SMARTforCITY Numero uno
Smart cities technologies
Smart cities technologies
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Rivista trimestrale - anno I - <strong>Numero</strong> 1/2019 - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />
SMARTforcity<br />
Città storiche verso il futuro<br />
<strong>Numero</strong> 1 Aprile 2019<br />
COMMUNITY<br />
GOVERNANCE<br />
TECHNOLOGY<br />
GOVERNANCE<br />
Tecnologie per<br />
Nuovi Modelli<br />
di Governance<br />
Dai Bright<br />
Green<br />
Buildings alle<br />
Bright Cities<br />
COMMUNITY<br />
Creatività e<br />
partecipazione<br />
nel governo<br />
della Smart City<br />
GOVERNANCE<br />
Verso il<br />
primo smart<br />
archaeological<br />
park @pompei<br />
TECHNOLOGY
MOBILITA’ E AMBIENTE<br />
Monitoraggi<br />
Consulenze<br />
Innovazioni Tecnologiche<br />
RUMORE VIBRAZIONI<br />
QUALITA’ DELL’ARIA<br />
CONTROLLO DEL TRAFFICO E DEI PARCHEGGI
QUESTIONE di ETICHETTA<br />
G. T. Doran utilizzò per primo l’acronimo S.M.A.R.T. (There’s a S.M.A.R.T. way to write management’s goals and objectives, Management<br />
Review, nov. 1981) per indicare un obiettivo perseguibile: Specific, Measurable, Achievable, Realistic, Time-constrained.<br />
Ci piace ricordarlo perchè riporta alla concretezza del fare.<br />
Intorno al 2000 il termine viene usato per qualificare oggetti innovativi: smart car, smart phone, smart card. Il termine<br />
contiene una miscela di significati: rapido, veloce, abile, acuto, brillante, intelligente, alla moda, elegante ma anche sfacciato,<br />
impertinente, arrogante.<br />
All’inizio del 2000 si inizia ad usare l’aggettivo per qualificare le città dove si ricorre alle ITC per migliorare la vita dei cittadini<br />
e il funzionamento della città. Traduciamo smart city in citta intelligente. Che però è riduttivo. Sarebbe meglio, anche<br />
per le città, lasciare il termine com’è con il suo mix di significati: intraducibile, come la nostra pizza.<br />
Si fa presto a dire città. Chiamiamo così agglomerati urbani (ed umani) di dimensioni e storie affatto diverse.<br />
La sociologia urbana dice che la sua dimensione ottimale perchè ogni abitante possa liberamente costruirsi una rete<br />
di relazioni (circa 5.000 individui per le diverse necessità) è di 100-300mila abitanti; oltre esse, è come se l’aggregato<br />
urbano fosse costituito da tante città e dovremmo usare il termine metropoli (e poi megalopoli). Anche il report 2007<br />
“Smart cities” del Centre of Regional Science di Vienna pone l’attenzione sulle European medium-sized cities (100-500<br />
mila abtanti).<br />
Una cosa è applicare il concetto di smart city (e le politiche per il suo perseguimento) alle città di nuova fondazione o totalmente<br />
modificate – Dubai o Laguna, Singapore o Shanghai – altra cosa per città dense di storia – Roma, Pisa o Amsterdam<br />
– volendo e dovendo mantenere la continuità dei caratteri, non solo architettonici o urbanistici, che le hanno fatte<br />
uniche. Come succede per il BIM (Building Infomation Modeling), quando viene applicato agli edifici storici diventa HBIM,<br />
Heritage-BIM, con molta più complessità di applicazione e di tecnologie da utilizzare. Progettare una nuova smart city è<br />
(quasi) facile; applicare le strategie smart alle città storiche risulta ben più complesso: ci sono già una community ed una<br />
governance sedimentate, ci sono tutte quelle cose e storie che trasformano un aggregato di architetture in un contesto<br />
(organismo?) urbano e che lo hanno fatto sopravvivere nei secoli. Le applicazioni smart a questi contesti urbani sono<br />
spesso settoriali: reti wifi, mobilità, alcune funzioni amministrative. Già passi importanti, a patto che i cittadini (e gli altri<br />
utenti) imparino ad utilizzarle. Serve forse anche una educazione alla città smart? Ma servirebbe anche una formazione<br />
del personale addetto a far funzionare una città smart, dato che non tutto può essere del tutto automatizzato.<br />
L’attenzione di questa rivista sarà dunque rivolta principalmente alle (nostre) città storiche e a quanto in esse viene sperimentato<br />
e realizzato o anche solo proposto. Anche perchè, almeno in Italia, sarebbe auspicabile una politica di consumo<br />
zero di suolo basata sul riuso. Anche per progettare politiche smart che permettano di ridare a Venezia o a Trastevere<br />
quel brand pittoresco che ne ha determinato la fama, ormai cancellato da un sedicente turismo di rapina che le ha trasformate<br />
in immensi ed affollati parchi giochi.<br />
100-200mila abitanti sono un mercato interessante per i gruppi mondiali delle ITC: che ovviamente vendono il loro prodotti<br />
utilizzabili per/nelle smart city. In sostanza, vendono la loro idea di smart city e ne condizionano la realizzazione. B.<br />
Sterling introduce questo warning nel suo provocatorio Le città intelligenti non esistono (Internazionale num. 1246, 2018)<br />
Ciò rischia di allargare il divide e di aumentare l’attrattività (gravitazionale) dei grandi centri urbani ancora a detrimento<br />
dei piccoli. Anche se non mancano implementazioni in centri di dimensioni minori, c’è ancora bisogno di politiche smart<br />
per tali centri: il traffico di Tivoli (56.000 ab.) è quasi peggiore di quello di Roma.<br />
Il bello delle ITC è che permettono anche applicazioni gestite direttamente dalla community: gruppi di interesse, di solidarietà,<br />
di informazione auto-organizzati. L’altra medaglia dell’utilizzo delle ITC per incrementare la vivibilità nelle città.<br />
Anche a queste app la rivista intende porre attenzione. E per esse sarebbe utile anche l’attenzione e il sostegno della<br />
governance (principio di sussidiarietà: art. 118 della Costituzione). Quindi: smart city top-down, ma anche bottom-up.<br />
L’urbanizzazione ha, da sempre, determinato effetti negativi sia fisici (consumo di suolo, inquinamenti, fagocitazione di<br />
risorse,...) che organizzativi (dell’amministrazione, dei cittadini, dei servizi, ..). Gli strumenti correttivi dispiegati in campo<br />
e nel tempo sono risultati spesso fallimentari. L’afflato per la città smart sembra quasi una speranza di soluzione dove<br />
l’economia, l’urbanistica, l’amministrazione si sono dimostrate in tutto o in parte inefficaci.<br />
L’etichetta “smart” sembra anche un modo per qualificare la città nella competizione mondiale ed aumentarne l’attrattività.<br />
Un po’ come essere sito UNESCO. Anche per la città smart, questione non secondaria è mantenere la qualifica: ma<br />
mentre i caratteri di un sito UNESCO sono in buona parte stabili, per le smart cities proprio la veloce variazione delle<br />
technologies, alle quali la qualifica è indissolubilmente legata, può rivelarsi un problema nella soluzione.<br />
Infine, la città è legata funzionalmente ad un territorio: tale rapporto è ben rappresentato dall’Allegoria del Buon Governo<br />
nel Palazzo Pubblico di Siena. Lo stesso concetto, amplificato, è nella definizione di aree metropolitane. Allora, oltre che di<br />
smart city, bisognerà iniziare a ragionare di smart land, cioè della dimensione quotidiana di vita di molti utenti della città.<br />
Questa rivista vuole essere <strong>uno</strong> strumento di confronto, riflessione e condivisione: quindi cerchiamo, oltre naturalmente<br />
ai lettori, quanti vogliono portare il loro contributo ai diversi aspetti che convivono nella tematica delle smart cities.<br />
Intanto, buona lettura.<br />
Aldo Riggio<br />
EDITORIALE
SOMMARIO<br />
SMART for CITY<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019<br />
SMART NEWS<br />
GOVERNANCE<br />
6<br />
Creatività e<br />
partecipazione<br />
di Mara Ladu<br />
SCHOLARS<br />
COMPANIES<br />
pag.18<br />
pag.19<br />
nel governo della<br />
NETWORK<br />
pag.20<br />
OPPORTUNITIES pag.21<br />
Smart City<br />
REFERENCES<br />
EVENTS<br />
pag.22<br />
pag.58<br />
COMMUNITY<br />
Pag. 12<br />
La consulenza della<br />
psicologia ambientale<br />
e architettonica per<br />
lo sviluppo della Smart City<br />
di Ferdinando Fornara<br />
SMARTforcity<br />
Condizioni di abbonamento<br />
La quota annuale di abbonamento alla rivista a stampa è di € 35,00.<br />
Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell’abbonamento è di € 20,00. Il prezzo di ciascun fascicolo arretrato<br />
è di € 25,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa. L’editore, al fine di garantire la continuità del servizio,<br />
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Rivista non costituiscono disdetta dell’abbonamento a nessun effetto. I fascicoli non pervenuti possono<br />
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della Rivista in qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i sistemi di<br />
archiviazione e prelievo dati, purchè citando la fonte vengano dati gli opportuni riferimenti editoriali.
TECHNOLOGY<br />
Pag. 24<br />
Beliefs about smart mobility in the<br />
Metropolitan City of Cagliari:<br />
Findings from a focus group study<br />
by Sara Manca, Francesca Tirotto,<br />
Nicola Mura, Ferdinando Fornara<br />
Pag. 28<br />
Smart City e Smart<br />
Land: per realizzarle<br />
occorre un New<br />
Deal Digitale!<br />
di Raffaele Gareri<br />
TECHNOLOGY<br />
Pag. 32<br />
Dai Bright Green<br />
Buildings alle<br />
Bright Cities<br />
di Luigi Mundula e<br />
Sabrina Auci<br />
COMMUNITY<br />
Pag. 46<br />
Le città intelligenti sono<br />
ecosistemi creativi<br />
socialmente interconnessi?<br />
di Alessia Usai<br />
COMMUNITY<br />
Pag. 38<br />
Un modello<br />
tecnologico integrato<br />
per andare verso<br />
Smart@Pompei<br />
di Luca Papi, Alberto Bruni<br />
TECHNOLOGY<br />
Pag. 52<br />
SMARTICIPATE: una<br />
piattaforma digitale<br />
collaborativa<br />
di Claudio Bordi, Franco La<br />
Torre, Pierluigi Potenza<br />
COMMUNITY<br />
Direttore Responsabile<br />
Aldo Riggio<br />
Comitato Scientifico:<br />
Luigi Mundula (coordinatore), Renzo Carlucci,<br />
Gabriele Ciasullo, Michele Luglio,<br />
Francesco Marinuzzi, Flavia Marzano,<br />
Carlo Maria Medaglia, Beniamino Murgante,<br />
Luca Papi, Maria Paradiso, Tiziana Primavera.<br />
Comitato Editoriale<br />
Lucia Di Giambattista, Gianluigi Ferri,<br />
Valerio Carlucci, Alessandro Sebastiano Carrus,<br />
Alfonso Quaglione<br />
Progetto grafico<br />
Daniele Carlucci<br />
smartforcity.it @smartforcity<br />
Editore<br />
MediaGEO soc. coop.<br />
Via Palestro, 95 00185 Roma<br />
Tel. 06.64871209 - Fax. 06.62209510<br />
info@mediageo.it<br />
Rivista in corso di registrazione<br />
Science & Technology Communication<br />
Science & Technology Communication
GOVERNANCE<br />
Creatività e<br />
partecipazione<br />
nel governo<br />
della Smart City<br />
Il riuso temporaneo e la<br />
gestione condivisa del<br />
patrimonio immobiliare<br />
pubblico per la<br />
rigenerazione della città<br />
storica del futuro<br />
di Mara Ladu<br />
Fig.1 - Alcuni dei più significativi beni immobili<br />
pubblici dismessi o in fase di dismissione nella città<br />
storica di Cagliari. Fonte: Elaborazione dell’autore.<br />
Il tema del riuso e della rigenerazione del<br />
patrimonio immobiliare pubblico è da tempo<br />
al centro delle agende politiche dei governi<br />
nazionali e locali, chiamati a restituire<br />
funzionalità agli spazi vuoti generati dai<br />
frequenti fenomeni di dismissione, razionalizzazione<br />
e trasferimento dei servizi che<br />
spesso caratterizzano le nostre città storiche.<br />
L’obbiettivo appare molto più complesso se<br />
si considera che la grave crisi economica ha<br />
determinato ingenti tagli alle risorse pubbliche<br />
e una forte contrazione degli investimenti<br />
privati. All’interno di questo quadro<br />
si inserisce la sperimentazione di nuovi<br />
modelli di gestione per garantire l’utilizzo<br />
di questo cospicuo patrimonio, basati sulla<br />
collaborazione tra le amministrazioni locali<br />
e la cittadinanza attiva.<br />
Quest’articolo mette in luce<br />
come il riuso temporaneo e<br />
le forme di gestione condivisa<br />
dei beni comuni urbani possano<br />
accompagnare il processo di rinnovamento<br />
delle città storiche in linea<br />
con i principi alla base del paradigma<br />
della Smart City.<br />
LA SFIDA DEL RIUSO E DELLA<br />
RIGENERAZIONE DEI BENI<br />
PUBBLICI NELLA CITTÀ STORICA<br />
Da diversi decenni le città italiane<br />
sono interessate da frequenti<br />
fenomeni di dismissione di beni<br />
pubblici appartenenti allo Stato, alle<br />
Regioni, agli Enti locali o ad altri<br />
organismi e istituzioni pubbliche. Si<br />
tratta di un processo comune a tante<br />
città europee, testimonianza delle<br />
nuove dinamiche di crescita urbana<br />
che hanno determinato la<br />
chiusura di importanti servizi pubblici<br />
e attività produttive localizzate nei<br />
nuclei antichi della città o nelle loro<br />
immediate vicinanze (Abis e Ladu<br />
2015), ma anche del riassetto geopolitico<br />
stabilito nella seconda metà<br />
del Novecento che ha consentito un<br />
progressivo ridimensionamento della<br />
presenza militare e degli spazi legati<br />
alla difesa (Ponzini e Vani 2012). A<br />
ciò si aggiunga che l’imperativo di<br />
ridurre la spesa pubblica ha richiesto<br />
una razionalizzazione dell’uso dei<br />
beni patrimoniali da parte dello Stato<br />
e una complessiva riorganizzazione<br />
degli spazi della pubblica amministrazione.<br />
Sono tutti fenomeni che hanno esposto<br />
a un forte rischio di degrado e potenziale<br />
abbandono manufatti architettonici<br />
sovente di interesse storico<br />
e culturale, molti dei quali realizzati<br />
a cavallo tra Ottocento e Novecento<br />
6 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
(Gastaldi 2014) per rispondere alle<br />
esigenze della società borghese e che,<br />
per le importanti funzioni pubbliche<br />
in essi insediate, hanno contribuito<br />
fortemente alla costruzione dei valori<br />
civici nel nostro Paese [1](Fig. 1).<br />
È chiaro dunque che il loro mancato<br />
utilizzo richiama enti e istituzioni<br />
direttamente coinvolte, ma anche la<br />
società civile, a definire nuove funzioni<br />
per garantire che questo cospicuo<br />
patrimonio continui a svolgere il<br />
ruolo di rappresentanza e di presidio<br />
urbano storicamente acquisito.<br />
Tuttavia, questa si prefigura una sfida<br />
ardua, specialmente per le numerose<br />
difficoltà di natura gestionale, a cui si<br />
sommano i problemi di natura tecnica<br />
e procedurale. Infatti, il tema della<br />
gestione del patrimonio immobiliare<br />
pubblico in Italia ha visto susseguirsi<br />
e spesso sovrapporsi posizioni<br />
politiche contrastanti, dapprima vicine<br />
ad un approccio prettamente economico<br />
alla gestione dei “gioielli di<br />
famiglia” (Settis 2007), intesi come un<br />
asset improduttivo da immettere sul<br />
mercato per risanare il bilancio dello<br />
Stato, poi più vicine all’idea secondo<br />
la quale tali beni rappresentano una<br />
risorsa fondamentale per lo sviluppo<br />
economico e sociale del territorio e<br />
delle comunità insediate (Gaeta e<br />
Savoldi 2013; Gastaldi 2014; Agenzia<br />
del Demanio 2015; Micelli e Mangialardo<br />
2016). Le recenti linee guida in<br />
materia individuano quattro azioni<br />
strategiche per garantire una efficace<br />
gestione e valorizzazione del patrimonio<br />
immobiliare pubblico in Italia. In<br />
particolare, si raccomanda di «colmare<br />
il deficit conoscitivo del patrimonio<br />
pubblico come indispensabile premessa<br />
a qualunque azione; consolidare<br />
e rendere organico un quadro normativo<br />
non esente da contraddizioni<br />
e ridondanze; coniugare l’azione di<br />
tutela e di valorizzazione dei beni con<br />
la promozione dello sviluppo locale;<br />
non alienare il patrimonio pubblico se<br />
ciò non è inevitabile» (Gaeta e Savoldi<br />
2013, 5).<br />
È chiaro che la vendita del patrimonio<br />
disponibile non viene condannata a<br />
priori ma piuttosto considerata una<br />
soluzione a cui approdare solo dopo<br />
aver considerato tutte le alternative<br />
possibili e valutato l’eventuale sussistenza<br />
dell’interesse pubblico alla<br />
sua conservazione, tenendo conto del<br />
ruolo insostituibile che questo svolge<br />
come presidio sul territorio, come<br />
testimonianza e memoria culturale<br />
della nazione e come potenziale fonte<br />
di reddito o di produzione di servi di<br />
nuovo welfare locale (Gaeta e Savoldi<br />
2013, 40). All’interno di questo quadro<br />
di intenti, la promozione del riuso<br />
temporaneo dei beni immobili pubblici<br />
sulla base di determinati accordi<br />
di collaborazione con la cittadinanza<br />
attiva può rappresentare una valida<br />
alternativa all’alienazione, contribuendo<br />
al contempo alla costruzione di<br />
una città storica intelligente.<br />
VERSO UNA DEFINIZIONE DEL<br />
RIUSO TEMPORANEO<br />
Le origini del riuso temporaneo in ambito<br />
europeo possono essere fatte risalire<br />
alle prime forme di occupazione<br />
abusiva (squatting) degli edifici sfitti o<br />
inabitati verificatesi sin dagli anni ’70<br />
in città come Londra, Berlino, Amburgo,<br />
Amsterdam, Copenaghen, Parigi e<br />
Zurigo, assumendo diversi connotati in<br />
ciasc<strong>uno</strong> dei paesi interessati (Piazza<br />
2012). Tuttavia, sebbene storicamente<br />
codificato come iniziativa promossa<br />
dal basso, in aperto contrasto con le<br />
strategie e i programmi per la città<br />
ideati dall’alto, negli ultimi tempi il<br />
Temporary Urbanism si avvia a diventare<br />
una modalità di intervento istituzionalizzata<br />
(Alberti, Scamporrino e<br />
Rizzo 2016). Ad oggi, con l’espressione<br />
riuso temporaneo ci si riferisce<br />
a quell’insieme di azioni promosse<br />
dalla comunità e, nelle sue forme più<br />
mature, dalle istituzioni pubbliche e<br />
dai privati investitori [2] (Robiglio<br />
2016 e 2017) per restituire<br />
funzionalità a tutti quegli spazi<br />
abbandonati testi-moni del passaggio<br />
all’era post-industriale o information<br />
age (Toffer 1981) e degli effetti<br />
prodotti dalla negativa congiuntura<br />
economica mondiale nelle città.<br />
In effetti, in ambito europeo la<br />
modalità d’uso temporaneo si afferma<br />
prevalentemente come «azione<br />
“tattica” di modificazione dell’habitat,<br />
laddove i processi di deindustrializzazione<br />
e contrazione demografica,<br />
all’origine del fenomeno delle cosiddette<br />
shrinking cities, determinano una<br />
sovrabbondanza di vuoti urbani, aree<br />
marginali e spazi “in attesa” privi di<br />
destinazioni d’uso definitive» (Alberti,<br />
Scamporrino e Rizzo 2016, 281). Essa<br />
si configura come un’efficace risposta<br />
non solo alla difficoltà degli amministratori<br />
nel governare le trasformazioni<br />
del palinsesto urbano, ma anche<br />
all’evolversi delle pratiche d’uso della<br />
città da parte dei suoi utilizzatori,<br />
in particolare di quella popolazione<br />
attiva desiderosa di mettersi in gioco<br />
per migliorare i livelli di qualità della<br />
vita urbana (Mangialardo 2017). Con<br />
sempre maggiore frequenza i cittadini,<br />
in forma singola o associata, richiedano<br />
alle amministrazioni locali la<br />
disponibilità di immobili per usi legati<br />
alla dimensione sociale, abitativa<br />
e lavorativa. In particolare, giovani<br />
e associazioni richiedono spazi per<br />
promuovere l’incontro e la socializzazione,<br />
per sperimentare nuove forme<br />
dell’abitare (co-housing, bad-sharing,<br />
foresterie, residenze artistiche, ostelli),<br />
per avviare attività di co-working, fab<br />
lab e sviluppare start up culturali e<br />
sociali. Lontane dal concetto di “grandi<br />
opere”, tali azioni sono più vicine alle<br />
logiche smart di interventi leggeri da<br />
realizzarsi in tempi ridotti e capaci di<br />
avviare una “rigenerazione urbana low<br />
cost”, fra cui il riuso temporaneo sembra<br />
avere un peso crescente. Infatti,<br />
secondo l’accezione proposta da Campagnoli<br />
(2014, 24) per riuso temporaneo<br />
si intende «qualsiasi operazione<br />
di uso parziale e limitato nel tempo<br />
che produca il massimo dei risultati di<br />
utilità e funzionalità con il minimo dei<br />
GOVERNANCE<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 7
GOVERNANCE<br />
costi». E ancora egli aggiunge che tale<br />
obbiettivo può essere perseguito «attraverso<br />
la re-interpretazione creativa<br />
degli spazi per esempio individuando<br />
funzioni “compatibili” con lo stato dei<br />
luoghi o con semplici operazioni di<br />
pulizia, riordino e adattamento dei<br />
manufatti». Dunque, affinchè possano<br />
essere considerati idonei ad ospitare<br />
forme di riuso flessibile, gli spazi<br />
dovrebbero presentare alcune caratteristiche,<br />
ovvero: «essere già “pronti<br />
all’uso” (o quasi); trovarsi in condizioni<br />
di permettere l’avvio in tempi brevi<br />
(6-10 mesi); richiedere interventi di<br />
“approntamento” non strutturali e<br />
comunque “low budget” (microinvestimento),<br />
senz’altro più di restyling che<br />
strutturali» (Campagnoli 2014, 23).<br />
Sulla base di queste prerogative, i<br />
beni di proprietà pubblica possono<br />
essere messi a disposizione della<br />
cittadinanza attraverso diverse fattispecie<br />
contrattuali quali l’affitto, la<br />
concessione pubblica e il comodato<br />
d’uso, calmierato o gratuito. È chiaro<br />
comunque che per affermare il riuso<br />
temporaneo come un’ordinaria pratica<br />
di rigenerazione urbana, è necessario<br />
definire chiare politiche di promozione<br />
nazionali e locali.<br />
LA COSTRUZIONE DI UNA<br />
CULTURA ISTITUZIONALE E<br />
AMMINISTRATIVA PER<br />
PROMUOVERE IL RIUSO<br />
TEMPORANEO E LA GESTIONE<br />
COLLABORATIVA DEI<br />
BENI COMUNI URBANI<br />
Sebbene il concetto di temporalità<br />
nella pratica urbanistica italiana sia<br />
stato introdotto sin dalla fine degli<br />
anni ’80 e si sia affermato agli inizi del<br />
decennio successivo con le politiche<br />
temporali urbane definite nell’ambito<br />
della riforma della pubblica amministrazione<br />
[3] (Bonfiglioli e Mareggi<br />
1997; Bonfiglioli 2001), ad oggi nel<br />
nostro Paese è assente una chiara<br />
regola-mentazione e una procedura<br />
codifi-cata per il riuso temporaneo a<br />
livello nazionale. A differenza di altri<br />
contesti<br />
8 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019<br />
Fig. 2 - Il complesso dei Mercati Generali e il fronte delle palazzine in stile liberty su Viale Molise. Sono indicate la Palazzina<br />
4, occupata dal collettivo indipendente MACAO, e la Palazzina 7, per la quale è stato promosso il progetto di riuso<br />
temporaneo. Fonte: Elaborazione dell’autore<br />
europei, le sperimentazioni in atto devono<br />
farsi strada all’interno della legislazione<br />
vigente in materia di governo<br />
del territorio e della normativa di<br />
settore, spesso poco inclini alle nuove<br />
esigenze della società contemporanea<br />
(Alberti, Scamporrino e Rizzo 2016).<br />
Tuttavia, bisogna riconoscere che<br />
anche in Italia inizia a manifestarsi un<br />
certo fermento culturale che vede lo<br />
Stato, le Regioni e gli Enti locali più<br />
propensi a favorire la partecipazione<br />
e il coinvolgimento della cittadinanza<br />
attiva non solo nella programmazione<br />
dell’offerta di servizi socio-culturali<br />
ma anche nella gestione di tutti<br />
quegli spazi pubblici in disuso, intesi<br />
nella più ampia accezione di beni<br />
comuni urbani (Mistretta, Garau e<br />
Pintus 2014). Al contempo, sta emergendo<br />
una cultura istituzionale e<br />
amministrativa attenta a integrare le<br />
pratiche di riuso temporaneo all’interno<br />
delle politiche pubbliche per<br />
la città, mentre le esperienze messe<br />
in campo hanno colmato un effettivo<br />
gap tecnico-amministrativo, gestionale<br />
e normativo che attribuiva a queste<br />
forme di utilizzo un carattere precario,<br />
sperimentale ed eccezionale (Cantaluppi,<br />
Inti e Persichino 2015).<br />
Le ragioni di questa rinnovata consapevolezza<br />
sono certamente di tipo<br />
etico, e vanno ricercate nel principio<br />
di sussidiarietà orizzontale alla base<br />
del nostro ordinamento giuridico,<br />
così come formulato all’art. 118 della<br />
legge di revisione costituzionale del<br />
2001 [4], ripreso successivamente dal<br />
Decreto Legge 12 settembre 2014, n.<br />
133 (Sblocca Italia), che conferisce ai<br />
comuni la possibilità di collaborare<br />
con i cittadini e il terzo settore per la<br />
realizzazione di proposte di intervento<br />
Fig. 3 - Organizzazione degli spazi all’interno della Palazzina 7. Al piano terra hanno trovato sede due laboratori e un<br />
atelier (2,3,4), assieme all’infopoint dell’associazione Temporiuso.net (5). Il primo piano invece, è stato adibito a residenza<br />
per due studenti (6,7) e una giovane lavoratrice (8). Fonte: http://www.temporiuso.org/
Fig. 4 - Vista dal cortile interno del monumentale complesso di Sant’Agata realizzato dai padri<br />
Teatini nel XVII secolo. Fonte: http://www.maite.it/exsa/il-progetto/<br />
in territori da riqualificare [5]. La<br />
legittimazione delle iniziative<br />
popolari per lo sviluppo di attività di<br />
interesse pubblico rappresenta una<br />
grande opportunità per la crescita del<br />
Paese, specialmente in un momento di<br />
auste-rità che ha causato un<br />
indebolimento del sistema del welfare<br />
state. All’interno di questo rinnovato<br />
quadro di principi, le amministrazioni<br />
locali, supportate da esperti e attivisti,<br />
stan-no emergendo come le vere<br />
protago-niste del cambiamento,<br />
impegnandosi costantemente a<br />
sviluppare program-mi, politiche e<br />
progetti per il riuso temporaneo di<br />
spazi in abbandono. Si pensi<br />
all’iniziativa del Comune di Sesto San<br />
Giovanni di avviare la sperimentazione<br />
del riuso temporaneo di<br />
grandi aree industriali dismesse<br />
nell’attesa di portare a compimento<br />
i progetti di rigenerazione urbana<br />
legati alle previsioni del PGT e<br />
a concorsi internazionali, tra cui il<br />
masterplan per l’ex Area Falk firmato<br />
da Renzo Piano; ma ancora all’esperienza<br />
del Comune di Milano che con<br />
la Delibera Comunale del 30 marzo<br />
2012 (P.G. 205399/2012) ha sancito<br />
il “Protocollo d’Intesa per l’avvio sul<br />
territorio milanese di sperimentazioni<br />
di riuso temporaneo di edifici ed<br />
aree in abbandono, sottoutilizzate<br />
o di prossima trasformazione” tra il<br />
Comune, il Dipartimento di Architettura<br />
e Pianificazione del Politecnico<br />
di Milano (DAStU) e l’associazione<br />
culturale Temporiuso.net [6]<br />
(Cantaluppi, Inti e Persichino 2015),<br />
consentendo la diffusione di pratiche<br />
di riuso tem-poraneo in tutta la città,<br />
interessando anche quegli spazi dal<br />
futuro incerto per via della situazione<br />
di strallo che oggi caratterizza diverse<br />
operazioni di trasformazione urbana. A<br />
tal proposito, è interessante il [7]<br />
progetto P7 per la riattivazione di una<br />
delle sette palazzine su Viale Molise,<br />
di proprietà della So.Ge.MI, all’interno<br />
della vasta area dei Mercati Generali<br />
(Fig. 2). A seguito del fallimento di<br />
alcuni tentativi di riqualificazione<br />
dell’intero comparto, l’associazione<br />
Temporiuso.net ha messo in atto una<br />
serie di iniziative che hanno<br />
consentito il riutilizzo del bene<br />
attraverso l’allestimento di spazi di<br />
co-working, di aggregazione di<br />
quartiere e di studentato a prezzi lowcost<br />
[8] (Fig. 3).<br />
Ad ogni modo, oltre all’adozione della<br />
delibera comunale, che si configura lo<br />
strumento utilizzato più di frequente<br />
dalle pubbliche amministrazioni per<br />
semplificare l’iter per il permesso di<br />
abitabilità e uso temporaneo, ciò che<br />
accomuna sempre più città in Italia è<br />
la scelta di adottare il “Regolamento<br />
sulla collaborazione tra cittadini e<br />
amministrazione per la cura e la rigenerazione<br />
dei beni comuni urbani” [9].<br />
Si tratta di un documento che stabilisce<br />
principi e modalità da seguire per<br />
favorire una efficace collaborazione<br />
tra le istituzioni e la cittadinanza nella<br />
gestione di beni di proprietà pubblica,<br />
in disuso o sottoutilizzati, che si<br />
intende rigenerare, anche solo<br />
temporaneamente, attraverso lo sviluppo<br />
di progetti orientati a promuovere<br />
la creatività urbana,<br />
l’innovazione sociale o la produzione<br />
di servizi, in attesa di stabilire<br />
destinazioni d’uso definitive (Comune<br />
di Bologna e Lab-sus 2014). Il cuore<br />
del regolamento è il “Patto di<br />
collaborazione” con cui il Comune e i<br />
cittadini concordano le modalità per<br />
la realizzazione degli interventi sui<br />
beni comuni urbani<br />
(individuati dall’amministrazione o<br />
proposti dal basso) che vanno dalla<br />
cura occasionale, alla cura costante e<br />
continuativa, sino alla gestione condivisa<br />
e alla rigenerazione, prestando<br />
attenzione a definire usi compatibili<br />
con gli eventuali valori storici e architettonici<br />
riconosciuti [10] (De Medici<br />
2010; De Medici e Pinto 2012) .<br />
Il Patto di collaborazione definisce gli<br />
obbiettivi e la durata della collaborazione,<br />
i reciproci impegni dei sog-getti<br />
coinvolti e le forme di sostegno<br />
messe a disposizione del Comune, le<br />
modalità di fruizione collettiva, ma<br />
anche le conseguenze di eventuali<br />
danni a persone o cose e gli assetti<br />
conseguenti alla conclusione della<br />
Fig. 5 - Planimetria del Livello 0 dell’ex carcere di S. Agata. In<br />
colore giallo sono evidenziati gli spazi destinati<br />
all'associazione Maite, così come previsto dal Patto di<br />
Collaborazione. Fonte: (Comune di Bergamo 2017)<br />
GOVERNANCE<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 9
GOVERNANCE<br />
collaborazione [11]. Recenti<br />
esperienze hanno messo in luce come<br />
le ini-ziative di natura culturale e<br />
sociale promosse dal basso e<br />
regolamentate dallo strumento del<br />
Patto di collabo-razione abbiano<br />
contribuito a riempire di significato<br />
tanti spazi pubblici in disuso o in stato<br />
di abbandono, anche all’interno di più<br />
complessi program-mi di<br />
rigenerazione urbana, come è<br />
avvenuto per l’ex carcere di<br />
Sant’Agata, nel nucleo antico di<br />
Bergamo Alta, di-smesso da quasi<br />
trent’anni (Fig. 4). Qui, dopo il<br />
trasferimento del bene dallo Stato al<br />
Comune [12] , nell’Aprile del 2017 il<br />
MiBACT, l’Agenzia del Demanio e la<br />
città di Bergamo hanno stipulato un<br />
Accordo di Valorizzazione per l’intero<br />
complesso monumentale, definendo<br />
un ambizioso progetto che contempla<br />
la possibilità di destinare alcuni spazi<br />
a utilizzi temporanei per finalità culturali.<br />
La successiva stipula del Patto<br />
di collaborazione con l’Associazione<br />
culturale Maite (Comune di Bergamo<br />
2017) ha consentito l’avvio di un ricco<br />
programma di iniziative in ambito<br />
artistico-culturale (progetto ExSA) integrate<br />
nelle dinamiche urbane della<br />
città e capaci di rafforzare il tessuto di<br />
relazioni CONCLUSIONI sociali nel quartiere (Fig. 5).<br />
I principi teorici e operativi discussi<br />
consentono di promuovere il riuso<br />
temporaneo e le forme di gestione<br />
collaborativa del patrimonio immobiliare<br />
pubblico come pratica ordinaria<br />
di rigenerazione della città storica,<br />
capace di accompagnarne il naturale<br />
processo di rinnovamento in linea<br />
con le sei principali declinazioni del<br />
paradigma della Smart City, ovvero:<br />
Smart Governance; Smart Economy;<br />
Smart Mobility; Smart Environment;<br />
Smart People; Smart Living (European<br />
Parlament 2014).<br />
Innanzitutto, l’implementazione di<br />
politiche e progetti per il riuso e la<br />
rigenerazione del patrimonio costruito<br />
storico, tra cui rientra anche<br />
il riuso temporaneo, rappresenta un<br />
compito primario dell’urbanistica da<br />
qui ai prossimi decenni e si configura<br />
come un’azione fondamentale per<br />
perseguire un modello di sviluppo<br />
rigenerativo (Restorative Development)<br />
(Cunningham 2002) e sostenibile (UE<br />
2016). Infatti, il riuso del costruito<br />
esistente è un principio cardine della<br />
città sostenibile che cresce al suo<br />
interno recuperando le parti dismesse<br />
e gli spazi in abbandono e limitando<br />
l’ulteriore consumo di suolo, prerogativa<br />
dinanzi alla quale non ci si può<br />
sottrarre (Gallione e Favaron 2015).<br />
Il modello di città compatta (Musco<br />
2009), che si contrappone a quello<br />
dell’urban sprawl, non solo consente di<br />
salvaguardare l’ambiente e ristabilire<br />
un uso bilanciato del territorio urbano<br />
e non urbano (Smart Environment), ma<br />
favorisce anche la transizione verso<br />
sistemi di trasporto ecologici (Smart<br />
Mobility), limitando in tal modo la<br />
concentrazione di sostanze inquinanti<br />
nell’atmosfera.<br />
Ma ancora, la costruzione di partnership<br />
tra istituzioni e cittadini per il<br />
riuso e la gestione dei beni immobili<br />
pubblici sulla base di appositi regolamenti<br />
aiuta a consolidare un modello<br />
di governance urbana efficiente,<br />
all’interno della quale i diversi attori<br />
collaborano per il raggiungimento<br />
di obbiettivi condivisi, nell’interesse<br />
delle comunità (Smart Governance).<br />
Elemento caratteristico del principio<br />
della Smart Governance è anche la<br />
capacità di integrare le proposte di<br />
riuso provenienti dal basso all’interno<br />
di più complessi programmi di rigenerazione<br />
della città, concependo le<br />
operazioni di trasformazione urbana<br />
come processi incrementali aperti a<br />
sempre nuove suggestioni provenienti<br />
dall’esterno (Robiglio, 2017). La maggiore<br />
apertura verso queste iniziative<br />
ha spesso consentito di trasformare<br />
le strutture esistenti in spazi polifunzionali,<br />
pluriservizi e multitasking per<br />
assolvere a molteplici funzioni d’uso<br />
e rispondere alle necessità di diversi<br />
fruitori, migliorando l’offerta di servizi<br />
culturali o rispondendo a una precisa<br />
domanda di contesto, in un’ottica di<br />
nuovo welfare urbano (Smart Ecomony).<br />
Inoltre, laddove la disponibilità<br />
di beni abbia consentito l’avvio di<br />
start up giovanili, gli spazi vuoti sono<br />
stati riempiti di idee, energie e talenti<br />
individuali e collettivi, contribuendo<br />
alla rinascita di intere parti di città<br />
(Campagnoli 2014). Sono tutti segni di<br />
una società inclusiva che punta a valorizzare<br />
il capitale umano, a promuove<br />
la creatività e l’innovazione sociale<br />
(Smart People), considerata fondamentale<br />
per lo sviluppo dei territori,<br />
specialmente in momenti di crisi.<br />
Per concludere, la riappropriazione<br />
di spazi in abbandono da parte della<br />
cittadinanza attiva attraverso la promozione<br />
di attività e servizi culturali<br />
contribuisce a rendere le aree urbane<br />
storiche più sicure e attrattive, a<br />
migliorare la qualità della vita della<br />
popolazione (Smart Living) e ad accrescere<br />
il senso di appartenenza e responsabilità<br />
delle comunità insediate.<br />
Non soltanto i super progetti ipertecnologici<br />
ma anche i piccoli e modesti<br />
interventi legati alle singole realtà<br />
locali e territoriali possono contribuire<br />
efficacemente alla costruzione di una<br />
dimensione tutta italiana dell’idea di<br />
Smart City (Franz 2014).<br />
Il presente contributo è stato prodotto<br />
durante la frequenza del corso<br />
di dottorato in ingegneria Civile e<br />
architettura dell’università degli<br />
studi di Cagliari, a.a. 2014/2015 -<br />
XXX ciclo, con il supporto di una<br />
borsa di studio finanziata con le<br />
risorse del P.O.R. SARDEGNA F.S.E.<br />
2007-2013 - Obiettivo competitività<br />
regionale e occupazione, asse IV<br />
Capitale umano, linea di attività l.3.1<br />
“finanziamento di corsi di dottorato<br />
finalizzati alla formazione di capitale<br />
umano altamente specializzato, in<br />
particolare per i settori dell’ICT, delle<br />
nanotecnologie e delle biotecnologie,<br />
dell’energia e dello sviluppo<br />
sostenibile, dell’agroalimentare e dei<br />
materiali tradizionali”.<br />
10 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
NOTE<br />
[1] Tra i manufatti e le infrastrutture<br />
che hanno costruito la città pubblica tra<br />
Ottocento e Novecento si annoverano<br />
ferrovie, fabbriche, ortomercati, mattatoi,<br />
opifici, ospedali, carceri, caserme. Si tratta<br />
di grandi complessi che hanno ospitato<br />
importanti funzioni pubbliche e che, divenuti<br />
obsoleti, vengono dismessi, in attesa<br />
di definirne nuovi cicli di vita.<br />
[2] Volendo scorgere lo sguardo al<br />
contesto statunitense, la pratica del riuso<br />
temporaneo inizia ad essere presa in<br />
considerazione anche dagli operatori<br />
privati desiderosi di investire negli spazi<br />
abbandonati attraverso un progetto-processo<br />
di adaptive reuse (Robiglio 2016 e<br />
2017). Infatti, le modalità di occupazione<br />
informale degli spazi, sulla base dell’organizzazione<br />
di eventi, festival culturali<br />
e artistici, possono costituire le prime<br />
fasi di un processo di riuso attraverso le<br />
quali iniziare a costruire un senso e una<br />
coscienza del luogo, a definire nuove centralità<br />
urbane, a testare l’attrattività del<br />
progetto e ad accrescere il valore sociale<br />
ed economico del bene.<br />
[3] Si fa riferimento alla legge dell’8<br />
giugno 1990, n. 142, Ordinamento delle<br />
autonomie locali, art 36, comma 3. La<br />
legge attribuiva ai sindaci la competenza<br />
in materia di coordinamento degli orari<br />
dei servizi pubblici.<br />
[4] La legge costituzionale 18 ottobre<br />
2001, n. 3 “Modifiche al titolo V della parte<br />
seconda della Costituzione” pubblicata<br />
nella Gazzetta Ufficiale n. 248 del 24<br />
ottobre 2001, recita:<br />
«Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane<br />
e Comuni favoriscono l’autonoma<br />
iniziativa dei cittadini, singoli e associati,<br />
per lo svolgimento di attività di interesse<br />
generale, sulla base del principio della<br />
sussidiarietà» (art. 118, ultimo comma).<br />
[5] Si tratta del Decreto Legge 12 settembre<br />
2014, n. 133, convertito in Legge, con<br />
modificazioni, dall’art. 1, comma 1, Legge<br />
11 novembre 2014, n. 164. L’art. 24 (Misure<br />
di agevolazione della partecipazione<br />
delle comunità locali in materia di tutela<br />
e valorizzazione del territorio) recita:<br />
«I Comuni possono definire i criteri e le<br />
condizioni per la realizzazione di interventi<br />
su progetti presentati da cittadini<br />
singoli e associati, purchè individuati in<br />
relazione al territorio da riqualificare.<br />
Gli interventi possono riguardare la<br />
pulizia, la manutenzione, l’abbellimento<br />
di aree verdi, piazze o strade ed in genere<br />
la valorizzazione di una limitata zona del<br />
territorio urbano o extraurbano. In relazione<br />
alla tipologia dei predetti interventi<br />
i Comuni possono deliberare riduzioni<br />
o esenzioni di tributi inerenti al tipo di<br />
attività posta in essere. L’esenzione viene<br />
concessa per un periodo limitato, per<br />
specifici tributi e per attività individuate<br />
dai Comuni, in ragione dell’esercizio<br />
sussidiario dell’attività posta in essere»<br />
(art. 24, comma 1).<br />
[6] Temporiuso.net è un’associazione<br />
culturale per la promozione di progetti di<br />
riuso temporaneo di spazi in abbandono, i<br />
cui fondatori e coordinatori sono Isabella<br />
Inti, Valeria Inguaggiato, Giulia Cantaluppi,<br />
Andrea Graglia, e dal 2011 anche Matteo<br />
Persichino.<br />
[7] Il progetto P7. Palazzina Liberty Ospitalità<br />
e Scambio è un progetto pilota di<br />
riuso temporaneo promosso e gestito in<br />
prima linea dall’associazione Temporiuso.<br />
net a partire dal 2012 nell’ambito del programma<br />
Temporiuso X Milano, all’interno<br />
del progetto di “Riattivazione di spazi di<br />
interesse cittadino con progetti di riuso<br />
temporaneo” sostenuto dal Comune di<br />
Milano e dal DAStU, Politecnico di Milano,<br />
sulla base della Protocollo d’intesa siglato<br />
il 30 marzo 2012.<br />
[8] Il progetto ha consentito di mettere<br />
in atto le 7 azioni ritenute strategiche<br />
per avviare e gestire un progetto di riuso<br />
temporaneo, così come illustrato nel<br />
Manuale per il riuso temporaneo di spazi<br />
in abbandono ideato dalla stessa associazione<br />
(Cantaluppi, Inti e Persichino, 2015):<br />
1) mappare gli spazi abbandonati e<br />
sottoutilizzati per conoscere le diverse<br />
tipologie di offerta (Offerta);<br />
2) mappare le popolazioni che potrebbero<br />
fruire degli spazi (Domanda);<br />
3) individuare possibili nuovi usi degli<br />
spazi in riferimento al determinato contesto<br />
locale (Cicli di vita);<br />
4) definire il livello di interventi, straordinari<br />
e ordinari, necessari per adeguare gli<br />
spazi (Livelli);<br />
5) redigere bandi pubblici o “inviti alla<br />
creatività” per l’assegnazione degli spazi<br />
(Bandi);<br />
6) definire modelli di gestione, le regole<br />
d’uso, condivisione e apertura al pubblico<br />
degli spazi (Regole);<br />
7) sviluppare politiche pubbliche per<br />
consolidare e implementare i progetti di<br />
riuso temporaneo e valorizzazione del<br />
patrimonio immobiliare e paesaggistico<br />
(Politiche).<br />
[9] Il “Regolamento sulla collaborazione<br />
tra cittadini e amministrazione per la<br />
cura e la rigenerazione dei beni comuni<br />
urbani” è stato ideato nel 2014 da Labsus<br />
– Laboratorio per la sussidiarietà, in<br />
collaborazione con il Comune di Bologna.<br />
Scaricabile al seguente link: http://www.<br />
labsus.org/i-regolamenti-per-lamministrazione-condivisa-dei-beni-comuni/<br />
Il Comune di Bologna è stato il primo in<br />
Italia ad aver approvato il Regolamento,<br />
il 19 maggio 2014, con deliberazione del<br />
Consiglio Comunale O.d.G. n.172/2014,<br />
P.G. n. 45010/2014.<br />
[10] Qualora i progetti di rigenerazione<br />
proposti riguardino beni culturali e paesaggistici<br />
sottoposti a tutela ai sensi del<br />
decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42,<br />
essi sono preventivamente sottoposti al<br />
parere della Soprintendenza competente,<br />
secondo le procedure previste dal<br />
dettato del Codice dei Beni culturali e del<br />
paesaggio.<br />
[11] Per ulteriori approfondimenti visitare<br />
il portale di Labsus: http://www.labsus.<br />
org<br />
[12] Nel 2012, l’immobile è stato oggetto<br />
di un accordo tra l’Agenzia del Demanio,<br />
il Ministero per i Beni e le Attività<br />
Culturali-Direzione Regionale per i Beni<br />
Culturali e Paesaggistici della Lombardia<br />
e il Comune di Bergamo per il trasferimento<br />
dallo Stato al Comune a titolo<br />
non oneroso e per la definizione di un<br />
programma di tutela e di valorizzazione<br />
ai sensi dell’art. 5, comma 5, del D.Lgs. n.<br />
85/2010 sul federalismo demaniale e del<br />
D.Lgs. n. 42/2004.<br />
GOVERNANCE<br />
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Amsterdam, The Netherlands.<br />
AUTORE<br />
Mara Ladu<br />
maraladu@unica.it<br />
Architetto e dottoranda del Corso di<br />
Ingegneria Civile e Architettura presso<br />
il Dipartimento di Ingegneria Civile,<br />
Ambientale e Architettura (DICAAR) –<br />
Università di Cagliari.<br />
ABSTRACT<br />
Since the late 20th century European<br />
cities have had to face with<br />
many vacant buildings and spaces<br />
that had lost their original purpose.<br />
Not only industrial sites but also<br />
important public properties across<br />
cities and their historic urban cores<br />
demand new uses to meet the needs<br />
of contemporary society. Although<br />
this issue assumes a significant role<br />
in Italian politics, difficulties remain<br />
in the management framework,<br />
especially because of the lack<br />
of public resources and private<br />
investments in the Age of Austerity.<br />
This paper will argue that collaboration<br />
between citizens and local<br />
authorities for temporarily using<br />
and having care of “urban commons”<br />
could be a successful approach to<br />
revitalize historic cities according to<br />
the paradigm of Smart City.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
patrimonio immobiliare pubblico; dismissioni;<br />
riuso temporaneo; gestione<br />
condivisa<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 11
COMMUNITY<br />
La consulenza della psicologia<br />
ambientale e architettonica per lo<br />
sviluppo della Smart City<br />
di Ferdinando Fornara<br />
Il seguente contributo<br />
ha l’obiettivo di presentare<br />
una branca disciplinare<br />
ancora poco<br />
conosciuta, definita<br />
Psicologia Ambientale<br />
o Psicologia Architettonica,<br />
in riferimento<br />
alle sue potenzialità di<br />
consulenza e supporto<br />
alla progettazione e<br />
pianificazione di spazi<br />
urbani nell’ottica della<br />
Smart City.<br />
In particolare, verrà sottolineata<br />
l’importanza di rilevare le valutazioni<br />
espresse dai cosiddetti utenti<br />
o utilizzatori dell’ambiente urbano, in<br />
modo da dare piena attuazione a una<br />
filosofia progettuale che sia realmente<br />
“centrata sull’utente”. Chiaramente,<br />
l’utilità di tali informazioni valutative<br />
fornite al versante della progettazione<br />
e pianificazione urbana è direttamente<br />
proporzionale al livello di attendibilità<br />
dei dati raccolti e, di conseguenza,<br />
al rigore metodologico delle<br />
procedure di ricerca. In tal senso, la<br />
letteratura scientifica psicologico-ambientale<br />
sulla valutazione di qualità<br />
dei luoghi urbani rispecchia fedelmente<br />
l’esigenza di una progettazione<br />
basata sull’evidenza empirica (evidence-based<br />
design), al fine di migliorare<br />
la qualità globale di un intervento e<br />
di soddisfare i bisogni e le aspettative<br />
di coloro che occupano l’unità ambientale<br />
interessata dall’intervento.<br />
LE ORIGINI DELLA PSICOLOGIA<br />
AMBIENTALE E ARCHITETTONICA<br />
Come riportato nel volume “Che<br />
cosa è la psicologia architettonica”<br />
(Bonaiuto, Bilotta, & Fornara, 2004),<br />
nel mese di ottobre del 1944, quando<br />
ancora era in corso la II° Guerra<br />
Mondiale, il primo ministro britannico<br />
Winston Churchill, durante un discorso<br />
nella Camera dei Comuni distrutta dai<br />
bombardamenti, dichiarò: “Noi diamo<br />
forma ai nostri edifici che a loro<br />
volta ci formano”. Seguendo questa<br />
prospettiva, Churchill indicò alcune<br />
caratteristiche che la Camera dei Comuni<br />
avrebbe dovuto presentare dopo<br />
la sua ricostruzione, vale a dire essere<br />
sufficientemente ampia, anche se non<br />
abbastanza da contenere tutti i suoi<br />
membri insieme, da non destare però<br />
l’impressione di sovraffollamento.<br />
Dunque, questo discorso dimostrava<br />
una particolare attenzione non solo<br />
ai requisiti di ordine funzionale che<br />
un edificio deve soddisfare, ma anche<br />
a quegli aspetti affettivi, comunicativi<br />
e simbolici che caratterizzano le<br />
relazioni tra le persone e il setting<br />
fisico-spaziale. In altre parole, la costruzione<br />
(o il rinnovo) di edifici deve<br />
essere guidata non solo da criteri<br />
funzionali, ma anche dalla la necessità<br />
di garantire forme che tengano<br />
conto dei processi socio-psicologici<br />
relativi alle persone che li occupano.<br />
Seguendo queste indicazioni, numerosi<br />
studi vennero finanziati negli anni<br />
del dopoguerra dal governo britannico<br />
per analizzare i legami tra il setting<br />
12 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
architettonico e i comportamenti,<br />
puntando sulla collaborazione tra le<br />
discipline architettonico-urbanistiche<br />
e quelle psicologiche. Tale spinta alla<br />
collaborazione interdisciplinare è alla<br />
base della nascita, negli anni ’60 dello<br />
scorso secolo, di un campo di studi<br />
che ha preso il nome di “Psicologia<br />
Ambientale” (“Environmental Psychology”:<br />
Proshansky, Ittelson, & Rivlin,<br />
1970) o “Psicologia Architettonica”<br />
(“Architectural Psychology”: Canter,<br />
1970), che è stata favorita dalla formazione<br />
di gruppi di ricerca costituiti<br />
da architetti e psicologi, in Nord America<br />
e in Europa (soprattutto in Gran<br />
Bretagna e in Svezia), con particolare<br />
riferimento alla progettazione di ambienti<br />
residenziali e ospedalieri. La<br />
Psicologia Ambientale (o Architettonica[1])<br />
si è delineata come possibile<br />
ponte tra problematiche di ordine<br />
concreto-operativo e individuazione di<br />
soluzioni ottimali, non solo dal punto<br />
di vista estetico-visivo, ma soprattutto<br />
da quello dell’adeguatezza (funzionale,<br />
comunicativa e simbolica) della<br />
progettazione rispetto alle esigenze e<br />
alle aspettative degli utenti (Bonnes<br />
& Secchiaroli, 1992). Tra i principali<br />
obiettivi di questa nuova disciplina<br />
c’era quello di ridimensionare l’eccessiva<br />
distanza tra progettisti e utenti,<br />
modificando in primo luogo le modalità<br />
di ideazione e realizzazione del<br />
processo progettuale.<br />
Fin dai suoi inizi, questa nuova disciplina<br />
ha mirato a rilevare le modalità<br />
attraverso le quali le persone rispondono<br />
a specifiche disposizioni dello<br />
spazio fisico e, in tal senso, i contributi<br />
forniti assumono una forte valenza<br />
operativa. L’obiettivo era quello di<br />
raccogliere informazioni sui modi in<br />
cui la disposizione fisico-spaziale può<br />
contribuire a un efficace assolvimento<br />
degli scopi ai quali gli ambienti sono<br />
stati destinati o, in altre parole, a individuare<br />
le caratteristiche fisiche che<br />
lo spazio deve possedere per risultare<br />
adeguato alle funzioni che è chiamato<br />
ad assolvere e per facilitare le azioni<br />
degli occupanti.<br />
In una fase successiva, a partire dagli<br />
anni ’70 dello scorso secolo, il focus di<br />
studio si è allargato alla valutazione<br />
da parte degli utenti di quanto un<br />
determinato setting fisico-spaziale<br />
sia soddisfacente nell’ottica della promozione<br />
di una positiva esperienza<br />
dell’ambiente. Tale interesse è legato<br />
allo specifico contributo che la psicologia<br />
ambientale e architettonica può<br />
fornire alla progettazione, nei termini<br />
di conoscenze e competenze teorico-metodologiche<br />
capaci di indagare<br />
e interpretare l’interfaccia tra il versante<br />
utente e il versante progettuale,<br />
come verrà esposto nel prossimo paragrafo.<br />
LA VALUTAZIONE<br />
DI QUALITÀ AMBIENTALE<br />
A grandi linee, esistono due tipi di<br />
indagine di valutazione ambientale.<br />
Il primo tipo si riferisce a valutazioni<br />
tecniche che utilizzano strumentazioni<br />
elettroniche e meccaniche, o altri<br />
parametri “oggettivi”, per rilevare e misurare<br />
il livello di qualità ambientale<br />
di una determinata unità territoriale.<br />
Questa valutazione è definita “tecnica”<br />
(Gifford, 2002) o “oggettiva” o “esperta”<br />
(Bonnes & Bonaiuto, 1995). Le Valutazioni<br />
di Impatto Ambientale (VIA) e<br />
le Valutazioni Ambientali Strategiche<br />
(VAS) costituiscono esempi di questo<br />
tipo di valutazione.<br />
Il secondo tipo, finora relativamente<br />
trascurato come potenziale fonte informativa,<br />
si basa invece sulla raccolta<br />
di dati percettivo-valutativi prodotti<br />
da osservatori o utilizzatori di un dato<br />
contesto o elemento ambientale. In<br />
questo caso, dunque, i valutatori sono<br />
individui chiamati a dare un giudizio<br />
sulla qualità o su altre caratteristiche<br />
ambientali. Questa valutazione è definita<br />
“basata sull’osservatore” - Gifford,<br />
COMMUNITY<br />
Spazi urbani nella smart city. Credit: “marfis75 on flickr”.<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 13
COMMUNITY<br />
2002) oppure “soggettiva” o “ingenua”<br />
(Bonnes & Bonaiuto, 1995). La valutazione<br />
ambientale “soggettiva” riflette<br />
dunque una misura “esperienziale”<br />
della qualità ambientale e, in tal senso,<br />
rappresenta <strong>uno</strong> degli interessi di<br />
ricerca più fertili delle Psicologia Ambientale<br />
e Architettonica fin dalla sua<br />
emersione come campo disciplinare<br />
distinto.<br />
Per quanto le valutazioni tecniche<br />
possano essere facilmente identificate<br />
come misure “oggettive”, mentre le<br />
valutazioni ingenue possano essere<br />
considerate misure “soggettive”, in realtà<br />
è sempre presente un certo grado<br />
di soggettività nelle prime così come<br />
gli studi sulle seconde aspirano ad un<br />
certo grado di oggettivabilità attraverso<br />
rigorose procedure metodologiche<br />
di standardizzazione. Difatti, nel<br />
primo caso, gli esperti che conducono<br />
valutazioni oggettive sono chiamati<br />
a decidere sia quali elementi o caratteristiche<br />
dell’ambiente sono da<br />
misurare (Uzzell, 1989), sia quali spazi<br />
e quali tempi scegliere per le rilevazioni<br />
(Zube, 1980). Chiaramente, tali<br />
decisioni comportano un certo livello<br />
di arbitrarietà nella scelta decisionale<br />
del valutatore. Nel secondo caso, d’altro<br />
canto, i ricercatori che conducono<br />
studi sulle valutazioni soggettive mirano<br />
a costruire misure replicabili che<br />
presentino adeguati indici di validità,<br />
attendibilità, sensibilità e utilità (Craik<br />
& Feimer, 1987). Le valutazioni oggettive<br />
e quelle soggettive non sono da<br />
intendere necessariamente come metodologie<br />
alternative allo studio delle<br />
valutazioni ambientali, ma piuttosto<br />
rappresentano due differenti livelli di<br />
rilevazione che possono essere utilizzati<br />
in modo complementare all’interno<br />
di <strong>uno</strong> stesso programma o studio.<br />
L’importanza della dimensione “soggettiva”<br />
emerge laddove si tenga<br />
conto delle tre principali categorie<br />
di attori sociali che sono coinvolti in<br />
qualunque scelta in campo ambientale,<br />
vale a dire, come riportato da Bonnes<br />
e Secchiaroli (1992): a) i decisori o<br />
gestori (autorità locali, statali e sovranazionali<br />
che sono istituzionalmente<br />
preposti a decidere circa l’assetto<br />
del sistema ambientale in oggetto);<br />
b) i tecnici e gli esperti (progettisti,<br />
urbanisti, ingegneri e studiosi delle<br />
scienze ambientali, i quali per le loro<br />
competenze specialistiche sono chiamati<br />
dai decisori istituzionali a fornire<br />
conoscenze e proposte atte ad orientare<br />
le scelte decisionali e gestionali<br />
in materia ambientale); c) gli utenti<br />
o fruitori dell’ambiente in oggetto,<br />
che da un lato occupano, praticano ed<br />
esperiscono tale ambiente, utilizzando<br />
le opportunità che esso offre come<br />
risorsa per soddisfare specifici bisogni<br />
(residenziali, ricreativi, produttivi,<br />
ecc.) e, dall’altro lato, rappresentano<br />
i destinatari delle scelte dei decisori<br />
ambientali e delle analisi degli esperti<br />
ambientali.<br />
La distinzione tra queste tre categorie<br />
di attori ambientali risulta particolarmente<br />
utile se si vogliono esaminare<br />
le similarità e le differenze tra le rappresentazioni<br />
espresse da ciascuna<br />
categoria in merito all’ambiente in<br />
oggetto. In tal senso, riveste particolare<br />
importanza il confronto tra le<br />
valutazioni degli esperti ambientali,<br />
che sono basate sulle risultanze di<br />
procedimenti analitico-sistematici,<br />
e quelle dei fruitori, che si formano<br />
tramite processi transazionali in cui<br />
si integrano elementi cognitivi ed<br />
affettivi. Dato che i decisori istituzionali<br />
si affidano generalmente alle<br />
stime fornite dagli esperti, nel caso gli<br />
utenti manifestino concezioni diverse<br />
da questi ultimi, le scelte gestionali e<br />
decisionali prese risulterebbero incongruenti<br />
con i bisogni, le aspettative<br />
e i valori espressi dai fruitori, i quali<br />
sono per definizione i destinatari di<br />
tali scelte. Quindi, coloro che hanno<br />
il mandato di decidere in materia di<br />
gestione ambientale dovrebbero prendere<br />
in considerazione anche i dati<br />
di ricerca basati sui comportamenti o<br />
gli atteggiamenti degli utenti, accanto<br />
alle valutazioni “tecniche” fornite<br />
dal versante esperto. Tale opzione<br />
risulta particolarmente necessaria<br />
sia alla luce delle differenti concezioni<br />
espresse da questi due livelli,<br />
che possono dar luogo a valutazioni<br />
diverse sugli attributi fisico-spaziali<br />
che caratterizzano un determinato<br />
luogo, sia in un’ottica di sviluppo della<br />
Smart City, che non può prescindere<br />
da una maggiore considerazione degli<br />
occupanti (residenti, pendolari, turisti,<br />
ecc.) nella pianificazione, riqualificazione<br />
e gestione degli spazi urbani. A<br />
questo proposito, un importante filone<br />
di studio della psicologia ambientale<br />
e architettonica è costituito dalla individuazione<br />
e codifica di indicatori di<br />
qualità urbana percepita.<br />
GLI INDICATORI DI QUALITÀ UR-<br />
BANA RESIDENZIALE PERCEPITA<br />
La costruzione di strumenti per la<br />
misura di indicatori di qualità urbana<br />
percepita prende le mosse dagli studi<br />
di Craik e Zube (1976), che furono tra<br />
i primi a sottolineare l’importanza<br />
di misurare la qualità “soggettiva” di<br />
un dato attributo ambientale (basata<br />
sulla percezione individuale) accanto<br />
alla sua qualità “oggettiva” (basata<br />
sulle stime degli apparati tecnologici<br />
o codificata dagli esperti). Dunque,<br />
questi studiosi hanno promosso l’uso<br />
di PEQIs (Perceived Environmental Quality<br />
Indices), ad esempio, sulla qualità<br />
dell’aria o dell’acqua di un dato territorio.<br />
Successivamente, tale approccio è stato<br />
utilizzato per lo studio della qualità<br />
urbana dell’ambiente di residenza.<br />
Nello specifico, come riportato da Bonaiuto<br />
e colleghi (2004), i principali<br />
aspetti valutativi individuati in merito<br />
ai luoghi di residenza urbani riguardano<br />
gli aspetti spaziali (architettonico-urbanistici),<br />
socio-relazionali,<br />
funzionali (servizi) e contestuali (ritmo<br />
di vita, livello di inquinamento, manutenzione<br />
degli spazi).<br />
Ricerche successive condotte nel<br />
contesto italiano hanno mirato allo<br />
sviluppo, validazione e raffinamento<br />
14 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
di un questionario composto da scale<br />
di misura standardizzate per indicatori<br />
di qualità percepita dell’ambiente<br />
residenziale urbano, conosciuti a<br />
livello internazionale con l’acronimo<br />
PREQIs (Perceived Residential Environment<br />
Quality Indicators; cfr. Bonaiuto,<br />
Fornara, & Bonnes, 2003, 2006) e, nel<br />
contesto lingustico-culturale italiano,<br />
con l’acronimo IQURP (Indicatori di<br />
Qualità Urbana Residenziale Percepita;<br />
cfr. Fornara, Bonaiuto, & Bonnes,<br />
2010a). Accanto alla versione base del<br />
questionario PREQIs è stata anche validata<br />
una versione breve dello stesso<br />
(Fornara, Bonaiuto, & Bonnes, 2010b).<br />
Le scale in questione<br />
sono le seguenti, suddivise<br />
per i rispettivi macro-aspetti<br />
valutativi:<br />
A) Aspetti architettonico-urbanistici:<br />
1) spazio architettonico-urbanistico,<br />
2) accessibilità<br />
e viabilità, 3) aree verdi;<br />
B) Aspetti socio-relazionali: 4)<br />
gente e relazioni sociali;<br />
C) Aspetti funzionali: 5) servizi<br />
socio-sanitari, 6) attività sportive<br />
e culturali, 7) servizi commerciali,<br />
8) servizi di trasporto<br />
pubblico;<br />
D) Aspetti contestuali: 9) “clima”<br />
psicologico, 10) salubrità ambientale,<br />
11) manutenzione e<br />
cura.<br />
Tali scale comprendono nel loro insieme<br />
i seguenti 19 IQURP (o PREQIs):<br />
1) estetica degli edifici, 2) volumetria<br />
degli edifici, 3) densità degli edifici, 4)<br />
collegamenti con il resto della città,<br />
5) praticabilità degli spazi interni, 6)<br />
spazi verdi, 7) discrezione e civiltà, 8)<br />
socievolezza e cordialità, 9) sicurezza<br />
e tolleranza, 10) servizi socio sanitari,<br />
11) servizi scolastici, 12) servizi ed<br />
impianti sportivi, 13) attività culturali<br />
e di svago, 14) servizi commerciali, 15)<br />
servizi di trasporto pubblico, 16) “clima”<br />
psicologico stimolante/monotono,<br />
17) “clima” psicologico tranquillo/<br />
caotico, 18) pulizia e silenziosità, 19)<br />
manutenzione e cura.<br />
Il questionario è stato concepito con<br />
una struttura modulare, in modo da<br />
poterne utilizzare le scale anche separatamente,<br />
e quindi somministrare<br />
alcune scale e non altre, a seconda<br />
delle qualità ambientali alle quali i<br />
ricercatori sono interessati.<br />
Esempi di utilizzo di questi indicatori<br />
in ausilio al campo della progettazione<br />
sono forniti da una rilevazione (su<br />
un campione di residenti del quartiere)<br />
inserita nel progetto di riqualificazione<br />
di una piazza urbana romana<br />
(Bonaiuto & Fornara, 2003) e da<br />
un’indagine psicologico-ambientale<br />
sulla soddisfazione, le aspettative e i<br />
desiderata residenziali dei condomini<br />
in un complesso abitativo del quartiere<br />
Eur-Torrino di Roma (Fornara,<br />
Bonaiuto, Bonnes, Carrus, & Passafaro,<br />
2007). A tal proposito, è stato inoltre<br />
pubblicato <strong>uno</strong> specifico manuale (in<br />
italiano: Fornara et al., 2010a) con<br />
tutte le informazioni necessarie per<br />
l’utilizzo del questionario a scopo di<br />
ricerca o applicativo, sia nella sua versione<br />
base che in quella breve.<br />
Recentemente, sono state create e<br />
utilizzate versioni dei PREQIs per casi<br />
studio ad hoc in vari contesti linguistico-culturali,<br />
sia in Europa, come ad<br />
esempio in Spagna (Battista, Passafaro,<br />
& Fornara, 2010), Francia (Fornara, Rubens,<br />
& Rioux 2014), Polonia (Debek<br />
& Janda-Debek, 2014) e Svezia (Ferreira,<br />
Johansson, e Fornara, 2014), che<br />
in paesi di altri continenti, come l’Iran<br />
(Bonaiuto, Fornara, Ariccio, Ganucci<br />
Cancellieri, & Rahimi, 2014), la Turchia<br />
(sia nella parte europea che in quella<br />
asiatica: Alves & Bilgel, 2014), la Cina<br />
(Mao, Fornara, Manca, Bonnes, & Bonaiuto,<br />
2014), e l’Australia (Upadhyay,<br />
Hyde, & Wadley, 2010).<br />
L’obiettivo-guida di queste indagini<br />
è quello di mettere a punto misure di<br />
qualità urbana residenziale “soggettiva”<br />
valide, attendibili, stabili e generalizzabili,<br />
in modo da favorirne l’utilizzo<br />
per applicazioni sul campo immediate,<br />
come nel caso di interventi di riqualificazione<br />
urbanistica o di progettazione<br />
ex-novo di complessi residenziali.<br />
In conclusione, si prevede che l’utilizzo<br />
di questo tipo di strumenti possano<br />
contribuire a caratterizzare il contributo<br />
della psicologia ambientale e<br />
architettonica al campo della progettazione<br />
e della pianificazione degli<br />
spazi urbani, all’interno di processi<br />
partecipativi che mettano l’utente al<br />
centro di un progetto orientato alla<br />
smartcityness.<br />
COMMUNITY<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 15
COMMUNITY<br />
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Zube, E.H. (1980). Research and<br />
design. Prospects for the 1980s.<br />
In A.R. Alanen (Ed.), Proceedings<br />
of the Conference on Research in<br />
Landscape Architecture (pp.1-11).<br />
Madison (WI): Department of<br />
Landscape Architecture, University<br />
of Wisconsin and Council of<br />
Educators in Landscape Architecture.<br />
NOTES<br />
[1] È da rilevare come la Psicologia<br />
Ambientale si riferisca a<br />
un campo di studio più ampio<br />
e articolato, comprendente<br />
vari aspetti della relazione<br />
persona-ambiente (ad esempio,<br />
la Psicologia Ambientale della<br />
Sostenibilità, che riguarda le<br />
dimensioni psicologico-sociali<br />
relative ai comportamenti<br />
proambientali, cfr. Bonnes,<br />
Carrus, & Passafaro, 2006),<br />
tra i quali anche quelli della<br />
Psicologia Architettonica, che<br />
studia nello specifico l’influenza<br />
degli attributi fisico-spaziali dei<br />
luoghi sulle risposte psicologiche<br />
e comportamentali a livello<br />
individuale e gruppale.<br />
AUTORE<br />
Ferdinando Fornara<br />
ffornara@unica.it<br />
Università degli Studi di Cagliari<br />
Dipartimento di Pedagogia, Psicologia,<br />
Filosofia<br />
CIRPA (Centro Interuniversitario di<br />
Ricerca in Psicologia Ambientale)<br />
Via Is Mirrionis, 1<br />
09123 Cagliari (ITALY)<br />
tel.+39 070 6757504<br />
KEYWORDS<br />
smart city; spazi urbani;<br />
psicologia ambientale;<br />
sostenibilità<br />
ABSTRACT<br />
The following contribution has<br />
the goal to present a disciplinary<br />
branch still little known,<br />
defined<br />
Environmental psychology o<br />
Architectural psychology, which<br />
refers to its potential of consultancy<br />
and support<br />
to the programming and planning<br />
of the urban space in the<br />
perspective of Smart city.<br />
16 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
part of part of<br />
WWW.SMARTCITYSOLUTIONS.EU<br />
#SCSEXPO<br />
STUTTGART<br />
17 – 19 SEPTEMBER 2019<br />
COMMUNITY<br />
part of<br />
INSPIRATION FOR<br />
THE CITY OF TOMORROW<br />
MOBILITY AND TRANSPORT<br />
ENERGY AND ENVIRONMENT<br />
SECURITY AND RESILIENCE<br />
OPEN DATA AND DATA MANAGEMENT URBAN AND SPATIAL PLANNING<br />
BECOME AN<br />
EXHIBITOR NOW!<br />
Contact us:<br />
www.smartcitysolutions.eu<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 17
SCHOLARS<br />
SCHOLARS<br />
Swinburne University of Technology<br />
La Swinburne University (Melbourne, Australia) è una grande organizzazione culturalmente<br />
diversificata. Il desiderio di innovare e di apportare cambiamenti<br />
positivi motiva i nostri studenti e il personale. Il risultato è una istituzione che<br />
cresce e si evolve ogni anno.<br />
“Il nostro istituto si concentra sulla definizione del cittadino intelligente per aiutare<br />
a creare e gestire la smart city. In breve, stiamo facendo la nostra parte per garantire<br />
che l’Australia, sede di alcune delle città più vivibili del mondo, continueranno ad<br />
essere riconosciute come sede delle più intelligenti smart cities del mondo.” [Professor<br />
Mark Burry – Foundation Director of the Data Science Research Intitute]<br />
Sito: https://www.swinburne.edu.au/research-institutes/smart-cities/<br />
Contatti: Call us: +61 (03) 9214 5177<br />
Email us: scri@swinburne.edu.au<br />
American University of Sharjah – Smart Research Institute “SCRI”<br />
Lo Smart Cities Research Institute (SCRI) è un istituto di ricerca unico e multidisciplinare che supporta nuove iniziative nella ricerca sulle città<br />
intelligenti.<br />
A Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti, SCRI sta portando avanti iniziative di ricerca all’avanguardia per fornire soluzioni innovative e strategie di implementazione<br />
per le smart cities sostenibili. Queste soluzioni e strategie modelleranno il futuro delle città per diventare ambienti di vita resilienti,<br />
efficienti, informati, connessi, sicuri, sani e sostenibili.<br />
SCRI riunisce una vasta gamma di facoltà con comprovata esperienza in settori quali telecomunicazione, Internet of Things, tecnologia dei sensori,<br />
trasporti, energia, turismo, informatica sanitaria, pianificazione urbana e ambiente. Con una forte attenzione al partenariato industriale, collaborano<br />
con i più brillanti accademici e acclamati leader del settore.<br />
Sito: https://www.aus.edu/smart-cities-research-institute-scri<br />
Contatti:<br />
Dr. Assim Sagahyroon<br />
Interim Director<br />
Tel +971 6 515 2952<br />
asagahyroon@aus.edu<br />
Rhodalyn Diola<br />
Administrative Assistant<br />
Tel +971 6 515 2952<br />
rdiola@aus.edu<br />
SMART CITY LAB – UNIVERSITA’ DI BOLOGNA – DIPARTIMENTO DI INFORMATICA SCIENZA E INGEGNERIA “DISI”<br />
Smart City Lab è un laboratorio di ricerca facente parte del DISI (Dipartimento di Informatica Scienza e Ingegneria) dell’Università di Bologna (Italia).<br />
Il laboratorio si trova in due luoghi diversi: a Cesena, Via dell’Università, 50, nello stesso edificio del Magistrale in Informatica e Ingegneria e<br />
a Bologna, in Viale Risorgimento, 2, nello stesso edificio del Magistrale in Ingegneria Informatica . Il principale obiettivo di ricerca è l’innovazione<br />
delle TIC urbane. Il capo del laboratorio è il prof. Dario Maio. Il co-direttore del laboratorio è il prof. Antonio Corradi.<br />
Sito: http://smartcity.csr.unibo.it/<br />
18 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
COMPANIES<br />
COMPANIES<br />
ENEL X<br />
Enel X è un’azienda<br />
globale che guida la<br />
trasformazione del<br />
settore dell’energia.<br />
Cambiando i paradigmi<br />
del settore,<br />
Enel X aiuta i clienti<br />
a usare la tecnologia<br />
per trasformare l’energia in nuove opportunità, affinché crescano<br />
e siano motore di progresso in tutto il mondo. Siamo un’azienda<br />
globale con solide radici nel settore dell’energia e una strategia<br />
aperta, improntata alla digitalizzazione, alla sostenibilità e<br />
all’innovazione. Utilizziamo tecnologie smart, semplici e veloci<br />
per far scoprire ai nostri clienti un nuovo modo di usare l’energia.<br />
Ovunque nel mondo<br />
Contatti: https://www.enelx.com/it/it/smart-city<br />
E-GAP<br />
E-GAP è il primo operatore mobile di ricarica<br />
per veicoli elettrici. Offre un servizio di<br />
ricarica di veicoli elettrici ovunque si trovi il<br />
veicolo. La ricarica viene richiesta dal cliente<br />
tramite l’App nel momento in cui ne ha<br />
bisogno. Il servizio viene erogato con una<br />
potenza di ricarica pari ad una colonnina di<br />
tipo fast (50 kW).<br />
Dal 2019 il servizio E-GAP, attivo a Milano, sarà esteso progressivamente in 8<br />
città europee con più elevata crescita e numero di veicoli elettrici.<br />
La visione di E-GAP è un vero e proprio impegno sociale concreto per la salvaguardia<br />
dell’ambiente e la promozione del bene comune. L’energia erogata<br />
dai Van proviene prevalentemente da fonti rinnovabili, la produzione dei materiali<br />
promozionali è realizzata quasi esclusivamente con prodotti di carta<br />
riciclata o materiali ecologici, la responsabilità e la trasparenza guidano la<br />
gestione del capitale umano.<br />
Sito: https://www.e-gap.com/<br />
Planet<br />
Il gruppo Planet nasce con l’obiettivo di progettare e realizzare ecosistemi urbani innovativi di<br />
sostenibilità sociale, ambientale ed economica. A tal fine si propone di:<br />
4mettere in atto un’offerta edilizia ad impatto sociale che generi quindi azioni e scelte concrete<br />
per il cambiamento sostenibile;<br />
4mettere in atto un’offerta ad impatto ambientale che garantisca la tutela del paesaggio e dei<br />
suoi futuri abitanti, dalla terra alla gestione delle sue risorse allo sviluppo di prodotti e servizi<br />
correlati;<br />
4sollecitare scelte e atteggiamenti in un approccio condiviso con le comunità locali per consentire<br />
il raggiungimento dell’obiettivo fondamentale di Planet Idea.<br />
Il gruppo Planet è composto da:<br />
Planet Idea - smart engineering: competence center con sede a Torino, che fornisce consulenza e sviluppa progetti per integrare l’innovazione in ambito<br />
urbano: prodotti, idee e best practice. Planet Idea opera in quattro aree tematiche: ambiente costruito, sistemi tecnologici, risorse ecosistemiche e<br />
società. All’interno di ogni area ha individuato categorie di soluzioni smart da proporre al cliente.<br />
https://www.planetidea.it<br />
Planet Housing – the smart city: con sede in Inghilterra, opera nel mercato immobiliare attraverso un approccio smart e coordina le società che<br />
agiscono direttamente sui progetti edili.<br />
Planet Service – smart services: offre numerosi servizi per le Smart City oltre a Planet APP, l’applicazione specifica per Social Smart City. Planet APP<br />
rappresenta il “pannello di controllo” della città, ed è strutturata in cinque sezioni principali: il progetto Planet, la città, la società, il cittadino e<br />
Sicurezza. Nelle città del futuro, sharing e co-operative economy avranno un ruolo strategico, così come la completa gestione della casa in mobilità.<br />
Planet APP permetterà di controllare telecamere e sensori, gestire i consumi, attivare elettrodomestici e servizi. Sarà inoltre possibile effettuare<br />
acquisti e pagamenti, che generano ricavi per i gestori della piattaforma.<br />
Planet Comercial - Comunicazione e Marketing: si ispira alla visione Smart del Gruppo Planet per comunicare in modo intelligente e innovativo,<br />
attraverso un modello di gestione commerciale all’avanguardia. La pianificazione strategica è al centro dell’offerta di Planet Comercial, e riunisce in<br />
un unico Competence center marketing, social media, pubblicità, promozione, giornalismo, graphic design e sviluppo di siti web.<br />
Planet Instituto: gestisce i progetti d’interesse pubblico della Smart City Laguna e sarà fondamentale nella gestione della città, agendo sull’educazione<br />
della popolazione e assistendo il potere pubblico nel monitorare il rispetto delle norme stabilite dal Piano generale del comune di São Gonçalo<br />
do Amarante. Attualmente offre attrezzature gratuite, permanenti e aperte alla popolazione, come la biblioteca PLANET e il cinema PLANET, oltre a<br />
corsi di formazione imprenditoriale, artigianato, inglese, formazione sociale, promuove la distribuzione di sementi autoctone e di azioni specifiche,<br />
come la Giornata del Calcio. Dal 2016 l’Istituto PLANET è parte della vita di oltre 4 mila persone, tra bambini, giovani e adulti.<br />
SG Desenvolvimento: società responsabile della realizzazione e dello sviluppo del progetto pilota Smart City Laguna, la prima Social Smart City al<br />
mondo, in costruzione nel comune di São Gonçalo do Amarante, Ceará (Brasile). I suoi fondatori hanno 25 anni di esperienza nel mercato immobiliare<br />
e nell’edilizia nazionale e internazionale.<br />
SG Premoldados: azienda con profonde radici nel design e nel know-how italiano. Offre una tecnologia innovativa, importata dall’Europa, per la<br />
produzione di autobloccanti, che garantisce un’elevata durata e una manutenzione minima nel tempo. Il processo è conforme ai più severi standard<br />
di qualità e rispetto dell’ambiente. SG Premoldados ha sede presso Smart City Ecopark, il centro tecnologico e commerciale di Smart City Laguna.<br />
www.planetsmartcity.com<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 19
NETWORKS<br />
NETWORKS<br />
Agile Cities<br />
Agile Cities è una iniziativa<br />
volta a collegare le città, i<br />
cittadini e gli innovatori con<br />
le buone pratiche che portino<br />
soluzioni innovative nelle<br />
città, e a creare strumenti e<br />
standard aperti che facilitino<br />
un mercato più efficiente, connesso e trasparente per le soluzioni innovative<br />
della città, accelerando così l’assorbimento di innova- zioni<br />
collaudate ad alto impatto.<br />
Il programma è condotto da Citymart.com e The Climate Group, con<br />
i partner Metropolis e UK Technology Strategy Board, e si concentra<br />
su tre azioni chiave:<br />
4 comunicare metodologie efficaci di innovazione delle città per<br />
individuare le esigenze della città, comunicando le sfide, sco- prendo,<br />
valutando, procurando e scalando le soluzioni;<br />
4 sviluppare una piattaforma, CityMart.com, per collegare le cit- tà<br />
con i fornitori migliorando notevolmente l’accessibilità delle informazioni<br />
e la diffusione di informazioni sui prodotti e servizi disponibili;<br />
4 sviluppare strumenti per le città e i fornitori per sostenere la città<br />
nel dotarsi di soluzioni innovative e facilitare i fornitori nel dare la<br />
giusta informazione sul prodotto in un formato convalidato migliorando<br />
così la fiducia e la trasparenza nella fornitura.<br />
Per maggiori informazioni consultare il sito https://www.citymart.<br />
com/agile-cities/<br />
Core Smart and<br />
Sustainable Cities<br />
La rete di ricerca sulle città<br />
intelligenti e sostenibili è un<br />
progetto collaborativo in cui<br />
diversi gruppi di ricerca, dipartimenti,<br />
centri e infrastrutture<br />
del campus sviluppano le loro capacità congiunte per creare nuove<br />
attività di ricerca multidisciplinare.<br />
L’iniziativa CORE delle città intelligenti e sostenibili si trova nell’Università<br />
Autonoma di Barcellona. È una rete composta da specialisti<br />
scientifici in aree legate alla gestione sostenibile degli ambienti urbani.<br />
Gli interessi di ricerca coprono una vasta gamma di punti di vista dagli<br />
aspetti economici e sociologici della progettazione ecologica industriale<br />
o lo sviluppo di politiche di progettazione urbana pubblica,<br />
all’applicazione di tecnologie specifiche a soluzioni innovative per la<br />
gestione della mobilità e delle risorse come energia, rifiuti e acqua.<br />
La rete ha una struttura flessibile per fornire risposte tecnologiche a<br />
specifiche sfide sociali. Il suo obiettivo è fornire supporto alle esigenze<br />
territoriali migliorando le conoscenze e gli strumenti attuali.<br />
Il progetto CORE vuole coordinare le attività e condividere le risorse<br />
per sostenere la ricerca e il trasferimento tecnologico della sfera UAB-<br />
Cie (Campus of International Excellence). Vuole anche incoraggiare<br />
queste attività di ricerca in un nodo di riferimento europeo.<br />
Per maggiori informazioni consultare il sito: https://www.uab.cat/<br />
web/research/cores-uab/core-in-smart-sustainable-cities/research-network-in-smart-cities-1345698259342.html<br />
MAPILLARY<br />
Mapillary riunisce una rete<br />
globale di contributori che<br />
vogliono rendere il mondo<br />
accessibile a tutti, visualizzando<br />
il mondo e costruendo mappe migliori. Chiunque può partecipare<br />
e collezionare immagini a livello stradale, utilizzando semplici strumenti<br />
come smartphone o action camera. Con la visione artificiale,<br />
collegano le immagini nel tempo e nello spazio per creare visioni<br />
coinvolgenti a livello stradale ed estrarre i dati delle mappe.<br />
Mapillary è stata fondata nel 2013 con l’obiettivo di rendere disponibili<br />
a tutti le immagini a livello stradale e i dati cartografici.<br />
I membri di Mapillary hanno contribuito con centinaia di milioni di<br />
immagini nei paesi di tutto il mondo.<br />
“Crediamo che le persone e le organizzazioni che lavorano insieme allo<br />
scoperto siano il modo migliore per raccogliere, visualizzare e comprendere<br />
i dati sul nostro mondo. Mapillary non è legato a nessuna particolare<br />
piattaforma di mappatura e si basa sull’idea di persone e organizzazioni<br />
con vari motivi che condividono dati e si aiutano reciprocamente.”<br />
La missione del team è costruire una tecnologia e strumenti per aiutare<br />
a capire i luoghi del mondo attraverso le immagini e rendere<br />
disponibili questi dati. Vogliono che tutti siano in grado di utilizzare<br />
i loro dati per creare mappe migliori, creare un ambiente di traffico<br />
più sicuro, sviluppare le nostre città, visualizzare luoghi e storie e<br />
aiutare le persone in luoghi vulnerabili.<br />
www.mapillary.com/<br />
Connected Smart Cities<br />
Portfolio Network<br />
La Connected Smart Cities Portfolio<br />
Network è una rete di<br />
città intelligenti europee che<br />
condividono le migliori pratiche in dati aperti, internet delle cose e<br />
co-produzione . La rete è stata istituita per fornire un framework aperto<br />
e collaborativo per le città intelligenti per cooperare , mettere in<br />
rete e condividere le loro esperienze . Questo è un risultato del progetto<br />
FIREBALL , che ha riunito tre comunità principali , i Living Labs ,<br />
la comunità di ricerca Internet del futuro e le città.<br />
Il gruppo di lavoro della rete Smart Cities Portfolio Connected sta lavorando<br />
a stretto contatto con il gruppo di lavoro Eurocities Knowledge<br />
Society Forum (KSF) Smart Cities per generare idee e la discussione su<br />
come e perché le città si stanno definendo come ‘ intelligenti’. Uno dei<br />
punti di partenza fondamentali per questo lavoro è la logica sviluppata<br />
in risposta alla consultazione pubblica della CE in merito alla<br />
“Smart Cities and Communities Initiative” .<br />
La Connected Smart Cities Portfolio Network sta ora lavorando per sviluppare<br />
ulteriormente questa logica, fornendo un forum per le città<br />
per lavorare insieme e condividere le loro esperienze e conoscenze<br />
al fine di creare una base di una prova convincente per il ruolo di<br />
“città intelligenti” per consentire una crescita intelligente, inclusiva e<br />
sostenibile.<br />
Per ulteriori informazioni consultare il sito<br />
connectedsmartcities.eu/<br />
20 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
Sustainable Smart Solutions for ageing well – Avviso integrativo nazionale<br />
Active and Assisted Living (AAL) è un programma comune a sostegno di una vita attiva e autonoma, nato dopo la conclusione di un precedente<br />
programma settennale denominato “Ambient Assisted Living”. Gli obiettivi generali del programma AAL sono:<br />
• ampliare la disponibilità di prodotti e servizi basati sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) per un invecchiamento attivo<br />
e in buona salute, al fine di migliorare la qualità della vita degli anziani e di coloro che li assistono e, al tempo stesso, la sostenibilità dei sistemi<br />
di assistenza;<br />
• mantenere una massa critica di attività trans-europee di ricerca applicata, sviluppo e innovazione nel campo dei prodotti e servizi basati sulle ICT<br />
per invecchiare in buone condizioni, coinvolgendo soprattutto le PMI e gli utenti;<br />
• stimolare gli investimenti privati e migliorare le condizioni di sfruttamento industriale di tali tecnologie, predisponendo un quadro coerente per<br />
lo sviluppo di approcci e soluzioni a livello europeo che comprenda norme minime comuni rispondenti alle diverse preferenze sociali e ai diversi<br />
aspetti regolamentari nazionali e regionali.<br />
Il costo complessivo del programma è di 700 Meuro per 7 anni (2014-2020) di cui 25% UE; 25% Fondi Nazionali e 50% a carico delle imprese.<br />
La Commissione Europea ha stanziato complessivamente 175 Meuro.<br />
Ogni paese europeo, aderente al programma AAL, finanzia i propri partecipanti, se partner di progetti vincenti, secondo le regole nazionali.<br />
La Commissione Europea, tramite l’associazione AAL, trasferirà i finanziamenti Europei all’agenzia nazionale in relazione al finanziamento nazionale<br />
Il programma AAL ha pubblicato il 4 febbraio 2019 il bando “ Sustainable Smart Solutions for ageing well” con l’obiettivo di sostenere progetti di<br />
collaborazione innovativi, transnazionali e multidisciplinari miranti a sviluppare soluzione basate su tecnologie UCT focalizzate su una qualsiasi<br />
delle aree applicative previste al programma AAL.<br />
Il MIUR ha dedicato a questo bando un budget di euro 1.000.000 nella forma del contributo alla spesa, comprensivo del cofinanziamento fornito<br />
da AAL.<br />
I moduli nazionali vanno inviati al MIUR tramite la piattaforma web http://banditransnazionali-miur.cineca.it .<br />
Altre informazioni utili per la presentazione della domanda sono reperibili sulle FAQ, accessibili dalla piattaforma per il caricamento della domanda<br />
e sulla normativa nazionale applicabile ai progetti internazionali: Linee Guida al DM 593/2016 e Procedure operative per il finanziamento dei<br />
progetti internazionali, scaricabili da/evidenza/normativa-prog-internazionali.aspx<br />
OPPORTUNITIES<br />
Scadenza: 24/05/2019 alle ore 17.00<br />
Per maggiori informazioni: http://www.aal-europe.eu; http://www.aal-europe.eu/stay-up-to-date/calls/call-challenge-2019/<br />
Contatti:<br />
Aspetti di natura internazionale:<br />
Ing. Aldo Covello- tel: (+39) 06 5849 6465 e-mail: aldo.covello@miur.it<br />
Aspetti di natura nazionale:<br />
Dott.ssa Irene Guglielmo - tel: (+39) 06 5849 7470 e-mail: irene.guglielmo@miur.it<br />
Architectures, components and systems for validation/simulation of connected automated vehicles<br />
Un’azione di ricerca e innovazione ECSEL (ECSEL-RIA) consiste principalmente in attività volte a stabilire nuove conoscenze e / o esplorare la<br />
fattibilità di una tecnologia nuova o migliorata, di un prodotto, di un processo, di un servizio, di un metodo, di <strong>uno</strong> strumento o di una soluzione.<br />
A tale scopo possono includere ricerca applicata, sviluppo tecnologico e / o metodo / strumento e integrazione, test e convalida su un<br />
prototipo su piccola scala in un laboratorio o in un ambiente simulato.<br />
Le attività hanno il loro centro di gravità a 3-4 TRL. La definizione di TRL è presentata nel piano di lavoro ECSEL 2019. I progetti su argomenti<br />
particolari come quelli discussi nel capitolo Visione a lungo termine del MASP 2019 hanno naturalmente attività nei TRL più bassi.<br />
Una proposta RIA è caratterizzata da:<br />
• Esecuzione da parte di un consorzio che può consistere in PMI, grandi imprese, università, istituti, organizzazioni pubbliche;<br />
• Sviluppare tecnologie innovative e / o utilizzarle in modi innovativi;<br />
• Dimostrazione mirata dell’approccio innovativo in un prodotto, servizio o capacità pertinente, affrontando chiaramente le applicazioni<br />
pertinenti per le sfide della società in relazione alle SPS strategiche ECSEL, come indicato nel MASP 2019 dell’ECSEL (Piano strategico<br />
pluriennale);<br />
• Dimostrare valore e potenziale in un ambiente di laboratorio realistico che riproduce l’applicazione mirata;<br />
• Avere un piano di implementazione che mostri la valorizzazione per l’ecosistema ECSEL e il contributo agli obiettivi e agli obiettivi di<br />
ECSEL.<br />
Al fine di massimizzare l’effettiva attuazione degli obiettivi di alto livello di ECSEL, l’elenco delle proposte di RIA da conservare per il finanziamento<br />
pubblico deve costituire un portafoglio equilibrato di progetti che sviluppano tecnologie innovative (come definito nell’ECSEL MASP<br />
2019 nella sezione delle tecnologie essenziali) e applicandoli in domini diversi come definito nell’ECESL MASP 2019 (come definito nella<br />
sezione di attendibilità dell’applicazione).<br />
Le AREE FOCUS / ARGOMENTI / PRINCIPALI SFIDE APERTE nel presente invito sono indicate nell’allegato 6 del piano di lavoro ECSEL 2019.<br />
Norme specifiche di ammissibilità (limite di durata, limite di dimensioni del consorzio, massimizzazione dei finanziamenti dell’UE) e le condizioni<br />
specifiche per gli argomenti speciali sono descritte nell’allegato 6 del piano di lavoro ECSEL 2019. Pertanto, si consiglia ai candidati<br />
di controllare attentamente tutte le disposizioni prima di preparare e presentare le loro proposte.<br />
Scadenza: 07/05/2019<br />
Per maggiori informazioni:https:<br />
//ec.europa.eu/info/funding-tenders/opportunities/portal/screen/opportunities/topic-details/ecsel-ria-2019-2-special-topic-1;freeTextSearchKeyword=;typeCodes=1;statusCodes=-,31094502;programCode=null;programDivisionCode=null;focusAreaCode=null;cross<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 21
REFERENCES<br />
2018 Strategic Directions:<br />
Smart cities & utilities Report<br />
Black & Veatch 2018<br />
https://www.bv.com/sites/default/files/<br />
gated-content/strategic-directions-report/18-SDR-Smart-Cities-Utilities.pdf<br />
Digital social innovation in support<br />
of spatial planning. an investigation<br />
through nine initiatives in three<br />
smart city programmes.<br />
Margarita Angelidou, Artemis Psaltoglou<br />
SPATIUM No. 39, June 2018, pages. 7-16<br />
l’impatto che l’energia ha sulla forma costruita<br />
e sui conflitti con le politiche attuali per <strong>uno</strong><br />
sviluppo più denso, contenuto e compatto.<br />
********************************************************<br />
Smart Cities: Big Data, Civic Hackers,<br />
and the Quest for a New Utopia<br />
Il Report analizza profondamente il panorama<br />
attuale delle esperienze smart city che si<br />
svolgono in tutto il mondo. Con progetti ambiziosi<br />
e di alto profilo in città come Kansas<br />
City, Seattle e San Diego, evidenzia come l’evoluzione<br />
verso infrastrutture più intelligenti<br />
è possibile e che gli ostacoli - non importa<br />
quanto scoraggianti - possono essere conquistati.<br />
Questo report mostra che la grande maggioranza<br />
degli intervistati vede ancora i progetti<br />
di smart city come “trasformazionali”, con la<br />
capacità di migliorare e ridefinire la qualità<br />
della vita. I dati riportati mostrano anche che<br />
gli sforzi individuali - dalle iniziative “Safe<br />
City” alla maggiore integrazione delle risorse<br />
energetiche distribuite e la crescente proliferazione<br />
di veicoli elettrici - continuano a<br />
progredire.<br />
Il Report dettaglia anche gli ostacoli che<br />
rimangono. I vincoli di bilancio sono ancora<br />
un ostacolo; quasi i due terzi dei comuni<br />
indicano che i finanziamenti rappresentano<br />
un ostacolo importante all’adozione di sistemi<br />
più intelligenti. I sistemi di raccolta dati<br />
stanno restituendo grandi quantità di informazioni,<br />
ma poche città e utility comprendono<br />
veramente come gestire, analizzare e<br />
proteggere tali dati, lasciando molti sentirsi<br />
sopraffatti. Le utilities elettriche - ben posizionate<br />
per giocare un ruolo fondamentale<br />
in qualsiasi iniziativa di smart city - a volte<br />
vengono lasciate a giocare ruoli di supporto<br />
se non nessun ruolo.<br />
********************************************************<br />
The Smart City Concept in<br />
the 21st Century<br />
Mircea Eremia, Lucian Toma, Mihai Sanduleac<br />
Procedia Engineering, Volume 181, 2017, pages<br />
12-19<br />
La qualità della vita è stata significativamente<br />
migliorata nel secolo scorso principalmente<br />
per quanto riguarda l’accesso ai servizi.<br />
Tuttavia, la pesante industrializzazione e l’aumento<br />
della popolazione nelle aree urbane<br />
è stata una grande sfida per amministratori,<br />
architetti e urbanisti. Questo documento fornisce<br />
una breve presentazione dell’evoluzione<br />
del termine “città intelligente” e delle sue<br />
caratteristiche più rappresentative. Inoltre,<br />
vengono analizzati vari termini alternativi<br />
che sono stati proposti per descrivere le molteplici<br />
caratteristiche delle città future. Viene<br />
inoltre presentata una connessione tra smart<br />
city e smart grid.<br />
********************************************************<br />
Questo articolo esamina come l’innovazione<br />
sociale abilitata tecnologicamente può<br />
supportare la pianificazione spaziale. L’innovazione<br />
sociale è una pratica di lunga data;<br />
tuttavia, negli ultimi anni la sua popolarità,<br />
importanzQuesto articolo esamina come l’innovazione<br />
sociale abilitata tecnologicamente<br />
può supportare la pianificazione spaziale. L’innovazione<br />
sociale è una pratica di lunga data;<br />
tuttavia, negli ultimi anni la sua popolarità,<br />
importanza e applicazioni sono aumentate a<br />
causa sia delle sfide finanziarie e sociali che le<br />
città affrontano, sia a causa di importanti progressi<br />
tecnologici. La Digital Social Innovation<br />
(DSI), in particolare, sta sempre più penetrando<br />
nei programmi e nelle strategie di smart city<br />
in tutto il mondo. Attraverso la ricerca su nove<br />
iniziative DSI nel contesto di tre programmi<br />
smart city (Amsterdam, Barcellona, New York),<br />
vengono evidenziate le funzioni e i vantaggi<br />
dell’inserimento del DSI nella pianificazione<br />
spaziale e se ne tracciano i diversi livelli e caratteristiche.<br />
Le conclusioni suggeriscono che:<br />
i mezzi online e offline sono ugualmente importanti<br />
nella DSI per la pianificazione spaziale;<br />
il mix e il grado di coinvolgimento di diversi<br />
settori varia in modo significativo tra le iniziative<br />
del DSI; la pianificazione territoriale e la<br />
collocazione di esperti e professionisti hanno<br />
un ruolo distintivo all’interno di queste iniziative;<br />
e un’attenzione particolare dovrebbe essere<br />
rivolta alle questioni di scala e adozione.<br />
********************************************************<br />
Energy and the form of cities: the<br />
counterintuitive impact of disruptive<br />
technologies<br />
Ehsan Ahmadian, Hugh Byrd, Behzad Sodagar,<br />
Steve Matthewman, Christine Kenney & Glen<br />
Mills<br />
Architectural Science Review, October 2018,<br />
https://www.tandfonline.com/doi/full/10.108<br />
0/00038628.2018.1535422<br />
Questo articolo analizza la ricerca storica che<br />
ha portato a politiche diffuse sulla forma urbana<br />
compatta, in particolare lo sviluppo residenziale,<br />
e raccoglie prove che dimostrano che la<br />
forma urbana dispersa può essere più efficiente<br />
dal punto di vista energetico rispetto alla forma<br />
compatta. Ciò è controintuitivo, ma è supportato<br />
sia dalla sfida alla modellizzazione convenzionale<br />
dell’uso dell’energia degli edifici sia da studi<br />
di casi con prove empiriche. La conclusione è<br />
che le politiche sulla forma urbana dovrebbero<br />
essere guidate non dalle tecnologie esistenti<br />
ma dalle tecnologie dirompenti del futuro. Il<br />
maggiore utilizzo nella generazione di energia<br />
distribuita nelle aree urbane (generalmente<br />
fotovoltaici montati sul tetto), la crescita della<br />
proprietà dei veicoli elettrici e la potenziale introduzione<br />
di smart e micro-griglie e la possibilità<br />
di centrali elettriche virtuali sta cambiando<br />
Townsend, Anthony M.<br />
Casa editrice: W. W. Norton & Company.<br />
Anno di edizione: 2013<br />
Lingua: inglese<br />
ISBN-10: 0393082873<br />
ISBN-13: 978-0393082876<br />
In questo libro, Anthony Townsend, urbanista<br />
ed esperto di tecnologia, getta un ampio sguardo<br />
storico alle forze che hanno plasmato la<br />
pianificazione e la progettazione delle città e<br />
delle tecnologie dell’informazione dal sorgere<br />
delle grandi città industriali del XIX secolo ad<br />
oggi. Un secolo fa, il telegrafo e la tabulazione<br />
meccanica sono stati usati per domare città di<br />
milioni di persone. Oggi, reti cellulari e cloud<br />
computing legano insieme la complessa coreografia<br />
di mega-regioni di decine di milioni di<br />
persone. In risposta a tale dinamica, le città<br />
di tutto il mondo stanno implementando soluzioni<br />
tecnologiche per affrontare le sfide senza<br />
tempo sia di governo che costruttivi posti da<br />
insediamenti umani di dimensioni e complessità<br />
prima inimmaginabili. A Chicago, i sensori<br />
GPS sugli spazzaneve alimentano una mappa<br />
in tempo reale a cui tutti possono accedere. A<br />
Saragozza, in Spagna, accedendo liberamente<br />
alla rete Wi-Fi cittadina si può ottenere una<br />
“carta del cittadino”, sbloccare una bicicletta in<br />
sharing, controllare un libro dalla biblioteca ,<br />
e pagare per la corsa dell’autobus da casa tua.<br />
A New York, un gruppo di cittadini-scienziati<br />
guerriglieri ha installato sensori nelle fognature<br />
locali per avvisare l’utente quando il deflusso<br />
delle acque piovane travolge il sistema,<br />
scaricando rifiuti nei corsi d’acqua locali. Dal<br />
momento che baroni della tecnologia, imprenditori,<br />
sindaci e una avanguardia emergente<br />
di hacker civici stanno cercando di plasmare<br />
questa nuova frontiera, questo libro considera<br />
le motivazioni, le aspirazioni e le carenze di<br />
tutti, offrendo una nuova educazione civica per<br />
guidare i nostri sforzi nel costruire insieme il<br />
nostro futuro, <strong>uno</strong> scatto alla volta.<br />
********************************************************<br />
22 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
Smart Cities, Smart Future:<br />
Showcasing Tomorrow<br />
Con linguaggio e dettagli nitidi, Mike Barlow<br />
e Cornelia Lévy-Bencheton spiegano come le<br />
città intelligenti siano potenti forze per un<br />
cambiamento positivo. Con <strong>uno</strong> sguardo acuto<br />
invitano i lettori a immaginare il mondo<br />
di domani, un mondo affascinante di città e<br />
comunità collegate. Catturano e trasmettono<br />
la profondità e la ricchezza del movimento<br />
mondiale delle smart city.<br />
REFERENCES<br />
Mike Barlow, Cornelia Levy-Bencheton<br />
Casa editrice: Wiley 2019<br />
Anno edizione: 2019<br />
Lingua: inglese<br />
ISBN-13: 978-1119516187<br />
Entro la metà del secolo, due terzi di noi vivranno<br />
nelle città. Il mondo di domani sarà<br />
un mondo di città. Ma saranno delle città<br />
intelligenti? Le città intelligenti sono miscele<br />
complesse di tecnologie, sistemi e servizi<br />
progettati e orchestrati per aiutare le persone<br />
a condurre vite produttive, appaganti, sicure<br />
e felici.<br />
Smart Cities, Smart Future descrive l’impatto<br />
dei progetti di smart city sulle persone nelle<br />
città, nelle città e nelle nazioni di tutto il<br />
mondo. Il libro include descrizioni di progetti<br />
di smart city in corso in Nord America, Europa,<br />
Asia e Medio Oriente.<br />
Non esistono due città intelligenti uguali.<br />
Ness<strong>uno</strong> può dire con certezza o precisione<br />
che cosa significa “città intelligente”. Non esiste<br />
una definizione standard o un modello comune.<br />
Oggi, le città intelligenti sono lavori in<br />
corso. Emergono dalle nostre speranze e dai<br />
nostri sogni.<br />
Questo libro fornisce le conoscenze e le informazioni<br />
necessarie per partecipare al<br />
movimento smart city. Spiega come le città<br />
intelligenti sono “sistemi di sistemi” e introduce<br />
concetti chiave come interoperabilità,<br />
standard aperti, resilienza, agilità, adattabilità<br />
e miglioramento continuo.<br />
Il libro include un dettagliato glossario completo<br />
dei termini essenziali sulle smart city.<br />
Smart Cities, Smart Future è attentamente<br />
studiato e completamente documentato.<br />
Comprende interviste con leader ed esperti<br />
in molteplici discipline essenziali per lo sviluppo<br />
di città intelligenti, città, regioni, stati<br />
e nazioni.<br />
Scritto nello stile pulito del giornalismo moderno,<br />
il libro offre una narrazione forte e avvincente<br />
di un mondo che cambia. Ci ricorda<br />
che siamo responsabili della scelta del nostro<br />
destino e della determinazione della forma<br />
delle cose a venire.<br />
********************************************************<br />
Mediterranean smart cities. Innovazione<br />
tecnologica ed ecoefficienza<br />
nella gestione dei processi di trasformazione<br />
urbana.<br />
Antonella Trombadore<br />
Casa editrice: Altralinea<br />
Anno edizione: 2016<br />
Lingua: italiana<br />
EAN: 9788898743605<br />
Nell’attuale scenario di vorticoso mutamento<br />
socio-culturale qual è il ruolo giocato dal<br />
“Modello Mediterraneo”? Quali sono oggi gli<br />
elementi di connessione e di contaminazione<br />
culturale capaci di creare valore e suggerire<br />
una visione per guidare e governare i processi<br />
di trasformazione cui sono sottoposte le città?<br />
Come intervenire sui diversi ambiti che rendono<br />
la città smart: mobility, economy, governance,<br />
people, living, environment? L’articolazione<br />
del volume ripercorre alcune recenti esperienze<br />
significative di ricerca sul tema dell’approccio<br />
sostenibile nei processi di trasformazione<br />
dell’ambiente costruito, proiettando i professionisti<br />
verso scenari futuri di quella che può<br />
configurarsi come la declinazione mediterranea<br />
della Smart City.<br />
L’eccellenza dei dati geografici<br />
Toponomastica e numerazione civica<br />
A beneficio degli ambiti di utilizzo più maturi ed esigenti, per la gestione e per la pianificazione geografica e quotidiana<br />
delle reti e delle utenze, della grande e media distribuzione, della raccolta RSU, dei sistemi navigazionali e del car-sharing,<br />
per l’attività politica e per quella amministrativa. www.studiosit.it • info@studiosit.it <strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 23
TECHNOLOGY<br />
Beliefs about smart<br />
mobility in the<br />
Metropolitan City<br />
of Cagliari:<br />
Findings from<br />
a focus group study<br />
by Sara Manca, Francesca Tirotto, Nicola Mura, Ferdinando Fornara<br />
The field of sustainable mobility<br />
has recently received great<br />
attention in the European Union<br />
agenda, through the promotion<br />
and support of actions aimed to<br />
an efficient urban development<br />
(Ettema, Friman, & Gärling, 2014).<br />
Data concerning emissions of CO2<br />
have showed an increase of 85%<br />
from 1973 to 2007 and, in spite<br />
of the thresholds set by the Kyoto<br />
Protocol, a growth of over 47%<br />
during the 1990-2007 period (United<br />
Nations Human Settlements<br />
Programme, 2014).<br />
METHOD<br />
Participants<br />
Participants (N = 16) were residents<br />
in the metropolitan area of the city<br />
of Cagliari. In order to figure out and<br />
deepen the beliefs of both public<br />
transport users and car users, two<br />
separated focus groups were led for<br />
each of the two users’ categories.<br />
Procedure<br />
The focus group technique (Stewart<br />
& Shamdasani, 1990; Zamuner, 2003)<br />
was used for data collection. A focus<br />
group is a group of interacting individuals<br />
having some common interests<br />
or characteristics, brought together by<br />
a moderator, who uses the group and<br />
its interaction as a way to gain deep<br />
information about a specific topic.<br />
Typically, a focus group consists of<br />
6-10 people who are unfamiliar with<br />
each other. The moderator has the<br />
role to encourage different points of<br />
view, without pressuring participants<br />
(Krueger, 1988). The duration of each<br />
focus group was about 1 hour.<br />
The moderator welcomed the participants,<br />
gave an overview of the<br />
topic and laid out the ground rules.<br />
Participants were encouraged to talk<br />
spontaneously, and follow-up questions<br />
were used to facilitate further<br />
discussion of salient issues.<br />
The interview covered an array of<br />
questions related to specific topics<br />
such as architectonics and functional<br />
aspects, perceived safety, and overall<br />
satisfaction toward transportation<br />
experiences.<br />
The extent to which each issue was<br />
explored was dependent upon its<br />
importance for the participants. A<br />
content analysis (Krippendorf, 2004)<br />
was performed on the two focus<br />
group transcripts. Two independent<br />
judges were recruited to code each<br />
focus group discussion on the basis of<br />
categories definition, identifying the<br />
24 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
elevant sentences and issues related<br />
to each topic.<br />
RESULTS<br />
A summary of the main focus group<br />
outcome is reported below.<br />
Category 1: Architectural aspects.<br />
Respondents focused on several<br />
elements of both stations’ and bus<br />
stops’ design, which are sources of<br />
satisfaction or dissatisfaction in the<br />
public transport experience. Specifically,<br />
information displayed on<br />
electronic tables regarding the bus<br />
routes and timetables would decrease<br />
the sense of insecurity. These feelings<br />
were reported also in case of absence<br />
of covered bus shelters.<br />
As regards the architectural features<br />
of public transport (i.e., bus, light rail,<br />
and train) participants expressed the<br />
lack of comfort and maintenance services.<br />
All respondents highlighted the<br />
need of soft seats, wide spaces and an<br />
improvement of cleanliness.<br />
Furthermore, the sharing of uncomfortable<br />
spaces with a crowd of<br />
people at peak hours was described<br />
as one of the reasons for choosing<br />
the private car.<br />
Category 2: Functional aspects.<br />
Participants reported a general state<br />
of neglect of stations and bus stops.<br />
Presence of baggage service and automatic<br />
ticket machines were indicated<br />
as elements able to improve the<br />
usability of the environment.About<br />
the functional features of the public<br />
transport, respondents highlighted<br />
the importance of a well-lighted<br />
environment and of a pleasant temperature.<br />
These aspects would make<br />
public transport similar to the private<br />
car. Furthermore, they reported a feeling<br />
of disorientation related to the<br />
absence of announcements related to<br />
the trip and bus stops.<br />
interviewees. These features are<br />
considered as greatly important and<br />
strongly linked to the travel choice.<br />
In particular, lighting issues emerged<br />
as the most relevant elements able<br />
to guarantee a safe environment.<br />
Video surveillance, clean spaces and<br />
environments without both barriers<br />
and dark corners were also described<br />
as important internal and external<br />
features. The lack of these elements<br />
was identified as one of the reasons<br />
that move people toward the exclusive<br />
use of the private car.<br />
Category 4: Overall satisfaction<br />
Both groups of respondents described<br />
a general dissatisfaction toward the<br />
public transport and a poor communication<br />
related to this topic. It emerged<br />
the important role played by the<br />
issues of comfort, cost, security, and<br />
personal health in the overall users’<br />
satisfaction or dissatisfaction. Finally,<br />
local identity emerged as a possible<br />
motivator for promoting a sustainable<br />
place through sustainable practices<br />
such as sustainable mobility choices.<br />
4Discussion and conclusion<br />
The outcomes of this qualitative<br />
study showed an array of elements<br />
contributing to the choice of travel<br />
behaviour and to the satisfaction<br />
toward the means of transport.<br />
Consistently with other research<br />
findings (see Ellaway et al., 2003),<br />
the perceived security is associated<br />
with the use of the private car and,<br />
at the meantime, the public transport<br />
is described as unsafe. The necessity<br />
of the individual to protect her/his<br />
own personal space (see Hall, 1966)<br />
appears as particularly relevant<br />
concerning the mode of transport. All<br />
respondents reported that both the<br />
presence of crowd (see Schultz-Gambard,<br />
Feierabend, & Hommel, 1978)<br />
in the common space and narrow<br />
settings decrease the feelings of protection<br />
and, consequently, the use of<br />
the public transport. Studies concerning<br />
different target behaviours, but<br />
similar psychological pattern, confirm<br />
the role of architectural elements in<br />
enhancing the perception of security<br />
(Manca & Fornara, 2015). Spatial and<br />
physical elements were indicated as<br />
crucial in providing a positive travel<br />
experience. The proper lighting of<br />
stations, waiting areas, bus stops, and<br />
vehicles well emerged as strongly<br />
related to higher security and satisfaction<br />
levels in the respondents’<br />
narrative. In particular, most women<br />
showed feelings of fear and anxiety<br />
TECHNOLOGY<br />
Category 3: Security aspects.<br />
Security features emerged as a<br />
common trait in the narrative of the<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 25
TECHNOLOGY<br />
talking about journeys in places poorly<br />
unlighted, thus preferring the use<br />
of the private car in order to reduce<br />
potential risks.<br />
Thus, architectural elements represent<br />
a crucial aspect in influencing both<br />
attitudes toward public transport and<br />
travel choice. These outcomes suggest<br />
that design features should be more<br />
taken into account in the planning<br />
of both external environments (i.e.,<br />
stations and bus stops) and the interior<br />
of the public vehicle in order to<br />
increase the passengers’ safety and,<br />
consequently, to promote the use of<br />
a mode of travel that is alternative to<br />
the private car.<br />
Furthermore, local identity emerged<br />
as a possible driver for the choice of a<br />
pro- environmental mode of transport.<br />
In fact, the strong regional identification<br />
shown by the Sardinian residents,<br />
which represents a pattern of Place<br />
Identity (see Proshansky et al., 1983)<br />
at the regional scale, seems to activate<br />
feelings of environmental protection<br />
toward the Region itself. This<br />
outcome suggests to make salient<br />
both the citizens’ local identity and<br />
the impact of unsustainable choices<br />
and actions in the target place, in<br />
order to promote this specific pro-environmental<br />
behavior.<br />
In conclusion, these findings highlight<br />
a set of users’ needs that could improve<br />
the use of public transport, which<br />
REFERENCES<br />
Ellaway, A., Macintyre, S., Hiscock,<br />
R., & Kearns, A. (2003). In the<br />
driving seat: psychosocial benefits<br />
from private motor vehicle transport<br />
compared to public transport.<br />
Transportation Research Part F, 6,<br />
217-231.<br />
Ettema, D., Friman, M., & Gärling,<br />
T. (2014). Overview of sustainable<br />
travel. In T. Gärling, D. Ettema, & M.<br />
Friman (Eds.), Handbook of sustainable<br />
travel (pp. 3-14). Netherlands:<br />
Springer.<br />
Gifford, R. (2002). Environmental<br />
psychology: Principles and practice<br />
(3rd ed.). Colville, WA: Optimal<br />
Books.<br />
Hall, E. T. (1966). The Hidden Dimension.<br />
Garden City, N.Y.: Doubleday<br />
Krippendorff, K. (2004). Content<br />
AUTHOR<br />
Sara Manca<br />
Nicola Mura<br />
Ferdinando Fornara<br />
ffornara@unica.it<br />
Università di Cagliari,<br />
Dipartimento di Pedagogia,<br />
Psicologia, Filosofia<br />
Università degli Studi di<br />
Cagliari<br />
Francesca Tirotto<br />
University of Plymouth, School<br />
of Psychology<br />
is commonly considered as more<br />
sustainable and smart than the use of<br />
private cars.<br />
Analysis: An Introduction to Its<br />
Methodology (2nd ed.). Thousand<br />
Oaks, CA: Sage.<br />
Krueger, R. A. (1988). Focus Groups:<br />
A Practical Guide for Applied Research.<br />
Newbury Park: California, U.S.A.:<br />
SAGE Publications, Inc.<br />
Manca, S., & Fornara, F. (2015).<br />
Confirmatory Factor Analysis for Indicators<br />
of Perceived Environmental<br />
Quality of the Stadium (IPEQS).<br />
Cognitive Processing, 16(Suppl. 1),<br />
305-308.<br />
Proshansky, H. M. (1978). The city<br />
and self-identity. Environmental<br />
Behavior, 10, 147-169.<br />
Schultz-Gambard, J., Feierabend,<br />
C., & Hommel, B. (1978).<br />
The Experience of Crowding in<br />
Real-Life Environments: An Action<br />
Oriented Approach. In D. Canter, J.<br />
ABSTRACT<br />
The field of sustainable<br />
mobility has recently<br />
received great attention in<br />
the European Union agenda,<br />
through the promotion and<br />
support of actions aimed to<br />
an efficient urban development.<br />
Data concerning<br />
emissions of CO2 have<br />
showed an increase of 85%<br />
from 1973 to 2007 and, in<br />
spite of the thresholds set by<br />
the Kyoto Protocol, a growth<br />
of over 47% during the<br />
Correia Jesuino, L. Soczka, & G. M.<br />
Stephenson (Eds.), Environmental<br />
Social Psychology (pp. 94-105).<br />
Netherlands: Springer.<br />
Stewart, D., & Shamdasani, P.<br />
(1990). Focus groups: Theory and<br />
practice. Newbury Park: Sage<br />
Publications.<br />
United Human Settlements Programme<br />
(2014). State of the World’s<br />
Cities Report 2012/2013: Prosperity<br />
of Cities. Malta: Progress Press Ltd.<br />
Zamuner V. L. (2003). I focus group,<br />
Bologna: Il Mulino.<br />
1990-2007 period (United<br />
Nations Human Settlements<br />
Programme, 2014).<br />
KEYWORDS<br />
smart city; sustainable<br />
mobility; smart mobility;<br />
metro; Cagliari<br />
Via Indipendenza, 106<br />
46028 Sermide - Mantova - Italy<br />
Phone +39.0386.62628<br />
info@geogra.it<br />
www.geogra.it<br />
26 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
019<br />
ROMA 18-20 OTTOBRE<br />
Tecnologie per il Territorio, il Patrimonio Culturale e le Smart City<br />
www.technologyforall.it<br />
Science & Technology Communication<br />
#TECHFORALL
TECHNOLOGY<br />
Smart City e Smart<br />
Land: per realizzarle<br />
occorre un New<br />
Deal Digitale!<br />
di Raffaele Gareri<br />
Nei social, in Internet ma anche nei media tradizionali, emergono con forza<br />
i termini Smart City e Smart Land non solo da parte di attori pubblici, ma<br />
sempre più spesso anche da imprenditori e manager privati. Ma di cosa si<br />
tratta, perché questa crescente attenzione? Non è facile darne una definizione<br />
sintetica, ma di certo occorre fare chiarezza affinché il sistema<br />
socio economico comprenda appieno le opportunità di crescita che questo<br />
approccio può generare nelle nostre città, grandi e piccole.<br />
Rendere Smart le nostre<br />
città infatti non vuol dire<br />
riempirle di sensori, app o<br />
altri gadget tecnologici, vuol dire<br />
invece governare un nuovo modo<br />
di utilizzare le risorse pubbliche e<br />
private, nuovi modelli di business,<br />
nuove competenze e nuove logiche<br />
di governance del cambiamento e<br />
dell’innovazione al fine di migliorare<br />
la qualità della vita dei cittadini e la<br />
competitività delle nostre imprese.<br />
Si tratta dunque non di una nuova<br />
tecnologia ma di un nuovo modo di<br />
pensare, di organizzare il lavoro e la<br />
cooperazione in logica di ecosistema,<br />
di consolidare modelli di partnership<br />
pubblico-privata. Ma qualc<strong>uno</strong> ci<br />
può mostrare qualcosa di concreto?<br />
Si, come al solito nei paesi del Nord<br />
Europa hanno osato prima di noi<br />
ed oggi città come Copenhagen in<br />
Danimarca, Amsterdam in Olanda,<br />
Tampere in Finlandia e Stavanger<br />
in Norvegia (giusto per evidenziare<br />
che si può fare anche in luoghi<br />
meno noti) hanno alle spalle<br />
qualche anno di sperimentazione<br />
in cui il Comune, le utilities, le Esco<br />
e tutti i principali stakeholders del<br />
territorio hanno iniziato a costruire<br />
un percorso di sviluppo a sistema,<br />
in cui ciasc<strong>uno</strong> presidia il proprio<br />
ambito di competenza cercando di<br />
creare maggiore valore attraverso<br />
l’interazione e le sinergie con gli altri<br />
interlocutori.<br />
Bas Boorsma, ex manager Cisco<br />
responsabile per il Nord Europa dei<br />
servizi smart e IoT e attuale founder<br />
e CEO di Rainmaking Urban racconta<br />
queste esperienze vissute di persona<br />
nel suo libro “A New Digital Deal”. Bas,<br />
io ed altri due colleghi professionals<br />
e innovatori della PA, Giovanni Fazio<br />
e Angelo Bozza, abbiamo deciso di<br />
costituire una associazione proprio<br />
per promuovere la diffusione della<br />
cultura dell’innovazione e del digitale<br />
e quindi la crescita di analoghi<br />
percorsi nel nostro paese.<br />
The Smart City Association Italy<br />
(http://www.thesmartcityassociation.<br />
org), vuole facilitare l’interazione<br />
28 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
virtuosa tra il settore pubblico<br />
e quello privato per lo sviluppo<br />
delle Smart City e Smart Land nel<br />
nostro paese mettendo in contatto<br />
la nostra community di pionieri<br />
dell’innovazione con le principali<br />
esperienze internazionali. Il libro<br />
“A New Digital Deal” rappresenta<br />
una sorta di manifesto dei modelli<br />
e delle logiche che l’associazione<br />
promuove; come dice Bas<br />
Boorsma: “E’ stata avviata una<br />
vasta gamma di iniziative smart city,<br />
ma molte mancano di una profonda<br />
convergenza tra partners dei<br />
settori publico e privato, molte<br />
iniziative mancano del DNA e delle<br />
risorse per migrare su larga scala,<br />
e molte sono state avviate senza<br />
porre le domande più elementari,<br />
ad esempio relative all’obiettivo e al<br />
valore. Affinché tali iniziative possano<br />
riuscire o migliorare abbiamo bisogno<br />
di un New Deal Digitale.”<br />
Abbiamo iniziato a raccontare queste<br />
esperienze e questi nuovi modelli di<br />
sviluppo a Brescia il 20 Aprile 2018<br />
(https://thesmartcityassociation.<br />
org/a-new-digital-deal/ ). Più di<br />
100 partecipanti tra amministratori<br />
pubblici, dirigenti pubblici, manager<br />
privati ed imprenditori. In questa<br />
occasione abbiamo avuto modo<br />
di invitare anche esperti di livello<br />
internazionale come Jonathan<br />
Reichental, guru della tecnologia<br />
blockchain applicata ai servizi<br />
pubblici. The Smart City Association<br />
Italy è stata poi invitata a partecipare<br />
ad una interessante conference sullo<br />
sviluppo delle Smart City a Reykjavik<br />
(http://www.reykjaviksmartcity.<br />
is/conference ) dove era possibile<br />
salire a bordo di veicoli a guida<br />
autonoma, ma soprattutto dove<br />
abbiamo visto come territori meno<br />
ricchi di noi in storia e tradizioni<br />
stiano sfruttando l’innovazione per<br />
crescere e migliorare la qualità<br />
delle vita delle proprie comunità.<br />
Infine più recentemente abbiamo<br />
organizzato, con il patrocinio di Roma<br />
Capitale, un evento al Campidoglio<br />
invitando Francesca Bria, CIO<br />
Fig. 4 - Vista dal cortile interno del monumentale complesso di Sant’Agata realizzato dai padri Teatini nel XVII secolo.<br />
Fonte: http://www.maite.it/exsa/il-progetto/<br />
UN NEW DEAL DIGITALE<br />
OLTRE LE SMART CITIES.<br />
COME IMPIEGARE AL MEGLIO LA<br />
DIGITALIZZAZIONE<br />
AL SERVIZIO DELLE NOSTRE CO-<br />
MUNITÀ<br />
Come possiamo favorire lo sviluppo<br />
digitale delle nostre comunità? E pianificare<br />
iniziative digitali che portino<br />
valore economico, sociale ed ambientale?<br />
Cosa possiamo fare per garantire<br />
che i valori umani restino al centro nei<br />
processi di digitalizzazione? Perché<br />
così tante iniziative “smart city” hanno<br />
prodotto risultati diversi e cosa possiamo<br />
imparare da esse? Quali sono i<br />
passi decisivi per avere successo nella<br />
progettazione e realizzazione di una<br />
smart city o nella strategia di digitalizzazione<br />
di un paese? Cosa costituisce<br />
una governance pronta per la digitalizzazione<br />
di una città, una regione o<br />
un paese? E come possiamo preparare<br />
un terreno fertile per gli investimenti,<br />
le startups, per stimolare l’innovazione,<br />
le aziende high tech, i cittadini ed in<br />
generale la comunità?<br />
Un New Deal Digitale risponde a queste<br />
questioni essenziali fornendo sia<br />
una visione sulla digitalizzazione di<br />
una comunità sia una metodologia<br />
pratica e basilare. Esplora l’essenza<br />
della digitalizzazione, spiega come le<br />
comunità possono trarre benefici dal<br />
futuro cambiamento digitale e cosa è<br />
necessario fare per orchestrarlo con i<br />
portatori di interesse, pubblici e privati,<br />
puntando su obiettivi economici, sociali<br />
ed ambientali, e combinandoli in un<br />
New Deal, che è naturalmente Digitale.<br />
Bas Boorsma si occupa di temi legati<br />
alla smart city dal 2003. Attualmente<br />
è l’Amministratore Delegato di Rainmaking<br />
Urban, una azienda focalizzata<br />
sullo sviluppo della Smart City che<br />
si occupa di supportare iniziative di<br />
digitalizzazione in tutto il mondo, ed<br />
opera all’interno del gruppo Rainmaking.<br />
Prima di Rainmaking, Bas è stato<br />
<strong>uno</strong> dei principali leader dell’innovazione<br />
in Cisco (2007-2018), dove ha<br />
guidato lo sviluppo di nuovi modi di<br />
pensare, la digitalizzazione delle comunità<br />
e il portafoglio servizi dell’Internet<br />
delle Cose. Bas ha una formazione<br />
storica e si occupa di tematiche<br />
che caratterizzano il nostro presente<br />
con un occhio al futuro sullo sfondo.<br />
Il libro è disponibile su Amazon in inglese<br />
ed in italiano. E’ disponibile anche<br />
la versione ebook. Ulteriori info<br />
su http://anewdigitaldeal.com<br />
TECHNOLOGY<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 29
TECHNOLOGY<br />
della Città di Barcellona (https://<br />
thesmartcityassociation.org/anew-digital-deal-rome/<br />
). Anche in<br />
questo caso più di 100 partecipanti<br />
e un grande dibattito sullo stato<br />
dell’arte in questi temi nel nostro<br />
paese. Abbiamo sentito la voce<br />
dell’Università, con Giuliano Noci<br />
Prorettore del Politecnico di Milano,<br />
del governo, grazie a Giovanni Vetritto<br />
Direttore Generale della Presidenza<br />
del Consiglio dei Ministri, ma anche<br />
delle imprese, con Davide Rota CEO<br />
di Linkem, e della politica, con Flavia<br />
Marzano Assessora di Roma Capitale<br />
e delle grandi imprese statali, con<br />
Stefano Pizzuti di Enea.<br />
A fianco di una indispensabile azione<br />
di comunicazione, divulgazione<br />
e networking pensiamo però sia<br />
necessario procedere anche con una<br />
formazione mirata. The Smart City<br />
Association Italy ha siglato così un<br />
accordo con Rainmaking Urban e nei<br />
prossimi 2 anni offrirà ai propri soci<br />
la possibilità di accedere ai corsi di<br />
formazione di TASC (The Academy for<br />
Smarter Community) una iniziativa<br />
TASC.<br />
THE ACADEMY FOR SMARTER COM-<br />
MUNITY<br />
TASC nasce dall’ambizione di creare comunità<br />
più intelligenti e vivibili - e di facilitare<br />
coloro che guidano tali sforzi. TASC supporta<br />
gli individui e le organizzazioni nei<br />
loro sforzi per sviluppare, implementare e<br />
gestire efficacemente gli sforzi della “città<br />
intelligente”. E non solo le città, ma anche<br />
le regioni e i comuni più piccoli - qualsiasi<br />
comunità che si prepara a diventare più<br />
intelligente e più vivibile. A tal fine, TASC<br />
offre Masterclass alle Smarter Community<br />
per migliorare le abilità e le competenze<br />
di professionisti, professionisti, dirigenti e<br />
leader eletti in questa nuova disciplina.<br />
Le Masterclass TASC trasmettono un linguaggio,<br />
conoscenza e know-how condivisi<br />
e metodologie comprovate. TASC promuove<br />
una comunità globale in continua evoluzione<br />
di professionisti e leader e fornisce<br />
una guida su misura e strutturata durante<br />
e dopo la formazione.<br />
Le Masterclass TASC vengono condotti<br />
di formazione su misura costruita<br />
con gli attori delle città straniere<br />
prima menzionate che hanno davvero<br />
iniziato a costruire le proprie Smart<br />
Cities. Una prima edizione avrà luogo<br />
a Copenhahen dal 10 al 12 Settembre<br />
2018, poi a Dubai, Stavanger e<br />
Tampere.<br />
La nostra associazione sta cercando<br />
Comuni intenzionati ad ospitare<br />
una edizione italiana di queste<br />
Masteclass nella primavera 2019.<br />
“Abbiamo individuato un modello<br />
finanziario di adesione da parte dei<br />
Comuni decisamente sostenibile ed<br />
in grado di liberare nuove risorse<br />
finanziarie che potranno sostenere i<br />
progetti di una giunta” sostiene Angelo<br />
Bozza, cofounder e Tesoriere della<br />
Associazione.<br />
Siamo anche però convinti che dopo<br />
lo stadio di divulgazione e dopo i<br />
primi momenti formativi nella PA<br />
nascerà inevitabilmente il bisogno<br />
di sperimentare ed attuare le nuove<br />
logiche di cooperazione. The Smart<br />
City Association Italy si è organizzata<br />
dunque anche per rispondere a questi<br />
da selezionati esperti e facilitatori della<br />
materia. Forniamo la nostra formazione<br />
sia attraverso corsi di iscrizione aperti, sia<br />
con Masterclass dedicati a - e organizzati<br />
in - TASC’s Anchor Cities attraverso i continenti.<br />
Saranno illustrate le metodologie, le tecnologie,<br />
le politiche e le architetture aziendali<br />
che preparano la tua comunità al successo.<br />
4 Non può esserci una strategia valida per<br />
tutti. Impara a costruire la tua.<br />
4Impara dai successi e dai fallimenti di<br />
alcuni dei più importanti professionisti<br />
a livello globale - e adattati.<br />
4Poni il fondamento per te e la tua organizzazione<br />
per un viaggio di innovazione<br />
efficace - ed evolvi.<br />
4Esplora il curriculum espanso di corsi e<br />
corsi di formazione specialistici di TASC<br />
e partecipa.<br />
Per ulteriori informazioni vai su http://<br />
www.tasc.world<br />
bisogni dei propri soci, sia pubblici<br />
che privati, per accompagnarli nella<br />
fase iniziale di comprensione dei<br />
problemi e sviluppo di nuovi modelli<br />
di business, di servizio pubblico e<br />
quindi di vera e propria partnership a<br />
beneficio delle comunità territoriali di<br />
riferimento.<br />
Come dice Giovanni Fazio, cofounder<br />
e Segretario della Associazione:<br />
“Troppo spesso ci siamo trovati aziende<br />
innovatrici desiderose di offrire servizi<br />
e prodotti innovativi ma impreparate<br />
a dialogare con la PA secondo gli<br />
schemi del Codice dei Contratti, ed<br />
analogamente altrettanto spesso<br />
abbiamo di fronte Dirigenti ed Assessori<br />
della PA desiderosi di offrire nuovi<br />
servizi alla propria cittadinanza ma<br />
disorientati di fronte alla compressione<br />
dei budget finanziari. Noi, sulla base<br />
della nostra esperienza e di alcuni casi<br />
di successo internazionale vogliamo<br />
facilitare questo incontro tra settore<br />
pubblico e privato e consentire<br />
finalmente l’avvio di una nuova stagione<br />
di innovazione della PA in piena<br />
partnership con le più dinamiche ed<br />
innovatrice aziende private. Si può fare<br />
soprattutto nel nostro paese dove in<br />
realtà creatività, competenze e volontà<br />
spesso non mancano”.<br />
AUTHOR<br />
Raffaele Gareri<br />
raffaele.gareri@thesmartcityassociation.org<br />
Chairman di The Smart City Association Italy<br />
http://www.thesmartcityassociation.org<br />
ABSTRACT<br />
In the social media, on the Internet but also<br />
in traditional media, the terms Smart City<br />
and Smart Land are emerging not only from<br />
public actors, but increasingly also from private<br />
entrepreneurs and managers. But what is it, why<br />
this growing attention? It is not easy to give a<br />
synthetic definition, but certainly we need to<br />
clarify that the socio-economic system fully<br />
understands the growth opportunities that this<br />
approach can generate in our cities, large and<br />
small.<br />
KEYWORDS<br />
smart city; digitalizzazione; comunità<br />
30 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
SOLUZIONI DI GEOPOSIZIONAMENTO<br />
topconpositioning.it<br />
TECHNOLOGY<br />
PRESENTA<br />
AERIAL MAPPING<br />
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LA PIÙ AVANZATA TECNOLOGIA DI RACCOLTA DATI<br />
Mappatura aerea ad alta precisione combinata con GNSS RTK.<br />
Per applicazioni di ispezione, monitoraggio, topografia e cartografia.<br />
© 2017 Topcon Positioning Group<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 31
COMMUNITY<br />
Dai Bright Green<br />
Buildings alle<br />
Bright Cities<br />
di Luigi Mundula e Sabrina Auci<br />
Fig. 1 - Intelligent, Green e Bright Green buildings divisi per “competenze” e campi di interesse Fonte:<br />
CABA (2008)<br />
La crescente urbanizzazione e soprattutto la<br />
crescente richiesta di maggiore efficienza nel<br />
consumo energetico e nella gestione delle<br />
risorse naturali rende sempre più attuale<br />
affrontare in modo innovativo e sostenibile la<br />
costruzione degli edifici. In questa prospettiva,<br />
sono emerse alcune linee di ricerca che si<br />
riconducono ai concetti di smart, intelligent, e<br />
green/sustainable buildings. Partendo da questa<br />
analisi, l’articolo si propone di evidenziare come<br />
sia possibile sintetizzare gli aspetti di qualità<br />
ambientale e di controllo integrato di un<br />
edificio nel concetto di bright green buildings e<br />
come, sia quindi necessario delineare un quadro<br />
di riferimento concettuale più ampio. Questo<br />
viene identificato nella Bright City, intesa come<br />
cornice metodologica per orientare le operazioni<br />
di trasformazione urbana nonché come<br />
sintesi degli attuali riferimenti paradigmatici:<br />
sostenibilità, smartness e resilienza.<br />
Gli edifici residenziali e non<br />
residenziali rappresentano<br />
i principali consumatori di<br />
energia all’interno di un’economia.<br />
Circa il 35-40% dell’energia prodotta<br />
dagli edifici viene utilizzata per la<br />
costruzione degli edifici stessi mentre<br />
la restante parte viene assorbita per<br />
l’illuminazione e i sistemi di condizionamento<br />
(Srivastava et al. 2017). Gli<br />
edifici tendono a consumare anche<br />
altre risorse naturali oltre all’energia<br />
come ad esempio il suolo e/o i materiali<br />
edili. Al fine di limitare tali effetti,<br />
gli edifici si dovrebbero trasformare in<br />
ambienti sempre più efficienti attraverso<br />
la continua ricerca della riduzione<br />
o minimizzazione dei consumi e degli<br />
sprechi.<br />
La trasformazione degli edifici in<br />
smart, intelligent, green/sustainable<br />
buildings deve necessariamente essere<br />
accompagnata dal miglioramento del<br />
contesto urbano e dal cambiamento<br />
delle città. Le città, infatti, si devono<br />
innovare, andando verso logiche di<br />
sostenibilità. Questo miglioramento,<br />
che implica una maggiore efficienza<br />
e l’utilizzo di tecnologia avanzata, è<br />
ormai realtà in molti medio-grandi<br />
centri urbani. La necessità delle città<br />
di evolversi in questa direzione è la<br />
conseguenza della crescente urbanizzazione<br />
della popolazione mondiale e<br />
soprattutto della maggiore richiesta di<br />
efficienza nel consumo energetico e in<br />
generale nella gestione delle risorse<br />
naturali non rinnovabili che tendono a<br />
essere sempre più scarse. Anche la regolamentazione<br />
degli edifici residenziali<br />
e non residenziali si è trasformata,<br />
diventando sempre più stringente<br />
in termini di obiettivi di efficienza<br />
richiesti (Buckman et al. 2014).<br />
I BRIGHT GREEN BUILDINGS<br />
Il consumo di risorse non rinnovabili<br />
comporta il rapido esaurimento dello<br />
stock a disposizione e quindi le nazioni,<br />
e in particolare le città, devono<br />
necessariamente utilizzare in modo<br />
più efficiente l’energia. Nel 2014 la<br />
Commissione Europea ha, infatti,<br />
adottato la comunicazione “Resource<br />
efficiency opportunities in the building<br />
sector” il cui principale obiettivo<br />
è di ridurre l’impatto ambientale degli<br />
edifici migliorando l’efficienza nel<br />
consumo delle risorse e la competitività<br />
nel settore delle costruzioni.<br />
Queste indicazioni sono state ulteriormente<br />
confermate nel 2015 nel<br />
“Circular Economy Action Plan” dove<br />
si vuole promuovere progetti edili che<br />
riducano gli impatti ambientali degli<br />
edifici e ne aumentino la capacità di<br />
riciclo delle diverse componenti.<br />
32 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
Fig. 2 - Evoluzione degli edifici green Fonte: Schenider Electric (2008)<br />
Gli edifici quindi se da un lato ci<br />
proteggono, dall’altro possono avere<br />
effetti negativi sull’ambiente. Per<br />
questo motivo, l’analisi scientifica<br />
ha portato all’individuazione e allo<br />
sviluppo di due concetti di edifici<br />
efficienti in termini sia energetici che<br />
ambientali: edifici sostenibili (green) e<br />
edifici intelligenti (smart).<br />
Il concetto di green/sustainable buildings<br />
si riferisce alla pratica di progettare,<br />
costruire, operare, mantenere,<br />
ristrutturare e demolire gli edifici in<br />
modo da preservare le risorse naturali,<br />
ridurre l’inquinamento e rispettare<br />
l’ambiente. I principi di rispetto ambientale<br />
e quindi il principio di costruire<br />
edifici sostenibili permettono di<br />
ridurre gli sprechi e i consumi aumentando<br />
l’efficienza energetica, idrica e<br />
dei materiali, riducendo contemporaneamente<br />
i costi e i rischi. Gli edifici<br />
sostenibili quindi possono essere <strong>uno</strong><br />
strumento efficace per sensibilizzare i<br />
cittadini verso le questioni ambientali<br />
e le possibili soluzioni per ridurre gli<br />
impatti della vita quotidiana. Gli edifici<br />
green di successo lasciano impronte<br />
più leggere sull’ambiente attraverso<br />
la conservazione delle risorse. In altre<br />
parole, la progettazione di edifici<br />
green implica il dover trovare un<br />
equilibrio tra l’edilizia residenziale e<br />
la sostenibilità dell’ambiente.<br />
Con riferimento alla seconda tipologia,<br />
secondo Buckman et al. (2014)<br />
si deve distinguere tra intelligent<br />
buildings, smart buildings e thinking<br />
building secondo una scala di sempre<br />
maggiore interazione degli edifici<br />
individuata rispettivamente nella<br />
capacità di reagire, adattarsi e predire.<br />
Nel 1995 il Conseil International du<br />
Bâtiment Working Groups definisce<br />
un intelligent building come “un’architettura<br />
dinamica e reattiva che<br />
offre a tutti gli occupanti condizioni<br />
produttive, economicamente vantaggiose<br />
e rispettose dell’ambiente<br />
attraverso un’interazione continua tra<br />
i suoi quattro elementi di base: luoghi<br />
(tessuto, struttura, strutture); processi<br />
(automazione, controllo, sistemi)<br />
persone (servizi, utenti) e gestione<br />
(manutenzione, prestazioni) e le interrelazioni<br />
tra di loro”. Dalla letteratura<br />
(Wang et al., 2012 e McGlinn et al.,<br />
2010) invece smart building si può<br />
definire come un’architettura e/o un<br />
design olistico e integrato dove la<br />
progettazione e la realizzazione degli<br />
edifici tengono in considerazione le<br />
tecnologie intelligenti (capacità di<br />
controllo dei devices, sensori di stato,<br />
etc.), e i materiali usati oltre a considerare<br />
la costruzione come un unico<br />
sistema con la capacità di adattarsi<br />
al raggiungimento di alcuni obiettivi<br />
prefissati quali: energia ed efficienza,<br />
longevità, comfort e soddisfazione.<br />
Il continuo flusso di informazioni<br />
derivante dai diversi device consente<br />
a questi sistemi di adattarsi a diversi<br />
contesti nonché alle variazioni puntuali<br />
che si possono verificare in un<br />
medesimo contesto.<br />
Se da un lato nell’ambito dei green<br />
buildings rientrano aspetti quali<br />
l’efficienza energetica, la ventilazione<br />
e il recupero idrico, nonché tutto ciò<br />
che riguarda l’ottimizzazione del ciclo<br />
dei rifiuti e riutilizzo di possibili scarti,<br />
dall’altro, con riferimento agli edifici<br />
smart, troviamo invece la capacità<br />
di integrare la rete, il monitoraggio<br />
integrato dei sistemi HVAC (Heating,<br />
Ventilation and Air Conditioning), i<br />
dispositivi elettronici e di sicurezza, le<br />
infrastrutture e la gestione delle risorse<br />
idriche. Risulta così evidente che,<br />
i concetti di smart e green buildings,<br />
anche se non identici, presentano<br />
un’area di sovrapposizione, definita<br />
come bright green buildings (CABA,<br />
2008), dove rientrano tematiche quali<br />
le energie rinnovabili, la qualità ambientale<br />
e indoor degli occupanti, la<br />
sostenibilità e il management energetico<br />
(vedi Figura 1).<br />
Un bright-green building è quindi un<br />
edificio sia intelligente che sostenibile.<br />
È, infatti, un edificio che utilizza sia<br />
la tecnologia che i processi per creare<br />
una struttura che sia sicura, sana e<br />
confortevole oltre ad aumentare la<br />
produttività e il benessere degli occupanti.<br />
Fornisce, inoltre, informazioni<br />
di sistema tempestive e integrate in<br />
modo che i proprietari possano prendere<br />
decisioni intelligenti in merito al<br />
funzionamento e alla manutenzione<br />
e sviluppa una logica implicita che<br />
evolve efficacemente con le modifiche<br />
delle esigenze e della tecnologia dei<br />
proprietari. In questo modo un edificio<br />
bright-green garantisce operazioni di<br />
manutenzione intelligenti e continue<br />
ed è progettato, costruito e gestito<br />
con un impatto minimo sull’ambiente,<br />
conservando le risorse, aumentando<br />
l’uso efficiente dell’energia e creando<br />
ambienti sani per gli occupanti. In<br />
altre parole, questa tipologia di edifici<br />
vuole soddisfare i bisogni del presente<br />
senza compromettere i bisogni<br />
delle generazioni future. Negli edifici<br />
COMMUNITY<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 33
COMMUNITY<br />
bright-green, i sistemi completamente<br />
in rete trascendono la semplice<br />
integrazione di sistemi indipendenti<br />
per raggiungere l’interazione tra<br />
tutti i sistemi, che, lavorando in modo<br />
integrato, ottimizzano le prestazioni<br />
dell’edificio e creano un ambiente<br />
favorevole al raggiungimento degli<br />
obiettivi specifici degli occupanti.<br />
Inoltre, i sistemi pienamente interoperabili<br />
in questi edifici tendono a funzionare<br />
meglio, costano meno per la<br />
manutenzione e lasciano un’impronta<br />
ambientale minore rispetto alle singole<br />
utility e ai sistemi di comunicazione<br />
(CABA, 2008).<br />
L’evoluzione di questi concetti è tuttavia<br />
talmente veloce che quello che<br />
fino a pochi anni fa veniva visto come<br />
futuro, i Net Zero Energy Buildings o<br />
gli Eco-districts (Figura 2), oggi è già<br />
realtà.<br />
I BRIGHT GREEN BUILDINGS NEL<br />
QUADRO ISTITUZIONALE EURO-<br />
PEO: “LEVEL(S)”<br />
Il percorso sopra delineato sta trovando<br />
una sempre maggiore affermazione,<br />
non solo a livello di consenso<br />
e sensibilità della popolazione ma<br />
anche a livello politico. La Commissione<br />
europea ha infatti presentato<br />
il 28 settembre 2017 la fase pilota di<br />
“Level(s)” (http://ec.europa.eu/environment/eussd/buildings.htm),<br />
un nuovo<br />
quadro di riferimento UE per gli edifici<br />
sostenibili, che aiuterà a trasformare<br />
il settore edile. È un quadro di valutazione<br />
open source messo a punto<br />
in stretta collaborazione con soggetti<br />
di punta del settore quali Skanska,<br />
Saint-Gobain, the Sustainable Building<br />
Alliance e Green Building Councils. Si<br />
tratta del primo strumento di questo<br />
tipo concepito per essere utilizzato<br />
in tutta Europa e volto a facilitare la<br />
transizione verso l’economia circolare.<br />
Frutto di un’ampia consultazione<br />
con l’industria e il settore pubblico,<br />
Level(s) si basa su indicatori di prestazione<br />
che riguardano aspetti quali<br />
le emissioni di gas a effetto serra,<br />
l’efficienza delle risorse, l’efficienza<br />
idrica, la salute e il comfort, puntando<br />
a creare un linguaggio comune che<br />
definisca in cosa consiste nella pratica<br />
un edificio sostenibile e che non si<br />
limiti a considerare solo il consumo di<br />
energia.<br />
Level(s) è incentrato sugli aspetti principali<br />
della prestazione di un edificio,<br />
fungendo così da guida per chi vuole<br />
costruire in modo più sostenibile. Tra<br />
questi aspetti vi sono: le emissioni di<br />
gas serra durante l’intero ciclo di vita<br />
dell’edificio, il ciclo di vita dei materiali<br />
efficiente sotto il profilo circolare<br />
e delle risorse, l’uso efficiente delle<br />
risorse idriche, la salubrità e comodità<br />
degli spazi, l’adattamento e la resilienza<br />
ai cambiamenti climatici, il costo e<br />
il valore dell’intero ciclo di vita dell’edificio.<br />
Ciascun indicatore di Level(s)<br />
è concepito in modo da collegare<br />
l’impatto dell’edificio con le priorità<br />
dell’UE per l’economia circolare, e il<br />
quadro di fatto amplia il programma<br />
del settore edile favorendo la realizzazione<br />
degli obiettivi di sviluppo<br />
sostenibile delle Nazioni Unite.<br />
La progettazione di edifici con caratteristiche<br />
di consumi bassi o vicini<br />
allo zero, di interventi di riqualificazione<br />
energetica, volti ad avvicinare gli<br />
edifici esistenti ai concetti di quasi-zero<br />
Energy, e infine di distretti energetici,<br />
quali nuclei su cui basare una<br />
smart city ecocompatibile, trova però i<br />
maggiori limiti e le maggiori difficoltà<br />
nella mancanza di una tecnologia<br />
contenitore dove sia possibile analizzare<br />
nello stesso momento le interazioni<br />
tra molteplici elementi. Tali<br />
interazioni si possono verificare ad<br />
esempio tra: edifici, sistemi di generazione<br />
dell’energia, utenze termoelettriche<br />
variabili, condizioni climatiche<br />
variabili, presenza di fonti rinnovabili,<br />
problematiche di vincoli prestazionali,<br />
possibili soluzioni progettuali caratterizzate<br />
da materiali e tecnologie<br />
innovativi, valutazioni di carattere<br />
normativo economico finanziario e<br />
relative ad indicatori di smartness.<br />
Sul mercato, o come risultato di estese<br />
ricerche internazionali, sono presenti<br />
ambienti software in grado di analizzare<br />
in modo approfondito le prestazioni<br />
energetiche dell’insieme edificio-impianti<br />
(ESP-r dell’Università di<br />
Strathclyde, Energy+ del Department<br />
of Energy statunitense, TAS, ecc.) che<br />
consentono di valutare parametricamente<br />
l’effetto di interventi di riqualificazione,<br />
ovvero che consentono di<br />
considerare la poligenerazione e la<br />
generazione distribuita in edifici reali<br />
(in questa direzione un esempio è costituito<br />
dal software ODESSE - ENEA).<br />
Quello che manca è una dimensione<br />
di analisi del problema, della conseguente<br />
proposta progettuale, che<br />
vada oltre il singolo edificio, ma che<br />
includa il contesto in cui questo è<br />
inserito (il quartiere) in modo che i<br />
vari edifici che lo compongono siano<br />
interconnessi con reti impiantistiche<br />
di generazione e/o distribuzione di<br />
energia in modo da formare un nucleo<br />
bright (efficiente, sostenibile e smart)<br />
in seguito ad una progettazione<br />
basata su un approccio sinergico. Da<br />
questo punto di vista l’Italia ha un’importante<br />
tradizione di rigenerazione<br />
urbana attuata negli ultimi quaranta<br />
anni nei centri storici e nelle aree<br />
dismesse, ma la dimensione di questa<br />
opportunità è ancora lontana dalle<br />
necessità di oggi.<br />
Il campanello d’allarme sul molto<br />
lavoro che resta da fare, in particolare<br />
con riferimento alla valutazione<br />
ex-ante dei progetti di riqualificazione<br />
e trasformazione urbana, suona nei<br />
dati che illustrano i forti cambiamenti<br />
sociali in corso nelle aree urbane centrali<br />
(perdita di funzioni e abitanti), la<br />
continua occupazione di nuovo suolo<br />
sino alla saturazione di alcuni ambiti<br />
territoriali (fondovalle, zone costiere e<br />
aree periurbane), la delocalizzazione<br />
delle attività produttive e di servizio.<br />
Il modello di crescita adottato nel secondo<br />
dopoguerra ha causato un peggioramento<br />
della qualità ambientale<br />
di città e quartieri, dove si sono perse<br />
34 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
ellezza e identità tipiche della nostra<br />
storia, costruendo quartieri sempre più<br />
soffocati dalle auto, privi di spazi pubblici<br />
dove incontrarsi o camminare, ed<br />
infine dove l’inefficienza energetica<br />
delle case si è trasformata in ulteriore<br />
carico economico per le fasce sociali<br />
più deboli. Per non parlare della<br />
cancellazione di importanti ambienti<br />
naturali e agricoli di pregio.<br />
VERSO UN NUOVO PARADIGMA:<br />
LE BRIGHT CITIES<br />
Per quanto Level(s) rappresenti un<br />
importante passo avanti, non siamo<br />
però ancora in presenza di un modello<br />
decisionale integrato. Quello che manca<br />
è un quadro concettuale condiviso<br />
che permetta di valutare le soluzioni<br />
tecnologiche rispetto all’impatto che<br />
hanno sull’intero sistema urbano.<br />
Il paradigma della smart city (Giffinger<br />
et al. 2007; Etzkowitz e Lydesdorff,<br />
2000; Neirotti et al. 2014; Mundula,<br />
Auci e Vignani 2016; Mundula e Auci<br />
2017) può essere un utile punto di<br />
partenza per analizzare gli edifici bright-green<br />
in un’ottica più ampia. Nato<br />
infatti come concetto relativo all’efficientamento<br />
energetico delle città si è<br />
via via allargato fino a ricomprendere<br />
aspetti sociali, ambientali, istituzionali<br />
ed economici. Ripercorrendo idealmente<br />
la linea evolutiva degli edifici<br />
green, possiamo ritrovare un’analogia<br />
con i medesimi concetti applicati alle<br />
città. A fronte di un primo periodo in<br />
cui il paradigma dominante è stato<br />
quello della città sostenibile, successivamente<br />
si è affermato sempre più<br />
quello della smart city, fino a trovare<br />
una forma di sintesi nella “smart and<br />
sustainable city” (ITU, 2016). Guardando<br />
al futuro però e considerando l’importanza<br />
crescente di un terzo filone,<br />
quello delle città resilienti (Pickett<br />
et al. 2014), dovremmo prendere in<br />
considerazione quell’area di sovrapposizione<br />
presente tra questi fenomeni<br />
che, parafrasando la terminologia usata<br />
per gli edifici, potremmo definire<br />
“Bright”. Intendendo quindi con Bright<br />
Cities, città il cui principale obiettivo<br />
è quello di coniugare gli aspetti della<br />
sostenibilità, della resilienza e della<br />
smartness.<br />
Così come per le smart cities, anche<br />
per le bright cities si pone il problema<br />
di una loro definizione condivisa<br />
tale da consentire la misurabilità del<br />
fenomeno e quindi la valutazione<br />
d’impatto delle soluzioni ipotizzate.<br />
Qualunque siano le dimensioni e gli<br />
indicatori scelti per definirle sarà necessario<br />
stabilire le relazioni funzionali<br />
tra la scala urbana e quella edilizia,<br />
al fine di poter comprendere (e<br />
quindi tenere in considerazione nella<br />
fase di scelta) l’effetto delle soluzioni<br />
adottate al livello più minuto (edilizio)<br />
sull’intero sistema (il quartiere e/o<br />
l’intera città).<br />
Se il concetto di bright cities dovesse<br />
essere considerato un’invariante<br />
rispetto alla tipologia ed alla morfologia<br />
urbana, si perderebbe di vista<br />
la principale caratteristica delle città,<br />
cioè di essere delle strutture composite<br />
i cui mattoni fondamentali<br />
sono rappresentati dagli edifici e dai<br />
quartieri. Questo fatto renderebbe<br />
difficilmente valutabili (in termini di<br />
incremento prestazionale) le soluzioni<br />
tecnologiche specifiche per gli<br />
edifici che ad oggi sembrano essere<br />
quelle che presentano le maggiori<br />
potenzialità in termini di incremento<br />
di efficienza energetica. Tale situazione<br />
richiede quindi una preliminare<br />
esplicitazione di una definizione del<br />
concetto di brightness a livello del<br />
singolo edificio in grado di mantenere<br />
nel contempo un collegamento<br />
logico-funzionale con la definizione a<br />
livello dell’intero sistemo urbano.<br />
Una possibile strada per affrontare<br />
questo problema consiste nella costruzione<br />
di una matrice su <strong>uno</strong> spazio<br />
bidimensionale definito nei due assi<br />
rispettivamente dalla dimensione<br />
della città e dalla morfologia dell’ambito<br />
urbano. In ogni incrocio (Figura 3)<br />
i vari indicatori e conseguentemente<br />
i rispettivi ambiti, pur partendo da<br />
una medesima struttura definitoria,<br />
assumeranno così pesi diversi.<br />
La matrice così definita trova poi<br />
una sua ulteriore evoluzione grazie<br />
all’aggiunta della dimensione legata<br />
alla tipologia edilizia, passando così a<br />
definire <strong>uno</strong> spazio decisionale tridimensionale.<br />
Una volta individuato in quale nodo<br />
della matrice tridimensionale ci<br />
si trova si potrà procedere con la<br />
definizione del valore ex ante dell’area<br />
in termini di brightness. Questa<br />
misura avverrà dapprima attraverso<br />
Fig. 3 – Matrice tridimensionale di relazione tra dimensione della città, morfologia urbana e tipologia<br />
edilizia Fonte: elaborazione degli autori.<br />
COMMUNITY<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 35
COMMUNITY<br />
una contestualizzazione della matrice<br />
tridimensionale tramite l’introduzione<br />
della quarta dimensione (il tempo).<br />
Quest’ultima dimensione viene modellata<br />
attraverso la scala di priorità<br />
(disponibilità a pagare) degli abitanti<br />
che ha valore hic et nunc e successivamente<br />
attraverso la rilevazione<br />
del valore attuale degli indicatori nel<br />
contesto di studio.<br />
A questo punto sarà possibile procedere<br />
alla:<br />
1) definizione delle soluzioni tecnologiche<br />
adatte al contesto (variabili di<br />
input) e definizione degli impatti di<br />
queste sul sistema (diretti e indiretti);<br />
2) definizione delle alternative progettuali<br />
(mix tecnologici differenti);<br />
3) valutazione ex ante delle alternative<br />
e individuazione della alternativa<br />
ottimale.<br />
CONCLUSIONI<br />
L’evoluzione tecnologica sempre più<br />
spinta e le conseguenti soluzioni, che<br />
il mercato dell’edilizia sta mettendo<br />
in campo, seppur finalizzate ad un<br />
uso più efficiente delle risorse e ad<br />
una maggiore capacità di risposta<br />
agli stress ed agli shock che le attuali<br />
trasformazioni stanno manifestando<br />
quotidianamente, rischiano di raggiungere<br />
un risultato sub-ottimale se<br />
non inquadrate in una cornice strategica<br />
più ampia. La somma di tante<br />
singole iniziative, per quanto ottime,<br />
non genera, infatti, necessariamente<br />
una soluzione ottimale. Questa deve<br />
nascere piuttosto da un quadro di<br />
riferimento logico che costituisca<br />
sia l’obiettivo a cui tendere sia un<br />
sistema di valutazione delle scelte<br />
di dettaglio capace di evidenziare gli<br />
effetti sull’intero sistema. La cornice<br />
della Bright City, proposta in questo<br />
articolo, pur se ancora ad <strong>uno</strong> stadio<br />
embrionale e con la necessità quindi<br />
di essere approfondita e dettagliata,<br />
può rappresentare la risposta alle<br />
sfide (ambientali, sociali ed economiche)<br />
che le nostre comunità dovranno<br />
fronteggiare nei prossimi anni.<br />
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AUTHOR<br />
Luigi Mundula<br />
luigimundula@unica.it<br />
Università di Cagliari, Dipartimento<br />
di Ingegneria Civile e<br />
dell’Ambiente e Architettura<br />
Sabrina Auci<br />
sabrina.auci@unipa.it<br />
Università di Palermo, Dipartimento<br />
di Scienze Politiche e<br />
Relazioni Internazionali<br />
KEYWORDS<br />
Green and Sustainable<br />
Buildings, Smart and Intelligent<br />
buildings, Bright<br />
green Buildings, Smart and<br />
Sustainable cities, Bright<br />
cities<br />
building application design<br />
using context simulation and<br />
virtual reality. Journal of<br />
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16(15), 1992-2018<br />
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ISBN: 978-1-522-51978-2,<br />
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Approach”, in REAL CORP 2016.<br />
Smart Me Up!How to become<br />
and how to stay a Smart City,<br />
and does this improve quality<br />
of life? - Proceedings of 21st<br />
International Conference on<br />
Urban Planning, Regional<br />
Development and Information<br />
Society, 213-222, ISBN 978-3-<br />
9504173-1-9<br />
Neirotti P., De Marco A., Cagliano<br />
A.C., Mangano G. e Scorrano<br />
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stylised facts. Cities, 38, 25–36<br />
Pickett, S.T., McGrath, B.,<br />
Cadenasso, M.L., e Felson, A.J.<br />
(2014) Ecological resilience<br />
and resilient cities. Building<br />
ABSTRACT<br />
The increasing urbanization<br />
and above all the<br />
increasing demand for<br />
more efficiency in energy<br />
consumption and in the<br />
management of natural<br />
resources makes ever more<br />
urgent to tackle the construction<br />
of buildings in an<br />
innovative and sustainable<br />
way. In this perspective,<br />
some research lines<br />
have emerged refering<br />
to the concepts of smart,<br />
intelligent, and green/<br />
sustainable buildings. Starting<br />
from this analysis, the<br />
article aims to highlight<br />
how it is possible to synthesize<br />
both the environmental<br />
quality aspects and<br />
Research & Information, 42(2),<br />
143-157<br />
Schneider Electric (2008), https://www.slideshare.net/seindia/presentation-se-smart-buildings<br />
Srivastava A., Singh P., Janhavi<br />
N.N., Singh A. (2017) Green Buildings:<br />
Eco-friendly Technique<br />
for Modern Cities, in Sharma<br />
P., Rajput S. (eds) Sustainable<br />
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Urban Book Series. Springer,<br />
Cham<br />
Pickett S.T.A., McGrath B., M.L.<br />
Cadenasso, Felson A.J. (2014),<br />
“Ecological resilience and resilient<br />
cities”, Building Research<br />
& Information Journal”, Volume<br />
42, 2014 - Issue 2, Pages 143-<br />
157, https://doi.org/10.1080/0<br />
9613218.2014.850600<br />
Wang Z., Wang L., Dounis, A.I.<br />
e Yang R. (2012) Multi-agent<br />
control system with information<br />
fusion based comfort<br />
model for smart buildings.<br />
Applied Energy 99, 247-254<br />
the integrated control of<br />
a building in the concept<br />
of bright green buildings,<br />
and how thus a wider<br />
conceptual reference framework<br />
is necessary. This<br />
is identified in the Bright<br />
City, intended as a methodological<br />
framework for<br />
orienting urban transformation<br />
operations and as<br />
a synthesis of the current<br />
paradigmatic references:<br />
sustainability, smartness<br />
and resilience.<br />
36 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 37<br />
COMMUNITY
TECHNOLOGY<br />
UN MODELLO TECNOLOGICO<br />
INTEGRATO PER ANDARE<br />
VERSO SMART@POMPEI<br />
Il progetto pilota MiBAC – CNR<br />
è replicabile anche in altri contesti<br />
di Alberto Bruni, Luca Papi<br />
Il modello/sistema integrato, basato su<br />
tecnologie IoT, frutto del progetto pilota<br />
MiBAC - CNR, denominato Smart@POMPEI,<br />
e del Grande Progetto Pompei, è finalizzato<br />
a generare un dimostratore tecnologico<br />
replicabile in altri contesti per gestire la<br />
sicurezza delle persone e dei monumenti<br />
sia in condizioni normali sia in condizioni<br />
di emergenza. Il progetto unisce l’innovazione<br />
tecnologica con l’innovazione<br />
sociale con lo scopo di andare verso<br />
<strong>uno</strong> Smart and Resilience Archaeological<br />
Park per poi generare <strong>uno</strong> Smart@LAND<br />
ossia un territorio che comprenda le zone<br />
limitrofe a Pompei (Buffer zone) gestito in<br />
maniera sostenibile e inclusiva.<br />
Pompei sorge su un pianoro a<br />
circa 30 m s.l.m. formato da<br />
una colata di lava vesuviana, a<br />
controllo della valle del fiume Sarno<br />
alla cui foce sorgeva un antico porto.<br />
Incerte sono le notizie sulle origini<br />
della città. Le testimonianze più antiche<br />
si datano tra la fine del VII e la<br />
prima metà del VI sec. a.C. Si estende<br />
per circa 66 ettari dei quali circa 45<br />
sono stati scavati. La città è stata<br />
suddivisa in regiones (quartieri) e insulae<br />
(isolati) nel 1858 per esigenze<br />
di studio. Presso il Parco Archeologico<br />
di Pompei lavorano circa 500 persone<br />
con una fruizione di 10.000 visitatori,<br />
di media, al giorno con picchi fino<br />
a 25000 visitatori in alcuni giorni<br />
dell’anno. Nel 2018 hanno visitato il<br />
Parco Archeologico di Pompei 3,6 milioni<br />
di turisti.<br />
Il Parco Archeologico di Pompei per<br />
le sue dotazioni tecnologiche all’avanguardia<br />
nonché per le sue caratteristiche<br />
ambientali diversificate, si<br />
presta ad essere il sito presso il quale<br />
realizzare un modello tecnologico<br />
integrato innovativo per la gestione<br />
della sicurezza delle persone e dei<br />
monumenti sia in condizioni normali<br />
sia in condizioni di emergenza.<br />
COME NASCE IL PROGETTO?<br />
ACCORDO QUADRO MIBAC – CNR<br />
→CONVENZIONE OPERATIVA<br />
In data 28 maggio 2015 il Ministero<br />
dei Beni e delle Attività Culturali e il<br />
Consiglio Nazionale delle Ricerche<br />
(CNR) hanno stipulato un Accordo<br />
Quadro, di durata settennale, al fine di<br />
individuare e sviluppare programmi<br />
di ricerca e innovazione, di dimostrazione<br />
e di formazione nel settore del<br />
patrimonio culturale e del turismo.<br />
A seguito del suddetto Accordo, il<br />
30 marzo 2016 tra i due Enti è stata<br />
stipulata una Convenzione Operativa<br />
nell’ambito della quale le Parti,<br />
nel quadro delle proprie attività di<br />
ricerca, di sviluppo e di formazione,<br />
38 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
si impegnano a collaborare, per tutta<br />
la durata della presente Convenzione<br />
Operativa, per la realizzazione di<br />
una soluzione tecnologica integrata<br />
finalizzata al miglioramento della<br />
sicurezza del patrimonio culturale<br />
nazionale[1].<br />
In tale contesto, le Parti hanno avviato<br />
il primo progetto pilota per la creazione<br />
del primo Smart Archaeological<br />
Park in Italia e nel mondo presso il<br />
Parco archeologico di Pompei (Fig. 1).<br />
Al fine di dare piena attuazione alla<br />
suddetta Convenzione operativa si è<br />
istituita una “Cabina di Regia” con il<br />
compito di gestione e coordinamento<br />
integrato delle attività progettuali/<br />
tecnologiche finalizzate alla tutela,<br />
valorizzazione e sicurezza del Parco<br />
Archeologico di Pompei nell’ambito<br />
del Progetto di cui sopra. La Cabina di<br />
Regia è composta dal Alberto BRUNI,<br />
Funzionario del Segretariato generale<br />
del MiBAC e dal Luca PAPI, Tecnologo<br />
del CNR – Dipartimento Scienze<br />
Umane e Sociali, Patrimonio Culturale<br />
(DSU).<br />
Il MiBAC e il CNR intendono proseguire<br />
le attività del progetto pilota<br />
denominato Smart@POMPEI al fine<br />
di creare il primo Smart Archaeological<br />
Park in Italia e nel mondo presso<br />
il Parco archeologico di Pompei per<br />
poi generare da Smart@POMPEI <strong>uno</strong><br />
Smart@LAND ossia un territorio limitrofo<br />
a Pompei (Buffer zone) gestito<br />
in maniera intelligente, sostenibile e<br />
inclusivo.<br />
In particolare le Parti intendono<br />
replicare il modello tecnologico innovativo,<br />
integrandolo e adattandolo,<br />
previe dovute indagini ed analisi<br />
dei rischi aggiornate, sia sul territorio<br />
campano, in linea con il Piano<br />
Strategico della Buffer Zone della<br />
Grande Pompei, sia presso i siti del<br />
Parco Archeologico di Ostia Antica,<br />
del Colosseo, Foro Romano e Palatino<br />
sulle orme della Roma imperiale.<br />
La Cabina di Regia è stata incaricata<br />
di elaborare un organigramma con<br />
i relativi incarichi e responsabilità<br />
per ciascun sito culturale oggetto<br />
d’intervento nonché prevedere attività<br />
di formazione e trasferimento di<br />
conoscenza sulla base delle attività<br />
di innovazione tecnologica e di innovazione<br />
sociale prodotte nell’ambito<br />
del progetto Smart@POMPEI, in linea<br />
con le linee strategiche della Scuola<br />
del Patrimonio Culturale.<br />
CHE COSA SIGNIFICA ANDARE<br />
VERSO SMART@POMPEI?<br />
Andare verso la realizzazione del primo<br />
Smart Archaeological Park in Italia<br />
e al mondo significa andare verso la<br />
direzione di una gestione intelligente,<br />
sostenibile, inclusiva armonizzando<br />
tutela, protezione e valorizzazione<br />
attraverso l’innovazione tecnologica<br />
e l’innovazione sociale. Significa<br />
adeguare i servizi ai reali bisogni dei<br />
turisti sulla base di accurate analisi;<br />
adeguare i servizi alle reali esigenze<br />
del personale che ogni giorno opera<br />
sul campo per la conservazione dei<br />
monumenti; aumentare le prestazioni<br />
dei dispositivi e degli impianti (Fig. 2),<br />
minimizzando i costi e, di conseguenza,<br />
promuovere un uso efficiente ed<br />
efficace delle risorse per migliorare<br />
l’accessibilità del sito.<br />
In realtà Smart@POMPEI non è solo<br />
un progetto ma è un qualcosa di molto<br />
più complesso: ossia un percorso<br />
Fig. 1 - Parco Archeologico di Pompei – Basilica (Regio VIII)<br />
programmatico basato sulle tecnologie<br />
integrate e innovative (IoT – Internet<br />
of Things/internet delle cose)<br />
<strong>Numero</strong>si sono stati gli investimenti<br />
effettuati e le attività svolte negli<br />
ultimi anni dal MiBAT nell’ambito del<br />
Grande Progetto Pompei d’intesa con<br />
il Parco Archeologico di Pompei e con<br />
l’Arma dei Carabinieri. Il parco Archeologico<br />
di Pompei è dotato di data<br />
center, copertura WI-FI dell’intero<br />
sito, di un nuovo sistema di videosorveglianza<br />
IP, piano della conoscenza,<br />
nuovo impianto di illuminazione perimetrale<br />
a led, sistema informativo<br />
geografico (GIS), copertura con rete<br />
Tetra dell’intero sito, nuova connessione<br />
internet a fibra ottica per gli<br />
utenti, piattaforma per la gestione ed<br />
erogazione delle app (Fig. 3).<br />
Va evidenziato, inoltre, che si sono<br />
svolte, e continueranno a svolgersi,<br />
attività di monitoraggio focalizzate<br />
alla prevenzione e protezione del sito<br />
in collaborazione con grandi aziende,<br />
Enti di Ricerca, Università e Istituzioni<br />
di Governo quali: servizi a bassa<br />
invasività per il monitoraggio dei movimenti<br />
e delle deformazioni del terreno<br />
e delle strutture; monitoraggio<br />
satellitare interferometrico con analisi<br />
dei dati storici e dei fenomeni lenti<br />
mediante i rilievi della costellazione<br />
satellitare COSMO-SkyMed; rilevazio-<br />
TECHNOLOGY<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 39
TECHNOLOGY<br />
ne di fenomeni in tempo reale (early<br />
warning) mediante reti di sensori wireless<br />
(WSN) dispiegate in sito presso<br />
il Tempio di Venere e Domus dei Casti<br />
Amanti (estensimetri a filo, tiltmetri,<br />
sonde di umidità, ...).<br />
Inoltre è stata realizzata una infrastruttura<br />
per le comunicazioni sicure<br />
degli operatori di sito in standard TE-<br />
TRA; Collaborative App su smartphone<br />
per utenza amica (operatori museali,<br />
guide certificate, addetti ai gates) per<br />
l’invio di segnalazioni relative a situazioni<br />
anomale: (i) Soccorso Sanitario<br />
(in caso di malesseri, incidenti, ecc.);<br />
(ii) Soccorso Addetti alla Sicurezza (in<br />
caso di molestie, azioni di vandalismo,<br />
ecc.); (iii) Allerta (in caso di incendi,<br />
rischi di crolli, ecc.); (iv) Intervento (in<br />
caso di sporcizia, degrado, ecc.).<br />
Sono state svolte, altresì, attività di<br />
telerilevamento a terra mediante<br />
l’utilizzo di strumenti iperspettrali<br />
per l’acquisizione di immagini e firme<br />
spettrali dei diversi materiali e<br />
componenti chimici presenti su zone<br />
individuate come critiche e/o di interesse<br />
(in collaborazione con CNR) per<br />
supportare mantenimento e restauro<br />
dei beni.<br />
Fig. 2 - Parco Archeologico di Pompei - Sala controllo.<br />
IL MODELLO TECNOLOGICO<br />
INTEGRATO<br />
L’obiettivo principale del progetto<br />
Smart@POMPEI è quello di realizzare<br />
un modello tecnologico integrato<br />
replicabile, modulabile, flessibile, basato<br />
sull’utilizzo delle tecnologie IoT<br />
(Fig.4). La dorsale principale del sistema<br />
tecnologico integrato è rappresentata<br />
dalla rete a fibra ottica posata<br />
all’interno dei cavidotti utilizzati dal<br />
sistema di videosorveglianza. Naturalmente<br />
il sistema tecnologico integrato<br />
prevede anche una rete senza fili<br />
realizzata mediante punti di accesso<br />
(AP) con il quale è possibile erogare<br />
servizi necessari sia ai visitatori sia al<br />
personale che opera sul campo.<br />
Il cuore del sistema tecnologico integrato<br />
è rappresentato dalla Piattaforma<br />
Operativa Intelligente (IoC) con il<br />
quale è controllata e gestita tutta la<br />
sensoristica (dalle TVCC ai sensori che<br />
monitorano i movimenti e le deformazioni<br />
del terreno e delle strutture)<br />
distribuita nel parco generando allarmi<br />
in caso di sforamento delle soglie<br />
limite, in caso di comportamenti anomali<br />
e in caso di emergenza.<br />
TECNOLOGIE INNOVATIVE IN<br />
CORSO DI SPERIMENTAZIONE<br />
LI-FI o Light Fidelity<br />
Il metodo più moderno ed innovativo<br />
per trasmettere dati in modalità<br />
wireless, è quello denominato LiFi o<br />
“Light Fidelity”, tecnologia che sfrutta<br />
la modulazione della luce emessa dai<br />
LED per la trasmissione di informazioni.<br />
La tecnologia (che si presenta<br />
con lo standard internazionale IEEE<br />
802.15) funziona grazie alla commutazione<br />
on-off del singolo LED. Questa<br />
sequenza 0/1 non è visibile all’occhio<br />
umano ma consente la trasmissione<br />
del dato (Fig. 5).<br />
Tanto maggiore è la velocità di commutazione,<br />
tanto migliore sarà la velocità<br />
di trasmissione dell’informazione.<br />
Fig. 3 - Dispositivi e sensori.<br />
40 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
TECHNOLOGY<br />
Fig. 4 - Schema a blocchi del modello tecnologico integrato.<br />
Fig. 5 - Sequenza 0/1 - Tecnologia Li-Fi.<br />
Tutte le fonti LED possono essere<br />
potenziali trasmettitori di informazioni<br />
e ogni device un potenziale fruitore<br />
delle stesse. La luce che evidenzia le<br />
opere d’arte in un museo sarà lo strumento<br />
per trasmettere ai tablet e agli<br />
smartphone la guida interattiva all’opera<br />
durante la visita.<br />
Una caratteristica intrinseca di tutte<br />
le soluzioni LiFi (grazie alla precisione<br />
di geolocalizzazione della tecnologia)<br />
è quella di consentire <strong>uno</strong> studio approfondito<br />
delle dinamiche di visita<br />
e quindi un’analisi attenta del marketing<br />
di prossimità o di posizionamento<br />
delle opere/prodotti.<br />
La tecnologia LiFi unisce il risparmio<br />
energetico (grazie all’uso di lampade<br />
a Led) con il vantaggio di fruire, senza<br />
ulteriori soluzioni, di un sistema di<br />
trasmissione dati alquanto efficiente e<br />
al riparo dai problemi in intercettazione<br />
delle informazioni (hacker).<br />
Tale a tecnologia sostituirà progressivamente<br />
quella WiFi, ma già da subito<br />
ha trovato una propria collocazione<br />
in ambienti dove la sensibilità per<br />
la problematica dell’inquinamento<br />
elettromagnetico è evidente e dove<br />
le problematiche di rischio di perdita<br />
dati sono preponderanti.<br />
Alcune istallazioni delle lampade a<br />
led con tecnologia Li-Fi sono state<br />
effettuate sia sui bracci dell’Anfiteatro<br />
(Fig. 6) sia presso la Domus dei Vettii.<br />
dei principali asset è costituito dall’accessibilità<br />
e dalla fruibilità del sito da<br />
parte di tutti.<br />
Pertanto, è stata avviata la sperimentazione<br />
del prototipo del braccialetto<br />
intelligente CON-ME (Fig. 7) che apre<br />
le porte ad un percorso progettuale<br />
complesso che vede coinvolti Enti di<br />
Ricerca, Università, Imprese, Istituzioni<br />
di Governo.<br />
Il sistema è basato su tecnologie<br />
dell’Internet of Things (IoT). La soluzione<br />
prevede di assegnare ai visitatori<br />
con disabilità un braccialetto, capace<br />
di inviare segnali ad un server centrale<br />
che li elabora ed effettua azioni<br />
mirate alla salvaguardia e sicurezza<br />
dei visitatori.<br />
L’oggetto indossato dal visitatore<br />
con disabilità acquisisce una identità<br />
elettronica e come tale può essere<br />
identificato, riconosciuto e validato da<br />
componenti paritetici nella rete privata<br />
del parco di Pompei, che, scambiandosi<br />
informazioni, evidenziano fenomeni<br />
e/o situazioni che richiedono<br />
l’interazione o l’intervento umano per<br />
il completamento dei processi in base<br />
alle circostanze.<br />
Le operazioni previste consistono nella<br />
comprensione dei messaggi inviati<br />
dai dispositivi indossati dai visitatori<br />
e la conseguente visualizzazione della<br />
loro dislocazione in una mappa per un<br />
supporto alle decisioni degli operatori.<br />
Per la soluzione di geo-referenziazione<br />
del Visitatore all’interno del<br />
parco archeologico di Pompei, è stata<br />
creata una rete sensori denominata<br />
“CON-ME”, in cui vengono impiegati<br />
sia una rete WLAN di Access Point e<br />
sia componenti ingegnerizzati in un<br />
Il braccialetto CON-ME e la sicurezza<br />
integrata per i visitatori con disabilità<br />
Nell’ambito di Smart@POMPEI, <strong>uno</strong><br />
Fig. 6 - Parco Archeologico di Pompei - Anfiteatro (Regio II).<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 41
TECHNOLOGY<br />
• 96 ore di test di corrosione da nebbia<br />
salina per standard di riferimento<br />
CEI EN 61701<br />
• 40 cicli di umidità e congelamento<br />
con variazione termica da -40°C a<br />
+110°C con relativa umidità da 0 a<br />
90% in camera climatica per standard<br />
di riferimento CEI EN 61215/<br />
IEC 61646 art 10.12<br />
Fig. 7 – Prototipo del braccialetto CON-ME<br />
braccialetto indossabile grazie alla<br />
collaborazione tra aziende.<br />
Il dispositivo di geo-referenziazione<br />
comprende diverse tecnologie che<br />
consentono di avere un elevato grado<br />
di libertà nella scelta delle modalità<br />
di interazione, come di seguito elencati:<br />
dispositivo di avvio e di stop<br />
automatico, bottone di SOS, modulo<br />
GPS, modulo Wi-Fi, modulo Bluetooth,<br />
batteria integrata, LED di segnalazione<br />
della carica della batteria, modulo per<br />
la ricarica wireless (Fig. 8)<br />
I coppi fotovoltaici<br />
È in corso inoltre una sperimentazione<br />
di coppi fotovoltaici (Fig. 9), ossia,<br />
Fig. 8 – Il braccialetto CON-ME in carica<br />
moduli speciali non convenzionali<br />
progettati e costruiti specificatamente<br />
per integrarsi e sostituire elementi<br />
architettonici degli edifici. Data la<br />
loro sostanziale differenza rispetto ai<br />
comuni pannelli fotovoltaici in vetro e<br />
metallo, i moduli fotovoltaici non sono<br />
certificabili secondo le normative<br />
standard e non esistono ancora certificazioni<br />
applicabili. Tuttavia, i moduli<br />
hanno superato le seguenti prove:<br />
• 50 cicli di variazione termica di<br />
100°C/h in camera climatica con<br />
controllo delle temperature<br />
da -40°C a +110°C per standard di riferimento<br />
CEI EN 61215<br />
Al fine di garantire una qualità sempre<br />
costante, ogni 1000 moduli prodotti<br />
viene testato un pezzo a<br />
campione. Per coprire 15 mq sono<br />
necessari 223 coppi fotovoltaici – potenza<br />
nominale 1KW<br />
Tali moduli appaino particolarmente<br />
utili e adattabili al contesto del Parco<br />
archeologico di Pompei per la produzione<br />
di energia da fonti rinnovabili.<br />
Faretti led a spettro naturale<br />
I Led a spettro naturale sono stati<br />
adottati per illuminare le murature<br />
affrescate restaurate della Domus dei<br />
Vettii (Fig. 10).<br />
Sono stati selezionati i Led a spettro<br />
naturale perché producono una luce<br />
che si avvicina molto allo spettro<br />
della luce solare naturale, trasmettendo<br />
accuratamente i colori e le trame<br />
delle murature affrescate restaurate.<br />
PROSSIMI PASSI<br />
L’insieme delle attività tecnologiche<br />
testate presso il Parco archeologico<br />
di Pompei rappresenta il modello<br />
innovativo da integrare ed adattare<br />
per tutte le realtà nazionali rientranti<br />
nell’ambito del Progetto Speciale Sicurezza<br />
focalizzato sulle “Misure straordinarie<br />
per la sicurezza antropica”<br />
(Programma triennale ex art. 1 commi<br />
9 e 10 legge 190/2014 - stabilità<br />
2015, ed altre programmazioni).<br />
Tra i prossimi passi è prevista la realizzazione<br />
di <strong>uno</strong> Smart@POMPEI<br />
Living Lab ossia <strong>uno</strong> spazio all’interno<br />
del parco finalizzato a coinvolgere<br />
direttamente i visitatori per collaborare<br />
nello sviluppo e nella sperimentazione<br />
dei nuovi prodotti/servizi<br />
tecnologici.<br />
Sono previste attività finalizzate ad<br />
42 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
Fig. 9 – Coppi fotovoltaici<br />
avvicinare i giovani alle nuove tecnologie<br />
utilizzate nell’ambito di Smart@<br />
POMPEI al fine di generare una consapevolezza<br />
digitale avanzata utile per<br />
entrare nel mondo del lavoro e colmando,<br />
ove esiste, la carenza generalizzata<br />
di competenze digitali di base.<br />
Sono previste, inoltre, azioni finalizzate<br />
a riaffermare e rafforzare il concetto<br />
di legalità e al miglioramento<br />
della sua percezione da parte della<br />
comunità locale.<br />
Smart@POMPEI intende inoltre attivare<br />
azione di inclusione/integrazione<br />
e reinserimento socio-lavorativo di<br />
minori/giovani e adulti. Sono previste<br />
attività finalizzate a mantenere il Parco<br />
Archeologico una città viva, vitale<br />
o meglio<br />
una residenza creativa attraverso<br />
l’accensione civica delle comunità<br />
locali tramite l’inclusione sociale, la<br />
rigenerazione urbana, la sostenibilità<br />
ambientale (CIVITATES).<br />
Sono previste attività finalizzate ad<br />
andare verso una logica di certificazione<br />
del parco archeologico di<br />
Pompei per renderlo “resiliente” e far<br />
nascere un centro di eccellenza per lo<br />
sviluppo delle conoscenze sulla gestione<br />
della sicurezza e mitigazione<br />
dei rischi dei beni culturali in condizioni<br />
normali e in emergenze.<br />
Al fine di armonizzare e coniugare<br />
un approccio che veda coinvolta la<br />
tecnologia con il diritto si prevedono<br />
attività finalizzate a considerare il<br />
bilanciamento che ci deve essere tra<br />
privacy e sicurezza alla luce del nuovo<br />
regolamento europeo sulla privacy<br />
(GDPR).<br />
Le Parti intendono altresì avviare studi<br />
sugli aspetti psicologici della sicurezza,<br />
dell’emergenza e del rischio.<br />
Sono previste inoltre analisi mediante<br />
sistemi a pilotaggio remoto (droni) di<br />
ultima generazione con focus su:<br />
4Analisi dello stato della vegetazione.<br />
Rilievo fotogrammetrico e multispettrale<br />
per verificare<br />
l’evoluzione della crescita della vegetazione<br />
con restituzione di mappe<br />
classificate per soglie di<br />
attenzione.<br />
4Monitoraggio amianto. Rilievo fotogrammetrico<br />
e multispettrale per<br />
evidenziare presenza amianto con<br />
restituzione di mappe e misure.<br />
4Monitoraggio per sorveglianza del<br />
sito archeologico con voli di ronda<br />
programmati.<br />
4Aerofotogrammetria e curve di livello<br />
per analisi dissesto idrogeologico<br />
per prevenzione.<br />
4Sistema AntiDrone per difesa contro<br />
attacchi verso il patrimonio culturale.<br />
Sono inoltre in programma attività<br />
finalizzate al miglioramento del consumo<br />
energetico di tutto il sistema<br />
tecnologico integrato e sviluppo di<br />
soluzioni innovative energeticamente<br />
efficienti.<br />
In tale contesto, risulta fondamentale<br />
la collaborazione con la nuova figura<br />
emergente del “data scientist” che<br />
unisce le competenze dell’informatico,<br />
dello statistico e del narratore, al fine<br />
di estrarre la parte “preziosa” nascosta<br />
sotto i Big Data. Il tutto nel rispetto<br />
della dimensione etica, perché un<br />
uso distorto dei Big Data può porre a<br />
rischio la libertà e i diritti delle persone.<br />
È stata avviata la procedura per la<br />
registrazione di un marchio di qualità<br />
tecnologica ed efficacia gestionale per<br />
l’adeguata accessibilità, protezione,<br />
conservazione del Parco Archeologico<br />
di Pompei.<br />
TECHNOLOGY<br />
CONCLUSIONI<br />
Il dimostratore tecnologico integrato<br />
innovativo in corso di realizzazione<br />
presso il Parco Archeologico di Pompei<br />
può rappresentare il modello da<br />
seguire a livello nazionale, e non solo,<br />
per la gestione della sicurezza delle<br />
persone e dei monumenti sia in condizioni<br />
normali sia in condizioni di<br />
emergenza.<br />
Fig. 10 - Parco Archeologico di Pompei - Domus dei Vettii (Regio VI).<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 43
TECHNOLOGY<br />
REFERENCES<br />
Papi, Luca (2014) Il primo dimostratore smart city applicato ai beni<br />
culturali (2014). Archeomatica, 5 (4). ISSN 2037-2485<br />
Papi, Luca (2016) Verso <strong>uno</strong> smart archaeological park. APRE<br />
Magazine (2). pp. 39-40.<br />
Garzia, Fabio and Papi, Luca (2016) An Internet of Everything Based<br />
Integrated Security System for Smart Archaeological Areas. In: 2016<br />
IEEE International Carnahan Conference on Security Technology<br />
(ICCST) Proceedings. Institute of Electrical and Electronics Engineers,<br />
Orlando, Florida, pp. 64-71. ISBN 978-1-5090-1070-7<br />
AUTHOR<br />
Alberto Bruni<br />
Alberto.bruni@beniculturali.it<br />
Funzionario del Segretariato Generale del MiBAC e<br />
Responsabile MIBAC della Cabina di Regia di Smart@<br />
POMPEI<br />
Luca PAPI<br />
luca.papi@cnr.it<br />
Tecnologo – Security Manager del Dipartimento Scienze<br />
Umane e Sociali, Patrimonio Culturale (DSU) del CNR<br />
e Responsabile CNR della Cabina di Regia di Smart@<br />
POMPEI<br />
C’è vita nel nostro mondo.<br />
ABSTRACT<br />
The integrated model / system, based on IoT technologies,<br />
resulting from project Smart@Pompei, developed<br />
in the framework of the collaboration between MiBAC<br />
anad CNR and Great Pompei Project, aims at generating<br />
a technological demonstrator that can be replicated<br />
in other contexts to manage and monitor the safety of<br />
people and monuments both in normal and emergency<br />
conditions. The project combines technological innovation<br />
with social innovation in order to create a Smart<br />
and Resilience Archaeological Park than can generates<br />
a Smart @ LAND that is a territory including the areas<br />
adjacent to Pompeii (Buffer zone) managed in a sustainable<br />
and inclusive manner.<br />
KEYWORDS<br />
Internet of Things; sistemi integrati; sicurezza; efficientamento<br />
energetico; monitoraggio; accessibilità; sostenibilità;<br />
inclusione; cloud; big data; droni; intelligenza<br />
artificiale<br />
NOTE<br />
[1] Il 4 aprile 2018, il Segretario Generale del MiBAC e il<br />
Presidente del CNR hanno firmato l’atto di proroga della<br />
citata Convenzione operativa in base alla quale le Parti<br />
si impegnano a continuare a collaborare, per tutta la durata<br />
della presente Convenzione Operativa (2018-2020),<br />
per completare la realizzazione del dimostratore tecnologico<br />
integrato replicabile finalizzato al miglioramento<br />
della sicurezza del Patrimonio Culturale Nazionale.<br />
Realizzazione di infrastrutture<br />
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44 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019<br />
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<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 45
COMMUNITY<br />
Le città intelligenti sono ecosistemi<br />
creativi socialmente interconnessi?<br />
di Alessia Usai<br />
Una proposta metodologica per<br />
riconoscere e supportare le<br />
imprese creative nei processi di<br />
rigenerazione urbana<br />
Fig. 1 - Primi esempi di Mappatura Urbana. Studio redatto dal<br />
dottor John Snow sui casi di colera a Broad Street, Londra,<br />
1855. Fonte: John Snow - Published by C.F. Cheffins (1855)<br />
Negli ultimi dieci anni le città sono<br />
ritornate al centro dell’agenda pubblica<br />
in qualità di motori dello sviluppo<br />
nazionale e regionale in relazione<br />
ai vantaggi offerti dalle economie di<br />
urbanizzazione: possibilità di contatti<br />
personali, disponibilità di beni<br />
complementari e servizi avanzati,<br />
coordinamento tra gli attori economici,<br />
possibilità di una continua riconfigurazione<br />
delle reti di attori.<br />
Per competere a livello globale<br />
le città sono chiamate a<br />
sfruttare a pieno i vantaggi<br />
offerti dall’essere nodi (hub) di una<br />
rete di relazione fisica e virtuale<br />
sempre più interconnessa e ricca di<br />
opportunità, trovando nuove soluzioni<br />
a problemi esistenti o aprendo strade<br />
completamente nuove nel campo<br />
della pianificazione. Sebbene si faccia<br />
riferimento a due concetti teorici<br />
ben distinti, le politiche recenti<br />
sulla città intelligente (smart city)<br />
e la città creativa (creative city)<br />
ricollegano entrambi il successo<br />
delle città globali alla loro capacità<br />
di riconoscere, prima di altri, le idee<br />
utili all’innovazione dei processi<br />
produttivi, ben sapendo che anche<br />
nei casi esemplari come quello di<br />
Leondardo da Vinci le invenzioni<br />
diventano innovazioni solamente<br />
se hanno un risvolto pratico ed<br />
economico.<br />
Nel processo di creazione-invenzione<br />
la cultura assume un ruolo<br />
fondamentale come generatrice di<br />
nuove idee, tutte potenzialmente<br />
passibili di attenzione da parte<br />
degli attori economici e politici in<br />
ambito urbano. Si può parlare in tal<br />
senso di una riscoperta della “cultura<br />
produttiva e aziendale” a discapito<br />
della “cultura alta” (si v., ad esempio,<br />
gli stanziamenti destinati alle PMI<br />
rispetto alle risorse riservate al<br />
patrimonio culturale in Horizon 2020,<br />
nel programma Creative Europe, nel<br />
Bando Smart Cities del MIUR). Una<br />
tendenza che segna profondamente<br />
la programmazione comunitaria<br />
2014-2020 e può, per certi versi,<br />
penalizzare le politiche governative<br />
caratterizzate da un approccio culturebased<br />
alla tutela e valorizzazione<br />
del patrimonio avvantaggiando<br />
invece le sperimentazioni delle<br />
città italiane nel legare i discorsi<br />
dell’imprenditoria e della filiera<br />
culturale. Un altro elemento<br />
fondamentale per le città globali è<br />
la presenza di un capitale sociale<br />
e culturale dotato delle giuste<br />
competenze (skills) per riconoscere<br />
le idee innovative e trasformarle in<br />
innovazioni per l’ambiente urbano.<br />
Ciò si ottiene attirando i talenti<br />
dall’eterno e/o coltivando i talenti<br />
locali attraverso le seguenti politiche,<br />
definite neo-liberali: marketing<br />
territoriale; creazione di spazi per il<br />
consumo di beni e attività culturali,<br />
il tempo libero e la residenza,<br />
come centri di divertimento e<br />
intrattenimento, quartieri artistici,<br />
comunità residenziali protette (gated<br />
communities), ma anche grandi<br />
eventi e vita notturna; incentivi<br />
economici per l’insediamento di<br />
grandi compagnie, zone franche<br />
urbane, recupero delle aree dismesse,<br />
agevolazioni fiscali, gestione privata<br />
dello spazio pubblico nelle zone<br />
commerciali urbane; programmmi<br />
46 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
di formazione e curricula specifici<br />
nonché sistemi per l’apprendimento<br />
permanente (Lifelong Learnig<br />
programms).<br />
Infine, nelle città globali vi è una<br />
crescente attenzione verso le<br />
infrastrutture informatiche (banda<br />
larga, fibra ottica) e l’agenda<br />
digitale (e-government) attraverso<br />
cui abbattere le distanze tra<br />
l’amministrazione e i cittadini,<br />
garantire maggiore trasparenza<br />
e ridurre il fenomeno della<br />
corruzione. Nel panorama europeo<br />
segnato dalla disparità crescente<br />
tra le diverse regioni, in cui al divario<br />
nord-sud si è aggiunto quello estovest,<br />
la costruzione dell’e governance<br />
sembra tuttavia un processo ancora<br />
a macchia di leopardo in cui molti<br />
Paesi, compresa l’Italia, non possono<br />
ancora rinunciare alla presenza di<br />
contact point e help-desks sul territorio<br />
per l’implementazione delle politiche<br />
urbane e rurali, nazionali ed europee.<br />
Ciò è particolarmente sentito dalle<br />
regioni montane ed insulari che già<br />
scontano le difficoltà dovute alla loro<br />
particolare condizione geografica.<br />
Resta dunque un dubbio di fondo:<br />
riuscirà l’economia “creativa” ad<br />
integrarsi nel territorio esistente, ad<br />
adattarsi alle sue infrastrutture fisiche<br />
rispondendo adeguatamente alle<br />
istanze sociali e di qualità urbana,<br />
oggi espresse anche dalle città più<br />
remote e periferiche? Riusciranno<br />
le ricerche e le politiche sulla città<br />
intelligente a supportare le Smart<br />
People e a mutare gli insediamenti<br />
umani in ecosistemi creativi<br />
socialmente interconnessi?<br />
ECONOMIA CREATIVA E CITTÀ<br />
Nella città sono presenti imprese,<br />
liberi professionisti e lavoratori altamente<br />
qualificati impegnati nella<br />
valorizzazione dell’ambiente costruito,<br />
nelle nuove tecnologie, nella produzione<br />
di beni e servizi user-oriented<br />
dal design accattivante. Soggetti che<br />
operano come agenti di cambiamento<br />
nei processi produttivi puntando su<br />
beni e servizi ad alto contenuto culturale<br />
e creativo capaci di competere<br />
sul mercato globale e garantire nuove<br />
opportunità occupazionali anche in<br />
tempi di crisi.<br />
Accomunati da questo approccio creativo<br />
alla produzione, essi lavorano in<br />
diversi settori economici (architettura,<br />
informatica, comunicazioni, enogastronomia,<br />
etc.), incontrando diversi<br />
ostacoli nel loro riconoscimento come<br />
categoria e nel riconoscimento del<br />
loro contributo all’economia urbana,<br />
in termini finanziari ma anche sociali<br />
e culturali (nuove forme di welfare,<br />
educazione e formazione, rigenerazione<br />
urbana, vita culturale della città in<br />
senso lato).<br />
I primi Paesi a focalizzarsi sulla rimozione<br />
di questi impedimenti sono stati<br />
quelli anglosassoni ove, in seguito alla<br />
crisi industriale negli anni Ottanta, è<br />
maturata una precisa volontà politica<br />
di investire nell’economia culturale<br />
e creativa conferendogli <strong>uno</strong> status<br />
(“industrie culturali e creative”), fornendo<br />
alle amministrazioni pubbliche<br />
gli strumenti di rilevazione e i modelli<br />
organizzativi necessari per la costruzione<br />
di politiche di settore, nonché<br />
spingendo i “creativi” a costituirsi in<br />
enti di rappresentanza e di categoria.<br />
Emblematica l’esperienza del Regno<br />
Unito con la costituzione del DMCS e<br />
la produzione dell’omonimo framework<br />
statistico e di policy. La produzione di<br />
politiche pubbliche a sostegno della<br />
creatività e della cultura in ambito<br />
urbano si è poi estesa agli organismi<br />
internazionali (le Nazioni Unite tramite<br />
l’UNCTAD e l’UNESCO, l’Unione<br />
Europea) che hanno prodotto rapporti<br />
statistici, documenti di alto profilo,<br />
agende politiche e programmi internazionali<br />
per questi settori (Fusco<br />
Girard et al., 2016, pp.15-54).<br />
Un contributo rilevante all’auto-riconoscimento<br />
delle industrie culturali<br />
e creative è però arrivato anche<br />
dall’attività di lobbying portata avanti<br />
dai portatori d’interessi forti con il<br />
coinvolgimento diretto di importanti<br />
accademici, in primis Charles Landry<br />
(2000, 2006) e Richard Florida (2002),<br />
i quali hanno contribuito a illustrare<br />
le ragioni per cui il fenomeno creativo<br />
sia essenzialmente un “fatto urbano” e<br />
a definire un modello di sviluppo che<br />
illustrasse le dinamiche relazionali<br />
delle imprese culturali e creative e<br />
il loro rapporto con lo spazio urbano:<br />
la Città Creativa (Fusco Girard et<br />
al., 2016, pp.15-54; Hutton, 2016).<br />
Un trentennio di politiche e ricerche<br />
sull’argomento ha portato all’individuazione<br />
di tre principali modelli di<br />
“città creativa” (Usai, 2016a):<br />
4la città che presenta una concentrazione<br />
consistente di imprese e<br />
sistemi produttivi appartenenti alle<br />
industrie culturali e creative e ne<br />
incentiva le logiche di agglomerazione<br />
(cluster, reti) (approccio incentrato<br />
sulle imprese);<br />
4la città che presenta una concentrazione<br />
consistente di talenti creativi,<br />
ossia imprenditori e professionisti<br />
altamente qualificati di altri Paesi<br />
che, in virtù delle opportunità occupazionali<br />
e dall’elevata qualità<br />
ambientale, decidono di stabilirsi<br />
in città, oppure membri talentuosi<br />
della comunità locale che, grazie al<br />
sistema educativo locale, riescono<br />
a maturare divenendo operatori del<br />
cambiamento creativo nella loro<br />
stessa città d’origine (approccio incentrato<br />
sulle persone);<br />
4la città che presenta una concentrazione<br />
consistente di flussi, scambi<br />
e relazioni tra le reti produttive, le<br />
singole imprese e i talenti creativi<br />
presenti localmente (approccio incentrato<br />
sulle relazioni e gli aspetti<br />
organizzativi).<br />
L’approccio relazionale è definito anche<br />
eco-sistemico poiché considera i<br />
soggetti creativi nel loro insieme, senza<br />
fare distinzioni tra attori individuali<br />
e collettivi, e si concentra sui loro<br />
modelli organizzativi e relazionali per<br />
comprendere le loro interazioni con lo<br />
spazio urbano e il territorio circostante.<br />
Il modello eco-sistemico ha avuto<br />
il merito di sfatare il mito delle città<br />
globali come “uniche città creative<br />
possibili” dimostrando come le indu-<br />
COMMUNITY<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 47
COMMUNITY<br />
strie culturali e creative presenti nelle<br />
grandi città traggano linfa dai sistemi<br />
di produzione del territorio circostante<br />
oppure, in contesti caratterizzati<br />
da un sistema urbano policentrico, su<br />
una rete di centri urbani minori con<br />
un’accumulazione di saperi produttivi<br />
specialistici pari a quella di una città<br />
globale. Ciò porta gli studi più recenti<br />
sulla Città Creativa a concentrarsi,<br />
da un lato, sulle politiche delle città<br />
globali e sui rischi di quelle che Pratt<br />
(2009) ha definito xerox policy, ossia<br />
politiche copia-incolla di soluzioni<br />
sperimentate altrove, dall’altro, ad<br />
allargare il campo d’indagine dalla<br />
scala di quartiere a quella urbana e<br />
territoriale, studiando il fenomeno dei<br />
distretti culturali (D’Ovidio, 2016; Usai,<br />
2016b; Florida, 2017).<br />
I migliori testimoni di questa vena<br />
creativa sono gli spazi d’innovazione<br />
che ormai popolano le città grazie alle<br />
politiche pubbliche che ne supportano<br />
la nascita e alle loro retoriche (da<br />
quella economica fondata sui distretti,<br />
a quella di rigenerazione urbana, sino<br />
a quella del place branding fondata su<br />
identità, visibilità e ritorno d’immagine).<br />
Da un lato, i luoghi specificamente<br />
dedicati alle industrie culturali e creative<br />
quali incubatori, hub, acceleratori,<br />
fablab e spazi di coworking. Luoghi<br />
di lavoro che spesso nascono per<br />
dare una nuova vocazione a edifici<br />
industriali dismessi. Dall’altro, cluster<br />
creativi specializzati in settori strategici<br />
ove l’investimento pubblico è<br />
più deciso e che vanno a costituire<br />
ex-novo quartieri o distretti urbani<br />
dedicati. Per le amministrazioni regionali<br />
e comunali la creazione di questi<br />
spazi significa: conoscere le scelte<br />
localizzative e abitative dei creativi<br />
in città, censire il patrimonio pubblico,<br />
individuare gli edifici adatti alla<br />
destinazione creativa, semplificare i<br />
passi amministrativi per la loro messa<br />
a disposizione, individuare insieme<br />
agli operatori la vocazione dei singoli<br />
spazi e collaborare con loro nella fase<br />
di trasformazione, intervenire sugli<br />
spazi pubblici a complemento della<br />
trasformazione del tessuto edilizio<br />
(Manzella, 2016).<br />
Fig. 2 - I domini culturali e creativi<br />
Fonte: ABS Information Paper: Cultural and Creative Activity Satellite Accounts, Australia, 2013 (Cat 5271.0.55.002)<br />
I CREATIVI COME AGENTI DI<br />
CAMBIAMENTO NEI PROCESSI DI<br />
RIGENERAZIONE URBANA<br />
La città, intesa come archetipo di una<br />
specifica e storicamente fortunata<br />
forma di organizzazione sociale, è da<br />
sempre riconosciuta come un centro<br />
primario di creatività e innovazione.<br />
Le ragioni del suo successo risiedono<br />
nella capacità di attrarre le funzioni<br />
fondamentali per lo sviluppo e di ridisegnare<br />
internamente la sua struttura<br />
fisica facendo posto a tutto ciò che<br />
ogni epoca storica richiede in termini<br />
di infrastrutture, edifici, spazi. A questa<br />
capacità si aggiungono poi alcuni vantaggi<br />
che la densità di infrastrutture<br />
e la concentrazione di diverse attività<br />
e persone generano quasi automaticamente<br />
(varietà, contatti e scambi,<br />
sinergie, legami trans-territoriali, specializzazione,<br />
riduzione del rischio di<br />
disoccupazione, etc.) (Fusco Girard et<br />
al., 2016, pp.183-198). Quando, dopo<br />
la prima rivoluzione industriale, l’industria<br />
è divenuta la forza trainante<br />
dell’economia, le fabbriche si sono<br />
stabilite dentro la città, persino al suo<br />
centro grazie a piani e progetti urbani<br />
finalizzati all’efficienza interna del<br />
sistema urbano. Quando nella città<br />
post-industriale le informazioni e il<br />
loro scambio sono divenuti fondamentali,<br />
l’infrastruttura radiocentrica<br />
della mobilità ha favorito la concentrazione<br />
delle relazioni faccia-a-faccia<br />
nel centro cittadino e lo spostamento<br />
degli impianti industriali in periferia<br />
con piani e progetti urbani ispirati<br />
alla competitività economica. Com’è<br />
intuibile, la città creativa è invece una<br />
condizione post-moderna in cui i piani<br />
e i progetti sono ispirati alla globalizzazione<br />
e all’attrattività e i settori<br />
economici chiave sono istruzione, arte<br />
e cultura, salute, new-economy, tempo<br />
libero e turismo (Fusco Girard et al.,<br />
2016,pp.183-198).<br />
La creatività non è dunque un tratto<br />
distintivo della città presente e futura,<br />
semplicemente, essa è esplicitamente<br />
perseguita secondo modalità che sono<br />
tipiche della fase attuale di sviluppo.<br />
L’affermazione di nuovi modi di artico-<br />
48 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
COMMUNITY<br />
Fig. 3 - La geografia dell’offerta creativa nel quartiere Isola a Milano. - Fonte: Bruzzese et al. (2017)<br />
lazione delle relazioni tra produzione<br />
e componenti sociali richiede nuove<br />
risposte circa il simbolismo tipico della<br />
città e le sue manifestazioni nella<br />
forma sensibile delle modalità di produzione<br />
spaziale (pubblica e comunitaria)<br />
(Fusco Girard et al., 2016, pp.<br />
289-322). Si avverte, mutatis mutandi,<br />
la necessità di una “discesa sul campo”<br />
analoga a quella che tra Ottocento<br />
e Novecento portò i migliori pianificatori<br />
e progettisti a rilevare estensivamente<br />
gli impatti degli impianti<br />
industriali sulla salute e l’ambiente,<br />
le dimensioni degli alloggi, gli aspetti<br />
ergonomici dell’abitare per arrivare<br />
poi all’elaborazione di standard minimi<br />
per le abitazioni e i servizi pubblici.<br />
METODI E STRUMENTI<br />
D’INDAGINE NELLA RICERCA E<br />
NELLA PRATICA CORRENTE<br />
UN’ANALISI CRITICA<br />
Le scelte abitative e localizzative dei<br />
creativi sono oggi investigate da discipline<br />
diverse, ciascuna caratterizzata<br />
da una propria prospettiva d’indagine.<br />
In campo economico, ad esempio,<br />
Hutton (2016) analizza la geografia<br />
dell’offerta creativa focalizzandosi<br />
sulla localizzazione e aggregazione<br />
(clustering) delle imprese creative,<br />
distinte per settore, all’interno del<br />
tessuto urbano di Berlino, Seattle, Vancouver<br />
e Singapore. Roodhouse (2016)<br />
individua sulla base di Canter (1977)<br />
i seguenti macro-ambiti progettuali<br />
per distretti culturali di successo: attività<br />
(economiche, sociali e culturali);<br />
forma (spirito del luogo, place-making,<br />
spazio e tessuto costruito); movimento.<br />
Definisce inoltre un sistema di<br />
cultural zoning (innovation zone, retail<br />
selling zone; entertainment zone, cultural<br />
quarter, learning zone). Nell’ambito<br />
del progetto europeo Creative City, la<br />
regione urbana di Ljubljana e la città<br />
di Genova invece hanno studiato la<br />
concentrazione delle imprese creative<br />
in relazione al contesto ambientale:<br />
fattori di contesto (accessibilità, logistica,<br />
localizzazione, etc.), fattori relativi<br />
all’edificato (anno di costruzione,<br />
numero di livelli, anno di ristrutturazione,<br />
etc.).<br />
Nelle discipline design-oriented, in<br />
particolare arti performative, progettazione<br />
urbana e architettura, la ricerca<br />
si concentra sul rapporto dell’individuo<br />
con gli spazi di residenza/lavoro<br />
e gli spazi pubblici in termini statici<br />
(la sosta) e dinamici (il movimento).<br />
Evans (2001) fornisce un modello per<br />
la pianificazione culturale e fornisce<br />
linee guida circa i modelli e gli standard<br />
provvisionali per il “planning for<br />
the arts”. Il City Form Lab (2014) e Sevtsuk<br />
e Kalvo (2017) propongono un<br />
modello valutativo delle perfomance<br />
delle imprese creative in ambito urbano<br />
in relazione alla forma degli edifici<br />
(forma, posizione, superfici vetrate,<br />
varietà,permeabilità, accessibilità) e<br />
alle modalità di gestione degli spazi<br />
pubblici (privata, pubblica, mista) e<br />
ad algoritmi che aggregano tali dati,<br />
come il modello di spesa al dettaglio<br />
di Huff.<br />
In campo urbanistico, la ricerca sullo<br />
spazio pubblico vive una nuova fioritura<br />
grazie alla rigenerazione in chiave<br />
creativa di parti delle città storica,<br />
ex complessi industriali o di beni pubblici<br />
dismessi. Bruzzese et al. (2017),<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 49
COMMUNITY<br />
ad esempio, supportano il recupero<br />
degli spazi pubblici del quartiere Isola<br />
a Milano con una serie di indagini che<br />
riguardano la geografia dell’offerta<br />
creativa nel quartiere (tipo e sede<br />
delle imprese presenti, distinte per<br />
settore), il mercato urbano e gli spazi<br />
sfitti e/o in dismissione, usi formali e<br />
informali dello spazio pubblico (strade<br />
e piazze, arredo urbano, percorsi). Esistono<br />
poi studi che affrontano il tema<br />
delle nuove categorie dello spazio<br />
pubblico e delle loro regole, come in<br />
Bianchetti (2016) e in Di Lascio e Giglioni<br />
(2017).<br />
I casi studio nelle diverse città e comunità<br />
sono sviluppati con l’intento<br />
di comprendere i processi generali e<br />
contingenti di crescita e cambiamento<br />
contribuendo, da un lato, a un avanzamento<br />
teorico negli studi urbani<br />
e, dall’altro, influenzare le pratiche<br />
di policy in altre città (Wang, Hofe,<br />
2017). Essi sono condotti secondo un<br />
approccio osservativo ed etnografico<br />
urbano-industriale tratto dalla geografia<br />
umana. Lo stesso utilizzato<br />
nelle scienze sociali, inclusi gli studi<br />
economici, ma con una differenza<br />
sostanziale nell’oggetto della ricerca.<br />
Il focus della ricerca, infatti, si sposta<br />
dall’individuo alle interazioni spaziali<br />
tra le persone e gli oggetti con l’intento<br />
di svelare i concetti di spazio e<br />
luogo e tradurli in azioni concrete di<br />
pianificazione (Given, 2008, pp.626-<br />
629; Hutton, 2016, p.238).<br />
Fig. 4 - Ciclicità del metodo della ricerca-azione.<br />
Fonte: Given (2008)<br />
L’analisi comparata di casi-studio mostra<br />
una certa affinità rispetto ad obbiettivi<br />
di tipo qualitativo e presenta<br />
enormi potenzialità nel far emergere<br />
le innovazioni teoriche rispetto agli<br />
studi quantitativi poiché fa leva su<br />
interviste approfondite e analisi discorsive<br />
tenendo conto della variabili<br />
tempo e spazio (anche se la costruzione<br />
di un accurato quadro storico<br />
rappresenta una delle critiche più<br />
importanti a questo metodo).<br />
LE CITTÀ INTELLIGENTI COME<br />
ECOSISTEMI CREATIVI:<br />
UNA QUESTIONE DI METODO.<br />
Esiste ormai un’ampia gamma di<br />
casi-studio sulla mappatura delle imprese<br />
culturali e creative nell’ambito<br />
di progetti di rigenerazione urbana.<br />
Si tratta, tuttavia, di progetti “una<br />
tantum”: la costruzione del distretto<br />
urbano “x”, il recupero dell’area “y”.<br />
Episodi privi di una ciclicità tale da<br />
consentire l’adattamento del processo<br />
progettuale in chiave evolutiva, raggiungere<br />
la profondità necessaria per<br />
attivare le reti locali e trasformarle<br />
in portatori di interesse forti rispetto<br />
alle politiche urbane locali. Inoltre,<br />
la selezione dei casi studio è guidata,<br />
a volte, dall’intrinseco interesse dei<br />
ricercatori verso alcuni casi specifici<br />
che si ritiene possano avere un impatto<br />
importante sulla vita reale oppure<br />
a cui si ha accesso diretto. In questi<br />
casi, la ricerca ha come obbiettivo<br />
l’acquisizione di conoscenze pratiche<br />
e di dettaglio la cui generalizzazione<br />
avviene “naturalmente” attraverso<br />
la diffusione sociale e i processi di<br />
apprendimento. Altre volte, i casi-studio<br />
sono selezionati con l’obbiettivo<br />
di definire assunti concettualmente<br />
rigorosi, simili a leggi, e modelli che<br />
consentano previsioni per una popolazione<br />
più ampia attraverso una<br />
generalizzazione di tipo statistico o<br />
analitico (analizzo il campione, identifico<br />
una legge generale, provo ad<br />
applicarla all’intera popolazione attraverso<br />
la statistica inferenziale). Esiste<br />
poi una terza strada, ad oggi poco praticata,<br />
in cui realtà empirica e concetti<br />
teorici sono considerati mutualmente<br />
costitutivi e la selezione dei casi-studio<br />
avviene su base teorica. Tale approccio,<br />
definito costruttivista, prende<br />
in considerazione un ventaglio di casi<br />
empirici che vanno dalla situazione<br />
più probabile a quella meno probabile<br />
e generalizza sotto il profilo teorico<br />
(non statistico) gli assunti derivanti<br />
dalla loro comparazione. Si tratta di<br />
un approccio che risponde maggiormente<br />
all’esigenze di una ricerca sulla<br />
mappatura delle imprese culturali e<br />
creative nei progetti di rigenerazione<br />
urbana poiché consente di tenere conto<br />
sia degli aspetti teorici (definizioni<br />
e sistemi di classificazione impiegati<br />
per descrivere le imprese nonché la<br />
città come creativa) sia gli aspetti<br />
pratici (fattori dell’ambiente costruito<br />
rilevanti per le imprese e da includere<br />
della progettazione) (Given, 2008,<br />
pp.68-71; Hancock, Algozzine, 2017).<br />
L’approccio costruttivo non prevede<br />
tuttavia l’applicazione reiterata del<br />
framework teorico ai casi studio consentendone<br />
l’adattamento in chiave<br />
evolutiva, come è invece necessario<br />
per trasformare le comunità locali in<br />
agenti del cambiamento creativo nelle<br />
politiche urbane.<br />
La ciclicità è un tratto distintivo, invece,<br />
della ricerca-azione: un metodo<br />
flessibile pensato per supportare il<br />
cambiamento e trasferire la conoscenza<br />
acquisita nella pratica. La ricerca-azione<br />
prevede la stratificazione di<br />
50 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
cicli di indagine con: pianificazione<br />
degli interventi, sperimentazione di<br />
pratiche pilota, valutazione dei risultati,<br />
incorporazione ad ogni passaggio<br />
dei dati raccolti ed elaborati,<br />
generazione di nuova conoscenza.<br />
La ricerca-azione prevede la partecipazione<br />
di policy-maker e professionisti<br />
creativi come co-ricercatori,<br />
consentendo ai primi di approfondire<br />
gli aspetti della progettazione<br />
e ai secondi di avere un ruolo attivo<br />
nello sviluppo e nell’implementazione<br />
delle politiche urbane con<br />
modalità analoghe a quelle della<br />
pianificazione collaborativa (comune<br />
nei progetti di rigenerazione).<br />
Calata su valori e pratiche della<br />
comunità di partecipanti e del ricercatore-attore,<br />
la ricerca-azione<br />
si concentra sulla comprensione<br />
delle loro soggettività, sulle assunzioni<br />
teoriche del ricerca-attore e<br />
della comunità esplorando il loro<br />
influsso sulla ricerca (e sul progetto),<br />
invece di eliminarle. Per questo<br />
motivo la ricerca-azione garantisce<br />
accesso a conoscenze e dinamiche<br />
implicite che difficilmente emergono<br />
con altri metodi (Given, 2008,<br />
pp.5-9; Saija, 2017).<br />
Alla luce di quanto sinora esposto,<br />
il passaggio da un approccio naturalista/positivista<br />
ad <strong>uno</strong> costruttivista<br />
nell’analisi teorica dei casi<br />
studio e l’applicazione ciclica dei<br />
quadri teorico-conoscitivi agli stessi<br />
casi studio, costituiscono gli aspetti<br />
critici degli attuali processi di<br />
rigenerazione urbana rispetto alle<br />
imprese culturali e creative. Sono<br />
queste le sfide del prossimo futuro<br />
a cui dovranno saper rispondere<br />
gli studi e le politiche sulla Smart<br />
City promuovendo i metodi e gli<br />
strumenti della ricerca-azione negli<br />
interventi rivolti al capitale sociale<br />
e umano.<br />
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che contato: il progetto<br />
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Florida, R. (2002). The Rise<br />
AUTHOR<br />
Alessia Usai<br />
a_usai@unica.it<br />
Università di Cagliari<br />
Dipartimento di Ingegneria<br />
Civile Ambientale e Architettura<br />
- DICAAR<br />
Tel: +39-0706755375<br />
KEYWORDS<br />
smart city; smart people;<br />
e-government; policy-maker;<br />
ecosistemi creativi;<br />
economia creativa; rigenerazione<br />
urbana; industrie<br />
culturali e creative; incubatori;<br />
hub; acceleratori;<br />
fablab; spazi di coworking<br />
ABSTRACT<br />
Cities are at the centre<br />
of the public agenda as<br />
engines of national and<br />
of the Creative Class: And<br />
How It’s Transforming Work,<br />
Leisure and Everyday Life.<br />
New York: Basic Books<br />
Florida R. (2017). The New<br />
Urban Crisis: How Our Cities<br />
Are Increasing Inequality,<br />
Deepening Segregation, and<br />
Failing the Middle Class—<br />
and What We Can Do About<br />
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Girard L.F., Baycan T.,<br />
Nijkamp P., eds. (2016).<br />
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College Press<br />
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Landry, C. (2006). The art<br />
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Earthscan<br />
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L’economia arancione. Storie<br />
e politiche della creatività.<br />
Soveria Mannelli: Il<br />
Rubettino<br />
Pratt A.C. (2009). “Policy<br />
Transfer and the Field of<br />
regional development in<br />
relation to the advantages<br />
offered by urbanization<br />
economies. To compete<br />
globally, cities take advantage<br />
from being hubs<br />
of a physical and virtual<br />
relationship network.<br />
Although they refer to two<br />
distinct theoretical concepts,<br />
the policies on the<br />
smart city and the creative<br />
city both reconnect the<br />
success of global cities<br />
with the innovation of the<br />
production processes and<br />
the presence of a social<br />
and cultural capital able to<br />
recognize the fresh ideas<br />
and transform them into<br />
innovations for the urban<br />
environment. However,<br />
some questions remain<br />
open with respect to the<br />
the Cultural and Creative<br />
Industries: What Can Be<br />
Learned from Europe?”, in<br />
Kong. L., O’Connor J., eds,<br />
Creative Economies, Creative<br />
Cities: Asian-European<br />
Perspectives, Heidelberg,<br />
Germany: Springer, pp.9-23<br />
Roodhouse S. (2010).<br />
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commercial clusters: A<br />
network-based extension<br />
of the Huff model for<br />
balancing location and<br />
size”, in Environment<br />
and Planning B: Urban<br />
Analytics and City<br />
Science, DOI: 10.1177/<br />
2399808317721930<br />
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Firenze: Altralinea Edizioni<br />
Wang X., Vom Hofe R.<br />
(2017). Research Methods<br />
in Urban and Regional<br />
Planning. Berlin Heidelberg<br />
New York: Springer<br />
creative wave of Smart<br />
people. Can the “creative”<br />
economy integrate itself<br />
into the existing territory,<br />
adapting to the physical<br />
infrastructures, responding<br />
adequately to the social<br />
and urban quality needs,<br />
today expressed also by<br />
the most remote and<br />
peripheral cities? Research<br />
and policies on the smart<br />
city are able to support the<br />
Smart People and to turn<br />
human settlements into<br />
socially interconnected<br />
creative ecosystems? The<br />
paper seeks to give an answer<br />
from a methodological<br />
point of view focusing<br />
on the action-research.<br />
COMMUNITY<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 51
COMMUNITY<br />
SMARTICIPATE: UNA PIATTAFORMA<br />
DIGITALE COLLABORATIVA<br />
di Claudio Bordi, Franco La Torre, Pierluigi Potenza<br />
Fig. 1 - La piattaforma Smarticipate.<br />
Fonte: Roma Capitale<br />
Le nuove tecnologie dell’informazione e i<br />
dati aperti hanno un enorme potenziale per<br />
cambiare il modo in cui le amministrazioni<br />
comunali interagiscono con i cittadini in<br />
materia di pianificazione urbana. Ci sono<br />
grandi opportunità: dalle idee di crowd-sourcing<br />
alle consultazioni aperte fino alla piena<br />
condivisione di informazioni tra cittadini e<br />
amministrazioni locali. Tuttavia, progettare<br />
una piattaforma ICT per rendere trasparente<br />
la pianificazione urbana non è un compito<br />
semplice; le sfide riguardano l’assicurazione<br />
che i cittadini la utilizzino, l’identificazione di<br />
caratteristiche della piattaforma davvero utili<br />
e attuabili, il mantenimento dei dati e tanti<br />
altri aspetti dello sviluppo della piattaforma da<br />
verificarne la loro efficacia.<br />
Nell’ambito del progetto Smarticipate,<br />
finanziato dall’Unione<br />
Europea (Horizon 2020), è stata<br />
sviluppata una piattaforma digitale<br />
interoperabile, modulare ed estendibile<br />
nei diversi casi della pianificazione<br />
urbana, attraverso un processo<br />
di sperimentazione in cui sono stati<br />
identificati i bisogni degli utenti/cittadini<br />
e realizzate delle azioni pilota in<br />
tre città europee: Londra, Amburgo e<br />
Roma. Sulla base delle esperienze del<br />
progetto triennale, in questo articolo<br />
viene presentato un possibile percorso<br />
per gli amministratori locali al fine<br />
di implementare una piattaforma digitale<br />
“partecipativa” per la governance<br />
urbana.<br />
IL PROGETTO SMARTICIPATE<br />
Il progetto Smarticipate è finanziato<br />
dal Programma Horizon 2020 della<br />
Commissione Europea. Iniziato nel<br />
febbraio 2016, terminerà a gennaio<br />
2019.<br />
Il progetto coinvolge un partenariato<br />
multidisplinare di dieci organizzazioni,<br />
provenienti da cinque paesi europei<br />
(Germania, Regno Unito, Austria, Italia<br />
e Olanda), negli ambiti della ricerca,<br />
dello sviluppo di software e della partecipazione<br />
cittadina nelle città.<br />
Il Lead Partner è il Fraunhofer Institute<br />
for Computer Graphics, in Germania,<br />
un istituto leader nel mondo per la<br />
ricerca applicata nel campo del visual<br />
computing, accompagnato dalla<br />
University of West Anglia di Bristol,<br />
dall’Austrian Institute of Technology e<br />
da We Love the City di Rotterdam.<br />
Roma, Amburgo e Londra sono le<br />
tre città pilota, che hanno messo a<br />
disposizione i loro open data per<br />
lo sviluppo e i test delle tecnologie<br />
Smarticipate. In ogni città si sono<br />
svolti due “Smartathon” (incontri<br />
volti a mettere a confronto politici e<br />
tecnici dell’amministrazione cittadina,<br />
esperti, associazioni e comitati di<br />
quartiere con l’obiettivo di testare il<br />
processo di sviluppo della tecnologia<br />
https://www.smarticipate.eu/about/<br />
cities/rome/), durante i quali i partner<br />
scientifici (Fraunhofer Institute e Austrian<br />
Institute of Technology) hanno<br />
acquisito le informazioni inerenti i<br />
casi studio per lo sviluppo del primo<br />
prototipo, procedendo poi alla presentazione<br />
al pubblico (nel caso di Roma,<br />
la presentazione è stata condotta,<br />
nel novembre 2017, dalla Assessora<br />
comunale all’Innovazione Tecnologica<br />
Flavia Marzano).<br />
Nello sviluppo del progetto, Roma<br />
Capitale, attraverso il Dipartimento di<br />
Programmazione e Attuazione urbani-<br />
52 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
stica, è affiancata dall’Ufficio Progetti<br />
europei di Risorse per Roma, la società<br />
partecipata per la pianificazione strategica.<br />
Nel corso di questi mesi, si sono svolte<br />
numerose attività. Le principali sono<br />
divise in 9 Work Package:<br />
WP1-Management e Coordinamento<br />
WP2-Definizione delle richieste del<br />
progetto e coinvolgimento dei cittadini<br />
WP3-Sviluppo del concept del sistema<br />
WP4-Applicazione e sviluppo front-end<br />
WP5-Sviluppo del framework del servizio<br />
WP6-Integrazione dei dati e dei servizi<br />
WP7-Sviluppo azione pilota a Roma,<br />
Amburgo e Royal Borough of Kensington<br />
and Chelsea di Londra<br />
WP8-Valutazione dei risultati del progetto<br />
WP9-Comunicazione e Disseminazione<br />
dei risultati del progetto.<br />
Una particolare attenzione è stata<br />
data ai processi di partecipazione<br />
cittadina e a questo fine sono stati<br />
organizzati numerosi laboratori di<br />
preparazione agli Smartathon, come il<br />
workshop di presentazione dei casi di<br />
studio di Roma (1. partecipazione cittadina<br />
nel processo di riqualificazione<br />
urbana di aree urbane in stato di abbandono;<br />
2. partecipazione cittadina<br />
nella creazione di orti urbani a Roma),<br />
che ha visto la partecipazione dei partner<br />
e degli stakeholder romani.<br />
Smarticipate si propone dunque di<br />
promuovere l’uso delle tecnologie<br />
dell’informazione per favorire la partecipazione<br />
dei cittadini nei processi<br />
di sviluppo urbano sostenibile. Prevede<br />
l’utilizzo di tecnologie web e mobile<br />
(anche app), social media, rilevamento<br />
di posizione e l’accesso a open<br />
data pubblici. L’obiettivo principale di<br />
Smarticipate è quello fornire servizi<br />
per cittadini e altri portatori di interesse<br />
mettendo a frutto il patrimonio<br />
informativo costituito dagli open data.<br />
Il progetto mira pertanto a creare<br />
nuove forme di dialogo permanente<br />
tra Amministrazione e cittadini, favo-<br />
COMMUNITY<br />
Fig. 2 - “Smartathon” di Roma, 24 novembre 2017. Fonte: Roma Capitale<br />
Fig. 3 - Schema di funzionamento della Piattaforma tecnologica Smarticipate<br />
Fonte: progetto Smarticipate<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 53
COMMUNITY<br />
rendo la condivisione sia di idee che<br />
di responsabilità tra governo locale<br />
e abitanti, innestandosi nel processo<br />
partecipativo per l’attuazione di servizi<br />
locali, con un risparmio oltretutto<br />
di risorse economiche favorito da<br />
una maggiore efficienza dei processi.<br />
L’obiettivo nel lungo termine è quello<br />
di creare una piattaforma tecnologica<br />
capace di migliorare e personalizzare<br />
l’offerta di interventi pubblici.<br />
Tuttavia, la tecnologia Smarticipate<br />
non intende sostituire il processo di<br />
consultazione cittadina per quanto<br />
riguarda la pianificazione in atto. Si<br />
propone, invece, di ottenere un maggiore<br />
coinvolgimento degli abitanti<br />
per accrescere i processi di partecipazione<br />
democratica, incoraggiando<br />
l’ascolto di coloro che intendono partecipare<br />
più attivamente nei processi<br />
decisionali locali.<br />
Degno di menzione anche il valore<br />
sociale apportato dall’uso delle nuove<br />
tecnologie dell’informazione, le quali<br />
possono essere di grande utilità per<br />
favorire i cittadini con disabilità visive<br />
(ipovedenti e non vedenti) o i cittadini<br />
stranieri, introducendo la traduzione<br />
in altre lingue; tali aspetti sono tenuti<br />
in particolare considerazione dalle linee<br />
guida dei progetti europei indirizzati<br />
allo sviluppo urbano sostenibile.<br />
I progetti pilota hanno come obiettivo<br />
l’identificazione di misure a costi<br />
contenuti per offrire informazioni agli<br />
abitanti e coinvolgerli nei processi di<br />
pianificazione e rigenerazione di quelle<br />
aree urbane che possono essere di<br />
loro interesse. Il progetto pilota avrà<br />
un approccio “bottom up” e sosterrà i<br />
gruppi locali all’interno di un’area geografica<br />
specifica.<br />
IL PROGETTO PILOTA DI ROMA:<br />
SVILUPPO ORTI URBANI<br />
E GIARDINI CONDIVISI<br />
I processi d’innovazione legati all’utilizzo<br />
delle tecnologie ICT interessano<br />
in modo sempre più coinvolgente non<br />
solo le aziende, ma anche la pubblica<br />
amministrazione locale. Il caso di<br />
Roma è particolarmente interessante,<br />
in quanto la quasi totalità dell’area<br />
area metropolitana cittadina è compresa<br />
entro i limiti comunali (il Comune<br />
di Roma è il più grande in Europa,<br />
in termini di superficie; si tratta di una<br />
configurazione territoriale di rarissimo<br />
riscontro a livello internazionale). In<br />
tale quadro, l’efficienza dei sistemi di<br />
comunicazione digitale riveste un’importanza<br />
particolare, e si configura<br />
come fattore critico per rafforzare la<br />
fiducia nell’amministrazione e per<br />
condividere processi di sviluppo urbano<br />
sostenibile, che interessano un<br />
territorio vastissimo e una struttura<br />
sociale assai complessa.<br />
Roma è ricca di associazioni di cittadini,<br />
tra le quali anche quelle interessate<br />
all’agricoltura urbana, attività assai<br />
diffusa per l’utilizzo delle aree verdi<br />
urbane. L’Amministrazione capitolina è<br />
molto favorevole a tali iniziative poiché<br />
gli orti urbani producono benefici<br />
straordinari sia sul piano sociale sia<br />
per la preservazione e manutenzione<br />
degli spazi verdi. Tuttavia, questo comporta<br />
molto lavoro da parte dell’amministrazione.<br />
L’Amministrazione capitolina<br />
decide d’istituire il ‘Regolamento<br />
per gli orti urbani’ che comprende<br />
le procedure riportate nella tabbella.<br />
Un esempio di applicazione di Smarticipate<br />
allo scenario urbano reale<br />
Un’associazione di abitanti di Roma<br />
vuole realizzare orti urbani e utilizza<br />
Smarticipate allo scopo d’individuare<br />
terreni disponibili. Elabora un progetto<br />
per una determinata area, usando<br />
una applicazione di Smarticipate<br />
molto semplice avente funzioni specifiche<br />
per la progettazione. Grazie a un<br />
sistema di feedback automatici, l’associazione<br />
può migliorare e affinare<br />
il progetto, rispettando i requisiti richiesti.<br />
Una volta che il progetto viene<br />
presentato per quell’area, si pubblica<br />
sulla piattaforma Smarticipate. A partire<br />
da quel momento, altre associazioni<br />
possono intervenire presentando<br />
- entro i tempi stabiliti – una loro proposta<br />
su quella stessa area. Se un’altra<br />
associazione presenta un progetto<br />
ritenuto idoneo per quell’area, subentra<br />
un sistema di sorteggio che assicuri<br />
una scelta indipendente e obiettiva.<br />
L’associazione vincitrice può quindi<br />
iniziare a realizzare il suo orto urbano<br />
mentre all’altra associazione viene<br />
offerta un’area alternativa. I cittadini<br />
possono monitorare l’uso corretto<br />
dell’area, tramite l’app Smarticipate,<br />
informando il Municipio di eventuali<br />
usi illegali. In tal caso, il Municipio<br />
intraprende le dovute azioni legali. Si<br />
tratta di un sistema di controllo che<br />
assicura così un numero crescente di<br />
aree inseribili nella mappa dei terreni<br />
disponibili per l’agricoltura urbana.<br />
54 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
COMMUNITY<br />
Scena 1 - L’associazione ‘I Vicini del Verde’ gestisce un orto urbano nel<br />
Municipio 14 di Roma. I membri dell’associazione condividono il raccolto<br />
per il proprio consumo. L’associazione è cresciuta negli ultimi anni<br />
e necessita di più aree per realizzare le proprie attività di agricoltura<br />
urbana.<br />
Scena 2 Laura informa suo padre, Pietro, il presidente<br />
dell’associazione, dell’esistenza di Smarticipate.<br />
Gli mostra la mappa dei terreni disponibili,<br />
indicati come siti potenziali per orti urbani.<br />
Pietro riceve tutte le informazioni necessarie per<br />
preparare un buon progetto: dimensioni, qualità<br />
suolo, esposizione, fornitura elettricità, accessibilità<br />
e disponibilità d’ acqua. Nota tecnica:<br />
Smarticipate è collegata ai dati disponibili da<br />
piattaforme come quelle di City-Hound, Reter,<br />
ecc , al fine di mostrare i siti disponibili e le loro<br />
potenzialità di sviluppo.<br />
Scena 3 - Pietro prepara un progetto, insieme ad altri membri<br />
dell’associazione, che include un pozzo per l’acqua poiché il terreno<br />
individuato non dispone di acqua potabile e l’acqua proveniente<br />
dal fiume nelle vicinanze è inquinata. Pietro inserisce le<br />
informazioni nell’app Smarticipate, completando così il progetto<br />
in soli 15 minuti.<br />
Nota tecnica: L’app deve essere molto semplice da utilizzare<br />
e accessibile a tutti. Un sistema di domande a risposta chiusa<br />
(SI/NO) è auspicabile per garantire la facilità e la rapidità<br />
nell’uso. Altrimenti molti cittadini rischierebbero di essere<br />
esclusi.<br />
Scena 4- Pietro riceve feedback automatici sul suo progetto. La serra e<br />
il pozzo apportano un valore aggiunto al terreno in termini di qualità<br />
ambientale. Inoltre, la composizione dell’orto è in linea con i requisiti<br />
richiesti. Tuttavia, Pietro riceve un feedback negativo in merito all’autorimessa<br />
che aveva proposto allo scopo di riparare auto e motorini dei<br />
membri della sua associazione.<br />
Scena 5- Pietro è deluso dal feedback negativo sulla sua autorimessa<br />
perché era importante per il suo business plan. Toglie, pertanto,<br />
l’autorimessa. Il business plan sarebbe in tal modo inefficace. Incrementando,<br />
tuttavia, il numero di particelle da adibire ad orto trova<br />
un compromesso. Nota tecnica: Il sistema 3D dell’app deve essere<br />
compatibile con i modelli 3D esistenti adottati dal Municipio. Si<br />
tratterebbe, quindi, di modelli 3D sia creati con l’app sia caricati<br />
attraverso altri programmi digitali.<br />
Scena 6- Smarticipate verifica automaticamente<br />
il progetto. Grazie a questa capacità di<br />
Smarticipate i requisiti richiesti dal Municipio<br />
sono chiari e facilmente rispettati. Pertanto<br />
una notifica annuncia che: “il giorno 1° luglio<br />
un progetto è stato approvato per quest’area.<br />
Altri cittadini interessati possono presentare,<br />
entro una data fissata, un progetto alternativo..<br />
La sfida: il format deve essere progettato in<br />
modo tale da essere automaticamente verificato<br />
mediante la piattaforma Smarticipate.<br />
Come alternativa, una associazione interessata<br />
e selezionata dall’amministrazione capitolina<br />
potrebbe gestire il sistema.<br />
Scena 7 *- Un’altra associazione è effettivamente interessata all’area.<br />
Sviluppa un progetto alternativo che viene approvato. Grazie al sistema<br />
della piattaforma Smarticipate, anche il loro progetto viene orientato<br />
in modo da rispettare i requisiti richiesti. Subentra quindi il sistema di<br />
sorteggio per selezionare il progetto.<br />
*Osservazioni scena 7<br />
Tre opzioni di supporto decisionale per il Municipio:<br />
A. In linea con il Regolamento per gli orti urbani’. Un Comitato del Municipio<br />
seleziona il progetto. La scelta è tuttavia soggettiva e quindi dovrebbe essere<br />
aperta poi a un dibattito cittadino.<br />
B. Votazione online. Cid eve essere la garanzia che tutti possano accedere al<br />
digitale.<br />
C. Sorteggio. Il principio è che qualunque richiedente che rispetti i requisiti<br />
richiesti può avere le stesse possibilità di essere selezionato. Questa ultima opzione<br />
è stata sviluppata appositamente per il progetto Smarticipate.<br />
Scena 8- Alla seconda associazione viene offerta un’area alternativa<br />
che risponde alle proprie esigenze.<br />
La sfida: è opport<strong>uno</strong> aggiornare continuamente la piattaforma<br />
Smarticipate in modo da offrire ai cittadini le possibili alternative<br />
per non lasciare che i cittadini perdano la fiducia perché non<br />
viene selezionata la loro richiesta.<br />
Scena 9- L’associazione ‘I Vicini Verdi’ inizia<br />
l’attuazione del proprio progetto. Prepara il terreno<br />
da adibire a orti, avvia la messa in opera<br />
del pozzo e la realizzazione della serra. L’area è<br />
così grande da consentire loro anche la realizzazione<br />
di un deposito attrezzi.<br />
<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 55
COMMUNITY<br />
Scena 10- Un vicino vede il deposito trasformato in garage<br />
e dubita che ciò sia stato consentito dal Municipio. Utilizza<br />
quindi l’app di Smarticipate per averne verifica. La<br />
sua ipotesi è corretta e informa, sempre attraverso l’app,<br />
il Municipio. Nota tecnica: Il monitoraggio delle attività<br />
è assicurato dalla comunità e si compie facilmente. I<br />
loro dispositivi mobili sono collegati direttamente al<br />
Municipio.<br />
Scena 11- Il Municipio invia un proprio funzionario per<br />
controllare l’area interessata. L’esistenza del garage abusivo<br />
è confermata. L’associazione viene quindi avvisata<br />
che il garage deve essere demolito entro 4 settimane,<br />
pena la legittimità a gestire l’area, precedentemente assegnata<br />
su condizioni diverse. L’area tornerebbe così ad<br />
essere di nuovo un terreno disponibile per gli orti urbani<br />
all’interno dell’app Smarticipate.<br />
Scena 12- Smarticipate segue l’intero processo di partecipazione<br />
cittadina per l’uso degli orti urbani nella città<br />
assicurando anche il perseguimento del Regolamento<br />
degli orti urbani.<br />
Nota tecnica: un sistema che si genera automaticamente<br />
e basato su un processo interattivo con gli utenti che<br />
includa tutte le possibili dinamiche interattive.<br />
Il numero delle manifestazioni ricevute<br />
dai cittadini durante il periodo dei<br />
progetti pilota sarà messo in relazione<br />
con i dati quantitativi di partecipazione<br />
cittadina degli anni precedenti per<br />
valutare se iniziative quali Smarticipate<br />
possano essere considerate vincenti<br />
e atte a favorire realmente una maggiore<br />
partecipazione dei cittadini.<br />
Inoltre, la tecnologia Smarticipate<br />
sarà progettata con un grado di flessibilità<br />
tale da garantire la replicabilità<br />
dei risultati del progetto pilota in<br />
altre città.<br />
AUTHOR<br />
Claudio Bordi<br />
claudio.bordi@comune.roma.it<br />
Franco La Torre<br />
franco.latorre@comune.roma.it<br />
Pierluigi Potenza<br />
pierluigi.potenza@@comune.roma.it<br />
Progetti europei, Risorse per Roma<br />
KEYWORDS<br />
smart city; smarticipate platform; open data;<br />
urban planning; 3Dmap; citizens;<br />
ABSTRACT<br />
The smarticipate platform will make open<br />
data available to citizens in an understandable<br />
format. By doing so, it will transform<br />
open data from a little used resource to a<br />
vital tool to plan the future of a city.<br />
Through the platform, users will be able to<br />
see proposed urban planning changes on a<br />
3D map of their city. If the user has an idea<br />
to improve the proposal, they can make the<br />
change directly, observing their alterations in<br />
real time. Other users can also see the new<br />
proposal and comment on it.<br />
If potential changes violate any legal or policy<br />
barriers, the intelligent system will inform<br />
the user and gives detailed reasons based<br />
on the data provided. In addition to making<br />
changes to urban design, citizens will be<br />
able to feed in data from their own locality,<br />
improving data sets.<br />
https://www.smarticipate.eu/platform/<br />
56 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019
COMMUNITY<br />
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<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 57
TELERILEVAMENTO<br />
EVENTS<br />
10° SIMPOSIO INTERNAZIONALE -<br />
L’EMERGENZA DELLA SMART CITY<br />
COLPI, SFIDE, PRATICHE E IMPATTI<br />
SULLA GOVERNANCE PUBBLICA<br />
PROSPETTIVE SULLA TRASFORMAZIONE DELLA<br />
GESTIONE E DELLE ORGANIZZAZIONI PUBBLICHE<br />
Data: 5-7 marzo 2019<br />
Il 5-7 marzo 2019 si terrà il 10 ° Simposio internazionale<br />
e ADIMAP presso il Belval Innovation<br />
Campus, organizzato dall’Istituto lussemburghese<br />
di ricerca socio-economica (LISER) e<br />
dall’Istituto lussemburghese di scienza e tecnologia<br />
(LIST), con la collaborazione di Ecole<br />
Nationale d’Administration Publique (ENAP) e in<br />
collaborazione con LuxReal asbl.<br />
Il tema di questa edizione sarà L’emergere della<br />
Smart City: poste in gioco, sfide, pratiche e<br />
impatti per la governance pubblica. Il Simposio<br />
2019 e ADIMAP si concentreranno sull’emergere<br />
di città intelligenti e sui cambiamenti manageriali,<br />
tecnologici, organizzativi, socioeconomici e<br />
geografici determinati dalla complessità delle<br />
sfide e delle sfide da affrontare per lo sviluppo<br />
urbano in futuro.<br />
Due istituzioni scientifiche lussemburghesi uniranno<br />
le forze per l’evento, LIST e LISER con la<br />
collaborazione di ENAP e in collaborazione con<br />
LuxReal asbl:<br />
La LISER è specializzata nella ricerca economica,<br />
sociale e spaziale, mettendo in discussione<br />
le politiche pubbliche effettuando valutazioni<br />
retrospettive e anticipate sull’impatto di questi<br />
interventi in un contesto interdisciplinare.<br />
LIST, in quanto organizzazione pubblica di ricerca<br />
e tecnologia particolarmente attiva nel<br />
settore delle tecnologie dell’informazione e con<br />
il mandato di accelerare lo sviluppo socio-economico<br />
del paese offrendo consulenza e competenza<br />
alle politiche nazionali e contribuendo<br />
in particolare a portare innovazioni tecnologiche<br />
con impatti socio-economici sul mercato. In<br />
quanto tale, LIST conduce ricerche sullo sviluppo<br />
di modelli, metodi, software e misure per sistemi<br />
intelligenti che combinano aspetti umani<br />
e tecnologici.<br />
La decima versione di questo evento sarà dedicata<br />
a promuovere una cultura di discussione<br />
e dibattito tra università, rappresentanti eletti,<br />
professionisti e consulenti, nonché un trasferimento<br />
di conoscenze redatto scientificamente<br />
per le organizzazioni per il bene comune, l’interesse<br />
generale e il servizio pubblico. Tavole<br />
rotonde, laboratori scientifici e stand tecnologici<br />
saranno a disposizione dei partecipanti.<br />
Maggiori dettagli sono disponibili sul sito Web<br />
dedicato alla conferenza<br />
TEMI<br />
Focus 1: governance pubblica delle Smart Cities<br />
Focus 2: gestione ed economia delle infrastrutture<br />
tecnologiche nelle Smart Cities<br />
Focus 3: Gestione ed economia delle Smart Cities<br />
sotto i riflettori della modellistica e della<br />
mobilità dei sistemi di trasporto<br />
Focus 4: Gestione ed economia degli attori tecnologici,<br />
settoriali, territoriali e dei cittadini delle<br />
città intelligenti<br />
Focus 5: Gestione, economia ed etica dei big<br />
data, sicurezza informatica, libertà pubbliche e<br />
protezione dei dati delle Smart Cities<br />
Focus 6: settore sanitario nelle Smart Cities<br />
Focus 7: mercato del lavoro nelle Smart Cities<br />
Focus 8: Smart Cities: “Le città e la sfida dell’intelligenza”<br />
TERMINI IMPORTANTI<br />
Presentazione della presentazione agli organizzatori<br />
in formato PowerPoint (inglese) - 20<br />
febbraio 2019<br />
Date del 10 ° Symposium - 5 e 6 marzo 2019<br />
Data dell’ADIMAP - 7 marzo 2019<br />
Per maggiori informazioni: https://www.list.lu/<br />
en/event/symposium2019/<br />
*********************************************************<br />
MILANO DIGITAL WEEK 2019:<br />
Intelligenza Urbana<br />
Data: 13 – 17 marzo 2019<br />
Per la sua seconda edizione Milano Digital Week<br />
pone l’attenzione sulla moltitudine di tecnologie<br />
e applicazioni che trasformano la città, il<br />
lavoro e le relazioni umane impattando sul welfare<br />
e i servizi, sulla vita pubblica e privata dei<br />
cittadini.<br />
Dall’intelligenza artificiale alle Smart Communities,<br />
MDW vuole mettere in evidenza i progetti<br />
digitali che provengono da tutti gli attori della<br />
città.<br />
In occasione di Milano Digital Week, è stata<br />
lanciata una call for proposal. La città è stata<br />
chiamata a partecipare in una logica inclusiva<br />
e partecipativa.<br />
MDW attrae e catalizza i numerosi esempi virtuosi<br />
di trasformazione in atto, un’occasione per<br />
tutte le innovazioni digitali per allargare il proprio<br />
pubblico, favorendo lo scambio e la convergenza<br />
dei saperi.<br />
Per maggiori informazioni: https://www.milanodigitalweek.com/<br />
MONITORAGGIO 3D<br />
GIS E WEBGIS<br />
www.gter.it<br />
info@gter.it<br />
58 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019<br />
GNSS<br />
FORMAZIONE<br />
GEOmedia n°2-2018 58<br />
RICERCA E INNOVAZIONE
www.esriitalia.it<br />
Soluzioni e Tecnologie<br />
Geospaziali per<br />
la Trasformazione<br />
Digitale