di marketing deve 

identificare un giusto equilibrio tra 

queste due necessità. La Ricerca non 

si arresta e in futuro presenteremo 

molte altre novità di prodotto. 

ICF - Ritornando ai prodotti, quali 

sono le altre innovazioni introdotte 

recentemente? 

Da circa un anno e mezzo sono sul 

mercato i nuovi radar ad alta frequenza 

per solidi e per liquidi. Il sensore radar 

Vegapuls 64, per la misura di livello 

continua sui liquidi, presenta una 

serie di caratteristiche che lo rendono 

ideale per le applicazioni nei settori 

chimico, farmaceutico e alimentare. 

Vegapuls 64 presenta un design molto 

compatto; i piccoli attacchi di processo 

sono particolarmente vantaggiosi 

nell’impiego in serbatoi piccoli o in 

spazi angusti. L’eccellente focalizzazione 

del segnale consente l’impiego 

in serbatoi con molte installazioni 

interne, quali ad esempio agitatori e 

serpentine di riscaldamento. 

Il suo elevato campo dinamico permette 

di vedere prodotti di difficile 

misurabilità, a bassa costante dielettrica, 

come olio e solventi; lavora 

bene anche in presenza di sporcizia 

sull’antenna, nonché di gas, vapori 

o schiuma all’interno del serbatoio. 

Grazie al metodo di misura senza con- 

play”, con una configurazione universale 

che lo rende idoneo ai più svariati 

casi applicativi. 

Molti competitor hanno seguito la 

strada di Vega per realizzare strumenti 

di questa tipologia, ma tuttora Vegapuls 

64 conserva un gap tecnologico 

significativo. 

ICF - Un successo così rilevante fa 

pensare che non si esaurisca in poco 

tempo, ma rimanga molto margine 

per raccogliere altre soddisfazioni… 

In effetti, nel tempo, si scoprono nuove 

possibilità applicative che fanno 

prevedere ulteriori affermazioni. Per 

fare un esempio, superando una pro- 

Questo non significa soffocare le potenzialità 

degli strumenti più importanti 

finora disponibili: uno strumento 

come Vegapuls 64, infatti, rappresenta 

un riferimento destinato a proseguire 

la sua affermazione anche in 

presenza delle ulteriori innovazioni. 

ICF - Una presenza così vasta sui 

mercati mondiali è importante anche 

per indirizzare l’attività di Ricerca? 

La presenza internazionale capillare 

dà forza al marchio; sempre più spesso 

Vega è presente nelle vendor list 

dei clienti più qualificati, grazie anche 

all’attività all’estero delle società 

di ingegneria italiane. 



Benvenuto in myVEGA, la piattaforma 

informativa per i clienti: prodotti, 

documentazione, disegni 3D/2D, 

prezzi a portata di click 

Anche la Ricerca è necessariamente 

condizionata dal moltiplicarsi delle e- 

sperienze e tende a mettere a punto 

soluzioni tecnologiche in grado di 

soddisfare le necessità più condivise. 

ICF - Nonostante la costante crescita 

tecnologica, la presenza internazionale, 

lo strumento Internet, anche 

le risorse umane conservano un 

peso determinante? 

Tuttora riconosciamo molta importanza 

al fattore umano e riteniamo 

fondamentale che i nostri commerciali 

siano consapevoli, preparati e in 

grado di fornire risposte efficaci alle 

esigenze espresse dai clienti. Desideriamo 

anche che condividano i valori 

di una “multinazionale familiare” come 

Vega, che riteniamo siano alla base 

dei successi ottenuti. 

La società, con i suoi 1200 dipendenti, 

è piccola rispetto ad alcuni concorrenti 

internazionali, ma ritengo che il 

rapporto diretto con la proprietà tuttora 

rappresenti un fattore in grado 

di garantire coinvolgimento e motivazioni. 

Sono importanti anche i rapporti trasparenti 

e collaborativi tra i componenti 

delle diverse filiali, che dimostrano 

come esista “una sola Vega”, 

non tante società, e la condivisione 

delle esperienze e dei successi delle 

varie filiali sia importante per continuare 

sulla strada della crescita. 

ICF - Nei cinque anni che Lei ha trascorso 

finora in Vega quali risultati 

l’hanno particolarmente soddisfatta 

e quali progetti Le stanno più a 

cuore per il breve-medio termine? 

Iniziando la mia esperienza in Vega 

non mi aspettavo, dopo cinque anni, 

di sentirmi così partecipe dei successi 

della società e anche dei momenti 

meno brillanti. 

Il risultato più importante, che ci ha 

coinvolto tutti, ritengo sia stata la capacità 

di trasformare un’azienda “specialista” 

in un riferimento per il mondo 

industriale, che non viene interpellata 

solo per le applicazioni speciali, 

ma per la sua esperienza sempre 

più vasta nella strumentazione di 

processo. 

il prodotto ci ha aiutato moltissimo, 

ma sono stati molto importanti anche 

i numerosi eventi organizzati sul territorio, 

momenti di informazione, ma 

anche di condivisione. 

Sempre di più Vega è diventata un riferimento 

per la misura di livello e di 

pressione e un partner affidabile non 

solo per le applicazioni speciali. 

ICF - Le fiere, in Italia e all’estero, 

restano momenti importanti per il 

Marketing? 

Sono sicuramente momenti importanti: 

desideriamo che il cliente ci veda, 

ci riconosca e ci faccia visita agli 

stand. Quest’anno saremo presenti ai 

due eventi di riferimento per il settore 

navale e l’industria cartaria, rispettivamente 

il Seatec (Carrara, 5-7 aprile) 

e il Miac (Lucca, 10-12 ottobre), 

che per Vega rappresentano appuntamenti 

storici. 

Non mancheremo anche all’SPS IPC 

Drives Italia (Parma, 22-24 maggio), 

la fiera dell’automazione dove disporremo 

di uno spazio espositivo più 

grande, alla mostra internazionale 

dell’acqua Accadueo (Bologna, 17-19 

ottobre) e all’Ecomondo (Rimini, 6-9 

novembre), l’evento di riferimento per 

la green e circulary economy nell’area 

euro-mediterranea. 

Parteciperemo anche alle mostre-convegno 

mcT Petrolchimico e Save, nonché 

all’Automation Instrumentation 

Summit di Belgioioso. 

Il cliente apprezza la partecipazione a 

questi eventi di un’azienda con cui collabora; 

per noi rappresentano occasioni 

ulteriori per consolidare il marchio. 

ICF - Per concludere, quali sono gli 

obiettivi prioritari di Vega Italia per 

l’anno in corso? 

In questo momento intendiamo continuare 

la forte azione in atto sul mercato 

delle misure di livello, dove il 

nostro prodotto rappresenta una certezza 

e una soluzione fortemente innovativa. 

In questo ambito, riteniamo di essere 

precursori nella visione e nel prodotto, 

pertanto il nostro obiettivo è che il 

radar diventi la misura di livello principe 

e unica. 

l 

Training in sede, 

in hotel, 

presso i clienti 

e a bordo 

del Vegatruck, 

un tir espositivo 

di 60 m 2 

Lo Stand Vega 

presso la Fiera 

SPS IPC Drives 

di Norimberga 

verrà replicato 

a Parma il 22-24 

maggio 



Editoriale 

L’alta tecnologia più veloce 

della ripresa 

I 

risultati ottenuti nel corso dell’ultimo biennio 

dai settori chimico e farmaceutico li abbiamo 

più volte sottolineati: all’ottimo andamento 

dell’esportazione ha fatto seguito 

la ripresa del mercato interno, favorita dagli 

incentivi previsti dal Piano Industria 4.0. 

Questo trend favorevole vale anche per 

i principali fornitori di questi settori. Le aziende 

tecnologicamente più avanzate, nella fase crisi e 

post-crisi, hanno ottenuto riscontri molto favorevoli 

su tutti i principali mercati in cui operano. Questo 

vale per le società di ingegneria, di consulenza, per i 

costruttori di impianti e di componentistica. 

Alcuni settori, come quello dell’engineering per la 

farmaceutica, hanno ottenuto risultati record; anche 

i costruttori di impianti e sistemi, peraltro, hanno 

consolidato le posizioni di primo piano anche sui 

mercati internazionali più qualificati. 

Purtroppo, questo andamento non ha caratterizzato 

le aziende tecnologicamente meno avanzate. Come si 

è ampliata la forbice tra la ricchezza e la povertà, nei 

settori descritti si è verificata una crescita a due velocità, 

o meglio una crescita veloce e una crescita zero. 

La globalizzazione, già alcuni anni fa, aveva determinato 

l’ingresso nel mercato dei costruttori dei 

Paesi emergenti e di quelli con un costo inferiore 

della manodopera. Queste realtà sono 

cresciute anche dal punto di vista tecnologico 

e oggi rappresentano una concorrenza 

difficilmente superabile da parte 

delle aziende europee meno qualificate. 

Si era detto che il futuro dell’industria 

manifatturiera europea sarebbe stato 

rappresentato dall’alta tecnologia. Le 

previsioni sono state pienamente confermate 

e, oggi più che mai, le aspettative 

di crescita sono legate alla qualità 

e all’innovazione. 

Chi ancora se lo può permettere, deve 

accelerare gli investimenti nell’ammodernamento dei 

sistemi produttivi e nell’ampliamento di gamma. 

La ripresa è in atto e non si verifica contemporaneamente 

in tutti i mercati mondiali; c’è ancora spazio 

non solo per i leader di mercato, ma anche per 

le aziende che si propongono ai mercati di seconda 

fascia. Purché tengano presente che la competizione 

tra i fornitori ha fatto aumentare il livello della 

domanda e l’alta tecnologia rappresenta una richiesta 

sempre più condivisa, indipendente dai tempi 

della ripresa. 

l 



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Visioneering Group 

Per noi, Visioneering significa: avere il coraggio di concepire idee 

sorprendenti e di essere entusiasti per la nuova era industriale digitale. 

Sviluppa insieme ai nostri tecnici soluzioni che consentano all‘industria 

di avere processi di produzione sempre più efficienti. In qualità di azienda 

leader nel settore meccanico e impiantistico, siamo contenti di chiunque 

condivida la nostra passione. 

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Attualità 



Al Forum di Aschimfarma 

è emersa l’importanza di 

consolidare la leadership 

dell’industria italiana nel settore 

API, che eccelle a livello di 

ricerca, tecnologie produttive, 

sicurezza e qualità. Un primato 

che, per essere mantenuto, 

ha bisogno anche del supporto 

di istituzioni e investitori. 

Il presidente 

di Aschimfarma 

Gian Mario 

Baccalini 

dei principi attivi 

farmaceutici (API-Active 

Pharmaceutical Ingredients) 

si conferma un settore di eccellenza 

del manifatturiero i- L’industria 

taliano: è quanto è emerso dal Forum A- 

schimfarma 2018 “Ricerca e tecnologia: 

le nuove frontiere per la chimica farmaceutica”, 

che si è svolto a febbraio. 

Con una quota del 9% sul totale della 

produzione mondiale, le materie 

prime farmaceutiche da anni sfidano 

la concorrenza di giganti asiatici 

e nordamericani, con una quota 

export pari all’85% (40% negli 

Usa, 36% in Europa, 18% in 

Giappone) e un giro d’affari pari 

a 3,6 miliardi di euro. 

Il settore, rappresentato in Italia 

da Aschimfarma – l’associazione 

di Federchimica che rappresenta 

in Italia i produttori di 

API – destina il 3% del fatturato 

alla ricerca, soprattutto applicata 

allo sviluppo, prevalentemente per 

l’ottimizzazione dei processi. 

Si può stimare che il settore rappresenti 

il 10% delle spese in ricerca e sviluppo 

del totale dell’industria chimica 

(includendo anche la farmaceutica). 

Oggi la ricerca è applicata prevalentemente 

allo sviluppo e all’ottimizzazione 

di processi innovativi anche caratterizzati 

da schemi di sintesi multi-step 

brevettabili. La creatività del 

settore è anche correlata a una elevata 

competenza nel campo dell’ingegneria 

dei processi discontinui e purificazioni 

sofisticate. La ricerca ha 

spesso un immediato sbocco produttivo 

ed economico grazie alle abilità 

del settore nell’effettuare lo scaling-up 

di produzione. 

Nell’industria dei principi attivi il personale 

dedicato alla ricerca e sviluppo 

è più del doppio rispetto alla media 

manifatturiera. 

“L’attenzione del nostro settore alla 

ricerca, unita a elevati livelli qualitativi 

di prodotto, di sicurezza e di 

rispetto dell’ambiente si sono dimostrati 

fattori vincenti sulla concorrenza 

asiatica, che ha indotto le imprese 

multinazionali farmaceutiche a ritornare 

a collaborare per progetti di 

sviluppo con le imprese italiane”, ha 

dichiarato Gian Mario Baccalini, presidente 

di Aschimfarma. 

“L’importante per le imprese è ora difendere 

questa posizione di leadership, 

basata sulla qualità, integrandola 

con elementi che permettono di 

consolidarla. Il futuro è soprattutto 

nelle nuove tecnologie che permetteranno 

alle imprese di API di mantenere 

il livello di eccellenza fino ad 

oggi acquisito. Il settore deve individuare 

chiaramente le tecnologie 

nelle quali investire. Le imprese devono 

poter disporre di adeguate risorse 

finanziarie e avere il sostegno 

delle Istituzioni”. 


Attualità 

La struttura dimensionale, ad esempio, 

è un fattore importante per la 

competizione a livello mondiale. Al 

riguardo è stato rivolto un invito al 

mondo finanziario a continuare a dedicare 

attenzione a questo comparto 

che presenta indicatori economici 

di tutto rispetto, con una redditività 

operativa media calcolabile intorno 

al 16%. 

“Il settore dei principi attivi farmaceutici” 

– ha commentato Gian Mario 

Baccalini – “è attrattivo per gli investimenti, 

strategico per il comparto 

della salute e altamente scientifico. 

Nella supply chain del farmaco è 

riconosciuto che i principi attivi farmaceutici 

sono importantissimi e determinanti”. 

“Per migliorare la competitività” 

– ha continuato il presidente di A- 

schimfarma – “è necessario considerare 

gli aspetti scientifici (tecnologie 

e prodotti d’avanguardia) e gli aspetti 

burocratico/amministrativi della 

Pubblica Amministrazione. Il primo 

è responsabilità delle imprese e del 

mondo scientifico, il secondo delle I- 

stituzioni, alle quali si chiede di applicare 

stesse regole e stessi tempi di 

risposta, almeno a livello europeo”. 

“Il mondo istituzionale e scientifico 

devono prendere atto della nostra 

visione” – ha sottolineato Baccalini 

– “e aiutarci, collaborare, conoscere 

più a fondo la nostra realtà per poter 

affermare la leadership industriale 

e tecnologica che vogliamo difendere 

e, se possibile, incrementare”. Il 

presidente ha chiuso il suo intervento 

maturando alcune considerazioni 

conclusive: il riconoscimento che nella 

supply chain del farmaco i principi 

attivi farmaceutici sono determinanti; 

l’importanza di migliorare ulteriormente 

i rapporti con AIFA e con ii Ministero 

della Salute, al fine di crescere 

insieme: la necessità che le istituzioni 

europee sappiano che i’Italia 

ha un settore d’eccellenza nelle API; 

la volontà di consolidare una realtà 

industriale di eccellenza in un settore 

primario per la vita sociale, come 

quello della salute. 

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L’industria italiana dei 

principi attivi farmaceutici 

destina il 3% del 

fatturato alla ricerca, 

applicata soprattutto 

all’ottimizzazione 

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Attualità 

La produzione italiana 

di generici brilla per ricavi 

e investimenti tecnologici, 

ma la marginalità è rimasta 

al palo per l’aumento dei costi, 

le complicazioni burocratiche 

e la concorrenza dei paesi 

extra Ue. 

Farmaci equivalenti in crescita, 

ma costi e concorrenza riducono 

i margini 

I 

ricavi in crescita – nell’alveo di 

un comparto pharma apparentemente 

estraneo alla crisi – non 

mettono le aziende produttrici 

di farmaci equivalenti al riparo 

dal confronto con una contrazione della 

marginalità che ne rende sempre più 

difficile la sostenibilità. 

È quanto emerge dal Terzo Rapporto sul 

sistema dei farmaci generici realizzato 

da Nomisma per Assogenerici e presentato 

recentemente a Roma al Ministero 

dello Sviluppo Economico nel corso 

di un evento che ha visto la partecipazione 

di esponenti del mondo politico, 

istituzionale e dell’intera filiera 

farmaceutica. 

Lo studio si sviluppa attraverso tre livelli 

di analisi: 

• il primo focus accende i riflettori sul 

panel Istat delle imprese che compongono 

il settore farmaceutico i- 

taliano (446 imprese per un valore 

complessivo della produzione pari 

a 24 miliardi di euro nel 2015, un 

valore aggiunto per addetto di oltre 

150 mila euro e oltre 21 miliardi di 

export, pari all’80,3% della produzione 

nazionale); 

• il secondo converge sulle 165 officine 

di produzione autorizzate dall’Aifa, 

vero core produttivo del settore, 

che nel quinquennio 2010-2015 

hanno visto crescere ricavi (+15%), 

costi di produzione (+13%) e immobilizzazioni 

(+34%), con una performance 

decisamente ottimale per le 

imprese più giovani e una sofferenza 

crescente per le aziende nate prima 

degli anni ’60; 

• il terzo accende infine i riflettori sui 

dati originali emersi da uno screening 

di oltre un anno sui siti produttivi di 

un campione di 21 imprese produttrici 

di generici, testimonial della dinamicità 

ma anche delle pesanti criticità 

che attraversano il settore. 

L’oro che non luccica 

Per le imprese produttrici di generici, 

la dinamica di crescita degli indicatori 

economici non è automaticamente segno 

di buona salute, come emerge dai 

dati dello studio illustrati dal coordinatore 

del gruppo di lavoro Nomisma, Federico 

Fontolan: “Tra il 2010 e il 2015 – 

ha spiegato – ricavi e costi di produzione 

sono aumentati entrambi sensibilmente 

(+56% e +63% rispettivamente), 

sono raddoppiati gli investimenti 

(+105%), ma la marginalità è rimasta 

al palo. Di fatto i costi sono aumentati 

più dei ricavi, in un contesto in 

cui le imprese non hanno strategie di 

riduzione dei costi percorribili”. 

Dall’analisi emerge infatti che per le a- 

ziende genericiste è impossibile fare ricorso 

ad una delle leve principali utilizzabili 

a livello manifatturiero, ovvero la 

riduzione dei costi delle materie prime: 

“Nel quinquennio in esame” – ha aggiunto 

infatti Fontolan – “il costo delle 

materie prime è aumentato del 92%, 


Andamento dei principali indicatori economici: 

i trend dei genericisti – Anni 2010-2015 

Attualità 

arrivando a pesare il 47% di tutti i costi 

di produzione, e sono di pari passo 

aumentati in modo rilevante gli investimenti 

che qualche azienda definisce 

‘vincolati’, necessari cioè a mantenere 

un’elevata competitività e a far fronte 

alle stringenti norme che regolamentano 

il settore pharma a livello europeo”. 

Nel dettaglio si fa riferimento, in particolare, 

ai controlli qualità su prodotti 

e processi e agli adeguamenti legati 

alla Data Integrity e alla Direttiva europea 

Anticontraffazione. 

Sul fronte del controllo qualità sono i 

dati reali a parlare: dal 2006 al 2015, 

l’incidenza del personale addetto al 

controllo qualità nel pool delle genericiste 

è passato dal 16,5 al 22%. 

In particolare, nel solo biennio 2015- 

2016 il campione dei 21 siti produttivi 

visitati ha realizzato quasi 840 mila 

test (in media 13 per lotto prodotto), 

oltre 3.100 convalide di processo 

produttivo e 808 audit presso i fornitori 

di principi attivi (appartenenti per 

il 67% all’Unione Europea). 

Preoccupazioni economiche aggiuntive 

derivano dall’attuazione delle indicazioni 

europee sulla raccolta e conservazione 

dati della filiera aziendale 

(data integrity) e sull’adozione dell’identificativo 

univoco comunitario e 

del sistema di prevenzione di manomissioni: 

secondo l’analisi di Nomisma, 

le due operazioni peseranno sui 

conti delle 21 aziende oggetto di screening 

per una cifra complessiva superiore 

ai 43 milioni di euro, pari al 7% 

dei loro ricavi annuali e al 97% del loro 

Margine operativo lordo. Come dire che 

se le 21 “protagoniste” volessero adeguarsi 

in un anno solo si ritroverebbero 

con le marginalità ridotte a zero. 

Le criticità dietro le quinte 

A fronte dell’impegno richiesto – sottolineano 

le aziende del campione – 

la prima criticità continua ad essere 

rappresentata dalle incertezze regolatorie, 

che ovviamente riguardano 

Fonte: Elaborazioni Nomisma su dati Aida Bureau-Van Dijk 

Struttura dei costi delle 21 imprese analizzate (%) – Confronto 2010 e 2015 

Fonte: Elaborazioni Nomisma 

su dati Aida Bureau-Van Dijk 

l’intera filiera produttiva: la numerosità 

delle procedure amministrative, 

la poca tempestività nelle risposte da 

parte della PA (ad esempio il via libera 

alla produzione da parte dell’Aifa al 

termine del percorso autorizzativo alle 

modifiche alle linee produttive, che 

nel caso delle 21 aziende dello screening 

ha determinato attese che vanno 

dalle due settimane a un massimo 

di 6 mesi) e più in generale i cavilli 

burocratici rimangono fattori debilitanti 

per le imprese, e lo sono ancora 

di più per aziende che operano in un 

settore altamente controllato e regolato 

come quello farmaceutico. 

Difficoltà che impattano su un comparto 

allargato già alle prese con 

la pesante crisi di crescita descritta 

nell’intervento di Lucio Poma, Docente 

di Economia applicata all’Università 

di Ferrara e membro del gruppo 

di lavoro che ha realizzato lo studio: 

“Tra il 2009 e il 2015 – ha spiegato 

Poma – il valore delle esportazioni 

farmaceutiche italiane è cresciuto del 

75%, ma a fronte di questa crescita 

l’importazione di materie prime e 

di alcuni farmaci innovativi, ad altissimo 

costo, ha comportato un saldo 

negativo tra import ed export pari a 

1,5 miliardi di euro nel 2016. A pesare 

sul bilancio finale (-3,9 miliardi 

di euro) sono i saldi con l’Ue, la Svizzera 

e gli Stati Uniti, ma è aumentata 

anche la competitività in territori 

geograficamente più distanti, come 

l’Asia o l’America centro-meridionale, 

mentre l’Italia tra il 2011 e il 2015 ha 

visto diminuire la propria quota pro- 



Attualità 

Trend dei principali indicatori economici delle 21 imprese analizzate 

(2010=100) – Anni 2010-2015 

Fonte: Elaborazioni Nomisma su dati Aida Bureau-Van Dijk 

Incidenza personale addetto alla qualità (QA+QC) 

su totale dipendenti – Anni 2006, 2010 e 2015 

Fonte: Elaborazioni Nomisma su dati Screening Imprese Assogenerici 

duttiva in ambito europeo di circa due 

punti percentuali”. 

La reazione è comunque in atto, anche 

se il comparto – ha lasciato intendere 

Poma – ha tardato un po’ ad ingranare 

le marce alte: “L’industria farmaceutica 

italiana avrebbe potuto crescere ancora 

di più di quanto fatto in questi anni, 

se si fosse agito a livello di policy con 

maggiore tempestività su alcuni fattori 

competitivi”, ha proseguito. “Ora 

il settore sta attraversando una fase 

di ristrutturazione epocale: la profonda 

riorganizzazione dei grandi gruppi 

farmaceutici avrà effetti sull’intero 

settore e sul mercato di riferimento 

e le imprese di produzione dei farmaci 

generici non devono compiere l’errore 

commesso nel passato dai grandi gruppi 

farmaceutici, ovvero adagiarsi nella 

prospettiva di un mercato in crescita, 

quale probabilmente sarà quello dei 

generici nel prossimo quinquennio. È 

necessario giocare d’anticipo e mettere 

a punto nuove strategie per affrontare 

il cambiamento”. 

La priorità: ampliare i mercati 

Quali sono le prime emergenze nel vissuto 

delle imprese dei generici emerge 

con chiarezza dai risultati del questionario 

che ha accompagnato lo screening: 

in cima alle preoccupazioni del 

comparto figurano l’eccessiva pressione 

sui prezzi, tra i più bassi d’Europa 

(64,7%) e la competizione dei produttori 

extra-europei (47,1%). 

Non a caso, l’ampliamento dei mercati 

di riferimento è la priorità suggerita 

dallo studio al capitolo delle policy. 

Un obiettivo su cui è già da tempo focalizzata 

l’attività di Assogenerici, come 

ha confermato il presidente, Enrique 

Häusermann: “Ci stiamo battendo 

perché l’Europa adotti al più presto 

il SPC manufacturing waiver, la deroga 

che darebbe la possibilità alle industrie 

europee di produrre in Europa, 

anche in vigenza di brevetto, con 

lo scopo di esportare verso i paesi a 

diversa scadenza brevettuale. Questa 

possibilità consoliderebbe il tessuto 

produttivo europeo consentendo alle 

industrie dell’Ue di competere con le 

aziende extra-europee nei mercati a 

diversa protezione brevettuale”. 

Parimenti condivisa l’indicazione a latere 

– contenuta nel rapporto – sulla 

necessità di essere pronti a cogliere 

lo sviluppo delle nuove filiere che si 

stanno aprendo, come quella dei biosimilari: 

“Siamo consapevoli del fatto 

che questo settore sarà cruciale per 

l’industria nei prossimi decenni” – ha 

concluso Häusermann – “ed è per questo 

che abbiamo fortemente voluto la 

nascita dell’Italian Biosimilar Group 

(IBG) all’interno di Assogenerici”. 

Dallo studio emergono però suggerimenti 

e piani d’azione ancora in tutto 

o in parte inesplorati dal decisore 

politico e dalle imprese. Si parla del 

potenziamento delle misure che regolano 

il patent box, avvicinando la tassazione 

complessiva ai livelli dei Paesi 

più competitivi, della rimozione dei 

limiti che tolgono appetibilità al credito 

di imposta per la R&S, di un piano 

di defiscalizzazione o di incentivi 

alle imprese medio-piccole per l’acquisto 

di macchinari, di fondi dedicati 

per supportare l’innovazione dei 

processi industriali e l’efficienza produttiva 

delle imprese. 

Mirato, infine, alla specifica realtà del 

comparto genericista è il suggerimento, 

rivolto alle aziende, di “affrontare 

la questione dimensionale anche 

a livello nazionale, per esempio attraverso 

un sistema di incentivazione 

all’aggregazione”. 

“La trasformazione in atto nel settore 

richiederà una visione d’impresa sempre 

più globale e strategica”, conclude 

Nomisma. “E l’attuale fase di crescita 

sostenuta non va vista come un 

punto d’arrivo ma come premessa a 

nuove opportunità per le imprese più 

dinamiche”. 

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Attualità 

Piante di tabacco come biofabbriche di farmaci e cosmetici 

Riprogrammare le piante di tabacco per produrre, 

al posto delle sigarette, molecole benefiche 

da destinare a vaccini, anticorpi e 

cosmetici. È l’obiettivo del progetto europeo 

Newcotiana da 7,2 milioni di euro per 

rivitalizzare in chiave sostenibile nel campo 

della salute e dell’ambiente la coltivazione 

del tabacco, un settore economico 

che in tre decenni è diminuito di circa sei 

volte sia in Europa che in Italia (Ue, da 710 

mila a 115 mila ettari; Italia, da 81 mila a 

15 mila ettari). 

Nel progetto scientifico sono coinvolti 19 

partner tra centri di ricerca (tra cui Enea per 

l’Italia) e aziende, provenienti da sette Paesi 

Ue e dall’Australia e coordinati dall’Istituto 

di biologia molecolare e cellulare del 

Consiglio delle ricerche spagnolo. 

“Le specie che useremo sono il tabacco 

coltivato Nicotiana tabacum e la sua cugina 

australiana Nicotiana benthamiana, che 

è stata già utilizzata nel ‘molecular farming’ 

per la produzione del farmaco sperimentale 

anti-Ebola ZMAPP”, spiega Giovanni Giuliano, 

genetista dell’Enea. “Su queste piante 

verranno utilizzate differenti tecniche di 

miglioramento genetico, tra cui l’innovativo 

CRISPR/Cas9 che consente di effettuare 

con estrema precisione il ‘taglia-e-cuci’ 

del DNA. In questo modo saremo in grado 

di modificare la composizione genetica delle 

piante di tabacco che, anziché produrre 

nicotina, diventeranno future biofabbriche 

di farmaci e cosmetici”, prosegue Giuliano. 

“Nei laboratori Enea ci dedicheremo 

in particolare alla produzione delle piccole 

molecole, come carotenoidi con funzione 

protettiva per l’occhio e alcaloidi piridinici 

utili nella cura palliativa di malattie come 

sclerosi multipla e Alzheimer”, conclude 

il ricercatore Enea che rappresenta l’Italia 

nel progetto Ue. 

Il progetto Newcotiana è al suo debutto 

ma nel giro di tre anni dovrebbe portare 

in campo le due specie ‘editate’ con le cosiddette 

‘New Plant Breeding Techniques’ 

(NPBT), tecnologie di miglioramento delle 

piante coltivate basate sul DNA ricombinante, 

che sono in grado di produrre modificazioni 

genetiche molto simili, se non indistinguibili, 

a quelle ottenibili attraverso 

metodiche più tradizionali della mutagenesi 

casuale e dell’incrocio. Quindi piante di 

tabacco modificate ma non transgeniche. 

La scelta di condurre le sperimentazioni 

sulla pianta di tabacco dipende dal fatto 

che è facilmente trasformabile, si conosce 

geneticamente a fondo e permette grosse 

rese in biomassa, condizione ottimale 

per il molecular farming, oltre al fatto che 

non appartiene alle specie commestibili e, 

quindi, non presenta problemi di contaminazione 

anche accidentale della catena 

alimentare. 

I biosimilari consolidano la crescita 

Il mercato italiano dei farmaci biosimilari, nei primi nove mesi 

del 2017, ha consolidato la sua crescita: le nove molecole 

in commercio hanno assorbito il 18% del loro mercato di riferimento 

– rappresentato da Epoetine, Filgrastim, Somatropina, 

Follitropina Alfa, Infliximab, Insulina Glargine, Etanercept, 

e dal neo entrato Rituximab – contro il 13% registrato 

nel 2016, per un totale di 7,07 milioni di unità di consumo a 

fronte dei 31,16 milioni di unità dei corrispondenti originator 

che controllano l’82% dello stesso mercato. 

Il dato è contenuto nell’ultimo report dell’Italian Biosimilars 

Group (IBG), che segnala in avanzata vigorosa tutte le quattro 

molecole biosimilari in commercio da oltre 3 anni: le Epoetine, 

che tra gennaio e settembre hanno totalizzato il 66% a 

volumi e il 58% a valori; il Filgrastim, che detiene il 92% del 

mercato sia a volumi sia a valori; la Somatropina che assorbe il 

28% a volumi e il 25% a valori; l’Infliximab che detiene il 54% 

a volumi e il 51% a valori del proprio mercato di riferimento. 

Ritmi diversi, ma comunque positivi, per la performance delle 

molecole di più recente registrazione, che risentono chiaramente 

della temporalità delle gare ospedaliere: il biosimilare 

dell’etanercept, lanciato nell’ottobre 2016, a circa un anno 

dalla commercializzazione assorbe il 9% a volumi ed il 6% a 

valori del mercato nazionale della molecola; l’Insulina Glargine, 

in commercio da febbraio 2016, quota invece il 13% a volumi 

e il 12% a valori. 

Per quanto riguarda i consumi di biosimilari a livello regionale, 

l’analisi condotta per le quattro molecole in commercio da almeno 

tre anni trova al primo posto, a pari merito, la Valle d’Aosta 

e il Piemonte, con una incidenza dei biosimilari sul mercato 

di riferimento pari all’82,38%. A seguireTrentino (70,46%), 

Liguria (68,66%) e Veneto (67,10%). 

All’estremo opposto i consumi più bassi si registrano in Calabria 

(14%), Abruzzo e Molise (33,51% entrambe), Marche 

(39,29%). 


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Attualità 

ABB: aumentano gli ordini 

Nel 2017 ABB in Italia ha registrato ordini per 2.255 milioni di euro 

(+8% rispetto al 2016, considerato l’effetto delle acquisizioni del 2017) 

e un fatturato di 2.241 milioni di euro (stabile se confrontato con il 

2016), con una percentuale dell’export sui ricavi che si attesta al 62%. 

“Nel 2017 abbiamo assistito a una crescita dell’ordinato rispetto al 

2016 nei prodotti, sistemi e servizi per l’elettrificazione, per l’industria 

manifatturiera, per il comparto della robotica e nel business delle 

reti elettriche. Confermiamo la nostra presenza sui mercati esteri con 

un dato che rimane sostanzialmente allineato a quello del 2016”, dichiara 

Mario Corsi, amministratore delegato di ABB Spa. “La robotica 

collaborativa ha attirato tanta attenzione, non solo per la performance 

del nostro robot YuMi che ha diretto a Pisa l’Orchestra Filarmonica 

di Lucca che ha accompagnato il tenore Andrea Bocelli, ma soprattutto 

per le sue numerose applicazioni realizzate in settori che includono 

quello della cosmetica e dell’occhialeria”. 

In linea con la strategia digitale del Gruppo, ABB Italia nel 2017 ha 

continuato a promuovere soluzioni digitali, sostenute dall’offerta integrata 

ABB Ability TM , che rappresenta 

un concreto elemento di differenziazione 

competitiva. La società ha e- 

splorato e colto le opportunità offerte 

dal Piano Nazionale Impresa 4.0: un 

esempio è rappresentato dalla candidatura 

di alcune delle sue importanti 

attività manifatturiere per il progetto 

Lighthouse, promosso dal Ministero 

per lo Sviluppo economico. 

Mario Corsi, 

ad di ABB Spa 

ABB Italia continua a perseguire le eccellenze nel digitale: ne sono un 

esempio i due Collaborative Operations Center (COC) a Genova, dedicati 

rispettivamente al settore navale e dell’energia. Questi due centri 

garantiscono il monitoraggio e la gestione in remoto delle flotte navali 

(ad oggi circa 700 navi controllate) e di circa 700 impianti di generazione 

di energia sia tradizionale che da fonti rinnovabili. 

Nel 2017 gli investimenti realizzati in R&D da ABB in Italia hanno rappresentato 

il 3,2% del fatturato con 39 brevetti depositati caratterizzati 

da un focus crescente su innovazioni relative al mondo digitale“. 

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Attualità 

Il Ceo di Mammoet 

Alberto Galbiati 

Mammoet sigla contratto per una raffineria in Nigeria 

Mammoet espande e consolida la 

sua presenza in Africa Occidentale. 

Un ruolo di primo piano anche per 

la filiale italiana del gigante mondiale 

del sollevamento e trasporto 

fuori misura. 

A metà gennaio, durante una cerimonia 

a Lagos, capitale petrolifera 

della Nigeria, la Dangote Group of 

Industries e Mammoet hanno siglato 

il contratto per la fornitura dei 

servizi di sollevamento e trasporto 

di carichi fuori misura necessari al 

completamento della nuova raffineria 

Dangote, che è in costruzione nella Zona Franca di Lekki. 

La raffineria è il risultato di un investimento stimato a 12 miliardi 

di dollari da parte di Dangote ed entrerà in produzione 

nel 2019. A piena capacità l’impianto, che occupa un’area 

di 2.100 ettari, sarà in grado di trattare 650.000 barili di 

greggio al giorno e sarà la più grande al mondo a singola sequenza 

di processo (single train). Grazie anche agli impianti 

integrati per la produzione di urea (3 milioni di tonnellate 

l’anno), di polipropilene (3,6 milioni di tonnellate l’anno) 

e di lavorazione del gas naturale (85 milioni di metri cubi al 

giorno portati da un gasdotto sottomarino lungo 1.100 chilometri), 

la raffineria produrrà 33 milioni di tonnellate l’anno 

di prodotti derivati dal petrolio, compresi benzine, gasolio, 

cherosene, jet fuel e diversi intermedi. L’impianto permetterà 

di ridurre la dipendenza della Nigeria dall’estero per i prodotti 

distillati, rafforzerà la capacità di esportazione, e creerà decine 

di migliaia di posti di lavoro, direttamente e nell’indotto. 

“I nuovi contratti in Africa Occidentale” – commenta Alberto 

Galbiati, Ceo di Mammoet Italy – “dove siamo presenti 

da diverso tempo soprattutto nell’oil&gas, rappresentano un 

salto di qualità nel nostro contributo alla crescita di quei 

Paesi. La partecipazione a Dangote ci inserisce nel progetto 

di più alto profilo oggi in corso in tutta l’Africa e tra i più 

notevoli al mondo”. 



Attualità 

Una nuova corporate identity per Faravelli 

Il 2018 segna per Faravelli, azienda fondata 

a Milano nel 1926 grazie al talento e allo spirito 

imprenditoriale di Giusto Faravelli, l’inizio 

di una nuova immagine: un nuovo logo, 

un payoff, una nuova immagine coordinata, 

un nuovo sito. 

Un modo nuovo per affacciarsi al futuro, continuando 

ad essere se stessi, con stile. Un modo 

nuovo di essere se stessi per un’azienda familiare 

solidamente italiana ma dal forte spirito 

cosmopolita, da sempre proiettata nel futuro 

pur restando custode della tradizione e 

senza mai stravolgere la propria identità, anzi 

rafforzandola. 

Un’operazione che ha coinvolto tutti i touchpoint 

del brand, dall’immagine coordinata 

ai format della comunicazione, fino alla creazione 

del primo “Brand Manual”. 

Il punto di partenza di tutta l’operazione di 

rebranding è stata la rivisitazione del logo a- 

ziendale. 

Da un punto di vista squisitamente grafico si 

è trattato di un restyling “soft”, in cui si sono 

voluti mantenere colori e forme tradizionali, 

lavorando su nuovi equilibri grafici e testuali. 

La svolta è sul piano concettuale: unico per 

tutte le sedi del gruppo e con il nome sintetizzato 

in Faravelli tout court, il nuovo logo e- 

sprime la precisa volontà di presentarsi al mercato 

come una realtà e un’identità univoca. 

Novità assoluta è stata la creazione di un payoff 

aziendale: “The Best Ingredient”. 

Evocativo del core business, è allo stesso tempo 

figurativo e fortemente assertivo: Faravelli 

non solo distribuisce i migliori ingredienti per 

l’industria, ma è da sempre soprattutto un partner 

strategico al servizio del cliente. In pratica, 

Faravelli è il miglior “ingrediente” per un 

business di successo. 

La nuova identità aziendale è protagonista assoluta 

anche della creatività della nuova campagna 

stampa multi-soggetto “on air” su carta 

e web. Al centro, su uno sfondo che cambia colore 

di volta in volta a seconda del settore a cui 

si rivolge, il brand Faravelli viene interpretato 

attraverso claim e visual fortemente caratterizzanti 

che accendono i riflettori sul logo 

aziendale nelle sue varie declinazioni, con 

l’obiettivo di dare il massimo della visibilità. 

Last but not least, un nuovo sito (anzi, sono 

sette: uno global e uno per ogni sede locale, 

nell’ottica del “think global act local”, percorso 

intrapreso dall’azienda sin dagli esordi). 

Facile da navigare sia da desktop che da mobile, 

il nuovo sito è caratterizzato da un format 

alternativo, dove le immagini hanno grande 

importanza come vogliono gli ultimi trend, ma 

in una declinazione che si scosta dalle mode 

del momento. Una vetrina dove i clienti e i fornitori 

troveranno informazioni puntuali e precise 

sulle molte attività che Faravelli svolge in 

Italia e nel mondo. 

“Faravelli si propone con una nuova immagine 

coordinata, più innovativa, coerente ed 

internazionale e si affaccia fiduciosa al futuro, 

pur continuando ad essere se stessa” afferma 

Luca Benati, amministratore delegato. 

“La nuova Corporate Identity è stata pensata 

per dare valore ad una storia entusiasmante 

che viviamo da oltre 90 anni, racchiudendo 

sotto un unico brand tutto il nostro sistema, 

per un gruppo multiculturale formato da 

persone di grande professionalità, operanti in 

ogni parte del mondo”. 

Air Liquide: al via l’unità di produzione 

di ossigeno più grande al mondo 

Air Liquide ha recentemente messo in servizio la più grande unità di 

produzione di ossigeno al mondo per Sasol, multinazionale integrata 

dei settori dell’energia e della chimica. Air Liquide ha investito circa 

200 milioni di euro per la costruzione di questa ASU (Air Separation 

Unit) con una capacità produttiva di 5.000 tonnellate di ossigeno al 

giorno (equivalente a 5.800 tonnellate al giorno al livello del mare), 

a Secunda. L’ASU è posseduta e gestita da Air Liquide, avendo Sasol 

scelto di esternalizzare per la prima volta su questo sito le sue necessità 

di ossigeno ad uno specialista nella produzione di gas industriali. 

La nuova ASU, che si trova presso il sito di Sasol a Secunda (circa 140 

km ad est di Johannesburg), fornisce a Sasol grandi quantità di ossigeno 

usato per la produzione di carburanti e prodotti chimici. 

La messa in servizio dell’unità di separazione dell’aria rappresenta una 

nuova tappa nella partnership tra Air Liquide e Sasol, che porta a 17 il 

numero di ASU fornite a Sasol nel corso degli ultimi 40 anni, con una 

capacità totale di produzione di ossigeno di oltre 45.000 tonnellate al 

giorno. È la prima volta che Sasol ha scelto di esternalizzare sul sito di 

Secunda il suo approvvigionamento di ossigeno, riconoscendo così la 

competenza di Air Liquide nel campo della produzione di ossigeno e sottolineando 

l’importanza di questa relazione a lungo termine. L’unità è 

stata progettata e costruita dai team Engineering & Construction di Air 

Liquide. Il design della ASU si basa su tecnologie proprietarie di Air Liquide 

che includono diverse innovazioni nel processo di compressione 

dell’aria, consentendo una riduzione dei consumi di elettricità annui di 

Sasol di oltre il 20% e contribuendo a ridurre l’emissione di gas serra. 

Come previsto, la nuova ASU è stata completata in meno di tre anni 

dalla progettazione alla messa in servizio. L’ASU inoltre fornisce ad Air 

Liquide una nuova fonte di gas liquidi per l’approvvigionamento del 

crescente mercato del gas industriale in Sud Africa”. 


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Ad aprile 2018 torna SAVE Milano, mostra convegno verticale 

di una giornata dedicata ad automazione, strumentazione, 

sensoristica. 

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Da quest’anno le opportunità per aziende e operatori triplicano, 

per la concomitanza con mcT Alimentare / Visione e Tracciabilità 

a coinvolgere il mondo delle tecnologie per il food & bev, per la 

logistica e l’identificazione automatica. 

SAVE dà appuntamento anche a Verona con il grande evento di 

due giorni di fine ottobre. 

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Il programma prevede: 

✔ quattro sessioni plenarie in contemporanea 

✔ una parte espositiva con più di cento aziende partecipanti 

✔ workshop, seminari, corsi di formazione 

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10 aprile 2018 

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aziende rappresentate 

4 

convegni plenari 

+15 

workshop 

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Attualità 

Marchesini Group acquisisce il 48% di SEA Vision 

Marchesini Group ha formalizzato l’acquisizione del 48% di SEA Vision, 

società leader nella creazione di sistemi di visione e ispezione 

utilizzati per il controllo qualità e nell’anticontraffazione dei farmaci. 

L’operazione, che consolida anni di proficua collaborazione tra le 

due imprese e ha un valore di 125 milioni di euro, sottende un accordo 

strategico di lungo periodo. 

SEA Vision, primaria realtà lombarda nello 

sviluppo di software per sistemi di visione, 

è un gruppo in espansione sia nel numero 

dei dipendenti, oltre 100, che nel fatturato: 

i 32 milioni di euro dello scorso anno 

sono previsti in crescita del 40% nel 2018, 

performance favorita anche dalla obbligatorietà 

della serializzazione dei farmaci nella 

Ue, negli Usa e in Cina, oltre che in nuovi 

paesi come Brasile, Russia e Nord Africa. 

SEA Vision manterrà la sua indipendenza 

tecnica e commerciale e continuerà a essere 

gestita dai fondatori – Luigi Carrioli e 

Michele Cei – con il supporto del direttore 

commerciale Marco Baietti e del CFO Matteo 

L’ad di Marchesini 

Group Pietro 

Cassani 

Boiardi a cui si affiancheranno nel CdA Maurizio Marchesini, Pietro 

Cassani e Pietro Tomasi, rispettivamente presidente, amministratore 

delegato e direttore commerciale di Marchesini Group. 

“L’accordo ci permetterà di creare delle macchine per il confezionamento 

ancora più integrate con i sistemi di ispezione di SEA Vision, 

così da garantire ai nostri clienti un prodotto 

classificabile a tutti gli effetti come bene 

4.0“, ha dichiarato l’amministratore delegato 

di Marchesini Group Pietro Cassani. 

“Con questa acquisizione vogliamo diventare 

un riferimento assoluto in queste tematiche, 

fondamentali per le imprese farmaceutiche 

con cui lavoriamo”. 

“Sono orgoglioso che il Gruppo Marchesini 

abbia riconosciuto l’elevato valore tecnico 

delle nostre applicazioni in campo industriale”, 

ha dichiarato il Presidente di SEA 

Vision Luigi Carrioli. “Questa operazione ci 

darà un’ulteriore spinta per sviluppare nuove 

tecnologie e prodotti nell’ambito dell’industria 

4.0”.

Appuntamenti 

In occasione dell’edizione 

2018, l’evento europeo 

dedicato alla chimica fine 

e delle specialità introduce 

un nuovo programma di 

collaborazione per facilitare 

i contatti tra i partecipanti, 

aiutandoli a identificare 

partner potenziali e prefissare 

incontri diretti. 

Chempsec punta sul networking 

A 

Colonia, in uno dei centri 

più importanti dell’industria 

chimica in Germania, a- 

vrà luogo dal 20 al 21 giugno 

2018 Chemspec Europe 

2018, che presenterà ancora una volta 

un intero spettro di prodotti per la chimica 

fine e delle specialità, personalizzati 

per diverse applicazioni e diversi 

settori, tra cui il settore farmaceutico, 

quello agrochimico, e polimeri, additivi, 

prodotti intermedi avanzati, alimenti 

e mangimi, attività minerarie per 

petrolio e gas, pigmenti, tinture, prodotti 

di elettronica, profumi, prodotti 

chimici per la casa, prodotti chimici 

di natura biologica e non solo. Il vasto 

portafoglio della fiera è completato 

da una serie di attrezzature per l’analisi, 

la produzione e la lavorazione, così 

come da servizi e prodotti normativi. 

In questo mercato complesso e com- 

petitivo, Chemspec Europe offre una 

piattaforma professionale altamente 

diversificata e specializzata che consente 

ai professionisti degli uffici acquisti, 

approvvigionamento, Ricerca e 

Sviluppo e della gestione dei processi 

di procurarsi soluzioni, prodotti e servizi 

innovativi. Il prossimo evento o- 

spiterà 300 fornitori da 27 Paesi differenti, 

con la maggioranza degli espositori 

provenienti dalla Germania, più 

una considerevole presenza europea 

rappresentata da Regno Unito, Francia, 

Belgio, Svizzera, Paesi Bassi, Repubblica 

Ceca e Spagna. Anche gli Stati 

Uniti e i Paesi asiatici saranno rappresentati 

da una presenza forte, con 

India e Cina a rappresentare la maggiore 

partecipazione asiatica. 

Chemspec 

Europe 2018 

ospiterà 300 

fornitori da 27 

Paesi differenti 

Creare importanti opportunità 

di fare rete 

La promozione della capacità di fare 

rete è sempre stato un elemento 

importante di Chemspec Europe. 

Alla fiera di quest’anno, i visitatori 

hanno l’opportunità di utilizzare un 


Appuntamenti 

vo servizio per trovare dei partner, 

il Programma di collaborazione di 

Chemspec Europe 2018, per collegarsi 

e concludere affari con persone 

che abbiano degli interessi complementari 

ai loro. Una funzione di 

compatibilità aiuterà i partecipanti 

a trovare la controparte ideale e 

organizzare degli incontri privati in 

spazi dedicati. 

“Chemspec Europe ospita una varietà 

di alto livello di visitatori commerciali 

altamente qualificati che rappresentano 

un ampio bacino di contatti professionali 

ed esperti di settore. Introducendo 

il nuovo Programma di collaborazione, 

vogliamo aiutare i partecipanti 

a sfruttare questo potenziale 

offrendo un’innovativa tecnologia di 

abbinamento facile da usare ed estremamente 

mirata”, spiega Liljana Goszdziewski, 

direttrice fiere di Chemspec 

Europe, per conto della società organizzatrice, 

Mack Brooks Exhibitions. 

“L’idea è quella di aggiungere un terzo 

livello di networking, oltre alle attività 

presso gli stand della fiera e quelle 

delle varie sessioni delle conferenze. 

Il nuovo Programma di collaborazione 

aiuterà i visitatori a conoscere persone 

da settori e con interessi simili nel 

modo più semplice possibile, offrendo 

un valore aggiunto ai partecipanti. I 

visitatori possono risparmiare tempo, 

estendere la propria rete oltre i contatti 

già esistenti e utilizzare la tecnologia 

moderna per rendere il networking 

un compito meno scoraggiante”. 

Le iscrizioni al Programma di collaborazione 

di Chemspec Europe 2018 si a- 

priranno in primavera. I visitatori interessati 

possono già indicare il proprio 

interesse a partecipare tramite il sito 

web ufficiale della fiera www.chemspeceurope.com 

e saranno informati 

quando sarà possibile registrarsi. 

Conferenze e contenuti formativi 

Chemspec Europe offre un ampio programma 

formativo di lezioni e conferenze 

che saranno tenute nel luogo 

dell’evento. In quattro teatri designati 

alle lezioni, degli esperti del settore 

presenteranno discussioni e tavole 

rotonde sulla catena di approvvigionamento 

del settore chimico, sugli 

attuali progetti di Ricerca e Sviluppo 

e su questioni normative. Tutte le 

conferenze e i seminari possono essere 

seguiti gratuitamente e saranno 

organizzati in parte da rinomate organizzazioni 

partner: 

• “Conferenza sulle previsioni nel 

settore agrochimico di Chemspec”, 

sponsorizzata da AGROW: un’analisi 

del mercato del 2017 e delle sfide 

e opportunità che il settore affronterà 

nel 2018. 

• “Start-up innovative: Nuove strade 

per la chimica fine e delle specialità”, 

organizzata da Chemspec 

Europe e BCNP Consultants: discorso 

d’apertura, dibattiti e discussioni 

sulle innovazioni e le tendenze 

delle start-up più recenti. 

• La conferenza di aggiornamento 

sul settore farmaceutico organizzata 

da Chemspec Europe, che include 

il “Pannello sulle best practice 

nell’outsourcing nel settore farmaceutico” 

e la “Lezione di Abou-Gharbia 

sulla scoperta dei nuovi farmaci 

e il percorso verso la medicina personalizzata”, 

entrambi tenuti e presieduti 

dal dott. Magid Abou-Gharbia, 

Moulder Center for Drug Discovery 

Research, School of Pharmacy, 

Temple University, Philadelphia, 

PA, USA. 

• “La Conferenza sui servizi normativi”, 

organizzata da REACHReady: 

rassegna delle varie sfide a livello 

normativo che deve affrontare chi 

fa parte della catena di approvvigionamento 

dei prodotti chimici a 

livello globale. 

• “Il Simposio RSC”, organizzato dalla 

Royal Society of Chemistry: un 

simposio di due giorni sui progressi 

della scienza, della comprensione 

e dello sviluppo di nuovi additivi 

per migliorare le prestazioni dei 

prodotti. 

• “Il Laboratorio carriere Chemspec”, 

organizzato da Chemical Search International: 

una possibilità per i dirigenti 

nei settori della chimica fine 

e delle specialità per discutere 

delle proprie aspirazioni lavorative 

con un’agenzia di ricerca del personale 

professionale. 

l 

Il nuovo 

programma di 

collaborazione 

aiuterà i visitatori 

a conoscere 

persone da 

settori e con 

interessi simili 

nel modo 

più semplice 

possibile 



Appuntamenti 

11 – 15 June 2018 

Frankfurt am Main 

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BE INSPIRED. 

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› World Forum and Leading Show for 

the Process Industries 

› 3,800 Exhibitors from 50 Countries 

› 170,000 Attendees from 100 Countries 

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L’agenda 

MCM Milano 


Milano 

www.mcmonline.it 

SAVE Milano 


Milano 

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Analytica 

10-13 aprile 2018 

Monaco, Germania 

www.analytica.de 

Interphex 


New York, Usa 

www.interphex.com 

Hannover Messe 


Hannover, Germania 

www.hannovermesse.de 

IESD 


Shanghai, Cina 

www.iesdexpo.com 

ChemProTech India 


Mumbai, India 

www.chemprotechindia.com 

PharmaTech Expo 


Chandigarh, India 

pharmatechexpo.com 

Iran Oil Show 

6-9 maggio 2018 

Teheran, Iran 

www.fcegroup.it 

Pharmaceutical Development 

and Technology 


Tokyo, Giappone 

pharmatech. 

pharmaceuticalconferences.com 

mcT Petrolchimico 

15 maggio 2018 

Roma 

www.mctpetrolchimico.com 

Framos Sensor Tech Days 


Amburgo, Germania 

www.framos.com 

SPS IPC Drives Italia 


Parma 

www.spsitalia.it 

Ipack-Ima 

29 maggio - 1 giugno 2018 

Milano 

www.ipackima.com 

Plast 

29 maggio - 1 giugno 2018 

Milano 

www.plastonline.org 

Simposio AFI 

6-8 giugno 2018 

Rimini 

www.afiscientifica.it 

Achema 


Francoforte sul Meno, Germania 

www.achema.de 

Chemspec Europe 


Colonia, Germania 

www.chemspeceurope.com 

mcTER Cogenerazione 

28 giugno 2018 

Milano 

www.mcter.com 

Automation Instrumentation 

Summit 

4-5 luglio 2018 

Belgioioso (OV) 

automationinstrumentation 

summit.com 

MCM 

17-18 ottobre 2018 

Verona 

www.mcmonline.it 

SAVE 


Verona 

www.exposave.com 

H2O - Accadueo 


Bologna 

www.accadueo.com 

Pharmtech&Ingredients 

20-23 novembre 2018 

Mosca, Russia 

www.pharmtech-expo.ru/ 

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April 10–13, 2018 I analytica exhibition 

April 10–12, 2018 I analytica conference 

26th International Trade Fair for Laboratory Technology, 

Analysis, Biotechnology and analytica conference 

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Appuntamenti 

Soluzioni per la 

manutenzione 4.0 

È in programma il prossimo 10 aprile a Milano 

l’appuntamento con MCM Milano, mostra 

convegno sulla manutenzione industriale, 

dedicata a tutti gli operatori professionali 

che operano nel contesto della manutenzione, 

gestione degli asset, tecnologie per l’affidabilità. 

MCM Milano negli anni è divenuto 

un punto di riferimento per i professionisti 

che guardano al miglioramento del processo 

manutentivo aziendale. La giornata verticale 

di aprile è la giusta occasione per gli operatori 

qualificati – quali responsabili manutenzione, 

tecnici, manutentori, asset manager, 

ingegneri, responsabili impianti e operations, 

direttori di stabilimento, progettisti, 

strumentisti e molti altri – che vogliono 

entrare nel merito delle migliori soluzioni e 

delle tecniche di manutenzione, le novità e 

le soluzioni, che possono rendere competitive 

le aziende, con la manutenzione come risorsa 

indispensabile per l’ottimizzazione dei 

risultati aziendali. 

Il profondo mutamento del contesto produttivo 

ha portato il tema dell’efficientamento in 

primo piano e ha modificato e incrementato 

le esigenze manutentive. Siamo entrati nella 

nuova era della quarta rivoluzione industriale, 

denominata Industria 4.0, che porterà a una 

progressiva integrazione dei beni fisici e delle 

tecnologie digitali, implementando nuove 

soluzioni tecnico-organizzative. 

Lo sviluppo accelerato e integrato delle applicazioni 

ICT + IOT interessa ogni funzione 

aziendale e ovviamente anche la manutenzione. 

La manutenzione infatti opera ovunque 

esista un bene fisico e quindi in tutti i 

settori industriali: dall’Oil&Gas all’alimentare, 

dal farmaceutico al chimico, dalla meccanica 

all’elettrotecnica, dall’energetico al siderurgico, 

ai trasporti, alle infrastrutture e così via. 

Meccatronica, Big Data, applicazioni di Realtà 

Virtuale Aumentata, Machine Learning, 

Machine to Machine eccetera sono tecnologie 

oggi disponibili che l’ingegneria della 

manutenzione può utilizzare migliorando 

politiche e strategie, adottando nuovi modelli 

di manutenzione preventiva sempre più 

efficaci ed efficienti, dalla predittiva su condizione 

alla prognostica. 

Questo è il percorso verso l’eccellenza che 

la manutenzione deve compiere per conseguire 

sempre migliori obbiettivi in termini 

di integrità, allungamento della vita degli 

impianti, competitività della produzione, 

produttività delle proprie risorse e riduzione 

dei costi. 

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Energia 

Impianto di cogenerazione 

da 1200 kWe equipaggiato 

di motore MWM TCG2020V12 

(industria chimica) 

Intergen, nel corso degli ultimi 

anni, ha rafforzato la sua 

attività nel campo della 

cogenerazione, sviluppando 

impianti per svariati settori 

industriali, tutti equipaggiati 

con motori MWM di cui la 

società è distributore esclusivo 

sul mercato italiano. 

Soluzioni personalizzate di 

cogenerazione ad alto rendimento 


Luca Beccarelli, 

Direttore 

Marketing 

di Intergen 

Il Gruppo IML è stato recentemente 

protagonista di un cambio 

di assetto societario. La IML 

Motori è stata ceduta alla società 

tedesca Deutz AG, di cui è 

stata dealer per moltissimi anni; contestualmente, 

dal 1° gennaio 2018, la 

IML Impianti Srl ha assunto la denominazione 

di Intergen SpA, nell’ambito 

del piano strategico di crescita dei 

prossimi 3 anni. 

Per un commento sui recenti sviluppi 

e sulle prospettive per il medio termine 

abbiamo incontrato il Marketing & 

Sales Director Luca Beccarelli. 

ICF - Ing. Beccarelli, qual è il Suo 

giudizio sull’andamento di Intergen 

nel corso del 2017? 

Il 2017 è stato un anno molto positivo, 

in cui abbiamo superato la soglia 

dei 50 milioni di E di fatturato, un risultato 

per noi importante, mai raggiunto 

in precedenza; abbiamo sicuramente 

consolidato la nostra attività 

negli ambiti in cui siamo presenti. 

Intergen SpA opera in due settori specifici: 

• progettazione e realizzazione di 

gruppi elettrogeni speciali per il settore 

Oil & Gas con motori diesel, che 

rappresenta circa 1/3 del fatturato; 

• progettazione, realizzazione e manutenzione 

di impianti di cogenerazione. 

Mentre la prima attività viene svol- 

ta completamente sui mercati esteri, 

la cogenerazione interessa esclusivamente 

il mercato italiano. Quindi due 

contesti merceologici differenti, con 

una destinazione differente, in entrambi 

i quali abbiamo registrato crescite 

significative. 

ICF - Come si caratterizza l’attività 

di Intergen SpA nel campo della cogenerazione? 

La società opera verticalmente dalla 

progettazione alla realizzazione, alla 

installazione e manutenzione degli 

impianti di cogenerazione. 

Tutti gli impianti sono equipaggiati 

con motori MWM, di cui siamo distributori 

esclusivi sul mercato italiano 

dal 1987. A partire dal 1981, quando 

Intergen realizzò il primo impianto 

di cogenerazione, abbiamo raggiunto 

270 installazioni per un totale di oltre 

400 MW. 

Gli ultimi 5-6 anni sono stati particolarmente 

interessanti, in ambiti diffe- 


Energia 

renti; infatti molti settori industriali 

traggono grandi vantaggi nell’installazione 

di impianti di cogenerazione 

per la produzione congiunta di energia 

elettrica ed energia termica. Mi riferisco 

ai settori chimico, farmaceutico, 

alimentare, cartario, delle ceramiche, 

del teleriscaldamento, delle materie 

plastiche e ad altri ambiti in cui abbiamo 

installato moltissimi impianti. 

ICF - È probabilmente cresciuta anche 

la cultura dei potenziali utilizzatori 

di impianti di cogenerazione… 

Sicuramente, nel corso degli ultimi 

anni, abbiamo potuto constatare u- 

na grande evoluzione della cultura dei 

nostri interlocutori. Solo 5-6 anni fa, 

approcciando un’azienda, si riscontrava 

spesso una conoscenza abbastanza 

limitata riguardo gli aspetti inerenti 

l’efficienza complessiva del sistema; 

oggi si riscontra una grande attenzione 

anche per la performance e l’efficienza 

complessiva, compresi i dettagli. 

Il mercato si è evoluto e, per soddisfarne 

le esigenze, occorre avere competenza, 

esperienza, capacità sia progettuali 

che realizzative di alto livello. 

Si è evoluta anche la concorrenza perché, 

contrariamente al recente passato, 

un impianto deve raggiungere certi 

livelli di performance, rispondendo a- 

gli attuali requisiti normativi e prestazionali. 

Gli operatori di mercato hanno 

raggiunto un livello più alto e sono 

dimensionalmente più strutturati. 

Sono disponibili anche soluzioni differenti 

per la realizzazione di un sistema 

di cogenerazione: mentre, fino a 

qualche anno fa, l’unica possibilità e- 

ra l’acquisto dell’impianto da parte 

dell’azienda, oggi vengono proposte 

anche la soluzione ESCo (in cui una 

società affronta l’investimento economico 

iniziale e vende i vettori all’azienda 

presso cui ha installato l’impianto), 

i noleggi operativi e altre 

possibilità. 

Come Intergen abbiamo la possibilità 

di operare sia in equity, quindi 

vendendo l’impianto alle società, sia 

con la formula del noleggio operativo, 

per il quale l’impianto rimane di nostra 

proprietà e viene noleggiato dalla 

società utilizzatrice; per la soluzione 

ESCo ci affidiamo di volta in volta 

a partner per realizzare gli impianti 

presso le varie aziende. 

ICF - Quali sono i punti forti che 

vi hanno consentito di raggiungere 

l’attuale posizionamento? 

Possiamo contare su una grande competenza 

ed esperienza: le aziende del 

Gruppo, nato nel 1904, si sono sempre 

occupate di motori maturando, in 

oltre 110 anni, un enorme bagaglio di 

competenze che hanno trovato declinazioni 

anche negli impianti di cogenerazione 

che realizziamo oggi. 

Inoltre, abbiamo sempre operato verticalmente, 

dalla progettazione alla 

realizzazione, alla manutenzione degli 

impianti; anche in questo senso, 

rispetto a diversi competitor, copriamo 

tutto il percorso relativo alla realizzazione 

di un impianto a partire 

dall’analisi preliminare, con gli studi 

per l’identificazione della taglia d’impianto 

e della relativa selezione dei 

componenti. Quindi garantiamo una 

sorta di consulenza alle aziende, che 

trovano in Intergen un interlocutore 

in grado di guidarle e assisterle fino 

alla manutenzione degli impianti. Disponiamo, 

infatti, al nostro interno, 

di una struttura di Service, composta 

da circa 30 persone, che garantisce la 

manutenzione per i 10-15-20 anni di 

utilizzo dell’impianto. 

Un altro punto forte è la dealership 

del motore, il cuore pulsante dell’impianto: 

il lungo rapporto con MWM 

ci ha permesso di acquisire una competenza 

grazie alla relazione costante 

con il costruttore del motore, oltre 

alla possibilità di disporre di pezzi 

di ricambio, aggiornamenti tecnici, 

conoscenze specifiche sui singoli 

componenti, che permettono di essere 

molto efficaci nel progettare gli 

impianti, in linea con le richieste di 

efficienza energetica che il mercato 

richiede. 

ICF - La cogenerazione si è imposta 

da quando il problema dell’efficienza 

energetica ha assunto un’importanza 

primaria. In questi anni recenti 

la tecnologia ha compiuto ulteriori 

passi avanti? 

Impianto di 

cogenerazione 

da 600 kWe 

equipaggiato 

di motore MWM 

TCG2016V12 

(industria 

chimica) 



Energia 

Impianto di 

cogenerazione 

da 2000 kWe con 

motore MWM 

TCG2020V20 

(industria 

alimentare) 

Impianto di 

cogenerazione 

con motore 

da 1200 kWe 

MWM 

TCG2020V12 

(industria 

chimica) 

Non vedo una linea di discontinuità in 

questi ultimi anni, piuttosto una crescita 

progressiva determinata dal costante 

miglioramento dell’efficienza e delle 

prestazioni dei singoli componenti. 

In particolare, i motori stanno evolvendo 

e si può constatare, rispetto a 

quella di 5-6 anni fa, come la stessa 

architettura di motore fornisca una 

prestazione migliore, che si concretizza 

in un risparmio energetico, quindi 

economico, per l’azienda utilizzatrice. 

L’obiettivo di chi adotta un impianto 

di cogenerazione è quello di risparmiare 

sulla bolletta energetica, un elemento 

chiave per poter competere a livello 

internazionale in un mercato in 

cui l’energia rappresenta uno dei fattori 

che maggiormente incide sui costi 

produttivi. 

L’Italia è penalizzata da un costo e- 

nergetico particolarmente gravoso, 

quindi la soluzione cogenerazione è 

efficace per garantire una maggiore 

possibilità di concorrenza alle nostre 

aziende nel mondo. 

ICF - Avere applicazioni in numerosi 

settori significa disporre di molte 

soluzioni diverse o la soluzione 

di base si adatta sostanzialmente a 

tutte le necessità? 

Intergen, storicamente, si distingue 

per la capacità di customizzazione 

molto spinta rispetto alla richiesta 

del cliente. È una scelta che viene da 

lontano e tende ad identificare la soluzione 

migliore per ogni singola applicazione. 

La cogenerazione è relativamente 

standard e prevede tipologie di impianti 

che producono acqua calda, acqua 

fredda o vapore contestualmente 

all’energia elettrica. Tuttavia, ogni 

singola applicazione si declina in dettaglio 

all’interno di un contesto produttivo 

differente. Intergen non parte 

da un prodotto standardizzato, ma 

sviluppa ogni singola iniziativa con 

un progetto ad hoc scegliendo la soluzione 

più idonea sia in termini prestazionali, 

ma anche di lay-out, di 

ingombri. Spesso, infatti, la piccola-media 

azienda italiana, cresciuta 

progressivamente in spazi ristretti, 

ha difficoltà a mettere a disposizione 

una superficie adatta. 

L’esperienza, e talvolta la creatività di 

Intergen, permettono di trovare una soluzione 

tecnica adeguata che permetta 

di installare un impianto di una certa 

dimensione all’interno di un’azienda 

con poco spazio disponibile. 

ICF - Anche le aziende medio-piccole 

stanno investendo in cogenerazione? 

Possiamo contare su clienti di tutte 

le taglie dimensionali, benché Intergen 

sia maggiormente orientata verso 

gli impianti medio-grandi, sempre con 

motore endotermico, con potenza variabile 

da 400 kW a 4.500 kW. 

ICF - Con i vostri impianti di cogenerazione 

contate di approcciare anche 

i mercati esteri? 

L’estero non rappresenta un obiettivo 

prioritario per i nostri impianti di cogenerazione, 

essendo dealer di MWM, 

cui siamo legati da un vincolo territoriale 

che ci impedisce di puntare all’esportazione, 

benché avremmo tutte le 

competenze per farlo: per il momento 

è un progetto che abbiamo nel cassetto, 

ma che non possiamo rendere concreto 

in quanto i vincoli contrattuali 

ce lo impediscono. 

La divisione aziendale che sviluppa la 

progettazione e produzione di gruppi 

elettrogeni speciali per il settore Oil & 

Gas può vantare 1.700 MW di installato 

nei diversi paesi del mondo. 

ICF - Quali sono i progetti prioritari 

che contate di perseguire nel breve-medio 

termine? 

Stiamo rafforzando la struttura commerciale 

rivolta all’Industria per approfittare 

del potenziale molto grande 

tuttora esistente nei diversi comparti; 

siamo impegnati anche a potenziare 

la squadra di manutenzione, per 

garantire ai nostri clienti un servizio 

sempre migliore. 


Energia 

Negli ultimi anni sono state sviluppate 

anche le modalità di gestione 

da remoto, supervisione e rendicontazione, 

che permetteranno ai clienti 

di essere sempre più informati sul 

funzionamento del loro impianto. In 

altre parole, stiamo lavorando molto 

per avere un cliente sempre più consapevole 

del corretto funzionamento 

dell’impianto e delle prestazioni che 

gli stiamo erogando. 

Come accennavo, ci confrontiamo 

con un cliente più maturo, che richiede 

questo tipo di approccio: non 

gli basta più sapere che il motore 

stia funzionando, ma vuole constatare 

che il motore funzioni per il corretto 

numero di ore per il quale ha firmato 

il contratto e che, in quelle o- 

re, garantisca prestazioni misurate in 

modo preciso e disciplinato. 

Vuole essere certo che l’investimento 

sostenuto è corretto non soltanto 

nella fase iniziale, ma anche negli 

anni. 

Ci stiamo strutturando per garantire 

ai clienti una modalità per le verifiche 

periodiche che attestino la conservazione 

delle condizioni di progetto 

anche negli anni successivi. 

ICF - La struttura attuale è sufficiente 

per perseguire progetti di 

crescita ulteriore? 

Negli ultimi anni lo staff aziendale si 

è arricchito e raggiunge quasi le 100 

unità, contro le 70 di pochi anni fa. 

Intergen può essere definita una società 

oculata negli investimenti: la 

sua crescita è stata progressiva, con 

un percorso lineare, facendo crescere 

le persone e lasciando consolidare 

nei tempi giusti le loro competenze. 

Penso di poter affermare che costituiamo 

un gruppo di persone che dispongono 

di una competenza specifica 

molto elevata, riconosciuta dal 

mercato, che si rivolge a noi con u- 

na richiesta diversificata, dalla consulenza 

alla fornitura degli impianti. 

ICF - Anche nel settore materie plastiche, 

che non abbiamo ancora citato, 

ci sono possibilità di crescita? 

Le materie plastiche rappresentano un 

settore con notevoli potenzialità in cui 

potremo operare maggiormente rispetto 

a quanto abbiamo fatto finora; proprio 

in questo periodo stiamo sviluppando 

alcune esperienze interessanti e 

anche questo comparto ha la possibilità 

di riservarci soddisfazioni. 

ICF - Le fiere rappresentano tuttora 

momenti interessanti per la vostra 

attività di marketing? 

Nel corso degli ultimi anni abbiamo incrementato 

la presenza a fiere, eventi 

e conferenze del settore sia per essere 

al passo con quanto il mercato richiede, 

sia per accrescere la conoscenza 

della nostra società da parte di tutta 

la filiera. 

La cogenerazione è ancora un settore 

business to business in cui bisogna 

interloquire con soggetti trasversali, 

quali progettisti e consulenti di vario 

genere, ai quali è importante proporsi 

e far conoscere le proprie potenzialità. 

Gli eventi nel nostro settore non sono 

numerosi ma, per fare un esempio, 

l’mcTER rappresenta una tipologia di 

incontro molto valido, con una parte 

convegnistica intonata con i nostri o- 

biettivi. Un evento di questo tipo richiede 

poco tempo, poche risorse, ma 

garantisce contatti efficaci. 

Il vecchio tipo di fiera, della durata di 

4-5 giorni e stand dalla gestione molto 

onerosa, è diventata meno attuale, 

specie per una società che opera in numerosi 

settori. 

ICF - Di quali risultati è più orgoglioso, 

tra quelli finora raggiunti con Intergen 

e quali obiettivi Le sta più a 

cuore raggiungere rapidamente? 

Credo che in questi anni abbiamo “lavorato 

duro” ottenendo una crescita 

progressiva, ma evidente, in tutti i 

settori in cui abbiamo operato. 

Oggi disponiamo di un prodotto più 

prestazionale e più “dedicato” per le 

varie applicazioni anche rispetto a 5- 

6 anni fa. Sono cresciuti tutti i settori 

dell’azienda (progettazione, produzione, 

manutenzione, commerciale); credo 

che la capacità manageriale sia stata 

quella di svilupparci in modo omogeneo 

in tutti i settori. Oggi siamo in 

condizione di occupare un ruolo di primo 

piano, pur in un mercato più competitivo 

rispetto a qualche anno fa. A- 

ver allargato la presenza di Intergen a 

tutti i settori che richiedono la cogenerazione 

rappresenta un fattore d’orgoglio, 

legato alla capacità di far crescere 

le persone all’interno dell’azienda. 

Per il futuro contiamo di lavorare molto 

sui dati di utilizzo che raccogliamo dagli 

impianti; i nostri sistemi forniscono 

una quantità di informazioni notevole, 

che rappresenta un enorme patrimonio 

per noi che progettiamo e realizziamo 

gli impianti. Un patrimonio che può essere 

meglio utilizzato per la progettazione, 

ma anche nell’attività commerciale. 

Il cliente, utilizzando tutte queste 

informazioni, può a sua volta operare 

scelte che gli permettono di essere 

più efficace e competitivo. 

La riuscita di questo progetto significa 

consolidare in modo sistematico le e- 

sperienze sviluppate ed essere più efficaci 

in quelle future, ottenendo anche 

risparmi di tempo. 

l 

Impianto di 

cogenerazione 

da 2400 kWe con 

2 motori MWM 

TCG2020V12 

(industria 

alimentare) 



Energia 

Partnership strategica nella cogerazione a biogas 

2G Italia Srl, uno dei maggiori produttori 

di impianti di cogenerazione (CHP) per la 

generazione decentrata e fornitura di energia 

elettrica e calore, ha firmato un accordo 

con EnviTec Biogas Srl, azienda che copre 

tutta la catena di valore aggiunto per 

la produzione di biogas. 

La firma di questa partnership porta le due 

aziende a collaborare per tutta quella parte 

del service che riguarda i motori 2G installati 

da parte di Envitec in Italia. Al 

momento l’attività, appena partita, coinvolge 

tre impianti di aziende agricole con 

taglia da 100 kW l’uno e cinque persone 

che si occupano della gestione e della manutenzione. 

“Questo accordo segna un grande sviluppo 

per tutto il dipartimento service dell’azienda 

che, grazie a un partner di spessore 

quale è EnviTec, può offrire un servizio 

sempre più focalizzato sui singoli prodotti”, 

dichiara Christian Manca, Ceo di 2G Italia. 

“La nostra azienda è attenta a valutare miglioramenti 

anche con accordi strategici”. 

EnviTec biogas, azienda fondata nel 2002, 

è leader in Europa per la catena di valore 

aggiunto per la produzione di biogas. Quotata 

in borsa da luglio 2007 ha sede a Lohne, 

in Germania. Con un fatturato di 162,9 

milioni di euro nel 2016, di cui il 25% all’estero, 

conta ad oggi circa 460 dipendenti 

in tutto il mondo. 

Per far sì che ogni cogeneratore lavori costantemente 

e in modo efficiente, 2G offre 

un servizio di manutenzione professionale, 

basato su tre principi fondamentali: personale 

esperto, rapido e affidabile, la presenza 

di un innovativo strumento online per il controllo 

remoto e la manutenzione a distanza e 

contratti di manutenzione full service. 

Una rete di servizi completa e un magazzino 

ricambi fornito sono la base per un servizio 

d’assistenza professionale che consente 

ai tecnici 2G di essere sul posto in modo 

rapido e affidabile 24 ore al giorno, tutti 

i giorni. 

“La partnership con Envitec rientra nello 

scenario della qualità e della reperibilità 

con strategia sia in vendita che in service”, 

conclude Manca. “Nel prossimo periodo 

concluderemo altre partnership per far 

sì che, con i nostri mezzi di servizio, tecnici 

altamente preparati e partner di questa 

esperienza e qualità, i nostri clienti possano 

dormire sonni tranquilli”. 

Al via la produzione del cogeneratore numero 3.000 

Player globale nella fornitura 

di soluzioni di energia distribuita, 

Centrica Business Solutions 

ha avviato la produzione 

dell’unità di cogenerazione 

numero 3.000 presso la sua 

sede di Salford, Man chester. 

Il modulo di cogenerazione 

E50 con potenza elettrica e- 

rogata pari a 50 kW, a basse 

emissioni di NOx, è stato sviluppato per Woodford Heating, 

uno dei maggiori progettisti e installatori di servizi 

meccanici, al fine di fornire riscaldamento ed energia 

con bassi livelli di carbonio ai 150 nuovi appartamenti 

di Carmen Street, a Londra. 

Sfruttando il calore che viene normalmente dissipato durante 

la produzione convenzionale di energia, il sistema 

CHP (Combined Heat and Power) raggiungerà un’efficienza 

del 90%, aiutando il sito a contenere le emissioni di 

anidride carbonica e i costi energetici. 

“Siamo orgogliosi di progettare e costruire sistemi di 

cogenerazione (CHP) di alta qualità”, ha commentato 

Christian Stella, Managing Director di Centrica Business 

Solutions Italia. “Ci occupiamo internamente di tutti 

gli aspetti di un impianto di cogenerazione: dalla fase 

di progettazione alla manutenzione a lungo termine 

e prestiamo una crescente attenzione verso applicazioni 

a basse emissioni di NOx, grazie alla nostra gamma 

di cogeneratori specificamente disegnati in Italia per 

ridurre i livelli di inquinamento atmosferico, in accordo 

con l’aggiornamento normativo della Direttiva (UE) 

2016/2284 del Parlamento Europeo. Offriamo ai nostri 

clienti soluzioni integrate di energia distribuita e di a- 

nalisi e monitoraggio energetico dei consumi, per aumentare 

l’efficienza operativa e la resilienza energetica 

delle aziende. Vorrei congratularmi con il nostro team 

di Salford per l’impegno nella produzione dei nostri sistemi 

CHP ad alta tecnologia e per aver raggiunto questa 

pietra miliare della 3.000a unità di cogenerazione. 

Ma non ci fermiamo qui”. 


CSV Life Science. 

Tasty solutions. 

Services and Technology for Life Science 

FasLab 

SOLUTIONS 

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Via Selvanesco 75 - 20142 Milano Italy 

Tel. +39 022743931 - Fax +39 0227439320 

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Ricerca 


per cosmetici 

innovativi: 

un progetto di 

ricerca europeo 

L’obiettivo del Progetto PolyBioSkin è lo sviluppo di tessuti multifunzionali, 

biodegradabili ed eco-compatibili utili alla realizzazione di alcuni prodotti 

rispettosi della pelle, tra cui maschere di bellezza e medicazioni avanzate. 

lo fondamentale nel rendere possibile 

l’adesione alla matrice extracellulare 

nativa (ECM), generando e trasducendo 

i segnali meccanici in segnali biochimici 

e comunicando con i recettori 

attraverso i normali fattori di crescita. 

Lo sviluppo di tessuti multifunzionali, 

biodegradabili ed eco-compatibili, realizzati 

con materiali biologici organizzati 

secondo una adeguata struttura 

gerarchica, rappresenta l’obiettivo 

del progetto di ricerca europeo Poly- 

BioSkin, iniziato in modo operativo a 

giugno 2017 con il primo incontro di 

Barcellona. Il gruppo che lavora a questo 

progetto (Figura 1), composto da 

esperti di materiali plastici, ingegneri, 

biologi, biochimici e medici, è rappresentato 

da studiosi appartenenti sia al 

mondo accademico che al mondo industriale 

quali: per l’Università, il Consorzio 

Inter Universitario di Scienza e 

Tecnologia dei Materiali (INSTM, Italia), 

l’Università di Westminster (Redi 

Pierfrancesco Morganti*, Maria Beatrice Coltelli**, Serena Danti** 

*Visiting Professor di 

Farmacologia Cutanea, 

Scuola di Specializzazione 

in Dermatologia e 

Venereologia, Università 

della Campania, “Luigi 

Vanvitelli”, Napoli; 

Visiting Professor 

Dipartimento di 

Dermatologia, China 

Medical University, 

Shenyang 

Direttore R&S del 

Nanoscience Centre 

MAVI, Aprilia (LT) 

**Istituto Nazionale di 

Scienza e Tecnologia 

dei Materiali (INSTM), 

Università di Pisa, 

Dipartimento di Ingegneria 

Civile ed Industriale, Pisa 

La scienza che riguarda i materiali 

biologici è strettamente collegata 

alla medicina rigenerativa 

e all’ingegneria tissutale, che 

deve utilizzare biomateriali sicuri 

in grado di interagire con i tessuti 

umani in modo specifico e prevedibile 

(1). Di qui la necessità di studiare 

in maggiore dettaglio le proprietà fisico-chimiche 

di questi materiali per verificare, 

ad esempio, come e se i tessuti 

realizzati con i polimeri naturali, possano 

interagire con i sistemi biologici, 

stimolando la crescita delle cellule 

con cui vengono a contatto. La capacità 

delle cellule di aderire a questi tessuti 

è strettamente collegata alla dimensione 

nanometrica degli spazi presenti 

nell’intreccio delle fibre, che permettono 

alle cellule di svolgere le loro 

funzioni fisiologiche coadiuvate anche 

da fattori aggiuntivi, quali, ad esempio, 

i recettori per l’integrina. Le integrine 

(2), infatti, svolgono un ruo- 

gno Unito), l’Associazione per la ricerca 

e lo sviluppo dei metodi e dei processi 

industriali (Armines, Francia), la 

Tehnoloski Fakultet (Novi Sad, Serbia) 

e l’Università di Gent (Belgio); e per 

l’Industria le PMI Innovacio I Ricerca 

Sostenibile (Iris, Spagna, coordinatore 

del progetto), Bioinicia (Spagna), 

Fibroline (Francia), Texol (Italia), Mavi 

Sud (Italia) ed Exergy (Regno Unito), 

nonché esperti dell’European Bioplastics 

Association (Germania). 

Lo scopo del progetto è quello di studiare 

e realizzare bio-nano-fibre biodegradabili 

e innovative, per creare tessuti 

rispettosi della pelle e dell’ambiente, 

utili per produrre industrialmente 

pannolini, maschere di bellezza 

e medicazioni avanzate per la pelle. 

Va ricordato che le proprietà delle nanofibre 

si discostano molto da quelle 

delle fibre normali, a causa della loro 

particolare morfologia, del rapporto 

superficie-volume estremamente e- 


Ricerca 

levato e delle dimensioni nanometriche, 

che le attribuiscono caratteristiche 

meccaniche, ottiche e chimico-fisiche 

uniche (3). Per produrre fibre e 

tessuti biodegradabili, il gruppo Poly- 

BioSkin utilizzerà due classi principali 

di polimeri biologici: (a) polisaccaridi 

tra cui cellulosa, amido, chitina e chitosano, 

selezionati per il loro elevato 

potere assorbente e le peculiari funzionalità 

antiinfiammatorie e antibatteriche; 

(b) biopoliesteri, come acido 

polilattico (PLA) e poliidrossialcanoati 

(PHA) ottenuti dalla fermentazione 

batterica. Tutti gli ingredienti selezionati 

sono biodegradabili, ottenuti da 

risorse rinnovabili e compatibili con la 

cute umana e l’ambiente. 

Figura 1 - I ricercatori del Consorzio PolyBioSkin 

Fibre naturali e nanotecnologie 

Nel mondo dei tessuti bio-ingegnerizzati, 

l’uso dei bio-materiali è molto 

studiato per i diversi vantaggi che 

ne derivano, tra i quali la robustezza, 

la facile degradazione e la capacità 

di imitare l’aspetto tridimensionale 

dell’ECM naturale. Per questi motivi l’uso 

delle nanofibre è diventato di grande 

interesse nella medicina riparativa 

a causa delle particolari proprietà fisico-chimiche 

e biologiche che le caratterizzano. 

Per la loro dimensione nanometrica, 

infatti, queste fibre naturali 

possono fornire un’alta funzionalità 

se usate per produrre tessuti medicali 

dato il loro rapporto superficie-volume 

estremamente elevato e l’elevata energia 

superficiale unita non soltanto alle 

particolari proprietà ottiche e meccaniche 

(4), ma anche all’alta biocompatibilità 

e affinità per la cute umana. La 

nanofibra è generalmente definita come 

una fibra con una lunghezza inferiore 

a 100 nm e uno spessore di pochi 

manometri. Tra le nanofibre naturali 

l’uso delle nanofibre a base di amido e 

di chitina è sempre più frequente perché 

ritenute agenti biostimolanti non 

tossici. Queste fibre, infatti, possiedono 

proprietà benefiche e sono prodotte 

da materie prime naturali con l’utilizzo 

di processi sostenibili, se paragonate 

all’uso dei tradizionali polimeri 

ottenuti da risorse fossili. 

Questi sono i motivi che hanno indotto 

gli studiosi di PolyBioSkin a selezionare 

ed utilizzare specifici polisaccaridi 

per preparare fibre e tessuti, 

che dovranno svolgere ruoli importanti 

a livello della cute umana, incluso 

il trasporto e la produzione di 

energia cellulare. Comunque, quando 

utilizzati in miscela per produrre nanocompositi, 

questi polisaccaridi potrebbero 

essere utilizzati anche per realizzare 

film adatti alla conservazione 

a lungo termine degli alimenti, nonché 

per membrane protettive e strutture 

di supporto per le cellule. A tal 

proposito è da ricordare come alcuni 

carboidrati complessi, noti come glicani, 

siano in grado di mediare le interazioni 

di riconoscimento tra le molecole, 

contribuendo così a formare u- 

na maglia molecolare complessa sulla 

superficie cellulare e a livello dell’ECM 

naturale (Figura 2). 

Questi polisaccaridi spesso legati a fosfolipidi, 

proteine e acetil glucosamina 

sono presenti nelle membrane e responsabili 

tra l’altro della comunicazione 

cellula-cellula. Pertanto, riprodurre 

l’attività e la funzione dell’ECM 

cutaneo rappresenta un obiettivo importante 

per tutti i prodotti cosmetici 

che, agendo come efficaci agenti idratanti 

e anti-invecchiamento, dovrebbero 

essere in grado di sintonizzare a 

livello biologico le interazioni cellula-cellula 

e cellula-matrice. 

In quest’ottica, la nanotecnologia offre 

molti vantaggi rispetto ai processi 

convenzionali in termini di economia, 

risparmio energetico, eco-compatibilità 

e rilascio controllato di sostanze 

in condizioni definite, sebbene si debbano 

ancora compiere molti sforzi per 

aumentare la loro scala di produzione 

e abbassarne i costi industriali, valu- 

Figura 2 - 

Struttura chimica 

di cellulosa, 

chitina e 

chitosano 



Ricerca 

Secondo il 

rapporto di 

Transparency 

Market 

Research, il 

mercato globale 

delle maschere 

cosmetiche 

in tessuto 

raggiungerà 336 

milioni di dollari 

entro il 2024 

tandone meglio anche gli eventuali rischi 

per l’uomo e per l’ambiente (5). 

Il progetto PolyBioSkin 

nel mercato cosmetico globale 

Il mercato cosmetico globale, valutato 

a 445 miliardi di dollari, ha mostrato 

una crescita media pari a circa il 6% 

negli anni 2016 e 2017 (6). In particolare, 

ha fatto registrare una crescita 

del 10,6% in Indonesia, del 9,2% in India 

e Brasile, dell’8,7% in Africa (Arabia 

Saudita e Egitto), del 6,8% in Russia, 

del 4,6% in Australia, del 4% negli 

Stati Uniti e dell’1,8% in Europa. 

Comunque, il consumo cosmetico più 

elevato è stato registrato nel Sud-est 

asiatico con il 31,7%, negli gli USA e 

UE con il 20,6%, nel Sud America con 

il 13,5%, e in Russia, Africa e Australia 

con il 6,7%. 

È interessante sottolineare come le decisioni 

di acquisto di questo mercato 

siano sempre più motivate dalla richiesta 

di un consumo verde che tenga in 

primo piano la salvaguardia della salute. 

A tal proposito si intendono prodotti 

naturali tutti i prodotti che abbiano 

una certificazione eco-sostenibile, 

che siano stati realizzati con metodologie 

sostenibili e presentati con etichette 

facilmente comprensibili. L’acquisto 

di questi prodotti è ritenuta necessaria 

per donare e creare una bellezza 

personalizzata, sostenuta da una 

tecnologia intelligente in grado di dare 

supporto agli stili di vita desiderati. 

A questo scopo, le maschere facciali 

di bellezza, realizzate con tessuti biodegradabili, 

rappresentano un prodotto 

target per il progetto PolyBioSkin. 

L’obiettivo è quello di intrappolare dentro 

i nanocompositi diversi ingredienti 

attivi con lo scopo di ottenere prodotti 

cosmetici caratterizzati da una struttura 

diversa, quale quella del tessuto, 

da utilizzare in alternativa alle tradizionali 

emulsioni cosmetiche. Questi 

cosmetici innovativi saranno progettati 

per agire rilasciando lentamente i 

composti attivi nei diversi strati della 

pelle, in tempi diversi, rispettando 

l’attività prevista dal prodotto in sede 

di progettazione. Verranno, perciò, realizzati 

mediante l’uso di tecnologie e 

formulazioni intelligenti, come attualmente 

richiesto a gran voce da clienti 

e consumatori. Pertanto, verrà studiata 

a fondo la relazione che si dovrà 

stabilire tra la struttura gerarchica del 

materiale polimerico di cui sarà composto 

il tessuto e le funzioni della pelle, 

allo scopo di creare nuove famiglie 

di cosmetici basati su sistemi biologici 

intelligenti. In effetti, tali maschere di 

bellezza, prive di emulsionanti, colori, 

conservanti e altre sostanze chimiche 

derivate dal petrolio, saranno basate 

sull’uso di materiali biologici naturali. 

La particolare attenzione riservata alle 

origini rinnovabili dei materiali utilizzati 

e il ciclo di vita dei relativi prodotti 

cosmetici realizzati, troppo spesso 

tenuta in scarsa considerazione sia 

dalle regole europee che extraeuropee, 

sarà lo scopo primario del progetto, 

con l’obiettivo fondamentale di promuovere 

un comportamento responsabile 

nei confronti dell’ambiente. 

Maschere di bellezza per il viso: 

uno sguardo al mercato 

Secondo il rapporto di Transparency 

Market Research (7), il mercato globale 

delle maschere cosmetiche in 

tessuto raggiungerà 336 milioni di 

dollari entro il 2024 con una crescita 

annuale pari a 8,7% dal 2016 al 2024 

in un mercato tessile globale che crescerà 

ad un tasso annuo del 3,3% con 

un valore di 160,38 miliardi di dollari. 

La crescente richiesta da parte dei 

consumatori di maschere per il viso 

è connessa alla richiesta di cosmetici 

innovativi di facile utilizzo, efficaci 

come prodotti anti-invecchiamento, 

e offerti sul mercato a prezzi più 

accessibili. Gli analisti hanno evidenziato 

come economie emergenti quali 

Indonesia, Argentina, Cina, Brasile 

e India rappresentino per i prossimi 

anni i mercati più redditizi per le 

maschere di bellezza per il viso. Le 

economie di questi paesi, con i crescenti 

redditi disponibili e il cambiamento 

degli stili di vita, dovrebbero 

dare anche un contributo significativo 

all’aumento del mercato cosmetico 

globale, che beneficerà anche della 

presenza sempre più forte di produttori 

locali (6). 

Secondo Mintel e Asia Personal Care 

& Cosmetic Market Guide (8, 9), 

il mercato delle maschere per il viso 

si sta sviluppando in Cina crescendo 

a un ritmo impressionante, con una 

crescita annuale del 29%, nel periodo 

2011-2016. Sia in Cina che a Hong 

Kong, l’88% delle donne che vivono in 

città di età compresa tra 30 e 39 anni 

ha utilizzato una maschera in tessuto 

da una a due notti a settimana, 

mentre il 69% di queste consumatrici 

le ha utilizzare nel tardo pomeriggio. 

Anche a Singapore, la cura della 

pelle effettuata attraverso l’uso delle 

maschere per il viso a base di ingredienti 

curativi e anti-invecchiamento, 

come la vitamina C, l’olio di argan, 

gli estratti di tè verde, ginseng, 

fiori di loto e melograno, acido mandelico 

e anguria, sono diventati molto 

popolari catturando l’immaginazione 

dei consumatori. Secondo Kwek (8), 

analista per l’innovazione di Mintel, 


Ricerca 

“la popolarità delle maschere in tessuto 

rimane elevata e continuerà a 

rimanere tale se i produttori avranno 

la capacità di offrire ai consumatori 

benefici per la cura della pelle in 

modo conveniente e in tempi brevi”. 

A questo scopo, è da sottolineare come 

le maschere di bellezza per il viso, 

sviluppate nell’ambito del progetto 

PolyBioSkin, risulteranno innovative 

e intelligenti. Innovative, grazie 

all’uso di principi attivi che, legati 

direttamente alle fibre del tessuto 

allo stato secco verranno rilasciati 

solo quando, poste a diretto contatto 

con la cute bagnata, potranno 

svolgere le funzioni programmate in 

laboratorio. Intelligenti, perché gli 

ingredienti verranno rilasciati lentamente 

durante il tempo applicazione 

di ~20-30 minuti, in base ai polimeri 

utilizzati per produrre i tessuti. 

Inoltre, come accennato in precedenza, 

le maschere di bellezza Poly- 

BioSkin saranno biodegradabili (con 

una ridotta vita media ed un impatto 

minore sull’ambiente rispetto ai prodotti 

attuali), prive di conservanti e 

sostanze chimiche aggiunte. D’altra 

parte, è importante ricordare come 

la maggior parte delle maschere di 

bellezza sul mercato siano realizzate 

con tessuti imbevuti di soluzioni o 

emulsioni contenenti emulsionanti, 

conservanti, profumi, sostanze chimiche 

diverse e talvolta coloranti. I- 

noltre, la maggior parte dei tessuti 

utilizzati e presenti attualmente sul 

mercato sono prodotti con fibre derivate 

dal petrolio e quindi spesso 

non biodegradabili e generalmente 

non riciclabili a causa della commistione 

di materiali e composti biodegradabili 

e non. 

Materie prime di base utilizzate 

dal Progetto 

Il progetto PolyBioSkin si concentrerà 

su due principali classi di polimeri a 

base biologica, polisaccaridi e bio-poliesteri. 

Tra questi composti, cellulosa, 

amido e chitina/chitosano insieme 

a PLA e PHA sono stati selezionati 

per la loro origine naturale, biodegradabilità 

e bio-compatibilità. 

Amido 

Grazie alla sua completa biodegradabilità, 

al basso costo e alla rinnovabilità, 

l’amido è un candidato promettente 

per lo sviluppo di polimeri sostenibili 

e tessuti (10). I polimeri a 

base di amido sono utilizzati, ad e- 

sempio, per la fabbricazione di impalcature 

mediche per l’ingegneria 

del tessuto osseo. La loro bio-compatibilità 

e natura porosa, infatti consente 

la proliferazione dei vasi sanguigni 

durante la crescita ossea. Dal 

punto di vista della funzionalità, l’amido 

può facilmente interagire con 

altri polimeri polari attraverso la formazione 

di legami idrogeno e può anche 

essere ossidato o ridotto per modificarne 

la struttura, a causa dei numerosi 

gruppi ossidrilici presenti sulle 

proprie catene. Di conseguenza, è 

possibile migliorare le proprietà fisico-chimiche 

finali dei compositi realizzati 

con altri polimeri naturali, migliorando, 

ad esempio, la compatibilità 

tra l’amido idrofilo e gli idrofobi 

PLA e PHA mediante l’utilizzo di adatti 

e specifici plastificizzanti. 

Cellulosa cristallina 

La cellulosa, come importante componente 

strutturale delle pareti cellulari 

primarie delle piante e di molte alghe, 

è un polisaccaride costituito da 

una catena lineare di centinaia di migliaia 

di unità di D-glucosio, presenti 

in micro-fibrille cristalline ricoperte in 

superficie con una parte amorfa (11). 

Come nel caso della chitina nei crostacei, 

la cellulosa nelle piante è legata 

ad altri composti per produrre tessuti 

più resistenti. Rispetto alla chitina, in 

questo composto zuccherino sono presenti 

diverse strutture cristalline (Figura 

3), corrispondenti alla posizione 

dei legami idrogeno tra e all’interno 

delle catene polimeriche. Le sue proprietà 

dipendono dalla lunghezza della 

catena e dal grado di polimerizzazione. 

Per quanto riguarda l’attività medica, 

vengono utilizzati diversi polimeri 

derivati dalla cellulosa, come l’acetato 

di cellulosa utilizzato come rivestimento 

per pillole o come microsfere 

per migliorare la ritenzione intestinale 

dei farmaci anti-diabete. 

Chitina 

La chitina, polisaccaride non ramificato 

con proprietà strutturali, meccaniche 

e termiche uniche, è un derivato 

del glucosio con un gruppo amminico 

sostituito al carbonio in posizione 

2 (Figura 2), composto da catene monomeriche 

di N-acetil-D-glucosamina 

(12). L’esistenza nella sua molecola di 

idrossili idrofili e di gruppi acetil-ammino, 

combinati con anelli piridinici i- 

drofobi, conferisce alla chitina carattere 

anfotero, consentendo l’assorbimento 

di liquidi sia polari che non polari 

efficaci, ad esempio, per la separazione 

dell’olio dall’acqua (13). 

Questo polimero naturale, ampiamente 

distribuito in natura come struttura 

portante di crostacei e insetti, circonda 

la membrana plasmatica di cellule 

batteriche, vegetali, fungine e algali, 

fornendo loro supporto meccanico 

e di rafforzamento. Allo stesso modo 

della cellulosa, la chitina è organizzata 

in strutture amorfe e cristalline che 

Figura 3 - 

Struttura 

cristallina 

della cellulosa 



Le maschere 

facciali di 

bellezza, 

realizzate 

con tessuti 

biodegradabili, 

rappresentano 

un prodotto 

target per 

il progetto 

PolyBioSkin 

Figura 4 - 

Struttura 

cristallina della 

chitina [28] 

possono essere separate le 

une dalle altre (14) (Figura 

4). Tuttavia, a differenza della 

cellulosa, la chitina possiede 

una sua propria rigidità innata e la 

sua molecola può essere parzialmente 

o totalmente de-acetilata per produrre 

chitosano (Figura 2). Riguardo 

la loro disposizione (15), le catene 

di alfa chitina presenti nella cuticola 

dell’aragosta e disposte in modo 

antiparallelo, formano nanofibrille 

assemblate in matrici a nido d’ape. 

La porzione cristallina di queste nanofibrille, 

coperte da cariche elettriche 

positive, può essere utilizzata come 

polimero adatto per rinforzare le 

strutture di fibre composite o per produrre 

micro/nanoparticelle che, complessate 

con polimeri elettronegativi, 

possono essere utilizzate come veicoli 

farmaceutici o cosmetici. Inoltre la 

chitina, anche se non ne è stata ancora 

riscontrata la presenza diretta nei 

tessuti dei mammiferi, ha mostrato di 

possedere una notevole compatibilità 

con i tessuti stessi. Infine ha dimostrato 

anche di essere in grado di 

aumentare e accelerare il processo di 

guarigione della cute affetta da ustioni 

o ferite, senza che si formino cicatrici 

ipertrofiche o cheloidi quando u- 

tilizzata nella produzione di tessuti. 

Questi tessuti innovativi offrono micro/nano 

canali adatti per la migrazione 

delle cellule ospiti e per nutrire 

la struttura della matrice extracellulare 

(16). Inoltre, la marcata efficacia 

antibatterica e rigenerativa dimostrata 

a livello cutaneo, sembra essere 

connessa con la sua capacità di aumentare 

la produzione di defensine e 

di bilanciare la produzione di metalloproteinasi 

(MMP) (17). 

PHA 

I PHA sono una famiglia di poliesteri 

biologici contenenti unità monomeriche 

di acido (R) -idrossialcanoico. Costituiti 

da catene brevi composte da 

3-5 atomi di carbonio o catene medie 

di 6-14 atomi di carbonio (18,19), sono 

prodotti da fonti naturali, come il 

PLA (20), mediante la metodologia di 

fermentazione batterica (Figura 5). A 

differenza del PLA, la loro produzione 

si basa sulla biotecnologia batterica. 

In particolare, i PHA sono sintetizzati 

come inclusioni depositate 

nel citoplasma dei batteri gram-positivi 

e gram-negativi, anche se sono 

ubiquitari nelle piante e negli animali. 

Il loro accumulo è un modo naturale 

per i batteri di immagazzinare carbonio 

ed energia, quando le scorte di 

nutrienti risultino sbilanciate. Un’importante 

caratteristica distintiva dei 

PHA è la loro biodegradabilità che dipende 

non solo dall’attività microbica 

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coveted item among urban Chinese consumers. 

Mintel Global New Products Database, 

June 8. 

dell’ambiente, ma anche dalla superficie 

esposta, dall’umidità, dalla temperatura 

e dal peso molecolare, nonché 

dalla cristallinità e dalla natura 

delle unità monomeriche. Dal momento 

che i PHA sono facilmente processabili 

e completamente biodegradati 

dai microrganismi ambientali in a- 

nidride carbonica ed acqua, risultano 

attraenti come biomateriali da utilizzare 

in dispositivi medici convenzionali 

per la somministrazione di farmaci 

e per l’ingegneria tissutale (18- 

22). Comunque, sia le proprietà meccaniche 

che la processabilità di questi 

polimeri dipende principalmente dalla 

composizione delle unità monomeriche 

e dal peso molecolare. 

PLA 

Il PLA è prodotto dalla polimerizzazione 

dell’acido lattico ottenuta dalla 

fermentazione dell’amido (Figura 5). 

La tecnologia di produzione di PLA è 

già ad uno stadio maturo e il prezzo di 

questa bio-plastica è solo leggermente 

superiore al prezzo dei polimeri ot- 

9. Asia Personal Care Market & Cosmetic 

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texture of alpha-chitin as a microscopic 

and macroscopic design principle of the 

exoskeleton of the lobster Homarus ame- 


Ricerca 

tenuti dal petrolio; di conseguenza, 

sono imminenti la sua introduzione e 

l’espansione in molti e diversi mercati. 

Questo polimero è piuttosto rigido e 

fragile, quindi le sue proprietà devono 

essere modulate utilizzando opportuni 

additivi per renderlo più flessibile, 

attraverso l’uso di altre bio-plastiche o 

plastificanti rinnovabili (23-24), nonché 

di fibre naturali (25-26) con le 

quali sia possibile realizzare compositi 

o nano-compositi innovativi. 

Così il PLA può essere utilizzato per 

realizzare fibre e tessuti per maschere 

di bellezza, o film e fogli di bio-plastica 

come base di supporto delle stesse. 

Inoltre, questi bio-polimeri risultano 

di facile impiego anche per la produzione 

di contenitori rigidi o flessibili 

adatti al confezionamento di contenitori 

biodegradabili per farmaci e 

cosmetici. Inoltre, il PLA risulta anche 

interessante perché compostabile 

nei normali impianti industriali e 

quindi facilmente smaltibile nella frazione 

organica dei rifiuti, in funzione 

della dimensione e dello spessore 

degli articoli realizzati con il suo u- 

so. Comunque, a differenza del PHA, 

il PLA non è attualmente compostabile 

in ambiente domestico o marino. 

Conclusioni 

I tessuti costituiti da fibre polimeriche 

derivate dal petrolio interagiscono con 

le funzioni della pelle in modo dinamico 

perché possono provocare lesioni e 

processi infiammatori. Gli aspetti di sicurezza 

delle fibre polimeriche, legati 

alle loro caratteristiche biologiche, come 

la biodegradabilità, la bio-compatibilità 

e l’antigienicità, risultano quindi 

di grande importanza per le applicazio- 

ricanus. Acta Biomater, 3:882-895. 

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properties and applications of polysaccharide 

nanocrystals in advanced functional nanomaterials: 

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ni biomediche (20, 23, 27). Per questi 

motivi il comparto cosmetico, spinto 

dalle richieste del mercato, ha necessità 

di utilizzare fibre e tessuti naturali 

che, caratterizzati per la loro efficacia 

protettiva, siano privi di effetti collaterali 

indesiderati quali la citotossicità 

e fenomeni irritativi di varia origine, 

quali le reazioni allergiche e di sensibilizzazione. 

Questi tessuti naturali, la 

cui produzione è in continuo aumento, 

grazie anche all’uso della nanotecnologia, 

sono costituiti da bio-fibre in grado 

di rilevare, modulare e neutralizzare 

gli stimoli anomali provenienti dall’esterno 

e dall’interno della pelle. 

La produzione di queste fibre polimeriche 

e di questi tessuti è l’obiettivo 

principale del progetto PolyBioSkin, 

concentrato in modo specifico nello 

sviluppo e realizzazione di prodotti sanitari, 

cosmetici e medicazioni avanzate. 

Questi prodotti, dotati di comportamento 

e funzionalità innovative, 

dovranno essere in grado di mantenere 

in buono stato la cute sana, migliorare 

quella invecchiata o risolvere alcuni 

problemi legati alla cute affetta 

da patologie. Naturalmente, il successo 

dei prodotti da realizzare dipenderà 

dai materiali utilizzati la cui sicurezza 

ed efficacia d’uso verranno verificate 

sia in vitro che in vivo con metodologie 

rispettose dell’ambiente. 

Ringraziamenti 

Il progetto è stato finanziato dalla 

joint venture Biobased Industries (B- 

BI JU) nell’ambito del programma di ricerca 

e innovazione Horizon 2020, n. 

745839 dell’Unione Europea. l 

Figura 5 - 

Tecnologia 

industriale 

utilizzata per 

produrre PHA 

e PLA 



Ambiente 

Panno eco-friendly per la pulizia 

di macchinari 

Ci sono panni più o meno assorbenti o più o meno rapidi nel rimuovere 

lo sporco da macchinari, attrezzature o veicoli. Nel panno Mewatex, 

che oltre a essere molto resistente e superassorbente elimina velocemente 

grasso e sporcizia, batte però anche un cuore ecologico, 

che contribuisce alla tutela dell’ambiente. Il panno Mewatex è infatti 

riutilizzabile. Rispetto ai panni in carta o agli stracci in tessuto, 

che dopo essere stati utilizzati una volta vengono eliminati tra i rifiuti, 

i panni MEWA possono essere lavati e riutilizzati fino a 50 volte. 

Se non esistesse il sistema di panni MEWA e venissero usati solo prodotti 

monouso, si produrrebbe una notevole quantità in più di rifiuti. 

La sostenibilità ambientale e il principio del riutilizzo caratterizzano i 

panni Mewatex fin dalla fase di produzione: vengono infatti realizzati 

per il 50% da filati riciclati e durante la loro tessitura vengono recuperate 

perfino le lanugini di cotone cadute a terra, per farne materiale 

isolante, da utilizzare per esempio nell’industria automobilistica. 

Anche nella fase di lavaggio vengono adottate tecnologie particolarmente 

evolute per ridurre al minimo il consumo di risorse, di e- 

nergia, di acqua e di detergenti. 

Un’altra peculiarità del panno Mewatex è che viene fornito a noleggio. 

Esattamente come accade per l’abbigliamento da lavoro, i panni 

Mewatex sono disponibili in FullService: MEWA li fornisce, li ritira 

sporchi, li lava, li restituisce puliti e se necessario li sostituisce. 

MEWA cioè non si limita a fornire il prodotto, ma viene incontro 

alle esigenze del cliente: il sistema di gestione dei panni lo solleva 

dall’onere della gestione, dello stoccaggio, del lavaggio, del 

trasporto in sicurezza e del rispetto delle normative ambientali sullo 

smaltimento dei rifiuti: a MEWA il compito di occuparsi di tutti 

questi passaggi, mentre al cliente rimane la garanzia di avere sempre 

a portata di mano un panno pulito. 

Per avere una prova tangibile delle potenzialità del servizio, MEWA 

offre la possibilità di testarlo per almeno due mesi. 

Unità multitecnologica per la demineralizzazione dell’acqua 

Protagonista internazionale nelle tecnologie 

sostenibili di separazione e depurazione 

dell’acqua, nonché unità globale di DowDu- 

Pont Specialty Products Division, Dow Water 

& Process Solutions ha sottoscritto un 

accordo di collaborazione con il leader i- 

taliano di settore Bernardinello Engineering 

Spa per progettare un impianto multitecnologico 

di ultrafiltrazione e osmosi inversa 

(RO) per un nuovo impianto di demineralizzazione 

presso Eni Power a Brindisi. 

Il nuovo impianto avrà una capacità di 

6.700 m³ al giorno e l’inizio dell’attività è 

previsto per giugno 2018. Esso fornirà acqua 

di alta qualità che andrà ad alimentare 

la caldaia all’interno della centrale elettrica 

Eni, che produce elettricità per il complesso 

petrolchimico a Brindisi. L’impianto 

sarà costruito e successivamente gestito 

da Bernardinello Engineering Spa. 

Esso include moduli di ultrafiltrazione Dow 

IntegraFlux con fibra XP, che presentano 

un’elevata produttività, un’elevata resistenza 

meccanica e membrane a fibra cava 

in polivinilidenfluoruro, che combinano 

prestazioni eccellenti e una superficie 

di membrana ai massimi livelli con bassi 

consumi di energia e di prodotti chimici. 

L’ultrafiltrazione servirà come pretrattamento 

per l’impianto di osmosi inversa. 

L’unità RO comprende membrane Dow FIL- 

MTEC SWRO e BWRO, che offrono prestazioni 

costantemente elevate e una miglior 

vita utile, consentendo un impiego ridotto 

di energia e un costo totale di produzione 

più basso. 

“Siamo lieti di proseguire la nostra lunga 

collaborazione con Bernardinello con questo 

progetto e di avere un impatto positivo 

sui nostri clienti e sull’utente finale, introducendo 

le ultime tecnologie di trattamento 

dell’acqua in questo nuovo impianto”, 

ha detto Kevin Reyntjens, direttore commerciale 

per l’Europa occidentale di Dow 

Water & Process Solutions. “Questo nuovo 

impianto è un ottimo esempio di come un 

approccio multitecnologico al trattamento 

dell’acqua sia la chiave per un migliore 

utilizzo delle risorse disponibili e di come 

ciò faccia sì che le aziende diventino più 

sostenibili aumentando l’efficienza energetica 

e i risparmi economici”. 

L’accordo è stato concluso all’Aquatech 

Amsterdam, dove Dow Water & Process Solutions 

era lo sponsor principale e Bernardinello 

Engineering Spa era presente nella 

veste di espositore. Nell’ambito della tematica 

“Dove la soluzione è chiara” la società 

ha presentato il Water Application 

Value Engine (WAVE), un software gratuito 

che consente agli ingegneri di progettare 

a livello globale soluzioni differenziate 

e ottimizzate con la velocità e la precisione 

necessarie. Inoltre, Dow ha organizzato 

una serie di sessioni informative 

in cui gli esperti della società hanno 

discusso di alcune delle ultime tendenze 

del settore come lo scarico liquido minimo 

(MLD), che riduce drasticamente i costi 

di recupero o persino trasforma le acque 

reflue in acqua di processo, rendendone 

possibile il riutilizzo. 


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Da sinistra, Alberto Pronzati e Andrea 

Galdino, entrambi Sales Manager 

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Connettività, autodiagnostica, 

gestione del dato. Sono termini 

che stanno entrando in 

modo sempre più deciso anche 

nel mondo del processo chimico 

e petrolchimico. Partita dall’automazione 

di fabbrica, Industria 4.0 sta 

infatti progressivamente affermandosi 

anche nell’automazione di processo. 

Un’evoluzione interessante, che sta 

portando all’ottimizzazione della ge- 

stione di grandi impianti e raffinerie, 

con l’effetto di ridurre costi, manutenzione 

e impatto ambientale. Un’evoluzione 

che Andrea Galdino e Alberto 

Pronzati, entrambi Sales Manager Process 

Automation di Sick Italia, stanno 

seguendo da vicino. Da tempo, infatti, 

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la trasformazione digitale nel processo 

chimico e petrolchimico. Li abbiamo 

incontrati nella nuova struttura di 

Vimodrone (MI), che ha recentemente 

ampliato gli spazi a disposizione della 

filiale italiana. 

ICF - Quali sono le sfide più urgenti 

che vi stanno sottoponendo i settori 

chimico e petrolchimico? 

Andrea Galdino - Oggi un tema che 

gode di speciale attenzione è quello 



dell’energia. I clienti ci chiedono soluzioni 

per aiutarli ad aumentare l’efficienza 

energetica in modo da essere 

più competitivi, anche a livello internazionale. 

L’efficienza energetica va di 

pari passo con l’ottimizzazione dei processi 

produttivi e con il rispetto delle 

normative ambientali. Risparmio, innovazione, 

sostenibilità, riduzione della 

carbon footprint e quindi miglioramento 

dell’immagine aziendale: sono 

gli obiettivi che le nostre soluzioni tecnologiche 

consentono di perseguire. 

ICF - Quali soluzioni, in particolare? 

Galdino - Per esempio strumenti di misura 

e analisi sempre più performanti, 

in grado di fornire non solo il puro dato, 

ma di aggiungere informazioni che 

aiutano a capire come sta lavorando il 

processo. Ci riallacciamo così al concetto 

di Industria 4.0, che ha avuto un 

impatto rivoluzionario sull’automazione 

di fabbrica e che ora comincia ad affermarsi 

anche nel mondo del processo. 

Il nostro settore sta iniziando ora 

ad accogliere la trasformazione digitale, 

ma i nostri prodotti erano pronti già 

da anni. Essi infatti non solo misurano, 

ma consentono di ottenere la diagnosi 

dei problemi e di trasmettere le 

informazioni ai livelli superiori del sistema 

di controllo dell’impianto e del 

sistema di gestione aziendale. 

Alberto Pronzati - Abbiamo un’ampia 

gamma di strumenti intelligenti per il 

controllo di analisi del processo petrolchimico: 

analizzatori, sistemi di analisi 

del processo, per il controllo ambientale 

e quindi delle emissioni, con 

autodiagnosi e capacità di apprendere 

e trasmettere dati per la manutenzione 

preventiva. Tutte le nostre soluzioni 

sono integrabili tramite protocolli 

digitali, quindi con la possibilità 

di assistenza remota, che consente 

di ridurre il troubleshooting telefonico 

e i tempi di intervento e riparazione. 

Ci proponiamo in realtà non solo come 

fornitori di prodotti ma anche di soluzioni 

complete e chiavi in mano, sempre 

più richieste dal mondo della petrolchimica 

e della chimica. Sick Italia 

è tra le filiali più avanzate della società 

nella promozione di prodotti integrati, 

sistemi completi e perfino skid che 

possono assemblare ai nostri strumenti 

anche quelli di altri marchi. 

ICF - La tendenza ad applicare i concetti 

di Industria 4.0 nel processo 

interessa anche l’Italia? 

Pronzati - Sì, se consideriamo i grandi 

EPC contractor italiani che ottengono 

molti contratti internazionali nel 

mondo della petrolchimica e della raffinazione, 

dove le richieste di soluzioni 

di interconnessione ad alto livello, dal 

classico wi-fi alla rete Ethernet, sono 

in crescita. Le nostre società di ingegneria 

sono abituate a gestire grandi 

progetti che tendono al controllo remoto 

dei sistemi e dei processi, oltre 

che alla riduzione dei costi complessivi 

dell’impianto, sia a livello di manutenzione 

sia di gestione. Se però consideriamo 

quanto avviene proprio in I- 

talia, lo scenario è un po’ diverso. Nel 

nostro paese da tempo gli investimenti 

non vengono diretti tanto alla costruzione 

di nuovi impianti, ma al revamping 

e al mantenimento degli esistenti. 

Certo, la riduzione dei costi di 

gestione resta più che mai un faro anche 

per gli interventi che si eseguono 

in Italia. Ben vengano quindi prodotti, 

come quelli di Sick, che possano essere 

interconnessi, di facile manutenzione, 

che dispongano a bordo di autodiagnosi 

avanzata in grado di garantire 

la manutenzione predittiva, al fine 

di ridurre l’attività di troubleshooting 

in campo che caratterizza tradizionalmente 

questo mondo. 

Galdino - Il nostro compito è anche 

quello di supportare gli EPC nella fase 

di FEED (Front End Engineering Design), 

orientando la progettazione ver- 

Analizzatori, sistemi 

di analisi del 

processo, per il 

controllo ambientale 

e quindi delle 

emissioni: il portfolio 

di Sick soddisfa 

le diverse richieste 

del mondo 

petrolchimico 




Autodiagnosi 

e capacità 

di raccogliere 

e trasmettere 

dati: i sensori 

intelligenti 

riducono 

notevolmente 

le attività di 

troubleshooting 

so soluzioni che permettano, una volta 

che la strumentazione sia installata, 

di ottenere la diagnosi remota e la 

connessione ai livelli superiori di controllo. 

Le nostre società di ingegneria 

si stanno rapidamente adeguando alla 

trasformazione digitale in corso, anche 

per abbassare i costi di installazione 

e poter così competere con i loro rivali 

cinesi, coreani, indiani… 

ICF - Oltre che con gli EPC, lavorate 

direttamente con gli end user i- 

taliani del settore chimico e petrolchimico: 

qual è il loro approccio alla 

rivoluzione digitale? 

Galdino - Certamente è un settore 

conservativo, dove talvolta le potenzialità 

della strumentazione interconnessa 

oggi disponibile non vengono 

sfruttate del tutto, poiché viene installata 

in impianti strutturati su concezioni 

precedenti. In questa situazione, 

noi cerchiamo di sensibilizzare i 

clienti sui vantaggi dei nuovi strumenti 

e sull’importanza di modernizzare la 

struttura stessa dell’impianto. 

Pronzati - L’industria petrolchimica e 

della raffinazione, soprattutto in Italia, 

è ancora in parte legata alla percezione 

di affidabilità e sicurezza che gli 

viene trasmessa dai sistemi tradizionali 

e “cablati”. A frenare alcune aziende 

nell’affidarsi all’assistenza da remoto è 

il timore, in particolare, di mettere a 

rischio la riservatezza dei dati e la sicurezza 

dell’impianto. 

Galdino - È una resistenza che troviamo 

anche nel settore specifico delle 

misure fiscali, dove si temono manomissioni 

dall’esterno. Su questi aspetti, 

noi offriamo soluzioni che garantiscono 

piena sicurezza, limitando l’accesso 

da remoto ai soli dati di diagnostica 

e mantenendo segregata e protetta 

la parte del dato di interesse per 

la fatturazione. 

Pronzati - L’obiettivo comune è comunque 

quello di adottare protocolli 

di comunicazione sempre più affidabili, 

portando nell’industria le best 

practice applicate nell’IT security. 

ICF - Le aziende grandi sono più disposte 

a installare strumentazione 

interconnessa e sistemi di controllo 

da remoto? 

Pronzati - Sono più disposte perché 

hanno un approccio molto pragmatico. 

Considerano il rapporto costi/benefici 

e calcolano i possibili fattori di 

rischio, in una logica di risk management 

che solitamente è meno presente 

nelle aziende di minori dimensioni. 

Galdino - I benefici apportati dal passaggio 

all’Industria 4.0 sono enormi: 

oltre al dato, è possibile aggregare u- 

na serie di altre informazioni, come nel 

caso dei big data, per elaborare studi 

mirati al miglioramento del processo. 

ICF - Questa trasformazione sta influenzando 

il vostro approccio al 

cliente? 

Galdino - Sì, anzitutto ci siamo resi 

conto che è necessario ampliare il linguaggio 

usato con i nostri interlocutori. 

Non basta più parlare di analisi di misura, 

controllo di processo, strumentazione. 

Ora dobbiamo padroneggiare anche 

argomenti relativi alle reti, ai protocolli 

di comunicazione, all’information technology. 

In questa direzione va la scelta 

di far interagire direttamente i reparti 

IT del cliente e di Sick. Anche noi quindi 

dobbiamo affrontare la sfida di rinnovare 

mentalità, linguaggio e approccio. 

ICF - In questo cambiamento trova 

spazio anche la condivisione delle 

competenze con il cliente? 

Galdino - Certo, in Sick Italia siamo organizzati 

per supportare i committenti 

attraverso diverse aree: una di product 

management, una di project management 

e una di service. Così affianchiamo 

sia l’EPC sia l’utilizzatore in tutte 

le fasi: dall’ingegneria all’installazione, 

fino all’avviamento. 

ICF - Attraverso i progetti internazionali 

presi in carico da EPC italia- 



ni molti strumenti commercializzati 

da Sick Italia vengono installati 

all’estero… 

Galdino - Sì, d’altronde i prodotti Sick 

sono studiati per essere applicati 

ovunque nel mondo, quali che siano 

i requisiti di conformità, le normative 

e le certificazioni necessarie in loco. 

Nel rapporto con l’EPC questo si rivela 

spesso un vantaggio, perché abbiamo 

a disposizione prodotti già messi a 

punto per essere utilizzati nei più svariati 

paesi. La presenza internazionale 

di Sick consente inoltre di supportare 

l’EPC italiano anche attraverso la 

nostra filiale presente nel paese di destinazione. 

ICF - In Italia state lavorando anche 

per nuovi progetti oltre che per 

revamping? 

Pronzati - Sono davvero pochi i nuovi 

impianti che si realizzano in Italia. Si 

tratta per lo più di progetti di bioraffinazione, 

un settore che da alcuni anni 

è oggetto di investimenti crescenti, sia 

per la raffinazione di prodotti a base di 

materie prime vegetali e rinnovabili sia 

per il biodiesel. In realtà, soprattutto a 

livello internazionale, stanno ripartendo 

anche il mercato della raffinazione 

del greggio e quello del gas naturale liquefatto. 

Un trend importante del momento 

è la richiesta di gas combustibili 

a basso contenuto di zolfo, soprattutto 

per le navi, per via delle normative 

sempre più stringenti sulle emissioni. 

Molte raffinerie stanno guardando con 

interesse a questa oppotunità. 

ICF - Su quali aspetti state lavorando 

per migliorare ulteriormente i vostri 

strumenti? 

Galdino - L’obiettivo è il continuo miglioramento 

delle prestazioni, che non 

si raggiunge solo con la connettività e 

l’Industria 4.0. È fondamentale infatti 

alzare costantemente la qualità del 

prodotto in sé, che così può venire pienamente 

sfruttata da autodiagnostica 

MCS300P analizza in contemporanea fino a 6 componenti, tra cui parametri 

esterni come pressione, temperatura, portata volumetrica e tenore di ossigeno 

Analisi per gas e liquidi di processo 

Grazie alla combinazione del metodo di 

misurazione non dispersivo con il concetto 

di intercambiabilità della cella di 

misura, MCS300P rileva tutti i componenti 

attivi sia nel range infrarosso che 

in quello visibile. L’utilizzo di due ruote 

filtri consente l’analisi simultanea fino a 

6 componenti. Durante il monitoraggio 

dei processi MCS300P considera anche 

parametri esterni come pressione, 

temperatura, portata volumetrica e tenore 

di ossigeno, garantendo la massima 

affidabilità in range variabili da basse 

ad alte concentrazioni (ppm… %vol). 

e interconnessione. Un altro aspetto 

essenziale è la semplificazione dei prodotti, 

con la riduzione dei costi di installazione 

e gestione, in modo che il 

loro utilizzo risulti sempre più conveniente. 

Dal prodotto si può puntare poi 

al servizio nella sua complessità: in futuro 

Sick potrebbe prendersi in carico 

non solo la fornitura dello strumento, 

ma anche del dato raccolto, assumendone 

la gestione e la responsabilità 

per conto del committente. Si tratta 

di trasferire almeno in parte il concetto 

di noleggio operativo, già affermato 

nell’IT, in ambito industriale. 

Pronzati - Un altro trend tecnologico 

su cui Sick sta investendo è la modularizzazione 

delle soluzioni. L’utilizzatore 

chiede maggiore facilità di utilizzo, 

sostituzione e manutenzione: l’impianto 

deve essere un insieme di parti 

MCS300P lavora con temperature fino 

a 200°C e pressioni fino a 60 bar; le celle 

di misura sono testate per un utilizzo sicuro 

sia con gas che con liquidi combustibili, 

corrosivi e tossici. Inoltre, il fotometro 

è disponibile in versione per aria 

sicura o classificata per zona 1 e zona 2. 

I moduli I/O integrati e i protocolli di 

comunicazione Modbus, TCP e OPC 

semplificano l’accesso e l’uso dell’analizzatore, 

che può essere controllato attraverso 

un display integrato o mediante 

un software di configurazione e diagnostica 

con accesso da remoto. 

semplici da cambiare. Da alcuni anni le 

nostre produzioni nascono proprio con 

questa logica di plug & play avanzato: 

oggetti intelligenti, facilmente intercambiabili, 

in grado di riconoscersi 

tra loro e di adattarsi a interfacce e 

prodotti diversi, a costi ormai contenuti. 

Infine stiamo puntando tantissimo 

sulla parte software. 

ICF - L’utilizzatore avrà bisogno di 

minori competenze? 

Galdino - Sì, in effetti. Certi ambiti dove 

la diagnostica ha un ruolo centrale, 

come il metering, hanno sempre avuto 

bisogno di specialisti per l’interpretazione 

dei dati. Oggi la nostra area R&D 

tende a inserire questa interpretazione 

all’interno dello stesso prodotto, in modo 

che fornisca informazioni finali facilmente 

fruibili e già in grado di spiegare 

cosa sta succedendo nel processo. l 




Misuratore di portata 

a ultrasuoni clamp-on 

Il misuratore di portata a ultrasuoni clamp-on Sitrans FS220 si 

aggiunge al crescente portfolio dei misuratori di portata digitali 

di nuova generazione di Siemens. Combinando il trasmettitore Sitrans 

FST020 con i trasduttori Sitrans FSS200 adatti al montaggio 

esterno sulla tubazione, il Sitrans FS220 offre le funzioni di misura 

più comunemente richieste con una precisione superiore, efficienza 

dei costi e facilità d’utilizzo. Il nuovo Sitrans FS220 è adatto a 

molteplici settori industriali per quelle misurazioni di flusso di liquidi 

che devono mantenere costi ridotti (acqua e acque reflue, e- 

nergia, HVAC e prodotti chimici). 

Il nuovo trasmettitore Sitrans FST020 con il suo algoritmo integrato 

PerformancePLUS è stato aggiornato rispetto alla versione precedente 

per offrire prestazioni migliorate, semplicità di utilizzo e numerose 

opzioni per la personalizzazione. L’elevata precisione dell’1% della 

portata istantanea è ottenuta in un ampio spettro di velocità, con una 

migliore stabilità dello zero e senza la necessità di settare lo zero con 

una ripetibilità dello 0,25% secondo le normative ISO 11631. Queste 

sono solo alcune delle sue maggiori caratteristiche. 

La centralina Sitrans FST020 è semplice da usare: a partire dalla messa 

in servizio iniziale fino all’utilizzo quotidiano passando per una limitata 

necessità di manutenzione. L’ampio display è dotato di un menu 

di navigazione intuitivo, un maggior numero di procedure guidate 

per la configurazione e la possibilità di visualizzare fino a 6 parametri 

configurabili dall’utente sullo stesso schermo nonché di personalizzare 

5 diverse visualizzazioni del display. L’innovativa scheda microSD SensorFlash® 

consente l’accesso a tutti i dati e i certificati dello strumento 

direttamente da un PC o tramite una porta USB incorporata nel trasmettitore. 

La funzione di registrazione e verifica dati memorizza automaticamente 

fino a 100 rilevazioni per ogni parametro di processo e 

di diagnostica oltre che le modifiche apportate alle impostazioni dello 

strumento. Questa funzione consente agli operatori di analizzare le 

prestazioni di ciascun processo e di risolvere eventuali potenziali problemi, 

ottimizzando l’efficienza dell’impianto e migliorando la qualità 

dei prodotti finali. La piattaforma digitale del trasmettitore FST020 è 

stata collaudata anche durante l’utilizzo in campo e condivide le stesse 

interfacce HMI e le stesse strutture di menu con il trasmettitore 

a ultrasuoni clamp-on FST030 e con il trasmettitore Coriolis FCT030. 

Il trasmettitore Sitrans FST020 è stato sviluppato per lavorare insieme 

agli attuali trasduttori ad ultrasuoni clamp-on Sitrans FSS200, che 

possono essere installati su tubi con diametro fino a 10 m (394 inch.) 

senza causare interruzioni nel processo. Poiché i sensori non entrano 

mai in contatto con il prodotto e non sono dotati di parti mobili, non 

richiedono praticamente alcuna manutenzione. Inoltre, per le applicazioni 

più impegnative, la tecnologia opzionale dei sensori WideBeam® 

per il tempo di transito è in grado di gestire in modo ottimale i disturbi 

generati dai solidi in sospensione o quelli di aerazione nel fluido e- 

vitando così di ridurre le prestazioni dello strumento. 

Indicatori di flusso con visibilità totale 

Lo scopo di F.lli Giacomello è quello di presentare sul mercato prodotti in grado 

di monitorare e visualizzare il passaggio dei fluidi nel modo più preciso e affidabile 

possibile. 

Questo accade con prodotti come gli SCF, indicatori di flusso realizzati per il controllo 

della circolazione dei liquidi, particolarmente idonei per il passaggio di acqua, 

olii, benzine, gasolio e tutti gli altri liquidi ad eccezione di quelli corrosivi. 

Le caratteristiche tecniche degli SCF li rendono particolarmente robusti e in grado 

di garantire una visibilità totale. 

Il corpo è costruito in lega di ottone zinco cromato con mozzo esagonale e filettatura 

interna per il collegamento. Inoltre possiedono un’elica reversibile in 

nylon-vetro e un tubo in vetro Pirex. 

La temperatura di esercizio è di 90°C con OR in nitrile, adottando quelle in Viton 

si arriva sino a 130°C. Possibilità di elica in alluminio. 



All’Emerson Global Users 

Exchange, a L’Aia, sono 

emerse le sfide tecnologiche 

della nuova era dell’industria 

manifatturiera e di processo. 

Per accelerare questa 

evoluzione sarà decisiva 

l’integrazione fra persone 

e digitalizzazione del lavoro. 

Nella foto 

d’apertura, 

la sessione 

plenaria di 

Emerson Global 

Users Exchange 

2018 al World 

Forum de L’Aia, 

nei Paesi Bassi 

Da sinistra: Mike 

Train, Executive 

President 

di Emerson 

Automation 

Solutions, 

e Roel Van 

Doren, President 

Emerson 

Automation 

Solutions Europe 

Un nuovo passo nella 

trasformazione digitale 

Communicate. 

Create”. Tre parole, 

o meglio tre a- 

zioni, che sono state 

menzionate spes- 

“Connect. 

so nelle decine di conferenze, fitte 

e meticolosamente preparate, che 

hanno scandito il ritmo di Emerson 

Global Users Exchange 

2018, l’evento internazionale 

che ogni due anni 

fa incontrare gli utilizzatori 

delle soluzioni Emerson 

con altri utilizzatori e con 

gli stessi esperti del gruppo 

americano. L’edizione EMEA 

si è svolta dal 7 al 9 marzo 

a L’Aia, nei Paesi Bassi, 

in quei giorni appena sfiorata 

da un freddo vento di 

tardo inverno. Deve invece 

ancora svolgersi l’edizione 

dedicata alle Americhe, questa volta 

a San Antonio, in Texas, dall’1 al 

5 ottobre 2018. 

Da L’Aia si è tornati riflettendo sulle 

esperienze raccontate dagli user delle 

soluzioni di Emerson e sulle sfide 

tecnologiche del momento, ma con 

ancora negli occhi le immagini del- 

di Alessandro 

Bignami 

le piste ciclabili e del verde che attraversano 

una città bella e ordinata. 

Un accostamento che fa pensare per 

un attimo alla metafora di un futuro 

in cui alta tecnologia e digitalizzazione 

convivranno in modo sempre 

più armonioso con l’uomo, la società 

e le sue esigenze. Sul rapporto fra uomo 

e tecnologia, e soprattutto 

fra il lavoro manifatturiero 

e la sua trasformazione 

digitale, ha insistito 

molto Mike Train, Executive 

President di Emerson 

Automation Solutions, nella 

conferenza plenaria, rivolgendosi 

alle oltre 1600 

persone da 350 società e 

organizzazioni giunte in 

Olanda da ogni parte d’Europa, 

ma anche da Africa e 

Medio Oriente, per un to- 



tale di 48 paesi rappresentati: 

“Il numero di studi che suggeriscono 

che le tecnologie si stanno sostituendo 

ai lavori manifatturieri è 

in costante aumento, ma questi rapporti 

perdono di vista il quadro generale”, 

ha detto Train. “La storia 

ci ha insegnato più e più volte che, 

sebbene la tecnologia possa sconvolgere 

la natura del lavoro attuale 

o tradizionale, essa è sempre una 

fonte di nuove opportunità e della 

crescita netta dell’occupazione, non 

della perdita”. 

Le competenze essenziali per 

padroneggiare le tecnologie digitali 

Per numero di partecipanti, di conferenze 

e di relatori, oltre che per l’ampiezza 

degli spazi congressuali ed e- 

spositivi del World Forum de L’Aia, 

Emerson Exchange 2018 ha battuto 

ogni record rispetto alle quattro e- 

dizioni precedenti che si erano svolte 

in altrettante città europee, come 

ha sottolineato Roel Van Doren, 

President Emerson Automation Solutions 

Europe. 

La condivisione delle esperienze 

concrete, delle soluzioni verificate 

sul campo, delle best practice – alla 

luce delle grandi innovazioni degli 

ultimi anni nel campo della comunicazione 

digitale e della connettività 

– è stato il filo conduttore di incontri, 

conferenze e wotrkshop. Con al 

centro il tema delle persone e della 

forza lavoro digitale. 

“Gli ultimi trent’anni hanno portato 

a fantastici avanzamenti nel settore 

manifatturiero, tra cui una maggiore 

efficienza operativa grazie all’automazione”, 

ha spiegato ancora il 

Presidente Mike Train nella sessione 

plenaria. “Tuttavia, i vantaggi incrementali 

ottenuti si stanno riducendo. 

Ai leader del settore viene richiesto 

con forza di intraprendere il passo 

successivo verso prestazioni rivoluzionarie 

possibili mediante la digitalizzazione 

della forza lavoro”. 

Attraverso un’analisi dei comportamenti 

organizzativi dei performer del 

settore da quartile superiore, quelli 

che si attestano nel primo 25% delle 

prestazioni, Emerson ha identificato 

le cinque competenze essenziali indispensabili 

per realizzare il valore 

della trasformazione digitale: 

• flusso di lavoro automatizzato: eliminare 

le attività ripetitive e semplificare 

le operazioni standard in 

modo tale che il personale possa 

concentrarsi sulle eccezioni e sulle 

altre opportunità che richiedono 

l’intervento umano; 

• supporto alle decisioni: utilizzare 

le informazioni analitiche e le 

competenze intrinseche per fornire 

dati fruibili che riducono la complessità 

e rendono il processo decisionale 

più rapido ed efficace; 

• upskilling della forza lavoro: identificare 

approcci che consentano ai 

lavoratori di acquisire conoscenze 

o esperienza con maggiore rapidità 

ed efficacia, al fine di supportare 

un processo decisionale collaborativo 

e di livello superiore; 

• mobilità: fornire un accesso on-demand 

sicuro alle informazioni e alle 

conoscenze indipendentemente 

dalla posizione, per flussi di lavoro 

improntati sulla collaborazione; 

• gestione delle modifiche: combinare 

strategie, processi, strumenti e 

competenze che, associati nel modo 

giusto, semplificano e accelerano 

l’istituzionalizzazione delle pratiche 

migliori dal punto di vista delle 

operazioni. 

Sebbene queste tematiche non siano 

necessariamente nuove, le innovazioni 

dell’Industrial Internet of 

Things offrono opportunità senza 

precedenti di evoluzione delle prestazioni 

in ogni area delle trasforma- 

Una delle 

conferenze 

tenute nel corso 

dell’evento 




Emerson ha 

permesso di 

vedere di persona 

in che modo 

si comporterà 

la forza lavoro 

digitale del 

prossimo futuro 

attraverso la 

Digital Workforce 

Experience 

Un’ampia area 

del World Forum 

è stata dedicata 

all’esposizione 

delle soluzioni 

di Emerson 

e dei suoi partner 

zioni organizzative. Per rendere queste 

opportunità accessibili, Emerson 

amplierà il suo ecosistema digitale 

Plantweb con un’estesa gamma di 

nuove tecnologie e servizi digitali, 

tra cui una consulenza sulle competenze, 

sulle metodologie e sul personale 

affinché la trasformazione digitale 

si verifichi correttamente. 

“Padroneggiando queste competenze, 

le aziende manifatturiere possono 

sfruttare appieno le tecnologie 

digitali a disposizione oggi e quelle 

che sono appena dietro l’angolo”, ha 

proseguito Train. “Emerson utilizza 

le informazioni organizzative che otteniamo 

attraverso la collaborazione 

con i clienti per concentrare lo sviluppo 

del nostro portfolio di prodotti 

e servizi in aree che creano un impatto 

sul fatturato”. 

In uno studio del 2017 condotto da 

Industry Week e da Emerson, i leader 

del settore manifatturiero di una vasta 

gamma di industrie hanno confermato 

che l’Industrial IoT offrirà 

nuove opportunità supportate da un 

numero maggiore di informazioni in 

tempo reale, un’azienda connessa in 

maniera più stretta e strumenti analitici 

migliori. Ciò nonostante, tutto 

il gruppo ha indicato il personale 

come il fattore più importante per il 

successo. Questo spiega la necessità 

da parte delle aziende di adottare 

metodologie di gestione delle modifiche 

efficaci per accrescere l’attenzione 

sulla formazione e sull’upskilling, 

oltre al miglioramento dei flussi 

di lavoro organizzativi, al fine di 

sfruttare efficacemente i loro investimenti 

in tecnologia. 

Per dare vita alle idee, Emerson ha 

permesso ai leader del settore di vedere 

di persona in che modo si comporterà 

la forza lavoro digitale del 

prossimo futuro attraverso la Digital 

Workforce Experience, un ambiente 

esperienziale immersivo in grado di 

dimostrare come le tecnologie nuove 

ed emergenti possano trasformare 

le organizzazioni aiutandole ad accelerare, 

istituzionalizzare e sostenere 

comportamenti da quartile superiore. 

“Le aziende e i dipendenti che si a- 

dattano all’ambiente digitale in rapida 

trasformazione si preparano a ottenere 

i maggiori successi”, ha aggiunto 

Train. “Ma tutti hanno interessi 

in gioco. I datori di lavoro 

devono mettere a disposizione opportunità 

di formazione ed upskilling, 

mentre i dipendenti hanno bisogno 

dell’autostima e dell’impegno 

per apprendere nuove capacità 

e competenze che consentano loro 

di gestire le loro carriere nell’era 

dell’informazione”. 



Servizi connessi per il controllo e la manutenzione delle valvole 

Le valvole sono tasselli cruciali nell’affidabilità di un 

processo. Lo ha spiegato bene Eric Saussaye. Vice President 

Fisher Europe presso Emerson Europe, presentandoci 

a l’Aia il Valve Connected Services, un servizio 

che permette al cliente di affidare interamente a Emerson 

il controllo e la manutenzione delle valvole installate 

nel proprio stabilimento, riducendo così al minimo 

il rischio di eventuali guasti e fermi impianto imprevisti. 

“Attraverso il Valve Connected Services aiutiamo i clienti 

a potenziare la manutenzione preventiva e predittiva e 

a migliorare così i loro impianti sotto il profilo della sicurezza, 

dell’affidabilità e della riduzione delle interruzioni 

di produzione non programmate. Secondo recenti studi” 

– ha continuato Saussaye – “gli user dell’industria di 

processo perdono il 5% della produzione a causa di interruzioni 

non programmate. Tutto questo mentre l’80% 

di questi fermi impianto avrebbe potuto essere previsto. 

Stiamo parlando di perdite produttive che possono 

arrivare all’ordine dei milioni di dollari. Per riuscire a 

ridurre radicalmente questi problemi attraverso la manutenzione 

predittiva, è sufficiente che l’utilizzatore u- 

sufruisca del nostro software dedicato alle valvole e del 

nostro sistema di comunicazione; in tal modo potrà raccogliere 

i dati e inviarli a un nostro centro di competenza, 

dove operano esperti per ogni tipo di valvola installata: 

a triplo offset, a sfera, a farfalla… D’altronde un u- 

tilizzatore non può avere competenze per ogni tipo di 

valvola presente nello stabilimento”. 

Due anni fa è iniziata la prima esperienza del Valve Connected 

Services in Europa, con una raffineria in Spagna. 

Sono state monitorate 11 valvole impiegate in processi 

critici, non solo costruite da Emerson. “Abbiamo installato 

sul posto il software e il sistema per la raccolta 

dei big data che, una volta trasmessi e analizzati dai 

nostri esperti, hanno consentito di prevenire e risolvere 

i problemi”, ha spiegato il vicepresidente di Fisher Europe. 

“In particolare, il trend di funzionamento di una 

delle valvole ci ha fatto capire che, se non si fosse pianificato 

un intervento di manutenzione, avremmo avuto 

un fermo impianto improvviso. In questo modo è stato 

possibile programmare per tempo uno shutdown riducendo 

notevolmente l’impatto sulla produzione della 

raffineria”. 

Sistema di controllo 

per colmare il divario IT/OT 

Con il lancio della versione 14 di DeltaV, 

avvenuta in occasione dell’evento, 

Emerson espande il suo ecosistema 

digitale Plantweb. Si tratta 

di un sistema di controllo certificato 

per la sicurezza informatica, 

progettato per offrire nuovo valore 

ai progetti in conto capitale e rendere 

le operazioni nell’impianto più 

connesse e produttive. Con l’ultima 

versione, progettata tenendo presente 

l’evoluzione digitale dei clienti, 

vengono introdotte innovazioni 

significative nell’intera architettura 

di DeltaV. 

L’aggiornamento principale del sistema 

di automazione DeltaV include 

diversi miglioramenti significativi, 

volti ad eliminare costi e a ridurre 

la complessità dei progetti in 

conto capitale, nonché ad aumentare 

la produttività durante le operazioni 

attraverso accesso ottimizzato 

ai dati sulle attrezzature e sulla produzione, 

usabilità migliorata e maggiore 

sicurezza. 

“Oggi più che mai, per completare la 

trasformazione digitale è essenziale 

disporre di un ambiente con dati 

integrati sull’impianto. Grazie a DeltaV, 

stiamo riducendo l’impegno di 

progettazione richiesto per connettere 

in sicurezza i sistemi informativi, 

operativi e dell’impianto”, ha 

dichiarato Jamie Froedge, Presidente 

di Sistemi e soluzioni di processo 

in Emerson Automation Solutions. “I 

nostri clienti avranno a disposizione 

più funzionalità per il controllo distribuito 

e i sistemi di sicurezza per 

portare a termine i progetti con successo 

e ottimizzare le operazioni”. 

Il blocco I/O CHARM avvicina il campo 

ai CHARM, che hanno superato il 

milione di implementazioni in oltre 

1100 siti in soli cinque anni, continuando 

a migliorare l’impatto del 

marshalling elettronico di DeltaV 

con CHARM sull’ideazione di progetti 

in conto capitale. Adesso è possibile 

installare piccole custodie con massimo 

12 CHARM più vicino ai dispositivi 

da campo, riducendo significativamente 

del 60% i costi d’installazione 

complessivi e del cablaggio e- 




lettrico ed offrendo maggiore flessibilità 

di progettazione. 

Smart Commissioning, lanciato nel 

2016, ha consentito di eliminare u- 

na delle operazioni di progettazione 

più impegnative dal percorso critico 

di un progetto. Tradizionalmente, 

la messa in opera è un’attività 

manuale che richiede più di due ore 

per dispositivo, il tutto moltiplicato 

per migliaia di dispositivi. Smart 

Commissioning ha ridotto il tempo 

di messa in opera a 25 minuti. Emerson 

sta espandendo queste funzionalità, 

riducendo il tempo di messa 

in opera dei dispositivi a soli 10 

minuti, ovvero una riduzione di circa 

il 93% del tempo, fatto che potrebbe 

consentire di risparmiare diverse 

centinaia di migliaia di dollari 

in progettazione. 

L’interfaccia operatore di DeltaV Live 

offre un’esperienza operativa moderna 

e atta allo scopo, facile da 

imparare ad utilizzare e modificare. 

L’HMI è stata progettata seguendo 

le best practice del settore sulla base 

delle esperienze degli utenti, incluso 

lo standard ISA 101.01, ed è 

basata sulle ricerche del Center for 

Operator Performance, un’accademia 

ed associazione di fornitori dedicata 

alla progettazione dei fattori u- 

mani. L’interfaccia HTML5 offre una 

grafica scalabile e permette agli o- 

peratori di regolare in modo flessibile 

i propri display per concentrarsi 

sui dati dei processi più importanti 

per ogni situazione. La nuova interfaccia 

operatore migliora la consapevolezza 

della condizione complessiva 

e consente di prendere decisioni 

più rapidamente. Con Delta Live, E- 

merson aiuta le aziende a migliorare 

la mobilità, costruendo una base per 

la grafica che possa essere trasferita 

su computer desktop, laptop e dispositivi 

mobili, senza ulteriore progettazione 

o scripting personalizzato. 

Poiché è uno dei pochi sistemi a disporre 

di una certificazione completa 

per la sicurezza informatica, DeltaV 

offre ai propri utenti un nuovo livello 

di protezione dalle minacce alla 

sicurezza informatica. La versione 

14 di DeltaV sarà certificata ISASecure 

SSA Level 1 dall’International 

Society of Automation (ISA). Ciò significa 

che i progettisti di Emerson 

sono formati per scrivere in codice 

sicuro e che il sistema nel suo complesso 

è a prova di minacce informatiche. 

Emerson sta semplificando la connessione 

tra i sistemi IT e i sistemi 

OT dell’impianto espandendo l’accesso 

ai server OPC UA nelle sue offerte 

di software ed hardware di 

DeltaV. DeltaV è la corsia preferenziale 

per la maggior parte dei dati 

dell’impianto e ora, grazie all’utilizzo 

di OPC UA, il protocollo più rilevante 

dell’IIoT, i server e le applicazioni 

di DeltaV possono condividere 

in modo sicuro i dati sulle applicazioni 

di analisi cloud, sulle soluzioni 

di monitoraggio remoto e sulle 

tecnologie di terze parti. 

L’anno scorso Emerson ha annunciato 

le prime due aggiunte al suo nuovo 

sistema DeltaV: il controllore DeltaV 

PK e DeltaV Mobile. Il controllore 

DeltaV PK permette agli impianti di 

controllare gli skid e le applicazioni 

tipicamente gestiti da PLC mediante 

un controllore DeltaV indipendente 

oppure di connettersi a un’architettura 

di automazione DCS in scala 

completa e integrata o al cloud attraverso 

server OPC UA incorporati. 

La piattaforma DeltaV Mobile si connette 

in modo nativo, sicuro e senza 

ulteriore progettazione a DeltaV 

e permette a responsabili, ingegneri, 

operatori ed esperti in materia di 

monitorare le operazioni e avere dati 

e allarmi a portata di mano, in qualunque 

momento e ovunque ne abbiano 

bisogno. 

l 

In occasione 

dell’evento, 

Emerson 

ha lanciato 

la versione 14 

del sistema 

di automazione 

DeltaV 



L’interfaccia fra controllore e sensori intelligenti 

58 icf RIVISTA DELL’INDUSTRIA CHIMICA E FARMACEUTICA 

L’innovativo IO-Link master EP0L001 

di Wenglor Sensoric consente di implementare 

la comunicazione multiprotocollo 

direttamente a livello di campo. 

Il modulo consente di integrare in modo 

semplice e flessibile via Industrial 

Ethernet fino a otto sensori e attuatori 

IO-Link compatibili in standard 1.0 e 

1.1. È adatto a sfruttare le caratteristiche 

degli innovativi sensori della famiglia 

PNG/smart, sviluppati da Wenglor 

per rispondere ai requisiti di comunicazione 

intelligente e in tempo reale 

richiesti dalla moderna smart factory. 

Per i moderni contesti Industry 4.0, che 

si tratti di macchine intelligenti, centri 

logistici o linee di produzione complesse 

che adottano strategie di manutenzione 

predittiva, IO Link master E- 

P0L001 rappresenta la soluzione ideale 

per interfacciare il controllore con i dispositivi 

intelligenti installati sul campo. 

In particolare, le caratteristiche del 

modulo EP0L001 sono ideali per il collegamento 

ai livelli di controllo superiori 

dei sensori fotoelettronici di ultima generazione 

PNG//smart, che sono dotati 

di eccezionali prestazioni e capacità di 

comunicazione. I sensori e gli attuatori 

interconnessi mediante il modulo IO- 

Link master EP0L001 sono in grado di 

scambiare dati in tempo reale sullo stato 

del sistema e possono così adattarsi 

dinamicamente al variare delle condizioni 

operative. Ciò consente di mantenere 

il processo sempre a livelli ottimali, 

assicurando una qualità produttiva 

ed eliminando i fermi indesiderati. 

Il master IO-Link dispone di otto porte 

M12 compatibili IO-Link che, liberamente 

configurabili, offrono la massima 

flessibilità di collegamento, riducendo 

al minimo i costi di ciascun canale. 

Quattro delle otto porte sono predisposte 

in variante di classe B al fine 

di gestire una maggiore corrente di carico, 

come a volte è richiesto da alcuni 

attuatori: ciascuna di queste quattro 

porte è in grado di collegare dispositivi 

che assorbono correnti di carico continue 

fino a 2 A (in totale 8 A). 

L’alimentazione ai componenti collegati 

è assicurata dai nuovi connettori 

M12 tipo L, i quali consentono anche 

il collegamento di eventuali dispositivi 

di campo addizionali. Nel caso in 

cui un terminale dovesse guastarsi l’isolamento 

elettrico garantisce che la 

comunicazione non si interrompa e che 

non compaiano fenomeni di disturbo. 

L’efficienza e flessibilità di connessione 

sono garantite dalla possibilità di configurare 

l’IO-Link master con un totale 

di 12 ingressi e 8 uscite digitali oppure 

con otto porte compatibili IO-Link. 

Un’ulteriore caratteristica del master 

IO-Link è la capacità di comunicare indifferentemente 

utilizzando i protocolli 

Profinet ed EtherNet/IP, che possono 

essere selezionati direttamente sul 

master tramite un interruttore a trimmer, 

rendendo superflui ulteriori dispositivi. 

Mediante altri due trimmer è 

possibile impostare la topologia della 

connessione in configurazione ad anello 

o lineare. Il master IO-Link si adegua 

automaticamente alle impostazioni 

selezionate per adempiere alle funzioni 

di start-up, condivisione e Device 

Level Ring, supportando configurazioni 

ridondate. 

La custodia pressofusa realizzata in 

lega di zinco, estremamente robusta 

e compatta, nonché la protezione di 

grado IP65 / IP67 / IP69k, lo rendono 

adatto per l’impiego in condizioni 

gravose. 

Il master IO-Link EP0L001 è inoltre 

dotato di caratteristiche operative in 

un range di temperatura molto esteso, 

che può arrivare a valori limite di -20 

e +70°C. Grazie a un peso di soli 500 

g può essere installato solidalmente a 

organi in movimento (bracci meccanici, 

robot ecc.) oppure montato direttamente 

a bordo macchina. Il catalogo 

Wenglor offre i necessari componenti 

di connessione. 

Le caratteristiche principali del master IO-Link 

• 8 porte M12 IO-Link compatibili liberamente 

configurabili (connessioni tipo L) 

• 2 porte configurabili Profinet o EtherNet/IP 

(connessioni tipo D) 

• custodia pressofusa in lega di zinco adatta 

ad ambienti gravosi 

• web server integrato


Interruttore di livello con IO-Link 

Baumer ha annunciato la disponibilità immediata 

degli interruttori di livello LBFH e LB- 

FI con IO-Link e omologazione ATEX. L’interfaccia 

IO-Link permette all’utente di automatizzare 

la configurazione dei sensori. L’omologazione 

ATEX consente di utilizzare le barriere 

comunemente in commercio. I sensori sono 

adatti per applicazioni igieniche e industriali. 

Grazie all’integrazione di IO-Link, gli interruttori 

di livello diventano Industry 4.0 ready. 

Questa interfaccia di comunicazione consente 

di configurare le applicazioni in modo semplice 

e veloce utilizzando normali componenti 

di rete. In questo modo è possibile duplicare 

il sistema senza commettere errori e sostituire 

un apparecchio senza doverlo nuovamente 

programmare, garantendo così un importante 

risparmio di tempo. I dati diagnostici 

possono essere richiamati e valutati in qualsiasi 

momento, aumentando così la disponibilità 

del sistema. 

Proprio come i loro predecessori, gli interruttori 

di livello LBFH e LBFI soddisfano i requisiti delle 

categorie ATEX 1 e 2 per gas e polveri. Il ridotto 

consumo di corrente garantito dall’utilizzo 

di componenti elettronici avanzati consente 

di utilizzare, oltre alle barriere Baumer, anche 

altre barriere comunemente in commercio. Questa 

soluzione consente di ridurre i costi di installazione 

e offre una maggiore flessibilità d’integrazione 

a beneficio degli impianti esistenti. 

Due uscite di commutazione rendono possibile 

l’impostazione di due soglie di attivazione. In 

tal modo si può avere un monitoraggio affidabile 

di due diverse sostanze, ad esempio acqua e 

olio, o fasi di processo, come produzione e pulizia, 

con un solo sensore. Inoltre, le due uscite 

di commutazione facilitano la verifica della 

plausibilità del sensore. L’impostazione di un 

punto di attivazione complementare consente 

di rilevare in maniera affidabile la rottura dei 

fili, garantendo così un monitoraggio efficace 

di tutti i programmi. Entrambe le varianti 

sono adatte per l’impiego a temperature fino 

a 135°C, mentre la variante per applicazioni 

igieniche supporta anche processi SIP. 

Sensori capacitivi 

autoadesivi 

Balluff ha presentato un sensore capacitivo 

autoadesivo con livello di protezione 

IP 64 utile per rilevare in modo 

continuativo il livello di riempimento 

senza alcun contatto con il materiale 

presente in serbatoi con pareti non 

conduttive o attraverso pareti esterne 

di tubi in vetro, plastica o ceramica. 

La testina flessibile del sensore, dotata di un campo di rilevamento 

massimo di 850 mm, può essere regolata in lunghezza a piacere 

(a partire da un valore minimo di 108 mm) e fissata con facilità 

alle pareti esterne del contenitore senza accessori supplementari, 

utilizzando la sua superficie adesiva. Per rilevare il livello di 

soluzioni acquose polarizzate, lo spessore delle pareti può essere 

compreso tra 2 e 6 mm, e fino a 2 mm per misurare il livello di sostanze 

non conduttive come oli e materiali incoerenti. 

Il sensore è appositamente progettato per essere utilizzato insieme 

agli amplificatori di sensori Balluff di tipo BAE. Utilizzando 

l’amplificatore opzionale è possibile rilevare il livello di riempimento 

sull’intero campo di misura visualizzando direttamente i 

corrispondenti valori analogici (0 ... 10 V, 4 ... 20 mA), tramite il 

collegamento IO-Link, o come valori di superamento delle soglie 

minima e massima. Sia il collegamento tramite bus IO-Link che 

l’amplificatore analogico opzionale offrono versatili possibilità di 

configurazione per soddisfare esigenze personalizzate. 

Una supervisione più efficiente 

Il nuovo iFIX 5.9, lo SCADA/HMI 

sviluppato da GE Digital e supportato 

in Italia da ServiTecno, sfrutta 

le più recenti tecnologie per a- 

iutare l’operatore a comprendere 

in maniera rapida e completa le 

situazioni e offrire una maggiore 

efficienza nella gestione delle o- 

perations, accorciando al contempo 

il “time-to-insight” per gli integratori 

di sistemi. È uno strumento, 

nativamente in grado di 

adattarsi ai contesti, che offre u- 

na porta di accesso verso i sistemi 

gestionali: grazie all’integrazione 

di Historian consente infatti di 

collegare i dispositivi di campo al 

cloud e di integrarli nativamente 

con la piattaforma GE Predix. 

Nell’ottica di massimizzare le performance 

della supervisione, le 

nuove release di iFIX integrano la 

tecnologia WIN-911 per la gestione 

e la notifica degli allarmi su telefoni 

e mobile, un tool che era 

precedentemente disponibile solo 

come add-on. La stessa filosofia 

ha portato all’integrazione di DreamReport, 

una soluzione che consente 

di creare in maniera intuitiva 

report completi e cruscotti. 

Il nuovo motore grafico di iFIX 

5.9 modernizza l’HMI/SCADA offrendo 

uno spazio di lavoro rinnovato 

con funzionalità che includono: 

anti-aliasing per le forme 

delle immagini, possibilità 

di riprodurre dati storici, ribbon 

bar per una navigazione adatta al 

contesto e molto altro. 


H A N D L I N G P L A S T I C S M E C H A T R O N I C S S E N S O R S 

SICURI, PROTETTI, PULITI! 

Soluzioni per robot collaborativi 

anche per ambienti sterili 

La gamma Mechatronic di Gimatic si arricchisce della compatibilità 

in applicazioni collaborative con Universal Robots®. 

Il nuovo kit permette di collegare la gamma di pinze elettriche 

direttamente al polso del robot senza bisogno di ulteriori 

accessori. 

La cover di protezione e il sistema di presa adattativo garantiscono 

la protezione dell’operatore e le dita di presa, fornite 

in una configurazione standard, sono rimovibili e personalizzabili. 

Inoltre, grazie all’esclusivo sistema CAPBOX, le pinze di qualsiasi 

taglia, sono comandate direttamente dal polso del robot 

senza cavi e costose ed ingombranti protezioni lungo il braccio 

del robot stesso. 

La gamma Mechatronic, oltre alle ben nota serie di pinze elettriche 

certificate per ambienti sterili, include anche il nuovissimo 

EQC75, un cambia utensile elettrico automatico e anch’esso 

certificato. 

INDUSTRY 4.0 

www.gimatic.com

Componenti 

Pompa peristaltica per bioprocessi 

Watson-Marlow Fluid Technology Group presenta la nuova pompa 

peristaltica Quantum per bioprocessi dotata di cartuccia con sistema 

brevettato ReNu SU Technology®. Quantum offre un notevole 

miglioramento tecnologico: la resa superiore nei processi downstream 

in tutta la gamma di pressioni le consente di superare le 

prestazioni di tutte le altre pompe per bioprocessi. 

Quantum è concepita espressamente per le applicazioni legate alla 

filtrazione a flusso tangenziale (TFF), alla filtrazione virale (VF) 

e alla cromatografia liquida ad alte prestazioni (HPLC). Assicura i- 

noltre linearità di flusso su tutta la gamma di pressioni nei processi 

single-use a 3 bar fino a 20 l/min (LPM), puntano a battere la 

concorrenza grazie all’assenza quasi totale di pulsazioni (stabilità 

di pressione 0,12 bar). Con la gamma di controllo di 4000:1, gestire 

pressioni costanti tra membrane (TMP) nella microfiltrazione 

e nell’ultrafiltrazione attraverso servovalvole e dover sottostare alla 

limitazione della gamma di controllo a 200:1 nelle operazioni a 

gradiente della tecnica HPLC sono ormai un problema del passato. 

Quantum vanta sollecitazioni di pompaggio dimezzate rispetto 

alle pompe a membrana e un flusso preciso a velocità predefinite 

nel corso dell’intera durata di vita della cartuccia, eliminando 

così la necessità di monitoraggio ausiliario del flusso. 

Ecco alcune caratteristiche della pompa: notevoli capacità di 

pompaggio per il bioprocessing, con linearità di flusso fino a 20 

l/min a 3 bar e pulsazioni di 0.12 bar; pompaggio estremamente 

delicato per rese superiori dei processi downstream grazie alla 

cartuccia con sistema brevettato ReNu SU Technology; è la prima 

pompa ad offrire una gamma di controllo integrata di 4000:1 e 

validazione ai sensi delle linee guida BPOG/BPSA/USP/ISO. 

Servomotori con densità di coppia massima 

B&R ha compiuto il passo successivo 

nello sviluppo dei suoi servomotori 

8LS. Tre motori di concezione innovativa 

della taglia 5 nelle lunghezze A, 

B e C completano la fascia media della 

linea di prodotti 8LS. Rispetto ai loro 

predecessori, offrono dimensioni più 

compatte e un migliore design termico. 

I nuovi servomotori 8LS sono altamente 

dinamici e offrono un elevato rapporto 

coppia/carico. Sono adatti per 

applicazioni quali la lavorazione delle 

materie plastiche, le macchine da 

stampa e le servo-pompe. Con una dimensione 

del flangia di 142 mm, i nuovi 

motori offrono un’eccellente densità 

di coppia. I clienti traggono vantaggio 

da una maggiore potenza con un fabbisogno 

di spazio ridotto. Possono essere 

combinati con una qualsiasi delle numerose 

opzioni di motoriduttori B&R e 

consegnati come combinazioni motore-riduttore 

pre-assemblati. 

Tutti i motori della serie 8LS sono disponibili 

in opzione con encoder digitale 

e funzioni di sicurezza integrate. 

Per la maggior parte delle varianti di 

velocità, i motori fino alla taglia 7 sono 

disponibili anche con una soluzione 

a cavo singolo che combina i cavi per il 

motore e l’encoder. Ciò riduce al minimo 

i cablaggi e i costi di installazione. 

Attuatore 

lineare ad alta 

potenza 

Portescap presenta il nuovo 

attuatore lineare can-stack passo-passo 

ad alta potenza 35DBM. 

Questo motore passo-passo lineare da 35 

mm è adatto ad applicazioni che richiedono 

una forza lineare elevata. Il modello 35DBM è 

dotato di un circuito magnetico ottimizzato, alimentato 

da magneti al neodimio ad alta energia. L’angolo 

di passo di 7,5 gradi offre un movimento incrementale 

più fine con un elevato grado di precisione 

e ripetibilità. 

Con una forza di tenuta di 112 N, l’attuatore lineare 

passo-passo 35DBM è l’ideale per applicazioni come 

autoiniettori, automazione da laboratorio, pipette sanitarie 

e sistemi di controllo valvole. Gli attuatori ad 

alta potenza 35DBM di Portescap sono completamente 

personalizzabili per esser utilizzati in adattatori, 

pistoni, avvolgimenti, flange e sensori di fine corsa. 

Il modello 35DBM è disponibile nelle versioni “captive” 

e “non captive” con diverse opzioni di passo e avvolgimento, 

selezionabili dal portale online MotionCompass. 

Il dispositivo è realizzato in uno stabilimento 

certificato ISO ed è conforme alla normativa RoHS. 


La temperatura 

che desideri, sempre. 

La soLuzione PeR La RefRigeRazione industRiaLe 

neL settoRe CHiMiCo-faRMaCeutiCo 

Unità speciali a bassa temperatura: 

• per sperimentazione 

• per raffreddamento liquidi di processo 

Gruppi di raffreddamento soluzioni incongelabili con fluidi frigoriferi 

ecologici hfc/hcfc o ad ammoniaca a bassa carica 

Unità di compressione a vite (da 300 a 5.390 mc/h) 

Centrali frigorifere premontate multicompressione 

Sistemi distribuzione aria mediante condotti tessili 

Contratti di manutenzione programmata 

Unità trattamento aria sanificabili

Sicurezza 

sabile per evitare il contatto o la vicinanza 

con sostanze nocive ed ambienti 

infetti; l’esposizione continuata 

a cattivi odori mantiene quindi 

l’organismo in uno stato di allarme 

che provoca stress, malesseri respiratori, 

gastro-intestinali e neurologici. 

In pratica, l’inquinamento olfattivo, 

anche in assenza di conseguenze di 

tipo tossicologico, rappresenta una 

vera e propria azione dannosa, tanto 

è vero che, nella giurisprudenza at- 

Quando gli odori ambientali, emessi 

da siti produttivi o di trasformazione 

e trattamento, provocano una 

sensazione di disagio prolungata 

alle persone esposte si può parlare 

di molestia vera e propria. Si tratta 

di un problema diffuso e di non 

semplice soluzione, che è comunque 

possibile affrontare con strumenti e 

conoscenze adeguate. di Cristiano Vergani* 

Molestie olfattive: 

un problema diffuso 

Figura 1 - 

Molte aziende 

produttive 

“storiche” si 

sono trovate 

sempre più 

inserite in 

un contesto 

densamente 

urbanizzato, 

un fenomeno 

alla base di 

molti episodi 

di lamentele per 

odori molesti 

*R&S Manager di 

EnviroExperts Italia Srl 

Le emissioni maleodoranti rappresentano 

un problema che 

affligge molte zone residenziali 

nelle vicinanze di particolari 

siti produttivi (industrie 

chimico-farmaceutiche, alimentari, 

allevamenti zootecnici) o di impianti 

di trasformazione e trattamento 

(depuratori, compostaggio, discariche, 

fermentatori anaerobici); anche 

in ambito urbano sono molto numerosi 

i casi di inquinamento olfattivo 

causati dalle emissioni di friggitorie, 

fast-food e simili. Oltre al disagio, 

che nei casi più gravi può causare veri 

e propri malesseri fisici, specialmente 

nelle persone più sensibili, non si 

devono dimenticare anche le conseguenze 

economiche, come il deprezzamento 

degli immobili e i danni alle 

attività commerciali e turistiche. 

Il nostro senso dell’olfatto è molto 

sviluppato, perché dal punto di vista 

evolutivo è una facoltà indispen- 

Figura 1 

tuale, viene in genere considerato u- 

na violazione dell’art. 674 del Codice 

Penale (“Getto di cose pericolose”), 

in attesa di un auspicabile aggiornamento 

legislativo più consono. 

Tuttavia, la difesa dalle molestie olfattive 

è un’impresa piuttosto difficoltosa, 

come ben sanno le persone 

che disgraziatamente ne sono vittima, 

in particolare quando la “controparte” 

è una realtà produttiva e- 

conomicamente importante e ben 

provvista di difesa legale. Infatti, la 

percezione degli odori è soggettiva, 

nonché dipendente dalle diverse variabili 

ambientali di tipo meteorologico 

e stagionale (temperatura, pressione 

atmosferica, umidità relativa, 

direzione e intensità dei venti ecc.), 


Sicurezza 

perciò l’individuazione delle fonti e la 

quantificazione dell’intensità e della 

qualità degli odori è una scienza ancora 

imperfetta e di impervia applicazione, 

rendendo spesso lunga, costosa 

e disagevole la soluzione di molti 

casi anche di gravità evidente, ma 

complessi da valutare in modo oggettivo. 

Per fortuna, negli ultimi anni è 

andata sempre più diffondendosi anche 

in Italia una metodologia affidabile 

per la quantificazione degli o- 

dori (olfattometria) e alcune Regioni 

(Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna) 

hanno cominciato a emanare 

delibere e linee guida per disciplinare 

le emissioni in atmosfera potenzialmente 

fonti di molestie olfattive. 

Inoltre, sono comparse sul mercato 

delle apparecchiature in grado di monitorare 

l’intensità e la qualità degli 

odori, consentendo l’installazione 

delle prime centraline per il campionamento 

automatico dell’intensità e 

della qualità degli odori ambientali. 

Figura 2 - 

Attraverso 

i sistemi 

di indagine 

e analisi oggi 

disponibili, è 

possibile avere 

una mappatura 

precisa della 

diffusione 

e dell’intensità 

degli odori 

nel territorio 

circostante 

la fonte di 

emissione 

Le fonti dell’inquinamento olfattivo 

Le fonti potenziali di emissioni maleodoranti 

sono numerose e variamente 

distribuite sul territorio: in ambito 

urbano, le lamentele più frequenti 

derivano dalla percezione di odori 

provenienti da esercizi di ristorazione 

o da laboratori artigianali di 

preparazione dei cibi (ristoranti, in 

particolare di tipo etnico, fast-food, 

pizzerie, mense, centri di cottura, 

friggitorie). 

Per quanto riguarda le emissioni industriali, 

è raro al giorno d’oggi trovare 

delle fonti significative in ambito 

urbano, anche se esistono numerose 

eccezioni dovute alla presenza 

di insediamenti “storici”, stabiliti 

in anni nei quali la zona era periferica 

ed è andata nel tempo a trovarsi 

inglobata nell’espansione progressiva 

del centro abitato: molte industrie 

in questa situazione sono state trasferite 

nei distretti industriali periferici, 

ma altre resistono strenuamente, 

sfruttando deroghe e dilazioni alle 

imposizioni delle autorità amministrative 

e sanitarie, specialmente in 

zone dove i residenti sono in maggior 

parte dipendenti dell’industria coinvolta, 

in genere contrari al trasferimento 

del sito produttivo. 

Nelle periferie, è invece possibile che 

emissioni maleodoranti possano provenire 

dalle zone industriali immediatamente 

esterne ai quartieri residenziali, 

ma è più frequente il caso 

di lamentele causate dalla presenza 

di impianti pubblici e privati per il 

trattamento delle acque, spesso privi 

di coperture di contenimento e di 

impianti di deodorizzazione. 

Nelle zone suburbane e nelle campagne, 

contrariamente a quanto si potrebbe 

pensare, sono molto frequenti 

gli episodi di molestia olfattiva, dato 

che, specialmente in anni recenti, 

sono andate moltiplicandosi le fonti 

maleodoranti: un tempo, vi erano e- 

pisodi più che altro legati agli allevamenti 

intensivi, specialmente di tipo 

suinicolo e avicolo, ed allo spargimento 

stagionale sui campi dei concimi 

naturali. Col passare degli anni, 

si sono aggiunte anche numerose industrie 

considerate “insalubri” ed e- 

spulse dai contesti urbani, come le 

concerie, l’industria del rendering 

(trattamento e recupero di sottoprodotti 

da residui di macellazione e carcasse 

animali), i mangimifici e le produzioni 

di alimenti per animali, industrie 

chimico-farmaceutiche e così 

via. A queste si sono aggiunte le discariche 

di rifiuti urbani, che si sono 

sempre più ingrandite, nonché gli 

impianti per il trattamento della frazione 

umida dei rifiuti e per il compostaggio. 

Un altro fenomeno recente 

è legato al proliferare di centrali di 



Sicurezza 

Tabella 1 - Scala di valutazione dell’intensità di un odore 

Punteggio Descrizione 

0 Nessun odore 

1 Odore appena percepibile 

2 Odore debole riconoscibile 

3 Odore facilmente rilevabile 

4 Odore forte 

5 Odore molto forte 

Tabella 2 - Scala di valutazione a nove livelli del tono edonico 

(gradevolezza) di un odore 

Punteggio Tono edonico 

-4 Estremamente sgradevole 

-3 

-2 

-1 

0 Neutro 

+1 

+2 

+3 

+4 Estremamente gradevole 

cogenerazione alimentate a biogas, i 

cui fermentatori anaerobici e le trincee 

di stoccaggio delle biomasse sono 

stati spesso all’origine di contestazioni 

per l’emissione persistente 

di cattivi odori nelle zone circostanti. 

Tabella 3 - Classificazione descrittiva per classi principali di odore con codici 

identificativi individuali. Una volta identificati i componenti di un odore e assegnati 

a essi dei punteggi di intensità da 0 a 5 sui raggi di un grafico a stella corrispondenti 

alle classi principali, è possibile, unendo i valori con una linea, tracciare i confini 

di un’area che rappresenta l’”impronta specifica” di quel particolare odore 

Classi descrittive principali di odore Codici individuali di odore 

Floreale (100) Vaniglia (101), Cocco (102), Eucalipto (103), 

Fragrante (104), Erba (105), Lavanda (106), 

Calendula (107), Cocco (108), Spezie (109), 

Rosa (110), Liquirizia (111) 

Fruttato (200) Mela (201), Ciliegia (202), Agrume (203), 

Uva (204), Limone (205), Arancia (206), 

Acero (207), Melone (208), Menta (209), 

Fragola (210), Dolce (211) 

Vegetale (300) Sedano (301), Grano (302), Cetriolo (303), 

Aglio (304), Pepe (305), Noce (306), 

Patata (307), Pomodoro (308), Cipolla (309) 

Terroso (400) Cenere (401), Legno bruciato (402), Gesso (403), 

Caffè (404), Muffa (405), Fungo (406), 

Muschio (407), Torba (408), Stantio (409), 

Paludoso (410), Ligneo (411), Pino (412) 

Sgradevole (500) 

Sangue (501), Bruciato (502), Gomma 

bruciata (503), Marcio (504), Fecale (505), 

Immondizia (506), Discarica (507), Letame (508), 

Putrido (509), Rancido (510), Carne cruda (511), 

Settico (512), Uovo marcio (513), Fogna (514), 

Acido (515), Latte guasto (516), Urina (517), 

Vomito (518) 

Di pesce (600) Ammina (601), Pesce morto (602) 

Chimico (700) Plastica bruciata (701), Gas di scarico (702), 

Detergente (703), Carbone (704), Diesel (705), 

Gasolio (706), Grasso (707), Fonderia (708), 

Cherosene (709), Melassa (710), Naftalina (711), 

Olio (712), Cloro (713), Vernice (714), Petrolio (715), 

Plastica (716), Resina (717), Gomma (718), 

Stirene (719), Solvente (720), Zolfo (721), 

Pece/Catrame (722), Trementina (723), 

Aceto (724), Vinile (725) 

Medicinale (800) Alcool (801), Ammoniaca (802), Anestetico (803), 

Canfora (804), Disinfettante (805), Mentolo (806), 

Sapone (807), Aceto (808) 

Valutazione e analisi olfattometrica 

degli odori 

L’impatto dei cattivi odori, fin da e- 

poche pre-industriali e ancora ai giorni 

nostri, è stato valutato in base alla 

sensibilità della popolazione, da 

sempre fortemente reattiva all’odorosità 

ambientale tipica di certe lavorazioni. 

Le attività di conceria, macellazione, 

tintoria, pescheria e simili 

sono sempre state confinate là dove 

meno potevano nuocere, ai margini 

delle zone abitate, almeno dove ne 

esisteva la possibilità pratica. In assenza 

di una misura strumentale degli 

odori, la loro valutazione è sempre 

stata basata sulle sensazioni soggettive, 

anche se la sensibilità e il 

giudizio sugli odori può essere variabile 

da persona a persona e persino 

differire anche nella stessa persona 

in situazioni diverse. Con lo sviluppo 

dell’era industriale ed il progresso 

della chimica, sono state individuate 

le sostanze responsabili di gran 

parte degli odori molesti e sono state 

loro attribuite delle soglie di percezione: 

tuttavia, per lungo tempo 

ciò non è stato sufficiente a stabilire 

dei limiti di emissione, come è stato 

fatto in base alle caratteristiche 

di tossicità, più semplici da determinare 

dal punto di vista delle dinamiche 

causa-effetto: la genesi degli o- 

dori è molto complessa e coinvolge 

un gran numero di variabili, perciò è 

stato necessario attendere all’incirca 

fino agli anni ’80 del secolo scorso 

prima di poter disporre di una metodologia 

adatta alla valutazione degli 

odori ambientali (ovvero l’olfattometria 

dinamica) che potesse dare 

dei risultati consistenti, affidabili, 

ripetibili e sufficientemente ogget- 


Sicurezza 

tivi per costruire un sistema basato 

su unità di misura specifiche, le unità 

di odore (OU, Odor Unit). In pratica, 

questa metodologia prevede la 

raccolta di campioni di aria ambiente 

in recipienti chimicamente inerti; 

il contenuto viene poi fatto annusare 

a un gruppo di persone (panel) appositamente 

selezionate e addestrate 

(dette rinoanalisti), per mezzo di un 

apparecchio (olfattometro) in grado 

di apportare una diluizione con quantità 

determinate di aria inodore. Il 

campione diluito viene confrontato 

con aria totalmente inodore, e ogni 

componente del panel deve rispondere 

a un quesito di “sento / non sento” 

ogni volta che gli viene presentata 

una diluizione progressivamente 

minore, fino a quando almeno la metà 

dei soggetti comincia ad avvertire un 

minimo odore. Il corrispondente valore 

di diluizione raggiunto rappresenta 

la cosiddetta soglia di percezione 

del panel, e il rapporto di diluizione 

corrisponde al numero di OU 

riscontrate per quel campione (ad e- 

sempio se il campione originale è stato 

diluito 100 volte per raggiungere 

la soglia di percezione, il suo valore 

in OU è 100). In pratica, l’ammontare 

di una unità di odore rappresenta 

il numero di volumi di diluizione che 

dovrebbe subire un certo odore per 

essere rilevato solo dal 50% della popolazione, 

il che sembrerebbe abbastanza 

relativo, date le differenze e- 

videnti tra una corte di esperti selezionati 

e la popolazione generale. Ad 

ogni modo, l’olfattometria dinamica, 

integrata con altri importanti mezzi 

di valutazione, come i questionari distribuiti 

ai soggetti colpiti e l’analisi 

chimica delle emissioni sospette (gascromatografia 

unita a spettrometria 

di massa, GC-MS), costituisce ormai 

un riferimento ampiamente collaudato 

e affidabile per stabilire l’impatto 

delle possibili fonti di molestia olfattiva 

presenti sul territorio. In abbinamento 

all’olfattometria dinamica e- 

seguita in laboratorio, è possibile anche 

condurre delle campagne olfattometriche 

direttamente nelle vicinanze 

delle possibili fonti sotto esame, 

grazie all’utilizzo di olfattometri portatili 

dotati di maschere individuali e 

di un sistema di diluzione variabile 

dell’aria ambientale con aria inodore 

contenuta in una bombola di piccole 

dimensioni; in questo modo, u- 

na piccola “pattuglia” di rinoanalisti 

può riuscire a mappare le caratteristiche 

dell’odore direttamente nelle 

aree interessate. 

Da qualche tempo, a dare man forte 

all’olfattometria basata sull’olfatto 

umano, sono comparsi degli strumenti 

elettronici specializzati nel riconoscimento 

e nella valutazione degli 

odori, i cosiddetti “nasi elettronici”: 

per ora, hanno trovato maggiore 

applicazione nell’ambito del controllo 

qualità dell’industria alimentare, 

ma sono già comparsi diver- 

Figura 3 - 

Le emissioni 

maleodoranti 

degli impianti 

di trattamento 

delle acque reflue 

privi di copertura 

sono spesso 

responsabili di 

ampie lamentele 

per inquinamento 

olfattivo 

Figura 4 - 

Operazione di 

campionamento 

da una condotta 

di emissione 

industriale. 

Il campione viene 

prelevato in un 

sacchetto di 

materiale inerte 

(per esempio 

Teflon) per mezzo 

di una pompa e 

successivamente 

viene utilizzato per 

una valutazione 

olfattometrica 

in laboratorio 



Sicurezza 

Figura 5 - 

Olfattometro 

portatile per la 

determinazione 

“sul campo” 

dell’intensità 

dell’odore in unità 

olfattometriche, 

attraverso 

la diluizione 

progressiva 

dell’aria 

ambientale 

con aria inodore 

prelevata da 

una bombola 

Figura 6 - Centralina 

per il monitoraggio 

ambientale degli 

odori, dotata di un 

“naso elettronico” 

con array di sensori 

ad ossidi metallici 

semiconduttori 

(M.O.S.) 

si modelli di apparecchiature da laboratorio 

in grado di semplificare e velocizzare 

le analisi olfattometriche, 

nonché strumenti da campo in grado 

di equipaggiare delle vere e proprie 

centraline di monitoraggio degli odori 

ambientali. Alcune di queste centraline 

sono già operative per tenere 

sotto controllo alcuni siti industriali, 

permettendo di creare delle mappe 

in tempo reale dell’inquinamento olfattivo 

presente nelle zone circostanti. 

Per ora si tratta di sistemi ancora 

in via di affinamento, ma che hanno 

dato già prova di una buona correlazione 

con i risultati ottenuti da e- 

sperti umani. Il loro funzionamento è 

basato sull’impiego di un insieme di 

sensori, ognuno specializzato nel reagire 

a una classe diversa di molecole 

odorose (aldeidi, chetoni, sostanze 

solforate, idrocarburi, acidi grassi 

eccetera); un apposito software provvede 

a raccogliere e a integrare i dati 

ricostruendo l’”impronta” complessiva 

dell’odore, che viene confrontata 

con una libreria di riferimento, quindi 

classificata dal punto di vista qualitativo 

e trasformata in un valore e- 

spresso in OU. 

Trattamento degli odori molesti 

L’attenuazione degli odori indesiderati 

è sempre difficoltosa, tanto più 

quanto è inferiore la soglia di percezione 

olfattiva delle sostanze chimiche 

coinvolte, alcune delle quali possono 

essere avvertite anche in concentrazioni 

estremamente basse. Non 

bisogna mai credere a chi propone soluzioni 

miracolose: tranne pochissime 

eccezioni, la lotta agli odori è sempre 

complessa, tecnicamente impegnativa, 

costosa e richiede un elevato grado 

di specializzazione per essere affrontata 

con successo. Come regola 

generale, è necessario considerare innanzi 

tutto le misure primarie, cioè la 

riduzione all’origine della genesi e soprattutto 

della diffusione incontrollata 

degli odori: una volta generati e 

diffusi, l’applicazione delle tecniche 

secondarie, cioè l’abbattimento, rappresenta 

sempre la strada più difficile 

da percorrere. Infatti, in molti casi, 

l’applicazione di semplici regole di 

pulizia ed igiene può essere risolutiva: 

ad esempio, molti episodi di inquinamento 

olfattivo derivano dallo stoccaggio 

a cielo aperto di materiali e sostanze 

maleodoranti, oppure dal mancato 

lavaggio (oppure effettuato con 

modalità improprie) di locali, impianti, 

attrezzature e mezzi di movimentazione. 

In alcune applicazioni industriali, 

la sostituzione di alcune sostanze 

nel ciclo produttivo ha portato 

notevoli miglioramenti su qualità 

e quantità delle emissioni, compreso 

l’aspetto olfattivo (basti pensare all’eliminazione 

dei solventi organici in favore 

dell’acqua negli impianti di verniciatura). 

Una volta messe in campo tutte le misure 

primarie possibili, se il problema 

permane, è necessario ricorrere all’abbattimento 

delle sostanze odorigene 

prima dell’emissione in atmosfera, a 

tutt’oggi l’unica soluzione praticabile 

in moltissimi casi. Prima di pensare 

all’abbattimento, è però indispen- 


Figura 7 - Olfattometro da laboratorio in conformità alla norma EN 13725. 

Un panel di “annusatori” addestrati giudica l’intensità dell’odore percepito 

a diluizioni crescenti, permettendo così di assegnare al campione testato 

un valore di odorosità in unità olfattometriche 

Figura 8 - Torre 

per il trattamento 

ad umido di 

emissioni 

odorigene 

(impianto 

EnviroExperts 

Italia per 

Lipofood). 

Il trattamento 

può prevedere 

più stadi (alcalino, 

acido, ossidante), 

in base alle 

caratteristiche 

chimico-fisiche 

delle sostanze 

da neutralizzare 

Figura 10 - Ossidatore termico rigenerativo (RTO) per 

il trattamento di emissioni odorigene particolarmente 

critiche (impianto EnviroExperts Italia per Gruppo Saria). 

Nelle applicazioni più impegnative, come nel settore 

del rendering, è indispensabile ricorrere alla combustione 

per ottenere un abbattimento pressoché totale delle 

sostanze maleodoranti 

sabile assicurarsi del perfetto funzionamento 

dell’impianto di captazione 

e convogliamento dell’aeriforme da 

trattare, in quanto eventuali perdite 

per mancata captazione, insufficiente 

depressione dei volumi interessati o e- 

sfiltrazioni da fessure o tenute imperfette 

potrebbero compromettere l’esito 

di qualunque trattamento finale al 

punto di emissione. 

La scelta del corretto metodo di trattamento 

dipende dalle caratteristiche 

chimico-fisiche e dalla concentrazione 

della sostanza o della miscela di sostanze 

responsabili del cattivo odore, 

nonché dal flusso di massa risultante 

dalla portata complessiva di emissione, 

tenendo conto attentamente anche 

delle problematiche e dei costi legati 

all’installazione e alla manutenzione 

degli impianti prescelti. Ad e- 

sempio, esistono numerosi esempi di 

impianti funzionanti in modo soddisfacente 

al momento dell’installazione 

ma rapidamente resi inservibili dalla 

mancata manutenzione per eccessivo 

costo dei materiali di consumo (reagenti 

chimici o materiali adsorbenti) 

o dello smaltimento dei reflui di risulta. 

In questi casi, la scelta più efficace 

è quella di privilegiare l’impiego di impianti 

più costosi come installazione 

iniziale ma molto più economici nella 

gestione e dall’efficienza costante nel 

tempo (per esempio impianti combinati 

con assorbitore ad umido ed elettrofiltri 

auto lavanti). 

In questa sede, per ragioni di complessità 

dell’argomento e di spazio disponibile, 

non è possibile approfondire 

adeguatamente il tema del trattamento, 

per il quale si rimanda alle 

linee guida disponibili e ai testi 

specialistici. Tuttavia, è possibile genericamente 

affermare che le sostanze 

odorigene possono essere sequestrate 

tal quali dal flusso per mezzo di composti 

adsorbenti (letti in carbone attivo 

o zeoliti) o filtrate/precipitate fisicamente 

(con filtri meccanici e/o e- 

lettrofiltri se sotto forma di particolato 

o aerosol), oppure neutralizzate 

chimicamente per mezzo di opportune 

reazioni chimiche (colonne di lavaggio 

ad uno stadio o più stadi con soluzioni 

basiche, acide, ossidanti). Nei 

casi più estremi, quando è necessario 

operare con efficienze molto alte 

(per esempio su emissioni da rendering), 

si deve invece intervenire con 

sistemi catalitici o con veri e propri 

combustori termici, in grado di ossidare 

in modo praticamente quantitativo 

le molecole odorigene trasportate 

nel flusso da trattare. In queste applicazioni, 

per limitare i consumi energetici, 

vengono utilizzati soprattutto 

ossidatori termici di tipo rigenerativo 

(RTO), nei quali il calore dell’effluente 

trattato viene stivato in accumulatori 

termici ed usato per preriscaldare 

l’aeriforme in ingresso. l 



Sicurezza 

Semplificare la progettazione della macchina 

Rockwell Automation ha introdotto un modulo opzionale di Safe 

Torque Off connesso in rete, che consente alle funzioni di sicurezza 

e a quelle non di sicurezza di condividere la stessa rete Ether- 

Net / IP. Progettato per gli inverter Allen- Bradley PowerFlex 755 

e PowerFlex 755T, questa opzione di sicurezza aiuta a proteggere 

il personale e le apparecchiature interrompendo l’energia rotazionale 

del motore senza sospendere l’alimentazione dell’unità. Questa 

funzionalità consente un rapido riavvio dopo una richiesta di 

intervento sul sistema di sicurezza. 

“La possibilità di integrare la sicurezza in un sistema di controllo 

su EtherNet / IP riduce i cablaggi e la ridondanza delle apparecchiature 

associate ai sistemi di sicurezza cablati”, afferma Punita 

Chawda, product specialist, Rockwell Automation. “Fornisce i- 

noltre accesso in tempo reale a dati che possono aiutare i clienti 

a migliorare la produttività delle applicazioni”. 

Compatibile con i controllori Allen-Bradley GuardLogix e Compact 

GuardLogix, il modulo opzionale consente alle aziende di u- 

tilizzare un unico indirizzo IP per le funzioni di sicurezza e controllo, 

riducendo il numero di porte necessarie. Il modulo opzionale 

Safe Torque Off in rete è conforme agli standard industriali 

globali, fornendo un livello di sicurezza SIL 3 / PLe e può essere 

utilizzato per applicazioni di Safe Torque Off in rete o cablate. 

Inoltre, grazie alle funzioni di sicurezza integrate su EtherNet / IP, 

i clienti possono ridurre i costi di installazione e dell’hardware, migliorare 

la produttività e ridurre l’ingombro del pannello. Il modulo 

opzionale Safe Torque Off in rete offre la possibilità di essere installato 

sul campo laddove ne è richiesta la funzionalità. Appropriato 

per un’ampia varietà di applicazioni che richiedono sicurezza, il 

modulo opzionale è adatto alla quasi totalità dei settori industriali. 

Rilevatori portatili 

monogas 

Con Pac 6000, 6500, 

8000 e 8500, Dräger offre 

una innovativa serie 

di rilevatori portatili 

monogas. Oltre 

aI monitoraggio 

di gas standard quali 

monossido di carbonio 

(CO), idrogeno 

solforato (H 2 

S), 

anidride solforosa 

(SO 2 

) e ossigeno (O 2 

) 

(Pac 6000 e 6500), i nuovi 

dispositivi rilevano anche sostanze speciali 

quali ozono, fosgene e biossido di azoto (Pac 

8000 e 8500). Inoltre, Pac 8500 è disponibile 

anche con un doppio sensore per H 2 

2S/ 

CO o O 2 

/CO e un sensore CO con compensazione 

dell’idrogeno. Ciò riduce significativamente 

l’influenza dell’idrogeno sull’indicazione 

del monossido di carbonio. 

Poiché la misurazione di gas rapida ed efficace 

è estremamente importante in ambito 

industriale, i rilevatori della serie Pac forniscono 

risultati veloci, precisi e attendibili e 

sono molto facili da usare. Gli utenti possono 

scegliere tra 18 sensori a lunga durata che 

permettono di misurare sino a un massimo di 

33 gas. La batteria industriale ha una durata 

di due anni, senza sostituzione. Gli accessori 

della serie precedente possono essere utilizzati 

anche con i nuovi dispositivi. 

Il “D-Light” integrato mostra all’utente se il 

rilevatore è operativo e pronto all’uso. Oltre 

alla concentrazione di gas attuale, l’ampio display 

fornisce anche altre importanti informazioni, 

quali ad esempio lo stato di carica della 

batteria, il gas misurato o la durata residua. 

La serie Pac è performante anche in condizioni 

d’impiego estreme. I sensori possono essere 

utilizzati in un intervallo di temperatura da 

-40 a +55°C. Un filtro a membrana facilmente 

sostituibile protegge il sensore da sostanze 

estranee quali la polvere o i liquidi. L’involucro 

antiurto e resistente agli agenti chimici 

soddisfa i requisiti IP68. Ogni variante di sensore 

è identificata da un codice colore, rendendo 

lo scambio praticamente impossibile. 

I dispositivi della serie Pac visualizzano la 

massima concentrazione misurata. Sono inoltre 

provvisti di segnalatori di allarme otticiacustici 

e a vibrazione. 



In questo numero 

abbiamo parlato di… 

In nero sono indicate le inserzioni pubblicitarie: 

2G ITALIA......................................................................... 36 

ABB................................................................................. 18 

ACHEMA...........................................................................28 

AIR LIQUIDE...................................................................... 20 

ALBASYSTEM.....................................................................45 

ANALYTICA.......................................................................29 

ASCHIMFARMA................................................................... 10 

ASSOGENERICI................................................................... 12 

B&R........................................................................... 59, 62 

BALLUFF........................................................................... 60 

BAUMER............................................................................ 60 

BERNARDINELLO ENGINEERING............................................ 44 

BRUNO WOLHFARTH.........................................................23 

CENTRICA BUSINESS SOLUTIONS.......................................... 36 

CHEMSPEC EUROPE............................................................. 26 

CSV LIFE SCIENCE.............................................................37 

DOW WATER & PROCESS SOLUTIONS...................................... 44 

DRAGER............................................................................ 71 

EFFEBI.............................................................................51 

EIOM.......................................................................... 24, 30 

EMERSON.......................................................................... 52 

ENEA................................................................................ 16 

ENI POWER........................................................................ 44 

ENVIROEXPERTS ITALIA....................................................... 64 

F.LLI GIACOMELLO.............................................................. 50 

FASINTERNATIONAL..........................................................20 

FLUORTECNO............................................. BATTENTE 1A COP. 

FPS - FOOD AND PHARMA SYSTEMS....................................11 

GIMATIC...........................................................................61 

GIUSTO FARAVELLI...................................................... 19, 22 

INTERGEN.......................................................................... 32 

INTERPROGETTI EDITORI....................................................70 

ITALIAN BIOSIMILARS GROUP.............................................. 16 

MAMMOET......................................................................... 21 

MARCHESINI GROUP........................................................... 25 

MERCURI ANGELO FRINDES...............................................63 

MESSE FRANKFURT............................................................31 

MEWA............................................................................... 44 

MONTENEGRO...................................................................21 

OLPIDURR..........................................................................9 

OMAC....................................................................... 3A COP. 

POMPE CUCCHI.................................................................57 

POMPETRAVAINI....................................................... 4A COP. 

PRUFTECHNIK...................................................................30 

PVS.......................................................................... 2A COP. 

ROCKWELL AUTOMATION...................................................... 71 

SALVATORE ROBUSCHI.........................................................1 

SERVITECNO....................................................................... 60 

SICK................................................................................. 46 

SIEMENS........................................................................... 50 

STERILINE........................................................................15 

SWAN ANALITICA..............................................................18 

TEXPACK...........................................................................17 

TMIP......................................................... BATTENTE 4A COP. 

VARISCO...........................................................................25 

VEGA ITALIA..........................................................1A COP., 4 

WATSON MARLOW............................................................... 62 

WENGLOR SENSORIC........................................................... 58 

RIVISTA 

DELL’ INDUSTRIA 

CHIMICA E 

FARMACEUTICA 

NUMERO1 

FEB/MAR2018 

icfANNOIX 

DIRETTORE RESPONSABILE: Francesco Goi (f.goi@interprogettied.com) 

REDAZIONE: Alessandro Bignami (a.bignami@interprogettied.com), 

GRAFICA: Studio Grafico Page Vincenzo De Rosa, Laura Beretta - www.studiopage.it 

TRADUZIONI: Studio Trevisan 

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Maria Beatrice Coltelli, Serena Danti, 

Pierfrancesco Morganti, Cristiano Vergani 

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predetto titolare. Si ricorda che, ai sensi dell’art. 138 d. lgs. 196/2003, non è esercitabile il diritto di conoscere 

l’origine dei dati personali ai sensi dell’art. 7, comma 2, lettera a), d. lgs. 196/2003, in virtù delle norme sul segreto 

professionale, limitatamente alla fonte della notizia. 


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dei VOC (solventi, idrocarburi leggeri e pesanti, 

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gassosi, morchie e fanghi. 

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design e costruzione di impianti per la produzione 

di composti chimici (adesivi, colla per pannelli, 

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frutta come pectina, formaldeide e suoi derivati 

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