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appetizers<br />
appetizers<br />
giovane fra i due ragazzi con<br />
la fascia rossa sui gambuli dei<br />
pantaloni:<br />
«Buongiorno, è la signora Laguardia?»<br />
Si capiva che voleva<br />
sorridere ma non gli veniva.<br />
«Sì», rispose la mamma di Daniele,<br />
alla quale invece il sorriso<br />
le stava perdendo lentamente<br />
di vigore.<br />
«Possiamo entrare?» chiese<br />
il carabiniere girandosi fra le<br />
mani una cartelletta rigida con<br />
la copertina azzurra.<br />
«Avanti…», e nel dirlo indicò<br />
istintivamente la porta della cucina.<br />
Subito dopo ci ripensò e<br />
avrebbe voluto correggere l’indicazione<br />
indirizzando i due<br />
visitatori verso il salotto. Ma<br />
era tardi: già stavano andando<br />
verso la cucina. La donna,<br />
mentalmente, ricostruì tragitti<br />
e relative tempistiche degli<br />
spostamenti del marito da casa<br />
fino alla fabbrica: era uscito<br />
da nemmeno un quarto d’ora e<br />
concluse che, anche nelle peggiori<br />
delle ipotesi, non ci sarebbe<br />
stato abbastanza tempo<br />
perché i carabinieri fossero già<br />
lì ad avvisarla …di chissà poi<br />
quale disgrazia. Tratte le sue<br />
conclusioni recuperò un po’ di<br />
tranquillità.<br />
«Lei è la figlia di Ottavio Laguardia<br />
e della signora Michelina»<br />
fu la domanda senza interrogazione,<br />
fatta sempre del<br />
meno giovane fra i due. Una<br />
domanda scontata, pronunciata<br />
per dovere di rito e per prendere<br />
tempo. Nello stesso istante in<br />
cui la domanda veniva pronunciata,<br />
nella mente della mamma<br />
di Daniele saettò un lampo che<br />
congiunse la notizia della sera<br />
prima con la presenza dei due<br />
militari e si lasciò cadere, senza<br />
resistenza, sulla sedia più vicina.<br />
«Siamo stati contattati dai nostri<br />
colleghi di Balvano signora,<br />
ieri c’è stato un brutto<br />
terremoto che pare abbia fatto<br />
grossi danni. Da allora dei suoi<br />
genitori non abbiamo notizie;<br />
la loro casa, come molte altre<br />
del paese, è crollata. I soccorritori<br />
sono arrivati sul posto da<br />
poco e stanno facendo tutto il<br />
possibile per salvare la popolazione».<br />
Prima di proseguire, il<br />
meno giovane, raccolse dallo<br />
sguardo del commilitone più<br />
giovane tutto il coraggio che<br />
poté trovarci perché, il suo, non<br />
era sufficiente per portare a termine<br />
il messaggio:<br />
«Ci riferiscono di avere ragione<br />
nel credere che i suoi genitori<br />
siano intrappolati sotto le macerie…<br />
verrà fatto tutto il possibile<br />
per salvarli».<br />
Dopo quella frase la mamma<br />
di Daniele ricorda di avere udito<br />
solo ronzii e piccoli rumori<br />
lontani, secchi o ovattati che si<br />
alternavano fra di loro. Quanto<br />
erano distanti da lei i suoni che<br />
sentiva? Non riusciva a collocarli<br />
nello spazio. E cosa ci<br />
faceva lì suo marito? Ma non<br />
doveva essere a lavoro? Si ricordava<br />
bene di averlo salutato<br />
e visto uscire. Perché era<br />
tornato? E perché Daniele non<br />
era a scuola? Il carabiniere che<br />
le aveva tenuto la testa, mentre<br />
beveva l’acqua dal bicchiere<br />
che le aveva porto, era ancora<br />
lì: parlava con suo marito…<br />
Ma allora era tutto vero!!<br />
Daniele entrò in cucina strascicando<br />
lo zaino e la voglia di<br />
andare a scuola. Sono passati<br />
trentasette anni e, ancora, non<br />
saprebbe dire se a colpirlo di<br />
più fu l’immagine della mamma<br />
che si teneva la testa fra le mani<br />
o la presenza dei due uomini in<br />
divisa. E come si permettevano<br />
di comportarsi come se fossero<br />
a casa loro? Uno dei due uscì<br />
dalla cucina e, in corridoio, si<br />
mise ad armeggiare alla rubrica<br />
del telefono. L’altro apriva<br />
e chiudeva cassetti e ante dei<br />
pensili. Poi, finalmente, sembrò<br />
che entrambi avessero trovato<br />
quello che cercavano: il primo<br />
telefonò a qualcuno; parlava<br />
sottovoce e Daniele non capì di<br />
cosa e a chi stesse chiedendo di<br />
tornare a casa appena possibile.<br />
L’altro, dopo aver trovato il<br />
bicchiere aveva trovato anche<br />
il barattolo dello zucchero. Poi,<br />
il più giovane dei due, chiese a<br />
Daniele di fargli vedere la sua<br />
camera. Chi l’avrebbe mai detto:<br />
anche lui era un tifoso della<br />
Parventana e raccontò di avere<br />
gli stessi poster appesi nella sua<br />
stanza. E poi si trovarono d’accordo<br />
anche su quello che era<br />
successo il giorno prima: se non<br />
gli avessero negato quel rigore<br />
(era chiaro come il sole che<br />
c’era!) un punto la Parventana<br />
l’avrebbe guadagnato e adesso<br />
sarebbe sesta in classifica, ancora<br />
in bazzica per la Coppa dei<br />
Campioni:<br />
«Senti Daniele, oggi a scuola<br />
non ci andrai. Alla maestra<br />
glielo andiamo a dire io e il mio<br />
collega».<br />
«Io non ce l’ho più la maestra,<br />
sono in prima media».<br />
«E allora glielo andiamo a dire<br />
ai professori». Daniele teneva<br />
e temeva quel colloquio: lo teneva<br />
con la massima attenzione<br />
per rimanere sulla neutralità di<br />
“genere”, non sapendo se dargli<br />
del “tu” a quel carabiniere che<br />
si dimostrava così amico, quasi<br />
compagno di non capiva cosa,<br />
oppure del “lei” come avrebbe<br />
dovuto in virtù del ruolo,<br />
dell’età e della divisa che portava.<br />
E lo temeva: cosa ci facevano<br />
i carabinieri in casa sua<br />
a quell’ora? E se anche fosse<br />
stata un’altra ora, cosa sarebbe<br />
cambiato?<br />
«I professori ci hanno detto che<br />
il passaggio dalle elementari<br />
alle medie è un salto importante<br />
e bisogna fare meno assenze<br />
possibile».<br />
«Vorrà dire che appena finito il<br />
turno vado dai professori a farmi<br />
dare i compiti e li facciamo<br />
insieme. Ti fidi se ti aiuto io?»<br />
E come avrebbe potuto non fidarsi<br />
di un tifoso della Parventana?<br />
Il babbo di Daniele entrò nella<br />
cameretta senza che Daniele<br />
lo avesse sentito rientrare in<br />
casa. Solo allora si rese conto<br />
dell’orario e che, se anche fosse<br />
uscito subito e si fosse messo<br />
a correre, avrebbe fatto tardi a<br />
scuola e temette di essere sgridato.<br />
Il carabiniere con cui aveva<br />
passato l’ultima mezz’ora a<br />
parlare di calcio, di scuola, di<br />
fumetti e di telefilm americani<br />
diede la mano al signor Tempestini;<br />
salutò Daniele invitandolo<br />
ad andare a trovarlo in caserma<br />
e uscì.<br />
Il padre guardò Daniele ma invece<br />
di sgridarlo gli disse che<br />
aveva bisogno di lui; che doveva<br />
comportarsi da ometto e di<br />
prepararsi qualcosa che bisognava<br />
andare dai nonni a Balvano.<br />
Per strada avrebbero parlato;<br />
gli avrebbe spiegato tutto.<br />
Intanto disse soltanto:<br />
«Non fare arrabbiare la mamma».<br />
“Perché”, si chiese Daniele,<br />
“quando mai la faccio arrabbiare?”<br />
Dalla finestra guardò i due<br />
carabinieri salire lenti, quasi<br />
senza forza, sul pullmino Fiat<br />
900 con il lampeggiante blu<br />
proprio al centro del tetto bianco<br />
e pensò “quando sarò carabiniere<br />
mi comporterò come<br />
loro”. Senza saperlo, aveva appena<br />
preso la più grande nondecisione<br />
della sua vita.<br />
*****<br />
L’appuntato Daniele Tempestini<br />
si riscosse dai suoi pensieri<br />
quando Fausto Pierobon frenò<br />
davanti alla trattoria Da I’ Daddi.<br />
Erano le quattordici e trenta<br />
in punto e il loro turno di servizio<br />
era terminato... o quasi: il<br />
Pierobon doveva riportare l’Alfa<br />
in caserma.<br />
La tensione per l’inseguimento<br />
e l’incidente della sera precedente<br />
era ancora viva nelle<br />
“corde” dell’appuntato. La piacevolezza<br />
di mettere le gambe<br />
sotto al tavolo insieme all’amico<br />
maresciallo, seppur per parlare<br />
di lavoro, lo avrebbe però<br />
disteso e rasserenato. Il maresciallo<br />
Caglioma, dal canto<br />
suo, quando vide l’amico entrare<br />
nella veranda dell’osteria,<br />
chiuse il giornale scuotendo la<br />
testa e si alzò per salutarlo:<br />
«Stavo leggendo un articolo di<br />
Lando Faria», disse come per<br />
giustificarsi.<br />
«L’ho immaginato da come<br />
scuotevi la testa. Ha travisato<br />
un altro fatto di cronaca?»<br />
«No, questa volta pontifica sul<br />
rilancio dell’economia locale;<br />
ha riempito un’intera pagina.<br />
L’ho appreso adesso leggendo:<br />
a Pasticci è stato approvato<br />
il nuovo Piano Regolatore…<br />
Mangiamo, ma poi con calma<br />
voglio finire di leggere tutte le<br />
esaltazioni che ha scritto».<br />
Si erano dati appuntamento per<br />
parlare dell’omicidio Loiodice<br />
e, il maresciallo, vi ci portò il<br />
discorso senza perdere tempo.<br />
Iniziò raccontando del colloquio<br />
che aveva avuto due giorni<br />
prima con il gestore del bar<br />
California. L’appuntato lo lasciò<br />
terminare prima di esporre<br />
la sua perplessità:<br />
«Possibile che il Maresca non<br />
conosca Onofrio Cinà e Orlando<br />
Cuccioni?»<br />
«Certo che li conosce, ma te<br />
l’ho già detto, nessuno in tutta<br />
Pasticci e nemmeno in provincia<br />
di Parvenze farà mai il loro<br />
nome».<br />
«La descrizione dei due personaggi<br />
e della Mercedes però<br />
sono inequivocabili».<br />
«Appunto, si è spinto fino dove<br />
ha avuto il coraggio di farlo. Da<br />
lui più di questo non sapremo<br />
ma a noi, per il momento, ci basta<br />
per sapere che Martino Loiodice,<br />
in qualche modo, aveva<br />
a che fare con i Cinà».<br />
«E dai racconti della fidanzata<br />
è venuto fuori qualcosa di interessante?»<br />
«Ha precisato di non essere più<br />
la sua ragazza; continuavano a<br />
frequentarsi occasionalmente<br />
ma non stavano più insieme».<br />
«Cosa cambia?»<br />
«Per noi nulla. Ho notato fin da<br />
subito che Erminia, questo è il<br />
ANNO II • NUMERO III • marzo-aprile 2019 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />
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