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feuilleton<br />
feuilleton<br />
all’improvviso lo vide arrivare.<br />
Il volto gli si illuminò. Con un<br />
gesto gli fece capire che avrebbe<br />
dovuto aspettarlo in cucina,<br />
e non appena si fu liberato ci<br />
andò di corsa anche lui.<br />
«Fabrizio, amico mio! Che ci<br />
fai da queste parti?» domandò<br />
felice.<br />
«Sono tornato a Londra per<br />
mio fratello, così ho pensato di<br />
venirti a salutare».<br />
«Sta meglio tuo fratello? Michele,<br />
giusto?»<br />
«Sì, sta meglio, finalmente si<br />
è svegliato. Non solo è uscito<br />
dal coma ma ha anche ripreso<br />
i sensi!» disse il ragazzo, con il<br />
sorriso sulle labbra.<br />
«Sono contento per te, mi fa<br />
veramente un piacere immenso!<br />
Se tu non fossi venuto a trovarmi<br />
sarebbe stato meglio per<br />
te che non lo avessi mai saputo.<br />
Ora devo finire di servire questi<br />
inglesi rompiscatole, ma dopo<br />
festeggeremo insieme. Non<br />
mangeremo quello che ho cucinato<br />
per loro però» concluse<br />
sghignazzando l’albergatore.<br />
La sera passò serenamente. I<br />
due cenarono con un bel piatto<br />
di spaghetti che Fabrizio apprezzò<br />
tantissimo. Egli inoltre<br />
fece la conoscenza della nuova<br />
compagna di Gennarino, una<br />
tedesca di quarant’anni, un po’<br />
silenziosa ma gentile e buffa<br />
nei modi. Gennarino insistette<br />
a lungo affinché Fabrizio rimanesse<br />
ospite da lui, di modo che<br />
alla fine il giovane fu costretto<br />
ad accettare. D’altronde in<br />
quella pensione si sentiva come<br />
a casa.<br />
Il giorno seguente Fabrizio ritornò<br />
in ospedale e trovò Michele<br />
sveglio e perfettamente<br />
cosciente. Stava parlando con<br />
l’infermiere vicino a letto, il<br />
quale a sua volta stava provvedendo<br />
alla rimozione degli aghi<br />
cannula.<br />
Fabrizio si avvicinò timidamente,<br />
quel momento che stava<br />
aspettando da tanto tempo era<br />
finalmente arrivato. Quando<br />
fu proprio davanti al suo letto<br />
lo guardò. Anche Michele lo<br />
guardò silenzioso. Dei due fu<br />
proprio quest’ultimo, nonostante<br />
il lungo e forzato silenzio, a<br />
parlare per primo.<br />
«Ciao, tu chi sei?» chiese con<br />
voce bassa.<br />
«Sono Fabrizio, tuo fratello!<br />
Non mi riconosci più?» replicò<br />
l’altro sbalordito.<br />
Michele rimase in silenzio, lo<br />
studiò un po’ con lo sguardo e<br />
poi, come affaticato dallo sforzo,<br />
si girò dall’altra parte e si<br />
addormentò di colpo. Fabrizio<br />
rimase sbigottito e scosso da<br />
quello che era appena successo.<br />
Andò immediatamente in cerca<br />
del dottor Perking, aveva bisogno<br />
di una qualche spiegazione<br />
che lo rassicurasse. Si dovette<br />
però accontentare di parlare<br />
con un altro dottore, perché<br />
quel giorno Perking era di festa,<br />
dunque non sarebbe venuto<br />
in ospedale.<br />
Il dottore spiegò al ragazzo che<br />
suo fratello si trovava in un<br />
momentaneo stato di amnesia.<br />
Si era svegliato dal coma, ma<br />
era ancora troppo presto perché<br />
fosse completamente lucido.<br />
Michele era in stato confusionale<br />
e la sua memoria ne risentiva.<br />
Una situazione normale<br />
per chi come lui era stato molto<br />
tempo in stato di incoscienza e<br />
aveva subito un trauma fisico<br />
così violento, trauma che per di<br />
più aveva interessato proprio la<br />
zona cranica.<br />
Dopo quella sbrigativa spiegazione<br />
Fabrizio decise di ricominciare<br />
quello che aveva sospeso<br />
la volta precedente. Una<br />
sera, prima di uscire dall’ospedale,<br />
attese che Michele si addormentasse,<br />
poi con la massima<br />
cautela gli sistemò la cuffia<br />
nell’orecchio e fece partire una<br />
canzone del suo lettore mp3.<br />
Sperava che in qualche modo<br />
la musica riuscisse a fargli ricordare<br />
la sua identità, il suo<br />
passato. Premette play e subito<br />
risuonarono inconfondibili le<br />
note di My Way, la canzone più<br />
famosa di Frank Sinatra, una<br />
delle preferite di Michele in assoluto.<br />
Fabrizio, tramite l’altra<br />
cuffia, ascoltava quella canzone<br />
sorridendo, la condivideva<br />
con una delle persone a cui era<br />
maggiormente affezionato e si<br />
lasciava trasportare dal ritmo<br />
inconfondibile.<br />
Alla fine del pezzo, rallegrato<br />
e un po’ commosso, decise<br />
che era giunta l’ora di andare.<br />
Quando però si riavvicinò al<br />
fratello per sfilargli la cuffia<br />
dall’orecchio, si sentì stringere<br />
con decisione la mano. Michele<br />
sembrava essersi parzialmente<br />
svegliato, pareva trattenerlo nel<br />
suo stato di dormiveglia.<br />
«Voglio sentirla un’altra volta<br />
Fabri, un’altra volta soltanto<br />
per favore» disse alla fine con<br />
un filo di voce.<br />
Gli occhi di Fabrizio si illuminarono<br />
di gioia. Il suo piano<br />
aveva funzionato, suo fratello<br />
lo aveva chiamato per nome,<br />
si ricordava di lui. Tutto merito<br />
di quella canzone per entrambi<br />
così significativa, tutto merito<br />
di Frank Sinatra. La sua calda<br />
voce aveva smosso qualcosa<br />
nella memoria assopita del povero<br />
Michele.<br />
«Certo, volentieri» rispose Fabrizio,<br />
premendo di nuovo il tasto<br />
play del suo piccolo lettore.<br />
Riascoltarono la canzone in religioso<br />
silenzio, fino a quando<br />
questa non finì per la seconda<br />
volta. Poi Michele si voltò verso<br />
il fratello e sorrise assonnato.<br />
«Fabri, che cosa è successo?<br />
Dove sono? Non ricordo niente»<br />
disse, stirandosi il collo e la<br />
schiena.<br />
«Siamo a Londra, in ospedale.<br />
Stai tranquillo, va tutto bene<br />
adesso» rispose prontamente il<br />
fratello minore.<br />
«Già, ricordo, sono venuto qui<br />
per lavoro, ma proprio non mi<br />
viene in mente che cosa dovevo<br />
fare» disse Michele confuso. Si<br />
sentiva come un bambino alle<br />
prese con un enorme puzzle,<br />
non riusciva proprio a trovare<br />
le tessere giuste. Alla fine desistette,<br />
chiuse gli occhi e chiese<br />
di poter fumare una sigaretta.<br />
Fabrizio, dopo un attimo di indecisione,<br />
aiutò Michele ad alzarsi<br />
dal letto. Poi i due fratelli<br />
si recarono nel vicino atrio. Là<br />
il più giovane raccontò all’altro<br />
del trasferimento a Venezia, di<br />
come tutti a casa sentissero la<br />
sua mancanza e del dolore che<br />
Lisa e la mamma avevano provato<br />
per tutto quello che era accaduto.<br />
Alla fine si salutarono<br />
con un caloroso abbraccio e si<br />
promisero di continuare la conversazione<br />
l’indomani.<br />
(continua...)<br />
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