GEOmedia_1_2019
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Rivista bimestrale - anno XXIII - Numero 1/2019 - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma
TERRITORIO CARTOGRAFIA
GIS
CATASTO
3D
INFORMAZIONE GEOGRAFICA
FOTOGRAMMETRIA
URBANISTICA
GNSS
BIM
RILIEVO TOPOGRAFIA
CAD
REMOTE SENSING SPAZIO
EDILIZIA
WEBGIS
UAV
SMART CITY
AMBIENTE
NETWORKS
LiDAR
BENI CULTURALI
LBS
Gen/Feb 2019 anno XXIII N°1
La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente
Fotografare
l'invisibile
CLIMATE PROOF
PLANNING
TOPONOMASTICA E
NUMERAZIONE CIVICA
SURVEY INTEGRATO
DEL PORTO DI HAITI
Porta il #fresh surveying nel tuo business con
innovazioni uniche e pratiche di GeoMax
30°
(video) Zoom3D Catalogo Generale Zenith 35 Pro
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works when you do
Technology For All, al via la call per il
Forum dell’innovazione geospaziale
Nell’evento annuale dedicato all’innovazione delle tecnologie geospaziali, vorrei sottolineare
la frase "forum dell’innovazione" in quanto quest’evento ha una particolare distinzione e un
ruolo nella comunità geospaziale italiana principalmente per quello che non è.
TFA non è una conferenza per l'utente finale, come i grandi eventi dei produttori, quali ad
esempio HxGN, Trimble, Esri, Bentley Systems, etc., tuttavia numerose presentazioni di
applicazioni e progetti si caleranno nei temi e nei focus del Forum.
TFA non è una fiera con mostra di prodotti per il commercio come INTERGEO,
CONEXPO, SAIE, etc. ma avrà anche uno spazio espositivo per le tecnologie e le soluzioni
emergenti consolidate, sempre coerenti con il tema e il focus del Forum.
Ciò che TFA porta come innovazione è l'opportunità di dialogo tra i vari livelli per la
collaborazione nel risolvere problemi globali e mettere in relazione la domanda con l’offerta di
servizi nel mondo del geospaziale.
Ne è testimone il metodo adottato che vedrà una esperienza di rilievo sul campo seguita
dall’illustrazione e discussione dei risultati. Ma dobbiamo ricordare ai nostri lettori che sono
coinvolti nella geomatica, nel monitoraggio, nell’ingegneria civile e nelle costruzioni, che
parlare di dati geospaziali non è parlare solo di GIS. TFA infatti include molti campi che si
occupano della crescita della cattura della realtà da convertire in digitale, assicurando la qualità
delle masse di dati geospaziali, che vengono generate e trasportate nei sistemi di gestione.
Quest’anno Technology for All si unirà alla Maker Faire Europe con il fine di avviare un
discorso sulle tecnologie innovative che hanno cambiato l’approccio della conoscenza e della
misura di ciò che ci circonda, fino a ieri segnata da specialisti di tecniche che oggi sono state
inglobate da sistemi software e hardware automatici e robotizzati.
In questo processo che vede sempre più la macchina ed il sensore agire in prima persona le
tecnologie recentemente messe a punto sconvolgono i processi di produzione generando
sempre nuove modalità di acquisizione delle informazioni. E c’è da considerare che il numero
di sistemi che acquisiscono dati è in continuo aumento: solo la costellazione Copernicus
produce due Terabyte di dati al giorno di immagini della Terra. L'intelligenza artificiale ci
aiuterà a trattare tutti questi dati ma per questo necessita un avvio dei processi di innovazione
a tutti i liveli.
Processi, tecnologie e sistemi, innovativi ma consolidati, saranno presentati nella prossima
edizione del TFA ove la scienza si incontrerà con l’innovazione della Maker Faire Roma che
ora, sempre di più, chiama intorno a sé il mondo accademico, della ricerca e dell’industria per
creare approfondimenti verticali e fare sistema.
Technology For All
a Roma nella Maker Faire Europe dal 18 al 20 ottobre 2019
http://technologyforall.it
http://2019.makerfairerome.eu
La CALL per gli innovatori del mondo geospaziale è aperta.
Buona lettura,
Renzo Carlucci
In questo
numero...
Focus
REPORT
Climate Proof
Planning: l’uso
del remote sensing
a supporto della
vulnerabilità a scala
urbana
di Denis Maragno, Francesco
Ruzzante, Vittore Negretto,
6
Francesco Musco
LE RUBRICHE
30 AEROFOTOTECA
46 AGENDA
12
Fotografare
l'invisibile? Si può
fare, e con la massima
precisione e risoluzione
A cura di ProfiloColore
In copertina alcune immagini
relative alle potenzialità
della fotocamera modificata
in partnership con Nital/
Nikon Italia da Profilocolore
una struttura dedicata allo
sviluppo di sistemi per misure
spettrali radiometriche e
colorimetriche basati su
fotocamere tradizionali
modificate.
16
database misit –
mappatura delle
inFormazioni
di strutture e
inFrastrutture sul
territorio
di donato abruzzese,
enRiCo Lo re, sILVIo
PierdiLuca, Vincenzo reaLe
geomediaonline.it
GEOmedia, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.
Da più di 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei
processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,
in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.
In questo settore GEOmedia affronta temi culturali e tecnologici
per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi
geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,
della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e
spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.
26
Servizi di GeoICT
a supporto della
qualità dei dati per la
toponomastica
di Vincenzo Bevilacqua,
Fabio De Cicco, Antonio De
Piano, Monica Sebillo
INSERZIONISTI
3Dtarget 23
aerRobotix 14
Epsilon 22
Esri Italia 15
Geomax 2
GIS3W 10
Gter 28
Image S 25
Planetek Italia 37
Descrizione di un
flusso di lavoro
ibrido laserfotogrammetrico
per la scansione del
mondo reale
di Nicola Santoro
32
Stonex 47
Studio SIT 41
TFA2019 24
Teorema 46
Topcon 48
Survey integrato42
per la ricostruzione
del porto di Haiti
di Andrea Faccioli
38 ROMA.
Una geografia
della
numerazione
civica
di Valerio Zunino
Nello sfondo una immagine
Sentinel-2 del programma
europeo Copernicus su Nairobi,
una delle città dell’Africa
orientale a più alto tasso
di crescita. La popolazione di
Nairobi è aumentata in modo
significativo negli ultimi 30
anni, con gli abitanti delle
zone rurali riversatisi nell’area
urbana in cerca di lavoro.
La città, visibile al centro
dell’immagine, ora conta una
popolazione di oltre 3 milioni
di individui, con la grande
maggioranza distribuita su
più di 200 bidonville. Kibera,
che può essere individuata
come una chiazza di colore
chiaro presso il confine
sud-occidentale della città, è
considerata la più vasta area
dei bassifondi di Nairobi.
Molti dei sui abitanti vivono
in piccole baracche di fango,
con pochi servizi sanitari,
mancanza di elettricità ed
uso limitato di acqua pulita.
I dati forniti dalla missione
Copernicus Sentinel-2 possono
aiutare nel monitoraggio
dei cambiamenti delle aree
urbane e nei cambiamenti
nell’uso del suolo.
una pubblicazione
Science & Technology Communication
Direttore
RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it
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Salvemini, Domenico Santarsiero, Attilio Selvini,
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Redazione
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Rivista fondata da Domenico Santarsiero.
Numero chiuso in redazione il 29 gennaio 2019.
FOCUS
Climate Proof
Planning:
l’uso del remote
sensing a supporto
della vulnerabilità
a scala urbana
di Denis Maragno, Francesco Ruzzante,
Vittore Negretto, Francesco Musco
La sperimentazione risponde
alla necessità di integrare,
tramite informazioni di remote
sensing, i quadri conoscitivi
a supporto dell’adattamento
del territorio agli impatti
del cambiamento climatico.
Utilizzando due metodologie
replicabili è stato elaborato
un atlante delle superfici che
sia alla base di successive
considerazioni sui servizi
ecosistemici, l’analisi della
vulnerabilità e l’individuazione
di zone prioritarie su cui
intervenire.
Le questioni urbane legate
al cambiamento climatico
stanno entrando con
una crescente urgenza nelle
agende politiche locali, ponendo
nuove questioni nei processi
consolidati di gestione della
città. Secondo le previsioni
dell’IPCC, i fenomeni legati
al cambiamento climatico andranno
intensificarsi nei prossimi
decenni (IPCC, Climate
change 2007: Synthesis Report,
Summary for policy makers,
4th Assessment Report, 2007)
e gli eventi estremi legati al
clima costituiranno in misura
crescente un rischio per le città
e i sistemi ambientali (IPCC,
2012), causando su scala locale
danni alle loro componenti
sociali, economiche e fisiche
(IPCC, 2015).
Assunte le aggravanti dipendenti
dall’aumento dei fenomeni
atmosferici estremi, le città
e gli enti preposti al governo
del territorio sono chiamati ad
una definizione spaziale delle
vulnerabilità che introduca e
accompagni la costruzione di
strategie di resilienza al cambiamento
climatico chiamato
anche climate-proof planning.
Nella pianificazione territoriale,
porre come obiettivo l’aumento
della resilienza significa rinnovare
ed adattare i territori,
introducendo nel modello di
analisi quelle variabili che configurano
i sistemi socioeconomici,
ambientali e morfologici,
in modo da diminuire e rispondere
agli impatti provenienti da
shock esterni che destabilizzano
le attuali configurazioni urbane.
(Folke C., 2002)
Pertanto, per dare una risposta
in linea con quelle che sono gli
impatti climatici che agiscono
nell’ambiente urbano è necessaria
un accrescimento dei quadri
6 GEOmedia n°1-2019
FOCUS
Lakatamia-Strovolos (Cipro)
Peristeri
(Grecia)
Casi Studio
Reggio Emilia
(Italia)
Edificato SIT Locale SIT Locale SIT Locale
Area stradale SIT Locale SIT Locale SIT Locale
Fonte dati
disponibili
Idrografia
Aree agricole,
Aree naturali
SIT Locale
OpenData, CLC
(Copernicus)
OpenData, CLC
(Copernicus)
OpenData, CLC
(Copernicus)
SIT Locale
SIT Locale
Verde pubblico
e attrezzato
SIT Locale
OpenData, CLC
(Copernicus)
SIT Locale
Tab. 1 – Fonte dati disponibili per ciascun caso studio: SIT Locale, in riferimento ai dati reperibili e/o forniti dal Sistema Informativo Territoriale
dell’Ente/Pubblica Amministrazione locale di riferimento; OpenData (distribuito con accesso gratuito, aperto), Uso del suolo dal programma
Corine Land Cover aggiornato al 2012 del Portale Europeo Copernicus Land Monitoring Service.
conoscitivi vigenti, oggi carenti
soprattutto a scala locale, al fine
di valutare la vulnerabilità ed il
rischio indotti su un determinato
territorio. (Maragno, Musco,
& Patassini, 2017)
Le sperimentazioni qui descritte,
in merito alla creazione di
nuove informazioni e l’integrazione
coi quadri conoscitivi
esistenti sono state elaborate
dal gruppo di ricerca IUAV
- Planning Climate Change
all’interno del progetto LIFE
UrbanProof trattando come
casi studio tre ambiti territoriali
diversi: Reggio nell’Emilia
(Emilia-Romagna, Italia),
Lakatamia e Strovolos (Nicosia,
Cipro), Peristeri (Atene,
Grecia).
Lo studio delle vulnerabilità agli
impatti climatici dei 3 territori
è stato declinato a riguardo
dei fenomeni di allagamento
(runoff urbano) e di isola di
calore urbana (UHI). Poiché il
rapporto tra elementi vegetali
e elementi antropici in campo
urbano costituisce una variabile
fondamentale per definire le
aree meno resilienti agli impatti
menzionati (Leopold, 1968)
(Oke, 1981) (Hall, 1984),
l’obiettivo del lavoro è stato la
creazione di un atlante sintetico
delle superfici. L’atlante, di natura
vettoriale e georiferito, definisce
la composizione dei suoli
urbani con diversi gradi di precisione
a seconda delle tecnologhe
utilizzate. Con questa informazione
è possibile supportare
la valutazione della vulnerabilità
e del rischio delle caratterizzazioni
fisiche-morfologiche dei 3
casi studio.
Metodologia
Dati iniziali
L’obiettivo della ricerca è identificare
e quantificare la presenza
degli elementi vegetali in ambito
urbano, presenti sia nelle superfici
pubbliche che in quelle
private. Tra gli obiettivi del progetto
europeo, grazie al quale la
sperimentazione ha avuto luo-
Fig.2 –
Cipro
- Ortofoto
RGB,
quadri
conoscitivi
esistenti,
elaborazioni
prodotte
e nuovi
quadri conoscitivi.
GEOmedia n°1-2019 7
FOCUS
Fig. 3 –
Grecia - Immagine
satellitare
Sentinel-2A,
quadri conoscitivi
esistenti,
elaborazioni
prodotte e
nuovi quadri
conoscitivi.
go, vi è la strutturazione di un
approccio di lavoro replicabile
in tutte le città, a partire dalla
metodologia costruita per i casi
studio.
Al tal fine il lavoro è iniziato
con la creazione di geodatabase
contenenti le informazioni
essenziali normalmente disponibili
in ogni città: edificato,
infrastrutture stradali, idrografia
(tab.1). Questi elementi, congiunti
ai risultati ottenuti attraverso
il telerilevamento, sono
stati integrati nel processo di
lavoro in modo da restituire un
dato finale quanto più preciso e
attinente per la ricostruzione di
uno stato di fatto attraverso un
atlante delle superfici.
Al fine di localizzare gli elementi
vegetali in ambito urbano,
sono stati applicati metodi di
analisi differenti a seconda della
tipologia di dato elaborabile
presente in ciascuna città. I prodotti
da telerilevamento sono
stati ottenuti elaborando immagini
acquisite da fonti satellitari,
dai rilievi aerofotogrammetrici
condotti con mezzo aereo e
UAV/SAPR.
Metodi per l’individuazione
del verde
Le metodologie di lavoro sono
state strutturate a seguito dei
dati raster acquisiti in partenza
secondo due casistiche così
riassunte: nella prima (MS)
troviamo una composizione
di bande dentro lo spettro del
visibile, Rosso (R), Verde (G) e
Blu (B), nella seconda (NDVI)
si ha in aggiunta anche la banda
Infrarosso-vicino (I). (tab.2)
I raster RGB sono stati processati
utilizzando la tecnologia
di Multiresolution segmentation
(MS) al fine di poter valutare
complessivamente non i singoli
pixel, bensì l’aggregazione degli
stessi ottenuta dall’omogeneità
di firma spettrale.
Utilizzando la MS, le immagini
sono state partizionate in
regioni significative individuate
secondo i criteri di omogeneità
region-based (Young Gi Byun,
2012), ottenendo come primo
risultato oggetti più semplici
da interpretare ed elaborare.
L’omogeneità dei pixels è
definita dalla combinazione
di colori (misurata nei valori
spettrali delle tre bande) e dalla
forma (caratteristica data da
uniformità e compattezza). Le
regioni finali sono il prodotto
del raggruppamento progressivo
dei pixels tra loro adiacenti.
(Ahmed Darwish, 2003)
Svolta questa fase di segmentazione
(Brandon Rumiser,
2013), è stata posta come regola
di classificazione degli oggetti
un rapporto inversamente proporzionale
tra la differenza tra
spettro verde e rosso rispetto
alla somma dello spettro verde e
rosso, misurato su ciascuna porzione
già individuata (Tucker,
1979).
Osservando il valore di questo
parametro sperimentale nelle
zone con presenza di vegetazione,
è stato possibile estendere
una classificazione preliminare
su ogni singola regione con
vegetazione individuata nell’immagine.
Attraverso una valutazione
comparativa con l’immagine
originale è stata impostata
una soglia ai valori così ottenuti
per poter distinguere tra vegetazione
e regioni impermeabili.
Questa soglia varia in base alla
tecnologia e alla stagionalità del
rilevamento.
I raster RGB-I (con banda
Infrarosso-vicino) sono stati
processati applicando come
discriminante l’indice vegetazionale
NDVI (Rouse, 1974)
restituendo quindi il grado di
attività clorofilliana delle cellule
vegetali che costituiscono gli
elementi biotici sopra il suolo.
Per classificare le superfici è stato
vagliato un valore positivo (J.
Weier, 2000), da adottare per la
classificazione, tale da omogeneizzare
la presenza e l’assenza
8 GEOmedia n°1-2019
FOCUS
di vegetazione confrontabile
direttamente nell’immagine di
partenza.
I risultati ottenuti da questi due
processi sono stati successivamente
elaborati integrando le
fonti già disponibili caratteristiche
per ogni tipo di superficie.
Alle superfici verdi sono state
sommate dall’uso del suolo, le
aree attrezzate a verde pubblico
e le aree agricole. Alle superfici
non verdi sono state sottratte
invece le stesse aree attrezzate
a verde pubblico e le aree
agricole, le aree edificate ed
attraversate da strade (prese in
considerazione separatamente),
e le aree costituite da elementi
idrografici.
Applicazione della
metodologia ai casi studio
Il caso Cipriota (fig.2) presenta
in partenza ortofoto acquisite
con volo aereo ad una risoluzione
geometrica di 50 cm per pixel
ed a risoluzione radiometrica
a tre bande RGB. In questo
caso è stata utilizzata la prima
metodologia di riconoscimento
mediante MS, producendo
un dato abbastanza dettagliato
quantitativamente, ossia nella
conformazione e dimensione
geometrica delle aree, ma
qualitativamente da raffinare
in merito dell’attribuzione del
verde, in quanto, integrando
successivamente le altre fonti
note indicate in premessa, è
possibile minimizzare gli scarti e
le eccedenze verificabili da falsi
positivi (oggetti verdi abiotici) o
aree non
Il caso Greco (fig.3) è stato svolto
utilizzando i dati satellitari
acquisiti dalla missione ESA
Sentinel-2, con una copertura
geografica frequente garantita
soprattutto nell’area Europea.
Il dato di riferimento che è
stato consultato fa riferimento
al sensore Sentinel-2 MSI
(MultiSpectral Instrument) a
livello di processo 2A, quindi
con valori radiometrici di riflettanza
corretti sotto l’atmosfera
(ESA, 2018). La risoluzione
spettrale di questo dataset mette
a disposizione anche una banda
di vicino infrarosso ad una riso-
Fig. 4 - Reggio
Emilia -
Immagine da
UAV/SAPR,
quadri
conoscitivi
esistenti,
elaborazioni
prodotte e
nuovi quadri
conoscitivi.
Lakatamia-Strovolos
(Cipro)
Peristeri
(Grecia)
Casi Studio
Reggio Emilia
(Italia)
Tecnologia di
acquisizione
Rilievo aereo
Dataset Satellitare
Rilievo UAV/
SAPR
Specifiche
dati
elaborati
Risoluzione
geometrica
Risoluzione
spettrale
0.50 m/px 10 m/px (per RGBI) 0.20 m/px
3 bande -
RGB
Multispettrale –
RGBI
4 bande -
RGBI
Metodo applicato 1. MS 2. NDVI 2. NDVI
Tab. 2 - Tipologia di dato e metodo applicato a ciascun caso studio: in base alla presenza/assenza della banda vicino-infrarosso (NIR) e alle
specifiche dei dati si è determinata la presenza di vegetazione seguendo il metodo di analisi più appropriato.
GEOmedia n°1-2019 9
FOCUS
luzione di 10 m per pixel, come
anche per le bande RGB. In
questo caso è stato possibile applicare
la seconda metodologia
utilizzando l’indice NDVI. A
livello qualitativo, vista la bassa
risoluzione di partenza, a maggior
ragione è stato necessario
integrare con le altre fonti note
i risultati preliminari ottenuti
classificando l’NDVI per i due
insiemi di superfici.
Il caso Italiano di Reggio Emilia
(fig.4) si basa su dati di partenza
da ortofoto ad alta risoluzione
acquisite da mezzo UAV/SAPR.
Sono state elaborate immagini
con le quattro bande (RGB e
infrarosso-vicino) a risoluzione
geometrica di 20 cm per pixel.
Il processo è stato svolto adottando
la seconda metodologia,
classificando dunque i valori
di NDVI che distinguono le
superfici sulla base della risposta
vegetazionale. L’integrazione
con altri dati noti è stata svolta
per includere i terreni agricoli
incolti e per raffinare geometricamente
i risultati.
Discussione
I risultati emersi da queste sperimentazioni
mettono in luce che
il dettaglio dei quadri elaborati
è legato alla risoluzione e alla
natura della fonte iniziale del
dato. Nell caso studio di Reggio
Emilia è stato possibile distinguere
con maggiore precisione
le tipologie di superfici, localizzando
porzioni di verde ad una
scala dettagliata ed a più ampio
spettro.
Il processo di MS condotto a
Cipro ha messo in luce che,
nonostante l’assenza della banda
dell’infrarosso, la funzione
di segmentazione consente di
distinguere con precisione le
superfici. Confrontando tecnicamente
la procedura di MS
rispetto ad una tradizionale
fotointerpretazione manuale,
è stato possibile impostare un
valore di soglia grazie al quale
lo scarto tra le due elaborazioni
è minimo. Validando il dato in
una porzione di territorio campione,
è poi possibile estendere
il processo di individuazione
delle superfici su aree vaste in
maniera automatizzata, efficiente
e precisa.
Il caso greco invece, trattando
dati di partenza provenienti
da una sorgente Open data
e a copertura globale, apre la
strada ad un tipo di restituzione
potenzialmente estendibile
ovunque, tenendo sempre e
comunque in considerazione le
altre fonti cartografiche esistenti
che consentono di limitare errori
computabili dai falsi positivi
maggiormente riscontrabili a
basse risoluzioni.
I limiti dei processi applicati da
sottolineare sono l’esclusione
delle coperture verdi sopra gli
edifici in quanto esclusi a monte
come tutte le aree edificate secondo
la loro altissima probabilità
caratteristica di impermeabilità.
Inoltre, è da segnalare un
margine di discrezionalità nel
dover tarare i valori del modello,
in quanto questi dipendono
sia dalle caratteristiche naturali
delle specie arboree presenti,
che dal periodo di riferimento
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10 GEOmedia n°1-2019
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FOCUS
del rilievo svolto. Un altro
errore quantitativo può
essere generato dall’ipotesi
semplificativa che pone la
proiezione della copertura
arborea osservabile dal
rilievo corrispondente ad
una totale superficie verde
che sta sotto. La sovrastima
dell’area con vegetazione in
questo caso dipende dall’accrescimento
e dalla densità
di ciascuna specie arborea
radicata sul terreno.
Conclusioni
Per poter attuare un climateproof
planning efficace in
ambito urbano è necessario
disporre di quadri conoscitivi
con dati che quantifichino
e distribuiscano
nello spazio le vulnerabilità
ed i rischi. I risultati delle
sperimentazioni qui proposte
puntano ad essere una
base a supporto tecnico,
decisionale e divulgativo per
la costruzione dei piani a
scala urbana e di intervento
urbano. A scala urbana è
possibile raffrontare il peso
delle superfici legate alla
conformazione del tessuto
urbanizzato che cambia
rispetto a centri urbani
altamente antropizzati, ad
ambiti limitrofi meno consolidati
e alle zone rurali,
orientando dunque a livello
strategico le scelte di adattamento
affrontabili. A scala
di intervento, l’atlante delle
superfici consente di localizzare
puntualmente quelle
che sono le zone prioritarie
per intervenire con opere di
adattamento e mitigazione,
mettendo a fuoco da una
lettura di downscaling le
logiche e gli elementi che
contribuiscono ad acuire i
fenomeni legati ai cambiamenti
climatici.
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Tucker, C. (1979). Red and photographic infrared linear combination for monitoring vegetation.
Remote Sensing of Environment, 127-150.
Young Gi Byun, Y. K. (2012). A multispectral image segmentation approach for object-based
image classification of high resolution satellite imagery.
NOTE
1 http://www.planningclimatechange.org
2 LIFE15 CCA/CY/000086 - http://urbanproof.eu/it/ Nell'ambito di questo progetto,
sono stati utilizzati modelli climatici regionali e tecniche di downscaling per
valutare i cambiamenti climatici attuali e futuri a scala regionale e locale. La sperimentazione
discussa nell’articolo è un passaggio propedeutico per le fasi successive
di identificazione e valutazione delle vulnerabilità esistenti e future e di identificazione
delle azioni attuabili di adattamento ai cambiamenti climatici.
ABSTRACT
Climate-proof planning involves the management of impacts derived from climatic
drivers in the urban environment. To shape an efficient strategy of mitigation and
adaptation, it is necessary to improve the current knowledge of the territory with
new data, now available through remote sensing technologies, in order to assess
vulnerability and risk.
During this experimentation, it has been developed a replicable methodology for
multiple urban environments in order to build a detailed surfaces atlas of green
and built areas. This information is the basis for further evaluations on ecosystem
services, resilience building and ranking of urban design actions.
PAROLE CHIAVE
remote sensing; cambiamento climatico, vulnerabilità; adattamento
AUTORE
Denis Maragno
dmaragno@iuav.it
Francesco Ruzzante
fruzzante@iuav.it
Vittore Negretto
vnegretto@iuav.it
Francesco Musco
francesco.musco@iuav.it
S.Croce 1957 Venezia (VE) 30135, Università IUAV di Venezia
GEOmedia n°1-2019 11
REPORT
Fotografare l'invisibile?
Si può fare, e con la massima
precisione e risoluzione
A cura di Profilocolore
Profilocolore Srl è una società di ingegneria nata nel
2010, dedicata allo sviluppo di sistemi per misure spettrali
radiometriche e colorimetriche basati su fotocamere digitali.
I
punti di forza sono la rapidità
e la precisione nella misura
radiometrica imaging,
partendo da fotocamere digitali
di alta qualità, riferimenti radiometrici
affidabili, standard
internazionali e un’ampia esperienza
in intelligenza artificiale.
Una serie di strumenti particolari,
anche modificando prodotti
industrializzati presenti sul
mercato, qualificano la peculiare
specificità nel campo della ricerca
dell’invisibile oltre il visibile
umano.
Fotocamera modificata
Realizzata in partnership con
Nital/Nikon Italia modificando
fotocamere full frame anche
attraverso la produzione in alta
qualità delle necessarie parti
ottiche. Le fotocamere modificate
appartengono alla linea FR
(Full Range) e sono a tutti gli
12 GEOmedia n°1-2019
REPORT
effetti modelli aggiuntivi della
gamma di fotocamere Nikon, e
vengono dotate della garanzia
integrale Nital identica a quella
prevista per gli equivalenti modelli
standard.
Filtri ottici custom
Progettazione e produzione di
filtri con trasmittanze spettrali
ottimizzate per la massima separazione
delle bande da due scatti.
Riferimenti radiometrici
affidabili
Ideazione e produzione di colorcheckers
con materiali NCS
Natural Colour System®©.
Attenzione agli standard
Colour Matching Functions
/ Osservatore a 10°. Risultati
colorimetrici in XYZ, Lab,
AdobeRGB. Formati standard
TIFF16, TIFF8, JPEG, PNG.
Calibrazione intelligente
7 bande soft tunable
Precisione radiometrica >95%
Inoltre: sensibilità spettrali arbitrarie:
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Risoluzioni spaziali
i massimi livelli
46 Mpixel con fotocamera
Nikon D850FR
12 Mpixel per alloggio su
DRONE in 350 gr con mirrorless
Sony 5100FR e con obiettivi
dual-filter Profilocolore.
CAMGIC il mondo multispettrale
ed a colori con un solo
scatto da DRONI
Un obiettivo, due lenti, due
filtri, uno scatto ed un intero
mondo di informazioni e dati
immediatamente a disposizione.
Questa è la tecnologia
CAMGIC di Profilocolore.
Il software CamgicPick in pochi
secondi allinea le due metà
fotogramma e calcola diversi
indici tra cui gli NDVI da NIR
e da RedEdge, con mappe monocromatiche
a scale di colori o
in falsi colori.
Un ulteriore passaggio nel software
SpectraPick con il colorchecker
permette l’analisi spettrale
di territorio, vegetazione,
GEOmedia n°1-2019 13
REPORT
parassiti e sostanze di interesse,
pixel per pixel ad altissima risoluzione
(a partire da 3000x4000
pixel di 1 cm2 ciascuno e volo a
50 metri di quota).
PickSuit: tutta la potenza della
Computer Vision, Artificial
Intelligence, Evolutionary
Computing, Deep Learning e
delle più avanzate tecniche di
Image Processing. ChromaPick:
colorimetria al pixel, da una o
più immagini, oltre la colorimetria
standard.
SpectraPick, FilterPick e
TargetPick: radiometria spettrale
‘a la cart’.
CamgicPick: processamento
immediato da droni, NDVI ed
altri indici land&farming.
PickReport, PickShine,
PickMerge, PickViewer e
WaterPick: post processing,
estrazione di features speciali,
gestione banca dati di firme
spettrali e generazione reports.
PAROLE CHIAVE
Imaging; fotografia digitale; misure
spettrali; radiometria; colorimetria
ABSTRACT
Profilocolore Srl is an engineering company
founded in 2010, dedicated to the
development of systems for radiometric
and colorimetric spectral measurements
based on digital cameras.
Speed and accuracy in measuring radiometric
images, starting from high quality
digital cameras, reliable radiometric
references, international standards and a
vast experience in artificial intelligence.
A series of special tools, also modifying
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AUTORE
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14 GEOmedia n°1-2019
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GEOmedia n°1-2019 15
REPORT
Database MISIT -Mappatura
delle Informazioni di Strutture
e Infrastrutture sul Territorio
di Donato Abruzzese, Enrico Lo Re, Silvio Pierdiluca, Valerio Reale
Nuovo sistema di database con strumenti GIS e BIM per la
gestione intelligente e funzionale di risorse sul territorio.
Applicazione a progetto pilota sul territorio della città di Roma.
Fig. 1 -Rappresentazione schematica di mappe GIS a più livelli.
Al giorno d’oggi il progresso
tecnologico e
scientifico ha raggiunto
livelli molto avanzati in diversi
ambiti, modificando profondamente
i sistemi e le metodologie
gestionali di quasi tutti
i settori della nostra società.
Specificatamente nel mondo
dell’ingegneria civile gli strumenti
a disposizione per la rappresentazione,
la pianificazione
ed il controllo territoriale sono
sempre più completi e potenti.
Dai sistemi di archiviazione
cartacea, utilizzati ancora fino
agli anni ‘90, e dalle rappresentazioni
digitali con i primi
strumenti Cad, oggi assistiamo
all’inevitabile conversione in
digitale sia dei documenti grafici
o testuali, che degli allegati
stessi e degli archivi di raccolta
dati. I continui miglioramenti
di sistemi BIM (Building
Information Modeling) riguardanti
il settore delle costruzioni
e GIS (Geographic Information
System) riguardanti l’archiviazione
digitale dei dati relativi
alla gestione del territorio danno
la possibilità di creare dei
modelli digitali molto dettagliati
delle strutture e delle infrastrutture
presenti sul territorio.
Tra le peculiarità di questi modelli
vi è quella di essere archiviati
in maniera organizzata, e
quindi interrogabili e modificabili
da più professionisti, anche
in contemporanea.
Un altro aspetto importante che
conferma l’importanza dell’utilizzo
dei sistemi ingegneristici
sopra descritti, oltre all’ordinaria
gestione territoriale, è la possibilità
di pianificare interventi
in condizioni di emergenza per
poter far fronte ad eventi straordinari,
preservando non solo il
valore del territorio ma soprattutto
l’incolumità delle persone
che vi abitano.
Da queste considerazioni nasce
nel 2017 il progetto pilota
SMES (Sicurezza e Mappatura
Edifici Scolastici), sulla base di
una collaborazione tra l’Università
di Roma Tor Vergata e l’ufficio
tecnico del Municipio V di
Roma col supporto informatico
di Harpaceas Srl. Il caso studio
ha riguardato, come sperimentazione,
le scuole di pertinenza
del Municipio V di Roma. E’
sembrato naturale utilizzare un
sistema misto BIM-GIS per la
Mappatura delle Informazioni
di Strutture e Infrastrutture
sul Territorio (M.I.S.I.T.) dove
viene applicata la conoscenza
ottenuta dal progetto pilota
a qualsiasi caso di gestione di
strutture, infrastrutture ed elementi
rilevanti esistenti o in fase
di progettazione sul territorio.
Necessità di un
database multilivello
Il concetto alla base del database
MISIT (Mappatura delle
Informazioni di Strutture e
Infrastrutture sul Territorio) è
quello di raccogliere in maniera
funzionale e intelligente tutte le
informazioni relative a strutture
e infrastrutture (ma anche reti
idrauliche, fognarie, elettriche,
illuminazione, gas, intervent
calling etc). Tutto quello che ha
senso organizzare sul territorio
per gestione, manutenzione o
16 GEOmedia n°1-2019
REPORT
costruzione andrebbe immaginato
e collocato su un simile
database. Con il supporto di
strumenti di tipo GIS e BIM si
può rendere il tutto facilmente
consultabile e interrogabile fino
ad arrivare, in maniera graduale,
a permetter al sindaco della città,
o a chi proposto alla gestione
del territorio, di poter controllare
in tempo reale lo stato e la
manutenzione di un pubblico
edificio, di una strada o, per
esempio, della rete fognaria.
E’ di fondamentale importanza
infatti avere a disposizione
questo tipo di informazione per
un uso ottimale delle risorse
impiegate.
Allo stato attuale dei fatti ci
sono, in particolar modo nello
scenario pubblico, molte informazioni,
più o meno digitalizzate,
e database separati tra
loro e/o dispersi che rendono
la loro consultazione e il loro
utilizzo estremamente complicato.
Sottolineando la parziale
esistenza di infrastrutture archiviate
digitalmente ma in maniera
differente tra i vari archivi
si vuole focalizzare l’attenzione
sulla mancanza di un archivio
digitale interallacciato per alcune
strutture/infrastrutture.
Quest’ultimo è necessario al
fine di portare vantaggi in
termini di interrogabilità in
tempo reale delle condizioni di
servizio sul territorio e anche
eventualmente realizzazione di
Fig. 2 - Carta della zonazione sismica (Draft) di un'area di Roma.
processi di allerta per le possibili
criticità.
In questo scenario si inserisce in
maniera estremamente opportuna
l’idea di un database tipo.
Il database MISIT, o più propriamente
geodatabase GIS,
contiene al suo interno informazioni
alfanumeriche e di
posizione geografica organizzate
per layers, più un sub database
relativo a tutte a tutte le tipologie
di file relativi a tale oggetto,
tra cui estremamente importanti,
nei casi in cui è possibile (ma
lo sarà sempre più nell’immediato
futuro), sono i modelli del
processo BIM.
In questo modo è possibile
avere una conoscenza completa
dell’oggetto (per esempio
struttura edile o infrastruttura)
tramite la presenza di tutte le
informazioni ad esso relativo.
Proviamo ad esaminare in maniera
più approfondita questi
concetti e possibili applicazioni.
Geodatabase GIS
Un geodatabase contiene, in
aggiunta rispetto un classico database
(archivio di dati strutturato
in modo da razionalizzare
la gestione e l’aggiornamento
delle informazioni e da permettere
lo svolgimento di ricerche
complesse), informazioni di
tipo geografico e spaziali che
permettono di creare mappe
tematiche digitali del territorio
sovrapponibili tra loro che contengono
tutti i dati inseriti nel
database, sulle quali si possono
ricercare strade o vie e piani-
Fig. 3 - Files di partenza per la progettazione
del database SMES.
GEOmedia n°1-2019 17
REPORT
ficare percorsi come un vero e
proprio navigatore satellitare,
si possono creare dei sistemi
di elaborazione automatizzati
che lavorano con i dati inseriti
nel geodatabase ed inoltre è
possibile caricare dati e/o mappe
da qualsiasi altra sorgente
come ad esempio Google map,
Openstreetmap etc. Tramite un
geodatabase si lavora dunque
per metadati (dati che fanno
riferimento ad altri dati concentrandone
le informazioni) ma
anche con mappe georeferenziate
dinamiche.
Il GIS (Geographic
Information System) in italiano
SIT (Sistema Informativo
Territoriale) è un insieme di
strumenti usati per mappare ed
analizzare le proprietà spaziali e
le potenziali relazioni tra oggetti
ed eventi. Con l’avvento della
tecnologia informatica, il GIS
digitale ha sviluppato queste
tematiche in modo più rapido
e migliore rispetto ai vecchi
metodi manuali. Grazie al GIS
digitale, è possibile utilizzare informazioni
digitali per prendere
decisioni e risolvere problemi
complessi. La tecnologia GIS
unisce i meccanismi e le operazioni
dei comuni database con
l’analisi geografica e la possibilità
di visualizzazione su mappa e
di sovrapposizione e confronto
delle mappe stesse. Questo
Fig.4 - Estrapolazione dei poligoni (in verde) a partire dal .dwg (in viola).
unico sistema informativo è un
valido strumento per analizzare
gli eventi, prevedere le finalità
e programmare le strategie. I
sistemi informativi territoriali
sono stati utilizzati in campi
diversi (economia in modo
globale, problemi di sovrappopolamento,
inquinamento,
deforestazione, disastri naturali,
reperimento di risorse naturali
etc.).
Per la progettazione del db si
è utilizzato QGIS, un software
gratuito open source che lavora
in ambiente GIS.
La tecnologia integrata di QGIS
permette di gestire i dati in forma
grafica attraverso mappe, in
forma tabellare o in una forma
ibrida molto comoda, ovvero
attraverso delle maschere di
gestione dati. Durante il lavoro
di costruzione del db si è lavorato
con tutte e tre le tipologie
di gestione dei dati, poiché
ognuna di queste può facilitare
l’inserimento dei dati e la loro
visualizzazione a seconda delle
necessità. Di seguito vengono
presentati i vantaggi e gli svantaggi
delle tipologie suddette.
Attraverso mappe è possibile
visualizzare e confrontare un set
di informazioni delle features
(entità presente nel db della
quale si vogliono rappresentare
le caratteristiche) in maniera
immediata e compatta, attraverso
colori associati a determinati
valori alfanumerici, contour e/o
curve di livello, e, permette di
capire come si distribuiscono
nello spazio queste informazioni.
Le informazioni di tipo grafico
possono essere rappresentate
Fig. 6 - Set di
dati con collegamento
a
cartelle.
Fig. 5 - Elenco dei dati divisi per tipologia per ogni edificio.
18 GEOmedia n°1-2019
REPORT
Fig. 7 - Esempio di una maschera di gestione dati (Scuola secondaria primo grado Andersen, Roma).
Fig. 9 - Modello BIM in Tekla Structures di un semplice
telaio a 2 campate.
con due tipi diversi di formati,
il formato raster o il formato
vettoriale, mentre gli elementi
vettoriali usano delle geometrie
(punti adimensionali, polilinee
monodimensionali, e poligoni
bidimensionali) per rappresentare
il mondo reale, i dati raster
hanno un approccio differente.
I raster sono composti da matrici
di pixel (chiamati anche
celle), ciascuna contenente un
valore che rappresenta le condizioni
dell’area coperta dalla
cella. Generalmente il formato
vettoriale è utile nel rappresentare
oggetti presenti sul territorio
mentre il formato raster viene
usato nelle applicazioni GIS
quando si vogliono visualizzare
delle informazioni che sono
continue lungo un’area e che
non sono facilmente divisibili
in singoli oggetti vettoriali.
Nella precedente figura è riportato
un esempio di rappresentazione
dei dati in formato raster.
Come si può notare dai colori
che sfumano la quantità rappresentata
è continua nello spazio
(nel caso in esame la pericolosità
sismica).
Vediamo come si inizia a strutturare
il database, quali sono e
come vengono utilizzati i dati di
partenza disponibili.
Si distinguono tre tipologie di
dati alfanumerici, spaziali e di
file vari (e.g. .doc, .pdf etc.).
Con le prime due tipologie di
file si procede alla costruzione
dei vari layer necessari al fine
prefissato. Infatti vengono
inseriti gli oggetti con la loro
posizione nello spazio e gli vengono
attribuiti le informazioni
alfa numeriche rappresentative
e di riconoscimento in maniera
tabellare. Queste sono poi
consultabili anche in modalità
maschera, come già specificato
precedentemente. Le due strutture
(tabella e maschera) sono
definite in funzione del caso.
In questa struttura vengono poi
inseriti link diretti per ogni oggetto
che collegano tutte le altre
tipologie di file relativi, come
file .doc, .pdf, foto etc. relativi a
tutti gli aspetti che possono per
esempio essere costruzione, gestione
e manutenzione. In questo
modo si ha un sub database
di ogni oggetto nel database
GIS di tutti gli oggetti. Estrema
importanza, tra i vari file del
sub database, è attribuita ai file
relativi al processo BIM di cui
si parlerà in maniera più dettagliata
in seguito.
A titolo di esempio si riporta
il procedimento di costruzione
di alcuni layers del progetto
SMES (Sicurezza e Mappatura
Edifici Scolastici), specifico per
la valutazione della vulnerabilità
sismica delle scuole.
Per la progettazione del db si è
partiti da due file forniti dall’ufficio
tecnico, un .dwg dove sono
indicate le strade principali e gli
edifici scolastici del Municipio
V del Comune di Roma ed un
.xlsx dove sono indicate quattro
informazioni per ogni edificio
scolastico: nome della scuola,
indirizzo, anno di costruzione,
tipologia costruttiva.
Il primo passo è stato quello
di riportare le informazioni
presenti nei due file all’interno
del software QGIS. Si è georeferenziato
il .dwg in QGIS , da
questo è stato svolto un lavoro
Fig. 8 - Ciclo PROCESSO BIM.
GEOmedia n°1-2019 19
REPORT
Fig. 10 - Possibili tipologie di dati da aggiungere a quelli già definiti precedentemente.
di estrapolazione degli edifici
scolastici, ovvero dai contorni
delle strutture scolastiche (linee
CAD) si sono costruite manualmente
delle features di tipo
poligono (aventi uno sviluppo
2D) e si è creato un layer vettoriale
chiamato SMES il quale
è il layer principale dell’intero
progetto e contiene 54 oggetti,
gli edifici scolastici. Una volta
creato questo layer si è creata la
tabella attributi partendo dalle
informazioni prese da un file
Excel .xlsx (Fig.3). Una volta
inserite le prime informazioni
base si è proceduto a studiare
tutte le informazioni necessarie
per poter strutturare un db utile
ai fini della classificazione sismica
degli edifici.
Ogni edificio, in questa classificazione,
avrà una struttura
informativa composta da 52
metadati alfanumerici per un
totale di oltre 2800 dati inseriti
all’interno del layer vettoriale
SMES.
Particolare attenzione va dedicata
alla tipologia di dati files
disponibili. Infatti, come già
accennato, non vengono solo
considerati inserimenti di dati
alfanumerici ma vengono proposte
delle caselle dati con dei
link ad un archivio per ogni
singolo edificio contenente
delle cartelle suddivise a loro
volta per tipologia di file presente
all’interno della cartella.
In pratica attraverso il db SMES
è possibile associare ad ogni
edificio del geodb dei file di
qualsiasi tipo (.pdf, .xls, .doc,
.dwg etc.) creando così un archiviazione
completa di tutto il
materiale a disposizione, ovvero
già esistente in un tradizionale
archivio cartaceo o pseudo digitale,
che si ha su quell’edificio.
Proprio in questa repository di
files viene dedicata una cartella
ai modelli BIM dell’edificio,
creando così un database (quello
BIM del singolo edificio) nel
database (quello GIS dell’area
del Municipio V).
Per il layer SMES sono state
progettate delle maschere di
gestione dati come detto precedentemente,
nelle maschere
i dati vengono suddivisi per
tipologia e in modalità attiva
modifiche è possibile inserire o
modificare i dati direttamente
dalla maschera. In alto a sinistra
è stata inserita un’immagine
di profilo dell’edificio (file immagine
situata nella repository
collegata tramite link).
Di seguito viene esposto il contenuto
delle cartelle presenti
nella repository del singolo edificio
catalogato:
a1-Elaborati pre-esistenti quali:
accettazione del collaudo
statico; relazione tecnica sulle
caratteristiche dei materiali,
dalla quale risultino caratteristiche,
dosaggi e quantità di quelli
impiegati; relazione di calcolo;
progetto strutturale, composto
di tutti gli elaborati grafici necessari;
copia del progetto architettonico,
relazione geologica.
a2-Rilievi in sito, sia di tipo
visivo che strumentale: verifica
dell’effettiva corrispondenza tra
quanto riportato nei documenti
acquisiti e la struttura esistente,
degrado dei materiali costituenti
la medesima, danni al sistema
portante o di fondazione dell’
edificio, o ad organi secondari.
b1-Rilievi in sito di tipo dinamico:
verifica del comportamento
dinamico della struttura,
con strumenti quali vibrodina
ed accelerometri.
b2-Modellazione digitale dell’edificio
(anche in ambito BIM):
verifica del comportamento
statico e dinamico della struttura,
in conformità con le Norme
Tecniche per le Costruzioni
vigenti, mettendo in luce la sicurezza
del fabbricato, e quindi
la sua classificazione in termini
di vulnerabilità nei confronti di
una “pericolosità sismica”.
c1-Interventi di adeguamento:
qualora una o più verifiche non
risultino soddisfatte, vengono
proposte alcune soluzioni per
l’adeguamento strutturale; per
ognuna di queste vengono valutati
costi, fattibilità, modalità
ed efficacia con l’ausilio dei
software BIM. Dove le lettere
con cui si titolano le cartelle
indicano : a- Attività di prima
di necessità riguardanti raccolta
di documentazione esistente
e rilievi anche con prelievo di
campioni; b- Rilievi di complessità
maggiore (es. dinamico)
ed elaborazione digitale dei dati
raccolti; c- Eventuale attività di
miglioramento dell’edificio (es.
strutturale, energetico, etc.).
Database BIM
Il mondo BIM è molto vasto e
sarebbe impossibile racchiudere
tutto in poche righe.
Di seguito si parte dalla defini-
20 GEOmedia n°1-2019
REPORT
zione e si mostrano alcuni dei
principali aspetti e vantaggi, tra
cui, in particolare, quelli utili al
fine del database MISIT progettato
dagli autori.
La sigla BIM può indicare,
secondo i casi, Building
Information Model oppure
Building Information
Modeling.
La prima espressione, dove
compare il termine Model, rappresenta
l’utilizzo di un unico
modello, e quindi un unico
contenitore per tutte le informazioni
relative ad un edificio,
non solo disegnato attraverso
linee, ma costruito attraverso
l’utilizzo di oggetti parametrici
tridimensionali ai quali sono
associate delle informazioni
tecniche. Dal Model, sin dalla
fase di progettazione in 3D,
fino all’implementazione dei
parametri di tempo (4D), costo
(5D) e gestione (6D), vi è la
possibilità di generare in maniera
semiautomatica la documentazione
di progetto nei formati
più classici, a cominciare dai
file dwg, pdf, xlsx, docx etc. per
una gestione più ordinaria della
documentazione.
Si parla di Modeling invece
quando non si vuole intendere
solo l’oggetto digitale che
rappresenta il modello fisico
dell’edifico, quindi per esempio
il file di Revit o di Tekla
Structures, sostitutivi dei file
.dwg usati fino ad oggi, ma il
processo vero e proprio di progettazione,
un modo differente
di vedere l’edificio, non solo
disegnato ma costruito attraverso
oggetti parametrici e con la
presenza di un modello unico
(Building Information Model)
di riferimento per tutti i soggetti
coinvolti. Non vi sono nella
progettazione BIM, a differenza
dell’approccio convenzionale,
dei processi progettuali sequenziali
ma piuttosto quelli BIM
si potrebbero chiamare processi
circolari, infatti una modifica
o un implementazione dei dati
da parte di uno dei soggetti
arriva come informazione a
tutti gli altri soggetti poiché sin
dall’inizio, come già detto, tutti
i soggetti coinvolti fanno riferimento
ad un unico modello .
Tramite il processo di progettazione
di tipo BIM (Building
Information Modeling) si è
voluto estendere l’idea dell’interoperabilità
tra i diversi professionisti,
quindi aspetti legati
all’oggetto inserendo tutte le
informazioni relative e il modello
BIM in un database nel
geodatabase GIS.
Questo è possibile perché oltre
alle informazioni alfanumeriche
nel geodatabase è possibile
inserire link a una cartella
dove inserire i file sopra citati.
Di conseguenza l’utilizzo del
metodo BIM è importante per
l’archiviazione integrata (lato
architettonico, strutturale,
impiantistico, manutenzione
etc.) e consultabile di organismi
edilizi (a priorità quelli pubblici
come scuole, uffici governativi,
comunali, edilizia ASL e edilizia
per la sicurezza del cittadino).
Si vuole quindi sottolineare
nuovamente l’importanza dei
vantaggi del BIM per l’esistente
in termini di gestione e manutenzione.
Questo però è valido
solo nei casi in cui ha senso
utilizzare un modello BIM,
per esempio non si pensa di
utilizzare questo metodo per
strutture sul territorio come illuminazione,
in tal caso potrebbe
essere più che sufficiente il
geodatabase con il sub database
dei file relativi.
Infine si riporta un immagine
esemplificativa di un semplice
oggetto in un modello BIM
costruito col software Tekla
Structures.
In questo caso l’oggetto non
è semplicemente un disegno,
ma contiene le gli oggetti e le
informazioni strutturali come le
armature. Questa integrazione
del metodo BIM può essere applicata
a ogni singolo oggetto in
un archivio GIS sul territorio.
Possibili applicazioni
Una prima applicazione nel
progetto pilota SMES riguardava
gli edifici scolastici di
Fig. 11 - Grado di deterioramento della pavimentazione delle strade (esempio).
GEOmedia n°1-2019 21
REPORT
pertinenza del Municipio V di
Roma.
In questo caso si raccoglievano
tutti i dati e le informazioni
relative a ogni singolo edificio
prestando particolare attenzione
all’aspetto strutturale e
all’analisi del rischio sismico
con il supporto di un processo
di tipo BIM. Così facendo si
è ottenuto un database dell’edificio
in ambiente BIM nel
geodatabase GIS di tutte le
scuole del caso.
Le possibilità di applicazione
della metodologia del progetto
MISIT sono estremamente
vaste, in un primo momento
si può pensare di estendere
quanto già fatto affiancando
all’aspetto strutturale quelli architettonico,
impiantistico, di
manutenzione, interventi etc.
Implementando le tipologie di
dati già mostrate precedentemente
si può ottenere qualcosa
come nella seguente figura.
In questo modo è possibile
raccogliere tutte le informazioni
riguardanti l’edificio così da
essere consultabili, controllabili
e gestibili in maniera semplice
e intelligente.
Un’altra possibilità è quella
di spostarsi dal considerare
gli oggetti edifici e passare
per esempio a uno scenario
territoriale come strade, illuminazione,
sotto servizi, interferenze
etc., così da avere un
controllo globale su tutti questi
oggetti e anche in questo
caso gestire il tutto in maniera
ottimizzata. Per esempio un’altro
grande vantaggio potrebbe
essere un controllo più semplice
delle interferenze tra sottostrutture
e linee in superficie.
Per esempio si potrebbe pensare
di attribuire ad ogni strada
un grado di deterioramento
così da avere visivamente in
maniera semplice un quadro
generale della situazione.
Tutto quello espresso è quindi
di estrema attualità e utilità
pubblica al fine di avere un
archivio digitale per alcune
strutture/infrastrutture o
oggetti georeferenziabili nello
spazio con i vantaggi in
termini di interrogabilità in
tempo reale delle condizioni di
servizio sul territorio e anche
eventualmente realizzazione di
processi di allerta per le possibili
criticità e, nei casi dove
applicabile, l’implementazione
del processo BIM per l’archiviazione
integrata e consultabile
di organismi edilizi e infrastrutturali
(a priorità quelli
pubblici come scuole, uffici
governativi, comunali, edilizia
ASL e edilizia per la sicurezza
del cittadino).
Appare indubbiamente come
un’importante innovazione
digitale, non solo l’archiviazione
ordinata e classificata dei
dati sul territorio, ma anche
la possibilità ulteriore, oltre
l’esperienza GIS ormai consolidata,
di far interagire a scala
diversa, e con obiettivi sempre
più ambiziosi, ambienti tecnici
con informazioni relativi non
solo ad ambiti territoriali ma
anche funzionali, di sicurezza,
di costi.
Ringraziamenti
Gli Autori desiderano ringraziare
la società Harpaceas
per aver messo a disposizione
il software Tekla per poter
sviluppare i concetti espressi
nell’articolo.
BIBLIOGRAFIA
A.Acquaviva, I.Bianco et al (2015) BIM GIS
AR per il Facility Management, Dario Flaccovio
ed.
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PAROLE CHIAVE
Database; MISIT; BIM; GIS; mappatura; territorio
ABSTRACT
The purpose of this project is to show how to
use the cutting-edges informatic technologies
for buildings and infrastructures. In fact GIS
(Geographic Information System) and BIM
(Building Information Modeling) are extremely
useful to "build" an intelligent and functional
database with geographic informations.
It is possible to use this method for existing
structures/infrastructures or for their design,
and this is essential to manage in a good way
the resources on the territory. It is described a
research project for the Municipality V of the
city of Rome and ideas for future uses.
AUTORE
Donato Abruzzese
abruzzese@uniroma2.it
Enrico Lo Re
Silvio Pierdiluca
Valerio Reale
Dip. Ing. Civ & Ing. Informatica – Univ.
Roma “Tor Vergata”
22 GEOmedia n°1-2019
REPORT
GEOmedia n°1-2019 23
Science & Technology Communication
019
ROMA 18-20 OTTOBRE
Tecnologie per il Territorio, il Patrimonio Culturale e le Smart City
www.technologyforall.it
Science & Technology Communication
#TECHFORALL
REPORT
Servizi di GeoICT a supporto
della qualità dei dati per la
toponomastica
di Vincenzo Bevilacqua, Fabio De Cicco, Antonio De Piano, Monica Sebillo
A valle del 15° censimento
ISTAT e di una serie di
operazioni di allineamento e
di integrazione si è concluso
il percorso atto ad agevolare
la transizione dall’Archivio
Nazionale degli Stradari e dei
Numeri Civici pre-censuari
(ANSC) all’Archivio Nazionale
dei Numeri Civici delle Strade
Urbane (ANNCSU). Siamo nel
Fig. 2 - Mock-up per la progettazione dell'interfaccia.
2019, qual è la copertura
raggiunta in termini di
mappatura?
Èuna domanda che ci siamo
posti in modo strumentale
rispetto al ruolo
che la GeoICT può svolgere per
facilitare ulteriormente questa
transizione.
Fig. 1 - Lo Use Case per l’inserimento di un numero civico.
Siamo nell’ambito dell’insegnamento
di “Geographical
Information Systems”, facente
parte dell’offerta didattica del
corso di Laurea Magistrale in
Informatica dell’Università degli
Studi di Salerno. Si tratta di
un insegnamento focalizzato
soprattutto sull’apprendimento
di metodi e tecniche per l’analisi
e la progettazione di sistemi
informativi geografici con particolare
attenzione all’analisi
dei requisiti e alla raccolta dati,
alla progettazione dei database,
alle funzioni di analisi spaziale,
e all’utilizzo di standard internazionali.
Gli studenti sono stimolati
fin dalle prime settimane
a “pensare” ad un progetto di
fine corso in cui le conoscenze
apprese possano essere messe
in pratica e quindi verificate.
Solitamente il risultato proposto
è la sperimentazione di
una soluzione innovativa ad
un problema metodologico e/o
tecnologico che si traduce in
applicazioni (Web e mobile) di
supporto all’utente direttamente
coinvolto nel dominio o in generale
ad uno stakeholder.
E’ nata così l’idea di TNC
(Toponomastica numeri Civici).
Reduci infatti dal Meeting su
Toponomastica: il problema della
qualità! organizzato da AMFM
GIS Italia (www.amfm.it), e
da un confronto con Valerio
Zunino di Studio SIT srl, è apparso
da subito evidente il contributo
che può dare la GeoICT
in questo ambito. Dalla giornata
romana è emersa infatti l’esigenza
di uno strumento crossplatform
in grado di supportare
sia gli operatori sul campo nelle
loro usuali attività censuarie che
i validatori responsabili della
certificazione dei dati raccolti.
TNC è un sistema costituito
da una Web-app e da un’appli-
26 GEOmedia n°1-2019
REPORT
cazione cross-platform, che da
un lato consente di acquisire
on site i dati relativi ai numeri
da censire, corredandoli di foto
e geolocalizzandoli, e dall’altro
consente a chi ne è successivamente
responsabile di controllarli
e validarli.
Le fasi di progettazione
per TNC
Partendo da un’accurata analisi
dello stato dell’arte, sono stati
definiti tutti gli elementi utili
alla specifica delle funzionalità
e dell’architettura del sistema.
L’uso del modello di Calkins ad
esempio, ha permesso di disegnare
lo schema concettuale del
database; i requisiti funzionali,
espressi in termini di funzioni
con relativi I/O, hanno specificato
le interazioni tra il sistema
e l’ambiente esterno, indipendentemente
dall’implementazione;
i requisiti non funzionali
hanno specificato le proprietà
che il sistema deve garantire in
termini di funzionalità (appropriatezza,
accuratezza e sicurezza),
affidabilità (maturità e
tolleranza agli errori), usabilità
(comprensibilità, attrattività e
operabilità), efficienza, manutenibilità
e portabilità. Infine,
per caratterizzare il modello
di sistema sono stati compilati
dettagliati scenari e use case,
e disegnati mock-up per le
diverse interfacce. In Figura 1
è riportato lo use case relativo
all’inserimento di un nuovo
numero civico. In Figura 2 è
illustrato tramite mock-up il
flusso operativo per visualizzare
su una mappa i marcatori relativi
ai numeri civici già censiti e
per visualizzare tramite pop-up
parte delle informazioni relative
ad uno di essi.
Un aspetto importante da
sottolineare a questo punto è
l’utilizzo del DUG. Facendo
riferimento alle note per la
compilazione dello stradario,
ogni area di circolazione è distinta
dal Toponimo stradale,
costituito dalla specie (DUG
- Denominazione Urbanistica
Generica), che identifica la
tipologia di area di circolazione
(via, piazza, salita, ecc.), e
dalla denominazione (DUF
- Denominazione Urbanistica
uFficiale), che comprende l’eventuale
complemento della
specie in termini ad esempio
di preposizioni, e l’eventuale
complemento alla denominazione,
come ad esempio i titoli
onorifici.
Per rispondere all’esigenza di
favorire la standardizzazione del
dato relativo all’indirizzo, anche
in TNC sono state adottate
queste regole di compilazione,
ed in particolare, sia nella fase
di inserimento di un nuovo civico
che in quella di modifica di
un dato preesistente, sono a disposizione
riferimenti codificati
al DUG e al DUF. Ciò consente
un controllo maggiore sul metadato
inserito che risulterà in tal
modo interoperabile e allineato
alle specifiche.
L’architettura di TNC
In Figura 3 sono evidenziate le
tecnologie utilizzate e l’architettura
del sistema. In particolare,
per la realizzazione dell’applicazione
mobile è stato utilizzato
Fig. 3 - Architettura e
tecnologie di TNC.
il framework Ionic (un insieme
di API e tool pensati per lo
sviluppo di app ibride). Ionic
mette insieme Apache Cordova
e Angular e consente di sfruttare
al meglio le tecnologie Web
per creare applicazioni mobile
con un look and feel simile a
quelle native. Per la Web-app
è stato utilizzato il framework
Bootstrap, una raccolta di strumenti
liberi per la creazione di
siti e applicazioni per il Web.
Infine, per interrogare il database
(realizzato in MySQL)
vengono eseguite richieste Http
a Script PHP.
Censire con TNC
L’obiettivo generale di TNC
è garantire (anche attraverso
la tecnologia) dei processi automatici
di acquisizione e di
certificazione degli indirizzi per
ottenere dati di qualità.
Gli attori sono fondamentalmente
due, gli operatori sul
campo (rilevatori) e i validatori
dei dati.
L’azione principale che un operatore
sul campo può eseguire è
l’inserimento di un nuovo civico.
Le Figure 4 (a) ÷ (d) mostrano
l’interfaccia predisposta in
tal senso, dopo la fase di login
da parte dell’utente registrato e
la sua localizzazione geografica.
Il form può essere compilato
GEOmedia n°1-2019 27
REPORT
inserendo i dati specifici del
civico, quali ad esempio via, denominazione,
numero ed esponente,
il tutto in conformità
alle regole di compilazione. Le
coordinate vengono acquisite
automaticamente. E’ possibile
associare due foto all’indirizzo
censito (edificio e civico) e aggiungere
eventuali annotazioni.
Prima dell’invio dei dati, il marcatore
del nuovo civico viene
aggiunto in bozza alla mappa
dei censimenti già effettuati
e laddove la posizione sia da
correggere (ingresso
dell’edificio difficile
da raggiungere) l’operatore
può trascinare
il riferimento e rilasciarlo
nella posizione
corretta, le coordinate
saranno modificate
in accordo. Un salvataggio
finale consente
l’invio del dato al server.
Con un approccio
simile è possibile anche
modificare o completare
la registrazione di civici in via
Fig. 4 - (a) inserimento dati e acquisizione coordinate, (b) acquisizione foto, (c) sintesi visuale
dei dati, (d) sintesi dei numeri censiti e loro stato.
Fig. 5 - Fase di validazione.
di acquisizione, nonché verificare
la corretta geolocalizzazione
e metadatazione di civici provenienti
da censimenti precedenti.
Una visione complessiva sulla
mappa consente all’operatore di
conoscere in ogni momento lo
stato di avanzamento del censimento
relativo alla propria zona
di competenza.
Per quanto riguarda le operazione
di backend, l’utente responsabile
della validazione dei
dati pervenuti ha a disposizione
una geovisual summary dello
stato di avanzamento e può
vedere la distribuzione geografica
dei numeri censiti, colorati
diversamente, in accordo allo
stato ad essi associato. In tal
senso, utilizzando la metafora
del semaforo, i marcatori in
verde indicano i civici censiti e
validati, in giallo sono presenti
i civici inviati ma da validare,
infine in rosso sono visualizzati
i civici che hanno presentato dei
problemi in fase di validazione.
Per questi ultimi, l’operatore
responsabile dell’attività viene
allertato con una notifica associata
al marcatore che rimane
rosso. La Figura 5 illustra infine
uno step della fase di validazione.
L’interfaccia mostra la
posizione geografica del civico,
i dati ad esso associati (testo,
immagini, data di rilevazione),
i dati del rilevatore e il pannello
di gestione della validazione.
28 GEOmedia n°1-2019
TELERILEVAMENTO
REPORT
Conclusioni
TNC è nato con l’obiettivo
di facilitare le attività di
censimento dei numeri civici
da parte dei comuni italiani.
Molti comuni in questi ultimi
anni hanno realizzato ed in
parte stanno ancora realizzando
questa attività che risulta
comunque molto onerosa in
termini di risorse umane ed
economiche. Utilizzare uno
strumento che in qualche
modo riesca a controllare il
processo di acquisizione così
come quello di validazione
significa garantire un dato di
qualità che, come affermato
in vari contesti, rappresenta
un vero asset, condivisibile
e riutilizzabile per creare valore
aggiunto anche per altri
istituti ed organismi. Basti
pensare in tal senso alle informazioni
che potrebbero essere
ricavate correlando questi
dataset a quelli dell’Agenzia
delle Entrate.
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PAROLE CHIAVE
Toponomastica; geolocalizzazione; web; mobile applications; ANNCSU.
ABSTRACT
TNC integrates a Web-app and a cross-platform application whose goal is to support both the on
site census of addresses and their validation by responsible users. Each step is carried out according
to the ISTAT guidelines, thus realizing standardized and interoperable datasets. The TNC design
has followed the rules for the development of enterprise mobile applications.
AUTORE
Vincenzo Bevilacqua
v.bevilacqua91@gmail.com
Fabio De Cicco
f.decicco3@gmail.com
Antonio De Piano
depianoantonio@gmail.com
Monica Sebillo
msebillo@unisa.it
Dipartimento di Informatica
Università degli Studi di Salerno
MONITORAGGIO 3D
GIS E WEBGIS
www.gter.it
info@gter.it
GNSS
FORMAZIONE
GEOmedia n°1-2019 29
RICERCA E INNOVAZIONE
AEROFOTOTECA
L'AEROFOTOTECA
NAZIONALE RACCONTA…
un’infanzia negli anni ‘50
di Heather Gardner
Fig. 1 - AFN, fondo MAPRW-BSR-RAF. 23rd Photo Squadron
USAAF, 10 gennaio 1945, Verona (VR) sotto la neve (nel riquadro
rosso la zona di forte Sofia).
Una foto che racconta e commuove,
restituendo precise coordinate spaziali
e temporali ai lontani e confusi ricordi
della mia infanzia a Verona e un paesaggio
cambiato nel tempo, come ho potuto di
recente osservare tornando in quei luoghi.
Sono stata come catturata da questa bella
foto (fig. 1), in mostra insieme ad altre
esposte dall’Aerofototeca Nazionale nella
sede della British School a Roma lo scorso
gennaio, reduce da un viaggio a Verona
dopo 60 anni di assenza per cercare la mia
casa d’infanzia. A lungo ho rinviato questa
gita per timore di non ritrovare la città che
ricordavo, nemmeno la casa che mio padre
aveva fatto costruire in collina. Non avevo
l’indirizzo della casa, solo tanti ricordi
e qualche piccola foto in bianco e nero.
Tante volte mi sono chiesta come mai non
sapessi l’indirizzo della via dove ero vissuta
tra il 1951 e 1957. Possibile che non mi
sia mai capitato di pronunciarne il nome?
Possibile. Non c’era infatti una vera strada,
solo un sentiero di campagna in terra
battuta, tre altre case oltre la nostra, e la
cascina dei contadini in cima al colle. Il
latte fresco arrivava da lì tutte le mattine
davanti alla porta in un bidoncino di latta.
Bisognava bollirlo perché non era sterilizzato.
Tutto intorno campi, boschetti, tanti
crateri lasciati dalla guerra, dove erba e
fiori crescevano rigogliosi, qualche mucca,
cespugli e alberi selvatici. Si correva e si
giocava all’esterno dei propri giardini, ci si
conosceva tutti, gli indirizzi non servivano.
Ricordavo bene una strada stretta scavata
nella roccia; ad un certo punto si
usciva a sinistra da questa salita acciottolata
e scavalcando piccoli rilievi si arrivava
a casa. E poi ricordavo un forte diroccato,
soprannominato ‘la colombaia’, per via di
tante feritoie in alto per i piccioni viaggiatori.
Un luogo considerato pericoloso
dai genitori per i giochi di noi bambini:
cancellata divelta e arrugginita, pietre
cadute e abbandonate, non di rado una
vipera al sole nei pressi, che ben sapevamo
distinguere dagli innocui carbonassi che
qualche volta ci tagliavano la strada, con
mio grande spavento. Eppure era luogo
di attrazione soprattutto per i maschietti
della piccola compagnia. Giravano voci
sull’esistenza di scheletri nelle oscure celle.
Uno di questi scheletri mi era apparso davvero
di vedere un giorno in cui, seguendo
gli amici più audaci, mi ero avventurata
anch’io all’interno. Chissà se erano veramente
ossa quelle che mi è parso di vedere.
Ora il forte Sofia è come risorto intatto,
non ha più le feritoie per i piccioni in
alto. Sembra davvero inespugnabile come
al tempo degli Austriaci, che lo edificarono
nel 1838. Eppure ricordo che non
era difficile aprire o scavalcare il cancello
di ingresso nei primi anni cinquanta.
Mi chiedo ora se anche quel forte avesse
subìto i colpi delle bombe cadute durante
la guerra o fosse in quello stato per la rovina
del tempo.
Tramite Google Earth e Streetview ho
individuato la zona, orientandomi inizialmente
più a est verso il Parco delle
Colombare, probabilmente per assonanza
con la colombaia dei miei ricordi, finché
non sono capitata nel bel mezzo della
Salita San Leonardo. E lì ho avuto il tuffo
al cuore dell’improvviso riconoscimento.
Costeggiando il forte con la freccetta, e seguendo
mentalmente i miei passi di bambina,
ho trovato l’asilo dove spesso giocavo
con i bambini dal grembiule a quadretti
bianchi e rossi. Nel cortile antistante
c’erano le altalene su cui passavo le ore.
Per tornare a casa non uscivo dal cancello
principale, ora chiuso con un lucchetto,
ma scivolavo dentro un buco nella lunga
siepe del parco sul retro, davanti al mio
giardino. Ed ero a casa, senza fare tutto
il giro. Le suore lo sapevano. Mi piaceva
giocare in quel luogo pieno di bambini e
le suore erano sempre pronte ad accogliermi
quando mi affacciavo alla cancellata,
anche se io frequentavo altrove la scuola
elementare.
È stato un grande dolore lasciare la casa
di Via Monte Novegno, un distacco che
ricordo come un lungo strappo mentre
tengo lo sguardo indietro verso quei luoghi
familiari sul punto di sparire. È stato come
se il trasferimento a Roma nel 1957-58
avesse segnato la fine della mia infanzia.
Avevo appena compiuto dieci anni.
Quando andammo a vivere nella casa di
Via Monte Novegno, dopo un anno in un
appartamento ai piedi del colle, in attesa
della sua costruzione, il giardino era un
prato incolto. Mio padre lavorò tantissimo
per sistemare il verde: piantò una siepe
intorno e i cipressi agli angoli del prato,
un glicine che si arrampicava sulle due
terrazze sovrapposte, sistemò l’orto a nord
con grande cura. Perché l’orto doveva
stare a nord, diceva mio padre, che per
la sua origine britannica se ne intendeva
di giardinaggio. E aveva ragione, carote,
cipolle, pomodori, fagiolini, patate,
zucchine, piselli e insalate crescevano
benissimo. Davanti all’ingresso, mio padre
creò un giardino all’inglese con rocce
digradanti (the rockery, lo chiamava), tra
cui sbucavano rose, mughetti, dalie. Aveva
interrato anche una vasca di pietra, dove
nuotavano pesciolini rossi. Più in là, in
un piccolo prato, un magnifico ciliegio
allungava i suoi rami verso il cielo. Peccato
che le ciliegie avessero spesso il verme,
come succedeva a quei tempi. A me era
stato assegnato in adozione un susino in
fondo all’orto. Era così che mio padre si
assicurava una collaborazione familiare per
le noiose annaffiature. A sud, lungo il sentiero
che scendeva verso la cantina sotto le
terrazze, piantò la vite e le fragole. La vista
su Verona e sul Monte Baldo in lontananza
mi incantavano anche da bambina. Ma il
tempo che trascorrevo fuori dal giardino
era comunque maggiore. Ed è questa libertà
di movimento, questa non percezione di
confini, che mi è mancata in seguito, nella
capitale. In realtà i confini c’erano già
allora, le reti metalliche intorno ai grandi
crateri delle bombe (sotto cui si passava
con disinvoltura e incoscienza), i campi
coltivati dei contadini su cui si scivolava
con le slitte quando erano coperti di neve.
Nel grande prato che confinava con l’orto
pascolavano le mucche; c’era anche un
enorme cespuglio di roselline selvatiche
con i suoi lunghi rami ad arco che ricadevano
a cascata lasciando sotto uno spazio
perfetto per la casa delle bambole. Ci si
arrampicava su uno strano albero in fondo
alla siepe che formava con i suoi rami una
sorta di barchetta sospesa su cui cantare a
squarciagola, dondolando, ‘Marietta monta
in gondola’. Seguendo il sentiero che
portava al cascinale, dove a volte c’era una
vecchietta fuori la porta occupata a lavorare
il burro nella zangola di legno, si incontrava
sulla destra un boschetto incolto
e fitto, infossato e buio. Mi chiedevo cosa
fossero quelle escrescenze bianche appiccicate
ai rami e tronchi, sicuramente bozzoli
o larve di insetti vari, ma per me erano gli
sputi di strane creature.
In un altro grande prato sotto la nostra
casa si giocava a nascondino e a rincorrersi,
a cowboy e indiani. Fabbricavamo
archi e frecce scortecciando ramoscelli.
Sempre nel ruolo delle squaw prigioniere,
noi bambine ci inventavamo altri giochi
in attesa di essere liberate: facevamo bamboline
rovesciando i petali dei papaveri
30 GEOmedia n°1-2019
AEROFOTOTECA
Fig. 2 - A sinistra la casa di via di Monte Novegno; a destra le bambine
davanti alla porta della cantina (foto archivio Gardner).
o lunghe collane con le margherite. Una
larga scalinata, ricoperta di erba (così la
ricordo, ma ora è stretta e cementificata),
scendeva a Col di Bricon e da qui nelle
strade sottostanti di Borgo Trento. Si
andava giù a comprare le figurine per gli
album o a guardare Rin Tin Tin in un bar.
Quando mio padre non poteva venire a
prendermi a scuola perché in Inghilterra,
il pulmino del Collegio degli Angeli, dove
ho frequentato le elementari, mi lasciava
in fondo a questa scalinata erbosa, che io
risalivo di corsa e da sola per rientrare a
casa. Mio padre aveva sistemato un seggiolino
tra le sue gambe nella Vespa per
portarmi a scuola e una protezione di plastica
trasparente che mi copriva dalla testa
ai piedi. Ricordo bene qualche pericoloso
slittamento lungo la Salita San Leonardo
negli inverni gelati di allora.
La neve, tanta neve, ricorre spesso nei miei
ricordi. Un inverno durò per mesi, eppure
si giocava con i calzettoni e le ginocchia
scoperte, i guanti erano sempre bagnati, i
geloni frequenti, così pure le otiti e i mal
di gola. Mio padre, dopo il primo anno
senza riscaldamento, installò una stufa
in cucina, avendo scoperto che Verona
poteva essere più fredda del suo nativo
Galles. Solo la nostra bravissima tata di
nome Giulietta sapeva accendere la stufa.
Faceva anche meravigliosi merletti e trine
all’uncinetto. Ne aveva un baule pieno,
il suo tesoro. Ad un certo punto
si era fidanzata con un giovane
contadino delle vigne sopra
l’asilo, dove ora c’è un moderno
centro educativo e riabilitativo
dell’USSL. Quando noi partimmo
per Roma, lei emigrò con il
suo Romeo prima in Brasile, poi
in Canada.
Mi capitava di entrare nelle case
dei contadini. Una volta ero stata
anche invitata a pigiare l’uva nei
tini con altri bimbi, cosa che mi
faceva tanto ridere. Eppure in
silenzio disapprovavo quella lunga
striscia di carta che pendeva
dalla lampadina con tutte le mosche nere
appiccicate e i piedi con gli scarponi degli
uomini posati sul tavolo della cucina. Si
era tutti più poveri di adesso. A casa non
c’era il frigorifero, né la lavatrice, né la
televisione. Ancora mi vedo ad ascoltare
le fiabe seduta sotto la radio di legno sulla
mensola in cucina o camminare lentamente
con la scodella piena di gelatina colorata
tra la mia casa e quella dei vicini, per
raffreddarla nel loro frigorifero, facendo
bene attenzione a non rovesciarne nemmeno
una goccia.
Con l’indirizzo perduto, ma forse mai
saputo, sono dunque ritornata. Verona è
bellissima e il viaggio è stato anche l’occasione
di visitare la città, le sue chiese, le
piazze, i musei. Ho scoperto che persino
il Ponte Pietra è stato ricostruito solo nel
1959, dopo la mia partenza dalla città.
Qualche dimenticanza era giustificata.
Altri ricordi riaffioravano mano a mano
che giravo, come le domeniche mattine
trascorse a Piazza della Signoria, dove mio
padre giocava a scacchi in un circolo che si
incontrava in un caffè all’angolo, mentre
io correvo intorno alla statua di Dante
Alighieri. O la Chiesa di San Giorgio in
Braida, dove nel 1956 ho fatto la prima
Comunione e poi la Cresima. Ricordo anche
una serata all’Arena per vedere l’Aida,
riportata a casa in braccio per il sonno.
Ho cercato invano una stazione ferroviaria,
treni e binari in fondo
alla Salita San Leonardo,
dove c’era un alimentari a
cui mia madre mi spediva
per prendere il pane e i
biscotti Saiwa. Nessuno
sembrava sapere nulla di
questa stazione, che era invece
così ben impressa nella
mia mente. Ho continuato a
chiedere finché una persona
anziana mi ha informato che
la linea Verona-Caprino era
stata smantellata nel 1962,
indicandomi la pensilina
originale, dove ora c’è il Bar
della Stazione, che ancora
conserva le vecchie foto dei
trenini. Certo, io ricordavo
una grande stazione, ma si sa
quanto inaffidabili sono i ricordi.
E la casa tanto amata? L’ho riconosciuta
subito anche se ora non è più bianca ma
color mattone. I cambiamenti non mancano,
cambiamenti inevitabili, il garage al
posto del prato, la rockery di mio padre
livellata per il passaggio della macchina, le
doppie finestre, le antenne sul tetto, una
delle due terrazze trasformata in veranda,
ma la struttura è identica, l’orto è rimasto
dov’era, i piccoli cipressi piantati da mio
padre svettano ora altissimi. Si vedono
persino dalla Torre Lamberti o dagli spalti
di Castelvecchio. Mi è sembrato identico
anche il portoncino di legno della grande
cantina, un altro rifugio dove mio padre
aveva sistemato una rete metallica a 10
cm. dalle pareti per evitare che io e la
sorellina ci appoggiassimo dove salivano
ragni e scorpioni (fig. 2). All’interno, la
piccola stanza accanto al salotto era la
nostra nursery, piena di giocattoli inglesi.
A Natale arrivava uno scatolone pieno di
cioccolate Cadbury e altri dolci da parte
dei nonni gallesi. Nel salotto mi piaceva
tanto il caminetto con quelle lastre di
marmo di tutti i colori sovrapposte ai lati.
Il vero cambiamento l’ho trovato intorno
alla casa, con tanti fabbricati, anche belli,
ma sistemati sui prati dove si correva
liberamente, con via Monte Novegno
ora asfaltata e interrotta da un grande
complesso residenziale con piscina, che
ha privatizzato l’accesso; con la scalinata
su via Col Bricon chiusa a chiave per
motivi di sicurezza; con i boschetti spariti.
I crateri delle bombe non ci sono più
ma nemmeno i pastori e i contadini. La
zona è diventata residenziale, il panorama
è sempre magnifico, ma ha cambiato
carattere. La campagna è sparita, come è
successo nei dintorni di tante città (fig. 3).
A dire il vero, qui senza il degrado che ho
conosciuto altrove.
Nel viaggio di ritorno i tanti frammenti
del passato, che il contatto con la realtà
aveva agitato non poco, hanno ripreso il
loro posto nello spazio della mia memoria,
dove continuano a generare immagini di
bellezza e libertà.
Tre mesi dopo lo scatto di questa bella ed
evocativa foto aerea di Verona, nella notte
del 25 aprile 1945, i tedeschi fuggivano
dalla città facendo brillare quasi tutti i
ponti sull’Adige per rallentare l’avanzata
americana.
PAROLE CHIAVE
Verona; II guerra mondiale; foto aeree;
MAPRW; memoria familiare
AUTORE
Heather Gardner
iccd.aerofototeca@beniculturali.it
Fig. 3 - A sinistra la zona di forte Sofia nel 1960 (il riquadro rosso indica
casa Gardner; a destra oggi). Foto AFN, fondo EIRA e Google Earth.
GEOmedia n°1-2019 31
REPORT
Descrizione di un flusso di lavoro
ibrido laser-fotogrammetrico per
la scansione del mondo reale
di Nicola Santoro
Le esperienze
maturate
nell’esercizio della
professione di
tecnico comunale
nel settore dei
lavori pubblici
hanno evidenziato
come il rilievo
tridimensionale
possa essere
affrontato con
diverse tecnologie e
flussi di lavoro.
La fotogrammetria richiede
notevole impegno in fase
di progettazione del rilievo,
settaggio ottimale delle macchine
fotografiche ed esperienza d’uso,
oltre a un importante lavoro in
post produzione. E’ possibile
certamente catturare scenari dal
mascroscopico al miscroscopico a
costi relativamente contenuti con
precisioni paragonabili a quella
delle attrezzature laser a condizione
di seguire determinate rigorose
procedure.
La scelta di una tecnologia piuttosto
che di un’altra dipende da
molteplici fattori, alcuni legati alle
richieste del committente, altre
volte legati a fattori economici.
Avendo avuto una lunga esperienza
legata alla fotogrammetria,
recentemente approdata all’uso
del laser scanner 3D, ho cercato
un flusso di lavoro che unisse questi
due mondi, ma con approccio
“fotogrammetrico”.
L’idea di un approccio ibrido è
nata dalla considerazione che
usando uno scanner avrei beneficiato
dall’uso combinato del
flusso fotogrammetrico in quanto
avrei elevato la qualità RGB ad
un intervallo scalabile a seconda
delle esigenze (dalle macchine per
ispezioni endoscopiche fino alle
reflex con sensori full frame da 50
megapixel, comunque montate su
drone, aste o su cavalletto), ottenendo
al contempo una ricostruzione
che si spinge a particolari a
volte impossibili da catturare da
uno scanner ( si pensi ad esempio
alla ispezione dei giunti dei ponti
o alle ricostruzioni di spazi ristretti
come sistemi di tubazioni, ecc)
, infittendo la nuvola e/o estendendola
grazie alla versatilità dei
sensori fotografici. Avrei inoltre
avuto il vantaggio di ottenere
modelli mesh texturizzati di qualità
fotografica utili in numerosi
settori specialistici per i quali vi
era interesse professionale come
l’industria cinematografica e dei
videogiochi, l’ingegneria, l’architettura,
l’industria metalmeccani-
32 GEOmedia n°1-2019
REPORT
ca, elettronica e il settore artistico
in generale.
Non possedendo uno scanner, ma
essendo nella condizione di noleggiarne
uno per lavori specifici
e saltuari, avrei comunque beneficiato
riducendo il periodo di
noleggio, affidando gran parte del
lavoro di dettaglio-ricostruzione
al flusso fotogrammetrico, oppure
mi sarei avvalso dei migliori
punti di forza delle due tecniche,
combinate in un flusso di lavoro
coerente, integrato e soprattutto
ragionevolmente veloce.
Non ci sono dubbi che il settore
delle apparecchiature laser scanner
sta evolvendo verso prodotti sempre
piu’ performanti, con qualità
delle nuvole migliorate in termini
di pulizia e precisione, aumento
delle distanze di rilievo ottenibili
dalla singola scansione e dotati di
comparti fotografici sempre piu’
evoluti. Ma è altrettanto vero che
anche gli algoritmi di fotogrammetria
diventano sempre piu’ veloci
e ricchi di funzioni utili, restituendo
nuvole di punti di qualità
di certo non inferiore a quella di
molti laser in commercio.
Allo stato attuale è sicuramente
possibile utilizzare dei pacchetti
commerciali in grado di risolvere
molti problemi del rilievo e della
rappresentazione, ma non tutti
con un’unica suite e comunque
a costi importanti, spesso insostenbili
per i colleghi degli studi
professionali e della Pubblica
Amministrazione, soprattutto per
i piccoli enti locali.
L’intelligenza artificiale introdotta
di recente in numerosi settori
tecnici ha aiutato moltissimo il
fotogrammetrista, riuscendo ad
eseguire sui dataset fotografici
alcune elaborazioni con una
velocità ed affidabilità e risultati
davvero notevoli. La stessa intelligenza
artificiale è implementata
sia nelle macchine fotografiche
professionali (mediante dispositivi
installabili a bordo) che negli algoritmi
di calcolo.
Molti programmi disponibili,
sia a pagamento che open source,
sono tasselli importanti in un
flusso di lavoro ben strutturato.
Personalmente ho preferito seguire
un approccio che enfatizza lo
studio dei sistemi complessi. Non
è una disciplina scientifica in sé
stessa, ma definisce piuttosto un
approccio filosofico in cui viene
considerato il principio di emergenza
nell'applicare il metodo
scientifico, spesso utilizzando un
metodo ampiamente interdisciplinare
o multidisciplinare. Questo
approccio è in contrasto con la
tradizione puramente analitica,
GEOmedia n°1-2019 33
REPORT
Le esperienze sono state fatte finora con diversi laser scanner, tra cui il Leica Blk 360, Leica Scanstation P40,
Faro X 130.
Le attrezzature fotografiche utilizzate: Canon serie Eos 750D, Nikon d330, aste telescopiche in carbonio fatte
costruire su specifiche di progetto, macchine fotogrammetriche costruite ad hoc per l’esecuzione dei rilievi fino
ad una altezza massima 13,80 metri.
Programmi utilizzati: cloudcompare, il restante flusso fotogrammetrico e algoritmo di Deep Learning sono stati
sviluppati in proprio partendo da software open source scaricato dalla piattaforma GitHub. La piattaforma
realizzata è stata da me chiamata Point Mesh Studio.
34 GEOmedia n°1-2019
REPORT
che si propone di interpretare i sistemi complessi
dividendoli nelle loro componenti e studiandone
separatamente le proprietà.
Guardando ai colleghi che lavorano nei più disparati
settori, ho potuto riconoscere alcuni spunti
utilissimi per il mio lavoro. Il metodo ibrido che
ha permesso di raggiungere i risultati illustrati,
utilizza importanti contributi da innumerevoli
ambiti ed è in costante evoluzione, ampliamento
e miglioramento. Man mano che i saperi di
fondono, attraverso nuove contaminazioni, emergono
nuove strade per risolvere in meno tempo
problemi anche complessi. I recenti progressi
nell’illuminazione a led di cantiere ha ad esempio
permesso di scansionare una galleria in notturna
con proiettori portatili a batteria, restituendo una
texture che ha evidenziato le venute d’acqua, le
imperfezioni e molteplici
fenomeni grazie
all’uso di modelli di
intelligenza artificiale
per l’analisi dei quadri
fessurativi e/o la catalogazione
automatica
degli ammaloramenti.
L’utilizzo combinato
di uno scanner 3D
e di una stazione
totale ha permesso
di conferire al rilievo
una robusta maglia di
inquadramento e georeferenziazione.
L’uso
di servizi Gis online ha
consentito di rappresentare
tematismi di
diversa natura (legati
comunque alle nuvole
di punti ed al rilievo)
anche molto complessi
attraverso un browser
web, mentre programmi
di fotoritocco
sia commerciali che
open source, dotati
di opportune macro
o estensioni, hanno
permesso estrazioni ed
elaborazioni di informazioni
dalle ortofoto
con una potenza spesso
non raggiungibile
da altri programmi
specialistici di settore.
Dal mondo medico,
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GEOmedia n°1-2019 35
REPORT
attraverso l’esperienza della tomografia
computerizzata 3D e della
radiografia, è stato possibile risolvere
non poche sfide nel settore
dell’ingegneria civile e industriale.
Nella mia esperienza attuale il
laser scanner viene utilizzato con
approccio classico, montato su
cavalletto. Trattandosi di un flusso
di lavoro fotogrammetrico nella
sua essenza, è importante che la
parte scansionata restituisca nuvole
colorate, anche se non necessariamente
di elevato livello RGB.
Non è necessario che le nuvole
siano allineate, in quanto l’algoritmo
trasforma queste nuvole in
fotogrammi. Chi utilizza lo scanner
deve conoscere il mondo della
fotogrammetria e le sue regole
fondamentali, e soprattutto tarare
la macchina in modo da ottenere
delle nuvole di giusta definizione,
idonee all’uso integrato con flusso
di lavoro Structure From Motion.
A titolo di esempio, una fotografia
scattata con una reflex digitale
con sensore da 24 megapixel, puo’
restituire una nuvola di punti
equivalente di 4 GB, quindi occorre
trovare un compromesso per
evitare di ottenere punti eccessivi,
che comunque andrebbero semplificati
per un loro utilizzo pratico
nei flussi di lavoro successivi
alla scansione. Ogni laser scanner
ha delle peculiarità, ma in genere
i settaggi sono veloci dopo alcuni
test. Dopo il rilievo effettuato in
cantiere, la nuvola che si estrae
viene riprocessata con il deep learning,
ottenendo da ogni singola
scansione un numero adeguato
di fotografie equivalenti. Nessuna
delle informazioni della scansione
laser viene persa: la conversione
virtuale serve esclusivamente per
l’allinemaneto fotogrammetrico,
mentre in fase di densificazione
della nuvola si recuperano tutte le
informazioni arricchendole ulteriormente
di quelle estratte dalla
fotogrammetria. A questo punto
è importante che il fotogrammetrista,
che puo’ essere lo stesso
operatore o persona diversa, esaminando
contestualmente la scena
in cantiere oppure in uno step
successivo analizzando la nuvola
prodotta dallo scanner, pianifichi
le riprese fotografiche in modo da
ottenere la cattura dello scenario
richiesto.Gli ortofotopiani ottenuti
dal flusso di lavoro ibrido avranno
caratteristiche diverse a seconda
delle zone di sovrapposizione
delle due tecnologie. Maggiore
definizione e qualità del colore si
otterrà ovviamente laddove i due
dataset si sovrapporranno. Anche
questo aspetto apre a scenari di
rappresentazione inediti, tipici del
settore artistico e dell’arte della
rappresentazione del progetto
architettonico. E’ possibile infatti
decidere in quale area densificare,
lasciando la restante parte in secondo
piano o escludendola del
tutto. I modelli mesh saranno ovviamente
texturizzati, restituendo
dei render di qualità fotografica e
di precisione certificata.
PAROLE CHIAVE
Rilievo tridimensionale; laser scanner; fotogrammetria;
scansioni; 3D
ABSTRACT
The experiences gained by the author in the profession
of “Tecnico Comunale” in the public works field have
shown how the 3D-Survey can be faced with different
technologies and workflows. The article describes
different workflows experienced by the author such as
3D Survey, Phootogrammetry and Laser Scanner.
AUTORE
Nicola Santoro
nikkosantoro@gmail.com
Tecnico Comune di Erba
36 GEOmedia n°1-2019
REPORT
GEOmedia n°1-2019 37
REPORT
ROMA. Una geografia
della numerazione civica
di Valerio Zunino
Finalmente, oggi gli attori che
operano quotidianamente
o occasionalmente nella
gestione e nel trattamento
dei dati territoriali, possono
disporre di una nuova opzione,
affidabile, aggiornata e
completa: la soluzione al
problema del riferimento
geografico dei numeri civici di
Roma Capitale.
Fig. 1 - Suddivisione dei territori di rilevamento.
ROMA. E' considerata
l'entità geografica di
maggior dettaglio, relativamente
alla stragrande maggioranza
degli ambiti applicativi
GIS oriented. E' la numerazione
civica.
Quasi 500.000 punti univoci,
rilevati direttamente su un
territorio che assomiglia molto
più a una provincia che ad un
comune. Un lavoro immenso,
quello su Roma Capitale, durato
due anni ed oggi finalmente
ultimato.
Non ci sono altre grandi parole
per descrivere lo sforzo profuso
da un'organizzazione composta
da venti professionisti facenti
capo alla STUDIO SIT & Location
services e realizzato dapprima
sul centro storico (2017)
e successivamente sulla parte
restante del territorio municipale.
Certamente tanto hanno
fatto la pianificazione iniziale
ed il training, le richieste di
omogeneità del dato manifestate
anche in corso d'opera, e
l'impegno di chi ha affrontato
quest'avventura con grande spirito
e tecnica. L'azienda ligure
ha lasciato i propri addetti liberi
di scegliere tra una modalità di
rilevamento basata su strumentazioni
mobile, un approccio
più tradizionale da supporto
cartaceo, un misto tra i due, oppure
l'implementazione di una
moltitudine di file audio agganciati
alle coordinate geografiche
di inizio e fine via. In tutti i
casi, l'accuracy prodotta sfiora i
2 metri nel centro storico (amministrativo),
ovverosia il civico
è posizionato entro un raggio di
due metri rispetto alla proiezione
dell'ingresso sul marciapiede,
lato strada. Mentre si mantiene
quasi sempre al di sotto dei 5
metri all'esterno.
I toponimi rilevati sono quasi
16.000 (ivi comprese vie, vicoli,
viali, piazze, strade, larghi, ma
anche giardini, parchi, ponti,
ecc..), salvo poche eccezioni tutti
presenti all'interno dello stradario
comunale e riportati come
ivi descritto. Le discrepanze
rispetto a quest'ultimo fanno
riferimento alle vie soppresse ed
a quelle di nuova inaugurazione,
rispettivamente in meno ed
in più.
Sono stati visitati luoghi ameni,
meravigliosi, sconosciuti, degradati,
pericolosi, e sono stati
scoperti angoli unici e particolari,
anche secondo i racconti dei
residenti a Roma che lavorano
abitualmente con la STUDIO
SIT.
38 GEOmedia n°1-2019
REPORT
La mappatura della numerazione
civica di Roma, che mai, si
ritiene, era stata realizzata con
simile dettaglio e completezza,
presenta caratteri di complessità
desumibili dapprima dai
numeri, se è vero come è vero
che i punti della capitale sono
di poco superiori alla somma
di quelli di Torino, Napoli,
Genova e Milano, pur ricordando
tuttavia che il capoluogo
lombardo (la cui superficie è
piuttosto ridotta e la cui capacità
socioeconomica è amplificata
dalla grande concentrazione
edilizia e produttiva della odierna
Città Metropolitana) non
dispone di una numerazione
civica commerciale, particolare
che rende indubitabilmente esiguo
il numero dei civici ad oggi
attribuiti.
Vi sono aree, all'interno del
centro storico, quali ad esempio
quella che corrisponde
indicativamente alla sola somma
dei rioni Campo Marzio,
Colonna, Sant'Eustachio, Trevi,
Pigna, Ponte, Parione e Regola,
la cui densità toponomastica è
impressionante e pari a quasi
14.000 civici per una superficie
inferiore ai 4 kmq. Per confronto,
si valuti che le municipalità
di Bresso (MI) e di Melito di
Napoli (NA), entrambi fra i 10
comuni a più alta densità abitativa
d'Italia, dispongono rispettivamente
di circa 5300 e 2400
civici totali in analoga superficie,
naturalmente distribuiti su
contesti edilizi differenti.
Ancora, per chi non lo sapesse,
il centro storico di Roma e
segnatamente una buona parte
della sua caratterizzazione amministrativa,
presenta a tutt'oggi
una numerazione civica del
tutto unica e particolare, assegnata
a inizio '800 e denominata
Nomenclatura, secondo la
quale i civici iniziano sulla parte
sinistra di una strada per poi
proseguire a ritroso al termine
Fig. 2 - Copertura totale del rilevamento
di questa, sulla parte destra,
in certi casi comprendendo,
secondo un'unica sequenza logica,
altre vie o piazze collegate,
come riferisce Roberto Colzi in
Lo stradario della città di Roma
nel 1825: giurisdizioni dei rioni
e delle parrocchie.
Fig. 3 - Copertura del rilevamento - centro storico.
Naturalmente per i rilevatori è
stato spesso un piacere e un divertimento
improvvisarsi un po'
turisti nel salotto buono d'Italia,
in pieno Centro Storico, acquisendo
ogni giorno un grande
quantitativo di punti nell'unità
di tempo e sfruttando la grande
GEOmedia n°1-2019 39
REPORT
abbondanza di targhe toponomastiche
e di targhette della
numerazione civica presenti sul
campo, queste ultime rese disponibili
su quasi il 100% delle
aperture civili e commerciali di
riferimento come in pochissime
realtà italiane è stato riscontrato
(tanto da consentire una ricostruzione
toponomastica con
pochi eguali in tutto il Paese in
fatto di semplicità)!
Ben più laborioso si è dimostrato
invece il lavoro nella
parte esterna del territorio, non
tanto per una qualche carenza
di targhette, anche qui sorprendentemente
ovunque presenti e
chiare, quanto innanzitutto per
l'enorme estensione geografica
del comune, per le difficoltà
ambientali tipiche delle grandi
città (tra le quali si sono dovute
affrontare talvolta situazioni
complicate a livello di rapporti
con la cittadinanza, quando
non si è trattato di ricevere vere
e proprie minacce ed inviti ad
abbandonare immediatamente
l'area pubblica in cui ci si trovava),
per la difficoltà di percorrenza
di numerose strade di
collegamento esterne, sterrate e
classificabili più dignitosamente
come interpoderali, piuttosto
Fig. 4 - Copertura del rilevamento - centro storico (2).
che come vie o strade comunali
vere e proprie.
A volte essere sul campo, a
piedi o alla guida di un mezzo,
tra stradine strette, impervie,
lunghe, difficili da percorrere
e lontane tra loro, può portare
anche un senso di impotenza ed
una consapevolezza di non riuscire
a completare il lavoro della
giornata senza che la superficie
coperta e rilevata soddisfi neanche
un po'. Un disagio, talora
maturato anche a causa della
sensazione di immensità di quel
territorio comunale, quando
ad esempio ci si è trovati tra
le Località di Acilia, Vitinia e
Infernetto con la necessità di
coprire territori anche di recente
e recentissima edificazione e
privi di riferimenti indicativi di
alcun genere, ebbene un disagio
che riteniamo possa essere stato
di grande insegnamento per
tutti, di richiamo ai valori della
nostra professionalità e di aiuto
nel consolidamento dei valori
morali e della persona. E poi,
un caffè o una bevanda, un po'
di relax, qualche minuto di meditazione
per alcuni e tornava il
senso di positività e di scoperta
che ci ha accompagnati durante
l'intero percorso.
I venti professionisti che hanno
realizzato il progetto hanno agito
secondo uno standard comune
che ha consentito di evitare
le sovrapposizioni informative,
sia geografiche, sia toponomastiche.
Ciascuno ha avuto in carico
una o più aree secondo una
ripartizione basata su criteri più
morfologici ed infrastrutturali
che non amministrativi: non
sono cioè stati utilizzati i municipi,
quanto piuttosto sono
state colte tutte le occasioni
divisorie offerte da un territorio
fortemente antropizzato, quali
grandi strade di collegamento
prive di numerazione civica
oppure fiumi (Tevere in testa) o
grandi parchi e giardini.
L'attività sul territorio è stata il
cuore del progetto, irrinunciabile
necessità, desiderio impagabile
della massima copertura possibile.
Per queste ragioni e con
questi obiettivi ben chiari in
mente, si è deciso fin da subito
di ridurre al minimo l'apporto
dei portali geografici generalisti,
con i quali si è condiviso
soltanto una delle milestones
finali prossime alle attività di
collaudo. Una scelta che ci ha
portato talvolta a impiegare più
tempo ma con il risultato tangibile
ed evidente di disporre ora
di un dato di maggiore qualità
e durata.
Si, perchè un dato completo
dura più tempo di un dato
sommario e carente, specie
nelle parti più impervie di un
territorio. Questo in ragione
del fatto che quando l'edilizia
si espande lo fa evidentemente
negli spazi che le sono concessi,
in particolare nelle periferie; di
conseguenza l'avere a che fare
con un dato poco accurato in
tali contesti aumenta esponenzialmente
e rapidamente la sua
lacunosità, riduce l'efficacia di
quell'informazione geografica a
coprire quei territori, in sostanza
il suo appeal a servire a qual-
40 GEOmedia n°1-2019
REPORT
cosa. La copertura totale dei
rilievo, invece, attenua, anche
a distanza di anni la mancanza
di completezza, rendendola
trascurabile e compensabile
con elaborazioni a margine, in
funzione anche del tipo di applicazione
che si intende dapprima
realizzare e poi gestire.
Altrettanto cruciale l'aspetto
dell'accuracy. Lo abbiamo più
volte riferito anche in altri
contributi: con riferimento
alle informazioni oggettivabili
sul territorio, un dato rigoroso
e geograficamente preciso si
posiziona in cima alla piramide
commerciale dei valori.
Non sembra infatti rallentare
in alcun modo il trend crescente
di richiesta del mercato
sempre più indirizzato alla
ricerca di dati completi-accurati-aggiornati,
oramai necessari
ad accompagnare, specie
negli ambiti mobility e della
telefonia, il progressivo raggiungimento
dei nuovi standard
esperienziali collettivi,
rispettivamente nei segmenti
autonomous car e 5G.
In linea generale sono sempre
più eterogenee ed articolate le
utilità che i diversi produttori
di soluzioni che traggono il
loro fondamento sull'informazione
geografica possono
concertare sulla base dati della
toponomastica e della numerazione
civica geografica; tra le
altre citiamo, solo a titolo di
esercizio di memoria, la programmazione
delle attività di
Protezione Civile o dei Vigili
del Fuoco, a gestione razionale
dei criteri di distribuzione
dei cassonetti della RSU, la
pianificazione della grande e
media dstribuzione commerciale,
la gestione dei servizi di
soccorso tipo 118, quella delle
utenze riferite ai sottoservizi a
rete, quali gas, acqua, luce, le
applicazioni di politica elettorale
locale e nazionale, l'ormai
storico geomarketing puro, la
pianificazione razionale dei
diversi servizi urbani al cittadino,
per finire con ciò che
almeno negli ultimi tre decenni
ha stimolato per primo lo
sviluppo di questo livello informativo
geografico, ovverosia
il supporto alla navigazione
veicolare e pedonale attraverso
gli svariati device che si sono
succeduti negli anni.
ROMA, come non l'avevamo
mai vista. E come non avevamo
mai avuto l'opportunità di
analizzarla.
PAROLE CHIAVE
Numerazione civica; toponomastica; GIS;
cartografia; roma
ABSTRACT
The new geographical toponymy of Rome,
performed by STUDIO SIT srl, totally comes
from a field survey started in late 2017. Single
house numbers compete with each other
as for their accuracy and updating. Points
are close to 500.000, reaching the total of
those for Milan, Turin, Naples and Genoa.
Sometimes the enormous surface of the municipality
of Rome has represented a trouble
for collectors, also with damaged roads, environmental
findings and later built. But now,
completeness and accuracy of this data put it
strongly to the attention of most influential
location intelligence players.
AUTORE
Valerio Zunino
valerio.zunino@studiosit.it
Amministratore Delegato
Studio SIT & Location Services S.r.l.
Ph.D in Scienze Geocartografiche e
Ambientali
AMFM GIS Italia Board Member
www.studiosit.it
L’eccellenza dei dati geografici
Toponomastica e numerazione civica
A beneficio degli ambiti di utilizzo più maturi ed esigenti, per la gestione e per la pianificazione geografica e quotidiana
delle reti e delle utenze, della grande e media distribuzione, della raccolta RSU, dei sistemi navigazionali e del car-sharing,
per l’attività politica e per quella amministrativa. www.studiosit.it • info@studiosit.it
GEOmedia n°1-2019 41
REPORT
Survey integrato per la
ricostruzione del porto di Haiti
di Andrea Faccioli
Dopo il terremoto,
il primo passo è
stato una serie di
indagini batimetriche,
idrogeologiche,
topografiche e aeree.
Una società italiana,
strumentazione
d’eccellenza.
Fig. 1 – Port-au-Prince distrutto dopo il terremoto (credit: Wikimedia).
Il 12 gennaio 2010 un terribile
terremoto ha colpito
lo Stato caraibico di Haiti.
Oltre alle numerosissime vittime
ed agli ingenti danni, il
sisma ha gravemente danneggiato
il porto della capitale,
Port-au-Prince. In particolare,
ha completamente distrutto il
Molo Nord, lungo 450 metri,
dedicato al traffico di container,
rendendo impossibile lo sbarco
degli aiuti umanitari e delle
merci.
Data l’importanza strategica
dell’infrastruttura, il Ministero
dell'Economia e delle Finanze
di Haiti ha finanziato la progettazione
e la ricostruzione di
Port-au-Prince, proprio a cominciare
dal molo Nord.
Rilievi batimetrici e topografici
preliminari: il programma
La ricostruzione del porto necessitava
di una accurata progettazione.
La progettazione necessitava di
precise informazioni sul territorio
nella sua nuova conformazione,
dopo i terribili movimenti
sismici.
E’ stato studiato un articolato
programma di indagini - geomorfologiche,
batimetriche, topografiche
e idrografiche – che
potessero dare ai progettisti le
basi indispensabili per lo studio
della nuova infrastruttura.
Il piano delle indagini è stato
affidato ad una brillante società
di servizi italiana, la Te.Ma. di
Faenza, che ha portato ad Haiti
una squadra di 6 specialisti surveyor
per l’esecuzione dei rilevamenti
dell’intera baia portuale
di Port-au-Prince, tra cui:
• Implementazione di una
nuova rete geodetica, collegata
al sistema di riferimento
nazionale, mediante materializzazione
di nuovi capisaldi
di riferimento e rilievo DGPS
in modalità statica di tutti i
vertici della rete;
• Rilievo batimetrico con
ecoscandagli Multibeam e
Singlebeam, per ottenere il
modello 3D dell’intera area
portuale;
• Rilievo geomorfologico Side
Scan Sonar, per individuare
eventuali target sommersi;
• Rilievo topografico della
zona, con tecnica fotogram-
42 GEOmedia n°1-2019
REPORT
metrica da drone, per realizzare
il DTM (Digital Terrain
Model) e il mosaico di ortofoto
ad alta risoluzione;
• Rilievo topografico terrestre,
mediante stazioni Totali e tecniche
DGPS RTK.
Infine, l’installazione di una stazione
mareografica, una metereologica
e una correntometrica
per determinare tutti i parametri
idrologici ed idrodinamici
della baia del Porto.
Strategia operativa
Per rilevare la parte sommersa
si è allestita una imbarcazione
con la strumentazione all’avanguardia
presente sul mercato in
quegli anni.
In mare aperto – per ottenere
il modello 3D dei fondali – si
sono utilizzati:
Fig. 2 - DEM (Digital Elevation Model) del porto di Haiti, ottenuto con ecoscandagli multibeam e single beam.
• Multibeam beamformer
Teledyne RESON 8125, 455
kHz
• Multibeam interferometrico
SEA SwathPLUS, 468 kHz
• girobussola e sensore di moto
Ixea Octans
• sonde multiparametriche
Teledyne RESON SVP-15 e
Teledyne RESON SVP-C per
la determinazione del profilo
della velocità del suono lungo
la colonna d’acqua e in prossimità
del trasduttore
• Sistema di posizionamento satellitare
DGPS-RTK a doppia
frequenza
• Sistema di posizionamento satellitare
DGPS-RTK a doppia
frequenza
Per il rilievo della parte emersa e
delle infrastrutture esistenti:
• Rilievo fotogrammetrico con
velivolo drone Sensefly eBee
• Sovrapposizione minima degli
scan 70%
• Altezza di volo 117 m e GSD
3.5 cm
• Calibrazione del modello 3D
mediante rilievo topografico
DGPS – RTK e celerimetrico
di marker a terra
• Rilievo topografico mediante
tecniche topografiche tradizionali
(Stazione Totale) e tecniche
satellitari (DGPS RTK)
• Acquisizione di dati di posizione
DGSP RTK da operatore
appiedato lungo runlines di
progetto
• Integrazione dei dati con metodologia
celerimetrica per le
aree inaccessibili
Infine, a corredo dei rilievi del
Nei bassi fondali, e nelle zone
inaccessibili, l’imbarcazione
montava:
• sistema batimetrico
Singlebeam Tritech PA500
• girobussola e sensore di moto
Teledyne TSS DMS05
• sonda multiparametrica
Teledyne RESON SVP-15 per
la determinazione del profilo
della velocità del suono
Fig. 3 - I dati di marea, onde e corrente raccolti nel porto dal correntometro ADCP.
GEOmedia n°1-2019 43
REPORT
Rilievo di fondali: il sonar Multibeam
Il Sonar Multibeam è un particolare ecoscandaglio, che
rileva il fondale su una fascia perpendicolare al moto
dell’imbarcazione. Con il movimento della barca ottiene
un rilievo 3D del fondale.
Ne esistono due tipologie: Multibeam Beamforming e
Multibeam Interferometrico. Entrambe forniscono come
risultato “nuvole di punti”. Non si può dire che una delle
due tecniche sia migliore dell’altra, ma i pro e contro di
ognuna si sposano bene con i diversi impieghi che sono
chiamati a svolgere.
Il Multibeam Interferometrico è un Side Scan Sonar
evoluto, in grado di fornire immagini di qualità e di
coprire uno swath (striscia di copertura) molto ampio
rispetto alla colonna d’acqua, utilissimo in acque molto
basse (fino a 5-10 m di profondità).
Di contro, la nuvola di punti risulta più rumorosa e
spesso inadatta a rilevare con precisione manufatti e piccoli
target. Inoltre, proprio per la natura del Side Scan
Sonar da cui ha origine (che “guarda” lateralmente),
l’Interferometrico presenta una mancanza di dati al
Nadir, sulla verticale della barca.
Il Multibeam Beamformer - più tradizionale e diffuso
- ha invece una apertura dello Swath definita (da
120 a 165° a seconda dei modelli). Il vantaggio è nella
qualità geometrica della nuvola di punti: alta precisione
e rumore contenuto.
Inoltre, anche con i Multibeam Beamformer più semplici
è possibile rilevare profondità superiori (200 m e oltre)
e lo swath è rilevato anche al Nadir.
Tra gli interferometrici, il glorioso SwathPLUS utilizzato
nei rilievi qui descritti, ha fatto parlare di sé già
dagli anni Novanta. Ora è profondamente rinnovato,
e il nuovo modello BathySwath-2 mantiene le caratteristiche
di compattezza, economicità e versatilità che ne
hanno fatto il Multibeam Interferometrico più venduto
in Italia, adottato anche dall’Istituito Idrografico della
Marina. BathySwath-2 è corredato di un software per
l’acquisizione e il trattamento dei dati, che può rendere
superfluo l’uso del software idrografico.
Tra i Beamformer, lo storico Teledyne RESON 8125
impiegato ad Haiti ha ora il degno successore nel SeaBat
T50-P, lo strumento portatile più performante in commercio.
Sistema ad altissima risoluzione, fornisce dati
puliti senza precedenti. E’ progettato per l’installazione
rapida su imbarcazioni più piccole, riduce i tempi di
survey nei luoghi impervi.
Il sistema di posizionamento, il controllo di assetto
dell’imbarcazione
Per posizionare correttamente i dati rilevati dal Multibeam
è necessario conoscere costantemente e con precisione
la posizione e l’assetto dell’imbarcazione.
Le soluzioni più performanti si basano su un ricevitore
GNSS a doppia antenna (per i dati di posizione, imbardata
e sincronia temporale) integrato ad un IMU
– Inertial Measurement Unit - per la misura di beccheggio,
rollio e moto ondoso. In questo modo, tutti i
dati affluiscono insieme e già sincronizzati al sistema di
acquisizione del Multibeam.
Applanix è un riferimento di mercato nel mondo del rilievo
marino. SBG Systems fornisce interessanti sensori
Fig. 5 – SHR (SHaded Relief map) del porto; nella parte alta si vedono i tre tronconi del
molo spezzati.
Fig. 6 – La principale differenza tra Multibeam Interferometrico e Multibeam
Beamformer è esemplificata in questa immagine.
Fig. 7 – Rilievo batimetrico con multibeam beamformer Teledyne RESON.
miniaturizzati, integrando i sensori di moto con un ricevitore satellitare a doppia antenna
di classe geodetica.
Ecoscandaglio single beam: per rilievi in acque basse
Un ecoscandaglio singlebeam è utile da integrare al Multibeam Interferometrico, per completare
i dati con misure al Nadir. Oppure al posto del Multibeam stesso, per rilievi in acque
basse. Sonarmite è un ecoscandaglio completamente digitale che trasmette in bassa potenza.
Ciò fa sì che lo strumento sia molto piccolo (12x22x8 cm), leggero (1,5 kg con la batteria
incorporata) e versatile: può, infatti, essere usato anche da solo per rilievi speditivi.
44 GEOmedia n°1-2019
REPORT
territorio e per future misurazioni
sono state installate:
• una stazione mareografica e
metereologica per la misura in
continuo dei livelli di marea
(mediante sensori radar ed a
pressione), pressione barometrica,
temperatura, umidità,
velocità e direzione del vento,
piovosità
• una stazione correntometrica
sottomarina con ADCP
(Acoustic Current Doppler
Profiler) per la misura in continuo
di direzione e intensità
della corrente e altezza delle
onde
Al termine dei rilievi, il team
guidato da Gian Franco e
Matteo Castelli – titolari della
Te.Ma. – ha potuto consegnare
i risultati e le mappe necessari
per la progettazione preliminare
ed il programma degli interventi:
• Ortomosaico ad alta risoluzione
e DTM delle parti
emerse
• DEM del fondale, SHaded
Relief map (SHR) e planimetrie
a curve isobate
• Mosaico Side Scan Sonar
• Planimetria generale e sezioni
topografiche
• Dati meteo e di corrente
Tra i primi interventi, la rimozione
mirata dei tre tronconi in
cui si è spezzata la banchina, per
garantire l’accesso in sicurezza
delle navi agli approdi temporanei
del Porto. I tronconi si sono
riversati sul fondale e sono ben
visibili nella SHR (Fig. 5).
La ricostruzione
La costruzione è stata portata
a termine dall’italo-americana
GLF Construction Corporation,
società partecipata da Grandi
Lavori Fincosit Spa.
È stata costruita una nuova banchina
di 410 m di lunghezza x
30 m di larghezza, adiacente
ad un ampio cortile di accatastamento
(altri 410 x 20 m)
e una rampa di roll-on e rolloff
di 30 x 30 m. Inoltre, di
fronte al nuovo molo è stato
realizzato un dragaggio di 100
x 410 metri a quota -11.5.
La nuova banchina è stata
completamente equipaggiata
con attrezzature di ormeggio
all'avanguardia. L'intera area
sotto la banchina, il cortile e
la rampa è stata enormemente
migliorata, al fine di resistere a
eventuali futuri eventi sismici.
La banchina è stata costruita
per supportare le attrezzature
di carico e scarico delle navi e
per facilitare l'uso di uno scaricatore
su binari. Finalmente,
il 22 gennaio 2016, sono stati
inaugurati i primi 150 metri
del Molo Nord. Moltissime le
autorità presenti, la comunità
produttiva di Haiti, i rappresentanti
delle società che
hanno partecipato al ritorno
di Haiti nella catena del trasporto
marittimo, a restituirle
il porto come fondamentale
leva del suo sviluppo.
PAROLE CHIAVE
Rilievo; Haiti; terremoto; batimetria; topografia; multibeam; droni; RTK;
modello 3D; DEM; ortofotomosaico; IMU; GNSS
ABSTRACT
On 12 January 2010, a terrible earthquake struck the Caribbean state of Haiti. In
addition to the numerous victims and the huge damages, the earthquake seriously
damaged the port of the capital, Port-au-Prince. In particular, it completely destroyed
the 450-meter North Pier, dedicated to the container traffic, making it impossible to
disembark humanitarian aid and goods.
Given the strategic importance of the infrastructure, the Ministry of Economy and
Finance of Haiti has financed the design and reconstruction of Port-au-Prince, starting
from the North pier.
After the earthquake, the first step was a series of bathymetric, hydrogeological, topographical
and aerial surveys realized by an Italian company.
AUTORE
Andrea Faccioli
andrea.faccioli@codevintec.it
Direttore Commerciale Codevintec
Fig. 4 – Rilievo batimetrico in corso con multibeam
beamformer Teledyne RESON.
GEOmedia n°1-2019 45
AGENDA
3 - 5 Maggio 2019
GISTAM 2019
Heraklion (Grecia)
www.geoforall.it/kuf9x
8-10 Maggio 2019
GEORES2019
Milano (Italia)
www.geoforall.it/kr3aq
21 - 22 Maggio 2019
GEO Business 2019
Londra (UK)
www.geoforall.it/kuf
17-19 Giugno 2019
XIV Convegno Nazionale GIT-
Geosciences and Information
Technologies
Melfi (Italia)
http://www.gitonline.eu
18 - 19 Giugno 2019
Prima Conferenza Nazionale
sulle Previsioni Metereologiche e
Climatiche
Bologna (Italia)
www.geoforall.it/kr3kh
19-21 Giugno 2019
64° convegno nazionale SIFET
Venezia
www.geoforall.it/kqqyr
25-26 Giugno 2019
12° Workshop tematico
Telerilevamento AIT-ENEA
Bologna
www.geoforall.it/kr38f
1-5 Settembre 2019
27th international CIPA
symposium
Avila (Spagna)
www.cipa2019.org
17 – 19 Settembre 2019
INTERGEO
Stuttgart (Germany)
https://www.intergeo.de
18-20 Settembre 2019
PIA19 - Photogrammetric Image
Analysis 2019
Munich (Germany)
www.geoforall.it/kqdw6
18 – 19 Settembre 2019
Europen Drone Summit
Stuttgart (Germany)
europeandronesummit.eu/en/
23-27 Settembre 2019
11th International Symposium on
Digital Earth
Firenze
www.geoforall.it/kq6uq
24-26 Ottobre 2019
SAIE 2019 Tecnologie per
l'edilizia e l'ambiente costruito 4.0
Bari
www.saiebari.it/it
18 – 20 Ottobre 2019
TECHNOLOGY for ALL 2019
Roma
www.geoforall.it/kr3da
18 - 20 Ottobre 2019
Maker Faire Rome – The
European Edition
2019
ROMA 18-20 OTTOBRE
www.technologyforall.it
18-20 Settembre 2019
XIII edizione di RemTech Expo
Ferrara
www.geoforall.it/kqx6w
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