La Toscana Nuova marzo

La Toscana nuova - Anno 2- Numero 1 3 - Gennaio Marzo 2019 - - Registrazione Tribunale di di Firenze n. n. 5905 del 6-2-2013 - - Iscriz. Roc. 30907. Euro 2. 2. Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 C1/FI /0074

In copertina:
Mario Nuti, Composizione,
olio su tela, cm 100x70, 1949
Periodico di attualità, arte e cultura
La Nuova Toscana Edizioni
di Fabrizio Borghini
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Anno 2 - Numero 3
Marzo 2019
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Paolo Bini
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Fabrizio Borghini
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Viktorija Carkina
Nicola Crisci
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Aldo Fittante
Serena Gelli
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Pier Francesco Listri
Maurizio Mattei
Emanuela Muriana
Nicola Nuti
Lucia Petraroli
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Elisabetta Petrini
Daniela Pronestì
Valter Quagliarotti
Barbara Santoro
Umberto Sereni
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Foto:
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Franco Giomini
Ernst Haas
Carlo Midollini
Torquato Perissi
Elena Maria Petrini
Silvano Silva
Sommario marzo 2019
6 L’omaggio di Spazio Dinamico Arte al maestro Mario Nuti
7 Ritratti e paesaggi di Luigi Falai alla Libreria Gioberti
8 La mostra evento Alla Corte di Cosimo I alla galleria Durearts di Firenze
12 La pittura vibrante d’emozione di Leda Giannoni
14 La personale di Marta Carlesi nel Castello di Montemurlo
17 Leonardo da Vinci e Firenze in una mostra a Palazzo Vecchio
19 La retrospettiva di Bruna Scali a Castelfiorentino
20 Ernst Haas, maestro del colore e del movimento in fotografia
21 Gli scatti di Elliott Erwitt alla Reggia di Venaria
22 L’amore nel romanzo Parobola di poesia di Donatella Tesi
25 L’arte “umanistica” di Pasquale Galbusera a Palazzo Coveri
27 Personaggi: Piero Tosi, costumista da Oscar
28 La 21^ assemblea della Fondazione Del Bianco tra cultura e artigianato
32 La Toscana protagonista a Pechino con il Movimento Life Beyond Tourism
34 La disciplina normativa del Made in Italy
37 Arte del vino: le nuove eccellenze toscane
38 Nove artisti internazionali a Venezia per AqvArt
39 I maestri del Novecento alla Frittelli Arte Contemporanea
44 L’appartamento dei nani di Palazzo Ducale a Mantova
46 Intervista a Carola Neri, “lady viola” di Federico Ceccherini
48 La personale di Maria Rita Vita alla Fondazione Collodi
49 Piero Gensini, lo scultore “custode” delle Gualchiere di Remole
51 L’arte “nuota” a Pistoia con la mostra di Blub
52 I 60 anni de Il Bisonte per l’edizione 2019 di Alto Basso
53 Pinocchio tra Collodi e Malaparte nel libro di Mauro Boninsegni
54 Le sette religiose tra indottrinamento e proselitismo
55 Cenni di storia del Cristianesimo in India: l’apostolo Tommaso
57 L’iniziativa di solidarietà per Genova dei Rotary Club fiorentini
59 Psicologia oggi: caratteristiche e cura dei disturbi d’ansia
60 Personaggi: Dimitri Gori, l’artista dei cartoni animati
61 La Guida Arkiwine consiglia Firenze Bio 2019
62 Professionisti ABI: il bar manager Silvio Barsellini
63 Il premio del bartending italiano a Rapallo
4

TESORI NASCOSTI
Grazie ad Auser di Campi Bisenzio e al progetto Il tempo ritrovato ho avuto il piacere
di mostrare alcune delle opere realizzate a Campi Bisenzio da mio fratello
MARZIO CECCHI
architetto e fondatore dello STUDIO MOST
Sono state presentate le opere giovanili, realizzate negli anni Sessanta e l'ultima sua
opera del 1989: la cappella, già costruita a latere della casa di riposo, della quale
Demarista disse:« Il Padre (intendendo Padre Pio) ha detto che non è adatta a ricevere
nostro Signore quindi, chiama Marzio».
Ancora la chiesa affascina, trascina, infonde spiritualità: sorprende il suo altare in
marmo marrone a forma di piramide rovesciata, che si sorregge sulla punta e dal quale
sembra sgorgare un fiume di acqua che inonda tutta la lunghezza della chiesa; lo sovrasta
l'antico Crocifisso, che sembra esplodere dal grandissimo mosaico dell'abside,
fa sentire la crocefissione con la speranza della resurrezione.
Chiesa della Casa Francescana della Pietà, Via Ombrone, 5, Campi Bisenzio (FI)
Pola Cecchi per l'atelier GIULIA CARLA CECCHI e STUDIO MOST
Via Jacopo da Diacceto, 14 - 50123 Firenze
Showroom: Tel: 055284269 - Cell: 335437934
Email: polacecchi@gmail.com

Firenze
Mostre
Mario Nuti
La galleria Spazio Dinamico Arte dedica una
retrospettiva al maestro fiorentino dagli anni
dell’Astrattismo Classico alla stagione
dell’Informale
di Nicola Nuti
Da sinistra: Nativi, Nuti, Brunetti e Berti alla
mostra di gruppo, galleria Vigna Nuova, 1950
Furono anni intensi, contraddittori
e prolifici quelli che nel dopoguerra
animarono l’arte di ricerca
in Italia: l’astrattismo divenne la chiamata
a raccolta dei giovani artisti a Firenze,
come a Roma e Milano. Proprio alla linea
astratta la galleria Spazio Dinamico Arte
sta dedicando il proprio entusiastico interesse
con incontri ed esposizioni che
hanno per oggetto l’astrattismo storico
e contemporaneo. Dopo una selezionata
panoramica sugli artisti non figurativi,
adesso è la volta di una retrospettiva
di opere di Mario Nuti, realizzate tra la fine
degli anni Quaranta e la metà dei Cinquanta.
Una storia lunga una vita, quella
dipinta da Mario Nuti nell’arco di un cinquantennio:
da una figurazione ombrosa
e intima, affine alla poetica novecentesca
(che significava per lui Morandi, Marcucci,
Rosai, Vagnetti), alla formazione
astratta, fino all’esperienza informale e al
graduale recupero di una particolare visione
figurativa, realistica nei contenuti e
straniante nella forma. Nuti era nato nel
1923, in tempo per vedere le brutture della
dittatura, della guerra e per subirne le
privazioni, ma anche per respirare l’aria
nuova portata dopo la liberazione dal nazifascismo.
Improvvisamente diventarono
raggiungibili le informazioni su quanto
era accaduto e accadeva sul territorio internazionale
dell’arte e della cultura in
genere: Mondrian, Malevich, Picasso, l’esistenzialismo,
il blues, il jazz. D’obbligo,
all’epoca, i viaggi a Parigi a incontrare gli
artisti, sentire cantare Juliette Greco, vedere
Prévert al Deux maggots, parlare con
les italiens. Le nuove energie si concretizzarono,
dopo una parentesi neocubista,
nell’adesione, nel 1948, al gruppo Astrattismo
Classico, fondato da Vinicio Berti,
insieme a Bruno Brunetti, Alvaro Monnini
e Gualtiero Nativi. Dagli anni Cinquanta
(nel 1950 il gruppo Astrattismo Classico
si era già sciolto) la pittura di Nuti predilige
le forme disposte su piani diversi, la
tensione tra le linee, gli incastri che riempiono
gli spazi: nascono le Convergenze,
dinamiche e policrome, dove la materia si
ingrossa o le tavole dove, in uno spazio
cupo, forme inedite si intrecciano con ritmo
serrato. Una pertinente interpretazione
dell’opera pittorica di Nuti a quel tempo
la espresse Mario Novi in una recensione
sul quotidiano Il Mattino nel 1960: «Di
Nuti colpisce soprattutto la assoluta libertà
da schemi, l’indipendenza da formule,
la chiara impostazione del suo lavoro.
Da qui il frantumarsi e il ricomporsi della
materia che in questo necessario processo
sembra agitata da un’inquieta e segreta
ansia di chiarificazione, da una esigenza
di nuove forme». Nel clima di una definitiva
crisi dell’impianto figurativo e della
costruzione geometrica (era nota l’affermazione
del gruppo Cobra: «Riempiremo
la tela vergine di Mondrian, anche se dovremo
metterci le nostre infelicità»), alla
fine degli anni Cinquanta per Nuti si apre
infatti la stagione dell’informale. La ricerca
è indirizzata quindi verso una traduzione
personale dell’espressione informale,
un accordo poetico per quel dramma materico,
cromatico e segnico che avrebbe
complicato e annientato la vita della figura.
Ma proprio nella metà degli anni Sessanta
Nuti collabora con l’edizione della
sera del quotidiano La Nazione, illustrando
racconti gialli: erano tavole disegnate
a china dove i personaggi sembravano
sbozzati nell’ombra. Forse questo è stato
uno degli impulsi al recupero della figura
che avverrà nella seconda metà degli anni
Sessanta: forme che sembrano districarsi
a fatica dalla materia, dalle bave di bitume,
come se Nuti tentasse la descrizione di un
paesaggio umano ancora embrionale, ma
comunque quasi minaccioso. Nasce così
la serie La città, dove parvenze di edifici
emergono dalle spoglie materiche. Nuti,
in realtà, non tornerà a una figurazione
comunemente intesa, ma manterrà i colori
(soprattutto i verdi e i rossi) e la cadenza
compositiva della sua formazione nell’
astrattismo. La figura umana appare così
decontestualizzata, inserita in ambienti
spogli con campiture nette e luci fredde.
Sono figure alienate nei propri ruoli o
enigmaticamente colte in situazioni quotidiane,
inconsapevoli delle loro tragiche
solitudini. La realtà dipinta da Nuti non è
tanto quella che appare, ma quella più interiore
che si avverte al di là degli elementi
descrittivi, che accoglie la narrazione di
una vita passata, presente e, drammaticamente,
futura.
6
MARIO NUTI

Firenze
Mostre
Ritratti e paesaggi di Luigi Falai in mostra alla
Libreria Gioberti di Firenze dal 5 al 27 aprile
di Pier Francesco Listri
Curiosa e interessante vicenda pittorica,
quella di Luigi Falai che da una
serena pittura di paesaggi e di cortili
invasi dal silenzio e dal sole (di purissima
tradizione toscana, sebbene come ravvivati
da accensioni coloristiche tutte sue) è ultimamente
passato a un'arte densa di rari
oggetti simbolici, introspettiva fino al sogno,
quasi metafisica, agglutinata attorno
a densissimi fondi monocromatici: arte
al massimo allusiva e inquietante segnata
dalla misteriosa dignità araldica del segno.
Falai è fiorentino, e perciò pittoricamente
toscano. Sebbene autodidatta ha pensato e
dipinto accanto al maestro Pietro Annigoni.
La sua vicenda artistica ha trovato ora
sui suoi cinquant'anni, uno sbocco singolare
e coraggioso.Sembra d'acchito una pittura
facile. Perché è suggestiva. Ma invece
è un messaggio denso di simbologie, spesso
sottilmente dualistiche e magari oppositive,
che propone all'osservatore un mondo
centripeto, rispetto a scabri simboli, a pochi
oggetti-stemmi, a arabeschi alchemici
tratti dal gran fiume del discorso mitico,
qui rivisitati in un'aurea metafisica che, come
s'è detto, sfiora la misteriosa densità del
sogno. Falai, in queste sue scure tempere
grasse, che ha voluto unificare sotto l'emblematico
titolo collettivo di “Dal profondo
blu”, ci propone su scenari senza sfondo,
che hanno tuttavia un forte senso claustrale,
maschere, busti antichi, fiori e frutti rari,
conchiglie, ectoplasmi di ritratti affioranti
dal nulla. Curioso questo ristretto visibilio
di simboli, da un lato hanno un effetto
di trasfigurazione che allontana dal reale,
ma dall'altro richiama a situazioni estreme
del costume e della società attuale. Guida
il pennello di Falai una disperazione asciutta
e gremita che si legge nella densità intollerabile
del colore cardine, quel blu forte e
astratto (non di cielo, non di mare ma di un
inferno psicologico) dal quale le cose emergono,
vive o inanimate non importa, come
segnali, come parole di un alfabeto postmoderno.
Ecco allora le sue ripetute maschere
di teatro, con le vuote occhiaie e i duri nasi
appuntiti; ecco i busti di Venere acefala, volentieri
di spalle, che alludono a una carnalità
disumana; ecco certe teste emergenti dal
non essere con la loro disperante fragilità di
favola. La pittura di Falai è decisa, coraggiosa,
radicale: o prendere o lasciare. Sfuggire
alla sua suggestione o percorrere con l'artista
i sentieri di un viaggio, appena cominciato,
dove non c'è spazio per la felicità, ma
solo un coraggio di vivere che si fa linea e
Maria Callas, tecnica mista, cm 50x40
colore. Questo pittore, che non imita nessuno,
ha una sua originale cifra che subito
lo definisce.
+39 3388402285
luigi.falai@gmail.com
Libreria Gioberti
via Gioberti 37/A, Firenze
tel. 055 669402/fax 055 667667
gioberti@giorgilibrisrl.it
Franco Zeffirelli, carboncino, cm 30x40
Enrico Caruso, carboncino, cm 34x38
LUIGI FALAI
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Anteprima
Mostre
Alla Corte di Cosimo I
Due ritratti medicei del Cinquecento appartenenti
alla collezione della galleria Durearts a confronto
con le riletture contemporanee di Monica Giarrè
di Viktorija Carkina / foto Torquato Perissi e galleria Durerarts
Dal 14 al 30 marzo la galleria Durerarts
proporrà, presso la sua
sede in via Maggio 34r, una mostra
dedicata al cinquecentenario dalla
nascita di Cosimo I de' Medici. La nuova
galleria, aperta da poco più di un anno,
propone una collezione di dipinti del
XV e XVI secolo, sia di provenienza italiana
che internazionale. Le principali tematiche
affrontate sono quelle dell'arte sacra
e ritratti di personaggi storici. La mostra
è frutto della collaborazione con una delle
più significative pittrici contemporanee,
Monica Giarrè, che proporrà due quadri
della serie di ritratti dedicati alla famiglia
Medici. In passato l'artista si è occupata
della produzione di ritratti e autoritratti
con animali, sempre compenetrati all'ambiente
compositivo, opere che le hanno
garantito numerosi premi e ottime recensioni
critiche. Mentre quelle tele raccontavano
il suo mondo di allora, adesso ha
cambiato la sua dimensione artistica indirizzandola
verso un tema diverso, la raffigurazione
dei personaggi della grande
casata fiorentina, gente di casa, come da
sempre la pittrice li ha sentiti. Sulle sue
tele sono raffigurate anche le dime, modelli
di legno che servivano per realizzare
le parti più raffinate dei mobili che suo
padre, maestro artigiano, lavorava con la
bravura di un vero artista. Il ciclo dedicato
alla dinastia Medici è composto da numerosi
quadri pregni di un forte impatto psicologico
e di una resa del mondo interiore
dei personaggi. Alla mostra sarà possibile
ammirare l'opera raffigurante Cosimo
I e quella della sua seconda moglie,
Camilla Martelli. L'intero ciclo pittorico
di Monica comprende anche lo splendido
ritratto dedicato alla prima moglie di
Cosimo, Eleonora di Toledo. Il ritratto di
Camilla Martelli, invece, verrà esposto in
anteprima nazionale. Alla mostra saranno
presenti anche due opere della collezione
Durerarts, il ritratto di Cosimo I
della bottega del Bronzino attribuito ad
Alessandro Allori e quello di Baccio Lomi
Gentileschi raffigurante Camilla Martelli. I
visitatori avranno così modo di assistere
a un dialogo tra l'arte di due epoche diverse,
quella antica e quella contemporanea.
La famiglia Medici è sempre stata
molto raffigurata, troviamo i loro ritratti
nei più prestigiosi musei del mondo, ma
nonostante tutto Monica Giarrè è riuscita
a mantenere integra la propria cifra stilistica,
che è straordinaria e unica. Vediamo
la chiara interpretazione di quello che
ha caratterizzato il vissuto di questi personaggi,
immergendoci in un'atmosfera di
intimità. L'espressione di Cosimo I ci aiuta
a percepire la sua personalità, quella di
Camilla Martelli, olio su tavola, cm 56x46, opera di Baccio Lomi
Gentileschi
Cosimo I, olio su tavola, cm 72x49, bottega del Bronzino,
attribuito ad Alessandro Allori
8
ALLA CORTE DI COSIMO I

Monica Giarrè, Io Re - Dux (Cosimo I), tecnica mista,
cm 70x100, 2017
Monica Giarrè, Camilla Martelli, ultimo sogno, tecnica
mista, cm 70x100, 2019
un grande amante della cultura e dell'arte,
ma allo stesso tempo un personaggio
duro e risoluto. Camilla Martelli, invece,
fu una moglie non ben voluta dai figli nati
dalle precedenti nozze di Cosimo. Il clamore
suscitato dall'annuncio di questo
matrimonio fu di tale portata che anche
papa Pio V chiese al Granduca di inter-
Monica Giarrè
Nicola Nuti
rompere la relazione. Cosimo non cedette
e i due si sposarono in segreto. Attraverso
l'interpretazione che ci offre l'artista, riusciamo
ad “entrare” nei rapporti e nelle
incomprensioni che ci furono, tutti svelati
sulla tela, soprattutto negli sguardi. Alla
mostra saranno presenti anche alcuni abiti
della celebre stilista Regina Schrecker.
Monica Giarrè ha intrapreso un costante
percorso artistico a partire
dagli anni Novanta esponendo in
numerosi spazi privati e pubblici. Nel tempo
la tecnica dell’artista si è sviluppata fino
ad elaborare un personale impianto che
unisce la figurazione con elementi astratti.
Nel corso dell’intensa attività espositiva, il
suo lavoro non ha subìto cedimenti, ma è
progredito al passo dei riconoscimenti ottenuti,
fin dalla sua prima personale, L’ idea
e il colore, al Palagio di Parte Guelfa di Firenze
nel 2001. Ma è nel 2002 che Giarrè
approfondisce temi e stile per la mostra
che la Galleria Mentana di Firenze le dedicò
a cura di Nicola Nuti. Seguono numerose
collettive, tra le quali ricordiamo La
Pasqua al Centro Congressi Convitto della
Calza a Firenze; Free Trade al Centro d’Arte
San Vidal di Venezia; Donne in Arte alla Villa
Strozzi di Firenze. E’ del 2003 una nuova
personale alla Galleria La Tartaruga di Roma,
curata da Tommaso Paloscia e la collettiva
8 marzo al femminile al Palagio di
Parte Guelfa. Seguono anni di sperimentazione
e di faticosi ripensamenti, durante i
quali l'artista partecipa a collettive quali Valori
di continuità, alla Galleria Mentana di
Firenze (2005), Creatività donna alla Galleria
Frosecchi (Firenze, 2006), Situazione in
rosso al Teatro Romano di Fiesole (2006).
Nel 2012 l’artista crea una personale interpretazione
delle figure mitologiche ed
espone la serie Donne, angeli e miti nella
Sala Costantini del Museo Archeologico di
La grande designer ha realizzato tre abiti,
sia da donna che da uomo, tutti ispirati
dalla moda di corte della famiglia Medici,
in particolare al gusto della raffinatissima
Camilla Martelli, una donna forte dal destino
molto complicato, ma nonostante ciò
un'anima fragile così graziosa e femminile
proprio come rivelano i suoi abiti.
Fiesole illustrando il suo lavoro in una ricca
monografia curata da Nicola Nuti ed edita
da Polistampa. Nel 2013 altra personale: Il
Coro degli Angeli all’Art Gallery Il Cesello di
Firenze. Nel 2013 la collettiva Bandiere dei
due Mondi all’Antica Compagnia della Vela
(Isola di San Giorgio, Venezia). Le sue
capacità espressive sono ormai consolidate
quando lavora alla serie dedicata alla
casata medicea che viene esposta nella
personale Gente di casa - i Medici a Palazzo
Nasi di Firenze per Mirabili Arte d'Abitare.
La stessa mostra viene replicata dal 26
maggio al 10 giugno 2018 al Consiglio regionale
della Toscana (Palazzo Bastogi), a
cui fa seguito la collettiva “I grandi maestri
toscani, dalla collezione del Consiglio
regionale della Toscana presso il Palazzo
Malaspina di San Donato in Poggio. Nel
2019 presenta il dipinto La Madama Butterfly,
un ponte per Genova al Teatro dell'Opera
di Firenze su invito del Rotary. Seguita
nel tempo dalla critica, sul lavoro di Monica
Giarrè sono stati pubblicati numerosi articoli
e contributi.
ALLA CORTE DI COSIMO I
9

Anteprima
Mostre
La nota stilista Regina Schrecker presenta
alla galleria Durearts tre sontuosi abiti
dedicati a Cosimo I e Camilla Martelli
Per l'evento viene riproposto in questa occasione il
costume di scena del Duca di Mantova creato per il
Rigoletto di Giuseppe Verdi
di Lorenzo Borghini / foto Carlo Midollini
Dopo un secolare periodo di
tempo tornano a Firenze due
opere importanti per il nome
degli artisti che le hanno realizzate,
per la storia della città e le sue vicende
politiche del Cinquecento: il passaggio
da Ducato a Granducato e le
sue relazioni con la chiesa. Tornano
insieme due tavole su legno, vendute
chissà quando e dove separatamente
e acquistate con il preciso intento di
riportarle a Firenze: si tratta dei ritratti
di Cosimo I e Camilla Martelli, diventata
sua seconda moglie dopo la morte
di Eleonora di Toledo. A questi dipinti
sono accostati due ritratti contemporanei
dei medesimi personaggi raffigurati
dalla pittrice fiorentina Monica
Giarrè con grande maestria utilizzando
la sua consueta perizia tecnica per
esaltare i loro volti in maniera molto
suggestiva. Altrettanto splendido risulta
l’accostamento di alcuni abiti
firmati Regina Schrecker, fashion designer
e creatrice di costumi teatrali.
A Camilla Martelli, Regina abbina un
abito di grandissimo effetto color oro,
con una gonna larga e molto ricca con
un bustino in prezioso broccato e una
gorgiera sempre in pizzo dorato, quasi
come un presagio della brutta fine
del matrimonio con Cosimo e il successivo
forzato internamento nel convento
di Santa Monica; è vestita in
modo ricco, da granduchessa, ma sobrio,
di colore nero con grosse bande
di seta jacquard in grigio/argento.
E’ comunque Cosimo I dei Medici, il
quadro che “ruba” la scena: il secondo
Duca di Firenze, poi primo Granduca
di Toscana, è abbigliato con un
sontuoso mantello di pelle leopardata
nero e oro, un giustacuore con inserti
di pelle stampata damascata e
braghe con motivi in rilievo, tutto nei
toni scuri del brunito/nero con guizzi
metallici. L’abito del Granduca, nella
versione atemporale e volutamente
non storicamente “copiata” di Regina
Schrecker, è uno dei fantastici costumi
di scena del Duca di Mantova creati
per l’opera Rigoletto di Giuseppe Verdi,
rappresentata al Teatro Carlo Felice
di Genova, e gentilmente prestato per
quest’occasione. L’abito color oro di
Camilla Martelli, invece, è stato esposto
nell’imponente mostra Once upon
a time: le spose di Regina Schrecker
alla Corte dei Gonzaga, che si è tenuta
nel Palazzo Ducale di Mantova, mentre
l’abito nero da gran sera è della
attuale collezione cerimonia Regina
Schrecker Glamour.
Regina Schrecker
Broccato e pizzo dorato per l'abito dedicato a
Camilla Martelli
Pelle damascata e collo di pelliccia per il
Granduca
10
REGINA SCHRECKER

+39 055 205 25 31
dalle 10.00 alle 20.00 durerarts@gmail.com
La galleria Durerarts propone una collezione di dipinti dei XV e XVI secoli,
sia di provenienza italiana che di quella internazionale. Le principali
tematiche affrontate sono quelle dell'arte sacra e dei ritratti di personaggi
storici. Oltre alle mostre, la galleria contribuisce anche all'esame
di nuove tele per l'estensione continua della collezione d'arte. Alcuni
quadri sono di livello museale con attribuzioni eseguite da noti esperti,
altri hanno un grande potenziale e necessitano di uno studio successivo.
Perciò la collezione Durerarts può essere oggetto d’interesse per professionisti
che si occupano sia delle collezioni museali che delle raccolte
private. Il nostro obiettivo è fornire quadri di alta qualità ad un prezzo
conveniente. Oltre che sul sito www.durerarts.com, è possibile vedere i
quadri anche dal vivo, in via Maggio 34r, a Firenze. I nostri clienti sono,
prima di tutto, professionisti e grandi intenditori d’arte; collezionisti,
musei ed esperti. La pittura del Rinascimento, una delle eredità più
preziose al mondo, nel giro degli ultimi cinque secoli tendeva a sparire
dal campo visivo dagli amatori d’arte. Quei quadri hanno perso la provenienza,
il colore, hanno subito forti restauri. Noi desideriamo trovare
questi gioielli e farli tornare in vita. Perciò, oltre alla vendita delle opere
d’arte, aiutiamo le persone a definire l’attribuzione dei propri quadri oppure
a restaurarli.

Ritratti
d’artista
Leda Giannoni
Una pittura gioiosa e vibrante d’emozione
di Daniela Pronestì / foto courtesy dell’artista
Percorrendo a ritroso la storia artistica
di Leda Giannoni si comprende
come negli anni la pittrice fiorentina
abbia perfezionato insieme al disegno
l’uso del colore divenuto, in effetti, sempre
più gioioso e vibrante d’emozione. Una pittura
che accoglie in sé il calore della vita
e la profondità espressiva derivata dall’apertura
al mondo intimo delle passioni e
dei sentimenti. Gli affetti familiari, la bellezza
rasserenante della natura, i volti delle
persone care o di quelle che, incontrate
occasionalmente, hanno lasciato tracce indelebili
nella memoria: questi i principali
temi di un immaginario pittorico dove l’esperienza
vissuta viene trasfigurata in visione
poetica. Agli scorci paesaggistici è
affidata la descrizione dei luoghi che evocano
i ricordi dell’infanzia o i momenti vissuti
nel presente, e non sorprende che proprio
in questi oggetti la forza emotiva del colore
abbia il sopravvento sul rigore compositivo
e sull’esattezza della rappresentazione.
Indicative, a tal proposito, alcune vedute
delle colline toscane, in cui il recupero della
pittura en plein air offre un’immagine della
natura come dimensione luminosa, consolatrice,
accogliente, espressione di una
serenità compiuta e in alcun modo intaccata
dalle necessità che turbano il vivere quotidiano.
Assai diverso il modo di intendere
il ritratto, che unisce alla connotazione psicologica
e all’esaltazione dei caratteri individuali
la proiezione dei legami affettivi che
avvicinano la pittrice al soggetto raffigurato.
Volti amati, quelli delle figlie e delle nipoti,
che Leda rappresenta in vivide scene
di vita familiare, come se a muoverla fosse
il desiderio di fermare sulla tela quei brevi
e preziosi istanti di felicità che la pittura ha
il potere di sottrarre al passaggio del tempo.
In questo caso però l’impeto cromatico
si attenua per rientrare nei confini certi del
tracciato disegnativo, la cui estrema accuratezza
denota uno studio del soggetto che
precede la fase pittorica e che fa emergere
quegli effetti chiaroscurali che sarà il colore,
in seconda battuta, a ripercorrere ed
esaltare per dare corpo alla figura. Giovani
donne, esempi di una bellezza in molti casi
Meditazione, olio su tela, cm 80x100
Ritratto di fanciulla, tecnica mista, cm 45x50
12
LEDA GIANNONI

ancora acerba, che si muovono e agiscono
con disinvoltura, indifferenti verso chi
le osserva o consapevoli della presenza di
uno spettatore a cui non temono di rivolgere
uno sguardo fiero e al contempo amorevole.
La passione per la musica e la danza,
arti gemelle da lei celebrate come emblemi
di grazia, si pone all'origine della serie dedicata
alla stella della danza internazionale
Carla Fracci e dei ritratti di Rudolf Nureyev
e Riccardo Muti, nomi che risplendono nel
mondo della cultura e a cui la pittrice fiorentina
ha inteso rendere il giusto tributo.
La solidità stilistica maturata negli anni
non le ha impedito di tentare strade nuove
per raggiungere una maggiore libertà
nell'uso del colore e nella definizione degli
sfondi, che si avvalgono delle stesure
cor pose ottenute con l'aggiunta di stucco,
sabbia e gesso per accentuare la matericità
delle superfici. In altri casi, i grandi monocromi
dorati impreziosiscono il tessuto pittorico
ed invitano ad una lettura simbolica
della figura ritratta, che appare come una
presenza maestosa in netto contrasto con
l'articolazione morbida e armoniosa degli
elementi floreali. Una pittrice sensibile e
raffinata, amante della tradizione e capace,
allo stesso tempo, di elaborare un registro
espressivo di indubbia originalità.
Ritratto di Giulia, olio su tela, cm 70x100
Leda Giannoni riceve da Lucia Raveggi il premio Ponte Vecchio (ph. Franco Giomini)
Nata a Montecatini Terme, Leda
Giannoni vive a Firenze fin da
piccola. Ha frequentato il Liceo
Classico e si è laureata in Scienze Politiche
alla Cesare Alfieri. Ha insegnato Diritto
Pubblico Comparato e Storia delle
Istituzioni Politiche nella stessa facoltà.
Come ricercatrice ha pubblicato diversi
lavori. L 'arte però è sempre stata
la sua passione. Ha disegnato e dipinto
e la sua dedizione nel tempo si è tradotta
in un vero e proprio impegno. Ha
frequentato scuole artistiche di rilievo
come quella di Tiziano Bonanni. Si
è soffermata sullo studio dell'arte sacra
con dipinti su tavole con foglia d'oro ed
ha preso parte a numerose esposizioni
in varie gallerie e luoghi sacri. Appassionata
di ballo classico, ha proseguito
con una produzione di tecniche miste
su tela riguardanti personaggi famosi
quali Carla Fracci, Rossella Brescia e
Nureyev. Ha partecipato a mostre di pittura
nazionali e internazionali e a diversi
premi importanti. Nel 2015 ha ricevuto
dall'Accademia Internazionale Medicea
il Collare Laurenziano. A Roma, sempre
nel 2015, il Premio Michelangelo e
a Firenze a Palazzo Borghese il premio
Leonardo da Vinci. A Parigi nel 2016 le
è stato conferito il premio internazionale
Le Louvre e nel 2018 a Firenze il premio
Ponte Vecchio. Ha donato il dipinto
Giovanni Paolo II alla Galleria d’Arte Civica
Giuseppe Sciortino di Monreale in
provincia di Palermo. E’ specializzata
soprattutto nel ritratto di personaggi famosi,
la sua più grande passione. Di recente
ha dipinto un ritratto del maestro
Franco Zeffirelli, con immensa riconoscenza
per il patrimonio umano, artistico
e culturale che il grande regista ha
donato all’Italia e al mondo. Un ritratto
che l’artista vorrebbe donare alla Fondazione
Franco Zeffirelli di Firenze.
LEDA GIANNONI
13

Ritratti
d’artista
Marta Carlesi
La sua mostra Fonte di vita nella settecentesca
Compagnia del Corpus Domini della Pieve di San
Giovanni Decollato nel Castello di Montemurlo
quella di restauratrice. Ha cominciato
ben presto a partecipare a mostre
collettive e a allestire personali e parallelamente
a ottenere riconoscimenti
e premi a Prato, Cagliari e
Palermo, e all'estero a Norimberga,
Monaco di Baviera,
Meersburg e Amsterdam. Di
lei si sono occupati nel corso
degli anni Cristina Andreotti,
Carla Pacetti, Gloria Gambacciani
e un artista importante
come il professor Italo Bolano
che tra l'altro ha scritto di
lei “I suoi colori interpretano
psicologicamente il paesaggio
o la figura con sicurezza
e disinvoltura e giunge a
trasformare e modificare una
vita sempre relativa al suo
stato che travalica, qualche
volta, tempo e spazio...Molto
spesso Marta si trova a lottadi
Fabrizo Borghini
Il faro, acrilico su faesite, cm 50x80
Bianco e nero, acrilico su medio denso, cm 80x100
L'associazione Il Borgo della
Rocca di Montemurlo con
il patrocinio del comune organizza
la mostra Fonte di vita dell'artista
Marta Carlesi curata da Cinzia
Menichetti che verrà inaugurata sabato
30 marzo alle ore 17. Si terrà nella
settecentesca Compagnia del Corpus
Domini della Pieve di San Giovanni
Decollato in piazza Castello di Montemurlo.
L'antico complesso religioso
sarà aperto al pubblico, con ingresso
libero, fino al 18 aprile con il seguente
orario di visita: dal lunedì al venerdì
dalle 16 alle 19.30 e il sabato e la
domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16
alle 19.30. Marta Carlesi è nata a Cagliari
ma all'età di 4 anni si è trasferita
a Pistoia dove si è stabilita in maniera
definitiva dal 1949. Ha iniziato a
dipingere alla fine degli anni Cinquanta
sotto la guida del pittore Umberto
Mariotti inserendosi rapidamente nel
movimento artistico della città grazie
alla frequentazione di importanti
maestri come Remo Gordigiani, Pietro
Bugiani, Corrado Zanzotto, Alfiero
Cappellini, Marcello Lucarelli, Valerio
Gelli, Jorio Vivarelli. Nel corso degli
anni ha alternato l'attività di pittrice a
14 MARTA CARLESI

e tra realtà visiva e quella interiore.
In questo contrasto, realtà e fantasia,
sta l'originalità della sua personalità:
una realtà scavata nell'interno e addolcita
dalla fantasia...”. Cristina Andreotti
ricorda che “per la prima volta
l'ho vista in occasione di un premio di
pittura estemporanea. Era di fronte al
cavalletto con una tela appena abbozzata....mi
rivelò che aveva ricominciato
a dipingere dopo una lunga pausa
e in seguito ho capito che la giovinezza
interiore di Marta, quel suo sentimento
dei contrari, caratterizzano non
solo il suo modo di dipingere ma definiscono
anche i tempi in cui riesce a
farlo. Si tratta di fasi di entusiasmo,
energia e fiducia, cui seguono quelle
di silenzio e attesa....un'alternanza
che trae origine dal suo entusiasmo
e al tempo stesso dalla sua inquietudine...Marta
riesce a far convivere il
forte senso di appartenenza alla propria
realtà con quel sentimento “picaro”
di libertà che la induce, in alcuni
momenti, ad affermare la propria individualità
attraverso la pittura...Per
questo le auguro di continuare sempre
“tesa di ansia” di rimanere “in attesa”
della chiamata personale, di
continuare ad avere la certezza che “i
dubbi che conosce sono di non sapere”,
in modo da preservare la “giovinezza
dell'interiorità”.
Regata forza 7, acrilico su medio denso, cm 50x70
Mattanza, acrilico su faesite, cm 50x70
Nudo, acrilico su faesite, cm 50x70
La fonte della vita, acrilico su faesite, cm 50x70
MARTA CARLESI 15

Anteprima
Mostre
Leonardo da Vinci
Fogli scelti dal Codice Atlantico in mostra a Palazzo Vecchio per
raccontare il legame del genio del Rinascimento con Firenze a
cinquecento anni dalla morte
di Barbara Santoro
Cinquecento anni fa moriva in Francia,
nel Castello di Clos-Lucè, Leonardo
da Vinci. Aveva lasciato Firenze da
oltre 10 anni ma era sempre rimasto profondamente
legato alla sua città, tanto che
per tutta la vita amò definirsi “pittore fiorentino”.
L'anno prima di morire uno dei suoi
ultimi fogli fu dedicato al leone (il Marzocco)
e al serraglio dei leoni che si trovava dietro
Palazzo Vecchio. La data è significativa
perché è quella del 24 giugno 1518, giorno
di San Giovanni patrono fiorentino. La mostra
Leonardo da Vinci e Firenze / Fogli scelti
dal Codice Atlantico curata da Cristina Acidini
sarà presentata a Palazzo Vecchio dal
29 marzo al 24 giugno 2019. Sono dodici
i fogli scelti dal Codice Atlantico della Biblioteca
Ambrosiana di Milano perché sono
questi che parlano dei rapporti fra l'artista e
la sua città. A Firenze Leonardo era in contatto
con i banchieri, mercanti e viaggiatori.
Egli faceva da tramite tra la corte di Ludovico
il Moro e Firenze per le occorrenze più diverse.
Assente per quasi 20 anni, nel 1500
torna a Firenze e nel 1503 frequenta il grande
ospedale di Santa Maria Nuova dove deposita
i suoi risparmi nel giorno della morte
del padre; ad interessarlo erano soprattutto
le sale di anatomia per la dissezione dei
cadaveri che gli consentivano di studiare il
corpo umano. Importante è il foglio con un
suo ricordo dell'infanzia, ovvero il grande
sogno del Nibbio, considerato anche un caposaldo
nella storia della psicoanalisi per il
saggio che ispirò Freud nel 1910. Questo ci
fa capire che fu in questo periodo che Leonardo
sperimentò il famoso volo dal Monte
Ceceri. Negli stessi anni studiò l'idrografia
della intera Valle dell'Arno progettando una
deviazione del fiume tramite un canale che
ne regimentasse il corso tortuoso. In quel
periodo ricevette dal gonfaloniere Pier Soderini
l’offerta per la realizzazione della Battaglia
di Anghiari da dipingere nella sala di
Palazzo Vecchio, di fronte alla Battaglia di
Cascina di Michelangelo. Come tutti sanno,
l'opera andò perduta arrecando a Leonardo
molto dolore. Sarà poi a Milano al servizio
dei Francesi, a Roma e a Firenze alla corte
di Leone X (1475-1521) , il papa figlio di
Lorenzo il Magnifico. Si rinsalda così il suo
legame con la famiglia Medici, in particolare
con il figlio di Lorenzo il Magnifico, Giuliano,
Duca di Nemours. Due fogli esposti
in mostra rivelano questi anni. Sarà poi al
servizio di Francesco I in Francia. In questa
vita complessa, piena d’incarichi prestigiosi
ma non sempre con esiti positivi, si
dimostra la curiosità insaziabile di Leonardo
e come Firenze sia stata sempre il suo
punto di riferimento. I fogli in mostra lo attestano
continuamente. Chiude la mostra,
quasi come contraltare delle opere su carta,
un solo quadro: il busto del Redentore
proveniente dalla Pinacoteca Ambrosiana
attribuito a Gian Giacomo Caprotti detto
Salaino e da lui firmato. Salai era uno degli
allievi più cari al maestro e un qualche sentore
leonardesco c'è sicuramente in lui. La
presenza in mostra di questo quadro farà
molto discutere, ci si porranno domande e
verranno fuori dubbi o certezze. Ma non è
forse questo che chiediamo ad un mostra?
Buona visione.
Gian Giacomo Caprotti detto il Salaino, Busto del Redentore
(1511), Pinacoteca Ambrosiana
Leonardo da Vinci e Firenze / Fogli
scelti dal Codice Atlantico
29 marzo – 24 giugno 2019
A cura di Cristina Acidini
Palazzo Vecchio, Sala dei Gigli, Firenze
Promossa dal Comune di Firenze
con il coordinamento e l’organizzazione
di MUSE
LEONARDO DA VINCI
17

GRAN CAFFÈ SAN MARCO
Un locale nuovo e poliedrico, con orari che coprono tutto l'arco della giornata.
Perfetto sia per un pranzo di lavoro che per una cena romantica o per qualche
ricorrenza importante
Piazza San Marco 11/R - 50121 Firenze
+ 39 055 215833
www.grancaffesanmarco.it

Eventi in
Toscana
Bruna Scali
Dall’1 al 28 febbraio l’Oratorio San Carlo di
Castelfiorentino ha ospitato la personale della
pittrice castellana
In mostra cartoni preparatori per opere pubbliche, disegni
degli anni Settanta e visioni naturalistiche ispirate alle
bellezze del paesaggio toscano
di Fabrizio Borghini / foto courtesy dell’artista
Dall’1 al 28 febbraio l’Oratorio
San Carlo a Castelfiorentino ha
ospitato la personale della pittrice
castellana Bruna Scali. Parlando della
mostra l’artista spiega:«Presento in
quest’occasione il cartone dell’ultimo
mio lavoro per Castelfiorentino che ho
usato per la decorazione ceramica in via
Adimari, inaugurata a novembre 2017.
Altre opere per Castello sono: il mosaico
dell’Annunciazione della chiesetta
prefabbricata sotto l’Ospedale, la vetrata
per la Cappella delle reliquie in Santa
Verdiana e le due storie a fumetti per
Verdiana e per Membrino. L’epoca della
contestazione studentesca e dei così detti
“anni di piombo” è documentata nei disegni
a tecnica mista dei primi anni ’70.
Così agli stessi anni risale quella militanza
per i valori della Resistenza che sempre
più, invece che opera di memoria,
sta ritornando a richiamarci a un dovere
di testimonianza per un’attualità purtroppo
sempre più tragica, dove al “mai
più” sembra sostituirsi il “sempre”. Nel
periodo successivo sono tornata a una
figurazione più classica con affreschi e
oli dedicati alla nostra campagna, cui
è seguito un periodo d’innamoramento
per i Preraffaelliti. Dando uno sguardo
d’insieme, posso dire che la mia ricerca
è sempre stata multiforme e non si
è mai accontentata di “stili” ripetuti, dal
momento che non è mai diventata un
semplice esercizio di mestiere, ma una
gioia per le sperimentazioni». Il sindaco
di Castelfiorentino Alessio Falorni,
presente all’inaugurazione della mostra,
ha omaggiato l’artista con queste
parole: «Bruna Scali, artista castellana
molto apprezzata per le sue opere, ha
voluto rinnovare il suo sentimento di affetto
nei confronti della nostra comunità
con una personale allestita all’Oratorio
di San Carlo: una mostra antologica che
ripercorre attraverso il disegno, la grafica,
la pittura e l’affresco cinque decenni
di passione artistica dagli anni Settanta
a oggi. Ne fanno fede i suoi piccoli
e grandi capolavori - talora disseminati
nel nostro centro storico - che hanno
contribuito a impreziosire alcune vie
del paese alto o ancora ad abbellire il
patrimonio artistico delle chiese, facendo
emergere quel suo legame speciale
con Santa Verdiana, patrona di Castelfiorentino».
Una panoramica della mostra
BRUNA SCALI 19

Spunti di critica
Fotografica
A cura di
Nicola Crisci
Ernst Haas
Fotografo anticonformista, è stato maestro del
colore e del movimento
di Nicola Crisci / foto Ernst Haas
Nato a Vienna nel 1921 e morto
a New York nel 1986, Ernst Haas
è senza dubbio uno dei più
influenti e celebrati protagonisti della
storia della fotografia. Dotato di spiccata
sensibilità artistica, è stato ambasciatore
di un genere fotografico che a
distanza di 50 anni non smette di stupire,
affascinare ed incuriosire. Si cimentò
ed eccelse nei principali generi
fotografici, dal fotogiornalismo alla fotografia
industriale, dal reportage di
costume alla fotografia sportiva, senza
dimenticare il ritratto. Come per altri
fotografi del suo tempo quali Henri
Cartier Bresson, la sua aspirazione giovanile
era diventare pittore. Agli inizi
degli anni 40 iniziò a studiare medicina,
ma a causa delle sue origini ebraiche fu
costretto ad abbandonare gli studi. Poco
dopo, con lo scoppio della Seconda
Guerra Mondiale, si arruolò nell’esercito
tedesco. Solo dopo la fine della guerra
iniziò ad occuparsi di fotografia. Nel
1949, invitato da Robert Capa, entrò a
far parte dell’ agenzia Magnum. Qui ebbe
modo di stringere rapporti con Henry
Cartier Bresson e Werner Bishof.
Nel 1951 si trasferì negli Stati Uniti dove
iniziò fin da subito a sperimentare
l’utilizzo del colore grazie alle pellicole
Kodachrome (a 12 ASA). Questa nuova
fase fu inaugurata da un servizio di
ventiquattro scatti su New York pubblicato
nel 1953 sulla rivista Life col
titolo Immagini di una città magica. Il
suo stile è contraddistinto da una semplicità
ingannevole che nasconde una
perizia tecnica frutto di innumerevoli
sperimentazioni. I capisaldi della sua
ricerca fotografica, per i quali è stato
senza dubbio un pioniere ed un rivoluzionario,
sono essenzialmente due: il
colore ed il movimento che entrano a
pieno titolo nell’arte fotografica. Haas
realizzava immagini volutamente mosse
scattando con tempi di esposizione
più lenti in maniera da rappresentare
il movimento e imparando a muoversi
alla velocità del soggetto durante
lo scatto (tecnica che prese il nome di
panning). Era sempre pronto a nuove
esperienze e a mettere in discussione
le proprie tecniche stilistiche.
«La realtà pura e semplice - affermava
il fotografo viennese - non mi interessa
più. Senza toccare il mio soggetto
voglio arrivare al momento in cui, attraverso
la pura concentrazione del vedere,
l’immagine composta diventa più
fatta che presa». E ancora: «Una formula
è la morte di tutto. Ci deve sempre
essere una qualche sorpresa. E la
cosa strana, nell’estetica, è che anche
quando si ha l’impressione di avere una
formula, è vero anche l’esatto opposto.
Alcuni, per esempio, parlano di formule
per quanto riguarda il colore, sostenendo
che non si dovrebbero abbinare
mai certi colori, e così via. Ma dai pittori
impariamo che, se tali formule esistono,
possiamo anche infrangerle».
Una visione anticonformista confermata
da questo suo pensiero: «Trasformare
un oggetto da quello che è a ciò
che si vuole che sia. Un’immagine è l’espressione
di un’impressione. Se il bello
non era in noi, come potremmo mai
riconoscerlo?».
www.ernst-haas.com
20 ERNST HAAS

A cura di
Maria Grazia Dainelli
Obbiettivo
Fotografia
Elliott Erwitt
Fino al 24 febbraio la Reggia di Venaria
ospita un’imponente retrospettiva del
celebre fotografo statunitense
di Maria Grazia Dainelli / foto Elliot Erwitt
Oltre 170 immagini in bianco e
nero tracciano il percorso di
uno dei più grandi fotografi del
Novecento evidenziando tutte le sfaccettature
del suo lavoro. Personae è
la più grande retrospettiva mai dedicata
ad Elliott Erwitt che unisce per la
prima volta la grande collezione di immagini
a colori e le sue icone in bianco
e nero. Il percorso espositivo mette
in luce l’eleganza compositiva, l’ironia,
la profonda umanità, la drammaticità
e allo stesso tempo l’umorismo
del celebre fotografo americano. Tutte
caratteristiche che rendono Erwitt
un autore amatissimo e inimitabile,
non a caso è considerato il fotografo
della commedia umana. Erwitt ha
uno sguardo acuto e pieno di empatia,
dal quale emerge l’ironia e al tempo
stesso la complessità del vivere quotidiano.
Con il titolo Personae si allude
proprio a questa sua adesione alla
vita concreta degli individui. L’autore
afferma a questo riguardo: «Le idee,
per quanto siano straordinariamente
interessanti nella conversazione e
nella seduzione, hanno poco a che vedere
con la fotografia; la foto è sintesi
di una situazione, l’istante in cui
tutto combacia. E’ l’ideale fuggevole».
Per niente incline alle convenzioni, ha
spesso fatto ricorso allo pseudonimo
André S.Solidor, suo alter ego sferzante
ed irriverente che Erwitt ha utilizzato
per colpire senza diplomazia il
mondo dell’arte contemporanea ed un
certo tipo di fotografia: il digitale e il
Photoshop, la nudità gratuita e l’eccentricità
fine a se stessa. Una maschera
dissacrante che prende in giro
certi artisti con un’esilarante parodia,
che fa sorridere e allo stesso tempo
invita ad una seria riflessione sul mercato
dell’arte.
ELLIOT ERWITT 21

L'autrice
Racconta
Parabola di poesia
L’amore come testimonianza nel libro di Donatella Tesi
di Mauro Baroni (editore del romanzo Parabola di poesia e autore della prefazione)
Il mio intervento non intende, in
maniera alcuna, appesantire il testo,
è squisitamente di cuore. Di
fronte a codeste pagine non potevo
tacere; non si fa l’editore per caso.
E se entro, con rispetto del récit
nel récit, si deve proprio a quell’élan
che mi guida nella mia professione.
Intanto, una prima osservazione:
il libro di Donatella, mi permetta
di chiamarla così, non propone un
episodio limitato e contingente di
contenuto soltanto sentimentale e
amoroso (che, ad una prima lettura
superficiale, sembrerebbe predominante),
ma è la testimonianza di
un’esperienza etica e spirituale ad
ampio raggio, ricca e complessa.
Nel linguaggio si esprime un accento
sincero e inconfondibilmente nuovo,
a causa di una speciale commozione,
intima accorata musicale. Nonostante
il coinvolgimento, Donatella riesce
a creare un alone di lontananza
(vedi il capitolo Assenza), come intendesse
favorire, dolcemente, un’epopea
della memoria distante. Ed è
come se volesse convogliare in tali
giorni e in tali anni tutto il suo essere
nella direzione di un’inesauribile sete
d’amore: amore che diviene uno dei
presupposti dell’ideale carica ravvivante
di un’esistenza e concepita
romanticamente, il primo dei fili conduttori,
insomma, del progressivo
svolgersi della vita, dell’esistere. E’
una proclamata purezza dell’amore
(che continua a nutrirsi di ricordo):
senza l’amore – sogno che ci eleva
e distacca dall’amara realtà – la vita
non ha senso né pregio. La vicenda
d’amore vissuta dall’autrice, in termini
di una volontà di coppia - la
terza unità mi piacerebbe chiamarla
- si realizza allorché e solo quan-
Copertina del libro, Parabola di poesia
22
DONATELLA TESI

Donatella Tesi
do due unità si fondono. E se questa
vicenda d’amore finisce a causa
della morte del poeta, una solitudine
profonda vibra nella memoria
dell’autrice, e lui diventa una creatura
interiore, parte di lei. E’ importante
riguardare questa condizione
della vita spirituale dell’autrice che
non è un sentimento oggettivamente
ricevuto dall’esterno, ma occasione
di autoanalisi, come vagheggiamento
dell’altro perduto, cui restituisce
– quasi ponendo allo specchio la
sua interiorità – vita, cuore, respiro.
E tutto pare portare alla confessione
di una situazione di souffrance
(per usare un vocabolo tanto caro al
Leopardi): volontà di soffrire per
non dimenticare, rêverie d’uno stato
d’animo dolente, ma necessario
perché lui continui a vivere in lei, attraverso
lei. Poi inizia un racconto
che sembra riassumere i “giorni belli”
, quelli in cui varcavano i monti
e contemplavano i cieli azzurri sognando
un’arcana felicità. Nel vivere
la sua assenza non è tristezza
quella dell’autrice, ma è ancora
amore che si trasforma in abbandoni,
in evocazioni, nostalgie, visioni,
immaginazioni, poesia. La sua testimonianza
non è dunque fine a se
stessa, è il profilo di un orizzonte
inedito e tutto da scoprire (vivere
senza di lui); è evocazione di quel
mondo dove lui con lei viveva, gioiva
e soffriva. Com’è forte la particolare
intensità e profondità dell’impegno
amoroso con cui lei, la narratrice,
vive quest’esperienza, dolorosa ferita,
sofferenza e affanno, è vero,
ma anche per non dimenticare le cose
che segnano, indissolubilmente,
le infinite cose della vita. Attraverso
questo libro, anch’io ho imparato
ad amare Vladimir insieme all’affetto
dell’autrice, le sue parole e i versi
del poeta. In questo senso, con il
suo nome, chiudo queste righe non
prima di aver ricordato, le parole di
Marina Cvetaeva, ad epigrafe, l’intento
principe di questo libro: La testimonianza
è il mio modo di essere
esatta nella vita.
DONATELLA TESI 23

GALLERIA D’ARTE MENTANA FIRENZE
Presenta
Un viaggio nel colore
Mostra personale dell'artista Rosario Bellante
Da sabato 30 marzo (inaugurazione ore 18) al 17 aprile
A cura dell'art director Giovanna Laura Adreani
Nero palude, cm 76x76
Questa mostra riunisce l'ultima produzione di Rosario Bellante, mostrando
come negli anni la sua pittura, pur arricchendosi di sempre nuovi scorci
naturali, abbia mantenuto coerenza di stile e sincerità d’espressione.
Un viaggio nel cuore segreto della natura, nella fascinazione del colore e
delle sue tante sfumature di significato.
GALLERIA D’ARTE MENTANA
Via della Mosca 5r (angolo Piazza Mentana) - 50122 (FI)
+39.055.211984 - www.galleriamentana.it
galleriamentana@galleriamentana.it

Firenze
Mostre
Pasquale Galbusera
L’artista lombardo protagonista della mostra Viaggio
di sola andata alla Galleria di Palazzo Coveri
di Barbara Santoro / foto courtesy dell’artista
Pasquale Galbusera
Nella splendida Galleria di Palazzo
Coveri sul Lungarno Guicciardini
19 è in corso la mostra Viaggio
di solo andata dell'artista lombardo
Pasquale Galbusera. Il titolo fa già comprendere
l'intrigante viaggio senza ritorno
dello scultore che, sospinto da una
maggiore maturità, indaga sensazioni
nuove, più intime e spirituali. Entrando
nelle magnifiche sale della galleria, accolti
dal sorriso radioso di Beatrice Cifuentes
Sarmiento, ci vengono incontro quadri di
grandi dimensioni che sulle pareti candide
mettono in risalto i loro magnifici colori
mai sgargianti, mai sfolgoranti ma
giocati su toni raffinati e eleganti. Disposte
in qua e là nella sala spaziosa ci sono
le sculture, per lo più lavorate su legni
pregiati. Quello di Galbusera è un viaggio
di solo andata, un tragitto che non
conosce incertezze o dubbi, esitazioni o
paure nella sua ricerca di perfezione. La
sua ricerca interiore confluisce in quella
che potremmo definire un'arte “umanistica”
legata molto più all'uomo che alla
natura; quasi una ricerca di tipo quattrocentesco.
L'uomo, presenza centrale,
vive immerso nella natura contemplandone
la grandezza. Maurizio Vanni, noto
critico d’arte e curatore della mostra,
sottolinea commentando le opere di Galbusera:«Nel
suo lavoro non c’è mai un
atteggiamento di astrazione, un desiderio
di pura sperimentazione della materia
o del segno, della luce o del colore
ma piuttosto una precisa volontà di sintesi
e d'indagine sull'uomo e attraverso
l'uomo». Ma chi è Pasquale Galbusera?
Nato a Bernareggio in provincia di Monza
nel 1943, si forma sotto la guida di
esperti maestri del legno e grandi ceramisti
a Milano, all'interno di varie fondazioni
dove si respira un’energia culturale
nuova e rivoluzionaria. Nel 1976 a Palazzo
Litta a Milano viene presentata la
sua prima esposizione di quadri a olio su
tela e su carta. Nello stesso anno l’artista
esegue la sua prima scultura in legno.
Gli anni Ottanta vedono Galbusera
sperimentare alcuni materiali quali bronzo
e legni di varia natura soprattutto acero.
Negli anni Novanta inanella una serie
Vita, morte e resurrezione, rovere, 1984
di mostre internazionali dove propone
opere realizzate con tantissimi materiali:
l'ottone, il bronzo, la porcellana, il vetro
insieme alla ricerca sempre di nuovi
legni. Gli anni Duemila sono quelli della
sfida alla forza di gravità con sculture
monumentali e l'utilizzo del legno di olivo
in una sacralità completamente rinnovata.
Nel 2005 viene chiamato a ristrutturare,
con opere lignee e arredi liturgici,
la cripta di San Francesco nella basilica
papale di Santa Maria degli Angeli nella
Porziuncola ad Assisi. L'arcivescovo di
Danzica affida all'artista nel 2017 il progetto
per l'arredo liturgico della nuova
cattedrale che sarà dedicata al papa santo
Giovanni Paolo II. Un artista di tutto rispetto
che potremo apprezzare fino al 30
aprile alla Galleria di Palazzo Coveri.
PASQUALE GALBUSERA
25

Personaggi
Piero Tosi costumista da Oscar
È di Sesto Fiorentino uno dei miti viventi del cinema italiano
di Aldo Fittante
È
nato il 10 aprile 1927 a Montorsoli
in via della Docciola
22 da Mario Tosi e Rina Seravalli.
Successivamente la famiglia si
trasferì in via Bolognese 9 e poi, dal
1962, a Firenze dove Piero aveva frequentato
l'Istituto d'Arte di Porta Romana
– allievo di Pietro Parigi - e poi
l'Accademia di Belle Arti dove aveva
seguito con passione i corsi di Ottone
Rosai, che Tosi ricorda così:« Da
lui ho imparato molto più seduto ai
tavoli delle Giubbe Rosse che all'Accademia.
Erano due grandi artisti accomunati
dal dna che c'è nei toscani
che hanno il dono del disegno...può
darsi che sia rimasta una traccia del
Rinascimento». Il primo impegno da
costumista è del 1947 per Il candeliere
di De Musset diretto da Franco
Enriquez al Rondò di Bacco di Palazzo
Pitti. Risale all'anno successivo
l'incontro con Luchino Visconti
che lo vuole come assistente ai costumi
e alle scene di un Troilo e Cressida
al Maggio Musicale Fiorentino e
nel 1951 sul set di Bellissima. Da allora,
prende vita un lungo sodalizio
professionale che si protrarrà fino alla
scomparsa del maestro per il quale
Tosi firma i costumi di Senso, Le
notti bianche, Rocco e i suoi fratelli,
Il Gattopardo, La caduta degli dei,
Morte a Venezia, Ludwig, Gruppo di
famiglia in un interno e L'innocente,
ultimo film del regista milanese.
Ma li vede a fianco anche ne La Locandiera
(1952) e Zio Vania (1955),
due clamorosi successi teatrali. Oltre
ai capolavori viscontiani, Tosi collabora
anche a altre importanti pellicole
di autori del calibro di Fellini, De
Sica, Pasolini, Liliana Cavani
e i toscani Monicelli, Bolognini
e Zeffirelli col quale
instaura un particolare feeling
artistico che produce successi
internazionali come La Traviata,
Otello, Amleto, Storia di
una capinera e Un tè con Mussolini
che lo riporta nell'amata
Firenze. «Ogni volta che gli
sono accanto, sto male. Perché
mi sento una bestia. Sono
sempre stato un fannullone.
Lui, nonostante l'età, pensa
ancora in grande, io vivo in
un buco a Roma, con un fornellino
elettrico». Dopo aver
vinto 3 David di Donatello, 9
Nastri d'Argento e aver collezionato
una serie infinita di
nomination, finalmente riceve
nel 2014 l'Oscar onorario
a coronamento di una strepitosa
carriera in cinema, prosa
e lirica. Ma l'onorificenza più
ambita è stata sicuramente
la Sesta d'Argento che gli ha
conferito il comune di Sesto
Fiorentino nel 2018 in occasione
del suo novantunesimo
compleanno.
Costume disegnato da Tosi e indossato da Teresa Stratas
nel film La Traviata diretto da Franco Zeffirelli nel 1982
Via Imbriani, 106 -50019 Sesto Fiorentino (FI)
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Piero Tosi con Luchino Visconti sul set di Morte a Venezia
PIERO TOSI 27

Centro Studi ed Incontri
Internazionali
Il Patrimonio come costruttore di pace
La 21^ Assemblea della Fondazione Romualdo Del Bianco ha
messo a confronto oltre 200 esperti di 89 città di 47 paesi
dei 5 continenti e gli artigiani del Movimento Life Beyond
Tourism con il loro "saper fare"
di Beatrice Botticelli / foto etaoin
Oltre 200 rappresentanti di 47 paesi,
89 città dei 5 continenti per
una tre giorni dedicata all’incontro
fra culture. Sono questi i numeri
della 21ª Assemblea degli Esperti della
Fondazione Romualdo Del Bianco e
Simposio Internazionale che si sono tenuti
a Firenze dal 1° al 3 marzo scorsi
all’insegna del messaggio Heritage as a
builder of Peace, ovvero Il Patrimonio
come costruttore di pace. Un evento,
organizzato dal Centro Studi e Incontri
Internazionali con il suo Istituto Internazionale
Life Beyond Tourism, che
ha visto riunirsi in varie sedi del Centro
Congressi al Duomo (Palazzo Coppini,
Auditorium al Duomo e Iclab) esperti dai
cinque continenti per parlare di dialogo
fra culture. Un dialogo che, come sostenuto
dalla Fondazione con il Movimento
Life Beyond Tourism, si raggiunge attraverso
la conoscenza e la condivisione
di quel patrimonio di culture, tradizioni,
peculiarità che contribuiscono a creare
l’identità di un territorio. Per questo,
per la prima volta, l’assemblea ha visto
la partecipazione di numerosi artigiani
che, davanti a un pubblico proveniente
da tutto il mondo, hanno presentato
il proprio “saper fare” negli spazi dell’Iclab,
Intercultural Creativity Laboratory,
nell’ambito dell’evento intitolato Life
Beyond Tourism International Showcase.
Un’iniziativa culturale e commerciale
che ha offerto alle aziende l’occasione di
avviare relazioni e contatti nell’ampia rete
del Movimento Life Beyond Tourism,
composta oggi da oltre 500 istituzioni
in 111 paesi in tutto il mondo. Cosa
assolutamente nuova, qui le varie realtà
imprenditoriali artigiane internazionali
hanno presentato la loro storia, la loro
tradizione, la loro anima aziendale, quindi
i frutti della loro passione che è parte
integrante della loro vita; l’Italia è stata
ben rappresentata da scultori, artisti e
artigiani dell’arredamento. In linea con
la filosofia promotrice di un dialogo tra
diverse culture, orientato alla conoscenza,
all’amicizia e alla pace tra i popoli,
l’International Showcase ha permesso
alle aziende di entrare in contatto con
istituzioni governative e non, provenienti
da tutto il mondo. L’Iclab si è confermato
così uno spazio di primo piano per
Gli artigiani del Movimento Life Beyond Tourism con Paolo Del Bianco, presidente della Fondazione Romualdo Del Bianco, Mounir Bouchenaki,
honorary special advisor of UNESCO e Silvestro Serra, direttore della rivista Touring - Il nostro Modo di Viaggiare - ospiti del Life Beyond Tourism
International Showcase
28
CENTRO STUDI ED INCONTRI INTERNAZIONALI

iportare al centro il dialogo e la cultura:
negli anni lo spazio, parte del Centro
Congressi al Duomo, ha infatti ospitato
numerosi eventi pensati per trasmettere
questo messaggio. Dalle mostre internazionali
d’arte in collaborazione con
Toscana Cultura e con altre importanti
realtà nazionali e internazionali a un
incontro fra artisti di tutto il mondo in
occasione di Expo 2015, dal Florence
Youth & Heritage Festival con mostre,
incontri e dibattiti, incentrati sui temi
del dialogo tra culture a Costume Colloquium,
evento ormai consolidato sul
costume e la moda, che richiama esperti
e docenti da ogni parte del mondo, fino
alla recente mostra mercato dedicata
alle aziende del Movimento Life Beyond
Tourism con la partecipazione dei buyer
cinesi. Durante la 21ª Assemblea uno
spazio speciale è stato poi riservato
all’arte, alle tradizioni e alla cultura del
Bahrain, paese ospite. A rappresentarlo,
oltre a un’esposizione dedicata alla
storia, alla tradizione e all’estetica
dell’artigianato locale bahreinita, c’era
una delegazione guidata da Sua Eccellenza
Hala Bint Mohammed Al Khalifa,
direttore generale di Cultura e Arti, presso
l’Autorità del Bahrain per la Cultura e
le Antichità (Manama) e da Sua Eccellenza
Mai Bint Mohammed Al Khalifa,
presidente dell’Autorità per la Cultura
e l’Antichità del Bahrain. Protagonista
anche la Georgia: in apertura della
21ª Assemblea della Fondazione si sono
tenute infatti le celebrazioni per il 100°
anniversario della fondazione della Tbilisi
State University “Ivane Javakhishvili”.
Nel programma anche il concerto del
pianista georgiano Valerian Shiukashvili
che ha permesso di raccogliere fondi
per contribuire alla costruzione di dieci
unità abitative a Kisoga in Uganda. Presentato,
infine, il volume World Heritage
for building Peace, alla presenza di
Mounir Bouchenaki, Consigliere Speciale
del Direttore Generale dell’Unesco e di
rappresentanti di Icomos, Iccrom, Icom
e Unwto. I partecipanti al Simposio Internazionale
Patrimonio come costruttore
di pace sono stati infine invitati a
firmare l'appello Building Peace through
Heritage da presentare alla comunità
internazionale Unesco per lanciare l’idea
di guardare ai Siti Patrimonio non solo
come mete turistiche ma come luoghi
dove far fiorire il dialogo tra culture.
La rete femminile del Movimento Life Beyond Tourism con Najat Zarrouk, direttrice dell’Unione
Città e Governi locali - sezione Africa - e Carlotta Del Bianco, vicepresidente della Fondazione
Romualdo Del Bianco
Andrea Calistri di Sapaf Atelier 1954 consegna una delle Replica 1954 a Sua Eccellenza Sheikha
Mai Bint Mohammed Al Khalifa ospite a Firenze per Baharein meets Europe in Florence
I giovani di Rondine Cittadella della Pace arrivano a Arezzo da tutto il mondo
CENTRO STUDI ED INCONTRI INTERNAZIONALI
29

Centro Studi ed Incontri
Internazionali
Le vetrine dei prodotti degli artigiani che fanno parte
del Movimento Life Beyond Tourism
Il presidente Paolo Del Bianco con Dino De Ranieri, scultore di Pietrasanta, e Mounir
Bouchenaki
Antonio Pieri presenta Idea Toscana al pubblico del simposio Heritage as builder of peace
Il Centro Studi ed Incontri Internzionali con il proprio
Istituto Internazionale Life Beyond Tourism e la Life
Beyond Tourism Edizioni con sede in Palazzo Coppini
a Firenze promuove e organizza attività didattica e formativa,
servizi e appuntamenti per l’internazionalizzazione
delle aziende e gestione di eventi internazionali.
30
CENTRO STUDI ED INCONTRI INTERNAZIONALI

Life Beyond Tourism International Showcase
Le eccellenze del saper fare che hanno partecipato all’iniziativa
Per la sezione A bit of Tuscany:
CMM Arredamenti che crea
soluzioni d’arredo su misura;
Idea Toscana con i suoi cosmetici naturali;
Sapaf Atelier 1954 che realizza
borse e accessori in pelle fatti a
mano. Per Arts & Food: Azienda Agricola
Dalma con l'olio biologico delle
colline fiesolane; Caffè del Granducato
che fa della torrefazione una vera e
propria arte; De Ranieri Studio d’Arte
scultori da quattro generazioni; Filistrucchi
Parrucche e Trucco dal 1720
la più antica bottega storica europea
tramandata di padre in figlio; Manara
Design con le sue creazioni dal design
inusuale e stravagante, Tenuta
di Moriano tenuta vinicola e agriturismo
del Chianti; Mercato Centrale
un luogo dove il cibo è raccontato da
artigiani che lo rispettano profondamente;
Assocantuccini l’associazione
di produttori dei famosi cantuccini
alla mandorla toscani. Per la sezione
Internationals: 106 Group azienda
pluripremiata che tutela il patrimonio
autentico; South Moravian Region
unità amministrativa della Repubblica
Ceca; Icherisheher Centre for Traditional
Arts che punta a far rivivere le
arti e l’artigianato locale dell’Azerbaijan;
China Search for Culture Power
Committee un gruppo professionale
senza scopo di lucro impegnato nella
digitalizzazione della cultura tradizionale.
Per la sezione Tourism &
Culture: Casartigiani Sardegna associazione
di artigiani e piccole e medie
imprese regionali; China2000 che offre
alle aziende italiane servizi a supporto
delle azioni commerciali per
l'ingresso nel mercato cinese; Museo
Enrico Caruso, a Villa Bellosguardo a
Lastra a Signa, dove il tenore visse
l'ultimo periodo della sua vita; Mugeltravel
un'agenzia di viaggi situata
nelle province di Firenze, Arezzo e Pisa
la prima e Vivafirenze.it il primo
portale di prenotazione senza scopo
di lucro che collega i viaggiatori con
il patrimonio del territori; Rondine
Cittadella della Pace, organizzazione
impegnata a ridurre i conflitti armati
in tutto il mondo. Infine, l’esposizione
di abiti dell’Atelier Giuliacarla
Cecchi, vere e proprie opere d'arte,
e di Kyokane International specializzato
in abiti da cerimonia in stile tradizionale
giapponese. È stato altresì
presentato il programma degli eventi
culturali e commerciali ove il Movimento
ha partecipato lo scorso anno
e ove parteciperà nel corso di questo
2019 portando, assieme alla multiculturalità
che lo contraddistingue,
l’Italia nel mondo.
LIFE BEYOND TOURISM® INTERNATIONAL SHOWCASE
CENTRO STUDI ED INCONTRI INTERNAZIONALI
31

Eccellenze toscane
in Cina
A cura di
Michele Taccetti
Le eccellenze toscane protagoniste
alla Fiera del Commercio di Pechino
con il Movimento Life Beyond Tourism
Le aziende toscane hanno un’importante
possibilità per aprire il
mercato cinese partecipando alla
China Beijing International Fair for
Trade in Services (CIFTIS) che si svolgerà
a Pechino dal 28 maggio al 1° giugno
2019. La mostra, la terza in Cina
per importanza e dimensioni dopo Canton
e Shanghai, è organizzata dal Ministero
del Commercio della Repubblica
Popolare Cinese e dalla Municipalità di
Pechino con il patrocinio della Presidenza
della Repubblica Popolare Cinese.
L’intera fiera ricopre un’area di circa
50.000 mq. e vede la presenza delle più
importanti personalità del mondo istituzionale
nazionale ed internazionale
e delle aziende ed organizzazioni cinesi
ed internazionali: enti governativi e
non governativi, camere di commercio,
associazioni, società partecipate e
private, realtà del territorio, associazioni
ed organizzazioni governative ed enti
locali internazionali di oltre 80 paesi.
China 2000 Srl, da oltre 20 anni è presente
in Cina con proprie sedi, ed insieme
al partner Search for Culture
Power Committe (SCPC), un’associazione
governativa di Pechino incaricata
della promozione degli scambi
culturali e commerciali della Cina con
il resto del mondo, gestirà un’area di
4000 mq. all’interno della mostra CI-
FTIS 2019. Grazie a China 2000 Srl
SCPC nel novembre scorso ha siglato
un protocollo di intesa con il Movimento
Life Beyond Tourism per lo sviluppo
di una collaborazione fra le due
realtà che hanno in comune la promozione
del dialogo fra culture al fine di
mantenere la pace del mondo e creare
altresì una nuova opportunità commerciale
per le aziende nel rispetto della
storia e della tradizione e per la valorizzazione
del territorio di provenienza.
SCPC dall’inizio dell’anno è entrata
a far parte ufficialmente della rete del
Movimento Life Beyond Tourism che
conta oltre 14.000 membri fra individui,
aziende ed organizzazioni in oltre
111 paesi nel mondo, sottoscrivendo
l’adesione e partecipando attivamente
ai lavori della XXI Assemblea Generale
della Fondazione Romualdo Del Bianco
Life Beyond Tourism svoltasi a Firenze
dal 1° al 3 marzo 2019. Nell’ottica della
collaborazione fra Life Beyond Tourism
e SCPC si è stabilito un calendario di
attività e la fiera CIFTIS di Pechino rappresenta
un momento importante nonché
il primo evento operativo. Così il
Movimento Life Beyond Tourism avrà
a disposizione 200 mq di spazio per i
propri membri suddivisi in due spazi da
100 mq. Nei primi 100 mq verrà presentato
il fascino di Firenze e della Toscana
attraverso l’arte, i servizi, i prodotti, i
progetti imprenditoriali in creatività culturale,
la tecnologia, la salute, il turismo
e tutte le espressioni culturali ed artigianali
strettamente legate al territorio.
Nella seconda area di 100 mq sempre
dedicata a Life Beyond Tourism verranno
invece esposti con possibilità di
vendita i prodotti di cultura, arte, cibi e
bevande, moda ed altro che rappresentano
il tessuto commerciale del territorio.
Saranno organizzate due conferenze
in occasione delle quali le realtà culturali
e commerciali italiane presenti nell’area
dei complessivi 200 mq potranno
CIFTIS 2019, foto area
32
ECCELLENZE TOSCANE IN CINA

presentarsi ai media, alle istituzioni ed ai
possibili buyers locali ed internazionali.
In occasione di una delle due conferenze
ci sarà la sigla dell’accordo ufficiale fra
SCPC e Life Beyond Tourism per il lancio
ufficiale del programma: China Meets
Europe in Florence, ovvero l’utilizzo delle
strutture del Centro Studi Incontri Internazionali
Life Beyond Tourism di Palazzo
Coppini e di ICLAB a Firenze come centro
strategico di incontri europei per realtà internazionali
che intendono avere in un’unica
sede europea incontri con partners
o interlocutori dell’intera Europa. Firenze
non è solo punto di riferimento mondiale
della cultura, ma diventa sempre più
centro strategico europeo per l’internazionalizzazione
attraverso la rete mondiale
e le professionalità di Life Beyond Tourism
e della sede di Firenze di Palazzo Coppini.
La Fiera di Pechino, quindi, assume
un’importanza fondamentale non solo come
scelta commerciale per una penetrazione
nel mercato cinese, ma soprattutto
come evento centrale per lo sviluppo di
una strategia di internazionalizzazione laddove
la Cina è sempre più obiettivo primario
per tutte le realtà internazionali. China
Meets Europe in Florence vuole porre le
basi dello sviluppo di un incoming di alto
livello professionale e commerciale che
valorizzi le realtà culturali e commerciali
della nostra Regione e dia visibilità ed
operatività in chiave europea.
Firma MoU 15 novembre 2018 fra Life Beyond Tourism e Search for Culture Power Committee
Per informazioni sulla fiera scrivere a
info@lifebeyondtourism.org
Per informazioni sull’invio di merci o
campioni scrivere a
china2000@china2000.it
il direttore del Ministero della Cultura di Pechino
CHINA 2000 SRL
Via Livornese, 451
50055 Lastra a Signa (FI)
+39 055 8801522
fax +39 1782206927
Michele
Taccetti
Laureato in Scienze Politiche con una tesi sugli scambi economici tra Italia
e Cina ed erede della propria famiglia, operante con il grande paese
asiatico fin dal 1946, assiste da oltre un ventennio le aziende italiane interessate
ad aprire il mercato cinese in vari settori merceologici e, in particolare,
alla promozione del Made in Toscana in Cina. Svolge attività di formazione in materia
di Marketing ed Internazionalizzazione ed è consulente per il Ministero dello
Sviluppo Economico.
Per info:
michele.taccetti@china2000.it
China 2000 srl
@Michele Taccetti
taccetti_dr_michele
Michele Taccetti
ECCELLENZE TOSCANE IN CINA 33

L’avvocato
Risponde
“Made in Italy” e “100% Made in Italy”:
la disciplina normativa
di Fabrizio Borghini
Il marchio Made in Italy – che suggerisce
la provenienza di un dato prodotto
dal nostro paese – è certamente
uno dei brand più conosciuti ed apprezzati
al mondo, esprimendo un saper fare
che ci distingue nettamente rispetto agli
altri paesi agli occhi di un consumatore
sempre più attento alla provenienza dei
prodotti e servizi che gli vengono offerti
sul mercato. Ma cosa significa dal punto
di vista strettamente giuridico quella
dicitura certamente da rivendicare con
orgoglio? Quando è lecito apporla sui
prodotti? Ne parliamo con uno dei più
autorevoli esperti italiani in diritto industriale:
Aldo Fittante, titolare dello studio
legale omonimo con sede a Firenze e varie
partnerships nel mondo, docente in
Diritto della Proprietà Industriale presso
l’Ateneo fiorentino ed autore di molte
pubblicazioni dedicate alla materia, tra
le quali la più recente è la monografia
Brand, Industrial Design e Made in Italy:
la tutela giuridica edita da Giuffrè Editore
e alla sua 2^ edizione nel 2017.
Avvocato Fittante, prima di parlare
della normativa che disciplina la
materia, può illustrarci la chiave del
successo del Made in Italy?
In effetti, anche se veniamo da un periodo
di crisi che ha inciso sull’economia
del Bel Paese, va rilevato come
quello del Made in Italy è probabilmente
l’unico settore che ha consentito al
sistema-Italia di reggersi – nonostante
tutto – saldamente in piedi. Dati statistici
alla mano, l’export si conferma,
infatti, comparto trainante della nostra
economia. Un appeal determinato
dal fatto che il brand Made in Italy evoca
la creatività, la qualità, il life style tipicamente
italiani e che si esprimono
principalmente nelle aree dell'abbigliamento,
della pelletteria, dell’arredamento,
dell’automazione meccanica,
dell’agroalimentare. Non v’è dubbio
che il valore aggiunto dei nostri prodotti
ha origini lontane ed affonda le proprie
radici nelle suggestioni del nostro
territorio, del nostro popolo e della nostra
storia: dall’arte alla cultura, dall’eleganza
alle bellezze paesaggistiche
Il Museo del Tessuto di Prato, un esempio dell'eccellenza del Made in Italy
34
L’AVVOCATO RISPONDE

passando attraverso il senso creativo
tipico degli italiani. Il nostro patrimonio
storico-culturale e valoriale ha una evidente
ricaduta economica: l’Italia eccelle
nell’agone del mercato mondiale
in moltissimi settori strategici.
E la dicitura Made in Italy costituisce
sicura garanzia di provenienza dei
prodotti dal nostro paese?
Va registrato che in effetti il mondo e l’economia
sono molto cambiate negli anni
e la globalizzazione, ormai da molto
tempo, ha determinato profondi cambiamenti
dei nostri sistemi produttivi. Mi riferisco
alla delocalizzazione – in alcuni
casi selvaggia – delle nostre produzioni
che, in atto da decenni, espone il consumatore
ad un elevato rischio di essere
indotto in errore sulla provenienza dei
prodotti. Pur registrando con particolare
favore il recente e contrario fenomeno
del cd. re-shoring – ovvero il rientro
delle nostre produzioni al paese d'origine
(peraltro con alcuni esempi virtuosi
anche nella nostra regione) – ciò che è
certo è che il rischio d’inganno del consumatore
sull’origine delle merci che si
trova ad acquistare sul mercato è e rimane
molto elevato, esponendosi il brand
Made in Italy ad un utilizzo improprio,
per essere lo stesso apposto su prodotti
che poco o nulla hanno a che fare con
il nostro paese.
E qual è la disciplina normativa in tema
di utilizzo della dicitura Made in Italy?
In forza della disciplina comunitaria
sull'origine delle merci – che rappresenta
la normativa di riferimento per la disciplina
dell’uso del marchio Made in
Italy – le ipotesi da prendere in considerazione
per valutare la liceità o meno
dell'utilizzo di tale dicitura sono due: a) il
caso del prodotto realizzato interamente
nel nostro paese; b) il caso del prodotto
realizzato in parte nel nostro paese ed in
parte in paesi diversi. Mentre nella prima
ipotesi è evidente che l'imprenditore
possa legittimamente marchiare il prodotto
come Made in Italy, nella seconda
ipotesi occorrerà applicare il criterio
– codificato dalla normativa comunitaria
– della cosiddetta origine doganale
non preferenziale. In estrema sintesi,
alla stregua delle norme contenute nel
Codice Doganale Comunitario un prodotto
può essere considerato (in senso
doganale) di origine italiana quando in
Italia è avvenuta l'ultima trasformazione
o lavorazione sostanziale. Tale prodotto
potrà pertanto legittimamente recare la
dicitura Made in Italy, la quale in sé non
è pertanto in grado di garantire una filiera
interamente italiana nella relativa produzione.
Esistono invece diciture in grado di
garantire al consumatore l’origine
totalmente ed effettivamente italiana
dei prodotti?
Assolutamente sì, in particolare una tale
garanzia è rinvenibile nelle diciture
“100% italiano”, “100% Made in Italy”,
“Tutto Italiano” “Full Made in Italy” e simili.
Si tratta di un istituto introdotto con
la Legge n. 166/2009 il cui art. 16, significativamente
rubricato “Made in Italy e
prodotti interamente italiani”, statuisce
che “si intende realizzato interamente in
Italia il prodotto o la merce, classificabile
come Made in Italy ai sensi della normativa
vigente, e per il quale il disegno,
la progettazione, la lavorazione ed il confezionamento
sono compiuti esclusivamente
sul territorio italiano”. L’intervento
normativo in questione è in particolare finalizzato
a distinguere nettamente le prerogative
di chi produce interamente – anzi
esclusivamente, recita la norma - in Italia
e chi invece compie solo l'ultima trasformazione
(o lavorazione) sostanziale sulla
merce o sul prodotto. Da un lato, dunque,
in forza delle norme doganali comunitarie
l'utilizzo della dicitura Made in Italy risulta
consentito tanto con riferimento a
prodotti interamente fabbricati in Italia,
quanto rispetto a prodotti che nel nostro
paese hanno subìto soltanto l'ultima trasformazione
o lavorazione sostanziale, ed
evidentemente questi ultimi non possono
essere considerati come interamente fabbricati
in Italia. Dall’altro lato, invece, le
diciture “100% italiano”, “100% Made in
Italy”, “Tutto Italiano” “Full Made in Italy”
costituiscono sicura garanzia – grazie al
presidio di norme penali incriminatrici destinate
a sanzionare con pene molto severe
l’utilizzo indebito delle stesse – di una
filiera interamente italiana di produzione:
ed infatti solo i prodotti per i quali il disegno,
la progettazione, la lavorazione ed
il confezionamento sono avvenuti esclusivamente
sul territorio italiano possono
fregiarsene. Quanto sopra in un’ottica
evidentemente premiale e con l’obiettivo
precipuo di riconoscere un rilevante vantaggio
competitivo a chi non delocalizza,
mantenendo le proprie produzioni saldamente
legate al territorio del nostro paese.
Solo alle imprese che mantengano rigorosamente
all’interno dei confini nazionali
– tutte, nessuna esclusa – le fasi di produzione
è consentita infatti la grande opportunità
di promuovere i propri prodotti
fregiandosi non di un “semplice” Made in
Italy ma di un ben più qualificato e “rassicurante”
100% Made in Italy.
Aldo
Fittante
Avvocato in Firenze e Bruxelles, docente in Diritto della Proprietà Industriale
e ricercatore Università degli Studi di Firenze, già consulente
della “Commissione Parlamentare di Inchiesta sui Fenomeni
della Contraffazione e della Pirateria in Campo Commerciale” della Camera
dei Deputati.
www.studiolegalefittante.it
L’AVVOCATO RISPONDE 35

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A cura di
Paolo Bini, Associazione Italiana Sommelier
Arte del
Vino
Benvenuto vino toscano!
Testo e foto di Paolo Bini
La fama internazionale della Toscana
nel settore vinicolo cresce
di anno in anno e pare quasi voler
avvicinare quella ottenuta, nei secoli,
in ambito artistico-culturale. Chi pensa a
una provocazione si rassegni cercando
fra i numeri dell’export mondiale, le statistiche
sulle parole chiave nei motori di
ricerca web e l’afflusso registrato nella
seconda decade del febbraio scorso alle
manifestazioni organizzate in varie località
regionali. Firenze, Montalcino, San
Gimignano, Montepulciano sono stati al
centro del mondo enoico ospitando le
aziende più rappresentative e presentando
in anteprima le nuove eccellenze
vinicole pronte ad essere immesse
sul mercato. Operatori, esperti enogastronomici,
stampa mondiale, opinion
leader e personaggi pubblici hanno popolato
gli eventi dove il gusto si è unito
alla suggestione di essere fra i luoghi
più esclusivi d’Italia. Calici di Chianti
Classico, Vino nobile di Montepulciano,
Vernaccia di San Gimignano, Brunello
di Montalcino, Chianti, Montecucco,
Carmignano, Morellino di Scansano sono
stati degustati e interpretati dai palati
più qualificati in base alle rispettive tipologie
e all’andamento stagionale delle
Chianti Classico Collection 2019, Stazione Leopolda, Firenze
Benvenuto Brunello 2019, Chiostro del Museo di Montalcino
varie annate. Proprio per questo si nutrivano
forti timori per l’annata 2014 del
nuovo Brunello di Montalcino: un’estate
fresca e piovosa complicò non poco
la vendemmia dell’epoca; in degustazione
abbiamo pienamente condiviso queste
perplessità ma al tempo stesso si è
ben compreso la grandissima capacità
di alcuni produttori che nonostante tutto
sono riusciti nell’impresa di fare un vino
di alto livello qualitativo, meno strutturato
ma integro e pienamente conforme
al modello dell’eleganza e della persistenza
gustativa. Le Riserva 2013 ilcinesi
saranno invece destinate a sparire
prestissimo dal mercato verso cantine
pronte a conservarle per lustri a venire.
Fra le altre denominazioni regionali un
discorso a parte merita indubbiamente
il Chianti Classico: non impressiona
ormai più l’ingente partecipazione
internazionale alla due giorni di Collection
che ogni anno viene allestita alla
Stazione Leopolda per presentare le
nuove etichette. Organizzazione davvero
scrupolosa e, soprattutto, qualità nel
bicchiere che inorgoglisce. Quasi duecento
aziende presenti con oltre settecento
vini in assaggio distribuiti sulle tre
tipologie Annata, Riserva e Gran Selezione.
Dal prodotto più pronto e vivace a
quello maggiormente strutturato e longevo,
una rassegna e una ricchezza in
assortimento che lasciano al cliente ampio
margine di scelta con il fattor comune
dell’eccellenza. Un Gallo Nero che,
dopo oltre trecento anni di storia, pare
acquisire ancor più piglio e consapevolezza
sia della sua tradizione che del suo
successo oltreconfine.
ARTE DEL VINO 37

Mostre in
Italia
AqvArt
Nove artisti internazionali omaggiano Venezia con
la mostra in corso dal 29 marzo nella prestigiosa
sede della Scuola Grande di San Teodoro
di Margherita Blonska Ciardi
La mostra d’arte contemporanea internazionale
AqvArt, in corso da venerdì
29 marzo presso la Scuola
Grande di San Teodoro di Venezia, nasce
dalla volontà di sottolineare l'importanza
che l’acqua ha sempre avuto nello sviluppo
urbano, economico ed artistico della città
e in modo particolare nella cultura e nella
storia dell'artigianato veneto, soprattutto
per quanto riguarda la produzione di specchi,
vetri e cristalli. Il fascino di questa città
attira da sempre turisti ed artisti. da ogni
parte del mondo. Qui scelse di vivere la collezionista
Peggy Guggenheim aprendo una
fondazione dedicata all'arte contemporanea
e sostenendo tanti artisti delle avanguardie.
Oggi Venezia è un grande salotto dell’ arte
contemporanea internazionale, una vetrina
a cielo aperto dove installazioni moderne
animano palazzi settecenteschi nel segno
dell’incontro tra antico e moderno. La mostra,
con inaugurazione il 29 marzo alle ore
16.00, avrà come ospite d'onore il celebre
architetto ed artista veneto Gianni Aricò, autore
di importanti sculture e di monumenti
per molte capitali europee ma soprattutto
per Venezia dove ha anche progettato la
facciata del Teatro Goldoni. Aricò è noto per
la sua tecnica molto particolare che consiste
nello scolpire il vetro. Da Israele arriva
un altro architetto ed artista, Uri De Beer,
presente in mostra con alcune opere sul tema
dell’acqua e sulla città di Venezia. Nel
2012 l’artista israeliano ha realizzato per il
comune di San Giuliano Veneto alcune installazioni
sull’acqua all’interno del parco
urbano. La sua ricerca artistica guarda con
attenzione all’ecologia e alle problematiche
del riciclo. Autore di diversi progetti in Israele,
Cina, Francia ed India, tornerà il prossimo
anno a Venezia per collocare alcune
sue installazioni. Tra gli artisti in mostra l’israeliana
Michal Ashkenasi che più volte in
passato ha esposto in Italia ricevendo numerosi
premi. In questa occasione presenterà
opere dedicate all'arte vetraria veneta.
Dall'Olanda proviene l’artista Christine Hilarius
che trae ispirazione dall’acqua della
laguna coniugando da un punto di vista
stilistico astrazione e pop art. Cesare Triaca,
artista lombardo, presenterà gli scorci
dedicati alla natura incontaminata del lago
di Como. L'americana astrattista Stephanie
Holznecht presenterà invece alcuni
lavorì riguardanti l'acqua, le stagioni e l'inquinamento.
Vincitrice di diversi premi artistici,
è stata di recente inserita nell’ Atlante
dell’Arte Contemporanea De Agostini. Jorge
Goncalves Romero esporrà alcune
opere dedicate ad Aqvart e un omaggio a
Tamara De Lempicka, a cui si ispira anche
il giovane artista Zenu presente in mostra.
Proprio a Tamara de Lempicka è intitolato il
concorso dedicato al ritratto femminile che
prenderà l’avvio con l’apertura dell’evento
espositivo e terminerà a settembre. I nomi
dei vincitori saranno pubblicati su questa
rivista insieme alle mostre premio che
si svolgeranno in prestigiosi locali storici di
Milano, Firenze e Montecatini Terme.
Per informazioni: www.aqvart.com
Cesare Triaca Christine Hilarius Gianni Aricò Michal Ashkenasi
Jorge Goncalves Romero Stephanie Holznecht Uri De Beer Zenu
38
AQVART

Galleria In
Galleria Frittelli Arte Contemporanea
Inaugurata nel 2006 dopo la ristrutturazione dell’architetto
Adolfo Natalini, ospita mostre dedicate a nomi d'eccellenza
dell’arte tra cui Mimmo Rotella, Pino Pascali e Vinicio Berti
di Barbara Santoro / foto courtesy Fritelli Arte Contemporanea
Dopo essere stati per tanti anni
al Centro d'arte Spaziotempo in
piazza Peruzzi, Carlo e Simone
Frittelli hanno dato vita ad un luogo grandioso
per la promozione dell'arte contemporanea.
La nuova galleria Frittelli Arte
Contemporanea nasce nel 2006 grazie alla
ristrutturazione effettuata dal noto architetto
fiorentino Adolfo Natalini di un vecchio
immobile acquistato negli anni '60
da Carlo Frittelli. La mano di Natalini ne ha
curato la ristrutturazione: pareti bianche
sapientemente illuminate, spazi che s’intersecano
fra loro senza darsi noia, sedili
di gomma espansa nera, leggeri e spostabili
per qualsiasi esigenza . Si tratta di circa
2000 metri quadri divisi fra lo spazio espositivo,
gli uffici, l'auditorium-sala video, la
sala conferenze, la zona collezione permanente
ed un magazzino. L'ambiente principale
è riservato alle mostre temporanee
e nella sezione più piccola denominata “Le
stanze” sono ospitate in permanenza opere
di artisti con i quali la galleria ha collaborato
fin dall'inizio della propria attività.
Sono inoltre conservati all'interno tre importanti
archivi (prossimi all'uscita dei relativi
cataloghi generali) per l'opera grafica
Carlo e Simone Frittelli
di Pino Pascali (1935-1968), Gianni Bertini
(1922-2010) e del grande artista fiorentino
Vinicio Berti (1921-1991). Cliccando
sul sito si conoscono le varie biografie,
le foto degli artisti e delle loro opere, anche
quelle disponibili alla vendita. Naturalmente
tutto questo viene organizzato
con grande efficienza da personale abile e
qualificato che ne cura anche i comunicati
stampa. La passione di Carlo e Simone
Frittelli si rivela in modo particolare verso
i movimenti d'arte nati fin dagli anni '40,
'50 e '60 che spesso non hanno avuto il
meritato riconoscimento e il consenso del
grande pubblico. Tantissime le mostre
organizzate e tutte di alto livello e successo.
Vanno ricordate in particolare quella di
Mimmo Rotella dal titolo Cinecittà, quella
di Pino Pascali intitolata Lavori per la
pubblicità, quella di Luca Matti presente in
galleria con Babele a curata di Sergio Risaliti.
Un’esposizione particolarmente interessante
fu quella dal titolo Colpa è di
chi m‘ha destinato al foco dedicata a Burri
e Michelangelo con le magnifiche fotografie
di Aurelio Amendola. Importanti le
mostre realizzate con bellissimi cataloghi
di Lucio Pozzi, Gianni Bertini, Lucia Marcucci,
Luciano Ori, Nanni Balestrini, Paolo
Masi ,Vasco Bendini, Vinicio Berti e tanti
altri che continuano a coinvolgere e ad invogliare
collezionisti da tutto il mondo. Insomma,
la galleria Frittelli è un’eccellenza
nel panorama culturale fiorentino e non
solo, un luogo pronto ad accogliere nuove
forme d’arte e nuovi collezionisti per lanciarsi
verso sfide sempre più ambiziose.
Una panoramica della mostra fotografica di Aurelio Amendola su Burri e Michelangelo
GALLERIA FRITTELLI
39

ornella
Sculture: Delio Granchi
Ornella Gioielli
Piazza Ginori 8, Sesto Fiorentino (FI)

gioielli
leggieri.poccianti@gmail.com + 39 055 4480339

Azienda storica pratese a tutela del Made in Italy
Un’azienda a conduzione familiare, fondata
nel 1981, che oggi riconferma la
sua presenza sul mercato sia italiano,
che estero, grazie alle sue doti di dinamismo,
strategia e ricerca. Per la sua
ottava presenza a Pitti Immagine Filati,
propone una collezione estiva che è
un connubio tra innovazione e tradizione,
ricerca e tecnologia, spicca il tema
dell’ecologia, sintomo di un’azienda in
continua evoluzione, sempre attenta
alle nuove esigenze di mercato. S’inseriscono
in questo contesto filati realizzati
con poliestere proveniente da bottiglie
di plastica riciclate e filati di cotone, con
fibre provenienti interamente da indumenti
di cotone recuperati. Non poteva
mancare una nota positiva anche allo
stand, allestito con capi che traggono
ispirazione da Frida Kahlo, rivisitata
in chiave contemporanea, confezionati
interamente in Italia, con la cura e la
raffinatezza che contraddistinguono da
sempre il Made in Italy.

Filati Riccio SRL
via I Maggio n°4
59013 Oste-Montemurlo
Prato
www.filatiriccio.it
info@filatiriccio.it
+39 0574 68090

B&B Hotels
Italia
Inizia da questo numero il B&B Hotels Road
Trip, una rubrica dedicata ai capolavori del
patrimonio artistico italiano meno conosciuti
Prima tappa, l’appartamento dei nani di Palazzo Ducale a Mantova
di Francesca Vivaldi
Eravamo già stati tre volte a
Mantova, ma non avevamo
mai sentito parlare dell’appartamento
dei nani di Palazzo Ducale.
La giornata partiva dal B&B Hotel
Mantova, dopo una ricca colazione a
buffet, eravamo carichi per scoprire
la città dei Gonzaga. Attraversato il
ponte di San Giorgio, con vista mozzafiato
sullo skyline della città, siamo
arrivati in piazza Sordello, la nostra
prima tappa. Circondati da palazzi
imponenti e incantati dalla maestosità
di Palazzo Ducale, abbiamo deciso
di entrare, incuriositi da quanto avevamo
letto sull’appartamento dei nani.
Un palazzo con più di mille stanze
e almeno 35.000 metri quadrati di
superficie: bastano questi numeri a
rendere il Palazzo Ducale unico nel
suo genere. I visitatori infatti sono
disorientati davanti a queste dimensioni
e spesso si trovano a vagare
per il palazzo in cerca dell’uscita.
L’appartamento dei nani è una delle
stranezze che più colpiscono. Anche
il fatto che questi piccoli ambienti siano
in realtà una riproduzione in scala
minore della Scala Santa di Roma
non ha spento la nostra fantasia.
Il Palazzo Ducale di Mantova
44 B&B HOTELS ITALIA

Destinazioni, design, prezzo. B&B
Hotels unisce il calore e l’attenzione
di una gestione di tipo familiare
all’offerta tipica di una grande catena
d’alberghi. Un’ospitalità di qualità a prezzi
contenuti e competitivi, senza fronzoli
ma con una forte attenzione ai servizi.
Sono ben trentasei i B&B Hotels in Italia,
tutti dotati di camere dal design moderno
e funzionale con bagno spazioso e soffione
XL, un Wi-Fi in fibra fino a 200Mega,
TV 40” con canali Sky e satellitari di sport,
cinema e informazione gratuiti. Inoltre,
grazie ad una partnership esclusiva con
Samsung, nei B&B Hotels sono presenti
Smart TV che offrono un servizio di
e-concierge per scoprire la città a 360°.
Vivi l’Italia come mai avevi fatto prima.
E’ questo il momento di viaggiare.
www.hotelbb.com
B&B Hotels
B&B HOTELS ITALIA
45

Lady
Viola
Carola Neri
Ventisei anni, bellissima e innamorata di Federico
Ceccherini, uno dei nuovi acquisti della Fiorentina
di Lucia Petraroli / foto courtesy Carola Ner
Lui lo conosciamo, è Federico Ceccherini,
uno dei colpi estivi della
Fiorentina, prelevato dal Crotone
per 3 milioni di euro. Difensore molto
forte in marcatura, che sta avendo la
possibilità di mettersi in mostra a Firenze
con la maglia viola. Ma Federico a Firenze
non ha portato soltanto le sue doti
calcistiche ma qualcosa, per lui, di ancora
più prezioso: Carola Neri, classe '93,
livornese. La classica ragazza della porta
accanto, bella, acqua e sapone e molto
innamorata del difensore del suo cuore.
Ha studiato all’Istituto di Moda Marangoni
a Milano, ed è una stilista freelance.
Il prestigioso istituto oggi l’ha portata ad
essere conosciuta in diversi settori. Ha
già oltre 7 mila followers su Instagram
e molte idee e progetti che sta portando
avanti e che ci ha confidato. Uno su tutti,
però, è proprio quello più importante...
La giovane coppia convolerà a nozze
a giugno del prossimo anno.
Innanzitutto parliamo di Carola: cosa
stai facendo in questo momento e
quali sono i tuoi progetti futuri?
In questo momento sto seguendo alcuni
progetti, tra cui la creazione di Mialika,
una linea di borse ideata insieme a
mia mamma alla quale stiamo lavorando
da anni e che a breve sarà finalmente
in commercio. Ho tante altre passioni,
come la fotografia e l’interior design, che
spero prima o poi di far fruttare, ma al
momento il progetto che mi sta più a
cuore riguarda me e Federico e si tratta
del nostro matrimonio.
Come vi siete conosciuti?
Essendo entrambi livornesi, ci “conoscevamo”
già, ma ci siamo incontrati per
la prima volta una sera a Milano. Dopo
molte chiacchiere scambiate sui social,
Federico decise di farmi una sorpresa, si
presentò e mi portò fuori a cena; da quella
sera non ci siamo più separati.
Carola Neri con il fidanzato Federico Ceccherini, difensore della Fiorentina. I due convoleranno a
nozze il giugno del prossimo anno
Da toscana quanto sei stata felice che
Federico, dopo aver militato nel Livorno
e nel Crotone, vestisse una maglia
così prestigiosa come quella della
Fiorentina?
La gioia che ho provato è stata indescrivibile.
Dopo Livorno siamo stati a Crotone
e Fede in tutte le occasioni ha dimostrato
di avere talento e tanta passione, quindi
sono certa che saprà far fruttare al meglio
questa bellissima opportunità che gli
è stata data.
Che cosa ti ha colpita di lui?
Federico è un ragazzo unico, ha un cuore
buono ed inoltre è capace di farmi ridere
sempre. Mi ha colpita la sua bontà
e la sua capacità di trasmettere allegria
anche con un solo sguardo! Io e lui siamo
stati complici dal primo istante e per
questo, oltre ad essere il mio fidanzato,
lo considero senz’altro il mio migliore
amico.
Da pochi giorni è arrivata la proposta
di matrimonio, a quando le nozze
e saranno a Firenze?
Ci sposeremo a giugno del prossimo anno,
ancora non sappiamo dove; indubbiamente
Firenze rimane una possibilità
da valutare, anche se ad entrambi piacerebbe
l’aria di mare.
Pensate di allargare la famiglia?
Sì, vorremmo due bambini. Federico è da
tempo che vuole allargare la famiglia, sono
io che ho preferito aspettare il matrimonio.
Come vi trovate a Firenze?
Firenze ci piace da morire, a tal punto che
stiamo valutando di comprare una casa
qua in un futuro prossimo.
www.ghepa.it - sesto fiorentino
46
CAROLA NERI

Dove vi piace andare nel tempo libero?
Devo essere sincera, durante l’inverno
andiamo in letargo, ci piace stare a casa
con un bel film, ma d’estate recuperiamo
senz’altro il tempo “perso”. Amiamo
il mare e ci piace moltissimo sperimentare
vari ristoranti, dateci del buon cibo
ed un sano bicchiere di vino e noi siamo
felici.
Firenze significa anche buona cucina:
cosa preferite mangiare?
Come ho già accennato siamo due
amanti del cibo e sinceramente non c'è
niente che non ci piaccia mangiare... anche
se, essendo livornese, preferiamo il
pesce.
Per Federico la Fiorentina è diventata
una seconda famiglia?
Fede si è integrato subito e si sente a
casa, devo dire che lui ha un bel carattere
ed è difficile che si trovi male con
qualcuno. Inoltre anche la società ed i
compagni lo hanno accolto nel migliore
dei modi fin dal principio.
Federico sta facendo parlare di sé
con le sue prestazioni, questa Fiorentina
può ambire a palcoscenici importanti?
Per quanto riguarda la Fiorentina credo
che possa senz’altro ambire a palcoscenici
importanti, ma sono inesperta
in materia e non mi permetto mai di
Carola Neri
esprimere pareri calcistici. Posso solo
dire che Federico è fiero di vestire questa
maglia e continuerà a mettere tutto
se stesso in campo.
Federico Ceccherini, difensore
centrale, è nato a Livorno l'11
maggio 1992. E' cresciuto calcisticamente
nelle giovanili del Livorno
che nel 2011 lo ha mandato in
prestito alla Pistoiese per disputare il
campionato di serie D. Torna ad indossare
la maglia amaranto nella stagione
2012/2013, quella del ritorno nella
massima serie dove esordisce come
titolare fin dalla prima giornata nel
campionato 2013/2014 conquistando
anche la convocazione nella Nazionale
Under 21 e venendo chiamato da Cesare
Prandelli per le selezioni azzurre
in previsione del Mondiale 2014. Titolare
inamovibile rimane anche nella
serie cadetta dopo la retrocessione
dei labronici: due tornei di serie B e
poi, nel 2016, torna a calcare i campi
della serie A indossando la maglia
del Crotone guidato da Davide Nicola,
Federico Ceccherini (ph.courtesy FirenzeViolaSuperSportLive)
il mister che lo aveva lanciato a Livorno.
Il 12 luglio 2018 viene acquistato
dalla Fiorentina per tre milioni di euro
legandosi ai viola fino al 2022.
CAROLA NERI
47

Eventi in
Toscana
Maria Rita Vita
Dopo il successo della personale nel 2018,
torna ad esporre alla Fondazione Collodi
con la mostra In the Garden
Accanto a grandi tele oggetti di design ideati
dall’artista e realizzati da maestranze comasche
di Fabrizio Borghini
Maria Rita Vita torna alla Fondazione
Collodi di Pescia dopo
circa un anno dalla prima
esposizione fortemente voluta dal presidente
della Fondazione Pier Francesco
Bernacchi a seguito del grande successo
ottenuto dalla pittrice massese nel
2018. La mostra non tradisce il titolo In
the Garden, perché la maggioranza degli
oli riportano a temi cari all’artista, la
cui maniera astratta lascia trapelare originalmente
ricordi della natura apuana:
farfalle, fiori, terre smosse, monti marmiferi
e mari specchiati, in un colorismo
brillante che si inquadra senza soluzione
di continuità nella splendida cornice dei
Giardini Garzoni. Correttamente inquadrata
dalla critica - della Vita ha scritto tra
gli altri Umberto Vattani, fondatore della
collezione d’arte contemporanea della
Farnesina - nell’Action Painting europea,
l’artista presenta a Collodi i suoi lavori più
recenti, unendo alla passione per le grandi
tele la creazione di figure totemiche e
complessi trittici compositivi. Di lei scrive
Lorenzo Canova, membro della Fondazione
De Chirico e creatore di Aratro,
Centro di Arte contemporanea dell’Università
del Molise: «Le opere di Maria Rita
Vita appaiono dominate dal sentimento
di nostalgia per la primavera, per la sua
rinascita e per il rinnovato calore della
sua luce portata a una frequenza più alta,
a un’elevazione quasi mistica della propria
estensione che si riflette nel fervido
intreccio di pennellate e di gocciolature,
in un dripping tessuto come un intarsio
cromatico che unisce ragione ed emozione,
regola e sentimento, trovando il metro
bilanciato di un’armonia fondata non
di rado sulla composizione ritmata dei
contrari». La mostra, come le precedenti
al Circolo degli Esteri di Roma, a Palazzo
Robellini di Acqui, al Casinò di Sanremo
ed al Museo Navale di Genova, è ancora
una volta a cura di Luisa Pavesio,
già direttore degli Istituti Italiani di Cultura
della Farnesina. Il concetto espositivo
è di particolare innovazione, in linea
con le ultime tendenze delle grandi gallerie
londinesi. Lo spazio ingresso della
Fondazione e la sala espositiva che affaccia
sui giardini appariranno trasformati
in un giocoso e scenografico “show room”,
dove accanto ai quadri compariranno
in vetrina anche oggetti di design tratti
dai quadri della Vita e realizzati, su istruzione
dell’artista, dai maestri artigiani comaschi
in edizione limitata e materiali di
pregio. Da qui il sottotitolo della mostra
Art & Fashion Show Room. All’inaugurazione
il 1° marzo erano presenti Pier
Francesco Bernacchi e la curatrice Luisa
Pavesio, oltre alla partecipazione musicale
del violinista classico Alex León, diplomato
al Paganini di Genova, concertista e
compositore. Il vernissage di apertura ha
visto inoltre la presentazione del romanzo
della giallista genovese Isabella Pileri Pavesio
intitolato Schegge di memoria per
il quale Maria Rita Vita ha realizzato l’immagine
di copertina. Per tutta la durata
della mostra oggetti di design dell’artista
saranno esposti nelle vetrine dell’Hotel
Villa delle Rose di Pescia (via del Castellare
21, telefono 0572 4670).
48
MARIA RITA VITA

Tesori
Dimenticati
Le Gualchiere di Remole
Opificio medievale considerato uno dei maggiori
esempi di archeologia industriale in Europa, versa
oggi in una condizione di degrado
A custodirne la memoria lo scultore Piero Gensini, unico abitante
di questa storica struttura alle porte di Firenze
di Barbara Santoro
Le Gualchiere di Remole sono state
un importante opificio medioevale
appartenuto fino al 1541 alla potente
famiglia fiorentina degli Albizzi. Da
questi passò in proprietà all'Arte della Lana,
una delle corporazioni più importanti
che sponsorizzarono anche la costruzione
della cupola del duomo fiorentino e del
David di Michelangelo. Questo complesso
era dotato di due torri, aveva due porte
ed una bella struttura muraria. Posto
sulla riva sinistra dell'Arno a pochi chilometri
da Firenze, l'edificio era strutturato
in modo da sfruttare al massimo la forza
motrice generata dalle acque del fiume
e usata per follare i panni di lana. La
sua costruzione risale con molta probabilità
alla metà del Trecento. Nel 1333 la
città di Firenze fu colpita da una gravissima
alluvione che oltre a danneggiare la
città distrusse tutti i mulini e le Gualchiere
che si trovavano sulle sponde del fiume.
Il comune con una delibera fece in
modo che nessuna gualchiera nuova o
mulino potesse essere costruito per 400
braccia a valle del Ponte alla Carraia e per
ben 2000 braccia a monte del Ponte alle
Grazie. Questa decisione fu presa soprattutto
a causa del continuo sbattere
dei magli di giorno e di notte che creavano
disturbo alla quiete, inoltre il grande
uso dell'urina per infeltrire le fibre di lana
rendeva l'area poco salubre. Pur essendo
considerato uno dei maggiori esempi
di archeologia industriale in Europa, le
Gualchiere sono oggi in completo degrado.
Da molti anni si parla di un progetto
per rivalorizzare o musealizzare questo
antico borgo sul fiume dove hanno vissuto
famiglie che lavoravano alacremente
e che possedeva anche una scuola. Oggi
l'unico abitante è lo scultore Piero Gensini
che arrivato nel 1992 decise di restaurare
alcune stanze per farne il suo studio.
Vi portò l ‘acqua, la luce, rifece gli infissi
e piano piano con tanto sugo di gomito è
riuscito a rendere quegli spazi accoglienti
ed intriganti. Nel silenzio quasi assoluto
lavora i più diversi materiali, ferro, pietra
forte, marmo, pietra, legno, acciaio inox,
creando manufatti di grande qualità perché
la sua capacità creativa è inesauribile.
Ma chi è Piero Gensini? Nato a Firenze
nel 1945, è membro ordinario e vicepresidente
della Classe di Scultura dell’Accademia
delle Arti del Disegno di Firenze.
Dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte e
Piero Gensini nello studio
i corsi di Onofrio Martinelli, segue le lezioni
di Emilio Cavalli all’Accademia e comincia
a viaggiare. Affascinato anche
dall’oreficeria, con il maestro Enrico Serafini,
acquisisce grande esperienza nelle
più qualificate botteghe di Firenze. Nel
1973 la conoscenza del maestro Gualtiero
Nativi, esponente dell’astrattismo, lo indirizza
verso tecniche e lavorazione di vari
materiali: refrattario, maiolica, bronzo,
marmo, legno, ferro, acciaio e pietra forte,
realizzando forme nuove e potenti. Nel
1990 su incarico del comune di Firenze,
esegue la scultura Verso lo spazio supe-
riore alta 4,60 mt e in acciaio inox collocata
all’ingresso di Firenze Sud, in località
Ponte a Ema. Nel 2008 realizza l’altare in
travertino per la nuova chiesa I Santi di
Assisi, Francesco e Chiara in via Giardino
della Bizzarria a Novoli. Nel 2011 è invitato
alla Biennale di Venezia. Oggi Piero ci incanta
con le sue sculture potenti e raffinate,
essenziali ma poetiche, concettuali ma
cortesi. Sono vele che s'innalzano sicure
verso il cielo, solide, massicce, scanalate
e tagliate ma piene dei contenuti del
cuore dell'artista. Spronato dalla moglie
Grazia, ottima fotografa, Gensini continua
a lavorare creando queste forme astratte
sempre legate alla natura, quasi suggerite
dall’ambiente esterno, germinate da tronchi
e rami spesso abbandonati arrivati a
lui per caso o portati da amici. Sempre disponibile
e sorridente accoglie le persone
che incuriosite dall’armonia delle sue
opere si avvicinano a lui, sperando di poter
trovare qualcuno che prenda a cuore
la salvaguardia delle Gualchiere e possa
dare un futuro a quel luogo magico a lui
tanto caro. Sindaci ed assessori, amanti
dell’arte e storici famosi, l’Unesco, Italia
Nostra e il FAI si sono occupati del problema.
Un bel video prodotto in DVD di
circa 40 minuti dal titolo Una storia lunga
700 anni ma un recupero ancora all’anno
zero è stato proiettato in più occasioni.
Inoltre dal gennaio del 2019 un documentario
dal titolo I grandi dimenticati
alla televisione su Rai Storia, ha messo
in rilievo la necessità del recupero delle
Gualchiere di Remole, ma ancora nessuno
è venuto a capo del problema. E Piero
Gensini, unico eroico artista, continua
indefesso a lavorare con la speranza davvero
di un miracolo. Tuttora se lo volete
incontrare, lo trovate nel suo rifugio alle
Gualchiere di Remole.
LE GUALCHIERE DI REMOLE
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Speciale
Pistoia
L’arte “nuota” nelle opere di Blub
in mostra a Pistoia
Testo e foto di Laura Belli
In questa e nell'altra foto alcune opere di Blub dislocate per le strade di Pistoia
Nel mese di dicembre a Pistoia,
presso Lo Spazio di via
dell'Ospizio, si è tenuta la
mostra personale di Blub, street artist
fiorentino di cui non si conosce
l'identità. Blub usa come supporto
gli anonimi e grigi sportelli metallici
dei servizi dell’acqua o del gas sui
quali incolla, con una mistura naturale
di farina, acqua e zucchero, le
sue opere grafiche stampate su carta.
L’artista ha esordito con questo
stile nel 2013 a Firenze nel quartiere
di San Niccolò in occasione dell’anniversario
dell’alluvione. I soggetti
delle sue creazioni sono tratti sia
da opere celebri che ispirate a personaggi
famosi: camminando per la
città possiamo imbatterci imbattere
nel volto di Dalì, Bia dei Medici,
della Venere di Botticelli o della Dama
con l'ermellino di Leonardo che
Blub colloca nel blu trasparente del
fondo del mare con gli occhi protetti
da una maschera da sub. Così facendo,
l’artista rende accessibili ad
un pubblico più ampio i grandi capolavori
dell'arte trasferendoli, alla
sua maniera, dai musei alla strada,
provocando emozioni, sorrisi, curiosità,
stupore e stimolando una vera
e propria "caccia" alle sue opere in
giro per la città. Molti s’interrogano
sul significato di queste manipolazioni
ma il messaggio che lo stesso
autore ci consegna è che dobbiamo
affidarci all’arte per restare a galla e
resistere al burrascoso quotidiano.
In un tempo di crisi, in cui «siamo
con l’acqua alla gola», bisogna solo
prenderne atto e reagire alle avversità,
indossando una maschera
da sub e continuando
a nuotare. La crisi può essere
un’opportunità se affrontata
così. La Blub Street
Art, oltre che nella piccola
ma accogliente galleria di
via dell’Ospizio, ha fatto la
sua apparizione anche nelle
strade di Pistoia e si possono
contare già una ventina
di opere sparse per la città.
La galleria di via dell’Ospizio
ha persino indetto, alcune
settimane fa, una sorta
di caccia al tesoro per premiare,
con una riproduzione
grafica dell’artista, chi avesse
avvistato più opere in
città. Un invito a trascorrere
con leggerezza una bella
giornata a Pistoia, a contatto
con la street art di Blub.
SPECIALE PISTOIA
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Eventi in
Toscana
I 60 anni de Il Bisonte
L’edizione 2019 di AltoBasso ripercorre la storia della
famosa stamperia fiorentina diventata uno dei più
importanti centri per la grafica d’arte
di Stefano Bandinelli / foto courtesy Il Bisonte
La rassegna AltoBasso, ideata da
Francesco Mariani, responsabile
del Gruppo La Soffitta Spazio
delle Arti e presidente del Circolo Arci-Unione
Operaia di Colonnata, e dalla
storica dell’arte Giulia Ballerini con la
collaborazione del comune di Sesto Fiorentino,
giunge quest’anno alla nona edizione.
Un traguardo festeggiato con la
mostra intitolata I 60 anni de Il Bisonte /
Da stamperia di successo a scuola di fama
internazionale, curata da Maria Donata
Spadolini e organizzata dal Gruppo
La Soffitta Spazio delle Arti e dell’amministrazione
comunale di Sesto Fiorentino
con la supervisione del direttore
Rodolfo Ceccotti e dei collaboratori della
Fondazione Il Bisonte. dedicata ai 60 anni
di vita de Il Bisonte, storica stamperia
fiorentina diventata successivamente
Scuola Internazionale di Grafica d’Arte.
In corso fino al 16 maggio con inaugurazione
domenica 31 marzo alle ore 11,
la mostra intende ricostruire attraverso
le opere dei protagonisti il lungo percorso
che, dalla fondazione della stamperia,
nel 1959, ha portato al Centro Culturale
Il Bisonte per lo studio dell’arte grafica
e successivamente alla Fondazione Il Bisonte.
Nel 1983 la stamperia conclude la
sua attività per trasformarsi in Scuola internazionale
di grafica d’arte; una scuola
nata col preciso intento di essere una
palestra per apprendere, approfondire e
perfezionare le tecniche dell’incisione e
della stampa tradizionale. Come afferma
il professor Rodolfo Ceccotti, direttore
della scuola: «Il Bisonte poggia le fondamenta
sull'esperienza di una stamperia
che Maria Luigia Guaita decise di aprire
avvalendosi dei consigli di alcuni intellettuali
fiorentini, fra questi l'artista Rodolfo
Margheri; il tutto sotto la supervisione
critica di Carlo Ludovico Ragghianti. La
scuola, nel corso degli anni, si è sviluppata
e si è aperta ad una serie di incontri
e di esperienze sia a livello nazionale
Henry Moore, Il Bisonte
che internazionale, che ha permesso ai
numerosi allievi di poter venire in contatto
con i maggiori incisori attualmente
operanti a livello internazionale, diventando
uno dei centri più importanti per
la grafica d’arte nel mondo». Le due sedi
espositive incarnano ognuna un aspetto
prezioso della storia de Il Bisonte. Al
Centro Antonio Berti sono destinate circa
70 opere realizzate dai grandi maestri
che hanno lavorato alla Stamperia Il Bisonte
dalla sua apertura, nel 1959, sino
al 1983. Fra questi Picasso, Moore,
Sutherland, Chadwick, Lipchitz, Arroyo,
Soffici, Carrà, Maccari, Magnelli, Severini,
Cremonini e Annigoni. Sono previste
varie sezioni per evidenziare i periodi di
attività della stamperia. La Soffitta Spazio
delle Arti è, invece, la location perfetta
di una collettiva con circa 50 opere
di insegnanti ed ex allievi che nel corso
di trentacinque anni hanno frequentato i
corsi della scuola de Il Bisonte. Un percorso
vario, dunque, ma estremamente
interessante per il livello tecnico delle
opere e per comprendere la grande diffusione
che la scuola ha avuto a livello
nazionale e internazionale. La mostra è
corredata da un prestigioso catalogo edito
da Polistampa con contributi critici di
Maria Donata Spadolini, Rodolfo Ceccotti,
Giulia Ballerini e Valentina Bravin; tra
i testi anche un ricordo di Maria Luigia
Guaita scritto da Antonio Natali e le presentazioni
del sindaco di Sesto Fiorentino
Lorenzo Falchi e di Francesco Mariani. In
concomitanza con la rassegna espositiva
sono in programma anche alcuni incontri
rivolti agli studenti delle scuole primarie
e secondarie del territorio e una serie
di visite guidate riservate ai soci Coop.
I 60 anni de Il Bisonte
Da stamperia di successo a scuola di
fama internazionale
Sesto Fiorentino (Centro Berti e La
Soffitta Spazio delle Arti)
Orari e giorni di apertura:
domenica e festivi
10,30-12,30 e 16-19
feriali da martedì a sabato
16-19, lunedì chiuso
52
IL BISONTE

I libri del
Mese
Un maledetto toscano: “Pinocchio”
da Carlo Collodi a Curzio Malaparte
di Umberto Sereni
Un confronto tra due diverse
espressioni della toscanità
prende corpo nel libro
di Mauro Boninsegni. Lo sguardo
dell’artista si concentra sui tic
comportamentali, creando un ponte
tra l’opera di Malaparte (Maledetti
toscani) e il capolavoro collodiano.
Procedendo per tematiche (“Le parole
parlate”, “Il dispetto”, etc.) vengono
evidenziati quegli aspetti che
sostanziano la fenomenologia dello
spirito toscano. Nel concreto,
Boninsegni cerca di leggere antropologicamente
Pinocchio servendosi
di brani malapartiani, e il libro ha
uno sviluppo semplice e felice in forza
di questo accoppiamento. Da un
lato troviamo il tono caustico del
Malaparte teoreta, dall’altro quello
fiabesco di Collodi trasfiguratore dei
costumi. L’aspetto interessante è la
naturalezza con cui viene affrontata
una tale congiuntura, senza mai dimenticare
i tratti salienti dello spirito
toscano, tra i quali spiccano senz’altro
l’ironia e la crudeltà beffarda. Di
quest’ultima Boninsegni ci offre un
assaggio, e lo fa comparando le considerazioni
di Malaparte
sul comportamento dei
pratesi verso Carlo VIII col
trattamento riservato alle
faine dopo che il contadino
le ha catturate: se i primi
“onorano” l’arrivo del
re voltandosi per pisciare,
il secondo “onora” le
faine catturate portandole
all’oste che “le spellerà
e le cucinerà a uso lepre
dolce e forte.” Ma i toscani
sono anche un popolo
dotato di profondo senso
di giustizia, come emerge
dalla scena in cui Pinocchio
vorrebbe sacrificarsi
per salvare la vita all’amico
Arlecchino (anche questa
scena confrontata col testo
di Malaparte). Dunque,
il ritratto che emerge dal libro
di Boninsegni è quello
di una tipologia caratteriale
sfaccettata, ambigua, i
cui ideali sono attraversati
da una profonda vena di
amarezza.
MAURO BONINSEGNI 53

Storia delle
Religioni
A cura di
Stefano Marucci
Le sette religiose tra indottrinamento
e proselitismo
di Valter Quagliarotti
3^ ed ultima parte, continua dal numero precedente
Valter Quagliarotti
La tecnologia complica le cose, nel
senso che i capi delle sette utilizzano
internet per organizzare le
cerimonie, creando blog dove parlano in
codice con gli adepti, blog che poi disattivano.
Il criminologo Alfonso Terrana afferma
a questo proposito: «Il giovane che
entra a far parte di una setta vive spesso
una situazione familiare problematica.
Per molti adorare il diavolo è una forma di
ribellione contro il sistema». Al fenomeno
delle sette, ogni anno circa 13 milioni
di italiani, vale a dire 35.000 persone al
giorno, ricorrono a maghi, santoni e guaritori.
Si tratta di un business che muove
più di 6.000 milioni (sei miliardi) di euro.
Per quanto riguarda le cause dell’aumento
dei dipendenti delle sette verificatosi
negli ultimi tempi, il professore Panunzio
sottolinea: «C’è una crisi di valori e delle
relazioni umane, con un aumento della
solitudine. Ora che c’è la crisi economica,
i santoni, guru, capi setta e tutti i tipi
di ciarlatani promettono alle vittime di risolvere
i loro problemi. Internet ha aiutato
molto l’espansione del fenomeno». L’età
media delle vittime, secondo il professore,
è di 42 anni. Le donne rappresentano
la maggioranza (51%), seguono uomini
(38%) e adolescenti (11%). Il Codacons
stima che nel 2013 fossero 13 milioni
di cittadini che si sono rivolti al mondo
dell’occulto, un milione in più rispetto
al 2011 e oltre 3 milioni in più rispetto al
2001. E anche questo sarebbe un effetto
della crisi. Non solo economica e lavorativa
– che pure ha il suo peso - , ma anche
di valori. Sul tema della magia il documento
dei vescovi chiarisce: «La magia, in
qualunque forma sia espressa, rappresenta
un fenomeno che non ha niente a che
vedere con il genuino senso della religione
e con il culto di Dio; al contrario, è sua nemica
e antagonista […]. Tradizionalmente
si è soliti distinguere tra magia bianca e
magia nera». La dizione di “magia bianca”
può essere riferita a due pratiche molto diverse
tra loro. Si può intendere con essa
l’arte di operare prodigi con mezzi naturali
(es. giochi di prestigio). Altro è invece
se, per “magia bianca”, s’intendono forme
di intervento che presumono di mirare a
scopi, sia pur benefici, come il ripristino di
un rapporto di amore, la guarigione da una
malattia, il tutto attraverso il ricorso a mezzi
inadeguati come i talismani e amuleti,
portafortuna e filtri. Più grave è la “magia
nera”. Essa si richiama, in modo diretto
o indiretto, a poteri diabolici. Di norma,
è indirizzata a scopi malefici ed è una vera
e propria espressione di anticulto. Alla
magia si collega la divinazione: una pratica
che costituisce il tentativo di voler predire
il futuro, attraverso l’uso di astrologia,
cartomanzia, chiromanzia. La peggiore e
più grave espressione di divinazione è la
negromanzia o spiritismo, ossia il ricorso
agli spiriti dei morti per entrare in contatto
con loro e svelare il futuro o qualche suo
aspetto. La magia rappresenta nella visione
biblica un atto di apostasia dal Signore,
unico salvatore del suo popolo (Questo
profeta o sognatore dovrà essere messo a
morte, perché ha proposto di abbandonare
il Signore - Cfr Dt 13,6), ed equivale ad
un gesto di ribellione nei confronti di Dio e
della sua parola (Sì, peccato di divinazione
è la ribellione - Cfr. 1Sam 15,23). Altro
è la profezia, annunciatrice della salvezza
del Signore, altro i presagi degli indovini e
dei maghi, portatori di falsità e di inganno.
Darsi alla magia è come consegnarsi alla
prostituzione.
54
VALTER QUAGLIAROTTI

A cura di
Stefano Marucci
Storia delle
Religioni
Cenni di storia del Cristianesimo in India
Testo e foto di don Johnson Koovakunnel
3^ parte, continua dal numero precedente
Alcuni antichi scritti apocrifi,
come Acta Thomae (II secolo),
La dottrina degli Apostoli
(III secolo) e Passio Thomae (IV secolo),
riferiscono la missione e la morte
dell'apostolo Tommaso in India. Gli
Acta Thomae, scritti originariamente in
siriaco intorno all’inizio del terzo secolo,
ci presentano l'apostolo Tommaso
come missionario in India. Egli raggiunse
tale nazione accompagnato da un
agente del re indiano Gundapher (Gundaphorus),
quindi proseguì la sua missione
nel Regno di Misdeus (Mazdai),
dove morì nel luogo che la tradizione individua
in Madras. La ricerca contemporanea,
infatti, ha dimostrato che un
re di nome Gundapher ha vissuto in India
nella prima metà del primo secolo,
e quest’affermazione dimostra che
gli Acta Thomae sono costruiti intorno
ad un nucleo storico notevole. La liturgia
della Chiesa conserva e trasmette di
generazione in generazione la fede e le
vecchie tradizioni. Le liturgie dell'Oriente
e dell'Occidente direttamente o indirettamente
confermano l'apostolato e
il martirio dell'Apostolo Tommaso nel
Sud dell'India. Infatti non c'è alcuna antica
tradizione liturgica della cristianità
che non abbia una celebrazione in onore
dell'Apostolo che predicò e abbracciò
il martirio nell'India del Sud. Il Cristianesimo
ha avuto origine in Asia espandendosi
prima in Europa e poi in tutto
il mondo, è iniziata con la chiamata di
Abramo e ha raggiunto il suo culmine
con l’avvento di Cristo (incarnazione,
www.paolopenko.it
info@paolopenko.com
+ 39 055. 2052577
sofferenza, morte, risurrezione, ascensione
e la discesa dello Spirito Santo
sui discepoli). La Chiesa asiatica di Gerusalemme,
i cui membri erano la Vergine
Maria, gli apostoli, i discepoli, le pie
donne che accompagnarono Gesù durante
il suo ministero terreno e tutti coloro
che avevano accettato Cristo e il
suo insegnamento dal giorno di Pentecoste,
è la madre, modello e ispirazione
di tutte le altre Chiese e comunità ecclesiali
del mondo. Così da Gerusalemme,
dalla madre di tutte le Chiese, il Vangelo
è stato diffuso a Roma, Alessandria, Antiochia,
India e a tutte le nazioni. In breve,
il Cristianesimo è originariamente
una delle religioni asiatiche in armonia
con le altre tradizioni religiose, la vita
socio-culturale, la filosofia e la saggezza
del popolo asiatico. Poiché il Cristianesimo
è una religione dell'est-asiatico, la
prima liturgia cristiana che gli apostoli
e i discepoli hanno celebrato a Gerusalemme
non poteva non essere asiatica e
orientale. Cristo ha istituito l'Eucaristia
durante l'ultima cena, nel contesto della
liturgia ebraica. Seguendo l’istruzione
del Signore, «fate questo in memoria di
me» (Lc 12, 19), gli apostoli e i discepoli
insieme alla comunità cristiana ebraica
a Gerusalemme celebravano «la cena
del Signore» (1Cor 11, 20) o lo «spezzare
del pane» (atti 2, 42) nel contesto
della liturgia ebraica. L'ultima cena del
Signore era il modello essenziale e la
struttura fondamentale di questa celebrazione
eucaristica. Sebbene nessun
documento storico sia disponibile riguardo
alla liturgia in India nei primi secoli,
si può ragionevolmente supporre
che San Tommaso abbia celebrato la liturgia
primitiva (l'unica esistente a quel
tempo) come hanno fatto tutti gli apostoli
e i primi cristiani a Gerusalemme.
Egli ha potuto dire le preghiere liturgiche
in aramaico (siriaco), il linguaggio
ordinario della Palestina durante il tempo
di Cristo. La chiesa indiana ha adattato
ed integrato molti elementi liturgici
e istituti canonici della Chiesa d'Oriente.
Le persone nel sud dell'India, che avevano
accettato Cristo e il suo Vangelo,
hanno continuato comunque a mantenere
le stesse tradizioni e modus vivendi
dei loro fratelli indù di alta casta.
Concludendo, l'originale caratteristica
asiatica e orientale di coabitazione cristiana
con la cultura indiana, ha favorito
la spontanea evoluzione e crescita
organica della fede cristiana sul suolo
indiano e la cristianizzazione di autoctone
abitudini socio-culturali, tradizioni
e riti dell'India del Sud. Il Cristianesimo
di Tommaso era diventata una delle religioni
dell'India, e i cristiani di Tommaso
sono stati accettati come tali dai capi
religiosi e politici dell'epoca e lo sono
tuttora.
STORIA DELLE RELIGIONI 55

Mostra collettiva di arte contemporanea
Dal 18 marzo al 10 aprile
A cura di Lucia Raveggi
LAURA BALLINI
MARGHERITA BIONDI
LUCIANA CAPPERUCCI
ELENA GHERI
ANNA RICCERI GUICCIARDINI
MARIA PACE LATELLA
MAURIZIO LAURENTI
STEFANIA PRATESI
ANNA TORRINI
Riprese televisive Toscana TV
per la rubrica Incontri con l’Arte
Inaugurazione lunedi 18 marzo ore 17,00
AUDITORIUM AL DUOMO, Via Cerretani 54, FIRENZE
Per info: + 39 333 97 04 402

Eventi in
Toscana
Madama Butterfly accompagna la
solidarietà da Firenze a Genova
Successo dell’iniziativa dei 20 Rotary Club dell’area
fiorentina per realizzare un’area giochi per i bambini
di Genova dopo il crollo del ponte Morandi
di Sandro Addario / foto Maria Grazia Dainelli
Dopo il tragico crollo del ponte Morandi
a Genova, ecco un ponte di
solidarietà da Firenze verso Genova
realizzato dai 20 Rotary Club dell’area
fiorentina. Una serata tutta particolare
che si è svolta al Teatro del Maggio Musicale
Fiorentino il 27 febbraio dove i rotariani
hanno acquistato oltre 1000 biglietti
per assistere all’opera Madama Butterfly
di Giacomo Puccini. Il ricavato netto della
serata contribuirà alla realizzazione di un
parco giochi per i bambini che abitano nella
zona arancione di Genova in prossimità
del ponte crollato il 14 agosto 2018. L’iniziativa,
aperta alla cittadinanza, si è svolta
anche nella ricorrenza del Rotary Day,
il 114° compleanno del Rotary International.
Un’occasione per far conoscere all’esterno
l’attività e le finalità di servizio del
Rotary stesso, come sottolineato anche
dai due Governatori del Rotary presenti
all’evento: Giampaolo Ladu e Gian Michele
Gancia, rispettivamente governatori dei
distretti 2071° (Toscana) e 2032° (Liguria
e basso Piemonte). Il benvenuto al pubblico
presente è stato dato da Cristiano
Chiariot, sovrintendente della Fondazione
Da sinistra: Vincenzo Sorelli, Fabrizio Borghini, Antonia Antinolfi, Gian Michele Gancia e Giampaolo Ladu
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, insieme
alla vice sindaco di Firenze Cristina
Giachi, che si è complimentata con i Rotary
per la costante presenza sul territorio
con attività di servizio. Accanto a loro
le presidenti dei Rotary Firenze Nord Antonia
Antinolfi e del Rotary Firenze Lorenzo
Il Magnifico Paola Del Mastio, in
rappresentanza ideale di tutti i club dell’area
fiorentina. Da Genova è arrivato anche
il Consigliere Delegato del comune per la
Protezione Civile e valorizzazione del volontariato,
Antonio Gambino. Una lotteria
spontanea tra i presenti ha poi permesso
un’ulteriore raccolta di fondi per il progetto
Genova. Al vincitore è andato un quadro
della pittrice fiorentina Monica Giarré
raffigurante Madama Butterfly. In sala
momenti di emozione durante la Madame
Butterfly sulle celebri note di Giacomo
Puccini, con la suggestiva regia di Fabio
Ceresa. Lunghi e convinti applausi alla fine
per il maestro Francesco Ivan Ciampa
e tutti gli interpreti. In particolare, la soprano
armena Liana Aleksanyan (Butterfly) e
il tenore Matteo Lippi (Pinkerton).
Da sinistra: Paola Del Mastio, Giampaolo Ladu, Eleonora, Antonia Antinolfi, Cristiano Chiarot,
Cristina Giachi
Monica Giarrè
ROTARY DAY
57

A cura di Emanuela Muriana,
psicologa -psicoterapeuta, specialista in Psicoterapia Breve Strategica di Giorgio Nardone
Psicologia
oggi
Ansia e disturbi d’ansia:
caratteristiche, sintomatologia
e cura
di Emanuela Muriana
Ansia è la parola più cercata nel
web dopo depressione, questa
diventa patologica quando assume
un carattere pervasivo e incontrollabile.
I sintomi ansiosi diventano allora un
disturbo d’ansia. Questa modalità di percepire
la realtà e di reagire con preoccupazione
ed allarme è ormai un quadro
psicopatologico conclamato se persiste
da almeno sei mesi (DSMV) e può provocare
un notevole stress e un disagio significativo
tale da inficiare la qualità della
vita. La preoccupazione può causare una
notevole compromissione nelle relazioni
interpersonali, sociali e professionali.
Spesso anche le relazioni di coppia
sono complicate dal disturbo. I pensieri
sono negativi, catastrofici e possono
innescare anche reazioni somatiche. Se
l’ansia è eccessiva, possono coesistere
sintomi quali: inquietudine e sensazione
di forte tensione; fatica; difficoltà
di concentrazione; irritabilità; tensione
muscolare; problemi del sonno, difficoltà
respiratorie, del ritmo cardiaco e del
tratto gastroenterico. Le persone ansiose
tendono a monitorare costantemente
l’ambiente alla ricerca di potenziali pericoli
per sé o per le persone più prossime.
Queste persone non vivono la vita
nel presente, perché sono costantemente
prese dal pensare immaginari minacciosi,
proiettate nel futuro ed impegnate
continuamente ad evitare situazioni che
considerano pericolose. Numerosi studi
hanno messo in evidenza la correlazione
con la condizione fisica: in particolare
con il dolore fisico (fibromialgia per
esempio e malattie reumatiche croniche),
l’asma, la sindrome del colon irritabile.
Rappresenta un fattore di rischio
nell’insorgenza di malattie cardiache.
Sintomi d’ansia sono trasversali a diversi
disturbi psicologici tra cui quelli elencati
di seguito. Disturbo da Attacchi di Panico:
dove la paura è percepita come una
minaccia estrema, in un’escalation in cui
la persona è terrorizzata dalle sue stesse
sensazioni. Combattere inefficacemente
le proprie reazioni fa aumentare le reazioni
stesse invece che ridurle, attivando
un dispositivo disfunzionale che mantiene
il problema. Fobie specifiche: cioè la
paura incontrollabile di venire in contatto
con l’oggetto temuto che la persona deve
evitare. Sono tante quante sono le cose
del mondo, ma le più diffuse sono legate
all’ambiente della persona (fobie degli
animali, dell’altezza, di volare, agorafobia
ecc.) ma non solo. Ipocondria e patofobia:
l’ansia è il risultato del tentativo
di tenere sotto controllo il proprio corpo,
generando un processo disfunzionale
che genera nuovo allarme. Disturbo Ossessivo-Compulsivo:
dove l’ansia viene
sedata con patologici rituali. Dinamiche
La Terapia Breve Strategica dispone
di protocolli specifici per il trattamento
dell’ansia e dei disturbi che
spesso la sottendono, capaci di risolvere il
problema con un tasso di efficacia ed efficienza
superiore a qualunque altra psicoterapia.
L’efficienza relativa alla completa
guarigione dal disturbo (che include tre incontri
di follow-up) si attesta su una media
di 7 sedute per l’intero trattamento. Se
invece consideriamo l’azzeramento del disturbo
invalidante, ovvero lo sblocco della
sintomatologia, nella totalità del campione
questo si è realizzato entro le prime 4
sedute, ovvero a 2/3 mesi dall’inizio della
terapia. Risultati di efficacia dei protocolrelazionali:
nelle quali l’ansia è il prodotto
del temuto giudizio degli altri: il timore
di non essere all’altezza; di essere rifiutati;
di non sapersi controllare ecc. Disturbo
Post-Traumatico da Stress: qui l’ansia
e/o il panico sono reazioni sintomatiche
al trauma che si estingueranno una volta
risolto il disturbo. Depressione: l’ansia
è associata alla difficoltà della regolazione
delle emozioni e si esaurisce quando
la rinuncia diventa il tentativo di soluzione
prevalente. Disturbi sessuali: dove
proprio l’ansia da prestazione spesso
è il generatore della persistenza del problema.
Disturbi alimentari (anoressia,
bulimia, sindrome da vomiting e binge
eating): nei quali l’ansia si manifesta
sia come paura specifica che come tentativo
di controllo sull’alimentazione. Disturbi
mentali superiori (psicosi, disturbi
borderline, paranoia e bipolari): nei quali
l’ansia è quasi sempre presente anche in
concomitanza di deliri.
Risultati di efficacia ed efficienza della Psicoterapia
Breve Strategica
li di trattamento: disturbi fobici e ansiosi
(95% dei casi); disturbi ossessivi e ossessivo-compulsivi
(89% dei casi); disordini
alimentari (83% dei casi); disfunzioni
sessuali (91% dei casi); disturbi dell’umore
(82% dei casi); disturbi dell’infanzia e
dell’adolescenza (82% dei casi); disturbi
legati alla dipendenza da internet (80% dei
casi); presunte psicosi, disturbo borderline
e di personalità (77% dei casi).
Dottoressa Emanuela Muriana
Viale Mazzini 16, Firenze
+ 39 055-242642 - 574344;
fax 055-580280
emanuela.muriana@virgilio.it
PSICOLOGIA OGGI
59

Personaggi
Dimitri Gori
L’artista certaldese ha da poco collaborato allo
storyboard di un film prodotto dalla Warner
Bros e ora in concorso al David di Donatello
di Serena Gelli / foto courtesy dell’artista
Lavorare per la casa di produzione
americana Warner Bros
e disegnare cartoni animati.
Questo il sogno nel cassetto del
certaldese Dimitri Gori. Un sogno divenuto
realtà dopo essere stato contattato
dal regista astigiano Giuseppe
Varlotta per costruire lo storyboard
del film Oltre la nebbia. «Il termine
storyboard − spiega Dimitri − è una
rappresentazione grafica sotto forma
di sequenze ordinate secondo un
criterio cronologico, perciò potrebbe
essere tradotto come sceneggiatura
disegnata». Dimitri ha lavorato
per questo progetto cinematografico
interamente ambientato in Svizzera,
precisamente nelle grotte di un paese
vicino a Lugano. Non è la sua prima
esperienza lavorativa, avendo già
collaborato in passato con lo stesso
regista. «Già nel 2014 ho realizzato
una mostra insieme ad altri colleghi
al Teatro di Asti, dedicandola alla
scena del film Nana e Zue sempre di
Giuseppe Varlotta». La passione e la
bravura di quest'artista si sono manifestate
fin da piccolo. La vocazione
per la pittura lo ha spinto a frequentare
l'Istituto d'arte di Siena, dove si
è diplomato nel 2005. «Ricordo che
all'esame finale il professore di disegno
mi dimezzò i voti perché non gli
piaceva il mio book; mi disse anche
che non sarei mai diventato un artista.
Parole che in quel momento mi
delusero ma mi dettero anche lo stimolo
giusto per non arrendermi e andare
avanti». Infatti, i suoi studi sono
proseguiti alla Scuola Internazionale
del Fumetto di Firenze. Già dal 2009
inizia collaborazioni di prestigio con
il disegnatore Alessandro, con la casa
editrice Eura del fumetto Jhon
Doe e con la Corrado Tedeschi Editore.
Insieme al famoso disegnatore
Giuseppe Camuncoli ha collaborato
al cartone animato L'ombra di Rais
Knight al Ghur prodotto dalla Warner
Bros. Il film Oltre la nebbia, dopo
l’uscita nelle maggiori sale cinematografiche,
è in concorso al David di
Donatello 2019. Una bella soddisfazione
per Dimitri.
Dimitri Gori
60
DIMITRI GORI

La Guida Arkiwine consiglia Firenze Bío 2019
di Elisabetta Petrini / Foto courtesy Sicrea
La mostra mercato dei prodotti
biologici e biodinamici Firenze
Bío, giunta quest’anno alla seconda
edizione, si svolgerà alla Fortezza
da Basso di Firenze il 15, 16 e 17 marzo
prossimo, ad ingresso gratuito. La prima
edizione si è affermata come vetrina di
importanza nazionale, con oltre 15.000
visitatori e la presenza di operatori da 11
regioni d’Italia, tra cui la Toscana che ha
partecipato con l’eccellenza della produzione
biologica; molta attenzione è stata
rivolta anche al rapporto tra innovazione
e tradizione, alla tutela dell’ambiente
e alla sicurezza alimentare. Arkiwine
sarà presente alla manifestazione insieme
alle associazioni di categoria come
quella dei barman di ABI Professional,
degli assaggiatori di grappe ed acquaviti
ANAG, gli idrosommeliers di ADAM e gli
assaggiatori di salumi e formaggi ONAS
ed ONAF, in sinergia con il responsabile
dell’evento Piero Vannucci e Maurizio
Izzo di Sicrea.
Arkiwine a Firenze Bìo con il campione
di ABI Professional Alex Siliberto
di Elena Maria Petrini /Foto courtesy Alex Siliberto
La grande novità di quest’anno
è che Arkiwine proporrà
dei cocktail da portare in
degustazione in onore dei 100 anni
della nascita del Negroni e del cinquecentenario
della nascita del pittore
Tintoretto. Ci saranno tanti ospiti
professionisti di altissimo livello,
docenti universitari, addetti ai lavori,
esperti assaggiatori delle varie
specialità agroalimentari e un ospite
d’onore: il campione italiano ABI
Professional, Alex Siliberto, eletto
personaggio dell’anno nella categoria
barman dal noto magazine Italia
a Tavola. Alex Siliberto è anche testimonial
del brand fiorentino DìWine,
un vino aromatizzato di produzione
artigianale ottenuto da un’antica ricetta
del 1800 che Gabriele Giotti ha
ritrovato nei vecchi registri di cantina,
riproponendo questo prodotto
straordinario della tradizione toscana.
Alex, con la sua grandissima
passione per l’architettura, è riuscito
a coniugare attraverso il progetto
The Towers un programma didattico
sui grattacieli più importanti del
mondo. Venite a conoscerlo domenica
17 marzo prossimo dalle ore 16
alle 18.30 alla Fortezza da Basso di
Firenze, nei laboratori Arkiwine presenti
alla seconda edizione di Firenze
Bìo.
ARKIWINE 61

A cura di
Elena Maria Petrini
ABI e i suoi professionisti
Silvio Barsellini, bar manager del Move On di Firenze
Testo e foto di Elena Maria Petrini
Qualcuno lo ha definito il “paradiso
del vinile”, ma è molto
di più. Il Move On è un interessantissimo
locale in pieno centro
a Firenze in piazza del Duomo,
di fronte al Battistero. Il nome Move
On è un’esortazione a risvegliarsi per
accorgersi di un luogo così incantevole:
al piano terra troviamo un pub
Il cocktail Moscow Mule del Move On
american bar, con arredamento suggestivo,
il bancone ad “isola”, e un’atmosfera
un po’ underground molto
accogliente, anche per la cortesia del
patron Marco Valenza; al piano superiore
un magnifico concept store da
intenditori, con un notevole assortimento
di dischi rigorosamente in vinile:
ultimi arrivi, ristampe e rarità,
ma anche libri ed accessori Hi-Fi. Al
bar un ottimo assortimento di birre
italiane, uno sfizioso menù adeguato
al rango del locale e, naturalmente,
drink e cocktail d’autore ideati dal
bar manager Silvio Barsellini che riesce
sempre a regalare emozioni uniche
in sintonia con il luogo: siamo di
fronte ad alcune delle meraviglie del
mondo come il Battistero e il campanile
di Giotto, Santa Maria del Fiore e
la cupola di Brunelleschi. Silvio, docente
ai corsi per barman già per Cescot
ed Abi Professional, plurititolato
e con esperienza di Food&Beverage
sia in Italia sia all’estero, ci ha fatto
degustare il suo cocktail d’autore:
il Moscow Mule, un long drink a base
di Vodka, Ginger Beer e succo di
lime fresco. Il consiglio è di assaggiarlo,
con il sottofondo di una buona
musica evergreen immancabile al
Move On.
Silvio Barsellini, bar manager del Move On
Il Move On con l'ampia selezione di vinili
Le origini del disco in vinile
di Maurizio Mattei
Verso la fine degli anni Quaranta
del secolo scorso, dall’americana
Columbia Records venne
introdotto il disco in vinile. Il vecchio
“33 giri” si basava su una tecnologia
che si sviluppò nell’ultimo quarto del
XIX secolo e che risale al fonografo di
Thomas Edison, ideato per poter registrare
e riprodurre qualsiasi suono su
un cilindro di celluloide, che di lì a poco
si trasformò nel disco grammofonico
di più facile produzione che “viaggiava”
a 78 giri. Con l’avvento del mondo
digitale agli inizi degli anni Ottanta
si afferma il cosiddetto CD, un dischetto
in policarbonato, le cui informazioni
sonore sono lette per mezzo di un minuscolo
raggio laser. Diremo per sempre
addio al Compact Disc? Lo scorso
anno la Sony ha chiuso lo stabilimento
nello Stato dell’Indiana e la catena Best
Buy ha intenzione di togliere dagli scaffali
dei supermercati statunitensi tutti i
CD: addio anche ai tradizionali negozi
di CD entro il 2020? Il long playing conoscerà
una nuova era? Forse l’attuale
streaming musicale...
62 ARKIWINE

110 e Lode
All’Excelsior Palace Hotel di Rapallo un premio per
i professionisti del bartending italiano
Testo e foto di Elena Maria Petrini
Un evento top nel mondo del
bartending italiano si è svolto
nel superlativo Excelsior Palace
Hotel, sul golfo di Rapallo, e solo il
nome ricorda prestigiosi traguardi accademici:
110 e Lode. In una cornice
spettacolare, quasi hollywoodiana, organizzato
dai patron Danilo Bellucci in
sinergia con Michele di Carlo, il concorso,
giunto quest’anno alla terza edizione,
era rivolto a professionisti del
bar operanti in hotel italiani di livello 5
stelle lusso, che si sono sfidati, in 31,
a colpi di shaker con ricette di cocktail
inediti di loro creazione. A valutare i
drink una giuria inarrivabile, diretta da
Giorgio Fadda e composta da tre presidenti
nazionali: Angelo Donnaiola di
AIBES, Ernesto Molteni di ABI Professional
e Roberto Giannelli di FIB, le tre
più prestigiose associazioni del contest
del bartending, senza dimenticare
Marco Ranocchia, presidente di Planet
One, un vero e proprio ateneo del
settore beverage da oltre un quarto di
secolo. Trionfa, con tanto di “tocco” accademico,
ancora una volta il barman
toscano Andrea Francardi, bar manager
del Fonteverde di Spa Resort di San
Casciano dei Bagni, in provincia di Siena,
che vince col cocktail Torino Milano
I tre presidenti nazionali delle associazioni di categoria: Angelo Donnaiola di AIBES, Ernesto
Molteni di ABI Professional e Roberto Giannelli
New Age. Al 2° e 3° posto si classificano
rispettivamente Giovanni Nolfi, bar
manager dell’Hotel Caruso Belmond a
Ravello in provincia di Salerno, e Flavio
Scanu, bar manager dell’Hotel Principe
di Piemonte a Torino. Il successo
della manifestazione è stato assicurato
anche dall’intrattenimento del violinista
elettrico Andrea Casta (tra musica
pop e reading), ma anche dalla presenza
operosa ed instancabile dei ragazzi
della Scuola Alberghiera di Lavagna,
dal personale dell’Excelsior Palace Hotel
e degli sponsor dei prodotti utilizzati
per tutti i cocktail: Campari Group,
Beluga, Diplomàtico, Martini, Bonaventura
Maschio, Giardini D’Amore,
Fever-Tree, Amaro di Angostura, Tito’s
- Handmade Vodka, Botran’ - Aged
Rum, Branca, Compagnia Caraibi, Red
Bull, Persiani Bio, Plose, Vincotto Primitivo,
Luigi Bormioli, ICE cube, Jack
Daniel’s, Poli 1898, Mixing Heart, Bitter
Salfa, Vecchio Amaro del Capo, Derby
blue, Diamond ICE Noble Vodka, Cantine
Pellegrino 1880, Trois Rivieres.
Da destra Danilo Bellucci, il vincitore Andrea Francardi, Patrizia Beretta in rappresentanza di
Campari e Michele di Carlo
Il patron dell’evento Danilo Bellucci insieme al
violinista elettrico Andrea Casta
ARKIWINE 63