ll Segno - Mensile della Diocesi die Bolzano-Bressanone - Anno 55, numero 2, febbraio 2019
In primo piano nel nuovo numero l’azione di sensibilizzazione avviata in diocesi per allestire nelle chiese dell’Alto Adige sia spazi che momenti di partecipazione adatti ai bambini. Allo scopo sono illustrati anche i risultati di un sondaggio condotto nelle parrocchie locali sull’attività con e per i giovani. Nel Segno attenzione anche all’iniziativa diocesana delle cartoline per gli innamorati, da distribuire in occasione della festa di san Valentino, e agli eventi organizzati in Alto Adige per la Giornata del malato e per la Giornata internazionale contro la tratta.
In primo piano nel nuovo numero l’azione di sensibilizzazione avviata in diocesi per allestire nelle chiese dell’Alto Adige sia spazi che momenti di partecipazione adatti ai bambini. Allo scopo sono illustrati anche i risultati di un sondaggio condotto nelle parrocchie locali sull’attività con e per i giovani.
Nel Segno attenzione anche all’iniziativa diocesana delle cartoline per gli innamorati, da distribuire in occasione della festa di san Valentino, e agli eventi organizzati in Alto Adige per la Giornata del malato e per la Giornata internazionale contro la tratta.
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Mensile della Diocesi di Bolzano-Bressanone
Anno 55, Numero 2 – Febbraio 2019
A misura
di bambino
Le donne
nella Chiesa
C’è lo spazio per i piccoli nel perimetro
della chiesa, inteso come luogo fisico
e come modalità liturgica (in primo
piano in questo numero), ma anche
lo spazio per le donne nella Chiesa.
Al tema è dedicata la nuova edizione
dell’Annuario teologico Bressanone,
edito dallo Studio teologico accademico,
dal titolo “Le donne nella Chiesa. Spunti
di riflessione sulla questione di genere”.
Nelle 200 pagine dell’Annuario curato
da Martin M. Lintner, Markus Moling
e Jörg Ernesti, i contributi dei docenti
approfondiscono nuove strade per
evidenziare il ruolo e la partecipazione
della donna nella Chiesa, anche negli
ambiti in cui si prendono le decisioni.
Si parla tra l’altro di spazi e luoghi in
cui valorizzare la presenza femminile
nella comunità ecclesiale, del ruolo della
donna nella liturgia, del progetto per
una Chiesa con le donne. L’Annuario è
in vendita e in abbonamento.
primo piano
A misura di bambino
Azione dell’Ufficio diocesano matrimonio e famiglia con l’associazione giovanile KJS: creare spazi all’interno della chiesa dove i bambini
sono a loro agio mentre i genitori seguono la messa. E un sondaggio tra le parrocchie altoatesine sull’offerta liturgica per i più giovani.
Durante la messa capita che i bambini
corrano in chiesa o non riescano a
stare fermi, mentre i genitori li inseguono
con un certo imbarazzo nel tentativo
(a volte vano) di fermarli. Una scena vista
più volte. L‘Ufficio diocesano matrimonio
e famiglia e la Katholische Jungschar
Südtirols, l’associazione cattolica
giovanile, hanno avviato una prima iniziativa,
corredata da materiale informativo,
per promuovere anche all’interno
delle chiese dell’Alto Adige spazi appositamente
dedicati ai bambini. Da usufruire
durante le funzioni religiose ma anche
da poter frequentare con la famiglia
in altri orari, per imparare a conoscere
ed apprezzare la chiesa in modo nuovo e
anche al di fuori del rito liturgico. I promotori
si rivolgono alle parrocchie con
un’azione congiunta per sensibilizzare
sulla tematica di spazi adatti ai più piccoli
tra banchi e colonne del luogo sacro.
Il modello ha già preso piede nell’area
germanofona, sia nella comunità cattolica
che in quella evangelica, e proprio durante
le festività di Natale l’esperimento
è stato avviato anche in una parrocchia
di Torino. A Bolzano, in parallelo, è stata
formalizzata l’azione di Ufficio matrimonio
e famiglia e KJS, in attuazione anche
di uno dei provvedimenti emersi dal
sinodo diocesano. L’invito alle comunità
parrocchiali è quello di tenere conto
e sostenere i bisogni e le aspettative dei
più giovani nonché di riflettere su come
gestire gli spazi della chiesa anche a misura
di bambino, ricavando un ambiente
naturale che li invogli a trattenersi. I promotori
sono naturalmente a disposizione
per consulenza e accompagnamento
nell’attuazione di eventuali interventi
sugli spazi.
E l‘offerta liturgica?
Al di là dell’aspetto logistico-strutturale,
c’è però anche quello dei contenuti
e delle modalità liturgiche, ovvero di
come calibrare le funzioni religiose sulle
esigenze dei partecipanti più giovani,
animando celebrazioni adatte a loro. Per
molte persone la liturgia è un punto di
contatto essenziale (spesso anche l’unico)
con l’ambito “chiesa“. Johanna Brunner,
direttrice dell’Ufficio matrimonio
e famiglia, ricorda che per i bambini in
età scolare è sempre più importante che
vedano la Chiesa come luogo che sia anche
loro: quando in chiesa si ritrovano in
pochi, nasce la sensazione che la vita sia
da un’altra parte. I bambini hanno bisogno
di altri bambini, anche in chiesa. Le
giovani famiglie si trovano spesso nella
situazione di essere i nuovi arrivati nel
quartiere, ma bastano pochi e significativi
gesti alla comunità parrocchiale – ancor
prima della scuola – per diventare il
Nelle foto: anche in Alto
Adige gli spazi creati
appositamente per i più
piccoli in alcuni luoghi
sacri sono già realtà
Il progetto di Torino
Come detto, c’è un esempio concreto
anche in un quartiere di
Torino: in fondo alla chiesa è
stata allestita una sorta di area
per i piccoli, dotata di tappetini
colorati, una scatola con numeri,
lettere e animali, una batteria di
peluche. Il progetto, ovviamente,
trova anche una parte di fedeli
perplessi, ma il parroco osserva
che anche i bambini hanno diritto
ai loro spazi, perchè anche
loro fanno parte della comunità.
E così i piccoli giocano in tranquillità
e i genitori seguono la
funzione. Anche l’azione nella
diocesi di Bolzano-Bressanone
propone workshop e alcuni suggerimenti
per invitare i bambini
a stare volentieri in chiesa: materiali
per disegnare, leggere, fare
attività manuali che avvicinano i
piccoli a confrontarsi con la fede.
L’invito è a cominciare, sapendo
che non è necessario fare subito
le cose in grande ma piuttosto
partire con piccoli passi.
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Il Segno, numero 2 – febbraio 2019
primo piano
luogo in cui allacciare i contatti con gli
altri, accogliere le nuove famiglie. Oggi
la tematica “bambini in chiesa“ abbraccia
tante modalità di approccio, dai piccoli
programmi specifici per i giovani a
format particolari. L’opportunità sta nel
combinare la flessibilità della comunità
parrocchiale nell’andare incontro ai piccoli
e alle esigenze delle famiglie con lo
scambio di esperienze che permettano
di rafforzare l’identità comune. Il campo
di azione non può essere regolato da modelli
standard, ma deve essere calibrato
dalla comunità parrocchiale ricercando
sempre la semplicità, in modo che si trovino
anche le persone che si impegnino
ad attuarlo con responsabilità.
Un sondaggio: i risultati
L’ufficio matrimonio e famiglia ha promosso
un sondaggio online sul tema
degli spazi adatti ai bambini all’interno
della chiesa, per fotografare la situazione
attuale, individuare offerte particolari
sul piano logistico ma anche liturgico,
verificare dove avviare o ampliare le
iniziative. Al sondaggio rappresentativo,
condotto nelle parrocchie di lingua italiana
e tedesca, hanno partecipato circa
260 persone espressione di 160 comunità
parrocchiali sparse sul territorio (poco
meno della metà del totale). Secondo i
risultati forniti in questi giorni, un terzo
delle parrocchie italiane interpellate e
metà di quelle di lingua tedesca prevedono
già offerte di spazio dentro la chiesa
per i bambini. Si va dagli angoli con un
tavolo alla possibilità di disegnare, dai
cesti con libri, lavagnette e pannelli, ecc.
Molte parrocchie fanno ottime esperienze
in tal senso. Nella parrocchie dove
ancora non c’è, sussiste spesso un certo
timore che la celebrazione sia disturbata
da rumori e confusione causati dalla
presenza dei bambini negli spazi dedicati.
L’offerta potrebbe essere ampliata,
ma va detto che non basta parlare solo in
termini di quantità: è importante inserire
queste offerte di spazio in un contesto
adeguato (ad esempio trasportarle anche
in altri ambiti della vita parrocchiale),
essere pronti a discuterne assieme, a sperimentare
e valutare, ad essere tolleranti
nel rapporto con gli altri.
prevede un’attenzione specifica sia per i
bambini nella fascia di età 0-3 anni che
in quella 3-6 anni, mentre per i bambini
da 6 a 10 anni il 70% delle parrocchie ha
offerte liturgiche apposite. Complessivamente
dal sondaggio emerge che i bambini
entrano nel radar della maggioraprte
delle comunità parrocchiali dall’età
della prima comunione e che in oltre
metà delle parrocchie altoatesine non
esiste un’offerta liturgica specifica per i
bambini da 0 a 6 anni. C’è quindi ancora
molto spazio di manovra per favorire il
loro cammino di fede. Ben organizzate
(oltre il 60% degli interpellati) sono in-
Da Bolzano… a Panama
A fine gennaio numerosi giovani
di diverse parrocchie di Bolzano
si sono ritrovati per il secondo weekend
di formazione organizzato
dalla Pastorale giovanile diocesana.
Nel tardo pomeriggio di sabato, ragazzi
e accompagnatori, carichi di
materassini, sacco a pelo e necessario
per la notte, sono arrivati alla
parrocchia Madre Teresa di Calcutta,
dove sono stati accolti e deliziosamente
saziati e serviti da alcuni
parrocchiani. Baci, abbracci, strette
di mano, battute e risate hanno caratterizzato
i primi momenti, tutti
felici di ritrovarsi dopo le esperienze
condivise l’anno scorso, in particolare
il pellegrinaggio a Roma. Questo
incontro è coinciso con la GMG
a Panama e quindi abbiamo vissuto
in diretta la veglia con il Papa.
A mezzanotte tutti pronti davanti
al grande schermo! L’atmosfera festosa
e le parole del Papa hanno subito
catturato la nostra attenzione,
vece le parrocchie italiane in materia di
elementi pensati per i bambini nelle celebrazioni
domenicali (saluto particolare,
coinvolgimento nell’omelia, intercessioni,
canti, coreografia della funzione, ecc.)
molti i messaggi che ci hanno colpito.
”Voi non siete il futuro, siete
l’adesso di Dio”, ha detto ai giovani,
“Abbracciate la vita come viene con
tutta la sua fragilità e piccolezza e
molte volte persino con tutte le sue
contraddizioni e mancanze di senso”,
e ai più grandi ha ricordato che
la gioventù per crescere ha bisogno
di radici profonde e forti, che aiutino
a stare bene in piedi. “Senza lavoro,
senza istruzione, senza comunità,
senza famiglia” sono i quattro
“senza” che “uccidono” “È facile disperdersi
quando non si ha dove sostenersi”.
La mattina dopo, durante
la celebrazione della santa messa,
don Michele Tomasi ha ripreso le
esortazioni di papa Francesco, invitandoci
ad accoglierle nella nostra
vita. E poi il pranzo, di nuovo saluti
e abbracci, e l’appuntamento al
prossimo incontro a marzo.
Chiara Codato
(parrocchia del Duomo)
Privilegiata la fascia 6-10 anni
I dati sulle offerte liturgiche nelle parrocchie
italiane esaminate: circa il 15%
I ragazzi davanti al grande schermo pronti a seguire la GMG live a Panama
Il Segno, numero 2 – febbraio 2019 3
chiesa&società
10 cartoline per san Valentino
Il 14 febbraio, festa di san Valentino dedicata
agli innamorati, il tema dell’amore
è messo al centro anche dalla Chiesa con
due iniziative specifiche. L’Ufficio diocesano
matrimonio e famiglia invita infatti
le parrocchie ad offrire una celebrazione
di benedizione degli innamorati, in cui
ribadire i concetti fondanti della responsabilità
reciproca, della ricerca del bene
comune, dello stare assieme nei momenti
di gioia e nelle difficoltà. Per l’animazione
di questa speciale liturgia l’ufficio diocesano
offre anche apposito materiale.
Ma c’è di più: per celebrare la festa degli
innamorati sono state realizzate anche 10
cartoline postali con altrettante immagini
e con le citazioni di papa Francesco
tratte da “Amoris laetitia“, l’esortazione
apostolica del pontefice dedicata alla gioia
dell’amore e rivolta a giovani, anziani
e famiglia. “Le cartoline sono messe a
disposizione delle parrocchie – spiega la
direttrice dell’Ufficio diocesano, Johanna
Brunner – e possono essere distribuite
durante la celebrazione per le coppie
ma anche negli incontri di preparazione
e accompagnamento al matrimonio, nei
colloqui o in altre occasioni.“ Le cartoline
sono raccolte in pacchetti contenenti
ciascuno i 10 diversi motivi e si possono
ritirare all’Ufficio matrimonio e famiglia
a Bolzano, tel. 0471 306283, mail familie.
famiglia@bz-bx.net
Notte bianca delle chiese
È iniziato il conto alla rovescia per la
Lunga notte delle chiese edizione 2019,
in programma venerdì 24 maggio.
Rappresentanti di tutte le parrocchie,
da Glorenza ad Acereto, si sono ritrovati
a fine gennaio nel Centro pastorale
a Bolzano per il primo workshop in
preparazione e per abbozzare un programma
personalizzato in ogni singola
chiesa partecipante. L’anno scorso
sono state 71 le chiese, i conventi e le
cappelle in Alto Adige che hanno tenuto
aperte le loro porte dalla sera fino alle prime
ore del mattino, offrendo oltre 200 iniziative:
visite guidate alle chiese e alle torri
campanarie, meditazioni, iniziative per i
bambini, conferenze, concerti e spettacoli
teatrali. Nuove proposte per l‘edizione
2019: una veglia musicale e una serata per
(ri-)raccontare, in modo espressivo, episodi
tratti dalla Bibbia. Tra i luoghi sacri di
quest’anno nella notte bianca dei luoghi di
culto figurano la chiesetta di San Procolo
a Naturno e la cappella di San Benedetto
a Malles, edifici di grande interesse
storico-artistico.
Primo incontro a Bolzano per preparare la
Lunga notte delle chiese del 24 maggio prossimo
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Il Segno, numero 2 – febbraio 2019
Giornata per la vita
Un dono e una missione
“È vita, è futuro“: con questo tema la Conferenza episcopale italiana ha invitato a celebrare il 3 febbraio la
Giornata nazionale per la vita 2019. La riflessione del vescovo Ivo Muser sui tanti modi di rispettare la vita.
Il nostro atteggiamento verso la vita si
mostra anzitutto nel nostro rapporto
con la natura, che per i cristiani è creazione
di Dio. La fede cristiana testimonia
che la nascita del mondo circostante
non è dovuta a un puro caso, bensì a un
buon creatore che lo ha voluto e realizzato.
Questa fede ci permette pertanto di
vedere la dimensione religiosa di questo
mondo e ci offre anche un orientamento
di fondo per l’agire umano nei confronti
del creato. Credere a Dio creatore
significa imparare a stupirsi di nuovo
davanti ai prodigi della natura, e proprio
noi qui in Alto Adige possiamo vivere
in un lembo benedetto della creazione
divina, a cui davvero basta poco per
suscitare la nostra meraviglia. Il creato
merita profondo rispetto. Se noi uomini
e donne vogliamo vivere e sopravvivere,
dobbiamo tornare a riconoscere i limiti
umani e a capire che non possiamo fare
tutto ciò che vogliamo. La nostra società
ha bisogno di persone attente, pronte a
stupirsi e rispettose.
Per il creato e la dignità
Questa considerazione del creato riveste
un grande significato anche perchè
rappresenta l’inizio e il fondamento di
tutte le opere di Dio e perchè oggi la sua
tutela si rivela essenziale per la pacifica
convivenza tra le persone. Il nostro atteggiamento
verso la vita è testimoniato
soprattutto quando ne va del valore e
della dignità della vita umana. Oggi
ci viene spesso mostrato un quadro distorto
della vita e dell’essere umano:
oggi solo la persona attraente, sportiva
ed efficiente è considerata “in“. Il valore
della vita e dell’uomo non di rado viene
misurato da ciò che possiede e che è
capace di fare, dalle cose che offre, che
esibisce e che fornisce. La fede cristiana
considera invece la vita innanzitutto un
dono e un incarico di Dio. L’essere è sempre
più importante del fare, del produrre
e del possedere. La vita umana è santa,
dal suo concepimento alla sua fine, perchè
ha sempre a che fare con Dio stesso.
La responsabilità verso i giovani nel messaggio del vescovo per la Giornata della vita 2019
Responsabili verso gli altri
La preoccupazione per la vita riguarda
oggi in maniera particolare la vita umana
non nata, alla quale la nostra società
moderna e la legislazione non assicurano
più la necessaria tutela. La vita di
una persona anziana o gravemente ammalata
deve restare intangibile, e così
anche la vita con disabilità. Abbiamo la
responsabilità della vita delle persone
che vivono nel nostro contesto come
anche nell’affidare alle future generazioni
un ambiente in cui possano ancora
vivere. La nostra terra ha bisogno di un
clima dove i bambini siano i benvenuti e
dove le giovani coppie con più figli non
siano svantaggiate o addirittura defini-
te arretrate, bensì siano espressamente
ringraziate per il loro coraggio di donare
nuova vita.
Il concetto di ospitalità non può limitarsi
in modo calcolato solo ai turisti. È necessaria
una sensibilità per tutte quelle persone
che arrivano nella nostra terra
non solo perchè sono forti sul piano finanziario.
Il nostro atteggiamento verso
singole persone e gruppi, spesso anche
verso interi popoli, comincia sempre
nelle nostre teste. Il nostro modo di pensare
e parlare degli altri non è neutrale.
Il nostro pensiero ci plasma e il nostro
linguaggio è sempre rivelatore. C’è una
stretta correlazione tra il nostro pensare,
parlare e agire. (continua a pag.6) >
Il Segno, numero 2 – febbraio 2019 5
Gornata per la vita
Praticare la pace
A una cultura per la vita e per il futuro
appartiene anche, in modo profondo, la
disponibilità ad imparare la pace e a
praticarla. Nessuno di noi trova facilmente
giustificazioni, quando si tratta
della pace nel proprio matrimonio o
nella propria famiglia, con le persone
vicine, sul luogo di lavoro, nella cerchia
dei parenti, tra i gruppi linguistici nella
nostra terra. Qui possiamo essere pacificatori
o avvelenare il clima di pace. Il
primo disarmo inizia sempre nelle nostre
idee e nelle nostre parole, e qui è necessaria
anche un‘adeguata cultura del
dialogo – nella sfera di vita personale e
in quella sociopolitica.
“È vita, è futuro!“ Con la dichiarazione
del sì alla vita e con la gioia per la vita
i cristiani si impegnano a favore di tutto
ciò che promuove vita. Il loro SÌ alla
vita, e quindi al futuro, infonde loro la
forza per alzare con coraggio e decisione
la voce contro un’avversione alla vita diffusa
ai nostri giorni, contro le paure esagerate
verso il futuro e anche contro la
presunzione di poter disporre della vita.
Ma la vita non è una merce, bensì è dono
e compito. Questa convinzione cristiana
fa bene a noi, alla nostra terra e al nostro
tempo. Ringrazio tutti coloro che con il
loro SÌ alla vita, dichiarato e vissuto, rendono
il futuro possibile.
Ivo Muser, Vescovo
La lettera: attuata
mozione provinciale
Gli sforzi a favore della vita nascente
stanno portando i primi frutti anche
a livello politico, al quale spetta il
potere legislativo, il chè è fondamentale,
perchè a dicembre 2018 l’allora
assessora alla Sanità Martha Stocker
ha inviato agli ospedali di Bolzano
e Merano e ai Consultori familiari
della Provincia di Bolzano una circolare
disponendo che la mozione
887/18 del 18.02.2018 in riguardo
all‘aborto deve essere applicata e rispettata.
Questa mozione portata
avanti dai consiglieri SVP Maria Hochgruber-Kuenzer,
Veronika Stirner,
Magdalena Amhof, Waltraud Deeg e
Oswald Schiefer, permette ai medici
degli ospedali che effettuano gli aborti
volontari solo la consulenza clinica
e non anche quella legislativa, economica
e psico-sociale (come potrebbe
un ginecologo spiegare le possibilità
economiche e psico-sociali ad una
donna incinta richiedente l’aborto?)
che d’ora in avanti deve essere praticata
solo dai Servizi di consulenza.
Certamente la legge sull’aborto
194/78 prevederebbe anche la collaborazione
di associazioni del volontariato.
Si tratta di un passo in avanti sia per la
difesa della vita nascente che della donna
incinta stessa che richiede l’aborto, alla
quale si risparmia un doloroso travaglio
che la potrebbe perseguitare tutta la vita.
Molte donne che hanno praticato l‘aborto
ci hanno dato questa penosa testimonianza.
Nella circolare si dice che la consulenza
dei medici è limitata agli aspetti clinici.
Le questioni giuridiche, psicosociali
e gli aiuti economici sono assolutamente
di competenza dei Servizi di consulenza
che altro non sono che i Consultori familiari.
È sottinteso che questi a loro volta
devono rispettare e mettere in pratica la
vigente legge 194/78 che negli artt. 2, 3 e
5 parla molto chiaro, essendo impostati
su un piano morale e umano per la difesa
della vita che nasce ma anche della donna
incinta, perchè contrariamente si infrangerebbe
la legge stessa con le dovute
conseguenze. Come previsto dall‘art. 2 le
associazioni di volontariato sono ben disponibili
alla collaborazione.
Il servizio sanitario provvederà ad elaborare
una documentazione modulistica
da consegnare alla donna che ha richiesto
l’aborto, nel quale essa troverà le
spiegazioni e le relative proposte di aiuto,
non solo economici, ma anche a
livello psichico e sociale.
Finalmente anche in Alto Adige si è
mosso l’ambiente politico e si è attivato
per salvare, per quanto possibile,
vite che vorrebbero nascere
e contro una crescente situazione di
deserto demografico. Certo, rimane
ancora molto da fare e bisogna rafforzare
il supporto alle famiglie che
sono il perno centrale per dare un
futuro non solo ad una nazione, ma
all’umanità intera. È inutile che nei
paesi cosiddetti sviluppati ci lamentiamo
di una denatalità e rimaniamo
senza reazione e quasi immobili,
mentre sarebbe solo necessario cambiare
rotta. Soprattutto dobbiamo
ammettere che la vita di un uomo
inizia con la nascita dell’embrione
umano, e poi promuovere una politca
di sostegno alle famiglie, predisponendo
il necessario supporto in
termini economici e fiscali, che in ultima
analisi andrebbe anche a vantaggio
del Pil. Qui è chiamato solo il
buon senso delle persone e con esse
l’ambiente politico, affinchè si apra
uno spiraglio di luce per le generazioni
future.
Hermann Zagler
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Il Segno, numero 2 – febbraio 2019
abusi
Trasparenza e azione
Si guarda al vertice sulla protezione dei minori nella Chiesa (Roma, 21-24 febbraio) con il Papa e i presidenti delle
Conferenze episcopali di tutto il mondo: le attese del responsabile del servizio diocesano e i passi futuri anche in diocesi.
Il Papa ha convocato il vertice sul
tema dell’abuso e la CEI si sta muovendo.
Chiusi i lavori della Commissione
per la tutela dei minori, a cui ha partecipato
anche don Gottfried Ugolini,
responsabile del Servizio specialistico
diocesano per la prevenzione e la tutela
dei minori da abusi sessuali e da
altre forme di violenza, è stato pubblicato
il Regolamento per il Servizio nazionale
per la tutela dei minori e degli
adulti vulnerabili. “Ci auguriamo che
la CEI, istituendo un Servizio nazionale,
provochi e promuova una cultura
dell’attenzione e della responsabilità“,
sottolinea don Ugolini.
L’impegno in Diocesi
Ancor prima delle Linee guida della
CEI emesse nel 2012 e 2014, il vescovo
Karl Golser aveva posto un segnale decisivo
creando nel 2010 uno sportello
di ascolto per le persone che hanno subito
un abuso all’interno della Chiesa.
Bolzano-Bressanone è una delle poche
diocesi italiane che ha istituito un servizio
per la tutela dei minori con un
tavolo di esperti. Il vescovo Ivo Muser
continua a sottolineare che la tutela dei
minori da tutte le forme di abuso, inclusi
la trascuratezza e l’abuso attraverso
i social media, ha priorità assoluta
nell’impegno pastorale e sociale. L‘appello
alla “tolleranza zero“ è stato recepito
nella nostra diocesi, ricorda don
Ugolini, “come impegno a promuovere
un cambio di cultura: dalla copertura
all’apertura, dal silenzio al dare voce,
dall’indifferenza alla responsabilità e
dal rimuovere al confronto. La parola
chiave è trasparenza“.
La persona al centro
Con chiarezza e fermezza Papa Francesco
ha definito l’abuso un crimine.
Tutta la Chiesa, e non solo, è affetta da
questa piaga. “Nell’affrontarla – spiega
Ugolini – la novità sta nel porre al centro
dell’attenzione la persona abusata e
non più la difesa dell’immagine della
Chiesa. L’ascolto delle vittime, prese
sul serio e credute, è il primo passo
cruciale da fare e richiede un impegno
deciso della Chiesa nell’assumere
la responsabilità per ciò che le vittime
innocenti hanno subito e per le conseguenze
psicologiche, fisiche, sociali e
spirituali sia degli individui sia dei contesti
nei quali gli abusi sono avvenuti.“
Tutta la Chiesa è chiamata in causa per
rileggere e trasformare la realtà ecclesiale
in quest’ottica.
I prossimi passi
Il vertice di Roma è importante sia a
livello di Chiesa che per la nostra Diocesi.
La Chiesa è chiamata a riflettere,
a dialogare e agire con le vittime per
promuovere una cultura di elaborazione
e prevenzione di ogni forma di
abuso. Non si tratta solo di chiarire
questioni giuridiche-canonistiche e
definire procedure standardizzate per
tutte le realtà ecclesiali nonostante le
differenze culturali, ma anche di avviare
una riflessione radicale sull’essenza
della Chiesa e del sacerdozio a servizio
del e nel Popolo di Dio. “Per la nostra
Diocesi – spiega don Gottfried Ugolini
– significa avviare contatti con altre
Arriva la task force
A Roma sarà proposta la creazione
di task force continentali, ossia squadre
che assisteranno gli episcopati
nel contrastare e prevenire gli abusi
sessuali sui minori: lo preannuncia
padre Hans Zollner, referente del
comitato organizzatore in un’intervista
a Vatican News sui possibili
risultati del vertice. Padre Zollner
è preside dell’istituto di psicologia
della Pontificia Università Gregoriana
e del Centro per la protezione dei
minori dello stesso ateneo e membro
della Pontificia Commissione
per la tutela dei minori.
Le squadre impegnate nei singoli
continenti, ha anticipato Zollner,
potranno informarsi sulle linee
Hans Zollner (a sinistra), del comitato organizzatore
del vertice a Roma, con il responsabile
diocesano del Servizio don Gottfried Ugolini
Diocesi per una scambio di esperienze
e promuovere nuove iniziative concrete
collaborando con tutte le realità
sociali. Inoltre auspico che l’incontro
a Roma favorisce un empowerment e
un coinvolgimento delle vittime stesse
sia nell’affrontare ed elaborare la piaga
dell’abuso sia nell’impegno di prevenzione
nella sensibilizzazione e nella
formazione a tutti i livelli.“
guida delle Conferenze episcopali
e su cosa hanno bisogno. “Cercheranno
di capire come possono aiutarle,
ma anche le soluzioni più valide
che sono state già sperimentate
in altri continenti”. Ogni giornata
del vertice, ha detto il gesuita psicologo,
sarà incentrata su un tema
– responsabilità, accountability e
trasparenza – per aiutare i vescovi,
gli ordini religiosi e le congregazioni
a mettere in atto concretamente le
misure discusse a Roma. In sintesi,
conclude Zollner, i partecipanti che
si riuniranno con il Papa “dovranno
lasciare Roma avendo assolutamente
chiaro che cosa fare per prevenire
e combattere il dramma degli abusi
sui minori.“
Il Segno, numero 2 – febbraio 2019 7
gruppi missionari
Tanti aiuti per l’Africa
Il pensiero di molti fedeli oltrepassa le montagne dell’Alto Adige attraverso l’impegno dei Gruppi missionari
attivi nelle parrocchie. Il nostro viaggio continua con il Centro Aiuti per l’Africa, che ha sede a Bolzano.
di Leone Sticcotti
In questa e nelle altre foto, alcuni dei progetti sostenuti in Etiopia dal Centro Aiuti per l’Africa, con sede a Bolzano, e visitati più volte dal presidente
Antonio Di Pasquale con la delegazione altoatesina
Tra i Gruppi missionari che si impegnano
per un solo Paese, vi è il
Centro Aiuti per l'Africa, i cui progetti
riguardano un Paese africano, l'Etiopia,
il cui nome, che deriva dal greco,
significa faccia bruciata. La nascita del
Centro risale al 1991: fu in tale anno
che, su impulso dell'Azione Cattolica
di Bolzano, nacque il Centro Aiuti per
l'Etiopia, con sede in via Alto Adige 28.
Cosa si proponeva? Tramite le adozioni
a distanza e grazie alla collaborazione
di diverse famiglie voleva dare a
moltissimi bambini etiopi la speranza
di evitare un futuro di sicuro degrado.
Nel maggio 2000, con la nascita
dell'O.N.L.U.S. (Organizzazione non
lucrativa di utilità sociale), l'iniziativa
fu denominata Centro Aiuti per l'Africa
– Hilfe für Afrika O.N.L.U.S.
Ulteriore passo ci fu nel 2008, con la
modifica di logo, statuto, sede legale
(ora in via Buozzi 18). Si trattava di
ampliare l'impegno solidaristico; oltre
a sviluppare il programma di adozioni
a distanza, si mirava a progetti rivolti
ad altri tasselli deboli della società del
Terzo Mondo: quello delle donne, dei
bambini ciechi, della sanità... Grande
attenzione, inoltre, al tema della scolarizzazione.
L’asilo intitolato
a don Giuseppe Rauzi
Qualche notizia ora su come il Centro
Aiuti per l'Africa, presieduto sin dall'inizio
da Antonio Di Pasquale, ha portato
avanti l'impegno solidaristico (più
di 1,5 milioni di euro). Sono diverse
le zone dell'Etiopia che ne hanno beneficiato.
Iniziamo dalla capitale, Addis
Abeba. Nelle scuole hanno potuto
iscriversi oltre 550 bambini orfani; la
maggior parte, circa 400, nella scuola
del Centro Romagna, gestito dal
C.E.D. Children Education for Development
(Educazione dei Bambini per
lo Sviluppo), in cui è attivo da anni il
padre cappuccino romagnolo Bernardo
Coccia, per il quale l'istruzione dei
bambini è il sistema migliore per contribuire
allo sviluppo del Paese. Altri
orfani frequentano altre scuole di Addis
Abeba, sostenuti dal Centro tramite
l'adozione a distanza.
Il 7 marzo 2007 ci fu l'inaugurazione
da parte dell’allora presidente della
Provincia di Bolzano, Luis Durnwalder,
dell'asilo in memoria di don Giuseppe
Rauzi (parroco dal 1978 al 2002
della Visitazione a Bolzano, parrocchia
grande sostenitrice del Centro) e di
Marco Zaganelli di Pesaro, scomparso
prematuramente. L'asilo, di quattro
classi, fa parte di una struttura scolastica
che comprende la mensa per i
bambini dell'asilo, quella per i bambini
della scuola e la scuola di taglio e cucito;
in tale scuola per la promozione
della donna operano le suore cappuccine
di Madre Francesca Rubbatto. Va
ricordato l'importante aiuto che viene
dato al “St. Raphael Clinic Healt Center”,
il Centro sanitario di suor Irene.
A Gondar, 750 km a nord di Addis
Abeba, si è provveduto alla messa in sicurezza
e all'abbattimento delle barriere
architettoniche dell'orfanotrofio St.
Raphael Blind School di Azezo-Gondar
per ragazzi ciechi, gestito dalle
8
Il Segno, numero 2 – febbraio 2019
gruppi missionari
suore Figlie di S. Anna; vi possono
studiare 72 bambini e ragazzi ciechi o
ipovedenti.
Il Centro dedicato
a Paola Mazzali
Nella foresta di Meganasse, nel Gurage,
a sud di Addis Abeba, c'é la Clinica
dove abitualmente si recano a prestare
servizio dei medici, come il prof.
Collini di Mantova, il dott. Taliani di
Bolzano e i Medici dell'Alto Adige per
il Terzo Mondo. Tale clinica, ristrutturata,
offre servizio giornaliero ambulatoriale,
medicazioni, servizio di
pronto soccorso e assistenza ai parti. A
Meganasse, nella missione della suora
cappuccina Luciana Catene, nel 2008 è
stata costruita, arredata ed attrezzata
una sala parto e sala operatoria. In tale
missione sono stati aiutati 62 bambini.
Sempre nel Gurage, a Sheberaber-Enemur,
a circa 30 km da Endibir, è stata
inaugurata nel febbraio 2013 da Luis
Durnwalder una scuola materna, che
può ospitare 180 bambini, dedicata
allo scomparso Padre Roberto Bello,
missionario per 57 anni in Etiopia. La
struttura ospita al piano superiore il
Centro per l'emancipazione della donna,
dedicato alla compianta giocatrice
bolzanina di basket Paola Mazzali.
Da menzionare l'orfanotrofio (2009)
nel villaggio di Oma, foresta di Meganasse
e la scuola di Tambaro, nel Kambatta,
sudovest di Gurage, con oltre
110 bambini di famiglie indigenti.
Va ricordato anche l'impegno del Centro
per quanto concerne l'approvvigionamento
idrico. L'acqua è vita: ecco i
progetti quali la costruzione di un pozzo
(2012) nella scuola di St. Joseph di
Iijiga (sud-est dell'Etiopia), quella di un
nuovo acquedotto (2013) per la Clinica
di Meganasse. Si è accennato ad alcuni
dei progetti del Centro Aiuti per l'Africa,
per il quale “c'é ancora tanto da fare”
per rispondere al grido d'aiuto, di speranza,
che giunge da tanta povera gente.
Leone Sticcotti, a lungo impegnato in Acli,
Azione cattolica e organismi diocesani, è stato
anche presidente del Centro pace Bolzano
Sacerdoti in aiuto
per Pasqua e estate
Comunicazione importante per le
parrocchie: il vicario generale Eugen
Runggaldier informa che un
sacerdote diocesano con la doppia
cittadinanza portoghese-brasiliana,
don Felipe S. Bueno, si è dichiarato
disponibile a prestare servizio
(confessioni, benedizioni, celebrazioni)
nella nostra diocesi nella
Settimana santa. Attualmente sta
studiando a Roma all’Istituto pontificio
teologico per la licenza in
Teologia morale. C’è anche un’altra
offerti di aiuto per la prossima
estate: don Jude Orakwe, un sacerdote
cattolico dell’arcidiocesi di
Onitsha in Nigeria, si è infatti dichiarato
invece disponibile a prestare
servizio nella nostra diocesi
durante l’estate, per tutto agosto e
fino a metà settembre 2019. Il parroco
Orakwe parla bene il tedesco
e molto bene l’italiano, in quanto
ha studiato sei anni in Italia. Chi
fosse interessato ad avvalersi nella
Settimana santa o in estate di questi
servizi di aiuto può rivolgersi
entro il prossimo 1° marzo al Vicariato
generale (tel. 0471 306201,
generalvikar.vicariogenerale@bzbx.net)
per avviare l’eventuale contatto
con i due sacerdoti.
Il Segno, numero 2 – febbraio 2019 9
chiesa&persona
Stop alla tratta
8 febbraio 2019: 5^ Giornata mondiale, indetta da Papa Francesco, contro la tratta.
Diverse le iniziative di preghiera e di approfondimento anche a Merano e a Bolzano.
di Paola Vismara
Solidarietà e impegno anche in Alto Adige nel combattere la tratta per liberare le persone:
iniziative culturali, di formazione e informazione a Merano e Bolzano.
Sono in molti a lamentarsi perché
ormai nel calendario ci sono più
“Giornate” che “giorni”. Ma se di molti
aspetti tragici e scottanti del nostro
mondo e della nostra società - a livello
nazionale e locale - si sa ben poco… ben
venga una “Giornata” che risvegli l’attenzione
di tutti. Uno di questi aspetti
scottanti, ancora tabù per moltissimi
cattolici praticanti, è la “tratta” di esseri
umani, soprattutto quella ai fini
della prostituzione. Ma perché proprio
questo rimane tabù? Eppure i ‘buoni
cristiani’ sono i fedeli che credono nel
Dio-fatto-uomo, quindi nel valore inalienabile
della vita umana e del ‘corpo’,
poiché il Figlio di Dio è nato da un
‘corpo’ di donna, si è “incarnato” in un
corpo di carne, che è risorto, dopo la
morte in croce. Il vescovo Ivo Muser, in
occasione della solennità dell’Assunzione
dell’agosto 2018, ha scritto una lettera
pastorale incentrata sul tema della
dignità umana. E ha detto chiaramente:
“Anche lo sfruttamento sessuale
è una grave violazione della dignità della
donna. Può verificarsi tanto all’interno
della famiglia quanto attraverso la
prostituzione. Più volte papa Francesco
ha incontrato donne ex prostitute, che
egli identifica come persone particolarmente
deboli della nostra società. Anche
in Alto Adige vi sono donne che si
prostituiscono, in gran parte si tratta di
donne con background migratorio. (…)
Noi non risolviamo il problema della
prostituzione con determinate misure
che la spostano da una strada all’altra.
Lo risolviamo solo se cominciamo a individuare
vie di scampo e di uscita dalla
prostituzione per le donne coinvolte e se
facciamo in modo che non si ricorra più
alle loro prestazioni sessuali. Un impegno
comune per sconfiggere la cultura di
violenza, mercificazione e sopraffazione
della donna.” (“Con Maria per la dignità
umana).
Sfruttamenti e schiavitù
C’è chi pensa di sconfiggere i trafficanti
di persone chiudendo - alle navi
soccorritrici di naufraghi - tutti i porti
del nostro Belpaese che per tre quarti
si allunga nel Mediterraneo. C’è chi è
convinto che scafisti e trafficanti siano
le stesse persone. E c’è chi pensa che,
tolti di mezzo i “caporali” (che scelgono
chi andrà nelle campagne, nelle vigne
e nei frutteti, esigendo una buona percentuale
della già misera paga) si possa
sconfiggere definitivamente lo sfruttamento
lavorativo e la riduzione in
schiavitù, che invece sono opera delle
grandi organizzazioni di stampo mafioso.
C’è chi - a 60 anni dalla Dichiarazione
Universale dei Diritti del Fanciullo
- continua imperterrito a costringere a
lavorare milioni di bambini e di ragazzi
minorenni, anche nelle miniere o in
giacimenti minerari di difficile accesso
agli adulti, o a sfruttare giovanissime
ragazze nella prostituzione sulle strade
e in appartamenti, esponendo gli uni e
le altre a gravi rischi per la salute fisica
e mentale. E che dire delle terribili
condizioni dei bambini soldato (anche
bambine!) e di quelli costretti a “farsi
esplodere” per provocare attentati terroristici?
Non manca al vergognoso
elenco lo sfruttamento dell’utero per
una vera e propria vendita illegale dei
bambini che nasceranno. O la mutilazione
del corpo di poveri per l’espianto
e la vendita di organi.
Numeri e guadagni
“Stop alla tratta”: una parola d’ordine,
una convinzione che dovrebbe crescere
e maturare in ogni coscienza, ad
ogni età, in ogni strato della società,
in ogni nazione, in tutto il mondo. I
numeri non ci permettono di tacere:
salgono vertiginosamente e vergognosamente.
Guardiamo i numeri della
prostituzione in Italia: da 75mila a
120mila sarebbero le donne che vendono
il proprio corpo, di cui il 65% in
strada. E ben 90 milioni di euro al
mese, quindi 1 miliardo e 80 milioni
di euro l’anno – solo in Italia!
– secondo i dati denunciati dalla Comunità
Papa Giovanni XXIII e riportati
da Famiglia Cristiana nell’inchiesta
specifica pubblicata a settembre 2018.
Un giro d’affari alimentato da oltre 3
milioni di clienti. Questo dei “clienti” è
10
Il Segno, numero 2 – febbraio 2019
chiesa&persona
il nodo cui è arrivato anche Papa Francesco,
parlando senza peli sulla lingua:
le sue parole vengono riportate dal nostro
Vescovo nella lettera pastorale già
citata: “Il Papa affrontò poi una questione
cruciale, quella del comportamento
dei clienti: ‘Ho pensato tra me: non solo
i protettori ma anche coloro che pagano
queste ragazze, non capiscono che con i
soldi con cui si comprano un soddisfacimento
sessuale aiutano gli sfruttatori?’
Il Papa si è scusato per gli uomini cattolici
che si rendono responsabili di questo
‘atto criminale contro le donne’. Voglio
unirmi a questo insistente appello alle
coscienze lanciato da papa Francesco.”
Le azioni della Chiesa
La tratta - con i suoi protagonisti: vittime
e carnefici – ritorna spesso negli
interventi del Papa. Ne sono prova la
prefazione da Lui scritta al recentissimo
volume “Luci sulle strade della
speranza - Insegnamenti di Papa
Francesco su migranti, rifugiati
e tratta”: corposa raccolta (489 pagine)
degli insegnamenti magisteriali
su questi temi, dall’inizio del suo pontificato
alla fine del 2017, presentato il
17 gennaio insieme a “Orientamenti
pastorali sulla tratta di persone”.
Queste 38 pagine sono invece il frutto
della consultazione con le Conferenze
Episcopali, le organizzazioni cattoliche
e le congregazioni religiose. Un valido
strumento per comprendere, riconoscere,
prevenire e debellare la piaga
della tratta di persone, proteggere le
vittime e promuovere la riabilitazione
dei sopravvissuti. Il documento illustra
“realtà e risposte” sulla piaga della tratta:
cause, riconoscimento, dinamiche,
possibili modalità per sconfiggere il fenomeno
(https://migrants-refugees.va/
it/tratta-di-esseri-umani-e-schiavitu/).
La tratta dunque è al centro delle attenzioni
pastorali della Chiesa cattolica
in questo Terzo Millennio, purtroppo
ancora alle prese con la schiavitù e il
razzismo, in un preoccupante regresso
umano che è forse il lato oscuro del
progresso digitale e tecnologico.
L’Ufficio pastorale diocesano (settore
dedicato a Immigrati e profughi), in
collaborazione con il Progetto ALBA
(realtà attiva nel contrasto alla tratta
e allo sfruttamento in Alto Adige e
Trentino, composta da Volontarius, La
Strada-Der Weg, e il Consis) e le religiose
impegnate nell’accoglienza, dal
2018 vogliono sottolineare l’importanza
della Giornata mondiale indetta nel
2015 da Papa Francesco per l’8 febbraio,
memoria liturgica di Santa Giuseppina
Bakhita, piccola schiava sudanese (Bakhita)
venduta più volte, arrivata poi
in Italia, dove scoprì Gesù Cristo e il
suo Vangelo, battezzata e consacratasi
come Suora Canossiana, vissuta e morta
a Schio, dove era conosciuta e amata
come “Madre Moretta”. Perciò propongono
iniziative di tipo religioso e culturale,
di formazione e informazione: il 7
febbraio a Merano, l’8 e il 9 a Bolzano
(si veda articolo inquadrato).
Paola Vismara, Ufficio pastorale, è incaricata
della pastorale categoriale
Tre giorni di iniziative
a Bolzano e Merano
La 5^ Giornata mondiale di preghiera
e riflessione contro la tratta si celebra
l’8 febbraio 2019. Questa “Giornata”
è una delle più recenti, fortemente
voluta e indetta da Papa Francesco
nel 2015. Nella nostra diocesi tre iniziative
dal 7 al 9 febbraio a Merano
e Bolzano: un convegno, il momento
di preghiera, una mostra fotografica.
L’Ufficio pastorale si impegna a sensibilizzare
su questo tema non solo
le comunità religiose e i fedeli nelle
parrocchie, ma anche l’opinione pubblica,
coinvolgendo le parti attive sul
territorio che da molti anni si dedicano
all’emersione, monitoraggio e
contrasto della tratta, coordinandosi
nel “Progetto Alba”. Dopo la prima e
positiva esperienza del 2018, anche
quest’anno il programma è stato organizzato
con i membri del Progetto
Alba e le suore che in Alto Adige si
dedicano all’accoglienza delle ragazze
vittime di prostituzione. Le iniziative
principali sono 3, in luoghi e
giorni diversi. Due programmi sono
a carattere religioso:
- a Merano, giovedì 7 febbraio, ore
20-21, veglia di preghiera animata dalle
ragazze del Collegio di via Belvedere 6
(Salvatoriane)
- a Bolzano, venerdì 8, nel Centro pastorale
in Piazza Duomo 6, dalle 16 informazioni
sulla tratta di esseri umani
a livello mondiale. Alle 16.45 via crucis
con video e immagini sul tema, alle 18
nella chiesa di San Domenico (piazza
Domenicani) rosario con la comunità
parrocchiale, alle 18.30 la messa in italiano
(memoria liturgica di S. Giuseppina
Bakhita).
L’intero pomeriggio di sabato 9 febbraio
(ore 14-18) nel Centro pastorale
in Piazza Duomo 1 a Bolzano si terrà
il convegno pubblico sulla tratta. Anna
Pozzi, esperta giornalista e scrittrice,
parlerà di “Tratta e schiavitù nel XXI
secolo”, seguirà la presentazione di “15
anni di contrasto alla tratta in Alto
Adige: l’importanza della rete e del
Progetto Alba: identità, esperienze
passate, prospettive future.” Modera
la giornalista RAI Floriana Gavazzi.
Sempre a Bolzano, per tutto il mese, è
allestita la mostra fotografica “Mai
più schiave- Slaves no more” sulla
tratta/schiavitù delle ragazze nigeriane.
È ospitata dal 4 al 10 febbraio
nella chiesa di san Domenico, dal
19 al 28 nel corridoio al piano terra
dell’Università (piazza Università 1,
orari 8-10 da lunedì a venerdì; 8-13
sabato; chiuso la domenica).
Info: paola.vismara@bz-bx.net
Tel. 0471-306.235.
Il Segno, numero 2 – febbraio 2019 11
dentro la notizia
Comunicazione autentica
per comunità vere
“Non abbiamo bisogno di una società perfetta. Abbiamo bisogno di una società umana”: così il vescovo
Ivo Muser ai rappresentanti della stampa altoatesina nel Centro pastorale di Bolzano per la celebrazione
del loro santo patrono, Francesco di Sales.
di Paolo Valente
Nel tradizionale incontro di inizio
anno con i giornalisti il vescovo
ha ripreso il messaggio del Papa per la
Giornata mondiale delle comunicazioni
sociali: “Siamo membra gli uni degli
altri. Dalle community alle comunità”.
Il tema, ispirato alla Lettera di san Paolo
agli Efesini, “sottolinea l’importanza
della reciprocità intesa come dialogo e
opportunità di incontro con l’altro”. Attenzione
e interesse per le nuove forme
di comunicazione e, in particolare, per
le reti sociali, ma senza confondere la
comunità con la community. Poiché
“nella comunità si condividono contenuti
e si costruisce lo stare insieme a
favore del bene comune”. I social media
non bastano a un’autentica comunicazione.
Serve “un impegno alla relazione
fondata sull’ascolto dell’altro, sul dialogo
e sull’uso responsabile del linguaggio”.
Il vero e il falso
I nuovi media non vanno affatto demonizzati.
Sono “luoghi di conversazione
che aiutano a far crescere la comunità,
a stare connessi con gli amici”. Possono
però diventare “l’unica fonte di informazione,
con il rischio di ridurre la realtà a
slogan, deformandola”. E “chi non ha gli
strumenti giusti per difendersi, rischia
di non riuscire a distinguere il vero dal
falso”. Questo tipo di comunicazione
non favorisce il crescere di una comunità
vera. “Viviamo nell’epoca dei like, dei
‘mi piace’ o ‘non mi piace’, ma per fare
comunità sono importanti riflessione e
approfondimento, che aiutano appunto
a costruire nuove relazioni”.
Il ruolo del giornalista
In questo scenario la figura del giornalista
acquista un ruolo importante.
Egli può fornire al lettore, al telespettatore,
al navigatore gli strumenti per
Ai giornalisti il vescovo ha fatto anche una serie di auguri per il loro lavoro
darsi un’informazione adeguata. “Oggi
più che mai – dice il vescovo – la società
ha bisogno di un buon giornalismo
professionale, perché nell’epoca
digitale, con le sue opportunità quasi
illimitate, si rovescia sulle persone un
diluvio di informazioni. Sono necessarie
una selezione improntata ai valori,
una valutazione dei fatti, e servono relazioni
che offrano un orientamento”. La
rete consente di accedere a una quantità
sterminata di informazioni. “Ma il
giornalismo di qualità ha un altro approccio
con le cose e con i fatti: va in
profondità”.
L’invito ai mass media
Profondità fa rima con verità. Il vescovo,
nella giornata del santo patrono, fa
ai giornalisti una serie di auguri che
sono altrettanti impegni. Innanzitutto
“di non accontentarsi mai di ciò che
appare come verità” e “di proseguire
nell’impegno per selezionare non solo
tra notizie vere e false, ma anche tra notizie
che valgono e informazioni pilotate”.
Poi “di non dimenticare mai la loro
particolare responsabilità e di essere
sensibili alle good news, le buone notizie,
di offrire attenzione, nelle buone
notizie, alle parti della società che non
hanno voce o sono spesso ignorate e ai
giovani, raccontando le loro richieste, i
loro sogni e le loro speranze”. In definitiva,
soprattutto in Alto Adige, “di continuare
a lavorare per una convivenza
autentica e per fare comunità fra le persone
di diversa provenienza e diversi
gruppi linguistici”.
Non solo dalla quantità alla qualità
dell’informazione ma anche, come
emerge nel messaggio del Papa, dalla
community alla comunità. La comunicazione
contribuisce allo sviluppo positivo
della comunità se si ispira “ad alcuni
valori fondamentali: il rispetto della
persona (no a odio, intolleranza, parole
e immagini degradanti); il dialogo (inteso
come ricerca sincera della verità);
l’incontro (andare verso l’altro, che è un
donare e un ricevere)”.
Paolo Valente è Direttore della Caritas della
diocesi di Bolzano-Bressanone e giornalista
12
Il Segno, numero 2 – febbraio 2019
Giornata del malato
Nel segno della gratuità
Dal 1993, l’11 febbraio si celebra la Giornata del Malato: quest’anno il tema della 27.ma edizione
è espresso dal versetto evangelico “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).
Iniziative per tre giorni
In tutto l’Alto Adige
Sono molte le iniziative in Alto Adige
in occasione della Giornata mondiale
del malato. Eccone alcune:
Ospedale di Bolzano
Sabato 9 ore 15: S. Messa con i pazienti
nel reparto di Geriatria. Canta
il coro di S. Domenico, presenti le associazioni
di volontariato attive in reparto.
Domenica 10 ore 9: S. Messa nella
cappella principale, musiche a cura
di “Singkreis Maria Heim”. L’invito è
esteso a tutti i volontari dell’assistenza
spirituale in Ospedale (sentinelle
notturne, ministri straordinari della
comunione e accompagnatori alla
messa). Segue incontro.
Lunedì 11 ore 15: possibilità di ricevere
il sacramento dell’unzione durante
la messa. I malati riceveranno
un piccolo dono durante le visite degli
assistenti spirituali.
Con UNITALSI
Domenica 10: alle 10.30 S. Messa
nella chiesa di San Domenico, piaz-
Nel suo messaggio, Papa Francesco
afferma che “la Chiesa, Madre di
tutti i suoi figli, soprattutto infermi, ricorda
che i gesti di dono gratuito, come
quelli del Buon Samaritano, sono la via
più credibile di evangelizzazione. La cura
dei malati ha bisogno di professionalità e
di tenerezza, di gesti gratuiti, immediati
e semplici come la carezza, attraverso i
quali si fa sentire all’altro che è “caro”. Nel
corso degli anni, nella nostra Diocesi
sono nate e si sono sviluppate tante associazioni
di volontariato, che coinvolgono
moltissime persone dei tre gruppi
linguistici, ma recentemente anche di altre
nazionalità e culture. Come ben sottolineato
dal Papa, “La gratuità umana è il
lievito dell’azione dei volontari che tanta
importanza hanno nel settore socio-sanitario
e che vivono in modo eloquente la
spiritualità del Buon Samaritano. Ringrazio
e incoraggio tutte le associazioni di
volontariato che si occupano di trasporto
e soccorso dei pazienti, quelle che provvedono
alle donazioni di sangue, di tessuti
e organi.”
za Domenicani a Bolzano, alle 12.15
pranzo nella Sala Rainerum (15 euro
tutto compreso, prenotazione obbligatoria).
Pomeriggio in allegria fino alle
17. Parcheggio all’Istituto Rainerum,
info e prenotazioni: 329 5469195 o
0471/973955
Ospedale di Bressanone (cappella
nell’edificio A)
Domenica 10 ore 10: S. Messa
Lunedì 11 ore 15.30: adorazione eucaristica
Merano, Casa di cura Martinsbrunn
Lunedì 11 ore 16: S. Messa presieduta
dal vescovo Ivo Muser.
Ospedale di Merano
Sabato 9 ore 15-16.30: Cammino
Spirituale con P. Peter Gruber (edificio
REHA 3° piano)
Lunedi 11: i malati riceveranno un
cuore di feltro (azione realizzata con
il KFB di Lagundo – Azione Cattolica
Donne); ore 16.45: S. Messa nella cappella
(edificio principale 2° piano)
Ospedale di Brunico
domenica 10 ore 9.30: S. Messa nella
cappella al 5° piano.
La locandina per la Giornata del malato
edizione 2019, la numero 27
Se è giustissimo ricordare i volontari, non
si devono dimenticare tutti coloro che nei
vari ambiti della sanità (pubblica e privata)
vivono la propria professione come
una vera ‘missione’ accanto ai malati di
ogni età, a domicilio e nelle strutture: medici,
infermieri, assistenti, tecnici, ricercatori,
specialisti. Ma in questa giornata che
ha un carattere squisitamente spirituale,
un grazie dal profondo del cuore va a chi
aiuta a vivere ed accettare la sofferenza
della malattia. Tra questi, gli “assistenti
spirituali in ospedale”: donne e uomini
laici, religiosi e sacerdoti, preparati
per questa missione speciale: nei 7 ospedali
dell’Alto Adige svolgono il prezioso
servizio pastorale che molti anni fa era
prerogativa solo dei religiosi e sacerdoti
(cappellani). A tutti va il riconoscimento e
la gratitudine di Papa Francesco: “Sono di
fondamentale importanza i vostri servizi
di volontariato nelle strutture sanitarie e a
domicilio, che vanno dall’assistenza sanitaria
al sostegno spirituale”. E tutti possiamo
fare nostre queste parole, esprimendo
- almeno una volta all’anno - non solo più
attenzione verso i malati, ma anche più riconoscenza
a chi instancabilmente e con
gratuita generosità, si occupa di loro. (p.v.)
La mostra all’Ospedale di Bolzano
“Le alte vie di Emanuele Stablum. Fratello medico, servo di Dio, giusto tra le Nazioni”: è il titolo della mostra allestita
all’ospedale di Bolzano fino al 15 febbraio. Illustra in 10 pannelli la vicenda umana di Stablum, medico e religioso laico
(Figli dell’Immacolata concezione) nato in val di Sole nel 1895 e morto a Roma nel 1950. È il ritratto di un uomo di medicina
che ha messo in gioco la sua vita per salvare quella di altri. La Chiesa cattolica ha introdotto la causa di beatificazione e lo
Stato di Israele lo ha riconosciuto “Giusto tra le nazioni” per aver salvato la vita ad un centinaio di rifugiati ed ebrei
perseguitati, che Stablum ha nascosto in ospedale a Roma vestendoli da frati o ricoverandoli come malati.
Il Segno, numero 2 – febbraio 2019 13
psicologia&spiritualità
Da conoscere a riconoscenza
Conoscere, riconoscere, riconoscenza. Mi intriga la radice “noscere” che accomuna questi termini. Un
crescendo qualitativo nel nostro rapporto reciproco: conoscere in superficie, conoscere con rispetto,
conoscersi in una cornice di reciproca gratitudine.
di Dario Fridel
Conoscere. È diffusa la presunzione di
conoscere una persona solo perché c’è
stata una frequentazione, si sono acquisite
informazioni e si hanno alcuni elementi
di valutazione. Troppo spesso ci si muove
su questa base povera, spesso distorta
e distorcente. In realtà la persona non è
un oggetto: possiede una sua soggettività
che spesso ci sfugge e che continuamente
cambia. Lasciarci intrappolare dall’immagine
che ci siamo fatto di lei, significa inchiodarla
dentro i nostri schemi. Essi ci
portano a farne una valutazione, a darne
un giudizio, a inquadrarla entro giudizi
positivi o negativi generalizzanti.
Riconoscere. Ci possiamo avvicinare a
una più vera conoscenza della persona
solo se coltiviamo l’abitudine di verificare
se l’avevamo veramente capita, se le diamo
spazio perché si spieghi meglio, se
siamo disposti a vederla da altre angolature,
se ci orientiamo ad accoglierla nella
sua originalità, nel suo modo di essere. La
persona insomma la raggiungiamo solo
oltrepassando l’apparenza e utilizzando il
cuore: passando dal giudizio all’ammirazione.
Lo sguardo che scruta diventa uno
sguardo che non vuole possedere, ma
rispettare. Nella proporzione con cui ciò
succede il nostro interlocutore diventa più
autentico, si armonizza meglio con le sue
esperienze di vita, si rende autonomo dalle
aspettative degli altri o dell’ambiente.
Purtroppo siamo disposti ad ammirare
un tramonto ma fatichiamo ad avere un
rapporto altrettanto gratuito con i nostri
consimili. L’ascolto efficace implica un
salto di qualità: dal piano morale al piano
spirituale, dall’uso della testa alla valorizzazione
del cuore. Solo allora l’ascolto diventa
empatico.
Riconoscenza. Possiamo dire di essere
sulla strada di conoscere bene una persona
se attingiamo a un amore disinteressato
e incominciamo ad avvertire quanto
l’altro sia una ricchezza anche per noi. Il
dialogo interpersonale diventa allora rigenerante.
Le persone che si riconoscono
nella loro diversità si incontrano con l’anima;
sentono di conseguenza la gratitudine
di essersi riconosciute, di aver potuto
arricchirsi reciprocamente. La reciprocità
e la gratitudine sono quindi la controprova
che l’ascolto è veramente riuscito.
Le esperienze di dialogo aiutano i credenti
a rivedere le immagini distorte che
hanno di Dio. Impegnano a sostituire
all’immagine del Dio giudicante, che tutto
conosce e al cui occhio nulla sfugge,
quella di un Dio materno, vicino alle nostre
debolezze, capace di capire le nostre
incoerenze. Egli non si scoraggia per le
nostre vigliaccherie, non ci toglie la fiducia,
rispetta la nostra autonomia. Noi lo
vorremmo potente, capace di premiare i
buoni e punire i cattivi. Invece ci accoglie
tutti, proprio tutti. Il suo stile è quello di
ammirarci e a benedirci in continuità; di
dire insomma di noi tutto il bene possibile
affinché anche quando ci smarriamo
non perdiamo la passione per il bene che
è nel profondo della nostra anima. Ai suoi
occhi, meglio al suo cuore, ognuno di noi
resta sempre e comunque espressione
misteriosa della potenza della vita, della
grandiosità del mistero, della forza misteriosa
dell’amore che avvolge e sorregge
ogni esistenza. Lui non smette di riconoscerci
come figli prediletti. La gratitudine
dovrebbe di conseguenza alimentare continuamente
le nostre anime.
Don Dario Fridel già insegnante di religione,
psicologia della religione e psicologia pastorale
Due cambi in diocesi
Con effetto 1° febbraio il vescovo
Ivo Muser ha disposto un avvicendamento
nel settore della vita consacrata:
suor Mirjam Volgger (nella
foto), suora terziaria francescana, è
stata nominata incaricata diocesana
per la vita consacrata e succede
nella funzione a padre Arnold Wieland
OT. Il suo compito è accompagnare
i contatti tra la Curia diocesana
e gli ordini religiosi maschili e
femminili. Ha frequentato per due
anni i corsi di teologia a Bressanone,
nel 1990 si è trasferita a Bolzano,
nella clinica S. Maria, dove nel
1993 ha concluso la formazione
come infermiera professionale. Nel
1994 Mirjam Volgger ha emesso a
Bressanone la professione perpetua. È
anche responsabile della congregazione
per la Clinica S. Maria. Attualmente
in Alto Adige si contano 17 ordini
religiosi maschili con 215 appartenenti,
mentre le suore sono 380 suddivise
in 20 ordini religiosi.
Sempre con decorrenza febbraio 2019,
il vescovo ha disposto un secondo avvicendamento
in diocesi: Paolo Ferrari,
direttore dell’Ufficio comunicazioni
sociali, è nominato in aggiunta
direttore dell’emittente diocesana
Radio Sacra Famiglia-Inblu e succede
nell’incarico a don Josef Innerhofer.
Il vescovo Ivo, suor Mirjam e padre Arnold
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Il Segno, numero 2 – febbraio 2019
dalle parrocchie
Passaggio in India
Viaggio e pellegrinaggio in India per la parrocchia Madre Teresa di Calcutta di Bolzano. Su incarico del
parroco don Gigi Carfagnini, il collaboratore padre George ha accompagnato il gruppo e pianificato le tappe.
primi due giorni il gruppo dell’omonima
parrocchia bolzanina, composto da
I
27 persone, ha soggiornato nella metropoli
di Calcutta sulle orme di Madre Teresa,
celebrando una messa sulla tomba
della Santa, visitando la casa delle Missionarie
della carità dove Madre Teresa
viveva e un orfanotrofio dove le sorelle
si occupavano dei bambini abbandonati.
Successivamente gli altoatesini si sono
spostati a Nuova Dehli, dove hanno visitato
diversi monumenti di straordinaria
bellezza: il tempio di Akshardam, il
tempio di Lotus e il sito archeologico del
Qtab Minar. Terza tappa del viaggio è
stata la città di Agra, con il suo splendido
Forte Rosso e il Taj Mahal, una tomba di
incredibile bellezza nonché una delle sette
meraviglie del mondo. Poi il gruppo si
è spostato nella città di Jaipur, visitando
l’antico Palazzo del re, e interessanti laboratori
di intarsio del marmo.
Il viaggio è proseguito nella regione del
Kerala, nel verdissimo sud del Paese,
dove il gruppo ha alloggiato
in cottage nella
foresta, provando l’esperienza
del safari sull’elefante,
del rigenerante
massaggio ayurvedico
e visitando le enormi
piantagioni di thè e spezie.
A seguire i partecipanti
altoatesini hanno
vissuto un’ulteriore emozione nel visitare
il Monastero dove ha studiato padre
George e nel partecipare ad una celebrazione
secondo il rito cristiano siriano,
nella quale è stato battezzato suo nipote.
La successiva esperienza è stata un’intera
giornata e una notte a bordo di una “casa
galleggiante” sulla rete fluviale del Kerala
denominata “backwaters”, potendo apprezzare
lo stile di vita della popolazione
lungo il corso d’acqua.
L’ultima tappa del viaggio è stata Kovalam,
località sul mare vicino all’estrema
punta sud dell’India dove il gruppo ha
Il gruppo della parrocchia bolzanina guidato da
padre George (primo a sinistra) sulla tomba di
Madre Teresa di Calcutta
potuto immergersi nella vita locale, prima
di ripartire per il viaggio di ritorno.
Il gruppo è tornato a casa arricchito nel
cuore, da un’esperienza di grande intensità
emotiva, avendo conosciuto un diverso
modo di vivere e intendere la vita,
avendo “toccato” con mano la povertà di
famiglie e bambini che sopravvivono alla
giornata, ma anche avendo conosciuto
un Paese immenso e ricco di bellezze
storiche e architettoniche.
Musical “Superstar” a Bressanone
Applausi meritatissimi a cast, tecnici e
organizzatori del musical a Bressanone
La “giovane chiesa” della parrocchia
San Michele Arcangelo di Bressanone
aveva il volto di 50 bambini, ragazzi,
adolescenti di lingue e provenienze diverse,
che a fine gennaio hanno messo
in scena il musical “Superstar”, realizzato
da un team guidato da Karoline Eder,
teologa e animatrice giovanile austriaca.
“Abbiamo cercato di coinvolgere i giovani
non solo nel ruolo di attori, ballerini
e cantanti – racconta – ma anche dietro
le quinte, come tecnici del suono e delle
luci, scenografi e costumisti”. Chi avesse
dato uno sguardo ai locali dell’Oratorio
Don Bosco prima delle due esibizioni si
sarebbe trovato nel mezzo di una lieta
brigata di grandi e piccoli, di mamme impegnate
nel trucco e nelle acconciature,
di giovani coreografe che ripassavano i
balli di gruppo.
Lo spettacolo è stato il frutto di mesi di
prove intense, in cui si sono alternati momenti
di allegria e di gioco, di fatica e di
stanchezza. “Non è stato sempre facile –
spiega Paola Cecarini, coordinatrice del
team italiano attori – ma alla fine è prevalsa
la voglia di mettersi alla prova. Non
tanto per esibire bravura, ma soprattutto
per testimoniare la capacità di condividere
un cammino comune, che è stato poi
il senso più profondo di questa iniziativa”.
La quindicenne Arianna Sibi, che ha creato
per le 30 ballerine apposite coreografie,
è convinta: “L’esperienza più bella è
stata lavorare insieme, conoscere i ragazzi
di madrelingua tedesca, condividere con
loro questa avventura: lo rifarei subito!”
La trama si svolge su due piani temporali
e fa intrecciare due storie di amicizia:
quella di due ragazze che decidono di
partecipare ad un talent-show e finiscono
per incrinare il loro rapporto e – parallelamente,
sull’altro lato della scena
- l’amicizia tra Pietro e Gesù, con i suoi
alti e bassi. Il messaggio finale è chiaro:
tutti sono delle superstar, perché “…non
devi sembrare un altro, Lui cerca proprio
te” (da una delle canzoni). Nell’arco dei
due giorni a Bressanone si è registrato
il tutto esaurito, un grande segno di apprezzamento
per la parrocchia e i suoi
collaboratori, che ora si trovano di fronte
alla sfida di continuare a percorrere questo
cammino di speranza e di fiducia nel
futuro.
Il Segno, numero 2 – febbraio 2019 15
ltriMondi” è il titolo del programma
del Cineforum che inizierà sabato 2
marzo nella parrocchia di Tre Santi a Bolzano,
Sala Incontri (Viale Amedeo Duca
D’Aosta, 25). Gli 8 appuntamenti con la
proiezione di altrettanti film è prevista
sempre il sabato sera, sempre alle 20.30.
Storie di partenze, separazioni, integrazione,
diversità, gioia, amore, dolore, viaggi
della speranza, difficoltà, incomprensioni…
“Abbiamo deciso di iniziare con questo
Cineforum – spiega il promotore don
Paolo Zambaldi, cooperatore nelle parrocchie
Tre Santi e Sacra Famiglia – per
creare uno spazio di discussione e riflessione
sulle tematiche dell’integrazione e
della migrazione, per aprire (anche a Bolda
vedere
Il cinema a Tre Santi
Dal 2 marzo a Bolzano “AltriMondi”, 8 film per riflettere e aprire un dibattito
sull’incontro tra culture diverse, la valorizzazione delle differenze e dell’accoglienza.
“ A
zano) un percorso di scoperta/riscoperta
dell’altro come persona: con i suoi affetti,
le sue difficoltà, le tante sfide e gioie del
quotidiano.” In un’epoca dove l’odio razziale,
la discriminazione, e la diffidenza
creano muri e divisioni, “questa rassegna
vuole gettare un ponte, un’occasione per
riflettere e pensare, per mettersi “veramente”
nei panni del “diverso”, di chi sembra
estraneo (ma che forse, in fondo, non
lo è poi così tanto!)”, osserva don Paolo. Il
Cineforum “AltriMondi” è aperto a tutti
famiglie, singoli, coppie, gruppi di amici,
giovani e meno giovani. Al termine
di ogni proiezione (per chi desidera...) si
aprirà un dialogo-confronto sulle tematiche
emerse dal film. L’invito di don Paolo:
“Vi aspettiamo numerosi, e soprattutto:
La locandina con gli 8 film della rassegna nella
parrocchia Tre Santi
PASSATE PAROLA!” Il primo appuntamento,
sabato 2 marzo, è con il film tedesco
„Almanya – La mia famiglia va in
Germania“ (2011), ritratto tra memoria
e sorrisi sull’essere turchi in Germania.
L’ingresso ad ogni proiezione è libero.
Don Luigi Ciotti
il 13 a Brunico
Da Brunico e Merano in Sicilia per
lavorare nei territori confiscati dallo
Stato alla mafia: quell’esperienza di 16
giovani nel paese di Impastato e nella
Palermo di don Puglisi (raccontata sul
Segno di novembre) si arricchisce ora
di un nuovo importante capitolo. Il
progetto bilingue della Parrocchia di
Brunico e del locale Jugenddienst propone
infatti mercoledì 13 febbraio
a Brunico una serata con don Luigi
Ciotti. Nell’incontro pubblico – inizio
alle 20.15 nella Casa Michael Pacher –
verranno presentati il progetto Sicilia e
l’esperienza fatta dai ragazzi.
Nel corso della permanenza in Sicilia, il
gruppo dei giovani altoatesini guidati da
don Massimiliano Sposato, cooperatore a
Brunico, ha tra l’altro conosciuto agricoltori
di cooperative al lavoro sui territori confiscati
a Cosa Nostra. Tutto questo grazie
all‘impegno di Libera, istituzione culturale
fondata da don Ciotti, di cui fa parte anche
Libera Terra. Ci sono state anche le visite
a Cinisi, il paese del giornalista Peppino
Impastato ucciso dalla mafia, e al Centro
parrocchiale Padre nostro nel quartiere
Brancaccio di Palermo, voluto da don Pino
Puglisi, un’altra vittima della mafia. Impegno,
responsabilità e giustizia saranno
anche tra i temi al centro dell’intervento di
don Ciotti mercoledì 13 a Brunico.
Il Segno
Mensile della Diocesi di Bolzano-Bressanone
Anno LV – Numero 2 – Febbraio 2019
Registrazione del Tribunale di Bolzano
n. 7/1965 del 21.09.1965
Editore: Diocesi di Bolzano-Bressanone,
piazza Duomo 2, 39100 Bolzano
Direttore responsabile: Paolo Ferrari
Stampa: Athesia Druck srl,
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Redazione: Ufficio diocesano comunicazioni
sociali, piazza Duomo 2, Bolzano
Tel. 0471 306208 – info@bz-bx.net
Se non diversamente indicato, nessuna parte del mensile
può essere riprodotta o diffusa senza il consenso dell’Editore.
Il prossimo numero uscirà mercoledì 6 marzo 2019
I ragazzi altoatesini a Palermo nel Centro creato da don Puglisi. Nel riquadro, don Luigi Ciotti
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