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SMARTforCITY Numero uno

Smart cities technologies

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Rivista trimestrale - anno I - <strong>Numero</strong> 1/2019 - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />

SMARTforcity<br />

Città storiche verso il futuro<br />

<strong>Numero</strong> 1 Aprile 2019<br />

COMMUNITY<br />

GOVERNANCE<br />

TECHNOLOGY<br />

GOVERNANCE<br />

Tecnologie per<br />

Nuovi Modelli<br />

di Governance<br />

Dai Bright<br />

Green<br />

Buildings alle<br />

Bright Cities<br />

COMMUNITY<br />

Creatività e<br />

partecipazione<br />

nel governo<br />

della Smart City<br />

GOVERNANCE<br />

Verso il<br />

primo smart<br />

archaeological<br />

park @pompei<br />

TECHNOLOGY


MOBILITA’ E AMBIENTE<br />

Monitoraggi<br />

Consulenze<br />

Innovazioni Tecnologiche<br />

RUMORE VIBRAZIONI<br />

QUALITA’ DELL’ARIA<br />

CONTROLLO DEL TRAFFICO E DEI PARCHEGGI


QUESTIONE di ETICHETTA<br />

G. T. Doran utilizzò per primo l’acronimo S.M.A.R.T. (There’s a S.M.A.R.T. way to write management’s goals and objectives, Management<br />

Review, nov. 1981) per indicare un obiettivo perseguibile: Specific, Measurable, Achievable, Realistic, Time-constrained.<br />

Ci piace ricordarlo perchè riporta alla concretezza del fare.<br />

Intorno al 2000 il termine viene usato per qualificare oggetti innovativi: smart car, smart phone, smart card. Il termine<br />

contiene una miscela di significati: rapido, veloce, abile, acuto, brillante, intelligente, alla moda, elegante ma anche sfacciato,<br />

impertinente, arrogante.<br />

All’inizio del 2000 si inizia ad usare l’aggettivo per qualificare le città dove si ricorre alle ITC per migliorare la vita dei cittadini<br />

e il funzionamento della città. Traduciamo smart city in citta intelligente. Che però è riduttivo. Sarebbe meglio, anche<br />

per le città, lasciare il termine com’è con il suo mix di significati: intraducibile, come la nostra pizza.<br />

Si fa presto a dire città. Chiamiamo così agglomerati urbani (ed umani) di dimensioni e storie affatto diverse.<br />

La sociologia urbana dice che la sua dimensione ottimale perchè ogni abitante possa liberamente costruirsi una rete<br />

di relazioni (circa 5.000 individui per le diverse necessità) è di 100-300mila abitanti; oltre esse, è come se l’aggregato<br />

urbano fosse costituito da tante città e dovremmo usare il termine metropoli (e poi megalopoli). Anche il report 2007<br />

“Smart cities” del Centre of Regional Science di Vienna pone l’attenzione sulle European medium-sized cities (100-500<br />

mila abtanti).<br />

Una cosa è applicare il concetto di smart city (e le politiche per il suo perseguimento) alle città di nuova fondazione o totalmente<br />

modificate – Dubai o Laguna, Singapore o Shanghai – altra cosa per città dense di storia – Roma, Pisa o Amsterdam<br />

– volendo e dovendo mantenere la continuità dei caratteri, non solo architettonici o urbanistici, che le hanno fatte<br />

uniche. Come succede per il BIM (Building Infomation Modeling), quando viene applicato agli edifici storici diventa HBIM,<br />

Heritage-BIM, con molta più complessità di applicazione e di tecnologie da utilizzare. Progettare una nuova smart city è<br />

(quasi) facile; applicare le strategie smart alle città storiche risulta ben più complesso: ci sono già una community ed una<br />

governance sedimentate, ci sono tutte quelle cose e storie che trasformano un aggregato di architetture in un contesto<br />

(organismo?) urbano e che lo hanno fatto sopravvivere nei secoli. Le applicazioni smart a questi contesti urbani sono<br />

spesso settoriali: reti wifi, mobilità, alcune funzioni amministrative. Già passi importanti, a patto che i cittadini (e gli altri<br />

utenti) imparino ad utilizzarle. Serve forse anche una educazione alla città smart? Ma servirebbe anche una formazione<br />

del personale addetto a far funzionare una città smart, dato che non tutto può essere del tutto automatizzato.<br />

L’attenzione di questa rivista sarà dunque rivolta principalmente alle (nostre) città storiche e a quanto in esse viene sperimentato<br />

e realizzato o anche solo proposto. Anche perchè, almeno in Italia, sarebbe auspicabile una politica di consumo<br />

zero di suolo basata sul riuso. Anche per progettare politiche smart che permettano di ridare a Venezia o a Trastevere<br />

quel brand pittoresco che ne ha determinato la fama, ormai cancellato da un sedicente turismo di rapina che le ha trasformate<br />

in immensi ed affollati parchi giochi.<br />

100-200mila abitanti sono un mercato interessante per i gruppi mondiali delle ITC: che ovviamente vendono il loro prodotti<br />

utilizzabili per/nelle smart city. In sostanza, vendono la loro idea di smart city e ne condizionano la realizzazione. B.<br />

Sterling introduce questo warning nel suo provocatorio Le città intelligenti non esistono (Internazionale num. 1246, 2018)<br />

Ciò rischia di allargare il divide e di aumentare l’attrattività (gravitazionale) dei grandi centri urbani ancora a detrimento<br />

dei piccoli. Anche se non mancano implementazioni in centri di dimensioni minori, c’è ancora bisogno di politiche smart<br />

per tali centri: il traffico di Tivoli (56.000 ab.) è quasi peggiore di quello di Roma.<br />

Il bello delle ITC è che permettono anche applicazioni gestite direttamente dalla community: gruppi di interesse, di solidarietà,<br />

di informazione auto-organizzati. L’altra medaglia dell’utilizzo delle ITC per incrementare la vivibilità nelle città.<br />

Anche a queste app la rivista intende porre attenzione. E per esse sarebbe utile anche l’attenzione e il sostegno della<br />

governance (principio di sussidiarietà: art. 118 della Costituzione). Quindi: smart city top-down, ma anche bottom-up.<br />

L’urbanizzazione ha, da sempre, determinato effetti negativi sia fisici (consumo di suolo, inquinamenti, fagocitazione di<br />

risorse,...) che organizzativi (dell’amministrazione, dei cittadini, dei servizi, ..). Gli strumenti correttivi dispiegati in campo<br />

e nel tempo sono risultati spesso fallimentari. L’afflato per la città smart sembra quasi una speranza di soluzione dove<br />

l’economia, l’urbanistica, l’amministrazione si sono dimostrate in tutto o in parte inefficaci.<br />

L’etichetta “smart” sembra anche un modo per qualificare la città nella competizione mondiale ed aumentarne l’attrattività.<br />

Un po’ come essere sito UNESCO. Anche per la città smart, questione non secondaria è mantenere la qualifica: ma<br />

mentre i caratteri di un sito UNESCO sono in buona parte stabili, per le smart cities proprio la veloce variazione delle<br />

technologies, alle quali la qualifica è indissolubilmente legata, può rivelarsi un problema nella soluzione.<br />

Infine, la città è legata funzionalmente ad un territorio: tale rapporto è ben rappresentato dall’Allegoria del Buon Governo<br />

nel Palazzo Pubblico di Siena. Lo stesso concetto, amplificato, è nella definizione di aree metropolitane. Allora, oltre che di<br />

smart city, bisognerà iniziare a ragionare di smart land, cioè della dimensione quotidiana di vita di molti utenti della città.<br />

Questa rivista vuole essere <strong>uno</strong> strumento di confronto, riflessione e condivisione: quindi cerchiamo, oltre naturalmente<br />

ai lettori, quanti vogliono portare il loro contributo ai diversi aspetti che convivono nella tematica delle smart cities.<br />

Intanto, buona lettura.<br />

Aldo Riggio<br />

EDITORIALE


SOMMARIO<br />

SMART for CITY<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019<br />

SMART NEWS<br />

GOVERNANCE<br />

6<br />

Creatività e<br />

partecipazione<br />

di Mara Ladu<br />

SCHOLARS<br />

COMPANIES<br />

pag.18<br />

pag.19<br />

nel governo della<br />

NETWORK<br />

pag.20<br />

OPPORTUNITIES pag.21<br />

Smart City<br />

REFERENCES<br />

EVENTS<br />

pag.22<br />

pag.58<br />

COMMUNITY<br />

Pag. 12<br />

La consulenza della<br />

psicologia ambientale<br />

e architettonica per<br />

lo sviluppo della Smart City<br />

di Ferdinando Fornara<br />

SMARTforcity<br />

Condizioni di abbonamento<br />

La quota annuale di abbonamento alla rivista a stampa è di € 35,00.<br />

Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell’abbonamento è di € 20,00. Il prezzo di ciascun fascicolo arretrato<br />

è di € 25,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa. L’editore, al fine di garantire la continuità del servizio,<br />

in mancanza di esplicita revoca, da comunicarsi in forma scritta entro il trimestre seguente alla scadenza<br />

dell’abbonamento, si riserva di inviare il periodico anche per il periodo successivo. La disdetta non è comunque<br />

valida se l’abbonato non è in regola con i pagamenti. Il rifiuto o la restituzione dei fascicoli della<br />

Rivista non costituiscono disdetta dell’abbonamento a nessun effetto. I fascicoli non pervenuti possono<br />

essere richiesti dall’abbonato non oltre 20 giorni dopo la ricezione del numero successivo. Gli articoli firmati<br />

impegnano solo la responsabilità dell’autore. È consentita la riproduzione del contenuto di questo numero<br />

della Rivista in qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i sistemi di<br />

archiviazione e prelievo dati, purchè citando la fonte vengano dati gli opportuni riferimenti editoriali.


TECHNOLOGY<br />

Pag. 24<br />

Beliefs about smart mobility in the<br />

Metropolitan City of Cagliari:<br />

Findings from a focus group study<br />

by Sara Manca, Francesca Tirotto,<br />

Nicola Mura, Ferdinando Fornara<br />

Pag. 28<br />

Smart City e Smart<br />

Land: per realizzarle<br />

occorre un New<br />

Deal Digitale!<br />

di Raffaele Gareri<br />

TECHNOLOGY<br />

Pag. 32<br />

Dai Bright Green<br />

Buildings alle<br />

Bright Cities<br />

di Luigi Mundula e<br />

Sabrina Auci<br />

COMMUNITY<br />

Pag. 46<br />

Le città intelligenti sono<br />

ecosistemi creativi<br />

socialmente interconnessi?<br />

di Alessia Usai<br />

COMMUNITY<br />

Pag. 38<br />

Un modello<br />

tecnologico integrato<br />

per andare verso<br />

Smart@Pompei<br />

di Luca Papi, Alberto Bruni<br />

TECHNOLOGY<br />

Pag. 52<br />

SMARTICIPATE: una<br />

piattaforma digitale<br />

collaborativa<br />

di Claudio Bordi, Franco La<br />

Torre, Pierluigi Potenza<br />

COMMUNITY<br />

Direttore Responsabile<br />

Aldo Riggio<br />

Comitato Scientifico:<br />

Luigi Mundula (coordinatore), Renzo Carlucci,<br />

Gabriele Ciasullo, Michele Luglio,<br />

Francesco Marinuzzi, Flavia Marzano,<br />

Carlo Maria Medaglia, Beniamino Murgante,<br />

Luca Papi, Maria Paradiso, Tiziana Primavera.<br />

Comitato Editoriale<br />

Lucia Di Giambattista, Gianluigi Ferri,<br />

Valerio Carlucci, Alessandro Sebastiano Carrus,<br />

Alfonso Quaglione<br />

Progetto grafico<br />

Daniele Carlucci<br />

smartforcity.it @smartforcity<br />

Editore<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

Via Palestro, 95 00185 Roma<br />

Tel. 06.64871209 - Fax. 06.62209510<br />

info@mediageo.it<br />

Rivista in corso di registrazione<br />

Science & Technology Communication<br />

Science & Technology Communication


GOVERNANCE<br />

Creatività e<br />

partecipazione<br />

nel governo<br />

della Smart City<br />

Il riuso temporaneo e la<br />

gestione condivisa del<br />

patrimonio immobiliare<br />

pubblico per la<br />

rigenerazione della città<br />

storica del futuro<br />

di Mara Ladu<br />

Fig.1 - Alcuni dei più significativi beni immobili<br />

pubblici dismessi o in fase di dismissione nella città<br />

storica di Cagliari. Fonte: Elaborazione dell’autore.<br />

Il tema del riuso e della rigenerazione del<br />

patrimonio immobiliare pubblico è da tempo<br />

al centro delle agende politiche dei governi<br />

nazionali e locali, chiamati a restituire<br />

funzionalità agli spazi vuoti generati dai<br />

frequenti fenomeni di dismissione, razionalizzazione<br />

e trasferimento dei servizi che<br />

spesso caratterizzano le nostre città storiche.<br />

L’obbiettivo appare molto più complesso se<br />

si considera che la grave crisi economica ha<br />

determinato ingenti tagli alle risorse pubbliche<br />

e una forte contrazione degli investimenti<br />

privati. All’interno di questo quadro<br />

si inserisce la sperimentazione di nuovi<br />

modelli di gestione per garantire l’utilizzo<br />

di questo cospicuo patrimonio, basati sulla<br />

collaborazione tra le amministrazioni locali<br />

e la cittadinanza attiva.<br />

Quest’articolo mette in luce<br />

come il riuso temporaneo e<br />

le forme di gestione condivisa<br />

dei beni comuni urbani possano<br />

accompagnare il processo di rinnovamento<br />

delle città storiche in linea<br />

con i principi alla base del paradigma<br />

della Smart City.<br />

LA SFIDA DEL RIUSO E DELLA<br />

RIGENERAZIONE DEI BENI<br />

PUBBLICI NELLA CITTÀ STORICA<br />

Da diversi decenni le città italiane<br />

sono interessate da frequenti<br />

fenomeni di dismissione di beni<br />

pubblici appartenenti allo Stato, alle<br />

Regioni, agli Enti locali o ad altri<br />

organismi e istituzioni pubbliche. Si<br />

tratta di un processo comune a tante<br />

città europee, testimonianza delle<br />

nuove dinamiche di crescita urbana<br />

che hanno determinato la<br />

chiusura di importanti servizi pubblici<br />

e attività produttive localizzate nei<br />

nuclei antichi della città o nelle loro<br />

immediate vicinanze (Abis e Ladu<br />

2015), ma anche del riassetto geopolitico<br />

stabilito nella seconda metà<br />

del Novecento che ha consentito un<br />

progressivo ridimensionamento della<br />

presenza militare e degli spazi legati<br />

alla difesa (Ponzini e Vani 2012). A<br />

ciò si aggiunga che l’imperativo di<br />

ridurre la spesa pubblica ha richiesto<br />

una razionalizzazione dell’uso dei<br />

beni patrimoniali da parte dello Stato<br />

e una complessiva riorganizzazione<br />

degli spazi della pubblica amministrazione.<br />

Sono tutti fenomeni che hanno esposto<br />

a un forte rischio di degrado e potenziale<br />

abbandono manufatti architettonici<br />

sovente di interesse storico<br />

e culturale, molti dei quali realizzati<br />

a cavallo tra Ottocento e Novecento<br />

6 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


(Gastaldi 2014) per rispondere alle<br />

esigenze della società borghese e che,<br />

per le importanti funzioni pubbliche<br />

in essi insediate, hanno contribuito<br />

fortemente alla costruzione dei valori<br />

civici nel nostro Paese [1](Fig. 1).<br />

È chiaro dunque che il loro mancato<br />

utilizzo richiama enti e istituzioni<br />

direttamente coinvolte, ma anche la<br />

società civile, a definire nuove funzioni<br />

per garantire che questo cospicuo<br />

patrimonio continui a svolgere il<br />

ruolo di rappresentanza e di presidio<br />

urbano storicamente acquisito.<br />

Tuttavia, questa si prefigura una sfida<br />

ardua, specialmente per le numerose<br />

difficoltà di natura gestionale, a cui si<br />

sommano i problemi di natura tecnica<br />

e procedurale. Infatti, il tema della<br />

gestione del patrimonio immobiliare<br />

pubblico in Italia ha visto susseguirsi<br />

e spesso sovrapporsi posizioni<br />

politiche contrastanti, dapprima vicine<br />

ad un approccio prettamente economico<br />

alla gestione dei “gioielli di<br />

famiglia” (Settis 2007), intesi come un<br />

asset improduttivo da immettere sul<br />

mercato per risanare il bilancio dello<br />

Stato, poi più vicine all’idea secondo<br />

la quale tali beni rappresentano una<br />

risorsa fondamentale per lo sviluppo<br />

economico e sociale del territorio e<br />

delle comunità insediate (Gaeta e<br />

Savoldi 2013; Gastaldi 2014; Agenzia<br />

del Demanio 2015; Micelli e Mangialardo<br />

2016). Le recenti linee guida in<br />

materia individuano quattro azioni<br />

strategiche per garantire una efficace<br />

gestione e valorizzazione del patrimonio<br />

immobiliare pubblico in Italia. In<br />

particolare, si raccomanda di «colmare<br />

il deficit conoscitivo del patrimonio<br />

pubblico come indispensabile premessa<br />

a qualunque azione; consolidare<br />

e rendere organico un quadro normativo<br />

non esente da contraddizioni<br />

e ridondanze; coniugare l’azione di<br />

tutela e di valorizzazione dei beni con<br />

la promozione dello sviluppo locale;<br />

non alienare il patrimonio pubblico se<br />

ciò non è inevitabile» (Gaeta e Savoldi<br />

2013, 5).<br />

È chiaro che la vendita del patrimonio<br />

disponibile non viene condannata a<br />

priori ma piuttosto considerata una<br />

soluzione a cui approdare solo dopo<br />

aver considerato tutte le alternative<br />

possibili e valutato l’eventuale sussistenza<br />

dell’interesse pubblico alla<br />

sua conservazione, tenendo conto del<br />

ruolo insostituibile che questo svolge<br />

come presidio sul territorio, come<br />

testimonianza e memoria culturale<br />

della nazione e come potenziale fonte<br />

di reddito o di produzione di servi di<br />

nuovo welfare locale (Gaeta e Savoldi<br />

2013, 40). All’interno di questo quadro<br />

di intenti, la promozione del riuso<br />

temporaneo dei beni immobili pubblici<br />

sulla base di determinati accordi<br />

di collaborazione con la cittadinanza<br />

attiva può rappresentare una valida<br />

alternativa all’alienazione, contribuendo<br />

al contempo alla costruzione di<br />

una città storica intelligente.<br />

VERSO UNA DEFINIZIONE DEL<br />

RIUSO TEMPORANEO<br />

Le origini del riuso temporaneo in ambito<br />

europeo possono essere fatte risalire<br />

alle prime forme di occupazione<br />

abusiva (squatting) degli edifici sfitti o<br />

inabitati verificatesi sin dagli anni ’70<br />

in città come Londra, Berlino, Amburgo,<br />

Amsterdam, Copenaghen, Parigi e<br />

Zurigo, assumendo diversi connotati in<br />

ciasc<strong>uno</strong> dei paesi interessati (Piazza<br />

2012). Tuttavia, sebbene storicamente<br />

codificato come iniziativa promossa<br />

dal basso, in aperto contrasto con le<br />

strategie e i programmi per la città<br />

ideati dall’alto, negli ultimi tempi il<br />

Temporary Urbanism si avvia a diventare<br />

una modalità di intervento istituzionalizzata<br />

(Alberti, Scamporrino e<br />

Rizzo 2016). Ad oggi, con l’espressione<br />

riuso temporaneo ci si riferisce<br />

a quell’insieme di azioni promosse<br />

dalla comunità e, nelle sue forme più<br />

mature, dalle istituzioni pubbliche e<br />

dai privati investitori [2] (Robiglio<br />

2016 e 2017) per restituire<br />

funzionalità a tutti quegli spazi<br />

abbandonati testi-moni del passaggio<br />

all’era post-industriale o information<br />

age (Toffer 1981) e degli effetti<br />

prodotti dalla negativa congiuntura<br />

economica mondiale nelle città.<br />

In effetti, in ambito europeo la<br />

modalità d’uso temporaneo si afferma<br />

prevalentemente come «azione<br />

“tattica” di modificazione dell’habitat,<br />

laddove i processi di deindustrializzazione<br />

e contrazione demografica,<br />

all’origine del fenomeno delle cosiddette<br />

shrinking cities, determinano una<br />

sovrabbondanza di vuoti urbani, aree<br />

marginali e spazi “in attesa” privi di<br />

destinazioni d’uso definitive» (Alberti,<br />

Scamporrino e Rizzo 2016, 281). Essa<br />

si configura come un’efficace risposta<br />

non solo alla difficoltà degli amministratori<br />

nel governare le trasformazioni<br />

del palinsesto urbano, ma anche<br />

all’evolversi delle pratiche d’uso della<br />

città da parte dei suoi utilizzatori,<br />

in particolare di quella popolazione<br />

attiva desiderosa di mettersi in gioco<br />

per migliorare i livelli di qualità della<br />

vita urbana (Mangialardo 2017). Con<br />

sempre maggiore frequenza i cittadini,<br />

in forma singola o associata, richiedano<br />

alle amministrazioni locali la<br />

disponibilità di immobili per usi legati<br />

alla dimensione sociale, abitativa<br />

e lavorativa. In particolare, giovani<br />

e associazioni richiedono spazi per<br />

promuovere l’incontro e la socializzazione,<br />

per sperimentare nuove forme<br />

dell’abitare (co-housing, bad-sharing,<br />

foresterie, residenze artistiche, ostelli),<br />

per avviare attività di co-working, fab<br />

lab e sviluppare start up culturali e<br />

sociali. Lontane dal concetto di “grandi<br />

opere”, tali azioni sono più vicine alle<br />

logiche smart di interventi leggeri da<br />

realizzarsi in tempi ridotti e capaci di<br />

avviare una “rigenerazione urbana low<br />

cost”, fra cui il riuso temporaneo sembra<br />

avere un peso crescente. Infatti,<br />

secondo l’accezione proposta da Campagnoli<br />

(2014, 24) per riuso temporaneo<br />

si intende «qualsiasi operazione<br />

di uso parziale e limitato nel tempo<br />

che produca il massimo dei risultati di<br />

utilità e funzionalità con il minimo dei<br />

GOVERNANCE<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 7


GOVERNANCE<br />

costi». E ancora egli aggiunge che tale<br />

obbiettivo può essere perseguito «attraverso<br />

la re-interpretazione creativa<br />

degli spazi per esempio individuando<br />

funzioni “compatibili” con lo stato dei<br />

luoghi o con semplici operazioni di<br />

pulizia, riordino e adattamento dei<br />

manufatti». Dunque, affinchè possano<br />

essere considerati idonei ad ospitare<br />

forme di riuso flessibile, gli spazi<br />

dovrebbero presentare alcune caratteristiche,<br />

ovvero: «essere già “pronti<br />

all’uso” (o quasi); trovarsi in condizioni<br />

di permettere l’avvio in tempi brevi<br />

(6-10 mesi); richiedere interventi di<br />

“approntamento” non strutturali e<br />

comunque “low budget” (microinvestimento),<br />

senz’altro più di restyling che<br />

strutturali» (Campagnoli 2014, 23).<br />

Sulla base di queste prerogative, i<br />

beni di proprietà pubblica possono<br />

essere messi a disposizione della<br />

cittadinanza attraverso diverse fattispecie<br />

contrattuali quali l’affitto, la<br />

concessione pubblica e il comodato<br />

d’uso, calmierato o gratuito. È chiaro<br />

comunque che per affermare il riuso<br />

temporaneo come un’ordinaria pratica<br />

di rigenerazione urbana, è necessario<br />

definire chiare politiche di promozione<br />

nazionali e locali.<br />

LA COSTRUZIONE DI UNA<br />

CULTURA ISTITUZIONALE E<br />

AMMINISTRATIVA PER<br />

PROMUOVERE IL RIUSO<br />

TEMPORANEO E LA GESTIONE<br />

COLLABORATIVA DEI<br />

BENI COMUNI URBANI<br />

Sebbene il concetto di temporalità<br />

nella pratica urbanistica italiana sia<br />

stato introdotto sin dalla fine degli<br />

anni ’80 e si sia affermato agli inizi del<br />

decennio successivo con le politiche<br />

temporali urbane definite nell’ambito<br />

della riforma della pubblica amministrazione<br />

[3] (Bonfiglioli e Mareggi<br />

1997; Bonfiglioli 2001), ad oggi nel<br />

nostro Paese è assente una chiara<br />

regola-mentazione e una procedura<br />

codifi-cata per il riuso temporaneo a<br />

livello nazionale. A differenza di altri<br />

contesti<br />

8 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019<br />

Fig. 2 - Il complesso dei Mercati Generali e il fronte delle palazzine in stile liberty su Viale Molise. Sono indicate la Palazzina<br />

4, occupata dal collettivo indipendente MACAO, e la Palazzina 7, per la quale è stato promosso il progetto di riuso<br />

temporaneo. Fonte: Elaborazione dell’autore<br />

europei, le sperimentazioni in atto devono<br />

farsi strada all’interno della legislazione<br />

vigente in materia di governo<br />

del territorio e della normativa di<br />

settore, spesso poco inclini alle nuove<br />

esigenze della società contemporanea<br />

(Alberti, Scamporrino e Rizzo 2016).<br />

Tuttavia, bisogna riconoscere che<br />

anche in Italia inizia a manifestarsi un<br />

certo fermento culturale che vede lo<br />

Stato, le Regioni e gli Enti locali più<br />

propensi a favorire la partecipazione<br />

e il coinvolgimento della cittadinanza<br />

attiva non solo nella programmazione<br />

dell’offerta di servizi socio-culturali<br />

ma anche nella gestione di tutti<br />

quegli spazi pubblici in disuso, intesi<br />

nella più ampia accezione di beni<br />

comuni urbani (Mistretta, Garau e<br />

Pintus 2014). Al contempo, sta emergendo<br />

una cultura istituzionale e<br />

amministrativa attenta a integrare le<br />

pratiche di riuso temporaneo all’interno<br />

delle politiche pubbliche per<br />

la città, mentre le esperienze messe<br />

in campo hanno colmato un effettivo<br />

gap tecnico-amministrativo, gestionale<br />

e normativo che attribuiva a queste<br />

forme di utilizzo un carattere precario,<br />

sperimentale ed eccezionale (Cantaluppi,<br />

Inti e Persichino 2015).<br />

Le ragioni di questa rinnovata consapevolezza<br />

sono certamente di tipo<br />

etico, e vanno ricercate nel principio<br />

di sussidiarietà orizzontale alla base<br />

del nostro ordinamento giuridico,<br />

così come formulato all’art. 118 della<br />

legge di revisione costituzionale del<br />

2001 [4], ripreso successivamente dal<br />

Decreto Legge 12 settembre 2014, n.<br />

133 (Sblocca Italia), che conferisce ai<br />

comuni la possibilità di collaborare<br />

con i cittadini e il terzo settore per la<br />

realizzazione di proposte di intervento<br />

Fig. 3 - Organizzazione degli spazi all’interno della Palazzina 7. Al piano terra hanno trovato sede due laboratori e un<br />

atelier (2,3,4), assieme all’infopoint dell’associazione Temporiuso.net (5). Il primo piano invece, è stato adibito a residenza<br />

per due studenti (6,7) e una giovane lavoratrice (8). Fonte: http://www.temporiuso.org/


Fig. 4 - Vista dal cortile interno del monumentale complesso di Sant’Agata realizzato dai padri<br />

Teatini nel XVII secolo. Fonte: http://www.maite.it/exsa/il-progetto/<br />

in territori da riqualificare [5]. La<br />

legittimazione delle iniziative<br />

popolari per lo sviluppo di attività di<br />

interesse pubblico rappresenta una<br />

grande opportunità per la crescita del<br />

Paese, specialmente in un momento di<br />

auste-rità che ha causato un<br />

indebolimento del sistema del welfare<br />

state. All’interno di questo rinnovato<br />

quadro di principi, le amministrazioni<br />

locali, supportate da esperti e attivisti,<br />

stan-no emergendo come le vere<br />

protago-niste del cambiamento,<br />

impegnandosi costantemente a<br />

sviluppare program-mi, politiche e<br />

progetti per il riuso temporaneo di<br />

spazi in abbandono. Si pensi<br />

all’iniziativa del Comune di Sesto San<br />

Giovanni di avviare la sperimentazione<br />

del riuso temporaneo di<br />

grandi aree industriali dismesse<br />

nell’attesa di portare a compimento<br />

i progetti di rigenerazione urbana<br />

legati alle previsioni del PGT e<br />

a concorsi internazionali, tra cui il<br />

masterplan per l’ex Area Falk firmato<br />

da Renzo Piano; ma ancora all’esperienza<br />

del Comune di Milano che con<br />

la Delibera Comunale del 30 marzo<br />

2012 (P.G. 205399/2012) ha sancito<br />

il “Protocollo d’Intesa per l’avvio sul<br />

territorio milanese di sperimentazioni<br />

di riuso temporaneo di edifici ed<br />

aree in abbandono, sottoutilizzate<br />

o di prossima trasformazione” tra il<br />

Comune, il Dipartimento di Architettura<br />

e Pianificazione del Politecnico<br />

di Milano (DAStU) e l’associazione<br />

culturale Temporiuso.net [6]<br />

(Cantaluppi, Inti e Persichino 2015),<br />

consentendo la diffusione di pratiche<br />

di riuso tem-poraneo in tutta la città,<br />

interessando anche quegli spazi dal<br />

futuro incerto per via della situazione<br />

di strallo che oggi caratterizza diverse<br />

operazioni di trasformazione urbana. A<br />

tal proposito, è interessante il [7]<br />

progetto P7 per la riattivazione di una<br />

delle sette palazzine su Viale Molise,<br />

di proprietà della So.Ge.MI, all’interno<br />

della vasta area dei Mercati Generali<br />

(Fig. 2). A seguito del fallimento di<br />

alcuni tentativi di riqualificazione<br />

dell’intero comparto, l’associazione<br />

Temporiuso.net ha messo in atto una<br />

serie di iniziative che hanno<br />

consentito il riutilizzo del bene<br />

attraverso l’allestimento di spazi di<br />

co-working, di aggregazione di<br />

quartiere e di studentato a prezzi lowcost<br />

[8] (Fig. 3).<br />

Ad ogni modo, oltre all’adozione della<br />

delibera comunale, che si configura lo<br />

strumento utilizzato più di frequente<br />

dalle pubbliche amministrazioni per<br />

semplificare l’iter per il permesso di<br />

abitabilità e uso temporaneo, ciò che<br />

accomuna sempre più città in Italia è<br />

la scelta di adottare il “Regolamento<br />

sulla collaborazione tra cittadini e<br />

amministrazione per la cura e la rigenerazione<br />

dei beni comuni urbani” [9].<br />

Si tratta di un documento che stabilisce<br />

principi e modalità da seguire per<br />

favorire una efficace collaborazione<br />

tra le istituzioni e la cittadinanza nella<br />

gestione di beni di proprietà pubblica,<br />

in disuso o sottoutilizzati, che si<br />

intende rigenerare, anche solo<br />

temporaneamente, attraverso lo sviluppo<br />

di progetti orientati a promuovere<br />

la creatività urbana,<br />

l’innovazione sociale o la produzione<br />

di servizi, in attesa di stabilire<br />

destinazioni d’uso definitive (Comune<br />

di Bologna e Lab-sus 2014). Il cuore<br />

del regolamento è il “Patto di<br />

collaborazione” con cui il Comune e i<br />

cittadini concordano le modalità per<br />

la realizzazione degli interventi sui<br />

beni comuni urbani<br />

(individuati dall’amministrazione o<br />

proposti dal basso) che vanno dalla<br />

cura occasionale, alla cura costante e<br />

continuativa, sino alla gestione condivisa<br />

e alla rigenerazione, prestando<br />

attenzione a definire usi compatibili<br />

con gli eventuali valori storici e architettonici<br />

riconosciuti [10] (De Medici<br />

2010; De Medici e Pinto 2012) .<br />

Il Patto di collaborazione definisce gli<br />

obbiettivi e la durata della collaborazione,<br />

i reciproci impegni dei sog-getti<br />

coinvolti e le forme di sostegno<br />

messe a disposizione del Comune, le<br />

modalità di fruizione collettiva, ma<br />

anche le conseguenze di eventuali<br />

danni a persone o cose e gli assetti<br />

conseguenti alla conclusione della<br />

Fig. 5 - Planimetria del Livello 0 dell’ex carcere di S. Agata. In<br />

colore giallo sono evidenziati gli spazi destinati<br />

all'associazione Maite, così come previsto dal Patto di<br />

Collaborazione. Fonte: (Comune di Bergamo 2017)<br />

GOVERNANCE<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 9


GOVERNANCE<br />

collaborazione [11]. Recenti<br />

esperienze hanno messo in luce come<br />

le ini-ziative di natura culturale e<br />

sociale promosse dal basso e<br />

regolamentate dallo strumento del<br />

Patto di collabo-razione abbiano<br />

contribuito a riempire di significato<br />

tanti spazi pubblici in disuso o in stato<br />

di abbandono, anche all’interno di più<br />

complessi program-mi di<br />

rigenerazione urbana, come è<br />

avvenuto per l’ex carcere di<br />

Sant’Agata, nel nucleo antico di<br />

Bergamo Alta, di-smesso da quasi<br />

trent’anni (Fig. 4). Qui, dopo il<br />

trasferimento del bene dallo Stato al<br />

Comune [12] , nell’Aprile del 2017 il<br />

MiBACT, l’Agenzia del Demanio e la<br />

città di Bergamo hanno stipulato un<br />

Accordo di Valorizzazione per l’intero<br />

complesso monumentale, definendo<br />

un ambizioso progetto che contempla<br />

la possibilità di destinare alcuni spazi<br />

a utilizzi temporanei per finalità culturali.<br />

La successiva stipula del Patto<br />

di collaborazione con l’Associazione<br />

culturale Maite (Comune di Bergamo<br />

2017) ha consentito l’avvio di un ricco<br />

programma di iniziative in ambito<br />

artistico-culturale (progetto ExSA) integrate<br />

nelle dinamiche urbane della<br />

città e capaci di rafforzare il tessuto di<br />

relazioni CONCLUSIONI sociali nel quartiere (Fig. 5).<br />

I principi teorici e operativi discussi<br />

consentono di promuovere il riuso<br />

temporaneo e le forme di gestione<br />

collaborativa del patrimonio immobiliare<br />

pubblico come pratica ordinaria<br />

di rigenerazione della città storica,<br />

capace di accompagnarne il naturale<br />

processo di rinnovamento in linea<br />

con le sei principali declinazioni del<br />

paradigma della Smart City, ovvero:<br />

Smart Governance; Smart Economy;<br />

Smart Mobility; Smart Environment;<br />

Smart People; Smart Living (European<br />

Parlament 2014).<br />

Innanzitutto, l’implementazione di<br />

politiche e progetti per il riuso e la<br />

rigenerazione del patrimonio costruito<br />

storico, tra cui rientra anche<br />

il riuso temporaneo, rappresenta un<br />

compito primario dell’urbanistica da<br />

qui ai prossimi decenni e si configura<br />

come un’azione fondamentale per<br />

perseguire un modello di sviluppo<br />

rigenerativo (Restorative Development)<br />

(Cunningham 2002) e sostenibile (UE<br />

2016). Infatti, il riuso del costruito<br />

esistente è un principio cardine della<br />

città sostenibile che cresce al suo<br />

interno recuperando le parti dismesse<br />

e gli spazi in abbandono e limitando<br />

l’ulteriore consumo di suolo, prerogativa<br />

dinanzi alla quale non ci si può<br />

sottrarre (Gallione e Favaron 2015).<br />

Il modello di città compatta (Musco<br />

2009), che si contrappone a quello<br />

dell’urban sprawl, non solo consente di<br />

salvaguardare l’ambiente e ristabilire<br />

un uso bilanciato del territorio urbano<br />

e non urbano (Smart Environment), ma<br />

favorisce anche la transizione verso<br />

sistemi di trasporto ecologici (Smart<br />

Mobility), limitando in tal modo la<br />

concentrazione di sostanze inquinanti<br />

nell’atmosfera.<br />

Ma ancora, la costruzione di partnership<br />

tra istituzioni e cittadini per il<br />

riuso e la gestione dei beni immobili<br />

pubblici sulla base di appositi regolamenti<br />

aiuta a consolidare un modello<br />

di governance urbana efficiente,<br />

all’interno della quale i diversi attori<br />

collaborano per il raggiungimento<br />

di obbiettivi condivisi, nell’interesse<br />

delle comunità (Smart Governance).<br />

Elemento caratteristico del principio<br />

della Smart Governance è anche la<br />

capacità di integrare le proposte di<br />

riuso provenienti dal basso all’interno<br />

di più complessi programmi di rigenerazione<br />

della città, concependo le<br />

operazioni di trasformazione urbana<br />

come processi incrementali aperti a<br />

sempre nuove suggestioni provenienti<br />

dall’esterno (Robiglio, 2017). La maggiore<br />

apertura verso queste iniziative<br />

ha spesso consentito di trasformare<br />

le strutture esistenti in spazi polifunzionali,<br />

pluriservizi e multitasking per<br />

assolvere a molteplici funzioni d’uso<br />

e rispondere alle necessità di diversi<br />

fruitori, migliorando l’offerta di servizi<br />

culturali o rispondendo a una precisa<br />

domanda di contesto, in un’ottica di<br />

nuovo welfare urbano (Smart Ecomony).<br />

Inoltre, laddove la disponibilità<br />

di beni abbia consentito l’avvio di<br />

start up giovanili, gli spazi vuoti sono<br />

stati riempiti di idee, energie e talenti<br />

individuali e collettivi, contribuendo<br />

alla rinascita di intere parti di città<br />

(Campagnoli 2014). Sono tutti segni di<br />

una società inclusiva che punta a valorizzare<br />

il capitale umano, a promuove<br />

la creatività e l’innovazione sociale<br />

(Smart People), considerata fondamentale<br />

per lo sviluppo dei territori,<br />

specialmente in momenti di crisi.<br />

Per concludere, la riappropriazione<br />

di spazi in abbandono da parte della<br />

cittadinanza attiva attraverso la promozione<br />

di attività e servizi culturali<br />

contribuisce a rendere le aree urbane<br />

storiche più sicure e attrattive, a<br />

migliorare la qualità della vita della<br />

popolazione (Smart Living) e ad accrescere<br />

il senso di appartenenza e responsabilità<br />

delle comunità insediate.<br />

Non soltanto i super progetti ipertecnologici<br />

ma anche i piccoli e modesti<br />

interventi legati alle singole realtà<br />

locali e territoriali possono contribuire<br />

efficacemente alla costruzione di una<br />

dimensione tutta italiana dell’idea di<br />

Smart City (Franz 2014).<br />

Il presente contributo è stato prodotto<br />

durante la frequenza del corso<br />

di dottorato in ingegneria Civile e<br />

architettura dell’università degli<br />

studi di Cagliari, a.a. 2014/2015 -<br />

XXX ciclo, con il supporto di una<br />

borsa di studio finanziata con le<br />

risorse del P.O.R. SARDEGNA F.S.E.<br />

2007-2013 - Obiettivo competitività<br />

regionale e occupazione, asse IV<br />

Capitale umano, linea di attività l.3.1<br />

“finanziamento di corsi di dottorato<br />

finalizzati alla formazione di capitale<br />

umano altamente specializzato, in<br />

particolare per i settori dell’ICT, delle<br />

nanotecnologie e delle biotecnologie,<br />

dell’energia e dello sviluppo<br />

sostenibile, dell’agroalimentare e dei<br />

materiali tradizionali”.<br />

10 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


NOTE<br />

[1] Tra i manufatti e le infrastrutture<br />

che hanno costruito la città pubblica tra<br />

Ottocento e Novecento si annoverano<br />

ferrovie, fabbriche, ortomercati, mattatoi,<br />

opifici, ospedali, carceri, caserme. Si tratta<br />

di grandi complessi che hanno ospitato<br />

importanti funzioni pubbliche e che, divenuti<br />

obsoleti, vengono dismessi, in attesa<br />

di definirne nuovi cicli di vita.<br />

[2] Volendo scorgere lo sguardo al<br />

contesto statunitense, la pratica del riuso<br />

temporaneo inizia ad essere presa in<br />

considerazione anche dagli operatori<br />

privati desiderosi di investire negli spazi<br />

abbandonati attraverso un progetto-processo<br />

di adaptive reuse (Robiglio 2016 e<br />

2017). Infatti, le modalità di occupazione<br />

informale degli spazi, sulla base dell’organizzazione<br />

di eventi, festival culturali<br />

e artistici, possono costituire le prime<br />

fasi di un processo di riuso attraverso le<br />

quali iniziare a costruire un senso e una<br />

coscienza del luogo, a definire nuove centralità<br />

urbane, a testare l’attrattività del<br />

progetto e ad accrescere il valore sociale<br />

ed economico del bene.<br />

[3] Si fa riferimento alla legge dell’8<br />

giugno 1990, n. 142, Ordinamento delle<br />

autonomie locali, art 36, comma 3. La<br />

legge attribuiva ai sindaci la competenza<br />

in materia di coordinamento degli orari<br />

dei servizi pubblici.<br />

[4] La legge costituzionale 18 ottobre<br />

2001, n. 3 “Modifiche al titolo V della parte<br />

seconda della Costituzione” pubblicata<br />

nella Gazzetta Ufficiale n. 248 del 24<br />

ottobre 2001, recita:<br />

«Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane<br />

e Comuni favoriscono l’autonoma<br />

iniziativa dei cittadini, singoli e associati,<br />

per lo svolgimento di attività di interesse<br />

generale, sulla base del principio della<br />

sussidiarietà» (art. 118, ultimo comma).<br />

[5] Si tratta del Decreto Legge 12 settembre<br />

2014, n. 133, convertito in Legge, con<br />

modificazioni, dall’art. 1, comma 1, Legge<br />

11 novembre 2014, n. 164. L’art. 24 (Misure<br />

di agevolazione della partecipazione<br />

delle comunità locali in materia di tutela<br />

e valorizzazione del territorio) recita:<br />

«I Comuni possono definire i criteri e le<br />

condizioni per la realizzazione di interventi<br />

su progetti presentati da cittadini<br />

singoli e associati, purchè individuati in<br />

relazione al territorio da riqualificare.<br />

Gli interventi possono riguardare la<br />

pulizia, la manutenzione, l’abbellimento<br />

di aree verdi, piazze o strade ed in genere<br />

la valorizzazione di una limitata zona del<br />

territorio urbano o extraurbano. In relazione<br />

alla tipologia dei predetti interventi<br />

i Comuni possono deliberare riduzioni<br />

o esenzioni di tributi inerenti al tipo di<br />

attività posta in essere. L’esenzione viene<br />

concessa per un periodo limitato, per<br />

specifici tributi e per attività individuate<br />

dai Comuni, in ragione dell’esercizio<br />

sussidiario dell’attività posta in essere»<br />

(art. 24, comma 1).<br />

[6] Temporiuso.net è un’associazione<br />

culturale per la promozione di progetti di<br />

riuso temporaneo di spazi in abbandono, i<br />

cui fondatori e coordinatori sono Isabella<br />

Inti, Valeria Inguaggiato, Giulia Cantaluppi,<br />

Andrea Graglia, e dal 2011 anche Matteo<br />

Persichino.<br />

[7] Il progetto P7. Palazzina Liberty Ospitalità<br />

e Scambio è un progetto pilota di<br />

riuso temporaneo promosso e gestito in<br />

prima linea dall’associazione Temporiuso.<br />

net a partire dal 2012 nell’ambito del programma<br />

Temporiuso X Milano, all’interno<br />

del progetto di “Riattivazione di spazi di<br />

interesse cittadino con progetti di riuso<br />

temporaneo” sostenuto dal Comune di<br />

Milano e dal DAStU, Politecnico di Milano,<br />

sulla base della Protocollo d’intesa siglato<br />

il 30 marzo 2012.<br />

[8] Il progetto ha consentito di mettere<br />

in atto le 7 azioni ritenute strategiche<br />

per avviare e gestire un progetto di riuso<br />

temporaneo, così come illustrato nel<br />

Manuale per il riuso temporaneo di spazi<br />

in abbandono ideato dalla stessa associazione<br />

(Cantaluppi, Inti e Persichino, 2015):<br />

1) mappare gli spazi abbandonati e<br />

sottoutilizzati per conoscere le diverse<br />

tipologie di offerta (Offerta);<br />

2) mappare le popolazioni che potrebbero<br />

fruire degli spazi (Domanda);<br />

3) individuare possibili nuovi usi degli<br />

spazi in riferimento al determinato contesto<br />

locale (Cicli di vita);<br />

4) definire il livello di interventi, straordinari<br />

e ordinari, necessari per adeguare gli<br />

spazi (Livelli);<br />

5) redigere bandi pubblici o “inviti alla<br />

creatività” per l’assegnazione degli spazi<br />

(Bandi);<br />

6) definire modelli di gestione, le regole<br />

d’uso, condivisione e apertura al pubblico<br />

degli spazi (Regole);<br />

7) sviluppare politiche pubbliche per<br />

consolidare e implementare i progetti di<br />

riuso temporaneo e valorizzazione del<br />

patrimonio immobiliare e paesaggistico<br />

(Politiche).<br />

[9] Il “Regolamento sulla collaborazione<br />

tra cittadini e amministrazione per la<br />

cura e la rigenerazione dei beni comuni<br />

urbani” è stato ideato nel 2014 da Labsus<br />

– Laboratorio per la sussidiarietà, in<br />

collaborazione con il Comune di Bologna.<br />

Scaricabile al seguente link: http://www.<br />

labsus.org/i-regolamenti-per-lamministrazione-condivisa-dei-beni-comuni/<br />

Il Comune di Bologna è stato il primo in<br />

Italia ad aver approvato il Regolamento,<br />

il 19 maggio 2014, con deliberazione del<br />

Consiglio Comunale O.d.G. n.172/2014,<br />

P.G. n. 45010/2014.<br />

[10] Qualora i progetti di rigenerazione<br />

proposti riguardino beni culturali e paesaggistici<br />

sottoposti a tutela ai sensi del<br />

decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42,<br />

essi sono preventivamente sottoposti al<br />

parere della Soprintendenza competente,<br />

secondo le procedure previste dal<br />

dettato del Codice dei Beni culturali e del<br />

paesaggio.<br />

[11] Per ulteriori approfondimenti visitare<br />

il portale di Labsus: http://www.labsus.<br />

org<br />

[12] Nel 2012, l’immobile è stato oggetto<br />

di un accordo tra l’Agenzia del Demanio,<br />

il Ministero per i Beni e le Attività<br />

Culturali-Direzione Regionale per i Beni<br />

Culturali e Paesaggistici della Lombardia<br />

e il Comune di Bergamo per il trasferimento<br />

dallo Stato al Comune a titolo<br />

non oneroso e per la definizione di un<br />

programma di tutela e di valorizzazione<br />

ai sensi dell’art. 5, comma 5, del D.Lgs. n.<br />

85/2010 sul federalismo demaniale e del<br />

D.Lgs. n. 42/2004.<br />

GOVERNANCE<br />

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Amsterdam, The Netherlands.<br />

AUTORE<br />

Mara Ladu<br />

maraladu@unica.it<br />

Architetto e dottoranda del Corso di<br />

Ingegneria Civile e Architettura presso<br />

il Dipartimento di Ingegneria Civile,<br />

Ambientale e Architettura (DICAAR) –<br />

Università di Cagliari.<br />

ABSTRACT<br />

Since the late 20th century European<br />

cities have had to face with<br />

many vacant buildings and spaces<br />

that had lost their original purpose.<br />

Not only industrial sites but also<br />

important public properties across<br />

cities and their historic urban cores<br />

demand new uses to meet the needs<br />

of contemporary society. Although<br />

this issue assumes a significant role<br />

in Italian politics, difficulties remain<br />

in the management framework,<br />

especially because of the lack<br />

of public resources and private<br />

investments in the Age of Austerity.<br />

This paper will argue that collaboration<br />

between citizens and local<br />

authorities for temporarily using<br />

and having care of “urban commons”<br />

could be a successful approach to<br />

revitalize historic cities according to<br />

the paradigm of Smart City.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

patrimonio immobiliare pubblico; dismissioni;<br />

riuso temporaneo; gestione<br />

condivisa<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 11


COMMUNITY<br />

La consulenza della psicologia<br />

ambientale e architettonica per lo<br />

sviluppo della Smart City<br />

di Ferdinando Fornara<br />

Il seguente contributo<br />

ha l’obiettivo di presentare<br />

una branca disciplinare<br />

ancora poco<br />

conosciuta, definita<br />

Psicologia Ambientale<br />

o Psicologia Architettonica,<br />

in riferimento<br />

alle sue potenzialità di<br />

consulenza e supporto<br />

alla progettazione e<br />

pianificazione di spazi<br />

urbani nell’ottica della<br />

Smart City.<br />

In particolare, verrà sottolineata<br />

l’importanza di rilevare le valutazioni<br />

espresse dai cosiddetti utenti<br />

o utilizzatori dell’ambiente urbano, in<br />

modo da dare piena attuazione a una<br />

filosofia progettuale che sia realmente<br />

“centrata sull’utente”. Chiaramente,<br />

l’utilità di tali informazioni valutative<br />

fornite al versante della progettazione<br />

e pianificazione urbana è direttamente<br />

proporzionale al livello di attendibilità<br />

dei dati raccolti e, di conseguenza,<br />

al rigore metodologico delle<br />

procedure di ricerca. In tal senso, la<br />

letteratura scientifica psicologico-ambientale<br />

sulla valutazione di qualità<br />

dei luoghi urbani rispecchia fedelmente<br />

l’esigenza di una progettazione<br />

basata sull’evidenza empirica (evidence-based<br />

design), al fine di migliorare<br />

la qualità globale di un intervento e<br />

di soddisfare i bisogni e le aspettative<br />

di coloro che occupano l’unità ambientale<br />

interessata dall’intervento.<br />

LE ORIGINI DELLA PSICOLOGIA<br />

AMBIENTALE E ARCHITETTONICA<br />

Come riportato nel volume “Che<br />

cosa è la psicologia architettonica”<br />

(Bonaiuto, Bilotta, & Fornara, 2004),<br />

nel mese di ottobre del 1944, quando<br />

ancora era in corso la II° Guerra<br />

Mondiale, il primo ministro britannico<br />

Winston Churchill, durante un discorso<br />

nella Camera dei Comuni distrutta dai<br />

bombardamenti, dichiarò: “Noi diamo<br />

forma ai nostri edifici che a loro<br />

volta ci formano”. Seguendo questa<br />

prospettiva, Churchill indicò alcune<br />

caratteristiche che la Camera dei Comuni<br />

avrebbe dovuto presentare dopo<br />

la sua ricostruzione, vale a dire essere<br />

sufficientemente ampia, anche se non<br />

abbastanza da contenere tutti i suoi<br />

membri insieme, da non destare però<br />

l’impressione di sovraffollamento.<br />

Dunque, questo discorso dimostrava<br />

una particolare attenzione non solo<br />

ai requisiti di ordine funzionale che<br />

un edificio deve soddisfare, ma anche<br />

a quegli aspetti affettivi, comunicativi<br />

e simbolici che caratterizzano le<br />

relazioni tra le persone e il setting<br />

fisico-spaziale. In altre parole, la costruzione<br />

(o il rinnovo) di edifici deve<br />

essere guidata non solo da criteri<br />

funzionali, ma anche dalla la necessità<br />

di garantire forme che tengano<br />

conto dei processi socio-psicologici<br />

relativi alle persone che li occupano.<br />

Seguendo queste indicazioni, numerosi<br />

studi vennero finanziati negli anni<br />

del dopoguerra dal governo britannico<br />

per analizzare i legami tra il setting<br />

12 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


architettonico e i comportamenti,<br />

puntando sulla collaborazione tra le<br />

discipline architettonico-urbanistiche<br />

e quelle psicologiche. Tale spinta alla<br />

collaborazione interdisciplinare è alla<br />

base della nascita, negli anni ’60 dello<br />

scorso secolo, di un campo di studi<br />

che ha preso il nome di “Psicologia<br />

Ambientale” (“Environmental Psychology”:<br />

Proshansky, Ittelson, & Rivlin,<br />

1970) o “Psicologia Architettonica”<br />

(“Architectural Psychology”: Canter,<br />

1970), che è stata favorita dalla formazione<br />

di gruppi di ricerca costituiti<br />

da architetti e psicologi, in Nord America<br />

e in Europa (soprattutto in Gran<br />

Bretagna e in Svezia), con particolare<br />

riferimento alla progettazione di ambienti<br />

residenziali e ospedalieri. La<br />

Psicologia Ambientale (o Architettonica[1])<br />

si è delineata come possibile<br />

ponte tra problematiche di ordine<br />

concreto-operativo e individuazione di<br />

soluzioni ottimali, non solo dal punto<br />

di vista estetico-visivo, ma soprattutto<br />

da quello dell’adeguatezza (funzionale,<br />

comunicativa e simbolica) della<br />

progettazione rispetto alle esigenze e<br />

alle aspettative degli utenti (Bonnes<br />

& Secchiaroli, 1992). Tra i principali<br />

obiettivi di questa nuova disciplina<br />

c’era quello di ridimensionare l’eccessiva<br />

distanza tra progettisti e utenti,<br />

modificando in primo luogo le modalità<br />

di ideazione e realizzazione del<br />

processo progettuale.<br />

Fin dai suoi inizi, questa nuova disciplina<br />

ha mirato a rilevare le modalità<br />

attraverso le quali le persone rispondono<br />

a specifiche disposizioni dello<br />

spazio fisico e, in tal senso, i contributi<br />

forniti assumono una forte valenza<br />

operativa. L’obiettivo era quello di<br />

raccogliere informazioni sui modi in<br />

cui la disposizione fisico-spaziale può<br />

contribuire a un efficace assolvimento<br />

degli scopi ai quali gli ambienti sono<br />

stati destinati o, in altre parole, a individuare<br />

le caratteristiche fisiche che<br />

lo spazio deve possedere per risultare<br />

adeguato alle funzioni che è chiamato<br />

ad assolvere e per facilitare le azioni<br />

degli occupanti.<br />

In una fase successiva, a partire dagli<br />

anni ’70 dello scorso secolo, il focus di<br />

studio si è allargato alla valutazione<br />

da parte degli utenti di quanto un<br />

determinato setting fisico-spaziale<br />

sia soddisfacente nell’ottica della promozione<br />

di una positiva esperienza<br />

dell’ambiente. Tale interesse è legato<br />

allo specifico contributo che la psicologia<br />

ambientale e architettonica può<br />

fornire alla progettazione, nei termini<br />

di conoscenze e competenze teorico-metodologiche<br />

capaci di indagare<br />

e interpretare l’interfaccia tra il versante<br />

utente e il versante progettuale,<br />

come verrà esposto nel prossimo paragrafo.<br />

LA VALUTAZIONE<br />

DI QUALITÀ AMBIENTALE<br />

A grandi linee, esistono due tipi di<br />

indagine di valutazione ambientale.<br />

Il primo tipo si riferisce a valutazioni<br />

tecniche che utilizzano strumentazioni<br />

elettroniche e meccaniche, o altri<br />

parametri “oggettivi”, per rilevare e misurare<br />

il livello di qualità ambientale<br />

di una determinata unità territoriale.<br />

Questa valutazione è definita “tecnica”<br />

(Gifford, 2002) o “oggettiva” o “esperta”<br />

(Bonnes & Bonaiuto, 1995). Le Valutazioni<br />

di Impatto Ambientale (VIA) e<br />

le Valutazioni Ambientali Strategiche<br />

(VAS) costituiscono esempi di questo<br />

tipo di valutazione.<br />

Il secondo tipo, finora relativamente<br />

trascurato come potenziale fonte informativa,<br />

si basa invece sulla raccolta<br />

di dati percettivo-valutativi prodotti<br />

da osservatori o utilizzatori di un dato<br />

contesto o elemento ambientale. In<br />

questo caso, dunque, i valutatori sono<br />

individui chiamati a dare un giudizio<br />

sulla qualità o su altre caratteristiche<br />

ambientali. Questa valutazione è definita<br />

“basata sull’osservatore” - Gifford,<br />

COMMUNITY<br />

Spazi urbani nella smart city. Credit: “marfis75 on flickr”.<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 13


COMMUNITY<br />

2002) oppure “soggettiva” o “ingenua”<br />

(Bonnes & Bonaiuto, 1995). La valutazione<br />

ambientale “soggettiva” riflette<br />

dunque una misura “esperienziale”<br />

della qualità ambientale e, in tal senso,<br />

rappresenta <strong>uno</strong> degli interessi di<br />

ricerca più fertili delle Psicologia Ambientale<br />

e Architettonica fin dalla sua<br />

emersione come campo disciplinare<br />

distinto.<br />

Per quanto le valutazioni tecniche<br />

possano essere facilmente identificate<br />

come misure “oggettive”, mentre le<br />

valutazioni ingenue possano essere<br />

considerate misure “soggettive”, in realtà<br />

è sempre presente un certo grado<br />

di soggettività nelle prime così come<br />

gli studi sulle seconde aspirano ad un<br />

certo grado di oggettivabilità attraverso<br />

rigorose procedure metodologiche<br />

di standardizzazione. Difatti, nel<br />

primo caso, gli esperti che conducono<br />

valutazioni oggettive sono chiamati<br />

a decidere sia quali elementi o caratteristiche<br />

dell’ambiente sono da<br />

misurare (Uzzell, 1989), sia quali spazi<br />

e quali tempi scegliere per le rilevazioni<br />

(Zube, 1980). Chiaramente, tali<br />

decisioni comportano un certo livello<br />

di arbitrarietà nella scelta decisionale<br />

del valutatore. Nel secondo caso, d’altro<br />

canto, i ricercatori che conducono<br />

studi sulle valutazioni soggettive mirano<br />

a costruire misure replicabili che<br />

presentino adeguati indici di validità,<br />

attendibilità, sensibilità e utilità (Craik<br />

& Feimer, 1987). Le valutazioni oggettive<br />

e quelle soggettive non sono da<br />

intendere necessariamente come metodologie<br />

alternative allo studio delle<br />

valutazioni ambientali, ma piuttosto<br />

rappresentano due differenti livelli di<br />

rilevazione che possono essere utilizzati<br />

in modo complementare all’interno<br />

di <strong>uno</strong> stesso programma o studio.<br />

L’importanza della dimensione “soggettiva”<br />

emerge laddove si tenga<br />

conto delle tre principali categorie<br />

di attori sociali che sono coinvolti in<br />

qualunque scelta in campo ambientale,<br />

vale a dire, come riportato da Bonnes<br />

e Secchiaroli (1992): a) i decisori o<br />

gestori (autorità locali, statali e sovranazionali<br />

che sono istituzionalmente<br />

preposti a decidere circa l’assetto<br />

del sistema ambientale in oggetto);<br />

b) i tecnici e gli esperti (progettisti,<br />

urbanisti, ingegneri e studiosi delle<br />

scienze ambientali, i quali per le loro<br />

competenze specialistiche sono chiamati<br />

dai decisori istituzionali a fornire<br />

conoscenze e proposte atte ad orientare<br />

le scelte decisionali e gestionali<br />

in materia ambientale); c) gli utenti<br />

o fruitori dell’ambiente in oggetto,<br />

che da un lato occupano, praticano ed<br />

esperiscono tale ambiente, utilizzando<br />

le opportunità che esso offre come<br />

risorsa per soddisfare specifici bisogni<br />

(residenziali, ricreativi, produttivi,<br />

ecc.) e, dall’altro lato, rappresentano<br />

i destinatari delle scelte dei decisori<br />

ambientali e delle analisi degli esperti<br />

ambientali.<br />

La distinzione tra queste tre categorie<br />

di attori ambientali risulta particolarmente<br />

utile se si vogliono esaminare<br />

le similarità e le differenze tra le rappresentazioni<br />

espresse da ciascuna<br />

categoria in merito all’ambiente in<br />

oggetto. In tal senso, riveste particolare<br />

importanza il confronto tra le<br />

valutazioni degli esperti ambientali,<br />

che sono basate sulle risultanze di<br />

procedimenti analitico-sistematici,<br />

e quelle dei fruitori, che si formano<br />

tramite processi transazionali in cui<br />

si integrano elementi cognitivi ed<br />

affettivi. Dato che i decisori istituzionali<br />

si affidano generalmente alle<br />

stime fornite dagli esperti, nel caso gli<br />

utenti manifestino concezioni diverse<br />

da questi ultimi, le scelte gestionali e<br />

decisionali prese risulterebbero incongruenti<br />

con i bisogni, le aspettative<br />

e i valori espressi dai fruitori, i quali<br />

sono per definizione i destinatari di<br />

tali scelte. Quindi, coloro che hanno<br />

il mandato di decidere in materia di<br />

gestione ambientale dovrebbero prendere<br />

in considerazione anche i dati<br />

di ricerca basati sui comportamenti o<br />

gli atteggiamenti degli utenti, accanto<br />

alle valutazioni “tecniche” fornite<br />

dal versante esperto. Tale opzione<br />

risulta particolarmente necessaria<br />

sia alla luce delle differenti concezioni<br />

espresse da questi due livelli,<br />

che possono dar luogo a valutazioni<br />

diverse sugli attributi fisico-spaziali<br />

che caratterizzano un determinato<br />

luogo, sia in un’ottica di sviluppo della<br />

Smart City, che non può prescindere<br />

da una maggiore considerazione degli<br />

occupanti (residenti, pendolari, turisti,<br />

ecc.) nella pianificazione, riqualificazione<br />

e gestione degli spazi urbani. A<br />

questo proposito, un importante filone<br />

di studio della psicologia ambientale<br />

e architettonica è costituito dalla individuazione<br />

e codifica di indicatori di<br />

qualità urbana percepita.<br />

GLI INDICATORI DI QUALITÀ UR-<br />

BANA RESIDENZIALE PERCEPITA<br />

La costruzione di strumenti per la<br />

misura di indicatori di qualità urbana<br />

percepita prende le mosse dagli studi<br />

di Craik e Zube (1976), che furono tra<br />

i primi a sottolineare l’importanza<br />

di misurare la qualità “soggettiva” di<br />

un dato attributo ambientale (basata<br />

sulla percezione individuale) accanto<br />

alla sua qualità “oggettiva” (basata<br />

sulle stime degli apparati tecnologici<br />

o codificata dagli esperti). Dunque,<br />

questi studiosi hanno promosso l’uso<br />

di PEQIs (Perceived Environmental Quality<br />

Indices), ad esempio, sulla qualità<br />

dell’aria o dell’acqua di un dato territorio.<br />

Successivamente, tale approccio è stato<br />

utilizzato per lo studio della qualità<br />

urbana dell’ambiente di residenza.<br />

Nello specifico, come riportato da Bonaiuto<br />

e colleghi (2004), i principali<br />

aspetti valutativi individuati in merito<br />

ai luoghi di residenza urbani riguardano<br />

gli aspetti spaziali (architettonico-urbanistici),<br />

socio-relazionali,<br />

funzionali (servizi) e contestuali (ritmo<br />

di vita, livello di inquinamento, manutenzione<br />

degli spazi).<br />

Ricerche successive condotte nel<br />

contesto italiano hanno mirato allo<br />

sviluppo, validazione e raffinamento<br />

14 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


di un questionario composto da scale<br />

di misura standardizzate per indicatori<br />

di qualità percepita dell’ambiente<br />

residenziale urbano, conosciuti a<br />

livello internazionale con l’acronimo<br />

PREQIs (Perceived Residential Environment<br />

Quality Indicators; cfr. Bonaiuto,<br />

Fornara, & Bonnes, 2003, 2006) e, nel<br />

contesto lingustico-culturale italiano,<br />

con l’acronimo IQURP (Indicatori di<br />

Qualità Urbana Residenziale Percepita;<br />

cfr. Fornara, Bonaiuto, & Bonnes,<br />

2010a). Accanto alla versione base del<br />

questionario PREQIs è stata anche validata<br />

una versione breve dello stesso<br />

(Fornara, Bonaiuto, & Bonnes, 2010b).<br />

Le scale in questione<br />

sono le seguenti, suddivise<br />

per i rispettivi macro-aspetti<br />

valutativi:<br />

A) Aspetti architettonico-urbanistici:<br />

1) spazio architettonico-urbanistico,<br />

2) accessibilità<br />

e viabilità, 3) aree verdi;<br />

B) Aspetti socio-relazionali: 4)<br />

gente e relazioni sociali;<br />

C) Aspetti funzionali: 5) servizi<br />

socio-sanitari, 6) attività sportive<br />

e culturali, 7) servizi commerciali,<br />

8) servizi di trasporto<br />

pubblico;<br />

D) Aspetti contestuali: 9) “clima”<br />

psicologico, 10) salubrità ambientale,<br />

11) manutenzione e<br />

cura.<br />

Tali scale comprendono nel loro insieme<br />

i seguenti 19 IQURP (o PREQIs):<br />

1) estetica degli edifici, 2) volumetria<br />

degli edifici, 3) densità degli edifici, 4)<br />

collegamenti con il resto della città,<br />

5) praticabilità degli spazi interni, 6)<br />

spazi verdi, 7) discrezione e civiltà, 8)<br />

socievolezza e cordialità, 9) sicurezza<br />

e tolleranza, 10) servizi socio sanitari,<br />

11) servizi scolastici, 12) servizi ed<br />

impianti sportivi, 13) attività culturali<br />

e di svago, 14) servizi commerciali, 15)<br />

servizi di trasporto pubblico, 16) “clima”<br />

psicologico stimolante/monotono,<br />

17) “clima” psicologico tranquillo/<br />

caotico, 18) pulizia e silenziosità, 19)<br />

manutenzione e cura.<br />

Il questionario è stato concepito con<br />

una struttura modulare, in modo da<br />

poterne utilizzare le scale anche separatamente,<br />

e quindi somministrare<br />

alcune scale e non altre, a seconda<br />

delle qualità ambientali alle quali i<br />

ricercatori sono interessati.<br />

Esempi di utilizzo di questi indicatori<br />

in ausilio al campo della progettazione<br />

sono forniti da una rilevazione (su<br />

un campione di residenti del quartiere)<br />

inserita nel progetto di riqualificazione<br />

di una piazza urbana romana<br />

(Bonaiuto & Fornara, 2003) e da<br />

un’indagine psicologico-ambientale<br />

sulla soddisfazione, le aspettative e i<br />

desiderata residenziali dei condomini<br />

in un complesso abitativo del quartiere<br />

Eur-Torrino di Roma (Fornara,<br />

Bonaiuto, Bonnes, Carrus, & Passafaro,<br />

2007). A tal proposito, è stato inoltre<br />

pubblicato <strong>uno</strong> specifico manuale (in<br />

italiano: Fornara et al., 2010a) con<br />

tutte le informazioni necessarie per<br />

l’utilizzo del questionario a scopo di<br />

ricerca o applicativo, sia nella sua versione<br />

base che in quella breve.<br />

Recentemente, sono state create e<br />

utilizzate versioni dei PREQIs per casi<br />

studio ad hoc in vari contesti linguistico-culturali,<br />

sia in Europa, come ad<br />

esempio in Spagna (Battista, Passafaro,<br />

& Fornara, 2010), Francia (Fornara, Rubens,<br />

& Rioux 2014), Polonia (Debek<br />

& Janda-Debek, 2014) e Svezia (Ferreira,<br />

Johansson, e Fornara, 2014), che<br />

in paesi di altri continenti, come l’Iran<br />

(Bonaiuto, Fornara, Ariccio, Ganucci<br />

Cancellieri, & Rahimi, 2014), la Turchia<br />

(sia nella parte europea che in quella<br />

asiatica: Alves & Bilgel, 2014), la Cina<br />

(Mao, Fornara, Manca, Bonnes, & Bonaiuto,<br />

2014), e l’Australia (Upadhyay,<br />

Hyde, & Wadley, 2010).<br />

L’obiettivo-guida di queste indagini<br />

è quello di mettere a punto misure di<br />

qualità urbana residenziale “soggettiva”<br />

valide, attendibili, stabili e generalizzabili,<br />

in modo da favorirne l’utilizzo<br />

per applicazioni sul campo immediate,<br />

come nel caso di interventi di riqualificazione<br />

urbanistica o di progettazione<br />

ex-novo di complessi residenziali.<br />

In conclusione, si prevede che l’utilizzo<br />

di questo tipo di strumenti possano<br />

contribuire a caratterizzare il contributo<br />

della psicologia ambientale e<br />

architettonica al campo della progettazione<br />

e della pianificazione degli<br />

spazi urbani, all’interno di processi<br />

partecipativi che mettano l’utente al<br />

centro di un progetto orientato alla<br />

smartcityness.<br />

COMMUNITY<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 15


COMMUNITY<br />

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Group. Guildford (UK): University<br />

of Surrey.<br />

Zube, E.H. (1980). Research and<br />

design. Prospects for the 1980s.<br />

In A.R. Alanen (Ed.), Proceedings<br />

of the Conference on Research in<br />

Landscape Architecture (pp.1-11).<br />

Madison (WI): Department of<br />

Landscape Architecture, University<br />

of Wisconsin and Council of<br />

Educators in Landscape Architecture.<br />

NOTES<br />

[1] È da rilevare come la Psicologia<br />

Ambientale si riferisca a<br />

un campo di studio più ampio<br />

e articolato, comprendente<br />

vari aspetti della relazione<br />

persona-ambiente (ad esempio,<br />

la Psicologia Ambientale della<br />

Sostenibilità, che riguarda le<br />

dimensioni psicologico-sociali<br />

relative ai comportamenti<br />

proambientali, cfr. Bonnes,<br />

Carrus, & Passafaro, 2006),<br />

tra i quali anche quelli della<br />

Psicologia Architettonica, che<br />

studia nello specifico l’influenza<br />

degli attributi fisico-spaziali dei<br />

luoghi sulle risposte psicologiche<br />

e comportamentali a livello<br />

individuale e gruppale.<br />

AUTORE<br />

Ferdinando Fornara<br />

ffornara@unica.it<br />

Università degli Studi di Cagliari<br />

Dipartimento di Pedagogia, Psicologia,<br />

Filosofia<br />

CIRPA (Centro Interuniversitario di<br />

Ricerca in Psicologia Ambientale)<br />

Via Is Mirrionis, 1<br />

09123 Cagliari (ITALY)<br />

tel.+39 070 6757504<br />

KEYWORDS<br />

smart city; spazi urbani;<br />

psicologia ambientale;<br />

sostenibilità<br />

ABSTRACT<br />

The following contribution has<br />

the goal to present a disciplinary<br />

branch still little known,<br />

defined<br />

Environmental psychology o<br />

Architectural psychology, which<br />

refers to its potential of consultancy<br />

and support<br />

to the programming and planning<br />

of the urban space in the<br />

perspective of Smart city.<br />

16 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


part of part of<br />

WWW.SMARTCITYSOLUTIONS.EU<br />

#SCSEXPO<br />

STUTTGART<br />

17 – 19 SEPTEMBER 2019<br />

COMMUNITY<br />

part of<br />

INSPIRATION FOR<br />

THE CITY OF TOMORROW<br />

MOBILITY AND TRANSPORT<br />

ENERGY AND ENVIRONMENT<br />

SECURITY AND RESILIENCE<br />

OPEN DATA AND DATA MANAGEMENT URBAN AND SPATIAL PLANNING<br />

BECOME AN<br />

EXHIBITOR NOW!<br />

Contact us:<br />

www.smartcitysolutions.eu<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 17


SCHOLARS<br />

SCHOLARS<br />

Swinburne University of Technology<br />

La Swinburne University (Melbourne, Australia) è una grande organizzazione culturalmente<br />

diversificata. Il desiderio di innovare e di apportare cambiamenti<br />

positivi motiva i nostri studenti e il personale. Il risultato è una istituzione che<br />

cresce e si evolve ogni anno.<br />

“Il nostro istituto si concentra sulla definizione del cittadino intelligente per aiutare<br />

a creare e gestire la smart city. In breve, stiamo facendo la nostra parte per garantire<br />

che l’Australia, sede di alcune delle città più vivibili del mondo, continueranno ad<br />

essere riconosciute come sede delle più intelligenti smart cities del mondo.” [Professor<br />

Mark Burry – Foundation Director of the Data Science Research Intitute]<br />

Sito: https://www.swinburne.edu.au/research-institutes/smart-cities/<br />

Contatti: Call us: +61 (03) 9214 5177<br />

Email us: scri@swinburne.edu.au<br />

American University of Sharjah – Smart Research Institute “SCRI”<br />

Lo Smart Cities Research Institute (SCRI) è un istituto di ricerca unico e multidisciplinare che supporta nuove iniziative nella ricerca sulle città<br />

intelligenti.<br />

A Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti, SCRI sta portando avanti iniziative di ricerca all’avanguardia per fornire soluzioni innovative e strategie di implementazione<br />

per le smart cities sostenibili. Queste soluzioni e strategie modelleranno il futuro delle città per diventare ambienti di vita resilienti,<br />

efficienti, informati, connessi, sicuri, sani e sostenibili.<br />

SCRI riunisce una vasta gamma di facoltà con comprovata esperienza in settori quali telecomunicazione, Internet of Things, tecnologia dei sensori,<br />

trasporti, energia, turismo, informatica sanitaria, pianificazione urbana e ambiente. Con una forte attenzione al partenariato industriale, collaborano<br />

con i più brillanti accademici e acclamati leader del settore.<br />

Sito: https://www.aus.edu/smart-cities-research-institute-scri<br />

Contatti:<br />

Dr. Assim Sagahyroon<br />

Interim Director<br />

Tel +971 6 515 2952<br />

asagahyroon@aus.edu<br />

Rhodalyn Diola<br />

Administrative Assistant<br />

Tel +971 6 515 2952<br />

rdiola@aus.edu<br />

SMART CITY LAB – UNIVERSITA’ DI BOLOGNA – DIPARTIMENTO DI INFORMATICA SCIENZA E INGEGNERIA “DISI”<br />

Smart City Lab è un laboratorio di ricerca facente parte del DISI (Dipartimento di Informatica Scienza e Ingegneria) dell’Università di Bologna (Italia).<br />

Il laboratorio si trova in due luoghi diversi: a Cesena, Via dell’Università, 50, nello stesso edificio del Magistrale in Informatica e Ingegneria e<br />

a Bologna, in Viale Risorgimento, 2, nello stesso edificio del Magistrale in Ingegneria Informatica . Il principale obiettivo di ricerca è l’innovazione<br />

delle TIC urbane. Il capo del laboratorio è il prof. Dario Maio. Il co-direttore del laboratorio è il prof. Antonio Corradi.<br />

Sito: http://smartcity.csr.unibo.it/<br />

18 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


COMPANIES<br />

COMPANIES<br />

ENEL X<br />

Enel X è un’azienda<br />

globale che guida la<br />

trasformazione del<br />

settore dell’energia.<br />

Cambiando i paradigmi<br />

del settore,<br />

Enel X aiuta i clienti<br />

a usare la tecnologia<br />

per trasformare l’energia in nuove opportunità, affinché crescano<br />

e siano motore di progresso in tutto il mondo. Siamo un’azienda<br />

globale con solide radici nel settore dell’energia e una strategia<br />

aperta, improntata alla digitalizzazione, alla sostenibilità e<br />

all’innovazione. Utilizziamo tecnologie smart, semplici e veloci<br />

per far scoprire ai nostri clienti un nuovo modo di usare l’energia.<br />

Ovunque nel mondo<br />

Contatti: https://www.enelx.com/it/it/smart-city<br />

E-GAP<br />

E-GAP è il primo operatore mobile di ricarica<br />

per veicoli elettrici. Offre un servizio di<br />

ricarica di veicoli elettrici ovunque si trovi il<br />

veicolo. La ricarica viene richiesta dal cliente<br />

tramite l’App nel momento in cui ne ha<br />

bisogno. Il servizio viene erogato con una<br />

potenza di ricarica pari ad una colonnina di<br />

tipo fast (50 kW).<br />

Dal 2019 il servizio E-GAP, attivo a Milano, sarà esteso progressivamente in 8<br />

città europee con più elevata crescita e numero di veicoli elettrici.<br />

La visione di E-GAP è un vero e proprio impegno sociale concreto per la salvaguardia<br />

dell’ambiente e la promozione del bene comune. L’energia erogata<br />

dai Van proviene prevalentemente da fonti rinnovabili, la produzione dei materiali<br />

promozionali è realizzata quasi esclusivamente con prodotti di carta<br />

riciclata o materiali ecologici, la responsabilità e la trasparenza guidano la<br />

gestione del capitale umano.<br />

Sito: https://www.e-gap.com/<br />

Planet<br />

Il gruppo Planet nasce con l’obiettivo di progettare e realizzare ecosistemi urbani innovativi di<br />

sostenibilità sociale, ambientale ed economica. A tal fine si propone di:<br />

4mettere in atto un’offerta edilizia ad impatto sociale che generi quindi azioni e scelte concrete<br />

per il cambiamento sostenibile;<br />

4mettere in atto un’offerta ad impatto ambientale che garantisca la tutela del paesaggio e dei<br />

suoi futuri abitanti, dalla terra alla gestione delle sue risorse allo sviluppo di prodotti e servizi<br />

correlati;<br />

4sollecitare scelte e atteggiamenti in un approccio condiviso con le comunità locali per consentire<br />

il raggiungimento dell’obiettivo fondamentale di Planet Idea.<br />

Il gruppo Planet è composto da:<br />

Planet Idea - smart engineering: competence center con sede a Torino, che fornisce consulenza e sviluppa progetti per integrare l’innovazione in ambito<br />

urbano: prodotti, idee e best practice. Planet Idea opera in quattro aree tematiche: ambiente costruito, sistemi tecnologici, risorse ecosistemiche e<br />

società. All’interno di ogni area ha individuato categorie di soluzioni smart da proporre al cliente.<br />

https://www.planetidea.it<br />

Planet Housing – the smart city: con sede in Inghilterra, opera nel mercato immobiliare attraverso un approccio smart e coordina le società che<br />

agiscono direttamente sui progetti edili.<br />

Planet Service – smart services: offre numerosi servizi per le Smart City oltre a Planet APP, l’applicazione specifica per Social Smart City. Planet APP<br />

rappresenta il “pannello di controllo” della città, ed è strutturata in cinque sezioni principali: il progetto Planet, la città, la società, il cittadino e<br />

Sicurezza. Nelle città del futuro, sharing e co-operative economy avranno un ruolo strategico, così come la completa gestione della casa in mobilità.<br />

Planet APP permetterà di controllare telecamere e sensori, gestire i consumi, attivare elettrodomestici e servizi. Sarà inoltre possibile effettuare<br />

acquisti e pagamenti, che generano ricavi per i gestori della piattaforma.<br />

Planet Comercial - Comunicazione e Marketing: si ispira alla visione Smart del Gruppo Planet per comunicare in modo intelligente e innovativo,<br />

attraverso un modello di gestione commerciale all’avanguardia. La pianificazione strategica è al centro dell’offerta di Planet Comercial, e riunisce in<br />

un unico Competence center marketing, social media, pubblicità, promozione, giornalismo, graphic design e sviluppo di siti web.<br />

Planet Instituto: gestisce i progetti d’interesse pubblico della Smart City Laguna e sarà fondamentale nella gestione della città, agendo sull’educazione<br />

della popolazione e assistendo il potere pubblico nel monitorare il rispetto delle norme stabilite dal Piano generale del comune di São Gonçalo<br />

do Amarante. Attualmente offre attrezzature gratuite, permanenti e aperte alla popolazione, come la biblioteca PLANET e il cinema PLANET, oltre a<br />

corsi di formazione imprenditoriale, artigianato, inglese, formazione sociale, promuove la distribuzione di sementi autoctone e di azioni specifiche,<br />

come la Giornata del Calcio. Dal 2016 l’Istituto PLANET è parte della vita di oltre 4 mila persone, tra bambini, giovani e adulti.<br />

SG Desenvolvimento: società responsabile della realizzazione e dello sviluppo del progetto pilota Smart City Laguna, la prima Social Smart City al<br />

mondo, in costruzione nel comune di São Gonçalo do Amarante, Ceará (Brasile). I suoi fondatori hanno 25 anni di esperienza nel mercato immobiliare<br />

e nell’edilizia nazionale e internazionale.<br />

SG Premoldados: azienda con profonde radici nel design e nel know-how italiano. Offre una tecnologia innovativa, importata dall’Europa, per la<br />

produzione di autobloccanti, che garantisce un’elevata durata e una manutenzione minima nel tempo. Il processo è conforme ai più severi standard<br />

di qualità e rispetto dell’ambiente. SG Premoldados ha sede presso Smart City Ecopark, il centro tecnologico e commerciale di Smart City Laguna.<br />

www.planetsmartcity.com<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 19


NETWORKS<br />

NETWORKS<br />

Agile Cities<br />

Agile Cities è una iniziativa<br />

volta a collegare le città, i<br />

cittadini e gli innovatori con<br />

le buone pratiche che portino<br />

soluzioni innovative nelle<br />

città, e a creare strumenti e<br />

standard aperti che facilitino<br />

un mercato più efficiente, connesso e trasparente per le soluzioni innovative<br />

della città, accelerando così l’assorbimento di innova- zioni<br />

collaudate ad alto impatto.<br />

Il programma è condotto da Citymart.com e The Climate Group, con<br />

i partner Metropolis e UK Technology Strategy Board, e si concentra<br />

su tre azioni chiave:<br />

4 comunicare metodologie efficaci di innovazione delle città per<br />

individuare le esigenze della città, comunicando le sfide, sco- prendo,<br />

valutando, procurando e scalando le soluzioni;<br />

4 sviluppare una piattaforma, CityMart.com, per collegare le cit- tà<br />

con i fornitori migliorando notevolmente l’accessibilità delle informazioni<br />

e la diffusione di informazioni sui prodotti e servizi disponibili;<br />

4 sviluppare strumenti per le città e i fornitori per sostenere la città<br />

nel dotarsi di soluzioni innovative e facilitare i fornitori nel dare la<br />

giusta informazione sul prodotto in un formato convalidato migliorando<br />

così la fiducia e la trasparenza nella fornitura.<br />

Per maggiori informazioni consultare il sito https://www.citymart.<br />

com/agile-cities/<br />

Core Smart and<br />

Sustainable Cities<br />

La rete di ricerca sulle città<br />

intelligenti e sostenibili è un<br />

progetto collaborativo in cui<br />

diversi gruppi di ricerca, dipartimenti,<br />

centri e infrastrutture<br />

del campus sviluppano le loro capacità congiunte per creare nuove<br />

attività di ricerca multidisciplinare.<br />

L’iniziativa CORE delle città intelligenti e sostenibili si trova nell’Università<br />

Autonoma di Barcellona. È una rete composta da specialisti<br />

scientifici in aree legate alla gestione sostenibile degli ambienti urbani.<br />

Gli interessi di ricerca coprono una vasta gamma di punti di vista dagli<br />

aspetti economici e sociologici della progettazione ecologica industriale<br />

o lo sviluppo di politiche di progettazione urbana pubblica,<br />

all’applicazione di tecnologie specifiche a soluzioni innovative per la<br />

gestione della mobilità e delle risorse come energia, rifiuti e acqua.<br />

La rete ha una struttura flessibile per fornire risposte tecnologiche a<br />

specifiche sfide sociali. Il suo obiettivo è fornire supporto alle esigenze<br />

territoriali migliorando le conoscenze e gli strumenti attuali.<br />

Il progetto CORE vuole coordinare le attività e condividere le risorse<br />

per sostenere la ricerca e il trasferimento tecnologico della sfera UAB-<br />

Cie (Campus of International Excellence). Vuole anche incoraggiare<br />

queste attività di ricerca in un nodo di riferimento europeo.<br />

Per maggiori informazioni consultare il sito: https://www.uab.cat/<br />

web/research/cores-uab/core-in-smart-sustainable-cities/research-network-in-smart-cities-1345698259342.html<br />

MAPILLARY<br />

Mapillary riunisce una rete<br />

globale di contributori che<br />

vogliono rendere il mondo<br />

accessibile a tutti, visualizzando<br />

il mondo e costruendo mappe migliori. Chiunque può partecipare<br />

e collezionare immagini a livello stradale, utilizzando semplici strumenti<br />

come smartphone o action camera. Con la visione artificiale,<br />

collegano le immagini nel tempo e nello spazio per creare visioni<br />

coinvolgenti a livello stradale ed estrarre i dati delle mappe.<br />

Mapillary è stata fondata nel 2013 con l’obiettivo di rendere disponibili<br />

a tutti le immagini a livello stradale e i dati cartografici.<br />

I membri di Mapillary hanno contribuito con centinaia di milioni di<br />

immagini nei paesi di tutto il mondo.<br />

“Crediamo che le persone e le organizzazioni che lavorano insieme allo<br />

scoperto siano il modo migliore per raccogliere, visualizzare e comprendere<br />

i dati sul nostro mondo. Mapillary non è legato a nessuna particolare<br />

piattaforma di mappatura e si basa sull’idea di persone e organizzazioni<br />

con vari motivi che condividono dati e si aiutano reciprocamente.”<br />

La missione del team è costruire una tecnologia e strumenti per aiutare<br />

a capire i luoghi del mondo attraverso le immagini e rendere<br />

disponibili questi dati. Vogliono che tutti siano in grado di utilizzare<br />

i loro dati per creare mappe migliori, creare un ambiente di traffico<br />

più sicuro, sviluppare le nostre città, visualizzare luoghi e storie e<br />

aiutare le persone in luoghi vulnerabili.<br />

www.mapillary.com/<br />

Connected Smart Cities<br />

Portfolio Network<br />

La Connected Smart Cities Portfolio<br />

Network è una rete di<br />

città intelligenti europee che<br />

condividono le migliori pratiche in dati aperti, internet delle cose e<br />

co-produzione . La rete è stata istituita per fornire un framework aperto<br />

e collaborativo per le città intelligenti per cooperare , mettere in<br />

rete e condividere le loro esperienze . Questo è un risultato del progetto<br />

FIREBALL , che ha riunito tre comunità principali , i Living Labs ,<br />

la comunità di ricerca Internet del futuro e le città.<br />

Il gruppo di lavoro della rete Smart Cities Portfolio Connected sta lavorando<br />

a stretto contatto con il gruppo di lavoro Eurocities Knowledge<br />

Society Forum (KSF) Smart Cities per generare idee e la discussione su<br />

come e perché le città si stanno definendo come ‘ intelligenti’. Uno dei<br />

punti di partenza fondamentali per questo lavoro è la logica sviluppata<br />

in risposta alla consultazione pubblica della CE in merito alla<br />

“Smart Cities and Communities Initiative” .<br />

La Connected Smart Cities Portfolio Network sta ora lavorando per sviluppare<br />

ulteriormente questa logica, fornendo un forum per le città<br />

per lavorare insieme e condividere le loro esperienze e conoscenze<br />

al fine di creare una base di una prova convincente per il ruolo di<br />

“città intelligenti” per consentire una crescita intelligente, inclusiva e<br />

sostenibile.<br />

Per ulteriori informazioni consultare il sito<br />

connectedsmartcities.eu/<br />

20 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


Sustainable Smart Solutions for ageing well – Avviso integrativo nazionale<br />

Active and Assisted Living (AAL) è un programma comune a sostegno di una vita attiva e autonoma, nato dopo la conclusione di un precedente<br />

programma settennale denominato “Ambient Assisted Living”. Gli obiettivi generali del programma AAL sono:<br />

• ampliare la disponibilità di prodotti e servizi basati sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) per un invecchiamento attivo<br />

e in buona salute, al fine di migliorare la qualità della vita degli anziani e di coloro che li assistono e, al tempo stesso, la sostenibilità dei sistemi<br />

di assistenza;<br />

• mantenere una massa critica di attività trans-europee di ricerca applicata, sviluppo e innovazione nel campo dei prodotti e servizi basati sulle ICT<br />

per invecchiare in buone condizioni, coinvolgendo soprattutto le PMI e gli utenti;<br />

• stimolare gli investimenti privati e migliorare le condizioni di sfruttamento industriale di tali tecnologie, predisponendo un quadro coerente per<br />

lo sviluppo di approcci e soluzioni a livello europeo che comprenda norme minime comuni rispondenti alle diverse preferenze sociali e ai diversi<br />

aspetti regolamentari nazionali e regionali.<br />

Il costo complessivo del programma è di 700 Meuro per 7 anni (2014-2020) di cui 25% UE; 25% Fondi Nazionali e 50% a carico delle imprese.<br />

La Commissione Europea ha stanziato complessivamente 175 Meuro.<br />

Ogni paese europeo, aderente al programma AAL, finanzia i propri partecipanti, se partner di progetti vincenti, secondo le regole nazionali.<br />

La Commissione Europea, tramite l’associazione AAL, trasferirà i finanziamenti Europei all’agenzia nazionale in relazione al finanziamento nazionale<br />

Il programma AAL ha pubblicato il 4 febbraio 2019 il bando “ Sustainable Smart Solutions for ageing well” con l’obiettivo di sostenere progetti di<br />

collaborazione innovativi, transnazionali e multidisciplinari miranti a sviluppare soluzione basate su tecnologie UCT focalizzate su una qualsiasi<br />

delle aree applicative previste al programma AAL.<br />

Il MIUR ha dedicato a questo bando un budget di euro 1.000.000 nella forma del contributo alla spesa, comprensivo del cofinanziamento fornito<br />

da AAL.<br />

I moduli nazionali vanno inviati al MIUR tramite la piattaforma web http://banditransnazionali-miur.cineca.it .<br />

Altre informazioni utili per la presentazione della domanda sono reperibili sulle FAQ, accessibili dalla piattaforma per il caricamento della domanda<br />

e sulla normativa nazionale applicabile ai progetti internazionali: Linee Guida al DM 593/2016 e Procedure operative per il finanziamento dei<br />

progetti internazionali, scaricabili da/evidenza/normativa-prog-internazionali.aspx<br />

OPPORTUNITIES<br />

Scadenza: 24/05/2019 alle ore 17.00<br />

Per maggiori informazioni: http://www.aal-europe.eu; http://www.aal-europe.eu/stay-up-to-date/calls/call-challenge-2019/<br />

Contatti:<br />

Aspetti di natura internazionale:<br />

Ing. Aldo Covello- tel: (+39) 06 5849 6465 e-mail: aldo.covello@miur.it<br />

Aspetti di natura nazionale:<br />

Dott.ssa Irene Guglielmo - tel: (+39) 06 5849 7470 e-mail: irene.guglielmo@miur.it<br />

Architectures, components and systems for validation/simulation of connected automated vehicles<br />

Un’azione di ricerca e innovazione ECSEL (ECSEL-RIA) consiste principalmente in attività volte a stabilire nuove conoscenze e / o esplorare la<br />

fattibilità di una tecnologia nuova o migliorata, di un prodotto, di un processo, di un servizio, di un metodo, di <strong>uno</strong> strumento o di una soluzione.<br />

A tale scopo possono includere ricerca applicata, sviluppo tecnologico e / o metodo / strumento e integrazione, test e convalida su un<br />

prototipo su piccola scala in un laboratorio o in un ambiente simulato.<br />

Le attività hanno il loro centro di gravità a 3-4 TRL. La definizione di TRL è presentata nel piano di lavoro ECSEL 2019. I progetti su argomenti<br />

particolari come quelli discussi nel capitolo Visione a lungo termine del MASP 2019 hanno naturalmente attività nei TRL più bassi.<br />

Una proposta RIA è caratterizzata da:<br />

• Esecuzione da parte di un consorzio che può consistere in PMI, grandi imprese, università, istituti, organizzazioni pubbliche;<br />

• Sviluppare tecnologie innovative e / o utilizzarle in modi innovativi;<br />

• Dimostrazione mirata dell’approccio innovativo in un prodotto, servizio o capacità pertinente, affrontando chiaramente le applicazioni<br />

pertinenti per le sfide della società in relazione alle SPS strategiche ECSEL, come indicato nel MASP 2019 dell’ECSEL (Piano strategico<br />

pluriennale);<br />

• Dimostrare valore e potenziale in un ambiente di laboratorio realistico che riproduce l’applicazione mirata;<br />

• Avere un piano di implementazione che mostri la valorizzazione per l’ecosistema ECSEL e il contributo agli obiettivi e agli obiettivi di<br />

ECSEL.<br />

Al fine di massimizzare l’effettiva attuazione degli obiettivi di alto livello di ECSEL, l’elenco delle proposte di RIA da conservare per il finanziamento<br />

pubblico deve costituire un portafoglio equilibrato di progetti che sviluppano tecnologie innovative (come definito nell’ECSEL MASP<br />

2019 nella sezione delle tecnologie essenziali) e applicandoli in domini diversi come definito nell’ECESL MASP 2019 (come definito nella<br />

sezione di attendibilità dell’applicazione).<br />

Le AREE FOCUS / ARGOMENTI / PRINCIPALI SFIDE APERTE nel presente invito sono indicate nell’allegato 6 del piano di lavoro ECSEL 2019.<br />

Norme specifiche di ammissibilità (limite di durata, limite di dimensioni del consorzio, massimizzazione dei finanziamenti dell’UE) e le condizioni<br />

specifiche per gli argomenti speciali sono descritte nell’allegato 6 del piano di lavoro ECSEL 2019. Pertanto, si consiglia ai candidati<br />

di controllare attentamente tutte le disposizioni prima di preparare e presentare le loro proposte.<br />

Scadenza: 07/05/2019<br />

Per maggiori informazioni:https:<br />

//ec.europa.eu/info/funding-tenders/opportunities/portal/screen/opportunities/topic-details/ecsel-ria-2019-2-special-topic-1;freeTextSearchKeyword=;typeCodes=1;statusCodes=-,31094502;programCode=null;programDivisionCode=null;focusAreaCode=null;cross<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 21


REFERENCES<br />

2018 Strategic Directions:<br />

Smart cities & utilities Report<br />

Black & Veatch 2018<br />

https://www.bv.com/sites/default/files/<br />

gated-content/strategic-directions-report/18-SDR-Smart-Cities-Utilities.pdf<br />

Digital social innovation in support<br />

of spatial planning. an investigation<br />

through nine initiatives in three<br />

smart city programmes.<br />

Margarita Angelidou, Artemis Psaltoglou<br />

SPATIUM No. 39, June 2018, pages. 7-16<br />

l’impatto che l’energia ha sulla forma costruita<br />

e sui conflitti con le politiche attuali per <strong>uno</strong><br />

sviluppo più denso, contenuto e compatto.<br />

********************************************************<br />

Smart Cities: Big Data, Civic Hackers,<br />

and the Quest for a New Utopia<br />

Il Report analizza profondamente il panorama<br />

attuale delle esperienze smart city che si<br />

svolgono in tutto il mondo. Con progetti ambiziosi<br />

e di alto profilo in città come Kansas<br />

City, Seattle e San Diego, evidenzia come l’evoluzione<br />

verso infrastrutture più intelligenti<br />

è possibile e che gli ostacoli - non importa<br />

quanto scoraggianti - possono essere conquistati.<br />

Questo report mostra che la grande maggioranza<br />

degli intervistati vede ancora i progetti<br />

di smart city come “trasformazionali”, con la<br />

capacità di migliorare e ridefinire la qualità<br />

della vita. I dati riportati mostrano anche che<br />

gli sforzi individuali - dalle iniziative “Safe<br />

City” alla maggiore integrazione delle risorse<br />

energetiche distribuite e la crescente proliferazione<br />

di veicoli elettrici - continuano a<br />

progredire.<br />

Il Report dettaglia anche gli ostacoli che<br />

rimangono. I vincoli di bilancio sono ancora<br />

un ostacolo; quasi i due terzi dei comuni<br />

indicano che i finanziamenti rappresentano<br />

un ostacolo importante all’adozione di sistemi<br />

più intelligenti. I sistemi di raccolta dati<br />

stanno restituendo grandi quantità di informazioni,<br />

ma poche città e utility comprendono<br />

veramente come gestire, analizzare e<br />

proteggere tali dati, lasciando molti sentirsi<br />

sopraffatti. Le utilities elettriche - ben posizionate<br />

per giocare un ruolo fondamentale<br />

in qualsiasi iniziativa di smart city - a volte<br />

vengono lasciate a giocare ruoli di supporto<br />

se non nessun ruolo.<br />

********************************************************<br />

The Smart City Concept in<br />

the 21st Century<br />

Mircea Eremia, Lucian Toma, Mihai Sanduleac<br />

Procedia Engineering, Volume 181, 2017, pages<br />

12-19<br />

La qualità della vita è stata significativamente<br />

migliorata nel secolo scorso principalmente<br />

per quanto riguarda l’accesso ai servizi.<br />

Tuttavia, la pesante industrializzazione e l’aumento<br />

della popolazione nelle aree urbane<br />

è stata una grande sfida per amministratori,<br />

architetti e urbanisti. Questo documento fornisce<br />

una breve presentazione dell’evoluzione<br />

del termine “città intelligente” e delle sue<br />

caratteristiche più rappresentative. Inoltre,<br />

vengono analizzati vari termini alternativi<br />

che sono stati proposti per descrivere le molteplici<br />

caratteristiche delle città future. Viene<br />

inoltre presentata una connessione tra smart<br />

city e smart grid.<br />

********************************************************<br />

Questo articolo esamina come l’innovazione<br />

sociale abilitata tecnologicamente può<br />

supportare la pianificazione spaziale. L’innovazione<br />

sociale è una pratica di lunga data;<br />

tuttavia, negli ultimi anni la sua popolarità,<br />

importanzQuesto articolo esamina come l’innovazione<br />

sociale abilitata tecnologicamente<br />

può supportare la pianificazione spaziale. L’innovazione<br />

sociale è una pratica di lunga data;<br />

tuttavia, negli ultimi anni la sua popolarità,<br />

importanza e applicazioni sono aumentate a<br />

causa sia delle sfide finanziarie e sociali che le<br />

città affrontano, sia a causa di importanti progressi<br />

tecnologici. La Digital Social Innovation<br />

(DSI), in particolare, sta sempre più penetrando<br />

nei programmi e nelle strategie di smart city<br />

in tutto il mondo. Attraverso la ricerca su nove<br />

iniziative DSI nel contesto di tre programmi<br />

smart city (Amsterdam, Barcellona, New York),<br />

vengono evidenziate le funzioni e i vantaggi<br />

dell’inserimento del DSI nella pianificazione<br />

spaziale e se ne tracciano i diversi livelli e caratteristiche.<br />

Le conclusioni suggeriscono che:<br />

i mezzi online e offline sono ugualmente importanti<br />

nella DSI per la pianificazione spaziale;<br />

il mix e il grado di coinvolgimento di diversi<br />

settori varia in modo significativo tra le iniziative<br />

del DSI; la pianificazione territoriale e la<br />

collocazione di esperti e professionisti hanno<br />

un ruolo distintivo all’interno di queste iniziative;<br />

e un’attenzione particolare dovrebbe essere<br />

rivolta alle questioni di scala e adozione.<br />

********************************************************<br />

Energy and the form of cities: the<br />

counterintuitive impact of disruptive<br />

technologies<br />

Ehsan Ahmadian, Hugh Byrd, Behzad Sodagar,<br />

Steve Matthewman, Christine Kenney & Glen<br />

Mills<br />

Architectural Science Review, October 2018,<br />

https://www.tandfonline.com/doi/full/10.108<br />

0/00038628.2018.1535422<br />

Questo articolo analizza la ricerca storica che<br />

ha portato a politiche diffuse sulla forma urbana<br />

compatta, in particolare lo sviluppo residenziale,<br />

e raccoglie prove che dimostrano che la<br />

forma urbana dispersa può essere più efficiente<br />

dal punto di vista energetico rispetto alla forma<br />

compatta. Ciò è controintuitivo, ma è supportato<br />

sia dalla sfida alla modellizzazione convenzionale<br />

dell’uso dell’energia degli edifici sia da studi<br />

di casi con prove empiriche. La conclusione è<br />

che le politiche sulla forma urbana dovrebbero<br />

essere guidate non dalle tecnologie esistenti<br />

ma dalle tecnologie dirompenti del futuro. Il<br />

maggiore utilizzo nella generazione di energia<br />

distribuita nelle aree urbane (generalmente<br />

fotovoltaici montati sul tetto), la crescita della<br />

proprietà dei veicoli elettrici e la potenziale introduzione<br />

di smart e micro-griglie e la possibilità<br />

di centrali elettriche virtuali sta cambiando<br />

Townsend, Anthony M.<br />

Casa editrice: W. W. Norton & Company.<br />

Anno di edizione: 2013<br />

Lingua: inglese<br />

ISBN-10: 0393082873<br />

ISBN-13: 978-0393082876<br />

In questo libro, Anthony Townsend, urbanista<br />

ed esperto di tecnologia, getta un ampio sguardo<br />

storico alle forze che hanno plasmato la<br />

pianificazione e la progettazione delle città e<br />

delle tecnologie dell’informazione dal sorgere<br />

delle grandi città industriali del XIX secolo ad<br />

oggi. Un secolo fa, il telegrafo e la tabulazione<br />

meccanica sono stati usati per domare città di<br />

milioni di persone. Oggi, reti cellulari e cloud<br />

computing legano insieme la complessa coreografia<br />

di mega-regioni di decine di milioni di<br />

persone. In risposta a tale dinamica, le città<br />

di tutto il mondo stanno implementando soluzioni<br />

tecnologiche per affrontare le sfide senza<br />

tempo sia di governo che costruttivi posti da<br />

insediamenti umani di dimensioni e complessità<br />

prima inimmaginabili. A Chicago, i sensori<br />

GPS sugli spazzaneve alimentano una mappa<br />

in tempo reale a cui tutti possono accedere. A<br />

Saragozza, in Spagna, accedendo liberamente<br />

alla rete Wi-Fi cittadina si può ottenere una<br />

“carta del cittadino”, sbloccare una bicicletta in<br />

sharing, controllare un libro dalla biblioteca ,<br />

e pagare per la corsa dell’autobus da casa tua.<br />

A New York, un gruppo di cittadini-scienziati<br />

guerriglieri ha installato sensori nelle fognature<br />

locali per avvisare l’utente quando il deflusso<br />

delle acque piovane travolge il sistema,<br />

scaricando rifiuti nei corsi d’acqua locali. Dal<br />

momento che baroni della tecnologia, imprenditori,<br />

sindaci e una avanguardia emergente<br />

di hacker civici stanno cercando di plasmare<br />

questa nuova frontiera, questo libro considera<br />

le motivazioni, le aspirazioni e le carenze di<br />

tutti, offrendo una nuova educazione civica per<br />

guidare i nostri sforzi nel costruire insieme il<br />

nostro futuro, <strong>uno</strong> scatto alla volta.<br />

********************************************************<br />

22 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


Smart Cities, Smart Future:<br />

Showcasing Tomorrow<br />

Con linguaggio e dettagli nitidi, Mike Barlow<br />

e Cornelia Lévy-Bencheton spiegano come le<br />

città intelligenti siano potenti forze per un<br />

cambiamento positivo. Con <strong>uno</strong> sguardo acuto<br />

invitano i lettori a immaginare il mondo<br />

di domani, un mondo affascinante di città e<br />

comunità collegate. Catturano e trasmettono<br />

la profondità e la ricchezza del movimento<br />

mondiale delle smart city.<br />

REFERENCES<br />

Mike Barlow, Cornelia Levy-Bencheton<br />

Casa editrice: Wiley 2019<br />

Anno edizione: 2019<br />

Lingua: inglese<br />

ISBN-13: 978-1119516187<br />

Entro la metà del secolo, due terzi di noi vivranno<br />

nelle città. Il mondo di domani sarà<br />

un mondo di città. Ma saranno delle città<br />

intelligenti? Le città intelligenti sono miscele<br />

complesse di tecnologie, sistemi e servizi<br />

progettati e orchestrati per aiutare le persone<br />

a condurre vite produttive, appaganti, sicure<br />

e felici.<br />

Smart Cities, Smart Future descrive l’impatto<br />

dei progetti di smart city sulle persone nelle<br />

città, nelle città e nelle nazioni di tutto il<br />

mondo. Il libro include descrizioni di progetti<br />

di smart city in corso in Nord America, Europa,<br />

Asia e Medio Oriente.<br />

Non esistono due città intelligenti uguali.<br />

Ness<strong>uno</strong> può dire con certezza o precisione<br />

che cosa significa “città intelligente”. Non esiste<br />

una definizione standard o un modello comune.<br />

Oggi, le città intelligenti sono lavori in<br />

corso. Emergono dalle nostre speranze e dai<br />

nostri sogni.<br />

Questo libro fornisce le conoscenze e le informazioni<br />

necessarie per partecipare al<br />

movimento smart city. Spiega come le città<br />

intelligenti sono “sistemi di sistemi” e introduce<br />

concetti chiave come interoperabilità,<br />

standard aperti, resilienza, agilità, adattabilità<br />

e miglioramento continuo.<br />

Il libro include un dettagliato glossario completo<br />

dei termini essenziali sulle smart city.<br />

Smart Cities, Smart Future è attentamente<br />

studiato e completamente documentato.<br />

Comprende interviste con leader ed esperti<br />

in molteplici discipline essenziali per lo sviluppo<br />

di città intelligenti, città, regioni, stati<br />

e nazioni.<br />

Scritto nello stile pulito del giornalismo moderno,<br />

il libro offre una narrazione forte e avvincente<br />

di un mondo che cambia. Ci ricorda<br />

che siamo responsabili della scelta del nostro<br />

destino e della determinazione della forma<br />

delle cose a venire.<br />

********************************************************<br />

Mediterranean smart cities. Innovazione<br />

tecnologica ed ecoefficienza<br />

nella gestione dei processi di trasformazione<br />

urbana.<br />

Antonella Trombadore<br />

Casa editrice: Altralinea<br />

Anno edizione: 2016<br />

Lingua: italiana<br />

EAN: 9788898743605<br />

Nell’attuale scenario di vorticoso mutamento<br />

socio-culturale qual è il ruolo giocato dal<br />

“Modello Mediterraneo”? Quali sono oggi gli<br />

elementi di connessione e di contaminazione<br />

culturale capaci di creare valore e suggerire<br />

una visione per guidare e governare i processi<br />

di trasformazione cui sono sottoposte le città?<br />

Come intervenire sui diversi ambiti che rendono<br />

la città smart: mobility, economy, governance,<br />

people, living, environment? L’articolazione<br />

del volume ripercorre alcune recenti esperienze<br />

significative di ricerca sul tema dell’approccio<br />

sostenibile nei processi di trasformazione<br />

dell’ambiente costruito, proiettando i professionisti<br />

verso scenari futuri di quella che può<br />

configurarsi come la declinazione mediterranea<br />

della Smart City.<br />

L’eccellenza dei dati geografici<br />

Toponomastica e numerazione civica<br />

A beneficio degli ambiti di utilizzo più maturi ed esigenti, per la gestione e per la pianificazione geografica e quotidiana<br />

delle reti e delle utenze, della grande e media distribuzione, della raccolta RSU, dei sistemi navigazionali e del car-sharing,<br />

per l’attività politica e per quella amministrativa. www.studiosit.it • info@studiosit.it <strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 23


TECHNOLOGY<br />

Beliefs about smart<br />

mobility in the<br />

Metropolitan City<br />

of Cagliari:<br />

Findings from<br />

a focus group study<br />

by Sara Manca, Francesca Tirotto, Nicola Mura, Ferdinando Fornara<br />

The field of sustainable mobility<br />

has recently received great<br />

attention in the European Union<br />

agenda, through the promotion<br />

and support of actions aimed to<br />

an efficient urban development<br />

(Ettema, Friman, & Gärling, 2014).<br />

Data concerning emissions of CO2<br />

have showed an increase of 85%<br />

from 1973 to 2007 and, in spite<br />

of the thresholds set by the Kyoto<br />

Protocol, a growth of over 47%<br />

during the 1990-2007 period (United<br />

Nations Human Settlements<br />

Programme, 2014).<br />

METHOD<br />

Participants<br />

Participants (N = 16) were residents<br />

in the metropolitan area of the city<br />

of Cagliari. In order to figure out and<br />

deepen the beliefs of both public<br />

transport users and car users, two<br />

separated focus groups were led for<br />

each of the two users’ categories.<br />

Procedure<br />

The focus group technique (Stewart<br />

& Shamdasani, 1990; Zamuner, 2003)<br />

was used for data collection. A focus<br />

group is a group of interacting individuals<br />

having some common interests<br />

or characteristics, brought together by<br />

a moderator, who uses the group and<br />

its interaction as a way to gain deep<br />

information about a specific topic.<br />

Typically, a focus group consists of<br />

6-10 people who are unfamiliar with<br />

each other. The moderator has the<br />

role to encourage different points of<br />

view, without pressuring participants<br />

(Krueger, 1988). The duration of each<br />

focus group was about 1 hour.<br />

The moderator welcomed the participants,<br />

gave an overview of the<br />

topic and laid out the ground rules.<br />

Participants were encouraged to talk<br />

spontaneously, and follow-up questions<br />

were used to facilitate further<br />

discussion of salient issues.<br />

The interview covered an array of<br />

questions related to specific topics<br />

such as architectonics and functional<br />

aspects, perceived safety, and overall<br />

satisfaction toward transportation<br />

experiences.<br />

The extent to which each issue was<br />

explored was dependent upon its<br />

importance for the participants. A<br />

content analysis (Krippendorf, 2004)<br />

was performed on the two focus<br />

group transcripts. Two independent<br />

judges were recruited to code each<br />

focus group discussion on the basis of<br />

categories definition, identifying the<br />

24 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


elevant sentences and issues related<br />

to each topic.<br />

RESULTS<br />

A summary of the main focus group<br />

outcome is reported below.<br />

Category 1: Architectural aspects.<br />

Respondents focused on several<br />

elements of both stations’ and bus<br />

stops’ design, which are sources of<br />

satisfaction or dissatisfaction in the<br />

public transport experience. Specifically,<br />

information displayed on<br />

electronic tables regarding the bus<br />

routes and timetables would decrease<br />

the sense of insecurity. These feelings<br />

were reported also in case of absence<br />

of covered bus shelters.<br />

As regards the architectural features<br />

of public transport (i.e., bus, light rail,<br />

and train) participants expressed the<br />

lack of comfort and maintenance services.<br />

All respondents highlighted the<br />

need of soft seats, wide spaces and an<br />

improvement of cleanliness.<br />

Furthermore, the sharing of uncomfortable<br />

spaces with a crowd of<br />

people at peak hours was described<br />

as one of the reasons for choosing<br />

the private car.<br />

Category 2: Functional aspects.<br />

Participants reported a general state<br />

of neglect of stations and bus stops.<br />

Presence of baggage service and automatic<br />

ticket machines were indicated<br />

as elements able to improve the<br />

usability of the environment.About<br />

the functional features of the public<br />

transport, respondents highlighted<br />

the importance of a well-lighted<br />

environment and of a pleasant temperature.<br />

These aspects would make<br />

public transport similar to the private<br />

car. Furthermore, they reported a feeling<br />

of disorientation related to the<br />

absence of announcements related to<br />

the trip and bus stops.<br />

interviewees. These features are<br />

considered as greatly important and<br />

strongly linked to the travel choice.<br />

In particular, lighting issues emerged<br />

as the most relevant elements able<br />

to guarantee a safe environment.<br />

Video surveillance, clean spaces and<br />

environments without both barriers<br />

and dark corners were also described<br />

as important internal and external<br />

features. The lack of these elements<br />

was identified as one of the reasons<br />

that move people toward the exclusive<br />

use of the private car.<br />

Category 4: Overall satisfaction<br />

Both groups of respondents described<br />

a general dissatisfaction toward the<br />

public transport and a poor communication<br />

related to this topic. It emerged<br />

the important role played by the<br />

issues of comfort, cost, security, and<br />

personal health in the overall users’<br />

satisfaction or dissatisfaction. Finally,<br />

local identity emerged as a possible<br />

motivator for promoting a sustainable<br />

place through sustainable practices<br />

such as sustainable mobility choices.<br />

4Discussion and conclusion<br />

The outcomes of this qualitative<br />

study showed an array of elements<br />

contributing to the choice of travel<br />

behaviour and to the satisfaction<br />

toward the means of transport.<br />

Consistently with other research<br />

findings (see Ellaway et al., 2003),<br />

the perceived security is associated<br />

with the use of the private car and,<br />

at the meantime, the public transport<br />

is described as unsafe. The necessity<br />

of the individual to protect her/his<br />

own personal space (see Hall, 1966)<br />

appears as particularly relevant<br />

concerning the mode of transport. All<br />

respondents reported that both the<br />

presence of crowd (see Schultz-Gambard,<br />

Feierabend, & Hommel, 1978)<br />

in the common space and narrow<br />

settings decrease the feelings of protection<br />

and, consequently, the use of<br />

the public transport. Studies concerning<br />

different target behaviours, but<br />

similar psychological pattern, confirm<br />

the role of architectural elements in<br />

enhancing the perception of security<br />

(Manca & Fornara, 2015). Spatial and<br />

physical elements were indicated as<br />

crucial in providing a positive travel<br />

experience. The proper lighting of<br />

stations, waiting areas, bus stops, and<br />

vehicles well emerged as strongly<br />

related to higher security and satisfaction<br />

levels in the respondents’<br />

narrative. In particular, most women<br />

showed feelings of fear and anxiety<br />

TECHNOLOGY<br />

Category 3: Security aspects.<br />

Security features emerged as a<br />

common trait in the narrative of the<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 25


TECHNOLOGY<br />

talking about journeys in places poorly<br />

unlighted, thus preferring the use<br />

of the private car in order to reduce<br />

potential risks.<br />

Thus, architectural elements represent<br />

a crucial aspect in influencing both<br />

attitudes toward public transport and<br />

travel choice. These outcomes suggest<br />

that design features should be more<br />

taken into account in the planning<br />

of both external environments (i.e.,<br />

stations and bus stops) and the interior<br />

of the public vehicle in order to<br />

increase the passengers’ safety and,<br />

consequently, to promote the use of<br />

a mode of travel that is alternative to<br />

the private car.<br />

Furthermore, local identity emerged<br />

as a possible driver for the choice of a<br />

pro- environmental mode of transport.<br />

In fact, the strong regional identification<br />

shown by the Sardinian residents,<br />

which represents a pattern of Place<br />

Identity (see Proshansky et al., 1983)<br />

at the regional scale, seems to activate<br />

feelings of environmental protection<br />

toward the Region itself. This<br />

outcome suggests to make salient<br />

both the citizens’ local identity and<br />

the impact of unsustainable choices<br />

and actions in the target place, in<br />

order to promote this specific pro-environmental<br />

behavior.<br />

In conclusion, these findings highlight<br />

a set of users’ needs that could improve<br />

the use of public transport, which<br />

REFERENCES<br />

Ellaway, A., Macintyre, S., Hiscock,<br />

R., & Kearns, A. (2003). In the<br />

driving seat: psychosocial benefits<br />

from private motor vehicle transport<br />

compared to public transport.<br />

Transportation Research Part F, 6,<br />

217-231.<br />

Ettema, D., Friman, M., & Gärling,<br />

T. (2014). Overview of sustainable<br />

travel. In T. Gärling, D. Ettema, & M.<br />

Friman (Eds.), Handbook of sustainable<br />

travel (pp. 3-14). Netherlands:<br />

Springer.<br />

Gifford, R. (2002). Environmental<br />

psychology: Principles and practice<br />

(3rd ed.). Colville, WA: Optimal<br />

Books.<br />

Hall, E. T. (1966). The Hidden Dimension.<br />

Garden City, N.Y.: Doubleday<br />

Krippendorff, K. (2004). Content<br />

AUTHOR<br />

Sara Manca<br />

Nicola Mura<br />

Ferdinando Fornara<br />

ffornara@unica.it<br />

Università di Cagliari,<br />

Dipartimento di Pedagogia,<br />

Psicologia, Filosofia<br />

Università degli Studi di<br />

Cagliari<br />

Francesca Tirotto<br />

University of Plymouth, School<br />

of Psychology<br />

is commonly considered as more<br />

sustainable and smart than the use of<br />

private cars.<br />

Analysis: An Introduction to Its<br />

Methodology (2nd ed.). Thousand<br />

Oaks, CA: Sage.<br />

Krueger, R. A. (1988). Focus Groups:<br />

A Practical Guide for Applied Research.<br />

Newbury Park: California, U.S.A.:<br />

SAGE Publications, Inc.<br />

Manca, S., & Fornara, F. (2015).<br />

Confirmatory Factor Analysis for Indicators<br />

of Perceived Environmental<br />

Quality of the Stadium (IPEQS).<br />

Cognitive Processing, 16(Suppl. 1),<br />

305-308.<br />

Proshansky, H. M. (1978). The city<br />

and self-identity. Environmental<br />

Behavior, 10, 147-169.<br />

Schultz-Gambard, J., Feierabend,<br />

C., & Hommel, B. (1978).<br />

The Experience of Crowding in<br />

Real-Life Environments: An Action<br />

Oriented Approach. In D. Canter, J.<br />

ABSTRACT<br />

The field of sustainable<br />

mobility has recently<br />

received great attention in<br />

the European Union agenda,<br />

through the promotion and<br />

support of actions aimed to<br />

an efficient urban development.<br />

Data concerning<br />

emissions of CO2 have<br />

showed an increase of 85%<br />

from 1973 to 2007 and, in<br />

spite of the thresholds set by<br />

the Kyoto Protocol, a growth<br />

of over 47% during the<br />

Correia Jesuino, L. Soczka, & G. M.<br />

Stephenson (Eds.), Environmental<br />

Social Psychology (pp. 94-105).<br />

Netherlands: Springer.<br />

Stewart, D., & Shamdasani, P.<br />

(1990). Focus groups: Theory and<br />

practice. Newbury Park: Sage<br />

Publications.<br />

United Human Settlements Programme<br />

(2014). State of the World’s<br />

Cities Report 2012/2013: Prosperity<br />

of Cities. Malta: Progress Press Ltd.<br />

Zamuner V. L. (2003). I focus group,<br />

Bologna: Il Mulino.<br />

1990-2007 period (United<br />

Nations Human Settlements<br />

Programme, 2014).<br />

KEYWORDS<br />

smart city; sustainable<br />

mobility; smart mobility;<br />

metro; Cagliari<br />

Via Indipendenza, 106<br />

46028 Sermide - Mantova - Italy<br />

Phone +39.0386.62628<br />

info@geogra.it<br />

www.geogra.it<br />

26 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


019<br />

ROMA 18-20 OTTOBRE<br />

Tecnologie per il Territorio, il Patrimonio Culturale e le Smart City<br />

www.technologyforall.it<br />

Science & Technology Communication<br />

#TECHFORALL


TECHNOLOGY<br />

Smart City e Smart<br />

Land: per realizzarle<br />

occorre un New<br />

Deal Digitale!<br />

di Raffaele Gareri<br />

Nei social, in Internet ma anche nei media tradizionali, emergono con forza<br />

i termini Smart City e Smart Land non solo da parte di attori pubblici, ma<br />

sempre più spesso anche da imprenditori e manager privati. Ma di cosa si<br />

tratta, perché questa crescente attenzione? Non è facile darne una definizione<br />

sintetica, ma di certo occorre fare chiarezza affinché il sistema<br />

socio economico comprenda appieno le opportunità di crescita che questo<br />

approccio può generare nelle nostre città, grandi e piccole.<br />

Rendere Smart le nostre<br />

città infatti non vuol dire<br />

riempirle di sensori, app o<br />

altri gadget tecnologici, vuol dire<br />

invece governare un nuovo modo<br />

di utilizzare le risorse pubbliche e<br />

private, nuovi modelli di business,<br />

nuove competenze e nuove logiche<br />

di governance del cambiamento e<br />

dell’innovazione al fine di migliorare<br />

la qualità della vita dei cittadini e la<br />

competitività delle nostre imprese.<br />

Si tratta dunque non di una nuova<br />

tecnologia ma di un nuovo modo di<br />

pensare, di organizzare il lavoro e la<br />

cooperazione in logica di ecosistema,<br />

di consolidare modelli di partnership<br />

pubblico-privata. Ma qualc<strong>uno</strong> ci<br />

può mostrare qualcosa di concreto?<br />

Si, come al solito nei paesi del Nord<br />

Europa hanno osato prima di noi<br />

ed oggi città come Copenhagen in<br />

Danimarca, Amsterdam in Olanda,<br />

Tampere in Finlandia e Stavanger<br />

in Norvegia (giusto per evidenziare<br />

che si può fare anche in luoghi<br />

meno noti) hanno alle spalle<br />

qualche anno di sperimentazione<br />

in cui il Comune, le utilities, le Esco<br />

e tutti i principali stakeholders del<br />

territorio hanno iniziato a costruire<br />

un percorso di sviluppo a sistema,<br />

in cui ciasc<strong>uno</strong> presidia il proprio<br />

ambito di competenza cercando di<br />

creare maggiore valore attraverso<br />

l’interazione e le sinergie con gli altri<br />

interlocutori.<br />

Bas Boorsma, ex manager Cisco<br />

responsabile per il Nord Europa dei<br />

servizi smart e IoT e attuale founder<br />

e CEO di Rainmaking Urban racconta<br />

queste esperienze vissute di persona<br />

nel suo libro “A New Digital Deal”. Bas,<br />

io ed altri due colleghi professionals<br />

e innovatori della PA, Giovanni Fazio<br />

e Angelo Bozza, abbiamo deciso di<br />

costituire una associazione proprio<br />

per promuovere la diffusione della<br />

cultura dell’innovazione e del digitale<br />

e quindi la crescita di analoghi<br />

percorsi nel nostro paese.<br />

The Smart City Association Italy<br />

(http://www.thesmartcityassociation.<br />

org), vuole facilitare l’interazione<br />

28 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


virtuosa tra il settore pubblico<br />

e quello privato per lo sviluppo<br />

delle Smart City e Smart Land nel<br />

nostro paese mettendo in contatto<br />

la nostra community di pionieri<br />

dell’innovazione con le principali<br />

esperienze internazionali. Il libro<br />

“A New Digital Deal” rappresenta<br />

una sorta di manifesto dei modelli<br />

e delle logiche che l’associazione<br />

promuove; come dice Bas<br />

Boorsma: “E’ stata avviata una<br />

vasta gamma di iniziative smart city,<br />

ma molte mancano di una profonda<br />

convergenza tra partners dei<br />

settori publico e privato, molte<br />

iniziative mancano del DNA e delle<br />

risorse per migrare su larga scala,<br />

e molte sono state avviate senza<br />

porre le domande più elementari,<br />

ad esempio relative all’obiettivo e al<br />

valore. Affinché tali iniziative possano<br />

riuscire o migliorare abbiamo bisogno<br />

di un New Deal Digitale.”<br />

Abbiamo iniziato a raccontare queste<br />

esperienze e questi nuovi modelli di<br />

sviluppo a Brescia il 20 Aprile 2018<br />

(https://thesmartcityassociation.<br />

org/a-new-digital-deal/ ). Più di<br />

100 partecipanti tra amministratori<br />

pubblici, dirigenti pubblici, manager<br />

privati ed imprenditori. In questa<br />

occasione abbiamo avuto modo<br />

di invitare anche esperti di livello<br />

internazionale come Jonathan<br />

Reichental, guru della tecnologia<br />

blockchain applicata ai servizi<br />

pubblici. The Smart City Association<br />

Italy è stata poi invitata a partecipare<br />

ad una interessante conference sullo<br />

sviluppo delle Smart City a Reykjavik<br />

(http://www.reykjaviksmartcity.<br />

is/conference ) dove era possibile<br />

salire a bordo di veicoli a guida<br />

autonoma, ma soprattutto dove<br />

abbiamo visto come territori meno<br />

ricchi di noi in storia e tradizioni<br />

stiano sfruttando l’innovazione per<br />

crescere e migliorare la qualità<br />

delle vita delle proprie comunità.<br />

Infine più recentemente abbiamo<br />

organizzato, con il patrocinio di Roma<br />

Capitale, un evento al Campidoglio<br />

invitando Francesca Bria, CIO<br />

Fig. 4 - Vista dal cortile interno del monumentale complesso di Sant’Agata realizzato dai padri Teatini nel XVII secolo.<br />

Fonte: http://www.maite.it/exsa/il-progetto/<br />

UN NEW DEAL DIGITALE<br />

OLTRE LE SMART CITIES.<br />

COME IMPIEGARE AL MEGLIO LA<br />

DIGITALIZZAZIONE<br />

AL SERVIZIO DELLE NOSTRE CO-<br />

MUNITÀ<br />

Come possiamo favorire lo sviluppo<br />

digitale delle nostre comunità? E pianificare<br />

iniziative digitali che portino<br />

valore economico, sociale ed ambientale?<br />

Cosa possiamo fare per garantire<br />

che i valori umani restino al centro nei<br />

processi di digitalizzazione? Perché<br />

così tante iniziative “smart city” hanno<br />

prodotto risultati diversi e cosa possiamo<br />

imparare da esse? Quali sono i<br />

passi decisivi per avere successo nella<br />

progettazione e realizzazione di una<br />

smart city o nella strategia di digitalizzazione<br />

di un paese? Cosa costituisce<br />

una governance pronta per la digitalizzazione<br />

di una città, una regione o<br />

un paese? E come possiamo preparare<br />

un terreno fertile per gli investimenti,<br />

le startups, per stimolare l’innovazione,<br />

le aziende high tech, i cittadini ed in<br />

generale la comunità?<br />

Un New Deal Digitale risponde a queste<br />

questioni essenziali fornendo sia<br />

una visione sulla digitalizzazione di<br />

una comunità sia una metodologia<br />

pratica e basilare. Esplora l’essenza<br />

della digitalizzazione, spiega come le<br />

comunità possono trarre benefici dal<br />

futuro cambiamento digitale e cosa è<br />

necessario fare per orchestrarlo con i<br />

portatori di interesse, pubblici e privati,<br />

puntando su obiettivi economici, sociali<br />

ed ambientali, e combinandoli in un<br />

New Deal, che è naturalmente Digitale.<br />

Bas Boorsma si occupa di temi legati<br />

alla smart city dal 2003. Attualmente<br />

è l’Amministratore Delegato di Rainmaking<br />

Urban, una azienda focalizzata<br />

sullo sviluppo della Smart City che<br />

si occupa di supportare iniziative di<br />

digitalizzazione in tutto il mondo, ed<br />

opera all’interno del gruppo Rainmaking.<br />

Prima di Rainmaking, Bas è stato<br />

<strong>uno</strong> dei principali leader dell’innovazione<br />

in Cisco (2007-2018), dove ha<br />

guidato lo sviluppo di nuovi modi di<br />

pensare, la digitalizzazione delle comunità<br />

e il portafoglio servizi dell’Internet<br />

delle Cose. Bas ha una formazione<br />

storica e si occupa di tematiche<br />

che caratterizzano il nostro presente<br />

con un occhio al futuro sullo sfondo.<br />

Il libro è disponibile su Amazon in inglese<br />

ed in italiano. E’ disponibile anche<br />

la versione ebook. Ulteriori info<br />

su http://anewdigitaldeal.com<br />

TECHNOLOGY<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 29


TECHNOLOGY<br />

della Città di Barcellona (https://<br />

thesmartcityassociation.org/anew-digital-deal-rome/<br />

). Anche in<br />

questo caso più di 100 partecipanti<br />

e un grande dibattito sullo stato<br />

dell’arte in questi temi nel nostro<br />

paese. Abbiamo sentito la voce<br />

dell’Università, con Giuliano Noci<br />

Prorettore del Politecnico di Milano,<br />

del governo, grazie a Giovanni Vetritto<br />

Direttore Generale della Presidenza<br />

del Consiglio dei Ministri, ma anche<br />

delle imprese, con Davide Rota CEO<br />

di Linkem, e della politica, con Flavia<br />

Marzano Assessora di Roma Capitale<br />

e delle grandi imprese statali, con<br />

Stefano Pizzuti di Enea.<br />

A fianco di una indispensabile azione<br />

di comunicazione, divulgazione<br />

e networking pensiamo però sia<br />

necessario procedere anche con una<br />

formazione mirata. The Smart City<br />

Association Italy ha siglato così un<br />

accordo con Rainmaking Urban e nei<br />

prossimi 2 anni offrirà ai propri soci<br />

la possibilità di accedere ai corsi di<br />

formazione di TASC (The Academy for<br />

Smarter Community) una iniziativa<br />

TASC.<br />

THE ACADEMY FOR SMARTER COM-<br />

MUNITY<br />

TASC nasce dall’ambizione di creare comunità<br />

più intelligenti e vivibili - e di facilitare<br />

coloro che guidano tali sforzi. TASC supporta<br />

gli individui e le organizzazioni nei<br />

loro sforzi per sviluppare, implementare e<br />

gestire efficacemente gli sforzi della “città<br />

intelligente”. E non solo le città, ma anche<br />

le regioni e i comuni più piccoli - qualsiasi<br />

comunità che si prepara a diventare più<br />

intelligente e più vivibile. A tal fine, TASC<br />

offre Masterclass alle Smarter Community<br />

per migliorare le abilità e le competenze<br />

di professionisti, professionisti, dirigenti e<br />

leader eletti in questa nuova disciplina.<br />

Le Masterclass TASC trasmettono un linguaggio,<br />

conoscenza e know-how condivisi<br />

e metodologie comprovate. TASC promuove<br />

una comunità globale in continua evoluzione<br />

di professionisti e leader e fornisce<br />

una guida su misura e strutturata durante<br />

e dopo la formazione.<br />

Le Masterclass TASC vengono condotti<br />

di formazione su misura costruita<br />

con gli attori delle città straniere<br />

prima menzionate che hanno davvero<br />

iniziato a costruire le proprie Smart<br />

Cities. Una prima edizione avrà luogo<br />

a Copenhahen dal 10 al 12 Settembre<br />

2018, poi a Dubai, Stavanger e<br />

Tampere.<br />

La nostra associazione sta cercando<br />

Comuni intenzionati ad ospitare<br />

una edizione italiana di queste<br />

Masteclass nella primavera 2019.<br />

“Abbiamo individuato un modello<br />

finanziario di adesione da parte dei<br />

Comuni decisamente sostenibile ed<br />

in grado di liberare nuove risorse<br />

finanziarie che potranno sostenere i<br />

progetti di una giunta” sostiene Angelo<br />

Bozza, cofounder e Tesoriere della<br />

Associazione.<br />

Siamo anche però convinti che dopo<br />

lo stadio di divulgazione e dopo i<br />

primi momenti formativi nella PA<br />

nascerà inevitabilmente il bisogno<br />

di sperimentare ed attuare le nuove<br />

logiche di cooperazione. The Smart<br />

City Association Italy si è organizzata<br />

dunque anche per rispondere a questi<br />

da selezionati esperti e facilitatori della<br />

materia. Forniamo la nostra formazione<br />

sia attraverso corsi di iscrizione aperti, sia<br />

con Masterclass dedicati a - e organizzati<br />

in - TASC’s Anchor Cities attraverso i continenti.<br />

Saranno illustrate le metodologie, le tecnologie,<br />

le politiche e le architetture aziendali<br />

che preparano la tua comunità al successo.<br />

4 Non può esserci una strategia valida per<br />

tutti. Impara a costruire la tua.<br />

4Impara dai successi e dai fallimenti di<br />

alcuni dei più importanti professionisti<br />

a livello globale - e adattati.<br />

4Poni il fondamento per te e la tua organizzazione<br />

per un viaggio di innovazione<br />

efficace - ed evolvi.<br />

4Esplora il curriculum espanso di corsi e<br />

corsi di formazione specialistici di TASC<br />

e partecipa.<br />

Per ulteriori informazioni vai su http://<br />

www.tasc.world<br />

bisogni dei propri soci, sia pubblici<br />

che privati, per accompagnarli nella<br />

fase iniziale di comprensione dei<br />

problemi e sviluppo di nuovi modelli<br />

di business, di servizio pubblico e<br />

quindi di vera e propria partnership a<br />

beneficio delle comunità territoriali di<br />

riferimento.<br />

Come dice Giovanni Fazio, cofounder<br />

e Segretario della Associazione:<br />

“Troppo spesso ci siamo trovati aziende<br />

innovatrici desiderose di offrire servizi<br />

e prodotti innovativi ma impreparate<br />

a dialogare con la PA secondo gli<br />

schemi del Codice dei Contratti, ed<br />

analogamente altrettanto spesso<br />

abbiamo di fronte Dirigenti ed Assessori<br />

della PA desiderosi di offrire nuovi<br />

servizi alla propria cittadinanza ma<br />

disorientati di fronte alla compressione<br />

dei budget finanziari. Noi, sulla base<br />

della nostra esperienza e di alcuni casi<br />

di successo internazionale vogliamo<br />

facilitare questo incontro tra settore<br />

pubblico e privato e consentire<br />

finalmente l’avvio di una nuova stagione<br />

di innovazione della PA in piena<br />

partnership con le più dinamiche ed<br />

innovatrice aziende private. Si può fare<br />

soprattutto nel nostro paese dove in<br />

realtà creatività, competenze e volontà<br />

spesso non mancano”.<br />

AUTHOR<br />

Raffaele Gareri<br />

raffaele.gareri@thesmartcityassociation.org<br />

Chairman di The Smart City Association Italy<br />

http://www.thesmartcityassociation.org<br />

ABSTRACT<br />

In the social media, on the Internet but also<br />

in traditional media, the terms Smart City<br />

and Smart Land are emerging not only from<br />

public actors, but increasingly also from private<br />

entrepreneurs and managers. But what is it, why<br />

this growing attention? It is not easy to give a<br />

synthetic definition, but certainly we need to<br />

clarify that the socio-economic system fully<br />

understands the growth opportunities that this<br />

approach can generate in our cities, large and<br />

small.<br />

KEYWORDS<br />

smart city; digitalizzazione; comunità<br />

30 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


SOLUZIONI DI GEOPOSIZIONAMENTO<br />

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<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 31


COMMUNITY<br />

Dai Bright Green<br />

Buildings alle<br />

Bright Cities<br />

di Luigi Mundula e Sabrina Auci<br />

Fig. 1 - Intelligent, Green e Bright Green buildings divisi per “competenze” e campi di interesse Fonte:<br />

CABA (2008)<br />

La crescente urbanizzazione e soprattutto la<br />

crescente richiesta di maggiore efficienza nel<br />

consumo energetico e nella gestione delle<br />

risorse naturali rende sempre più attuale<br />

affrontare in modo innovativo e sostenibile la<br />

costruzione degli edifici. In questa prospettiva,<br />

sono emerse alcune linee di ricerca che si<br />

riconducono ai concetti di smart, intelligent, e<br />

green/sustainable buildings. Partendo da questa<br />

analisi, l’articolo si propone di evidenziare come<br />

sia possibile sintetizzare gli aspetti di qualità<br />

ambientale e di controllo integrato di un<br />

edificio nel concetto di bright green buildings e<br />

come, sia quindi necessario delineare un quadro<br />

di riferimento concettuale più ampio. Questo<br />

viene identificato nella Bright City, intesa come<br />

cornice metodologica per orientare le operazioni<br />

di trasformazione urbana nonché come<br />

sintesi degli attuali riferimenti paradigmatici:<br />

sostenibilità, smartness e resilienza.<br />

Gli edifici residenziali e non<br />

residenziali rappresentano<br />

i principali consumatori di<br />

energia all’interno di un’economia.<br />

Circa il 35-40% dell’energia prodotta<br />

dagli edifici viene utilizzata per la<br />

costruzione degli edifici stessi mentre<br />

la restante parte viene assorbita per<br />

l’illuminazione e i sistemi di condizionamento<br />

(Srivastava et al. 2017). Gli<br />

edifici tendono a consumare anche<br />

altre risorse naturali oltre all’energia<br />

come ad esempio il suolo e/o i materiali<br />

edili. Al fine di limitare tali effetti,<br />

gli edifici si dovrebbero trasformare in<br />

ambienti sempre più efficienti attraverso<br />

la continua ricerca della riduzione<br />

o minimizzazione dei consumi e degli<br />

sprechi.<br />

La trasformazione degli edifici in<br />

smart, intelligent, green/sustainable<br />

buildings deve necessariamente essere<br />

accompagnata dal miglioramento del<br />

contesto urbano e dal cambiamento<br />

delle città. Le città, infatti, si devono<br />

innovare, andando verso logiche di<br />

sostenibilità. Questo miglioramento,<br />

che implica una maggiore efficienza<br />

e l’utilizzo di tecnologia avanzata, è<br />

ormai realtà in molti medio-grandi<br />

centri urbani. La necessità delle città<br />

di evolversi in questa direzione è la<br />

conseguenza della crescente urbanizzazione<br />

della popolazione mondiale e<br />

soprattutto della maggiore richiesta di<br />

efficienza nel consumo energetico e in<br />

generale nella gestione delle risorse<br />

naturali non rinnovabili che tendono a<br />

essere sempre più scarse. Anche la regolamentazione<br />

degli edifici residenziali<br />

e non residenziali si è trasformata,<br />

diventando sempre più stringente<br />

in termini di obiettivi di efficienza<br />

richiesti (Buckman et al. 2014).<br />

I BRIGHT GREEN BUILDINGS<br />

Il consumo di risorse non rinnovabili<br />

comporta il rapido esaurimento dello<br />

stock a disposizione e quindi le nazioni,<br />

e in particolare le città, devono<br />

necessariamente utilizzare in modo<br />

più efficiente l’energia. Nel 2014 la<br />

Commissione Europea ha, infatti,<br />

adottato la comunicazione “Resource<br />

efficiency opportunities in the building<br />

sector” il cui principale obiettivo<br />

è di ridurre l’impatto ambientale degli<br />

edifici migliorando l’efficienza nel<br />

consumo delle risorse e la competitività<br />

nel settore delle costruzioni.<br />

Queste indicazioni sono state ulteriormente<br />

confermate nel 2015 nel<br />

“Circular Economy Action Plan” dove<br />

si vuole promuovere progetti edili che<br />

riducano gli impatti ambientali degli<br />

edifici e ne aumentino la capacità di<br />

riciclo delle diverse componenti.<br />

32 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


Fig. 2 - Evoluzione degli edifici green Fonte: Schenider Electric (2008)<br />

Gli edifici quindi se da un lato ci<br />

proteggono, dall’altro possono avere<br />

effetti negativi sull’ambiente. Per<br />

questo motivo, l’analisi scientifica<br />

ha portato all’individuazione e allo<br />

sviluppo di due concetti di edifici<br />

efficienti in termini sia energetici che<br />

ambientali: edifici sostenibili (green) e<br />

edifici intelligenti (smart).<br />

Il concetto di green/sustainable buildings<br />

si riferisce alla pratica di progettare,<br />

costruire, operare, mantenere,<br />

ristrutturare e demolire gli edifici in<br />

modo da preservare le risorse naturali,<br />

ridurre l’inquinamento e rispettare<br />

l’ambiente. I principi di rispetto ambientale<br />

e quindi il principio di costruire<br />

edifici sostenibili permettono di<br />

ridurre gli sprechi e i consumi aumentando<br />

l’efficienza energetica, idrica e<br />

dei materiali, riducendo contemporaneamente<br />

i costi e i rischi. Gli edifici<br />

sostenibili quindi possono essere <strong>uno</strong><br />

strumento efficace per sensibilizzare i<br />

cittadini verso le questioni ambientali<br />

e le possibili soluzioni per ridurre gli<br />

impatti della vita quotidiana. Gli edifici<br />

green di successo lasciano impronte<br />

più leggere sull’ambiente attraverso<br />

la conservazione delle risorse. In altre<br />

parole, la progettazione di edifici<br />

green implica il dover trovare un<br />

equilibrio tra l’edilizia residenziale e<br />

la sostenibilità dell’ambiente.<br />

Con riferimento alla seconda tipologia,<br />

secondo Buckman et al. (2014)<br />

si deve distinguere tra intelligent<br />

buildings, smart buildings e thinking<br />

building secondo una scala di sempre<br />

maggiore interazione degli edifici<br />

individuata rispettivamente nella<br />

capacità di reagire, adattarsi e predire.<br />

Nel 1995 il Conseil International du<br />

Bâtiment Working Groups definisce<br />

un intelligent building come “un’architettura<br />

dinamica e reattiva che<br />

offre a tutti gli occupanti condizioni<br />

produttive, economicamente vantaggiose<br />

e rispettose dell’ambiente<br />

attraverso un’interazione continua tra<br />

i suoi quattro elementi di base: luoghi<br />

(tessuto, struttura, strutture); processi<br />

(automazione, controllo, sistemi)<br />

persone (servizi, utenti) e gestione<br />

(manutenzione, prestazioni) e le interrelazioni<br />

tra di loro”. Dalla letteratura<br />

(Wang et al., 2012 e McGlinn et al.,<br />

2010) invece smart building si può<br />

definire come un’architettura e/o un<br />

design olistico e integrato dove la<br />

progettazione e la realizzazione degli<br />

edifici tengono in considerazione le<br />

tecnologie intelligenti (capacità di<br />

controllo dei devices, sensori di stato,<br />

etc.), e i materiali usati oltre a considerare<br />

la costruzione come un unico<br />

sistema con la capacità di adattarsi<br />

al raggiungimento di alcuni obiettivi<br />

prefissati quali: energia ed efficienza,<br />

longevità, comfort e soddisfazione.<br />

Il continuo flusso di informazioni<br />

derivante dai diversi device consente<br />

a questi sistemi di adattarsi a diversi<br />

contesti nonché alle variazioni puntuali<br />

che si possono verificare in un<br />

medesimo contesto.<br />

Se da un lato nell’ambito dei green<br />

buildings rientrano aspetti quali<br />

l’efficienza energetica, la ventilazione<br />

e il recupero idrico, nonché tutto ciò<br />

che riguarda l’ottimizzazione del ciclo<br />

dei rifiuti e riutilizzo di possibili scarti,<br />

dall’altro, con riferimento agli edifici<br />

smart, troviamo invece la capacità<br />

di integrare la rete, il monitoraggio<br />

integrato dei sistemi HVAC (Heating,<br />

Ventilation and Air Conditioning), i<br />

dispositivi elettronici e di sicurezza, le<br />

infrastrutture e la gestione delle risorse<br />

idriche. Risulta così evidente che,<br />

i concetti di smart e green buildings,<br />

anche se non identici, presentano<br />

un’area di sovrapposizione, definita<br />

come bright green buildings (CABA,<br />

2008), dove rientrano tematiche quali<br />

le energie rinnovabili, la qualità ambientale<br />

e indoor degli occupanti, la<br />

sostenibilità e il management energetico<br />

(vedi Figura 1).<br />

Un bright-green building è quindi un<br />

edificio sia intelligente che sostenibile.<br />

È, infatti, un edificio che utilizza sia<br />

la tecnologia che i processi per creare<br />

una struttura che sia sicura, sana e<br />

confortevole oltre ad aumentare la<br />

produttività e il benessere degli occupanti.<br />

Fornisce, inoltre, informazioni<br />

di sistema tempestive e integrate in<br />

modo che i proprietari possano prendere<br />

decisioni intelligenti in merito al<br />

funzionamento e alla manutenzione<br />

e sviluppa una logica implicita che<br />

evolve efficacemente con le modifiche<br />

delle esigenze e della tecnologia dei<br />

proprietari. In questo modo un edificio<br />

bright-green garantisce operazioni di<br />

manutenzione intelligenti e continue<br />

ed è progettato, costruito e gestito<br />

con un impatto minimo sull’ambiente,<br />

conservando le risorse, aumentando<br />

l’uso efficiente dell’energia e creando<br />

ambienti sani per gli occupanti. In<br />

altre parole, questa tipologia di edifici<br />

vuole soddisfare i bisogni del presente<br />

senza compromettere i bisogni<br />

delle generazioni future. Negli edifici<br />

COMMUNITY<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 33


COMMUNITY<br />

bright-green, i sistemi completamente<br />

in rete trascendono la semplice<br />

integrazione di sistemi indipendenti<br />

per raggiungere l’interazione tra<br />

tutti i sistemi, che, lavorando in modo<br />

integrato, ottimizzano le prestazioni<br />

dell’edificio e creano un ambiente<br />

favorevole al raggiungimento degli<br />

obiettivi specifici degli occupanti.<br />

Inoltre, i sistemi pienamente interoperabili<br />

in questi edifici tendono a funzionare<br />

meglio, costano meno per la<br />

manutenzione e lasciano un’impronta<br />

ambientale minore rispetto alle singole<br />

utility e ai sistemi di comunicazione<br />

(CABA, 2008).<br />

L’evoluzione di questi concetti è tuttavia<br />

talmente veloce che quello che<br />

fino a pochi anni fa veniva visto come<br />

futuro, i Net Zero Energy Buildings o<br />

gli Eco-districts (Figura 2), oggi è già<br />

realtà.<br />

I BRIGHT GREEN BUILDINGS NEL<br />

QUADRO ISTITUZIONALE EURO-<br />

PEO: “LEVEL(S)”<br />

Il percorso sopra delineato sta trovando<br />

una sempre maggiore affermazione,<br />

non solo a livello di consenso<br />

e sensibilità della popolazione ma<br />

anche a livello politico. La Commissione<br />

europea ha infatti presentato<br />

il 28 settembre 2017 la fase pilota di<br />

“Level(s)” (http://ec.europa.eu/environment/eussd/buildings.htm),<br />

un nuovo<br />

quadro di riferimento UE per gli edifici<br />

sostenibili, che aiuterà a trasformare<br />

il settore edile. È un quadro di valutazione<br />

open source messo a punto<br />

in stretta collaborazione con soggetti<br />

di punta del settore quali Skanska,<br />

Saint-Gobain, the Sustainable Building<br />

Alliance e Green Building Councils. Si<br />

tratta del primo strumento di questo<br />

tipo concepito per essere utilizzato<br />

in tutta Europa e volto a facilitare la<br />

transizione verso l’economia circolare.<br />

Frutto di un’ampia consultazione<br />

con l’industria e il settore pubblico,<br />

Level(s) si basa su indicatori di prestazione<br />

che riguardano aspetti quali<br />

le emissioni di gas a effetto serra,<br />

l’efficienza delle risorse, l’efficienza<br />

idrica, la salute e il comfort, puntando<br />

a creare un linguaggio comune che<br />

definisca in cosa consiste nella pratica<br />

un edificio sostenibile e che non si<br />

limiti a considerare solo il consumo di<br />

energia.<br />

Level(s) è incentrato sugli aspetti principali<br />

della prestazione di un edificio,<br />

fungendo così da guida per chi vuole<br />

costruire in modo più sostenibile. Tra<br />

questi aspetti vi sono: le emissioni di<br />

gas serra durante l’intero ciclo di vita<br />

dell’edificio, il ciclo di vita dei materiali<br />

efficiente sotto il profilo circolare<br />

e delle risorse, l’uso efficiente delle<br />

risorse idriche, la salubrità e comodità<br />

degli spazi, l’adattamento e la resilienza<br />

ai cambiamenti climatici, il costo e<br />

il valore dell’intero ciclo di vita dell’edificio.<br />

Ciascun indicatore di Level(s)<br />

è concepito in modo da collegare<br />

l’impatto dell’edificio con le priorità<br />

dell’UE per l’economia circolare, e il<br />

quadro di fatto amplia il programma<br />

del settore edile favorendo la realizzazione<br />

degli obiettivi di sviluppo<br />

sostenibile delle Nazioni Unite.<br />

La progettazione di edifici con caratteristiche<br />

di consumi bassi o vicini<br />

allo zero, di interventi di riqualificazione<br />

energetica, volti ad avvicinare gli<br />

edifici esistenti ai concetti di quasi-zero<br />

Energy, e infine di distretti energetici,<br />

quali nuclei su cui basare una<br />

smart city ecocompatibile, trova però i<br />

maggiori limiti e le maggiori difficoltà<br />

nella mancanza di una tecnologia<br />

contenitore dove sia possibile analizzare<br />

nello stesso momento le interazioni<br />

tra molteplici elementi. Tali<br />

interazioni si possono verificare ad<br />

esempio tra: edifici, sistemi di generazione<br />

dell’energia, utenze termoelettriche<br />

variabili, condizioni climatiche<br />

variabili, presenza di fonti rinnovabili,<br />

problematiche di vincoli prestazionali,<br />

possibili soluzioni progettuali caratterizzate<br />

da materiali e tecnologie<br />

innovativi, valutazioni di carattere<br />

normativo economico finanziario e<br />

relative ad indicatori di smartness.<br />

Sul mercato, o come risultato di estese<br />

ricerche internazionali, sono presenti<br />

ambienti software in grado di analizzare<br />

in modo approfondito le prestazioni<br />

energetiche dell’insieme edificio-impianti<br />

(ESP-r dell’Università di<br />

Strathclyde, Energy+ del Department<br />

of Energy statunitense, TAS, ecc.) che<br />

consentono di valutare parametricamente<br />

l’effetto di interventi di riqualificazione,<br />

ovvero che consentono di<br />

considerare la poligenerazione e la<br />

generazione distribuita in edifici reali<br />

(in questa direzione un esempio è costituito<br />

dal software ODESSE - ENEA).<br />

Quello che manca è una dimensione<br />

di analisi del problema, della conseguente<br />

proposta progettuale, che<br />

vada oltre il singolo edificio, ma che<br />

includa il contesto in cui questo è<br />

inserito (il quartiere) in modo che i<br />

vari edifici che lo compongono siano<br />

interconnessi con reti impiantistiche<br />

di generazione e/o distribuzione di<br />

energia in modo da formare un nucleo<br />

bright (efficiente, sostenibile e smart)<br />

in seguito ad una progettazione<br />

basata su un approccio sinergico. Da<br />

questo punto di vista l’Italia ha un’importante<br />

tradizione di rigenerazione<br />

urbana attuata negli ultimi quaranta<br />

anni nei centri storici e nelle aree<br />

dismesse, ma la dimensione di questa<br />

opportunità è ancora lontana dalle<br />

necessità di oggi.<br />

Il campanello d’allarme sul molto<br />

lavoro che resta da fare, in particolare<br />

con riferimento alla valutazione<br />

ex-ante dei progetti di riqualificazione<br />

e trasformazione urbana, suona nei<br />

dati che illustrano i forti cambiamenti<br />

sociali in corso nelle aree urbane centrali<br />

(perdita di funzioni e abitanti), la<br />

continua occupazione di nuovo suolo<br />

sino alla saturazione di alcuni ambiti<br />

territoriali (fondovalle, zone costiere e<br />

aree periurbane), la delocalizzazione<br />

delle attività produttive e di servizio.<br />

Il modello di crescita adottato nel secondo<br />

dopoguerra ha causato un peggioramento<br />

della qualità ambientale<br />

di città e quartieri, dove si sono perse<br />

34 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


ellezza e identità tipiche della nostra<br />

storia, costruendo quartieri sempre più<br />

soffocati dalle auto, privi di spazi pubblici<br />

dove incontrarsi o camminare, ed<br />

infine dove l’inefficienza energetica<br />

delle case si è trasformata in ulteriore<br />

carico economico per le fasce sociali<br />

più deboli. Per non parlare della<br />

cancellazione di importanti ambienti<br />

naturali e agricoli di pregio.<br />

VERSO UN NUOVO PARADIGMA:<br />

LE BRIGHT CITIES<br />

Per quanto Level(s) rappresenti un<br />

importante passo avanti, non siamo<br />

però ancora in presenza di un modello<br />

decisionale integrato. Quello che manca<br />

è un quadro concettuale condiviso<br />

che permetta di valutare le soluzioni<br />

tecnologiche rispetto all’impatto che<br />

hanno sull’intero sistema urbano.<br />

Il paradigma della smart city (Giffinger<br />

et al. 2007; Etzkowitz e Lydesdorff,<br />

2000; Neirotti et al. 2014; Mundula,<br />

Auci e Vignani 2016; Mundula e Auci<br />

2017) può essere un utile punto di<br />

partenza per analizzare gli edifici bright-green<br />

in un’ottica più ampia. Nato<br />

infatti come concetto relativo all’efficientamento<br />

energetico delle città si è<br />

via via allargato fino a ricomprendere<br />

aspetti sociali, ambientali, istituzionali<br />

ed economici. Ripercorrendo idealmente<br />

la linea evolutiva degli edifici<br />

green, possiamo ritrovare un’analogia<br />

con i medesimi concetti applicati alle<br />

città. A fronte di un primo periodo in<br />

cui il paradigma dominante è stato<br />

quello della città sostenibile, successivamente<br />

si è affermato sempre più<br />

quello della smart city, fino a trovare<br />

una forma di sintesi nella “smart and<br />

sustainable city” (ITU, 2016). Guardando<br />

al futuro però e considerando l’importanza<br />

crescente di un terzo filone,<br />

quello delle città resilienti (Pickett<br />

et al. 2014), dovremmo prendere in<br />

considerazione quell’area di sovrapposizione<br />

presente tra questi fenomeni<br />

che, parafrasando la terminologia usata<br />

per gli edifici, potremmo definire<br />

“Bright”. Intendendo quindi con Bright<br />

Cities, città il cui principale obiettivo<br />

è quello di coniugare gli aspetti della<br />

sostenibilità, della resilienza e della<br />

smartness.<br />

Così come per le smart cities, anche<br />

per le bright cities si pone il problema<br />

di una loro definizione condivisa<br />

tale da consentire la misurabilità del<br />

fenomeno e quindi la valutazione<br />

d’impatto delle soluzioni ipotizzate.<br />

Qualunque siano le dimensioni e gli<br />

indicatori scelti per definirle sarà necessario<br />

stabilire le relazioni funzionali<br />

tra la scala urbana e quella edilizia,<br />

al fine di poter comprendere (e<br />

quindi tenere in considerazione nella<br />

fase di scelta) l’effetto delle soluzioni<br />

adottate al livello più minuto (edilizio)<br />

sull’intero sistema (il quartiere e/o<br />

l’intera città).<br />

Se il concetto di bright cities dovesse<br />

essere considerato un’invariante<br />

rispetto alla tipologia ed alla morfologia<br />

urbana, si perderebbe di vista<br />

la principale caratteristica delle città,<br />

cioè di essere delle strutture composite<br />

i cui mattoni fondamentali<br />

sono rappresentati dagli edifici e dai<br />

quartieri. Questo fatto renderebbe<br />

difficilmente valutabili (in termini di<br />

incremento prestazionale) le soluzioni<br />

tecnologiche specifiche per gli<br />

edifici che ad oggi sembrano essere<br />

quelle che presentano le maggiori<br />

potenzialità in termini di incremento<br />

di efficienza energetica. Tale situazione<br />

richiede quindi una preliminare<br />

esplicitazione di una definizione del<br />

concetto di brightness a livello del<br />

singolo edificio in grado di mantenere<br />

nel contempo un collegamento<br />

logico-funzionale con la definizione a<br />

livello dell’intero sistemo urbano.<br />

Una possibile strada per affrontare<br />

questo problema consiste nella costruzione<br />

di una matrice su <strong>uno</strong> spazio<br />

bidimensionale definito nei due assi<br />

rispettivamente dalla dimensione<br />

della città e dalla morfologia dell’ambito<br />

urbano. In ogni incrocio (Figura 3)<br />

i vari indicatori e conseguentemente<br />

i rispettivi ambiti, pur partendo da<br />

una medesima struttura definitoria,<br />

assumeranno così pesi diversi.<br />

La matrice così definita trova poi<br />

una sua ulteriore evoluzione grazie<br />

all’aggiunta della dimensione legata<br />

alla tipologia edilizia, passando così a<br />

definire <strong>uno</strong> spazio decisionale tridimensionale.<br />

Una volta individuato in quale nodo<br />

della matrice tridimensionale ci<br />

si trova si potrà procedere con la<br />

definizione del valore ex ante dell’area<br />

in termini di brightness. Questa<br />

misura avverrà dapprima attraverso<br />

Fig. 3 – Matrice tridimensionale di relazione tra dimensione della città, morfologia urbana e tipologia<br />

edilizia Fonte: elaborazione degli autori.<br />

COMMUNITY<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 35


COMMUNITY<br />

una contestualizzazione della matrice<br />

tridimensionale tramite l’introduzione<br />

della quarta dimensione (il tempo).<br />

Quest’ultima dimensione viene modellata<br />

attraverso la scala di priorità<br />

(disponibilità a pagare) degli abitanti<br />

che ha valore hic et nunc e successivamente<br />

attraverso la rilevazione<br />

del valore attuale degli indicatori nel<br />

contesto di studio.<br />

A questo punto sarà possibile procedere<br />

alla:<br />

1) definizione delle soluzioni tecnologiche<br />

adatte al contesto (variabili di<br />

input) e definizione degli impatti di<br />

queste sul sistema (diretti e indiretti);<br />

2) definizione delle alternative progettuali<br />

(mix tecnologici differenti);<br />

3) valutazione ex ante delle alternative<br />

e individuazione della alternativa<br />

ottimale.<br />

CONCLUSIONI<br />

L’evoluzione tecnologica sempre più<br />

spinta e le conseguenti soluzioni, che<br />

il mercato dell’edilizia sta mettendo<br />

in campo, seppur finalizzate ad un<br />

uso più efficiente delle risorse e ad<br />

una maggiore capacità di risposta<br />

agli stress ed agli shock che le attuali<br />

trasformazioni stanno manifestando<br />

quotidianamente, rischiano di raggiungere<br />

un risultato sub-ottimale se<br />

non inquadrate in una cornice strategica<br />

più ampia. La somma di tante<br />

singole iniziative, per quanto ottime,<br />

non genera, infatti, necessariamente<br />

una soluzione ottimale. Questa deve<br />

nascere piuttosto da un quadro di<br />

riferimento logico che costituisca<br />

sia l’obiettivo a cui tendere sia un<br />

sistema di valutazione delle scelte<br />

di dettaglio capace di evidenziare gli<br />

effetti sull’intero sistema. La cornice<br />

della Bright City, proposta in questo<br />

articolo, pur se ancora ad <strong>uno</strong> stadio<br />

embrionale e con la necessità quindi<br />

di essere approfondita e dettagliata,<br />

può rappresentare la risposta alle<br />

sfide (ambientali, sociali ed economiche)<br />

che le nostre comunità dovranno<br />

fronteggiare nei prossimi anni.<br />

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AUTHOR<br />

Luigi Mundula<br />

luigimundula@unica.it<br />

Università di Cagliari, Dipartimento<br />

di Ingegneria Civile e<br />

dell’Ambiente e Architettura<br />

Sabrina Auci<br />

sabrina.auci@unipa.it<br />

Università di Palermo, Dipartimento<br />

di Scienze Politiche e<br />

Relazioni Internazionali<br />

KEYWORDS<br />

Green and Sustainable<br />

Buildings, Smart and Intelligent<br />

buildings, Bright<br />

green Buildings, Smart and<br />

Sustainable cities, Bright<br />

cities<br />

building application design<br />

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virtual reality. Journal of<br />

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ISBN: 978-1-522-51978-2,<br />

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Society, 213-222, ISBN 978-3-<br />

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Pickett, S.T., McGrath, B.,<br />

Cadenasso, M.L., e Felson, A.J.<br />

(2014) Ecological resilience<br />

and resilient cities. Building<br />

ABSTRACT<br />

The increasing urbanization<br />

and above all the<br />

increasing demand for<br />

more efficiency in energy<br />

consumption and in the<br />

management of natural<br />

resources makes ever more<br />

urgent to tackle the construction<br />

of buildings in an<br />

innovative and sustainable<br />

way. In this perspective,<br />

some research lines<br />

have emerged refering<br />

to the concepts of smart,<br />

intelligent, and green/<br />

sustainable buildings. Starting<br />

from this analysis, the<br />

article aims to highlight<br />

how it is possible to synthesize<br />

both the environmental<br />

quality aspects and<br />

Research & Information, 42(2),<br />

143-157<br />

Schneider Electric (2008), https://www.slideshare.net/seindia/presentation-se-smart-buildings<br />

Srivastava A., Singh P., Janhavi<br />

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Pickett S.T.A., McGrath B., M.L.<br />

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fusion based comfort<br />

model for smart buildings.<br />

Applied Energy 99, 247-254<br />

the integrated control of<br />

a building in the concept<br />

of bright green buildings,<br />

and how thus a wider<br />

conceptual reference framework<br />

is necessary. This<br />

is identified in the Bright<br />

City, intended as a methodological<br />

framework for<br />

orienting urban transformation<br />

operations and as<br />

a synthesis of the current<br />

paradigmatic references:<br />

sustainability, smartness<br />

and resilience.<br />

36 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 37<br />

COMMUNITY


TECHNOLOGY<br />

UN MODELLO TECNOLOGICO<br />

INTEGRATO PER ANDARE<br />

VERSO SMART@POMPEI<br />

Il progetto pilota MiBAC – CNR<br />

è replicabile anche in altri contesti<br />

di Alberto Bruni, Luca Papi<br />

Il modello/sistema integrato, basato su<br />

tecnologie IoT, frutto del progetto pilota<br />

MiBAC - CNR, denominato Smart@POMPEI,<br />

e del Grande Progetto Pompei, è finalizzato<br />

a generare un dimostratore tecnologico<br />

replicabile in altri contesti per gestire la<br />

sicurezza delle persone e dei monumenti<br />

sia in condizioni normali sia in condizioni<br />

di emergenza. Il progetto unisce l’innovazione<br />

tecnologica con l’innovazione<br />

sociale con lo scopo di andare verso<br />

<strong>uno</strong> Smart and Resilience Archaeological<br />

Park per poi generare <strong>uno</strong> Smart@LAND<br />

ossia un territorio che comprenda le zone<br />

limitrofe a Pompei (Buffer zone) gestito in<br />

maniera sostenibile e inclusiva.<br />

Pompei sorge su un pianoro a<br />

circa 30 m s.l.m. formato da<br />

una colata di lava vesuviana, a<br />

controllo della valle del fiume Sarno<br />

alla cui foce sorgeva un antico porto.<br />

Incerte sono le notizie sulle origini<br />

della città. Le testimonianze più antiche<br />

si datano tra la fine del VII e la<br />

prima metà del VI sec. a.C. Si estende<br />

per circa 66 ettari dei quali circa 45<br />

sono stati scavati. La città è stata<br />

suddivisa in regiones (quartieri) e insulae<br />

(isolati) nel 1858 per esigenze<br />

di studio. Presso il Parco Archeologico<br />

di Pompei lavorano circa 500 persone<br />

con una fruizione di 10.000 visitatori,<br />

di media, al giorno con picchi fino<br />

a 25000 visitatori in alcuni giorni<br />

dell’anno. Nel 2018 hanno visitato il<br />

Parco Archeologico di Pompei 3,6 milioni<br />

di turisti.<br />

Il Parco Archeologico di Pompei per<br />

le sue dotazioni tecnologiche all’avanguardia<br />

nonché per le sue caratteristiche<br />

ambientali diversificate, si<br />

presta ad essere il sito presso il quale<br />

realizzare un modello tecnologico<br />

integrato innovativo per la gestione<br />

della sicurezza delle persone e dei<br />

monumenti sia in condizioni normali<br />

sia in condizioni di emergenza.<br />

COME NASCE IL PROGETTO?<br />

ACCORDO QUADRO MIBAC – CNR<br />

→CONVENZIONE OPERATIVA<br />

In data 28 maggio 2015 il Ministero<br />

dei Beni e delle Attività Culturali e il<br />

Consiglio Nazionale delle Ricerche<br />

(CNR) hanno stipulato un Accordo<br />

Quadro, di durata settennale, al fine di<br />

individuare e sviluppare programmi<br />

di ricerca e innovazione, di dimostrazione<br />

e di formazione nel settore del<br />

patrimonio culturale e del turismo.<br />

A seguito del suddetto Accordo, il<br />

30 marzo 2016 tra i due Enti è stata<br />

stipulata una Convenzione Operativa<br />

nell’ambito della quale le Parti,<br />

nel quadro delle proprie attività di<br />

ricerca, di sviluppo e di formazione,<br />

38 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


si impegnano a collaborare, per tutta<br />

la durata della presente Convenzione<br />

Operativa, per la realizzazione di<br />

una soluzione tecnologica integrata<br />

finalizzata al miglioramento della<br />

sicurezza del patrimonio culturale<br />

nazionale[1].<br />

In tale contesto, le Parti hanno avviato<br />

il primo progetto pilota per la creazione<br />

del primo Smart Archaeological<br />

Park in Italia e nel mondo presso il<br />

Parco archeologico di Pompei (Fig. 1).<br />

Al fine di dare piena attuazione alla<br />

suddetta Convenzione operativa si è<br />

istituita una “Cabina di Regia” con il<br />

compito di gestione e coordinamento<br />

integrato delle attività progettuali/<br />

tecnologiche finalizzate alla tutela,<br />

valorizzazione e sicurezza del Parco<br />

Archeologico di Pompei nell’ambito<br />

del Progetto di cui sopra. La Cabina di<br />

Regia è composta dal Alberto BRUNI,<br />

Funzionario del Segretariato generale<br />

del MiBAC e dal Luca PAPI, Tecnologo<br />

del CNR – Dipartimento Scienze<br />

Umane e Sociali, Patrimonio Culturale<br />

(DSU).<br />

Il MiBAC e il CNR intendono proseguire<br />

le attività del progetto pilota<br />

denominato Smart@POMPEI al fine<br />

di creare il primo Smart Archaeological<br />

Park in Italia e nel mondo presso<br />

il Parco archeologico di Pompei per<br />

poi generare da Smart@POMPEI <strong>uno</strong><br />

Smart@LAND ossia un territorio limitrofo<br />

a Pompei (Buffer zone) gestito<br />

in maniera intelligente, sostenibile e<br />

inclusivo.<br />

In particolare le Parti intendono<br />

replicare il modello tecnologico innovativo,<br />

integrandolo e adattandolo,<br />

previe dovute indagini ed analisi<br />

dei rischi aggiornate, sia sul territorio<br />

campano, in linea con il Piano<br />

Strategico della Buffer Zone della<br />

Grande Pompei, sia presso i siti del<br />

Parco Archeologico di Ostia Antica,<br />

del Colosseo, Foro Romano e Palatino<br />

sulle orme della Roma imperiale.<br />

La Cabina di Regia è stata incaricata<br />

di elaborare un organigramma con<br />

i relativi incarichi e responsabilità<br />

per ciascun sito culturale oggetto<br />

d’intervento nonché prevedere attività<br />

di formazione e trasferimento di<br />

conoscenza sulla base delle attività<br />

di innovazione tecnologica e di innovazione<br />

sociale prodotte nell’ambito<br />

del progetto Smart@POMPEI, in linea<br />

con le linee strategiche della Scuola<br />

del Patrimonio Culturale.<br />

CHE COSA SIGNIFICA ANDARE<br />

VERSO SMART@POMPEI?<br />

Andare verso la realizzazione del primo<br />

Smart Archaeological Park in Italia<br />

e al mondo significa andare verso la<br />

direzione di una gestione intelligente,<br />

sostenibile, inclusiva armonizzando<br />

tutela, protezione e valorizzazione<br />

attraverso l’innovazione tecnologica<br />

e l’innovazione sociale. Significa<br />

adeguare i servizi ai reali bisogni dei<br />

turisti sulla base di accurate analisi;<br />

adeguare i servizi alle reali esigenze<br />

del personale che ogni giorno opera<br />

sul campo per la conservazione dei<br />

monumenti; aumentare le prestazioni<br />

dei dispositivi e degli impianti (Fig. 2),<br />

minimizzando i costi e, di conseguenza,<br />

promuovere un uso efficiente ed<br />

efficace delle risorse per migliorare<br />

l’accessibilità del sito.<br />

In realtà Smart@POMPEI non è solo<br />

un progetto ma è un qualcosa di molto<br />

più complesso: ossia un percorso<br />

Fig. 1 - Parco Archeologico di Pompei – Basilica (Regio VIII)<br />

programmatico basato sulle tecnologie<br />

integrate e innovative (IoT – Internet<br />

of Things/internet delle cose)<br />

<strong>Numero</strong>si sono stati gli investimenti<br />

effettuati e le attività svolte negli<br />

ultimi anni dal MiBAT nell’ambito del<br />

Grande Progetto Pompei d’intesa con<br />

il Parco Archeologico di Pompei e con<br />

l’Arma dei Carabinieri. Il parco Archeologico<br />

di Pompei è dotato di data<br />

center, copertura WI-FI dell’intero<br />

sito, di un nuovo sistema di videosorveglianza<br />

IP, piano della conoscenza,<br />

nuovo impianto di illuminazione perimetrale<br />

a led, sistema informativo<br />

geografico (GIS), copertura con rete<br />

Tetra dell’intero sito, nuova connessione<br />

internet a fibra ottica per gli<br />

utenti, piattaforma per la gestione ed<br />

erogazione delle app (Fig. 3).<br />

Va evidenziato, inoltre, che si sono<br />

svolte, e continueranno a svolgersi,<br />

attività di monitoraggio focalizzate<br />

alla prevenzione e protezione del sito<br />

in collaborazione con grandi aziende,<br />

Enti di Ricerca, Università e Istituzioni<br />

di Governo quali: servizi a bassa<br />

invasività per il monitoraggio dei movimenti<br />

e delle deformazioni del terreno<br />

e delle strutture; monitoraggio<br />

satellitare interferometrico con analisi<br />

dei dati storici e dei fenomeni lenti<br />

mediante i rilievi della costellazione<br />

satellitare COSMO-SkyMed; rilevazio-<br />

TECHNOLOGY<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 39


TECHNOLOGY<br />

ne di fenomeni in tempo reale (early<br />

warning) mediante reti di sensori wireless<br />

(WSN) dispiegate in sito presso<br />

il Tempio di Venere e Domus dei Casti<br />

Amanti (estensimetri a filo, tiltmetri,<br />

sonde di umidità, ...).<br />

Inoltre è stata realizzata una infrastruttura<br />

per le comunicazioni sicure<br />

degli operatori di sito in standard TE-<br />

TRA; Collaborative App su smartphone<br />

per utenza amica (operatori museali,<br />

guide certificate, addetti ai gates) per<br />

l’invio di segnalazioni relative a situazioni<br />

anomale: (i) Soccorso Sanitario<br />

(in caso di malesseri, incidenti, ecc.);<br />

(ii) Soccorso Addetti alla Sicurezza (in<br />

caso di molestie, azioni di vandalismo,<br />

ecc.); (iii) Allerta (in caso di incendi,<br />

rischi di crolli, ecc.); (iv) Intervento (in<br />

caso di sporcizia, degrado, ecc.).<br />

Sono state svolte, altresì, attività di<br />

telerilevamento a terra mediante<br />

l’utilizzo di strumenti iperspettrali<br />

per l’acquisizione di immagini e firme<br />

spettrali dei diversi materiali e<br />

componenti chimici presenti su zone<br />

individuate come critiche e/o di interesse<br />

(in collaborazione con CNR) per<br />

supportare mantenimento e restauro<br />

dei beni.<br />

Fig. 2 - Parco Archeologico di Pompei - Sala controllo.<br />

IL MODELLO TECNOLOGICO<br />

INTEGRATO<br />

L’obiettivo principale del progetto<br />

Smart@POMPEI è quello di realizzare<br />

un modello tecnologico integrato<br />

replicabile, modulabile, flessibile, basato<br />

sull’utilizzo delle tecnologie IoT<br />

(Fig.4). La dorsale principale del sistema<br />

tecnologico integrato è rappresentata<br />

dalla rete a fibra ottica posata<br />

all’interno dei cavidotti utilizzati dal<br />

sistema di videosorveglianza. Naturalmente<br />

il sistema tecnologico integrato<br />

prevede anche una rete senza fili<br />

realizzata mediante punti di accesso<br />

(AP) con il quale è possibile erogare<br />

servizi necessari sia ai visitatori sia al<br />

personale che opera sul campo.<br />

Il cuore del sistema tecnologico integrato<br />

è rappresentato dalla Piattaforma<br />

Operativa Intelligente (IoC) con il<br />

quale è controllata e gestita tutta la<br />

sensoristica (dalle TVCC ai sensori che<br />

monitorano i movimenti e le deformazioni<br />

del terreno e delle strutture)<br />

distribuita nel parco generando allarmi<br />

in caso di sforamento delle soglie<br />

limite, in caso di comportamenti anomali<br />

e in caso di emergenza.<br />

TECNOLOGIE INNOVATIVE IN<br />

CORSO DI SPERIMENTAZIONE<br />

LI-FI o Light Fidelity<br />

Il metodo più moderno ed innovativo<br />

per trasmettere dati in modalità<br />

wireless, è quello denominato LiFi o<br />

“Light Fidelity”, tecnologia che sfrutta<br />

la modulazione della luce emessa dai<br />

LED per la trasmissione di informazioni.<br />

La tecnologia (che si presenta<br />

con lo standard internazionale IEEE<br />

802.15) funziona grazie alla commutazione<br />

on-off del singolo LED. Questa<br />

sequenza 0/1 non è visibile all’occhio<br />

umano ma consente la trasmissione<br />

del dato (Fig. 5).<br />

Tanto maggiore è la velocità di commutazione,<br />

tanto migliore sarà la velocità<br />

di trasmissione dell’informazione.<br />

Fig. 3 - Dispositivi e sensori.<br />

40 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


TECHNOLOGY<br />

Fig. 4 - Schema a blocchi del modello tecnologico integrato.<br />

Fig. 5 - Sequenza 0/1 - Tecnologia Li-Fi.<br />

Tutte le fonti LED possono essere<br />

potenziali trasmettitori di informazioni<br />

e ogni device un potenziale fruitore<br />

delle stesse. La luce che evidenzia le<br />

opere d’arte in un museo sarà lo strumento<br />

per trasmettere ai tablet e agli<br />

smartphone la guida interattiva all’opera<br />

durante la visita.<br />

Una caratteristica intrinseca di tutte<br />

le soluzioni LiFi (grazie alla precisione<br />

di geolocalizzazione della tecnologia)<br />

è quella di consentire <strong>uno</strong> studio approfondito<br />

delle dinamiche di visita<br />

e quindi un’analisi attenta del marketing<br />

di prossimità o di posizionamento<br />

delle opere/prodotti.<br />

La tecnologia LiFi unisce il risparmio<br />

energetico (grazie all’uso di lampade<br />

a Led) con il vantaggio di fruire, senza<br />

ulteriori soluzioni, di un sistema di<br />

trasmissione dati alquanto efficiente e<br />

al riparo dai problemi in intercettazione<br />

delle informazioni (hacker).<br />

Tale a tecnologia sostituirà progressivamente<br />

quella WiFi, ma già da subito<br />

ha trovato una propria collocazione<br />

in ambienti dove la sensibilità per<br />

la problematica dell’inquinamento<br />

elettromagnetico è evidente e dove<br />

le problematiche di rischio di perdita<br />

dati sono preponderanti.<br />

Alcune istallazioni delle lampade a<br />

led con tecnologia Li-Fi sono state<br />

effettuate sia sui bracci dell’Anfiteatro<br />

(Fig. 6) sia presso la Domus dei Vettii.<br />

dei principali asset è costituito dall’accessibilità<br />

e dalla fruibilità del sito da<br />

parte di tutti.<br />

Pertanto, è stata avviata la sperimentazione<br />

del prototipo del braccialetto<br />

intelligente CON-ME (Fig. 7) che apre<br />

le porte ad un percorso progettuale<br />

complesso che vede coinvolti Enti di<br />

Ricerca, Università, Imprese, Istituzioni<br />

di Governo.<br />

Il sistema è basato su tecnologie<br />

dell’Internet of Things (IoT). La soluzione<br />

prevede di assegnare ai visitatori<br />

con disabilità un braccialetto, capace<br />

di inviare segnali ad un server centrale<br />

che li elabora ed effettua azioni<br />

mirate alla salvaguardia e sicurezza<br />

dei visitatori.<br />

L’oggetto indossato dal visitatore<br />

con disabilità acquisisce una identità<br />

elettronica e come tale può essere<br />

identificato, riconosciuto e validato da<br />

componenti paritetici nella rete privata<br />

del parco di Pompei, che, scambiandosi<br />

informazioni, evidenziano fenomeni<br />

e/o situazioni che richiedono<br />

l’interazione o l’intervento umano per<br />

il completamento dei processi in base<br />

alle circostanze.<br />

Le operazioni previste consistono nella<br />

comprensione dei messaggi inviati<br />

dai dispositivi indossati dai visitatori<br />

e la conseguente visualizzazione della<br />

loro dislocazione in una mappa per un<br />

supporto alle decisioni degli operatori.<br />

Per la soluzione di geo-referenziazione<br />

del Visitatore all’interno del<br />

parco archeologico di Pompei, è stata<br />

creata una rete sensori denominata<br />

“CON-ME”, in cui vengono impiegati<br />

sia una rete WLAN di Access Point e<br />

sia componenti ingegnerizzati in un<br />

Il braccialetto CON-ME e la sicurezza<br />

integrata per i visitatori con disabilità<br />

Nell’ambito di Smart@POMPEI, <strong>uno</strong><br />

Fig. 6 - Parco Archeologico di Pompei - Anfiteatro (Regio II).<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 41


TECHNOLOGY<br />

• 96 ore di test di corrosione da nebbia<br />

salina per standard di riferimento<br />

CEI EN 61701<br />

• 40 cicli di umidità e congelamento<br />

con variazione termica da -40°C a<br />

+110°C con relativa umidità da 0 a<br />

90% in camera climatica per standard<br />

di riferimento CEI EN 61215/<br />

IEC 61646 art 10.12<br />

Fig. 7 – Prototipo del braccialetto CON-ME<br />

braccialetto indossabile grazie alla<br />

collaborazione tra aziende.<br />

Il dispositivo di geo-referenziazione<br />

comprende diverse tecnologie che<br />

consentono di avere un elevato grado<br />

di libertà nella scelta delle modalità<br />

di interazione, come di seguito elencati:<br />

dispositivo di avvio e di stop<br />

automatico, bottone di SOS, modulo<br />

GPS, modulo Wi-Fi, modulo Bluetooth,<br />

batteria integrata, LED di segnalazione<br />

della carica della batteria, modulo per<br />

la ricarica wireless (Fig. 8)<br />

I coppi fotovoltaici<br />

È in corso inoltre una sperimentazione<br />

di coppi fotovoltaici (Fig. 9), ossia,<br />

Fig. 8 – Il braccialetto CON-ME in carica<br />

moduli speciali non convenzionali<br />

progettati e costruiti specificatamente<br />

per integrarsi e sostituire elementi<br />

architettonici degli edifici. Data la<br />

loro sostanziale differenza rispetto ai<br />

comuni pannelli fotovoltaici in vetro e<br />

metallo, i moduli fotovoltaici non sono<br />

certificabili secondo le normative<br />

standard e non esistono ancora certificazioni<br />

applicabili. Tuttavia, i moduli<br />

hanno superato le seguenti prove:<br />

• 50 cicli di variazione termica di<br />

100°C/h in camera climatica con<br />

controllo delle temperature<br />

da -40°C a +110°C per standard di riferimento<br />

CEI EN 61215<br />

Al fine di garantire una qualità sempre<br />

costante, ogni 1000 moduli prodotti<br />

viene testato un pezzo a<br />

campione. Per coprire 15 mq sono<br />

necessari 223 coppi fotovoltaici – potenza<br />

nominale 1KW<br />

Tali moduli appaino particolarmente<br />

utili e adattabili al contesto del Parco<br />

archeologico di Pompei per la produzione<br />

di energia da fonti rinnovabili.<br />

Faretti led a spettro naturale<br />

I Led a spettro naturale sono stati<br />

adottati per illuminare le murature<br />

affrescate restaurate della Domus dei<br />

Vettii (Fig. 10).<br />

Sono stati selezionati i Led a spettro<br />

naturale perché producono una luce<br />

che si avvicina molto allo spettro<br />

della luce solare naturale, trasmettendo<br />

accuratamente i colori e le trame<br />

delle murature affrescate restaurate.<br />

PROSSIMI PASSI<br />

L’insieme delle attività tecnologiche<br />

testate presso il Parco archeologico<br />

di Pompei rappresenta il modello<br />

innovativo da integrare ed adattare<br />

per tutte le realtà nazionali rientranti<br />

nell’ambito del Progetto Speciale Sicurezza<br />

focalizzato sulle “Misure straordinarie<br />

per la sicurezza antropica”<br />

(Programma triennale ex art. 1 commi<br />

9 e 10 legge 190/2014 - stabilità<br />

2015, ed altre programmazioni).<br />

Tra i prossimi passi è prevista la realizzazione<br />

di <strong>uno</strong> Smart@POMPEI<br />

Living Lab ossia <strong>uno</strong> spazio all’interno<br />

del parco finalizzato a coinvolgere<br />

direttamente i visitatori per collaborare<br />

nello sviluppo e nella sperimentazione<br />

dei nuovi prodotti/servizi<br />

tecnologici.<br />

Sono previste attività finalizzate ad<br />

42 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


Fig. 9 – Coppi fotovoltaici<br />

avvicinare i giovani alle nuove tecnologie<br />

utilizzate nell’ambito di Smart@<br />

POMPEI al fine di generare una consapevolezza<br />

digitale avanzata utile per<br />

entrare nel mondo del lavoro e colmando,<br />

ove esiste, la carenza generalizzata<br />

di competenze digitali di base.<br />

Sono previste, inoltre, azioni finalizzate<br />

a riaffermare e rafforzare il concetto<br />

di legalità e al miglioramento<br />

della sua percezione da parte della<br />

comunità locale.<br />

Smart@POMPEI intende inoltre attivare<br />

azione di inclusione/integrazione<br />

e reinserimento socio-lavorativo di<br />

minori/giovani e adulti. Sono previste<br />

attività finalizzate a mantenere il Parco<br />

Archeologico una città viva, vitale<br />

o meglio<br />

una residenza creativa attraverso<br />

l’accensione civica delle comunità<br />

locali tramite l’inclusione sociale, la<br />

rigenerazione urbana, la sostenibilità<br />

ambientale (CIVITATES).<br />

Sono previste attività finalizzate ad<br />

andare verso una logica di certificazione<br />

del parco archeologico di<br />

Pompei per renderlo “resiliente” e far<br />

nascere un centro di eccellenza per lo<br />

sviluppo delle conoscenze sulla gestione<br />

della sicurezza e mitigazione<br />

dei rischi dei beni culturali in condizioni<br />

normali e in emergenze.<br />

Al fine di armonizzare e coniugare<br />

un approccio che veda coinvolta la<br />

tecnologia con il diritto si prevedono<br />

attività finalizzate a considerare il<br />

bilanciamento che ci deve essere tra<br />

privacy e sicurezza alla luce del nuovo<br />

regolamento europeo sulla privacy<br />

(GDPR).<br />

Le Parti intendono altresì avviare studi<br />

sugli aspetti psicologici della sicurezza,<br />

dell’emergenza e del rischio.<br />

Sono previste inoltre analisi mediante<br />

sistemi a pilotaggio remoto (droni) di<br />

ultima generazione con focus su:<br />

4Analisi dello stato della vegetazione.<br />

Rilievo fotogrammetrico e multispettrale<br />

per verificare<br />

l’evoluzione della crescita della vegetazione<br />

con restituzione di mappe<br />

classificate per soglie di<br />

attenzione.<br />

4Monitoraggio amianto. Rilievo fotogrammetrico<br />

e multispettrale per<br />

evidenziare presenza amianto con<br />

restituzione di mappe e misure.<br />

4Monitoraggio per sorveglianza del<br />

sito archeologico con voli di ronda<br />

programmati.<br />

4Aerofotogrammetria e curve di livello<br />

per analisi dissesto idrogeologico<br />

per prevenzione.<br />

4Sistema AntiDrone per difesa contro<br />

attacchi verso il patrimonio culturale.<br />

Sono inoltre in programma attività<br />

finalizzate al miglioramento del consumo<br />

energetico di tutto il sistema<br />

tecnologico integrato e sviluppo di<br />

soluzioni innovative energeticamente<br />

efficienti.<br />

In tale contesto, risulta fondamentale<br />

la collaborazione con la nuova figura<br />

emergente del “data scientist” che<br />

unisce le competenze dell’informatico,<br />

dello statistico e del narratore, al fine<br />

di estrarre la parte “preziosa” nascosta<br />

sotto i Big Data. Il tutto nel rispetto<br />

della dimensione etica, perché un<br />

uso distorto dei Big Data può porre a<br />

rischio la libertà e i diritti delle persone.<br />

È stata avviata la procedura per la<br />

registrazione di un marchio di qualità<br />

tecnologica ed efficacia gestionale per<br />

l’adeguata accessibilità, protezione,<br />

conservazione del Parco Archeologico<br />

di Pompei.<br />

TECHNOLOGY<br />

CONCLUSIONI<br />

Il dimostratore tecnologico integrato<br />

innovativo in corso di realizzazione<br />

presso il Parco Archeologico di Pompei<br />

può rappresentare il modello da<br />

seguire a livello nazionale, e non solo,<br />

per la gestione della sicurezza delle<br />

persone e dei monumenti sia in condizioni<br />

normali sia in condizioni di<br />

emergenza.<br />

Fig. 10 - Parco Archeologico di Pompei - Domus dei Vettii (Regio VI).<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 43


TECHNOLOGY<br />

REFERENCES<br />

Papi, Luca (2014) Il primo dimostratore smart city applicato ai beni<br />

culturali (2014). Archeomatica, 5 (4). ISSN 2037-2485<br />

Papi, Luca (2016) Verso <strong>uno</strong> smart archaeological park. APRE<br />

Magazine (2). pp. 39-40.<br />

Garzia, Fabio and Papi, Luca (2016) An Internet of Everything Based<br />

Integrated Security System for Smart Archaeological Areas. In: 2016<br />

IEEE International Carnahan Conference on Security Technology<br />

(ICCST) Proceedings. Institute of Electrical and Electronics Engineers,<br />

Orlando, Florida, pp. 64-71. ISBN 978-1-5090-1070-7<br />

AUTHOR<br />

Alberto Bruni<br />

Alberto.bruni@beniculturali.it<br />

Funzionario del Segretariato Generale del MiBAC e<br />

Responsabile MIBAC della Cabina di Regia di Smart@<br />

POMPEI<br />

Luca PAPI<br />

luca.papi@cnr.it<br />

Tecnologo – Security Manager del Dipartimento Scienze<br />

Umane e Sociali, Patrimonio Culturale (DSU) del CNR<br />

e Responsabile CNR della Cabina di Regia di Smart@<br />

POMPEI<br />

C’è vita nel nostro mondo.<br />

ABSTRACT<br />

The integrated model / system, based on IoT technologies,<br />

resulting from project Smart@Pompei, developed<br />

in the framework of the collaboration between MiBAC<br />

anad CNR and Great Pompei Project, aims at generating<br />

a technological demonstrator that can be replicated<br />

in other contexts to manage and monitor the safety of<br />

people and monuments both in normal and emergency<br />

conditions. The project combines technological innovation<br />

with social innovation in order to create a Smart<br />

and Resilience Archaeological Park than can generates<br />

a Smart @ LAND that is a territory including the areas<br />

adjacent to Pompeii (Buffer zone) managed in a sustainable<br />

and inclusive manner.<br />

KEYWORDS<br />

Internet of Things; sistemi integrati; sicurezza; efficientamento<br />

energetico; monitoraggio; accessibilità; sostenibilità;<br />

inclusione; cloud; big data; droni; intelligenza<br />

artificiale<br />

NOTE<br />

[1] Il 4 aprile 2018, il Segretario Generale del MiBAC e il<br />

Presidente del CNR hanno firmato l’atto di proroga della<br />

citata Convenzione operativa in base alla quale le Parti<br />

si impegnano a continuare a collaborare, per tutta la durata<br />

della presente Convenzione Operativa (2018-2020),<br />

per completare la realizzazione del dimostratore tecnologico<br />

integrato replicabile finalizzato al miglioramento<br />

della sicurezza del Patrimonio Culturale Nazionale.<br />

Realizzazione di infrastrutture<br />

dati territoriali (SDI) conformi a INSPIRE<br />

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44 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019<br />

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<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 45


COMMUNITY<br />

Le città intelligenti sono ecosistemi<br />

creativi socialmente interconnessi?<br />

di Alessia Usai<br />

Una proposta metodologica per<br />

riconoscere e supportare le<br />

imprese creative nei processi di<br />

rigenerazione urbana<br />

Fig. 1 - Primi esempi di Mappatura Urbana. Studio redatto dal<br />

dottor John Snow sui casi di colera a Broad Street, Londra,<br />

1855. Fonte: John Snow - Published by C.F. Cheffins (1855)<br />

Negli ultimi dieci anni le città sono<br />

ritornate al centro dell’agenda pubblica<br />

in qualità di motori dello sviluppo<br />

nazionale e regionale in relazione<br />

ai vantaggi offerti dalle economie di<br />

urbanizzazione: possibilità di contatti<br />

personali, disponibilità di beni<br />

complementari e servizi avanzati,<br />

coordinamento tra gli attori economici,<br />

possibilità di una continua riconfigurazione<br />

delle reti di attori.<br />

Per competere a livello globale<br />

le città sono chiamate a<br />

sfruttare a pieno i vantaggi<br />

offerti dall’essere nodi (hub) di una<br />

rete di relazione fisica e virtuale<br />

sempre più interconnessa e ricca di<br />

opportunità, trovando nuove soluzioni<br />

a problemi esistenti o aprendo strade<br />

completamente nuove nel campo<br />

della pianificazione. Sebbene si faccia<br />

riferimento a due concetti teorici<br />

ben distinti, le politiche recenti<br />

sulla città intelligente (smart city)<br />

e la città creativa (creative city)<br />

ricollegano entrambi il successo<br />

delle città globali alla loro capacità<br />

di riconoscere, prima di altri, le idee<br />

utili all’innovazione dei processi<br />

produttivi, ben sapendo che anche<br />

nei casi esemplari come quello di<br />

Leondardo da Vinci le invenzioni<br />

diventano innovazioni solamente<br />

se hanno un risvolto pratico ed<br />

economico.<br />

Nel processo di creazione-invenzione<br />

la cultura assume un ruolo<br />

fondamentale come generatrice di<br />

nuove idee, tutte potenzialmente<br />

passibili di attenzione da parte<br />

degli attori economici e politici in<br />

ambito urbano. Si può parlare in tal<br />

senso di una riscoperta della “cultura<br />

produttiva e aziendale” a discapito<br />

della “cultura alta” (si v., ad esempio,<br />

gli stanziamenti destinati alle PMI<br />

rispetto alle risorse riservate al<br />

patrimonio culturale in Horizon 2020,<br />

nel programma Creative Europe, nel<br />

Bando Smart Cities del MIUR). Una<br />

tendenza che segna profondamente<br />

la programmazione comunitaria<br />

2014-2020 e può, per certi versi,<br />

penalizzare le politiche governative<br />

caratterizzate da un approccio culturebased<br />

alla tutela e valorizzazione<br />

del patrimonio avvantaggiando<br />

invece le sperimentazioni delle<br />

città italiane nel legare i discorsi<br />

dell’imprenditoria e della filiera<br />

culturale. Un altro elemento<br />

fondamentale per le città globali è<br />

la presenza di un capitale sociale<br />

e culturale dotato delle giuste<br />

competenze (skills) per riconoscere<br />

le idee innovative e trasformarle in<br />

innovazioni per l’ambiente urbano.<br />

Ciò si ottiene attirando i talenti<br />

dall’eterno e/o coltivando i talenti<br />

locali attraverso le seguenti politiche,<br />

definite neo-liberali: marketing<br />

territoriale; creazione di spazi per il<br />

consumo di beni e attività culturali,<br />

il tempo libero e la residenza,<br />

come centri di divertimento e<br />

intrattenimento, quartieri artistici,<br />

comunità residenziali protette (gated<br />

communities), ma anche grandi<br />

eventi e vita notturna; incentivi<br />

economici per l’insediamento di<br />

grandi compagnie, zone franche<br />

urbane, recupero delle aree dismesse,<br />

agevolazioni fiscali, gestione privata<br />

dello spazio pubblico nelle zone<br />

commerciali urbane; programmmi<br />

46 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


di formazione e curricula specifici<br />

nonché sistemi per l’apprendimento<br />

permanente (Lifelong Learnig<br />

programms).<br />

Infine, nelle città globali vi è una<br />

crescente attenzione verso le<br />

infrastrutture informatiche (banda<br />

larga, fibra ottica) e l’agenda<br />

digitale (e-government) attraverso<br />

cui abbattere le distanze tra<br />

l’amministrazione e i cittadini,<br />

garantire maggiore trasparenza<br />

e ridurre il fenomeno della<br />

corruzione. Nel panorama europeo<br />

segnato dalla disparità crescente<br />

tra le diverse regioni, in cui al divario<br />

nord-sud si è aggiunto quello estovest,<br />

la costruzione dell’e governance<br />

sembra tuttavia un processo ancora<br />

a macchia di leopardo in cui molti<br />

Paesi, compresa l’Italia, non possono<br />

ancora rinunciare alla presenza di<br />

contact point e help-desks sul territorio<br />

per l’implementazione delle politiche<br />

urbane e rurali, nazionali ed europee.<br />

Ciò è particolarmente sentito dalle<br />

regioni montane ed insulari che già<br />

scontano le difficoltà dovute alla loro<br />

particolare condizione geografica.<br />

Resta dunque un dubbio di fondo:<br />

riuscirà l’economia “creativa” ad<br />

integrarsi nel territorio esistente, ad<br />

adattarsi alle sue infrastrutture fisiche<br />

rispondendo adeguatamente alle<br />

istanze sociali e di qualità urbana,<br />

oggi espresse anche dalle città più<br />

remote e periferiche? Riusciranno<br />

le ricerche e le politiche sulla città<br />

intelligente a supportare le Smart<br />

People e a mutare gli insediamenti<br />

umani in ecosistemi creativi<br />

socialmente interconnessi?<br />

ECONOMIA CREATIVA E CITTÀ<br />

Nella città sono presenti imprese,<br />

liberi professionisti e lavoratori altamente<br />

qualificati impegnati nella<br />

valorizzazione dell’ambiente costruito,<br />

nelle nuove tecnologie, nella produzione<br />

di beni e servizi user-oriented<br />

dal design accattivante. Soggetti che<br />

operano come agenti di cambiamento<br />

nei processi produttivi puntando su<br />

beni e servizi ad alto contenuto culturale<br />

e creativo capaci di competere<br />

sul mercato globale e garantire nuove<br />

opportunità occupazionali anche in<br />

tempi di crisi.<br />

Accomunati da questo approccio creativo<br />

alla produzione, essi lavorano in<br />

diversi settori economici (architettura,<br />

informatica, comunicazioni, enogastronomia,<br />

etc.), incontrando diversi<br />

ostacoli nel loro riconoscimento come<br />

categoria e nel riconoscimento del<br />

loro contributo all’economia urbana,<br />

in termini finanziari ma anche sociali<br />

e culturali (nuove forme di welfare,<br />

educazione e formazione, rigenerazione<br />

urbana, vita culturale della città in<br />

senso lato).<br />

I primi Paesi a focalizzarsi sulla rimozione<br />

di questi impedimenti sono stati<br />

quelli anglosassoni ove, in seguito alla<br />

crisi industriale negli anni Ottanta, è<br />

maturata una precisa volontà politica<br />

di investire nell’economia culturale<br />

e creativa conferendogli <strong>uno</strong> status<br />

(“industrie culturali e creative”), fornendo<br />

alle amministrazioni pubbliche<br />

gli strumenti di rilevazione e i modelli<br />

organizzativi necessari per la costruzione<br />

di politiche di settore, nonché<br />

spingendo i “creativi” a costituirsi in<br />

enti di rappresentanza e di categoria.<br />

Emblematica l’esperienza del Regno<br />

Unito con la costituzione del DMCS e<br />

la produzione dell’omonimo framework<br />

statistico e di policy. La produzione di<br />

politiche pubbliche a sostegno della<br />

creatività e della cultura in ambito<br />

urbano si è poi estesa agli organismi<br />

internazionali (le Nazioni Unite tramite<br />

l’UNCTAD e l’UNESCO, l’Unione<br />

Europea) che hanno prodotto rapporti<br />

statistici, documenti di alto profilo,<br />

agende politiche e programmi internazionali<br />

per questi settori (Fusco<br />

Girard et al., 2016, pp.15-54).<br />

Un contributo rilevante all’auto-riconoscimento<br />

delle industrie culturali<br />

e creative è però arrivato anche<br />

dall’attività di lobbying portata avanti<br />

dai portatori d’interessi forti con il<br />

coinvolgimento diretto di importanti<br />

accademici, in primis Charles Landry<br />

(2000, 2006) e Richard Florida (2002),<br />

i quali hanno contribuito a illustrare<br />

le ragioni per cui il fenomeno creativo<br />

sia essenzialmente un “fatto urbano” e<br />

a definire un modello di sviluppo che<br />

illustrasse le dinamiche relazionali<br />

delle imprese culturali e creative e<br />

il loro rapporto con lo spazio urbano:<br />

la Città Creativa (Fusco Girard et<br />

al., 2016, pp.15-54; Hutton, 2016).<br />

Un trentennio di politiche e ricerche<br />

sull’argomento ha portato all’individuazione<br />

di tre principali modelli di<br />

“città creativa” (Usai, 2016a):<br />

4la città che presenta una concentrazione<br />

consistente di imprese e<br />

sistemi produttivi appartenenti alle<br />

industrie culturali e creative e ne<br />

incentiva le logiche di agglomerazione<br />

(cluster, reti) (approccio incentrato<br />

sulle imprese);<br />

4la città che presenta una concentrazione<br />

consistente di talenti creativi,<br />

ossia imprenditori e professionisti<br />

altamente qualificati di altri Paesi<br />

che, in virtù delle opportunità occupazionali<br />

e dall’elevata qualità<br />

ambientale, decidono di stabilirsi<br />

in città, oppure membri talentuosi<br />

della comunità locale che, grazie al<br />

sistema educativo locale, riescono<br />

a maturare divenendo operatori del<br />

cambiamento creativo nella loro<br />

stessa città d’origine (approccio incentrato<br />

sulle persone);<br />

4la città che presenta una concentrazione<br />

consistente di flussi, scambi<br />

e relazioni tra le reti produttive, le<br />

singole imprese e i talenti creativi<br />

presenti localmente (approccio incentrato<br />

sulle relazioni e gli aspetti<br />

organizzativi).<br />

L’approccio relazionale è definito anche<br />

eco-sistemico poiché considera i<br />

soggetti creativi nel loro insieme, senza<br />

fare distinzioni tra attori individuali<br />

e collettivi, e si concentra sui loro<br />

modelli organizzativi e relazionali per<br />

comprendere le loro interazioni con lo<br />

spazio urbano e il territorio circostante.<br />

Il modello eco-sistemico ha avuto<br />

il merito di sfatare il mito delle città<br />

globali come “uniche città creative<br />

possibili” dimostrando come le indu-<br />

COMMUNITY<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 47


COMMUNITY<br />

strie culturali e creative presenti nelle<br />

grandi città traggano linfa dai sistemi<br />

di produzione del territorio circostante<br />

oppure, in contesti caratterizzati<br />

da un sistema urbano policentrico, su<br />

una rete di centri urbani minori con<br />

un’accumulazione di saperi produttivi<br />

specialistici pari a quella di una città<br />

globale. Ciò porta gli studi più recenti<br />

sulla Città Creativa a concentrarsi,<br />

da un lato, sulle politiche delle città<br />

globali e sui rischi di quelle che Pratt<br />

(2009) ha definito xerox policy, ossia<br />

politiche copia-incolla di soluzioni<br />

sperimentate altrove, dall’altro, ad<br />

allargare il campo d’indagine dalla<br />

scala di quartiere a quella urbana e<br />

territoriale, studiando il fenomeno dei<br />

distretti culturali (D’Ovidio, 2016; Usai,<br />

2016b; Florida, 2017).<br />

I migliori testimoni di questa vena<br />

creativa sono gli spazi d’innovazione<br />

che ormai popolano le città grazie alle<br />

politiche pubbliche che ne supportano<br />

la nascita e alle loro retoriche (da<br />

quella economica fondata sui distretti,<br />

a quella di rigenerazione urbana, sino<br />

a quella del place branding fondata su<br />

identità, visibilità e ritorno d’immagine).<br />

Da un lato, i luoghi specificamente<br />

dedicati alle industrie culturali e creative<br />

quali incubatori, hub, acceleratori,<br />

fablab e spazi di coworking. Luoghi<br />

di lavoro che spesso nascono per<br />

dare una nuova vocazione a edifici<br />

industriali dismessi. Dall’altro, cluster<br />

creativi specializzati in settori strategici<br />

ove l’investimento pubblico è<br />

più deciso e che vanno a costituire<br />

ex-novo quartieri o distretti urbani<br />

dedicati. Per le amministrazioni regionali<br />

e comunali la creazione di questi<br />

spazi significa: conoscere le scelte<br />

localizzative e abitative dei creativi<br />

in città, censire il patrimonio pubblico,<br />

individuare gli edifici adatti alla<br />

destinazione creativa, semplificare i<br />

passi amministrativi per la loro messa<br />

a disposizione, individuare insieme<br />

agli operatori la vocazione dei singoli<br />

spazi e collaborare con loro nella fase<br />

di trasformazione, intervenire sugli<br />

spazi pubblici a complemento della<br />

trasformazione del tessuto edilizio<br />

(Manzella, 2016).<br />

Fig. 2 - I domini culturali e creativi<br />

Fonte: ABS Information Paper: Cultural and Creative Activity Satellite Accounts, Australia, 2013 (Cat 5271.0.55.002)<br />

I CREATIVI COME AGENTI DI<br />

CAMBIAMENTO NEI PROCESSI DI<br />

RIGENERAZIONE URBANA<br />

La città, intesa come archetipo di una<br />

specifica e storicamente fortunata<br />

forma di organizzazione sociale, è da<br />

sempre riconosciuta come un centro<br />

primario di creatività e innovazione.<br />

Le ragioni del suo successo risiedono<br />

nella capacità di attrarre le funzioni<br />

fondamentali per lo sviluppo e di ridisegnare<br />

internamente la sua struttura<br />

fisica facendo posto a tutto ciò che<br />

ogni epoca storica richiede in termini<br />

di infrastrutture, edifici, spazi. A questa<br />

capacità si aggiungono poi alcuni vantaggi<br />

che la densità di infrastrutture<br />

e la concentrazione di diverse attività<br />

e persone generano quasi automaticamente<br />

(varietà, contatti e scambi,<br />

sinergie, legami trans-territoriali, specializzazione,<br />

riduzione del rischio di<br />

disoccupazione, etc.) (Fusco Girard et<br />

al., 2016, pp.183-198). Quando, dopo<br />

la prima rivoluzione industriale, l’industria<br />

è divenuta la forza trainante<br />

dell’economia, le fabbriche si sono<br />

stabilite dentro la città, persino al suo<br />

centro grazie a piani e progetti urbani<br />

finalizzati all’efficienza interna del<br />

sistema urbano. Quando nella città<br />

post-industriale le informazioni e il<br />

loro scambio sono divenuti fondamentali,<br />

l’infrastruttura radiocentrica<br />

della mobilità ha favorito la concentrazione<br />

delle relazioni faccia-a-faccia<br />

nel centro cittadino e lo spostamento<br />

degli impianti industriali in periferia<br />

con piani e progetti urbani ispirati<br />

alla competitività economica. Com’è<br />

intuibile, la città creativa è invece una<br />

condizione post-moderna in cui i piani<br />

e i progetti sono ispirati alla globalizzazione<br />

e all’attrattività e i settori<br />

economici chiave sono istruzione, arte<br />

e cultura, salute, new-economy, tempo<br />

libero e turismo (Fusco Girard et al.,<br />

2016,pp.183-198).<br />

La creatività non è dunque un tratto<br />

distintivo della città presente e futura,<br />

semplicemente, essa è esplicitamente<br />

perseguita secondo modalità che sono<br />

tipiche della fase attuale di sviluppo.<br />

L’affermazione di nuovi modi di artico-<br />

48 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


COMMUNITY<br />

Fig. 3 - La geografia dell’offerta creativa nel quartiere Isola a Milano. - Fonte: Bruzzese et al. (2017)<br />

lazione delle relazioni tra produzione<br />

e componenti sociali richiede nuove<br />

risposte circa il simbolismo tipico della<br />

città e le sue manifestazioni nella<br />

forma sensibile delle modalità di produzione<br />

spaziale (pubblica e comunitaria)<br />

(Fusco Girard et al., 2016, pp.<br />

289-322). Si avverte, mutatis mutandi,<br />

la necessità di una “discesa sul campo”<br />

analoga a quella che tra Ottocento<br />

e Novecento portò i migliori pianificatori<br />

e progettisti a rilevare estensivamente<br />

gli impatti degli impianti<br />

industriali sulla salute e l’ambiente,<br />

le dimensioni degli alloggi, gli aspetti<br />

ergonomici dell’abitare per arrivare<br />

poi all’elaborazione di standard minimi<br />

per le abitazioni e i servizi pubblici.<br />

METODI E STRUMENTI<br />

D’INDAGINE NELLA RICERCA E<br />

NELLA PRATICA CORRENTE<br />

UN’ANALISI CRITICA<br />

Le scelte abitative e localizzative dei<br />

creativi sono oggi investigate da discipline<br />

diverse, ciascuna caratterizzata<br />

da una propria prospettiva d’indagine.<br />

In campo economico, ad esempio,<br />

Hutton (2016) analizza la geografia<br />

dell’offerta creativa focalizzandosi<br />

sulla localizzazione e aggregazione<br />

(clustering) delle imprese creative,<br />

distinte per settore, all’interno del<br />

tessuto urbano di Berlino, Seattle, Vancouver<br />

e Singapore. Roodhouse (2016)<br />

individua sulla base di Canter (1977)<br />

i seguenti macro-ambiti progettuali<br />

per distretti culturali di successo: attività<br />

(economiche, sociali e culturali);<br />

forma (spirito del luogo, place-making,<br />

spazio e tessuto costruito); movimento.<br />

Definisce inoltre un sistema di<br />

cultural zoning (innovation zone, retail<br />

selling zone; entertainment zone, cultural<br />

quarter, learning zone). Nell’ambito<br />

del progetto europeo Creative City, la<br />

regione urbana di Ljubljana e la città<br />

di Genova invece hanno studiato la<br />

concentrazione delle imprese creative<br />

in relazione al contesto ambientale:<br />

fattori di contesto (accessibilità, logistica,<br />

localizzazione, etc.), fattori relativi<br />

all’edificato (anno di costruzione,<br />

numero di livelli, anno di ristrutturazione,<br />

etc.).<br />

Nelle discipline design-oriented, in<br />

particolare arti performative, progettazione<br />

urbana e architettura, la ricerca<br />

si concentra sul rapporto dell’individuo<br />

con gli spazi di residenza/lavoro<br />

e gli spazi pubblici in termini statici<br />

(la sosta) e dinamici (il movimento).<br />

Evans (2001) fornisce un modello per<br />

la pianificazione culturale e fornisce<br />

linee guida circa i modelli e gli standard<br />

provvisionali per il “planning for<br />

the arts”. Il City Form Lab (2014) e Sevtsuk<br />

e Kalvo (2017) propongono un<br />

modello valutativo delle perfomance<br />

delle imprese creative in ambito urbano<br />

in relazione alla forma degli edifici<br />

(forma, posizione, superfici vetrate,<br />

varietà,permeabilità, accessibilità) e<br />

alle modalità di gestione degli spazi<br />

pubblici (privata, pubblica, mista) e<br />

ad algoritmi che aggregano tali dati,<br />

come il modello di spesa al dettaglio<br />

di Huff.<br />

In campo urbanistico, la ricerca sullo<br />

spazio pubblico vive una nuova fioritura<br />

grazie alla rigenerazione in chiave<br />

creativa di parti delle città storica,<br />

ex complessi industriali o di beni pubblici<br />

dismessi. Bruzzese et al. (2017),<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 49


COMMUNITY<br />

ad esempio, supportano il recupero<br />

degli spazi pubblici del quartiere Isola<br />

a Milano con una serie di indagini che<br />

riguardano la geografia dell’offerta<br />

creativa nel quartiere (tipo e sede<br />

delle imprese presenti, distinte per<br />

settore), il mercato urbano e gli spazi<br />

sfitti e/o in dismissione, usi formali e<br />

informali dello spazio pubblico (strade<br />

e piazze, arredo urbano, percorsi). Esistono<br />

poi studi che affrontano il tema<br />

delle nuove categorie dello spazio<br />

pubblico e delle loro regole, come in<br />

Bianchetti (2016) e in Di Lascio e Giglioni<br />

(2017).<br />

I casi studio nelle diverse città e comunità<br />

sono sviluppati con l’intento<br />

di comprendere i processi generali e<br />

contingenti di crescita e cambiamento<br />

contribuendo, da un lato, a un avanzamento<br />

teorico negli studi urbani<br />

e, dall’altro, influenzare le pratiche<br />

di policy in altre città (Wang, Hofe,<br />

2017). Essi sono condotti secondo un<br />

approccio osservativo ed etnografico<br />

urbano-industriale tratto dalla geografia<br />

umana. Lo stesso utilizzato<br />

nelle scienze sociali, inclusi gli studi<br />

economici, ma con una differenza<br />

sostanziale nell’oggetto della ricerca.<br />

Il focus della ricerca, infatti, si sposta<br />

dall’individuo alle interazioni spaziali<br />

tra le persone e gli oggetti con l’intento<br />

di svelare i concetti di spazio e<br />

luogo e tradurli in azioni concrete di<br />

pianificazione (Given, 2008, pp.626-<br />

629; Hutton, 2016, p.238).<br />

Fig. 4 - Ciclicità del metodo della ricerca-azione.<br />

Fonte: Given (2008)<br />

L’analisi comparata di casi-studio mostra<br />

una certa affinità rispetto ad obbiettivi<br />

di tipo qualitativo e presenta<br />

enormi potenzialità nel far emergere<br />

le innovazioni teoriche rispetto agli<br />

studi quantitativi poiché fa leva su<br />

interviste approfondite e analisi discorsive<br />

tenendo conto della variabili<br />

tempo e spazio (anche se la costruzione<br />

di un accurato quadro storico<br />

rappresenta una delle critiche più<br />

importanti a questo metodo).<br />

LE CITTÀ INTELLIGENTI COME<br />

ECOSISTEMI CREATIVI:<br />

UNA QUESTIONE DI METODO.<br />

Esiste ormai un’ampia gamma di<br />

casi-studio sulla mappatura delle imprese<br />

culturali e creative nell’ambito<br />

di progetti di rigenerazione urbana.<br />

Si tratta, tuttavia, di progetti “una<br />

tantum”: la costruzione del distretto<br />

urbano “x”, il recupero dell’area “y”.<br />

Episodi privi di una ciclicità tale da<br />

consentire l’adattamento del processo<br />

progettuale in chiave evolutiva, raggiungere<br />

la profondità necessaria per<br />

attivare le reti locali e trasformarle<br />

in portatori di interesse forti rispetto<br />

alle politiche urbane locali. Inoltre,<br />

la selezione dei casi studio è guidata,<br />

a volte, dall’intrinseco interesse dei<br />

ricercatori verso alcuni casi specifici<br />

che si ritiene possano avere un impatto<br />

importante sulla vita reale oppure<br />

a cui si ha accesso diretto. In questi<br />

casi, la ricerca ha come obbiettivo<br />

l’acquisizione di conoscenze pratiche<br />

e di dettaglio la cui generalizzazione<br />

avviene “naturalmente” attraverso<br />

la diffusione sociale e i processi di<br />

apprendimento. Altre volte, i casi-studio<br />

sono selezionati con l’obbiettivo<br />

di definire assunti concettualmente<br />

rigorosi, simili a leggi, e modelli che<br />

consentano previsioni per una popolazione<br />

più ampia attraverso una<br />

generalizzazione di tipo statistico o<br />

analitico (analizzo il campione, identifico<br />

una legge generale, provo ad<br />

applicarla all’intera popolazione attraverso<br />

la statistica inferenziale). Esiste<br />

poi una terza strada, ad oggi poco praticata,<br />

in cui realtà empirica e concetti<br />

teorici sono considerati mutualmente<br />

costitutivi e la selezione dei casi-studio<br />

avviene su base teorica. Tale approccio,<br />

definito costruttivista, prende<br />

in considerazione un ventaglio di casi<br />

empirici che vanno dalla situazione<br />

più probabile a quella meno probabile<br />

e generalizza sotto il profilo teorico<br />

(non statistico) gli assunti derivanti<br />

dalla loro comparazione. Si tratta di<br />

un approccio che risponde maggiormente<br />

all’esigenze di una ricerca sulla<br />

mappatura delle imprese culturali e<br />

creative nei progetti di rigenerazione<br />

urbana poiché consente di tenere conto<br />

sia degli aspetti teorici (definizioni<br />

e sistemi di classificazione impiegati<br />

per descrivere le imprese nonché la<br />

città come creativa) sia gli aspetti<br />

pratici (fattori dell’ambiente costruito<br />

rilevanti per le imprese e da includere<br />

della progettazione) (Given, 2008,<br />

pp.68-71; Hancock, Algozzine, 2017).<br />

L’approccio costruttivo non prevede<br />

tuttavia l’applicazione reiterata del<br />

framework teorico ai casi studio consentendone<br />

l’adattamento in chiave<br />

evolutiva, come è invece necessario<br />

per trasformare le comunità locali in<br />

agenti del cambiamento creativo nelle<br />

politiche urbane.<br />

La ciclicità è un tratto distintivo, invece,<br />

della ricerca-azione: un metodo<br />

flessibile pensato per supportare il<br />

cambiamento e trasferire la conoscenza<br />

acquisita nella pratica. La ricerca-azione<br />

prevede la stratificazione di<br />

50 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


cicli di indagine con: pianificazione<br />

degli interventi, sperimentazione di<br />

pratiche pilota, valutazione dei risultati,<br />

incorporazione ad ogni passaggio<br />

dei dati raccolti ed elaborati,<br />

generazione di nuova conoscenza.<br />

La ricerca-azione prevede la partecipazione<br />

di policy-maker e professionisti<br />

creativi come co-ricercatori,<br />

consentendo ai primi di approfondire<br />

gli aspetti della progettazione<br />

e ai secondi di avere un ruolo attivo<br />

nello sviluppo e nell’implementazione<br />

delle politiche urbane con<br />

modalità analoghe a quelle della<br />

pianificazione collaborativa (comune<br />

nei progetti di rigenerazione).<br />

Calata su valori e pratiche della<br />

comunità di partecipanti e del ricercatore-attore,<br />

la ricerca-azione<br />

si concentra sulla comprensione<br />

delle loro soggettività, sulle assunzioni<br />

teoriche del ricerca-attore e<br />

della comunità esplorando il loro<br />

influsso sulla ricerca (e sul progetto),<br />

invece di eliminarle. Per questo<br />

motivo la ricerca-azione garantisce<br />

accesso a conoscenze e dinamiche<br />

implicite che difficilmente emergono<br />

con altri metodi (Given, 2008,<br />

pp.5-9; Saija, 2017).<br />

Alla luce di quanto sinora esposto,<br />

il passaggio da un approccio naturalista/positivista<br />

ad <strong>uno</strong> costruttivista<br />

nell’analisi teorica dei casi<br />

studio e l’applicazione ciclica dei<br />

quadri teorico-conoscitivi agli stessi<br />

casi studio, costituiscono gli aspetti<br />

critici degli attuali processi di<br />

rigenerazione urbana rispetto alle<br />

imprese culturali e creative. Sono<br />

queste le sfide del prossimo futuro<br />

a cui dovranno saper rispondere<br />

gli studi e le politiche sulla Smart<br />

City promuovendo i metodi e gli<br />

strumenti della ricerca-azione negli<br />

interventi rivolti al capitale sociale<br />

e umano.<br />

REFERENCES<br />

Bianchetti C. (2016). Spazi<br />

che contato: il progetto<br />

urbanistico in epoca<br />

neoliberale. Donzelli: Roma<br />

Bruzzese A., Gerosa G.,<br />

Tamini L. (2017). Spazio<br />

pubblico e attrattività<br />

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Florida, R. (2002). The Rise<br />

AUTHOR<br />

Alessia Usai<br />

a_usai@unica.it<br />

Università di Cagliari<br />

Dipartimento di Ingegneria<br />

Civile Ambientale e Architettura<br />

- DICAAR<br />

Tel: +39-0706755375<br />

KEYWORDS<br />

smart city; smart people;<br />

e-government; policy-maker;<br />

ecosistemi creativi;<br />

economia creativa; rigenerazione<br />

urbana; industrie<br />

culturali e creative; incubatori;<br />

hub; acceleratori;<br />

fablab; spazi di coworking<br />

ABSTRACT<br />

Cities are at the centre<br />

of the public agenda as<br />

engines of national and<br />

of the Creative Class: And<br />

How It’s Transforming Work,<br />

Leisure and Everyday Life.<br />

New York: Basic Books<br />

Florida R. (2017). The New<br />

Urban Crisis: How Our Cities<br />

Are Increasing Inequality,<br />

Deepening Segregation, and<br />

Failing the Middle Class—<br />

and What We Can Do About<br />

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Girard L.F., Baycan T.,<br />

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Pratt A.C. (2009). “Policy<br />

Transfer and the Field of<br />

regional development in<br />

relation to the advantages<br />

offered by urbanization<br />

economies. To compete<br />

globally, cities take advantage<br />

from being hubs<br />

of a physical and virtual<br />

relationship network.<br />

Although they refer to two<br />

distinct theoretical concepts,<br />

the policies on the<br />

smart city and the creative<br />

city both reconnect the<br />

success of global cities<br />

with the innovation of the<br />

production processes and<br />

the presence of a social<br />

and cultural capital able to<br />

recognize the fresh ideas<br />

and transform them into<br />

innovations for the urban<br />

environment. However,<br />

some questions remain<br />

open with respect to the<br />

the Cultural and Creative<br />

Industries: What Can Be<br />

Learned from Europe?”, in<br />

Kong. L., O’Connor J., eds,<br />

Creative Economies, Creative<br />

Cities: Asian-European<br />

Perspectives, Heidelberg,<br />

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Roodhouse S. (2010).<br />

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commercial clusters: A<br />

network-based extension<br />

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balancing location and<br />

size”, in Environment<br />

and Planning B: Urban<br />

Analytics and City<br />

Science, DOI: 10.1177/<br />

2399808317721930<br />

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territorio nella sfida futura,<br />

Firenze: Altralinea Edizioni<br />

Wang X., Vom Hofe R.<br />

(2017). Research Methods<br />

in Urban and Regional<br />

Planning. Berlin Heidelberg<br />

New York: Springer<br />

creative wave of Smart<br />

people. Can the “creative”<br />

economy integrate itself<br />

into the existing territory,<br />

adapting to the physical<br />

infrastructures, responding<br />

adequately to the social<br />

and urban quality needs,<br />

today expressed also by<br />

the most remote and<br />

peripheral cities? Research<br />

and policies on the smart<br />

city are able to support the<br />

Smart People and to turn<br />

human settlements into<br />

socially interconnected<br />

creative ecosystems? The<br />

paper seeks to give an answer<br />

from a methodological<br />

point of view focusing<br />

on the action-research.<br />

COMMUNITY<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 51


COMMUNITY<br />

SMARTICIPATE: UNA PIATTAFORMA<br />

DIGITALE COLLABORATIVA<br />

di Claudio Bordi, Franco La Torre, Pierluigi Potenza<br />

Fig. 1 - La piattaforma Smarticipate.<br />

Fonte: Roma Capitale<br />

Le nuove tecnologie dell’informazione e i<br />

dati aperti hanno un enorme potenziale per<br />

cambiare il modo in cui le amministrazioni<br />

comunali interagiscono con i cittadini in<br />

materia di pianificazione urbana. Ci sono<br />

grandi opportunità: dalle idee di crowd-sourcing<br />

alle consultazioni aperte fino alla piena<br />

condivisione di informazioni tra cittadini e<br />

amministrazioni locali. Tuttavia, progettare<br />

una piattaforma ICT per rendere trasparente<br />

la pianificazione urbana non è un compito<br />

semplice; le sfide riguardano l’assicurazione<br />

che i cittadini la utilizzino, l’identificazione di<br />

caratteristiche della piattaforma davvero utili<br />

e attuabili, il mantenimento dei dati e tanti<br />

altri aspetti dello sviluppo della piattaforma da<br />

verificarne la loro efficacia.<br />

Nell’ambito del progetto Smarticipate,<br />

finanziato dall’Unione<br />

Europea (Horizon 2020), è stata<br />

sviluppata una piattaforma digitale<br />

interoperabile, modulare ed estendibile<br />

nei diversi casi della pianificazione<br />

urbana, attraverso un processo<br />

di sperimentazione in cui sono stati<br />

identificati i bisogni degli utenti/cittadini<br />

e realizzate delle azioni pilota in<br />

tre città europee: Londra, Amburgo e<br />

Roma. Sulla base delle esperienze del<br />

progetto triennale, in questo articolo<br />

viene presentato un possibile percorso<br />

per gli amministratori locali al fine<br />

di implementare una piattaforma digitale<br />

“partecipativa” per la governance<br />

urbana.<br />

IL PROGETTO SMARTICIPATE<br />

Il progetto Smarticipate è finanziato<br />

dal Programma Horizon 2020 della<br />

Commissione Europea. Iniziato nel<br />

febbraio 2016, terminerà a gennaio<br />

2019.<br />

Il progetto coinvolge un partenariato<br />

multidisplinare di dieci organizzazioni,<br />

provenienti da cinque paesi europei<br />

(Germania, Regno Unito, Austria, Italia<br />

e Olanda), negli ambiti della ricerca,<br />

dello sviluppo di software e della partecipazione<br />

cittadina nelle città.<br />

Il Lead Partner è il Fraunhofer Institute<br />

for Computer Graphics, in Germania,<br />

un istituto leader nel mondo per la<br />

ricerca applicata nel campo del visual<br />

computing, accompagnato dalla<br />

University of West Anglia di Bristol,<br />

dall’Austrian Institute of Technology e<br />

da We Love the City di Rotterdam.<br />

Roma, Amburgo e Londra sono le<br />

tre città pilota, che hanno messo a<br />

disposizione i loro open data per<br />

lo sviluppo e i test delle tecnologie<br />

Smarticipate. In ogni città si sono<br />

svolti due “Smartathon” (incontri<br />

volti a mettere a confronto politici e<br />

tecnici dell’amministrazione cittadina,<br />

esperti, associazioni e comitati di<br />

quartiere con l’obiettivo di testare il<br />

processo di sviluppo della tecnologia<br />

https://www.smarticipate.eu/about/<br />

cities/rome/), durante i quali i partner<br />

scientifici (Fraunhofer Institute e Austrian<br />

Institute of Technology) hanno<br />

acquisito le informazioni inerenti i<br />

casi studio per lo sviluppo del primo<br />

prototipo, procedendo poi alla presentazione<br />

al pubblico (nel caso di Roma,<br />

la presentazione è stata condotta,<br />

nel novembre 2017, dalla Assessora<br />

comunale all’Innovazione Tecnologica<br />

Flavia Marzano).<br />

Nello sviluppo del progetto, Roma<br />

Capitale, attraverso il Dipartimento di<br />

Programmazione e Attuazione urbani-<br />

52 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


stica, è affiancata dall’Ufficio Progetti<br />

europei di Risorse per Roma, la società<br />

partecipata per la pianificazione strategica.<br />

Nel corso di questi mesi, si sono svolte<br />

numerose attività. Le principali sono<br />

divise in 9 Work Package:<br />

WP1-Management e Coordinamento<br />

WP2-Definizione delle richieste del<br />

progetto e coinvolgimento dei cittadini<br />

WP3-Sviluppo del concept del sistema<br />

WP4-Applicazione e sviluppo front-end<br />

WP5-Sviluppo del framework del servizio<br />

WP6-Integrazione dei dati e dei servizi<br />

WP7-Sviluppo azione pilota a Roma,<br />

Amburgo e Royal Borough of Kensington<br />

and Chelsea di Londra<br />

WP8-Valutazione dei risultati del progetto<br />

WP9-Comunicazione e Disseminazione<br />

dei risultati del progetto.<br />

Una particolare attenzione è stata<br />

data ai processi di partecipazione<br />

cittadina e a questo fine sono stati<br />

organizzati numerosi laboratori di<br />

preparazione agli Smartathon, come il<br />

workshop di presentazione dei casi di<br />

studio di Roma (1. partecipazione cittadina<br />

nel processo di riqualificazione<br />

urbana di aree urbane in stato di abbandono;<br />

2. partecipazione cittadina<br />

nella creazione di orti urbani a Roma),<br />

che ha visto la partecipazione dei partner<br />

e degli stakeholder romani.<br />

Smarticipate si propone dunque di<br />

promuovere l’uso delle tecnologie<br />

dell’informazione per favorire la partecipazione<br />

dei cittadini nei processi<br />

di sviluppo urbano sostenibile. Prevede<br />

l’utilizzo di tecnologie web e mobile<br />

(anche app), social media, rilevamento<br />

di posizione e l’accesso a open<br />

data pubblici. L’obiettivo principale di<br />

Smarticipate è quello fornire servizi<br />

per cittadini e altri portatori di interesse<br />

mettendo a frutto il patrimonio<br />

informativo costituito dagli open data.<br />

Il progetto mira pertanto a creare<br />

nuove forme di dialogo permanente<br />

tra Amministrazione e cittadini, favo-<br />

COMMUNITY<br />

Fig. 2 - “Smartathon” di Roma, 24 novembre 2017. Fonte: Roma Capitale<br />

Fig. 3 - Schema di funzionamento della Piattaforma tecnologica Smarticipate<br />

Fonte: progetto Smarticipate<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 53


COMMUNITY<br />

rendo la condivisione sia di idee che<br />

di responsabilità tra governo locale<br />

e abitanti, innestandosi nel processo<br />

partecipativo per l’attuazione di servizi<br />

locali, con un risparmio oltretutto<br />

di risorse economiche favorito da<br />

una maggiore efficienza dei processi.<br />

L’obiettivo nel lungo termine è quello<br />

di creare una piattaforma tecnologica<br />

capace di migliorare e personalizzare<br />

l’offerta di interventi pubblici.<br />

Tuttavia, la tecnologia Smarticipate<br />

non intende sostituire il processo di<br />

consultazione cittadina per quanto<br />

riguarda la pianificazione in atto. Si<br />

propone, invece, di ottenere un maggiore<br />

coinvolgimento degli abitanti<br />

per accrescere i processi di partecipazione<br />

democratica, incoraggiando<br />

l’ascolto di coloro che intendono partecipare<br />

più attivamente nei processi<br />

decisionali locali.<br />

Degno di menzione anche il valore<br />

sociale apportato dall’uso delle nuove<br />

tecnologie dell’informazione, le quali<br />

possono essere di grande utilità per<br />

favorire i cittadini con disabilità visive<br />

(ipovedenti e non vedenti) o i cittadini<br />

stranieri, introducendo la traduzione<br />

in altre lingue; tali aspetti sono tenuti<br />

in particolare considerazione dalle linee<br />

guida dei progetti europei indirizzati<br />

allo sviluppo urbano sostenibile.<br />

I progetti pilota hanno come obiettivo<br />

l’identificazione di misure a costi<br />

contenuti per offrire informazioni agli<br />

abitanti e coinvolgerli nei processi di<br />

pianificazione e rigenerazione di quelle<br />

aree urbane che possono essere di<br />

loro interesse. Il progetto pilota avrà<br />

un approccio “bottom up” e sosterrà i<br />

gruppi locali all’interno di un’area geografica<br />

specifica.<br />

IL PROGETTO PILOTA DI ROMA:<br />

SVILUPPO ORTI URBANI<br />

E GIARDINI CONDIVISI<br />

I processi d’innovazione legati all’utilizzo<br />

delle tecnologie ICT interessano<br />

in modo sempre più coinvolgente non<br />

solo le aziende, ma anche la pubblica<br />

amministrazione locale. Il caso di<br />

Roma è particolarmente interessante,<br />

in quanto la quasi totalità dell’area<br />

area metropolitana cittadina è compresa<br />

entro i limiti comunali (il Comune<br />

di Roma è il più grande in Europa,<br />

in termini di superficie; si tratta di una<br />

configurazione territoriale di rarissimo<br />

riscontro a livello internazionale). In<br />

tale quadro, l’efficienza dei sistemi di<br />

comunicazione digitale riveste un’importanza<br />

particolare, e si configura<br />

come fattore critico per rafforzare la<br />

fiducia nell’amministrazione e per<br />

condividere processi di sviluppo urbano<br />

sostenibile, che interessano un<br />

territorio vastissimo e una struttura<br />

sociale assai complessa.<br />

Roma è ricca di associazioni di cittadini,<br />

tra le quali anche quelle interessate<br />

all’agricoltura urbana, attività assai<br />

diffusa per l’utilizzo delle aree verdi<br />

urbane. L’Amministrazione capitolina è<br />

molto favorevole a tali iniziative poiché<br />

gli orti urbani producono benefici<br />

straordinari sia sul piano sociale sia<br />

per la preservazione e manutenzione<br />

degli spazi verdi. Tuttavia, questo comporta<br />

molto lavoro da parte dell’amministrazione.<br />

L’Amministrazione capitolina<br />

decide d’istituire il ‘Regolamento<br />

per gli orti urbani’ che comprende<br />

le procedure riportate nella tabbella.<br />

Un esempio di applicazione di Smarticipate<br />

allo scenario urbano reale<br />

Un’associazione di abitanti di Roma<br />

vuole realizzare orti urbani e utilizza<br />

Smarticipate allo scopo d’individuare<br />

terreni disponibili. Elabora un progetto<br />

per una determinata area, usando<br />

una applicazione di Smarticipate<br />

molto semplice avente funzioni specifiche<br />

per la progettazione. Grazie a un<br />

sistema di feedback automatici, l’associazione<br />

può migliorare e affinare<br />

il progetto, rispettando i requisiti richiesti.<br />

Una volta che il progetto viene<br />

presentato per quell’area, si pubblica<br />

sulla piattaforma Smarticipate. A partire<br />

da quel momento, altre associazioni<br />

possono intervenire presentando<br />

- entro i tempi stabiliti – una loro proposta<br />

su quella stessa area. Se un’altra<br />

associazione presenta un progetto<br />

ritenuto idoneo per quell’area, subentra<br />

un sistema di sorteggio che assicuri<br />

una scelta indipendente e obiettiva.<br />

L’associazione vincitrice può quindi<br />

iniziare a realizzare il suo orto urbano<br />

mentre all’altra associazione viene<br />

offerta un’area alternativa. I cittadini<br />

possono monitorare l’uso corretto<br />

dell’area, tramite l’app Smarticipate,<br />

informando il Municipio di eventuali<br />

usi illegali. In tal caso, il Municipio<br />

intraprende le dovute azioni legali. Si<br />

tratta di un sistema di controllo che<br />

assicura così un numero crescente di<br />

aree inseribili nella mappa dei terreni<br />

disponibili per l’agricoltura urbana.<br />

54 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


COMMUNITY<br />

Scena 1 - L’associazione ‘I Vicini del Verde’ gestisce un orto urbano nel<br />

Municipio 14 di Roma. I membri dell’associazione condividono il raccolto<br />

per il proprio consumo. L’associazione è cresciuta negli ultimi anni<br />

e necessita di più aree per realizzare le proprie attività di agricoltura<br />

urbana.<br />

Scena 2 Laura informa suo padre, Pietro, il presidente<br />

dell’associazione, dell’esistenza di Smarticipate.<br />

Gli mostra la mappa dei terreni disponibili,<br />

indicati come siti potenziali per orti urbani.<br />

Pietro riceve tutte le informazioni necessarie per<br />

preparare un buon progetto: dimensioni, qualità<br />

suolo, esposizione, fornitura elettricità, accessibilità<br />

e disponibilità d’ acqua. Nota tecnica:<br />

Smarticipate è collegata ai dati disponibili da<br />

piattaforme come quelle di City-Hound, Reter,<br />

ecc , al fine di mostrare i siti disponibili e le loro<br />

potenzialità di sviluppo.<br />

Scena 3 - Pietro prepara un progetto, insieme ad altri membri<br />

dell’associazione, che include un pozzo per l’acqua poiché il terreno<br />

individuato non dispone di acqua potabile e l’acqua proveniente<br />

dal fiume nelle vicinanze è inquinata. Pietro inserisce le<br />

informazioni nell’app Smarticipate, completando così il progetto<br />

in soli 15 minuti.<br />

Nota tecnica: L’app deve essere molto semplice da utilizzare<br />

e accessibile a tutti. Un sistema di domande a risposta chiusa<br />

(SI/NO) è auspicabile per garantire la facilità e la rapidità<br />

nell’uso. Altrimenti molti cittadini rischierebbero di essere<br />

esclusi.<br />

Scena 4- Pietro riceve feedback automatici sul suo progetto. La serra e<br />

il pozzo apportano un valore aggiunto al terreno in termini di qualità<br />

ambientale. Inoltre, la composizione dell’orto è in linea con i requisiti<br />

richiesti. Tuttavia, Pietro riceve un feedback negativo in merito all’autorimessa<br />

che aveva proposto allo scopo di riparare auto e motorini dei<br />

membri della sua associazione.<br />

Scena 5- Pietro è deluso dal feedback negativo sulla sua autorimessa<br />

perché era importante per il suo business plan. Toglie, pertanto,<br />

l’autorimessa. Il business plan sarebbe in tal modo inefficace. Incrementando,<br />

tuttavia, il numero di particelle da adibire ad orto trova<br />

un compromesso. Nota tecnica: Il sistema 3D dell’app deve essere<br />

compatibile con i modelli 3D esistenti adottati dal Municipio. Si<br />

tratterebbe, quindi, di modelli 3D sia creati con l’app sia caricati<br />

attraverso altri programmi digitali.<br />

Scena 6- Smarticipate verifica automaticamente<br />

il progetto. Grazie a questa capacità di<br />

Smarticipate i requisiti richiesti dal Municipio<br />

sono chiari e facilmente rispettati. Pertanto<br />

una notifica annuncia che: “il giorno 1° luglio<br />

un progetto è stato approvato per quest’area.<br />

Altri cittadini interessati possono presentare,<br />

entro una data fissata, un progetto alternativo..<br />

La sfida: il format deve essere progettato in<br />

modo tale da essere automaticamente verificato<br />

mediante la piattaforma Smarticipate.<br />

Come alternativa, una associazione interessata<br />

e selezionata dall’amministrazione capitolina<br />

potrebbe gestire il sistema.<br />

Scena 7 *- Un’altra associazione è effettivamente interessata all’area.<br />

Sviluppa un progetto alternativo che viene approvato. Grazie al sistema<br />

della piattaforma Smarticipate, anche il loro progetto viene orientato<br />

in modo da rispettare i requisiti richiesti. Subentra quindi il sistema di<br />

sorteggio per selezionare il progetto.<br />

*Osservazioni scena 7<br />

Tre opzioni di supporto decisionale per il Municipio:<br />

A. In linea con il Regolamento per gli orti urbani’. Un Comitato del Municipio<br />

seleziona il progetto. La scelta è tuttavia soggettiva e quindi dovrebbe essere<br />

aperta poi a un dibattito cittadino.<br />

B. Votazione online. Cid eve essere la garanzia che tutti possano accedere al<br />

digitale.<br />

C. Sorteggio. Il principio è che qualunque richiedente che rispetti i requisiti<br />

richiesti può avere le stesse possibilità di essere selezionato. Questa ultima opzione<br />

è stata sviluppata appositamente per il progetto Smarticipate.<br />

Scena 8- Alla seconda associazione viene offerta un’area alternativa<br />

che risponde alle proprie esigenze.<br />

La sfida: è opport<strong>uno</strong> aggiornare continuamente la piattaforma<br />

Smarticipate in modo da offrire ai cittadini le possibili alternative<br />

per non lasciare che i cittadini perdano la fiducia perché non<br />

viene selezionata la loro richiesta.<br />

Scena 9- L’associazione ‘I Vicini Verdi’ inizia<br />

l’attuazione del proprio progetto. Prepara il terreno<br />

da adibire a orti, avvia la messa in opera<br />

del pozzo e la realizzazione della serra. L’area è<br />

così grande da consentire loro anche la realizzazione<br />

di un deposito attrezzi.<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 55


COMMUNITY<br />

Scena 10- Un vicino vede il deposito trasformato in garage<br />

e dubita che ciò sia stato consentito dal Municipio. Utilizza<br />

quindi l’app di Smarticipate per averne verifica. La<br />

sua ipotesi è corretta e informa, sempre attraverso l’app,<br />

il Municipio. Nota tecnica: Il monitoraggio delle attività<br />

è assicurato dalla comunità e si compie facilmente. I<br />

loro dispositivi mobili sono collegati direttamente al<br />

Municipio.<br />

Scena 11- Il Municipio invia un proprio funzionario per<br />

controllare l’area interessata. L’esistenza del garage abusivo<br />

è confermata. L’associazione viene quindi avvisata<br />

che il garage deve essere demolito entro 4 settimane,<br />

pena la legittimità a gestire l’area, precedentemente assegnata<br />

su condizioni diverse. L’area tornerebbe così ad<br />

essere di nuovo un terreno disponibile per gli orti urbani<br />

all’interno dell’app Smarticipate.<br />

Scena 12- Smarticipate segue l’intero processo di partecipazione<br />

cittadina per l’uso degli orti urbani nella città<br />

assicurando anche il perseguimento del Regolamento<br />

degli orti urbani.<br />

Nota tecnica: un sistema che si genera automaticamente<br />

e basato su un processo interattivo con gli utenti che<br />

includa tutte le possibili dinamiche interattive.<br />

Il numero delle manifestazioni ricevute<br />

dai cittadini durante il periodo dei<br />

progetti pilota sarà messo in relazione<br />

con i dati quantitativi di partecipazione<br />

cittadina degli anni precedenti per<br />

valutare se iniziative quali Smarticipate<br />

possano essere considerate vincenti<br />

e atte a favorire realmente una maggiore<br />

partecipazione dei cittadini.<br />

Inoltre, la tecnologia Smarticipate<br />

sarà progettata con un grado di flessibilità<br />

tale da garantire la replicabilità<br />

dei risultati del progetto pilota in<br />

altre città.<br />

AUTHOR<br />

Claudio Bordi<br />

claudio.bordi@comune.roma.it<br />

Franco La Torre<br />

franco.latorre@comune.roma.it<br />

Pierluigi Potenza<br />

pierluigi.potenza@@comune.roma.it<br />

Progetti europei, Risorse per Roma<br />

KEYWORDS<br />

smart city; smarticipate platform; open data;<br />

urban planning; 3Dmap; citizens;<br />

ABSTRACT<br />

The smarticipate platform will make open<br />

data available to citizens in an understandable<br />

format. By doing so, it will transform<br />

open data from a little used resource to a<br />

vital tool to plan the future of a city.<br />

Through the platform, users will be able to<br />

see proposed urban planning changes on a<br />

3D map of their city. If the user has an idea<br />

to improve the proposal, they can make the<br />

change directly, observing their alterations in<br />

real time. Other users can also see the new<br />

proposal and comment on it.<br />

If potential changes violate any legal or policy<br />

barriers, the intelligent system will inform<br />

the user and gives detailed reasons based<br />

on the data provided. In addition to making<br />

changes to urban design, citizens will be<br />

able to feed in data from their own locality,<br />

improving data sets.<br />

https://www.smarticipate.eu/platform/<br />

56 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019


COMMUNITY<br />

GEOBEYOND<br />

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<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 57


TELERILEVAMENTO<br />

EVENTS<br />

10° SIMPOSIO INTERNAZIONALE -<br />

L’EMERGENZA DELLA SMART CITY<br />

COLPI, SFIDE, PRATICHE E IMPATTI<br />

SULLA GOVERNANCE PUBBLICA<br />

PROSPETTIVE SULLA TRASFORMAZIONE DELLA<br />

GESTIONE E DELLE ORGANIZZAZIONI PUBBLICHE<br />

Data: 5-7 marzo 2019<br />

Il 5-7 marzo 2019 si terrà il 10 ° Simposio internazionale<br />

e ADIMAP presso il Belval Innovation<br />

Campus, organizzato dall’Istituto lussemburghese<br />

di ricerca socio-economica (LISER) e<br />

dall’Istituto lussemburghese di scienza e tecnologia<br />

(LIST), con la collaborazione di Ecole<br />

Nationale d’Administration Publique (ENAP) e in<br />

collaborazione con LuxReal asbl.<br />

Il tema di questa edizione sarà L’emergere della<br />

Smart City: poste in gioco, sfide, pratiche e<br />

impatti per la governance pubblica. Il Simposio<br />

2019 e ADIMAP si concentreranno sull’emergere<br />

di città intelligenti e sui cambiamenti manageriali,<br />

tecnologici, organizzativi, socioeconomici e<br />

geografici determinati dalla complessità delle<br />

sfide e delle sfide da affrontare per lo sviluppo<br />

urbano in futuro.<br />

Due istituzioni scientifiche lussemburghesi uniranno<br />

le forze per l’evento, LIST e LISER con la<br />

collaborazione di ENAP e in collaborazione con<br />

LuxReal asbl:<br />

La LISER è specializzata nella ricerca economica,<br />

sociale e spaziale, mettendo in discussione<br />

le politiche pubbliche effettuando valutazioni<br />

retrospettive e anticipate sull’impatto di questi<br />

interventi in un contesto interdisciplinare.<br />

LIST, in quanto organizzazione pubblica di ricerca<br />

e tecnologia particolarmente attiva nel<br />

settore delle tecnologie dell’informazione e con<br />

il mandato di accelerare lo sviluppo socio-economico<br />

del paese offrendo consulenza e competenza<br />

alle politiche nazionali e contribuendo<br />

in particolare a portare innovazioni tecnologiche<br />

con impatti socio-economici sul mercato. In<br />

quanto tale, LIST conduce ricerche sullo sviluppo<br />

di modelli, metodi, software e misure per sistemi<br />

intelligenti che combinano aspetti umani<br />

e tecnologici.<br />

La decima versione di questo evento sarà dedicata<br />

a promuovere una cultura di discussione<br />

e dibattito tra università, rappresentanti eletti,<br />

professionisti e consulenti, nonché un trasferimento<br />

di conoscenze redatto scientificamente<br />

per le organizzazioni per il bene comune, l’interesse<br />

generale e il servizio pubblico. Tavole<br />

rotonde, laboratori scientifici e stand tecnologici<br />

saranno a disposizione dei partecipanti.<br />

Maggiori dettagli sono disponibili sul sito Web<br />

dedicato alla conferenza<br />

TEMI<br />

Focus 1: governance pubblica delle Smart Cities<br />

Focus 2: gestione ed economia delle infrastrutture<br />

tecnologiche nelle Smart Cities<br />

Focus 3: Gestione ed economia delle Smart Cities<br />

sotto i riflettori della modellistica e della<br />

mobilità dei sistemi di trasporto<br />

Focus 4: Gestione ed economia degli attori tecnologici,<br />

settoriali, territoriali e dei cittadini delle<br />

città intelligenti<br />

Focus 5: Gestione, economia ed etica dei big<br />

data, sicurezza informatica, libertà pubbliche e<br />

protezione dei dati delle Smart Cities<br />

Focus 6: settore sanitario nelle Smart Cities<br />

Focus 7: mercato del lavoro nelle Smart Cities<br />

Focus 8: Smart Cities: “Le città e la sfida dell’intelligenza”<br />

TERMINI IMPORTANTI<br />

Presentazione della presentazione agli organizzatori<br />

in formato PowerPoint (inglese) - 20<br />

febbraio 2019<br />

Date del 10 ° Symposium - 5 e 6 marzo 2019<br />

Data dell’ADIMAP - 7 marzo 2019<br />

Per maggiori informazioni: https://www.list.lu/<br />

en/event/symposium2019/<br />

*********************************************************<br />

MILANO DIGITAL WEEK 2019:<br />

Intelligenza Urbana<br />

Data: 13 – 17 marzo 2019<br />

Per la sua seconda edizione Milano Digital Week<br />

pone l’attenzione sulla moltitudine di tecnologie<br />

e applicazioni che trasformano la città, il<br />

lavoro e le relazioni umane impattando sul welfare<br />

e i servizi, sulla vita pubblica e privata dei<br />

cittadini.<br />

Dall’intelligenza artificiale alle Smart Communities,<br />

MDW vuole mettere in evidenza i progetti<br />

digitali che provengono da tutti gli attori della<br />

città.<br />

In occasione di Milano Digital Week, è stata<br />

lanciata una call for proposal. La città è stata<br />

chiamata a partecipare in una logica inclusiva<br />

e partecipativa.<br />

MDW attrae e catalizza i numerosi esempi virtuosi<br />

di trasformazione in atto, un’occasione per<br />

tutte le innovazioni digitali per allargare il proprio<br />

pubblico, favorendo lo scambio e la convergenza<br />

dei saperi.<br />

Per maggiori informazioni: https://www.milanodigitalweek.com/<br />

MONITORAGGIO 3D<br />

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58 <strong>SMARTforCITY</strong> - <strong>Numero</strong> 1 2019<br />

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