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TRAKS MAGAZINE 023

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LUCIANO TARULLO<br />

Il cantautore originario di Agropoli (Salerno) pubblica l’album<br />

“L’isola”, una miscela di cantautorato e rock come insegna la migliore<br />

tradizione musicale italiana<br />

Vuoi raccontare la tua storia?<br />

Ho incontrato la musica a 15<br />

anni e da quel momento non l’ho<br />

più lasciata. A tal proposito tutte<br />

le mie scelte, anche di studio e<br />

professionali, sono state fatte in<br />

un’unica direzione e con un unico<br />

obiettivo, quello di far diventare<br />

questa passione un lavoro, e a oggi<br />

posso dire di avercela fatta anche<br />

se la strada è ancora lunga. Di<br />

conseguenza tutta la mia “storia”<br />

è parte integrante di questo lavoro<br />

discografico. C’è dentro un po’<br />

tutto il percorso artistico e umano<br />

che ho compiuto da quando<br />

ho iniziato a suonare fino ad oggi.<br />

L’isola non è altro che la mia vita,<br />

il luogo dove sono cresciuto, le<br />

esperienze che ho fatto, le persone<br />

che ho incontrato sulla mia strada.<br />

La proiezione del mio mondo<br />

interiore e la visione di ciò che mi<br />

circonda.<br />

Questo disco nasce da una lunga<br />

gestazione: a cosa è dovuta questa<br />

elaborazione?<br />

Prima di tutto credo che per realizzare<br />

un lavoro discografico di<br />

qualità serva del tempo. Ho scelto<br />

di non avere fretta. Ho scelto di<br />

far uscire un lavoro che mi rappresentasse<br />

in tutto e per tutto.<br />

Diciamo che il lavoro più lungo<br />

è stato quello che ha riguardato<br />

la pre-produzione, e quindi la<br />

scelta dei brani, il lavoro di arrangiamento,<br />

la scelta dei musicisti,<br />

dello studio di registrazione. Tutte<br />

componenti fondamentali per<br />

la riuscita di un album. Anche la<br />

parte di mix e master è stata abbastanza<br />

lunga proprio perché c’era<br />

la voglia di non lasciare niente al<br />

caso. A tutto questo va aggiunto<br />

poi soprattutto il fatto che si tratta<br />

di un auto-produzione, e quindi<br />

come potete ben capire i sacrifici<br />

si moltiplicano. Questo per quanto<br />

riguarda la parte della produzione.<br />

Dal punto di vista artistico<br />

inoltre, ho deciso di inserire anche<br />

dei brani che ho scritto quasi agli<br />

inizi. Canzoni che avevo paura di<br />

lasciare per sempre nel cassetto.<br />

E anche per questo motivo che<br />

questo album rappresenta per me<br />

tutto un percorso che parte da<br />

lontano e arriva fino a qui. Un<br />

percorso che rappresenta soltanto<br />

l’inizio.<br />

Dici di non esserti curato molto<br />

delle mode. Quali sono state le<br />

tue fonti di ispirazione?<br />

Sì in effetti è stato così. Questo<br />

assolutamente non per snobismo<br />

oppure perché non ci siano<br />

oggi dei riferimenti importanti<br />

da prendere in considerazione,<br />

anzi. È stato soltanto un voler approcciarsi<br />

alle canzoni in maniera<br />

diversa. Ho curato tutti gli arrangiamenti<br />

pensando al vestito migliore<br />

che andasse bene per ogni<br />

singolo brano dell’album. Questo<br />

per me significa “non seguire le<br />

mode”. Ciò non significa che non<br />

ci siano dei riferimenti importanti<br />

nella mia musica, anzi. Battisti, De<br />

Gregori, Vasco in primis. E poi il<br />

rock, soprattutto il sound legato<br />

agli anni 80’ e 90’.<br />

Visto che il disco si chiama “L’isola”…<br />

Tre dischi da portare su<br />

un’isola deserta?<br />

Risposta difficile. Mi gioco tre album<br />

degli artisti che ho citato nella<br />

risposta precedente, Il mio canto<br />

libero di Battisti, Rimmel di De<br />

Gregori e Gli spari sopra di Vasco.<br />

20 21

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