Cinema di prossimità
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«L’impiego <strong>di</strong> una qualsiasi “macchina cinema”, la presenza <strong>di</strong> una troupe più<br />
o meno ingombrante, le esigenze tecniche necessarie al conseguimento <strong>di</strong> un<br />
alto livello qualitativo delle immagini e dei suoni, si riflettono in modo determinante<br />
sulla natura del “girato”, che risulta interamente teso a indurre nello<br />
spettatore il punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> chi sta <strong>di</strong>etro alla macchina da presa e a suggerirgli<br />
l’oggettività <strong>di</strong> quanto gli viene mostrato.» 10<br />
Al contrario, il cinema <strong>di</strong> <strong>prossimità</strong> infrange queste modalità industriali,<br />
«minimizzando l’invasività del mezzo tecnico, sottraendosi alla tirannia degli<br />
standard sia qualitativi che temporali ma, soprattutto, mettendosi <strong>di</strong>versamente in<br />
gioco con la materia ripresa e con il suo (eventuale) spettatore.» 11<br />
È certamente la nonfiction il laboratorio dove questo cinema prende forma,<br />
proprio perché fin dalle origini più svincolata da co<strong>di</strong>ci linguistici e regole industriali.<br />
Il <strong>Cinema</strong> amatoriale<br />
«Secondo quanto ci riferisce Aprà, la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pellicola 35 mm (considerato un<br />
formato professionale) risulta solo il 30%, il restante 70% <strong>di</strong> pellicola (non professionale)<br />
è <strong>di</strong>viso tra 8 mm, Super8 e 16 mm. Una percentuale che Aprà ricorda<br />
costante anche negli anni Settanta, dove la produzione <strong>di</strong> cinema <strong>di</strong> finzione<br />
risultava essere dal 30% al 70%.» 12<br />
Il cinema amatoriale è il più praticato ma anche il meno conosciuto. Un vero<br />
e proprio stu<strong>di</strong>o, che sfocerà in una delle prime opere sul film <strong>di</strong> famiglia, gli<br />
verrà de<strong>di</strong>cato solo grazie a Roger O<strong>di</strong>n, che nel 1995 creerà un gruppo <strong>di</strong> ricerca<br />
inter<strong>di</strong>sciplinare alla Sorbonne nouvelle (Paris III). Lo stu<strong>di</strong>o effettuato da<br />
Roger O<strong>di</strong>n, e pubblicato sulla Storia del cinema mon<strong>di</strong>ale, conferma l’importanza<br />
del cinema amatoriale e, al contempo, la scarsità <strong>di</strong> attenzione critico-accademica<br />
su questo oggetto.<br />
Sono amatoriali i film <strong>di</strong> famiglia, così come i <strong>di</strong>ari filmati e un certo tipo <strong>di</strong><br />
cinema sperimentale e documentario: O<strong>di</strong>n parla <strong>di</strong> cinema amatoriale evitando<br />
<strong>di</strong> contrapporlo semplicemente al cinema professionale.<br />
Il confine netto non sussiste nemmeno da un punto <strong>di</strong> vista tecnico, poiché<br />
esistono pellicole amatoriali in 35 mm, così come pellicole professionali in 16<br />
mm, nativamente amatoriale, o ancora Super8, utilizzato proprio per le sue caratteristiche<br />
estetiche e formali a livello professionale.<br />
Lo stu<strong>di</strong>oso francese ricerca il cinema amatoriale nel cinema professionale,<br />
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