Cinema di prossimità
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e premio Oscar, (Academy Award), che ha inizio il 16 maggio 1929, quando il presidente,<br />
Douglas Fairbanks, e il <strong>di</strong>rettore William C. DeMille, assegnarono, in un party privato per 270<br />
invitati, le prime statuette per la produzione della stagione 1927-1928.<br />
15<br />
Per approfon<strong>di</strong>menti sul lavoro effettuato da O<strong>di</strong>n si consulti F. Fuochi, <strong>Cinema</strong> amatoriale<br />
- cinema privato. Michelangelo Buffa, l’esperienza <strong>di</strong> un autore italiano, op. cit. nota 12.<br />
16<br />
A. Cati, Pellicole <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>. Film <strong>di</strong> famiglia e memorie private (1926-1942),<br />
Vita&Pensiero, Milano 2009, p. 5.<br />
17<br />
P. Simoni, Archeologia della memoria privata, in Mosso L. (a cura <strong>di</strong>), Private Europe: il<br />
cinema <strong>di</strong> Péter Forgács, Milano 2003.<br />
18<br />
R. O<strong>di</strong>n, Il cinema amatoriale, in Gian Piero Brunetta (a cura <strong>di</strong>), Storia del cinema mon<strong>di</strong>ale,<br />
5: Teorie, strumenti, memorie, Einau<strong>di</strong>, Torino 2011, pp. 319-352.<br />
19<br />
P. Simoni, Non basta premere un bottone, in A. Giannarelli (a cura <strong>di</strong>), Il film documentario<br />
nell’era <strong>di</strong>gitale, Annali Aamod 9, 2006.<br />
20<br />
Associazione Home Movies <strong>di</strong> Bologna costituita da Paolo Simoni, Mirco Santi, Karianne<br />
Fiorini.<br />
21<br />
K. Fiorini, M. Santi, Per una storia della tecnologia amatoriale, in L. Farinotti, E.<br />
Mosconi (a cura <strong>di</strong>), Comunicazioni sociali 3. Rivista <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a, spettacolo e stu<strong>di</strong> culturali, Il<br />
metodo e la passione: cinema amatoriale e film <strong>di</strong> famiglia in Italia, Università Cattolica del<br />
Sacro Cuore, Milano, settembre-<strong>di</strong>cembre 2005.<br />
22<br />
K. Fiorini, M. Santi, Per una storia della tecnologia amatoriale, op. cit. nota 21.<br />
23<br />
A. Grifi (Roma, 1938-2007) fotografo, regista e operatore. Grifi è inoltre inventore e<br />
costruttore <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi ad hoc tra cui il celebre vi<strong>di</strong>grafo (da magnetico a pellicola). Dopo<br />
un periodo de<strong>di</strong>cato allo sperimentalismo cinematografico esplora, fra i primi, le risorse del<br />
video, utilizzandolo soprattutto in funzione antagonista (il “videoteppismo” fra 1976 e 1978<br />
sulla stagione della lotta giovanile in Italia). In seguito realizza documentari industriali in tutto<br />
il mondo e sperimenta anche la ra<strong>di</strong>o (attraverso la forma del ra<strong>di</strong>odramma in particolare) portando<br />
incessantemente la sua voce critica in giro per l’Italia sino ai tempi più recenti fra università,<br />
centri <strong>di</strong> formazione e soprattutto centri sociali. Il cinema <strong>di</strong> Grifi, anche nell’ambito<br />
della “<strong>prossimità</strong>”, merita ulteriori approfon<strong>di</strong>menti, per i quali rimando al coinvolgente saggio-intervista<br />
L’evoluzione biologica <strong>di</strong> una lacrima - il cinema <strong>di</strong> Alberto Grifi, <strong>di</strong> Stefania<br />
Rossi (2017) e allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Annamaria Licciardello, Il cinema laboratorio <strong>di</strong> Alberto Grifi<br />
(Falsopiano, 2017). Sebbene lo si possa considerare cinema d’artista, il cinema <strong>di</strong> Grifi ha<br />
subito numerose variazioni, dovute anche a geniali strumentazioni sperimentali e soluzioni<br />
tecniche da lui stesso progettate e costruite. In viaggio con Patrizia (1967) nasce senza dubbio<br />
come film privato, tenuto per molti anni ine<strong>di</strong>to proprio per superare il legame emotivo e<br />
sentimentale con la protagonista del film. Non è da sottovalutare nemmeno il suo atteggia-<br />
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