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Jolly Roger_02_03

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feuilleton<br />

feuilleton<br />

all’improvviso lo vide arrivare.<br />

Il volto gli si illuminò. Con un<br />

gesto gli fece capire che avrebbe<br />

dovuto aspettarlo in cucina,<br />

e non appena si fu liberato ci<br />

andò di corsa anche lui.<br />

«Fabrizio, amico mio! Che ci<br />

fai da queste parti?» domandò<br />

felice.<br />

«Sono tornato a Londra per<br />

mio fratello, così ho pensato di<br />

venirti a salutare».<br />

«Sta meglio tuo fratello? Michele,<br />

giusto?»<br />

«Sì, sta meglio, finalmente si<br />

è svegliato. Non solo è uscito<br />

dal coma ma ha anche ripreso<br />

i sensi!» disse il ragazzo, con il<br />

sorriso sulle labbra.<br />

«Sono contento per te, mi fa<br />

veramente un piacere immenso!<br />

Se tu non fossi venuto a trovarmi<br />

sarebbe stato meglio per<br />

te che non lo avessi mai saputo.<br />

Ora devo finire di servire questi<br />

inglesi rompiscatole, ma dopo<br />

festeggeremo insieme. Non<br />

mangeremo quello che ho cucinato<br />

per loro però» concluse<br />

sghignazzando l’albergatore.<br />

La sera passò serenamente. I<br />

due cenarono con un bel piatto<br />

di spaghetti che Fabrizio apprezzò<br />

tantissimo. Egli inoltre<br />

fece la conoscenza della nuova<br />

compagna di Gennarino, una<br />

tedesca di quarant’anni, un po’<br />

silenziosa ma gentile e buffa<br />

nei modi. Gennarino insistette<br />

a lungo affinché Fabrizio rimanesse<br />

ospite da lui, di modo che<br />

alla fine il giovane fu costretto<br />

ad accettare. D’altronde in<br />

quella pensione si sentiva come<br />

a casa.<br />

Il giorno seguente Fabrizio ritornò<br />

in ospedale e trovò Michele<br />

sveglio e perfettamente<br />

cosciente. Stava parlando con<br />

l’infermiere vicino a letto, il<br />

quale a sua volta stava provvedendo<br />

alla rimozione degli aghi<br />

cannula.<br />

Fabrizio si avvicinò timidamente,<br />

quel momento che stava<br />

aspettando da tanto tempo era<br />

finalmente arrivato. Quando<br />

fu proprio davanti al suo letto<br />

lo guardò. Anche Michele lo<br />

guardò silenzioso. Dei due fu<br />

proprio quest’ultimo, nonostante<br />

il lungo e forzato silenzio, a<br />

parlare per primo.<br />

«Ciao, tu chi sei?» chiese con<br />

voce bassa.<br />

«Sono Fabrizio, tuo fratello!<br />

Non mi riconosci più?» replicò<br />

l’altro sbalordito.<br />

Michele rimase in silenzio, lo<br />

studiò un po’ con lo sguardo e<br />

poi, come affaticato dallo sforzo,<br />

si girò dall’altra parte e si<br />

addormentò di colpo. Fabrizio<br />

rimase sbigottito e scosso da<br />

quello che era appena successo.<br />

Andò immediatamente in cerca<br />

del dottor Perking, aveva bisogno<br />

di una qualche spiegazione<br />

che lo rassicurasse. Si dovette<br />

però accontentare di parlare<br />

con un altro dottore, perché<br />

quel giorno Perking era di festa,<br />

dunque non sarebbe venuto<br />

in ospedale.<br />

Il dottore spiegò al ragazzo che<br />

suo fratello si trovava in un<br />

momentaneo stato di amnesia.<br />

Si era svegliato dal coma, ma<br />

era ancora troppo presto perché<br />

fosse completamente lucido.<br />

Michele era in stato confusionale<br />

e la sua memoria ne risentiva.<br />

Una situazione normale<br />

per chi come lui era stato molto<br />

tempo in stato di incoscienza e<br />

aveva subito un trauma fisico<br />

così violento, trauma che per di<br />

più aveva interessato proprio la<br />

zona cranica.<br />

Dopo quella sbrigativa spiegazione<br />

Fabrizio decise di ricominciare<br />

quello che aveva sospeso<br />

la volta precedente. Una<br />

sera, prima di uscire dall’ospedale,<br />

attese che Michele si addormentasse,<br />

poi con la massima<br />

cautela gli sistemò la cuffia<br />

nell’orecchio e fece partire una<br />

canzone del suo lettore mp3.<br />

Sperava che in qualche modo<br />

la musica riuscisse a fargli ricordare<br />

la sua identità, il suo<br />

passato. Premette play e subito<br />

risuonarono inconfondibili le<br />

note di My Way, la canzone più<br />

famosa di Frank Sinatra, una<br />

delle preferite di Michele in assoluto.<br />

Fabrizio, tramite l’altra<br />

cuffia, ascoltava quella canzone<br />

sorridendo, la condivideva<br />

con una delle persone a cui era<br />

maggiormente affezionato e si<br />

lasciava trasportare dal ritmo<br />

inconfondibile.<br />

Alla fine del pezzo, rallegrato<br />

e un po’ commosso, decise<br />

che era giunta l’ora di andare.<br />

Quando però si riavvicinò al<br />

fratello per sfilargli la cuffia<br />

dall’orecchio, si sentì stringere<br />

con decisione la mano. Michele<br />

sembrava essersi parzialmente<br />

svegliato, pareva trattenerlo nel<br />

suo stato di dormiveglia.<br />

«Voglio sentirla un’altra volta<br />

Fabri, un’altra volta soltanto<br />

per favore» disse alla fine con<br />

un filo di voce.<br />

Gli occhi di Fabrizio si illuminarono<br />

di gioia. Il suo piano<br />

aveva funzionato, suo fratello<br />

lo aveva chiamato per nome,<br />

si ricordava di lui. Tutto merito<br />

di quella canzone per entrambi<br />

così significativa, tutto merito<br />

di Frank Sinatra. La sua calda<br />

voce aveva smosso qualcosa<br />

nella memoria assopita del povero<br />

Michele.<br />

«Certo, volentieri» rispose Fabrizio,<br />

premendo di nuovo il tasto<br />

play del suo piccolo lettore.<br />

Riascoltarono la canzone in religioso<br />

silenzio, fino a quando<br />

questa non finì per la seconda<br />

volta. Poi Michele si voltò verso<br />

il fratello e sorrise assonnato.<br />

«Fabri, che cosa è successo?<br />

Dove sono? Non ricordo niente»<br />

disse, stirandosi il collo e la<br />

schiena.<br />

«Siamo a Londra, in ospedale.<br />

Stai tranquillo, va tutto bene<br />

adesso» rispose prontamente il<br />

fratello minore.<br />

«Già, ricordo, sono venuto qui<br />

per lavoro, ma proprio non mi<br />

viene in mente che cosa dovevo<br />

fare» disse Michele confuso. Si<br />

sentiva come un bambino alle<br />

prese con un enorme puzzle,<br />

non riusciva proprio a trovare<br />

le tessere giuste. Alla fine desistette,<br />

chiuse gli occhi e chiese<br />

di poter fumare una sigaretta.<br />

Fabrizio, dopo un attimo di indecisione,<br />

aiutò Michele ad alzarsi<br />

dal letto. Poi i due fratelli<br />

si recarono nel vicino atrio. Là<br />

il più giovane raccontò all’altro<br />

del trasferimento a Venezia, di<br />

come tutti a casa sentissero la<br />

sua mancanza e del dolore che<br />

Lisa e la mamma avevano provato<br />

per tutto quello che era accaduto.<br />

Alla fine si salutarono<br />

con un caloroso abbraccio e si<br />

promisero di continuare la conversazione<br />

l’indomani.<br />

(continua...)<br />

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